Informazione
CITTA' ITALIANE, ANNO 2003
Oggi a Trento, all'angolo fra via Manci e la galleria che dà in Piazza
Italia, c'era una mendicante.
Accucciata per terra era piegata in due con la fronte quasi toccava il
marciapiede. Si sosteneva con le mani appoggiate alla pietra gelida in
questa giornata freddissima e tremava come una foglia. Gemeva piano,
come un cane che guaisce. Piangeva e sull'asfalto sotto il suo viso si
allargavano polle di lacrime. Davanti aveva appoggiato un'immagine
della Madonna col bambino in braccio.
La gente passava ignorandola completamente.
Nessuno che manifestasse una traccia di pietà.
Ho tentato di parlarle, non capiva l'italiano.
Mi sono rivolta a lei con le poche parole che ricordo di slavo, ma non
sono stata in grado di decifrare la sua risposta. Le ho chiesto se era
serba. Ha taciuto.
Allora ho pensato alla sollevazione di tutto il "mondo civile" contro
i "crimini dei serbi".
Ho ricordato una guerra che ha fatto migliaia di vittime civili, che
ha lasciato orfani, vedove, mutilati, che ha distrutto l'economia di
un popolo ricacciandolo all'età della pietra, che lo ha ridotto alla
fame, e che ha avvelenato con l'uranio impoverito quella parte del
pianeta per miliardi di anni.
E mi sono chiesta dove sono i documentari, le foto, i reportages sulle
conseguenze di questa guerra tanto umanitaria.
Mi sono chiesta come mai nessun rappresentante dei media è andato
nella ex-Jugoslavia a filmare come vanno le cose oggi.
Abbiamo distrutto un popolo e poi ce ne siamo dimenticati.
La miseria, la disperazione, la fame, gli orrori che abbiamo creato
non interessano nessuno...
Piera Graffer, 5/2/2003
Propaganda di Guerra
by Michel Chossudovsky
www.globalresearch.ca 16 gennaio 2003
(traduzione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova)
La URL di questo articolo è a:
http://globalresearch.ca/articles/CHO301A.html
Michel Chossudovsky è l'autore di "Guerra e Globalizzazione, la verità
dopo l'11 settembre." Professore di Scienze Economiche all'Università
di Ottawa, è Direttore del Centro per la Ricerca sulla
Globalizzazione, che ospita il sito web che consente di affrontare in
modo critico gli argomenti relativi al rapporto
guerra-globalizzazione: www.globalresearch.ca.
Questo testo su "Propaganda di guerra" costituisce la prima parte di
un documento diviso in due parti. La seconda parte si focalizza su
"Come si costruisce un nemico", e viene presentata di seguito.
I pianificatori militari del Pentagono sono consapevoli in modo
perspicace del ruolo centrale della propaganda di guerra. Per
iniziativa del Pentagono, del Dipartimento di Stato e della CIA, è
stata lanciata una campagna di terrore e di disinformazione (FDC). La
distorsione plateale della verità e la sistematica manipolazione di
tutte le fonti di informazione risulta parte integrante della
pianificazione di guerra. Sulla scia dell'11 settembre, il Segretario
alla Difesa Donald Rumsfeld aveva creato l'"Office of Strategic
Influence (OSI)", l'Ufficio per il Condizionamento Strategico, o
"Office of Disinformation", Ufficio per la Disinformazione, così come
viene catalogato dai suoi critici:
"Il Dipartimento della Difesa afferma che è necessario fare questo, e
che bisogna azionarsi per congegnare effettivamente degli eventi falsi
nelle regioni straniere, come sforzo per influenzare e manipolare
l'opinione pubblica in tutto il mondo."(1)
Ma, all'improvviso, l'OSI veniva formalmente sciolta sotto la spinta
di pressioni politiche e di "fastidiosi" articoli dei media, "i cui
scopi erano deliberatamente tendenziosi rispetto alla necessità di
portare avanti gli interessi Americani." (2)
"Rumsfeld si ritirava, dichiarando tutto il suo sconcerto" (3)
Malgrado questa apparente ritirata, la campagna di disinformazione
Orwelliana del Pentagono rimane funzionalmente intatta: "A questo
riguardo il Segretario alla Difesa non è stato particolarmente franco.
Fare disinformazione con la propaganda militare è parte essenziale
della guerra."(4)
Rumsfeld, più tardi, ha confermato in un'intervista stampa che, mentre
l'OSI non esisteva più di nome, "le funzioni designate per l'Office
sono state di fatto messe in pratica" (5)
( le precise parole di Rumsfeld possono essere consultate a
http://www.fas.org/sgp/news/2002/11/dod111802.html ).
Un certo numero di agenzie governative e di unità informative di
intelligence - strettamente legate al Pentagono - sono coinvolte in
diverse strutture componenti della campagna di propaganda. Realtà
vengono completamente capovolte. Atti di guerra sono annunziati come
"interventi umanitari", innescati con il fine di "cambiamento dei
regimi" e di "restaurazione della democrazia". Occupazioni militari e
l'uccisione di civili sono presentate come "peace-keeping", per il
mantenimento della pace. La diminuzione delle libertà civili - nel
contesto della cosiddetta "legislazione anti-terrorismo" - viene
dipinta come un mezzo per fornire "sicurezza interna" e di sostegno
delle libertà civili. E sottolineando queste realtà manipolate, i
documenti "Osama bin Laden" e "Armi di distruzione di massa", che
circolano in modo diffuso nella catena dell'informazione
giornalistica, sono promossi come fondamentali per una razionale
consapevolezza degli eventi Mondiali. Nel critico "panorama di
pianificazione" che conduce ad una invasione dell'Iraq, il
capovolgimento dell'opinione pubblica, internamente e nel mondo,
costituisce parte integrante dell'agenda di Guerra, la propaganda di
Guerra viene progettata a tutti gli stadi: prima, durante le
operazioni militari, così come nella terribile conclusione della
guerra.
La propaganda di guerra serve a distogliere dalle reali cause del
conflitto e dalle conseguenze della guerra stessa.
Pochi mesi dopo che l'OSI veniva disciolto fra le polemiche (febbraio
2002), The New York Times confermava che la campagna di
disinformazione era stata messa in atto in modo robusto e che il
Pentagono stava: "considerando di emanare una direttiva segreta
all'Esercito degli Stati Uniti per condurre operazioni sotto copertura
atte ad influenzare la pubblica opinione e i fattori politici nelle
nazioni amiche e neutrali."
Lo scopo era di accendere una dura battaglia all'interno
dell'amministrazione Bush nel suo complesso, se l'Esercito avesse
dovuto condurre missioni segrete di propaganda in nazioni amiche, come
la Germania.
"La lotta - ha dichiarato un funzionario del Pentagono - verte sul
sistema di comunicazioni strategiche per la nostra nazione, sul
messaggio che noi vogliamo inviare per influenzare a lungo termine, e
come costruirlo. Noi possediamo le strutture, le capacità e
l'addestramento idonei per influenzare la pubblica opinione delle
nazioni amiche e neutrali. Noi possiamo fare questo e farla franca!"
(6)
Fabbricando la Verità
A sostenere l'agenda di guerra, queste "realtà inventate", come dati
basilari introdotti giorno dopo giorno nella catena informativa di
massa, possono diventare "indelebili verità", che vanno a formare
parte di un largo consenso politico e dei media. A questo riguardo, la
corporazione dei mezzi di informazione di massa - sebbene agisca in
modo indipendente dall'apparato militar-spionistico - risulta
strumento di questo sistema totalitario in evoluzione e in sviluppo.
In stretto collegamento con il Pentagono e la CIA, il Dipartimento di
Stato ha perciò strutturata una sua propria unità civile di
propaganda, dai "dolci raggiri", diretta dalla Sottosegretaria di
Stato per le Relazioni e gli Affari Pubblici Charlotte Beers, una
figura potente nell'industria pubblicitaria. Lavorando a stretto
contatto con il Pentagono, Beers veniva designata a capo dell'unità di
propaganda del Dipartimento di Stato nella settimana immediata all'11
settembre. Il suo mandato consisteva nel "contrapporsi e neutralizzare
l'anti-Americanismo esterno." (7)
La sua funzione al Dipartimento di Stato consiste:
"nell'assicurare che le pubbliche relazioni (di coinvolgimento, di
informazione e guida, di influenza sulle comunicazioni internazionali
importanti), vengano praticate in armonia con gli affari pubblici (con
sfera di estensione al di là degli Statunitensi) e con la diplomazia
tradizionale, per dare impulso agli interessi e alla sicurezza degli
USA e di produrre la base morale per la leadership Americana nel
mondo."
(http://www.state.gov/r/ )
Il ruolo della CIA
Il componente a maggior potere della Campagna di Terrore e di
Disinformazione (FDI) è costituito dalla CIA, che sovvenziona
segretamente scrittori, giornalisti, e critici nei media, attraverso
una rete di fondazioni private, e la CIA sponsorizza direttamente le
organizzazioni.
Inoltre la CIA influenza il campo di azione e la direzione di molte
produzioni di Hollywood. Dall'11 settembre, un terzo delle produzioni
di Hollywood sono film di guerra. "Le stars di Hollywood e i
soggettisti sono forzati a sostenere il nuovo messaggio di
patriottismo, in accordo con la CIA e in completo delirio
con i militari, rispetto a possibili attacchi terroristici." (8) "The
Summer of All Fears (L'estate del terrore)", diretto da Phil Alden
Robinson, che descrive lo scenario di una guerra nucleare, ha ricevuto
l'approvazione e il supporto economico sia del Pentagono, che della
CIA.(9)
Disinformazione viene routinariamente "seminata" da agenti della CIA
nelle redazioni dei più importanti quotidiani, delle riviste e dei
canali Televisivi. All'esterno, società di relazioni pubbliche sono
usate per creare "storie truffa", accuratamente documentate da Chaim
Kupferberg in relazione agli eventi dell'11 settembre:
"Un gruppo relativamente piccolo, ma ben coordinato, di corrispondenti
preparano gli scoops, che forniscono la copertura alle fonti per la
corrente principale di notizie, dove vengono imposti i parametri di
discussione, e "la realtà ufficiale" viene consacrata per i filoni di
informazione alla fine della catena di notizie." (10)
Inoltre, iniziative di subdola disinformazione sotto gli auspici della
CIA sono messe in atto da vari procuratori di informazioni in altre
nazioni.
Dall'11 settembre, questi sono risultati, giorno dopo giorno,
disseminatori di false informazioni riguardanti supposti "attacchi
terroristici".
Praticamente, in tutti i casi riportati, (Gran Bretagna, Francia,
Indonesia, India, Filippine, ecc.), i "presunti gruppi terroristici"
sono indicati come aventi "legami con al Qaeda di Osama bin Laden",
naturalmente senza dare conoscenza del fatto che al Qaeda sia stata
una creazione della CIA (come ampiamente documentato da rapporti di
intelligence e da documenti ufficiali).
La dottrina dell"Autodifesa"
In questa critica congiuntura, nei mesi che portano all'annunziata
invasione dell'Iraq, la campagna di propaganda si è messa in movimento
per sostenere l'illusione che "l'America si trova sotto attacco".
Con collegamenti non solo attraverso il flusso generale dei media, ma
anche attraverso un numero di siti Internet di comunicazione
alternativa, queste "realtà fabbricate" dipingono la guerra come un
atto sincero di autodifesa, mentre con attenzione vengono celati gli
obiettivi di larga strategia ed economici della guerra.
Inoltre, la campagna di propaganda enfatizza un "casus belli", una
giustificazione, una legittimazione politica per scatenare la guerra.
La "realtà ufficiale" (comunicata con profusione nei discorsi di
George W.) si posiziona sulla premessa marcatamente "umanitaria" di
una cosiddetta "guerra preventiva", o più chiaramente "difensiva",
"una guerra per proteggere la libertà":
" Noi siamo sotto attacco, perché noi amiamo la libertà! Ed è per
questo, perché noi amiamo la libertà, e diamo valore alla vita di ogni
uomo, che stanno tentando di ferirci." (11)
Compitata nel National Security Strategy (NSS), la dottrina della
"guerra difensiva" preventiva e la "guerra al terrorismo" contro al
Qaeda costituiscono i due pilastri essenziali della campagna di
propaganda del Pentagono.
L'obiettivo è quello di presentare una "azione militare preventiva",
che significa la guerra, come un atto di "autodifesa" contro due
categorie di nemici, "gli Stati canaglia" e i "terroristi Islamici".
"La guerra contro i terroristi di portata globale è un'impresa di
durata indeterminabile. L'America agirà contro queste minacce che
stanno profilandosi, prima che queste vadano a compimento completo.
Gli Stati canaglia e i terroristi non cercano di attaccarci con l'uso
di mezzi convenzionali. Loro capiscono che tali attacchi andrebbero a
fallimento.
Invece, fanno affidamento su atti di terrorismo e, potenzialmente,
sull'uso di armi di distruzione di massa!
Gli obiettivi di questi attacchi sono le nostre forze armate e la
nostra popolazione civile, in diretta violazione di una delle
principali norme del diritto dello stato di guerra.
Come è stato dimostrato dalle rovine dell'11 settembre 2001, le stragi
di massa di civili sono lo specifico obiettivo dei terroristi e questi
disastri saranno esponenzialmente più severi se i terroristi
entreranno in possesso ed useranno armi di distruzione di massa.
Gli Stati Uniti da lungo tempo hanno introiettato l'opzione di azioni
preventive per contrastare una consistente minaccia alla nostra
sicurezza nazionale. Ma più grande delle minacce è il rischio
dell'inazione, e quindi diventa irresistibile il fatto di considerare
in anticipo azioni per difendere noi stessi. Per prevenire o
anticipare tali atti ostili dei nostri avversari, gli Stati Uniti
agiranno, se necessario, preventivamente." (12)
(National Security Strategy, Casa Bianca, 2002,
http://www.whitehouse.gov/nsc/nss.html )
Alimentando la disinformazione nella catena degli organi di notizie.
In che modo si mette in pratica la propaganda di guerra?
Due serie di "dichiarazioni" che "balzano agli occhi", emanate da
sorgenti di varia natura ( che includono le dichiarazioni ufficiali
della National Security, i mezzi di informazione di massa, contenitori
di opinioni che fanno riferimento a quelle di Washington, ecc.) sono
quotidianamente di alimento per la catena informativa.
Molti avvenimenti (incluse le notizie che riguardano presunti
terroristi) sono fabbricati artatamente in modo vistoso dalle agenzie
di intelligence. Queste affermazioni vengono supportate da semplici ed
insidiose "ronzanti illazioni", che costruiscono le fondamenta della
fabbricazione delle notizie:
Illazione no.1. "al Qaeda di Osama bin Laden" (Osama) sta dietro a
tutte le storie e le notizie che riguardano la "guerra al terrorismo",
inclusi gli attacchi terroristici "pretesi", "attuali" o "presunti
futuri". Quello che raramente viene menzionato è che questo nemico
esterno, al Qaeda, è una "struttura di intelligence" della CIA, usata
in operazioni sotto copertura.
Illazione no.2. L'assunto "Armi di Distruzione di Massa (ADM)" viene
usato per giustificare la "guerra preventiva" contro gli "Stati
sponsors del terrore", -- ad esempio nazioni come l'Iraq, l'Iran, e la
Corea del Nord, che si suppone in possesso di ADM.
Come è ampiamente documentato nel caso dell'Iraq, una larga quantità
di notizie riguardanti attacchi biologici e con ADM è stata costruita
a tavolino.
Gli argomenti "ADM" e "Osama bin Laden" divengono parte delle
quotidiane discussioni, incorporate nelle conversazioni di routine fra
cittadini. Ripetuti fini alla nausea, penetrano nell'intima coscienza
della gente comune, plasmandone le individuali percezioni sugli
avvenimenti correnti. Attraverso l'inganno e la manipolazione, questo
modellare delle menti di intere popolazioni prepara la piattaforma --
sotto la facciata di una operante democrazia -- per l'instaurazione di
fatto di uno Stato di polizia.
Superfluo risulta il dire che la propaganda di guerra indebolisce i
movimenti contro la guerra!
