Informazione

Esecuzioni, decapitazioni ed altre operazioni propagandistiche

Larry Chin, Freebooter

20 novembre 2004 - Il modello è rimasto costante ed ovvio. Ogni
resoconto di notizie o scandalo che risultassero dannosi per l'agenda
di guerra Bush/angloamericana sono stati seguiti, entro poche ore, da
esecuzioni scioccanti (vere ed inscenate) che vengono attribuite agli
"insorti terroristi", nonostante circostanze discutibili, prove non
verificabili e fonti inaffidabili, come funzionari dei servizi segreti
e militari "innominati".

I responsabili di queste azioni non sono stati identificati e
probabilmente non lo saranno mai, in gran parte grazie ai deliberati
oscuramenti giornalistici dalle zone di guerra degli USA/Pentagono, ed
ai corporate media carichi di disinformazione e controllati da Bush.

Ciò che è chiaro, indifferentemente dall'identità degli esecutori, è
che i risultati hanno beneficiato esclusivamente la macchina bellica
degli USA/amministrazione Bush, mentre hanno completamente indebolito
gli obiettivi politici e di pubbliche relazioni dei movimenti e gruppi
anti-USA/antioccupazione. I metodi utilizzati per il rapimento e
l'assassinio di Margaret Hassan, Nick Berg ed altri corrisponde
accuratamente al profilo delle classiche operazioni occidentali di
intelligence e controinsurrezione.

Margaret Hassan

I resoconti delle carneficine da genocidio, delle atrocità e dei
crimini di guerra che vengono ora commessi dalle forze USA a Fallujah
(v. anche i dispacci di Dahr Jamail dall'Iraq:
http://www.dahrjamailiraq.com/ ) sono stati "ricambiati" da un video
dell'apparente esecuzione di Margaret Hassan, una funzionaria del
soccorso CARE che era amata e rispettata dagli iracheni ed anche dai
non iracheni. Questo atto, imputato agli insorti, ha provocato
risentimento tra gli iracheni verso i combattenti ribelli.

Ma l'omicidio della Hassan èra parte di una operazione
dell'intelligence britannica (
http://www.jihadunspun.com/intheatre_internal.php?article=10

0224&list=/home.php& ) ? Il racconto di un giornalista giordano:

"I britannici hanno cercato di assicurarsi da ogni potenziale
contraccolpo del pubblico e dei loro parlamentari laburisti (nel caso
le cose andassero proprio male) ordinando ai loro agenti in campo in
Iraq di rapire Margaret Hassan, l'operatrice dell'associazione di
beneficenza Care International.

"Il recente comunicato dei mujaahideen ha esposto la politica di
sicurezza britannica ed ha negato ogni coinvolgimento del JTJ nel
rapimento. Il rapimento invierà al pubblico britannico il messaggio che
la resistenza irachena è composta da mostri e pluriomicidi e che non vi
può essere altra risposta che cancellarli dalla faccia della terra,
prolungando dunque il ridispiegamento delle truppe britanniche nella
regione vicina a Baghdad".

Il rapimento e l'esecuzione della Hassan non hanno proprio alcun senso
eccetto quello di un'operazione di intelligence di agenti USA,
britannici o alleati degli USA ( http://www.uruknet.info/?p=6457 ):

"Ma perché la resistenza dovrebbe rapire chi per 25 anni ha fornito
assistenza umanitaria al popolo iracheno? E' possibile che la
resistenza irachena voglia negare assistenza umanitaria al popolo
iracheno? Naturalmente no. In America, i media ufficiali rispondono
tutti i giorni a queste domande: la resistenza irachena è fanatica,
assassina, non è niente altro che una sregolata confederazione di
terroristi, criminali, folli islamici, sadici dementi che fanno saltare
in aria autobombe in piazze di mercato affollate ed uccidono donne e
bambini ed i loro vicini. Comunque, vi è un'altra possibile
spiegazione: il rapimento di Margaret Hassan è parte di un'operazione
antinsurrezione ideata per far apparire malvagia la resistenza e così
rivoltarle contro l'opinione pubblica mondiale".

Per più di 20 anni la stessa Hassan è stata una delle più potenti voci
sulla crisi umanitaria in Iraq. E recentemente è stata una critica
dell'occupazione. In un precedente filmato la Hassan ha invocato che i
britannici se ne vadano dall'Iraq. Era uno svantaggio nelle pubbliche
relazioni.

Il rapimento Torretta-Pari

Nel settembre 2004 vennero rapite in circostanze sospette due giovani
volontarie umanitarie, Simona Torretta and Simona Pari. Di questo sono
stati incolpati gli insorti e/o dei terroristi collegati a Zarqawi (
http://www.atimes.com/atimes/Middle_East/FJ15Ak02.html ) .

Secondo un'inchiesta del britannico Guardian, gli insorti iracheni non
erano dietro il rapimento delle due volontarie italiane
(http://www.islamonline.org/English/News/2004-09/16/article06.shtml ) :

"Il Guardian ha detto che il rapimento di Simona Torretta e Simona Pari
porta il marchio di un'operazione coperta straniera, un tentativo di
screditare l'incessante resistenza irachena contro le forze di
occupazione USA.

"Il quotidiano di vasta divulgazione aggiunge altri sospetti di un
coinvolgimento straniero nell'operazione poiché è stata eseguita
soltanto a pochi metri dalla pesantemente pattugliata Zona Verde senza
nessuna interferenza da parte della polizia irachena o dei militari USA.

"Il Guardian sostiene che le armi utilizzate nell'operazione erano più
sofisticate di quelle usate solitamente dalla resistenza irachena
poiché i rapitori usarono AK-47, fucili e pistole con il silenziatore e
armi da stordimento, mentre i partigiani iracheni usano sempre
Kalashnikov arrugginiti.

"Ancora più sorprendente, secondo il quotidiano britannico, è che i
rapitori indossavano uniformi della Guardia Nazionale irachena e si
presentarono come dipendenti di Iyad Allawi [Primo Ministro iracheno]."

L'esecuzione di Nick Berg

Nella primavera del 2004 Nick Berg è stato "giustiziato" da agenti dei
servizi segreti USA o alleati degli USA per distogliere l'attenzione
dagli scandali delle torture a Abu Ghraib (
http://www.globalresearch.ca/articles/CAR405A.html ).

Vi sono anche abbondanti prove che, sulla base di una dettagliata
analisi de La Voz de Aztlan ( http://www.uruknet.info/?p=2837 ), il
film dell'esecuzione di Nicholas Berg nella primavera del 2004 era una
completa falsificazione ( http://uruknet.info/?colonna=m&p=3081 ) .
Nonostante questa ed altre smentite, la decapitazione di Berg resta una
spaventosa immagine che provoca odio "antiterrorista".

Daniel Pearl

L'uccisione del giornalista Daniel Pearl (
http://www.globalresearch.ca/articles/KUP209A.html ) è stata
analogamente distorta per avvantaggiare la propaganda della "guerra al
terrorismo"e far divampare la collera contro i presunti terroristi di
al Qaeda coinvolti negli attentati dell'11/9.

