Informazione
di Giulietto Chiesa - dal Manifesto del 6-1-08
Nel verbale segreto istruzioni Usa all'Ue
di Franco Juri
su Il Manifesto del 30/01/2008
Kosovo
Gli USA dettano alla Slovenia
http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/8893/1/51/ )
=== 2 ===
http://www.lernesto.it/index.aspx?m=77&f=2&IDArticolo=16671
L'indipendenza unilaterale del Kosovo, miccia innescata nei Balcani
di Giulietto Chiesa
su altre testate del 31/01/2008
(e l'Europa prende posizioni al servizio degli Americani) - 31-1-08 (Dal Sito www.megachip.info )
=== 3 ===
http://www.lernesto.it/index.aspx?m=77&f=2&IDArticolo=16666
La tombola kosovara al via di Ennio Remondino - Pristina su Il Manifesto del 29/01/2008 Da Mitrovica a Pristina, sulla «bomba» indipendenza. Thaqi: «L'Italia dirà sì»
=== 4 ===
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200801articoli/29570girata.asp
25/1/2008 (7:31) - INTERVISTA A HASHIM THACI, PREMIER KOSOVARO
=== 5 ===
http://www.resistenze.org/sito/te/po/se/pose8a25-002567.htm
http://www.lernesto.it/index.aspx?m=77&f=2&IDArticolo=16672
Kosovo: nuova colonia?
di Eduardo Montes de Oca
su Resistenze del 31/01/2008
da Rebelion - www.rebelion.org/noticia.php?id=61890 - “Insurgente” www.insurgente.org
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
Il Kosovo rappresenta un’altra mela della discordia nel mondo di oggi. Alla fine di dicembre, le divergenze attorno al futuro assetto politico di questa provincia serba, a maggioranza albanese, sembravano allontanare un regolamento negoziato in seno all’ONU, istituzione a cui potrebbe venire sottratta una questione che si trasformerebbe così in qualcosa di terribile: un’altra guerra nei Balcani. Prensa Latina ha informato che in una seduta caratterizzata da esasperate discussioni e celebrata a porte chiuse, il 19 dicembre, i 15 membri del Consiglio di Sicurezza non sono riusciti a trovare un accordo sul futuro di questo territorio sotto l’amministrazione delle Nazioni Unite, in conformità con la Risoluzione 1244, in vigore dal momento in cui, nel 1999, cessarono i bombardamenti dell’aviazione statunitense e della NATO contro la Serbia. Durante i quattro mesi di negoziati condotti dalla Serbia e dagli albanesi-kosovari, fino al 10 dicembre, il principale ostacolo al regolamento della questione è stato la raccomandazione del mediatore dell’ONU, Martti Ahtisaari, di concedere al Kosovo un’indipendenza tutelata dalla stessa ONU e dalla NATO.La raccomandazione a separarsi, sostenuta da Stati Uniti e Unione Europea, e respinta da Russia e Serbia, ha rappresentato un incoraggiamento per gli albanesi-kosovari, che avevano ignorato più volte le offerte di ampia autonomia avanzate da Belgrado in difesa dell’integrità territoriale del paese. Al termine della riunione del Consiglio di Sicurezza, gli albanesi-kosovari hanno assicurato di essere pronti a proclamare unilateralmente l’indipendenza del Kosovo; e i serbi hanno avvertito di avere l’intenzione di respingere la dichiarazione che, come veniva sottolineato, aprirebbe le porte a numerose rivendicazioni simili delle minoranze nazionali di stati membri dell’Unione Europea. E allora, perché il distacco del Kosovo attira l’appoggio degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, anche se potrebbe rappresentare un cattivo precedente nel Vecchio Continente, e obbligherebbe a modificare o annullare la Risoluzione 1244, che riconosce la sovranità della Serbia sulla provincia? Elementare. Gli Stati Uniti e i loro principali alleati europei danno un vigoroso impulso alla secessione, allo scopo di completare la disintegrazione della ex Jugoslavia, la cui principale componente, la Serbia, ha sempre occupato una posizione più vicina alla Russia che all’Occidente. Inoltre, il Kosovo dispone di grandi riserve di lignite e carbone, trasformabili in energia elettrica in grado di soddisfare le necessità del suo sviluppo interno e di quello dei paesi vicini. Cosa non darebbero gli Stati Uniti, l’Unione Europea e le transnazionali per le abbondanti riserve energetiche di un territorio che rappresenta il 15% della superficie della Serbia? Immaginate la risposta. E’ chiaro che le autorità albanesi-kosovare hanno già avviato un ampio piano di privatizzazione del settore energetico, a favore di imprese nordamericane ed europee, lasciando naturalmente fuori la Russia. E allora come potrebbe l’Occidente rispettare una risoluzione dell’ONU che riconosce la sovranità della Serbia sul Kosovo? Su quel Kosovo che torna anche estremamente utile ai piani statunitensi di costruzione, attraverso i Balcani, di un’enorme rete per il trasporto di petrolio e gas, che garantisca le forniture in qualsiasi circostanza. Il Kosovo come neocolonia è ciò di cui hanno bisogno Washington e l’Unione Europea. Da qui l’ostinazione per una politica, quella dell’indipendenza, che, se per alcuni analisti potrebbe condurre solo a conflitti di bassa intensità, data la presenza sul luogo di più di 16.000 effettivi della NATO, per altri potrebbe portare ad una guerra di più vaste proporzioni, che implicherebbe una nuova ondata di pulizia etnica di serbi e rom per mano degli albanesi-kosovari. E qui una domanda non retorica ci assilla. Nel caso dello scenario di guerra vasta, per certe elites del potere insediate a Washington e in Europa la morte di migliaia di esseri umani varrebbe più dell’economia e della geopolitica? Conoscendo i nostri polli, crediamo proprio che una simile eventualità non rovinerebbe il loro sonno. (...)
