Informazione
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(Intellettuali di lingua albanese riunitisi a Tetovo - nell'odierna FYROM - hanno fatto appello per la unificazione in un unico Stato dei territori popolati da genti di lingua albanese. Nelle intenzioni dei nazionalisti pan-albanesi, infatti, la secessione kosovara non è altro che il preambolo per la disgregazione anche degli altri Stati limitrofi...)
http://www.javno.com/en/world/clanak.php?id=61069
Javno.com (Croatia)
July 10, 2007
Fighting For Kosovo Independence With Guns
Albanian intellectuals called for the unification of
all Albanians. They see Kosovo's independence as the
precursor of a national union.
Albanian intellectuals from Macedonia, Albania and
Kosovo gathered over the weekend in Tetovo and are
advocating the unification of all Albanians.
The representative of the Macedonian assembly Fazli
Veliu announced that he and the members of the former
so-called National Liberation Army would help the
Kosovo Liberation Army (UCK) to fight for Kosovo
independence with weapons if necessary, reports the
Macedonian press on Tuesday.
Reporting on writings in the media in the Albanian
language in Macedonia about the gathering of the
Albanian intellectuals that took place last weekend,
the Skopje daily newspaper Vreme writes that they
called for the unification of Albanians from all
regions and assessed that Kosovo’s independence was
only the precursor of national unification.
On Tuesday, the Skopje daily newspaper Dnevnik
reported the statement made by Fazli Veliu,
representative of the opposition party Democratic
Union for Integration in Macedonia’s parliament and
president of the [National Liberation Army] veterans’
association ONA, which had started an armed conflict
with Macedonian defense forces in 2001, saying that,
along with the Kosovo UCK, he would fight for Kosovo’s
independence.
“If the resolution of the Kosovo issue keeps being
postponed,” Veliu threatened, “very soon, we will join
UCK soldiers, first at big protests in order to
internationalize the issue and then, if necessary, we
will win Kosovo’s independence with weapons.”
He thinks that he would have to gather all 10,000 ONA
members who fought in Macedonia in 2001, writes
Dnevnik.
Source: R. Rozoff through http://groups.yahoo.com/group/stopnato
par Jean-Michel BERARD, Chroniqueur au mensuel B.I. Balkans-Infos,
à lire ici: http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/5513 )
(Elaborazione e traduzioni di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova.
Ulteriori materiali e traduzioni curate da Curzio Bettio sulla problematica kosovara e pan-albanese saranno diffusi nel corso dei prossimi giorni attraverso questa lista JUGOINFO)
Voi convalidate (commi E, F e G, p.4) le proposizioni di Martti Ahtisaari di indipendenza del Kosovo, rimettendo schiena contro schiena le due fazioni, le cui posizioni si sarebbero radicalizzate. Di fatto, voi penalizzate Belgrado per le pretese capricciose di Pristina. La Serbia ha proposto per il Kosovo « tutto, salvo l’indipendenza ». Quale paese d’Europa concederebbe una tale libertà d’azione ad una delle proprie regioni ? Le dichiarazioni radicali, voi potrete riscontrare che sono degli Albanesi del Kosovo, loro che non concepiscono null’altro che la secessione. Inoltre è il non rispetto della Risoluzione 1244 da parte della NATO e della Missione delle Nazioni Unite (la MINUK), particolarmente sul piano monetario, anche da parte dell’amministrazione controllata, e la carenza di vigilanza alle frontiere, che hanno mandato in frantumi i legami fra la capitale e la sua Provincia. Ora, come prendere a pretesto questa rottura per renderla definitiva? Come invocare (paragrafo J, p.4) la mancanza di fiducia fra le comunità e l’instabilità della situazione per proporre una fuga in avanti ? Soprattutto, quando un poco prima, (paragrafo I, p.4) voi ammettete che « le relazioni fra il Kosovo e la Serbia dovevano, essendosi venuta a creare una limitatezza di legami culturali, religiosi ed economici, essere rinforzate ». Che ragionamento assurdo ! Prima innalzate una frontiera fra la Provincia Serba e il resto del Paese, poi voi richiamate Pristina e Belgrado a rinforzare i loro legami al di sopra dei vostri reticolati!