Proprio come Margaret Hassan era un problema di pubbliche relazioni che
doveva essere soffocato sul nascere, Pearl era un fastidio. Era alla
ricerca di collegamenti tra il terrorismo, i gruppi terroristi ed i
servizi segreti e poco prima di essere assassinato faceva ricerche
sull'ISI Pakistano (in pratica una succursale della CIA).

L'esplosione dell'incubo post 11/9

E' chiaro che la maggior parte, se non tutti, i convenientemente
sincronizzati rapimenti ed esecuzioni, i falsi allarmi terroristici, i
video di Osama Bin Laden, gli arresti di "al Qaeda", il costante rullio
di tamburi su Zarqawi (v. anche qui: http://uruknet.info/?p=3472 ),
sono stati allestiti e sfruttati dalla propaganda bellica
anglo-americana ( http://globalresearch.ca/articles/CHO409D.html ),
calcolata per 1) distrarre dalla verità dell'aggressione unilaterale
anglo-americana, 2) far rivoltare l'opinione pubblica mondiale contro
coloro che resistono alla guerra ed all'occupazione a guida USA e 3)
mantenere la paura, la violenta emozione ed il mito basato sull'odio
del "terrorismo" e del "fanatico nemico esterno".

Allo stesso tempo, ciò che non può essere ignorato è che la reazione
atrocemente violenta da parte delle vittime dell'aggressione a guida
USA si muoverà a spirale fuori controllo, se non è già accaduto. Mentre
l'aggressione a guida USA ha continuato ad intensificarsi essa ha
spinto le sue vittime verso azioni di resistenza ed autoconservazione
sempre più disperate. Di proposito.

Come scrive Mike Ruppert in Crossing the Rubicon (
http://www.fromthewilderness.com/ ): "Persino se non ci fossero stati
[terroristi] prima dell'11/9 (e ce ne erano) gli USA sarebbero andati
in cerca di creare l'ostilità che fiorisce in ogni parte del globo
contro questo paese". Dalla "guerra al terrorismo" ai bombardamenti,
alle invasioni ed occupazioni dell'Afghanistan e dell'Iraq. Dal
massacro di Mazar-I-Sharif alle celle di tortura di Guantanamo Bay ed
Abu Ghraib. Oggi in Iraq i soldati americani uccidono con fanatica sete
di sangue, mostruosamente dimostrato dal quotidiano massacro a
Fallujah, gli assassini nella moschea ( http://www.uruknet.info/?p=7347
) ed i precedenti incidenti come le "uccisioni compassionevoli" di
iracheni innocenti che scaricano un camion della spazzatura (
http://www.sfgate.com/cgi-bin/article.cgi?file=/chronicle/archive/2004/
11/05/MNGC99MHHJ1.DTL ).

In questo mondo da incubo di guerra infinita e crescente e cicli
continui di provocazione e risposta, diventa difficile, se non
impossibile, distinguere la brutalità di aggressori criminali dagli
atti di resistenza a questa aggressione. Proprio come Israele e la
Palestina sono bloccati da decenni in cicli infiniti di violenza
imprevedibile ed incontrollabile, il mondo intero, acceso dalla
polveriera della "guerra al terrorismo" dell'11/9, è preparato per la
stessa cosa.

Questa guerra, e la propaganda che la alimenta, devono essere fermate.

Larry Chin è un giornalista freelance e redattore associato di Online
Journal.

Traduzione italiana: Freebooter

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Carcere duro per stampa e pacifisti

SARA MENAFRA, il manifesto

Legge marziale permanente. La delega approvata al Senato rischia di
mandare in galera gli inviati di guerra, ma anche le Ong e i pacifisti
colpevoli di «collaborare col nemico» e di «nutrirli»

19 novembre 2004 - Non ci saranno solo gli inviati di guerra nel mirino
del codice militare, se la delega per la riforma approvata due giorni
fa al Senato dovesse essere confermata alla Camera. Due giorni fa il
senatore diessino Elvio Fassone, che ha seguito passo passo il testo in
commissione Difesa, spiegava che i giornalisti inviati in territori di
guerra, che «si procurano notizie concernenti la forza, la preparazione
o la difesa militare» e le diffondono, rischiano pene che vanno da
cinque a vent'anni di reclusione. Anche se gli obiettivi erano tutti
puntati sull'ennesimo rimpasto di governo è scoppiato il caso, con
giornalisti e parlamentari su tutte le furie.

A guardarci meglio, però, si scopre che la delega approvata dal Senato,
con 132 voti favorevoli e 45 contrari, ha contenuti parecchio più ampi
e capaci di trasformare il paese in uno stato militarizzato almeno per
tutta la durata delle missioni di Peace keeping in cui siamo coinvolti.

L'idea di fondo della delega n. 2493 è che durante le missioni di
guerra la giustizia militare applichi il Codice militare di guerra così
com'era stato scritto nel 1941, salvo qualche piccola modifica. Durante
i periodi di «conflitto armato» come quelli di Peacekeeping, appunto,
il parlamento decreta lo«Stato di guerra», che non è il «Tempo di
guerra» previsto dalla Costituzione e di fatto mai applicato dal 1945
ad oggi, ma una condizione adatta alle guerre di oggi, in cui si
interviene manu militari senza dichiarare niente a nessuno e che in
pratica attiverebbe comunque il Codice militare di guerra, ovvero la
legge marziale.

Applicare il codice di guerra durante le missioni di Peacekeeping
darebbe un potere enorme ai giudici della magistratura militare, che
oggi hanno invece competenze sempre minori (basti pensare che tutta la
magistratura militare italiana nell'ultimo anno ha prodotto sì e no
1000 sentenze). Ma attiverebbe anche una serie di norme pensate mentre
l'Italia era in guerra, e forse persino quelle pensate nel 1930 dal
Codice Rocco. Il nostro Codice penale, che non è altro quello del
Fascismo riformato, prevede una serie di norme che entrano in vigore in
«Tempo di guerra» e visto che la delega non lo esclude esplicitamente,
potrebbero entrare in vigore anche durante il nuovo «Stato di guerra».
Per dirne uno l'articolo 245 che punisce con la reclusione «da cinque a
quindici anni» «Chiunque tiene intelligenze con lo straniero per
impegnare o per compiere atti diretti a impegnare lo Stato italiano
alla dichiarazione o al mantenimento della neutralità». E se in questa
previsione finissero pure i pacifisti o i social forum che si
riuniscono a livello globale per parlare di pace, magari invitando
anche rappresentanti politici o di governo? Persino le Ong colpevoli di
«Somministrazione al nemico di provviggioni» (art. 248) potrebbero
rischiare la «reclusione non inferiore ai cinque anni». E a voler
essere cattivi, i tranistoppers di due anni fa che bloccavano treni e
navi potrebbero essere imputati di «distruzione o sabotaggio di opere
militari» (art. 253).

