Informazione

(italiano / francais)

Ukraine : trois journalistes tués en un jour

0) Brevi e links
1) Ukraine : trois journalistes tués en un jour, rien dans les médias !
2) Salviamo il refusnik Ruslan che rifiuta di andare a uccidere nel Donbass


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BREVI E LINKS

Fonte: pagina FB "Con l'Ucraina antifascista", 8/12/2014
https://www.facebook.com/ucrainaantifascista/photos/np.102833405.1137191587/736141343133789/
Dal Ministero della Propaganda di goebbelsiana memoria al "Ministero delle Politiche dell'Informazione" creato da Poroshenko.
Poco si sa di questo nuovo organo: è noto che si tratta di una sorta di "one man Ministry", affidato da Poroshenko al giornalista-politico Juryj Stets (5 Canale, Poroshenko è il padrino di battesimo di suo figlio) e che lo scopo è "contrastare la propaganda russa" - cosa non difficile, visto che la giunta blocca la tv russa, ha chiuso una ventina di testate giornalistiche ucraine, chiude i siti web d'opposizione e fa arrestare blogger e giornalisti.

Fonte: pagina FB "Con l'Ucraina antifascista", 23/1/2015
https://www.facebook.com/ucrainaantifascista/photos/np.105372834.1137191587/764491110298812/
Il Servizio di Sicurezza d'Ucraina ha espulso dal paese 88 giornalisti russi. Lo ha reso noto oggi il portavoce Markiyan Lubkovskij.
"88 di quelli (propagandisti) sono stati cacciati, fino a oggi, dall'Ucraina", ha affermato Lubkovsky al canale televisivo Channel 5 (emittente controllata da holding facente capo a Poroshenko). 
Otto invece ci risultano essere i giornalisti russi ammazzati in Ucraina nel 2014. Come scrisse Poroshenko su twitter il 9 gennaio, prima di partire alla volta di Parigi, "We must say YES to freedom".
Source: http://itar-tass.com/en/world/773110

Appello del giornalista ucraino Anatoly Sharij (Anatoly Sharij, 20 febbraio 2015)
Il giornalista ucraino Anatoly Sharij, che attualmente è un rifugiato politico in Europa, rischia di perdere questo status semplicemente per aver osato criticare il governo ucraino...
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=G32e6El3mSA

Fonte: pagina FB "Con l'Ucraina antifascista", 16/4/2015
https://www.facebook.com/ucrainaantifascista/posts/813177205430202
Ucciso a Kiev lo scrittore e giornalista Oles Buzina, nato nella capitale ucraina nel 1969.
Già candidato alcuni anni fa alla Rada per il Blocco Russo, lo scrittore era noto per le sue posizioni filorusse. Sostenitore della federalizzazione del paese, non aveva appoggiato la costituzione delle Repubbliche Popolari continuando a sostenere una maggiore vicinanza dell'Ucraina con la Russia.
Buzina aveva deciso di restare a Kiev, nonostante una lunga campagna diffamatoria, durante la quale era finito nel mirino del gruppo "Femen", e le minacce.
Nella sua ultima intervista, concessa ieri alla radio VESTI e successivamente ripresa dai media, Buzina aveva parlato dell'élite filo-occidentale del paese, su cui hanno investito gli occidentali per organizzare il majdan, e della necessità della normalizzazione dei rapporti con la Russia la quale non è, come sostengono i media, un aggressore. Il conflitto semmai, sosteneva Buzina, è tra Occidente e Russia, l'Ucraina è il terreno dello scontro. A proposito degli oligarchi che comandano nel paese, lo scrittore aveva dichiarato: "Per i ladri che governano l'Ucraina è molto semplice dare la colpa di tutto a Putin".

Squadroni della morte a Kiev: assassinati tre politici e giornalisti dell’opposizione (di Marco Santopadre, 16 Aprile 2015)
http://contropiano.org/internazionale/item/30260-squadroni-della-morte-a-kiev-assassinati-tre-politici-e-giornalisti-dell-opposizione

Persino il quotidiano russofobo ed europeista "La Repubblica" fornisce notizie sugli omicidi politici nella vezzeggiata Ucraina:
http://www.repubblica.it/esteri/2015/04/16/news/ucraina_ucciso_giornalista_filorusso_a_kiev_e_il_terzo_omicidio_politico_in_24_ore_lo_sdegno_di_putin-112106358/




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The original text, in English: Europe! Wake up, old Lady! (Friday, 17 April 2015)
Four political murders during the day!...
http://euro-dreams.blogspot.ru/2015/04/four-political-murders-during-day.html

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http://www.michelcollon.info/Ukraine-une-liberte-d-expression-a.html?lang=fr

Ukraine : trois journalistes tués en un jour, rien dans les médias !

Trois journalistes ont été tués en Ukraine en un jour ! Quatre assassinats politiques sur deux journées ! Où sont les activistes des droits de l'homme ? Où sont les allocutions de Merkel, Obama, Cameron, etc ? Où est le tumulte des médias occidentaux ?

KIEV 15 Avril

Oleg Kalashnikov, l’ancien député parlementaire du Parti des Régions, a été tué a Kiev, comme le service de presse du Ministère de L’Interieur Ukrainien l’a confirmé ce mercredi. 

Il avait appelé à de larges commémorations du 70ème anniversaire de la victoire dans la Grande Guerre Patriotique. Kalashnikov était connu pour ses positions anti-Maidan. Il organisait également des rassemblements contre les autorités en Ukraine.
KIEV 16 Avril

Un journaliste Ukrainien bien connu, Sergey Sukhobok, a été tué a Kiev. Sukhobok, un natif du Donbass, en Ukraine de L’Est, région en guerre, avait travaillé comme journaliste depuis 1998. Il était auparavant un analyste de l’hebdomadaire Delovoy Donbass (Finance Donbass). Il avait récemment travaillé en tant que journaliste freelance. L’Ukrainskiye Novosti (Nouvelles Ukrainiennes), révèle que Kalashnikov avait reçu des menaces de mort peu de temps avant d’être tué.
KIEV 16 Avril

Olga Moroz, la rédactrice en chef du journal local, a été tuée en Ukraine. Son corps a été trouve avec des traces d’une mort violente.
KIEV 16 Avril

Un journaliste renommée, Oles Buzina, a été tué ce jeudi a Kiev, la capitale du pays. Dans sa dernière interview accordé à Radio Vesti, il avait accusé les autorités nationales d’avoir abandonné de façon inconditionnelle les intérêts de L’Ukraine. 

“Les formations politiques qui ont pris le pouvoir en Ukraine comme la conséquence d’un coup d’État ont choisi une voie strictement pro-Occidentale", avait affirmé Buzina. 

’Naturellement, tous nos liens de coopération avec la Russie dans la construction navale, l’aviation et la construction industrielle, furent instantanément démantelés. Aujourd’hui le pays est en proie au chômage et beaucoup de gens n’ont plus d’argent. Toutes les promesses de Maidan se sont avérées être de la pure fiction. Cette partie de l’élite ukrainienne qui s’appelle pro-occidentale abandonne tout simplement les intérêts nationaux de L’Ukraine”. 

Buzina, un journaliste reconnu, écrivain et présentateur TV, a été tué par balle près de sa maison a Kiev depuis une Ford Focus bleu foncé avec des plaques d’immatriculation étrangères. Il était l’auteur de deux ouvrages, incluant “Taras Shevchenko le Vampire” et “L’union de la Charrue et du Trident”. Buzina était le rédacteur en chef du journal Segodnya mais avait quitté son poste au mois de mars dernier en raison de la censure. 

Source : http://euro-dreams.blogspot.ru/2015/04/four-political-murders-during-day.html

Traduction : Collectif Investig’Action


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Fonte: Marinella Correggia via email, 8/2/2015

Anche su http://www.marx21.it/internazionale/area-ex-urss/25125-salviamo-il-refusnik-ruslan-che-rifiuta-di-andare-a-uccidere-nel-donbass-ed-e-stato-arrestato-dal-governo-ucraino.html


Questo è un invito alla mobilitazione, si può cogliere l'occasione per  manifestare anche contro l'invio di armi a Kiev. Per evitare che le informazioni restino al "nostro" interno e si faccia la guerra e la pace al computer, occorre sia organizzare manifestazioni per strada - cercheremo a Roma di farne una davanti a Ue o amb Ucraina - sia inviare la richiesta "NO armi a Kiev! No condanne" al ministero degli esteri e a parlamentari sensibili. Marinella

Salviamo il refusnik Ruslan che rifiuta di andare a uccidere nel Donbass

Marinella Correggia
 
Il giornalista ucraino Ruslan Kotsbaba è stato arrestato a Ivano-Frankovsk, città dell’Ucraina occidentale, e rischia un processo per tradimento dello Stato. Intorno al 20 gennaio, Kotsbaba, che lavora per il canale televisivo 112, aveva  diffuso un video (https://www.youtube.com/watch?v=YKpo856d_Ig&feature=youtu.be) nel quale dichiarava la sua indisponibilità a essere arruolato e invitava di fatto i suoi concittadini alla diserzione di massa. Una dichiarazione che ha destato scalpore sia per la notorietà del giornalista sia perché l’Ucraina occidentale è percorsa da un vento sciovinista che arriva a riabilitare come eroi patrioti perfino i collaborazionisti nazisti. 
 