group/crj-mailinglist/message/5859
Isto procitaj: http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/
message/5860
P. Handke: La prensa ha preparado bien la guerra, es culpable: http://
it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/5829 )
http://www.yugofile.co.uk/Handke_on_KiM.htm
"In Kosovo there is only hate"
An interview with Peter Handke
"Without involvement in the wounds of the Balkans I would not be a true
writer".
"There are no human rights, nor democratic guarantees. The remaining
Serbs
are not even allowed to tend their graves, they are living in terror.
And
the EU, headed by the Slovene Janez Jansa, a leading criminal of the
Yugoslav drama, will recognise its independence, otherwise the Albanians
are threatening a new war"
By Tommaso Di Francesco,
Paris
Wary but frank, Peter Handke receives us into his house on the remote
outskirts of Paris. Diaphanous, tall and bony, in a white shirt which he
wears when he comes to meet us despite the cold, he appears like one of
the angels from "Sky aboveBerlin"[aka Wings of Desire(1988)], the
film by
Wim Wenders for which he wrote the screenplay. For many years he has
lived
here, he popped up in these parts like one of the mushrooms for which he
looks during his long walks in the woods near his house. He is one of
the
most politically incorrect of writers, practically persecuted by the
cultural institutions of the world, as when two years ago in Germany his
award of the "Heinrich Heine" prize was rescinded, or straight
afterwards
in France La Comedie Francaise dropped one of his comedies from their
programme. Moreover only two months ago Handke has won a case for
defamation against Il Nouvel Observateur which had written,
mendaciously,
that he had laid a red rose on the grave of Milosevic. What is his
crime?
Peter Handke is accused of being pro-Serb, now, during Nato's bloody
"humanitarian" bombing of former Yugoslavia and in the period of the
interethnic war. We are meeting him while he prepares to leave on a new
"winter journey" to Serbia where he will take part in the Festival of
Cinematographic Schools which takes place in the city of cinema
planned by
Emir Kusturica in Mokra Gora, meanwhile the battle over the status of
Kosovo rages and everyone waits for the presidential elections in
Belgrade
on 20 January.
TdF: The new leader of the Kosovar Albanians, Hashim Thaqi has announced
that in a few weeks he will declare Kosovo's independence from Serbia.
But, after eight years of NATO occupation and administration by UNMIK-
ONU,
do the conditions expected for independence, that is to say democratic
guarantees, respect for minorities and human rights, actually exist in
Kosovo?
PH: I don't recognise these conditions. I was in Kosovo in April and I
have been there four other times recently. I remained truly struck by
what
I saw in the enclaves of Velika Hoca, a village with a large Orthodox
church, and then in Orahovac. They are two enclaves near each other and
there one understands how the Serbs are living, how they spend their
time,
robbed of every possession, forced to go out only at four in the
morning,
terrorised all the time. The Suddeutsche Zeitung, speaking of a Serbian
enclave, has unbelievably written: "The Serbs pretend to be afraid". You
see, it's ideology, their minds already made up. No, the Serbs are not
"pretending to be afraid", they are simply living in terror and they
have
suffered so many murders in this period. There are no longer Serbian
cemeteries outside the villages as elsewhere in Serbia. In Orahovac the
cemeteries have been transferred to the centre of villages, within the
enclaves, and the buses which come every so often from Mitrovica have to
wait so as not to disturb the new graves. So even the ordinary
tending of
graves is impossible when those who do it may end up murdered and the
gravestones themselves are often destroyed. I have seen only hate in
Kosovo. It is NATO that has created this tragic and unsustainable
situation, NATO that bombed the whole of ex Yugoslavia. And now NATO and
the European Union insist that it is necessary to grant independence
because, otherwise, they know that the Kosovar Albanians will kill again
and threaten a new war. But how does one come to deserve independence
not
by right but because one threatens violence and another war? What
democratic logic is this which has been brought to bear by Europe and
the
US? Even worse they have never let up in eight years from murdering and
terrorising. It's enough even to see a Serbian symbol, a bus or a
coach as
it approaches the most beautiful monasteries in Europe like Decani or
Gracanica, then even the children, in an automatic reaction, throw
rocks.
