Informazione


24 ottobre 2016

“NA MORE CON AMORE”
Resoconto dell'iniziativa - Quarta Edizione, anno 2016


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Ciao a tutti, 
lo scorso mese di settembre si è conclusa la quarta edizione di “nA More con AMore” e, come sempre, sebbene con un po’ di ritardo dovuto agli impegni quotidiani non proprio volontari, vi partecipiamo di un breve resoconto dell’iniziativa estiva svolta a Santa Severa, con gli studenti della scuola “Sveti Sava” di Jasenovik, provenienti dai villaggi dell’area di Novo Brdo, nel territorio del Kosovo. 
Dal 29 agosto al 6 settembre siamo stati in lieta compagnia di 10 cari ospiti, Aleksandra, Ivana, Nevena, Dušan, Andjela, Saša, di nuovo Ivana, Miloš, Valentina e Sunčica. Nomi che proviamo a rendere meglio pronunciabili ai lettori italiani, con questa trascrizione: Alecsandra, Ivana, Nevena, Duscian, Angela, Sascia, Milosch, Valentina e Sunciza.


Cosa abbiamo fatto? Sebbene l’attività principale del soggiorno del gruppo sia stata quella balneare e ricreativa, sulla spiaggia e nel mare di Santa Severa, anche in questa edizione abbiamo svolto un programma piuttosto variegato.
Sorpresi da un acquazzone stagionale, durante la visita al bellissimo percorso naturalistico delle cascate di Diosilla nel Braccianese, sotto la guida della dolcissima Irene, ci siamo consolati e rifocillati con uno squisito pic-nic consumato in una grotta, preparato ed offerto dalla cheffissima Annamaria. Ma la meraviglia della vista che si è spalanca ai nostri occhi, a valle del sentiero, dell’antico abitato rudere della città di Monterano, lambito da uno scorcio di sole, ha asciugato velocemente abiti, capelli e cuori. Ne è valsa veramente la pena ed i bambini si sono divertiti molto. Non da meno è stata la istruttiva e simpatica visita presso la società cooperativa Agricoltura Nuova, sulla Via Pontina, un’operosa attività produttiva laziale, dove i bambini hanno potuto visitare la fattoria, i suoi animali, i laboratori di produzione propria, il caseificio ed il forno, accompagnati stavolta dal grande e grosso Fabrizio e dal nostro amico Enzo, fondatore della comunità di Colle Parnaso di Roma. Un copioso e delizioso pranzo rustico è stato offerto dalla mensa dell’azienda a tutto il gruppo, ma il loro succo di mela con i biscottini artigianali è stato indubbiamente lo spuntino più gradito della giornata, calda estiva, proseguita poi nel pomeriggio con un passaggio nella Roma antica e barocca, per qualche scatto davvero irrinunciabile.

Anche stavolta restiamo molto entusiasti dell’iniziativa, i bambini sono stati semplicemente e meravigliosamente bambini ma anche dei tesori. Purtroppo però qualcosa che ha sconvolto il popolo italiano ha turbato e dispiaciuto tutti noi. Per una mera fatalità, quest’anno “nA More con AMore” si è svolta proprio a ridosso della sciagura che ha colpito i comuni italiani col terremoto dello scorso 24 agosto. E non è mai facile accostare un’immagine di serenità e condivisione accanto ad una situazione tragica e di emergenza imprevedibile. Ma abbiamo ritenuto giusto non far pagare questo lutto ai nostri piccoletti, che ormai attendevano trepidamente da tempo questa esperienza, scrupolosamente organizzata con anticipo. Con i bambini le promesse vanno mantenute, finché è possibile. Nel far questo abbiamo anche tenuto conto però dell’autentica sensibilità e dei messaggi di solidarietà delle famiglie serbe dei piccoli ospiti, che la nostra referente Valentina ci ha trasmesso, in concomitanza degli eventi. Così, analogamente a quanto avvenne nel corso dell'edizione dell'iniziativa del 2014, per l'alluvione in Serbia e Bosnia, Jugocoord onlus si è attivata in solidarietà. Il concerto in programma de “I Beatles a Roma” che si è svolto domenica 4 settembre, presso il Castello di Santa Severa nell'ambito della manifestazione estiva "Note in blu", con la collaborazione gratuita di Coopculture e del Museo del Mare e della Navigazione Antica, è stata un’occasione per promuovere con Jugocoord onlus una raccolta fondi in favore della ricostruzione dei beni storici dei paesi italiani colpiti dal terremoto. Quest’impegno ad oggi viene mantenuto, essendo già entrati in contatto con il Comune di Valle Castellana, con il Comune di Monte Cavallo e stiamo proseguendo con altri. In tutti questi paesi hanno operato antifascisti jugoslavi durante la II guerra mondiale: è memoria storica da preservare. Restiamo pertanto soddisfatti e lieti di poter contribuire anche attraverso “nA More con AMore”.

Anche questa edizione dell’iniziativa è stata realizzata in collaborazione con le associazioni Jugocoord Onlus e Non bombe ma solo caramelle Onlus e con la Scuola Primaria “Sveti Sava”. 
Le spese sostenute, per un totale di 2.646,30 euro, hanno riguardato: biglietti aereo, assicurazione per infortunio e responsabilità civile, visti per l’Italia, servizio stabilimento spiaggia in Santa Severa, trasporto per e da Belgrado, trasporti per visita in Roma, affitto attrezzature per il concerto al castello, vitto (solo quota parte). La comunità di Santa Severa ed i suoi esercenti ci hanno sostenuto, per ridurre al minimo le spese, e noi siamo contenti di poterlo ribadire.

Per aver contribuito a sostenere economicamente l’iniziativa ringraziamo, per le sottoscrizioni:
Vincenza Ferrara e Sara, Associazione Orme, Stefano Peciarolo, Zivkica Nedanovska Stankovski, Alberto Tarozzi, Marcella Simonelli, Samantha Mengarelli, MM Agreement, Biosolidale, Zastava Brescia
per l’alloggio, per alcuni trasferimenti, per i costi del vitto, per l’interprete, per la guida turistica e per le visite culturali a Monterano (Bracciano) e Società Cooperativa Agricoltura Nuova, per l’evento de “I Beatles a Roma”: 
Augusto Mengarelli, Daniela Tiraboschi, Marzia Casale, Sandro Corciolini, Valerio Sallustio, Stefano Mattozzi, Samantha Mengarelli, Fabrizio Scandone, Dejana Perunicić, Suncica Vuković, Paolo Gentilini, Enzo Del Poggetto, Annamaria Cappelli, Irene Amore, I Beatles a Roma, la Pro Loco di Santa Severa, Museo della Navigazione Antica del Castello, Coopculture, Agricoltura Nuova, l'Alimentari panificio Fracassa Galli & C. snc, lo stabilimento Lido, il panificio Vapoforno. 
I fondi raccolti, insieme al 5X1000 del 2012 di Jugocoord onlus utilizzato per questa iniziativa, ci lasciano un residuo di 487,78 euro, che accantoneremo per le iniziative in favore dei Comuni terremotati.

Ringraziamo Valentina Ristić, insegnante della Scuola di Jasenovik, Milos Ristić, per la disponibilità, per la cura e l’attenzione verso i bambini, gli spazi condivisi e tutti noi. Apprezziamo inoltre la loro rinuncia al rimborso spese per i loro documenti di viaggio e per il trasporto da Jasenovik a Belgrado, quale contributo all’iniziativa. E grazie alla nostra giovane interprete, Suncica Vuković. Li salutiamo tutti e li ringraziamo.

Confidando nella possibilità di realizzare una prossima edizione di “nA More con AMore”, invitiamo chi vuole a visionare racconti e fotografie [ 
https://www.cnj.it/INIZIATIVE/NaMoreConAmore.htm#2016 ]. Buona lettura ed un saluto a tutti.

A Fiore ed Anna Maria
Certe case vivono e vivranno sempre il loro buon tempo, piene ed appagate delle voci e dei passi che le hanno attraversate…. (da: nA More con AMore, prima edizione) 

A cura di Samantha Mengarelli
Foto scattate da: Samantha Mengarelli, Valentina Ristić, Suncica Vuković, Miloš Ristić.




(deutsch / english / francais)

American Occupation of Europe Intensifies

0) More initiatives and links
– U.S. Hands Off Syria (IAC)
– ALERTE OTAN N°62
– Toying with a World War / II (GFP)
– Eskalation mit Nuklearpotenzial (GFP)
– Terrorism. A Matrix of Lies and Deceit (C. Black)

1) The deadly racism of the ‘anti-racist’ liberal imperialist (Neil Clark, 12.10.2016)

2) Die zivilen Opfer der Kriege (GFP, 10.10.2016)

3) Operation Barbarossa 2 – American Occupation of Europe Intensifies (Christopher Black, 17/02/2016)


=== 0: More initiatives and links ===

U.S. Hands Off Syria
An Urgent Message for Peace on the Eve of Wider War (IAC, October 13, 2016):

Dear friends of International Action Center,
Please review this statement issued by the newly-formed Hands Off Syria Coalition. It follows a lengthy round of discussions among several antiwar and social justice organizations and leading individuals about the urgent need for a broad coalition to confront the escalating war in Syria. International Action Center- IACenter.org is supportive of this process and a signatory to this statement. We invite you to join the rapidly growing coalition and encourage others to join.
Solidarity,
Sara Flounders for IAC

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ALERTE OTAN N°62 - 3e trimestre 2016
Parution du nouveau bulletin du Comité Surveillance OTAN: 

Au sommaire de ce numéro: 
Editorial: L'antagonisme entre l'OTAN et la lutte pour le désarmement nucléaire
Mensonges et Vérités sur Hiroshima (D. Johnstone)
Déclarations des associations à la Commémoration
L'ingénierie sur le sentier de la guerre (L. Mampaey)
Un sommet de l'Otan à Varsovie ou à quoi sert l'Otan en 2016 (N. Bardos)
OTAN EXIT: objectif vital (M. Dinucci)
Constitution de l'Alliance pour la neutralité du Montenegro
Communiqué du Comité sur la rupture du cessez-le-feu en Syrie

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Toying with a World War / II (GFP 24.10.2016)
While jihadi militias pursue their military offensive launched on the weekend in Aleppo, the German government is increasing its pressure on Russia. "As the most important supporter of the regime" in Damascus, Moscow must provide "a sound agreement for Aleppo," demanded German Foreign Minister Frank-Walter Steinmeier. But it was in fact the militia that broke the ceasefire initiated by Russia late last week and it was they who were also preventing the evacuation of the civilian population by firing at the escape corridors, as a British journalist reported from Aleppo. Similar practices are being used by the militia in the Iraqi town of Mosul, however these are being described for what they are, i.e. the IS is using civilians as "human shields." The German government is intensifying its pressure on Russia, at a moment when Moscow is reinforcing its military strength in the Eastern Mediterranean with the deployment of an aircraft carrier battle group near the Syrian coast, aimed at achieving an equal footing with the western powers. A German Bundeswehr frigate is accompanying the French aircraft carrier "Charles de Gaulle" in the same region, where the Russian aircraft carrier "Admiral Kuznetsov" is going. Particularly the German Green Party leadership is raising demands for declaring a no-fly zone over Syria - preparing another escalation, risking a direct war with Russia...
http://www.german-foreign-policy.com/en/fulltext/58978
ORIG.: Spiel mit dem Weltkrieg / II (GFP 24.10.2016)

