Informazione
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/59160
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/59161 ]
VIDEO: https://www.facebook.com/Pinkoti/videos/10152992791508853/
FOTO: https://www.facebook.com/LaNuovaAlabarda/photos/a.243197115850862.1073741848.115049368665638/243197159184191/?type=1&theater
Primo maggio “jugoslavo”, polemiche dopo il corteo (di Ugo Salvini, Il Piccolo 3/5/2015)
Lo rilevano in una nota Franco Belci, segretario generale Cgil FVG e Adriano Sincovich, segretario generale Cgil Trieste: «Vorremmo che il centro destra dimostrasse altrettanto zelo in occasione delle manifestazioni filo naziste»...
http://www.triesteprima.it/politica/bandiere-jugoslave-in-corteo-cgil-ipocrita-la-reazione-del-centro-destra.html
Belci e Sincovich: «Sbagliato agitare una bandiera che ricorda fratture dolorose». Il centrodestra rilancia: «Sdegno e orrore»...
Dal quotidiano "Il Piccolo" di Trieste la presa di posizione del Presidente nazionale Anvgd Renzo Codarin e del Presidente delle Comunità Istriane Manuele Braico in merito all'ostentazione di bandiere jugoslave nel corteo del 1.mo Maggio, proprio nel 70.mo della feroce occupazione (sic) della città giuliana da parte delle milizie jugoslave di Tito...
Perché il Partito comunista triestino non faceva parte del CLN giuliano?
Quali rapporti ebbe il CLN giuliano, nazionalista ed anticomunista, con i collaborazionisti triestini?
Cosa accadde al momento dell’insurrezione di Trieste?
E’ vero che gli Jugoslavi arrestarono anche gli antifascisti?
Quali dirigenti del CLN triestino entrarono nella struttura Gladio?
Taking Of Trieste (1945). British Pathé
DESTABILIZZAZIONE A TRIESTE SOTTO IL GMA. LE SQUADRE DI CAVANA A TRIESTE (maggio 2011)
Vincenzo Cerceo, che prosegue nella lettura e nell’analisi dei “diari” di Diego de Henriquez, ha scritto queste annotazioni relative al Diario 143...
http://www.nuovaalabarda.org/leggi-articolo-le_squadre_di_cavana_a_trieste..php
A TRIESTE E’ SCANDALO DIRE CHE LA CITTA’ E’ STATA LIBERATA DAI PARTIGIANI
01/05/15
Dopo 70 anni in Piazza dell'Unità a Trieste ritorna a sventolare la bandiera Jugoslava
05/05/15
Le allucinanti reazioni dopo il ricordo del 70esimo della liberazione di Trieste dal nazifascismo
E poi, la reazione.
Il tempo di metabolizzare è stato preceduto dal solito sventolare di una decina di tricolori. Già. Nel mentre del corteo del primo maggio, dove la bandiera Jugoslava e quella della Brigata Garibaldi sono presenti da diversi anni che io sappia, ed è anche fatto naturale visto che si parla di formazioni che hanno lottato anche per il riscatto dei lavoratori contro gli oppressori, in una piazza che costeggiava il percorso del tradizionale corteo del primo maggio, sventolavano le bandiere d'Italia, per tutelare il nazionalismo, male d'Europa, male dell'unità dei popoli, che ancora esiste e persiste.
12 GIUGNO, LIBERAZIONE DI TRIESTE?
Com'è noto, l'ineffabile Nostro Sindaco Cosolini, raccogliendo una proposta dei consiglieri dell'Altra Trieste (di cui è esponente la deliziosamente s/garbata Rosolen Alessia, che appellava serenamente con l'epiteto di "s'ciavi" il pubblico sloveno presente nell'aula del Consiglio comunale alcuni mesi fa), ha benpensato di dedicare qualcosa (una via, una targa...) alla giornata del 12 giugno 1945, dato che in quel giorno l'amministrazione civile jugoslava (composta da triestini, italiani e sloveni) lasciò il potere all'amministrazione militare (GMA) angloamericana.
Perché nei "40 giorni" vi furono dei morti... (come se prima non fosse morto nessuno...): e allora, forse è il caso di ricordare al Sindaco e alla cittadinanza quale fu la situazione in termini di ordine pubblico a Trieste tra il 12 giugno 1945 ed il 31 dicembre 1947 (dopo la firma del Trattato di pace e l'istituzione del -mai applicato- Territorio libero di Trieste gli animi si calmarono un po'... non del tutto, solo un po').
Sintesi degli atti di violenza (tratta dal Calendario del I volume di "Nazionalismo e neofascismo al confine orientale" a cura dell'istituto per la storia della resistenza di Trieste, pubblicato nel 1976). Non abbiamo riportato i morti ed i feriti causati dalla polizia civile, ma solo le violenze neofasciste e delle squadre organizzate dal Partito d'azione (i "mazziniani" che tanto piacciono a Stelio Spadaro ed Ivan Buttignon).
1945: 2 morti (Pino Coverlizza e Mario Rosa), 6 feriti da arma da fuoco e 2 feriti da accoltellamenti, 2 pestaggi “normali”, 2 assalti a sedi politiche.
1946: 3 morti (Giuseppe Ravnikar, Carlo Hlaca e Giuseppe Loredan), 1 ferito da arma da fuoco e 16 feriti da accoltellamenti, un’ottantina di pestaggi “normali”, 3 aggressioni con lanci di pietre a scolaresche, 4 lanci di bombe (6 feriti civili e 9 militari), un attentato con il tritolo al ricreatorio di Roiano, decine di assalti e devastazioni contro sedi politiche (i soli Sindacati unici denunciarono 2 milioni di lire di danni nei due assalti subiti dopo gli incidenti di Pieris), redazioni di giornali, negozi e trattorie con insegne bilingui e gestiti da sloveni, e saccheggio ed incendio di quanto asportato dalle sedi e dai negozi.
1947: 4 morti (il comunista Corazza dopo l’assalto alla sede dell’UAIS, l’undicenne Emilia Passerini dopo l’assalto ad un circolo di cultura popolare, Alino Conestabo per una bomba lanciata contro un corteo antifascista, Carlo Castagna dopo l’assalto al Circolo Tomasi).
Feriti da armi da fuoco o da taglio 17 (tra i quali un ispettore scolastico dopo l’irruzione in una scuola slovena)
Aggressioni (tra i quali 3 bambini, 2 di essi picchiati da insegnante perché parlavano sloveno) 65
Attentati (compresi lanci di bombe) 29
Assalti a sedi politiche 11.
Sì, 12 giugno, una data da festeggiare.
16/06/15
Quella targa faziosa al Parco della Rimembranza di Trieste sul 12 giugno 1945
LA "LIBERAZIONE" DI TRIESTE CELEBRATA DAL SEDICENTE CENTROSINISTRA SU PROPOSTA DELLA DESTRA RETRIVA: L'ASSASSINIO DELL'UNDICENNE EMILIA PASSERINI VRABEC
Così iniziava una lettera inviata a questa testata quasi un anno fa. < Mia zia, Emilia Passerini, è morta la sera del sabato, 13 settembre 1947, all’età di 11 anni, per mano e su mandato fascista. Si trovava nel Circolo Culturale Sloveno di Vicolo Ospedale Militare ad osservare la gente ballare. All’improvviso, gli spari di una mitragliatrice che - fortunatamente - si è inceppata dopo la prima raffica, essendo stata montata frettolosamente con una sola vite, altrimenti i morti sarebbero stati molti di più. Infatti, mio padre, che all'epoca aveva 20 anni, racconta che gli spari hanno bucato le foglie degli alberi che circondavano la pista da ballo. Un crudele destino ha voluto che l’unica pallottola a colpire a segno ha trapassato la zona ascellare dell'amica Wanda Jerman andando a colpire in pieno la bambina che le stava accanto>.
Emilia Passerini (Vrabec il suo cognome originale, reso "in forma italiana" dal fascismo che non le permetterà neppure di raggiungere la maggiore età) viene definita da Galliano Fogar (nella testimonianza resa al dottor Mastelloni) «vittima di un attentato inconsulto, ricordo che esso fu ascritto a due giovanissimi (sic: sull’età dei responsabili torneremo più avanti, n.d.a.) triestini gravitanti nel Circolo Oberdan, autonomo rispetto ai Partiti e nazionalista estremista».
A proposito di questo atto particolarmente esecrabile, va detto che un paio di mesi prima, il 12/7/47, il giornale comunista Il Lavoratore aveva denunciato il rischio che si stesse preparando un attentato proprio nei confronti di quel Circolo di cultura popolare, perché alcuni giovani erano stati visti prendere appunti mentre esaminavano il muro di cinta e mentre si allontanavano uno fu sentito dire che bisognava agire dall’altra parte del muro .
Furono arrestati per l’omicidio della piccola Passerini alcuni membri delle Squadre del Viale: Letterio Cardile (21 anni), che al momento dell’arresto aveva addosso la tessera di una organizzazione monarchica neofascista, la Lega dei Lazzaroni del Re (e sembra che fosse in contatto con le Squadre d’Azione Mussolini tramite il veneziano capitano Foschini); Aldo Giorgini (24 anni), Mario Zotteri e Pino Giubilo (figlio di un ispettore capo della PC), che, come scrisse la stampa, “risultano appartenere a famiglie borghesi di agiate condizioni".
Le "squadre" erano finanziate dal governo italiano, Ufficio Zone di Confine, e causarono morti, feriti, devastazioni.
Anche questa è memoria, signor Sindaco.
MEDAGLIE ED EROI
Come detto in altro articolo su questa pagina ("12 giugno, liberazione di Trieste?"), il 15/9/47, un corteo ANTIFASCISTA “viene fatto segno al lancio di due bombe che provocano la morte di un ignaro spettatore, lo studente diciannovenne Alino Conestabo e il ferimento di parecchi dimostranti (la stampa fornisce versioni contrastanti, suscitando nella città vivaci reazioni; viene recisamente smentita la versione del Corriere di Trieste, e cioè che il Conestabo sia deceduto per lo scoppio fortuito di una bomba che egli intendeva lanciare contro i manifestanti)”. Ciò è quanto risulta dalla ricostruzione, fatta attraverso gli organi di stampa dell'epoca nel libro "Nazionalismo e neofascismo nella lotta politica al confine orientale 1945-1975”, a cura dell’Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione nel Friuli-Venezia Giulia, Trieste 1977.