The Serbs are reduced to a flock of sheep, lost and impoverished. They
have spoken of the violence of the Serbs against the Albanians but they
have remained silent in all these years about the hundreds and
hundreds of
murders and the destruction of the monasteries. They have told us
that the
Serbs wanted to expel two million Albanians, and for that reason the
campaign of aerial bombardment was justified. They have made a great
theatre along the border, great for the world's television crews and for
NATO's propaganda. Those refugees, for the most part were in flight
because they were afraid of the aerial bombardment, they were
accomodated
as soon as they reached the Macedonian border and they have all returned
home two months later. Thus they have contrived a new wretched war from
photographs and TV broadcasts. In 1996 I was in Decani to deliver a
lecture and there were no Italian troops in front of the monastery
then as
there are now protecting it, near there there was a lone Serbian
restaurant and they did not want to leave. Inside there were traces
of an
attack by the KLA where an Albanian woman had been murdered: five
minutes
before on the street the Albanian houses had all of a sudden turned off
their lights. The Serbs have also committed crimes and it has been a
disgrace to that nation and who governs it. But no-one was describing it
as an interethnic war, no-one was mentioning these armed attacks against
the Serbs and the moderate Albanians themselves on behalf of the
"freedom
fighters". A few days into NATO's war Le Monde and also newspapers on
the
Left had headlines "All out terror in Europe. 50,000 victims". There
were
a lot of victims but from both sides and many moderate Albanians
killed by
the KLA. In the end the Hague Tribunal found the graves of two thousand
bodies for the most part fallen in combat. But not the fifty thousand or
the "five hundred thousand" with which the New York Times headlined.
TdF: The supreme Court of Pristina itself on 6th September 2001 has
recognised in an important ruling that there was violence from the
Serbian
militia but not a "genocide", declaring in the process that they had
evidence that the the flight of eight hundred thousand Albanians was
motivated by fear of the NATO bombings which actually caused massacres ñ
"collateral damage" ñ among that same Albanian population. Then there
was
the KLA leader Ramush Haradinaj: Carla Del Ponte herself has said
that he
is a "butcher in uniform" and she has charged him with the slaughter of
Serbs and Roma from 1998 (before the staged massacre of Racak). And now
the European Union is ready to recognise the ethnic independence of
Kosovo
under the leadership of Janez Jansa, now prime minister of Slovenia and
rotating president of the EU, who boasts an "acquaintance with the
problem"
PH: It's all very well for Janez Janta to boast connections with the
KLA,
he is among the greatest criminals the Balkans have ever known. He who
glories in the "patriotic war", who did not hesitate to kill in cold
blood 20 conscript Yugoslav soldiers ñ many Slovenian ñ who were waiting
on a military lorry, murdered like dogs. With the motivation to form
a new
Mitteleuropa. That is an extraordinary region of culture, poetic and
musical, but to use the motivation of music as the base for an armed
aggression seems to me to be at the very least an offense to the
existence
of Schubert. Janez Jansa has been in the vanguard of the Yugoslav
tragedy
which I tried to denounce straightaway in 1991.
TdF: Does it not seem to you that the European Union, which together
with
the various armed nationalists was responsible for the destruction of
Federal Yugoslavia by recognising the declarations of independence based
on ethnicity ñ "Slovenicity" and "Croaticity" ñ now may be revisiting
the
scene of their crime by recognising another ethnic independence, that of
Kosovo?
PH: No-one is blameless. [Translation uncertain] Perhaps Austria, but it
is always a revengeful knowledge. Same as for Germany. It is the
understanding of diplomacy, which Fernand Braudel called "the long
duration", because there remains the awareness of the first and second
world wars. The rest, the French and the English, are completely
ignorant
about the Balkans. How all these expert warmongers came on TV and said
"listen to me I am an expert"! They are the curse of the Balkans.
TdF: And yet all these "experts" and these media types have up till now
stayed quiet about the exodus of a million Serbs, chased out of the
Croatian Krajina, from Bosnia Hercegovina and from Kosovo. Refugees who
will not return to their birthplaces again and constitute a tragedy for
the new Serbia. Why this silence? Not to mention the Kosovar Roma now
scattered across the shanty towns of the Balkans and around Europe
PH: During my "winter trips", I have been many times in hotels which
house
refugees, in Nikotin, Friska Gora, Bor, Nis. I have written a long
report
asking among other things for the journalists to tell the story of the
Serbian refugees. When you enter one of those hotels you see people
seated
crosslegged on the ground, the whole day in a daze, until they resort to
drink. With the old women who strive to keep their dignity and that
of the
children around them. They are waiting to die or to flee, living like
the
emigrants of the last century in America. And despite this there are
some
young people who paint, to eat and to describe existentially what they
have become. If I were a journalist I would live for months with those
people, like Ryszard Kapuscinski did. No-one's doing that. In Germany
there are study grants in some cities for young writers who as guests
describe their experience for a year. I have made this proposal: let's
send them for a month to be among the Serbian refugees. Not a single
writer has put himself forward, they prefer to get a prize of two
thousand
Euros for talking about cookery. I am beginning to despise the young
writers.
TdF: You have been accused of having put a red rose on Milosevic's grave
and of having approved of the Srebrenica massacre, haven't you?