Eskalation mit Nuklearpotenzial (GFP 5.10.2016)
Berliner Regierungsberater und Außenpolitik-Experten warnen vor einer weiteren Zuspitzung der NATO-Eskalationspolitik gegenüber Russland. Im Hinblick auf die gefährlichen Zwischenfälle bei militärischen Flugmanövern beispielsweise über der Ostsee führe "früher oder später" an "einem Umgang miteinander kein Weg vorbei", erklärt ein hochrangiger NATO-Funktionär in der führenden Zeitschrift des deutschen Außenpolitik-Establishments. Man müsse Sorge dafür tragen, dass der Machtkampf zwischen der NATO und Russland "sich nicht zu einem Großkonflikt auswächst", warnt ein renommierter russischer Experte eines US-Think-Tanks: Der Machtkampf sei zwar "keineswegs trivial", doch sei er "einen europäischen Krieg ... zweifellos nicht wert"...
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/59454

Terrorism – A Matrix of Lies and Deceit (by Christopher Black, 17.6.2016)
... Individual acts of terror, carried out by the lone terrorist or small group are carried out because they have no other political power than to try to frighten the populace. But acts of terror carried out by those factions of society that hold state power proves that they know their objectives and methods are criminal. That is why they have to resort to the terrorism of their own peoples in order to maintain control and dominance. And this is the state of affairs to which the world has been reduced after a century of war beginning with The Great War, World War I, through the Second, and the Third, euphemistically called the Cold, War, and now the Fourth, and final war that is now on-going and has been since the NATO terrorist bombing of Yugoslavia...
http://journal-neo.org/2016/06/17/terrorism-a-matrix-of-lies-and-deceit/


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The deadly racism of the ‘anti-racist’ liberal imperialist


by Neil Clark*, 12 Oct, 2016

When it comes to hypocrisy, the pro-war Western ‘liberal’ is in a class of his own. While professing opposition to racism, the pro-war liberal is cheerleader for the most dangerous and deadly form of racism in the world today - contemporary US/Western imperialism.
A racism that is scarcely reported, but which has laid waste to entire countries and killed millions - and which now threatens to drag us into potentially catastrophic military confrontation with Russia.
We can see this abhorrent racism on display again in the current debates in elite circles in the West over Syria. It’s taken as a given that ‘We’ i.e., the US and its allies, have a right to declare who is or is not the legitimate government of Syria. We can demand ‘Assad must go’ but of course no Syrian government official can demand one of OUR leaders must go. The very thought of it!
We have the right to impose ‘No Fly Zones’ which of course won’t apply to OUR aircraft - only to THEIRS. We have the right to bomb or illegally invade countries at any time we want to - for whatever fictitious reasons - but if the people of the targeted country dare to fight back, we’ll call them “genocidal” and accuse their leader (and his allies) of war crimes and push for them to be sent to The Hague. Our leaders meanwhile can break international law and kill hundreds of thousands with total impunity.
If you doubt the inherent racism of the current world order, and think I’m overstating the case; then consider what’s been going on at the International Criminal Court (ICC). During its 14 years of existence the only people indicted and tried by the ICC have been Africans.
What would you say if there was a domestic court in England that only ever tried Africans? And that Europeans, whatever heinous crimes they’d committed, were never brought before the court. You’d call the whole set up racist, and you’d be right.
But it happens at the ICC and pro-war ‘anti-racist’ liberals are silent. Showing that on an international scale you can get away with the most blatant levels of discrimination that you’d never get away with domestically.
Regrettably, a sizable section of the anti-racist left in the West has bought into this pernicious liberal racism, probably without even being aware of it. Evidence of this is how few people feel brave enough to publicly declare: 'Actually the Syrian government does have the right to fight back against US- backed jihadists’.
Again, it's taken as a 'given' that countries of the global south targeted by the US and its allies have absolutely no right to engage in violent resistance; their governments are expected to roll over and die. If they dare to resist and fight back with force as Syria’s has done, then some in the anti-war movement even portray them as equally culpable as the aggressor.
Remember the outrage from the ‘Exceptional Nation’ and its allies when Yugoslav forces downed a US Stealth Bomber in 1999! 'How dare they! We have the right to bomb your country back to the Stone Age for 'humanitarian' reasons - but you have no right to try and down our aircraft!’
When three US soldiers were captured, President Bill Clinton warned the Yugoslavs that they had no authority to put the men on trial, while stressing that the illegal US-led bombing of Yugoslavia would continue. 
Again, the only way you could support such blatant double standards is if you believe that Americans and their NATO allies are superior to Yugoslavs. And that would be racism.
The dehumanization of the many victims of military aggression carried out by the West and its allies is another example of ‘acceptable’ liberal racism.
The millions killed by US/Western imperialism in Iraq, Pakistan, Afghanistan, Syria, Libya, Yemen, Yugoslavia and elsewhere, are not commemorated on any special day of the calendar. They’re most unlikely to be honored in any blockbuster Hollywood films.
While ‘regret’ is sometimes expressed over ‘accidental’ civilian casualties, there is no pretense at sorrow when soldiers fighting for armies of targeted states are incinerated in large numbers. Did you see any concern from pro-war Western liberals, when the US and its allies murdered 62 Syrian soldiers last month bringing the ceasefire to an end? No, me neither.
It’s doubtful the ’humanitarian’ pro-war ‘anti-racist’ liberals now clamoring for a ‘No Fly Zone’ to be imposed in Syria (or rather a We Can Fly But They Can’t Zone), have ever met any soldiers from the Syrian Arab Army. But I have.
A few years back I was in Latakia, Syria, waiting for a bus to take me back to my flat in Damascus. I’d missed the last one but a special army bus was waiting to depart. I was invited to travel on it. Throughout the journey the soldiers generously shared their food, drink and smokes with me. They sang songs, we joked and laughed. It was a great journey.
I always think of these Syrian soldiers whenever I hear a pro-war ‘anti-racist’ liberal feign humanitarian concern for Syria. Because for them, Syrian soldiers loyally defending their country aren’t human beings at all; they can be slaughtered in large numbers and when they do it’s a cause for celebration.
When are humans not human?” asked my fellow RT OpEdge contributor Dan Glazebrook in his Morning Star column from August 2012. The answer is when they’re soldiers from global south countries resisting a US-backed invasion. Glazebrook notes that while soldiers of the occupying army are “always human no matter what atrocities they have taken part in,” those from armies that are defending their countries from Western aggression “are never human”…”even if they’ve never fired a shot in their life.”
The sad truth is that too many ‘anti-racists’ in the West are more concerned with bad things certain individuals say than with countering the most deadly and virulent form of racism affecting the world today; the racism that underpins the foreign policy of the US and its closest allies.
Just imagine if widespread racist pogroms against black people were to be launched by far-right groups in France. There would, I’m sure, be enormous and totally justified outrage. The perpetrators would be brought to book, and rightly so. But as Dan Glazebrook has pointed out, racist pogroms against black people were ‘characteristic’ of the Western-backed Libyan rebellion in 2011 from the very start. Yet Western ‘anti-racist’ liberals still supported the rebellion and Western ’humanitarian’ air strikes in favor of racist ‘rebels‘. How can you denounce racist pogroms against black people in Europe yet support them in Libya? Well ‘anti-racist’ liberal imperialists can. As Maximilian Forte wrote: “If this was ‘humanitarianism’ it could only be so by disqualifying Africans as members of humanity.”
The truly genuine anti-racist (as opposed to the fake ‘anti-racist’ liberal imperialist) believes that all countries are equal and that the US and its allies have no more right to threaten Syria than Syria has to threaten the US and its allies. Genuine anti-racists believe that all human life is equal too. And that international law should apply to all and that the US, Britain, Israel and their allies should not be exempt. It's time genuine anti-racists reclaimed anti-racism from pro-war Western liberals. Before the racist, virtue signaling phonies start their ‘humanitarian’ World War Three.


* Neil Clark is a journalist, writer, broadcaster and blogger. He has written for many newspapers and magazines in the UK and other countries including The Guardian, Morning Star, Daily and Sunday Express, Mail on Sunday, Daily Mail, Daily Telegraph, New Statesman, The Spectator, The Week, and The American Conservative. He is a regular pundit on RT and has also appeared on BBC TV and radio, Sky News, Press TV and the Voice of Russia. He is the co-founder of the Campaign For Public Ownership @PublicOwnership. His award winning blog can be found at www.neilclark66.blogspot.com. He tweets on politics and world affairs @NeilClark66


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Die zivilen Opfer der Kriege
 