Inoltre, la disinformazione rispetto a supposti "attacchi
terroristici" o a "armi di distruzione di massa" instilla una
atmosfera di paura, che mobilita un deciso patriottismo e crea
sostegno allo Stato, e ai suoi principali attori politici e militari.
Reiterato praticamente in ogni rassegna nazionale di notizie, questo
focus attentivo stigmatico su ADM-al Qaeda essenzialmente serve come
un dogma, per ingannare la gente sulle cause e le conseguenze della
guerra di conquista dell'America, mentre fornisce una semplice,
indiscussa e autoritaria giustificazione all'"autodifesa".
Più recentemente, sia nei discorsi del Presidente Bush che in quelli
del Primo Ministro Blair, come pure nelle notizie informative, le
asserzioni sulle ADM ora sono attentamente mescolate con quelle che
riguardano Osama.
Il Ministro della Difesa del Regno Unito Jack Straw, all'inizio di
gennaio, metteva in guardia" che regimi canaglia come l'Iraq erano
sicuramente la sorgente principale di tecnologia su le AMD per i
gruppi come al Qaeda." (13)
Ecco che, in gennaio, una presunta cellula di al Qaeda "con
collegamenti con l'Iraq" veniva scoperta ad Edinburgh, e si adduceva
che fosse coinvolta nell'uso di armi biologiche contro le popolazioni
del Regno Unito.
L'agenda segreta dello stabilire "i legami con l'Iraq" risulta
smaccatamente ovvia. L'obiettivo è di screditare l'Iraq nei mesi che
precedono la guerra: i cosiddetti "Stati sponsors del terrore" vengono
considerati di appoggio a Osama bin Laden.
D'altro canto, Osama è visto come collaboratore dell'Iraq nell'uso
delle armi di distruzione di massa.
Negli ultimi mesi, diverse migliaia di notiziari hanno tessuto le
trame di eventi che collegano le ADM con Osama, trame delle quali
vengono fornite un paio di citazioni, qui riportate di seguito:
"Gli scettici argomenteranno che la inconsistenza delle prove non sono
una prova che gli Iracheni non abbiano continuato a sviluppare armi di
distruzione di massa. Quindi questo consente a Washington di cercare
qua e là altre prove materiali schiaccianti e accusatorie, come la
pretesa esternata a metà settimana, sempre senza alcuna prova, che gli
estremisti Islamici affiliati con al Qaeda fossero entrati in possesso
di un'arma chimica in Iraq, nel novembre scorso, o più tardi in
ottobre." (14)
"La Corea del Nord ha ammesso di aver mentito e di avere ripreso
sfacciatamente il suo programma nucleare. Anche l'Iraq ha sicuramente
mentito su ciò, ma non lo vuole ammettere. Nel frattempo al Qaeda,
quantunque disperso, rimane una forza oscura, minacciosa, e in
contatto con altri gruppi terroristici, un potenziale ricettacolo di
armamenti mortali, che possono provenire dall'Iraq e dalla Corea del
Nord." (15)
"Il Primo Ministro Britannico Tony Blair ha indicato l'Iraq, la Corea
del Nord, il Medio Oriente e al Qaeda fra i problemi "difficili e
pericolosi" che si affacciano alla Gran Bretagna nel prossimo anno."
(16)
Gli argomenti "ADM-Osama" sono usati in modo massiccio dal sistema dei
mezzi di informazione di massa. Nella scia dell'11 settembre, queste
proposizioni paradigmatiche sono diventate anche parti integrali dei
quotidiani discorsi politici. I collegamenti fra ADM e Osama hanno
inoltre permeato le opinioni degli operatori della diplomazia
internazionale e i funzionari delle Nazioni Unite.
Note
1. Intervista con Steve Adubato, Fox News, 26 Dicembre 2002.
2. Air Force Magazine, gennaio 2003, in corsivo.
3. Adubato, op. cit. in corsivo.
4. Ibidem, in corsivo.
5. Riportato in Federation of American Scientists (FAS) Secrecy News,
http://www.fas.org/sgp/news/secrecy/2002/11/112702.html
L'intervista stampa di Rumsfeld può essere consultata a:
http://www.fas.org/sgp/news/2002/11/dod111802.html .
6. New York Times, 16 dicembre 2002.
7. Sunday Times, Londra 5 gennaio 2003.
8. Ros Davidson, Le stelle si meritano le loro strisce,
The Sunday Herald (Scozia), 11 Novembre 2001.
9. Vedi Samuel Blumenfeld, Il Pentagono e la CIA
arruolano Hollywood, Le Monde, 24 luglio 2002,
http://www.globalresearch.ca/articles/BLU207A.html .
10. Chaim Kupferberg, I preparativi di propaganda per l'11 settembre,
Global Outlook, No. 3, 2003, p. 19,
http://www.globalresearch.ca/articles/KUP206A.html .
11. Considerazioni del Presidente Bush a Trenton, New Jersey,
"Welcome Army National Guard Aviation Support
Facility, Trenton, New Jersey ", 23 settembre 2002.
12. Strategia per la Sicurezza Nazionale, Casa Bianca, 2002,
http://www.whitehouse.gov/nsc/nss.html
13. Agenzia France Presse (AFP), 7 gennaio 2003.
14. All'interno delle News, 20 gennaio 2003.
15. Christian Science Monitor, 8 gennaio 2003
16. Agenzia France Presse (AFP), 1 gennaio 2003
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Come si costruisce un nemico
by Michel Chossudovsky
www.globalresearch.ca , 28 gennaio 2003
(traduzione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova)
L'URL di questo articolo si trova:
http://globalresearch.ca/articles/CHO301B.html
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Più che Baghdad, è l'Amministrazione Bush che fa da supporto ad al
Qaeda!
Uno degli obiettivi principali della propaganda di guerra è quello
della "costruzione di un nemico". Quando il sentimento contro la
guerra si sviluppa e la legittimazione politica all'Amministrazione
Bush vacilla, i dubbi che riguardano l'esistenza di questo "nemico
esterno" devono essere dispersi.
Quando si avvicina la data dell'invasione programmata dell'Iraq,
l'Amministrazione Bush e il suo indefettibile alleato Britannico hanno
moltiplicato gli "avvertimenti" di futuri attacchi terroristici. Il
nemico deve apparire autentico: migliaia di articoli e di editoriali
che collegano al Qaeda al governo di Baghdad vengono introdotti nella
catena informativa. Colin Powell ha sottolineato questa relazione nel
Forum Economico Mondiale di Davos, in gennaio. L'Iraq viene
incidentalmente presentato nelle dichiarazioni ufficiali e nei media
come "un rifugio di terroristi e un sostegno per la rete del
terrore":
"Tuttora è fermamente considerata prova evidente, che si viene
enfatizzando all'interno dell'Amministrazione, che non esiste
possibilità di dubbio, che i gruppi terroristici nell'universo di
al Qaeda hanno fatto proprie di preferenza armi come sostanze
velenose, gas e dispositivi chimici che sono armi di firma tipica del
regime Iracheno." (1)
In questo contesto, la propaganda ha l'obiettivo di soffocare la
verità, e di cancellare l'evidenza su come al Qaeda di Osama bin Laden
era stata costruita e trasformata in "Nemico Numero Uno".
Intanto, "operazioni anti terrorismo" dirette contro i Musulmani,
inclusi arresti arbitrari di massa hanno avuto un forte incremento.
Negli USA, vengono contemplate misure di emergenza in caso di guerra.
Il sistema corporativo dei media è attivo nel preparare la pubblica
opinione. Deve venire giustificata una "emergenza nazionale" in quanto
l'"America è sotto attacco":
"gli USA e gli interessi Occidentali nel mondo Occidentale devono
essere preparati ad attacchi di rappresaglia da cellule terroristiche,
ora "in sonno", subito dopo che noi lanciamo un attacco all'Iraq." (2)
Difesa della Patria
Le procedure di emergenza sono effettivamente messe in atto. Il
Segretario della Difesa Nazionale - il cui mandato è la "salvaguardia
della Nazione dagli attacchi terroristici" - ha già avuto concessa
l'autorità " di prendere il controllo di una emergenza nazionale",
inclusa l'imposizione de facto della legge marziale. In alternativa,
il Comando Settentrionale di recente costituzione dovrà prendere in
carico le operazioni militari nel teatro USA della "guerra al
terrorismo".
Il programma di vaccinazioni contro il vaiolo
Nel contesto di queste misure di emergenza, le predisposizioni per la
vaccinazione obbligatoria contro il vaiolo sono già in corso, come
risposta ad un presunto pericolo di attacco con armi biologiche sul
suolo Statunitense. Il programma di vaccinazioni, che è stato
l'oggetto della intensa propaganda mediatica, dovrebbe essere lanciato
con il solo scopo di creare un'atmosfera di panico sulla popolazione:
"Un piccolo numero di individui infetti, con un pacchetto di biglietti
di aereo, o di autobus, possono diffondere l'infezione di vaiolo
attraverso la nazione, facendo esplodere una epidemia di larghe
proporzioni. Non è assolutamente incredibile che la Corea del Nord o
l'Iraq possano conservare in laboratori segreti il virus del vaiolo e
consegnare l'agente mortale a dei terroristi." (3)
L'agenda segreta risulta limpida come un cristallo. Qual è il modo
migliore per gettare discredito sul movimento contro la guerra e
difendere la legittimità dello Stato? Creare le condizioni che
inculcano terrore e odio, presentare i dominatori come "guardiani
della pace", votati ad estirpare il terrorismo e preservare la
democrazia. Nelle parole del Primo Ministro Britannico Tony Blair,
riecheggiano quasi testualmente i comunicati propagandistici degli
USA:
"Io ritengo che sia inevitabile che tenteranno di farlo in qualche
forma o in un'altra. Penso che ne possiamo vedere le prove dai recenti
arresti, che la rete terroristica sia estesa su di noi, come su tutta
Europa, e sul resto del mondo. La considerazione più spaventevole su
questa gente è la possibile commistione di fanatismo e tecnologia con
la potenzialità di scatenare la distruzione di massa." (4)
Arresti di massa
Gli arresti di massa di individui di origine mediorientale, dall'11
settembre 2001, basati su accuse infondate, non sono motivati da
considerazioni sulla sicurezza. La loro funzione principale è di
fornire "credibilità" al terrore e alla campagna di propaganda. Ogni
arresto, pubblicizzato con enfasi dalla corporazione dei media,
reitera giorno dopo giorno il tentativo di "dare un volto" a questo
invisibile nemico.
Tutto questo serve dunque ad offuscare il fatto che al Qaeda è una
creatura della CIA. Il "Nemico Numero Uno" non è un nemico ma uno
strumento.
In altre parole, la campagna di propaganda sviluppa due importanti
funzioni.
Prima funzione, è che bisogna inculcare che il nemico deve essere
considerato una minaccia reale.
Seconda funzione, bisogna distorcere la verità, quindi risulta
necessario nascondere "il rapporto di relazione" fra questo "nemico
costruito" e i suoi creatori, all'interno dell'apparato
militar-spionistico.
Inoltre, la natura e la storia di al Qaeda di Osama bin Laden e le
brigate Islamiche, fin dall'inizio della guerra Sovietico-Afghana,
deve essere occultata e cancellata, poiché, se diventasse palese ad un
più largo pubblico, la legittimazione della cosiddetta "guerra al
terrorismo" collasserebbe come un castello di carte. E in questo
processo verrebbe trascinata la legittimazione dei principali attori
politici e militari.
Lo Scandalo della "Preconoscenza degli avvenimenti dell'11 settembre"
Il 16 maggio 2002, i rotocalchi di New York rivelavano che "il
Presidente Bush era stato avvertito di una possibile pericolosa
macchinazione, prima degli attacchi terroristici, ed egli aveva
trascurato di agire." (5)
La campagna di disinformazione visibilmente entrava in una situazione
di stallo di fronte alle prove evidenti che andavano palesandosi sui
legami CIA-Osama. Nel primo periodo dopo l'11 settembre, la principale
corrente delle notizie di stampa accennava alla possibilità di una
totale copertura ai più alti livelli dell'apparato statale degli USA.
Coleen Rowley, agente FBI, che aveva messo sull'avviso l'FBI, giocava
un ruolo chiave nello scatenare le crisi. Il suo polemico memoriale
inviato al Direttore FBI Robert Mueller provava l'esistenza di
"deliberati ostacoli" sulla strada dell'inchiesta sugli attacchi
dell'11 settembre:
"Pochi minuti dopo gli attacchi dell'11 settembre lo SSA David Frasca,
il Direttore dell'Unità sul Fondamentalismo Radicale dello FBI,
affermava che probabilmente era una pura coincidenza, e che non si
dovesse fare nulla fino a che non si riceveva il loro permesso, in
quanto noi potevamo estorcere qualcos'altro, anche procedendo in altre
direzioni nella nazione." (6)
In risposta ad una incombente crisi politica, la paura e la campagna
di disinformazione venivano super alimentate. La catena informative
veniva all'improvviso inondata con reports e avvertimenti su "futuri
attacchi terroristici". Una dichiarazione accuratamente formulata (
chiaramente intesa a instillare paura) dal Vice Presidente Dick Cheney
contribuiva alla montatura della messa in scena:
"Io reputo che le prospettive di un futuro attacco agli Stati Uniti
sono già una certezza... Questo potrebbe avvenire domani, potrebbe
capitare la prossima settimana, potrebbe succedere il prossimo anno,
ma quelli sicuramente agiranno. E noi dobbiamo essere preparati." (7)
Quello che Cheney in realtà ci sta comunicando è che la nostra
"struttura di intelligence", che abbiamo costruito, sta nuovamente per
essere battuta. Ora, se al Qaeda, questa "creatura della CIA", stesse
progettando nuovi attacchi terroristici, ci si dovrebbe aspettare che
la CIA come prima cosa rendesse noto tutto questo. Inoltre, con tutta
probabilità, la CIA controlla i cosiddetti "preavvisi" che vengono
emanati da fonti CIA su "futuri attacchi terroristici" negli USA e in
tutto il Mondo.
Modelli coerenti di propaganda
Dopo un'attenta analisi dei documenti sulle news sugli effettivi
attacchi terroristici "possibili" o "futuri", la campagna di
propaganda rivela un modello coerente. Concetti del tutto simili sono
presenti contemporaneamente in centinaia di documenti nei media.
Questi fanno riferimento a "fonti affidabili", un fiorente e corposo
sistema che fornisce prove, il governo o l'intelligence, o l'FBI.
Invariabilmente si indicano i gruppi terroristici come implicati
nell'avere "collegamenti con bin Laden" o con al Qaeda, o di essere
"simpatetici con bin Laden".
I documenti di informazione sottolineano la possibilità che gli
attacchi terroristici avvengano "presto o tardi", o "nei prossimi due
mesi"; spesso viene sollevato il problema di cosiddetti "obiettivi
leggeri", suggerendo la eventualità di vittime civili.
Viene indicato che i futuri attacchi terroristici possono succedere
anche nelle nazioni alleate, incluse la Gran Bretagna, la Francia, la
Germania, in cui l'opinione pubblica si sta opponendo con fermezza
alla guerra condotta dagli USA contro il terrorismo.
Si ribadisce la necessità degli Usa e dei suoi alleati di dare corso
ad azioni "preventive" dirette contro queste diverse organizzazioni
del terrore e/o contro governi stranieri che danno asilo ai
terroristi.
Spesso si puntualizza la possibilità che questi gruppi terroristici
siano in possesso di armi di distruzione di massa, incluse armi di
natura biologica, chimica, ma anche nucleare. Si accenna anche ai
collegamenti con l'Iraq e "gli stati canaglia", (come è stato discusso
nella prima parte).
Inoltre gli avvertimenti includono anche la messa in guardia contro
"attacchi al suolo degli USA", e contro attacchi a civili nelle città
dell'Occidente.
Vengono sottolineati gli sforzi intrapresi dalle autorità di polizia
per arrestare i presunti terroristi. In ogni caso tutti gli individui
arrestati sono Musulmani e/o di origine Mediorientale.
I pezzi giornalistici sono anche usati per giustificare la
legislazione per la Sicurezza della Nazione e il "profilo etnico" e
gli arresti di massa dei presunti terroristi.