PH: It's a complete fabrication. The Paris Tribunal has found the Nouvel
Observateur guilty of defamation for these claims: they had alleged
that I
had declared I was only happy when close to Milosevic. Those who know me
know that I hate all men of power. But naturally all the French
newspapers
have glossed over the court's ruling. They have waged a campaign against
me that resulted in the Comedie Francaise withdrawing my work from their
programme, and then they have kept quiet about the fact that what
they had
said was not true. I deeply love the France of George Bernanos, of
Francois Mauriac, and above all of Albert Camus, but the culture of
today's France is truly shameful. Nowadays the men of letters and
philosophers are caricatures like AndrÈ Gluksmann, Bernard-Henri LÈvy
and
those jokers of the international humanitarian rights like Bernard
Kouchner, who in the meantime has become Foreign Minister. As for
Srebrenica they have made a mockery of my words. I have condemned the
crimes committed by the Serbs, however I recalled that it is all
incomprehensible if one does not take into account the earlier
slaughters
of even women, old people and children ñ not like in Srebrenica [where
only males of fight age were killed] - perpetrated by the Bosnian Muslim
forces led by the Srebrenica leader Naser Oric in the villages around
Srebrenica: Kravica, Bratunac. These deeds were authorised by President
Izetbegovic. It was a brutal interethnic and interreligious war to be
denounced as much as possible.
TdF: Don't you think you made a mistake in going to Milosevic's
funeral in
2006 when he died in gaol at the Hague?
PH: I was not invited and I could have stayed away at home. No, I
said to
myself, I must go there even if it will be damaging for me. And in fact
immediately they created a tsunami against me, distorting my every
word. I
am recognised for my books, but I am proud of this choice. It is a
testimony which also helps the new Serbia, which is now struggling
against
Kosovo being removed from its sovereignty, its history and its
culture. In
the same way I am proud to have been earlier to the Hague, not to revere
Milosevic, I am not interested at all in him as a man of power. I know
that the Serbs also committed crimes, which I do not defend. I insist on
denouncing the nature of a completely fratricidal war. I went to the
Hague
because he was still in gaol accused of everything and as uniquely
culpable for the war in the Balkans which he saw, from 1991 to 1995 and
then from 1996 to 2002, full seven battle fronts, and some when
Milosevic
was not yet in power or no longer in power, even though he was
involved to
ratify the peace, as happened at Dayton for Bosnia Hercegovina, for
which
the USA was very thankful. I went to the Hague above all because I think
that the politician in gaol is much more interesting than when he is in
power. After all I was in good company with the former American attorney
general, Ramsey Clark.
TdF: What will be the immediate effect in the Balkans of the declaration
of independence by Kosovo?
PH: I don't know how the artificial state of Bosnia Hercegovina will
hold
up, nor what will happen in the Serbian zone of Kosovska Mitrovica,
which
is well maintained and productive compared to the disastrous economy in
the rest of Kosovo where unemployment, mafia and the rule of
"international aid" holds sway. And what will happen in Macedonia
with the
existence of really two Albanian states in the region? I am in mind
of the
grave responsibility of the Albanian Ismail Kadare, not a great or
even a
good writer. But above all he is an "ultranationalist" who has fanned
the
flames of ethnic war. I met him and spoke to him of my love for the
Yugoslav writer Ivo Andric and of his courage as a free man. He
replied to
me with a lie: I must not be fond of Andric because he was "against the
Albanians".
TdF: Why does a writer like you, who continues to work in a painful
way of
life like something Kafkaesque, demonstrate such involvement in the
suffering of the Balkans?
PH: Without this passion my life as a writer would truly be lived with
little emotion. Writing is a very noble profession, but if I did not
involve myself, merge myself in the Yugoslav conflict I would not
deserve
to still be called a writer. I am proud to have written about the
Serbian
refugees. I think that literature, as I say of Erri De Luca, must be
merciful. Else I would have no right to be a writer.
From: "Coord. Naz. per la Jugoslavia" <jugocoord@...>Date: January 27, 2008 9:03:57 PM GMT+01:00Subject: [JUGOINFO] SKOJ - Šesnaest godina borbe za stvar radničke klase
SAVEZ KOMUNISTIČKE OMLADINE JUGOSLAVIJELEAGUE OF THE YUGOSLAV COMMUNIST YOUTHwww.skoj.org.yu
SKOJ-Šesnaest godina borbe za stvar radničke klase
Punih 16 godina Savez komunističke omladine Jugoslavije (SKOJ) vodi borbu za socijalizam i obnovu naše otadžbine Socijalističke Federativne Republike Jugoslavije. Pljačkaški proces privatizacije, koji se posebno surovo sprovodi od kontrarevolucionarnog puča od 5.oktobra 2000 godine, milion nezaposlenih građana i pozicija zvanično najsiromašnije zemlje Evrope situacija je koja karakteriše takozvanu «tranzicionu» Srbiju, a koju SKOJ želi da promeni. U ovakvim uslovima, snaga SKOJ koji se rukovodi idejama marksizma-lenjinizma, proleterskog internacionalizma, antiimperijalizma i socijalističkog patriotizma raste iz dana u dan.
Na ulicama velikih gradova Srbije, Beograda, Novog Sada, Kragujevca... mogu se videti rezultati akcija našeg omladinskog Saveza.