10.10.2016
BERLIN
 
(Eigener Bericht) - Angehörige ziviler Opfer eines auf deutschen Befehl begangenen Massakers in Afghanistan haben keinen Anspruch auf Entschädigung. Wie der Bundesgerichtshof letzte Woche bestätigte, kann Deutschland sich gegen afghanische Kläger auf das Prinzip der "Staatenimmunität" berufen und die Zahlung von Entschädigung grundsätzlich verweigern. Damit setzt die deutsche Justiz ihre Rechtsprechung zugunsten der Bundeswehr und den Militärs anderer NATO-Streitkräfte fort. Bereits im Fall eines mutmaßlichen NATO-Kriegsverbrechens in der jugoslawischen Ortschaft Varvarin hatte das Bundesverfassungsgericht bekräftigt, es gelte die Staatenimmunität. Mit derselben Argumentation haben deutsche Gerichte und der Internationale Gerichtshof (IGH) in Den Haag die Bundesrepublik zudem von der Zahlung einer Entschädigung an Opfer von Wehrmachts- und SS-Massakern in Griechenland befreit. Die Staatenimmunität, die Berlin für sich in Anspruch nimmt, befreit die Kriegführung von größeren finanziellen Risiken. Allein durch NATO-Luftangriffe im Afghanistan-Krieg kamen von 2008 bis 2015 mehr als 1.700 afghanische Zivilisten zu Tode. Bringen deutsche Militärs Zivilisten um, dann muss Berlin nach dem jüngsten Urteil nicht mehr damit rechnen, finanziell zur Verantwortung gezogen zu werden.
Die Tanklaster von Kunduz
Die Angehörigen der Opfer eines Massakers in Afghanistan, das ein deutscher Oberst befohlen hat, haben keinen Anspruch auf Entschädigung. Dies hat der Bundesgerichtshof in der vergangenen Woche bestätigt. Gegenstand des Verfahrens war die Bombardierung zweier entführter Tanklaster nahe Kunduz am 4. September 2009. Der Oberst der Bundeswehr Georg Klein hatte die Bombardierung befohlen, obwohl in unmittelbarer Nähe der Tanklaster über hundert Personen zugegen waren, deren chaotisch anmutendes Hin- und Herlaufen vermuten ließ, dass es sich um Zivilisten handelte. Dies war tatsächlich der Fall. Klein hatte zudem fünfmalige Bitten der beiden US-Piloten, die den Angriff durchführten, abgelehnt, vor der Zerstörung der Tanker die mutmaßlichen Zivilisten mit einem Tiefflug warnen zu dürfen, um unnötige Todesopfer zu vermeiden. Bei dem Angriff kamen ungefähr hundert vollkommen unschuldige Menschen ums Leben. Nach dem Massaker wurden die zwei US-Piloten strafversetzt, Klein hingegen wurde zum Brigadegeneral befördert. Über Kleins Massakerbefehl vom 4. September 2009 urteilt der Vorsitzende Richter am Bundesgerichtshof Ulrich Herrmann nun, die "militärische Entscheidung" sei "völkerrechtlich zulässig" gewesen.[1] Ohnehin hätten individuelle Opfer nicht das Recht, einen fremden Staat auf Entschädigung zu verklagen; es gelte das Prinzip der Staatenimmunität. Laut Bundesgerichtshof können die Kläger sich auch nicht auf das Amtshaftungsrecht berufen. Wolle man dieses auf die Auslandseinsätze der Bundeswehr anwenden, dann könne es zukünftig "in mehrfacher Hinsicht zu Beeinträchtigungen" nicht nur der "Bündnisfähigkeit Deutschlands", sondern darüber hinaus "des außenpolitischen Gestaltungsspielraums" kommen.[2] Dies wiederum ist unerwünscht.
Die Brücke von Varvarin
Das aktuelle Urteil des Bundesgerichtshofs schließt an ältere Urteile zu einem NATO-Luftangriff vom 30. Mai 1999 auf die jugoslawische Ortschaft Varvarin an. Damals hatten zwei Kampfjets der NATO die Brücke von Varvarin zerstört - dies, obwohl das jugoslawische Militär in dem Ort nicht präsent war und die Brücke keine militärische Bedeutung hatte. Auch in diesem Fall unterließ die NATO jegliche Vorwarnung an die Zivilisten, die erkennbar die Brücke überquerten; tatsächlich töteten sie einige, die den ersten Angriff überlebt hatten und sich an Brückenteile klammerten, mit einer zweiten Bombe. Zehn Menschen kamen bei der Attacke ums Leben, 30 wurden teils schwer verletzt. Angehörige der Opfer klagten in Deutschland, scheiterten jedoch: Individuellen Opfern stehe das Recht nicht zu, von fremden Staaten Entschädigungen einzuklagen, bestätigte das Bundesverfassungsgericht. Allenfalls "Serbien als Staat" habe die Möglichkeit, "einen Anspruch gegen die Bundesrepublik Deutschland oder gegen andere NATO-Staaten geltend zu machen" [3], erklärt der Völkerrechtsprofessor Stefan Talmon von der Universität Bonn. Serbien freilich hätte, versuchte es Entschädigungen einzuklagen, mit massiven politischen Repressalien aus Berlin zu rechnen, weshalb es den Schritt bis heute gezwungenermaßen unterlässt.
Das Massaker von Dístomo
Mit Verweis auf die Staatenimmunität, die es individuellen Opfern untersage, Staaten auf Entschädigung für Kriegsverbrechen zu verklagen, hat die Bundesrepublik sogar die Forderung nach Entschädigung für die Opfer von Wehrmachts- und SS-Massakern erfolgreich zurückweisen können. Exemplarisch ist dies anhand einer Klage zum Massaker von Dístomo geschehen. In dem griechischen Ort hatten Angehörige der 4. SS-Panzer-Grenadier-Division unter dem SS-Hauptsturmführer Fritz Lautenbach am 10. Juni 1944 alle Bewohner ermordet, die sie antrafen - 218 Menschen. 1995 klagten Angehörige der Opfer in Deutschland auf Entschädigung. In letzter Instanz entschied der Bundesgerichtshof am 26. Juni 2003, es bestehe kein Anspruch auf Entschädigung, da "etwaige Schadenersatzansprüche" gegen das Deutsche Reich "nicht einzelnen geschädigten Personen, sondern nur deren Heimatstaat" zustünden.[4] Genauso entschied, auf Prozesse in Griechenland und Italien Bezug nehmend, am 3. Februar 2012 der Internationale Gerichtshof (IGH) in Den Haag. Im August hat nun allerdings der griechische Ministerpräsident Aléxis Tsípras angekündigt, Griechenland werde Entschädigung für die Opfer von Wehrmachts- und SS-Massakern einfordern - als Staat.[5] In diesem Fall böte das Prinzip der Staatenimmunität Deutschland keinen Schutz. Konkrete Schritte hat Athen allerdings bislang noch nicht unternommen. Ob der griechische Staat, der durch die seit Jahren anhaltende Krise in komplette Abhängigkeit von der Bundesrepublik geraten ist, sich Prozesse gegen die EU-Hegemonialmacht politisch überhaupt leisten könnte, kann bezweifelt werden.
Tausende Tote
Wie nützlich der Grundsatz der Staatenimmunität für die Bundesrepublik und ihre Verbündeten heute ist, zeigen exemplarisch Untersuchungen über zivile Opfer von NATO-Angriffen am Hindukusch. Eine vor kurzem an der Universität Boston erstellte Studie beziffert die Zahl der Zivilisten, die von 2008 bis 2015 durch Luftangriffe in Afghanistan ums Leben kamen, auf 1.766. In wieviele Fälle deutsche Soldaten als Teil der Kommandokette oder im Zuge der Aufklärung involviert waren, ist unbekannt. Hinzu kommen die zivilen Todesopfer aller anderen Operationen, die von den westlichen Streitkräften und ihren afghanischen Verbündeten durchgeführt wurden; durch sie kamen laut der Studie von 2008 bis 2015 genau 2.492 Zivilisten um.[6] Auch in diesem Fall bleibt der deutsche Mordanteil unklar. Die Angehörigen der Opfer haben, wendet man das Prinzip der Staatenimmunität an, keinerlei Anspruch auf Entschädigung, solange der afghanische Staat sie nicht einfordert; das aber kann als politisch ausgeschlossen gelten. Zu den Opferzahlen hinzugerechnet werden müssen laut der Bostoner Studie noch die zivilen Opfer von US-Drohnenattacken in Pakistan. Deren genaue Zahl ist unbekannt; Schätzungen reichen bis zu mehr als 2.600 Personen. Von 2007 bis 2015 töteten darüber hinaus die Streitkräfte des mit der NATO kooperierenden Pakistan tausende Zivilisten. Eine Gesamtbilanz müsste die zivilen Opfer der Kriege im Irak, in Syrien, in Libyen und in weiteren Ländern, in denen NATO-Streitkräfte operieren, berücksichtigen; zudem ist in den erwähnten Opferzahlen eine relevante Dunkelziffer ungeklärter Fälle nicht enthalten.
Krieg ohne Risiken
Bereits im August 2014 hatte die Menschenrechtsorganisation Amnesty International energisch gegen die Straflosigkeit bei der Tötung von Zivilisten im Afghanistan protestiert. Seit 2009 habe es lediglich sechs Strafverfahren gegen US-Soldaten wegen Mordes an Zivilpersonen gegeben, stellte Amnesty fest; letztlich seien nur zehn Täter bestraft worden.[7] Die NATO-Streitkräfte müssten endlich die Mordtaten ihrer Militärs entschlossen bestrafen sowie alles tun, um weitere Verbrechen zu verhindern. Beides ist nicht geschehen. Im ersten Halbjahr 2016 nahm die Zahl der Zivilisten, die bei Operationen der afghanischen Streitkräfte und ihrer westlichen Verbündeten ums Leben kamen, sogar erneut zu und stieg auf 383. Zuletzt verloren bei einem US-Drohnenangriff in Afghanistan am 28. September mindestens 15 Zivilpersonen ihr Leben. Das Verbrechen erfolgte knapp ein Jahr nach dem US-Luftangriff auf ein Krankenhaus der Organisation "Ärzte ohne Grenzen", bei dem 42 Zivilisten umkamen. Hinzu kommen weitere zivile Todesopfer auf anderen Kriegsschauplätzen, etwa in Syrien. Die Staatenimmunität sorgt nun dafür, dass Opferklagen gegen die NATO-Mächte aussichtslos sind. Finanzielle Risiken, wie sie mit Entschädigungsklagen einhergingen, muss die Bundeswehr bei ihren heutigen und bei ihren künftigen Kriegen nicht mehr in Rechnung stellen.

[1] Keine Entschädigungen für Hinterbliebene von Kundus-Luftangriff. www.rp-online.de 06.10.2016.
[2] Deutsches Amtshaftungsrecht ist auf bewaffnete Auslandseinsätze der Bundeswehr nicht anwendbar ("Fall Kunduz"). juris.bundesgerichtshof.de 06.10.2016.
[3] Saša Bojić: Kein Schadensersatz wegen Nato-Angriffs. www.dw.com 12.09.2013.
[4] BGH, Urteil vom 26. 6. 2003 - III ZR 245/98.
[5] S. dazu Die Regelung der Reparationsfrage.
[6] Neta C. Crawford: Update on the Human Costs of War for Afghanistan and Pakistan, 2001 to mid-2016. Boston University, August 2016.
[7] Amnesty International: Left in the dark. Failures of accountability for civilian casualties caused by international military operations in Afghanistan. London, August 2014.


=== 3 ==

À voir aussi: Communiqué du Sommet de l’OTAN à Varsovie : préparer le crime d’agression (par Christopher Black)
See also: NATO’s Warsaw Communiqué: Planning the Crime of Aggression (18.07.2016 Author: Christopher Black)


http://milosevic.co/552/christopher-black-operation-barbarossa-2-american-occupation-of-europe-intensifies/

Christopher Black: Operation Barbarossa 2 – American Occupation of Europe Intensifies

17/02/2016

On February 1 the New York Times ran a front page story by two of their journalists confirming the intentions of the United States to increase its occupation of and military presence in Europe particularly the east. Under the title “U.S. Fortifying Europe’s East to Deter Putin” the story sets out just one in a continuing series of acts of aggression against Russia. At the same time as the Americans announced this action they pretended to negotiate with Russia in Geneva about a solution to the American and allied aggression against Syria.

Of course, the story begins with the lie in the headline of a need to “deter Putin.” It then continues with the standard set of lies and propaganda about world events that we always get from the government of that country. No one outside the United States can read these things without laughing or crying, but of course they are intended to justify the criminal actions of the American government and ruling elite to the people who have to pay for the criminal wars they conduct, that is, to justify the unjustifiable, to the citizens of the United States.