Nel video, camminando veloce nella sua città natale, Ruslan dichiarava: «Preferisco andare in carcere che andare a combattere contro miei compatrioti nel Donbass». «Uso il fatto di essere conosciuto per dire ufficialmente che non sono disposto a ricevere nessuna chiamata alle armi, non importa se sarà la terza, quarta o quinta mobilitazione. Se andassi in guerra potrei uccidere i miei compatrioti, perché questa è una guerra civile. La mobilitazione generale è legale solo quando c'è una formale dichiarazione di guerra fra due paesi, ma non è così. Non c'è dichiarazione di guerra con la Russia, anche se l'Ucraina lo dice. Il codice penale stabilisce una pena da due a 5 anni per la diserzione. Ma per me è più facile andare in galera che uccidere compatrioti. Dobbiamo capire che quelli che vivono nell'Est capiscono che il governo di Kiev è niente e non vogliono stare sotto questo governo. So che mi accuseranno di essere agente di Putin ma suggerisco a tutti di disertare. Non è possibile che nel secolo XXI si faccia guerra e si uccida solo perché altri vogliono stare per conto loro. Spero che molti ascoltino e facciano come me. In Donbass non c'è l'esercito russo». E’ auspicabile una mobilitazione internazionale a suo favore.

La storia dei conflitti è percorsa da continui coraggiosi inviti alla diserzione. Al tempo della spedizione coloniale in Libia, nel 1911, il soldato di leva e muratore anarchico Augusto Masetti ferì un ufficiale al grido di «fratelli ribellatevi»; finì in manicomio, non vollero farne un martire. E nella Prima guerra mondiale furono migliaia i giustiziati per diserzione, e decine di migliaia i diffamati e umiliati (si veda la mostra fotografica www.centoannidiguerra.org  di No War Napoli). Dopo cento anni, alcune autorità italiane sembrano avere l’intenzione di riabilitare come caduti di guerra quelle vittime della ferocia. Si è pronunciato a favore di questa scelta di civiltà anche il vescovo ordinario militare monsignor Santo Marcianò che ritiene la loro fucilazione «un atto di violenza ingiustificato e da condannare». 

Pochi anni dopo la fine del Grande macello, il pacifista tedesco Ernest Friedrich che aveva rifiutato di arruolarsi e per questo aveva conosciuto manicomio e prigione, nell’introduzione al suo potente libro fotografico Guerra alla guerra (1924) scrive: «Meglio affollare le carceri, gli istituti di pena e i manicomi di tutto il mondo piuttosto che uccidere e morire per il capitale. (…) Ripetete queste parole: “Io mi rifiuto!”; mettetele in pratica, e la guerra in futuro sarà impossibile. (…) E voi donne, non lasciate che i vostri uomini vadano al fronte! (…) Donne di tutto il mondo unitevi!». Ricordiamo anche Marcondiro, di F. De André: «Ci salverà il soldato che non sparerà (…)».

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Fonte: pagina FB "Con l'Ucraina antifascista", 9/2/2015
https://www.facebook.com/ucrainaantifascista/photos/np.106281132.1137191587/772276702853586/?type=1&ref=notif&notif_t=notify_me
Alcuni aggiornamento sull'arresto e la detenzione del giornalista Ruslan Kotsaba.
Kotsaba è accusato di spionaggio e tradimento.
Per quanto riguarda la prima accusa, ci viene segnalato che per il codice ucraino, lo spionaggio viene compiuto solo da cittadini stranieri, Kotsaba è sempre stato cittadino ucraino.
Per quanto riguarda la seconda accusa, contro di lui ci sono il celebre video (https://www.youtube.com/watch?v=Ve_AJRn-HJA) in cui dichiarava di non volersi arruolare per non andare ad ammazzare altri ucraini nella guerra civile, e una intervista con un canale della tv russa.
Per questo, nell'EuroUcraina, Ruslan Kotsaba rischia 15 anni di carcere.





ANCORA INIZIATIVE SEGNALATE
Nuovi appuntamenti e qualche reminder di iniziative importanti in programma

* Pisa 23-24/4: ORA E SEMPRE... Due giorni sui vecchi e nuovi fascismi
* Muggia (TS) 23/4: LIPA. Un reading musicale per commemorare una strage
* Conversano (BA) 24/4: JASENOVAC - omelia di un silenzio
* Bologna, sabato 25 Aprile 2015:
– UCRAINA: GOLPE GUERRA RESISTENZA
– DRUG GOJKO. Dai racconti di Nello Marignoli, partigiano italiano nell'Armata Popolare Jugoslava


=== Pisa 23-24/4 ===

http://www.diecifebbraio.info/2015/04/pisa-23-2442015-ora-e-sempre-resistenza/

Pisa, c/o Circolo ARCI Alhambra – Via Fermi 27


ORA E SEMPRE RESISTENZA

Due giorni sui vecchi e nuovi fascismi

GIOVEDI 23/4/2015 ORE 17:30

IL BUON ITALIANO? Crimini fascisti e colpe impunite

Andrea Martocchia – www.diecifebbraio.info
Carlo Giuntoli – Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Lucca

a seguire:

Apericena e Canti Resistenti del Coro Controcanto Pisano

VENERDI 24/4/2015 ORE 17:30

ORA LI RICONOSCETE. Identificare e combattere il fascismo oggi

Ilaria Mugnai – Brigate di Solidarietà Attiva Toscana
Tavolo di discussione: Antifascismo a Pisa. Esperienze e percorsi di lotta in comune

a seguire:

Apericena militante

Giovani Comunisti/e

INFO: gcpisa@... / www.giovanicomunistipisa.wordpress.com



=== Muggia (TS) 23/4 ===

Muggia (TS), giovedì 23 aprile 2015
alle ore 21.00 al Teatro Verdi - Via S. Giovanni, 4

LIPA
Un reading musicale per commemorare una strage
 
Lipa di Giuseppe Vergara, spettacolo prodotto da Teatro Incontro, torna in scena a Muggia nell’ambito delle manifestazioni celebrative del venticinque aprile organizzate dal Comune di Muggia.
  
Questa è la settima replica del reading musicale con Tiziana Bertoli, Luca Giustolisi, Katia Monaco e Stefano Vattovani e la musica dal vivo dell’orchestra Bachibaflax che eseguirà la colonna sonora scritta dal maestro Marco Vilevich.
 
Durante lo spettacolo si potrà ascoltare la storia del paese di Lipa che il 30 aprile del 1944 fu raso al suolo da un rastrellamento nazifascista trasformatosi in una strage di innocenti civili. 269 persone furono trucidate quel triste giorno, 121 di loro erano bambini, gli altri anziani e donne. L’intento dello spettacolo è quello di far conoscere questa triste vicenda attraverso un testo che intreccia il linguaggio storico a quello narrativo.
 
Durata: 1 ora e 40 minuti ca.
Entrata ad offerta libera.
 
Per maggiori informazioni e per la visione di contributi video dello spettacolo
 
http://www.giuseppevergara.com/teatro/lipa/


=== Conversano (BA) 24/4 ===

Conversano (Ba), 24 aprile 2015
c/o La Casa delle Arti, Via Donato Jaia 14

in occasione del 70° anniversario della Liberazione
l'Associazione Culturale "Luciano Locaputo" organizza lo spettacolo

Jasenovac - omelia di un silenzio

1941-45: l’infernale dittatura Ustascia in Jugoslavia 

Spettacolo per attore solo e video – di e con Dino Parrotta - 
Compagnia Primo Teatro

Scritto, diretto e interpretato da : Dino Parrotta
Durata: 60 minuti
Consulenza storiografica: Prof. Andrea Catone, Paolo Vinella 
Scenografia Video: Pasquale Polignano



=== Bologna, 25 Aprile ===


Bologna, sabato 25 Aprile 2015
dalle ore 11:00 alle 12:30 presso: Bar Macondo, Via del Pratello 22

UCRAINA: GOLPE GUERRA RESISTENZA

Presentazione del libro e della campagna della Rete "Noi Saremo Tutto"
http://www.noisaremotutto.org/

promuovono: 
Comitato Ucraina Antifascista Bologna
https://www.facebook.com/ucraina.antifascista.bo
Campagna Noi Restiamo Bologna



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Bologna, sabato 25 Aprile 2015
alle ore 16:30 presso la Sala Benjamin, Via del Pratello 53

Per il 25 Aprile del Settantesimo:

"DRUG GOJKO"

MONOLOGO DI PIETRO BENEDETTI
TRATTO DAI RACCONTI DI NELLO MARIGNOLI, PARTIGIANO ITALIANO NELL'ARMATA POPOLARE JUGOSLAVA

Nell'ambito del festival antifascista Pratello R'Esiste
https://www.facebook.com/events/1441825289443559/

co-promosso da:
Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - ONLUS
https://www.cnj.it
Giovani Comunisti Bologna
https://www.facebook.com/gcbolo

Ingresso a SOTTOSCRIZIONE LIBERA

Sullo spettacolo vedi anche: https://www.cnj.it/CULTURA/druggojko.htm




(srpskohrvatski / italiano)

Radio Jugoslavia può esistere solo in Jugoslavia

1) «Non spegnete Radio Jugoslavia!» (Carlo Perigli, 18 aprile 2015)
2) Radio Jugoslavija nastavlja protest / Medijsko "samoubistvo" države (Glassrbije.org)
3) Le proteste degli impiegati della Radio Internazionale di Serbia (Voiceofserbia.org/it)


O istom temu procitaj:

- UNS: Pronaći rešenje za Radio Jugoslaviju 

- UNV: Podrška opstanku važnog medija za Srbiju 

- SINOS: Posebni zahtevi EU za Srbiju? 

