Informazione


PRESUNZIONE DI COLPEVOLEZZA E LODE DEL LINCIAGGIO


Presunzione di colpevolezza per la rumena presunta rapitrice di bimbo

 

In Italia, se ti chiami Berlusconi, o Fassino, o Fazio, sussiste una forma estesa di presunzione di innocenza che (vedi Previti) va perfino oltre la condanna passata in giudicato. Se invece sei rumena, specie se prostituta o zingara, sei colpevole senza processo ed è già tanto se non ti fuciliamo sul posto.

 

di Gennaro Carotenuto

Il caso è quello di Isola delle Femmine, in provincia di Palermo. I media sono del tutto univoci: la donna, rom, nomade, zingara, a seconda del grado di grossolanità, è sicuramente colpevole di aver nascosto un bambino di tre anni sotto la sua gonna per sequestrarlo. Dalla Rai a Mediaset, dall'ANSA al Corriere della Sera a Repubblica non si trova un condizionale a pagarlo un milione. Del resto è noto (leggasi: è diffusa vulgata) che gli zingari rapiscono i bambini e non importa che MAI nella storia uno "zingaro" sia stato condannato per un rapimento.

Sul forum di kataweb (gruppo l'Espresso), il più grande editore "di sinistra" d'Italia dà libero sfogo alle foie razziste dei propri lettori. A kataweb devono considerare libertà d'espressione anche l'incitamento al linciaggio: "basta di questa gentaglia.. ops..di queste bestie non se ne può più! così come non se ne può più di tutta quella massa di politici (comunisti) buonisti verso questa gentaglia! Sicuramente purtroppo quella schifo di donna sarà già in giro e chissà magari ha già ripetuto il gesto per cui era stata arrestata! Un sano linciaggio non sarebbe stato male!". Quella che si firma addirittura come Avvocatessa Barbara Pelle (una principessa del diritto) dice: "Io l'avrei lasciata nelle mani della gente. Non c'è niente di più efficace di una folla inferocita. Questa gente deve tornare da dove è venuta, siamo stanchi dei loro modi di fare da 'bestie'" e via seguendo, senza che il gruppo l'Espresso senta la decenza di intervenire visto che nel proprio forum si stanno commettendo dei reati.

Sarà andata davvero così come la raccontano i media? Forse, chissà. In più di un caso i magistrati hanno poi dimostrato che la sola presenza della "zingara" aveva fatto spaventare i genitori ed immaginare un sequestro. Ovviamente, nel caso tra qualche mese la zingara sequestratrice fosse dichiarata innocente perché il fatto non sussiste, non avrà alcun diritto di rettifica.

E allora l'importante è la disparità ademocratica di fronte all'informazione, prima ancora che di fronte alla legge, delle persone. E' ovvio, è pleonastico e noioso dirlo, eppure va detto ogni volta che è necessario: per i potenti mille prudenze, per una rumena senza fissa dimora, la presunzione di colpevolezza e l'incitamento al linciaggio.

A tutto questo si aggiunge il pregiudizio razzista radicato: gli zingari rapiscono i bambini. Non importa che MAI -NEANCHE UNA VOLTA- nella storia uno "zingaro" sia stato condannato per un sequestro: per i bravi italiani gli orchi -da Mazara a Cogne, da Casalbaroncolo a Rignano- vengono sempre da fuori.

 




La Serbia, neo colonia della Nato, brucia da più di dieci giorni. E visto che l'esercito non esiste che per fare gli affari della Nato, non è stato nemmeno capace di spegnere il fuoco causato dal vento e dal caldo infernale.

Dalla vicinissima Bondsteel, la base degli USA, non è arrivato aiuto alcuno! Alla Serbia di Kostunica, quello che gli USA misero al potere, è venuta in aiuto la Russia, ed il fuoco è stato spento dopo tre giorni.
Senza l'intervento della Russia, la Serbia non ce l'avrebbe fatta.
Di seguito la notizia dell' agenzia Interfax dalla quale apprendiamo che il fuoco è stato infine spento grazie agli aerei Ilyushin.

(a cura di Olga)

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http://www.interfax.ru/e/B/politics/28.html?id_issue=11799544

Interfax
July 28, 2007

Russian airplane fights wildfires in Serbia for three days

MOSCOW - A Russian firefighting airplane finished a
three-day deployment to Serbia to fight forest fires
and left for Moscow on Saturday while another Russian
firefighting plane is preparing to leave for
Montenegro on Sunday, Russia's Emergency Situations
Ministry said.

The ministry's Ilyushin Il-76TD has carried out 19
flights in the vicinity of the Serbian city of Nis,
spending a total of 12 hours and 20 minutes in the air
and dropping 798 tonnes of water, ministry spokesman
Viktor Beltsov told Interfax. 