Sa ponosom ističemo da je SKOJ avangarda među progresivnom omladinom Srbije u borbi protiv privatizacije( koju SKOJ ne deli na «pravednu» i nepravednu jer je svaka privatizacija pljačka), pristupanja naše zemlje NATO paktu i Evropskoj uniji i protiv imperijalističke okupacije Kosova i Metohije i Bosne i Hercegovine. SKOJ ne priznaje razbijanje Savezne Republike Jugoslavije i nastavlja svoju borbu za obnovu SFRJ naše jedine otadžbine koju je privremeno uništio zapadni imperijalizam.
Organizacije SKOJ postoje i jačaju iz dana u dan u Srbiji, Crnoj Gori,Bosni i Hercegovini i Makedoniji. U poslednjih godinu dana skojevske organizacije su posebno ojačale u Hrvatskoj i Sloveniji na šta smo veoma ponosni. SKOJ ostvaruje i intenzivnu međunarodnu saradnju,kao jedina omladinska organizacija sa naših prostora učlanjena u Svetsku federaciju demokratske omladine (WFDY) koja nastavlja tradiciju Komunističke omladinske internacionale (KIM). SKOJ korača putem koji su zacrtali klasici naučnog socijalizma Marks, Engels, Lenjin i Staljin i podržava socijalističke zemlje Kinu,Vijetnam, Demokratsku Narodnu Republiku Koreju, Laos i Kubu. Dajemo punu podršku bolivarskoj socijalističkoj revoluciji koja se sprovodi u latinoameričkim državama a na čijem čelu se svojim svetlim primerom posebno izdvajaju Venecuela i Bolivija.
SKOJ podržava borbu ruskih komunista protiv diktatorskog buržoaskog režima Vladimira Putina i osuđuje nasrtaje zapadnog imperijalizma na bezbednost i integritet Ruske Federacije koji se manifestuju agresivnim širenjem NATO pakta i EU. Samo obnova SSSR će omogućiti uništenje Novog svetskog poretka na čelu sa SAD.
SKOJ zahteva momentalno povlačenje okupatorskih snaga zapadnog imperijalizma na čelu sa SAD iz Iraka i Avganistana. SKOJ je u prvim redovima borbe protiv imperijalizma, globalizma i fašizma na svakom mestu gde se ove reakcionarne pojave manifestuje. SKOJ je udarna pesnica Nove komunističke partije Jugoslavije(NKPJ) jedine marksističko-lenjinističke partije na našim prostorima koja je avangarda jugoslovenske radničke klase.
SKOJ će borbu za socijalizam, obnovu Jugoslavije, uništenje imperijalizma, globalizma i fašizma nastaviti i u narednom periodu sa još većim žarom i nesmanjenom verom u pobedu i oslobođenje proletarijata iz kapitalističkih okova!
Živeo SKOJ!Živela NKPJ!Živeo marksizam-lenjinizam!Živeo proleterski internacionalizam!U borbu za obnovu socijalističke Jugoslavije!Sekretarijat SKOJ25.01.2008.
FNRJ Film news - 19 min 18 sec - Mar 29, 2006
www.wartruth.150m.com
http://video.google.com/videoplay?docid=4506666011464565164&hl=en ]
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=2861
Video: QUEL CHE ACCADDE NEL CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI JASENOVAC (ESTRATTO)
Postato il Martedi 26 Dicembre 2006 (19:00) di carlo
[ http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?
name=News&file=categories&op=newindex&catid=19 ]
Atroci racconti di assassinii e torture: come il papa giustifica gli omicidi
DI GREG SZYMANSKI
The Arctic Beacon
Propongo un articolo di Greg Szymanski, invitando i lettori a visitare il suo sito [ http://
www.arcticbeacon.com/index.html ]. -- Zret [http://zret.blogspot.com/%5d
In un recente interrogatorio, l'avvocato difensore di papa Benedetto XVI, nel processo
Alperin contro il Vaticano, ha ammesso che il Vaticano era coinvolto nel genocidio
commesso in Croazia durante la Seconda guerra mondiale, quando furono uccisi mezzo
milione tra Serbi ed Ebrei.
È assodato che la Santa sede collaborò con il Partito nazionalsocialista dei lavoratori
tedeschi per perpetrare questo orrendo crimine, sicché Johnatan Levy, avvocato delle
vittime della carneficina, sta ora tentando di ottenere dei risarcimenti per i suoi assistiti,
accusando la Banca del Vaticano di aver lavato denaro sporco frutto dei genocidi, nel
periodo post-bellico.
Ciò che è incredibile su tale processo istruito presso la Corte federale di San Francisco,
oltre al silenzio dei media su tali atrocità, à la sfrontatezza del difensore del papa che ha
giustificato la partecipazione allo sterminio come "atto consentito dalle leggi
internazionali". Sebbene il procuratore abbia tagliato corto, dicendo che la Chiesa di Roma
è al di sopra della legge, i suoi bizzarri argomenti sono conformi al diritto canonico,
secondo il quale la Chiesa cattolica ha il diritto di uccidere gli eretici senza che ciò sia una
violazione delle norme internazionali della Chiesa stessa. Gli eretici sono coloro che non
offrono la loro lealtà al papa e non seguono la dottrina di "Cristo". Agli occhi di Roma ciò
giustifica l'assassinio di innocenti come Serbi ed Ebrei durante la Seconda guerra
mondiale. L'autore di Vatican assassins, Eric Jon Phelps, ricorda che l'attuale diritto
canonico ancora in vigore legittima l'omicidio nei casi sopra citati.
