Informazione


ALCUNI ALLOGGI CONVENIENTI / SOME CONVENIENT ACCOMODATIONS: https://www.cnj.it/24MARZO99/2009/TARGET/transfers.htm#hotels

Information on all the events scheduled for the 10th Anniversary of NATO's War on Serbia /
LE ALTRE INIZIATIVE PER I DIECI ANNI DAI BOMBARDAMENTI: https://www.cnj.it/24MARZO99/2009/index.htm
collegamenti VICENZA-BEOGRAD transportations: https://www.cnj.it/24MARZO99/2009/TARGET/transfers.htm


TARGET
Meeting internazionale nel X Anniversario dei bombardamenti della NATO sulla Repubblica Federale di Jugoslavia

VICENZA 21-22 MARZO 2009

SALA DELLA CIRCOSCRIZIONE IV
Via Turra 70 (presso il Parco Città - zona nordest, fra viale Trieste e via Quadri
autobus nn.3 e 5 dalla Stazione FFSS)

promuovono: 
Rete Disarmiamoli!
RdB CUB
Coord. Naz. per la Jugoslavia ONLUS / Italijanska Koordinacija za Jugoslaviju
Forum di Belgrado Italia / Beogradski Forum u Italiji
Rete Semprecontrolaguerra


Il 24 marzo 1999 la NATO scatenava, ininterrottamente per 78 giorni, la sua potenza di fuoco contro il territorio della allora R.F. di Jugoslavia - un paese già amputato con le secessioni iniziate nel 1991, e oggi ulteriormente smembrato tra Serbia, Montenegro e Kosovo. Per i suoi bombardamenti la NATO utilizzava armi vietate dalle convenzioni internazionali (es. bombe a frammentazione), armi di grave nocumento alle generazioni presenti e future (es. all'uranio impoverito), e mirava contro industrie chimiche, infrastrutture civili, mezzi di trasporto in servizio, ambasciate di paesi terzi... 
Quei bombardamenti rappresentarono l'apice in un processo di attacco a quel paese, multinazionale e sovrano, per il quale era stata programmata la disgregazione e la svendita al capitalismo straniero. Negli anni successivi, tutti i settori-chiave dell'economia e del sistema finanziario jugoslavo venivano ceduti. Mentre le storiche strutture militari jugoslave venivano in larga parte dismesse, le piccole repubbliche sorte dalla disgregazione erano gradualmente assorbite nelle alleanze militari euro-atlantiche, e piegate agli obiettivi di queste. 
A sua volta, l'intera vicenda della crisi jugoslava, che dal 1991 non può dirsi conclusa ancora oggi, è paradigmatica della fase apertasi con l'abbattimento del Muro di Berlino: una fase che, lungi dal garantire pace e libertà, è stata caratterizzata da guerre e devastazioni, "vendute" alle opinioni pubbliche attraverso pelose retoriche dei "diritti"  e disoneste campagne di disinformazione. Cosicché ad esempio l'Italia, dopo avere reiteratamente violato la propria Costituzione fungendo da base di lancio per i bombardamenti e partecipando a numerose missioni di guerra in paesi vicini e lontani, si ritrova ancora ad impiegare fette crescenti del proprio bilancio statale per finanziare la macchina militare, nonostante la crisi economica e sociale che incalza... e deve ospitare ulteriori basi militari straniere sul proprio territorio!
E' in una città nevralgica nell'ambito di questi processi come Vicenza che, in occasione del X Anniversario dell'inizio di quei bombardamenti, promuoviamo una grande iniziativa nazionale ed internazionale per raccontare che cosa hanno essi rappresentato, al di là della cortina fumogena creata dai media, e per discutere con gli occhi rivolti al futuro di attività e prospettive nel campo della solidarietà internazionalista tra i lavoratori e per il movimento che in tutta Europa si batte contro la guerra e contro le basi militari.

Hanno aderito: Rete dei Comunisti - Beogradski Forum / Forum di Belgrado per un mondo di eguali - G.A.MA.DI. - SOS Yugoslavia / SOS Kosovo Metohija - Most za Beograd / Un ponte per Belgrado in terra di Bari - Federazione di Vicenza del Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Critica Vicenza ...

sabato 21/3 ore 14.45-20.20

Introduce: Roberto Luchetti (Disarmiamoli!)

I sessione (ore 15:00)
PROPAGANDA DI GUERRA: tra disinformazione strategica e deriva politico-culturale
introduce e coordina: Andrea Martocchia (CNJ Onlus)
Documentazione video
Juergen Elsaesser (giornalista): Come è stata costruita l'"emergenza Kosovo"

II sessione (ore 16:00)
LE NUOVE CROCIATE: crisi macroeconomica e politiche militari
introduce e coordina: Andrea Catone (CS CNJ Onlus e Ass. Most za Beograd)
Diana Johnstone (saggista, autrice de "La crociata dei pazzi"): Le "crociate dei pazzi"
Luciano Vasapollo (Cestes-Proteo, CS CNJ Onlus): Dal Welfare al Warfare
Videointervento di Manlio Dinucci e Documentazione video 

III sessione (ore 17:30)
ECOCIDIO: gli effetti della guerra 
introduce e coordina: Cinzia Della Porta (Disarmiamoli)
Alberto Tarozzi (Università del Molise): Le conseguenze sociali, ambientali e sanitarie dei bombardamenti sulle industrie chimiche nel 1999 in Jugoslavia
Valerio Gennaro (medico epidemiologo): Alcune proposte di medici ed epidemiologi contro la guerra
Documentazione video

Interventi a tema (ore 18:45)
Domenico Gallo (magistrato, CS CNJ Onlus): Delitto senza castigo: i crimini di guerra della NATO
Enrico Vigna (Forum di Belgrado Italia): Kosovo ieri e oggi
Documentazione video




sabato 21/3 ore 20.30-23.00

cena di autofinanziamento e serata musicale-teatrale: 

I giovani strumentisti Milenkovich
Atto scenico tratto dallo spettacolo "Target - Belgrado 1999" di e con Mario Mantilli
Orchestra serba di Vicenza 
NeMaPrObLeMa! Orkestar





domenica 22/3 ore 9.30-12.30

IV sessione
ROVESCIARE IL TARGET - E' POSSIBILE? 

La condizione dei lavoratori nei Balcani, in Italia, in Europa
introduce e coordina: Germano Raniero (RdB-CUB)
Zoran Mihajlovic (presidente del Samostalni Sindikat, Zastava Auto, Kragujevac, e vice-presidente del settore metalmeccanici Samostalni Sindikat  della Serbia): La condizione del lavoro in Serbia
Nereo Turati (RdB-CUB Migranti Vicenza): Gli immigrati jugoslavi sul territorio
Giorgio Cremaschi (FIOM-CGIL): Delocalizzazioni e sfruttamento

Dai bombardamenti sulla Zastava al grande movimento di solidarietà
introduce e coordina: Gilberto Vlaic (CS CNJ Onlus e Ass. Non Bombe ma Solo Caramelle)
Alessandro Di Meo (Un Ponte per...)
Riccardo Pilato (Ass. Zastava Brescia)
Enrico Vigna (SOS Yugoslavia - SOS Kosovo Metohija)
Rajka Veljovic (Samostalni Sindikat, Zastava, Kragujevac)
Slobodanka Ciric (autrice di un nuovo libro sulle esperienze di una jugoslava in Italia)
Documentazione video


domenica 22/3 ore 12.30-14.30

Incontro-dibattito: 

Il movimento contro la guerra, le basi militari e la NATO
introducono: 
Nella Ginatempo (Semprecontrolaguerra)
Vladimir Kapuralin (resp. relazioni internazionali Partito Socialista Operaio -SRP- Croazia)
Paolo Consolaro (Disarmiamoli Vicenza)
a seguire: dibattito


e poi... a Belgrado per ricordare l'anniversario della aggressione NATO 
(su https://www.cnj.it/24MARZO99/2009/ tutte le iniziative in programma)


Aderite! Partecipate! Contattateci: disarmiamoli@... oppure jugocoord@...
Tutte le informazioni ai siti: 

Per contribuire all'organizzazione dell'iniziativa invitiamo a sottoscrivere utilizzando il:
Conto Bancoposta n. 88411681 intestato a JUGOCOORD ONLUS, Roma
IBAN:  IT 40 U 07601 03200 000088411681 - causale: INIZIATIVE VICENZA 2009



L'ITALIA FASCISTA IN CUI VIVIAMO / 3


Il Manifesto, 05.03.2009, pagina 6


Neofascisti in corteo «benedetti» dal prete

di Alessandro Braga

Un sacerdote della setta riabilitata di recente da papa Ratzinger era in testa alla parata dei camerati messa in scena sabato pomeriggio. A fianco al prelato negazionista il segretario nazionale della formazione di estrema destra Roberto Fiore. Tra saluti romani e inni al duce. Protetti dalla polizia Il padre lefebvriano Giulio Tam ha sfilato a Bergamo insieme ai manifestanti di Forza Nuova, col braccio teso


Adesso salta fuori pure il prete che benedice (bene-duce?) i neofascisti. Sabato scorso a Bergamo, all'inaugurazione della loro nuova sede, nel quartiere più multietnico della città orobica, i forzanovisti non si sono fatti mancare proprio nulla. 
Manco la benedizione divina. Protagonista della «santificazione» don Giulio Tam. Padre lefebvriano, è uno che ama definirsi «gesuita itinerante». I gesti che compie, le compagnie che frequenta (e non da poco tempo), le parole che dice, porterebbero «naturalmente» ad un'altra definizione, ma vabbé. È famoso per aver lanciato la «crociata del rosario» per la difesa della civiltà occidentale contro l'invasione islamica e per aver pregato pubblicamente contro la costruzione di una moschea. Per i suoi decisi attacchi contro la «deriva di sinistra» di Gianfranco Fini (una volta disse che «il fascismo fu portatore anche di modernità, Mussolini pur nel contesto di un regime diede messaggi di libertà e spiritualità che il vaticano dovrebbe ricordare» e che l'attuale presidente della Camera «si è venduto rinnegando la tradizione, la terza via che superava liberalismo e comunismo»). Indimenticabili suoi sermoni ai raduni dei vari gruppuscoli della destra estrema italiana (tanto da essersi meritato il nomignolo di «Tam-tam» dell'odio razziale). 
Bene, con un così «meritevole» curriculum alle spalle, lo scorso sabato il «buon pastore d'anime» (famose le sue prediche in cui incita i fedeli a «buttarsi come lupi in mezzo agli agnelli, alla faccia della carità cristiana) ha aggiunto un «nuovo grano» al suo singolare rosario. Camicia nera (con colletto bianco come vuole la «divisa» talare ufficiale), braccio alzato a salutare romanamente i camerati che marciavano per le vie di Bergamo, don Giulio Tam ha sfilato in testa al corteo di Forza Nuova accanto al segretario nazionale Roberto Fiore, al coordinatore nazionale Paolo Caratossidis e al responsabile provinciale Dario «Astipalio» Macconi. E, a quanto pare, a suo perfetto agio. Quasi a dimostrare la veridicità di un vecchio detto anticlericale che recita che «l'abito scuro dei preti è solamente una camicia nera un po' più lunga, nulla più».
Anche perché, giusto per far sentire a casa un «nostalgicone» come il «gesuita itinerante» Giulio Tam, i forzanovisti sabato scorso ci hanno messo del loro. Accompagnati, meglio dire protetti, da un folto cordone di polizia che, dopo averli lasciati sfilare tranquillamente, non ha trovato niente di meglio da fare che andarsene in giro per la città a prendere a manganellate gli antifascisti che avevano organizzato un presidio per protestare contro l'apertura della sede di Forza Nuova e portandone una sessantina in questura e nella caserma dei carabinieri. L'olezzo di ventennio si diffondeva ovunque, grazie all'ammasso di paccottiglia neo-vetero-fascista che faceva bella mostra di sé: schierati come una perfetta falange romana, i circa duecento figuri arrivati da un po' tutto il nord Italia hanno marciato per le vie della città come in una vera parata militare. Con caschi, ben «adornati» da svastiche, croci celtiche e scritte «per l'onore dell'Italia», e bastoni in mano. Aizzati dai loro «capetti», i camerati hanno alzato più e più volte le loro braccia tese nel saluto romano, e lanciato «beneauguranti» «boia chi molla», intervallati da più teutonici «Sieg Heil». Tutto questo, per la gioia di don Giulio Tam. E nell'indifferenza del loro coordinatore provinciale Dario Macconi che ancora due giorni fa negava che durante la manifestazione del suo movimento ci fossero state braccia tese, inni fascisti e ciarpame vario. Anzi, i video e le fotografie che dimostravano l'accaduto erano senz'altro «fotomontaggi» o immagini prese ad arte da altri cortei e modificati per buttare discredito sui suoi «bravi» camerati. Che ora però dovranno rispondere alle denunce che verranno presentate nei loro confronti per aver sfilato con caschi e bastoni. Dario «Astipalio» Macconi si dovrà invece semplicemente difendere da una ben più leggera accusa, quella di non aver mai detto a suo padre, presidente provinciale di Alleanza nazionale, il suo «nomignolo» di battaglia. Tanto da metterlo in imbarazzo davanti ai giornalisti che gli chiedevano se fosse suo figlio. Lui, Macconi padre, prima ha negato, poi ha ammesso: «Non sapevo usasse quel nomignolo». Che, in ogni caso, dimostra «il suo animo romantico» (Astipales è un'isola dell'Egeo ndr). Proprio romantico girare per Bergamo con un mucchio di teste rasate che inneggiano al duce. 