Pertanto ci sembra quantomeno equivoca l'attribuzione, da parte delle nostre massime istituzioni democratiche (il presidente in carica Carlo Azeglio Ciampi), della medaglia al valor civile alla memoria al suddetto Conestabo (9/1/06) con la seguente motivazione:
<Animato da profonda passione e spirito patriottico, partecipava ad una manifestazione per il ricongiungimento di Trieste al Territorio nazionale, perdendo la vita in violenti scontri di piazza. Mirabile esempio di elette virtù civiche ed amor patrio, spinti sino all'estremo sacrificio. 15 settembre 1947 – Trieste>.
Considerato che la manifestazione NON era per il "ricongiungimento di Trieste al Territorio nazionale" ma era un corteo antifascista, delle due l'una: o Conestabo guardava innocentemente il corteo ed è morto per disgrazia perché la bomba ha centrato lui e non gli antifascisti, oppure Conestabo (che pare non essere stato un antifascista) è morto lanciando la bomba che aveva portato con sé per gettarla contro il corteo antifascista.
Meritava una medaglia?
ABSTRACT: Authorities are increasingly worried about the large number of Western foreign fighters present in Syria. The fear is that these fighters will return radicalised, battle hardened and with extensive radical networks that might encourage them to commit a terrorist attack in the home country. The recent attack on the Jewish Museum in Brussels – allegedly by a returned foreign fighter from Syria – seems to be a case in point. However, the conflict in Syria is not the first to attract foreign fighters. In this Background Note, Jeanine de Roy van Zuijdewijn and Edwin Bakker investigate three historical cases of foreign fighting: Afghanistan (1980s), Bosnia (1990s) and Somalia (2000s). In this paper they aim to give insight into what happened to these foreign fighters after their fight abroad had ended. The authors distinguish eight possible pathways for foreign fighters that can help to contribute to a more nuanced understanding of this complex phenomenon.
https://www.academia.edu/12629917/Returning_Western_foreign_fighters_The_case_of_Afghanistan_Bosnia_and_Somalia
di Valentina Cominetti, 10 luglio 2015
Per quanto riguarda il diffondersi del terrorismo jihadista, Puljic ritiene che sia “tardi per intervenire perché qui l’estremismo è un fenomeno ormai troppo radicato e quindi difficile da estirpare più qui che altrove”.
Spezzoni dal programma satirico tedesco "die Anstalt", 31.3.2015
[Aggiornamento del 6 luglio 2015: in Grecia, il referendum sul piano di aiuto proposto dai creditori internazionali è stato vinto dal “No” con il 61% dei voti. Il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis si è dimesso per facilitare un accordo tra Atene e gli altri governi dell’Eurogruppo. Prossime date chiave: martedì 7 luglio riunione straordinaria dei capi di Stato e di governo dell’Eurozona; lunedì 20 luglio scadenza di un prestito di 3.5 miliardi di dollari della Banca Centrale Europea alla Grecia, che attualmente non ha soldi per ripagare Francoforte.]
https://www.facebook.com/ilcorsaro.altrainformazione/videos/954919534551111/?pnref=story
"Non avevamo mai pubblicato un video di Massimo D'Alema e avremmo preferito non farlo, ma quello che dice qui è assolutamente da ascoltare, perché:
1. ha perfettamente ragione e spiega benissimo quel che è accaduto ed accade in Europa;
2. dimostra come questa situazione sia nota a lui, e probabilmente a molti altri Primi Ministri di ieri e di oggi, cioè a chi ci ha portato in un'Europa così concepita, chiedendo sacrifici a noi e regalando denaro alle banche;
3. in bocca al presidente della FEPS, la fondazione 'culturale' del Partito Socialista Europeo, dimostra il fallimento storico dei socialdemocratici europei, che pur sapendo perfettamente qual è la posta in gioco, sostengono, come Schulz ha detto, "un nuovo governo di tecnocrati per affossare Syriza e la Grecia".
http://video.repubblica.it/economia-e-finanza/d-alema-gli-aiuti-alla-grecia-sono-andati-alle-banche-tedesche-e-il-video-diventa-virale/206213/205319
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=5rsq4Vrmn40
Qui combattiamo contro il fascismo, arrivato dall’ovest, sostenuto con i soldi dell’Occidente.
Noi qui lottiamo per i diritti di tutti i lavoratori, di tutti i paesi del mondo.
E adesso voglio esprimere la nostra solidarietà ai lavoratori greci, e voglio dire loro che noi sosteniamo la loro lotta contro la dittatura del Fondo Monetario Internazionale, e diciamo NO!”
Aleksej Markov, “Dobryj”, commissario politico della Brigata Prizrak.
Alexey Markov "Dobrij", the political commissar of Prizrak Brigade, one of the socialist armed group that fights for Donbass freedom. In this supporting speech he express solidarity with Greek people against the IMF aggression to the Country...
At Berlin's insistence, Greece will not receive debt relief and will be forced to submit - contrary to the Greek population's "No" last Sunday - to Germany's austerity dictate, or exit the Eurozone. This is what the Eurogroup decided at its summit yesterday evening. Debt relief, as French Prime Minister Manuel Valls had been still considering yesterday afternoon, is out of the question, announced German Chancellor Angela Merkel following the meeting in Brussels. Athens will also have to present detailed austerity proposals by Thursday. European Commission President Jean-Claude Juncker explicitly declared, "if the Greek government is not doing what we expect" a "Grexit" will be initiated. According to insiders, cash will be available at Greek banks only for another two days. By withholding ECB emergency funding, Greece can be driven into collapse, at any time. Just prior to the summit, leading economists signed an appeal to Chancellor Merkel, asking her to stop the "never-ending austerity" - to no avail. In the meantime, even Washington has intervened in the debate. A special EU summit, convened for Sunday, will take the final decision on Greece's future...
http://www.german-foreign-policy.com/en/fulltext/58861
https://www.cnj.it/CHICOMEPERCHE/sfrj_03.htm
Lo "spazio vitale tedesco" (1995)
https://www.cnj.it/documentazione/spaziovitaletedesco.htm
na srpskohrvatskom: СРЕБРЕНИЦА 1995-2015: СУВЕ ЧИЊЕНИЦЕ
https://www.cnj.it/documentazione/Srebrenica/SrebrenicaFactSheetSRB.pdf )
1. Secondo le sentenze emesse dal Tribunale Penale Internazionale per l'ex-Jugoslavia (ICTY), quante persone furono uccise a Srebrenica nel 1995?
A UN Security Council resolution would contribute to healing the wounds in the Balkans still plagued by the memories of the bloody wars in the 1990s if it condemns Western powers for their part in Yugoslavia's breakdown along with war crimes, Serbian politician Vladimir Krsljanin said...
http://sputniknews.com/politics/20150627/1023916001.html
Courrier des Balkans | De notre correspondant à Belgrade | mardi 30 juin 2015
A quelques jours des cérémonies du vingtième anniversaire du massacre de Srebrenica, le 11 juillet 1995, les polémiques ne cessent d’enfler. Alors que la Grande Bretagne va déposer devant le Conseil de sécurité une résolution mentionnant le « génocide », la Russie annonce une contre-résolution, évoquant « tous les crimes commis dans l’ancienne Yougoslavie »...
B 92 | Traduit par Jacqueline Dérens | jeudi 2 juillet 2015
Vingt ans après, Srebrenica alimente toujours les polémiques géopolitiques à l’échelle du globe. Le Conseil de sécurité de l’ONU doit débattre, le 7 juillet, de deux résolutions concurrentes, respectivement présentées par la Grande-Bretagne et la Russie. A moins qu’un compromis ne soit trouvé in fine...
International Criminal Tribunal for the former Yugoslavia (ICTY) and the International Court of Justice have classified the massacre in Srebrenica as genocide. Serbia and the Bosnian Serbs do not deny the crime, but do not refer to them as genocide...
http://sputniknews.com/politics/20150707/1024338620.html
Moscow regrets that London insisted to vote in support of a UN Security Council resolution on the 1995 killings in the Bosnian town of Srebrenica, the Russian Foreign Ministry said Wednesday...
http://sputniknews.com/politics/20150708/1024380358.html
http://sputniknews.com/europe/20150709/1024399405.html
EU-Parlament und US-Repräsentantenhaus verabschieden Resolutionen zu »Srebrenica«. Entwurf im UN-Sicherheitsrat scheitert am Veto Russlands
http://www.jungewelt.de/2015/07-10/043.php
Die Welt blickt an diesem Wochenende nach Srebrenica. In die Stadt im Osten der ehemaligen jugoslawischen Republik Bosnien-Herzegowina waren vor 20 Jahren serbische Truppen einmarschiert...
http://sputniknews.com/politics/20150708/1024374977.html
Russia Vetoes UNSC Resolution on Srebrenica Massacre (08.07.2015)
Russia vetoed a UN Security Council draft resolution on Wednesday that condemns the 1995 killings in the Bosnian town of Srebrenica as genocide.
UNITED NATIONS (Sputnik) — Ten of the Security Council's 15 members voted in favor of the document, while four, including China, abstained.
The current UNSC draft resolution on Srebrenica is the sixth version of the British resolution on Srebrenica, with the first one submitted in June. The resolution refers to the events in Srebrenica as genocide, and states that a denial of the massacre as a genocide is hindering reconciliation.
Earlier in June, Russian Foreign Minister Sergei Lavrov said that the British draft resolution was written in the anti-Serb tone and incorrectly interpreted, from a legal point of view, what had happened in Srebrenica.
In July 1995, according to UN estimates, over 8,000 Muslim men and boys were killed in the Bosnian city of Srebrenica after the city had been taken by units of the Army of Republika Srpska.
International Criminal Tribunal for the former Yugoslavia (ICTY) and the International Court of Justice have classified the massacre in Srebrenica as genocide. Serbia and the Bosnian Serbs do not deny the crime, but do not refer to it as genocide.
"Today is a great day for Serbia, and Russia has shown and proved that it is a true friend," Serbian President Tomislav Nikolic said in a written statement.
The Serbian president also said that Serbians were to be punished not for allegedly committing genocide, but for not joining sanctions against Russia because of "respect for truth and justice" despite external pressure.