Questo modello di disinformazione nei media Occidentali applica gli
slogan usuali e le disinformazioni, come si può vedere dai brani
scelti nella stampa qui di seguito:
"Articoli pubblicati, secondo le nuove informazioni ottenute dal
servizio informazioni degli USA e da fonti militari, danno evidenza ad
un insieme sempre crescente di prove, che i terroristi associati con
Osama bin Laden, o in sintonia con costui, stanno preparando un
importante attacco sul suolo Statunitense.
Inoltre, prese di mira sono anche le nazioni alleate, che si sono
unite nella caccia in tutto il mondo delle cellule radicali Musulmane,
decise assolutamente ad impedire nuove ondate di disastri
terroristici. L'attivazione del governo degli Stati Uniti delle forze
anti terrorismo ha inizio quando l'FBI ha lanciato un avvertimento, il
14 novembre, che uno "spettacolare" nuovo attacco terroristico poteva
essere molto prossimo - prima o poi?
Contemporaneamente, il governo Australiano ha fornito ai suoi
cittadini un avvertimento senza precedenti, che i terroristi di al
Qaeda potevano sferrare attacchi dentro i prossimi due mesi." (8)
"Sebbene il Direttore della CIA George Tenet abbia affermato in una
recente dichiarazione al Congresso che "ci si deve attendere che un
altro attacco sarà sicuramente condotto sul territorio degli Stati
Uniti", un terzetto di ex funzionari CIA di grado elevato hanno messo
in dubbio la possibilità di qualsiasi attacco terroristico
"spettacolare" all'interno degli USA." (9)
"I Tedeschi, a partire dagli attentati terroristici negli Stati Uniti,
hanno assunto una posizione non ferma, temendo che la loro nazione
diventi un sicuro obiettivo per il terrorismo. Molti degli attentatori
negli attacchi dell'11 settembre avevano complottato le loro mosse ad
Amburgo." (10)
"Il 18 dicembre, un ex funzionario governativo, conservando
l'anonimato, parlando ai giornalisti relazionava sull'alta probabilità
di un attentato terroristico, "prima o dopo". Egli indicava come
potenziali obiettivi hotels e centri commerciali. Il funzionario,
nello specifico, prevedeva un possibile attentato con armi chimiche
nella metropolitana di Londra, il rilascio di virus del vaiolo,
l'avvelenamento dei rifornimenti di acqua e attacchi distruttivi
contro "obiettivi da cartolina postale" come il Big Ben e Canary Warf.
L'allarme "prima o dopo" avveniva di seguito ad un avvertimento del
Ministero dell'Interno della fine di novembre che affermava che
radicali Islamici potevano usare vilmente bombe o gas velenosi per
infliggere stragi di proporzioni vastissime alle città Britanniche.
Tutto questo produceva grandi titoli sui giornali, ma l'allarme veniva
rapidamente ritirato nel timore che potesse produrre panico pubblico."
(11)
"Ieri il messaggio era che questi terroristi, comunque in modo oscuro,
stanno tentando e, prima o dopo, possono aprire un varco attraverso le
difese di Londra. Questa è una città dove solo dieci su migliaia di
Pastori di anime hanno ripetutamente affermato che il Regno Unito, con
il suo appoggio prepotente agli USA e alla sua guerra al terrorismo,
costituisce un autentico e realistico obiettivo per gruppi
terroristici, compresa la rete di al Qaeda guidata per l'11 settembre
dalla mente di Osama bin Laden." (12)
"Citiamo Margaret Thatcher:
"Solo l'America ha la capacità e i mezzi per assestare colpi ad Osama
bin Laden o a Saddam Hussein o agli altri perversi psicopatici che
prima o dopo ricalcheranno le loro orme." (13)
Questo, in accordo con un recente avvertimento del Dipartimento di
Stato USA: "Dato che la sicurezza delle strutture ufficiali USA è
aumentata, tutto ciò ha indotto i terroristi a cercarsi obiettivi
civili, come aree residenziali, clubs, ristoranti, luoghi di culto,
hotels, scuole, avvenimenti ricreativi all'esterno, luoghi di
soggiorno, spiagge e aerei." (14)
Effettivi attacchi terroristici
Per essere "efficace" la campagna di terrore e di disinformazione non
può fare assegnamento solo su "avvertimenti" non circostanziati di
attentati futuri, richiede anche avvenimenti o "episodi" terroristici
"realmente" accaduti, che forniscono credibilità ai preparativi di
guerra dell'Amministrazione. La propaganda approva la necessità di
rendere effettive "le misure di emergenza", come pure le azioni
militari di rappresaglia.
Lo scoppio di "incidenti pretesto di guerra" fa parte delle strategie
del Pentagono. Effettivamente questo costituisce parte integrante
della storia militare degli USA..(15)
Risulta dato di fatto che nel 1962 il Capo di Stato Maggiore aveva
immaginato un piano segreto denominato " Operazione Northwoods", per
scatenare deliberatamente incidenti con vittime civili a giustificare
l'invasione di Cuba:
"Noi potremmo far esplodere una nave USA nella Baia di Guatavamo e
accusare Cuba."; "noi potremmo sviluppare una campagna di terrore
comunista cubano nella zona di Miami, in altre città della Florida e
anche a Washington"; "la lista delle vittime pubblicata nei giornali
Statunitensi potrebbe causare un'onda vantaggiosa di indignazione
nazionale. "Per questo, consultare il documento del 1962,
decalcificato Top Secret, dal titolo "Giustificazione per l'intervento
militare USA a Cuba" (16) (vedere Operazione Northwoods a
http://www.globalresearch.ca/articles/NOR111A.html ).
Non vi sono prove che il Pentagono e la CIA abbiano giocato un ruolo
diretto nei recenti attacchi terroristici. Questi sarebbero stati
messi in atto da organizzazioni, o da cellule di queste
organizzazioni, che operano in modo del tutto indipendente, con un
certo grado di autonomia.
Questa autonomia è tipica, è nella vera natura di una operazione
segreta di intelligence spionistica. La "struttura di intelligence"
non è in diretto contatto con i suoi programmatori segreti.
La fondamentale questione è, chi sta dietro ai terroristi? Attraverso
quali fonti sono stati finanziati? Qual è la rete sotterranea di
collegamenti?
Una recente (2002) istruzione ufficialmente classificata è sta redatta
per dare un indirizzo alle richieste del Pentagono per la formazione
di un cosiddetto " Gruppo di Operazioni Pre-attive, Preventive"
(P2OG), per varare operazioni segrete miranti a "suscitare reazioni"
contro terroristi e Stati in possesso di armi di distruzione di massa
- che, per esempio, inducano cellule terroristiche all'azione ed
quindi, in seguito, espongano questi stessi terroristici ad attacchi
"di rapida risposta" da parte delle forze USA. (17)
L'iniziativa P2OG non è per niente nuova. Essenzialmente espande una
struttura già costituita di operazioni segrete. Come è ampiamente
documentato, la CIA ha appoggiato gruppi terroristici, fin dall'epoca
della Guerra Fredda. Queste "cellule di terroristi", indotte ad
operazioni sotto copertura di intelligence, spesso richiedono
l'infiltrazione e l'addestramento di gruppi radicali collegati ad al
Qaeda.
L'appoggio segreto dell'apparato militare e informativo USA è stato
incanalato verso varie organizzazioni terroristiche Islamiche
attraverso una complessa rete di intermediari e di procuratori legati
al mondo spionistico. Rispetto a questo, numerose dichiarazioni
ufficiali e rapporti informativi confermano i recenti legami (nel
periodo post Guerra Fredda) tra unità militar-spionistiche USA e
nuclei operativi di al Qaeda, come è avvenuto in Bosnia (a metà del
1990), nel Kosovo (1998-99) e in Macedonia (2001). (18)
Il Comitato del Partito Repubblicano del Congresso USA in un rapporto
del 1997 sottolinea la collaborazione operativa alla luce del sole tra
l'esercito USA e al Qaeda nella guerra civile in Bosnia. (19) (Vedi
Congresso USA, 16 gennaio 1997,
http://www.globalresearch.ca/articles/DCH109A.html )
Collegamenti di al Qaeda con il Servizio Informativo Militare
Pakistano (ISI).
Di certo bisogna osservare che effettivamente in tutti gli avvenimenti
di natura terroristica dopo l'11 settembre, l'organizzazione
terroristica è indicata avere "collegamenti con al Qaeda di Osama bin
Laden". Questo, di per sé, risulta un capitolo cruciale
nell'informazione. Chiaramente, il fatto che al Qaeda sia una creatura
della CIA non viene mai menzionato negli articoli di stampa, e tanto
meno considerato rilevante.
I rapporti di queste organizzazioni terroristiche (particolarmente
quelle Asiatiche) con il Servizio Informativo Militare del Pakistan
(ISI) sono portati a conoscenza in pochi casi dalle fonti ufficiali e
dai comunicati stampa.
Come viene confermato dal Consiglio sulle Relazioni Estere (CFR),
alcuni di questi gruppi vengono indicati in collegamento con l'ISI
Pakistano, senza identificare mai la natura di questi rapporti.
Superfluo dire che queste informazioni sarebbero cruciali per
individuare gli sponsors di questi attentati terroristici. In altri
termini, l'ISI è individuato come il supporto di queste organizzazioni
del terrore, mentre allo stesso tempo intrattiene stretti contatti con
la CIA.
L'attentato esplosivo a Bali (ottobre 2002)
L'attacco a Bali nella stazione climatica marina di Kuta ha prodotto
vicino a 200 morti, in prevalenza turisti Australiani. L'attentato
dinamitardo veniva presumibilmente perpetrato da Jemaah Islamiah, una
formazione che opera in diverse regioni del Sud Est Asiatico.
I comunicati stampa e le dichiarazioni ufficiali puntavano su stretti
collegamenti fra Jemaah Islamiah (JI) e al Qaeda. Il "leader
operativo" di JI è Riduan Isamuddin, alias Hambali, un veterano della
guerra Sovietico-Afgana, che era stato addestrato in Afganistan e in
Pakistan.
Questo secondo il rapporto dell'UPI:
"La guerra [Sovietico-Afgana] ha fornito l'opportunità a figure chiave
di questi gruppi, che sono andati in Afganistan, di toccare di prima
mano la gloria della jihad.
Molti degli estremisti detenuti a Singapore e nella Malaysia fanno
derivare la loro ispirazione ideologica dalle attività dei Mujahideen
in Afganistan e nel Pakistan" (20)
Quello che il rapporto trascura di far menzione è che l'addestramento
dei Mujahideen in Afganistan e nel Pakistan era dovuto ad una
iniziativa portata avanti dalla CIA e lanciata sotto la Presidenza di
Jimmy Carter nel 1979, utilizzando l'ISI Pakistano come intermediario.
I rapporti di JI con il Servizio Segreto Militare Indonesiano
Vi sono indicazioni, che in aggiunta ai suoi presunti collegamenti con
al Qaeda, Jemaah Islamiah ha anche rapporti con il Servizio Segreto
Militare Indonesiano, che a sua volta ha legami con la CIA e
l'intelligence Australiana.
I legami fra JI e l'Agenzia di Intelligence Indonesiana (BIN) sono a
conoscenza dell'International Crisis Group (ICG):
"Questi legami [di JI alla BIN] necessitano di essere indagati più a
fondo: questo non significa necessariamente che il servizio segreto
militare stia operando con JI, ma che bisogna sollevare la questione
sul livello di conoscenza che il servizio ha, o che ha cercato di
acquisire su JI, più di quello che ha ammesso.." (21) (International
Crisis Group,
http://www.crisisweb.org/projects/showreport.cfm?reportid=845, 2003)
L'ICG, comunque, trascura di menzionare che l'apparato di intelligence
Indonesiano, da più di 30 anni, è sotto controllo della CIA.
Sulla scia dell'attentato di Bali dell'ottobre 2002, un rapporto
contraddittorio emanato da un ufficiale superiore Indonesiano
sottolineava il coinvolgimento sia del capo del Servizio Informazioni
dell'Indonesia, Generale A.M. Hendropriyono, come pure della CIA:
"L'agenzia e il suo direttore, Gen. A.M. Hendropriyono, sono tenute
bene in conto dagli Stati Uniti e dagli altri governi. Ma tuttavia vi
sono qui degli ufficiali superiori del servizio informativo che hanno
pensato che ci sia la CIA dietro l'attentato esplosivo." (22)
In risposta a queste dichiarazioni, l'Amministrazione Bush ha preteso
che il Presidente Megawati Sukarnoputri, pubblicamente neghi il
coinvolgimento degli USA negli attacchi. Nessuna ritrattazione
ufficiale è stata pronunciata. Non solo il Presidente Megawati è
rimasto silente su questo argomento, ma inoltre ha accusato gli USA di
essere:
"una superpotenza che costringe il resto del mondo di andare avanti
con lei, seguendola nel suo cammino! Noi vediamo fino a qual punto
l'ambizione di conquistare altre nazioni abbia condotto ad una
situazione tale che non vi sia più pace fino a che l'intero pianeta si
sia conformato con la volontà di quella potenza, con l'autorità e la
forza." (23)
Intanto, l'Amministrazione Bush ha usato gli attentati di Bali per
sostenere la sua campagna di terrore:
"Il Presidente Bush ha dichiarato lunedì che egli considera al Qaeda
di essere responsabile degli attentati dinamitardi in Indonesia e di
essere preoccupato per possibili attacchi agli Stati Uniti." (24)
I giornali, rispetto all'attentato di Bali, riportavano come Ufficiali
dei servizi informativi degli USA mettevano in guardia che più
attentati come in Indonesia potevano essere attesi nei prossimi mesi,
in Europa, in Estremo Oriente o negli USA." (25)
Segretezza completa
I collegamenti di JI all'agenzia informativa Indonesiana non venivano
mai dimostrati dall'indagine ufficiale del governo Indonesiano, che
veniva guidata nel retroscena dall'intelligence Australiana e dalla
CIA.
D'altra parte, dopo breve tempo dall'attentato dinamitardo, il Primo
Ministro Australiano John Howard "ha ammesso che le autorità
Australiane erano state allertate su possibili attentati a Bali, ma
venne scelto di non dar credito all'avvertimento." (26)
Inoltre, alla vigilia degli attentati, il governo Australiano aveva
deciso di operare con il Kopassus, Forze Speciali Indonesiane, nella
cosiddetta "guerra al terrorismo".
Australia: "Vantaggiosa Ondata di Indignazione"
Ricordando l'Operazione Northwoods, l'attentato di Bali è servito a
scatenare "una vantaggiosa ondata di indignazione". (27)
Questo ha contribuito a indurre l'opinione pubblica Australiana a
favore dell'invasione USA dell'Iraq, e contemporaneamente a indebolire
il movimento di protesta contro la guerra.
Alla vigilia dell'attacco di Bali, il governo Australiano "in via
ufficiale" ha aderito alla "guerra contro il terrorismo" a guida
Statunitense. Non solo ha usato i colpi dinamitardi su Bali come
pretesto per rinsaldare completamente l'asse militare USA-Regno Unito,
ha inoltre adottato misure drastiche di polizia, inclusa una
costruzione di un "profilo etnico" diretta contro i suoi stessi
cittadini:
Il Primo Ministro John Howard di recente ha reso in via straordinaria
la dichiarazione che egli è preparato a colpire militarmente e
duramente in modo preventivo i terroristi nelle regioni Asiatiche
vicine, che stanno predisponendo attentati contro l' Australia.
Inoltre, Agenzie di intelligence Australiane hanno decisamente messo
in guardia sulla probabilità di un attacco di al Qaeda con l'uso di
armi nucleari. (28)
Gli attentati al Parlamento Indiano del dicembre 2001
Gli attentati terroristici del dicembre 2001 al Parlamento Indiano,
che hanno contribuito a spingere India e Pakistan sull'orlo di una
guerra, sono stati condotti, si presume, da due gruppi ribelli con
basi in Pakistan, Lashkar-e-Taiba ("Esercito della Purezza") e
Jaish-e-Muhammad ("Esercito di Maometto").
