Informazione

[ The original text, in english:
"Ashdown Forces Srebrenica Statement on Bosnian Serb President Under
Threat to Destroy Bosnian Serb State"
(Defense & Foreign Affairs Daily - Volume XXII, No. 168 - Wednesday,
October 20, 2004)
at:
http://www.slobodan-milosevic.org/news/dfad102004.htm
or: JUGOINFO, 31 Oct 2004 12:13:24
http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/messages ]


www.resistenze.org - popoli resistenti - bosnia -

Defense & Foreign Affairs Daily (Quotidiano di Difesa ed Esteri) –
Volume XXII, No. 168 – mercoledì, 20 ottobre 2004

Ashdown costringe il presidente serbo-bosniaco alle affermazioni su
Srebrenica, sotto la minaccia di distruggere lo stato serbo-bosniaco


Dalla Stazione GIS, Sarajevo.

Fonti interne all’Ufficio dell’Alta Delegazione per la
Bosnia-Erzegovina (OHR) hanno indicato che nonostante il Presidente
Dragan Cavic della Repubblica Srpska abbia rilasciato un’affermazione –
estorta sotto coercizione da parte dell’OHR Paddy Ashdown – il 15
ottobre 2004, “riconoscendo” di aver addotto come attenuante le
atrocità serbe contro i mussulmano-bosniaci compiute nel 1995 a
Srebrenica, era prevedibile che Ashdown avrebbe tentato di destituire
il Pres. Cavic il più presto possibile, e, per quanto si possa
immaginare, prima della fine del 2004.

E’ significativo che Ashdown abbia dato prova di tempismo per fare
coincidere il tutto con il vuoto creatosi a causa delle elezioni USA,
che vedranno postporsi la sessione del prossimo Congresso USA sino agli
inizi del 2005, momento in cui si assisterà anche al rinnovamento
parziale dei suoi membri. A quanto pare Ashdown ha preso provvedimenti
tesi a fermare qualunque eventuale protesta da parte dei membri del
Congresso USA, i quali si sono progressivamente adirati nel constatare
il regime arbitrario e dispotico di Ashdown in Bosnia-Erzegovina, e i
suoi piani per porre fine a qualsiasi spazio all’interno dello stato
per i serbo-bosniaci, che un tempo possedevano i due terzi di quella
terra.

Ashdown ha visto ciò come una missione avente come scopo non l’
adempimento del Trattato di Dayton del 1995 – per il quale la comunità
internazionale diede vita alla sua carica – ma piuttosto di trasformare
la Bosnia & Erzegovina in uno stato unitario, negando così l’obiettivo
convenuto a Dayton di due sotto-stati inclusi in una federazione.
Stando alle fonti, Ashdown intende essenzialmente vedere la
“sparizione” della Republica Srpska, atto che verrebbe a completare la
cessione della Bosnia-Erzegovina ai bosniaco-mussulmani, compiendo in
effetti una “pulizia etnica” nei confronti dei serbo-bosniaci,
estromettendoli dallo stato.

E’ significativo che la Republica Srpska sia l’unica parte della
Bosnia-Erzegovina in cui vengono applicate le norme di legge, e in cui
vi siano produttività e tolleranza etnica e religiosa.
Ashdown ha tuttavia una forte storia di condotta anti-serba.

Un resoconto del Quotidiano di Difesa ed Esteri datato 8 settembre
2003, dal titolo: Ufficiale USA coinvolto con l’Alto Rappresentante
bosniaco nel tentativo di costringere a stilare verbali falsificati
riguardanti Srebrenica, spiegava esplicitamente per filo e per segno
come Ashdown, con il contributo del delegato USA HR Amb. Donald Hays,
intendesse costringere ad una relazione pilotata sui combattimenti di
Srebrenica nel corso della guerra civile in Bosnia-Erzegovina, il
Governo serbo-bosniaco (Republica Srpska), fornendo così la
possibilità a Ashdown per destituire il Governo democraticamente
eletto ed il Presidente della Repubblica Srpska.

Conformemente agli accordi di Dayton, l’Alto Rappresentante può
destituire, allontanare qualunque funzionario, sia esso eletto oppure
nominato, senza contestazione e senza inevitabilmente stabilire una
ragione o doverne dimostrare le motivazioni.

Alla data 8 settembre 2003, il verbale riportava:
Fonti del tutto attendibili interne al Ministero dell’Alta
Rappresentanza in Bosnia ed Erzegovina, e altre fonti in Sarajevo hanno
riferito al GIS/Quotidiano di Difesa ed Esteri che un rappresentante
USA assecondato, appoggiato dall’ambasciatore Donald S. Hays, Deputato
dell’Alta Rappresentanza per Bosnia ed Erzegovina, è stato
concretamente compromesso in tentativi per costringere la redazione di
un rapporto falsificato, e di averne forzato la pubblicazione. Tale
documento avrebbe come oggetto il controverso combattimento che ebbe
luogo nella città di Srebrenica al tempo della guerra.