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http://www.srbija.sr.gov.yu/vesti/vest.php?id=37099

Government of Serbia
July 27, 2007

Kostunica talks with Russian fire fighting plane crew

Belgrade – Serbian Prime Minister Vojislav Kostunica
met today with members of the Russian fire fighting
plane crew, which the Russian Ministry for Emergency
Situations sent to help Serbia in extinguishing fires.

Kostunica expressed gratitude to the eleven member
crew of the Russian plane for the enormous help they
provided to Serbia in extinguishing fires, and
stressed that their help was of great importance.

The Serbian Prime Minister said that Serbia and her
people value this generous gesture of brotherly
solidarity by Russia, and due to their help we
succeeded in extinguishing the fires.

Kostunica said that relations between Serbia and
Russia and the two peoples are historical and firm and
that is confirmed in moments of need, such as now when
Russian President Vladimir Putin and Russian Minister
of Emergency Situations Sergei Shoigu sent the fire
fighting plane.

The Serbian Prime Minister invited members of the crew
to come to Serbia with their families on holidays.

Crew members of the Russian plane thanked the Prime
Minister for the reception and stressed that they are
always ready to help Serbia which is a brotherly
country.

Russian Ambassador to Serbia Alexander Alexeyev
stressed that Russia shares solidarity with the
brotherly Serbian nation and Russian leadership
attaches special importance to relations with Serbia.

The meeting between the crew of the Russian plane was
also attended by Serbian Minister of Interior Dragan
Jocic.

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Source: R. Rozoff via Stop NATO:
http://groups.yahoo.com/group/stopnato



(segnaliamo alcuni collegamenti al e sul recente film-documentario di Michael Moore SICKO, che denuncia la vergogna del sistema sanitario degli Stati Uniti d'America - dove se non hai soldi puoi crepare anche per una banale infezione. Per aver girato parti di questo lavoro anche a Cuba, dove viceversa l'assistenza sanitaria è pubbblica, gratuita, garantita e di ottimo livello, Moore  è stato incriminato ed è adesso sotto processo...)


### M. Moore's SICKO on US Health Insurance criminals (LINKS) ###


Regardez le documentaire de Michael Moore intitulé SiCKO sur le système de santé des États-Unis.  
Regardez-le pendant qu'il est encore sur Internet:


Michael Moore's documentary SiCKO online now!

Watch Michael Moore's documentary SiCKO on the US Healthcare system.  Watch it quick... while its available. 

http://hubpages.com/hub/Watch_Sicko_Movie_Free_Online

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Synopsis of the movie:

Writer/producer Michael Moore interviews Americans who have been denied treatment by our health care insurance companies -- companies who sacrifice essential health services in order to maximize profits. The consequences for the individual subscribers range from bankruptcy to the unnecessary deaths of loved ones.
Moore then looks at universal free health care systems in Canada, France, Britain, and Cuba, debunking all the fears (lower quality of care, poorer compensation for doctors, big-government bureaucracy) that have been used to dissuade Americans from establishing such a system here. The roots of those health care systems are explored, and our failure to establish free health here care is traced to a) President Richard Nixon's deceptive support of the then-emerging HMOs pursuing huge profits and b) subsequent pressures for Congress to sacrifice sound health care in favor of corporate profit.
A group of Americans who became ill from volunteering at 911 Ground Zero, but were refused health coverage for their illnesses, are ferried by Moore to Cuba, where they receive the top-rate, free care one would hope they'd get here at home.
In his interviews, historical reportage, and typical sarcastic wit, Moore soundly condemns American health insurance companies and pharmaceutical companies, as well as the politicians who have been paid millions to do their bidding. He makes the case that there is something wrong with Americans that we cannot learn from the successes of other countries in providing better quality-of-health than we enjoy in the USA.

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Michael Moore Subpoenaed by Bush Administration

Michael Moore said on Thursday that the Bush administration has served him with a subpoena regarding his trip to Cuba during the making of his new film, "Sicko," reports United Press International.



SiCKO entertains, educates and mobilizes 

Filmmaker Michael Moore has grabbed hold of the nightmarish reality of the U.S. for-profit health care system and presents a powerful critique in what is his most effective documentary to date, "SiCKO."



'Sicko' are lack of health care & the war 

The Campaign for Healthcare, Not Warfare, a project of the Troops Out Now Coalition, launched an effort inspired in part by the recent movie "Sicko" to demand the war be shut down and health care be made free for everyone.



VIDEO | Health Care for All
By Geoffrey Millard, Lance Page and Scott Galindez

The Campaign for America's Future, sponsors of the annual "Take Back America Conference," announced that they are launching a campaign called "Health Care for All." Truthout was there and we interviewed Ned Lamont and Congressional candidate Donna Edwards who were part of the launching of the campaign.