I comunicati stampa mettono in evidenza i collegamenti di entrambi i
gruppi con al Qaeda, senza comunque mai citare che quelli erano
direttamente appoggiati dall'ISI.
Il Consiglio per le Relazioni con l'Estero (CFR), a questo riguardo,
conferma che:
"tramite la sua Agenzia di Intelligence di Interservizi (ISI), il
Pakistan ha fornito a Lashkar e a Jaish finanziamenti, armi,
possibilità di addestramento ed aiuto nel passare i confini. Molti
ribelli hanno ricevuto addestramento ideologico nelle stesse madrasas,
o seminari Musulmani, che hanno insegnato ai Talebani e ai combattenti
stranieri in Afghanistan. Questi hanno ricevuto l'addestramento
militare in Afghanistan o nei villaggi del Kashmir controllati dal
Pakistan. I gruppi estremisti [sostenuti dall'ISI] hanno di recente
aperto diverse nuove madrasas in Azad, Kashmir." (29) (Council on
Foreign Relations at
http://www.terrorismanswers.com/groups/harakat2.html , Washington
2002)
Quello che il CFR manca di dichiarare è la relazione essenziale tra
l'ISI e la CIA, e il fatto che l'ISI continua ad appoggiare Lashkar,
Jaish e il movimento attivista "Jammu e Kashmir Hizbul Mujahideen"
(JKHM), mentre collabora anche con la CIA.
Per colmo di ironia , confermato dagli scritti di Zbigniew Brzezinski
(che era proprio un membro del CFR), l'addestramento di questi
"combattenti stranieri" era stato promosso dalla politica estera USA,
messo in atto durante l'Amministrazione Carter nel 1979 all'inizio
della guerra Sovietico-Afghana.
In coincidenza con il Trattato di Pace di Ginevra del 1989 e la
ritirata Sovietica dall'Afghanistan, l'ISI era strumentale nella
formazione del movimento attivista "Jammu e Kashmir Hizbul Mujahideen"
(JKHM). (30)
Il tempestivo attentato al Parlamento Indiano, seguito da disordini
razziali nel Gujarat all'inizio del 2002, ha costituito il culmine di
un processo iniziato nel 1980, finanziato con il traffico della droga
e incoraggiato dal servizio spionistico militare del Pakistan.
Demolire la Campagna di Propaganda, Costruire un Consenso contro la
Guerra.
Noi ci troviamo nella congiuntura della crisi più pericolosa della
storia moderna, che richiede un grado mai realizzato in precedenza di
solidarietà, coraggio e impegno. La guerra dell'America, che include
l'uso di "primo intervento" delle armi nucleari, minaccia il futuro
dell'umanità.
Molte delle giustificazioni per suscitare questa guerra senza confini
si basano sulla legittimazione del programma anti-terrorismo
dell'Amministrazione Bush. Questo programma costituisce parte delle
campagna di propaganda, che in realtà è usata per influenzare la
popolazione degli USA verso un'accettazione senza condizioni
dell'agenda di guerra.
Negli Stati Uniti, e in tutto il mondo, il movimento contro la guerra
ha guadagnato impulso. Mentre milioni di persone hanno congiunto le
proprie mani in un'opposizione alla guerra, la campagna di terrore e
di disinformazione dell'Amministrazione Bush, diffusa dal sistema dei
media, è servita a tenere alta la legittimazione scossa
dell'Amministrazione Bush.
A questo bivio critico, il movimento contro la guerra/ per la
democrazia necessariamente deve muoversi ad un più alto livello, di
indirizzo delle principali funzioni della macchina di propaganda
dell'Amministrazione.
Lo scopo primario della propaganda è di sostenere la legittimità dei
governanti ed assicurare loro il potere.
E allora bisogna rendere più debole e minare il "Diritto a Governare"
dell'Amministrazione Bush.
In altre parole, la mobilitazione del sentimento contro la guerra non
basta per far indietreggiare la marea montante della guerra.
Ciò che è necessario, è di mettere in dubbio in termini sostanziali la
legittimazione dei principali attori politici e militari, di rivelare
il volto vero dell'Impero Americano, e di sottolineare il modo
criminale di condurre la politica estera.
In definitiva, quello che è richiesto è di creare il dubbio e
eventualmente insidiare il "diritto a governare" dell'Amministrazione
Bush.
Rivelare le menzogne che stanno dietro all'Amministrazione Bush è la
base per distruggere la legittimità degli attori principali, politici
e militari.
Anche se la maggioranza della popolazione è contro la guerra, questo
in realtà non impedirà che la guerra si scateni. L'obiettivo della
campagna di propaganda è quello di sostenere le menzogne che
supportano la legittimazione dei principali attori, politici e
militari, compresi Bush, Cheney, Rumsfeld, Ashcroft, Tenet, Armitage,
Rice, e altri.
Finché il Governo Bush viene considerato un "governo legittimo" agli
occhi del popolo e all'opinione pubblica Mondiale, verrà messo in
attuazione il piano di invasione dell'Iraq, che ci sia pubblico
consenso o no.
In altri termini, questa legittimazione deve essere demolita!
Questo vale anche per la Gran Bretagna, dove la maggioranza della
popolazione è contraria alla guerra condotta dagli USA; devono essere
promosse azioni con il risultato definitivo della caduta del Governo
Blair e il ritiro della Gran Bretagna dalla coalizione militare con a
capo gli Stati Uniti.
Una condizione necessaria per abbattere i detentori del potere è di
indebolire e finalmente smantellare la loro campagna propagandistica.
Come raggiungere al meglio questo obiettivo? Mettendo completamente a
nudo le menzogne che stanno sotto alla "guerra al terrorismo" e
rivelando la complicità dell'Amministrazione Bush negli eventi dell'11
settembre. Questo è stato un grande inganno, la più grossa menzogna
nella storia degli USA!
Non possiamo ingoiare il pretesto della guerra e i detentori del
potere devono essere rimossi.
Comunque, è importante dimostrare che il "Nemico Numero Uno" è una
montatura costruita.
Gli attentati terroristici sono sicuramente avvenuti, ma chi sta
dietro a questi? Le operazioni segrete in appoggio alle organizzazioni
terroristiche, inclusa la storia degli stretti vincoli di al Qaeda con
la CIA fin dalla guerra Sovietico-Afghana, devono essere completamente
smascherate, dato che sono in diretta relazione con l'ondata di
attacchi terroristici dall'11 settembre, tutti messi in collegamento
con al Qaeda.
Per invertire la marea, è necessaria la diffusione delle informazioni
a tutti i livelli, che contrattacchi la campagna propagandistica.
La verità scalza ed eclissa la menzogna.
E la verità è che l'Amministrazione Bush in realtà sta appoggiando il
terrorismo internazionale, per usarlo come pretesto per scatenare la
guerra contro l'Iraq.
Quando questa verità verrà completamente conosciuta, la legittimità
dei governanti collasserà come un castello di carte. Questo è ciò che
deve essere conquistato. Ma noi possiamo ottenere questo, solo
contrastando realmente la campagna ufficiale di propaganda.
L'impeto e il successo delle grandi manifestazioni contro la guerra
negli USA, nell'Unione Europea e in tutto il mondo, devono stendere le
basi di una rete informativa permanente, formata da decine di migliaia
di comitati a livello locale contro la guerra nei quartieri, nei posti
di lavoro, nelle parrocchie, scuole, università, ecc. In termini
ultimi, è attraverso questa rete di contro informazione che la
legittimità di costoro che "governano" in nostro nome sarà messa sotto
scacco.
Per accantonare i piani di guerra dell'Amministrazione Bush e rendere
inutile la sua macchina propagandistica, noi dobbiamo, nei mesi
prossimi, entrare in comunicazione con i nostri concittadini, negli
USA, in Canada e in tutto il mondo, con i milioni di persone normali
che sono state ingannate sulle cause e le conseguenze di questa
guerra, senza contare le implicazioni della legislazione
dell'Amministrazione Bush sulla Sicurezza della Nazione, che
essenzialmente sta posizionando i blocchi costituenti uno stato di
polizia.
Questa iniziativa richiede la diffusione delle informazioni in una
rete estesa alle zone rurali, con l'obiettivo di indebolire e alla
fine smontare la macchina propagandistica dell'Amministrazione Bush.
Quando le menzogne, comprese quelle che riguardano l'11 settembre,
saranno completamente evidenziate e conosciute da ciascuno, la
legittimazione dell'Amministrazione Bush finirà in pezzi.
Il Grande Fratello non avrà scuse convincenti, per alimentare
ulteriormente altre guerre.
Anche se questo non necessariamente porterà al risultato di un
fondamentale e significativo "cambiamento di regime" negli Stati
Uniti, comunque verrà evidenziato un nuovo "consenso contro la
guerra", che realmente preparerà il terreno, la strada, per una lotta
più estesa contro il Nuovo Ordine Mondiale e la ricerca dell'Impero
Americano per la dominazione globale.
_______________
NOTE
1. Washington Post, 25 gennaio 2003.
2. Ibid.
3 Chicago Sun, 31 dicembre 2002.
4 Reuters, 21 febbraio 2003
5. Vedi Ian Woods, La cospirazione del silenzio, rivendicata da
McKinney, Global Outlook, No. 2, 2002.
6. Coleen Rowley, Memoriale al Direttore di FBI Robert Mueller,
riportato in Global Outlook, No. 3, 2003, p. 28.
7. The Boston Globe, 5 giugno 2002.
8. All'interno delle News, 3 febbraio 2003.
9. UPI, 19 dicembre 2002.
10. New York Times, 6 gennaio 2003.
11. Toronto Star, 5 gennaio 2003.
12. The Scotsman, 8 gennaio 2003.
13. UPI, 10 dicembre 2002.
14. AFP, 3 gennaio 2003.
15. Vedi Richard Sanders, Incidenti di Pretesto per la Guerra, Come
inizia una Guerra, Global Outlook, pubblicazione in due parti, Parti 2
e 3, 2002-2003.
16.Operation Northwoods, documento declassificato top secret emesso
dai Capi Aggiunti dello Staff del Ministro della Difesa Robert
McNamara il 13 marzo 1962,
http://www.globalresearch.ca/articles/NOR111A.html .
17. William Arkin, La Guerra Segreta, The Los Angeles Times, 27
ottobre 2002.
18. Vedi Michel Chossudovsky, Guerra e Globalizzazione, La Verità dopo
l'11 settembre, Global Outlook, 2003, Capitolo 3
http://globalresearch.ca/globaloutlook/truth911.html
19. Vedere "Trasferimenti di Armi Iraniane approvati da Clinton
per aiutare a trasformare la Bosnia in una Base Militare Islamica,
Relazione del Congresso alla Stampa, Congresso USA, 16 gennaio 1997,
http://www.globalresearch.ca/articles/DCH109A.html
20. UPI, 6 gennaio 2002.
21. Gruppo Internazionale di Crisi, Ambiente Indonesia:
come agisce la Rete Terroristica Jemaah Islamiyah, 2003
http://www.crisisweb.org/projects/showreport.cfm?reportid=845
22. Raymond Bonner e Jane Perlez,
"Sono da aspettarsi ulteriori attacchi ad Occidentali in Indonesia",
New York Times, 25 novembre 2002
23. Riportato in Raymond Bonner e Jane Perlez, op cit.
24. USA Today, 15 ottobre 2002.
25. Business AM, 15 ottobre 2002.
26. Christchurch Press, 22 novembre2002, (Gli stessi allarmi vengono
emessi dalla CIA).
27. Operation Northwoods, op cit.
28. All'interno delle News, 3 febbraio 2003.
29. Consiglio delle Relazioni con l'Estero a:
http://www.terrorismanswers.com/groups/harakat2.html , Washington
2002.
30. Vedi K. Subrahmanyam, il Pakistan ricerca risultati in Asia,
India Abroad, 3 novembre 1995.
-------------------------
ALLEGATO
Per sostenere le prove che successive Amministrazioni USA hanno
appoggiato al Qaeda, questo viene riassunto come segue ( i riferimenti
vengono forniti con una specifica bibliografia):
Le "Brigate Islamiche" sono una creazione della politica estera USA.
Nell'era post Guerra Fredda, la CIA continua a sostenere e ad usare al
Qaeda di Osama bin Laden nelle sue operazioni segrete. Nel gergo
standard della CIA, al Qaeda viene catalogata come una "struttura di
intelligence".
Il Congresso USA ha dettagliatamente documentato i collegamenti di al
Qaeda con agenti del governo USA durante la guerra civile in
Bosnia-Herzegovina, così come in Kosovo e in Macedonia.
Le prove sono evidenti e confermano che al Qaeda è appoggiato dal
Servizio Informazioni militare del Pakistan, l' Inter-Services
Intelligence (ISI). Come viene ampiamente provato, l'ISI sicuramente
ha giocato un ruolo di copertura nel finanziamento per gli attentati
dell'11 settembre.
L'ISI ha una stretta relazione di cooperazione con la CIA.
L'ISI Pakistano ha supportato in maniera consistente diverse
organizzazioni terroristiche Islamiche, sempre in collaborazione con
la CIA.
Questi diversi gruppi terroristici appoggiati dall'ISI del Pakistan
agiscono con qualche grado di autonomia rispetto ai loro sponsors
segreti, ma in definitiva si muovono nella direzione che risulta più
utile agli interessi degli USA.
La CIA tiene costantemente sotto osservazione le sue "strutture di
intelligence". Come è stato documentato con dovizia di prove, la CIA
conosce bene dove si trova Osama bin Laden.
al Qaeda è stato infiltrato dalla CIA. In altri termini, non vi è
stato nessun "fallimento di intelligence"! I terroristi dell'11
settembre non hanno agito di loro spontanea iniziativa. Gli attacchi
suicidi sono stati strumenti in una operazione di intelligence
accuratamente pianificata.
Per ulteriori particolari consultare: Centro per la ricerca sulla
globalizzazione, Settore 11 settembre, che costituisce una
bibliografia molto estesa a
http://globalresearch.ca//by-topic/sept11/
Inoltre consulta Michel Chossudovsky, Guerra e Globalizzazione, la
verità dopo l'11 settembre, Global Outlook, 2002
http://globalresearch.ca/globaloutlook/truth911.html
Centro per la ricerca sulla globalizzazione (CRG), Premonizioni
dell'11 settembre. Una raccolta di articoli del CRG e documenti in
appoggio alla inchiesta sull'11 settembre,
http://globalresearch.ca/articles/CRG204A.html
---
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DELLA REPUBBLICA FEDERALE DI JUGOSLAVIA
Federal Republic of Jugoslavia,
Federal Ministry of Foreign Affairs:
NATO CRIMES IN YUGOSLAVIA - Documentary Evidence
Vol. I, Belgrade, May 1999; Vol. II, Belgrade, July 1999.
(Questa sintesi in lingua italiana e' stata curata dal
Coordinamento Romano per la Jugoslavia, ottobre 1999)
Con una serie di iniziative di presentazione dei due volumi del "libro
bianco" NATO CRIMES IN YUGOSLAVIA, svoltesi nelle sedi delle
rappresentanze diplomatiche jugoslave di mezzo mondo, il Ministero
degli Esteri della RFJ ha voluto portare a conoscenza
della opinione pubblica straniera gli effetti devastanti della
campagna di bombardamenti dei paesi della NATO contro Serbia e
Montenegro. Il governo jugoslavo ha cercato in questa maniera di
rompere il muro del silenzio costruito attorno al paese dagli eserciti
aggressori, i quali hanno peraltro provveduto a censurare le
trasmissioni televisive e radiofoniche dalla Jugoslavia verso l'estero
prima radendo al suolo ripetitori, antenne e la stessa sede centrale
della RTV serba (16 i cadaveri rinvenuti tra le macerie), poi vietando
la diffusione delle trasmissioni via satellite con una decisione
illegale della Eutelsat, infine disturbando con tecniche di "jamming"
soprattutto dal territorio di Croazia, Bosnia-Erzegovina, Albania e
Kosovo-Metohija. In questo senso, la campagna di stampa scatenata
da anni contro la Repubblica Federativa Socialista di Jugoslavia
(RFSJ) e contro cio' che oggi ne rimane, nonche' contro la popolazione
serba in quanto maggioritaria e stanziata su larga parte del
territorio della ex-RFSJ, va inquadrata nell'ambito delle operazioni
militari stesse contro la RFSJ prima e la RFJ adesso. Una campagna di
stampa incessante, senza la quale i bombardamenti della scorsa
primavera non sarebbero stati possibili.