Paddy Ashdown, tempo addietro politico inglese, l’amb. Hays ha
richiesto la pubblicazione da parte del governo della Repubblica
Srpska, provincia della Bosnia-Erzegovina a predominanza serba, di un
cosiddetto “rapporto definitivo”circa un’uccisione di massa di
bosniaco-musulmani verificatasi, secondo quanto si dice, a Srebrenica
nel 1995, durante la guerra civile bosniaca. In sostanza, l’amb. Hays e
Lord Ashdown stanno tentando in maniera coercitiva di obbligare il
governo della Repubblica Srpska (RS) ad ammettere che i serbi furono
responsabili del genocidio di migliaia di musulmani a Srebrenica.

Il 15 ottobre 2004, il Presidente della Republica Srpska Cavic ha reso
una dichiarazione – che si sa essere totalmente contraria alla sua
personale conoscenza e alle sue convinzioni riguardo l’affare
Srebrenica, e del tutto in disaccordo con la ricerca forense attuata da
parecchi governi europei ed esperti forensi internazionali – che
affermava come i serbo-bosniaci avessero dato prova di una maturità
politica ammettendo per la prima volta che le loro forze massacrarono
più di 7000 mussulmani nel “massacro di Srebrenica” del 1995. Il Pres.
Cavic dichiarò all’agenzia d’informazioni SRNA della Republica Srpska
che tale resoconto costituiva una “prova” della “maturità politica dei
serbi di essere all’altezza nell’ affrontare persino gli eventi
negativi del loro passato bellico”.

Fu detto al Pres. Cavic che sarebbe stato allontanato dal suo incarico
da HR Ashdown se avesse rifiutato di accettare i “risultati” della
cosidetta Commissione su Srebrenica, sponsorizzata da Ashdown, e
dominata da un suo eletto, il Capo della Commissione Dispersi dominata
dai musulmani. Il licenziamento di quasi 60 funzionari eletti e
incaricati del Governo della Republica Srpska in data 30 giugno – 1
luglio 2004, e il fatto di aver lasciato il Pres. Cavic in carica, ha
ovviamente consolidato la realtà, il dato di fatto che non avrebbero
potuto dire la verità circa Srebrenica o su qualunque altra questione
che fosse in contrasto con il giudizio dell’OHR e nel contempo
mantenere il loro lavoro.
Vedere il Quotidiano di Difesa ed Esteri, 1 luglio 2004; Ashdown, come
si presagiva, sferra la prima fase dell’azione finalizzata a
distruggere lo stato Republica Srpska.

Frattanto, una commissione indipendente ha portato a termine
un’operazione di raccolta di testimonianze fondamentali su quel che
accadde a Srebrenica, compresi i combattimenti estesi attorno alla
città nel due anni precedenti l’episodio del 1995, e, stando ad una
fonte investigativa interna, “che espone i numeri altamente gonfiati ed
il falso contesto della versione ufficiale su Srebrenica.”

I funzionari dell’intelligence della Forza di Stabilizzazione NATO
(SFOR) in Bosnia si lamentarono con Ashdown in seguito all’epurazione
del giugno – luglio 2004; di come avesse sommariamente allontanato
persone in seno al Governo della Republica Srpska, che erano elementi
vitali ai fini di una comprensione non soltanto di qualsiasi crimine di
guerra commesso nel corso della guerra civile, ma anche dell’enorme
concorso dei combattenti e dei sostenitori del terrorismo di matrice
islamica sviluppatosi durante gli anni ’90 e che continua sino ad oggi.
Come conseguenza, Ashdown dovette riformare uno dei licenziamenti – che
era stato intrapreso pubblicamente – ed offrire la reintegrazione
dell’ufficiale coinvolto con una nuova qualifica lavorativa, per
evitare l’imbarazzo con l’OHR. Il funzionario rifiutò di venire
ripristinato, e, come risultato, le azioni di Ashcroft cagionarono un
danno considerevole alle capacità di contro-terrorismo occidentali.

Il 1 luglio 2004, un resoconto del Quotidiano di Difesa ed Esteri
rilevava: “Il 30 giugno 2004 eil 1 luglio 2004, Paddy Ashdown, l’Alto
Rappresentante per la Bosnia-Erzegovina ha preso misure “punitive” nei
confronti della comunità serbo-bosniaca, come predetto in esclusiva da
GIS/Quotidiano di Difesa ed Esteri. La sua mossa costituisce il primo
stadio di un tentativo preventivo di rovesciare totalmente gli Accordi
di Dayton internazionalmente sottoscritti nel 1995, distruggendo lo
stato serbo-bosniaco, Republica Srpska e mettendo il potere nelle mani
della leadership bosniaco-musulmana, la quale, sin dai primi anni ’90,
ha operato congiuntamente al leader di al-Qaeda Osama bin Laden.”

Pochi giorni prima di quel resoconto, il 28 giugno 2004, il Quotidiano
di Difesa ed Esteri, in un verbale intitolato Ashdown pensava di
intensificare gli attacchi sui serbo-bosniaci osservava :
Fonti interne all’ ”Ufficio dell’Alta Delegazione” – la leadership
della Bosnia-Erzegovina imposta a livello internazionale – di Sarajevo,
ha riferito al GIS/Quotidiano di Difesa ed Esteri che si aspettavano
che l’ “Alto Rappresentante” Paddy Ashdown impiegasse la data storica
serba del 28 giugno 2004, che commemora la Battaglia del Kosovo del
1389, come giornata simbolica per imporre “un’ulteriore punizione” alla
comunità serbo-bosniaca.