There is no need to enter once again into the real history of events in Ukraine, Syria, Europe, Asia, Africa and all the places in the world where American and European meddling have wreaked havoc and loosed Chaos with the dogs of war. The history is well known by those who are interested. But there is a need to comprehend the meaning of what the United States is doing by announcing that it will increase its military budget for eastern Europe by 400%, from a current budget of $789 million to $3.4 billion in 2017. Since the Russians are not the threat in the region, but the United States and NATO are, the placement of military hardware to support a full armoured combat brigade in the region, and right on top of Russia’s borders can have only one other purpose, aggression.

Once can even argue that the pattern of moving equipment and forces continually nearer to Russia’s border, the continuous military exercises and their increasing control of the governments of the east European states in lockstep with this military build up, looks far too much like Nazi Germany’s build of forces prior to Operation Barbarossa, the Nazi invasion of the Soviet Union in 1941. History never repeats itself exactly, we have learned that much. But the overall pattern is very similar and the objectives and motivations remain the same.

The story also quoted American officials as stating that the equipment could be used in Syria, another threat to Russia. But the main threat is against Russia itself. Indeed the writers stated,

“Still, there is no doubt the primary target of the funding is Russia.”

The Times admits that the 1997 agreement known as the NATO-Russia Founding Act stipulates that neither side can place forces along their respective borders and admits that the deployment of American and NATO troops along Russia’s borders is a clear violation of the agreement. But, being the weasels that they are, they always state that wrong is right and so they simply deny they are in violation of the agreement or excuse it based on ”Russia’s incursion” into Crimea. This makes no sense of course since the United States took over Ukraine as its protectorate in the coup in 2014. Its forces have been there ever since and it has been in violation of the agreement from the day it was signed as NATO occupied, one by one, the countries formerly protected from NATO by the Soviet Union. The agreement means nothing to them. They just shrug their shoulders if it is mentioned and chew their gum.

Since the build-up of American forces in Europe is explicitly directed at Russia and since a few months ago an American general stated that they expected Russia to engage in “hybrid warfare” in the Baltic states and regard this as a “certainty” for which NATO has to prepare, an objective observer must ask whether the US itself intends to stage a series of provocations in the Baltic and blame them on Russia.

The Americans, British and Turks have created a series of provocations in the past weeks, accusing Russia of killing civilians in Syria, of violating Turkish, therefore NATO airspace, of murdering Russians abroad on the personal orders of President Putin, and as with other leaders they have attacked and murdered in the past, now accuse President Putin of corruption, a charge they levelled at President Milosevic when he was attacked and then finally arrested in Serbia.

This writer had the opportunity of meeting with Serbian officials who were in charge of the case against Milosevic at that time and I asked them if the corruption charges were true. They told me that they were completely false but that the Americans pushed them to charge Milosevic in order to undermine support for him in Serbia and as an excuse to hold him until they could kidnap him and take him in chains to their NATO tribunal in The Hague. They further told me that the Americans had threatened to bomb them again if they refused to cooperate.

The accusations made against President Putin are in line with this strategy of setting him up to be labelled in the west as a criminal with whom negotiations are impossible and therefore, setting the stage for sowing confusion amongst the Russian people about their own leaders, and undermining support for their government. But this is only one purpose and since the Russian people are very aware of how the game works, it is unlikely that this campaign of defamation against President Putin will have any success inside Russia. So, the primary objective is to demonise him in the eyes of the western public in order to justify further aggression against Russia and since these stories receive saturation coverage in the west, the NATO propagandists are succeeding.

It took nearly ten years for Operation Barbarossa to be set up and put into effect, from the time that Hitler was made Chancellor of Germany and began to discuss with the British and French his intentions of attacking the Soviet Union. The British and French were very content for the Nazis to do that and there is no doubt that the primary objective of Hitler was always the crushing of Russia. That the attack failed is one of the reasons the NATO leaders snubbed the Moscow Victory Parade last summer since they now identify themselves with the objectives of the defeated Nazi regime.

Some doubt that the NATO powers will actually attack Russia and risk a world war and point out that the forces being placed in eastern Europe are too weak to mount any attack. But they miss the point, which is that the build up is steady, and it is increasing, along with the propaganda and increased economic warfare. The Americans are really prepositioning resources, stores, equipment and headquarters and logistics bases that can be rapidly used to build up NATO forces at the right moment. The question is when that moment will be.

Unless the European powers can escape the American pressure and become independent states once again and unless a new regime dedicated to peace arises in the United States, neither of which look likely for the foreseeable future, it rests with us, the citizens of the world to get off our chairs and get on the streets and demand that these preparations for world war be stopped. For, unless that happens, the march to war by the Americans and their NATO lieutenants appears to be inexorable.






A cinque anni dal barbaro assassinio di Gheddafi

di Domenico Losurdo – 20 Ottobre 2016

5 anni fa, il 20 ottobre 2011, veniva barbaramente assassinato il leader della Libia anticolonialista Mu’ammar  Gheddafi. Per ricordarlo e a eterna vergogna dei responsabili di questo crimine, da Sarkozy alla signora Clinton, che ora non a caso si appresta a divenire Presidente degli USA, riprendo alcune pagine del mio libro La sinistra assente. Crisi, società dello spettacolo, guerra, Carocci, Roma (DL).

L’esultanza della signora Clinton per il crimine

Quante vittime ha provocato una guerra, che peraltro «non ha portato ai libici la “libertà dal tiranno” ma ha creato l’ennesimo Stato fallito, in preda a bande armate» e all’«estremismo islamico» (Panebianco 2013)? Per rispondere a questa domanda diamo la parola a un filosofo di fama internazionale: «Oggi sappiamo che la guerra ha fatto almeno 30.000 morti, contro le 300 vittime della repressione iniziale» perpetrata dal regime che la NATO era decisa a rovesciare (Todorov 2012). Occorre aggiungere che la repressione colpiva una rivolta che certo aveva basi anche endogene ma alla quale erano tutt’altro che estranei i servizi segreti occidentali, a cominciare da quelli inviati dal governo di Londra i quali – ha rivelato la stampa britannica più autorevole – già da un pezzo si proponevano di assassinare Gheddafi, ricorrendo a ogni mezzo (infra, cap. 3, § 7). E, in effetti, la guerra sanguinosa del 2011, scatenata mentre non pochi paesi in particolare dell’Africa e dell’America Latina premevano per una conferenza internazionale e per la ricerca di una soluzione pacifica, si concludeva con il linciaggio di Gheddafi e lo scempio del suo cadavere.

Appresa questa notizia, esultava scompostamente Hillary Clinton. Scimmiottando il celebre «veni, vidi, vici» di Giulio Cesare e aggiungendo un tocco di brutalità all’originale, l’allora segretario di Stato esclamava: «venimmo, vedemmo, egli morì!» (we came, we saw, he died!»). Interrogata da un reporter presente all’esternazione se la sua visita a Tripoli avesse avuto qualcosa a che fare con la fine di Gheddafi, la signora rispondeva orgogliosa: «Sono sicura di sì». Qualche tempo dopo, in occasione di una trasmissione televisiva, un giornalista di «Fox News» chiedeva a Hillary Clinton se per caso rimpiangeva il suo precedente commento imperiale, dato che l’uccisione del leader libico era stata definita un «crimine di guerra» da diversi studiosi di diritto. Il giornalista era costretto a ripetere la domanda, ma l’unica risposta che riusciva a ottenere era: «Non intendo commentare». Il significato della guerra e della sua conclusione era comunque chiaro. Il notiziario di «Fox News» titolava: «Obama brandisce un altro scalpo» (Forte 2012, pp. 130-31).

Sarebbe tuttavia errato perdere di vista il ruolo essenziale svolto dai servizi segreti francesi nel crimine di guerra di cui qui si parla. Diamo la parola al «Corriere della Sera»: «E’ un segreto di Pulcinella che a Parigi volevano eliminare il Colonnello»; l’allora Presidente Nicolas Sarkozy era deciso a evitare in ogni modo che si venisse a sapere dei massicci finanziamenti elettorali a lui versati dal «dittatore» (Cremonesi 2012a). Dunque, colui che è stato forse il campione più zelante della «guerra umanitaria» era in realtà il principale beneficiario dei petrodollari del «dittatore», prima accolto con tutti gli onori all’Eliseo e poi messo a tacere con un regolamento di conti privato e dunque con un assassinio di stampo mafioso. Si poteva pensare o sperare che queste rivelazioni avrebbero provocato un sussulto di indignazione. Nulla di tutto questo è accaduto: evidentemente, il comportamento appena visto viene considerato più o meno normale dalle cancellerie occidentali e dall’opinione pubblica prevalente in Occidente. Il successore di Sarkozy, François Hollande, si è affrettato a sottolineare la continuità della politica estera della Francia. Il presidente “socialista“ e i suoi omologhi “democratici” non hanno cambiato idea, nonostante che sia paurosamente aumentato il numero dei profughi provenienti dalla Libia: essi fuggono da un paese “fallito”, o più esattamente costretto dalla NATO al “fallimento”, partendo da «campi» controllati dalle milizie, «dove si stupra sistematicamente, dove si tortura sistematicamente, dove vengono stabilite le tariffe per essere imbarcati verso l’ignoto, dove nessun controllo può essere effettuato da alcuno» (Venturini 2014).

Gheddafi e i leader terzomondisti

[Con l’appoggio di Camusso e Rossanda alla guerra contro la Libia] di nuovo emergeva la devastazione culturale e politica che aveva investito la sinistra. Dileguata era la memoria storica: cento anni prima l’Italia aveva scatenato contro la Libia una guerra coloniale, essa sì non priva di pratiche genocide. E a trattenere le due illustri esponenti della sinistra italiana non servivano neppure le prese di posizione dei leader dei Terzo Mondo che si pronunciavano per una soluzione negoziata o che, per voce del presidente del Nicaragua Daniel Ortega, chiamavano a difendere il «fratello» Gheddafi contro la «feroce campagna», mediatica prima ancora che militare, scatenata contro lui dal neocolonialismo. Sulla stampa italiana e internazionale si poteva leggere tranquillamente delle covert actions messe in atto dai servizi segreti occidentali già diversi anni prima dello scoppio della crisi; vedremo che gli stessi giornali e riviste impegnate ad appoggiare la guerra contro la Libia di Gheddafi tracciavano un quadro tutt’altro che lusinghiero dei ribelli, i quali si abbandonavano a saccheggi contro il loro stesso popolo, passavano per le armi i soldati fatti prigionieri, sfogavano la loro rabbia contro neri e migranti neri, sbrigativamente assimilati a mercenari del regime e trattati di conseguenza. Facendo ricorso a un’informazione appena più sofisticata, si poteva ricavare un quadro più equilibrato dei mutamenti intervenuti in Libia sull’onda della rivoluzione anticoloniale a suo tempo guidata da Gheddafi: la durata media della vita dei libici era passata da 51 a 74 anni, era stata realizzata l’alfabetizzazione di massa anche per le donne, il reddito pro capite era aumentato in misura assai notevole. Sul piano internazionale il regime si era opposto all’installazione di basi militari straniere, si era battuto per lo sviluppo autonomo e per l’unità economica e tendenzialmente politica dell’Africa. Su questa base il leader libico si era attirato sì l’ostilità implacabile dell’Occidente ma si era anche guadagnato, nonostante il carattere personale e autoritario del suo potere, la stima di non pochi leader del Terzo Mondo, compreso Nelson Mandela (Forte 2012, p. 143 e passim). Tutto ciò era ignorato da Rossanda. Ma anche a voler sottoscrivere l’analisi da lei tracciata della Libia del 2011, resterebbe pur sempre da rispondere alla domanda: per una leader storica del movimento di ispirazione marxista e comunista, le promesse non mantenute della rivoluzione anticoloniale sono un motivo sufficiente per schierarsi con la controrivoluzione neocoloniale?