- Mediji o nama


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«Non spegnete Radio Jugoslavia!»



18 aprile 2015

Dopo 79 anni e tre guerre, Radio Jugoslavia – Radio Internazionale di Serbia, sembra destinata a scomparire, lasciando disoccupati e senza liquidazione circa 150 lavoratori

Di Carlo Perigli


«Non spegnete Radio Jugoslavia!», questo il grido con il quale i centinaia di lavoratori della storica emittente stanno manifestando da giorni il proprio dissenso di fronte alla sede del governo serbo, ormai pronto a chiudere, dopo ben 79 anni di servizio, la storica emittente. Un destino triste, per quella che una volta era il fiore all’occhiello del sistema mediatico jugoslavo, l’unica emittente ad onde corte in grado di arrivare in ogni parte del mondo e di farsi comprendere con i suoi programmi in 12 lingue.

Certo, la Jugoslavia non c’è più e con il tempo la radio si è adattata ai ben noti quanto tristi eventi storici, vedendo il suo nome cambiato più volte nel corso degli anni ’90 e 2000, fino al definitivo Radio Jugoslavia – Radio Internazionale di Serbia. Del Paese che fu rimane l’eredità di una radio che iniziò a trasmettere già dal 1936, durante l’allora regno, con il fine di contrastare la propaganda fascista. Una radio che sotto l’occupazione nazista cambiò nome inRadio Jugoslavia Libera, con i programmi trasmessi direttamente dalla Russia, e che iniziò a crescere vertiginosamente con la fondazione della Repubblica Popolare Federativa di Jugoslavia.

Ma l’opposizione alla chiusura di Radio Jugoslavia non è solo una questione di nostalgia, tutt’altro, il cuore della questione è composto dalla dignità di circa 150 lavoratori che da un giorno all’altro rischiano di ritrovarsi disoccupati, vittime di una spending review – con annessa e massiccia privatizzazione dell’economia – che sta fagocitando quel che rimane dello stato sociale di Belgrado. In questo senso si spiegano la Strategia sui Media e la legge sull’informazione approvate lo scorso anno, che prevedono la cessazione da parte dello Stato dei finanziamenti diretti nei confronti dei media. Nonostante i primi proclami, il governo non ha manifestato l’intenzione di trasformare o includere Radio Jugoslavia nel  servizio pubblico, decisione che porterà inevitabilmente la radio a scomparire, lasciando i dipendenti senza lavoro né, secondo riportato da InSerbia.info, la liquidazione, che in casi come questi non è prevista.

«Sebbene la nuova legge sui media risale al 2014 – si legge nella lettera inviata dai lavoratori al premier serbo Aleksander Vucic – siamo sicuri che ci sia un modo per Radio Jugoslavia – Radio Internazionale di Serbia di sopravvivere, essendo l’unica stazione ad onde corte del Paese le cui trasmissioni raggiungono tutti i continenti». Chiedono, in sintesi, di far sopravvivere una stazione che offre i suoi programmi in dodici lingue, come fanno altri Paesi europei con le loro emittenti, dalla Deutsche Welle in Germania alla Bbc in Inghilterra. Chiedono di non essere considerati numeri, di vedere riconosciuta la loro dignità, di non permettere che l’avvicinamento della Serbia all’Europa equivalga ad un loro passaggio nel tritacarne sociale.



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Radio Jugoslavija nastavlja protest

Čet, 16/04/2015 - 11:38 -- MRS

Zaposleni u Radio Jugoslaviji (Međunarodni radiо Srbija), nakon četvoročasovnog protesta ispred Vlade Srbije, nisu dobili nikakav odgovor na pismo i zahtev za prijem koji su uputili premijeru Srbije Aleksandru Vučiću. Dobili su samo informaciju da je kabinet predsednika Vlade "uzeo predmet u razmatranje" i da će predstavnici ove medijske kuće biti pozvani na razgovor. Protest se nastavlja i biće ponovljen narednog četvrtka, ukoliko do razgovora ne dođe.

***

Ispred Vlade Srbije održan je četvoročasovni mirni protest više od 70 zaposlenih u Radio Jugoslaviji (Međunarodni radio Srbija), zbog najave gašenja naše medijske kuće, koja postoji već 79 godina i emituje program na 12 jezika. Predstavnici zaposlenih zatražili su prijem i predali pismo za premijera Aleksandra Vučića, u kojem se skreće pažnja na štetnost gašenja takvog medija za interese države Srbije i ukazuje na položaj u koji se dovode svi zaposleni, koji ostaju bez posla, ali i bez adekvatnih nadoknada. Ako ne bude reakcija iz Vlade ili Ministarstva  za kulturu i informisanje, zaposleni su najavili novo okupljanje ispred Vlade sledeće nedelje.

Medijskom strategijom i novim Zakonom o javnom informisanju, predviđeno je povlačenje države iz vlasništva nad medijima i njihovog direktnog finansiranja. Za Radio Jugoslaviju, uprkos ranijim najavama, nije ponuđena nikakva mogućnost transformacije, racionalizacije ili uključivanja u Javni servis, mada je Zakonom utvrđen javni interes informisanja svetske javnosti o dešavanjima u Srbiji.

Direktor Međunarodnog radija Srbija Milorad Vujović ocenio je kako je nedopustivo da se 1. jula ugasi jedini državni servis za informisanje inostrane javnosti o događajima u Srbiji na 11 svetskih jezika, koji emituje program 79 godina. "Taj vid nedovoljno razvijenog sluha je nedopustiv, jer postoji mogućnost da u okviru Javnog servisa, a prema Zakonu o javnim medijskim servisima, radio nastavi da obavlja svoju funkciju", kazao je Vujović novinarima. Prema njegovim rečima, gašenje jedine stanice sa kratkim talasima u zemlji, čiji se program može čuti u svim delovima sveta, predstavlja gubitak i za propagiranje Srbije i ostavlja prazan prostor u informisanju inostrane javnosti i srpske dijaspore. Vujović je ukazao da se u regionu dešavaju suprotni trendovi i da svi žele da obezbede što veći uticaj na javno mnenje u svetu, kao i da 20 zemalja EU takođe imaju ovakav vid svetskog servisa.

Direktor Vujović  kazao je da još uvek nije jasno šta će se dešavati sa zaposlenima, ali postoji bojazan da će svi zaposleni, njih 96, bitu upućeni  na Nacionalnu službu za zapošljavanje, bez otpremnina ili bili kakvih nadoknada. "Nema mogućnosti za privatizaciju ovakvog tipa medija, iako su neki modeli javno-privatnog partnerstva mogući, ali u ovom trenutku to nije ponuđeno kao opcija", rekao je Vujović.

[VIDEO: direktor Radio Jugoslavije Milorad Vujović]

Predsednica Sindikata novinara Radija Jelica Tapušković kazala je da su rukovodstvo i predstavnici sindikata pokušali nekoliko puta da razgovaraju sa predstavnicima Ministarstva kulture i informisanja o svom problemu. "Sa ministrom Ivanom Tasovcem nismo razgovarali, ali nas je primio državni sekretar zadužen za medije Saša Mirković sa kojim je razmatrana mogućnost reorganizacije radija i njegov dalji rad", kazala je ona i navela da su poslednji put sa njim razgovarali u decembru prošle godine. Tapuškovićeva je navela da nakon toga i pored više pisama i zahteva nije bilo odgovora iz Ministarstva kulture i informisanja, da bi pre dva dana, kada je najavljen protest zaposlenih, stiglo pismo u kome se navodi da se "radi na aktu kojim će da se odrede pravne posledice ukidanja radija", bez objašnjenja šta to znači.

Prema njenim rečima, dalji potezi zaposlenih u tom radiju zavisiće od ishoda razgovora sa nadležnima.