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From:   actioncenter @ action-mail . org
Subject: The war is "SICKO" too...another reason to march on Sept 29th
Date: July 9, 2007 1:58:31 AM GMT+02:00

Another reason to March on September 29th...

HEALTHCARE & THE WAR ARE  “SICKO”

Did you know?

One fourth of the Iraq war budget alone could fund healthcare for every uninsured person in this country.

Think what the trillions of dollars wasted on war, 
occupation and destruction could do for the people:

•    Provide free medicine for all of our seniors and chronically ill.

•    Change the dismal statistics of infant mortality in major cities like Detroit, Baltimore and Washington D.C. where the mortality rates for African American and poor children rival impoverished countries abroad;

•    Stop the epidemic of hospital closings;

•    It could provide healthcare and treatment for the physical and psychological trauma that the survivors of Katrina and Rita are still suffering from;

•    Make healthcare for low wage workers and immigrant families a priority.

While the war is bleeding us at home it is miniscule in comparison to the bloodshed, misery and pain that is being inflicted on the Iraqi people.  The Lancet medical journal documented that 655,000 Iraqi civilians have been killed during the war (Oct, 2006).  The health of the Iraqi people and the entire region has been destroyed.  Solidarity demands that we act now to stop the war, end the occupation and bring the troops home now!

GET INVOLVED:


2) Become a volunteer organizer:

3) Donate:

4) Download "Healthcare and the War are Sicko" leaflets at: http://troopsoutnow.org/HWN.pdf


Or call or write us at:  
Campaign for Healthcare, Not Warfare, 
c/o TONC, 
55 W. 17th St. 5C, 
New York, NY 10011  
212-633-6646


Distribute flyers at Michael Moore’s new movie “SICKO” 

Download pdf’s of the flyer here:

This movie is a step forward in pushing the issue of universal healthcare on the national arena.  It is a hard-hitting, uncompromising exposure of the corporate greed of the so-called “healthcare” industry that has caused so many people endless, unnecessary and cruel suffering.  SICKO shows that healthcare should be a right and that it is possible for all if profit is taken out the equation. 






Le Medaglie Per Gli Infoibati

BREVE ANALISI DELLA LEGGE ISTITUTIVA DEL RICONOSCIMENTO AGLI INFOIBATI.

La legge 30 marzo 2004, n. 92, approvata alla quasi totale unanimità dal parlamento italiano ha istituito il “Giorno del Ricordo” in memoria “delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale”; all’interno di questa legge l’art. 3 sancisce quanto segue:
“1. Al coniuge superstite, ai figli, ai nipoti e, in loro mancanza, ai congiunti fino al sesto grado di coloro che, dall’8 settembre 1943 al 10 febbraio 1947 in Istria, in Dalmazia o nelle province dell’attuale confine orientale, sono stati soppressi e infoibati, nonché ai soggetti di cui al comma 2, è concessa, a domanda e a titolo onorifico senza assegni, una apposita insegna metallica con relativo diploma nei limiti dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 7, comma 1.
2. Agli infoibati sono assimilati, a tutti gli effetti, gli scomparsi e quanti, nello stesso periodo e nelle stesse zone, sono stati soppressi mediante annegamento, fucilazione, massacro, attentato, in qualsiasi modo perpetrati. Il riconoscimento può essere concesso anche ai congiunti dei cittadini italiani che persero la vita dopo il 10 febbraio 1947, ed entro l’anno 1950, qualora la morte sia sopravvenuta in conseguenza di torture, deportazione e prigionia, escludendo quelli che sono morti in combattimento.
3. Sono esclusi dal riconoscimento coloro che sono stati soppressi nei modi e nelle zone di cui ai commi 1 e 2 mentre facevano volontariamente parte di formazioni non a servizio dell’Italia”.
L’insegna metallica, viene poi specificato, è “in acciaio brunito e smalto”, e porta la scritta “La Repubblica italiana ricorda”.