Chi è don Giulio Tam, il Williamson italiano

di Paola Bonatelli

Messe per la Rsi e comizi

Se la Santa Sede ha avuto il suo daffare con Richard Williamson, il vescovo lefebvriano che Benedetto XVI ha riabilitato per poi "scoprire" che è un negazionista, cosa dirà di questo "padre" Giulio Maria Tam che partecipa con Roberto Fiore al corteo di Forza Nuova a Bergamo? Certo il soggetto, dopo aver militato in Alleanza Cattolica, l'associazione ispirata ad una delle formazioni integraliste cattoliche più potenti (e pericolose), la brasiliana Tfp-Tradizione, Famiglia e Proprietà, è entrato in seminario a Ecöne (fondato da Lefebvre) e lì ha preso i voti. Quindi in pratica non è neanche un prete vero, o almeno non del tutto. Nel 2000, dopo vari anni di peregrinazioni attraverso il pianeta spesi a portare il messaggio dei nostalgici della battaglia di Lepanto, è riuscito a farsi buttar fuori persino dalla Fraternità di san Pio X, era troppo nero anche per loro.
A sua discolpa si potrebbe portare il fatto di essere nipote di Angela Maria Tam, terziaria domenicana e ausiliaria della Repubblica di Salò, fucilata dai partigiani alla fine della guerra. Comunque, nonostante tutto, Giulio Maria continua a dir messa, preconciliare naturalmente, e a fare anche di peggio. Su di lui ci sono paginate di Google, che rimandano sia ad interessanti cronache di iniziative a cui il Tam ha partecipato che ad illuminanti video che circolano su You Tube. Il nostro viene immortalato mentre partecipa ai convegni di Forza Nuova, dice messa intonando "Il canto del legionario" in diverse occasioni - dalla commemorazione dei caduti della Repubblica sociale (Rometta, Messina, agosto 2007) alle cerimonie in ricordo della quarantina di militi fucilati a Rovetta dai partigiani nel 1945 - e arringa "il popolo" nei comizi elettorali sempre per Forza Nuova (Chieti, 29 marzo 2008). 
Non è un negazionista, o almeno non tratta questo tipo di temi. La sua virulenta battaglia è tutta contro l'Islam e i liberal-comunisti, ossia i laici liberali e gli atei marxisti, che hanno distrutto i valori della civiltà cristiana, permettendo che leggi come quelle sul divorzio e sull'aborto minassero la famiglia naturale, composta da uomo e donna. Per non parlare dell'omosessualità e della pretesa dei gay di adottare bambini, una mostruosità concessa in Spagna dal centrosinistra e in Olanda dal centrodestra. Non c'è da stupirsi, dunque, se Giulio Maria Tam va a braccetto coi forzanovisti alle manifestazioni. Quello è il suo ambiente di riferimento, gli otto comandamenti di Forza Nuova - tra cui lotta all'aborto, lotta a favore della famiglia, lotta all'immigrazione, ristabilimento del cattolicesimo come religione di stato - sono diventati anche i suoi. Del resto, come dimostrano le recenti vicende legate non solo al vescovo Williamson ma anche a "don" Floriano Abrahamovicz, altro religioso che ha fatto scandalo con le sue dichiarazioni sulle camere a gas naziste, l'ambiente del tradizionalismo cattolico e dei suoi legami con l'estrema destra e, al Nord, anche con la Lega, è un mondo ancora in parte da scoprire. Il guaio è che, a parte i Tam di turno con i loro proclami al limite della legalità, dove amministra la Lega accade spesso che gli integralisti cattolici accedano a cospicui finanziamenti per iniziative di dubbio gusto e utilità. Per fare un esempio, a Verona succede per una manifestazione spacciata come storica, la rivisitazione delle Pasque Veronesi, sommossa antinapoleonica del 1797. Organizzata da gruppi tradizionalisti locali, l'iniziativa ha visto negli anni scorsi la presenza del fior fiore non solo dei nostalgici delle Crociate ma anche dei neonazisti. Con la pretesa di occupare le piazze il 25 aprile, giorno per loro dedicato a san Marco.






(Dai compagni sloveni riceviamo questo articolo intitolato: " 'Successo della diplomazia serba' oppure raggiro dell'opinione pubblica serba?".
La critica di questo articolo e' rivolta contro il governo serbo con a capo Boris Tadic, che da mesi, prima e dopo il suo discorso alle NU del settembre scorso, illude l' opinione pubblica serba e mondiale su una presunta vittoria diplomatica, 
basata sulla solidarieta' della maggior parte degli Stati membri dell' ONU a favore della Serbia sulla questione della regione del Kosmet come parte  integrante di essa e perche' il Tribunale internazionale si pronunci giuridicamente sullo status del Kosmet.
Nell'articolo si menziona il movimento progressista internazionale,  rappresentato ad esempio da Ramsey Clark, ex ministro della Giustizia americano, che 
condannò l' azione criminale della NATO contro la Jugoslavia, di cui ricorre ora il X Anniversario.
Mentre tali forze progressive internazionali condannavano e tuttora condannano  l'aggressione alla Serbia, le marionette prooccidentali serbe, che sono arrivate al potere con l' aiuto delle forze imperialiste (ricordiamo i dollari consegnati dal Segretario USA, M. Albright, per destituire Milosevic), fanno di tutto perche' questo crimine venga dimenticato, il Kosovo abbandonato, e i serbi-kosovari rimasti siano abbandonati ad un amaro destino. A cura di Ivan per JUGOINFO)


SRPSKOJ JAVNOSTI NA OCENU

»Pobeda srpske diplomatije«, ili providna laž i obmana srpske javnosti?

(Slovenacki komunisticki odbor)

Srpska prozapadna marionetska vladajuća oligarhija, na čelu sa stateškim kormilarom Borisom Tadićem, preko medija mesecima, pre i posle septembarskog zasedanja Generalne Skupštine OUN,2008. kreštečim glasom obmanjuje srpsku i svetsku javnost o nekakvom »pobedonosnom- diplomatskom uspehu«, zasnovanom na podršči većine članica OUN srpskom predlogu,da Međunarodni sud oceni pravnu valjanost priznanja Kosova od strane grupe evropskih i još nekih država. Najviše o »pobedi« gromoglasno žutokljunski kukuriče »umetnik u diplomatiji«, ministar spoljnih poslova Vuk Jeremić. »Pobedonosno« kukurikanje bolno potseća na plotunsko »lagumanje« (pucanje iz puške kao znak pobede) naivnih, prevarenih vojnika tadašnje SRJ,koji su pobegli sa Kosmeta 1999.godine nakon NOTO-vog ultimatuma, sramno ostavljajući stotine hiljada sunarodnika u nemilosti šiptarskih terorista i agresorskih okupacijskih snaga NATO.

Prozapadne marionete uporno lansiraju tezu o »odlučnosti«, da obrane Kosovo »jedino ispravnim«, demokrats kim, miroljubivim (ko tebe kamenom ti njega hlebom),političko-pravnim sredstvima. Verovatno je danas svakom političkom analfabeti jasno da su Međunarodno pravo pa i Povelja OUN 
podređeni volji velesila. Da nije tako, ne bi mogle velesile razbiti SFRJ niti izvršiti agresiju na SRJ 1999.godine. Isto važi za Irak,Avganistan i 
druge.

Potsetimo na značajne progesivne međunarodne faktore,koji su javno osudili podređenost navedenih svetskih institucija volji velesila. Najodlućnije 
osude su izrekli: Međunarodni društveni sud za zločine NATO u Jugoslaviji, počinjene za vreme agresije 1999. godine (Sud je ustanovljen 23.5.iste 
godine, na vanrednim Kongresu Međunarodnog saveza društvenih udruženja »Sveslovenski Sabor«, a sudio je u sastavu 14 eminentnih pravnika:6 iz Rusije,2 iz Nemačke, po jedan iz Gruzije, Poljske,Avganistana ,Ukrajine, Meksika i Jugoslavije) . Sud je opštom presudom proglasio NATO agresiju na SRJ za ratni zločin protiv mira a vojnu organizaciju NATO za zločinačku. Naredbodavce agresije proglasio je za zaverenike i zločince i predložio da se optuže za vršenje genocida nad srpskim i drugim narodima. Među ostalim, sud je uputio zahtev OUN , da osudi agresiju na Jugoslaviju i da OUN pokrene postupak za smenjivanje generalnog sekretara Kofija Anana,koji je umesto osude agresije pristao na sporazum sa agresorima i agresiju opravdao. Drugi pravno značajni faktor, Međunarodni tribunal u Nju Jorku , pod vođstvom bivšeg američkog državnog tužioca, Remzi Klarka, dana 11.Juna 2000.osudio je vlade i šefove vlada zemalja koje su učestvovale u agresiji na SRJ,kao i čelnike NATO, za zločine protiv mira,ratne zločine i zločine protiv čovečnosti te za druge prestupe sa kojima su prekršili principe Nirnberškog suda,Haške propise temelječe na Ženevskim konvencijama,  Povelje OUN i druge međunarodne i nacionalne zakone. Sud je zahtevao ukidanje sankcija protiv Jugoslavije, proglašenje istih za zločinačke, ukidanje nazakonitog Haškog tribunala za zločine u Jugoslaviji kao i kompenzaciju žrtvama agresije. Iako navedene presude nemaju pravnu, imaju snažnu moralnu snagu,jer kristalno objašnjavaju zločine izvršene nad suverenom članicom OUN,koji u veoma nesrazmernom odnosu oružanih snaga, nije mogla da se uspešno odbrani.

Nedavno je i Adolfo Perez Esquivel, norveški kipar, arhitekta i bivši univerzitetski profesor,koji je dobio Nobelovu nagradu za mir, inače poznati borac za ljudska prava, govorio o uticaju velesila na međunarodne pravne institucije (objavljeno u Delo 2.12.2008). Među ostalim, on smatra da su SAD potpuno marginizovale organizaciju OUN,koja ima 192 člana, a sa njom vlada 5 velikih država. Svi stavovi ostalih članica nemaju nikakve težine i ne utiču na obklikovanje odluka sa izvršnom snagom. Zato te članice ne mogu sprečavati krize, nego obično nastupaju POST FESTUM, (po svršenom činu), kao nemočni vatrogasci u plavim šlemovima. On takodjer smatra da su posle pada Berlinskog zida,sa pozicija apsolutne sile i kao odraz nestrpljenja stvoreni novi zidovi: između Palestine i Izraela te između SAD i Meksika. Velike sile, prvenstveno SAD,ignorišu međunarodno pravo i ljudska prava. Po njemu, Buš laže svom narodu i celom svetu: govori o terorizmu a ćuti o američkom državnom terorizmu; govori o slobodi a neprekidno je uništava; govori o bogu a istovremeno ga mrzi; govori o ljudskim pravima a sitematski ih krši ( u Bagdadskom zatvoru Abu Graib, Guantanamu i brojnim drugim tajnim zatvorima). Ustanovljava sudove za nekadašnjeg svog saveznika Sadama Huseina a ne priznaje Međunarodni kazneni sud. Nobelovac navodi duhovito- »Kada se Buš moli bogu, bog začepi-zatvori uši«. Adolfo Perez Esquivel je početkom rata u Iraku bio u Bagdadu i video,da su Amerikanci bombardovali sklonište i u njemu ubili 600 dece i majki, izgovarajući se ,da su u zabuni mislili da gađaju bunker. U vezi navedenog događaja pisao je Bušu i pitao ga, zašto mora ubijati decu da bi se rešio diktatora,koji je pre ( za vreme rata između Iraka i Irana-napomena autora) bio njegov odani saveznik? Naravno na pismo nije dobio odgovor.

Dok je napredna međunarodna javnost osuđivala i osuđuje agresiju na Jugoslaviju i otimanje Kosmeta od Srbije,prozapadne marionete u Srbiji, uz pomoć agresivnih imperijalističkih krugova, dokopale su se vlasti (potsetimo na primanje dolara od američke državne sekretarke Olbrajtove za obaranje Miloševićeve vlasti) i čine sve da se počinjeni zločini zaborave (ljudske žrtve, proterivanje naroda, razaranje privrednih i narodnih dobara i drugi). Mnogi od njih i javno govore,da je otimanje Kosmeta svršen čin,koji se »nije mogao sprečiti,niti se može promeniti«. Što je najsramnije, svom snagom rade na uključenju-integrisanju Srbije u političke i vojne organizacije agresorskih imperijalističkih država. Propagiraju »spasonosno« rešenje u krilu »vrhunske kapitalističke zapadne demokratije«.

Pokorno su prihvatili uslove za integracije- ultimatumi i obaveze postupaka i ponašanja; pravila o tome, što im je zabranjeno a što dovoljeno činiti. 
Po tom osnovu, zabranjeno im je: govoriti o agresorskoj okupaciji Srbije i otimanju Kosova i o tome ,da je NATO izvršio agresiju. (NATO se je, po njihovom - »hvala bogu«, preformirao u »mirovnjačke« snage OUN, da bi popravio Miloševićev »greh«, počinjen odbranom dela srpske teritorije). 
Zabranio je i tužiti vođe agresorskih država i država njihovih saučesnica, da se ne pogoršaju »prijateljski odnosi« sa narodima tih država. Na osnovu zabrane, srpski poslušnici povukli su tužbu koju je uložila SRJ protiv država agresora, nakon izvršene agresije.

Takodje jim je zabranjeno vršiti uticaj na izbor kadrova u okupacijske strukture vlasti na Kosovu. Na te funkcije postavljaju se potomci poraženih fašističkih država i njihovih saučesnica, koji se osvetnički ponašaju na štetu Srbije i srpskog naroda i čine sve da definitivno otmu Kosovo. Njih srpski poslušnici moraju primati u posete, čašćavati i sa njima »prijateljski« sarađivati. Kada diplomate iz navedenih zemelja u Beogradu izriču pretnje, ucene i vrše psihološki pritisak na srpsku  javnost, zabranjen je njihov izgon (proglašenje za persone non grate). Zabranjen je i prekid diplomatskih odnosa sa sržavama koje su priznale nezavisno Kosovo, jer kako se integrisati bez diplomatskih odnosa?  Tolerantan je samo nekakav manevar, privremeno poblačenje srpskih diplomata, u svrhe obmane srpske javnosti. Posebno, za Srbiju je opasna i ugrožavajuća zabrana izgradnje sopstvene vojne doktrine i odbrambenog sistema, limitiranje kontigenta oružanih snaga, naoružanja i opreme. Sve to mora biti u sklađeno sa potrebama NATO, kako se drugačije učlaniti u tu »miroljubivu« vojnu organizaciju?

Sinonimi zabrane su obaveze, koje poslušnici moraju ispunjavati, kako bi imali podršku gospodara i duže ostali na vlasti. Te su obaveze nametnute kao na stotine izričite uslova za integraciju, po sistemu – »uzmi ili ostavi«.

Najvažnije obaveze i uslovi su: Višepartijski sistem, ukidanje saveza komunistam rasprodaja prirodnih i privrednih dobara, likvidacija društvene imovine i samoupravljanja, promena samoupravljačke pozicije radničke klase u najamni odnos prema poslodavcima – kapitalistima, zavisnost od monopola banaka i fondova, uskraćuvanje socijalne i zdravstvene zaštite. Ukratko,ukidanje svega što je bilo u socijalističkom sistemu. Naročito važna obaveza je dozvola NATO snagama da koriste srpske teritorije za manvre i borbena dejstva (kopnene i vodne komunikacije, aerodrome, baze i druge objekte), a to znači likvidaciju suverenosti i samostalnosti Srbije.

Jedna među najtežim i najponižavajućim obavezama,koju su srpski lakeji ravnodušno prihvatili, je izručenje vodeće garniture branilaca Kosova u nemilost Haškom tribunalu- produženoj ruci imperijalista- agresora na SRJ. Tragična sudbina izručenih ili je već poznata ili je izvesna. Jedni su usmrćeni represivnim inkvizitorskim merama suda, drugim predstoji ista sudbina u kazematima imperijalističkih satelitskih država. Taj niskotni podvig ne bi se mogao pravdati i kada bi se radilo o kakvom obliku kompenzacije (povratak Kosova) ili komparacije (jednakih represivnih mera prema agresorima). Na žalost, opisana situacija može se uveliko usporediti sa stradanjem srpskih vitezova u obrani Kosova od Turske imperije, 1389, sa razlikom, što su tada vitezovi umrli na bojištu, a »vitezovi« branioci Kosova 1999. umiru i umrijet će u navedenim kazematima. Značajna razlika u kosovskoj tragediji je i ta, što je srpska legenda izmislila izdaju, da bi ublažila težinu poraza u Kosovskoj bitci, a izdaja i izručenje branilaca Kosova nakon 1999. je stvarna ne izmišljena. U vezi otimanja Kosova treba potsetiti i na još neka upoređenja: Turska imperija,1389. ,okupatori- fašisti,1941- imperijalisti- NATO agresori,1999. ,oteli su Kosovo sa istim ciljem i namerom- da ga zauvek oduzmu Srbiji. Razlike su u trajanju okupacije. Turska okupacija trajala je nešto više od 500 godina, fašistička oko 4 godine, a trajanje imperijalističke NATO okupacije je neizvesno. Sigurno je da neće trajati večno!