Anche se non è stato accettato come prova al processo, è stato recentemente diffuso un
documento filmato che mostra la connivenza tra Vaticano e Nazisti nel campo di sterminio
di Jasenovac, dove furono massacrati Serbi ortodossi, Ebrei e Rom dagli Ustasha, i fascisti
croati che applicarono ferocemente le leggi razziali promulgate in Germania. Le immagini
del documentario permettono di scoprire il vergognoso ruolo del Vaticano nel genocidio.
(1)
Gli attori stanno ancora cercando di ottenere la restituzione del tesoro nazista e croato che
fu illecitamente trasferito dallo I.O.R. in altri istituti di credito
Levy ha aggiunto che presto gli autori del libro La guerra segreta contro gli Ebrei,
pubblicheranno un altro saggio, Trinità blasfema, che esplora i collegamenti tra il Vaticano
ad i Nazisti, con nuove agghiaccianti informazioni che ridefiniscono il ruolo della Chiesa
cattolica (2) nella storia del XX secolo.
[ foto: http://bp3.blogger.com/_LecpxQwqMrY/RY6sJeLGAPI/AAAAAAAAABo/
5Ga6TFevmjo/s400/9stepinacustashi.jpg ]
[ video: http://video.google.com/videoplay?docid=4506666011464565164&hl=en ]
Note del traduttore:
(1) I neonati Serbi, Rom ed Ebrei erano scaraventati in aria e, mentre ricadevano, venivano
trafitti con le baionette.
(2) Io la definirei Chiesa diabolica massonica romana
Versione originale:
Greg Szymanski
Fonte: http://www.arcticbeacon.com/
Link: http://www.arcticbeacon.com/20-Nov-2006.html
20.12.2006
Versione italiana:
Fonte: http://zret.blogspot.com/
Link: http://zret.blogspot.com/2006/12/quel-che-accadde-nel-campo-di.html
SKOJ-Šesnaest godina borbe za stvar radničke klase
Punih 16 godina Savez komunističke omladine Jugoslavije (SKOJ) vodi borbu za socijalizam i obnovu naše otadžbine Socijalističke Federativne Republike Jugoslavije. Pljačkaški proces privatizacije, koji se posebno surovo sprovodi od kontrarevolucionarnog puča od 5.oktobra 2000 godine, milion nezaposlenih građana i pozicija zvanično najsiromašnije zemlje Evrope situacija je koja karakteriše takozvanu «tranzicionu» Srbiju, a koju SKOJ želi da promeni. U ovakvim uslovima, snaga SKOJ koji se rukovodi idejama marksizma-lenjinizma, proleterskog internacionalizma, antiimperijalizma i socijalističkog patriotizma raste iz dana u dan.
Na ulicama velikih gradova Srbije, Beograda, Novog Sada, Kragujevca... mogu se videti rezultati akcija našeg omladinskog Saveza.
Sa ponosom ističemo da je SKOJ avangarda među progresivnom omladinom Srbije u borbi protiv privatizacije( koju SKOJ ne deli na «pravednu» i nepravednu jer je svaka privatizacija pljačka), pristupanja naše zemlje NATO paktu i Evropskoj uniji i protiv imperijalističke okupacije Kosova i Metohije i Bosne i Hercegovine. SKOJ ne priznaje razbijanje Savezne Republike Jugoslavije i nastavlja svoju borbu za obnovu SFRJ naše jedine otadžbine koju je privremeno uništio zapadni imperijalizam.
Organizacije SKOJ postoje i jačaju iz dana u dan u Srbiji, Crnoj Gori,Bosni i Hercegovini i Makedoniji. U poslednjih godinu dana skojevske organizacije su posebno ojačale u Hrvatskoj i Sloveniji na šta smo veoma ponosni. SKOJ ostvaruje i intenzivnu međunarodnu saradnju,kao jedina omladinska organizacija sa naših prostora učlanjena u Svetsku federaciju demokratske omladine (WFDY) koja nastavlja tradiciju Komunističke omladinske internacionale (KIM). SKOJ korača putem koji su zacrtali klasici naučnog socijalizma Marks, Engels, Lenjin i Staljin i podržava socijalističke zemlje Kinu,Vijetnam, Demokratsku Narodnu Republiku Koreju, Laos i Kubu. Dajemo punu podršku bolivarskoj socijalističkoj revoluciji koja se sprovodi u latinoameričkim državama a na čijem čelu se svojim svetlim primerom posebno izdvajaju Venecuela i Bolivija.
SKOJ podržava borbu ruskih komunista protiv diktatorskog buržoaskog režima Vladimira Putina i osuđuje nasrtaje zapadnog imperijalizma na bezbednost i integritet Ruske Federacije koji se manifestuju agresivnim širenjem NATO pakta i EU. Samo obnova SSSR će omogućiti uništenje Novog svetskog poretka na čelu sa SAD.