In seguito alle domande presentate nel corso del 2004 e del 2005, il 10/2/06 furono attribuite 26 onorificenze. Sul quotidiano triestino “Il Piccolo” del 9/2/06 è stato pubblicato l’elenco di 26 nominativi i cui familiari hanno ricevuto la targa con la scritta “La Repubblica italiana ricorda”. Prima di entrare nel merito dell’elenco, però, è necessario fare un breve inquadramento storico. 
Dopo l’8 settembre 1943 l’Istria, la Dalmazia e le province dell’attuale confine orientale (cioè le province di Trieste e Gorizia) facevano parte del territorio dell’Adriatisches Küstenland (territorio staccato dall’Italia ed annesso al Reich germanico dal 10/9/43, che comprendeva le allora province di Trieste, Gorizia, Pola e Carnaro, più una parte del Friuli), dove, tutte le forze armate erano sottoposte al diretto comando germanico. 
A questo proposito citiamo una ordinanza emessa dal “quartier generale del Führer” in data 10/9/43: “Gli Alti commissari nella zona d’operazione Litorale Adriatico, consistente nelle province del Friuli, di Gorizia, di Trieste, dell’Istria, di Fiume, del Quarnero, di Lubiana (…) ricevono le istruzioni fondamentali per lo svolgimento della loro attività da me”. Firmato Adolf Hitler (questo documento si trova nel Quaderno della Resistenza n.6, pubblicato dall’ANPI del Friuli-Venezia Giulia nel 1995, dal titolo “Giovane amico lo sapevi che...- Documenti di un drammatico periodo storico dedicati a quanti non li conoscono ed a quanti fingono di non conoscerli”). 
Quindi (ciò va specificato a proposito del terzo comma dell’articolo 3 della legge di cui sopra) nel territorio del Küstenland nessun militare era “a servizio dell’Italia”, neppure dell’Italia della golpista Repubblica di Salò, in quanto dipendeva più o meno direttamente da Hitler.
I corpi armati che funzionarono all’epoca del Küstenland erano la Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale (MVSN, un corpo composto da squadristi inquadrati nell’esercito, trasformata nelle cosiddette “Camicie Nere”); la Milizia Difesa Territoriale (MDT), che era il corrispettivo della GNR (Guardia Nazionale Repubblicana) nelle nostre zone. Oltre ai vari corpi dell’esercito, anche la Pubblica Sicurezza (PS, che all’epoca non era corpo civile ma militare), la Guardia di Finanza (GDF, della quale solo negli ultimi giorni di guerra alcuni reparti furono posti a disposizione del CLN triestino), e la successivamente istituita Guardia Civica erano sottoposte direttamente al Reich. L’arma dei Carabinieri ha una storia a parte: fu sciolta per ordine del Reich con decorrenza 25/7/44, ed i militi furono messi di fronte alla scelta di aderire ad uno dei corpi collaborazionisti o essere deportati in qualche lager germanico (molti furono coloro che, pur di non essere incorporati nelle forze armate germaniche, preferirono la deportazione e pagarono con la vita questa loro fedeltà all’Italia). Di fatto, quindi, chi era rimasto in zona dopo lo scioglimento dell’Arma poteva essere solo un ex carabiniere inquadrato in qualche altra formazione militare. 
Due parole infine a proposito del CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) triestino, che era fuoriuscito dal CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia), poiché non voleva sottostare alle direttive di questo che imponevano una collaborazione con l’Osvobodilna Fronta-Fronte di Liberazione collegato con l’Esercito di Liberazione Jugoslavo.

Di seguito l’elenco dei nominativi premiati nel 2006: noi vi abbiamo aggiungo luogo e periodo di scomparsa (non risultante dall’elenco del “Piccolo”) e di seguito quanto siamo riusciti a ricostruire del ruolo da loro ricoperto in vita. Abbiamo tratto i dati dai seguenti testi: “Caduti, dispersi e vittime civili dei comuni della Regione Friuli-Venezia Giulia nella Seconda guerra mondiale”, a cura dell’Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione, volumi relativi alle province di Trieste e di Gorizia; “Albo d’Oro”, di Luigi Papo, “Pola, Istria, Fiume 1943-1945” di Gaetano La Perna; inoltre da documenti conservati nell’Archivio di Stato di Lubiana (riferimento archivistico As 1584 zks ae 141) e dalla stampa, sia dell’epoca, sia contemporanea. Se nel redigere questi dati abbiamo commesso degli errori ce ne scusiamo, ma purtroppo ricostruire fatti storici con il solo ausilio di nome e cognome non è per nulla facile.