Nemoralnim ucenama oko izručenja njihovom sudu preostala dva srpska »zločinca« imperijalsiti sprčavaju Srbiji normalnu međunarodnu saradnju i razmenu dobara, čime kažnavaju nedužni srpski narod. Dok su, posle II.svetskog rata svestrano pomagali fašističke države, da se rapidno rekonstruišu u imperijalističke sile i njihove saveznike za osvajanja globalnih prostora. Nisu uslovljavali razvoj poraženih fašističkih država izručenjem preostalih ratnih zločinaca (uzgred, mnogi do danas nisu izručeni Međunarodnom sudu). Naprotiv, pojedinim ratnim zločincima-fašistima pomagali su, skrivali ih i postavljali na odgovorne funkcije u rekonstruisanim fašističkim državama. I sada njihov montirani Haški sud oslobađa odgovornosti ratne zločince, koji su zajedno sa njima i po njihovom nalogu izvršili zločine nad srpskim i drugim narodima bivše SFRJ.Naravno, i o tome srpske »mudre« marionete moraju ćutati.





Fermo, venerdi 13 marzo 2009
ore 21 - Molini Girola (ex stazione) 

OPERAZIONE FOIBE
Una menzogna tutta italiana

interviene Alessandra Kersevan
coordinatrice di Resistenzastorica
(collana della casa editrice KappaVu)

proiezione video
"Il cuore nel pozzo: un caso di revisionismo mediatico"
stralci da "Fascist Legacy"

dibattito

LA RESISTENZA NON CONOSCE CRISI
con l'adesione di A.N.P.I.

Molini Girola si trova un vecchio complesso manifatturiero che durante la Seconda Guerra Mondiale, fino all'8 settembre, venne utilizzato come campo di concentramento





A.N.P.I. organizza

Lunedi 2 marzo 2009
ore 21:15

Casa del Popolo di Antella - Via di Pulicciano
Bagno a Ripoli (FI)

Foibe e fascismo. Il Revisionismo diventa "Storia"

interviene Alessandra Kersevan




(italiano / srpskohrvatski)


Na Kosmetu prodato 331 društveno preduzeće


Oko 360 miliona evra dobijenih od prodaje ovih preduzeća završilo na računima u inostranstvu
Na Kosovu i Metohiji je, prema podacima iz zemljišnih knjiga i drugih dokumenata Republike Srbije i bivše Jugoslavije, u srpskom vlasništvu registrovano 58,79 odsto teritorije, od čega je 43 odsto u državnom, društvenom i vlasništvu Srpske pravoslavne crkve, a oko 15 odsto u privatnom vlasništvu. Ali gotovo sva prava nad ovom imovinom su suspendovana.
Uredbom iz 1999. godine Unmik je sebe ovlastio da upravlja državnom i društvenom imovinom i do sredine prošle godine prodato je 313 srpskih preduzeća, od čega je inkasirano oko 350 miliona evra. Novac je uglavnom završio na računima u inostranstvu.
Unmik je u okviru svog Četvrtog stuba vlasti (Ekonomski razvoj i rekonstrukcija, koji je bio pod pokroviteljstvom EU) sprovodio proces privatizacije preduzeća i to preko Kosovske poverilačke agencije (KPA, Kosovo Trust Agency) koju je osnovao 2002. godine. Za rešavanje pitanja iz nadležnosti agencije Unmik je osnovao Posebno veće Vrhovnog suda Kosova, a pravni osnov za donošenje ovih uredbi počivao je na Rezoluciji 1244 Saveta bezbednosti UN. Planirano je da sredstva od prodaje odlaze u poseban fond pod kontrolom KPA da bi se kasnije koristila za izmirenje obaveza prema poveriocima, vlasnicima i radnicima, međutim, to se nije desilo u praksi.
Nakon jednostranog proglašenja nezavisnosti institucije u Prištini osnovale su Kosovsku agenciju za privatizaciju (Privatisation Agency of Kosovo), koja je preuzela nadležnosti KPA. Ta agencija je nastavila sa prodajom društvene i državne imovine Srbije ne utvrđujući pravo vlasničko stanje. Od oktobra 2008. agencija, koja funkcioniše kao samostalno telo, na dva tendera prodala je još 18 preduzeća za 10,5 miliona evra.
Načelnik Odeljenja za pravosuđe, ljudska prava i imovinsko-pravna pitanja u Ministarstvu za KiM Igor Popović napominje da su prilikom svih ovih prodaja delovi preduzeća (filijale, organizacione jedinice i pogoni) iz centralne Srbije i Vojvodine prodavani kao posebna preduzeća koja nemaju nikakve obaveze prema matičnim firmama. „Pri tome, radnicima srpske nacionalnosti nisu isplaćivana nikakva finansijska sredstva, a kosovski Albanci su stavljani na liste nosilaca novčanih prava. Izvestan broj Srba se protiv ovakvog postupka žalio posebnoj komori Vrhovnog suda u Prištini”, kaže Popović.
Problem je i sa privatnom imovinom kosovskih Srba. Prema podacima katastra, za ukupno 1.299 katastarskih opština koliko ih je na KiM, na svakoj od 2.575.448 katastarskih parcela ubeležena je površina, vlasnik, odnosno korisnik imovine. Republika Srbija poseduje originalnu dokumentaciju za koju je svojevremeno Unmik tražio da se vrati. Ali, kako za „Politiku” kaže Slaviša Stanić, sekretar Privredne komore KiM, sve kopije su ostale u katastarskim službama, što znači da Unmik ima tu dokumentaciju. Originalni katastarski podaci su pre dolaska međunarodnih snaga preneti u Kruševac da bi se sačuvali dokazi o vlasništvu i sprečile zloupotrebe. Originalna dokumentacija nije izneta jedino iz Istoka, Peći, Kline i Orahovca. U tim opštinama je, kako navodi Popović, prema podacima kojima raspolaže Ministarstvo za KiM, zabeleženo najviše slučajeva falsifikovanja originalne vlasničke dokumentacije. Skupština Kosova je 2003. godine donela i Zakon o katastru, u kome je članom 12 predviđeno brisanje oštećenih i uništenih zgrada i stanova iz evidencije „po službenoj dužnosti”.
Po proglašenju kosovskog ustava, 15. juna prošle godine, kaže Negosava Mrdaković, asistent za odnose sa javnošću, Kosovska agencija za imovinu nastavila je da rešava pitanja imovinskih zahteva, što znači da je sve prešlo u ruke kosovskih vlasti. Ona naglašava da Agencija na Kosovu i dalje prima zahteve, a da je kancelarija u Srbiji zatvorena u decembru 2007. godine.
Privremene kosovske institucije nisu donele zakon o restituciji niti postoje naznake da to nameravaju da urade. Sva pitanja koja su u vezi sa restitucijom srpske imovine u vladi Kosova prebacuju na skupštinu, a portparol Memlji Krasnići naglašava da „je to stvar skupštine i poslanika”. Bojan Stojanović, šef parlamentarne grupe Samostalne liberalne stranke (SLS) i predsednik Komisije za prava i interese zajednica i povratak, kaže da je predlaganje zakona o povraćaju imovine isključivo u rukama kabineta kosovske vlade, koji „taj zakon nikada nije dao na predlog skupštini, pa čak ni preko ’čitanja’, nije predloženo da uđe u skupštinsku proceduru”.
„Predstavnici SLS-a koji imaju dva ministra u kabinetu Hašima Tačija, otpočetka insistiraju na ovom zakonu. Očigledno je, međutim, da naši napori ne mogu da urode plodom, pa ćemo tako morati da zatražimo da se taj zakon uradi, a najbolje će biti da to bude u kancelariji Pitera Fejta, jer smo jedino tako sigurni da će oni biti usaglašeni sa evropskim standardima”, kaže poslanik kosovske vlade.
B. Radomirović
B. Mitrinović

[objavljeno: 01/03/2009]


--- traduzione in lingua italiana ---



331 imprese sociali sono state vendute nel Kosovo-Metohija [KiM] 

Circa 360 milioni di euro, ricavati dalle vendite di queste imprese, sono finiti su conti esteri

L'Unmik ha gestito il processo di privatizzazione tramite l'Agenzia Fiduciaria del Kosovo

In base ai dati dei libri catastali e ad altri documenti della Repubblica della Serbia e della ex-Jugoslavia, il 58,79 per cento del territorio [kosovaro] è registrato come proprietà serba, e precisamente il 43 per cento sono beni di proprietà statale e sociale, così come della Chiesa Serba Ortodossa, mentre il 15 percento sono dei privati. Però, quasi tutti i diritti su questi beni sono sospesi.

In base a una Delibera del 1999, l'Unmik si era auto-autorizzato a gestire le proprietà statali e sociali. Fino alla metà dell'anno scorso, 313 imprese serbe sono state vendute per un incasso di circa 350 milioni di euro. Il denaro ha prevalentemente trovato destinazione su conti correnti all'estero.

Nell'ambito dello svolgimento della sua funzione come quarto elemento del potere (per lo sviluppo economico e la ricostruzione, che precedentemente erano sotto la sponsorizzazione dell'UE), l'Unmik ha realizzato il processo di privatizzazione tramite l'Agenzia fiduciaria del Kosovo (KPA, Kosovo Trust Agency), che ha fondato nel 2002. Per risolvere le questioni di propria competenza, l'Unmik aveva fondato un Consiglio speciale presso il Tribunale Supremo del Kosovo. La base legale per l'emanazione di queste delibere sorgeva dalla Risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza ONU. Era pianificato che i proventi della vendita fossero destinati ad un fondo speciale gestito dalla Kosovo Trust Agency, affinché in seguito venissero utilizzati per pagamenti ai creditori, ai proprietari ed agli operai. In realtà, le cose non sono mai andate così.

Dopo la proclamazione unilaterale dell'indipendenza, le istituzioni hanno fondato a Priština l'Agenzia per la privatizzazione (Privatisation Agency of Kosovo) che ha ereditato le mansioni dalla Kosovo Trust Agency. Quest'agenzia ha proceduto con la vendita dei beni sociali e statali della Serbia, senza mai appurare il vero status delle proprietà di questi. Dall'ottobre 2008 in poi, l'agenzia, nella sua funzione di ente autonomo, con 2 aste successive ha venduto 18 ulteriori imprese, per un totale di 10,5 milioni di euro.

Igor Popović, responsabile del Reparto per le questioni legali, i diritti umani e la problematica legale sui beni immobili nel Ministero per il Kosovo e Metohija, sottolinea che in occasione di tutte queste vendite, parti di imprese (filiali, unità organizzative e reparti) della Serbia centrale e della Regione della Vojvodina sono state vendute sotto la definizione di imprese autonome, come se non avessero alcuna connessione con le Ditte centrali. "Con tutto ciò, i lavoratori di nazionalità serba non sono stati compensati con alcun importo finanziario, mentre gli albanesi-kosovari sono stati inseriti nelle liste come intestatari dei diritti pecuniari. Un certo numero di cittadini serbi ha presentato ricorso alla Camera speciale presso il Tribunale supremo di Priština" contro queste manovre, afferma Popović.

Il medesimo problema riguarda i beni privati dei serbi-kosovari. In base ai dati catastali, per un totale di 1.299 comuni catastali nel KiM, su ciascuna particella catastale sono registrati la superficie, il proprietario ovvero l'usufruttuario del bene. La Repubblica della Serbia possiede la documentazione originale, di cui l'Unmik, a sua volta, aveva chiesto la restituzione. Ma secondo le dichiarazioni di Slaviša Stanić, segretario della Camera di Commercio del KiM, copie di tutta la documentazione sono rimaste negli uffici catastali, il che vuol dire che l'Unmik già possiede questa documentazione. I dati catastali originali sono stati trasferiti nella vicina città di Kruševac prima dell'arrivo delle forze internazionali, allo scopo di preservare le prove del possesso e per scongiurare ogni possibilità di abuso. La documentazione originale non è stata trasferita dai comuni di Istok, Peć, Klina e Orahovac. Secondo Popović, in questi comuni, in base alle informazioni di cui dispone il Ministero Serbo per il Kosovo e Metohija, si registra il maggior numero di casi di falsificazione della documentazione originale del possesso. Nel 2003 il Parlamento del Kosovo ha emanato una Legge sul Catasto in cui, con l'articolo 12, come "atto d'ufficio" si prevede la cancellazione dagli elenchi, degli edifici e delle abitazioni danneggiate e distrutte.

Come ci informa Negosava Mrdaković, assistente per le pubbliche relazioni, dopo la proclamazione della costituzione kosovara il 15 giugno dell'anno scorso l'Agenzia kosovara per i beni immobili ha continuato a risolvere le questioni poste nelle richieste per la presa di possesso, il che significa che tutta la proprietà è stata trasferita al governo kosovaro. Mrdaković sottolinea che questa Agenzia in Kosovo continua tutt'oggi a ricevere delle richieste, mentre l'ufficio in Serbia è stato chiuso nel dicembre 2007.

Le istituzioni provvisorie kosovare non hanno emanato una legge sulla restituzione e non ci sono indicazioni di una loro eventuale simile intenzione. Nel governo del Kosovo, tutte le questioni che riguardano la restituzione delle proprietà serbe vengono trasferite al Parlamento; il portavoce Memlji Krasnići, sottolinea che questo sarebbe "affare del Parlamento e dei deputati". Bojan Stojanović, capogruppo del Partito liberale indipendente (SLS) e presidente della Commissione per i diritti e gli interessi delle comunità e per il ritorno, dice che le proposte di legge riguardanti la restituzioni dei beni sono esclusiva del gabinetto del governo kosovaro, il quale "non ha mai presentato la proposta di legge al parlamento e non è stata neanche proposta una variante del suo inserimento nella procedura parlamentare in base al metodo della sola 'lettura'.

"I rappresentanti del nostro partito, che detiene due posti ministeriali nel gabinetto di Hašim Tači, dal primo inizio del mandato, insistono su questa legge. E' evidente, tuttavia, che il nostro sforzo non porterà a risultati e saremo costretti a chiedere che questa legge sia davvero formulata. La soluzione migliore è che sia fatta nell'ufficio di Peter Fate, perché soltanto in questo modo possiamo assicurare la sua congruità con gli standard europei", conclude il deputato del governo kosovaro.

B. Radomirović
B. Mitrinović

[pubblicato il: 01/03/2009]



Foibe: le responsabilità del fascismo

1) Le responsabilità del fascismo (G. Scotti)

2) Parziale dietrofront di Napolitano: tentata ricucitura con Slovenia e Croazia

3) Sull'irredentismo di Gianfranco Fini


SEGNALAZIONI VIDEO ONLINE:

# Contro l'imperante falsificazione della storia: contributi video in occasione della "giornata del ricordo"
10 febbraio 2009. Conversazione, in occasione della "giornata del ricordo", con Alessandra Kersevan, coordinatrice della collana Resistenza storica che ricostruisce le vicende del confine orientale, il nazionalismo italiano, il fascismo, il nazismo e le foibe. Un contributo importante contro l'imperante falsificazione della storia.
 