Secondo quanto si dice, Ashdown fu estremamente infelice del fatto che
la delegazione NATO lo avesse tempo prima essenzialmente obbligato, nel
giugno 2004, a revocare la destituzione del funzionario serbo-bosniaco
responsabile delle indagini riguardanti i crimini di guerra, in ragione
del fatto che le investigazioni avevano già condotto gli ufficiali
civili del contro-terrorismo NATO a successi di grande importanza
nell’ambito dei tentativi tesi alla soppressione del terrorismo
islamico di matrice bosniaca. Ashdown aveva come da tradizione,
mantenuto rapporti di contiguità con la comunità musulmana, anche nel
periodo in cui fu leader del Partito Liberale Britannico, prima di
venire allontanato forzatamente da quell’incarico. Tuttavia, in un
secondo tempo, questi legami lo condussero a supportare molto da vicino
i musulmani radicali del partito bosniaco SDA del leader terrorista
Alija Izetbegovic, il quale fu, sino alla morte, fra i più importanti
sostenitori ed alleati di Osama bin Laden e di Ayman al-Zawahiri.

Come conseguenza, la riuscita della creazione di uno stato
serbo-bosniaco fatto sorgere in Bosnia-Herzegovina, risultato dagli
Accordi di Dayton, e l’emergere costante e coerente di connessioni tra
la leadership bosniaco-musulmana e l’organizzazione al-Qaeda di Osama
bin Laden sono fattori che mettono in rilievo il fallimento delle
politiche di Ashdown in Bosnia-Erzegovina. Il principale strumento
impiegato da Ashdown per costringere i serbo-bosniaci è stato la
Commissione su Srebrenica, strumentalizzata al fine di opprimere e
dominare tutti gli accertamenti internazionali riguardanti i
combattimenti del 1995 (e anche precedenti) verificatisi nella città di
Srebrenica e nei suoi dintorni.

Il 20 aprile 2004, Ashdown destituì sbrigativamente il funzionario
della Repubblica Srpska Dejan Miletic, il quale era stato incaricato di
investigare circa i crimini di guerra, e ordinò poi alla leadership
serbo-bosniaca di emettere una dichiarazione – totalmente imposta dal
Ministero di Alta rappresentanza di Ashdown – confermante
l’accettazione della versione islamista di Ashdown circa quel che ebbe
luogo durante il combattimento di Srebrenica, e tutto ciò nonostante il
fatto che le ripetute affermazioni di Ashdown sfidassero apertamente e
a più riprese le investigazioni forensi indipendenti che si occupavano
del caso. Effettivamente, come GIS ha osservato in passato, Ashdown ha
perfino rifiutato di parlare con gli scienziati forensi, i quali
avevano, in maniera del tutto autonoma, sviluppato e ampliato le
informazioni e le notizie di intelligence su ciò che realmente accadde
a Srebrenica. Un membro europeo occidentale dello staff dell’OHR ha
affermato: “Ashdown non permetterà che i dati di fatto interferiscano
con la sua versione della storia. L’intera questione riguarda lui, e
non la fondazione di uno stato stabile e multiconfessionale come
satbilito negli accordi di Dayton.”

E dopo aver forzato la leadership serbo-bosniaca (Repubblica Srpska) a
rendere una dichiarazione – in seguito alla revoca di Mr Miletic, che
non avrebbe convenuto con i resoconti arbitrari e non comprovati di
Ashdown sull’affare Srebrenica, sotto minaccia di destituzione
arbitraria da parte di Ashdown di entrambi il Presidente ed il Primo
Ministro della Repubblica Srpska – Ashdown acconsentì alle richieste
formulate dalla Forza di Stabilizzazione NATO (SFOR) affinché Miletic
fosse reintegrato al suo posto di lavoro, sebbene con un titolo
differente.

Anche l’aumento dei bollettini che registrano l’accresciuto verificarsi
di un’effettiva attività terroristica islamica all’interno dei confini
bosniaci ha incollerito Ashdown in maniera crescente. Tali rapporti, e
la loro fondatezza e legittimità, mostrano il disastro del suo mandato
del dipartimento GIS Difesa & Esteri di Sarajevo e Belgrado che
l’appoggio costante da parte di alcuni funzionari internazionali, teso
alla creazione di uno stato albanese indipendente nell’area serba del
Kosovo e Metohija dovrebbe incontrarsi con una rivendicazione per la
quale i tempi sarebbero maturi per esaminare e prendere in
considerazione l’attuazione di uno stato serbo-bosniaco sovrano e
separato, in quello che è ora lo stato componente la Repubblica Srpska
in Bosnia-Erzegovina. Un serbo ha affermato: “Abbiamo stipulato un
accordo a Dayton, eppure, nonostante ciò, le terre e i diritti dei
serbi sono sottoposti a costante erosione. Presto, se Ashdown,
Holbrooke, Clark e i loro amici islamisti albanesi e bosniaci avranno
ciò che vogliono, non rimarranno terre sotto il controllo serbo,
nonostante la Serbia fosse l’unico stato nella regione ad aver
tradizionalmente offerto ospitalità a tutte i gruppi etnici e
religioni.”