Il primo volume dell'opera contiene la documentazione sul primo mese
dei bombardamenti, iniziati la sera del 24 marzo 1999, mentre il
secondo riguarda il periodo successivo, fino al 10 giugno, per un
totale di 78 giornate che la popolazione della Jugoslavia e dei
Balcani non potra' mai piu' dimenticare.
Il "Libro bianco" illustra esclusivamente le conseguenze degli
attacchi dei paesi della Alleanza Atlantica per la popolazione e per
le strutture civili presenti sul territorio della RFJ. A queste
bisognerebbe aggiungere i danni registrati dai paesi limitrofi,
in termini di distruzioni (es: le bombe sganciate "per errore" in
Bulgaria), di inquinamento, e gli altri danni e pericoli potenziali
derivanti dalla aggressione (bombe in Adriatico, bombe inesplose e a
frammentazione, scontri e tensioni ad esempio nella FYROM), nonche' i
i morti nelle fila dell'esercito jugoslavo e degli alleati, la
violazione dei trattati e delle convenzioni internazionali, le
conseguenze per l'economia, la qualita' della vita, i rapporti
interetnici, anche al di fuori della Repubblica Federale, e cosi' via.
Il bilancio risultante da questo libro va dunque considerato come
parziale e provvisorio, visto pure il numero di persone in pericolo
di vita per le ferite subite, per le difficolta' di sopravvivenza
nella situazione determinata dall'intervento della NATO, per gli
effetti venefici, cancerogeni e mutageni dovuti ai bombardamenti, e
non da ultimo per gli effetti sulla psiche di bambini ed adulti. Al
di la' del numero dei morti, per intensita' e potenza militare la
aggressione contro la RFJ e' stata la piu' pesante operazione militare
dalla fine della II Guerra Mondiale. Essa ha visto una alleanza di 19
paesi alleati, piu' svariati altri con funzioni di supporto politico
e logistico, attaccare un unico paese allo scopo di distruggerne le
strutture economiche e quindi la possibilita' di sussistenza dei suoi
abitanti, smantellare le vie di comunicazione, deteriorare i rapporti
tra le nazionalita' che vi abitano, occupare militarmente una sua
provincia e prepararne la secessione e la annessione ad uno degli
Stati confinanti.
Quella che segue e' una breve sintesi dei suddetti due volumi del
"Libro bianco" - si prevede l'uscita anche di un terzo comprendente
il bilancio definitivo dei danni direttamente dovuti ai bombardamenti
- che sono disponibili nell'originale in lingua inglese anche in
internet, completi di fotografie e documentazione, sul sito del
Ministero degli Esteri della RFJ.
===
LEGENDA:
MdI - Ministero dell'Interno
===
VOLUME PRIMO (24 marzo - 24 aprile)
* Madanaj-Meja (Kosmet) 14/4: bombardamento della colonna di un
migliaio di profughi albanesi kosovari che si muovevano con automezzi
e trattori sulla strada tra Djakovica e Prizren causa 73 morti, 36
feriti.
Dopo il primo attacco, gli aerei della NATO colpiscono nuovamente
sulle case dove decine di persone avevano trovato rifugio terrorizzate
[42 foto; comunicati del MdI della Serbia; documenti dei medici
legali; pianta topografica]
* Bombardamenti di localita' residenziali e abitazioni:
- Rozaje 25/3: 1 morto, due feriti; bombe a frammentazione.
- Grlic 26/3: un ferito.
- Nogovac (Orahovac) 2/4: 11 morti, 5 feriti, quindici case distrutte,
tutte le vittime albanesi-kosovare. [6 foto]
- Samokovo (Kursumljia) 2/4: un morto, un ferito. [4 foto]
- Cacak 4/4: un morto. [2 foto]
- Vranje 5/4: bombardamento della stazione degli autobus, 2 morti e
15 feriti, molte case attorno distrutte. [4 foto]
- Aleksinac 5/4: cinque missili colpiscono l'area residenziale, 10
i morti, 12 feriti gravi, 40 con ferite minori, una dozzina di case
distrutte, danni agli stabilimenti delle ditte "Angrokolonijal" ed
"EMPA", all'ospedale, a negozi, a strade. [12 foto; dettagliato
rapporto di polizia; memorandum e 4 documenti MdI; 8 certificati
di morte; 7 referti delle autopsie; lista di 44 feriti; 12
testimonianze di privati; documenti sui danni alla ditta "Tekstil";
rapporto ditta edile sui danni ad edifici ed altre strutture civili]
- Dubinje-Sjenica 6/4: distruzione su abitazioni, costruzioni civili
e ditta DP PIK "Pester". [una foto]
- Podgorica 6/4: danni all'Istituto di Sismologia ed altri edifici.
- Pristina 7/4: bombardato e raso al suolo l'ufficio centrale della
posta con gli edifici circostanti; almeno 9 i morti, tra serbi e
albanesi, non tutti estratti dalle macerie, e molti feriti. Attacchi
sugli edifici pubblici in tutta la citta', notevoli distruzioni.
[11 foto]
- Cuprija 8/4: devastate innumerevoli abitazioni, un morto e tre
feriti. [3 foto; rapporto di polizia]
- Osecenica 9/4: 14 case distrutte.
- Pricevici (Valjevo) 9/4: vari complessi agrari e circa 1000
metri quadri di bosco in fiamme. [una foto]
- Merdare (Kursumlija) 10-11/4: una ventina di missili direttamente
sul villaggio, 5 morti e tre feriti di cui una donna incinta.
Irrimediabilmente colpita la strada Prokuplje-Podujevo e la ferrovia;
da segnalare l'uso di bombe a frammentazione. [2 foto]
- Samaila (Kraljevo) 11/4: gravi danni ad abitazioni, a ditte ed alla
scuola elementare "Petar Nikolic".
- Turekovac (Leskovac) 11/4: danni alle abitazioni. [4 foto]
- Dusmanici (Prijepolje): un serbatoio sganciato da un aereo della
NATO sfiora una casa, un altro finisce nel parco giochi di un asilo.
[2 foto]
- Ljubiste (Prizren) 14/4: un ferito [testimonianza]
- Pavlovac (Vranje) 14/4: bombe a frammentazione uccidono un uomo
e sua figlia dodicenne a due passi da casa. [6 foto]
- Subotica 16/4: danneggiamenti [2 foto]
- Batajnica 17/4: durante il bombardamento dell'aereoporto viene
uccisa Milica Rakic, nata nel 1996, ed un altro ragazzo e' ferito.
[6 foto; 4 rapporti sull'accaduto; testimonianza del padre di Milica]
- Rakovica (Belgrado) 17/4: distrutte innumerevoli abitazioni di
privati [2 foto]
- Nis 19/4: le case sulla via Bujmirska vengono rase al suolo; almeno
un morto [5 foto]
- Dolovi (Novi Pazar) 20/4: gravi danni alle case e al bestiame [due
foto]
- Djakovica (Kosmet) 21/4: la NATO attacca il campo profughi "Maja",
dove sono rifugiati decine di bosniaci. Quattro persone perdono
la vita, 20 i feriti, vari cavalli restano uccisi, gli edifici sono
distrutti.
* Bombardamento di strutture sanitarie:
rapporto sui danni alle strutture sanitarie fino al 31/3 ed
aggiornamenti quotidiani fino al 22/4.
* Danni per bombardamento alle strutture pedagogiche:
- tabella con la lista delle scuole e la descrizione dei danni
(dalla distruzione delle vetrate a danneggiamenti piu' gravi) nei
distretti di
BELGRADO: 9 scuole elementari ed un istituto tecnico a Cukarica;
8 scuole elementari e 4 secondarie a Rakovica; 9 scuole
elementari e la facolta' di ingegneria a Vozdovac; 4 scuole
elementari, una secondaria e la facolta' di agraria a Zemun; 5 scuole
elementari, due secondarie, un collegio per insegnanti d'asilo, la
facolta' di medicina a Savski Venac; una scuola elementare a
Zvezdara; 3 scuole elementari a Palilula; 6 scuole elementari e due
secondarie a Novi Beograd; una scuola elementare a Obrenovac; due
elementari a Sopot;
BOR: 6 scuole elementari;
JABLANICA: 19 scuole elementari, 9 secondarie, due collegi, la
facolta' di ingegneria e la Casa dello studente a Leskovac;
NISAVA: 7 scuole elementari, 8 secondarie, due collegi, 7 edifici
universitari e 5 Case dello studente a Nis; 3 scuole elementari, 2
secondarie, un collegio ed una Casa dello studente ad Aleksinac;
PCINJA: 6 scuole elementari, 5 secondarie ed una facolta'
universitaria
a Vranje; due scuole elementari ed una secondaria a Surdulica; una
scuola elementare ed una secondaria a Bujanovac; due elementari ed
una secondaria a Vladicin Han; una elementare a Presevo;
RASKA: 4 scuole elementari a Kraljevo [una foto]; 4 elementari, due
secondarie ed una Casa dello studente a Raska; due elementari a
Novi Pazar;
MORAVICA: 3 elementari e due secondarie a Cacak; 5 scuole elementari
a Lucani; una elementare a Ivanjica;
RASINA: due elementari a Krusevac; una elementare e due secondarie
a Trstenik;
BRANICEVO: una elementare ed una secondaria a Pozarevac;
DUNAVSKI: due elementari e due secondarie a Smederevo;
SUMADIJA: 10 scuole elementari, 7 secondarie, un collegio, due
facolta' universitarie ed il Centro studentesco a Kragujevac; una
scuola elementare a Knic;
KOLUBARA: 6 elementari e due secondarie a Valjevo;
MACVA: una scuola elementare a Sabac;
POMORAVLJE: due scuole elementari, tre secondarie ed un collegio a
Cuprija;
TOPLICA: una elementare, tre secondarie e la Casa dello studente di
Prokuplje; 4 scuole elementari a Kursumljia;
ZAJECAR: una secondaria a Boljevac;
ZLATIBOR: una scuola elementare a Cajetina; due a Nova Varos; una a
Kosjeric;
BACKA MERIDIONALE: 13 scuole elementari, 7 secondarie, 5 Case dello
studente, un collegio e 7 facolta' universitarie a Novi Sad;
BACKA OCCIDENTALE: 7 elementari e la facolta' di tecnica a Sombor; una
secondaria a Kula;
BANATO MERIDIONALE: due elementari e due secondarie a Pancevo.
* Danni a monumenti ed edifici di interesse pubblico:
Belgrado:
MONASTERO DI RAKOVICA: i forti spostamenti d'aria dovuti
a ripetuti bombardamenti nella zona hanno causato gravi danni e
compromesso la stabilita' dell'edificio.
TOPCIDER: danni alla ex-residenza reale.
EDIFICIO MINISTERIALE (Nemanjina 9): ricostruito dopo la
I G.M. ad opera di architetti serbi e russi, e' stato completamente
sventrato all'interno dai missili.
CENTRO COMMERCIALE USCE (Novi Beograd): esempio di architettura
contemporanea, ex-sede della Lega dei Comunisti e di varie
organizzazioni, era l'edificio piu' alto di Belgrado; bersagliato
dai missili ed interamente distrutto il 21/4.
RESIDENZA PRESIDENZIALE (Dedinje): ospitava opere d'arte
e sculture, e' stata completamente distrutta il 22/4.
UFFICI DELLA RTS (Tasmajdan): colpiti il 23/4 dalla NATO.
TEATRO DEI BAMBINI ED EDIFICIO DELLA RTS: frutto di una gara
tra architetti, i tre edifici situati nel parco Tasmajdan sono stati
danneggiati nel bombardamento del 23/4.
CHIESA DI SAN MARCO (Tasmajdan): imponente costruzione iniziata negli
anni '30, danneggiata nei bombardamenti del 23/4 contro la RTS.
CHIESA ORTODOSSA RUSSA (Tasmajdan): degli anni '20, danneggiata nel
bombardamento del 23/4 contro la RTS.
MUSEO D'ARTE MODERNA: gravi danni [testimonianza del direttore].
ZEMUN: danni alla Cappella del Sant'Arcangelo.
NOVI SAD: demolito il ponte di Varadin, sul Danubio (1/4), con
l'annesso parco-memoriale del bombardamento nazista del 1942; danni
al Museo della Vojvodina [una foto], alla biblioteca della facolta' di
Filosofia, alla storica fortezza di Petrovaradin, al monastero di San
Juraj, all'ospedale in via Beogradska, al Museo cittadino. Il 19/4 un
missile colpisce in pieno l'edificio del governo locale della
Vojvodina, ex-sede della Banovina Vojvodina negli anni '30 [3 foto].
PARCO NAZIONALE DELLA FRUSKA GORA: Gravi danni ai monasteri di
Novo Hopovo (c.1576), Sisatovac (c.1520, distrutto dagli ustascia nel
'41 e recentemente ricostruito), Staro Hopovo (c.1752), Kovilj (XVIII
secolo).
PANCEVO: Monastero di Vojlovica, gravemente compromesso dai
bombardamenti contro la raffineria della citta'.
KRAGUJEVAC: nella notte tra l'8 ed il 9/4 e poi a ripetizione nei
giorni successivi la NATO bombarda l'industria automobilistica ZASTAVA
causando gravi danni in tutto il centro storico.
KRALJEVO: bombardato il villaggio storico di Samaila; danni ai
monasteri di Zica (XIII sec.) e Pavlica Nuova (c.1380).
KRUSEVAC: danni nella zona della fortezza del Principe Lazar
(XIV sec.) e nel centro storico.
SMEDEREVO: danni al centro storico.
NIS: seconda citta' della Serbia, ha subito gravi danni al centro
storico, compreso il bombardamento del Museo storico della Croce
Rossa e la distruzione degli edifici piu' antichi della fabbrica di
tabacco.
MONTE KOPAONIK: danni al museo "Josif Pancic".
BRUS: danni nel monastero di Melentija.
KURSUMLIJA: danni al monastero di San Nicola, di epoca Nemanja
(XII sec.), a causa dei ripetuti bombardamenti contro il ponte di
Toplica.
PROKUPLJE: danni alla chiesa di San Prokopi.
VRANJE: la distruzione del centro cittadino ha causato danneggiamenti
alla parte vecchia ed alla zona del cimitero; anche il sito
archeologico di Pavlovac e' stato colpito.
LOZNICA: danni al monumento ai caduti della I G.M.
IVANJICA: gravi danni al centro storico.
OVCAR: danni ai monasteri della Ss. Trinita' e di Sretenje.
KABLAR: il 4/4 bombe cadono nei pressi del monastero quattrocentesco
di Nikolje.
UZICE: il 22/4 un missile centra l'edificio della Posta centrale,
causando danni nel centro cittadino compresa la chiesa di S. Marco.
ZVECAN: cittadina medioevale, danneggiata durante i bombardamenti di
Kosovska Mitrovica.
DJAKOVICA: completamente distrutta la antica area del mercato,
compresa la moschea di Hadim (XVI sec.) ed il ponte Tabacki.
PRISTINA: gravissimi danni al centro cittadino, distrutta
completamente la stazione ferroviaria. Direttamente colpito dalla NATO
persino il memoriale di Gazimestan, dedicato alla battaglia di Kosovo
Polje, fuori dalla citta', e danneggiato dalle detonazioni il
monastero di Gracanica (XIV sec., sotto tutela UNESCO).
PEC: ripetutamente bombardato il centro cittadino; danni anche nella
zona del cimitero.
KLINA: danni alla chiesa di Santa Paraskeva presso Drsnik.
LOCANE: distrutta la "cabina di Danilovic" (inizi del '700).
PRIZREN: completamente distrutto l'edificio della Lega di Prizren
[2 foto].