On Sunday, the presidents of both the Republika Srpska, Bosnia and Herzegovina, as well as Serbia asked Russia to veto the adoption of the resolution in the UN Security Council.
"The results of voting in the UN Security Council is a victory of Russian diplomacy. If the resolution was adopted, it could have had serious consequences for the Balkans. Not only Russia, but, perhaps, China understood that in the UN Security Council. The Republic of Srpska and Serbia very seriously followed the voting, as many believe that the resolution, if it was adopted, would be another step toward the creation of unitary Bosnia and Herzegovina. The proposal for the creation of an international commission to objectively investigate what happened in Srebrenica 20 years ago has become more relevant," Balkan expert Yelena Guskova told Sputnik.
http://sputniknews.com/analysis/20150709/1024399030.html
UN Srebrenica Resolution Shows Double Standards Justifying Russian Stand
09.07.2015
Several US experts justified Russia's position over Srebrenica massacre, accusing the West of double standards in attitude to war crimes.
WASHINTON (Sputnik) — Russia was justified by the evidence in its decision to veto a UN Security Council Resolution on Wednesday that sought to condemn Serbia for genocide over the Srebrenica massacre 20 years ago, US experts told Sputnik.
"After the bruising and pointless campaign to shame Turkey over an Armenian genocide this past year, here we are again in the political game of outrage and finger pointing," historian and political analyst Dr. Gilbert Doctorow, a board member of the Committee on East-West Accord, told Sputnik on Wednesday.
Up to 8,000 Bosniak Muslims, mainly men and boys, in and around the town of Srebrenica were killed by units of the Army of Republika Srpska under the command of general Ratko Mladic.
Doctorow acknowledged that Srebrenica was an atrocity carried out during a time of war. But he pointed out that it was not an act of genocide nor was it a part of any planned and orchestrated campaign of total extermination.
"Yes, Srebrenica was a war crime, and let things stand there," the Columbia professor said.
However, Doctorow added, “Calling it genocide cheapens the term by two orders of magnitude and serves only to raise tensions in the UN by those who want to discredit it to justify unilateralism.”
Michael Averko, a New York-based foreign policy analyst and regular contributor to Eurasia Review told Sputnik that Allied bombing campaigns against Germany and Japan killed vastly more civilians, including women and children, than the number of male prisoners killed at Srebrenica.
However, the US and British strategic bombing campaigns are never described as attempted genocides, he said.
“In these World War II examples, men, women and children were killed,” the analyst wrote. “The Srebrenica massacre in question involved Muslim males, with the Muslim nationalist [Alija] Izetbegovic regime recognizing ages 16-64 as worthy for armed service.”
Averko also pointed out that critics who focus on condemning the Serbs for Srebrenica are silent about the documented earlier killings of Serbs by Bosnian Muslims and Croats in the 1992-95 war.
“There was an earlier massacre of Serbs in the Srebrenica area, carried out by forces under the command of Nasir Oric,” he wrote.
Averko also accused the administration of President Barack Obama of double standards in its continued refusal to condemn Turkey for the World War I massacre of 1.5 million Christian Armenians as genocide.
“It is absurd for the US UN Ambassador Samantha Power to bash Russia for not recognizing Srebrenica as genocide,” he said. “The Armenian genocide more aptly fits the definition of genocide than Srebrenica. [Yet] the US government doesn't formally recognize what happened to the Armenians as genocide.”
According to US military historian R.J. Rummel in his September 2003 online article “Was World War II American Urban Bombing Democide?” US and British bombing campaigns killed 410,000 Germans and 337,000 Japanese, including the 165,000 who died in the atomic bombing of Hiroshima and Nagasaki.
Risoluzione britannica su Srebrenica non è stata approvata nel Consiglio di Sicurezza perché la Russia ha posto il veto
08. 07. 2015. – La risoluzione britannica su Srebrenica non è stata approvata nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite perché la Russia ha posto il veto. Dieci Paesi membri del Consiglio di Sicurezza hanno appoggiato la risoluzione britannica, quattro si sono astenuti e la Russia ha votato contro. Dopo la votazione il presidente della riunione ha constatato che la risoluzione britannica non è stata approvata. L’ambasciatore della Russia nelle Nazioni Unite Vitalij Curkin ha detto prima della votazione che non c’era bisogno che si votasse perché la Russia avrebbe posto sicuramente il veto. I popoli che vivono in Bosnia ed Erzegovina non hanno raggiunto il consenso sulla risoluzione su Srebrenica. La sua approvazione sarebbe controproducente e creerebbe nuovi divari politici nella regione. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dovrebbe occuparsi della situazione attuale e non del passato, ha dichiarato Curkin.
Il documento giudica l'eccidio di 8mila musulmani bosniaci a Srebrenica nel luglio del 1995 come "genocidio", e condanna i crimini di guerra e crimini contro l'umanità durante il conflitto jugoslavo.
Come in precedenza aveva dichiarato il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, il documento presentato dalla Gran Bretagna è assolutamente antiserbo e interpreta erroneamente i fatti anche da un punto di vista giuridico, rispetto a quello che aveva già valutato il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite in precedenza. Secondo il capo della diplomazia russa, la risoluzione naturalmente "provoca ulteriori tensioni interetniche nei Balcani, piuttosto che promuovere la riconciliazione di tutti i popoli che vi abitano."
Il ministero degli Esteri ha spiegato che la risoluzione "attribuiva la colpa degli eventi passati esclusivamente alla parte serba, senza tener conto del fatto che i serbi stessi sono state vittime di violenza."
Si fa notare che la Russia continuerà "perseguire gli sforzi più generosi per l'attuazione dell'Accordo di pace di Dayton, il cui 20° anniversario sarà celebrato alla fine di quest'anno."
"E' estremamente importante che tutte le parti rispettino rigorosamente i propri impegni derivanti dall'accordo di Dayton: una responsabilità particolare grava sulle autorità della Bosnia-Erzegovina. Siamo pronti a contribuire efficacemente ad un'ulteriore normalizzazione della situazione nei Balcani, ad un allineamento reale del sistema di sicurezza collettiva e al rafforzamento del clima di fiducia e collaborazione," — hanno evidenziato al ministero degli Esteri russo.
Mercoledì al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite la Russia ha bloccato la bozza di risoluzione su Srebrenica del Regno Unito, redatta in collaborazione con gli USA, in cui si equiparava l'eccidio di 8mila musulmani bosniaci a Srebrenica del luglio 1995 ad un "genocidio" e si condannavano i crimini di guerra e contro l'umanità del conflitto. A favore della risoluzione avevano votato 10 membri del Consiglio, mentre altri 4 — Cina, Angola, Nigeria e Venezuela — si erano astenuti.
Secondo l'ambasciatore della Russia all'ONU Vitaly Churkin, l'adozione della risoluzione su Srebrenica sarebbe aggravato la situazione nella regione, dal momento che nella maggior parte della Bosnia-Erzegovina non c'è consenso su questo tema.
Mosca cercherà di presentare una risoluzione di compromesso su Srebrenica al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite; al momento si sta lavorano sul documento, ha detto a RIA Novosti una fonte del ministero degli Esteri russo.
La Russia ha ribadito il suo tradizionale sostegno storico alla Serbia bloccando la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sul genocidio di Srebrenica, ritiene l'ex ambasciatore americano in Arabia Saudita ed ex assistente del segretario alla Difesa Charles Freeman.
"La Russia è un alleato storico della Serbia nel sistema internazionale, così come gli Stati Uniti sono i difensori di Israele," — ha detto a Sputnik Freeman.
A l’attention du Président de la République de Serbie Tomislav Nikolic et du premier ministre Aleksandar Vucic
Ne pas reconnaître les crimes commis serait inhumain mais quiconque engagé à l’équité et à la vérité ne peut être d’accord pour affirmer qu’il s’agit d’ un génocide. Ainsi, Efraim Zuroff, directeur du Centre Simon Wiesenthal à Jérusalem dans une interview au quotidien de Belgrade ‘Politika’ (du 18 juin 2015) , lors de l’élaboration d’une comparaison avec le Rwanda et l’Holocauste, fait clairement savoir que Srebrenica ne peut être caractérisée comme un génocide.
Vous êtes sans doute au courant des controverses entourant ce crime qui rendent la théorie de génocide discutable sur plusieurs aspects. Ces questions comprennent le nombre de combattants exécutés ou tués dans les combats avec l’armée de la Républika Srpska lors de l’évasion vers Tuzla ainsi que le nombre d’individus „exécutés“ qui sont vivant à l’étranger ou sont devenus victimes avant même que ces événements aient lieu. De manière significative, Ibran Mustafić, un des fondateurs du parti SDA à Srebrenica et président en temps de guerre du COMITÉ EXÉCUTIF de la municipalité de Srebrenica a mis en avant l’affirmation selon laquelle son côté était responsable de l’exécution de 500 à 1000 personnes au sein de l’enclave pour les raisons de sa propre politique.
Enfin, le constat de 4970 exécutions dans le jugement d’appel du cas du général Tolimir (à l’Haye), réfute le compte rendu officiel de plus de 8000 exécutions présumées. Une seule personne exécutée est excessive, mais il y a trop d’incohérence dans ce récit pour la théorie du génocide pour qu’elle soit si aveuglément acceptée.
Ce qui fait souffrir le plus le peuple serbe c’ est le fait que ses vilifiers ? actifs aujourd’hui échouent ou refusent délibérément de constater plus de 3000 victimes serbes de Srebrenica assassinés entre 1992 et 1995. Nous notons que plus de 70% de ces dernières sont des civils, dont la plupart ont été massacrés avec des armes blanches. Ces crimes ont été ouvertement admis par leur auteur et exécutant Naser Oric dans son discours à l’occasion du deuxième anniversaire de la fondation des forces armées musulmanes de Srebrenica, quand il a énuméré les villages serbes qu’ il a rasés.
Toutes les victimes devraient se voir accorder l’égalité de traitement mais on observe une tendance à considérer les victimes serbes de façon inégale et indigne de mention, de commémoration ou de résolutions.
Nous n’allons pas énumérer d’autres crimes ciblant les Serbes qui sont ignorés, comme à Sarajevo, Vozuca, Kupres, Sijekovac, et d’autres endroits.