«Il buonsenso dice - spiega il senatore Fassone- che una serie di norme
siano adeguate all'oggi o abrogate. Però è anche vero che questa è una
delega a modificare, dunque tutto ciò per cui non c'è un mandato
specifico deve essere lasciato così com'è, e quindi queste norme
potrebbero diventare attuali». E' quello che accadrebbe per gli
articoli 72 e 73 del codice di guerra, quelli che potrebbero spedire in
galera i giornalisti.

Cambierà poco, invece, per i militari impegnati nelle suddette missioni
di Peacekeeping che applicano il codice militare di guerra già da due
anni. Su diretta richiesta della Nato, per la missione «Enduring
freedom» del 2002 l'Italia ha approvato una legge che sottopone i
militari impegnati nelle missioni internazionali al codice militare di
guerra. Grazie a quella legge i quattro elicotteristi di Viterbo, che
la primavera scorsa si sono rifiutati di volare perché i loro mezzi non
erano sufficientemente protetti, sono ancora sotto indagine per
«ammutinamento» e «codardia», anche se circa un mese fa la procura
militare di Roma ha chiesto di archiviare l'inchiesta.

Nel 2002 furono in pochi a stracciarsi le vesti, visto che si parlava
di militari. Per fortuna questa volta che l'estensione della legge
marziale rischia di spedire in carcere fino a vent'anni pure i
giornalisti, ad arrabbiarsi sono già in parecchi. Oltre al senatore
Fassone, ieri ha protestato contro la legge anche la deputata Elettra
Deiana di Rifondazione comunista e membro della commissione Difesa
della Camera secondo cui « Siamo di fronte ad una vera e propria
decostituzionalizzazione di fatto dell'articolo 11 della Costituzione
(quello che garantisce la libertà di stampa ndr)». Secondo Deiana siamo
di fronte all'«introduzione della legge marziale «senza garanzie né
procedurali né politiche ma a totale discrezionalità del potere
politico-militari e con la possibilità dell'estensione della stessa
legge marziale anche in ambiti personali».

Durissimo pure il commento di Domenico Leggiero dell'Osservatorio per
la tutela del personale civile e militare: «L'idea di fondo è la
separazione definitiva delle forze armate dal resto dello stato
italiano. Se la delega sarà approvata avremo due stati, uno militare e
uno civile, nello stesso paese».


MIMMO CANDITO
«E' la fine del nostro lavoro»

TOMMASO DI FRANCESCO, il manifesto

http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/20-Novembre-2004/
art43.html

Parla l'inviato: «Vince la guerra sulla libertà di stampa»

19 novembre 2004 - Sulla riforma del Codice penale militare approvata
già in prima lettura al Senato, che mette di fatto a rischio carcere
ogni «rivelazione» sulle missioni di pace, abbiamo rivolto alcune
domande a Mimmo Càndito, tra i più importanti inviati speciali,
commentatore di politica internazionale, corrispondente da quasi tutte
le ultime guerre e una delle firme di prestigio de La Stampa.

Come giudichi questa «riforma» che espande il codice militare di guerra
anche alle missioni di pace?

Credo che rientri all'interno di quel processo di militarizzazione
della politica che si sta sempre più estendendo, prendendo come modello
evidentemente le logiche che operano agli interno degli Stati uniti, al
rapporto subordinato fra società e potere militare che si va sempre più
estendendo in ogni parte del mondo. Io ricordo sempre quello che hanno
scritto i due colonnelli cinesi Ghao Yang e Bang Sansuy che hanno
scritto un libro decisivo, Guerra senza fine, dove dicono
sostanzialmente che il baratro che un tempo divideva il territorio
della guerra da quello della non guerra ormai è pressoché colmato. La
guerra sta occupando anche i territori che prima non gli appartenevano:
è il processo di militarizzazione della politica. Ora estendere il
codice militare anche alle missioni di pace è sicuramente un
cambiamento culturale impressionante.

Per effetto di queste decisioni diventano operativi gli articoli 72/73
del Codice penale militare sulla «illecita raccolta pubblicazione e
diffusione di notizie militari»...

Non più di alcuni mesi fa un collega venne inquisito dalle parti di
Nassiriya perché aveva pubblicato delle informazioni e ancora non si
era all'interno di questa logica. Ci possiamo immaginare una volta che
questa diventi istituzione giuridica quali siano i rischi connessi .
Cioè che tutto venga sostanzialmente affidato alla discrezionalità con
la quale un comandante militare potrà decidere se quello che noi stiamo
cercando di pubblicare rientra all'interno di questa normativa. Addio
libero esercizio del nostro lavoro.

Già, che fine fa il nostro lavoro? Perché si dice in questi articoli
che è punito con la reclusione militare da due a dieci anni «chiunque
si procura notizie concernenti la forza, la preparazione o la difesa
militare, la dislocazione o i movimenti delle forze armate, il loro
stato sanitario, la disciplina o le operazioni militari e ogni altra
notizie che non essendo segreta ha tuttavia carattere riservato». Se
poi le notizie raccolte vengono diffuse gli anni di carcere passano da
un minimo di cinque ad un massimo di venti...

Che il nostro lavoro lo andiamo a fare in carcere. No bisogna opporsi
fermissimamente a questo non soltanto per quello che riguarda la
definizione giuridica della norma ma per l'atteggiamento culturale che
comporta. Perché trasporta il nostro lavoro all'interno di un processo
del quale il controllo militare finisce per essere l'unica forma
possibile di confronto e di dialettica. Io mi rifiuto di immaginare che
la mia attività possa essere sottoposta al giudizio discrezionale di un
comandante che decide se mandarmi in tribunale o meno, farmi processare
o meno. Questo elimina qualsiasi esercizio libero e discrezionale della
mia personale attività giornalistica, cioè della libertà di
informazione. E' un atto gravissimo perché sposta su un terreno diverso
quello che è stato finora l'esercizio dell'attività giornalistica. Che
a quel punto non è più un libero esercizio d'informazione che riguarda
la società civile e che nasce all'interno di una società civile ma
viene collocata all'interno della logica strettamente militare. E' come
se ci venisse messa addosso la divisa militare, esattamente come
durante la I e la II guerra mondiale.

I giornalisti diventerebbero tutti embedded o sarebbero in difficoltà
perfino loro?

Non si salvano nemmeno gli embedded. Tutto infatti è affidato alla
discrezionalità di chi dice: tu stai infrangendo una norma del codice
militare. Si ritorna a Lord Cadrington, comandante militare nel 1854
nella guerra di Crimea, che decise per la prima volta il principio
della censura militare sulle notizie, di fronte al fatto che il Times
aveva inviato sul posto William Russel, il primo corrispondente di
guerra moderno che aveva cominciato a raccontare le miserie di quel
conflitto. Siamo tornati 150 anni indietro.