[VIDEO: predsednica sindikata i novinar Jelica Tapušković]

[VIDEO: prevodilac i spiker u redakciji za engleski jezik Dragan Milojević]

Zaposleni u Međunarodnom radiju Srbija nosili su transparente na kojima je pored ostalog poslao "Da se glas Srbije i dalje čuje širom sveta", "Tamo gde se ne čujemo, sigurno je kraj sveta".


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Medijsko "samoubistvo" države

Čet, 16/04/2015 - 10:35 -- MRS

Novinarska udruženja i mediji u Srbiji objavili su na svojim internet stranama i u programima saopštenje zaposlenih u Radio Jugoslaviji, koje je izazvalo brojne reakcije. Prenosimo neke od njih.



Ovo je potpuno neverovatno ! Nemam reči da izrazim svoje čuđenje, nevericu i ogorčenost činjenicom da, u vreme pojačavanja informativnog rata u regionu i svetu, Srbija dobrovoljno odustaje od medijskog afirmisanja svojih interesa prema inostranstvu ! A najstrašnije je to što se takva iracionalna i više nego apsurdna odluka donosi u ime "evropskih standarda " u oblasti medija. Pa da li je ikome iz nadležnih instanci poznato da Nemačka kao lider te iste EU ne samo da nema nameru da ukida svoj međunarodni servis, nego čak jača državnu propagandu preko svog "Deutsche Welle"-a ? I da se potpuno ista stvar odnosi i na "Radio France Internationale", BBC, "Voice of America", "Glas Rusije", kao i međunarodne servise Hrvatske, Albanije, Rumunije i mnoštva drugih zemalja ? Posebno je poražavajuće to što bi Srbija u slučaju gašenja Međunarodnog Radija Srbije bila jedina zemlja u regionu koja se SVOJEVOLJNO odrekla tako važnog segmenta svoje državne propagande - i to upravo u vreme kada države u susedstvu taj segment kontinuirano jačaju, iako se nalaze u podjednako teškoj (ili čak i težoj) finansijskoj situaciji ! Pobogu, kakvi su to "evropski standardi" ?! Da li bi , u svesti nekog suženog, plitkog i bahatog birokratskog uma, Srbija trebalo svetu da pokaže da je nekakva beketovska medijska "avangarda" koja će pokazati da je spremna da izvrši ritualno medijsko samoubistvo na državnom nivou i sa mazohističkim žarom još jednom poseče granu na kojoj sedi ?! Potpuno je neshvatljivo takvo ignorisanje objektivnih činjenica i odsustvo svake volje za rešavanje statusa MRS u situaciji koja zahteva još snažnije angažovanje propagandnih potencijala Srbije u skladu sa osnovnim ciljevima državne i nacionalne politike, a nikako ograničavanje ili čak (kao u ovom slučaju ) svesno i namerno odricanje od tih potencijala ! Takav neverovatno rigidan i neodgovoran odnos je ne samo apsurdan nego i štetan po državne interese - a posebno u sadašnjoj bremenitoj spoljno-političkoj situaciji, odnosno situaciji kada sve veći prostor i uticaj na domaćoj medijskoj sceni preuzimaju faktori koji nemaju nimalo afirmativan stav prema tim interesima. Ako je u resornim strukturama preostalo još malo zdravog razuma i osećaja za odgovornu državnu politiku, onda se pod hitno mora pronaći način da MRS nastavi da informiše svetsku javnost - jer, ako su Nemačka i mnoge druge zemlje EU našle način da finansiraju i ojačaju svoje međunarodne servise, onda nema nijednog racionalnog razloga da Srbija ne sledi njihov primer i ne učini isto. Ili je, možda, u ovoj zemlji problem upravo u terminima "racionalnost" i "odgovornost" ?

Ljubo D. Večić

Informisanje inostrane javnosti u javnom interesu

Prema clanu 7. tacka 19. Zakona o javnim medijskim servisima, javni interes, u skladu sa zakonom kojim se uređuje oblast javnog informisanja, koji javni medijski servis ostvaruje kroz svoje programske sadržaje, je informisanje inostrane javnosti o događajima i pojavama u Republici Srbiji.
Po clanu 13. st. 1. i 2. ovog zakona:
RTS pruža medijske usluge na najmanje dva televizijska i najmanje tri radijska programa na teritoriji Republike Srbije.
RTV pruža medijske usluge na najmanje dva televizijska i najmanje tri radijska programa na teritoriji Autonomne pokrajine Vojvodine.
Ako RTS i RTV kao javni medijski servisi nisu duzni da informisu inostranu javnost o događajima i pojavama u Republici Srbiji i ako se u clanu 2. ovog zakona ne pominje "Radio Jugoslavija" ("Međunarodni radiju Srbija") kao javni mediski servis, koji onda javni medijski servis ili drugi pruzalac medijske usluge (i radio-difuzne usluge na kratkim talasima) ima tu duznost (informisanje inostrane javnosti), i to u javnom interesu?

Dejan R. Popovic, dipl. inz.

Čiji je naš javni interes?

Ako nije javni interes države Srbije da informiše svet na 12 jezika preko svog medija, šta je onda njen interes? ILI Čiji je interes da svet informiše o Srbiji putem javnih servisa drugih država!?

Aleksandra Javoljević, politikolog

Prst na čelo

Radio Jugoslavija vec 79 godina na vrlo odmeren način informiše stranu javnost bez bilo kakvog senzacionalizma. To čini na, u svetu, najzastupljenijim jezicima. Mnoge ambasade preuzimaju, baš zbog toga, vesti ove kuće. Kratkotalasna frekvencija je, takođe, i vojna frekvencija. Ovakav medij nikako ne može biti privatizovan, a po zakonu obavlja funkciju od javnog značaja! Kao potpuno poseban slučaj u medijskoj sferi, MORAO bi se pronaći modalitet za opstanak!


Le persone che lavorano nella Radio Internazinale di Serbia terranno le proteste domani davanti al Palazzo del Governo

15. 04. 2015. – Le persone che lavorano nella Radio Internazinale di Serbia terranno le manifestazini di protesta domani davanti al Palazzo del Governo, perché il Governo ha annunciato che chiuderà la nostra Radio, la quale è stata fondata 79 anni fa e che emette i suoi programmi in dodici lingue. La Strategia sui media e la nuova legge sulle informazioni pubbliche prevedono che lo Stato smetterà di finanziare il lavoro dei media. Nonostante gli annunci alla Radio Internazinale di Serbia non è stata offerta nessuna possibilità che essa sia trasformata e inclusa nel Servizio pubblico. La legge prevede però che l'opinione piubblica deve essere informata su quello che accade in Serbia. Gli impiegati della Radio Internazionale di Serbia potrebbero trovarsi sulla strada e senza lavoro, perché per questo tipo di media non sono previste le buonuscite.
Durante le proteste gli impiegati della Radio Internazionale di Serbia consegneranno la lettera al premier Aleksandar Vucic, nella quale saranno sottolineate le conseguenze negative della chiusra della Radio e la situazione difficile nella quale si troveranno gli impiegati. „Noi resteremo senza lavoro e senza buonuscite. Sebbene le nuove leggi sui media siano state approvate nell’anno 2014, siamo sicuri che esista la possibilità che la Radio Internazionale di Serbia continui a lavorare. La nostra è l’unica Radio in Serbia che emetta il suo programma in onde corti. Il suo programma si sente in tutti i continenti. Nella Radio Internazionale di Serbia lavorano meno di cento persone. Prima che prendiate la decisione definitiva, verficate se la Germania abbia smesso di finanzire la Radio Deutsche Welle, la Gran Bretagna la Radio BBC, gli Stati Uniti la Radio Voice of America, la Cina la Radio China international, la Russia la Radio Voce della Russi. La situazione è simile in Croazia, Bulgaria, Romania, Albania. Queste Radio sono finanziate dai loro Stati. Pensateci un po’. Che almeno qualche rappresentante del Governo serbo parli con gli impiegati della Radio Internazionale di Serbia prima che si prenda la decisione finale sul suo destino. La nostra Radio emette il programma in dodici lingue e offre molte potenzialità per la presentazione della Serbia nel mondo. Siamo sicuri che ascolterete la nostra voce“, scrive nella lettera che gli impiegati della Radio Internazionale di Serbia consegneranno al premier Aleksandar Vucic.