Forse, a spiegare la presa di posizione di Camusso e Rossanda è stata la fretta, la mancanza di informazioni adeguate; ma, se si è realmente verificato, il ripensamento non è stato reso pubblico. Ancora una volta impietosa si rivela l’ironia della storia. A suo tempo, mentre infuriava la carneficina del primo conflitto mondiale, furono i bolscevichi a rivelare, assieme ad altri accordi dello stesso genere, l’accordo Sykes-Picot propriamente detto, e a denunciare la realtà della spartizione delle colonie che si occultava dietro l’ideologia della guerra dell’Intesa, ipocritamente impegnata a difendere la causa della democrazia e della pace nel mondo. Ai giorni nostri, ad avallare di fatto il nuovo Sykes-Picot sono stati il segretario di un grande sindacato che nel corso della sua storia si è distinto anche sul fronte della lotta anticolonialista e antimilitarista, e una figura di spicco di un «quotidiano comunista» che generalmente ha svolto e svolge un ruolo significativo nel contrastare le avventure belliche del potere dominante.

Come al susseguirsi delle guerre neocoloniali così all’aggravarsi del pericolo di guerra su larga scala la risposta della sinistra occidentale è debole o del tutto inesistente; eppure, si vanno estendendo i focolai di un conflitto che potrebbe essere catastrofico e varcare persino la soglia nucleare. Si direbbe che sia dileguata persino la memoria storica di una grande stagione di lotta contro la guerra e i pericoli di guerra!




Ripetere ostinatamente gli errori del passato

1) Limes, l’UE e la falsa coscienza (di Andrea Martocchia / CNJ ONLUS e CUA-BO, 14.10.2016)
2) I ripetenti della Storia (di Giorgio Stern, 14.10.2016)
3) Nasce, in segreto l’Esercito Europeo. Il silenzio a sinistra (di Fosco Giannini / PCI , 9.10.2016)
4) Aggressione della NATO: c'è una via d'uscita? (di Christopher Black, 14.4.2016)


Segnaliamo anche (in ordine cronologico inverso):

INIZIATIVE

“NO al referendum, NO alla guerra”
Una mostra NO-WAR a Piazza San Giovanni (SibiaLiria 16.10.2016: http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=3277 )
Il 21 e 22 ottobre, gli attivisti della Rete No War esporranno la mostra “NO al referendum, NO alla guerra”, a Piazza San Giovanni  (Roma),  nell’”accampata” che precederà il corteo del No Renzi Day.
La mostra (supportata da Sibialiria [ http://www.sibialiaria.org/ ] e L’Antidiplomatico [ http://www.lantidiplomatico.it/ ]) mette in evidenza l’impatto che la nuova Costituzione, imposta dal Governo Renzi, avrebbe anche in materia di proclamazione dello Stato di guerra.
I pannelli della mostra illustrano il ruolo nefasto – diretto o indiretto – del governo italiano rispetto ad alcuni scenari di guerra: Siria, Yemen, Libia, Ucraina…
La mostra, inoltre, potrà essere liberamente scaricata in formato PDF e sarà quindi a disposizione di tutti coloro che vogliono sviluppare nei loro territori iniziative per il No al referendum e NO alla guerra.
La URL da dove scaricare (o visionare)  la mostra è: https://drive.google.com/drive/folders/0B_WENlEYeAwqaXp2MkZjV05ETVE?usp=sharing
Il videoclip promozionale dell’iniziativa è visionabile su Youtube: https://youtu.be/dmIrnQScrtU

TESTI

Siria: chi sono i criminali di guerra (di Domenico Losurdo, 17 Ottobre 2016)
In questi giorni una sistematica campagna di disinformazione di cui sono protagonisti in particolare USA, Gran Bretagna e Francia, bolla quali «criminali di guerra» Assad e Putin. È la preparazione multimediale dell’ulteriore scalata dell’aggressione contro la Siria a cui mirano Obama (appoggiato e stimolato da Hillary Clinton) e gli alleati e vassalli di Washington. Per chiarire chi sono i veri criminali di guerra riporto (con nuovi sottotitoli) quello che ho scritto in miei due recenti libri (La sinistra assente. Crisi, società dello spettacolo, guerra, Carocci, 2014; Un mondo senza guerre. L’idea di pace dalle promesse del passato alle tragedie del presente, Carocci, 2016), basandomi per altro su fonti esclusivamente occidentali. La scalata a cui si prepara l’imperialismo potrebbe avere conseguenze tragiche per la pace mondiale. È per sventare questo pericolo che occorre mobilitarsi sin d’ora...

Sudditi di nessuno (di Manlio Di Stefano / M5S, #ObiettivoEsteri – 14.10.16 - #IoVoglioLaPace)
Il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, è colui che pochi mesi fa, a Davos, dichiarava: "Nel lungo periodo, l'organizzazione si potrebbe adattare a seconda della situazione. Si potrebbero affrontare sfide quali la guerra nucleare". Dobbiamo preparaci ad una guerra nucleare secondo costui. Jens Stoltemberg è il Segretario di un'organizzazione che sta facendo di tutto per arrivare a questo punto di rottura e a questo scenario. Il livello di esercitazioni militari e di accerchiamento della Russia ad est è senza precedenti...

Sergio Romano: «Nuova guerra fredda con la Russia? È colpa nostra. Di Putin non abbiamo capito nulla» (di Francesco Cancellato, 13.10.2016)
... Quando nel 2008 il governo georgiano decise di invadere l’Ossezia del sud, c’era sul territorio georgiano un contingente americano di 800 addestratori. Non credo che i soldati americani ignorassero quello che stava per accadere...

L'ultima guerra (di Piotr, 7 ottobre 2016)
È col cuore grave che sono costretto a prendere atto che dal giorno 6 ottobre 2016 una guerra tra la Russia e gli USA è possibile in ogni momento... Perché un'affermazione così brutale (o catastrofista, come mi vien detto)? Bene, questo è lo svolgimento del dramma, in tre atti:
Atto 1. A margine dell'Assemblea Generale dell'ONU di qualche giorno fa, il segretario di Stato, John Kerry, si incontra con esponenti dei "ribelli" siriani...
Atto 2. L'addetto stampa della Casa Bianca, John Earnest, fa sapere ai giornalisti che si sta discutendo sulla possibilità di una campagna militare diretta contro la Siria... Questa dichiarazione è raddoppiata dalle parole - nascoste dai nostri media - pronunciate dal Capo di Stato Maggiore dell'Esercito degli Stati Uniti, Mark Milley, a una conferenza delle Forze Armate statunitensi... "Voglio essere chiaro con coloro che, in tutto il mondo, vogliono distruggere il nostro stile di vita e quello dei nostri alleati e amici. Noi vi fermeremo e vi colpiremo più duramente di quanto siate mai stati colpiti. Non c'è alcun dubbio a riguardo."...
Atto 3. Ed ecco come reagisce la Russia. Non lo sapete perché i grandi media non ve lo dicono... Il portavoce del ministero russo della Difesa, il generale Igor Konashenkov, ha per prima cosa rammentato agli Stati Uniti la gittata e le capacità di intercettazione dei missili dei sistemi di difesa antiaerea S-300 e S-400 schierati in Siria. Ha poi sottolineato che questi sistemi sono in Siria non in funzione offensiva ma per difendere le forze russe ivi dislocate e che gli Stati Uniti sono invitati ad essere matematicamente certi che saranno usati se i soldati russi verranno attaccati da chicchessia. E infine - ecco dove si voleva arrivare - ha ricordato che i soldati russi operano sul terreno con le forze armate siriane e che quindi ogni attacco a queste sarà considerato un attacco alle forze armate russe...
... Lo shock del bombardamento di Belgrado fu quello - per chi si degnò di capirlo - della prima capitale europea bombardata in cinquant'anni dalla fine della II Guerra Mondiale. Lo shock del conflitto in Novorussia - per chi si degna di essere scioccato - è quella di una feroce guerra al centro della civile Europa. Europa! De te fabula narratur!

Una guerra fredda al servizio di una guerra geoeconomica (di Alberto Rabilotta e Michel Agnaïeff – da alainet.org, 3 Ottobre 2016)
... "la geoeconomia è la continuazione delle antiche rivalità tra le nazioni per mezzi industriali", e ... i nemici degli USA in questo "confronto geoeconomico sono Cina, Russia ed altri Stati capitalisti nei quali i governi nazionali sono i principali attori sul terreno dei commerci"...

Il vero ruolo dell’America in Siria (di Jeffrey D. Sachs* | da project-syndicate.org – 30.8.2016)
La guerra civile in Siria rappresenta la crisi più pericolosa e distruttiva del pianeta... A gennaio il New York Times ha riportato alcuni fatti legati ad un ordine segreto presidenziale del 2013 alla CIA di armare i ribelli siriani. Secondo il resoconto del giornale l’Arabia Saudita fornirebbe un consistente finanziamento per gli armamenti, mentre la CIA, su ordine di Obama, garantirebbe supporto organizzativo e la formazione... Gli sforzi guidati dagli Stati Uniti per rovesciare Assad non hanno lo scopo di proteggere il popolo siriano come hanno suggerito diverse volte Obama e la Clinton, ma sono in realtà una guerra per procura contro l’Iran e la Russia con la Siria come campo di battaglia...
ORIG.: America’s True Role in Syria (JEFFREY D. SACHS, 30.8.2016)


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Limes, l’UE e la falsa coscienza

di Andrea Martocchia, 14.10.2016

Ho ascoltato ieri sera, 13 ottobre 2016, la conferenza organizzata dal LIMES CLUB a Bologna nell'Aula Magna della Facoltà di Scienze Politiche (*).
Ci siamo ritrovati un una sala letteralmente gremita: i posti a sedere erano tutti occupati e molte decine di persone, tra cui il sottoscritto, sono dovute rimanere ad ascoltare in piedi o accovacciate. Credo di poter valutare in circa 300 i partecipanti. Voglio sottolineare questo per dare la misura del bisogno di iniziative sui temi di politica internazionale, rispetto ai quali in alcuni settori della nostra società c'è evidentemente sete di conoscenza, una sete che l'apparato dei media evita di soddisfare se non con bevande avvelenate: anche in questa occasione, come in tante altre simili, pure da parte dei relatori si è apertamente lamentata tale (dolosa) sottrazione di informazione.