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DA UCRAINA (E DINTORNI)

documenti a cura di Mauro Gemma

1. Prima del ballottaggio:
- PER L'OCCIDENTE JUSCHENKO AVEVA GIA' VINTO, ANCORA
PRIMA DELL'APERTURA DELLE URNE
- “OGGI O DOMANI POTREMMO ESSERE TESTIMONI DI UN FORTE CONFLITTO IN
UCRAINA"

2. Dopo il ballottaggio:
- PUTIN RESPINGE LE CRITICHE OCCIDENTALI
- IL PARLAMENTO DELLA CRIMEA ESPRIME IL SUO APPOGGIO A VIKTOR JANUKOVIC
- Dichiarazione del leader dei comunisti della Crimea
- “NON PERMETTERE LA SECESSIONE!”
Comunicato dell’agenzia comunista ucraina “Partaktiv.info”
- GLI OPERAI DI KIROVOGRAD SI SCHIERANO CONTRO LE AZIONI DISTRUTTIVE DI
JUSCHENKO
- LUKASHENKO SI E’ CONGRATULATO CON JANUKOVIC PER LA VITTORIA
- I CONTRACCOLPI DELLA RIVOLTA DI KIEV
Anche in Moldavia la NATO cerca la prova di forza
- ZJUGANOV: “A KIEV NON ASSISTEREMO A UNO SCENARIO AMERICANO-GEORGIANO”

3. FLASHBACK
In un'intervista dell'aprile del 2002, il leader comunista
ucraino Simonenko descriveva gli scenari che, attraverso
l'azione coordinata dell'Occidente e dei fascisti di
Juschenko, rischiano di concretizzarsi in queste ore


=== 1 ===

21 Novembre 2004

PER L'OCCIDENTE JUSCHENKO AVEVA GIA' VINTO, ANCORA
PRIMA DELL'APERTURA DELLE URNE
 
Poche ore fa, mentre le agenzie occidentali lanciavano messaggi secondo
cui, ancor prima dell'apertura delle urne elettorali, Juschenko, il
candidato "beniamino" dell'Occidente avrebbe già vinto il secondo turno
delle elezioni, i militanti nazionalisti filo-NATO scendevano in
piazza, pronti a delegittimare qualsiasi risultato contrario alla
volontà dei loro protettori americani ed europei.
In realtà gli ultimi sondaggi (alle 21,30 ora di Kiev) sembravano
fortemente contrastanti tra loro: alcuni istituti demoscopici ucraini e
russi (al contrario di quelli occidentali) attribuivano la vittoria al
candidato filo-russo Janukovic.
E' certo, comunque, che, fino alla tarda nottata, non sarà chiaro chi
avrà vinto il ballottaggio. Fonti vicine al Partito Comunista di
Ucraina hanno definito tutti gli exit polls "assolutamente privi di
serietà", mentre, la leader del Partito Progressista Socialista Natalja
Vitrenko ha affermato che, secondo i dati a sua disposizione, Janukovic
sarebbe in testa con un vantaggio del 5-6%. 
Janukovic, comunque si è dichiarato disposto "ad accettare qualsiasi
risultato" e ha fatto appello al suo concorrente perchè si comporti
nello stesso modo, nel caso dovesse perdere.
Se le aspettative dei "padroni americani" non dovessero realizzarsi, si
può essere certi che gli appelli alla mobilitazione lanciati dai
sostenitori di Juschenko si tradurranno nell'organizzazione di violente
azioni di destabilizzazione. In tal senso si stanno muovendo le
manifestazioni al grido di "L'Ucraina non è morta" in corso di
svolgimento in diversi centri del paese, in cui sono attivi in
particolare i gruppi direttamente collegati al serbo "Otpor". Del
resto, la giornata delle elezioni ha già visto una vittima, nella
persona di un poliziotto ucciso ad un seggio elettorale. E nelle ultime
ore si è diffusa la voce che il palazzo dello staff elettorale di
Janukovic sarebbe stato minato.
Il clima di tensione potrebbe essere favorito anche dal quasi sicuro
coro di sostegno dell'intera rete dei "media" e delle istituzioni
occidentali,  (sinistra alternativa compresa, c'è da scommettere) che,
da domani, saluterà il (almeno per ora) virtuale "cambio democratico"
nella vita dell'Ucraina. Non è casuale che rappresentanti degli
osservatori del parlamento europeo abbiano già oggi fatto balenare la
possibilità che, se le cose non dovessero andare "per il verso giusto",
l'Ucraina subisca lo stesso trattamento che da tempo è riservato alla
Bielorussia di Aleksandr Lukashenko.  

---

22 Novembre 2004

“OGGI O DOMANI POTREMMO ESSERE TESTIMONI DI UN FORTE CONFLITTO IN
UCRAINA”

http://www.strana.ru

Dopo la vittoria elettorale del premier Viktor Janukovic, il politologo
russo Vjaceslav Nikonov, presidente del fondo “Politica”, descrive il
possibile scenario di scontro politico anche violento dell’Ucraina in
un’intervista al sito filo-presidenziale “Strana.ru”.

D. Vjaceslav Aleksejevic, oggi ci sono tutte le condizioni per parlare
di vittoria elettorale di Viktor Janukovic. Considera inaspettato
questo risultato?

R. No. In generale, è andata come doveva andare. Dopo che sono stati
risolti i problemi relativi alla partecipazione al voto nell’oriente
dell’Ucraina, che al primo turno è stata molto più bassa che
nell’occidente; Quando sono stati comunicati i dati della
partecipazione al voto delle singole regioni, è apparso evidente che
Janukovic stava vincendo.

D. Ci sono elementi per non credere ai dati della Commissione
elettorale centrale, come dichiarano i sostenitori di Viktor Juschenko?

R. Francamente non ne vedo. In ogni caso, Janukovic, con le cifre di
partecipazione al voto che si sono registrate al secondo turno, non
poteva non vincere. Inoltre, qualcosa ha potuto cambiare le opinioni
degli elettori tra il primo e il secondo turno: i dibattiti televisivi
tra i candidati. Juschenko ha perso il confronto. Per questa ragione
non si capisce su che cosa potesse puntare per aumentare il primato,
ricevuto nel primo turno.

D. Come si evolverà la situazione in Ucraina?

R. In piazza l’opposizione ha già proclamato Juschenko presidente
dell’Ucraina, e non ha certo intenzione di tornare sui suoi passi.
Penso che il candidato che ha perso cercherà di prendere il potere con
la forza.

D. Allora ritenete che Juschenko non contesterà i risultati elettorali
pacificamente, facendo ricorso?

R. Ne dubito. Naturalmente, i ricorsi ci saranno, ma se non oggi, certo
domani saremo testimoni di un forte conflitto.

Traduzione dal russo di Mauro Gemma 


=== 2 ===

PUTIN RESPINGE LE CRITICHE OCCIDENTALI

http://lenta.ru/world/2004/11/23/congratulation/

23 novembre 2004

“Non potremo riconoscere e neppure respingere i risultati delle
elezioni in Ucraina, fino a quando non saranno resi
ufficiali…Raccomandiamo a tutti di seguire il nostro esempio”,- ha
detto il presidente della Russia nella sua conferenza stampa in
Portogallo.
“Tutto deve svolgersi sul terreno della legalità. L’Ucraina è un forte
stato europeo con un sistema giuridico sviluppato, e non è il caso di
darle lezioni. Essa stessa è in grado di insegnare”,- ha dichiarato il
presidente.
Putin ha anche definito fuori luogo le osservazioni dell’OSCE, che ha
messo in dubbio i risultati delle elezioni in Ucraina.
“Sappiamo in quali condizioni di difficoltà si sono svolte le elezioni
in Afghanistan, sappiamo come sono andate le elezioni nel Kosovo, dove
centinaia di migliaia di serbi, cacciati dalle loro case, non hanno
potuto prendere parte alla votazione. Conosco le conclusioni che l’OSCE
ha tratto anticipatamente in merito alle elezioni in Iraq, e anche voi
le conoscete”, - ha spiegato Putin.
“Se in futuro qualcuno utilizzerà l’OSCE per raggiungere i propri
obiettivi politici, allora questa organizzazione perderà la propria
autorità nel mondo”, - ha sottolineato il presidente russo.