Nous sommes conscients, et nous vous croyons conscients également, du fait que la résolution sur Srebrenica au Conseil de sécurité ne vise pas à la réconciliation dans la région mais au contraire mène à des obstacles à la mise en place d’une éventuelle réconciliation entre les deux peuples. Le génocide de Srebrenica a été inventé pour que les deux peuples ne puissent jamais se réconcilier.
La résolution du Conseil de sécurité est une attaque directe contre le peuple serbe, avec l’intention de le déclarer peuple génocidaire, ainsi que contre la Republika Srpska avec le but ultime de l’abolir comme création du prétendu génocide soustrayant la compétence et l’enfouissement dans un Etat unitaire qui ne ferait qu’ qu’oublier plus de 3000 victimes serbes liées par leur sang à la liberté et à la création de Republika Srpska.
Nous, étudiants serbes sousignés , nous ne voulons pas rester à côté pendant que les attaques perfides s’abattent sur les fondements étatiques de la Républika Srpska. Le peuple serbe ne veut pas que ses actions contribuent à ces attaques. Par conséquent nous vous écrivons en vous donnant notre plein support moral, matériel et physique pour suivre et défendre la politique et l’idée de la raison d’Etat serbe, pour défendre les intérêts de la Republika Srpska et du peuple serbe qui y vit. Vous vous trouvez dans un moment historique dans lequel vos actions peuvent empêcher que les générations futures dans le monde entier apprennent que le peuple serbe est génocidaire et que ses propres victimes de la guerre soient oubliées. Vous pouvez empêcher que la diabolisation du peuple serbe qui dure depuis des décennies soit légitimée.
Les représentants de la Serbie sont déjà allés à Potocari pour s’ excuser pour le prétendu génocide. Est-ce que le peuple serbe a été recompensé par l’excuse pour ses propres victimes?
Est-ce que les représentants musulmans et les représentants d’ autres pays occidentaux ont commemoré le massacre des Serbes de Bratunac?
En tant que représentants de la République de Serbie, vous n’avez aucune raison d’y retourner.
Etant donné tout ceci, nous vous invitons à ne pas aller à Potocari le 11 Juillet et à inviter la Fédération de Russie à mettre son veto à la résolution sur Srebenica au Conseil de sécurité des Nations Unies.
Nous aimerions inviter tous les étudiants serbes, où qu’ils vivent, ainsi que tous les citoyens à nous contacter si ils veulent soutenir cette lettre et la signer .Nous invitons également toutes les organisations, les partis politiques et les personnes qui veulent soutenir la vérité sur Srebrenica.
To the President of the Republic of Serbia, Tomislav Nikolić, and Prime Minister of the Republic of Serbia, Aleksandar Vučić
Convinced that we represent the views of the majority of the Serbian people, we hereby appeal to you not to take part in the vilification of your own people by going to Potočari on 11 July. Your presence in Potočari would have far-reaching consequences for the Serbian people. It would constitute an implicit recognition of the alleged genocide; it would assign a reduced value to Serbian victims; it would lend justification to Great Britain’s resolution in the UN Security Council which attributes genocide to the Serbian people; finally, it would administer a direct blow to the Republic of Srpska, in furtherance the ultimate objective to abolish it as an entity allegedly based a genocidal foundation.
It is not humane to deny crimes, but nobody committed to fairness and truth could possibly agree or assert that this crime was genocide. One such person is Efraim Zuroff, Director of the Simon Wiesenthal Center in Jerusalem. In an interview with the Belgrade daily “Politika” (18 June 2015) Zuroff made it clear, when drawing comparisons with Rwanda and the Holocaust, that in his view Srebrenica cannot be characterized as genocide.
You are undoubtedly aware of the controversies surrounding this crime which render the theory of genocide questionable in several respects. These issues include the number of executed or killed in combat with the Army of the Republic of Srpska during the breakout of the 28th Division column of the BH Army toward Tuzla, as well as how many of the “executed” are actually living abroad or became casualties before the events of July 1995 in Srebrenica took place. Significantly, Ibran Mustafić, a founder of the SDA party in Srebrenica and wartime chairman of the executive committe of Srebrenica municipality has put forward the claim that his side was responsible for the murder of 500 to 1000 of its own people from within the enclave, for reasons of its own policy. Finally, in the Appellate Judgment in the case of General Zdravko Tolimir, the official finding of 4970 executions refutes the official account of over 8000 alleged executions. One executed person is excessive, but there is too much inconsistency in this narrative for the genocide theory to be uncritically accepted.
What pains the Serbian people the most is the fact that its active vilifiers today fail or deliberately refuse to notice over 3000 Serbian Srebrenica victims who were murdered between 1992 and 1995. We note that over 70% of this figure refers to civilians, most of whom were massacred using cold weapons. These crimes were openly admited by their author and perpetrator Naser Orić in his address at the second anniversary of the founding of the Srebrenica Muslim armed forces, when he listed the Serbian villages that his forces razed. All victims should be accorded equal treatment, yet we observe a tendency nowadays to regard Serbian victims as unequal and unworthy of mention, commemoration or resolutions. We shall not remind you of other ignored crimes targeting Serbs, as in Sarajevo, Vozuća, Kupres, Sijekovac, and other locations.
We are quite aware, and we assume that you are as well, that the aim of the proposed Security Council resolution is not reconciliation in the region but the imposition of additional obstacles in the path of reconciliation between the two peoples. Genocide in Srebrenica was fabricated precisely so that Serbs and Muslims would never reconcile. The Security Council resolution is a direct blow at the Serbian people in order to attribute to it a genocidal character. The same applies to the Republic of Srpska, with the ultimate objective of abolishing it as an allegedly „genocidal entity,“ followed by incorporation into a unitary state of Bosnia-Herzegovina. Such a development would additionally devalue the over 3000 Serbian victims of Srebrenica who laid down their lives in the cause of Republic of Srpska’s freedom and statehood. We, Serbian students who are signatories to this petition, will not stand aside while the very foundations of Republika Srpska’s statehood are under assault. The Serbian people will not act in a way that lends credence to those attacks. We therefore offer you our unequivocal moral, material, and physical support if you act in accordance with the exigencies of raison d’État and resolve to defend the Serbian state-forming ideal incarnated in the Republic of Srpska and the kindred people who inhabit it.
You find yourself at a historical juncture when by the conduct to which you commit yourself you can see to it that future generations all over the world should not receive instruction about the Serbs as a genocidal nation and that numerous Serbian war victims should not be relegated to oblivion. You can prevent the legitimization of your nation’s vilification which has been going on for decades. Representatives of Serbia have already on previous occasions travelled to Potočari to offer regrets for the alleged genocide. Has anybody reciprocated to the Serbian people by going to Bratunac to express condolences for their suffering? There is no sound reason for you, as representatives of the Republic of Serbia, to travel there again. We therefore reiterate our call to you not to go to Potočari on 11 July and to forward an official request to the government of the Russian Federation to place a veto on the Srebrenica resolution in the Security Council of the United Nations.
We call upon all Serbian students who agree with the views expressed in this letter, wherever they happen to live, to sign it and lend us their support, as well as to all citizens in general to do the same. We address this appeal as well to all organizations, parties and individuals who wish to manifest their support for truth about Srebrenica.
An den Präsidenten der Republik Serbien, Herrn Tomislav Nikolić, und an den Premierminister der Republik Serbien, Herrn Aleksandar Vučić,
Es ist verwerflich, ein begangenes Verbrechen zu leugnen, aber niemand, der ehrlich die Wahrheit sucht, kann akzeptieren und behaupten, dass die Ereignisse von Srebenica als Genozid einzustufen sind. So hat beispielsweise Efraim Zuroff, Direktor des Zentrums „Simon Wiesenthal“ in Jerusalem, in einem Interview für „Politika“ am 18.06.2015 unterstrichen, dass Srebenica im Vergleich zu Ruanda und zum Holocaust nicht als Genozid charakterisiert werden kann.
Die Kontroversen über das Verbrechen von Srebenica, durch die die Einordnung als Genozid in Frage gestellt wird, sind Ihnen bekannt. Angefangen mit der Frage, ob und wie viele Menschen getötet, erschossen oder umgekommen sind im Kampf mit der Armee der Republika Srpska während des Durchbruchs nach Tuzla über die Feststellung, dass eine große Zahl der „Erschossenen“ heute noch lebt oder bereits vor den Ereignissen gestorben war und der Tatsache, dass Ibran Mustafić, Gründer der SDA in Srebenica (Stranka Demokratske Akcije/ Partei der demokratischen Aktion) und der Kriegspräsident der Exekutive des Gemeindeparlaments von Srebrenica, behauptet hat, dass sie selber 500-1000 eigene Menschen umgebracht haben, bis zu dem letzten Urteil im Gerichtsprozess von Haag gegen Zdravko Tolimir (ehemaliger General der Armee der Republika Srpska), in dem durch die Behauptung von 4700 Getöteten in Srebrenica die offizielle Version von über 8000 bestritten ist. Jeder umgebrachte Mensch ist einer zu viel, aber es gibt zu viele Unstimmigkeiten, um die Einstufung der Ereignisse von Srebenica als Genozid einfach zu akzeptieren.
Uns als Serben tut es am meisten weh, dass diejenigen, die an der Dämonisierung der Serben teilnehmen, die über 3000 serbischen Opfer, die in der Zeit zwischen 1992 und 1995 in Srebenica getötet wurden, nicht sehen oder nicht sehen wollen. Wir erinnern daran, dass von diesen 70% zivile Opfer waren, die hauptsächlich mit „kalten Waffen“ umgebracht wurden. Diese Verbrechen hat der damalige Befehlshaber und Tatbeteiligte Naser Orić zur Feier des zweiten Jahrestages der Gründung der muslimischen Armee in Srebrenica zugegeben, als er die serbischen Dörfer, die er zerstört hat, aufzählte.
Alle Opfer sind und sollen gleich sein, aber heute sehen wir die Tendenz, serbische Opfer unbedeutend erscheinen zu lassen, der Erwähnung, eines Mahnmals oder einer Resolution nicht wert. Auch über andere Verbrechen gegen die Serben wird geschwiegen, wie die von Sarajevo, Vozuća, Kupres, Sijekovac und an anderen Orten.