È stata insomma una grande occasione, ma voglio parlarne perché ne sono uscito con il sentimento forte di avere assistito alla ennesima occasione sprecata.

È pur vero che sarebbe ingenuo aspettarsi troppo da iniziative di questo tipo. Conosciamo LIMES dalla sua fondazione e ne abbiamo constatato un certo declino, da rivista preziosa nata proprio per esporre ciò che i media e la politica ci negano di conoscere, a periodico "ecumenico" imbrigliato nel conformismo dei rapporti accademici nostrani e dalle compatibilità del gruppo editoriale L'Espresso, in un panorama editoriale in cui è tutta una gara al ribasso. Programmaticamente non-ideologica, la narrativa di LIMES è confinata nell'angusta dimensione della geopolitica come se quest'ultima esistesse davvero come disciplina autosufficiente, evitando perciò di scavare tra le cause strutturali dei conflitti e soprattutto impossibilitata a riconoscere nella guerra la manifestazione più eclatante e consueta delle crisi di sovraccumulazione del capitale. La ossessione invece di "dare voce a tutte le parti" ha reso vieppiù enigmatici i numeri della rivista; ciononostante, proprio in virtù della sua programmatica ecumenicità, LIMES è diventata la vetrina ambita anche da giovani studiosi, soprattutto da chi esce da studi di politica internazionale o simili e legittimamente cerca il suo posto al sole nel giornalismo, nell'accademia o persino nella diplomazia. (E vaglielo a dire, a quale prezzo è possibile oggi come oggi conseguire tali posti: per le menti più critiche e brillanti, il prezzo da pagare è quantomeno la rinuncia alle proprie convinzioni.)

In quella gremita platea la grande maggioranza erano infatti e giustamente studenti. Mi chiedo però che cosa abbiano imparato dalla conferenza. Inizialmente i relatori si sono presentati ed hanno esposto alcuni loro punti di vista, con toni non particolarmente accesi nonostante il titolo della serata: NATO-RUSSIA LA GUERRA POSSIBILE, che opportunamente ribaltava e precisava il titolo del numero della rivista oggetto della presentazione: RUSSIA-AMERICA LA PACE IMPOSSIBILE. Le cose più gravi – come la notizia che saranno prossimamente schierati decine di soldati italiani nei Paesi Baltici a pochi metri dal confine russo – sono state dette con un candore disarmante (magari lo fosse davvero...). Si è parlato di provocazioni da parte USA che ci sono già state – come il bombardamento della base militare siriana poche settimane fa mirato a far saltare la tregua appena raggiunta, o l'abbattimento del jet russo da parte turca, o ancora il colpo di Stato a Kiev scattato proprio all'indomani di un altro accordo del quale si era fatta garante una trojka europea – e di altre provocazioni che sarebbero possibili e potrebbero far precipitare "incidentalmente" o "colposamente" la situazione. Di tante altre provocazioni che pur ci sono state non si è invece parlato – dal terrorismo ucraino in Crimea, ai colpi ucraini caduti in territorio della Federazione russa nel 2014, all'abbattimento da parte ucraina dell'aereo di linea malaysiano – ma certo non si poteva parlare di tutto. Di qualcosa però non si è voluto parlare, o meglio ci si è affrettati a liquidarlo come se fossero inezie inutili da discutere, per la serie: stendiamo un velo pietoso.
Eh no! Al pacato Lucio Caracciolo, che a un certo punto ha detto: "Meglio dunque che lasciamo stare l'Unione Europea", replichiamo che l'Unione Europea non la lasciamo stare proprio per niente. 

Sulla Unione Europea hanno fatto a gara a minimizzare, a dire che è impotente, inutile e divisa, che di fronte alle scelte cruciali si ritrova sempre in ordine sparso... È una opinione consolatoria, questa, che però è anche (auto)assolutoria e non coglie il punto. 
In realtà, la Unione Europea ha responsabilità-chiave nell'infiammarsi di scenari come quello ucraino. In questo non c'è niente di nuovo, poiché essa persegue la continuità di secoli e secoli di politiche russofobiche e antislave, tra le quali 2 (due, finora) Guerre Mondiali: non si capisce allora perché eludere il problema con battutine sarcastiche sulla irrilevanza della UE rispetto agli USA. In piazza Majdan ad aizzare la folla dei teppisti nazisti antirussi c'erano Gianni Pittella e Margaret Ashton, oltre a MacCain e Nuland. A piazza Majdan, in effetti, era in corso EURO-Majdan, e a sventolare erano essenzialmente bandiere della UE, non statunitensi; e a premere su sempre nuove sanzioni contro la Russia è sempre Angela Merkel. 
Se tale atteggiamento della Unione Europea – vale a dire del suo "nocciolo duro" franco-tedesco à la Schäuble, di che altro parliamo? – è sconcertante, lo è solo nella misura in cui esso è tragicamente simile a quello tenuto rispetto alla crisi jugoslava, dalla quale – è evidente – ci si ostina a non voler apprendere proprio nulla. Eppure fu LIMES, tramite Gianni De Michelis, a rivelarci che a Maastricht quella notte di dicembre 1991 si era barattata l'adozione dell'euro in cambio del sangue dei popoli jugoslavi: vale a dire che l'Unione Europea a guida tedesca scelse lo squartamento di quel paese, riponendosi in piena continuità con il suo macabro passato. È proprio questa Europa qui che continua ad essere levatrice della guerra, epicentro – e ovviamente, stoltamente vittima essa stessa – di grandi guerre.

Ci ha lasciato davvero di stucco, su questo, la posizione del Console Onorario di Russia a Bologna, tra i relatori alla conferenza, che ha voluto più volte sottolineare la sua origine "per metà bosniaca" e fare ripetutamente riferimento alla guerra in Jugoslavia ed alle mancanze o "errori" commessi in quel caso. In realtà non ci furono errori, ma piuttosto crimini: crimini perpetrati in piena facoltà di intendere e di volere dalla leadership europea, cioè tedesca. Fa anche cadere le braccia che, dopo tanti anni, si continui a dipingere la aggressione NATO contro i serbi di Bosnia come quell'intervento salvifico che portò alla pace di Dayton, laddove però per i tre anni precedenti era stato tutto un susseguirsi di provocazioni, strategia della tensione, boicottaggio dei piani di pace (come quello Cutilhero), rifornimenti palesi e occulti di armi alle parti filo-occidentali e filo-europee attraverso le azioni coperte della stessa NATO... La Unione Europea fu tenuta a battezzo con quei crimini infami, per i quali certamente è la mano USA-NATO a sporcarsi per prima, ma questo sempre in virtù del fatto che i provocatori USA sanno che la UE cade volentieri in tutte le provocazioni di quel genere.

Da quella sala sono uscito perciò fondamentalmente indignato. Indignato in generale, per la occasione perduta nonostante le potenzialità di un evento pubblico del genere. Indignato anche con me stesso, per non avere alzato la mano subito, avendo capito troppo tardi che tutto sommato sarebbe stato importante intervenire davanti a quel pubblico di giovanissimi ignari, che difficilmente in questo "mercatino delle opinioni e degli aneddoti" possono prendere vera coscienza dei problemi del mondo in cui vivono. Perché talvolta la falsa coscienza non è dovuta all'essere ideologici, ma alla convinzione di non esserlo, che ci costringe nel circolo vizioso del non-detto e del conformismo dei giornalisti e dei commentatori mainstream; laddove invece condizione necessaria per provare a scongiurare il rischio della guerra è riconoscere e dichiarare a quale schieramento si appartiene.

Andrea Martocchia
(Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia e Comitato Ucraina Antifascista Bologna)



=== 2 ===

I ripetenti della Storia

di Giorgio Stern
14 ottobre 2016 (via email)
 

Stoltenberg il capo della NATO ha dato ordine al Governo italiano di mandare soldati ai confini della Russia. 

Nessuno di noi ha eletto lo Stoltenberg, che, con il nome che si ritrova potrebbe essere benissimo una delle macchiette naziste del film di Charlie Chaplin “Il Grande dittatore”.

Il governo italiano, che nessuno di noi ha eletto, obbedisce allo Stoltenberg e manda i soldati in Lettonia, in Polonia e lungo i confini della Russia.

Nel 1939 la guerra cominciò così. Prima la Polonia, poi la Francia e la Gran-Bretagna, poi la Russia (allora U.R.S.S.). 

Doveva essere una Blitzkrieg, una guerra lampo. L’Italia per non perdere il suo posto al tavolo dei vincitori (così sembravano allora i nazisti) inviò soldati con scarpe di cartone e pezze da piedi al posto di calze, tanto dovevano tornare da trionfatori entro l’autunno.

Non andò così, ma così cominciò. Con una banda di criminali buffoni che si definivano statisti e portarono l’umanità dentro la più grande tragedia della storia.

Vogliamo ripeterci…?


=== 3 ===


Nasce, in segreto l’Esercito Europeo. Il silenzio a sinistra

di Fosco Giannini*

Ricordate le vecchie Finanziarie della Democrazia Cristiana, dei governi Craxi-Forlani, che venivano votate in Parlamento attorno a ferragosto, in modo che quasi nessuno se ne accorgesse?  Evidentemente, questo stile di lavoro – operare nell’ombra, lontani dall’attenzione di massa – ha fatto scuola, poiché con le stesse modalità, oggi, sembrano lavorare il governo Renzi e la stessa Unione europea.

Mi riferisco, soprattutto, al lavorio – oscuro quanto inquietante – portato avanti in questa fase da “un nucleo duro” di governi dell’Ue ( tra i quali, molto attivo, quello italiano) per la costruzione dell’esercito europeo. C’è innanzitutto da osservare come questa “tessitura notturna”, tenuta accuratamente lontana dai riflettori mediatici, stia dando i suoi frutti: della costruzione in atto dell’esercito europeo non parla nessuno e nemmeno le forze più avanzate della sinistra italiana e del movimento contro la guerra stanno affrontando la questione, per quanto essa meriti. Lo stesso quotidiano “il Manifesto”, che pure, sul terreno della lotta contro il riarmo è, solitamente, presente, sull’attuale processo di costruzione dell’esercito europeo sta tacendo. Speriamo per disattenzione e non per un’ambiguità di linea politica.