2004 Defense & Foreign Affairs Daily

Traduzione Enrico Vigna, Associazione SOS Yugoslavia

Il terrorismo ustascia in Italia


I brani seguenti sono estratti dal dossier:
"1972: ricordi della strategia della tensione"
di Claudia Cernigoi, edito a cura della redazione de "La Nuova
Alabarda", Trieste 2003 - il testo integrale su:
http://www.NuovaAlabarda.tk/

Sull'attivita' terroristica e stragista degli indipendentisti croati
all'estero vedi anche:
CRONOLOGIA DEGLI ATTACCHI TERRORISTICI SUL TERRITORIO AUSTRALIANO,
1961-1988
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/1606

Sulla storia della alleanza tra fascisti italiani ed indipendentisti
croati vedi ad es.:
IL FASCISMO E GLI USTASCIA - 1929-1941: Il separatismo croato in
Italia, di Pasquale Juso
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2814

---

(...) < In riferimento al deposito di esplosivi ad Aurisina, si
innestano le notizie che danno per certo un incontro avvenuto il 25
gennaio di quest’anno [1972] in Germania, fra un esponente del MSI di
Trieste ispiratore di un’agenzia di stampa che si occupa di politica
estera, e rappresentanti dei fascisti jugoslavi, gli ustascia, autori
di alcuni attentati dinamitardi. A proposito di rapporti tra Trieste e
ustascia, un quotidiano nazionale riporta la notizia che nel 1969 un
triestino del gruppo di Avanguardia nazionale, Claudio Scarpa, prese
parte a un campo di addestramento in Baviera, organizzato dagli
ustascia. Oltre ad Aurisina il nucleo investigativo dei carabinieri ha
già avuto a che fare tempo fa con consistenti quantitativi di armi o
esplosivi. Lo scorso anno (9/3/71, n.d.r.) aveva destato sensazione il
blocco nel porto di Trieste di una nave panamense, la Caravelle prima,
a bordo della quale erano state sequestrate ingenti quantità di armi
(...) dello stesso tipo di quelle di Aurisina e la provenienza sembra
fosse greca. > [1]

(...) Sullo stesso argomento [di una visita del commissario Calabresi a
Trieste nell'ambito dell'indagine sulla strana morte di Feltrinelli] il
“Piccolo” è ritornato molti anni dopo, il giorno precedente la ripresa
del processo Sofri a Mestre [2]. < Due giorni prima di venire ucciso il
commissario sarebbe giunto a Trieste forse perché stava indagando su un
traffico d’armi provenienti dal circolo neonazista di Monaco e dirette,
via Trieste a fascisti italiani e ustascia jugoslavi. “Alla metà di
maggio Calabresi fu prelevato da casa sua e condotto a Trieste. Insieme
a lui il questore Guida (all’epoca ispettore generale al ministero
dell’interno n.d.r.) e l’onorevole Caron della DC. A Trieste
conferirono con il conte Loredan, noto fascista. Due giorni dopo venne
ucciso”. È quanto sostiene un informatore di allora dei nostri servizi
segreti, nome in codice “Dario”. L’informatore rileva che su quel
traffico aveva indagato anche Giangiacomo Feltrinelli e aggiunge:
“Calabresi lo sapeva e quindi conosceva i reali motivi della sua
morte”. >

(...) < Qualche ipotetica ragione per spiegare la scelta di Gorizia
come luogo per una strage [di Peteano] esiste (...) da queste parti c’è
abbondanza di personale particolarmente addestrato al terrorismo
politico. Sono gli ustascia e non a caso, forse, subito dopo il crimine
le autorità jugoslave hanno offerto la loro collaborazione. Calabresi
qualche giorno prima di essere ucciso è venuto a Trieste [3]. Gorizia è
storicamente un centro di incontro e di smistamento degli ustascia,
gente che sa maneggiare l’esplosivo, che ha i suoi depositi (come
quello di Aurisina decina di chili di T4 col timbro NATO) e molte
amicizie (...) anche tra le alleanze interne all’organizzazione
clandestina di sicurezza NATO (cioè la Gladio, n.d.r.?) gli amici sono
i camerati di ON e di AN, qualche rappresentante del SID e Divisione
affari riservati (ora SIGSI). A Udine gli ordinovisti sono Carlo
Cicuttini (originario delle valli del Natisone dove si parla un
dialetto che presenta lo stesso accento del telefonista di Peteano),
Ivano Boccaccio, Vincenzo e Gaetano Vinciguerra. > [4]


1) “Il Meridiano di Trieste”, 20/4/72.
2) Articolo di Silvio Maranzana nel “Piccolo” del 25/10/1999.
3) “Una lunga serie di attentati danno un marchio particolare al 1972,
l’anno che in cui Tito, deciso a stroncare finalmente un movimento
separatista che fa capo ai vertici stessi del partito in Croazia (...)
dopo un braccio di ferro durato parecchi mesi il 26/4/72 nell’assemblea
generale dei comunisti della Croazia i leaders scissionisti vengono
sconfitti” (G. Flamini, “Il partito del golpe”, Bovolenta 1983).
4) G. P. Testa, “La strage di Peteano”, Einaudi 1976.