In uno strano spirito democratico, la relazione richiama i suoi desiderata (comma 4 , p.5) di un insediamento in Serbia di un governo filo Europeo. Bisogna essere ben cinici per meravigliarsi della percentuale di voto registrata dall’estrema destra nazionalista a Belgrado, perché ancora una volta questo è l’effetto specchio della vostra attitudine nei confronti del popolo Serbo: il disprezzo richiama il disprezzo. Quale altra scelta concedete ai Serbi, dei quali voi state mutilando il Paese? Dopo avere strappato alla Serbia il Kosovo, coccolerete la secessione degli Albanesi della vallata di Presevo, dei Musulmani del Sangiaccato di Novi Pazar, degli Ungheresi della Voïvodina ? Quando della Serbia non resterà altro che un riquadro per legumi, cosa credete che avverrà? Scaglierete ancora l’infamia sui Serbi che dissotterreranno i loro fucili per difendere i resti della loro casa comune?
Voi avete presente il proverbio della Romania : quando la casa del vicino va a fuoco, fa provvista di acqua. Che segnale inviate a questo membro dell’Unione Europea, che sedendo a Bruxelles dopo appena quattro mesi, assiste sbalordito nel consesso del Parlamento Europeo allo squartamento del suo vicino, quando Bucarest, con 1.620.000 cittadini di ceppo Ungherese concentrati in Transilvania, ospita anche nel suo interno un suo specifico Kosovo? Dato che voi mettete in pericolo il suo equilibrio, come potete stupirvi dei risultati prestigiosi del tribuno dell’estrema destra Corneliu Vadim Tudor, che intende « governare il paese con raffiche di mitraglia»? [Come potete stupirvi] Della crescita folgorante dell’euroscetticismo in questo paese, che tuttavia si è sottoposto a considerevoli sacrifici, dopo la caduta di Ceausescu, per riunirsi all’Europa? Dunque, non avete il timore di vedere la Romania prendere la deriva verso una nuova direzione « di anni di sconvolgimenti », di fasci e camice verdi? (3) Signor Moscovici , io leggo quotidianamente molti titoli della stampa Rumena. Dunque, conosco il vostro impegno personale per l’adesione di Bucarest all’UE. Voi conoscete la situazione e le paure che hanno prevalso a ragione del suo voto negativo alla relazione Lagendijk, a fianco della Grecia, della Bulgaria, di Cipro, della Slovacchia e della Spagna. Perché non avete avuto la bontà di rispondere alla proposta originale e costruttiva di Adrian Severin, eurodeputato Rumeno e socialista come voi?
Perché non tenete in alcun conto le doglianze di quei paesi che si oppongono al vostro piano? Certamente che Atene e Bucarest sono alleati tradizionali di Belgrado. Ma lasciar credere che la Romania, la Bulgaria e la Grecia abbiano votato spinte da ragioni di buon vicinato con la Serbia è molto inadeguato e voi lo sapete. Cosa pensate che la minoranza Turca della Bulgaria (10% della popolazione), già di per sé abbastanza turbolenta, vada a fare attualmente? Andrete anche a macellare le frontiere Bulgare, quando le autorità di Sofia reprimeranno brutalmente le aspirazioni separatiste delle loro popolazioni turcofone? La prevedibile frattura della Macedonia, dove un abitante su tre è Albanese, non rischia forse di estendersi a macchia d’olio sul versante Greco? Atene non ha forse delle ragioni valide per contestare il vostro approccio al problema del Kosovo, Atene che ha sempre in memoria il doloroso evento traumatico noto come “disastro di Smirne”, quando nel 1922, 1.500.000 Greci dell’Asia Minore furono buttati a mare dai Turchi, che cancellavano così 2.500 anni di presenza ellenica nell’altro lato del Mare Egeo?