Che cosa sta accadendo? Essenzialmente questo: un gruppo originario di governi dell’Ue ( Italia, Spagna, Francia, Germania), constatando che in gran parte degli altri membri dell’Ue vi sono ancora perplessità (o totali contrarietà, come quelle della Gran Bretagna, dell’Olanda, della Svezia) alla costruzione dell’Armata Europea, stanno accelerando il processo di costruzione dell’esercito sovranazionale europeo, offrendosi (con l’appoggio totale di Bruxelles) come primo nucleo militare organizzato, come primo – ma quanto forte e significativo ! – nucleo dell’esercito europeo.

Il processo sta avanzando tanto rapidamente quanto ( lezione della vecchia Democrazia Cristiana) segretamente. Soprattutto, lontano dagli occhi delle sinistre e dal movimento contro la guerra, che sembrano assenti.

Ciò che è accaduto tra lo scorso 27 settembre e lo scorso 5 ottobre la dice lunga sull’accelerazione dei lavori per la costruzione dell’esercito europeo, come il silenzio delle sinistre e del movimento contro la guerra la dice lunga sulle modalità ultrasegrete di questo lavorio (  dicendola lunga, con ogni probabilità, anche sull’attuale debolezza delle sinistre e del movimento).

Il 27 settembre scorso i ministri della difesa dell’Ue si sono incontrati a Bratislava. Sul tavolo dei lavori vi erano, tra l’altro, tre progetti  per la costruzione dell’esercito europeo: dell’Italia, della Francia e delle Germania. Tre proposte, sostanzialmente simili, che hanno trovato il pieno accoglimento da parte dell’Alto rappresentante per la politica estera e di difesa dell’Ue, la “renziana” Federica Mogherini, che ha sintetizzato i tre progetti presentandoli, infine, come il progetto unico di Bruxelles.

Il progetto unico della Mogherini e di Bruxelles, come sintesi delle proposte italiane, francesi e tedesche, è semplice: di fronte alle attuali indecisioni degli altri partner europei, l’esercito dell’Ue comincia dall’unità militare tedesca, francese, italiana e spagnola.

A Bratislava, di fronte alla determinazione militare del nucleo duro europeo, si è levata, contraria, la voce del ministro della difesa britannico ( primo elemento positivo della Brexit) Michael Fallon, alla quale si sono aggiunte quelle, diversamente critiche, dell’Olanda, della Svezia, della Polonia, della Lituania e della Lettonia.

La determinazione con la quale, tuttavia, sta andando avanti il progetto di costruzione dell’esercito europeo da parte del “nucleo duro” è stata dimostrata dall’incontro “a latere” – a Bratislava – tra la ministra tedesca della difesa, Ursula von de Leyen, il francese Jean-Yves Le Drian e la ministra italiana Roberta Pinotti ( del tutto casuale l’assenza del ministro della difesa spagnolo, d’accordo col progetto del nucleo duro militare iniziale).

A dimostrazione della razionalità delle tesi dei comunisti ( contrarie all’esercito europeo poiché – nelle condizioni storiche date – altro non sarebbe che l’esercito delle politiche neo imperialiste,  iperliberiste e reazionarie di questa, concreta, Ue, un esercito, tra l’altro, succube della NATO ) due notazioni: primo, va notato come il nucleo dei Paesi Ue ostinatamente volto alla costruzione dell’ esercito sovranazionale ( tolta la Gran Bretagna della Brexit) rappresenti, in verità, il nucleo ( Germania, Francia, Italia) imperialista storico d’Europa. Secondo, va notato come la stessa tesi ( che viene pericolosamente avanti persino da settori della sinistra, italiana ed europea) secondo la quale un esercito europeo libererebbe l’Ue dal dominio della NATO, è stata platealmente, sonoramente sconfessata proprio a Bratislava, dove, all’incontro “a latere” tra i ministri della difesa del governo italiano, francese e tedesco ha – significativamente – partecipato anche il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, che certo, nel summit, non ha svolto un ruolo di secondo piano.

Stoltenberg ha innanzitutto smentito categoricamente il ministro britannico della difesa ( che continua a rimarcare, dal suo punto di vista, una contraddizione tra esercito europeo e NATO), affermando in modo netto che “non c’è alcuna contraddizione tra un sistema di difesa europeo forte e una NATO forte, e che, anzi, l’uno sarà complementare all’altro”. “Complementare”, ha rimarcato il segretario generale della NATO, svelando chiaramente il disegno USA di sottomettere ai propri disegni imperialisti anche l’eventuale esercito europeo. Avendone tutte le carte, tutte le condizioni oggettive di fase. Ma Stoltenberg, ad ulteriore dimostrazione dell’intento egemonico della NATO sul futuro esercito del nocciolo duro europeo, ha anche aggiunto che “ i progetti militari NATO ed esercito europeo dovranno essere complementari, ma non segnati da duplicazioni sul terreno militare reale”, alludendo chiaramente al fatto che l’esercito europeo non  dovrà  portare ad un doppio Quartier Generale militare in Europa, “poiché – ha ribadito categoricamente Stoltenberg – l’unico Quartier Generale dovrà rimanere il SHAPE ( Supreme Headquartiers Alied Powers), quello  dell’Alleanza Atlantica, con sede a Mons, Belgio ”. E c’è poco da commentare…

Ma, dicevamo, occorre tener d’occhio ciò che è accaduto tra il 27 settembre ed il 5 ottobre. Dopo Bratislava, infatti – e, con ogni probabilità, sotto la stessa spinta dell’incontro tra Italia, Francia, Germania e il segretario generale della NATO – , vi è stata la “calata”, in Italia, del direttore Esecutivo dell’EDA ( Agenzia europea per la Difesa, che coordina l’attività militare e industriale in materia di armamenti), lo spagnolo ( a dimostrazione di quanto anche la Spagna sia tra i soggetti del nucleo duro militare europeo) Jorge Domecq.  Chi incontra, Domecq, in Italia? Incontra – nella segretezza quasi assoluta –  i massimi responsabili delle Forze Armate italiane e i massimi rappresentanti dell’industria bellica in Italia.

Quali questioni pone Domecq, negli incontri? Fondamentalmente, il direttore dell’EDA, “denuncia” la diminuzione, da parte dei Paesi europei del nocciolo duro militare, degli investimenti nella ricerca militare e tecnologica a fini bellici, rammentando agli italiani  che “ Gli Stati Uniti hanno appena varato un progetto che consente al Pentagono di investire 18 miliardi di dollari all’anno ( bene a sapersi! n.dr.) per stimolare le industrie più innovative, in particolare quelle di Silicon Valley, nella nuova ricerca bellica”. Proseguendo, Domecq è stato chiaro con gli italiani ( Forze Armate e industriali della guerra): “ Dopo dieci anni di tagli dovuti alla crisi, nel 2015 le spese per la Difesa, in Europa, hanno ricominciato a crescere. Ma quelle per la ricerca no…”. Un declino europeo, su questo terreno militare? Potremmo chiederci. Ma Domecq smentisce: “ No. La Global Strategy lanciata da Federica Mogherini si abbina ad un progetto di investimenti che vede per la rima volta risorse del bilancio europeo destinate alla Difesa. Già l’anno prossimo saranno stanziati, dall’Ue, 25 milioni di euro per la ricerca bellica. E se l’Action Plan presentato dalla Commissione sarà approvato, nel bilancio quinquennale 2017-2021 ci potranno essere 3,5 miliardi di euro da investire su progetti militari congiunti”. Investimenti bellici ponderosi e davvero inquietanti, in relazione ai tagli drastici – sia al welfare che ai diritti e ai salari – che l’Ue impone ai popoli e agli Stati che ad essa aderiscono…

Ma, progetti militari per quali obiettivi ? Domenecq lo svela : “ Per il rifornimento degli aerei da guerra in volo; per un sistema di droni europeo; per una nuova generazioni di satelliti ad uso bellico; per la difesa del cyber spazio; per la produzione del nitruro di gallio, essenziale per una nuova generazione di sensori ad uso bellico; per la produzione di “fibre tessili intelligenti” per le nuove tute dei militari al fronte”.

Una richiesta di enorme spostamento di risorse economiche verso il fronte militare che la dice lunga sulla stessa natura neo imperialista dell’Ue. Che la dice lunga su quale disegno persegua il nocciolo duro dei Paesi dell’Ue che oggi, compresa l’Italia, punta alla costruzione dell’esercito sovranazionale: rafforzamento delle spinte imperialiste e neocolonialiste di una Unione europea legata al carro della NATO; e ripresa delle economie nazionali attraverso il riarmo bellico. Un classico imperialista, che si ripete con gli abiti dell’Ue.

Ciò che stupisce, rispetto a tutto ciò, è il silenzio e la passivizzazione delle forze della sinistra italiana e del movimento contro la guerra. E’ davvero ora di cercarsi e di unirsi per definire un’analisi comune e una lotta comune contro l’esercito europeo in costruzione. Se non ora, quando?

*segreteria nazionale PCI; responsabile dipartimento esteri

9 ottobre 2016


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Aggressione della NATO: c'è una via d'uscita?

Scritto da Christopher Black

Il 23 marzo Generale Breedlove, Capo di Stato Maggiore del Comando Americano Europeo, ha fatto una dichiarazione al Ministero della Difesa della Georgia, annunciando nuove manovre militari congiunte americane-britanniche-georgiane che si svolgeranno nel maggio di quest'anno sotto il nome in codice Noble Partner (Nobile Compagno) 2016.

In quel discorso ha messo in chiaro la reale intenzione dell'elite americana al potere : la guerra con la Russia.

Ed ai suoi burattini georgiani ha dichiarato quanto segue, a quanto pare rimanendo impassibile:
"Per quanto riguarda la mia visita qui. La situazione della sicurezza in tutta l'Europa continua ad evolversi e diventare sempre più complicata. Noi continuiamo ad affrontare sfide dirette alla  sicurezza da due diverse direzioni. A est, ci troviamo di fronte ad una Russia riemergente ed aggressiva, che ha scelto volontariamente di essere un nemico e di essere una minaccia aggressiva e a lungo termine per gli Stati Uniti e per i nostri alleati e partner europei.