[ Il seguente intervento, che contesta la presunta "artificialita'"
dello Stato jugoslavo, e' apparso nella rubrica Lettere di Giano n.47,
settembre 2004 (vedi in fondo, l'Indice del numero) ]


Darko Suvin, Sulla "invenzione" dello Stato jugoslavo

Caro direttore,
reading your most useful issue no.44, I find in the article of Mr.
Bonanate on "II sistema internazionale e le guerre" a passage which not
only seems unnecessary for his argument but is in my opinion basically
dubious. I refer to the passage on p. 115 which speaks of "una
diplomazia assurda... a Versailles in 1918, inventando uno Stato come
la Jugoslavia" (corsivo nell'originale). Now I was born and have lived
in Yugoslavia until my departure for teaching abroad in 1967, I visited
it almost every year since, I've published a lot there and continue to
do so both in Zagreb and Beograd, and -- perhaps most to the point --
my Ph.D. from Zagreb University on comparative literature and theatre
dealt with the years 1800-1920, mainly in Croatia and Dalmatia under
Austria-Hungary but including the effervescence that led to the
post-1918 Yugoslavia. Thus, although I have done no encompassing
research on the formation of the first (monarchist) Yugoslav State in
1918, I think the following is generally accepted by those who have no
particular separatist commitment (as do all rightwingers today, merrily
revising history). The "yugoslav" idea ("jug" means "south" in
Croato-Serbian, thus the idea of a unity of southern Slavs, usually
excluding the Bulgarians) was born in Croatia early in the 19th
Century, during a Risorgimento parallel to if feebler than the Italian
one. It was first couched, in the cultural movement of Gaj and his
followers in Croatia, in pseudohistorical terms of "Illyrian" unity,
sparked by Napoleon's short-lived "Illyrian Provinces", but after the
trauma of 1848 reborn as "Yugoslav". The best testimony to it is that
the academy of arts and sciences, established in Zagreb under the aegis
of the patriotic Bishop Strossmayer as a focus for the activities of
national affirmation, was named the "Yugoslav Academy". The idea grew
parallel to the disenchantment with the Habsburg Monarchy and was at
the time of the First World War clearly favoured by most people, as
different from the small nationalist party. The disastrous war resulted
in large-scale famine, in large-scale bloodshed among the Croatian,
Slovene and Bosnian solders fighting on Isonzo and elsewhere, and in
mass defections among the soldiers hiding in woods and countryside. At
that point, amid military collapse, the Croatian regional Parliament
followed emigre' politicians like Supilo who had been pressing for
Yugoslavia, and asked for an accession to a Kingdom of Southern Slavs,
and the Slovenians followed suit. The main opposition to the idea came
from some currents in the Serbian emigre' government striving rather
for Greater Serbia, but it was backgrounded by a combination of popular
sentiment and the Karadjordjevic dynasty acceptance. One should not be
too naive about this. All the political parties involved were bourgeois
or petty-bourgeois, concerned mainly for law and order in troubled
times, while workers and the mass of peasants had no official political
voice. And surely Franco-English interests were not only for stability
in a country rich in raw materials but also in a bulwark against the
spread of Soviet Revolution. But having worked on private diaries and
letters of the 1914-18 period, I found little anti- Yugoslav sentiment
in Croatia. Just as important perhaps is the refounding of Yugoslavia
in Tito's partizan struggle during 1941-45 which went on through the
whole country, and defeated by independent means not only the German
and Italian fascist occupiers but also their nationalist quisling
authorities in Serbia and Croatia. This mass movement with prominent
participation of peasants added a genuine component of social justice
and national equality. Whatever its errors and failings, the Federal
Republic of Yugoslavia was (to my mind) clearly preferable to the
nationalist wars and frenzies after its collapse. While it is today not
realistic to speak about a Yugoslav State, this latest experience might
have warned Mr. Bonanate to either proceed more cautiously or give some
valid argument for this acceptance of the fascist and nationalist
separatist thesis about the artificiality of Yugoslavia.

Yours truly, Dr. Darko Suvin Professor Emeritus, McGill University


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http://www.odradek.it/giano/archivio/2004/47.html


“Giano.Pace ambiente problemi globali” n. 47– settembre 2004

EUROPA E ZEUS. UN DOSSIER TRANSATLANTICO


Gordon Poole
Introduzione alle elezioni in Usa: Bush, Kerry e i candidati “terzi”

QUADRANTE
EUROPA E ZEUS. UN DOSSIER TRANSATLANTICO

Domenico Di Fiore
Tra vecchi nazionalismi, pressioni Usa, classismo dei potenti: quale
Europa?

Gabriele Garibaldi
La “nuova” Unione Europea: i dubbi e le “certezze”

Marco Piccioni
Il conflitto tra Europa e Stati Uniti sul controllo delle risorse
energetiche

Enrico Maria Massucci Europa, convitato di pietra della
“comunità internazionale”

Patrizia Zanelli
L’Europa vista dal mondo arabo

Gaetano Arfè
Un europa senz'anima: un federalismo incompiuto e deformato a cura di
Fabio Gentile

Strumenti
Dall’Oece all’Euro. Cronologia 1948-2004 a cura di G. Garibaldi

Alexander Höbel
L’evoluzione della strategia dell’imperialismo Usa (1991-2003)

Antonio Gambino
La “dottrina” statunitense: una guerra perpetua contro i “non schiavi”

Corsivo “Strategia della tensione mediatica” (l.c.)
Archivio Angelo Panebianco, Quali che siano stati, regolarmente

ANALISI

Andrea Panaccione
Una rete di interdipendenze storiche. Russia ed ex-Urss nel nuovo
disordine mondiale

Angelo Michele Imbriani
“Shining India”: una “terza via” socialdemocratica?