SKOJ zahteva momentalno povlačenje okupatorskih snaga zapadnog imperijalizma na čelu sa SAD iz Iraka i Avganistana. SKOJ je u prvim redovima borbe protiv imperijalizma, globalizma i fašizma na svakom mestu gde se ove reakcionarne pojave manifestuje. SKOJ je udarna pesnica Nove komunističke partije Jugoslavije(NKPJ) jedine marksističko-lenjinističke partije na našim prostorima koja je avangarda jugoslovenske radničke klase.
SKOJ će borbu za socijalizam, obnovu Jugoslavije, uništenje imperijalizma, globalizma i fašizma nastaviti i u narednom periodu sa još većim žarom i nesmanjenom verom u pobedu i oslobođenje proletarijata iz kapitalističkih okova!
Parisi: "Un reggimento è già pronto"
di FRANCESCO GRIGNETTI
su La Stampa del 11/12/2007
«Stiamo lavorando per evitare che la situazione vada fuori controllo»
La preoccupazione per il Kosovo c'è ed è forte. «Siamo consapevoli della complessità della situazione», dice Arturo Parisi. Certe volte, però, più delle parole, parlano le ciglia aggrottate. Specie quando scandisce «e dei rischi in essa presenti...». La ferita appena ricucita dei Balcani può riaprirsi da un momento all' altro. Ecco dunque che il ministro è costretto a prendere in esame l'eventualità peggiore. Nuove truppe? «Ritengo che la misura attuale sia all'altezza dei rischi e dei problemi presenti». Ma la situazione potrebbe precipitare. E allora: «Qualora le condizioni dovessero modificarsi, è evidente che dovremmo riconsiderare la cosa come Paese e soprattutto come Unione europea». Nel frattempo, un reggimento è stato avvertito di tenersi pronto. Una misura di precauzione che non guasta. «Lo strumento militare - si limita a dire Parisi - prevede forze di riserva per intervenire in casi di emergenza. Ma stiamo lavorando affinché questa situazione non si determini». E naturalmente Parisi è in continuo contatto con i suoi colleghi dell'Alleanza atlantica. «La speranza è che l'unità tra Paesi europei sia capace di condurre al meglio questo passaggio». Se poi Parisi auspichi l'indipendenza dei kosovari, per il momento non lo fa capire.
Se però i Balcani sono l'emergenza del giorno, i ministri della Difesa già pensano a quella che potrebbe essere l'emergenza del domani, il Maghreb, e per una volta cercano di scongiurare una crisi annunciata. E' il senso di questo vertice di Cagliari, detto dei Cinque più Cinque, tra Paesi europei (Francia, Italia, Spagna, Portogallo, Malta) e africani (Libia, Algeria, Tunisia, Marocco e Mauritania). Incontri ormai periodici si tengono tra ministri degli Esteri e dell'Interno. Ora anche della Difesa. L'obiettivo è arrivare a una larga alleanza militare tra le due sponde del Mediterraneo. Una sorta di Nato euro-araba che in tutt'evidenza ha lo scopo di stabilizzare quei regimi traballanti.
In ambito militare tra i Dieci hanno cominciato a piccoli passi. Una scuola per colonnelli si organizzerà a Parigi il prossimo anno. A Tunisi sta per nascere un Centro di analisi strategica che ha tutta l'aria di essere un avamposto per esaminare da vicino il terrorismo islamico. A Tripoli dovrebbe sorgere un Istituto per lo sminamento e le tecniche degli artificieri.
Ma i Dieci progettano anche le future esercitazioni aeronavali congiunte. E si preparano protocolli sulla Protezione civile e sulla difesa del mare dall' inquinamento. Marginale ma non troppo, c'è anche la vigilanza aerea e satellitare contro l'immigrazione clandestina. Quanto prima, anche Tunisia e Libia parteciperanno all'interscambio di dati sul traffico del naviglio mercantile nel Mediterraneo.
L’associazione opera per la diffusione di una cultura critica della guerra e il riavvicinamento tra i popoli con culture, etnie, religioni ed usanze diverse al fine di una equa e pacifica convivenza. Si impegna per la diffusione di un forte senso di solidarietà nei confronti della popolazione jugoslava e degli altri popoli vittime della guerra. Ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
2018:51:05&log=invites
"Oui, illégalité et corruption règnent au Kosovo", nous confirme un
Guardia Civil espagnol
Pedro Javier Sanchez Zarca
Nous avons publié récemment un article de Maciej Zaremba intitulé
Kosovo ou Unmikistan : le royaume de la corruption, de l’illégalité
et du crime. Ce journaliste suédois y exposait les scandales liés à
l'administration du Kosovo occupé par les puissances occidentales.
Ces faits sont confirmés par une lettre que nous envoie le porte-
parole de l'Union fédérale des Guardias Civiles d'Espagne. Le débat
ne porte pas ici sur le rôle général de cette institution, mais sur
le témoignage concret de certains de ses membres. Il en ressort
clairement que les puissances occidentales ne font pas du tout ce
qu'elles disent faire au Kosovo.