* Distruzione di ponti e vie di comunicazione:
Aereoporto di Golubovci, Ponte di Varadin (Novi Sad, sul Danubio)
[2 foto], ponte di Beska (presso Novi Sad, sul Danubio) [2 foto],
ponte della Liberta' (Novi Sad, sul Danubio) [4 foto, due
testimonianze]; ponte "25 maggio" presso Backa Palanka (sul Danubio al
confine con la Croazia) [2 foto], ponte di Jezgrovici al confine con
il Kosmet [2 foto], ponte di Biljanovac presso Kraljevo [2 foto],
ponte della ferrovia a Novi Sad [2 foto], ponte sull'Ibar a Brvenik
presso Kraljevo [2 foto], ponte di Bogojevo e case adiacenti (presso
Sombor, sul Danubio) [4 foto], ponte ferroviario vicino Lozno [2
foto], linea ferroviaria Kraljevo-Lapovo presso Vitanovac [2 foto]
PRISTINA
- Ufficio postale [4 foto]
- Aereoporto e strutture collegate [una foto]
- Stazione degli autobus [due foto]
PONTE DELLA FERROVIA e ponte "Sarajevo" presso Grdelica (Leskovac),
colpito un treno passeggeri: 9 morti e 16 feriti nel primo [22 foto],
12 morti nel secondo caso [con 21 documenti tra autopsie,
testimonianze, perizie legali, eccetera; lista dei morti e dei
feriti].
Ponte Efendi presso Ponosevac, ponte di Biljanovac sull'Ibar [4 foto],
ponte della ferrovia sul lago di Limsko a Donja Bistrica [2 foto],
ponte presso Pepeljevac, ponte sulla Morava presso Krusevac, ponte
Smederevo-Kovin sul Danubio [4 foto]; ufficio postale di Uzice [3
foto];
ponte della ferrovia a Ostruznica, sulla Sava [due foto].
* Bombardamenti di antenne e ripetitori
27 pagine di documentazione e fotografie, di cui citiamo in
particolare
- i ripetitori sul Parco Nazionale della Fruska Gora, sulla Jagodina,
sullo Zlatibor, sullo Jastrebac, in Kosovo, sul centro commerciale
USCE a Novi Beograd;
- la distruzione della sede della RTV della Serbia in pieno centro
a Belgrado, avvenuta il 23/4 durante la normale attivita' di parecchi
giornalisti jugoslavi e stranieri, che ha causato la morte di 16
impiegati ed il ferimento di altri 16.
* Distruzione delle strutture produttive:
PANCEVO - "Lola Utva" (produzione di aerei leggeri) [4 foto]
GNJILANE (Kosmet) - "PIK Mladost" (agricoltura) e "Kosmet Prevoz"
(autobus)
CACAK - "Sloboda" (officine meccaniche, pompe, motori, ecc.) [2 foto]
BELGRADO - Centrale del riscaldamento con serbatoi di carburante,
ucciso un sorvegliante [10 foto, 4 documenti]
NIS - "DIN" (tabacchi), 5/4: gravi danni alle adiacenti strutture
della Facolta' di ingegneria [2 foto]; "Feroks", "Papir servis", "Nada
Tomic", "Jagodinska Pivara" e stazione veterinaria, 15/4.
LUCANI - "Milan Blagojevic" (chimica), 200 famiglie senzatetto
[2 foto]
KRAGUJEVAC - "Crvena Zastava" (automobili), 9/4: decine di operai che
presidiavano la fabbrica restano feriti, 30mila disoccupati ed
indotto bloccato [14 foto]; "Zastava Transport Spedicija", 15/4
(ditta spedizioni)
DUBINJE - allevamento bestiame e coltivazioni [una foto]
UROSEVAC (Kosmet) - "Plantaza" (coltivazioni)
RZNIC (Kosmet) - allevamento bestiame e coltivazioni
PRISTINA (Kosmet) - "Plastika" (materiali plastici) [una foto],
depositi carburante "Jugopetrol", "Magistrala" (edilizia stradale)
[una foto], "Dardanija" (deposito automezzi)
VALJEVO - "Krusik" (industria tessile e componenti elettrici), sei
feriti e gravi danni in citta' [sei foto]
KRUSEVAC - Industria "14 Ottobre" per l'estrazione mineraria
RAKOVICA (Belgrado) - il 15/4 sono colpite le ditte "Jugostroj",
"Panetteria Belgrado", "Rekord", "IMR", "DMB", "Minel", "Rakovica",
"Telekom Srbija", negozi e strutture scolastiche attigue.
BARIC (Obrenovac) - "Prva Iskra" (materiali da costruzione), 17/4
[6 foto]
* Depositi di carburante e derivati del petrolio:
- PANCEVO
Due morti e 4 feriti nel bombardamento del 4/4 [4 foto].
A ripetizione il 12, 15-16 e 18/4 la NATO attacca ancor piu'
pesantemente [rapporto legale] mettendo a rischio la vita dei 130mila
abitanti della citta' e di quelli delle aree vicine (Belgrado dista 16
chilometri). Sostanze altamente venefiche e/o cancerogene sono
rilasciate in tutta la zona. Benche' l'attivita' dell'industria
chimica fosse stata via via interrotta nei giorni precedenti, sia per
evitare rischi sia a causa dei danni dei bombardamenti iniziali, la
NATO ha colpito intenzionalmente i depositi allo scopo di causare il
rilascio delle sostanze chimiche nell'ambiente.
La notte tra il 15 ed il 16 sono presi di mira i depositi di ammoniaca
della "HIP Azotara" e quelli di vinilcloruro monomero (VCM) della "HIP
Petrohemija", nonche' la raffineria "NIS", causando in particolare
emissioni di ammoniaca elevatissime.
La notte tra il 17 ed il 18 sono presi di mira gli stessi obiettivi,
in particolare la raffineria, dove viene generato un incendio con
fiamme alte 100 metri ed una enorme nube visibile a decine di
kilometri di distanza; la mattina dopo il colore della pioggia e'
nero, ed il terreno e' contaminato da carbonio, altamente cancerogeno,
mentre pioggie acide si verificano in tutta la regione. Alla "HIP
Petrohemija" le bombe cadono sul polivinilcloruro (PVC) e nuovamente
sui depositi di VCM, generando una concentrazione di VCM nell'aria
pari a 7200 volte il massimo consentito tra le 5 e le 6 del mattino e
10600 volte il massimo consentito tra le 6 e le 8, senza diminuzioni
apprezzabili per svariate ore.
Il VCM e' cancerogeno e mutageno, e l'OMS si oppone alla sua
immissione nell'aria anche in quantita' minime. Da registrare anche
il rilascio di idrocloruro, monossido di carbonio, fosgene (velenoso),
dei quali non si e' potuta misurare la concentrazione per ragioni
tecniche, oltreche' della suddetta ammoniaca. Poiche' in Occidente
la natura delle industrie chimiche di Pancevo era assolutamente nota,
visto che alla loro costruzione avevano partecipato anche tecnici di
alcuni paesi della NATO, il disastro ambientale e sulla salute
umana va considerato come intenzionale e dunque come operazione
militare di carattere genocida, per l'uso indiretto di armi chimiche
atte allo sterminio di massa. Nessuna delle produzioni degli
stabilimenti colpiti era destinata a scopi militari, mentre le
distruzioni hanno avuto effetti micidiali per l'economia di tutto il
paese. Si e' anche rischiata l'esplosione dello stabilimento
"Ethylene", situato nella raffineria, che avrebbe potuto devastare
una gran parte della citta'.
L'intenzione della NATO non era quella di interrompere l'attivita'
produttiva, gia' compromessa, bensi' quella di esporre la popolazione
civile ai rischi dovuti alle emissioni chimiche. E' chiaro che per
questo i responsabili della aggressione devo rispondere di crimini
di guerra quali uso di armi proibite e genocidio.
- ALTRI DEPOSITI COLPITI:
Bogurovac (Kraljevo) 4 e 8/4, Smederevo 4/4, 9/4 [4 foto], 13/4
[4 foto], Pristina 5/4, Novi Sad 5/4, 7/4 [4 foto], 12/4 [2 foto],
16-18/4 [6 foto], Mala Krusa (Prizren) 6/4, Devet Jugovica (Pristina)
6/4 [foto], Conoplja (Novi Sad) 4-8/4 [4 foto] e 12/4 [2 foto],
Pancevo 12/4
* Strutture turistiche e sportive:
Tornik (Zlatibor) 8/4: centro sportivo-ricreativo, strutture sanitarie
"Cigota" e centro di riabilitazione per bambini, 3 morti [6 foto].
Monte Kopaonik 13/4: Hotel "Baciste" completamente distrutto con l'uso
di bombe a frammentazione [4 foto].
Raska: distruzione dello stadio.
===
VOLUME SECONDO (25 aprile - 10 giugno)
* Bombardamento della colonna di circa 600 profughi kosovaro-albanesi
sulla strada tra Prizren e Suva Reka presso Korisa (Kosmet), 13
maggio.
I prufughi stavano rientrando nelle loro case a Korisa, percio' sono
stati presi di mira dalla NATO interessata al mantenimento della
emergenza umanitaria. 48 i morti e circa 60 i feriti, soprattutto tra
bambini, donne ed anziani [32 foto].
* Bombardamento di abitazioni e zone residenziali:
- Surdulica, 27/4: 10 morti nel bombardamento di un gruppo di
palazzine [10 foto, rapporto MdI, rapporto di polizia, rapporto dei
medici legali con le autopsie, testimonianze].
- Prizren (Kosmet), 28/4: bombardamento della Via
Podrimska, in pieno centro, con la distruzione di circa 50 case
di cittadini di origine rom, 4 morti e 20 feriti gravi [6 foto].
- Jablanica (Kosmet), 1/5: 2 morti e 16 feriti gravi sul bombardamento
del villaggio, abitato soprattutto da musulmani; distrutti una
cinquantina di edifici, gravi danni alla moschea [4 foto].
- Kule (Kosmet), 1/5: 7 morti e 15 feriti, essenzialmente kosovaro-
albanesi [7 foto].
- Gosici (Montenegro), 28/4: nel bombardamento dell'aereoporto
di Golubovci restano coinvolte case ed allevamenti nel circondario,
colpiti da bombe a frammentazione [5 foto].
- Subotica, 27/4 [lista con ammontare dei danni].
- Belgrado, 30/4: bombe sulla via Maksim Gorki e limitrofe, diversi
feriti dei quali una ragazza morta successivamente [3 foto, 5 rapporti
investigativi]
- Murino (Plav), 30/4: 4 morti e 4 feriti gravi, piu' altri minori,
nel bombardamento dell'abitato di Murino.
- Vitanovac e Zarce (Kraljevo), 1/5: 5 feriti [2 foto].
- Sremska Mitrovica, 2/5: un morto [2 foto].
- Valjevo, 2/5: colpito un sobborgo, un ferito, gravi danni
[testimonianza, due foto].
- Novi Sad, 6/5: un missile cade direttamente nel mezzo di un
incrocio nella zona di Detelinara, danneggiando irreparabilmente le
abitazioni e la scuola elementare circostanti, generando un enorme
cratere di circa 10 metri nella strada, e causando una decina di
feriti [2 foto].
- Nis, 7/5: varie zone della citta' sono colpite nella notte, e poi
di nuovo la mattina con bombe a frammentazione, finanche il
Centro di Patologia Clinica, l'Universita', e la piazza del mercato
vicino alla storica fortezza. Tredici i morti, 18 feriti gravi, 11
feriti minori [7 foto].
- Novi Beograd, Ambasciata della RP della Cina, 8/5: situata in un
punto piuttosto isolato, senza altri edifici attorno, la
rappresentanza diplomatica viene colpita in pieno causando tre morti
ed una decina di feriti [22 foto, due rapporti MdI].
- Cacak 10/5: 4 morti e vari feriti [5 foto, rapporto investigativo,
4 autopsie, pianta topografica, 2 testimonianze, 2 certificati di
morte].
- Orljane (Doljevac), 11/5: un morto [2 foto].
- Murino (Plav, Montenegro), 11/5: varie case distrutte [7 foto].
- Vrbovac (Kosmet), 16/5: bombe a frammentazione rendono
invalido a vita un bambino di 13 anni [4 foto, 2 testimonianze].
- Jesenica (Valjevo), 18/5: un morto ed una ventina di feriti [3
foto, rapporto, autopsia, 3 testimonianze].
- Sombor, 21/5: colpite circa 50 case sulla Via Vuk Karadzic,
almeno un morto e svariati feriti, molti capi di bestiame uccisi
[6 foto].
- Djakovica, 21/5: un morto [due foto].
- Sabac, 25/5: un morto e vari feriti [una foto].
- Novopazarska Banja, 25/5: circa 30 case danneggiate, almeno
due feriti gravi [una foto].
- Radoste (Kosmet), 26/5: nel bombardamento della ferrovia
vengono uccisi due ragazzi ed altri tre ragazzini sono gravemente
feriti [due foto].
- Ralja, 26/5: una casa rasa al suolo con tre bambini uccisi e
vari feriti gravi per le bombe cadute sui palazzi [6 foto].
- Aleksinac, 28/5: vari missili sono lanciati sul centro della
cittadina, distruggendo completamente due case, uccidendo tre
persone, ferendone gravemente altre 5, e causando altri
ingenti danni [8 foto].
- Petrovaradin (Novi Sad), 29/5: un gruppo di case distrutte [due
foto].
- Camurlija (Nis), 29/5: due morti e due feriti per le bombe cadute
sulle case [due foto].
- Cuprija, 29/5: bombardamento sul centro cittadino, circa 100
edifici distrutti o danneggiati, una ventina i feriti [due foto].
- Brvenik (Raska), 30/5: distrutte le case nella zona del cimitero
[4 foto, due rapporti investigativi].
- Ripanj (Belgrado), 31/5: una anziana donna uccisa e due
persone ferite nel bombardamento delle loro abitazioni [4 foto].
- Drazevac (Obrenovac), 31/5: un morto [due foto].
- Novi Pazar, 31/5: undici morti nel bombardamento della Via
S. Nemanja, in centro, e di altre zone periferiche; 12 i feriti gravi
ed 11 i minori, un centinaio di edifici distrutti o danneggiati,
nonche' una scuola elementare, un centro medico, vari negozi, una
stazione degli autobus [16 foto, memorandum MdI].
- Novi Sad, 8/6: colpita la zona "Shanghai", un morto e parecchi
feriti.
* Bombardamento di strutture mediche:
rapporto sui danni tra il 26 aprile ed il 24 maggio, in varie zone
della RFJ; rapporto degli effetti del bombardamento dell'1/5 su
Pancevo, con gravi danni a vari centri clinici, e testimonianza;
rapporto sui danni all'ospedale di Valjevo (2/5) e testimonianza; 2
foto dei danni all'Istituto di neurologia e nefrologia di Belgrado
(8/5); 8 foto della distruzione del Centro Clinico ed Ospedale (KBC)
"D. Misovic" a Belgrado, che ha causato la morte di 4 pazienti in
terapia intensiva e devastato la Clinica Neurologica; 18 fotografie,
un rapporto investigativo, 2 testimonianze, un rapporto medico-legale,
la lista dei feriti e la lista degli sfollati in seguito al
bombardamento del Sanatorio di Surdulica e dell'alloggio per i
profughi dalla Croazia, con 13 morti sul colpo, 3 feriti gravi, 5
dispersi e 35 feriti minori.
* Danni a monumenti ed edifici di interesse pubblico:
BELGRADO:
- Centro commerciale "USCE", ri-bombardato il 27/4
- Museo d'Arte Moderna, danneggiato in seguito al
bombardamento del centro "USCE" del 27/4, distrutte le grandi
vetrate [lista dei danni].
- Fortezza di Belgrado e Museo Storico della Serbia danneggiati
lo stesso 27/4 [testimonianza].
- Edifici del Ministero della Difesa e dell'Esercito, del Ministero
degli Esteri, del Governo della Serbia, del Ministero degli Interni,
degli Affari Sociali e della Sanita', altri edifici storici sulla
imponente Kneza Milosa e dintorni.
- Torre televisiva del Monte Avala.
- Rakovica: ri-bombardata il 3, 22-23, 29 e 30 maggio
- Hotel "Jugoslavija": direttamente colpito dai missili.
- Museo Etnografico.