Foibe: no alla falsificazione della storia (Prima parte della conversazione)
Foibe: Fascisti e nazisti (Seconda parte della conversazione)
Foibe: tra storia e mito (Terza parte della conversazione)
 
# FOIBE, REVISIONISMO DI STATO E AMNESIE DELLA REPUBBLICA
Video intervista ad Alessandra Kersevan
Lo scorso 5 febbraio, in un clima teso da minacce fasciste e dal diniego della Biblioteca Comunale da parte della giunta PD del Comune di Pisa, si è svolta la presentazione del libro "FOIBE, REVISIONISMO DI STATO E AMNESIE DELLA REPUBBLICA - Atti del convegno foibe: la verità", con una articolata relazione della ricercatrice storica Alessandra Kersevan.
In quella giornata abbiamo intervistato Alessandra Kersevan sui temi toccati dal volume e dalla ricerca che da anni storici e ricercatori militanti come lei portano avanti con encomiabile determinazione, nonostante l'ostracismo bipartisan e le minacce di una destra reazionaria sempre piu' aggressiva.
Vi proponiamo questa breve intervista come contributo alla incessante lotta antirevisionista che comunisti, antifascisti e democratici conseguenti portano avanti da decenni nel nostro paese.
A cura della Rete dei Comunisti di Pisa


# UN CASO DI REVISIONISMO MEDIATICO
Nel 2005 la RAI manda in onda la fiction "Il cuore nel pozzo": un esempio chiarissimo di quello che abbiamo definito "revisionismo mediatico"...



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Il Manifesto 11.02.2009

COMMENTO   |   di Giacomo Scotti
FOIBE

Le responsabilità del fascismo

Sì, era necessario strappare all'oblio «le vittime delle foibe, dell'esodo giuliano e le vicende del confine orientale» come vuole la legge del marzo 2004 che istituì il Giorno del ricordo. Ma negli ultimi quattro anni quel giorno, il 10 febbraio, è diventato occasione per i nostalgici del fascismo di una massiccia operazione di revisionismo storico e di revanscismo, occasione di una poderosa campagna anti-slava e di manifestazione di un esasperato nazionalismo-irredentismo di frange politiche italiane, forti soprattutto a Trieste. Ha fatto bene dunque il presidente Napolitano, a denunciare ieri questi orientamenti. 
Ha fatto benissimo, soprattutto, a denunciare la «dura esperienza del fascismo», le «responsabilità storiche del regime fascista», le sue «avventure di aggressione e di guerra», le «sofferenze inflitte alla minoranza slovena negli anni del fascismo e della guerra». Avrebbe potuto aggiungere anche le sofferenze subite nel tristo ventennio e nella guerra dalle popolazioni croate dell'Istria e della regione guarnerina, dalle isole alla Liburnia. Senza dimenticare lo sterminio di oltre 350 mila sloveni, croati, serbi, montenegrini e jugoslavi nelle regioni occupate e/o annesse dal 3 aprile 1941 al settembre 1943 (Montenegro, Dalmazia, larghe fette di Croazia e di Slovenia) ed altre 35 mila vittime uccise da fame e malattie in oltre 60 campi di internamento per civili sparsi dal nord al sud d'Italia.
Anche quest'anno però assistiamo al ripetersi di regie consolidate negli anni passati quando, dalle celebrazioni del Giorno del ricordo, sono stati esclusi gli storici democratici ed obiettivi per essere egemonizzate da fanatici astiosi e rancorosi che speculano sul dolore dei familiari degli infoibati, sul dolore degli esuli; da politici dell'estrema destra neofascista, da forze che si richiamano alla medesima ideologia, che in nome della guerra allo slavo-comunismo e della civiltà romana contro la «barbarie», portò l'Italia ad aggredire la Jugoslavia, ad espandersi all'est. Il risultato fu la catastrofe, la sconfitta, la perdita dei territori orientali annessi dopo la grande guerra; furono le vendette delle vittime di quell'aggressione e di quella guerra, e dopo la firma del trattato di pace del febbraio 1947, un esodo di 200-240 mila istriani fiumani e zarattini che lasciarono quelle terre optando per l'Italia, per continuare ad essere italiani, o perché insofferenti del regime di Tito, o per motivi economici, familiari ed altro. Questi esuli furono le vittime principali della catastrofe. Ma in quegli anni (15 anni durò l'esodo, per concludersi a fine anni '50) abbandonati e ignorati dalla sinistra, quei disgraziati divennero serbatoio di voti per del Msi e della Dc, mentre oggi continuano ad essere strumentalizzati dai figli e nipoti ideologici di Almirante. 
Proprio in questi giorni un autorevolissimo «figlio di Almirante», Gianfranco Fini, ha inaspettatamente esaltato a La Spezia le imprese della divisione Decima Mas. È un modo indiretto per riabilitare i crimini di quei continuatori del fascismo che compirono i più orrendi delitti proprio nelle «terre del confine orientale», aggregati al terzo Reich come Adriatische Kunstenland litorale adriatico. Si tende così a riabilitare un regime che - dopo aver tentato di eliminare dalla Venezia Giulia le popolazioni slave con repressioni di ogni genere - dopo gli eccidi compiuti nella seconda guerra mondiale in quelle stesse e in altre regioni slave, dopo le foibe e l'esodo, sfruttano il Giorno del ricordo per seminare insofferenza e sospetti, verso gli italiani rimasti nelle terre istro-guarnerine e nuovo odio verso sloveni e croati. Stravolgendo la storia, usando nei loro testi e discorsi la medesima roboante e falsa terminologia mussoliniana.
Fino a quando il giorno del ricordo sarà il giorno del rancore e dell'odio verso croati e sloveni? Fino a quando l'Adriatico, nobilitato per secoli dall'osmosi di uomini e culture fino al tragico 900, potrà assorbire il veleno di quei predicatori? I quali dimenticano le tante Marzabotto chiamate kampor (isola di Arbe, 4000 morti in dieci mesi di lager), Pothum presso Fiume (100 fucilati in un solo giorno e 800 deportati), Gaiana presso Pola, Lipa presso Abbazia e tanti altri eccidi subiti da popolazioni «feroci» che dopo l'8 settembre vestirono, rifocillarono e nascosero ai tedeschi decine di migliaia di nostri soldati allo sbando. Certo, ci furono le foibe istriane del 9-30 settembre '43, ma c'erano state, non dimentichiamolo, decine di migliaia di vittime dell'occupazione italiana dal 1941 al 1943, e in quello stesso triste 1943, dal 4 ottobre in poi, ci furono le vendette dei fascisti. Che massacrarono 5000 civili e ne fecero deportare altri 17 mila, con le rappresaglie del reggimento «Istria» comandato da Italo Sauro e da Luigi Papo da Montona, della guardia nazionale repubblicana (poi milizia territoriale), della Decima Mas di Borghese operante con compagnie agli ordini di nazisti a Fiume, Pola, Laurana Brioni, Cherso, Portorose, della compagnia «mazza di ferro», comandata da Graziano Udovisi, della Brigata nera femminile «Norma Cossetto» presso Trieste, della VI brigata nera Asara e altri reparti. Si macchiarono di tali crimini che la loro ferocia fu denunciata persino dal Gauleiter Rainer, il quale chiese ufficialmente, con un telegramma al generale Wolff, il ritiro della Decima Mas dalla Venezia Giulia a fine gennaio 1945. Nel documento si parla di «una moltitudine di crimini, dal saccheggio allo stupro», dalle stragi di massa agli incendi di interi villaggi. 
Oggi quegli assassini vengono esaltati per aver «difeso fino all'ultimo le terre orientali d'Italia contro le orde slave». I loro morti, caduti in battaglia all'inizio del maggio 1945, vengono inclusi fra gli infoibati! Basta, voltiamo pagina, guardiamo al futuro. Che sia di pace e di convivenza per i nostri figli.


=== 2 ===

Sulle dichiarazioni scandalose di Napolitano per il Giorno del Ricordo 2007, e sull'incidente diplomatico da quelle causato, si veda: 

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Il Manifesto 11.02.2009

APERTURA   |   di Andrea Fabozzi - ROMA

STORIA E MEMORIA - 10 FEBBRAIO Il «giorno del ricordo» voluto dalla destra nel 2004

Napolitano ricorda le foibe 
Ma non scorda il fascismo

Nel pieno dello scontro istituzionale con la maggioranza e il presidente del Consiglio, il capo dello stato per la prima volta da quando è in carica parla delle violenze della Jugoslavia di Tito senza dimenticare le responsabilità del regime italiano e mette uno stop a «revisionismo e nazionalismo». Ricucitura con Slovenia e Croazia

In una cerimonia ingessata come quella del giorno del ricordo - un'oretta scarsa di discorsi al Quirinale, autorità in prima fila, segue "caleidoscopio musicale" per viola - l'attesa è solo per le parole del capo dello stato. Tanto più se quelle parole che in Italia la destra aspetta al guado ogni anno (sono stati quelli di An a volere per legge questa giornata, recuperando nel 2004 l'abitudine missina di legare la memoria delle foibe al nazionalismo, all'anticomunismo e al revisionismo storico) arrivano quest'anno a seguito delle polemiche della maggioranza contro il capo dello stato per la mancata firma al decreto su Eluana Englaro e nel pieno dello scontro istituzionale. E proprio ieri, per la prima volta, Giorgio Napolitano ha usato parole molto chiare sulle responsabilità italiane e fasciste a monte della tragedia delle foibe istriane. Risultato: nessun Gasparri quest'anno ha festeggiato «l'ammissione delle colpe della sinistra» (così commentò il discorso presidenziale del 10 febbraio 2007). Ma nessuno della maggioranza e del governo ha nemmeno polemizzato perché già troppo alta è la tensione con il Quirinale. Per apprezzare i sentimenti di Alleanza nazionale si deve così registrare il commento di un'assessora regionale del Veneto: «Napolitano rappresenta la sua storia personale ma non quella del popolo italiano». Il senatore Gasparri di certo condivide eppure adesso tace.
Proprio da un accenno alla vicenda Englaro è partito ieri il capo dello stato, parlando di «momento di dolore e turbamento nazionale che può divenire anche di sensibile e consapevole riflessione comune». Ma il cuore del suo discorso è stato ovviamente la rievocazione storica, pronunciata «come presidente della Repubblica italiana risorta in quanto stato alla vita democratica anche grazie al coraggio e al sacrificio dei civili e dei militari che si impegnarono nella Resistenza fino alla vittoria sul nazifascimo». Secondo Napolitano il giorno del ricordo «non ha nulla a che vedere col revisionismo storico, col revanscismo e col nazionalismo». «Innanzitutto» secondo il presidente «la memoria che coltiviamo è quella della dura esperienza del fascismo e delle responsabilità storiche del regime fascista, delle sua avventure di aggressione e di guerra. E non c'è espressione più alta di questa nostra consapevolezza - ha proseguito Napolitano - di quella che è segnata nell'articolo 11 della nostra Costituzione là dove è sancito il ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli».
Difficile che questa chiara presa di posizione non abbia nulla a che vedere con le polemiche degli ultimi giorni, con gli attacchi di Silvio Berlusconi tanto al Quirinale quanto alla Costituzione «ispirata dalla costituzione sovietica». Difficile soprattutto perché nei suoi due interventi precedenti (dal 2006, dopo un primo anno in sordina, il giorno del ricordo si celebra al Quirinale come voluto da Carlo Azeglio Ciampi) Napolitano non aveva fatto alcun cenno al fascismo. Aveva invece insistito sul «disegno annessionistico slavo» come origine dell'esodo istriano e fiumano e della strage delle foibe istriane. Tanto che prima il presidente croato Mesic poi quelli sloveno Turk si erano risentiti accusando l'Italia di razzismo. L'incidente diplomatico è stato ricomposto con difficoltà e solo di recente (i chiarimenti di Turk sono di dieci giorni fa) e nel suo discorso di ieri il presidente italiano ha fatto un cenno alla «giovane personalità del presidente sloveno che ho avuto modo di apprezzare». «Con gli stati di nuova democrazia e indipendenza sorti ai confini dell'Italia vogliamo vivere in pace e in collaborazione» ha detto Napolitano. Ma soprattutto ha aggiunto che l'Italia «non dimentica e non cancella nulla, nemmeno le sofferenze inflitte alla minoranza slovena negli anni del fascismo e della guerra». Discorso chiaro ma non certo quello che la maggioranza oggi al governo si aspettava quando cinque anni fa, in due mesi e con il consenso dell'attuale partito democratico, inventò la data del 10 febbraio.


=== 3 ===


Sull'irredentismo di Gianfranco Fini


L'8 novembre 1992 Gianfranco Fini, segretario del partito neofascista MSI-DN, veniva ritratto al fianco di Roberto Menia (allora segretario della federazione MSI-DN di Trieste, noto per le spedizioni in Carso con i suoi camerati a demolire i monumenti ai partigiani a colpi di piccozza), al largo dell'Istria, nell'atto di lanciare in mare bottiglie tricolori recanti il seguente testo:

<< Istria, Fiume, Dalmazia: Italia!...
Un ingiusto confine separa l'Italia dall'Istria, da Fiume, dalla Dalmazia, terre romane, venete, italiche.
La Yugoslavia [con la Y, sic] muore dilaniata dalla guerra: gli ingiusti e vergognosi trattati di pace del 1947 e di Osimo del 1975 oggi non valgono piu'...
E' anche il nostro giuramento: "Istria, Fiume, Dalmazia: ritorneremo!" >>


Il 21 febbraio 2009 Gianfranco Fini, oramai Presidente della Camera dei Deputati, cioè terza carica dello Stato italiano, all'inaugurazione del monumento a Norma Cossetto affermava:

"Nostra intenzione è riportare in terra d'Istria non il tricolore di Stato, ma il dialetto, la memoria patria, la cultura, senza  spirito aggressivo (...) ricordando però che l'Istria è terra veneta, romana, dunque italiana."
"Occorre (...) combattere quelle piccole ma rumorose sacche di negazionismo o comunque di revisionismo che continuano a esserci, in uno spirito che deve essere quello della verità storica."

(fonte: il Piccolo del 22/02/2009, prima pagina, e ANSA)



(per maggiori informazioni sulle prossime iniziative del movimento contro la guerra e contro la NATO si veda: https://www.cnj.it/INIZIATIVE/DISARMIAMOLI.htm 
Per l'Italia, ricordiamo in particolare l'iniziativa che si terrà a Vicenza il 21-22 marzo per il X Anniversario della criminale aggressione della NATO contro la FR di Jugoslavia:


Testo uscito dall'assemblea antiNato di Strasburgo

Traduzione a cura della Rete nazionale Disarmiamoli! - www.disarmiamoli.org

No alla guerra - No alla NATO

Cinquecento persone provenienti da 19 paesi hanno partecipato all'incontro 
del 14 e 15 febbraio 2009 presso la Marc Bloch University di Strasburgo
organizzato dal Comitato di Coordinamento Internazionale "No alla guerra-no 
alla NATO" e ospitati dal "Collettivo anti Nato di Strasburgo", il tutto in 
preparazione delle attività dell'anti vertice per il 60° anniversario della 
NATO che si terrà a Strasburgo 1-5 aprile
.

60 anni sono troppi - questo il punto unificante tra i partecipanti 
appartenenti ai movimenti pacifisti e no global, ai partiti e alle 
organizzazioni di sinistra, ai sindacati e ai gruppi studenteschi. Sono 
tutti contrari alla politica di guerra della NATO, sono contro le guerre in 
corso, in Afghanistan e in Medio Oriente, contro la strategia di intervento 
e ripetono con forza il loro "No alla NATO". Rifiutano di accettare i legami 
dell'EU con la NATO e chiedono una drastica riduzione delle spese militari: 
"non vogliamo pagare la vostra crisi, non per le vostre guerre".