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Manifestazioni di protesta degli impiegati della Radio Internazionale di Serbia davanti al Palazzo di Governo

16. 04. 2015. - 19:48 -- MRS

Davanti al Palazzo del Governo serbo le persone impiegate nella Radio Jugoslavia (Radio Internazionale di Serbia) hanno tenuto le manifestazioni di protesta che sono durate quattro ore. Le proteste sono state organizzate perché il Governo serbo ha preso la decisione di chiudere la Radio Internazionale di Serbia, la quale è stata fondata 79 anni fa. La nostra Radio emette il programma in dodici lingue. I rappresentanti delle persone impiegate nella Radio Internazionale di Serbia hanno consegnato la lettera al premier Aleksandar Vucic, nella quale è stato ribadito che la Serbia ha bisogno di una radio del genere e che esiste la possibilità che gli impiegati saranno licenziati senza fuoruscite. Se non arriveranno le reazioni del Governo e il Ministero della Cultura e le Informazioni, saranno tenute nuove manifestazioni di protesta. La Strategia sui media e la nuova legge sull’informazione pubblica prevede che lo Stato cesserà di finanziare in modo diretto i media. Alla Radio Juogoslavia non è stata offerta nessuna possibilità di trasformazione o l’inclusione nel servizio pubblico, anche se la legge prevede che le informazioni su quello che accade in Serbia hanno l’importanza pubblica.
Il direttore della Radio Internazionale di Serbia Milorad Vujovic ha detto che è incomprensibile che sia stata presa la decisione che il 1 luglio sarà chiusa l’unica Radio statale che emetta le trasmissioni in onde corti sugli avvenimenti e la situazione in Serbia in unidici lingue. La Radio Internazionale di Serbia è stata fondata 79 anni fa. Questa forma di autismo è inspiegabile. Secondo la legge sui media pubblici la nostra Radio potrebbe diventare parte del Servizio pubblico. Se cesserà di esistere l’unica Radio che emetta il suo programma in onde corti in tutti i continenti sarà creato un vuoto nello spazio delle informazioni che saranno presentate alla comunità internazioale e la diaspora serba, ha detto Vujovic. Nei Paesi della nostra regione la poltica è diversa. Tutti i Paesi desiderano avere l’influenza sull’opinione pubblica dell’estero. Circa venti Paesi dell’Unione europea hanno una Radio del genere. Non è ancora chiaro che cosa succederà con gli impiegati. Abbiamo paura che 96 persone che lavorano nella Radio Internazionale di Serbia saranno mandati senza fuoruscite all’Uffico nazionale per la ricerca di lavoro. Non esiste la possibilità che la nostra Radio sarà privatizzata. Sono previsti certi modelli della collaborazione tra il settore privato e pubblico nei media. In questo momento quel modello non è stato offerto come una delle opzioni, ha dichiarato il direttore Milorad Vujovic.
La presidente del Sindacato dei giornalisti della Radio Internazionale di Serbia Jelica Tapuskovic ha detto che la direzione e i rappresentanti del Sindacato hanno tentato alcune volte di parlare con gli esponenti del Ministero della Cultura e le Informazioni. Non siamo riusciti a parlare con il ministro Tasovac. Siamo stati ricevuti dal segretario statale alle questioni che riguardano i media Sascia Mirkovic. Con lui abbiamo parlato della possibilità che la nostra Radio sia ristrutturata. Abbiamo parlato con Mirkovic per l’ultima volta a dicembre. Alle nostre lettere inviate al Ministero della Cutura e le Informazioni non sono arrivate le risposte. Due giorni fa, dopo che abbiamo annunciato che avremo tenuto le manifestazioni di protesta, è arrivata la lettera del Ministero, nella quale è stato precisato che si stanno determinando le conseguenze giuridiche della chiusura della Radio. Non è stato spegato il vero significato di queste parole. Le mosse delle persone che lavorano nella Radio Internazionale di Serbia dipenderanno dai risultati dei colloqui con i rappresentanti del Governo, ha dichiarato la Tapuskovic.
Le persone impiegate nella Radio Internazionale di Serbia portavano i manifesti sui quali scriveva: “La voce della Serbia deve sentirsi in tutto il mondo” e “Lì dove non si sente la nostra voce è sicuramente la fine del mondo”. Molti media in Serbia hanno riportato le notizie sulle manifestazioni di protesta degli impiegati della Radio Internazionale di Serbia davanti al Palazzo del Governo.




(srpskohrvatski / italiano)

Aggiornamenti dal Kosmet martoriato

1) Kosovo - Europa sola andata. Storia di un fallimento politico e militare (di Luigi Mazza, 14/3/2015)

2) Nel Kosovo continuano le aggressioni
Osude zbog napada na mladića u Kosovskoj Mitrovici / Che succede a Kosovska Mitrovica? (C. Perigli, 12/4/2015) / Izbodeni mladić operisan

3) Aggiornamenti da www.glassrbije.org
Traže pravdu za srpske žrtve na Kosmetu / Jedanaest godina od pogroma nad Srbima na KiM / Se Priština non formerà il Tribunale per i crimini dell’UCK, lo farà l’ONU / Il premier albanese Edi Rama: "Kosovo e l’Albania si uniranno in modo classico" / Belgrado: se Thaci viene in Serbia verrà arrestato 


Vedi anche:

Diritto e ... rovescio internazionale nel caso jugoslavo
di Andrea Martocchia, segretario Coord. Naz. per la Jugoslavia ONLUS
Flashback / Diritto, adieu / La notizia più recente / Il Kosovo e la missione EULEX / Altri aspetti dello stato di illegalità in Kosovo / Il caso Jelisić / La magistratura come prosecuzione della guerra con altri mezzi
Articolo pubblicato nell'ultimo numero (1/2015) di MarxVentuno rivistahttp://www.marx21.it/component/content/article/32-la-rivista-marxventuno/25447-marxventuno-n1-2015.html


=== 1 ===

http://www.lacittafutura.it/mondo/europa/kosovo-storia-di-un-fallimento-politico-e-militare.html

KOSOVO - EUROPA SOLA ANDATA. STORIA DI UN FALLIMENTO POLITICO E MILITARE

Marzo 14, 2015


Tra allarme terrorismo, economia nulla e disoccupazione record, i kosovari fuggono dal Kosovo passando per Serbia e Ungheria. L'Europa non li vuole e presidia il confine serbo-ungherese. A Pristina comanda ancora l'UCK, che Nato e Onu, con la risoluzione 1244, dovevano smantellare. L'ISIS offre fino a 30mila euro ai giovani disoccupati per unirsi nei combattimenti. Intanto nel paese, dopo il fallimento di Eulex, c'è un problema da risolvere: la giustizia. 

di Luigi Mazza 

FUGA DAL KOSOVO 

Si torna a parlare di Kosovo anche in Italia dopo che, dai Balcani, giungono notizie di “emergenza profughi”. Molti analisti, così come i giornalisti locali, parlano di “esodo” e “fuga”, ma i media nostrani non si sbilanciano troppo nonostante le parole chiave – profughi, albanesi, musulmani, allarme terrorismo, Isis ecc. - siano delle migliori per intossicare una narrazione. Il fatto è che il Kosovo è l'emblema più vicino a casa nostra del fallimento delle “missioni di pace” in cui l'Italia più si è spesa; il fatto è che, nella favola balcanica degli anni Novanta, i kosovaro-albanesi erano i veri “buoni” da difendere; il fatto è che a decidere di bombardare Belgrado fu un imbarazzante Bill Clinton, uscito ammaccato dal Sexgate, e che fu Massimo D'Alema a decidere che anche l'Italia era pronta per impantanarsi in Kosovo. 

Ogni giorno centinaia di kosovari fuggono dalla miseria e dalla corruzione di un paese nato già fallito. Sfidano il freddo, il rischio di una multa di 7.500 euro, e affrontano tortuosi viaggi in pullman o costosissimi passaggi in taxi, pur di raggiungere l'odiata Serbia (la cui polizia chiude un occhio) e superare la frontiera con l'Ungheria, presidiatissima da una task force speciale nelle ultime settimane, per entrare in Europa. Puntano soprattutto a Francia, Germania, Austria, Svezia e Olanda. Secondo l'Agenzia Statistica del Kosovo, il paese che si lasciano alle spalle questi nuovi “clandestini” ha una disoccupazione che oscilla tra il 35 e il 45%, per raggiungere il 60% tra i più giovani. E le prospettive future non sembrano buone perché gli investimenti internazionali, che rappresentavano l'unica vera fonte di introiti per la precaria economia nazionale, sono crollati. 

A destabilizzare la situazione interna, e la percezione che se ne ha in Europa, la notizia che lo Stato Islamico - secondo quanto dichiarato proprio dal segretario della comunità islamica in Kosovo, Resul Rexhepi – starebbe offrendo tra i 20 e i 30 mila euro, a fronte di uno stipendio medio di 200 euro, ai giovani kosovari per combattere nelle proprie fila. 55 nuovi adepti sono stati arrestati tra agosto e settembre scorsi, mentre 200 sarebbero quelli partiti per combattere in Siria e Iraq, di cui un centinaio rientrati in patria e 34 morti sul campo. Queste notizie vengono maneggiate con molta cura tra New York, Pristina e Roma: non bisogna dimenticare che i musulmani kosovari, oltre a essere stati coccolati in chiave anti-sovietica, una volta iniziata la missione Nato erano stati lasciati liberi di distruggere e saccheggiare case, ospedali e scuole, così come chiese e cimiteri ortodossi della comunità serba. E non bisogna dimenticare che i kosovaro-albanesi credono in Allah ma anche in Clinton e Bush (a cui dedicano strade, piazze e statue) e nella bandiera a stelle e strisce. 