--- 

IL PARLAMENTO DELLA CRIMEA ESPRIME IL SUO APPOGGIO A VIKTOR JANUKOVIC

Le azioni dell’opposizione a Kiev vengono definite “una minaccia di
secessione”

http://www.rian.ru

23 novembre 2004

Il Soviet Supremo della Repubblica Autonoma di Crimea dichiara che “il
rifiuto dell’opposizione di riconoscere i risultati delle elezioni del
presidente dell’Ucraina costituisce una reale minaccia di secessione, e
mette in dubbio l’esistenza stessa dello stato indipendente ucraino”.
Lo dichiara una risoluzione, approvata oggi nella seduta straordinaria
del parlamento della Crimea.
La risoluzione è stata appoggiata da 81 degli 85 deputati (molti dei
quali comunisti, nota del traduttore)che hanno preso parte alla
votazione.
“Mantenere la pace civile e la concordia tra le nazionalità della
penisola è possibile solo in condizioni di stabilità politica e di
azioni concordate da tutti gli organi del potere dell’Ucraina”.
Nel documento si afferma che a esprimersi in tal senso sono gli
elettori della Crimea, che hanno espresso il loro sostegno a Viktor
Janukovic”. “Tale sostegno, del resto, - si afferma nella risoluzione –
Janukovic lo ha ottenuto dalla maggioranza degli elettori dell’Ucraina”.
Ad avviso dei deputati della Crimea “il tentativo di premere con la
forza sulla Commissione elettorale centrale perché si schieri dalla
parte dell’opposizione, contraddice tutte le norme della democrazia
esistente in Ucraina”.

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LEONID GRAC: “L’OPPOSIZIONE SI E’ POSTA DA SOLA IN UN ANGOLO”

Dichiarazione del leader dei comunisti della Crimea

http://www.partaktiv.info/news/41a36bcf3785b/

23 novembre 2004

“Il polverone giuridico si è diradato. In sostanza V. Janukovic è ormai
riconosciuto come il vincitore della corsa presidenziale”, - ha così
commentato la situazione in Ucraina uno dei leader del Partito
Comunista di Ucraina Leonid Grac.
A suo avviso, “le congratulazioni di V. Putin hanno di fatto risolto la
questione. L’opposizione si è relegata da sola in un angolo. Ora paesi
con altri passaporti chiederanno spiegazioni a qualcuno. Questo è il
vero problema dell’opposizione”.

--- 

“NON PERMETTERE LA SECESSIONE!”

L’agenzia comunista ucraina “Partaktiv.info” ha diffuso il seguente
comunicato approvato dai consigli delle regioni di Donetsk, Lugansk,
Kharkov, Odessa e dal Soviet Supremo della Repubblica Autonoma di Crimea

http://www.partaktiv.info/news/41a35c84626ab/

23 novembre 2004

Le azioni dei sostenitori di Viktor Juschenko provocano in noi una
profonda preoccupazione. I tentativi di cambiare i risultati delle
elezioni con metodi violenti e illegali, non possono essere
giustificati neppure dall’esistenza di violazioni nel corso del secondo
turno delle elezioni presidenziali dell’Ucraina. Tanto più che le
violazioni si sono manifestate in tutte le regioni del paese, e, in
migliaia di casi, la colpa ricade proprio sui sostenitori di Juschenko.
Siamo indignati per gli insulti pronunciati dal leader dell’opposizione
all’indirizzo di milioni di elettori ucraini, che hanno dato il loro
voto al vincitore di questa consultazione, Viktor Janukovic.
Noi esigiamo l’interruzione delle interferenze nel processo di politica
interna dell’Ucraina da parte dei sostenitori e degli sponsor di Viktor
Juschenko, che intendono predisporre per l’Ucraina uno scenario
georgiano di sviluppo degli avvenimenti e privare il popolo ucraino del
diritto alla scelta del presidente del paese.
Proprio per questa ragione, riteniamo che ogni problema, compreso
quello della valutazione dei risultati delle elezioni presidenziali,
debba essere risolto nell’ambito delle leggi in vigore e della
Costituzione dell’Ucraina.
Viktor Janukovic ha già fatto un primo passo, dichiarandosi disponibile
a tenere in considerazione l’opinione degli elettori di Juschenko,
attribuendo al loro leader un posto dignitoso nel nuovo sistema di
potere statale. Ora l’opposizione deve a sua volta dimostrare di essere
effettivamente democratica e patriottica.
Avvertiamo che quindici milioni di elettori, che hanno votato per
Viktor Janukovic, sono in grado di difendere la loro scelta.

--- 

GLI OPERAI DI KIROVOGRAD SI SCHIERANO CONTRO LE AZIONI DISTRUTTIVE DI
JUSCHENKO

Dal sito comunista “Partaktiv.info”

http://www.partaktiv.info/news/41a2069e552ab/

22 novembre 2004

In tutta l’Ucraina, in risposta alle azioni dell’opposizione, si stanno
svolgendo assemblee dei collettivi di lavoro, per esprimere appoggio al
vero vincitore della corsa presidenziale, Viktor Janukovic.
Nella regione di Kirovograd assemblee di lavoratori si sono svolte in
tutte le fabbriche.
Si è anche svolta una manifestazione di massa delle forze democratiche
in piazza Kirov. Vi è stata approvata una risoluzione che chiede il
mantenimento della stabilità del paese e il sostegno a V. Janukovic.
Gli operai hanno condannato energicamente le azioni distruttive
dell’opposizione.

--- 

LUKASHENKO SI E’ CONGRATULATO CON JANUKOVIC PER LA VITTORIA

http://www.korrespondent.net

23 novembre 2004

Nello stesso momento in cui l’Unione Europea stava varando un programma
di gravi sanzioni contro la Bielorussia, seguendo l’esempio americano
di poche settimane prima, Lukashenko è stato tra i primi a riconoscere
la legittimità della vittoria di Janukovic.
Contemporaneamente, numerosi militanti dell’opposizione bielorussa
filo-NATO accorrevano a Kiev a fianco di Juschenko.

Il presidente della Bielorussia Aleksandr Lukashenko, in una
conversazione telefonica, si è congratulato con Viktor Janukovic per la
vittoria nelle elezioni presidenziali in Ucraina.
Come ha comunicato il servizio stampa dello stato bielorusso, nel corso
della telefonata è stata espressa la ferma determinazione dei due
interlocutori a sviluppare i rapporti bielorusso-ucraini in modo
dinamico e in misura sempre crescente.
La vittoria di Janukovic è stata salutata anche dal leader della
“Repubblica Moldava di Transdnistria” Igor Smirnov.