BRUNO Luigi, Fiume 1945.
Guardia scelta di PS, fucilato a Grobnico (presso Fiume) il 16/6/45 (Papo).
CASADIO Alfredo, Trieste 1945.
MDT, scomparso, deportato a Lubiana. Papo scrive che fu arrestato il 3/5/45 nella caserma di via Cologna: ricordiamo che in via Cologna aveva sede l’Ispettorato Speciale di PS, corpo di polizia politica noto per l’efferatezza dei metodi di repressione; tale circostanza risulta anche dalla documentazione comprendente atti dell’OZNA conservata a Lubiana presso l’Archivio di stato (As 1584 zks ae 141).
CERNECCA Giuseppe, Istria 1943.
Vicesegretario comunale di Gimino, scomparso.
COSSETTO Giuseppe, Istria 1943, infoibato a Treghelizza.
Possidente, segretario del fascio a S. Domenica di Visinada (La Perna). Capomanipolo MVSN, squadrista sciarpa Littorio (necrologio sul Piccolo 23/11/43).
COSSETTO Norma, Istria 1943, infoibata a Villa Surani.
“Giovane vita tutta dedicata allo studio e alla Patria”, leggiamo nel necrologio apparso sul “Piccolo” del 16/12/43. La vicenda di Norma Cossetto è però controversa. La giovane, figlia di Giuseppe Cossetto, possidente istriano, nonché gerarca fascista, faceva parte ella stessa di diverse organizzazioni giovanili fasciste, amava le armi, insegnava, nonostante non fosse ancora laureata, nelle scuole italianizzate dell’Istria croata, girava l’Istria, in piena guerra e repressioni nazifasciste, per raccogliere dati per la sua tesi di laurea intitolata “L’Istria rossa”, specificando chiaramente che il colore rosso derivava dalla bauxite, e non certo dalle idee politiche dei suoi abitanti. Delle sevizie cui sarebbe stata sottoposta l’unica “testimonianza” che viene citata è quella di una donna, della quale non viene mai fatto il nome, che avrebbe visto, dall’interno della propria casa in cui stava nascosta con le finestre sbarrate, quello che accadeva nella scuola di fronte a casa sua, anch’essa con le finestre chiuse. Dal verbale redatto dal maresciallo Harzarich dei Vigili del Fuoco di Pola, che aveva diretto i recuperi dalle foibe istriane, il corpo della giovane non appare essere stato oggetto delle mutilazioni di cui parlano le “cronache”, né sarebbe stato possibile stabilire, con le conoscenze mediche dell’epoca, se fosse stata violentata prima di essere uccisa.
GIULIANO Isidoro, Trieste 1945.
GDF arrestato nella caserma di Campo Marzio, internato a Borovnica e scomparso.
Da varie testimonianze appare che le guardie di finanza di Campo Marzio non erano state notiziate dai loro superiori che la formazione era stata messa a disposizione del CLN triestino, quindi al momento in cui la IV Armata jugoslava arrivò a Trieste, essi spararono contro di essa assieme ai militari germanici che erano accasermati nella stesso edificio. In conseguenza di questo gli jugoslavi arrestarono una settantina di finanzieri, che furono poi internati a Borovnica, dove diversi morirono per un’epidemia di tifo.
GUARINI Pasquale, Gorizia 1945.
CC, arrestato 2/5/45; Papo scrive che nel novembre ‘45 lavorava in fabbrica a Sebenico.
MAINES Guido.
Non abbiamo trovato questo nome in nessuno dei testi da noi consultati.
MOLEA Domenico, Trieste 1945.
GDF, arrestato nella caserma di via Udine 1/5/45. “Il 16/5/45 trovavasi a Postumia e poi a San Vito di Vipacco, da dove si sono perdute le sue traccie” (As 1584 zks ae 141).
MUIESAN Domenico, Trieste 1945.
“Mio padre era irredentista, legionario fiumano, volontario della guerra d’Africa, di sentimenti fascisti insomma” (la figlia Annamaria Muiesan intervistata da Luca Tron, su “La Nazione”, 11/2/96).
“Squadrista delle squadre d’azione a Pirano – violenze” leggiamo nei documenti conservati presso l’Archivio di stato di Lubiana, tra le risposte dell’Ufficio del pubblico accusatore a richieste di informazioni sugli arrestati nei “40 giorni” (elenco nominativo inviato dall’ACDJ nel dicembre 1945, situazione alla data 17/12/45, conservato in As 1584 zks ae 141), dove leggiamo anche che fu “arrestato a Trieste 12/5/45 da due Guardie del Popolo e portato a Pirano, poi alle carceri di Capodistria”.
NARDINI Guido, Gorizia 1945.
Perito industriale, arrestato assieme al fratello Vittorio, scomparso.
NARDINI Vittorio, Gorizia 1945.
Fotografo, arrestato assieme al fratello Guido, scomparso.
NARDINI Mario, Trieste 1945. 
“Capitano della milizia” (As 1584 zks ae 141), cioè della MDT; già XI Legione MACA, secondo lo Stato civile; “tribuno” in Papo; sarebbe stato internato a Prestranek e scomparso.
PATTI Egidio, Trieste 1945. Sembra essere stato infoibato presso Opicina.
Vice brigadiere del 2. Reggimento MDT “Istria” (Papo); “squadrista, MVSN, PFR, GNR, rastrellamenti” (As 1584 zks ae 141).
POCECCO Giovanni, Istria 1945.
Milite del 2. Reggimento MDT “Istria”, ucciso a Portole il 25/4/45 (La Perna); secondo Papo le circostanze della morte sono identiche, però lo mette come “civile”.
POLONIO BALBI Michele, Fiume 1945.
“Sottocapo manipolo del 3. Reggimento MDT “Carnaro”, scomparso 3/5/45 (a Fiume l’esercito jugoslavo arrivò il 3 maggio, quindi potrebbe essere “morto in combattimento”).
“Sottotenente carrista con la Divisione Ariete in Africa. Rientrato ferito dall’Africa. Dopo l’8 settembre fu destinato quale comandante al Comando Tappa presso la Caserma di finanza “Macchi” di Fiume (ciò risulta dall’elenco di fiumani caduti allegato alla proposta di legge presentata dal deputato di AN Roberto Menia per la concessione all’Associazione “Comune di Fiume in esilio” della medaglia d’oro al “valor militare” alla memoria dei suoi cittadini che in guerra e in pace hanno servito la Patria, Atti parlamentari XIII legislatura, Camera dei deputati n. 1565). 
PONZO Mario, Trieste 1945.
Colonnello del Genio Navale, poi inquadrato nel Corpo Volontari della Libertà, l’organizzazione armata del CLN triestino. Fu arrestato assieme agli altri ufficiali di marina Luigi Podestà ed Arturo Bergera che avevano organizzato, all’interno del CLN triestino, un’attività di spionaggio in collaborazione con il commissario Gaetano Collotti, dirigente nonché noto torturatore dell’Ispettorato Speciale di PS, così riassunta dallo storico Roberto Spazzali: “Podestà avrebbe passato a Collotti tutte le informazioni sul movimento partigiano slavo e il poliziotto lo avrebbe agevolato nei suoi compiti” (“…l’Italia chiamò”, Libreria Editrice Goriziana 2003). Podestà e Bergera rimasero in carcere a Lubiana un paio d’anni, poi furono rilasciati; il colonnello Ponzo morì in prigionia.
RADIZZA Salvatore, Dalmazia 1943.
Papo scrive che si tratta di un operaio ucciso a Meleda nel cimitero dopo l’8/9/43.
SCIALPI Gregorio, Trieste 1945.
GDF, arrestato nella caserma di Campo Marzio, internato a Borovnica e scomparso in prigionia.
STEFANUTTI Romeo, Istria 1945.
Milite del 2. Reggimento MDT “Istria”, “ucciso dagli slavi nel maggio ‘45 nei pressi di Pisino” (Papo).
VERDELAGO Ervino.
Anche questo nominativo non l’abbiamo trovato nei testi analizzati.
VOLPI Ario Dante, Gorizia 1945.
“Aviere RSI prelevato dagli slavi a Gorizia il 13/5/45 e scomparso” (Papo).
VOLPI Renato, Istria 1943.
Leggiamo sul “Piccolo” del 15/11/43: “volontario in Grecia, in Russia e sul fronte dell’Italia meridionale”; ventunenne, era rientrato in Istria dopo avere saputo della morte del padre Edmondo, oste, “ucciso dai ribelli”, ed era stato “catturato ed ucciso”. Papo invece scrive: “Milite 9^ legione Camicie nere, ucciso in prigionia dagli slavi 4/10/43”.
ZAPPALÀ Alfio, Fiume 1945.
CC arrestato 13/5/45, scomparso.
ZAPPETTI Riccardo, Istria 1943.
Falegname da Montona infoibato a Gallignana.
ZAPPETTI Rodolfo, Istria 1943.
Capo cantoniere da Montona infoibato a Gallignana.