Wir sind überzeugt, und wir glauben dass Sie uns darin folgen, dass die Resolution des Sicherheitsrates nicht auf Versöhnung in der Region abzielt, sondern ein Hindernis für die mögliche Versöhnung beider Völker darstellen wird. Der „Genozid von Srebenica“ wurde konstruiert, um die Versöhnung dauerhaft unmöglich zu machen.
Die Resolution im Sicherheitsrat ist ein Angriff auf die Serben mit der Absicht, sie für genozidal zu erklären, wie auch ein Angriff auf die Republika Srpska, mit dem endgültigen Ziel, sie als „Hervorbringung des Genozids“ entmachten zu können und schließlich ihre Auflösung in einem unitären Staat (Bosnien und Herzegowina) zu legitimieren. Womit die über 3000 serbischen Opfer von Srebenica, deren Leiden mit der Entstehung und Eigenständigkeit der Republika Srpska eng verbunden ist, ein weiteres mal entwertet wären.
Wir, die hier unterzeichneten serbischen Studenten, wollen bei der perfiden Attacke auf die Grundlagen der Staatlichkeit der Republika Srpska nicht als Außenstehende schweigen. Die Serben möchten zu diesen Angriffen nicht beitragen. Daher wenden wir uns an Sie mit der vollen moralischen, materiellen und physischen Unterstützung, damit Sie den ideellen Grundlagen und Interessen der Republika Srpska und der dort lebenden Menschen folgen und sie verteidigen.
In diesem historischen Moment haben Sie die Möglichkeit zu verhindern, dass künftige Generationen auf der ganzen Welt über die serbischen Menschen lernen, sie seien genozidal veranlagt und dass die zahllosen serbischen Opfer dieses Krieges vergessen werden. Sie können die Legitmierung der jahrzehntelang betriebenen Dämonisierung der Serben verhindern. Die Vertretung Serbiens hat sich in Potočari bereits für den angeblichen Genozid entschuldigt. Gab es entsprechende Entschuldigungen für die serbischen Opfer? Haben muslimische Vertreter und Vertreter der „westlichen Länder“ die serbischen Opfer in Bratunac anerkannt?
Sie haben keinen Grund, als Vertreter der Republik Serbien wieder dorthin zu gehen. Aus all den oben genannten Gründen fordern wir Sie auf, am 11. Juli nicht nach Potočari zu gehen und stattdessen bei der Russischen Föderation darauf zu dringen, ihr Veto gegen die Resolution einzulegen!
Belgrad, 23.06.2015
“Jugoslavia distrutta dall’Occidente, serbi demonizzati”. Intervista a Radovan Karadzic
gen 9th, 2015In seguito al disgregarsi di quella che dal 29 aprile 1945 era stata la Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, governata per gran parte della sua storia dal Maresciallo Josip Broz Tito, presidente fino alla morte sopraggiunta il 4 maggio 1980, le differenze fra le varie etnie presenti nel paese portarono alla nascita di nazionalismi costantemente repressi dal regime socialista e ora invece fomentati dalle politiche dei nuovi governi delle diverse entità costituenti la Federazione. È il caso soprattutto di quello serbo e di quello croato, guidati rispettivamente da Slobodan Milosevic e Franjo Tudjman, i quali attraverso il controllo della stampa diedero inizio ad una campagna mediatica che fomentò l’odio interetnico e portò in pochi anni serbi e croati a vedersi l’un l’altro come nemici da annientare.
L’obbiettivo di Milosevic di costituire una Grande Serbia, uno stato che riunisse entro i propri confini tutti i serbi dell’ex Jugoslavia, e l’analogo progetto di Tudjman per una Grande Croazia portarono i due popoli allo scontro armato, sia nelle regioni croate di Krajina e Slavonia, che furono occupate dall’Armata Popolare Jugoslava (di fatto l’esercito di Belgrado) che, soprattutto, in Bosnia ed Erzegovina, un paese la cui popolazione era suddivisa in maniera pressoché equivalente tra cittadini croati, serbi e musulmani, distribuita su tutto il territorio nazionale in maniera promiscua. Cosa evidente al punto tale che, per quanto fosse grossomodo possibile individuare aree in cui un gruppo era prevalente, la presenza di altre etnie nella zona era comunque tutt’altro che trascurabile.
Questo fatto portò, oltre alle devastazioni della guerra, a violenti episodi di pulizia etnica da parte delle forze occupanti contro quei gruppi che nell’area erano minoritari.
La guerra si concluse il 14 dicembre 1995 con la firma dell’Accordo di Dayton, in cui era prevista la cessazione delle ostilità, l’intangibilità delle frontiere così come erano definite al tempo della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, il ritorno della Slavonia, ancora in mano ai serbi, alla Croazia e la divisione della Bosnia ed Erzegovina in due entità amministrative, la Federazione Croato-Musulmana, consistente nel 51% del territorio nazionale e la Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina (Republika Srpska), che avrebbe controllato il 49% della superficie del paese.
Uno dei protagonisti di questo conflitto fu Radovan Karadzic, primo presidente della Republika Srpska che ricoprì questo ruolo dal 7 aprile 1992 fino al 19 luglio 1996, anno in cui venne emesso dall’Interpol un mandato contro di lui per crimini contro l’umanità.
Personaggio di primo piano negli avvenimenti che interessarono la Bosnia ed Erzegovina, fu arrestato nel luglio 2008 dopo oltre 12 anni di latitanza; detenuto al carcere speciale dell’Aja è ora sotto processo al Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia (Icty) con l’accusa di genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra. Stigmatizzato duramente dai suoi detrattori, soprattutto da quelli che in quella guerra furono i suoi nemici, Notizie Geopolitiche lo ha intervistato per conoscere qual è invece la sua versione dei fatti.
– Dottor Karadzic, qual è stato secondo Lei il motivo scatenante e chi sono stati i responsabili della guerra che portò alla devastazione della Bosnia Erzegovina e dell’intera Jugoslavia nel periodo ’91, ’95?
Altre popolazioni erano composte da tribù analoghe, organizzate in stati piccoli e non sostenibili, mentre la Jugoslavia è stata creata dal Libero Regno di Serbia e Montenegro poco dopo la caduta dell’impero turco e subito dopo la dissoluzione di quello austroungarico e tedesco.
I rimanenti paesi Slavi del Sud, liberati dall’esercito serbo dal “K-und-K” (kaiserlich und königlich, usato anche come sinonimo per intendere l’amministrazione asburgica n.d.r.), hanno aderito e partecipato attivamente alla creazione del Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, che più tardi venne ribattezzato Regno di Jugoslavia.
I serbi, i croati ed i musulmani, soprattutto quelli residenti in Bosnia ed Erzegovina, e coloro che parlano lo stesso dialetto del linguaggio serbo-croato (stokavski) sono grossomodo lo stesso popolo, cresciuto sotto due imperi confinanti.
I serbi, principalmente cristiani ortodossi (benché ci fossero serbi di religione cattolica o musulmana) ed i croati, in gran parte romani cattolici, entrambi hanno sofferto differenti occupazioni straniere ed entrambi hanno portato avanti differenti lotte per la libertà.
Il confine tra i due mondi, Est ed Ovest, era nel mezzo dei paesi Slavi Meridionali, sul fiume Drina. Se si leggono le opere del premio Nobel serbo Ivo Andric, probabilmente il più grande scrittore europeo del XX secolo, si può imparare su di noi molto di più che da qualsiasi altro libro di storia.
Nonostante fossero molto vicini, si può dire un unico popolo, i serbi ed i croati però, invece che fratellanza tra loro, svilupparono una sorta di antagonismo.
Gli sloveni erano invece un po’ differenti, ma andavano comunque molto d’accordo con i serbi.
La ragione principale del fallimento della Jugoslavia è stato il fatto che la formazione di un tale paese era un bisogno più sentito dai nostri alleati occidentali che non dai gruppi etnici che di fatto lo costituivano. In particolare Francia e Gran Bretagna volevano escludere il blocco tedesco (Germania ed Austria) dalla geopolitica del mare Adriatico e quindi ci spinsero alla creazione di uno stato comune. Naturalmente la Germania aveva un interesse completamente opposto.
Quindi i serbi altro non sono che le vittime della loro fedeltà agli alleati occidentali, i quali sono poi apparsi non così leali quanto invece lo era la Germania con i suoi protetti. Per questo i serbi dovrebbero essere grati per il ristabilimento delle relazioni serbo-tedesche, tanto più che non è idiosincratico con la loro vicinanza ai russi. Uno dei primi e più grandi europei tra i serbi è stato Vuk Karadzic (XIX secolo), il creatore della moderna cultura serba, e lui era particolarmente vicino ad Austria e Germania, essendo personalmente amico dei più grandi scrittori europei dell’epoca, come Goethe ed i fratelli Grimm. A differenza che con i governi che hanno in passato amministrato la Germania, i serbi hanno molto in comune con il popolo e la cultura tedesca.
La causa scatenante di questa guerra è stato il nuovo ordine mondiale, stabilito a Malta dai due presidenti Gorbachev e Bush padre: i nostri alleati occidentali, conclusa vittoriosamente la Guerra Fredda, non hanno più sentito la necessità dell’esistenza della Jugoslavia e così l’hanno sacrificata.
I serbi erano conosciuti come i “Guardiani delle Porte”: i custodi dell’Europa contro gli ottomani. Durante la Prima Guerra Mondiale la resistenza serba (partigiani e cetnici) costituì un grande problema per la macchina da guerra di Hitler. Mi sembra abbastanza da parte dei Serbi! L’ultimo che ha marciato senza una guerra e con un accordo sul territorio serbo verso il Medio Oriente fu Federico Barbarossa durante la Terza Crociata; noi siamo posti in un punto strategico e molto sensibile del territorio europeo.
I serbi e la Jugoslavia furono le prime vittime di questo nuovo ordine mondiale e la colpa per la sua distruzione grava tutta sulle spalle di Germania, Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia. Con il loro prematuro riconoscimento dell’illegale ed unilaterale secessione di Slovenia, Croazia e, in seguito, della Bosnia (le quali avrebbero potuto ottenere la loro indipendenza in maniera regolare in Parlamento invece che con una guerra) hanno dato il via agli eventi catastrofici che ci sono costati, ed ancora ci costano, così tanto. Ora possiamo solo sperare di poter ristabilire relazioni amichevoli, come hanno fatto i paesi scandinavi, in maniera pacifica e tramite un accordo”.