 ---

I CONTRACCOLPI DELLA RIVOLTA DI KIEV

Anche in Moldavia la NATO cerca la prova di forza

di M.G.

Fonte: “ITAR TASS”

Secondo quanto riferisce l’agenzia russa “ITAR TASS”, mentre a Kiev si
svolgeva la prova di forza dei sostenitori di Juschenko, in Moldavia
entravano in fibrillazione le forze antigovernative che premono per
l’ingresso del paese nella NATO. E’ prevista, infatti, per i prossimi
giorni una mobilitazione di piazza dei militanti della destra
nazionalista filo-romena, con il fantasioso pretesto della protesta
contro le “repressioni di massa” che sarebbero attuate dall’attuale
presidente comunista Vladimir Voronin. 

--- 

ZJUGANOV: “A KIEV NON ASSISTEREMO A UNO SCENARIO AMERICANO-GEORGIANO”

Dichiarazione del leader del Partito Comunista della Federazione Russa
all’agenzia “Interfax”

http://www.partaktiv.info/news/41a2069e552ab/

22 novembre 2004

Il leader del PCFR Ghennadij Zjuganov ha invitato l’opposizione
ucraina, sostenitrice della candidatura di Viktor Juschenko nelle
elezioni presidenziali in Ucraina, a dar prova di ragionevolezza e
responsabilità.
“Oggi è essenziale attendere la proclamazione dei risultati ufficiali
delle elezioni presidenziali”.
Zjuganov ha fatto rilevare l’evidenza della vittoria dell’attuale
premier ucraino Viktor Janukovic. Essa è attribuibile al fatto che egli
“gode del sostegno della grande maggioranza degli elettori dell’Ucraina
orientale, la parte più popolosa del paese”.
“Juschenko e i suoi sostenitori oggi si agitano e fanno la voce grossa.
E’ una linea assolutamente distruttiva, diretta a favorire la divisione
nella società ucraina”.
A suo parere, gli osservatori del PCFR, inviati in Ucraina, non hanno
registrato gravi violazioni durante la votazione. “Le violazioni hanno
avuto un carattere per lo più tecnico-organizzativo”.
Rispondendo ad una domanda in merito alla presunta veridicità del fatto
che il ministero degli affari interni dell’Ucraina passerebbe dalla
parte dell’opposizione, come era successo ad esempio al tempo del
cambio di potere in Georgia, G. Zjuganov ha espresso l’opinione che non
si assisterà ad una simile evoluzione degli avvenimenti a Kiev.
“Qui (a Kiev) gli scenari allestiti dall’ambasciatore americano a
Tbilisi non si manifesteranno”, - ha dichiarato il leader dei comunisti
russi.

 Traduzioni dal russo

=== 3 ===

FLASHBACK

In un'intervista dell'aprile del 2002, il leader comunista
ucraino Simonenko descrive gli scenari che, attraverso
l'azione coordinata dell'Occidente e dei fascisti di
Juschenko, rischiano di concretizzarsi in queste ore

in
http://www.resistenze.org/sito/te/po/uc/pouc2d12.htm


Piotr Simonenko: "i poteri attuali vogliono la divisione dell'Ucraina"

www.izvestia.ru
1 aprile 2002

Il partito comunista è l'unica seria forza politica del paese che non
ha dubbi nel pronunciarsi per l'avvicinamento alla Russia. Piotr
SIMONENKO, leader del PCU, il 31 marzo, ha commentato i possibili
risultati e le conseguenze delle elezioni parlamentari ucraine con la
corrispondente delle "Izvestia" Janina SOKOLOVSKA.

D. Prima delle elezioni, con Lei, unico tra i leader di partiti
ucraini, si è incontrato il presidente della Russia Vladimir Putin.
L'appoggio di Mosca le è stato di aiuto nella campagna elettorale?

R. In quanto fatto politico l'incontro ci ha giovato. Ma non abbiamo
parlato solo di elezioni, ma anche del futuro dell'Ucraina, delle
prospettive delle relazioni tra Mosca e Kiev.

D. Siete l'unico partito, tra quelli in grado di competere, che si è
battuto, nel corso della campagna elettorale, per il rafforzamento
della collaborazione con la Russia, e il riconoscimento dei diritti
della lingua russa. Gli altri si sono forse "dimenticati" della Russia
e del russo?

R. Anche in passato abbiamo cercato di far introdurre in Ucraina la
Carta europea delle lingue delle minoranze nazionali. Il Parlamento ci
ha appoggiato, ma il presidente Kuchma ha stravolto la decisione,
facendo intervenire il Ministero della Giustizia. Noi esigiamo che la
seconda lingua ufficiale debba essere il russo. Ora la destra cercherà
di cambiare la normativa sul bilinguismo. La maggioranza dei partiti
"non si ricorda" anche della partnership strategica con la Russia,
nell'intento di trascinare il paese verso l'Occidente.
Occorre prestare attenzione ai metodi che hanno usato le destre (
"Nostra Ucraina" e il "Congresso dei nazionalisti ucraini" che in essa
è confluito) alla Rada. L'immagine di "Nostra Ucraina" si fonda sulla
persona di Iuschenko, anche se, in realtà, egli non rappresenta nulla.
Lo stanno lanciando per le elezioni presidenziali, che, per la verità,
sono già iniziate da quando Iuschenko riuscì ad ottenere più del 20%
dei voti nella parte occidentale del paese. Tutto ciò porterà alla
divisione dell'Ucraina. La "Zapadenschina" (in ucraino, la parte
occidentale della repubblica, nota del traduttore) cadrà sotto
l'influenza dell'America, l'Est sotto quella della Russia e la Crimea
sotto l'influenza della Turchia. Il giornale "Izvestia" è stato tra i
primi a parlarne. E' un progetto che ora sta per essere concretizzato
dai poteri ucraini.

D. Lei parla del federalismo o della divisione in tre Ucraine?

R. Sono possibili alcune varianti: la creazione di una federazione o di
una confederazione oppure addirittura la totale separazione. Il
processo procederà a tappe. Oggi si sta facendo strada l'idea, lanciata
da "Ruch popolare" (nazionalisti ucraini, nota del traduttore) negli
anni '90: la creazione di un'Assemblea delle regioni. I vertici
smentiscono nei fatti lo slogan sbandierato "dell'unità del paese".