NIS: tomba altobizantina, zona di Trupale, museo-memoriale "12
febbraio", Torre dei Teschi, chiesa dell'Arcangelo Michele, zona del
mercato (attaccata il 7/5 con bombe a frammentazione), vecchio
distretto, Universita', Museo Nazionale, Orchestra Sinfonica,
ex-Sinagoga, Piazza della Liberta', consolato greco, Istituto Pasteur,
chiesa di San Giovanni ad Orljane, complesso dell'industria del
tabacco con Museo della Croce Rossa, zona archeologica di
Mediana (bombe a frammentazione).
NOVI PAZAR: antichi bagni turchi, Monastero di Sopocani (sotto
tutela UNESCO), chiesa di San Pietro (idem) e Djurdjevi Stupovi
(idem).
GURCEVO: Memoriale Charnel.
NOVI SAD: Ponte Zezelj, vecchio edificio della TV.
VRDNIK (Sremska Mitrovica): miniera di carbone, monastero,
chiesa e monastero di Sisatovac.
VRSAC: fortificazioni.
MONTE KOPAONIK: Memoriale "J. Pancic" ri-bombardato.
KURSUMLIJA: monastero di San Nicola.
BALAJNAC: sito archeologico.
SAMAILA: monumenti funebri e chiesa di San Procopio.
ZABLACE: chiesa degli Arcangeli Michele e Gabriele.
CVETKE: storica chiesa in legno a Rudnik.
PRILIKE: chiesa.
TRSTENIK: vecchio ponte sulla Morava, antico centro storico
(Carsija), monastero di Ljubostinja.
DJUNIS: Monastero di San Roman.
KRCMAR (Valjevo): chiesa protestante di San Nicola.
PANCEVO: vecchio ospedale, monastero di Vojlovica, chiesa
della Trasfigurazione.
GRACANICA: il famoso monastero ha subito le conseguenze di
innumerevoli attacchi su tutto il circondario.
DRAGANAC: monastero di San Gabriele.
KRAGUJEVAC: antica fonderia, vecchie caserme, teatro "J. Vujic",
scuola di musica, Universita', palazzo del principe Michele,
galleria d'arte, palazzo della vecchia assemblea, archivio Sumadija,
museo-memoriale "21 Ottobre".
DECANI: monastero.
GORAZDEVAC: chiesa in legno di San Geremia.
CACAK: Museo (specialmente danni alla facciata, del secolo
scorso), chiesa dell'Ascensione, vecchie scuole elementari.
VALJEVO: vecchio ospedale.
KADINJACA: monumento.
VELIKA HOCA (Orahovac): zona ricca di antiche chiese
ortodosse, bombardata l'11-12 maggio.
SRECKOVAC: chiesa di Sant'Elia.
BUSTRANJE: chiesa di San Dimitri.
VINCA, BELO BRDO: bombe a pochi metri dal sito archeologico.
GORNJE NERODIMLJE: antiche chiese e monasteri attorno alla
zona dei bombardamenti.
ZITORADA: chiesa.
SMEDEREVO: fortezza.
PALIC (Subotica): rasa al suolo la stazione metereologica, ex
villa di Joszef Sigeti, ed altre strutture, compresa una sala
conferenze.
SABAC: fortezza, antico centro storico.
GAZIMESTAN (Kosmet): ancora tra il 22 e 23 maggio due missili
bersagliano il memoriale della battaglia di Kosovo Polje.
TEKERIS: memoriale della battaglia del Monte Cer, casa Charnel.
DRSNIK: distrutta la chiesa di santa Petka.
* Bombardamento di strutture penitenziarie:
Istok (Pec): il centro penitenziario KPD "Dubrava", esteso su di
un'area molto ampia in aperta campagna, viene completamente
distrutto dalle bombe tra il 19 ed il 21 maggio.
95 prigionieri morti e 196 feriti [16 foto].
* Bombardamento di ponti e vie di comunicazione:
Ponte sul Danubio Zezelj a Novi Sad, 26/4 [2 foto, rapporto];
ponte Ostruznica sulla Sava, un morto, 29/4 [4 foto, 4 rapporti];
ponte "Sarajevo" nella gola di Grdelica, 29/4, quarto attacco aereo
[due foto]; ponti sul fiume Toplica presso Podina, 29/4 [3 foto]
e 2/5 [2 foto]; ponte sulla Morava presso Trstenik, 30/4, un morto
[2 foto]; ponte sulla Rasina presso Krusevac, 2/5 [2 foto]; ponte
ferroviario presso Vatin al confine con la Romania, 6/5 [due foto];
ponti ferroviari presso Bogutovac, 8/5 [due foto, rapporto]; ponte
sulla Nisava a Nis, 8/5 [due foto]; ponte sulla Velika Morava
presso Mijatovac, 8/5, tre addetti della Croce Rossa rumena feriti
[due foto]; ufficio della Posta centrale di Uzice, ri-bombardato e
raso al suolo il 9/5 [due foto]; viadotto autostradale e ferrovia
presso Velika Plana, 10/5 [tre foto]; tangenziale di Cacak, 10/5,
due morti [tre foto]; ponte sul fiume Lim presso Prijepolje, 11/5
[due foto]; viadotto autostradale presso Horgos, 11/5 [due foto];
ponte di Kokin Brod, 11/5 [due foto], ponte di Murino, 11/5 [tre
foto]; ponte a Vrbas, 13/5 [due foto]; viadotto presso Kursumlija,
14/5 [due foto]; viadotto autostradale e ferrovia presso Trupalske,
14/5 [due foto]; ponte a Vladicin Han, 18/5, un morto [5 foto];
ponte a Banatski Dvor; ponte presso Luzani (Kosmet), 1/5: colpito in
pieno un pullman, 39 morti e 13 feriti gravi [11 foto];
Savine Vode (Kosmet), 3/5: la strada regionale tra Pec e Rozaje viene
bersagliata ripetutamente con tre missili e bombe a frammentazione
tra le 11:45 e l'una e trenta, colpendo tra l'altro un pullman di
linea e causando l'uccisione di 17 passaggeri ed il ferimento di 44 [8
foto].
===
APPENDICE a cura del CRJ:
* Trattati internazionali violati:
- Carta della Organizzazione delle Nazioni Unite, articolo 2
- Costituzione della Repubblica italiana (1947) e altre leggi
fondamentali dei paesi aggressori
- Convenzioni di Ginevra sullo stato di guerra (1949)
- Trattato costitutivo della NATO (1949)
- Accordo internazionale sui diritti civili e politici ed accordo
internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (1966)
- Protocollo aggiunto n.1 alle Convenzioni di Ginevra (1977)
- legislazione riguardante la navigabilita' di corsi d'acqua
internazionali (Danubio)
* Presenti attivita' dei paesi NATO contro la RFJ e le popolazioni
dei Balcani:
- embargo (Legge del Senato USA che indica la Serbia come
"Stato terrorista"; raccomandazioni della UE);
- violenze e distruzioni da parte della organizzazione addestrata
ed armata dalla NATO 'UCK' sul territorio di Kosovo e Metohija; fuga
della popolazione non-schipetara e schipetara non secessionista;
- addestramento, armamento, finanziamento del movimento irredentista
pan-albanese e per la ulteriore destabilizzazione della RFJ
(Montenegro, Sandjak, Vojvodina);
- disinformazione strategica e censura sulle informazioni dalla RFJ;
- violazione del diritto d'asilo per i profughi kosovari (serbi, rom,
eccetera; vedasi Circolare Ministero dell'Interno 5/8/1999).
===
Federal Republic of Jugoslavia,
Federal Ministry of Foreign Affairs:
NATO CRIMES IN YUGOSLAVIA - Documentary Evidence
Vol. I, Belgrade, May 1999; Vol. II, Belgrade, July 1999.
Questa sintesi in lingua italiana e' stata curata dal
Coordinamento Romano per la Jugoslavia, ottobre 1999
Date: Wed, 5 Mar 2003 17:42:50 +0100
From: "Blaz Babic" <blaz.babic@...>
Dear Anthony,
sent forward to all media in Slovenia.
Best regards,
Blaz
---
Three items of possible interest to you, from Anthony Coughlan,
Dublin, Ireland
Anthony Coughlan, member of http://www.teameurope.info/
Senior lecturer in social policy, Trinity College, Dublin, Ireland.
Involved in pressure group politics all his political life, especially
in opposition to European integration. Currently he is secretary of
The National Platform, a non-party euro-critical umbrella
organisation. He has been a member of TEAM Board since 1998 and was
TEAM's coordinator 1998-2000.
_____________________________________
(ITEM 1: An idea for a leaflet)
____________________________________
VOTE YES TO THE EU AND HELP SLOVENIA BECOME A PROVINCE OF A FOREIGN
POWER
* VOTE YES to adopt the 6000-page EU Treaty - and the 25,000 EU laws
and regulations you must obey when it comes into force, amounting to
110,000 pages of rules you have never seen.
* VOTE YES to surrender control of what happens inside Slovenia's
borders.
* VOTE YES to abolish the Slovenian Tolar for ever, hand over
Slovenia's currency reserves to the EU Central Bank in Frankfurt, and
have the interest rate for borrowing money decided by what suits
Germany and France, not Slovene needs.
* VOTE YES to allow the Slovenia's land to be physically sold to EU
buyers, where land prices are on average several times Slovenian
levels.
* VOTE YES to have your fundamental rights decided by the EU Court
rather than by Slovenia's Constitution, by means of the EU Federal
Constitution now being drawn up, to be imposed on Slovenia AFTER
joining the EU, when it will be too late for us to say No.
* VOTE YES to halving the number of jobs in Slovene industry, as
happened to Ireland in its first 10 years of EU membership in the
1970s.
* VOTE YES to trebling the salaries of Government politicians, who are
longing for big jobs in Brussels, where they will be beyond the
control of Slovene voters.
* VOTE YES to devalue your own vote and that of every Slovene, for
once the EU gets power to make laws for Slovenia, you must obey what
Brussels decides even if Slovenia's vote is cast against by the
Llubjana government you elect.
* VOTE YES to abolish Slovenia's independence and destroy the right of
Slovenes to make their own laws and determine Slovenia's international
relations in accordance with the nation's interests and best
traditions.
(Issued by - name - address - etc.)
******************************************
ITEM 2: An answer to a political puzzle
_________________________________________
WHY DO GOVERNMENTS SEEM TO WANT TO REDUCE THEIR OWN POWER BY JOINING
THE EU?
Ministers in EU Member and Candidate countries tend to welcome the
transfer of state functions from the national to the supranational EU
level because it means considerable increase in their own personal
power.
At national level ministers are part of the executive arm of
government. To get something done they need the approval of their
Prime Minister, their national Finance Minister if it involves the
expenditure of money, and above all they must have the support of a
majority in their national parliament and, implicitly, amongst voters
in their country as a whole.
Remove that power to Brussels, shift the relevant competence to the
supranational level, and the national minister in question becomes a
European legislator, one of 24 or 25 others, making laws for 300/400
Europeans behind closed doors, often on the basis of package deals, on
first-name terms with Gerhard(Scroder), Jacques(Chirac),
Silvio(Berlusconi) and Tony (Blair).
There is an intoxicating accretion of power to the politicians
concerned, even if they wield only a handful of votes on the EU
Council of Ministers, as they are transformed from government
executives at national level into European legislators, responsible
collectively to no one.
Simultaneously there is reduction in the power and competence of their
own parliaments and peoples, who can no longer decide or make laws on
the matter in question.
An EU member state on its own cannot decide a single European law. Its
people, parliament and government may be opposed to an EU law, its
government representative on the Council of Ministers may vote against
it, but they are bound to obey it nonetheless once it is adopted by
qualified majority vote on the EU Council.
This devalues the vote of every individual citizen. Each policy area
transferred from the national level to the supranational EU level
devalues it further. It reduces the political ability of citizens to
decide the common good. It deprives them of the most fundamental right
of membership of a democracy, the right to make their own laws, to
elect their representatives to make them, and to change those
representatives if they dislike the laws they make.
That is why all democrats, whether on the political Centre,Left or
Right of politics, should vote No to the EU for the sake of the common
good.
******************************************
ITEM 3: TOP EU POLITICIANS SAY WHAT THE EU IS ALL ABOUT
******************************************
"We need to develop the instinct of acting together. The first reflex
is still national."
- M.Valery Giscard d'Estaing, President of the EU Convention, The
Guardian. London, 13 September 2002
_________
"If we were to reach agreement on this point (i.e. a consensus
proposal from the EU Convention), we would thus open the way towards a
constitution for Europe. To avoid any disagreement over semantics, let
us agree now to call it 'a constitutional treaty for Europe.'"
- M.Valery Giscard d'Estaing, President of the EU Convention, Irish
Times, 1 March 2002
__________
"When we build the euro - and with what a success - when we advance on
the European defence, with difficulties but with considerable
progress, when we build a European arrest-warrant,when we move towards
creating a European prosecutor, we are building something deeply
federal, or a true union of states. . . The Charter of Fundamental
Rights of the European Union must become a charter of rights that is
applicable and effective... I wish this Constitution to be the
Constitution of a rebuilt Union, able to reflect its social cohesion,
deepen its political unity, express its power externally."
-M.Pierre Moscovici, French Minister for Europe, Le Monde,28 February
2002
_________
"European monetary union has to be complemented by a political union -
that was always the presumption of Europeans including those who made
active politics before us. . .What we need to Europeanise is
everything to do with economic and financial policy. In this area we
need much more, let's call it co-ordination and co-operation to suit
British feelings, than we had before. That hangs together with the
success of the euro."
-German Chancellor Gerhard Schröder, The Times, London, 22 February
2002
__________
"Defence is the hard core of sovereignty. Now we have a single
currency, then why should we not have a common defence one day?"
- Spanish Defence Minister Federico Trillo,European Parliament
Committee on Foreign Affairs, 19 February 2002
________
"The EU ought to develop into a great power in order that it may
function as a fully fledged actor in the world."
- Paavo Lipponen, Prime Minister of Finland, London, 14 February 2002
________
"It (the introduction of the euro) is not economic at all.It is a
completely political step . . .The historical significance of the euro
is to constuct a bipolar economy in the world. The two poles are the
dollar and the euro. This is the political meaning of the single
European currency. It is a step beyond which there will be others. The
euro is just an antipasto." (i.e a first course.)
- Commission President Romano Prodi, interview on CNN, 1 January 2002
__________
"The currency union will fall apart if we don't follow through with
the consequences of such a union. I am convinced we will need a common
tax system."
- German Finance Minister Hans Eichel, The Sunday Times, London, 23
December 2001
________
"The European constitution that Germany and France wish for will be an
essential step in the historic process of European integration."
-Joint statement of French President Jacques Chirac and German
Chancellor Gerhard Schröder, Nantes, 23-11-2001
________
"Let us act in such a way that it(an EU Constitution) becomes a
reality in 2004.. . Such a text would unite the Europeans by enabling
them, through their solemn approval, to identify with a project. . .
What can we do so that Europe carries greater weight on the
international stage? .. . Now we must define, without timidity, the
areas where we want to go towards more Europe, within the framework
desired by France, of a Federation of Nation States."
- French President Jacques Chirac,address to French Ambassadors, 27
August 2001
_______
"It(i.e.the EU) is one of the few institutions we can develop as a
balance to US world domination."
-Swedish Prime Minister Goran Persson in Gothenburg, New York Times,
15 June 2001
________
"We need a European Constitution. The European Constitution is not the
'final touch' of the European structure; it must become its
foundation.
The European Constitution should prescribe that...we are building a
Federation of nation-States...The first part should be based on the
Charter of Fundamental Rights proclaimed at the European summit at
Nice... If we transform the EU into a Federation of Nation-States, we
will enhance the democratic legitimacy...We should not prescribe what
the EU should never be allowed to...I believe that the Parliament and
the Council of Ministers should be developed into a genuine bicameral
parliament."
- Dr Johannes Rau, President of the Federal Republic of Germany,
European Parliament, 4 April 2001
__________
"Are we all clear that we want to build something that can aspire to
be a world power? In other words, not just a trading bloc but a
political entity. Do we realise that our nation states, taken
individually, would find it far more difficult to assert their
existence and their identity on the world stage."