Silvia Rossi
La Siria nel disegno mediorientale degli Stati Uniti

CLIMA, ENERGIA, AMBIENTE
Critica dello sviluppo capitalistico (II°)
dossier a cura di Angelo Baracca

Emilio Del Giudice
Il problema dell’energia alla luce di alcuni recenti sviluppi
scientifici

Michele Paolini
La concezione tragica della crescita

Corsivo Vittorio Sartogo, Acerra, e non solo
Vita di “Giano” Contro la guerra e il terrorismo, per le compagne
sequestrate
Lettere a “Giano” Darko Suvin, Sulla “invenzione” dello Stato
jugoslavo;
Luigi Bonanate, Risposta al prof. Suvin

LIBRI
Recensioni Aronowitz – Gautney (eds.), Implicating Empire (F.
Marcelli); I. Masulli, Welfare (M. Meriggi)
Segnalazioni a cura di Luigi Cortesi, Domenico Di Fiore,
Vincenzo Pugliano, Silvio Silvestri, Ireneo Vladimiri, Brigitta Gruber.


http://www.odradek.it/giano/

Kosovo: il primo ministro serbo e' clandestino nel proprio paese

In occasione nel Natale ortodosso, il primo ministro serbo Kostunica si
e' recato clandestinamente in Kosovo. Nel frattempo, il leader
etno-separatista e stragista Haradinaj gioca a fare il "primo ministro"
della provincia serba con la complicita' della "comunita'
internazionale"

1. Pensieri sinistri (P. Catapano)
2. KOSOVO: IL "PREMIER" E' UN TRAFFICANTE DI DROGA
SOSPETTATO DI CRIMINI DI GUERRA
3. Brevi


=== 1 ===

Pensieri sinistri

Questo è un esempio classico delle opinioni nefaste sul Kosovo tipiche
della sinistra occidentale cosiddetta "istituzionale" e del linguaggio
"orwelliano" da essa usato. L'articolo del 23 dicembre dell'avvocato
Michael O'Reilly, reperibile all'indirizzo
http://www.onlineopinion.com.au/view.asp?article=2874 è da questo punto
di vista illuminante. L'autore è stato consigliere dell'ex Primo
Ministro irlandese John Bruton ed è stato per alcuni anni in Kosovo,
lavorando come consulente per conto del think-tank NDI (National
Democratic Institute for International Affairs). L'NDI (il cui
Presidente è Madeleine Albright) vanta, tra le sue imprese, la
partecipazione al golpe in Ucraina (i famosi corsi di formazione
"nonviolenti" e i "finanziamenti alle ONG democratiche e libere"), in
perfetto connubio bipartisan con lo speculare IRI Repubblicano.

L'articolo parla delle "risposte negative della Comunità Internazionale
relativamente all'elezione di Ramush Haradinaj a Primo Ministro del
Kosovo" ed è intriso di pregiudizi razzisti anti-serbi.

Il Kosovo ormai è perso e Haradinaj è la persona giusta per traghettare
l'entità kosovara verso le magnifiche sorti e progressive
dell'indipendenza e dell'accoglienza nella comunità degli stati liberi
e democratici, alla faccia della risoluzione 1244.

Kostunica, anche se si è opposto a Milosevic, è pur sempre un
nazionalista e i moderati, rappresentati dal Presidente Tadic (sic!),
sono imprigionati in una coalizione mortale di nazionalismo e crimine
organizzato che ha tormentato la Serbia fin da quando è stato
assassinato Djindjic. E' in questo contesto che si è sviluppata la
propaganda contro il "povero" Haradinaj, dipinto come una figura di
spicco dei politici democratici kosovari e come udite udite "un
eccezionale stratega militare che ha inflitto gravi perdite
all'apparato militare e paramilitare serbo". Egli è inoltre "molto
intelligente", "di bell'aspetto" (!!!!) ed "un politico esperto" che
"parla fluentemente 4 lingue".

Non si sa da chi O'Reilly l'abbia saputo, ma Haradinaj gode del
rispetto e dell'appoggio dei serbi in Kosovo (soprattutto il rispetto
dei parenti dei morti e dei desaparecidos o quello dei profughi) ed è
quindi la "maggiore minaccia ai malsani interessi di Begrado sui
Balcani del Sud" (sic!).

L'indipendenza del Kosovo viene paragonata a quella di Bosnia, Croazia,
Macedonia e Slovenia ed è vista come una giusta punizione alla
disintegrazione morale della politica di Belgrado e l'autore si augura
che anche Montenegro e Vojvodina seguano la stessa strada.

Addirittura l'accusa del Tribunale fantoccio dell'Aia contro Haradinaj
viene vista come un avvertimento della Comunità Internazionale, in
combutta con il desiderio di vendetta di Belgrado.

Insomma, è tutta colpa della Comunità Internazionale, che ha causato la
crisi e questo è un preoccupante segno dei tempi.

(a cura di Pino Catapano)


=== 2 ===

KOSOVO:
IL PREMIER E' UN TRAFFICANTE DI DROGA
SOSPETTATO DI CRIMINI DI GUERRA

Sarà quasi certamente Ramush Haradinaj il nuovo presidente del
consiglio del Kosovo, appena uscito da un'elezione politica ampiamente
boicottata dalla minoranza serba della provincia.