A ottobre scorso, sulle mura trecentesche del bellissimo monastero ortodosso di Decani, patrimonio Unesco dell'umanità, sono comparse scritte inneggianti all'Isis e all'UCK. Il sito, pattugliato giorno e notte da militari italiani (per questo molto stimati dalla comunità serba locale) è da sempre bersaglio di blitz da parte di gruppi di kosovaro-albanesi, che nel 2007 addirittura lo presero di mira con un lanciarazzi bellico. 

Il KOSOVO OGGI, TRA POLITICA E CRIMINALITÀ 

Sono passati sette anni dalla dichiarazione d'indipendenza del Kosovo e sedici dall'intervento delle forze Nato, che il 12 giugno 1999 entrarono nella “Piana del merlo” per sedare i violenti scontri tra la polizia serbo-jugoslava e le forze militari e paramilitari kosovaro-albanesi dell'UCK (Esercito di liberazione del Kosovo). Il Kosovo oggi è molto più che un paese povero che deve gestire un dopoguerra. Zona franca per contrabbandieri e criminali prestati all'imprenditoria, snodo strategico per i traffici illegali di ogni tipo: da armi e droga, a organi e prostitute. Il tasso di disoccupazione è fuori controllo, e la corruzione impregna a tutti i livelli il tessuto istituzionale: molti degli uomini che dominano la scena politica oggi vengono direttamente dai vertici dell'UCK, formalmente sciolta nel 1999. 

È dalle ceneri dell'UCK che nasce il Partito Democratico del Kosovo (PDK) di Hashim Thaçi, attuale ministro degli esteri ed ex primo ministro (dal 2007 al 2015), che guidò l'UCK finanziandola grazie al commercio di eroina e cocaina. Così come dall'UCK è stato riciclato Ramush Haradinaj, nominato premier nel 2005 e poi costretto a dimettersi perché accusato di crimini di guerra, con 36 capi d'imputazione, dal Tribunale dell'Aja. Haradinaj, oggi leader dell'AAK (Alleanza per il Futuro del Kosovo), è stato assolto in appello e in primo grado dopo che quasi tutti i testimoni sono morti in circostanze misteriose. Smantellare e disarmare l'UCK era uno degli obiettivi centrali della risoluzione 1244 con cui il 10 giugno 1999, con Belgrado ormai piegata dalle bombe della Nato, l'Onu diede mandato alle forze internazionali di entrare in Kosovo. Ma, secondo i serbi rimasti in Kosovo e molti giornalisti indipendenti locali, l'UCK sta tuttora governando il paese perché l'intervento Nato avrebbe spianato la strada proprio a personaggi come Haradinaj e Thaçi. 

Il sistema giudiziario kosovaro è stato creato e gestito direttamente dall'ONU, in collaborazione con Osce e Unione Europea, tramite la missione Umnik. La responsabilità è passata, nel 2008, alla missione Eulex che, se secondo l'immaginario collettivo occidentale era ostacolata da Serbia e Russia, nella realtà ha sempre trovato gli ostacoli maggiori nella stessa classe politica del Kosovo, che non gradisce indagini e processi nei confronti di ex ribelli kosovaro-albanesi e reduci dell'UCK, oggi malamente ripuliti e incravattati. A parte questioni di microcriminalità, Eulex non è riuscita a incidere per aiutare il Kosovo a conquistare uno stato di diritto, ed è finita prima nel mirino della Corte dei conti dell'Unione Europea perché i risultati raggiunti non giustificherebbero le spese sostenute dalla comunità internazionale, e poi è finita nel caos quando la procuratrice britannica Maria Bamieh, membra della stessa EULEX, ha accusato pubblicamente alti funzionari della missione di intascare tangenti per archiviare le procedure avviate. 

Così lo scorso anno l'Unione Europea si era detta pronta a stanziare 150 milioni di euro per istituire un tribunale penale internazionale, simile a quello dell'Aja, ma con sede (anche) in Kosovo. La notizia è sempre rimasta più o meno ufficiosa, ma gli incontri dell'anno scorso tra l'Ufficio del Rappresentante dell'UE in Kosovo Samuel Zhbogar e i leader kosovari, così come la visita di Jonathan Moore per conto del Dipartimento di Stato Usa, lasciavano credere che si sarebbe arrivati presto a una svolta. Che nei fatti non c'è stata. 

La sicurezza interna del neonato stato, ad oggi riconosciuto da 110 paesi delle Nazioni Unite, è praticamente affidata al lavoro dei 5000 uomini (di cui 500 italiani) della missione Kfor, oggi guidata dal generale italiano Salvatore Farina, che lavorano in sinergia con la Kosovo Police, presidiando e pattugliando le zone più a rischio, dalle enclavi serbe alle zone del nord kosovaro e portando avanti missioni diconfidence building e intermediazione tra la cittadinanza serba e quella kosovara. 

Ad oggi in Kosovo, secondo l'organizzazione Humanitarian Fund Law, si sono celebrati 85 processi per crimini di guerra, con 62 imputati albanesi e 22 serbi. Pochissimi, se si pensa che solo tra il 1998 e il 1999 ben 13.146 persone sono morte o sparite nel nulla. E restano impuniti trafficanti di organi, contrabbandieri, mafiosi (locali e non) che fanno affari con armi e droga, così come criminali che fanno viaggiare rifiuti tossici da e per il Kosovo. 

Questo, il più giovane stato d'Europa, è il Kosovo che i kosovari non vogliono più e da cui fuggono passando per la Serbia. 



=== 2 ===

Nel Kosovo continuano le aggressioni
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Osude zbog napada na mladića u Kosovskoj Mitrovici, policija obavila uviđaj

Čet, 09/04/2015 - Opštinsko rukovodstvo Kosovske Mitrovice najoštrije je osudilo napad na srpskog mladića S. N. (17) koji je povređen u tom gradu kada su ga napale nepoznate osobe koje su prešle iz južnog u severni deo grada. Gradonačelnik Severne Mitrovice Goran Rakić poručio je počiniocima napada da će biti gonjeni i da na glavnom mostu koji su prešli da bi napali srpske mladiće postoje sigurnosne kamere. Pozivam građane da budu suzdržani, održaćemo sastanak sa kosovskom policijom i obavestiti o daljim koracima koje ćemo preduzeti u pravcu očuvanja mira u gradu, rekao je Rakić. Predsednik privremenog opštinskog organa u Kosovskoj Mitrovici Aleksandar Spirić izjavio je da su zbog poslednjeg incidenta građani Kosovske Mitrovice uznemireni i zabrinuti. U severnom delu Kosovske Mitrovice u blizini ibarskog mosta večeras oko 18.00 časova izboden je mladić srpske nacionalnosti S. N. (17) koji je zbrinut u mitrovičkoj bolnici. Regionalni šef opetrative kosovske policije Željko Bojić izjavio je da je nekoliko osoba sa kapuljačama na glavi prešlo glavni most na Ibru, koji razdvaja severni od južnog dela grada, i da je tom prilikom napadnut srpski mladić. 
(Izvor: Tanjug )

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Che succede a Kosovska Mitrovica?


12 aprile 2015

Nuovamente tesa la situazione in Kosovo e Metochia. Dopo l’aggressione ai danni di un giovane serbo, negli ultimi giorni eventi di violenza si sono verificati ai danni di albanesi e bosniaci


Di Carlo Perigli


Nuovamente alta la tensione a Kosovska Mitrovica, la ‘città divisa’ del Kosovo settentrionale, teatro negli ultimi quattro giorni di diverse aggressioni. A far scattare la scintilla l’accoltellamento subito da un diciassettenne serbo  da parte di un gruppo di cinque persone non identificate, a pochi metri dalla stazione di polizia sul ponte di Austerlitz, che separa  la parte sud della città, a maggioranza albanese, da quella nord, una delle poche enclavi serbe rimaste intatte nella regione.

Mentre proseguono le indagini sull’aggressione, le autorità locali, secondo quanto riportato da Tanjug.sr, hanno avviato un’inchiesta per valutare un’eventuale condotta negligente da parte dei tre poliziotti che avrebbero dovuto vigilare sulla zona, al momento sospesi a tempo indeterminato. Nel frattempo, l’evento ha scatenato un rapido susseguirsi di aggressioni, che fino ad ora hanno portato al ferimento di tre giovani albanesi e di due bosniaci.