– Si parla sempre dei crimini commessi dai serbi contro la popolazione croata e musulmana; può parlarci invece di quali furono i soprusi subiti dalla popolazione serba in quegli anni?
“Un particolare capitolo di questa crisi è la stampa; è stato preparato in maniera estremamente meticolosa un sistema di “demonizzazione” e stigmatizzazione dei serbi, ed è stato così esemplare che, in futuro, chiunque sarà in grado di prevedere cosa può succedere ad una nazione che venga trattata nello stesso modo.
Con tutto con tutto il rispetto per i veri ed onesti giornalisti… ma quanti di questi erano davvero tali, non si può sapere! Forse alcuni di loro scrivevano in maniera imparziale, ma i loro editori hanno cambiato quegli articoli in maniera da compiacere il governo ed i suoi interessi. È una leggenda quella che i media influenzano la politica dei governi. E’ vero l’esatto opposto, i governi trovano sempre un modo per influenzare i mezzi di comunicazione: non c’è nessuna esitazione, nessun pudore, nessun senso di responsabilità.
Sui media di alcuni paesi amici chiunque poteva leggere incredibili descrizioni dei serbi come mostri, cannibali, bastardi, creature che si meriterebbero ogni tipo di punizione possibile, come accadde alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, quando i serbi furono denigrati e minacciati di essere annientati.
Perché accadde? Perché era una sorta di preparazione della popolazione e dell’opinione pubblica dei paesi interessati a tutti gli atti illegali e criminali che sarebbero stati compiuti contro questa “orribile” nazione. Il pubblico è troppo assuefatto per chiedersi cosa il loro governo gli stia servendo tramite la stampa, sono pochi in ogni nazione gli spiriti sufficientemente liberi ed autonomi per giudicare con la loro mente ed essere degni di fiducia; ci sono molti intellettuali, giornalisti e politici indipendenti, ma sono troppo pochi per costituire una speranza per questo stanco mondo.
In questa guerra i serbi hanno subito più danni da un’informazione falsa che dalle bombe della Nato e se questo mondo si riprenderà e guarirà dalla sua debolezza, le prime cose che dovrebbero essere recuperate sono l’onore e la decenza, alla pari di un sistema economico in cui ci sia una corrispondenza tra moneta e riserve auree.
Stiamo soffrendo a causa di una sorta di terrore indotto dalle più alte istituzioni finanziarie e dalle loro manipolazioni di denaro falso, per parole non vere ed indegne, dietro alle quali non c’è né onore né nessun senso di responsabilità; addirittura non vengono rispettati nemmeno i trattati internazionali, come l’accordo di Helsinki sul rispetto delle frontiere. Quando verrà il tempo, gli storici ed il pubblico si divertiranno sapendo quello che è accaduto durante il XX secolo.
I principali media non hanno mai parlato delle palesi messe in scena di falsi incidenti volte a denigrare i serbi, alcune di queste poi, che non sono state precisamente un successo, non sono nemmeno più oggetto di accusa contro gli imputati serbi perché, altrimenti, tutti gli altri avvenimenti verrebbero visti sotto una luce diversa di fronte a tali goffe montature.
Questa è stata una guerra civile, non un’aggressione esterna; durante tre anni e mezzo di conflitto ci furono vittime civili e militari tra tutti i gruppi etnici ma, in proporzione, il tasso più alto è stato tra i serbi. Gli esperti dell’accusa hanno calcolato vittime civili corrispondenti al 2.6% della popolazione musulmana; i musulmani hanno combattuto sia i serbi che i croati ed anche contro gli stessi musulmani europeisti di Fikret Abdić. Sappiamo che tra i serbi questa percentuale è invece pari al 2.8%, mentre tra i croati assume un valore di molto inferiore.
Tra le vittime di etnia serba ci sono stati tantissimi civili, in particolare bambini, anziani e donne in quantità notevolmente superiore che negli altri due gruppi. Molti villaggi serbi senza difese sono stati interamente rasi al suolo ed ogni abitante ucciso, i serbi al contrario non hanno mai compiuto atti simili, nessun centro abitato a maggioranza serba situato in territorio croato-musulmano è sopravvissuto oltre il mese di settembre del 1992, mentre nella parte serba della Bosnia erano invece presenti numerosi villaggi e quartieri i cui residenti erano cittadini unicamente musulmani. Nell’esercito serbo era anche presente un’unità composta da soli musulmani che combattevano non “per i serbi” ma “assieme ai serbi” per i comuni valori europei di democrazia e secolarismo.
La verità è l’esatto opposto di quanto presentato dai media e dai governi dei paesi occidentali e un giorno, sperando di essere ancora qui per vederlo, tutto questo verrà alla luce”.
– Crede che le forze della Federazione croato-musulmana ricevessero finanziamenti e sostegno da paesi o agenzie straniere che operavano in chiave anti serba?
“Non è un segreto che molti paesi occidentali hanno aiutato con tutti i mezzi la Federazione Croato-Musulmana: fornendo armamenti e denaro, con la loro propaganda, con il supporto da parte dell’intelligence, con ricognizioni satellitari, sparando bombe da aerei ed anche con l’artiglieria.
Alcuni di questi paesi occidentali, altrimenti in disputa con regimi islamici ostili, raggiunsero addirittura un accordo comune, perlomeno per aiutare l’impresa musulmana in Bosnia.
Anche molti paesi islamici, non importa se fondamentalisti, democratici o filo occidentali, hanno aiutato i nostri nemici; più tardi questi stessi regimi hanno vissuto la “Primavera Araba”, alcuni leader sono già stati rovesciati, ed altri a breve seguiranno il loro stesso destino ma non per il supporto fornito ai bosniaci musulmani, bensì perché questo è solo il modo in cui vanno le cose in un mondo senza regole. Molte nazioni sono state parte attiva in questa guerra, ma nessuna di queste, a parte la Repubblica Federale di Jugoslavia, è stata oggetto di alcuna sanzione”.
Foto. dall’alto in basso: Radovan Karadzic durante il processo (foto Michael Kooren/Afp/Getty); Radovan Karadzic (a destra) in compagnia del generale Ratko Mladic ai tempi della guerra in Bosnia ed Erzegovina (foto Reuters); Radovan Karadzic (a destra) in compagnia di Slobodan Milosevic, presidente della Repubblica Federale di Jugoslavia (foto Anp); la suddivisione etnica della Bosnia ed Erzegovina, in arancione le aree a maggioranza serba, in viola quelle a maggioranza croata ed in verde quelle a maggioranza musulmana, la linea rossa indica i confini posti dal trattato di Dayton tra Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina e Federazione Croato-Musulmana (National Geographic).
Un particolare ringraziamento va all’avvocato Peter Robinson, che ha reso possibile l’intervista.
Nota: pur essendo stata posta una domanda sugli avvenimenti concernenti il massacro di Srebrenica, non è stato possibile ottenere alcuna dichiarazione a causa del processo ancora in corso in relazione a questi fatti.
Twitter: @giacomodolzani
SREBRENICA: 20 Years Later, And Still Searching
( And every year world sees Western and global leaders, gather to mourn. The same leaders that, in other occasion, issue cold blooded statement that they have been proud for murdering half a million Iraqi (Muslim) children, that kill wedding guests by drones in Afghanistan, Syrian or Libyan families.
With its leadership under indictment, the Bosnian Serb side had to content itself with being represented by Slobodan Milosevic, president of a, by then, foreign state.
On what basis did the tribunal make its charges of no less than »genocide«, if they now have to frantically run around to scrape up enough bodies to make their indictment plausible?
If they now have to try to “prov[e] that the soil around the bodies came from the original mass graves,” does it mean that what they had considered to be “the original mass graves” were either empty or with too few bodies to justify the indictments?
Were Karadzic and Mladic charged according to the principle: “Indict now. Look for evidence of a crime later”? “Charge the Serbs! If you don’t know what for, they do” – seems to be the modus operandi in International community.
Politicians have justified and based momentous decisions upon the supposition that the massacre is fact, decisions determining the welfare of the peoples of this region and beyond.
These and other allegations are in gross contradiction to other information published in the press.
Agreement on the evacuation: http://www.srebrenica-facts.com/downloads/evakuierung_95.jpg
UN statistics of August 4. 1995. In Tuzla they are registered 35'632 refugees from Srebrenica. There are reached number 25'000 + Army civilians and civilians who were followed Army during the breakthrough.
Why?
“Possible Mass Graves; Kasaba/Konjevic Polje Area, Bosnia; unclassified Jul. 95″.
(Message over 64 KB, truncated)
Ratko Mladic, now at The Hague facing charges of genocide, has largely been silent since his recent arrest. Back in 1995, however, he gave a candid interview explaining his side of the Srebrenica story, which RT can now reveal.
After more than 10 years in hiding, today Mladic looks more like an ill old man than the person who was allegedly responsible for the largest mass murder in Europe since WWII.
In 1995, just one month after the Srebrenica massacre and three weeks after The Hague Tribunal pressed charges against Mladic, a Western TV crew managed to meet with the general for an interview. But despite the obviously high level of importance and the exclusivity, the interview was never aired.
The tapes remained in Bosnia and Herzegovina in private archives and only now is the conversation being released to the public after RT managed to gain access to the materials.
According to the Tribunal, the Srebrenica massacre refers to the killing of more than 8,000 Bosnian Muslims, mainly men and boys, in and around the town of Srebrenica in Bosnia and Herzegovina in 1995.
The killing was allegedly conducted by units of the Army of Republika Srpska under the command of General Mladic. In April 1993, the United Nations declared Srebrenica was a “safe area” under its protection. However the 400-strong contingent of Dutch peacekeepers failed to prevent the alleged massacre from happening.
In the interview, Ratko Mladic gave a different picture of those events: “I can tell you that in April-May 1993 an agreement on Srebrenica was signed. It clearly defined it as a safe demilitarized area where no armed military could be present except for the UN soldiers. But instead of disarming the Muslim formations, as they had committed themselves to doing under the agreement on Srebrenica singed by me and General Morillon, the United Nations forces turned those safe areas into terrorist and fundamentalist bases from where our villages and towns were attacked. Muslims from Srebrenica and Zepa burnt down more than 200 Serbian villages around those two places and killed en masse and massacred all the Serb civilian population in many other villages.”