Nel contesto delle celebrazioni ufficiali per il 50° anniversario della 
NATO, che si terranno a Strasburgo e Baden-Baden il 3 e 4 aprile, i 
partecipanti all'incontro hanno stilato un elenco di azioni e mobilitazioni:

  1.. campo internazionale di resistenza 1-5 aprile a Strasburgo, con punti 
di informazione a Kehl e Baden-Baden;
  2.. manifestazione e azioni di disobbedienza civile il 3 aprile a 
Baden-Baden in occasione dell'incontro dei Ministri degli Esteri e del 
pranzo di gala dei Capi di Stato;
  3.. convegno internazionale a Strasburgo il 3 e 5 aprile con plenarie, 
gruppi di lavoro ed una "Peace Assembly" conclusiva;
  4.. punto culminante sarà la manifestazione internazionale "No alla 
guerra! No alla NATO" che si terrà nel centro di Strasburgo il 4 aprile;
  5.. per il 4 aprile, sempre a Strasburgo, diverse organizzazioni stanno 
preparando azioni di disubbidienza civile.

Nonostante le autorità di Strasburgo abbiano annunciato che non 
autorizzeranno le azioni non violente nel centro della città, i partecipanti 
hanno riaffermato il fondamentale diritto democratico di assemblea, 
manifestazione e libertà di espressione. Hanno sottolineato che esprimeranno 
la loro protesta e la loro richiesta di libertà, nel centro della città. 
Hanno approvato una campagna internazionale di protesta per una Strasburgo 
libera, città di pace e democrazia. Per il sostegno alla delegazione per i 
negoziati, il Comitato di Coordinamento Internazionale ha costituito un 
gruppo di supporto internazionale e un gruppo di appoggio.

I diritti democratici fondamentali potranno essere difesi grazie alla forza 
dei movimenti extraparlamentari internazionali ed ai parlamentari dell'Unione 
Europea.

Il seguente appello è stato approvato dai partecipanti alla conferenza.

Appello per sostenere il diritto democratico a manifestare contro la NATO 
nel centro storico di Strasburgo il 4 aprile

La NATO celebrerà il suo 60° anniversario a Strasburgo alla presenza dei 
Capi di Stato, compreso il nuovo Presidente degli Stati Uniti.

I firmatari rifiutano le politiche della NATO che significano guerre, 
interventi militari, uso di basi militari e nuove installazioni 
missilistiche, ampliamento di un armamento permanente. Lavoriamo sulla base 
dell'appello "No alla NATO, No alla guerra".

Rifiutiamo:

-         l'intervento militare della NATO in Afghanistan;

-         la logica di guerra e iper-armamento, in particolare l'armamento 
nucleare praticato dalla NATO;

-         la reintegrazione della Francia nel comando militare NATO.

Vogliamo esprimere il nostro rifiuto nei confronti di queste politiche, 
vogliamo dare, sia ai cittadini di Strasburgo sia ai movimenti sociali, la 
possibilità di rendere pubblico il loro rifiuto.

Sono queste le richieste fatte alla prefettura che ha rifiutato la proposta 
del Comitato di manifestare contro la NATO nel centro storico di Strasburgo 
il 4 aprile.

Lo svolgimento del summit della NATO farà di Strasburgo una fortezza; questo 
non è giusto né per i suoi cittadini né per le migliaia di manifestanti 
pacifisti provenienti da tutto il mondo.

Saranno messe in atto misure straordinarie di sicurezza: sarà definita una 
zona rossa, sarà stilato un elenco dei cittadini, sarà organizzato un nuovo 
sistema di video sorveglianza.

Questa passerella di Capi di Stato nel centro storico di Strasburgo, e nelle 
sue vicinanze, significherà per i suoi abitanti l'impossibilità di mantenere 
la propria vita quotidiana, non avere libertà di movimento; tutto questo per 
noi è intollerabile e ci impedisce di far conoscere il vero volto della 
NATO. Mentre i cittadini pagheranno il summit e la glorificazione della 
NATO, chi dissente sarà marginalizzato.

La mobilitazione contro il summit della NATO è partita a livello mondiale 
con grande successo. Il 4 aprile i cittadini del mondo verranno a Strasburgo 
ad esprimere, con spirito nonviolento, il loro "desiderio di Pace" e il loro 
"No alla NATO".

La nostra mobilitazione chiede la redistribuzione dei mezzi finanziari, 
spostandoli dalla guerra ad una politica che si occupi delle sfide che 
devono affrontare i popoli del pianeta in campo sociale, economico, 
democratico e ambientale.

Viene spontanea la domanda, quale sarà a livello globale l'immagine di 
Strasburgo?

Una città trasformata in fortezza al servizio della NATO o una città che 
celebra i valori di democrazia e pace?

Vogliamo il diritto di manifestare nel centro storico. La richiesta che 
rivolgiamo al governo francese ed alle autorità locali è di garantire il 
diritto democratico di una libera, indipendente e pacifica manifestazione.

International Activity Conference, composta da più di 500 partecipanti, 
Strasburgo 14-15 febbraio.

La Conferenza ha significato un passo importante nella costruzione della 
mobilitazione internazionale contro la NATO e il summit per il 60° 
anniversario, mobilitazione iniziata 6 mesi fa con l'appello internazionale 
di Stoccarda. Molte forze, da tutto il mondo, stanno convergendo per 
esprimere il loro desiderio di un pianeta più giusto e pacifico. Dal 1 al 5 
aprile facciamo di Strasburgo una capitale di pace!




L'ITALIA FASCISTA IN CUI VIVIAMO


Ho inviato questa lettera al Messaggero Veneto, giornale di Udine. È breve perché ormai non ci sono più tanti ragionamenti da fare.
Alessandra Kersevan

LETTERA CON PREGHIERA DI PUBBLICAZIONE

Leggo sui giornali di oggi che la Destra-Fiamma tricolore e anche Alleanza nazionale «si organizzano per mettere il proprio marchio sulle associazioni di volontari della sicurezza».
Poi leggo che il ministro Maroni ha detto di «non chiamarle ronde, ma volontari per la sicurezza».
Mi è venuto in mente che le Camicie nere si chiamavano "milizia volontaria per la sicurezza nazionale". 
Ho sentito più di un un brivido lungo la schiena.

Grazie per l'attenzione.
Alessandra Kersevan



L'ITALIA FASCISTA IN CUI VIVIAMO / 2 


Da: anpibarona @...
Oggetto: 24 febbraio 1945/23 febbraio 2009
Data: 24 febbraio 2009 16:59:17 GMT+01:00

Nato a Trieste l’11 dicembre 1912, ucciso a Milano il 24 febbraio 1945, fisico, capo del Fronte della Gioventù, Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria.
Eugenio Curiel
.... Il mattino del 24 febbraio 1945, a due mesi dalla Liberazione, mentre si sta recando ad un appuntamento, Eugenio Curiel viene sorpreso in piazzale Baracca da una squadra di militi repubblichini guidati da un delatore; non tentano nemmeno di fermarlo: gli sparano una raffica quasi a bruciapelo. Il giovane - che nella motivazione della Medaglia d’oro viene definito "Capo ideale e glorioso esempio a tutta la gioventù italiana" - si rialza, si rifugia a fatica in un portone, ma qui viene raggiunto e finito dai fascisti. Il giorno dopo, sulla macchia rimasta, una donna spargerà dei garofani....

Ieri sera 23 febbraio 2009, alle 17.00 In piazza Conciliazione. Milano.
gravissimo atto vandalico, esterrefatti esprimiamo dolore, rabbia, e vicini ai compagni della Sezione E.Curiel, non possiamo che rinnovare il nostro impegno, aumentare le nostre energie per la lotta contro il fascismo...!



(english / francais / deutsch /italiano)

Dal movimento contro la N.A.T.O.


1) L'agenda del movimento No War nei prossimi mesi (PATTO PERMANENTE
CONTRO LA GUERRA) /
L'appello contro la guerra uscito dall'assemblea del FSM a Belèm

[in particolare ricordiamo che tutte le informazioni in merito a
TARGET - Meeting internazionale di Vicenza (21-22 marzo) nel X
Anniversario dei bombardamenti della NATO sulla Repubblica Federale di
Jugoslavia - si trovano al sito:
https://www.cnj.it/24MARZO99/2009/TARGET/index.htm
E' imminente la pubblicizzazione del programma definitivo!
TARGET - International Meeting on the 10.th Anniversary of the NATO
bombing of the Federal Republic of Yugoslavia - VICENZA 21-22/3/2009:
https://www.cnj.it/24MARZO99/2009/TARGET/eng.htm

TARGET - Međunarodni miting povodom X godišnjice bombardovanja Savezne
Republike Jugoslavije od strane NATO - VICENZA 21-22.3.2009. god.:
https://www.cnj.it/24MARZO99/2009/TARGET/jug.htm ]


2) 21st Century Star Wars And N.A.T.O.'s 60th Anniversary Summit
(Rick Rozoff)

3) OTAN: le Pitbull Impérial
(Edward S. Herman)

4) A Letter to the editor of the Russian Information Agency Novosti,
January 22, 2009
(Rick Rozoff)

---

More recent analyses from the StopNATO newsletter:

# http://groups.yahoo.com/group/stopnato #

Eastern Partnership: West's Final Assault On Former Soviet Union
http://groups.yahoo.com/group/stopnato/message/37302

Balkans: Staging Ground For NATO's Post-Cold War Order
http://groups.yahoo.com/group/stopnato/message/37227

NATO In The Persian Gulf: From Third World War To Istanbul Cooperation
Initiative
http://groups.yahoo.com/group/stopnato/message/37164

NATO's, Pentagon's New Strategic Battleground: The Arctic
http://groups.yahoo.com/group/stopnato/message/37104

Proliferation Security Initiative And US 1,000-Ship Navy: Control Of
World's Oceans, Prelude To War
http://groups.yahoo.com/group/stopnato/message/37058

Global Military Bloc: NATO's Drive Into Asia
http://groups.yahoo.com/group/stopnato/message/36946

Global Energy War: Washington's New Kissinger's African Plans
http://groups.yahoo.com/group/stopnato/message/36874

EU, NATO, US: 21st Century Alliance For Global Domination
Rick Rozoff - Stop NATO - February 19, 2009
http://groups. yahoo.com/ group/stopnato/ message/37422

---

Demo gegen Nato-Sicherheitskonferenz
Weitere Proteste Anfang April

Mehr als 6.000 Menschen haben am 7. Februar in München gegen die
Nato-Sicherheitskonferenz demonstriert. Die Teilnehmerinnen und
Teilnehmer machten deutlich, dass die Kriegspolitik der Nato und die
deutsche Beteiligung an Kriegen nicht erwünscht sind. Auch Attac
München hatte – neben zahlreichen weiteren Gruppen – zu der Demo
aufgerufen. Sie wird in diesem Jahr nicht die einzige bleiben: Anfang
April feiert die Nato bei einem Gipfel in Strasbourg und Baden-Baden
ihr 60jähriges Bestehen. Auch zu jenem Anlass hat sich ein
internationales Bündnis aus Hunderten von Friedensorganisationen,
politischen und sozialen Bewegungen gebildet, das zu Protesten gegen
Krieg, Militärintervention, Rüstung und Militarisierung im Inneren und
für friedliche und soziale Alternativen aufruft...

Bericht: www.attac.de/news/2684
Attac Nato-Sonderseite: www.attac.de/nato


=== 1 ===

Da: info@...
Oggetto: L'agenda del movimento No War nei prossimi mesi
Data: 17 febbraio 2009 14:24:45 GMT+01:00

www.disarmiamoli.org

L'agenda del movimento No War nei prossimi mesi

Raccogliendo l' APPELLO CONTRO LA GUERRA DELL'ASSEMBLEA FSM DI BELEM ,
Il Patto permanente contro la guerra in Italia chiama alla
mobilitazione.

Si legge nell'appello:"Noi, movimenti per la pace e contro la guerra,
riuniti durante il FSM di Belem, dichiariamo: che la NATO è un
organismo militare il cui obiettivo è la dominazione militare,
politica ed economica degli Usa nel mondo; in tal senso respingiamo la
celebrazione del 60°anniversario della NATO che si terrà il 4 Aprile
2009 nella sede del Parlamento europeo nella città di Strasburgo in
Francia. Per questo motivo lanciamo un appello alla mobilitazione
mondiale per l'abolizione della NATO con manifestazioni in tutto il
mondo in quella giornata, e in particolare per l'Europa a Strasburgo.
Esigiamo lo smantellamento di tutte le basi militari straniere nel
mondo. ..

Per ciò che riguarda l'Italia " Ci opponiamo alla costruzione di nuove
basi come quella di Vicenza in Italia e di altre basi NATO in
Europa. .E condanniamo anche la creazione di Africom, come strumento
di controllo militare del continente africano,-il cui comando centrale
e le cui basi logistiche sono previste in italia ( Vicenza, Napoli e
Sigonella). ..
Condanniamo lo stato di Israele per le politiche di aggressione ed
occupazione nei territori palestinesi. Condanniamo i massacri
commessi a Gaza e chiamiamo ad una giornata d'azione in solidarietà
col popolo palestinese e per il boicottaggio, il disinvestimento e le
sanzioni (BDS) contro Israele programmato per il 30 marzo 2009,
giornata della Terra palestinese. Facciamo appello affinché in tutto
il mondo vengano realizzate azioni di BDS. Per fare di questa giornata
una giornata storica per il movimento antiapartheid vogliamo
concentrare l'attenzione su:

1) azioni contro le multinazionali israeliane e internazionali che
appoggiano l' occupazione e l'apartheid portati avanti da Israele;
contro il libero commercio e gli accordi preferenziali con Israele e
contro il commercio di armi con Israele;

2) azioni legali per mettere fine all'impunità di Israele e perseguire
i suoi crimini di guerra attraverso Tribunali Internazionali e
Nazionali."

In sintonia con queste istanze e questa volontà di lotta, il Patto
contro la guerra definisce la propria agenda di iniziative secondo il
seguente calendario:

- 18 febbraio 2009 a Roma, sit-in apiazza SS. Apostoli contro lo scudo
spaziale presso la sede del Parlamento europeo-con presidi anche a
Milano, Torino, Firenze, Trieste, Palermo, in collaborazione con la
campagna Europe for peace;

- 19 febbraio 2009 a Caltagirone-Niscemi in Sicilia, Assemblea-
seminario: I pericoli della militarizzazione -Dal potenziamento di
Sigonella alla costruzione del MUOS a Niscemi, in collaborazione con
la campagna per la smilitarizzazione di Sigonella;

- 14 marzo a NAPOLI- ASSEMBLEA NAZIONALE CONTRO LA GUERRA E CONTRO LA
NATO, in preparazione della mobilitazione a Strasburgo, per opporci al
vecchio Patto Atlantico con le sue nuove strategie di guerra, tra cui
l'installazione del nuovo comando per le guerre d'Africa in Italia a
Napoli ( e a Vicenza e Sigonella). Mobilitazione il pomeriggio presso
il porto nucleare di Napoli davanti al Comnando Centrale della NATO
in collaborazione col Comitato pace disarmo e smilitarizzaizone di
Napoli.

- 17 marzo, a Terni, nell'anniversario del primo morto per la protesta
contro il Patto Atlantico ( 1949) un operaio di Terni, iniziativa di
mobilitazione in corso di preparazione;

- 21 e 22 marzo a VICENZA - MEETING INTERNAZIONALE NEL X ANNIVERSARIO
dei bombardamenti della NATO sulla Repubblica Federale di Jugoslavia
"TARGET", promosso dal Coordinamento nazionale per la Jugoslavia e
dalle reti Disarmiamoli, Semprecontrolaguerra, RdbCUB e Forum di
Belgrado Italia.
[tutte le informazioni su:
https://www.cnj.it/24MARZO99/2009/TARGET/index.htm ]

- 30 marzo iniziativa per la PALESTINA in occasione della giornata
della Terra, meeting in corso di preparazione.