Più difficile reperire invece i nomi dei premiati del 2007: sulla stampa apparve la notizia che erano state attribuite 350 onorificenze, ma un elenco completo dei nomi non siamo riusciti a trovarlo da nessuna parte (non ci sembra sia stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, né si trova nei siti istituzionali del Governo e della Presidenza della Repubblica). Tramite ricerche in Internet e sulla stampa locale siamo riusciti a ricostruire un elenco, logicamente parziale, di 125 nominativi di “premiati”. Per far comprendere la difficoltà di questa ricerca dobbiamo spiegare che le premiazioni avvenivano tramite le Prefetture, ed è dai siti delle Prefetture che abbiamo tratto i dati (per motivi di tempo non abbiamo cercato nei siti di tutte le Prefetture), però i nomi che vengono indicati sono spesso solo quelli dei parenti che hanno ritirato la medaglia e non sempre c’è il nome del deceduto, del quale mancano del tutto, inoltre, i dati relativi alla data ed alla causa di morte, nonché della qualifica.
Solo per i “premiati” al Quirinale abbiamo una nota Ansa del 10/2/07 che riporta i nomi delle “vittime delle foibe” con alcuni dati personali ed i nomi dei parenti che hanno ritirato l’onorificenza. Di seguito l’elenco con le nostre annotazioni.