The General also described in detail how sometimes the Bosnian Muslims were armed with the help of Iran under the supervision of the UN peacekeeping contingent.
“Sometimes, they even used helicopters to airlift weapons from Iran and other combat hardware. We knocked down one such helicopter on the outskirts of Zepa two or three months ago,” he said.
Mladic claimed that, despite knowing about the shipments of arms to the Bosnian Muslims and their alleged attacks on the civil Serb population, he held his forces back: “The Muslims attacked the enclave of Sarajevo, also a safe area, though it was not defined as such by any kind of agreements of the two parties. They massacred everybody whom they captured alive and killed several of our soldiers in the villages of Visnjica and Banja Lucica. The Muslim attack was carried out exactly from the exclusion zone on Mounts Igman and Bjelasnica, from which Republika Srpska had pulled out its forces in 1993, and which had been in confidence handed over to peacekeeping forces.”
According to the general, by that time the bubble of patience had been forced to grow for two years and at one point it finally burst.
“We retaliated with a counteroffensive in that area. We took maximum precautions to avoid casualties among civilians and representatives of the UNPROFOR, given the fact that NATO aviation was pounding air strikes on us, including civilian targets in the outskirts of Srebrenica and Zepa. We successfully finished that operation near Srebrenica and Zepa. With the help of the soldiers of the Dutch battalion, the representatives of the world community who were present in Srebrenica, and representatives of the UNPROFOR forces who were present in Zepa.”
Mladic also outlined that those who surrendered were handed over or, at the time of the interview, some were still planned to be handed over to the International Red Cross. And those who died had been buried according to Muslim traditions.
The interview moved to one of the most important aspects – the mass graves. Later, several sites with thousands of dead bodies were found in and around the Srebrenica area. These were the bodies of Bosnian Muslims who are thought to have been selectively picked and executed by Mladic’s forces from scores of refugees. In the interview, the general fiercely denies any accusation of executions having taken place.
“Only those who died in battle were buried. For hygienic reasons their bodies had to be collected and buried in appropriate places until the warring parties agreed to exchange the remains of the dead with each other,” he asserted.
Given that Mladic’s story was totally different from that put forward by The Hague Tribunal and most Western media, the correspondent asked how the general felt after being branded as a war criminal.
Mladic remained calm and said he had been partially following The Hague’s case against him, but claimed he did not feel like he needed to defend himself.
“I don’t recognize any trial except the trial by my own people. I don’t need to defend myself, because these idiotic accusations have come from those centers which have been churning out lies through PR and similar organizations, creating such a chaos in these territories that the world community doesn’t know, doesn’t see or simply doesn’t want to see a way out of all this,” he insisted.
“My people have never been occupiers,” was one of the main ideas put forward and reiterated by Ratko Mladic throughout the entire conversation. The general claimed he had been strictly protecting his nation, while the West and even Iran had sent weapons and “high-quality experts” to arm his enemies.
“Unfortunately, the bad image of the Serbs and the Serbian people in general created by some media outlets has led to unequal and biased approach to the sides in conflict by part of the world community who took the side of the Croats and Muslims, who actually started this bloody war in the territory of the former Yugoslavia,” Mladic said.
Currently, prosecutors at The Hague Tribunal are thinking about dividing the process against Ratko Mladic into two parts – Srebrenica in one separate trial and other war crimes the former general is accused of in another. However it is unclear exactly what the condition Mladic’s health is. Any information on that is made public only with his prior consent. According to his relatives, he is suffering from the effects of a stroke and had several heart attacks. Recently Mladic had hernia surgery and even refers to himself as “a very sick person”. The Tribunal’s chief prosecutor, Serge Brammertz, openly stated that the defendant’s health could deteriorate, which may affect the Tribunal’s ability to complete the trial.
An interview with wars crimes suspect Ratko Mladic carried by RT two weeks ago seems to have been news not only to the public, but also to the one international body which is supposed to be most aware Balkan war-related matters - The Hague Tribunal.
At least this is what RT judges from an inquiry about the interview and how it came into RT’s possession, ordered by a criminal investigator of the Tribunal.
RT will naturally co-operate with the investigation in the interests of justice, although the fact that such an important piece of evidence was missing from the Tribunal’s materials is somewhat surprising, especially since the interview dates back to 1995 and was done by a Western TV channel.
The interview with Mladic, a former general of the Yugoslav army and later the army of the Republika Srpska, was recorded shortly after the Srebrenica massacre, the mass killings of Bosnian Muslims which the Tribunal has defined as genocide. In it, Mladic voiced several serious allegations against the UN peacekeeping force.
“Instead of disarming the Muslim formations, as they had committed themselves to doing… the United Nations forces turned those safe areas into terrorist and fundamentalist bases from where our villages and towns were attacked,” he said
The ex-general also accused the UN of smuggling weapons into the supposedly demilitarized zone.
“Sometimes, they even used helicopters to airlift weapons from Iran and other combat hardware. We knocked down one such helicopter on the outskirts of Zepa two or three months ago,” he said.
Mladic, who was arrested in May 2011, is standing trial in The Hague for this episode and other alleged war crimes. He is the final prominent Serb leader to face this fate. The last Yugoslav President Slobodan Milosevic stood in the dock for five years before dying in the Tribunal’s custody, while the President of Republika Srpska Radovan Karadzic has been on trial in The Hague since his arrest in 2008.
The International Criminal Tribunal for former Yugoslavia (ICTY) was established in 1993, when the series of bloody armed conflicts in the Balkans was far from over. The UN Security Council formed the body to prosecute the gravest atrocities committed by all the warring parties.
Over the 18 years of its existence it has drawn a lot of criticism. It faced allegations of bias based on the fact that almost 70% of indictments it issued were against Serbs. Its fiercest critics called the Tribunal a political show rather than a court of law.
Some of ICTY’s sentences were seen as astoundingly mild, as was the case with Bosnian military commander Naser Oric, who was tried for raiding Serbian villages and torturing prisoners, and was sentenced to merely two years and then totally acquitted of all charges on appeal.
There is also criticism over the ICTY’s lack of will to investigate atrocities allegedly committed by non-Serbs. The most widely-publicized case is the allegation of trafficking of donor organs harvested from kidnapped Serbs during and shortly after the war in Kosovo. The suspected crimes had been investigated by the UN as early as 2004, but were not given due coverage until 2008, when former ICTY Chief Prosecutor Carla Del Ponte published a book on them.
More generally, some argue, the Tribunal’s activities have not served the interests of reconciliation in the Balkans. It is viewed with suspicion by Serbs and Croats alike, who doubt the ICTY’s integrity and call its decisions biased, although in cases where both parties are involved, the direction of the alleged bias would often be opposite depending whose side you talk to.
http://www.corriere.it/lettere-al-corriere/15_luglio_03/-DA-SARAJEVO-AL-KOSOVO-GLI-ULTIMATUM-ALLA-SERBIA_bd6973fc-2142-11e5-be97-5cd583b309bb.shtml
DA SARAJEVO AL KOSOVO GLI ULTIMATUM ALLA SERBIA
Ho appena terminato la lettura del libro di Christopher Clark I sonnambuli edito in Francia da Flammarion e in Italia da Laterza. L’autore, nel riportare le incredule reazioni del Segretario agli Esteri britannico Edward Grey e quelle di Winston Churchill per la durezza dell’ultimatum presentato dagli austriaci ai serbi a seguito dell’attentato in cui trovarono la morte a Sarajevo l’erede al trono imperiale Francesco-Ferdinando e la moglie Sofia, sottolinea che il testo era molto più moderato di quello presentato alla Serbia jugoslava nel 1999 sotto la forma di Accordo di Rambouillet per obbligarla ad accettare le decisioni prese sul Kosovo.
Pierpaolo Merolla , p.merolla @ telenet.beL’ultimatum austriaco del luglio 1914 fu scritto per apparire a Belgrado inaccettabile. Vienna chiedeva alla Serbia di pubblicare sul proprio maggiore giornale una solenne deplorazione, di interrompere le attività di tutte le pubbliche istituzioni in cui l’impero austro-ungarico era oggetto di critiche, di eliminare la letteratura didattica in cui si rivendicavano terre appartenenti all’Impero austro- ungarico, ad accettare che ispettori di polizia austriaca collaborassero sul territorio della Serbia alle indagini sul movimento sovversivo, ad arrestare urgentemente un funzionario di polizia che sembrava essere coinvolto nell’attentato. E terminava chiedendo che la risposta giungesse a Vienna non oltre le 6 pomeridiane del 25 luglio. Forse la reazione jugoslava sarebbe stata diversa se la Serbia non avesse saputo di potere contare sul sostegno della Russia. Ma alcune misure avrebbero pesantemente ferito, se accettate, la sovranità serba. Quanto all’ultimatum contenuto nell’accordo alleato di Rambouillet del marzo 1999, la ricostruzione del testo è resa più complicata dalla esistenza di allegati che sarebbero stati comunicati ai serbi tardivamente e di cui la Russia, a quanto pare, non era al corrente. Uno di questi, in particolare, prevedeva che la Jugoslavia concedesse alle truppe della Nato il diritto di passaggio in tutto il suo territorio nazionale, nello spazio aereo e nelle acque territoriali. Le intenzioni americane, comunque, divennero chiare dal momento in il segretario di Stato americano Madeleine Albright invitò a Rambouillet una delegazione dell’Uck, il movimento della resistenza kosovara che gli Stati Uniti, in altre circostanze, avevano considerato terroristico. Invitandolo alla conferenza, sia pure in anticamera, il segretario di Stato americano promuoveva l’Uck a partner necessario di ogni possibile soluzione. Su questo tema è apparso un articolo di Noam Chomski (Monde Diplomatique del marzo 2000). Chomski è filosofo della lingua, professore del Massachusetts Institute of Technology e noto per le sue per frequenti critiche alla politica americana. In questo caso mi sembra avere ragione quando constata che esistevano ancora, per il futuro del Kosovo, strade percorribili e compromessi possibili. Ma gli Stati Uniti avevano deciso di passare all’azione. L’aspetto più sorprendente di questa vicenda fu l’atteggiamento di alcuni fra i maggiori Paesi europei. Il primo ministro francese era Lionel Jospin, leader del Partito socialista e molto discusso in passato per le sue presunte simpatie trozkiste. Il cancelliere tedesco era Gerhard Schröder che negli anni giovanili aveva fornito una assistenza legale a Horst Mahler, membro della banda Baader Meinhof. Il presidente del Consiglio italiano era Massimo D’Alema, già presidente della Federazione dei giovani comunisti. Non tutti avevano gli stessi poteri, ma tutti avevano un passato molto progressista. Forse erano davvero convinti che la guerra del Kosovo fosse un episodio di «ingerenza umanitaria». Forse volevano dimostrare agli americani che si erano lasciati alle spalle gli ideali della gioventù.