Il problema è che Haradinaj, ex capo militare dell'UCK - una banda di
narcotrafficanti al servizio della NATO che si distinse per attività di
terrorismo negli anni precedenti l'attacco multinazionale alla Serbia
del 1999 - è un noto trafficante di eroina ed è nel mirino del
tribunale internazionale dell'Aja (che lo ha già interrogato e sta
processando tre suoi uomini) per "uccisioni, trattamenti crudeli e atti
disumani" commessi inKosovo nel 1999.

La nomina di Haradinaj, oggi leader dell'AAK, un partito che alle
elezioni ha raccolto appena l'8,28 dei consensi, avviene a pochi mesi
dalla data (giugno '95) in cui dovranno essere verificati gliaccordi di
pace di Kumanovo, prima tappa per l'avvio dell'autonomia amministrativa
del Kosovo che resterà comunque una provincia della Serbia.

Il vecchio leader kosovaro Ibrahim Rugova (alle elezioni il suo
partito, la Lega Democratica-LDK, con il 45,30 dei voti non ha ottenuto
la maggioranza assoluta) ha dovuto allearsi con l'AAK di Haradinaj per
lasciare all'opposizione il suo diretto rivale di sempre, quel Hashim
Tachi, già capo dell'UCK, fermo al 28,65 di preferenze.

Da notare che all'ultima consultazione elettorale in Kosovo ha
partecipato solo il 49% degli aventi diritto al voto, mentre quel che
resta della comunità serba, dopo la pulizia etnica subita ad opera
degli albanesi (nel progrom dello scorso marzohanno perso la vita 32
serbi e altri 30 monasteri ortodossi sono stati rasi al suolo) ha
disertato le urne.


Fonte:
LA   NEWSLETTER   DI   MISTERI   D'ITALIA
Anno 5 - n. 94 - 3 DICEMBRE 2004
http://www.misteriditalia.com


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KOSOVO: CHIESA SERBA RICORRE A STRASBURGO CONTRO PAESI KFOR
by ansa. Saturday, Dec. 11, 2004 at 9:26 PM mail:

ANSA) - BELGRADO, 9 DIC - La Chiesa ortodossa serba ha presentato un
ricorso al Tribunale per i diritti umani di Strasburgo contro Italia,
Francia, Germania e Gran Bretagna per i danni causati agli edifici
religiosi e ai luoghi sacri nel Kosovo dal 12 giugno del 1999, data
dell'ingresso nella provincia delle forze internazionali della Kfor.

( L'arcivescovo di Pec Artemije ha precisato di non aver coinvolto
anche gli Stati Uniti solo perche' la Corte di Strasburgo non ha
giurisdizione su Washington. Stando al patriarcato di Belgrado, dal
ritiro delle forze jugoslave in Kosovo sono andati distrutti circa 150
edifici e monumenti serbo ortodossi. Solo durante le violenze del marzo
scorso, che hanno anche provocato una ventina di morti, sono stati
distrutti o danneggiati oltre 30 fra chiese e monasteri, alcuni di
valore storico e artistico inestimabile. L'accusa rivolta ai paesi
della Kfor e' di non aver saputo prevenire tali distruzioni nelle zone
di loro competenza. ''Intendiamo chiedere al tribunale anche
compensazioni per i danni morali subiti, la paura, le sofferenze
fisiche, i tormenti che ogni membro della nostra chiesa - preti,
monaci, fedeli - ha sperimentato dal giugno 1999'', ha sottolineato il
promotore dell'iniziativa, Artemije. (ANSA). OT 09/12/2004 18:20

KOSOVO: PER KOSTUNICA LA NOMINA DI HARADINAJ E' PROVOCAZIONE

(ANSA-AFP) - BELGRADO, 3 DIC - Il primo ministro serbo Vojislav
Kostunica ha detto oggi che la nomina di Ramush Haradinaj, ex capo dei
ribelli albanesi, per la poltrona di primo ministro del Kosovo e' una
provocazione politica. Haradinaj e' stato scelto dal parlamento della
provincia, che e' amministrata dall'Onu e che non ha ancora formalmente
l'indipendenza dalla Serbia. ''Sia a livello locale sia a quello
internazionale - ha sottolineato Kostunica in una dichiarazione scritta
- e' noto che questa persona ha dei precedenti criminali che risalgono
al periodo di guerra ma anche a quello di pace''. (ANSA-AFP) TF
03/12/2004 23:14

MACEDONIA: SPARATORIA DURANTE OPERAZIONE POLIZIA, UN MORTO

(ANSA-AFP) - SKOPJE, 25 DIC - Una persona e' morta ed un poliziotto e'
rimasto ferito in una sparatoria avvenuta ieri sera a Tetovo (nordovest
della Macedonia), ha annunciato oggi la polizia. La sparatoria e'
avvenuta durante un'operazione lanciata dalle forze dell'ordine contro
una banda di criminali, per la maggior parte albanesi del Kosovo, che
si era asserragliata in un appartamento della citta'. I criminali
avevano con loro razzi e armi automatiche, secondo la polizia che ha
parlato di un violento scontro a fuoco. La vittima e' uno dei membri
della banda, ha aggiunto la fonte precisando che il poliziotto ferito
e' stato ricoverato in un ospedale di Skopje. Nel corso dell'operazione
sono stati arrestati due kosovari albanesi ma il capo della banda,
Ljirim Jakupi, per il quale la polizia dell'Onu in Kosovo ha emesso un
mandato di cattura, e' riuscito a scappare. Jakupi e' accusato di
omicidio e di terrorismo. (ANSA-AFP). GGI
25/12/2004 19:49