[ Source - en francais:
http://www.reseauvoltaire.net/article12196.html
- castillano:
http://www.redvoltaire.net/article2880.html
- arabe:
http://www.shabakatvoltaire.net/article9.html ]


Le reti dell'ingerenza "democratica"

(di Thierry Meyssan da Reseau Voltaire)

La NED (National Endowment for Democracy)
non è nient'altro che la continuazione
delle azioni segrete della CIA con altri mezzi


La NED, la fondazione statunitense per la democrazia, fu creata da
Ronal Regan per perpetrare le azioni segrete della CIA, fornendo
apporto finanziario e manipolando le organizzazioni sindacali, le
associazioni e i partiti politici. Il principio della NED è: "ciò che è
bene per l'America, è bene per il mondo"

Nel suo discorso sullo Stato dell'Unione, il presidente Bush ha
annunciato la sua intenzione di duplicare il budget della Fondazione
Nazionale per la Democrazia (NED). Questo organismo fu creato da Ronal
Reagan per perpetrare le azioni segrete della CIA, fornendogli apporto
finanziario e manipolando le organizzazioni sindacali, le associazioni
e i partiti politici. La NED si vanta di aver diretto e manipolato il
sindacato polacco Solidarnosc, la Carta dei 77 e molti altri gruppi.
Sotto la direzione del Dipartimento di Stato e in associazione con i
partiti repubblicano e democratico e con i sindacati, la NED ha trovato
numerosi "ripetitori", istituzionali e privati, in tutte le parti del
mondo, inclusa la Francia.

Il Presidente George W. Bush ha annunciato, il 20 gennaio 2004, durante
il suo ultimo discorso sullo Stato dell'Unione, che duplicherà il
budget della Fondazione Nazionale per la Democrazia (NED) e che
concentrerà "i suoi nuovi sforzi nella promozione delle elezioni
libere, del libero interscambio, della libertà di stampa e della
libertà sindacale nel Medio Oriente". Si tratta, per la Casa Bianca, di
accompagnare la sua azione militare nella regione con un'ingerenza
crescente nella vita di alcuni stati.

Agli inizi degli anni '80, il presidente Ronald Reagan stigmatizzò
l'Unione Sovietica come l'"Impero del Male" ed elaborò nuovi modi per
combatterla. Alla "contesa" diplomatico-militare, si aggiunse allora
una grande impresa di destabilizzazione attraverso la mobilitazione
della società civile. Dopo che le azioni segrete della CIA furono rese
note da una serie di commissioni d'inchiesta e condannate dall'opinione
pubblica, il Consiglio di Sicurezza Nazionale decise di continuare la
sua azione con metodi meno sporchi e sotto un'altro nome.
Principalmente, la nuova struttura doveva essere protetta
dall'alternanza di una amministrazione bipartisan.

Creata ufficialmente il 6 novembre 1992, la Fondazione Nazionale per la
Democrazia (National Endowment for Democracy - NED
[http://www.ned.org/%5d) dispone di uno stato giuridico di associazione
senza scopo di lucro. Ma il suo finanziamento è approvato dal Congresso
e figura nel capitolo del budget del Dipartimento di Stato destinato
all'Agenzia per lo Sviluppo Internazionale (US Agency for International
Development - USAID [http://www.usaid.gov/%5d). Per mantenere l'illusione
che sia un'organizzazione privata, la NED riceve anche donazioni da tre
associazioni, che sono a loro volta finanziate indirettamente da
contratti federali: la Smith Richardson Foundation
[http://www.srf.org/%5d, la John M. Olin Foundation
[http://www.jmof.org/%5d e la Lynde and Harry Bradley Foundation
[http://www.bradleyfdn.org/%5d.

[PHOTO: "In occasione del ventennale della Fondazione Nazionale per la
Democrazia (NED), riceviate le mie congratulazioni. Voi avete
contribuito, con il vostro valoroso appoggio materiale, tecnico e
morale all'attività di coloro i quali si impegnano per la democrazia in
vari paesi. Vi trasmetto la mia speranza che sappiate andare avanti con
questo importante impegno in ogni parte del mondo, nei mesi e negli
anni a venire. Tony Blair".]

La maggior parte della figure storiche delle azioni clandestine della
CIA sono state, per alcuni periodi, membri del Consiglio Amministrativo
o della direzione della NED, tra i quali Otto Reich, John Negroponte,
Henry Cisneros o Elliot Abrams. Ora lo è la presidente Vin Weber, ex
rappresentante repubblicano per il Minnesota, fondatrice
dell'associazione ultra conservatrice Empower America
[http://www.empoweramerica.org/%5d e ricercatrice di fondi per la
campagna di George Bush nel 2000. Il suo direttore esecutivo è Carl
Geshman, un ex trotskista convertito nel responsabile del Partito
socialista degli Stati Uniti (Social Democrats, USA
[http://www.socialdemocrats.org/%5d) e membro della corrente
neoconservatrice [1].

La NED non è nient'altro che la continuazione delle azioni segrete
della CIA con altri mezzi, ragione per cui il Regno Unito e l'Australia
si associano alla sua gestione nel segno dell'accordo che regge le
relazioni tra i servizi segreti militari.

Il principio della NED è: "ciò che è bene per l'America, è bene per il
mondo". I fondi vengono gestiti, di conseguenza, da un Consiglio
Amministrativo in cui sono rappresentati il Partito Repubblicano, il
Partito Democratico, la Camera di Commercio degli Stati Uniti e il
sindacato AFL - CIO. Ognuno di questi propone delle azioni che devono
essere accettate dai due terzi dei membri.

Dopo l'attribuzione, il denaro transita attraverso istituti controllati
da alcuni di questi membri. In pratica, questo porta la NED a
determinare gli stati che saranno bersagli delle sue azioni. In questi
la NED ha il potere di finanziare partiti e interlocutori sociali per
far cadere governi e insediare persone secondo "l'interesse
dell'America" e non secondo l’interesse di uno o dell'altro membro.
Sebbene venne istituita per lottare contro il comunismo, è esattamente
dalla scomparsa dell'Unione Sovietica che la NED gode dalla miglior
salute. Mentre pretende di dedicarsi alla promozione della democrazia,
non fa altro che sottomettere Stati riproducendo in questi gli
interessi contraddittori della classe dirigente americana.

Da questo punto di vista, la NED è probabilmente la principale
responsabile della crisi delle democrazie nel mondo: non ha mai smesso
di falsificare i meccanismi istituzionali e di assimilare la democrazia
a una "buona amministrazione" in nome di popoli che, di fatto, vengono
sostituiti.

Dall'altro punto di vista, l'uso di istituti con diverse etichette
politiche nasconde all'opinione pubblica l'origine dei fondi e le
modalità con cui vengono assegnati. In molto stati, i beneficiari di
questi "aiuti" sono manipolati senza che se ne rendano conto.

I quattro istituti satelliti della NED sono:

• Centro Americano per la Solidarietà dei Lavoratori (American Center
for International Labor Solidarity - ACILS
[http://www.solidaritycenter.org/%5d). Presieduto da John J. Sweeney nel
suo ruolo di segretario generale del AFLC-CIO
[http://www.aflcio.org/home.htm%5d.
• Centro per l'Impresa Privata Internazionale (Center for International
Private Entreprise - CIPE [http://www.cipe.org/%5d). Diretto da Thomas J.
Donohue nel suo ruolo presidente della Camera di Commercio degli Stati
Uniti [http://www.uschamber.com/%5d, ovvero come «padrone dei padroni »
[2]
• Istituto Repubblicano Internazionale (International Republican
Institute - IRI [http://www.iri.org/%5d). Presieduto dal senatore John
McCain, sconfitto alle primarie del 2000 da George Bush, attualmente
principale difensore parlamentare della guerra globale contro il
terrorismo.
• Istituto Nazionale Democratico per gli Affari Internazionali
(National Democratic Institut for International Affairs - NDI
[http://www.ndi.org/%5d). Presieduto dall' ex Segretario di Stato
Madeleine K. Albright.