"Al Sud ... l'Europa è di fronte alla sfida spaventosa di migrazioni di massa, causate dal collasso e dall'instabilità dello stato ... e  che maschera i movimenti di criminali, terroristi e foreign fighters (combattenti stranieri).  Come risultato del conflitto nella regione, "Daesh" - si sta diffondendo come un cancro, approfittando dei percorsi di minor resistenza, minacciando nazioni europee - e la nostra - con attacchi terroristici.  La sua brutalità porta alla fuga di milioni di persone  dalla Siria e dall'Iraq ... provocando una sfida umanitaria senza precedenti.
"Mentre lavoriamo con gli alleati ed i partner per rispondere e superare queste gravi minacce, diamo il nostro totale appoggio alla sovranit
à e all'integrità territoriale della Georgia. Oggi ho avuto il privilegio di visitare la Linea di Confine Amministrativo con il vostro Capo della Difesa e il nostro Ambasciatore. E qui sono stato testimone della illegittima divisione del popolo georgiano. Come la vostra coraggiosa, valorosa nazione èstata diretta testimone, la Russia continua a cercare di estendere la sua influenza oppressiva e distruttrice alla sua periferia, e ora sta anche cercando di ristabilire un ruolo aggressivo e di comando sulla scena mondiale. La Russia in ultima analisi cerca di ribaltare le regole ed i principi stabiliti del sistema internazionale, di incrinare l'unità del mondo libero e di sfidare la nostra determinazione." 

Ed eccola qua, una dichiarazione di guerra a tutti gli effetti.
Non ci vuole un genio militare per guardare una carta geografica e capire che l'ammassamento di forze NATO, in particolare Americane, sulla frontiera occidentale della Russia, da Camp Bondsteel nella provincia serba del Kosovo, attraverso la Bulgaria e la Romania, dall'Ucraina fino in Polonia e nei Paesi Baltici, è costante e sempre più allarmante.
La crescente concentrazione di forze intorno a Kaliningrad, l'enclave russa che gli americani considerano una minaccia al loro controllo del Baltico,  e che si avvicina alla Russia, le  sempre più frequenti e violente violazioni dell'Accordo Minsk 2 lungo la linea di contatto nel Donbass, e il continuo sostegno alle forze in disfacimento dell'ISIS in Siria e in Iraq, nonostante le dichiarate promesse per la lotta contro il "terrorismo", tutto indica che i piani per un confronto diretto con la Russia si stanno realizzando.

Si può anche ridere della assurda descrizione della realtà da parte del generale Breedlove, ma questa è la propaganda che viene somministrata alle sue truppe e a tutte le persone che in Occidente sono legate a mezzi d'informazione completamente controllati dai servizi segreti della NATO.

 La serie di misteriosi attentati e di sparatorie degli ultimi mesi sia in America che in Europa, che ci hanno detto siano state commesse da "terroristi" legati all'ISIS, ha avuto due risultati visibili: l'aumento della sorveglianza e del controllo delle persone, che sono sempre più demoralizzate, arrabbiate e affamate di capri espiatori, e l'uso di queste persone come scusa  per chiedere una guerra contro la Siria al fine di eliminare i "terroristi" che essi stessi hanno creato, armato e addestrato.
Il ruolo della Russia nella distruzione dell'ISIS in Siria insieme all'Esercito Siriano e gli altri alleati, dall'Iran a Hezbollah, viene eliminato dal racconto o, peggio ancora, viene accusato di "complicare le cose", nel senso che la vittoria sulle forze ISIS ha reso molto più complicata la guerra Americana contro il governo Siriano.
Gli americani sono chiari a questo riguardo ed ora cercano di sminuire questa vittoria, mettendo in giro la falsa informazione che la Russia avrebbe preso accordi con loro per emarginare il presidente Assad.   Il governo Russo nega e la cosa non ha comunque senso, dal momento che il governo di Assad ha dimostrato di essere resistente e determinato a sconfiggere i suoi nemici ed è un alleato fidato della Russia. Ma ancora una volta, la disinformazione viene usata per creare sospetti tra Siria e  Russia e per abbattere il morale delle Forze Armate Siriane.

Chi scrive ha appena ricevuto una lettera dal Ministro della Difesa Canadese in risposta ad una domanda circa la legittimità dei bombardamenti del Canada in Siria, con in allegato una lettera dell'ambasciatore Canadese al Presidente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. La lettera è rivelatrice. Si tenta di giustificare la partecipazione del Canada alla
aggressione contro la Siria. Essa afferma, in parte, che gli Stati Uniti e il Canada stanno bombardando la Siria perché
".... Gli Stati devono essere in grado di agire per autodifesa, quando il governo dello Stato ove vi sia una minaccia, non vuole o non può prevenire gli attacchi provenienti dal suo territorio. "
Naturalmente l' ISIS non rappresenta una minaccia per il Canada, anche se i canadesi ne sono convinti. Ma, cosa ancora più importante, il governo della Siria ed i suoi alleati sono perfettamente in grado, efficacemente e con forza, di prevenire tali attacchi. Ma i successi e le vittorie del governo Siriano degli ultimi mesi, da quando la Russia si è attivamente impegnata in Siria, vengono completamente ignorati.

La lettera si conclude con una dichiarazione ancora più significativa:
"Le azioni militari del Canada contro ISIL in Siria .... Non sono rivolte al popolo siriano, né  comportano un supporto al regime siriano ".
L'uso della parola "regime" indica sempre che quelli che bombardano un paese vogliono anche rovesciare quel "regime".
La parola è usata per umiliare il governo legittimo e dipingerlo come illegittimo ed è stata usata come mezzo di propaganda in tutte le aggressioni NATO, fin dalla Jugoslavia.

Le distorsioni dei fatti contenuti in quella lettera sono coerenti con l'affermazione di altri leader della NATO, da Londra a Berlino, e, ancora, letta nel suo contesto, la lettera equivale a una dichiarazione di guerra contro la Siria e conferma il ruolo servile del Canada ai generali americani come Breedlove che vagano per il pianeta progettando nuove conquiste.
Ma per tornare al generale Breedlove, è stato lui che ha detto qualche mese fa che sa "con  certezza" che la Russia sta per impegnarsi in una guerra ibrida nella zona del Baltico, che significa, naturalmente, che la NATO si impegnerà in operazioni sotto falsa bandiera, da imputare alla Russia, per cercare di costringere la Russia fuori da Kaliningrad come hanno cercato di fare in Crimea.
Pochi giorni fa Breedlove ha chiesto il rinnovo dei voli degli aerei spia U2 i vicino a confini russi, che sono utili solo se sorvolano il territorio russo. L'unico scopo di tali voli è quello di raccogliere informazioni sulle capacità di difesa e sulla disposizione delle forze in Russia e queste informazioni sono utili solo per preparare una guerra.
In cambio il ministero della difesa russo ha dichiarato che risponderà in modo asimmetrico e ha assicurato i russi che nessun U2 sorvolerà la Russia.

Ma i russi sanno che gli americani cercheranno di fare come hanno fatto in Cina e come hanno fatto ai tempi dei Sovietici.

Nel frattempo, sul lato orientale dell'Asia, gli Americani continuano le loro provocatorie  esercitazioni militari in opposizione alla Corea del Nord, prove che il governo della Corea del Nord teme giustamente potrebbero trasformarsi da un momento all'altro in una vera e propria guerra.
Di conseguenza hanno avvertito gli americani che, invece di aspettare di essere attaccata, la Corea del Nord può a sua volta aggredire gli Stati Uniti con armi nucleari in un attacco preventivo.  Eppure le esercitazioni continuano ogni giorno.
Il 1° aprile anche la Cina ha inviato un simile segnale allarmante affermando che da questo momento metterà tutti i suoi missili nucleari in condizioni di pronta risposta.  L'obiettivo è lo stesso,  scoraggiare un attacco americano.
Allo stesso tempo, le proteste di piazza in Serbia sembrano aver convinto il governo fantoccio di Belgrado a ritardare l'adesione alla NATO, la banda criminale che ha attaccato la Jugoslavia nel 1999 e che ha minacciato di radere al suolo Belgrado se il governo del presidente Milosevic non avesse accolto i suoi diktat. Ma in aggiunta all'umiliazione del popolo serbo, questa
settimana il tribunale per la Jugoslavia, controllato dalla NATO, ha svolto il suo ruolo di propaganda condannando il Dr. Karadzic per i crimini della NATO, ma assolvendo il dottor Seselj. Entrambe le decisioni sono state prese per motivi politici, entrambe servono gli stessi interessi e possono essere considerate nient'altro che un imbroglio per il popolo serbo ed un processo politico per fini propri della NATO.

Siamo in una posizione estremamente pericolosa. Vorrei citare una dichiarazione di Zivadin Jovanovic, Presidente del Forum di Belgrado per un mondo di Eguali, comparsa nel suo testo del 23 marzo perché chiarisce la situazione meglio di me.
Egli afferma:
"Coloro che hanno goduto dell'impunità, calpestando i principi fondamentali della Carta delle Nazioni Unite, generando caos e 'conflitti a bassa intensità', esautorando leader di altre nazioni, quelli che non tengono conto dei legittimi interessi di altre nazioni e stati, quelli che fanno pagare agli altri i fallimenti delle loro politiche, e quelli abituati ad avere sempre l'ultima parola, ingannando il proprio popolo e il mondo intero, certamente non smetteranno di cogliere l'occasione!  E proprio questo è fonte di grande pericolo." 

C'è una via d'uscita? Anche in questo caso, cito e chiudo con la dichiarazione del Presidente del Forum di Belgrado;


"La via d'uscita sta nel ripristino del rispetto dei principi fondamentali delle relazioni internazionali e del diritto internazionale, e più in particolare, nel rispetto del principio di uguaglianza sovrana di tutti gli stati.

In un senso più ampio, la via d'uscita sta nel rafforzamento del ruolo delle Nazioni Unite e nel rispetto e nel riconoscimento del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite come il corpo più importante per le questioni di pace e sicurezza;  nel riconoscere che la multipolarizzazione delle relazioni globali è un processo che non può essere fermato o arrestato con nessun mezzo; che, alla luce dei maggiori poteri di Russia, Cina e altri paesi BRICS, questa multipolaritàè inevitabile; nella tendenza alla democratizzazione delle relazioni globali che, in sostanza, significa il riconoscimento del fatto che anche i paesi medi e piccoli hanno il diritto di curare i propri interessi; nel rinunciare all'uso improprio della lotta contro il terrorismo al fine di diffondere e imporre gli interessi geopolitici delle grandi potenze;  nel fermare il finanziamento, l'inserimento, la formazione e l'invio di terroristi nelle aree di crisi;  nel prestare attenzione alla soluzione dei crescenti problemi socio-economici in Africa, Medio e Vicino Oriente e in tutte le altre parti del mondo, in particolare, quelle da cui provengono estremismo, terrorismo e crimine organizzato internazionale.
Al momento, per avere pace e sicurezza, 
è fondamentale trovare una soluzione politica e pacifica per la guerra in Siria, nel rispetto degli interessi di tutti i fattori politici, escludendo i terroristi di tutti i tipi e di qualsiasi parte politica".


Christopher Black è un avvocato penalista internazionale con sede a Toronto, èmembro della Law Society del Canada Superiore ed è conosciuto per aver seguito una serie di casi di alto profilo su diritti umani e crimini di guerra, in particolare per la rivista online New Eastern Outlook.

14/04/2016

Traduzione di Giorgio F. per Forum Belgrado Italia/civg.it