- 4 APRILE VERTICE DELLA NATO A STRASBURGO PER IL 60° ANNIVERSARIO DEL
PATTO ATLANTICO- MOBILITAZIONE EUROPEA "60 ANNI SONO GIA' TROPPI" per
lo scioglimento della NATO ed il disarmo in Europa e nel Mediterraneo.

Per la manifestazione europea di Strasburgo verranno organizzati
pullman in partenza da Milano e da Torino. Per ulteriori informazioni
vedi il sito DISARMIAMOLI.ORG.

PATTO PERMANENTE CONTRO LA GUERRA

---

L'appello contro la guerra uscito dall'assemblea del FSM a Belèm

"Noi, movimenti per la pace e contro la guerra, riuniti durante il FSM
di Belem, dichiariamo:

che il capitalismo vive una crisi globale, economica, ambientale,
energetica ed alimentare; ma la crisi più grande è quella vincolata
alla guerra permanente portata avanti in tutto il mondo e sostenuta
dagli Stati Uniti;

che una delle cause della crisi economica mondiale è stata la guerra
permanente e la sua preparazione;

che respingiamo qualsiasi intenzione di scatenare nuove guerre come
via d'uscita dall'attuale crisi;

che la NATO è un organismo militare il cui obiettivo è la dominazione
militare, politica ed economica degli Usa nel mondo; in tal senso
respingiamo la celebrazione del 60°anniversario della NATO che si
terrà il 4 Aprile 2009 nella sede del Parlamento europeo nella città
di Strasburgo in Francia. Per questo motivo lanciamo un appello alla
mobilitazione mondiale per l'abolizione della NATO con manifestazioni
in tutto il mondo in quella giornata, e in particolare per l'Europa a
Strasburgo.

Esigiamo lo smantellamento di tutte le basi militari straniere nel
mondo. Appoggiamo la lotta del paese ecuadoriano per la chiusura della
base di Manta ed esigiamo che non venga trasferita in nessun altro
paese dell'America Latina. Allo stesso modo esigiamo la chiusura della
base di Guantanamo e la sua restituzione al governo di Cuba, così come
ci opponiamo alla costruzione di nuove basi come quella di Vicenza in
Italia e di altre basi NATO in Europa. Condanniamo la riattivazione
della Quarta Flotta della marina di guerra degli Usa nei mari e fiumi
dell'America latina. Le sue attività hanno come obiettivo intimidire
i governi ed ostacolare le trasformazioni politiche e sociali degli
attuali processi latinoamericani. Condanniamo anche la creazione di
Africom come strumento di controllo militare del continente africano.

Esigiamo lo smantellamento unilaterale di tutti gli armamenti nucleari
nel mondo e lanciamo un appello a mobilitarsi in occasione della
conferenza sulle armi nucleari. Condanniamo inoltre tutte le azioni
che mirano alla costruzione di nuove armi nucleari in qualsiasi
continente.

Chiamiamo alla mobilitazione contro il vertice del G8 che si
realizzerà in Italia dall' 8 al
10 di Luglio 2009 nell'isola della Maddalena in Sardegna.

Chiediamo l'abbattimento di tutti i muri che ostacolano la libera
circolazione delle persone, specialmente del muro che divide la
Cisgiordania, di quello che separa il Messico dagli Stati Uniti, di
tutte le barriere militari e di polizia nel Mediterraneo.

Solidarizziamo con la lotta del popolo vietnamita per la pace e
giustizia nella campagna internazionale di appoggio alle vittime del
Napalm.

Condanniamo lo stato di Israele per le politiche di aggressione ed
occupazione nei territori palestinesi. Condanniamo i massacri
commessi a Gaza e chiamiamo ad una giornata d'azione in solidarietà
col popolo palestinese e per il boicottaggio, il disinvestimento e le
sanzioni (BDS) contro Israele programmato per il 30 marzo 2009,
giornata della Terra palestinese. Facciamo appello affinché in tutto
il mondo vengano realizzate azioni di BDS. Per fare di questa giornata
una giornata storica per il movimento antiapartheid vogliamo
concentrare l'attenzione su:
1) azioni contro le multinazionali israeliane e internazionali che
appoggiano l' occupazione e l'apartheid portati avanti da Israele;
contro il libero commercio e gli accordi preferenziali con Israele e
contro il commercio di armi con Israele;
2) azioni legali per mettere fine all'impunità di Israele e perseguire
i suoi crimini di guerra attraverso Tribunali Internazionali e
Nazionali."

(fonte: cpiano@...)


=== 2 ===

http://groups.yahoo.com/group/stopnato/message/36725

Stop NATO - January 15, 2009

21st Century Star Wars And NATO's 60th Anniversary Summit

Rick Rozoff

Regular contentions by US civilian and military
officials that the installation of projected third
position interceptor missile facilities in Poland and
the Czech Republic are aimed at so-called rogue states
like Iran and North Korea are a geographical,
geometrical and geopolitical absurdity.

In fact such plans are entirely aggressive in nature
and present the potentially most dangerous threat the
world has known.

Missile deployments in Poland and the linked missile
radar site in the Czech Republic are an integral,
indeed the central, component of a global (and more
than global) US-dominated system to neutralize
targeted nations' deterrence and retaliation
capabilities, both before and after the fact, for uses
of blackmail and actual implementation.

It's worthy of note that the two affected countries,
Poland and the Czech Republic, are two of the three
first nations incorporated into NATO since the end of
the Cold War, at the Alliance's 50th anniversary
summit in Washington in 1999 in an event that occurred
as NATO was launching its first war (in or out of
area), against Yugoslavia.

The third member inducted at the same time was
Hungary, where protests have halted the construction
of a projected NATO radar station.

In fact the American missile shield outposts in
Eastern Europe are an overt effort to implement the
Reagan era Strategic Defense Initiative (SDI),
infamously known as Star Wars.

The X-Band radar that is to be installed in the Czech
Republic will be shifted from the US Marshall Islands
where it is linked with the Reagan Test Site, and the
missile center, at the Vandenberg Air Force Base, from
which US (and allied) interceptor tests have been
regularly conducted in conjunction with a Sea-Based
X-Band Radar off the coast of Alaska and more
interceptor missiles at Fort Greely in the Alaskan
mainland is named the Ronald Reagan Ballistic Missile
Defense Site.

The floating X-Band Radar periodically moved off the
shores of Alaska for these exercises weighs 2,000 tons
and is 30 stories high.

Its permanent base is in Hawaii where a local
newspaper wrote, referring to the sea-based Aegis
component of the system, in June of 2008:

"The Missile Defense Agency co-manages the Navy's
Aegis program, partners with the Army on its
ground-based Patriot missiles and has primary
responsibility for other, developing anti-ballistic
missile technologies. It's an evolution of the
Strategic Defense Initiative begun by President Reagan
and has an $8.7 billion budget this year."

Similarly, the US Missile Defense Agency (MDA) is
based in Huntsville, Alabama, where the Pentagon
employed former German missile scientists in the 1950s
for its own Cold War programs and where last year the
MDA completed its Von Braun III building, a
$240-million, 900,000-square-foot facility.

The center is named, of course, after the founder of
Nazi Germany's missile program.

Upon completion of the Von Braun III building in April
of last year Alabama Senator Richard Shelby said that
naming the complex after Dr. Wernher von Braun was
"fitting."

"His spirit is with us here today," Shelby said, "and
certainly his vision continues because of the work
started here."

Despite the regular disclaimers that the current US
global missile shield program is not a so-called Son
of Star Wars, an Alabama newspaper reported in 2006
upon the completion of the earlier Von Braun II
building in Huntsville that:

"On the back wall of the lobby area are five pages,
hand-edited with scribbled notes and revisions, in a
simple wooden frame. It is the Star Wars speech given
by President Ronald Reagan on March 23, 1983...."

And as Reuters reported in the same month, "The Bush
administration and Republican allies in Congress are
again pushing for seed money to explore options for
putting a multibillion-dollar layer of
ballistic-missile interceptors in space [which was]
first floated in the 1980s as part of then-President
Ronald Reagan's Strategic Defense Initiative."

Time Magazine echoed that observation in November of
last year, stating that "President George W. Bush
promised to build a 'Star Wars' missile shield, and he
has kept that promise...."

With the above in mind, the extension of revamped US
Stars Wars installations to Eastern Europe, in the
case of Poland within immediate striking distance of
Russia, takes on ominous dimensions.

As the Russian Novosti agency's chief military
commentator remarked last November:

"[T]he strategic importance of these interceptor
missiles would increase were the U.S. to deliver a
first nuclear strike against Russia.

"In this scenario, interceptor missiles would have to
take on the limited number of missiles surviving the
first strike, which would allow the U.S. to hope for
success and, for the first time since the 1950s, for a
victory in a nuclear war."

And the official Chinese party newspaper People's
Daily reported in May of 2007:

"[T]he U.S. is seeking to deploy bases within [the
territory] of its
European allies [and], if it succeeds, in building
interceptor bases and radar bases.

"Then, its missile defense system takes the shape with
its homeland as its center and East Asia and Europe as
the two wings.

"[T]he existing layout is...targeted directly and
entirely at both Russia and China, and this is
precisely the reason to arouse strong the opposition
of Russia."

That is, the missiles in Poland have to be seen as
part of a first strike strategy in two respects in
which, if the threat doesn't work, the actual use
remains.

The ground-based missiles themselves can hit Russia's
two largest cities, Moscow and St. Petersburg, within
minutes.

Whether such missiles contain conventional or nuclear
warheads, a fact only the Pentagon would know, is a
distinction Russian air defenses and strategic forces
wouldn't have the time or luxury to evaluate.

Even to take the US at its word and to assume that
missiles with non-nuclear payloads would be used
against 'rogue states,' they could produce the
following results, in the words of the the Chief of
the Russian General Staff Yury Baluyevsky and
Ukrainian Defence Minister Anatoly Gritsenko,
respectively:

"Within a radius of 500 to 600 kilometers, depending
on the size of the interceptor's nuclear charge, an
electro-magnetic impulse will be generated and cause a
total power blackout, shutting down computers,
generating plants, gas works, water-pump stations,
radio and television, and dispatcher's offices in
airports and at railroad stations.

"A shock wave will destroy many buildings and
structures, while radioactive fallout will contaminate
the terrain for years. The Chernobyl disaster would
look like a child's prank." (December 2005)

ìNobody knows what can be inside these fragments [of
alleged intercepted missiles]. If it is not nuclear
bomb or nuclear warhead in a literal sense, it can be
a dirty bomb, for example, with radioactive agents
that in addition to the effects from Chernobyl nuclear
disaster may pollute our territory much more. It can
be also any virus or biological weapon.î (March 2007)

The first addition to the missiles in Poland, even
before their deployment, is the US's commitment to
station a Patriot battery with 96 warheads to Poland,
within striking distance of Russia's Kaliningrad
enclave and Belarus now that the Pentagon has
developed a Patriot Advanced Capability-3 (PAC-3)
system with a range of 120 kilometers.

And all of the above is only a small portion of the
integrated full spectrum global and space system the
US and its allies have already successfully tested and
are preparing to deploy, which include:

-Ground-Based Midcourse Defense (GMD)
-Exoatmospheric Kill Vehicle (EKV)
-Ground Based Interceptor (GBI)
-Forward Based X-Band Radars (FBXB)
-Terminal High Altitude Area Defense (THAAD)

These permit the destruction of other nations'
missiles in the launch, boost, midcourse and terminal
phases and in theory in the silo.

The global missile system also includes - in addition
to ground-based interceptor missiles - air, sea and
space components.

The sea-based element is the Aegis Ballistic Missile
Defense System, increasingly being deployed on US and
allied NATO and what has recently been termed Asian
NATO warships. Linked with the Pentagon's plans for a
"1,000-ship navy" and a complementary
US/NATO/Asia-Pacific NATO "3,000-ship navy," this
would provide Washington and its military allies the
ability to patrol all the world's waterways and
shipping lanes with missile killer capacities.

The spaced-based components include kinetic-energy
weapons, space lasers, space-based conventional
weapons space-based Interceptors, with the
Exoatmospheric Kill Vehicle an 'amphibious'
intermediate weapon.

Regarding the third leg of the US nuclear triad, not
even in theory a defensive one, the B-2 stealth bomber
is described by its proponents as being equipped with
"sixteen 2,400 lb (1,100 kg) B83 nuclear bombs in a
single pass through extremely dense anti-aircraft
defenses."

The Pentagon and the B-2's manufacturer, Northrop
Grumman, regularly boast that it can penetrate radar
and air defenses and strike "deep in the interior" of
a targeted state that possesses "strategic depth."

That description, given today's political reality, can
only pertain to Russia and China.

As authors Keir A. Lieber and Daryl G. Press,
referring to the general strategy of delivering
crippling first strikes, wrote in their paper "The
Rise of U.S. Nuclear Primacy" in Foreign Affairs, a
publication of the Council of Foreign Affairs, in its
March/April 2006 edition:

"It will probably soon be possible for the United
States to destroy the long-range nuclear arsenals of
Russia or China with a first strike.

"The U.S. Air Force has finished equipping its B-52
bombers with nuclear-armed cruise missiles, which are
probably invisible to Russian and Chinese air-defense
radar. And the air force has also enhanced the
avionics on its B-2 stealth bombers to permit them to
fly at extremely low altitudes in order to avoid even
the most sophisticated radar."

On the general strategy of so-called missile defense,
the Russian analyst Yury Rubtsov said late last
September:

"The pending deployment of interceptor missiles in
Poland is a link in the system of the global
anti-missile shield sweeping from Greenland to Alaska
created by the United States that does not conceal its
plans for setting up a fourth and a fifth position
area for its anti-missile shield.

"The system that Americans are forming is to include
offshore and on-land elements in Alaska, California,
Japan, Greenland and a number of European countries.
A naval base in the Aleutian Islands has been put back
in service to support sea-based radar mounted on a
re-built oil platform.

"The radar in turn will be a component of the
integrated system of the anti-missile shield alongside
the interceptor missiles deployed in Alaska.

"[M]ore than ten countries are involved in the
formation of the US anti-missile shield, including
Australia, Britain, Germany, the Czech Republic
Denmark, France, Japan, India, Israel, Italy, the
Netherlands, Poland, Taiwan and Ukraine."

All of the above are NATO members or partners except
for India and Taiwan - it would be too overt a
challenge to China to formalize partnerships with them
- but the latter two are also being progressively
integrated into the US/NATO international nexus.

This past September the Pentagon began its first-ever
permanent military deployment in Israel, to man an
X-Band missile radar site with a range of 1,240 miles;
that is, able to operate throughout the Middle East
and into Southern Russia.

In addition, outgoing US Missile Defense Agency
director Lt Gen Henry Obering has over the past
eighteen months either alluded to or been accused of
laying plans for deploying Star Wars missile and radar
bases in Azerbaijan, Georgia, Turkey and Ukraine.

At the last summit of NATO in Bucharest, Romania in
April of last year, all 26 member states endorsed US
missile system plans in Poland and the Czech Republic.