ADAMO Emilio, Gorizia 1945.
PS arrestato maggio 1945, scomparso.
BURICCHI Gino, Fiume 1945
PS, arrestato maggio 45 scomparso
COSTA Ermenegildo, Zara 1944.
“Custode della Banca dalmata, militarizzato”, arrestato novembre 1944, scomparso. Secondo Papo faceva parte di un gruppo di abitanti di Borgo Erizzo che furono condannati a morte dal Tribunale militare jugoslavo e fucilati.
FARINATTI Antonio, Parenzo 1943
GDF, presumibilmente infoibato a Vines.
FOGAGNOLO Luigi, Gorizia 1945.
Capostazione, arrestato maggio 1945, scomparso.
GALANTE Giuseppe, Trieste 1944.
“Bigliettaio tranviario, scomparso settembre 1944 a Trieste, resti trovati nel 1959 in una foiba presso Padriciano”. In realtà era milite dell’MDT e fu catturato dai partigiani in un’azione di guerra nel 1944 presso Padriciano.
GALANTE Pietro, Visinada 1943.
Agricoltore, scomparso settembre 1943.
GIANA Andrea, Gorizia 1945.
“presidente associazione commercianti Gorizia, arrestato 3/5/45, scomparso”
HODL Enrichetta, Fiume 1945.
“studentessa”, arrestata giugno 1945, scomparsa.
LUCIANI Bruno, Trieste 1945.
PS, arrestato maggio 1945, scomparso.
LUXARDO Nicolò, Zara 1944.
Industriale, arrestato novembre 1944, “annegato” assieme alla moglie.
LUXARDO Pietro, Zara 1944.
Fratello del precedente, già prefetto di Zara, arrestato novembre 1944, “annegato”.
MORASSI Giovanni, Gorizia 1945.
Vice podestà e presidente della provincia di Gorizia, arrestato maggio 1945, scomparso.
QUERINCIS Ottavio, Gorizia 1944.
Autista per la società telefonica, scomparso durante un’azione partigiana presso Duttogliano nell’aprile 1944.
RAUNI Antonio, Fiume 1945.
PS, arrestato maggio 1945, scomparso.
ROSSARO Giorgio, Gorizia 1945.
Ufficiale sanitario a Gorizia, arrestato maggio 1945, scomparso.
SABADIN Stefano, Pola 1943.
Arrestato settembre 1943, scomparso.
SALATA Domenico, Orsera 1945.
Arrestato maggio 1945, scomparso.
SERRENTINO Vincenzo, Trieste 1945.
“Ultimo prefetto di Zara italiana”, arrestato a Trieste maggio 45, condannato a morte e fucilato a Sebenico 15/5/47. Faceva parte del Tribunale speciale per la Dalmazia, di cui parleremo più avanti.
SINCICH Giuseppe, Fiume 1945.
Agente immobiliare, arrestato maggio 1945, fucilato.
SORGE Marco, Gorizia 1945.
CC arrestato maggio 1945, scomparso. Secondo Papo “figura anche come maresciallo PS”, quindi potrebbe essere stato uno dei carabinieri poi inquadrati in altri corpi militari.
TOFFETTI Domenico, Trieste 1945.
Già interprete per i tedeschi, arrestato maggio 1945, resti recuperati dall’abisso Plutone.