KOSOVO: NATALE ORTODOSSO, PRIMA VISITA KOSTUNICA

(ANSA-AFP) - PRISTINA, 7 GEN - Il premier serbo, Vojislav Kostunica, ha
compiuto la sua prima visita in Kosovo dall'inizio del suo mandato
(marzo 2004), per celebrare il Natale ortodosso, una festa molto
sentita da migliaia di serbi che in questi giorni affollano le chiese.
''La grande festa del Natale viene celebrata con molto amore e speranza
in tutto il paese e specialmente a Pec'', ha detto Kostunica dopo la
cerimonia. ''Rivolgo i miei auguri di Natale anzitutto al nostro popolo
del Kosovo'', ha aggiunto. Per recarsi in Kosovo, il premier serbo ha
dovuto chiedere un permesso al capo della missione dell'Onu in Kosovo,
Soren Jessen Petersen, il quale a sua volta ha dovuto consultare il
responsabile della forza Nato , il generale francese Yves de Kermabon.
Formalmente provincia di Serbia-Montenegro, il Kosovo e' amministrato
dal 1999 dall'Onu, dopo un anno di guerra tra le forze serbe e i
separatisti albanesi. (ANSA-AFP) LD
07/01/2005 17:04

KOSOVO: NATALE ORTODOSSO, KOSTUNICA IN SEGRETO A PEC

(ANSA) - BELGRADO, 7 GEN - Il primo ministro serbo Vojislav Kostunica
e' andato in Kosovo, primo capo di un governo di Belgrado a entrare
nella provincia dal 1999, per presenziare al rito del natale ortodosso
celebrato a Pec dal patriarca Pavle, capo della chiesa serba. La
visita, avvolta nel piu' stretto riserbo per motivi di sicurezza, e'
stata rivelata solo a rito concluso e a partecipanti ripartiti dalle
agenzie serbe Beta e Tanjug. E' avvenuta con l'avallo della Kfor (la
forza internazionale per il Kosovo), stando alle fonti che hanno
parlato di una scorta militare organizzata per gli ospiti. Nessuna
reazione e' stata al momento registrata da parte della leadership
albanese kosovara. Nell'omelia natalizia, il patriarca Pavle ha chiesto
''pace per serbi, albanesi e ogni comunita' che vive nel Kosovo''. La
scelta di Pec per la celebrazione del Natale e' praticamente obbligata:
Pavle, come i suoi predecessori, e' arcivescovo del patriarcato della
cittadina kosovara, che funge da cornice anche all'incoronazione del
capo della chiesa serba. Meno scontata la presenza di Kostunica -
fervente ortodosso e anche convinto 'nazionalista moderato' - che
stando agli osservatori belgradesi e' destinata a scatenare qualche
polemica: e' fra l'altro atteso in breve un nuovo round negoziale fra
la comunita' internazionale, la Serbia e la leadership albanese. Un
primo incontro e' stato fissato a Belgrado fra il capo dell'Unmik
(l'amministrazione dell'Onu per il Kosovo) Soren Jessen Petersen e i
vertici serbi. (ANSA). OT
07/01/2005 18:55

SERBIA/MONTENEGRO: GUARDIA FRONTIERA UCCIDE GIOVANE ALBANESE

(ANSA-AFP) - NIS (SERBIA/MONTENEGRO), 8 GEN - Una guardia di frontiera
dell'esercito della federazione Serbia/Montenegro ha sparato e ucciso
un giovane di 16 anni di etnia albanese nella regione di Presevo, al
confine con la Macedonia. Lo ha indicato un funzionario della giustizia
della citta' di Nis. Il giovane albanese, Dashnim Hajrullanu, ha
raccontato alla Afp il magistrato Ivan Bulatovic, sarebbe stato ucciso
mentre tentava di passare illegalmente la frontiera con la Mecedonia
per raggiungere il suo villaggio, Miratovac, situato a soli 500 metri
dalla frontiera. Il magistrato ha detto di aver ordinato l'autopsia sul
corpo del giovane. Il ministro della giustizia di Serbia/Montenegro,
Prvoslav Davinic, e' atteso per una visita nella zona, ma intanto circa
200 persone di albanese hanno inscenato una protesta, accusando i
militari di assassinio. La valle del Presevo, come il limitrofo Kosovo
e il nord della Macedonia, e' abitata da una maggioranza albanese. Fra
il 2000 e il 2001 la zona e' stata teatro di scontri fra i militari
serbi e la guerriglia separatista albanese dell'Esercito nazionale
albanese di Presevo, Mevedja e Bujonovac, confluito poi nell'Esercito
Nazionale Albanese, che combatte per una Grande Albania che comprenda
il Kosovo, il sud della Serbia e il nord della Macedonia. (ANSA-AFP). GV
08/01/2005 12:45