That support was reiterated at a NATO defense
ministers meeting last November (with the attendance
of the military chiefs of over sixty nations, over a
third of the countries of the world) and the following
month at a meeting of NATO foreign ministers, evoking
this response from Russia Defense Minister Anatoly
Serdyukov:

"The deployment of a U.S. missile shield in
central Europe would disrupt the strategic balance
among the world's nuclear powers."

With the upcoming NATO sixtieth anniversary summit on
April 3-4 of this year, and with the incoming Obama
administration naming former Bush administration NATO
Supreme Allied Commander James Jones as its National
Security Adviser, all indications are that US and
allied missile plans for Europe may expand yet
further.

While in Prague three weeks ago California
Congresswoman Ellen Tauscher, chairwoman of the House
of Representatives Strategic Forces Subcommittee, was
described by the Czech News Agency as having "long
been demanding that the system protecting the USA and
its allies against possible hostile missiles be
fully included in the NATO complex of defence."

The same agency reported the previous month that
"Czech Prime Minister Mirek Topolanek..said the
approval of the treaties would crucially influence the
defence capability of NATO."

And Polish Minister of Defense Radoslav Sikorski said
that the elements of the air defense shield which will
be deployed in Poland will become
part of the air defense shield of the entire NATO
bloc.

A sentiment shared by NATO Spokesman James Appathurai
last April in also calling for the integration and
expansion of the US interceptor sites into a broader,
continent-wide Alliance system.

Even more ominously, last month current NATO Supreme
Allied Commander General John Bantz Craddock affirmed:

"[T]he fact is there is strategic need and advantage
for nuclear weapons....The alliance has made the
decision to have them. There has been no debate to
retrograde them out."

And in reference to the 400 U.S. B-61 tactical nuclear
bombs stored at bases in several NATO countries,
including Germany, Italy, Turkey and the United
Kingdom, a Pentagon report released on December 8,
2008 stated:

"The presence of U.S. nuclear weapons in Europe
remains a pillar of NATO unity."

The combination of US nuclear warheads in Europe and
the expansion of the NATO Alliance and US missile
interceptor sites to encircle Russia on its eastern,
southern and western borders is a far more threatening
development than anything that occurred during the
Cold War.

Recent surveys show two-thirds of Czech opposed to the
US missile radar site with 71% demanding a referendum
on the issue and 54% of Poles in opposition to having
their nation turned into a potential ground zero in a
cataclysmic missile war.

Czechs and Poles clearly realize the danger that most
of the rest of the world has been oblivious but can no
longer remain indifferent to except at its own peril,
perhaps at the risk of its very survival.

The half century long stationing of US nuclear
warheads throughout Europe and current plans to deploy
US missiles and missile radar sites on the continent's
eastern perimeter would both be impossible, would be
inconceivable, if the nations and peoples of Europe
were not enchained by an increasingly ambitious and
expansive military bloc that places bases, nuclear
arms and missiles on their soil and sends their sons
and daughters to kill and die in 21st Century colonial
wars of conquest and domination.

As self-styled global NATO prepares its 60th
anniversary, first bi-national, summit in France and
Germany this April, the abolition of this, history's
first, attempt at an international aggressive military
axis must be brought to an end.


=== 3 ===

http://www.michelcollon.info/articles.php?dateaccess=2009-02-03%2015:27:34&log=invites

OTAN: le Pitbull Impérial

Edward S. Herman



L'un des clichés les plus fallacieux de l'histoire des pays
occidentaux après la Seconde Guerre mondiale est que l'OTAN fut créée
comme une organisation défensive pour contrer la menace d'une attaque
soviétique contre l'Europe de l'Ouest. C'est parfaitement faux !

Février 2009

Source: Z Magazine

Certes, la menace soviétique joua un rôle majeur dans la propagande
occidentale, mais bon nombre des plus grands dirigeants U.S. ou
d'Europe de l'Ouest reconnaissaient en coulisse que ladite invasion
soviétique n'avait rien d'une menace réelle. L'Union Soviétique venait
d'être dévastée et, bien que disposant d'une armée considérable, elle
était exténuée et avait besoin de temps pour récupérer. Les USA pour
leur part étaient en plein essor, la guerre avait revitalisé leur
économie, ils n'avaient subi aucun dommage de guerre et disposaient
dans leur arsenal d'une bombe atomique dont ils avaient démontré
l'efficacité à l'Union Soviétique en tuant un quart de million de
Japonais à Hiroshima et Nagasaki [ndt : soit quelque 250 000 personnes
en moins de 4 jours, dont une majorité de civils]. A Washington, on
envisagea sérieusement de frapper l'Union Soviétique avant qu'elle ne
se remette ou ne se dote elle-même de l'arme atomique, mais cette
option fut rejetée en faveur des politiques de « Containment », de
guerre économique et d'autres formes de déstabilisation. En avril
1950, le rapport NSC 68 [National Security Council Report 68], tout en
décriant la grande menace soviétique, appelait explicitement à un
programme de déstabilisation visant un changement de régime dans ce
pays, lequel se concrétisa finalement en 1991.

De fait, même un partisan de la ligne dure comme John Foster Dulles
déclarait en 1949 : « Je ne connais aucun haut responsable militaire
ou civil [...] dans ce gouvernement ou dans aucun autre gouvernement,
qui croie que les Soviétiques préparent actuellement une conquête sous
la forme d'une agression militaire ouverte ». On peut souligner ici
que Dulles parle seulement d'une « agression militaire ouverte ». Pour
les Occidentaux, la « menace » consistait davantage en un éventuel
soutien soviétique à des formations politiques de gauche en Europe de
l'Ouest. Le Sénateur Arthur Vandenberg, l'un des pionniers de l'OTAN,
déclarait ouvertement que le but d'un renforcement des dispositifs
militaires de l'OTAN « devait être avant tout l'objectif pratique
d'assurer une défense adéquate contre une subversion interne ». Bien
évidemment, le soutien infiniment plus conséquent des USA aux
formations de droite ne pouvait nullement sembler appuyer une
subversion interne ou constituer une quelconque menace pour la
démocratie. Seule une éventuelle aide soviétique à la gauche pouvait
s'inscrire dans cette catégorie. (Adlai Stevenson, en 1960,
n'appelait-il pas « agression intérieure » la résistance conduite au
Sud Vietnam par des populations hostiles au régime minoritaire imposé
par les Etats-Unis ?)

Les élites occidentales non-allemandes s'inquiétaient bien davantage
d'un possible réveil de l'Allemagne et d'une « menace allemande », et
étaient bien plus préoccupées à l'instar des responsables américains,
par le moyen de juguler la montée en puissance des forces de gauche en
Europe, que par une quelconque menace militaire soviétique. Les
Américains n'en pressaient pas moins les Européens de développer leurs
forces armées en achetant de l'armement aux industriels U.S. ! Bien
que délibérément exagérée, voire fabriquée de toute pièce, la menace
militaire soviétique était des plus utiles pour discréditer la gauche
en l'associant d'office à Staline, au bolchevisme et à une prétendue
invasion soviétique ou à un mythique projet de conquête mondiale.

En réalité, le Pacte de Varsovie était une organisation infiniment
plus défensive que l'OTAN. Il fut mis en place après la création de
l'OTAN et très clairement en réponse à celle-ci. C'était une union des
plus faibles et dont les membres étaient moins fiables. C'est
d'ailleurs elle qui finit par s'effondrer, tandis que l'OTAN gardait
une place centrale dans le processus à long terme de déstabilisation
et de démantèlement de l'Union Soviétique. Cela pour une bonne et
simple raison : la puissance et l'armement de l'OTAN faisaient partie
intégrante de la stratégie U.S. qui avait consisté à pousser les
Soviétiques à des dépenses colossales en armement, au détriment de
celles liées à l'amélioration des soins, de la qualité de vie et de
tout ce qui leur assurait le soutien de leurs populations. Au
contraire, parce qu'elle constituait une menace réelle pour la
sécurité, l'OTAN encourageait un niveau de répression aussi néfaste à
la loyauté envers l'Etat, qu'à la réputation de celui-ci sur le plan
international. Pendant toute cette première période, les dirigeants
soviétiques s'efforcèrent vainement de négocier des accords de paix
avec l'Ouest, quitte à céder l'Allemagne de l'Est, mais les USA comme
leurs alliés et clients dédaignèrent toute proposition de cet ordre.

Comme nous venons de le voir, le point de vue officiel aux Etats-Unis
– et de fait celui des médias – est que seule une intervention
soviétique en Europe de l'Ouest après la Seconde Guerre mondiale
pouvait sembler choquante ou représenter un risque de « subversion
interne ». Pour autant, dans un univers moins Orwellien que le nôtre,
on conviendrait volontiers que les USA dépassaient largement l'URSS en
matière de soutien, non seulement à une « subversion interne », mais
au terrorisme pur et simple, dès après 1945. Pour avoir réellement
combattu contre l'Allemagne nazie et l'Italie fasciste, la gauche
avait considérablement gagné en puissance au cours de la Seconde
Guerre mondiale. Les USA s'opposèrent donc par tous les moyens
possibles au pouvoir de la gauche et à sa participation politique, y
compris par les armes comme en Grèce [ndt : première utilisation de
bombes au napalm contre des civils], ainsi qu'en finançant massivement
les partis et personnalités politiques anti-gauche à travers toute
l'Europe. En Grèce, ils soutinrent l'extrême droite, et notamment bon
nombre d'ex-collabos fascistes, et parvinrent à mettre en place [ndt :
avec l'aide des Britanniques] un épouvantable régime autoritaire
d'extrême droite. Ils continuèrent aussi à soutenir l'Espagne fasciste
et acceptèrent le Portugal lui aussi fasciste comme membre fondateur
de l'OTAN, l'armement de l'OTAN permettant notamment au Régime des
Généraux portugais de poursuivre ses guerres coloniales [ndt : et à
Franco de continuer ses purges]. Un peu partout dans le monde, les
USA, puissance dominante de l'OTAN, soutinrent des hommes politiques
de droite et d'anciens nazis, tout en se prévalant bien sûr d'être
pro-démocratiques et de combattre les totalitarismes.

Le plus intéressant est sans doute le soutien des USA et de l'OTAN à
des groupes paramilitaires et au terrorisme. En Italie, ils
fonctionnaient main dans la main avec les factions politiques, des
organisations secrètes (Propaganda Due : la fameuse loge maçonnique
P-2), et des groupes paramilitaires d'extrême droite qui, forts du
soutien des forces de l'ordre, mirent en place ce qu'on appela la «
Stratégie de la Tension », dans le cadre de laquelle furent menées
diverses actions terroristes imputées ensuite aux activistes de
gauche. La plus célèbre fut l'attentat de la Gare de Bologne, en 1980,
qui fit 86 morts. L'entraînement et l'intégration d'anciens fascistes
et d'ex-collabos au sein d'opérations conjointes CIA-OTAN-police,
atteignit des sommets en Italie mais n'en était pas moins courant dans
le reste de l'Europe. (Pour ce qui concerne l'Italie, cf. Herman et
Brodhead « The Italian Context : The Fascist Tradition and the Postwar
Rehabilitation of the Right », dans l'ouvrage "Rise and Fall of the
Bulgarian Connection", New York: Sheridan Square, 1986). Concernant
l'Allemagne, cf. William Blum, "Germany 1950s," dans Killing Hope,
Common Courage, 1995).

L'OTAN prit notamment part à la dite "Opération Gladio", un programme
organisé par la CIA en collaboration avec les gouvernements des pays
membres de l'OTAN et l'establishment de leurs forces de l'ordre, qui
mit en place dans différents Etats européens des installations
secrètes et des caches d'armes, prétendument pour parer la menace
d'une invasion soviétique, mais en réalité destinées à une éventuelle
« subversion interne » et à disposition pour soutenir d'éventuels
coups d'Etat. Elles furent utilisées en diverses occasions pour mener
des opérations terroristes (tels que l'attentat de la gare de Bologne
[ndt : ou celui de la Piazza Fontana en 1969] et divers attentats
terroristes notamment en Belgique et en Allemagne). [ndt : la mise en
place des GAL en Pays Basque entre aussi dans ce cadre]. Les plans du
Gladio et l'OTAN furent aussi utilisés pour combattre une « menace
intérieure » en Grèce, en 1967 : à savoir, l'élection démocratique
d'un gouvernement de gauche. Pour y faire face, les militaires grecs
mirent en place un « Plan Prometheus », qui remplaça tout bonnement le
mode démocratique par une dictature militaire tortionnaire. L'OTAN et
l'administration Johnson n'y trouvèrent absolument rien à redire.
D'Italie ou d'ailleurs, d'autres forces du Gladio purent ainsi venir
s'entraîner en Grèce pendant cet interlude fasciste, afin d'y
apprendre les moyens de gérer une « subversion interne ».

En définitive, dès sa création, l'OTAN s'avéra être une organisation
offensive et non défensive, politiquement orientée, diamétralement
opposée à toute idée de diplomatie ou de paix, et intrinsèquement liée
à des opérations terroristes de très grande envergure ainsi qu'à
d'autres formes d'interventionnisme politique anti-démocratiques et
menaçant même directement la démocratie (et qu'on aurait évidemment
dénoncées comme ouvertement subversives si elles avaient pu être
imputées aux Soviétiques).


L'OTAN post-soviétique

Avec l'effondrement de l'Union Soviétique et du si menaçant Pacte de
Varsovie, l'OTAN perdait théoriquement sa raison d'être. Or, bien que
cette raison d'être n'ait jamais été qu'une supercherie pour que le
public reste dupe, l'OTAN devait redéfinir sa raison d'être et se
trouva aussitôt investie de prérogatives infiniment plus étendues et
agressives. N'ayant plus aucun besoin de soutenir la Yougoslavie du
fait de l'effondrement soviétique, l'OTAN collabora bientôt avec les
USA et les services allemands pour affronter puis démanteler cet
ancien allié de l'Ouest, violant au passage la Charte des Nations
Unies qui interdit les conflits transfrontaliers (c'est-à-dire les
guerres d'agression).

Curieusement, au beau milieu des bombardements de la Yougoslavie par
l'OTAN, en avril 1999, l'Alliance fêta son cinquantenaire, à
Washington, célébrant ses succès et rappelant, avec une rhétorique
typiquement Orwellienne, qu'elle avait vocation à imposer le respect
du droit international, alors qu'elle était en pleine violation
patente de la Charte des Nations Unies. En réalité, le texte fondateur
de l'ONU, de 1949, ouvrait précisément sur l'engagement solennel de
ses membres à « rester fidèles à la Charte des Nations Unies ». Dès
son article premier ils prêtaient serment « conformément aux règles de
la Charte des Nations Unies, de régler tous les conflits
internationaux par des moyens pacifiques ».