Tornando alle modalità di attribuzione dei riconoscimenti aggiungiamo alla mancanza di trasparenza il fatto eclatante che i parenti dei “premiati” di Udine hanno richiesto ed ottenuto che, per “motivi di privacy”, i nominativi dei loro congiunti non fossero resi noti. Il fatto che non sia possibile avere un elenco ufficiale dei premiati, con la specificazione delle qualifiche, della data e causa di morte ci sembra una procedura non del tutto corretta: se la legge prevede che non possano ricevere l’onorificenza persone che hanno rivestito ruoli specifici bisogna pur essere in grado di verificare se le persone premiate non rientravano in qualche criterio di esclusione.
Del resto, se si chiede un’onorificenza per un proprio congiunto e questa viene concessa, non si comprende perché mai la cittadinanza deve restarne all’oscuro, è come se ci si vergognasse di quanto si è chiesto ed ottenuto, invece di averne motivo di orgoglio.
Entrando poi nel merito delle premiazioni abbiamo trovato incomprensibile che ben 4 nominativi di premiati nel 2006 siano stati nuovamente premiati nel 2007; e che, dato che il premio viene conferito al congiunto che ne ha fatto richiesta, è accaduto che altri 6 nominativi siano stati premiati due volte in quanto la medaglia è andata a due parenti. Particolarmente degno di nota a questo punto il caso di Scialpi Gregorio che risulta tre volte nell’elenco dei premiati, una volta nel 2006 e due volte nel 2007, in due distinte Prefetture (Lecco e Cagliari), anche se nel caso specifico la parente che ha ricevuto il premio è sempre la stessa.
Si diceva prima che questo “anonimato” con il quale sono state gestite le modalità della premiazione impedisce di valutare se le modalità siano state congrue o no alla disciplina di legge. Come abbiamo visto nel breve elenco di premiati del 2006, almeno per qualcuno di essi dei dubbi di legittimità dovrebbero porsi.
Invece un caso decisamente chiaro di premio che, sempre da nostre valutazioni, non avrebbe dovuto essere attribuito, è quello conferito all’ex membro del Tribunale speciale della Dalmazia Vincenzo Serrentino, che fu condannato a morte e fucilato da un tribunale jugoslavo nel 1946. Uno dei suoi a latere era quel Pietro Caruso che fu fucilato a Roma nel 1944 come criminale di guerra.
Serrentino era stato denunciato dalla Jugoslavia come criminale di guerra per il modo in cui era gestito il Tribunale del quale faceva parte, che comminava condanne a morte con una facilità ritenuta eccessiva anche dagli stessi militari italiani. Leggiamo nel sito www.criminidiguerra.it quanto scritto dal “Procuratore militare in Dalmazia, ten. generale della Giustizia Militare Umberto Maranghini, in una sua relazione (acquisita dalla Commissione d’inchiesta per i presunti criminali di guerra)” che “definisce questo tribunale come arbitrario sia nella legittimità formale sia nel funzionamento e sostiene che la difesa dell’imputato vi era facoltativa: “Esso girava per la Dalmazia, e dove si fermava le poche ore strettamente indispensabili per un frettoloso giudizio, pronunciava sentenze di morte; e queste erano senz’altro eseguite. Il suo presidente pare fremesse d’impazienza per aver gente da giudicare (“Prefetto, non avete da mandarmene altri?” aveva telefonato un giorno, sedendo a Spalato, a quel Prefetto, che mi riferì il truce aneddoto) né sembra ne avesse mai abbastanza (a Cattaro, a un Colonnello, che credo comandasse quel presidio, fece una partaccia, perché gl’imputati erano soltanto sei e, mi diceva questo colonnello, ancora stupefatto, il presidente gli aveva gridato che lui, per meno di dieci uomini non si muoveva; e non vorrei essere inesatto specificando che, come pur mi sembra, non alludesse a dieci imputati, ma a dieci fucilazioni)”. 

Abbiamo redatto queste brevi note come spunto per una ricerca più approfondita e per rendere l’idea di come venga gestita la memoria storica nel nostro Paese. Fermo restando il dolore personale per la perdita di una persona cara, non riusciamo però a comprendere perché questo legittimo dolore debba essere trasformato a livello istituzionale in un riconoscimento anche a persone che non avrebbero, a norma di legge, diritto di averlo. D’altra parte concedere riconoscimenti di questo tipo ha chiaramente solo un valore demagogico, perché non si comprende quale differenza vi sia tra l’autista delle Telve morto durante un’azione partigiana solo perché ha avuto la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato e non dare altrettanti riconoscimenti anche a tutte le vittime dei bombardamenti, delle deportazioni e delle rappresaglie nazifasciste. 
Ma la cosa più sconcertante è, a parer nostro, un particolare che non sembra essere stato colto da nessuno. Il secondo comma dell’art. 3 della legge che analizziamo sancisce che sono “assimilati agli infoibati” tutti gli scomparsi e quanti, dall’8 settembre 1943 al 10 febbraio 1947 in Istria, in Dalmazia o nelle province dell’attuale confine orientale sono stati soppressi mediante annegamento, fucilazione, massacro, attentato, in qualsiasi modo perpetrati. Dato che non si specifica che deve trattarsi di massacri od altro operati da partigiani o dall’esercito jugoslavo, per assurdo che possa sembrare, tutti i parenti delle vittime del nazifascismo, dei caduti nelle nostre terre, uccisi alla Risiera di San Sabba o deportati nei lager, fucilati o impiccati per rappresaglia, potrebbero chiedere (e, a rigor di legge, se non facevano “volontariamente” parte di “formazioni non a servizio dell’Italia”, anche ottenere) la targhetta di bronzo con la scritta “La Repubblica italiana ricorda”.
Visto che non c’è nessun altro articolo di legge che preveda un ricordo ufficiale per le vittime della guerra in via generale, sembra che l’unico modo che qualcuno ha di far ricordare il proprio parente sia quello di spacciarlo per “infoibato”.
Davvero una situazione grottesca che non fa onore né ai caduti, di ogni tipo, né a chi ha promulgato ed ora applica questa legge.

Giugno 2007