[PHOTO: I quattro istituti satelliti della NED]

Il sistema di istituti satelliti è ispirato a quello stabilito dagli
Stati Uniti, come esercito di occupazione, in Germania con la Friedrich
Ebert Stittung [http://www.fes.de/%5d, la Friedrich Naumann Stiftung
[http://www.fnst.org/webcom/show_article.php/_c-449/i.html%5d, la Hans
Seidal Stiftung [http://www.hss.de/%5d e la Heinrich Boell Stiftung
[http://www.boell.de/%5d, utilizzate come "trasmittenti" finanziarie al
posto degli istituti tedeschi.

Seguendo lo stesso principio, la NED ha incontrato corrispondenti in
diversi stati alleati, membri della NATO o dell'antica ANZUS, tra cui:
la Westminster Foundation for Democracy [http://www.wfd.org/%5d (Regno
Unito), il International Center for Human Rights and Democratic
Development [http://www.ichrdd.ca/splash.html%5d (Canada), la Fondation
Jean Jaurès [http://fondatn7.alias.domicile.fr/affiche_site.php4%5d e la
Fondation Robert Schuman [http://www.robert-schuman.org/%5d (Francia), il
International Liberal Center [http://www.silc.se/%5d (Svezia), la Alfred
Mozer Foundation [http://www.alfredmozerstichting.nl/%5d (Olanda).

In occasione del suo ventennale, la NED ha fatto un bilancio delle sua
azioni da cui si apprende che questo organismo finanzia e dirige
attualmente più di 6.000 organizaazioni politiche e sociali in tutto il
mondo. La NED proclama di aver creato interamente il sindacato
Solidarnosc in Polonia, la Carta dei 77 in Cecoslovacchia e Otpor in
Serbia. Inoltre, si congratula di aver creato sia la radio B29 sia il
giornale Oslobodjenje nell'antica Yugoslavia e un sacco di nuovi media
indipendenti nell'Iraq liberato.

La NED pubblica il Journal of Democracy
[http://www.journalofdemocracy.org/%5d distribuito in tutto il mondo, e
la rivista Encuentro [http://www.cubaencuentro.com/%5d diffusa soprattuto
a Cuba e molti altri libri collettivi. Inoltre, organizza prestigiose
conferenze con gli intellettuali che patrocina (per esempio con lo
storico François Furet e con il patron della stampa francese Jean
Daniel). Poi, la NED "forma" quadri politci e sindacali, nel mondo
intero, poichè "tutto riguarda l'esercito della democrazia".

Ufficialmente, il presupposto della NED è solo di 50 milioni di
dollari. Ma si aggregano a questa quantità numerosi altri finanziamenti
destinati alle operazioni che organizza. Queste partecipazioni esterne,
valutate in varie centinai di milioni di dollari all'anno, provengono
principalmente dal Dipartimento di Stato, dal dipartimento del Tesoro
e, discretamente, dalla CIA.


Note:

[1] Ricordiamo che la maggioranza dei neoconservatori sono personalità
trotskiste che si allearono con la CIA contro lo stalinismo. Questa
corrente "idealista di sinistra", anticamente strutturata intorno al
Parlamento democrativo di Henry Scoop Jackson, si unì al Partito
Repubblicano ed esercita oggi una forte influenza intellettuale sulla
Casa Bianca e sul Pentagono.

[2] Il CIPE organizza azioni contro la corruzione attraverso
Transparency International [http://www.transparency.org/%5d e contro lo
sfruttamento del lavoro infantile attravero la Social Accountability
International [http://www.cepaa.org/%5d.


Thierry Meyssan, giornalista e scrittore, è presidente di Reseau
Voltaire a Parigi. In Italia ha pubblicato "L'incredibile menzogna.
Nessun aereo è caduto sul Pentagono", Roma, Fandango Editore, 2002.

Fonte: http://www.reseauvoltaire.net/article12196.html
Traduzione a cura di Nuovi Mondi Media [http://www.nuovimondimedia.com/%5d

Questo articolo è disponibile in francese
[http://www.reseauvoltaire.net/article12196.html%5d, spagnolo
[http://www.redvoltaire.net/article2880.html%5d e arabo
[http://www.shabakatvoltaire.net/article9.html%5d

Fonte: www.nuovimondimedia.com

fare lezione sotto le basi

Corso Media and conflicts Balcani.
docente Alberto Tarozzi.
Corso di laurea in Sviluppo e cooperazione internazionale.
Universita di Bologna.

Venerdi 26 novembre 2004 il corso si svolge al cinema Aurora di S.
Giorgio di Cesena, proprio sotto quella base di Pisignano da cui piu'
di 5 anni fa partirono alcuni degli aerei che andarono a bombardare la
ex-Jugoslavia.
Parleremo di quella guerra, in parte dimenticata, della sua
rappresentazione mediatica e dell'impatto che ebbero i bombardamenti di
allora sulla salute e sull'ambiente delle popolazioni colpite, cercando
di capire come si sia evoluta la situazione nel corso del tempo.

Col patrocinio della Presidenza della Commissione Cultura del Comune di
Cesena, dell'Assessorato alla Pace e alla cooperazione internazionale
del Comune di Cesena, dell'Assessorato all'Ambiente della Provincia di
Ravenna.

ore 9 30
Saluto di Maria Grazia Zittignani e Davide Fabbri del Comune di Cesena.

ore 10
Visione del filmato 'Bombe sulle industrie chimiche'  di S. Adamek e di
altra documentazione relativa all'impatto ambientale e sanitario delle
guerre nei Balcani.

ore 11 30
Ambiente e salute nella stampa di un Paese bombardato, dal dopoguerra
ad oggi.
Conversazione con Federica Alessandrini e Zivkica Nedanovska del Gruppo
di ricerca su Guerra ambiente e salute nei Balcani.

ore 12 30 Break sotto le basi.

ore 14
Perchè parlare ancora di quella guerra.
Ennio Remondino gia' corrispondente da Belgrado per la Rai ai tempi
della guerra.
Andrea Mengozzi assessore della Provincia di Ravenna che coopera al
monitoraggio ambientale di Pancevo, citta' sede di un petrolchimico
bombardato durante la guerra.

I lavori chiuderanno entro le 16.
Il cinema Aurora è dotato di 250 posti e gli studenti, che hanno la
priorita', sono circa 200, ma un po' di spazio c'è ancora.
Vi si puo' arrivare seguendo la strada che da Cesena porta a Cervia
deviando a sinistra al cartello V stormo oppure accodarsi ai pullman
(riservati agli studenti) che alle 9 partiranno dalla stazione di
Cesena.