La session d'avril 1999 de l'OTAN rendit publique la nomenclature d'un
« Concept Stratégique » établissant le prétendu nouveau programme de
l'Alliance Atlantique, à présent que son rôle préventif de « défense
mutuelle » contre une invasion soviétique avait cessé d'être plausible
(à savoir : "The Alliance's Strategic Concept," Washington, D.C.,
April 23, 1999 (http://www.nato.int/docu/pr/1999/p99-065e.htm ).
L'Alliance y insiste toujours sur la « sécurité », mais elle s'y
déclare « dédiée à de nouvelles activités essentielles, dans l'intérêt
d'une stabilité élargie ». Elle y accueille ses nouveaux membres et de
nouveaux accords de « partenariat », bien qu'à aucun moment la
nécessité de cet élargissement ou de ces accords – et d'une telle
position de force des USA et de leurs plus proches alliés – n'y soit
clairement définie. Le document reconnaît qu'une « agression
conventionnelle de grande envergure contre l'Alliance demeure
extrêmement improbable », mais bien évidemment il élude totalement
l'éventualité d'une « agression conventionnelle de grande envergure »
PAR des membres de l'Alliance, et de célébrer le rôle de l'OTAN dans
les Balkans comme la plus parfaite illustration de son « dévouement à
une stabilité élargie ». Non seulement ce document officiel visait
seulement à légaliser une agression caractérisée – « illégale mais
légitime » selon l'euphémisme Orwellien de ses principaux apologistes
– mais contrairement à ses revendications, l'OTAN jouait un rôle
central de déstabilisation dans les Balkans, en stimulant la dimension
ethnique du conflit et en faisant obstacle à toute possibilité de
règlement diplomatique du conflit du Kosovo. Il justifiait de facto
l'attaque de la Yougoslavie et une campagne de bombardements d'ores et
déjà en cours au moment même où ce document était rendu public. (Pour
une analyse plus détaillée du rôle de l'OTAN, cf. Herman and Peterson,
"The Dismantling of Yugoslavia," Monthly Review, Oct. 2007:
http://monthlyreview.org/1007herman-peterson1.php )

Ce « Concept Stratégique » se prétend en outre favorable à une
limitation de l'armement. En réalité, depuis sa création l'OTAN a
toujours promu une politique inverse et tous les nouveaux membres, à
l'instar de la Pologne et de la Bulgarie, ont été contraints à
développer substantiellement leur armement « inter-opérable »,
c'est-à-dire à acheter plus d'armes et à les acheter aux Etats-Unis et
aux autres fournisseurs occidentaux. Depuis la publication de ce
document en 1999, l'élément leader de l'OTAN (les Etats-Unis) a plus
que doublé ses budgets militaires, et ses ventes d'armement à
l'étranger ont très fortement augmenté. Son programme militaire
spatial a considérablement avancé, il s'est retiré du traité ABM de
1972 [ndt : traité de limitation des missiles balistiques dont il
était signataire], refusé de ratifier le « Comprehensive (nuclear)
Test Ban » [ndt : nouveau moratoire international sur les essais
nucléaires (le précédent ayant été rompu par la France en 1995)], et
rejeté à la fois le traité concernant la production et l'utilisation
des mines antipersonnel et armes à sous-munitions et un Accord
International de l'ONU visant à réduire les ventes illicites d'armes
légères [ndt : celles qui font le plus de victimes dans les conflits
dits « de basse intensité » (Rwanda, Congo, Colombie, etc.)]. Forts de
l'appui de l'OTAN, les Etats-Unis ont lancé une nouvelle course aux
armements à laquelle nombre de leurs alliés et clients (et de leurs
adversaires ou cibles potentielles) n'ont pas manqué de se joindre.

Le document de 1999 rappelle aussi le prétendu soutien de l'OTAN au
Traité de Non-Prolifération Nucléaire, mais non sans insister au
passage sur l'importance de l'armement nucléaire dans ce qui fait la
puissance de l'OTAN. Il rejette donc de facto l'un des points
fondamentaux de ce traité, à savoir l'engagement des puissances
nucléaires d'œuvrer activement à l'élimination de ce type d'armement.
En clair, cela signifie que la non-prolifération à laquelle l'OTAN
demeure si attachée concerne exclusivement ses cibles et adversaires
potentiels (l'Iran par exemple). Les armes nucléaires « offrent une
contribution cruciale en rendant les risques d'agression contre
l'Alliance incalculables et inacceptables ». Mais si l'Iran possédait
de telles armes, « les risques d'agression » nucléaires par «
l'Alliance » – ce que les USA, membre de l'OTAN et Israël menacent de
faire – seraient-ils jugés inacceptables ? Bien sûr que non ! (1)

Au chapitre Sécurité, le « Concept Stratégique » déclare lutter pour
un environnement sécuritaire « reposant sur le développement
d'institutions démocratiques et sur un engagement à résoudre les
conflits pacifiquement, de sorte qu'aucun pays ne soit en mesure d'en
intimider ou contraindre un autre par la menace ou le recours à la
force ». Un tel degré d'hypocrisie laisse pantois. L'essence même des
politiques et des pratiques de l'OTAN est de menacer constamment de
recourir à la force, et la politique de Sécurité Nationale U.S. est
aujourd'hui parfaitement explicite sur l'intention des Etats-Unis de
maintenir leur supériorité militaire et de veiller à ce qu'aucune
puissance rivale ne puisse remettre en cause leur hégémonie, de façon
à pouvoir conserver leur emprise globale [ou mondiale]. En d'autres
termes, ils tiennent à gouverner par intimidation.

L'OTAN prétend aujourd'hui n'être plus une menace pour personne et
évoque même dans ce Concept Stratégique l'éventualité « d'opérations »
conjointes avec la Russie. Ici encore, le niveau d'hypocrisie est
ahurissant. Comme nous avons pu le voir dans de précédents articles,
en acceptant le principe de réunification de l'Allemagne, Gorbatchev
avait fait promettre aux Américains qu'en échange l'OTAN s'engageait à
ne pas avancer d'un centimètre plus à l'Est. Clinton et l'Alliance
Atlantique s'empressèrent de rompre cet engagement, en incorporant
dans l'OTAN toutes les ex-satellites soviétiques d'Europe de l'Est
ainsi que les Pays Baltes. Seuls ceux qui sont assez sots pour se
persuader du contraire et les propagandistes pourraient ne pas y voir
une menace directe pour la Russie, l'unique puissance de la région à
pouvoir, ne fût-ce que théoriquement, constituer une menace pour les
pays membres de l'OTAN. Mais le document de l'Alliance joue les idiots
et seules les menaces contre ses membres y sont prises en compte.

De même, bien que la nouvelle Alliance Atlantique se prétende très
préoccupée par « l'oppression, les conflits ethniques [et la]
prolifération des armes de destruction massive », ses relations avec
Israël restent des plus étroites. Aucune disposition, de quelque
nature que ce soit, n'est venue (ni ne saurait venir) faire obstacle à
l'oppression exercée par Israël, à son nettoyage ethnique, à son
arsenal nucléaire considérable (dont on reconnaît à peine
l'existence), ni bien sûr à sa nouvelle agression du Liban, en 2006 ou
à ses dernières attaques meurtrières contre Gaza. Il n'est pas plus
question de laisser ternir d'aussi bonnes relations que de voir
l'agression/occupation anglo-américaine illégale de l'Irak entamer le
moins du monde l'inaltérable solidarité des Etats membres de
l'Alliance. Israël étant de très loin le client privilégié des
Etats-Unis, il va sans dire que ce pays est parfaitement libre de
violer les nobles idéaux dont se prévaut le Concept Stratégique. En
2008, l'OTAN et Israël ont signé un pacte militaire. On verra donc
peut être bientôt l'OTAN collaborer aux opérations de sécurité
d'Israël à Gaza. Voilà plus d'un an que l'actuel Conseiller à la
Sécurité Nationale d'Obama, James Jones, réclame à cor et à cris
l'envoi de troupes de l'OTAN pour occuper la bande de Gaza et la
Cisjordanie. Et dans l'administration américaine, il est loin d'être
le seul...

Ce nouvel OTAN est littéralement le pitbull des USA et de l'OTAN. Il
contribue activement au réarmement mondial, encourage la
militarisation des Pays Baltes et des anciens satellites de l'URSS en
Europe de l'Est – qui soutiennent activement Israël, en tant que
partenaire de l'OTAN, dans son travail de nettoyage ethnique et de
spoliation de ses « untermenschen » – il aide son maître à établir aux
portes de la Russie, des Etats clients – endossant très officiellement
l'installation par les USA de missiles anti-balistiques en Pologne, en
République Tchèque, en Israël, et menaçant d'en installer davantage
ailleurs, très loin des Etats-Unis – et il fait son possible pour
arracher l'aval des pays membres sur les projets américains de «
bouclier » élargi de l'OTAN. Cette attitude accule littéralement la
Russie à des positions plus agressives et à un réarmement accéléré (à
l'instar de ce qu'a fait l'OTAN il y a quelques années).

Bien évidemment, l'OTAN soutient l'occupation américaine de l'Irak. Le
Secrétaire Général de l'Alliance, M. Scheffer, se flatte régulièrement
que tous les Etats membres sont engagés dans l'Opération Liberté
Irakienne, soit en Irak, soit au Kuwait. Tous les pays des Balkans, à
la seule exception de la Serbie, ont envoyé des troupes en Irak et en
envoient aujourd'hui en Afghanistan. Ces deux pays sont devenus des
terrains d'entraînement pour apprendre aux nouveaux « partenaires » à
être « inter-opérationnels », et permettent le développement d'une
nouvelle assise mercenaire pour les opérations « hors périmètre » de
l'OTAN, de plus en plus fréquentes depuis que l'OTAN s'investit plus
activement que jamais dans les campagnes américaines d'Afghanistan et
du Pakistan.

Comme on l'a vu plus haut, l'OTAN se targue du rôle qu'elle a joué
dans les guerres des Balkans, alors que celles-ci violaient la Charte
des Nations Unies au même titre que celles d'Afghanistan et du
Pakistan. L'illégalité fait manifestement partie intégrante du nouveau
« Concept Stratégique ». Succédant au concept frauduleux «
d'autodéfense collective », les pouvoirs sans cesse élargis de l'OTAN
l'autoproclament légitimement habilité à conduire des campagnes
militaires « hors périmètre » ou de prétendues missions « non-article
V », hors du territoire initial de l'OTAN. Comme l'observait en 1999
l'universitaire spécialiste du droit Bruno Simma, « le message dont
ces voix sont porteuses dans notre contexte est très clair : s'il
s'avère que le mandat ou l'aval du Conseil de Sécurité [de l'ONU] pour
de futures missions de l'OTAN `non-article V' engageant des forces
armées ne peut être obtenu, l'OTAN doit rester en mesure de poursuivre
ce type d'opérations. Sa capacité à agir de la sorte, l'Alliance en a
déjà fait la démonstration dans la crise du Kosovo ». ("NATO, the UN
and the Use of Force: Legal Aspects," European Journal of
International Law, Vol. 10, No. 1, 1999, accessible sur :
http://www.ejil.org/journal/Vol10/No1/ab1.html).

Le pitbull OTAN sert bien sûr avec joie les ambitions hégémoniques
planétaires de son maître. Outre qu'elle contribue à encercler et
menacer la Russie, l'Alliance accumule les « accords de partenariat »
et mène des manœuvres militaires conjointes avec les pays du prétendu
« Dialogue Méditerranéen » (Israël, Egypte, Jordanie, Maroc, Tunisie,
Mauritanie et Algérie). L'OTAN a aussi signé de nouveaux partenariats
avec le Conseil de Coopération des Etats du Golfe (Bahrayn, Kuwait,
Arabie Saoudite, Oman, Qatar et Emirats Arabes Unis) élargissant
d'autant ses ambitions militaires de la rive atlantique de l'Afrique
jusqu'aux confins du Golfe Persique. Dans le même temps, on a assisté
à un continuum de visites et de manœuvres militaires maritimes avec la
plupart de ces nouveaux partenaires, et à la signature l'année
dernière du premier traité militaire bilatéral officiel entre l'OTAN
et Israël.

Le pitbull a désormais toute latitude pour aider Israël à poursuivre
ses violations massives du droit et des conventions internationales,
pour aider les Etats-Unis et Israël à menacer voire attaquer l'Iran,
pour élargir son propre programme de coopération et de pacification
des lointaines populations d'Afghanistan, du Pakistan (et certainement
d'ailleurs), et tout cela dans le prétendu intérêt de la paix et de la
fameuse « stabilité élargie » évoquée dans le Concept Stratégique.
L'OTAN, à l'instar de l'ONU elle-même, offre en définitive une
confortable image de multilatéralisme à ce qui n'est en réalité qu'un
expansionnisme impérial totalement hors la loi et littéralement hors
de contrôle. Dans les faits, l'OTAN, comme bras armé mondial et
agressif des Etats-Unis et d'autres impérialismes affiliés, constitue
une très sérieuse menace contre la paix et la sécurité
internationales. A la veille de la célébration de son soixantième
anniversaire et alors qu'elle aurait dû être liquidée dès 1991,
l'Alliance Atlantique ne cesse de s'étendre et de s'affirmer dans le
rôle de menace permanente où la consacrait dès 1999 le texte du
Concept Stratégique, avec une satisfaction malveillante qui donne
vraiment froid dans le dos.


1. [ndt : En fait la phrase du document de l'OTAN est à double sens :
« ... en rendant les risques d'agression contre l'Alliance
incalculables et inacceptables » signifie en principe que la prise de
risque (pour l'agresseur) est trop grande pour être seulement
envisageable. C'est le « principe de dissuasion ». Mais si l'Iran
venait à se doter de telles armes, « les risques d'agression contre
l'Alliance » seraient alors jugés « inacceptables », d'où le projet
très officiel d'attaque nucléaire préventive contre l'Iran s'il
poursuit son programme nucléaire. La Turquie étant membre de l'OTAN et
frontalière de l'Iran, elle serait considérée comme directement
menacée et les autres pays membres tenus de réagir de par leurs
engagements]


Traduit de l'anglais par Dominique Arias

(Les notes entre [ndt : ...] sont du traducteur et n'engagent que lui)



=== 4 ===

http://en.rian.ru/letters/20090122/119743596.html

Russian Information Agency Novosti
January 22, 2009

Letters to the editor

There has been a disturbing silence in the Russian
media on the subject of the upcoming NATO sixtieth
anniversary summit on April 3-4 of this year.

Occurring as it will on the tenth anniversary of
NATO's first full-fledged military campaign, the war
against Yugoslavia, and the first complete integration
of former Warsaw Pact states into the Alliance, this
event is far more ominous than the lack of public
concern about it would indicate.

This past November 19-20 NATO held a meeting of its
Chiefs of Defense, its highest military authority,
which was attended by the defense chiefs of over sixty
nations; that is, of a third of all the countries of
the world. Current US ambassador to NATO Kurt Volker
boasted three years ago that in 2005 the bloc was
running eight operations in four continents.

And although General Secretary Jaap de Hoop Scheffer
and Spokesman James Appathurai have for years now
routinely referred to Global NATO, and the above
substantiates their claim, it's worth noting that at
the November defense ministers meeting there were
present the military heads of five NATO members and
six Partnership for Peace cohorts that border Russia.

The Partnership nations have proven willing to accede
to NATO demands to deploy troops to war and
post-conflict zones like Bosnia, Kosovo, Macedonia,
Afghanistan and Iraq, and there's no reason to doubt
that they may be equally obliging in regards to NATO's
plans for Russia.

Regarding the latter, although over the past decade
NATO has expanded into history's first international
military bloc with farflung outposts and compliant
partners around the world, a sensible observer would
recognize that its main target is Russia.

The same sensible person would realize that there are
but two reasons, though neither precludes the other,
for effecting a military encirclement of a nation.

To blockade and effectively starve it out or to lay
the groundwork for a military assault.

Anniversaries serve to restore a historical
perspective that is lost in day-to-day existence with
its mundane demands and in doing so help us to better
understand not only the past but the present.

In 1949 everyone knew that the world was a perilous
place; sixty years later far too few appreciate that
in many ways it's even more so.

Rick Rozoff
Chicago, USA