NAPOLITANO E GENSCHER, PREDILETTI DA KISSINGER
Si sdraieranno davanti al Parlamento serbo il prossimo 11 luglio per ricordare le vittime di Srebrenica. La provocazione di Dušan Mašić, giornalista e media manager della BBC inglese
http://www.balcanicaucaso.org/aree/Serbia/7000-per-Srebrenica-162506/
Wo ist Alexander Dorin? (Veröffentlicht am 24. Juni 2015 von Ardašir Pârse)
https://parseundparse.wordpress.com/2015/06/24/wo-ist-alexander-dorin/
Председнику Републике Србије Томиславу Николићу
Председнику Владе Републике Србије Александру Вучићу
Уверени да заступамо став већине српскога народа, овим писмом желимо да апелујемо на вас да не учествујете у актуелној демонизацији сопственог народа могућим одласком у Поточаре 11. јула. Ваш одлазак у Поточаре имао би далекосежне последице по српски народ: имплицитно признавање наводног геноцида; сврставање српских жртава Сребенице на нижи ранг вредности; давање оправдања британској резолуцији у Савету безбедности и проглашавње српског народа геноцидним; учествовање у директном удару на Републику Српску са крајњим циљем да се укине као творевина настала на наводном геноциду.
Нељудски је негирати злочин, но, нико поштен и истинољубив не може прихватити и рећи да је то био геноцид. Један од таквих јесте и Ефраим Зуроф, директор центра "Симон Визентал" у Јерусалиму, који је у интервјуу за "Политику" (18.06.2015) нагласио, поредећи са Руандом и Холокаустом, да се Сребреница не може окарактерисати као геноцид. Познате су вам контраверзе око овог злочина, које теорију геноцида доводе у питање од тога да ли су, и колико, убијени стрељани или погинули у пробоју ка Тузли у борби са Војском Републике Српске, преко тога да велики број "стрељаних" и данас живи широм света или су убијени пре ових догађаја и тога да је Ибран Мустафић, оснивач СДА у Сребреници и ратни председник Извршног одбора у Скупштини општине Сребреница, тврдио да су сами, из својих разлога, убили 500-1000 људи, до последње пресуде генералу Толимиру у којој се тврдњом од 4700 убијених негира званична верзија од преко 8000 наводно стрељаних. Један убијен је много, али овде је и много недоследности да би се тек тако прихватила теорија о геноциду.
Оно што највише боли српски народ јесте да сви они који данас учествују у његовој демонизацији не виде или намерно не желе да виде преко 3000 српских жртава у Сребреници убијених у периоду од 1992. до 1995. Напомињемо да је од овог броја преко 70% цивила и то, већином, масакрираних хладним оружјем. Ове злочине признао је наредбодавац и извршилац Насер Орић на прослави двогодишњице оснивања муслиманске војске у Сребреници, када је набројао српска села која је разарао. Све жртве су једнаке, али данас видимо тенденцију да се српске жртве прикажу као неједнаке, безвредне помена, обележја и резолуције. Да не набрајамо друге злочине над Србима о којима се ћути, као што су у Сарајеву, Возући, Купресу, Сијековцу и другим местима.
Ми смо свесни, а верујемо и ви, да резолуција у Савету безбедности нема за циљ помирење на овим просторима, већ утемељење препреке ка могућем помирењу два народа. Геноцид у Сребреници је измишљен да се два народа никада не помире.
Резолуција у Савету безбедности је директан удар на српски народ са намером да се као такав прогласи геноцидним, као и на Републику Српску са крајњим циљем да се она укине као творевина наводног геноцида одузимањем надлежности и утапањем у унитарну државу, чиме би се додатно обезвредило преко 3000 српских жртава Сребенице, крвљу утканих у њену слободу и стварање. Ми, српски студенти овде потписани, не желимо да стојимо по страни док се одвијају перфидни напади на основе државности Републике Српске. Српски народ не жели да својим поступцима допринесе тим нападима. Стога вам се обраћамо са пуном моралном, материјалном и физичком подршком да следите политику државног разлога и одбраните интересе српске државотворне идеје, да одбраните интересе Републике Српске и српскога народа који тамо живи.
Ви се налазите у историјском тренутку у којем својим поступцима можете спречити да будућа поколења широм света о српском народу уче као о геноцидном, да се његове, такође велике, жртве у том рату забораве. Ви можете спречити давање легитимитета вишедеценијској демонизацији. Представници Србије већ су ишли у Поточаре и извињавали се за наводни геноцид. Да ли је српском народу узвраћено извињењем за његове жртве? Да ли су муслимански представници и представници западних земаља обележили српско страдање у Братунцу? Ви немате разлога, као представници Републике Србије, да поново идете тамо. Због свега наведеног ми вас позивамо да не идете у Поточаре 11. јула и да позовете Руску Федерацију да стави вето на резолуцију о Сребеници у Савету безбедности.
У Београду, 23.06.2015. г.
Српским студентима:
Желимо да позовемо све српске студенте где год да живе, а желе да стану иза овог писма и потпишу се да нам се јаве и пруже подршку, као и све грађане да пруже подршку.Такође, позивамо све организације, партије и људе који желе да подрже истину о Сребреници.
Потписници: na http://www.beoforum.rs/saopstenja-beogradskog-foruma-za-svet-ravnopravnih/718-otvoreno-pismo-u-vezi-srebrenice.html
Др Зоран Миливојевић, дипломата у пензији
Нацрт резолуције о Сребреници који је В.Британија поводом 20-то годишњице злочина предложила у СБ ОУН, изазвао је посебну пажњу својим садржајем и због британског ауторства тог текста. Међутим, пажљивије подсећање на историју и константе британске политике на Балкану почев од средине 19.века показује да британски ставови које одражава и могућа стратешка позданина овог нацрта резолуције, не би требало да буду изненађење. То подсећање, наиме, показује да је антируска политика В.Британије на Балкану константа до данашњих дана и да у тој политици лежи и добар део основа за одређену антисрпску политику.
Још отварањем Источног питања (распад Отоманског царства и подела утицаја великих сила у Европи) и Кримског рата 1853-56 кога је у коалици са Отоманским царством водила и В.Британија против Русије ради сузбијања њеног пробоја на Крим и Ц.Море, дефинисана је стратешка константа у британској антируској политици на просторима Југоисточне Европе. Она се у историографији означава као почетак русофобије у британском друштву и политици.Уз русофобију се у историји повезује и настанак србофобије која је у западном свету, како закључује академик Екмеџић у “Дугом кретању између клања и орања“, “само рукавац русофобије“. Ту је политику, као стратегију са дугорочним значењем, потом формулисао познати британски државник Дизраели који, како закључује Кисинџер у својој „Дипломатији“, није гајио никакве симпатије према словенским народима на Балкану, а који је иначе у данас важећој историографији познат по антисрпским ставовима.
Управо поводом дугорочне стратегије спречавања руског утицаја на Балкану В.Британија је у целом процесу распада Отоманског царства дипломатско-политички индиректно,а некада и директно, штитила османске интересе између осталог и на штету балканских словенских народа.То важи посебно и за српски народ који је својевремено идентификован као продужена рука руских утицаја и интереса на овом простору. Када је Србија у питању србофобија је нарочито оставила трага у британској политици деловањем познатог британског историчара Ситона Вотсона из краја 19 и почетка 20 века, који је имао великог утицаја на британску спољну политику. Познат је по томе што је на почетку Великог рата израдио меморандум о циљевима британске политике кога је 1.октобра 1914 упутио британском Министарству спољних послова. У меморандуму је утврдио да један од циљева рата треба да буде нужно стварање Југославије, али да би српско воћство у њој, како у цитираном делу наводи академик Екмеџић, представљало „британски пораз“. Овај меморандум је представљао и основ британске политике према стварању и функционисању Југославије после Великог рата, а С.Вотсон је све до своје смрти 1943 остао утицајан у В.Британији на линијама антисрпске политике. Своје антисрпске ставове С.Вотсон је промовисао после рата током развоја југословенске државе тако што је радио на њеној дестабилизацији између осталог и подржавањем хрватских националистичких тежњи, као и настојањима да се српски утицај на сваки начин у новој држави минимизира.
У антируској стратегији на Балкану британска политика се ослањала између осталог и на албански фактор подршком самопроглашењу албанске државе 1912 и њеном формалном признању 1913 на Лондонској конференцији. Та стратегија је укључивала и геополитички став да се Србији, као извесном ослонцу руских интереса, онемогући излаз на море, чији резултати су данас видљиви. У новије време британска тврда политика на Балкану према Србији манифестовала се током сукоба 90-тих, посебно у ставовима око примене и трајања санкција и НАТО агресије. Последњу значајну илустрацију тврдог британског става према Србији представља познати немачко-британски non-paper који је дефинисао основне принципе за израду преговарачког оквира за приступне преговоре Србије са ЕУ, у коме као посебан политичко -стратешки услов представља отворено питање статуса Косова и Метохије и однос Србије према том питању.
Ових пар илустрација британске политике на Балкану указују да извесне оцене о стратешко-политичкој позадини и дометима британског предлога резолуције о Сребреници, који се непосредно тичу односа према Србији, Републици Српској, руском утицају, даљем развоју у региону и односу према дејтонској БиХ, нису без основа имајући у виду неспорне константе те политике у дужем времену.
Др Зоран Миливојевић
(Политика, 23. Јуни 2015.)