Sur cette occupation militaire et les illégalités qui ont été
commises dès le début de la guerre en fait, voir notre livre
"Monopoly - L'Otan à la conquête du monde", qui est épuisé mais dont
peut trouver des pages à la rubrique Livres.
MICHEL COLLON
Cher Monsieur Collon,
Nous vous écrivons au nom de l'Union Fédérale (association syndicale
- ndlr) des Guardias Civiles, association professionnelle de
l'Institut militaire espagnol, qui assure actuellement la
représentation légale des membres expulsés du contingent KUGUCI de
Kosovo, dans des circonstances très semblables à celles décrites dans
l'article de Maciej Zaremba
( publié sur ce site, voir : http://www.michelcollon.info/
articles.php?dateaccess=2007-12-04%2009:15:24&log=invites )
et nous écrivons pour mettre à disposition notre relation des
événements survenus à la base espagnole d'Istok, Kosovo. (...)
Nous croyons que la vérité doit éclater, non seulement pour nos
affiliés, et nous considérons qu'il ne doit pas exister de maffias
internationales camouflées sous le couvert des institutions légales
internationales. Le délit doit être poursuivi, où qu'il se produise,
et il ne doit pas s'abriter derrière ni être couvert par la
participation des Etats démocratiques ou des organes militaires. (...)
Nous, les Gardes Civils, sommes une police de nature militaire, mais
nous ne sommes pas intégrés dans les Forces Armées de notre pays, à
la différence de la gendarmerie.
La loi organique de 1986 établit clairement la différence, en nous
intégrant dans les Forces et Corps de Sécurité de notre pays, nous
faisant dépendre organiquement du ministère de l'intérieur, mais nous
conférant une double dépendance vis à vis de l'intérieur et de la
défense.
Le présent cas concerne six camarades qui ont intégré le contingent
du Kosovo jusqu'au 2 août 2007 et qui ont été rapatriés d'Istok sans
la moindre explication, à la suite d’une série d'irrégularités qu'ils
ont mises à jour. La base (espagnole) est alors restée sans police
militaire, donc sans organisme qui contrôle la corruption - que nous
n'osons qualifier de généralisée dans l'Armée de Terre Espagnole.
Lesdits camarades étaient en train de cumuler des preuves qui
démontraient que le personnel embauché par les entreprises de l'UTE
(Union Temporelle d'Entreprises) était sous le contrôle des mafias et
n'avait ni sécurité sociale ni de contrat de travail comme l'exige le
ministère de Défense Espagnol.
Ils ont aussi mis le doigt sur un possible trafic d'anabolisants, sur
une contrebande de tabac et d'alcool qui se vendait sans contrôle
fiscal ni precinta (certificat du ministère de finances). Ils ont pu
déterminer que les approvisionnements qui étaient envoyés depuis
l'Espagne via la Grèce arrivaient à un entrepôt qui n'était pas
contrôlé par l'Armée, où les fournitures entraient en possession des
sociétés de l'UTE et pouvaient donc être vendues par celles-ci à
l'extérieur de la base ou devenir objet de contrebande.
Je vous donne une piste concrète: un chargement de viande en
provenance du Paraguay qui ne remplissait pas les conditions
sanitaires requises a été décelé à la frontière; nous suspections
qu’il était destiné à la vente en Espagne via la base espagnole.
Nous sommes au courant de vos soupçons en ce qui concerne les
violations des droits de l'homme dans ce pays, mais nous n'avons pas
de preuves, à part les témoignages de la population du Kosovo.
Bref, le fait est que la Base España volait même le gasoil du
réservoir, puisque la responsable de celui-ci entretient une relation
amoureuse avec l'employé du catering de la base. Nous avons des
photos dudit gasoil dans l'entrepôt où était dévié et stocké le
matériel que le Gouvernement Espagnol envoyait comme équipement à nos
soldats.
Nous avons des preuves de la contrebande qui a lieu dans la Base
España et nous avons connaissance du rapport qu'a fait la Garde
Civile à propos de trafic d'anabolisants, en plus de certaines
questions relatives aux accidents de la route impliquant des
véhicules espagnols, où jamais un seul test d'alcoolémie n'est pratiqué.
Si vous avez un correspondant en Espagne, nous vous remercierions de
vous mettre en contact avec nous (téléphone 67...), puisque nous nous
trouvons dans une situation difficile: nous sommes en pré-campagne
électorale et les faits sur lesquels nous enquêtons auraient pu
commencer à partir de 2000. Ils pourraient donc impliquer autant le
Parti Populaire que le Parti Socialiste.
A cause de cela, nous nous retrouvons face à un mur médiatique qui
nous empêche de publier les faits que l'on connaît et qui ont déjà
été soumis à un juge militaire en Septembre 2007, lequel a classé le
dossier.
Si vous le désirez, je vous enverrai un récit chronologique de faits
qui sont arrivés à nos camarades, expulsés du pays sans raison valable.
Salutations.
D. Pedro Javier Sanchez Zarca, Secretaire de Presse de l'Union
Fédérale des Gardes Civiles.
Glavas libero e rieletto