“I recenti incidenti a Kosovska Mitrovica –  ha dichiarato alla RTS Milivoje Mihajlovic, direttore dell’Ufficio governativo serbo per le relazioni con i media – mostrano la necessità di una maggiore vigilanza sul fiume Ibar e meno tensione da parte di Pristina. Penso che questi eventi mostrino la tensione etnica che sta emergendo nuovamente, forse causata dai problemi economici, ma sicuramente da alcune idee circolate ultimamente”. Un chiaro riferimento alle dichiarazioni rilasciate pochi giorni fa dal premier albanese Edi Rama, che aveva prospettato come “inevitabile” la futura unione con il Kosovo, “che all’Ue piaccia o no”. Un’idea che, secondo Mihajlovic, stimola passioni nazionaliste pericolose, anche a causa della mancata condanna da parte di Stati Uniti e Unione Europea. Sentimenti che forse per qualcuno sono utili, specialmente di fronte ad un Paese sull’orlo del baratro, dal quale negli ultimi mesi sono scappate circa 150.000 persone.

Così, l’atmosfera a Kosovska Mitrovica torna a farsi nuovamente incandescente, a distanza di quasi un anno dai tumulti del 22 giugno, quando un nutrito gruppo di nazionalisti albanesi ingaggiò violenti scontri con le forze di sicurezza internazionale, nel tentativo di raggiungere la parte nord della città. La dinamica degli ultimi fatti però, ricorda da molto vicino quella serie di omicidi – in parte mai chiariti – che scatenarono il pogrom anti-serbo del 17 marzo 2004,nel quale persero la vita 28 persone e migliaia di non-albanesi furono costretti ad abbandonare le loro case, buona parte delle quali distrutte insieme a monasteri e cimiteri.


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Fonte: http://www.b92.net 

KM: Izbodeni mladić operisan

Izvor: B92, Beta 

Kosovska Mitrovica -- Mladić S. N. (17) srpske nacionalnosti uboden je nožem u grudi kod glavnog mosta u Kosovskoj Mitrovici. On je operisan, ali je još uvek životno ugrožen.

Povređeni mladić je operisan i nalazi se u stabilnom stanju, ali je i dalje životno ugrožen, izjavio je doktor Saša Dimkić.

"Radi se o povredama nanetim oštrim predmetom od pozadi i to su ozbiljne povrede", rekao je Dimkić i dodao da su sedamnaestogodišnjem N.S. povređeni desna strana grudnog koša, desno plućno krilo, dijafragma i jetra. 

Direktor bolnice u severnom delu Kosovske Mitrovice Milan Ivanovićrekao je nakon incidenta na mostu da je u tu bolnicu dopremljen mladić srpske nacionalnosti, star 17 godina, koga je napala grupa Albanaca koji su iz južnog dela prešli glavni most. Nakon operacije, povređeni mladić je u stabilnom stanju. 

"Povređen mladić S. N. probudio se iz anestezije, a nakon operacije koja je trajala tri sata on se sada oporavlja u šok sobi. On je zadobio tešku povredu, opasnu po život, ali smo zaustavili krvarenje i sada, posle operacije, on se oseća stabilno. Očekujem povoljan postoperativni tok, iako se komplikacije ne mogu isključiti," rekao je za KoSSev, direktor bolnice u Kosovskoj Mitrovic. 

Direktor gradske bolnice je ranije za B92 rekao da je povređeni mladić izgubio dosta krvi.. 

Napad na mladića srpske nacionalnosti dogodio se oko 18 h dok je bio sa još dvojicom mladića, koji su uspeli da pobegnu. 

"Oko 17:50, u blizini glavnog mosta u Severnoj Mitrovici, iz pravca južnog dela, došlo je sedam lica koji su imali kapuljače na glavama. Tom prilikom nanela su povrede N.S., rođenom 1998, oštrim predmetom u predelu plećke. Lice je zbrinuto u bolnici", potvrdio je za KoSSev regionalni komandir Kosovske policije Željko Bojić. 

Nakon incidenta napadači su pobegli u južni deo Kosovske Mitrovice, kazali su svedoci, javlja Beta. 

Bojić je naveo i da su u blizini mosta bili pripadnici KPS-a, ali da niko nije uhapšen jer se sve desilo iznenada i bez povoda. 

Kosovska policija će legitimisati sve koji prelaze glavni most na Ibru u Kosovskoj Mitrovici, rekao je Bojić.

Đurić: Ovo je zločin na nacionalnoj osnovi

Direktor Kancelarije za Kosovo i Metohiju Marko Đurić osudio je napad na mladića u severnom delu Kosovske Mitrovice, ocenivši da se radi o zločinu na nacionalnoj osnovi koji uznemiruje i obeshrabruje. 

"Zločin koji je izveden na nacionalnoj osnovi, na mestu koje treba da bude simbol mira i koje treba i bukvalno da bude most pomirenja i zajedništva, uznemiruje i potpuno obeshrabruje. U predvečerje najvećeg hrišćanskog praznika, Vaskrsa, srpskom narodu na Kosovu i Metohiji se ponovo šalju poruke koje podsećaju na neka loša, a ne tako daleka vremena", rekao je DJurić. 

On je ocenio da je taj napad uznemirio "sve stanovnike Severne Kosovske Mitrovice i sve nas koji ulažemo velike napore da u Pokrajini zaživi mir, tolerancija i bezbedan život za sve građane". 

Kako se navodi u saopštenju Kancelarije, Đurić je pozvao pokrajinske organe i nadležne predstavnike međunarodne zajednice da hitno pronađu i kazne počinioce napada. 

"Samo u tom slučaju ćemo moći da se nadamo da napori koje ulaže Vlada Srbije kako bi se na Kosmetu živelo bolje i bezbednije, nisu uzaludni", kazao je Đurić.

"Pronaći i kazniti napadače"

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Gradonačelnik Goran Rakić ocenio je da je reč o "gnusnom zločinu" čije će počinioce "goniti do kraja". 

"Onima koji pokušavaju da uruše ionako krhki mir u Mitrovici, poručujem da im to neće uspeti", kazao je gradonačelnik severnog dela Kosovske Mitrovice. 

Rakić je pozvao sugrađane da ostanu mirni i pribrani i najavio da će čim dobije prve informacije iz operacione sale o stanju povređenog mladića, održati sastanak sa svim bezbednosnim strukturama u gradu gde će odlučiti o daljim koracima. 
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Predsednik Srpske liste Aleksandar Jablanović najoštrije je osudio napad na mladića S.N. (17) koji je izboden u severnom delu Kosovske Mitrovice i zatražio hitnu reakciju Kfora i Euleksa.. 

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Aggiornamenti da www.glassrbije.org
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L' Associazione dei familiari delle vittime, rapite e uccise dall' UCK nel Kosovo e Metohija, chiedono giustizia:

Traže pravdu za srpske žrtve na Kosmetu

Pon, 30/03/2015 – Predstavnici Udruženja porodica kidnapovanih i ubijenih na Kosovu i Metohiji razgovarali su sa ministrom odbrane Bratislavom Gašićem i predsednikom komisije Vlade Srbije za nestala lica Veljkom Odalovićem. Predsednik Udruženja Simo Spasić je, posle sastanka održanog u Ministarstvu odbrane, izjavio novinarima da porodice punih 17 godina traže istinu i pravdu za srpske žrtve na Kosmetu. Porodice žrtava ne mogu da prihvate da su oni koji su počinili zločine nad Srbima na Kosovu i Metohiji i dalje na slobodi, rekao je Spasić. (............)

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http://www.glassrbije.org/%C4%8Dlanak/jedanaest-godina-od-pogroma-nad-srbima-na-kim

Jedanaest godina od pogroma nad Srbima na KiM

Uto, 17/03/2015 - 08:51 -- MRS

Danas se navršava 11-ogodišnjica martovskog progoma nad Srbima na KiM, kada je 17. i 18. marta 2004. u talasu nasilja ekstremnih kosovskih Albanaca sa Kosmeta proterano još 4.012 Srba. Oni se uglavnom više nikad nisu vratili u svoje domove jer za to nemaju, pre svega, bezbednosne uslove.

Tokom nasilja na KiM 17. i 18. marta 2004. ubijeno je 19 osoba, a povređeno najmanje 170 građana srpske nacionalnosti, kao i desetine pripadnika međunarodnih snaga koji su se, štiteći Srbe i njihovu imovinu, sukobili sa s lokalnim ekstremnim Albancima. Tokom dva pomenuta dana porušeno je oko 800 srpskih kuća i zapaljeno 35 pravoslavnih verskih objekata, uključujući 18 spomenika kulture, među kojima je i čuvena crkva Bogorodice Ljeviške u Prizrenu, podignuta u periodu 1306-1307. godine, na ostacima svetinje iz 11. veka. Stradala je takođe i Prizrenska bogoslovija, koja je na tim prostorima delovala čak i pod Osmanlijama.
Hram Bogorodice Ljeviške, jedan je od najreprezentativnijih spomenika srdenjovekovne Srbije, episkopsko središte srpske crkve u srednjem veku, a monumentalni oblik dobio je u vreme Kralja Milutina (1282-1321), mada je i ranije bio arhijerejsko središte prizrenskog episkopa srpske crkve.