Voi, che avete così duramente criticato il Presidente François Mitterrand per avere avuto frequentazioni con René Bousquet, uno ben addentro nei meccanismi della Soluzione Finale, non vi siete proprio imbarazzato di fiancheggiare Agim Ceku, il quale, prima di diventare Primo Ministro del Kosovo, è stato un ex “barbouze” dell’esercito Croato, che si è messo in evidenza nella Krajina per le sue atrocità, prima di comandare le bande di scorticatori dell’UCK e di essere messo sotto accusa per crimini di guerra commessi fra il 1995 e il 1999? Perché, malgrado la presenza di migliaia di soldati della KFOR, i rapimenti e gli assassinati sono moneta corrente in Kosovo, e i Serbi non sono le uniche vittime : ci sono anche i non-Albanesi, i Rom, gli Ebrei, i Gorani, gli Ashkali che vengono minacciati. (4)
Voi, che vi definite socialista, non siete imbarazzato di ritrovarvi nella indegnità interessata dell’Europa, che il grande Jaurès denunciava in circostanze simili più di un secolo fa ? (5) Non la imbarazza proprio il silenzio compiacente dei media occidentali ?
Il Kosovo è Serbo per più del 58% dal punto di vista catastale.(6) Questa è una realtà totalmente passata sotto silenzio dal rapporto di Joost Lagendijk. Come vi apprestate a gestire il diritto imprescrittibile alla proprietà privata (Articolo 17 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo) con l’indipendenza di un Kosovo Albanese che spoglia i Serbi nella culla stessa della loro nazione? Voi avete appoggiato il ritorno degli Albanesi cacciati dalle loro case, ma la sorte dei non-Albanesi, dei Serbi, Rom, Ashkali, Ebrei, Gorani, che non hanno avuto altra scelta che la valigia o la bara, vi è indifferente. In otto anni, non avete fatto nulla per il loro ritorno. La vostra pretesa società multietnica porta soprattutto il marchio “multistandard” dei Dirittti dell’Uomo!
La Vostra storia familiare vi collega alla città Rumena di Braïla, grande porto sul Danubio e patria di Panaït Istrati. Si tratta di una eredità drammatica, dolorosa, che vi consegna una responsabilità particolare e supplementare.
Per le nostre comodità occidentali, possiamo contentarci delle vostre decisioni irresponsabili adottate in nostro nome, come dire « che non c’è fumo senza fuoco », che il Kosovo è comunque perso per la Serbia e che, se il passato della Provincia è stato incontestabilmente Serbo e cristiano ortodosso, il suo presente è del tutto incontestabilmente Albanese e musulmano sunnita.
O meglio, da uomini liberi – ma ne esistono ancora ?– possiamo ribadire che ciascun uomo che viene ammazzato per quello che é , è una parte della nostra stessa umanità che se ne va, che ogni chiesa che viene fatta saltare in aria con la dinamite nel cuore del nostro continente è una violenza arrecata alla nostra stessa chiesa.
NOTE:
(1) Parlamento europeo, rapporto n° A6-0067/2007, disponibile sul sito Internet http//:www.europarl.europa.eu /
(2) Jürgen Elsässer, La RFA dans la guerre du Kosovo, chronique d’une manipulation – La Repubblica Federale Tedesca nella guerra del Kosovo, cronaca di una manipolazione - Edizioni L’Harmattan, Paris, 2002, p.48 a 51
(3) Pierre Moscovici è il figlio di Serge Moscovici, nato nel 1925 a Braïla, in Romania. Nato da una famiglia di origine ebraica, fu espulso dal suo liceo a causa delle leggi antisemite, sfuggito per poco al pogrom di Bucarest nel gennaio 1941 scatenato dalla Guardia di Ferro, milizia fascista Rumena, in seguito fu costretto al lavoro forzato fino al 1944. Nel 1947, abbandonava la Romania per raggiungere Parigi, dove diventava, come si sa, il grande psicologo sociale. Serge Moscovici racconta questa ossidea nelle sue memorie, Chronique des années égarées – Cronaca di anni sperduti, Edizioni Stock, Parigi, 1997.
(4) Vedere l’eccellente documentario in DVD di Michel Collon e Vanessa Stojilkovic, Les damnés du Kosovo – I dannati del Kosovo, Bruxelles, 2000.
(5) Jean Jaurès, « Il faut sauver les Arméniens – Bisogna salvare gli Armeni », Edizioni Mille et Une Nuits, Paris, 2006. Discorsi dal 1896-1897.
(6) Ziua, (« Le Jour », quotidiano Rumeno di diffusione nazionale), « Le Kosovo, propriété des Serbes – Il Kosovo, proprietà dei Serbi », Bucarest, 8 gennaio 2007.