Crkva je nekoliko godina posle martovskog nasilja 2014. delimično obnovljena, prva liturgija u njoj služena je šest godina kasnije, ali tragovi devastacije i požara i danas nisu otklonjeni. Bogorodica Ljeviška u Prizrenu je od 2006. na listi spomenika pod zaštitom UNESKO-a. U prvo vreme hram je obezbeđivao Kfor, a sada ga čuvaju pripadnici Kosovske policijske službe. Prema podacima Eparhije raško-prizrenske SPC, iz aprila 2004, ukupan broj uništenih crkvenih zgrada SPC tokom martovskog pogroma 2004. bio je blizu 100.

Povod ili izgovor za pogrom bila je neosnovana kampanja tamošnjih albanskih medija prema kojoj su lokalni Srbi optuženi da su psima naterali preko reke Ibar grupu dečaka Albanaca iz sela Čabar kod Zubin Potoka, na severu KiM, pri čemu se jedan dečak utopio u reci. Unmik policija utvrdila je da su optužbe bile lažne, a portparol međunarodne policije Neridž Sing izjavio je tada da su albanski dečaci prethodno bili pod jakim pritiskom albanskih novinara i političara da optuže Srbe iz susednog sela. Pogrom albanskih ekstremista nad Srbima 17. i 18. marta 2004. na KiM osudili su Savet bezbednosti UN, kao i EU, a Parlamentarna skupština SE je 29. aprila 2004. donela odgovarajuću rezoluciju.

Petar B. Popović

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Occidente: Se Priština non formerà il Tribunale per i crimini dell’UCK, lo farà l’ONU

19. 03. 2015. – I rappresentanti diplomatici degli USA, Germania, Gran Bretagna, Olanda, Italia e il rappresentante speciale dell’UE a Priština hanno rilevato che se le autorità di Priština non formeranno il Tribunale speciale per i crimini dell’organizzazione torroristica dell’UCK, quel Tribunale sarà formato dall’ONU. Loro hanno indicato che se il parlamento kosovaro non dovesse riuscire ad adottare la decisione sull’istituzone del Tribunale speciale, quella questione saà subito mandata al Consiglio di Sicurezza, secondo la Risoluzione 1244.
Zapad: Ako Priština ne formira sud za zločine OVK, to će učiniti UN 

Čet, 19/03/2015 - Diplomatska predstavnoštva SAD, Nemačke, Velike Britanije, Holandije, Italije i specijalni predstavnik EU u Prištini upozorili su prištinske vlasti da će, ako kosovski parlament ne uspe da formira Specijalni sud za zločine terorističke OVK, taj sud biti formiran pod okriljem UN. Oni su ukazali da će, ako kosovska skupština ne uspe da izglasa odluku o osnivanju Specijalnog suda, to pitanje bez odlaganja biti preneto na Savet bezbednosti UN, po Rezoluciji 1244.

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Vucic: Kosovo e Albania non si uniranno...

07. 04. 2015. – Il premier Aleksandar Vucic ha dichiarato che il Kosovo e l’Albania non saranno mai uniti. Vucic l’ha detto commentando la dichiarazione del premier albanese Edi Rama che il Kosovo e l’Albania si uniranno in modo classico se l’Unione europea non aprirà le strade per le loro integrazioni europee e la liberalizzazione del regime del rilascio dei visti. Prometto al premier Rama che il Kosovo e l’Albania non si uniranno mai in modo classico, come egli dice. I leader albanesi dovrebbero cessare di provocare l’instabilità nella regione, ha dichiarato Vucic.

Djuric: dichiarazioni di Rama sono un attacco contro la pace e la stabilità nella regione

07. 04. 2015. – Il direttore dell’ufficio dell’Esecutivo serbo per il Kosovo e Metochia Marko Djuric ha comunicato in conferenza stampa che le dichiarazioni del premier albanese Edi Rama sull’unione tra il Kosovo e l’Albania rappresentano un attacco contro la pace, la stabilità nella regione e un invito alla modifica delle frontiere sui Balcani. Tirana dovrebbe smettere di battere sui timpani di guerra. Le dichiarazioni del genere possono causare soltanto il deterioramemto della stabilità nella ragione, la quale è molto fragile. La Serbia non permetterà mai che il Kosovo e l’Albania si uniranno in modo classico, come ha annunciato Rama. Il premier albanese Edi Rama ha detto nell’intervista rilasciata alla TV di Pristina che il Kosovo e l’Albania si uniranno in modo classico se l’Unione europea non aprirà le strade per le loro integrazioni europee e la liberalizzazione del regime del rilascio dei visti ai loro cittadini.

M. Kocijančić, portavoce Commissione europea: Sono inaccettabili le provocazioni di Thaci e Rama:

Kocijančič: Neprihvatljive provokacije Tačija i Rame

08/04/2015 – Izjave premijera Albanije Edija Rame i kosovskog ministra spoljnih poslova Hašima Tačija o ujedinjenju Albanije i Kosova su neprihvatljive provokacije i nisu u skladu sa politikom saradnje u regionu, saopštila je portparolka Evropke komisije Maja Kocijančič. Zapadni Balkan ima jasnu evropsku perspektivu koja je utvrđena na najvišem nivou, poručila je Kocijančič, dodajući da Brisel očekuje od svih u regionu da vode politiku pomirenja i dobrosusedske saradnje. Sve provokativne izjave koje odstupaju od te politike su neprihvatljive, izjavila je portparolka visoke predstavnice EU za spoljnu politiku i bezbednost Federike Mogerini. Rama je nakon zajedničke posete sa Tačijem u Ulcinju rekao televiziji Klan Kosova da će se Kosovo i Albanija ujediniti na klasičan način ukoliko Kosovo ne bude imalo jasnu evropsku perspektivu.Ova izjava izazvala je juče oštru reakciju premijera Srbije Aleksandra Vučiča, koji je rekao da su Rama i Tači "prekardašili" i da se Kosovo i Albanija nikada neće ujediniti.
(Izvor: Tanjug)

Vucic: salutiamo le reazioni dell’Ue alla dichiarazione di Rama 

08. 04. 2015. – Il premier Aleksandar Vucic ha detto che l’Unione europea ha reagito in modo piuttosto timido alla dichiarazione provocativa del premier albanese Edi Rama che il Kosovo e l’Albania si uniranno in modo classico. Deve finalmente terminare il processo del cambiamento delle frontiere sui Balcani, ha detto Vucic a Krupanj, dove ha presenziato all’apertura della fabbrica della compagnia tessile turca Jinsi. La Serbia continuerà a condurre la politica di pace. Noi però non possiamo non reagire alle centinaia di dichiarazioni del genere. Le dichiarazioni del premier albanese Edi Rama e del ministro degli esetri del Kosovo Hashim Taci sull’unione sono le provocazini inaccettabili che non sono in linea con la politca della collaborazione nella regione,ha dichiarato la portavoce della Commissione europea Maja Kocijancic.

Al Parlamento europeo: Inappropriata la dichiarazione del premier Edi Rama sull' unione del Kosovo con l' Albania.

EP: Izjava Edija Rame neprimerena

Uto, 14/04/2015 - Spoljnopolitički odbor Evropskog parlamenta, u raspravi o izveštaju o napretku Bosne i Hercegovine i Albanije, ocenio je neprimerenom nedavnu izjavu albanskog premijera Edija Rame o ujedinjenju Kosova i Albanije, objavila je Al Džazira na svom veb sajtu. U nedavnom zajedničkom intervjuu Rame i kosovskog ministra spoljnih poslova Hašima Tačija prištinskoj televiziji "Klan Kosova", albanski premijer je rekao da "ujedinjenje Kosova i Albanije" ima dve alternative i da sve zavisi od pristupa EU. Predsednik parlamentarne grupe za Srbiju u EP Edvard Kukan rekao je za "Blic" da mu se ne dopada izjava albanskog premijera Edija Rame o ujedinjenju Kosova i Albanije.
(Izvor: Tanjug)

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Kosovo: Belgrado, se Thaci viene in Serbia verrà arrestato 

Belgrado, 16 apr. (AdnKronos/Dpa) - Il vice premier e ministro degli Esteri del Kosovo Hashim Thaci verrà arrestato se andrà in Serbia. Dopo le notizie secondo cui Thaci sarebbe pronto a prendere parte ad una conferenza a Belgrado, sia il ministro dell'Interno serbo, Nebojsa Stefanovic, che il procuratore Vladimir Vukcevic hanno affermato che se questo dovesse avvenire verrebbe arrestato con l'accusa di crimini di guerra durante il conflitto in Kosovo. "La polizia agirà in conformità con la legge e lo consegnerà alla giustizia", ha precisato Stefanovic. "L'inchiesta contro Thaci - ha spiegato da parte sua Vukcevic al quotidiano Blic - è stata sospesa perché è fuori dalla portata delle autorità serbe". (fonte: intopic / Il Tempo)