- Commission President Romano Prodi, European Parliament, 13 February
2001
___________
- "Thanks to the euro, our pockets will soon hold solid evidence of a
European identity. We need to build on this, and make the euro more
than a currency and Europe more than a territory . . . In the next six
months, we will talk a lot about political union, and rightly so.
Political union is inseparable from economic union. Stronger growth
and Euorpean integration are related issues. In both areas we will
take concrete steps forward."
- French Finance Minister Laurent Fabius, The Financial Times, London,
24 July 2000
___________
"We already have a federation. The 11,soon to be 12, member States
adopting the euro have already given up part of their sovereignty,
monetary sovereignty,and formed a monetary union, and that is the
first step towards a federation."
- German Foreign Minister Joschka Fischer, Financial Times, 7 July
2000,
___________
"We will have to create an avant-garde. . . We could have a Union for
the enlarged Europe, and a Federation for the avant-garde."
- Former EU Commission President Jacques Delors, Liberation, 17 June
2000
__________
"The last step will then be the completion of integration in a
European Federation. . . such a group of States would conclude a new
European framework treaty, the nucleus of a constitution of the
Federation. On the basis of this treaty, the Federation would develop
its own institutions, establish a government which, within the EU,
should speak with one voice... a strong parliament and a directly
elected president. Such a driving force would have to be the
avant-garde, the driving force for the completion of political
integration. . . This latest stage of European Union . . . will depend
decisively on France and Germany."
- German Foreign Minister Joschka Fischer, speech at Humboldt
University Berlin, 12 May 2000
___________
"To promote the process of European integration, we must improve an
institutional mechanism already existing in the European Union,
reinforced co-operation, by making it more flexible and effective.
This approach allows a few states to move faster and further . . . We
are all aware that this mechanism is vital."
- French Prime Minister Lionel Jospin, to the French National
Asssembly, 9 May 2000
__________
"Common responsibility for the European currency will also engender a
common decision-making instance for the European economy. It is
unthinkable to have a European central bank but not a common
leadership for the European economy. If there is no counterweight to
the ECB in European economy policy, then we will be left with the
incomplete construction which we have today . . . However even if the
building is not finished it is still true that monetary union is part
of a supranational constitution . . It is our task for the future to
work with the appropriate means for the transfer of traditional
elements of national sovereignty to the European level."
- Italian President Carlo Ciampi, Frankfurter Allgemeine Zeitung,8
Feb.2000
___________
"If you don't want to call it a European army, don't call it a
European army. You can call it 'Margaret', you can call it
'Mary-Anne', you can find any name, but it is a joint effort for
peace-keeping missions - the first time you have a joint, not
bilateral, effort at European level."
- EU Commission President Romano Prodi, The Independent, London, 4
Feb.2000
____________
"We must now face the difficult task of moving towards a single
economy, a single political entity . . . For the first time since the
fall of the Roman Empire we have the opportunity to unite Europe."
- EU Commission President Romano Prodi, European Parliament,13 October
1999
__________
"It is only natural that the eastern part of the continent will become
our preoccupation for years to come, because Germans see this as a
matter of historical destiny. The most fundamental priority we have is
trying to integrate all of Europe. But for France the underlying issue
is all about coming to terms with its loss of influence in the world."
- Herr Immo Stabreit, former German Ambassador to France,
International Herald Tribune, 11-12 September 1999
__________
"The euro was not just a bankers' decison or a technical decision. It
was a decision which completely changed the nature of the nation
states. The pillars of the nation state are the sword and the
currency, and we changed that. The euro decision changed the concept
of the nation state and we have to go beyond that."
- EU Commission President Romano Prodi, Financial Times interview, 9
April 1999
____________
"The introduction of the euro is probably the most important
integrating step since the beginning of the unification process. It is
certain that the times of individual national efforts regarding
employment policies, social and tax policies are definitely over. This
will require to finally bury some erroneous ideas of national
sovereignty. . . I am convinced our standing in the world regarding
foreign trade and international finance policies will sooner or later
force a Common Foreign and Security Polic worthy of its name. . .
National sovereignty in foreign and security policy will soon prove
itself to be a product of the imagination."
- German Chancellor Gerhard Schröder on 'New Foundations for European
Integration', The Hague, 19 Jan.1999
____________
"Our future begins on January 1 1999. The euro is Europe's key to the
21st century. The era of solo national fiscal and economic policy is
over."
- German Chancellor Gerhard Schröder,31 December 1998
___________
"The euro is a sickly premature infant, the result of an over-hasty
monetary union."
- German Opposition leader Gerhard Schröder, March 1998
___________
"The euro is far more than a medium of exchange. . .It is part of the
identity of a people. It reflects what they have in common now and in
the future."
- European Central Bank Governor Wim Duisenberg, December 31 1998
___________
"Transforming the European Union into a single State with one army,
one constitution and one foreign policy is the critical challenge of
the age, German Foreign Minister Joschka Fischer said yesterday."
- The Guardian, London, 26 November 1998
____________
"The single currency is the greatest abandonment of sovereignty since
the foundation of the European Community . . . It is a decision of an
essentially political character. . . We need this united Europe...We
must never forget that the euro is an instrument for this project."
- Spanish Prime Minister Felipe Gonzalez, May 1998
__________
"Federalism might make eurosceptics laugh but, with the creation of
the euro,the halfway stage would be reached. Four key organisms would
have a federal or quasi-federal status: the Central Bank, the Court of
Justice, the Commission and the Parliament. Only one institution is
missing: a federal government."
- M.Jacques Lang, Foreign Affairs Spokesman, French National Assembly,
The Guardian, London, 22 July 1997
____________
"As a monetary union represents a lasting commitment to integration
which encroaches on the core area of national sovereignty, the EMU
participants must also be prepared to take further steps towards a
more comprehensive political union."
- Annual Report of the German Bundesbank 1995
_________
"In Maastricht we laid the foundation-stone for the completion of the
European Union. The European Union Treaty introduces a new and
decisive stage in the process of European union, which within a few
years will lead to the creation of what the founding fathers dreamed
of after the last war: the United States of Europe."
- German Chancellor Helmut Kohl, April 1992
________
"There is no example in history of a lasting monetary union that was
not linked to one State."
- 0tmar Issing, Chief Economist, German Bundesbank, 1991
__________
"A European currency will lead to member-nations transferring their
sovereignty over financial and wage policies as well as in monetary
affairs. . . It is an illusion to think that States can hold on to
their autonomy over taxation policies."
- Bundesbank President Hans Tietmeyer, 1991
_________
"We argue about fish, about potatoes, about milk, on the periphery.
But what is Europe really for? Because the countries of Europe, none
of them anything but second-rate powers by themselves, can, if they
get together, be a power in the world, an economic power, a power in
foreign policy, a power in defence equal to either of the superpowers.
We are in the position of the Greek city states: they fought one
another and they fell victim to Alexander the Great and then to the
Romans. Europe united could still, by not haggling about the size of
lorries but by having a single foreign policy, a single defence policy
and a single economic policy, be equal to the great superpowers."
- Prime Minister Harold Macmillan, who initiated the UK's application
to join the EEC, The Listener, London, 8 Feb.1979
__________
"On the basis of repeated meetings with him and of an attentive
observation of his actions, I think that if in his own way W.Hallstein
(ed:first President of the European Commission) is a sincere
"European", this is only because he is first of all an ambitious
German. For the Europe that he would like to see would contain a
framework within which his country could find once again and without
cost the respectability and equality of rights that Hitler's frenzy
and defeat caused it to lose; then acquire the overwhelming weight
that will follow from its economic capacity; and, finally, achieve a
situation in which its quarrels concerning its boundaries and its
unification will be assumed by a powerful coalition."
- President Charles de Gaulle, Memoirs of Hope, 1970
__________
"The fusion (of economic functions) would compel nations to fuse their
sovereignty into that of a single European State."
- Jean Monnet, founder of the European Movement, 3 April 1952
_________
"Who controls the currency, controls the country."
- John Maynard Keynes, 1932
_________
"I have always found the word 'Europe' on the lips of those who wanted
something from others which they dared not demand in their own names!"
- German Chancellor Otto von Bismarck,1880
3: L'esagerato zelo di Ibrahim Rugova
Ibrahim Rugova nomina Bob Dole "console onorario della Kosova"
Abbiamo recentemente segnalato
(http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2298) la
posizione di Ibrahim Rugova in merito ai piani statunitensi di
aggressione ed invasione dell'Iraq. Rugova - e con lui tutta la classe
dirigente albanese-kosovara - dichiara che la guerra e' necessaria, ed
anzi aggiunge che bisogna "ringraziare Dio" per l'intervento della
NATO nel 1999.
Alla faccia della nonviolenza!...
A queste dichiarazioni di Rugova non e' seguito alcun commento da
parte dei suoi "storici" sostenitori italiani: i "nonviolenti", i
"berretti bianchi", i pacifisti cattolici, tutti zitti. Noi invece
proseguiamo a fare un po' di luce su questo personaggio tanto stimato
in certi ambienti. Lo scorso novembre Rugova, "presidente della
Kosova", e' stato protagonista di una gaffe incredibile quando ha
nominato Bob Dole console onorario della "Kosova" negli USA. Bob Dole,
lo ricordiamo, e' quel senatore statunitense a capo della lobby
antijugoslava degli USA: sostenitore di tutte le cause secessioniste,
Dole e' stato in particolare impegnato a sostegno del nazionalismo
grandealbanese attraverso il suo fido Joseph Dioguardi e la "Lega
Civica Albano-Americana" (AACL).
Nonostante tanti sforzi e tanto zelo, Rugova e' tuttora un po'
snobbato dall'establishment statunitense, che preferisce come
referente l'ala dura e militarista del nazionalismo grandealbanese,
quella cioe' di matrice UCK.
(a cura di I. Slavo)
RUGOVA APPOINTS DOLE HONORARY KOSOVO REPRESENTATIVE IN U.S.
PRISTINA,Nov7 (Beta) Kosovo President Ibrahim Rugova has appointed
U.S. Senator Bob Dole an honorary representative of Kosovo in the
U.S., Rugova's office said in a Nov. 7 news release.
The statement said Rugova had bestowed upon Dole the title of
"honorary ambassador of Kosovo" in the U.S.
Dole's office, according to the statement, will represent Kosovo's
interests with the U.S. administration in Washington, the Congress,
and the American business community.
Appointment of Dole as HONORARY Kosovo representative in US is
illegal, Brayshaw
PRISTINA, Nov 12 (Tanjug) - UNMIK Deputy Chief Charles Brayshaw
reiterated on Tuesday that the Kosovo transitional institutions are
not authorized to appoint the international representatives of Kosovo.
In a letter to Kosovo President Ibrahim Rugova, Brayshaw described as
illegal the recent appointment of former senator and US presidential
candidate, Bob Dole, as Kosovo's honorary representative in the United
States.
"Based on the Constitutional Framework, Kosovo's foreign policy is
within the competences of UNMIK chief Michael Steiner," Brayshaw set
out.
Last Thursday, the Kosovo president appointed Dole as Kosovo's
honorary representative in the United States.
Rugova described Dole as "a great friend of the Albanian people and a
fighter for the independence of Kosovo."
In his letter, Brayshaw warned Rugova that his activities in the
international sphere should be conducted in agreement with the UNMIK
chief. Commenting this, UNMIK spokeswoman Susan Manuel said that all
appointments of Kosovo's international representatives, such as
honorary ambassadors, are invalid and would not be accepted.
Manuel recalled that this is Rugova's second unsuccessful attempt to
appoint Kosovo representatives in a foreign country.
She set out that a month ago Rugova had tried to open a Kosovo office
in the Republic of Albania, but that Steiner had declared this
invalid.
Negli anni '80 passai un periodo a Sarajevo, dove frequentavo
l'ambiente degli artisti, di tutte le nazionalità. Ricordo che
durante certe discussioni alcuni dicevano che tra i musulmani di
Sarajevo girava una storiella secondo cui prima o poi in
Bosnia si sarebbe costituito uno Stato islamico che la Sesta Flotta
americana avrebbe difeso con le sue portaerei. Ricordo che
allora ci veniva da ridere.
Milena Cubrakovic, pittrice jugoslava, 1996
1. Stenogrami januara i februara 2003 na SPS website
2. BEOGRADSKI FORUM: Sudjenje Slobodanu Milosevicu - Saopstenje za
javnost (5), 19/1/2003
=== 1 ===
--- In Ova adresa el. pošte je zaštićena od spambotova. Omogućite JavaScript da biste je videli., "Miroslav Antic" wrote:
Postovani,
STENOGRAMI SA "SUDJENJA" PREDSEDNIKU MILOSEVICU odrzanih 28. i 29.
januara, kao i 06. i 18. februara mozete preuzeti sa donjih linkova
http://www.sps.org.yu/lista/2003-01/01-28.txt
http://www.sps.org.yu/lista/2003-01/01-29.txt
http://www.sps.org.yu/lista/2003-02/02-06.txt
http://www.sps.org.yu/lista/2003-02/02-18.txt
NA VAS ZAHTEV SPREMILI SMO VAM STENOGRAME SVEDOCENJA GENERALA
VASILJEVICA (12. - 17. februa) koje mozete preuzeti sa donjeg linka
http://www.sps.org.yu/lista/2003-02/02-12.txt
http://www.sps.org.yu/lista/2003-02/02-13.txt
http://www.sps.org.yu/lista/2003-02/02-14.txt
http://www.sps.org.yu/lista/2003-02/02-17.txt
ILI ARHIVIRANO: http://www.sps.org.yu/lista/2003-02/12-17feb.zip
Da bi mogli da vidite nasa slova (tekst je radjen u latinici) morate
uraditi sledece: Internet explorer View -> Encoding -> Centel Europian
(Windows)
Srdacan pozdrav,
Glavni odbor SPS
Webmaster
--- End forwarded message ---
=== 2 ===
ARTEL GEOPOLITIKA by www.artel.co.yu
office@...
Datum: 19. januar 2003
BEOGRADSKI FORUM: Sudjenje Slobodanu Milosevicu -Saopstenje za
javnost (5)
BEOGRADSKI FORUM ZA SVET RAVNPRAVNIH
U Beogradu, 19. januara 2003. godine
BEOGRADSKI FORUM ZA SVET RAVNOPRAVNIH (Forum) izrazava duboku
zabrinutost zbog pojave dve nove vrste "svedoka" na sudjenju Slobodanu
Milosevicu pred Medjunarodnim tribunalom za bivsu Jugoslaviju
(Tribunal) u Hagu. Pored zastio?enih svedoka, sada postoje i "ucenjeni
svedoci", kao i "svedoci tima tuzilastva".
Ucenjeni svedoci su lica koja su pod istragom Tribunala i ishod
istrage zavisiod volje tih svedoka da zadovolje tuzilastvo
"kvalitetom" svojih iskaza. U suprotnom - bice optuzeni. Primer takvog
svedoka cija sudbina zavisi od Kancelarije tuzilastva je g-din
Milan Babic.
Svedoci iz tima tuzilastva su lica koja su u proslosti, ili su sada,
zaposlena u tuzilastvu Tribunala. Iako je g. Fred Abrahams iz
organizacije Human Righs Watch, kao svedok i kao bivsi clan tima
tu?ilastva, vec pomenut u jednom od nasih ranijih saopstenja, "pravi"
svedok iz ovog tima tek dolazi: to je g. Graham Bluit, zamenik Karle
del Ponte.
Jasnijeg primera od onoga sto je u pravu poynato kao konflikt interesa
ne moze biti i na iskaze ovih svedoka Tribunal se ne moze osloniti.
Ostaje nam da se upitamo: da li ce g-dja Karla del Ponte biti krunski
svedok u slucaju Milosevic? Da li ?e g. Najs pojvati njenog
portparola, g-dju Florans Hartman, da cita izvode iz svoje knjige o g.
Milosevicu?
Sto se tice zasticenih svedoka, njihovo pojavljivanje u velikom broju
u postupku za Hrvatsku i Bosnu je sada postalo dobar razlog za
predsedavajuceg sudiju Meja da postupak iz javnog, po svom nahodjenju
"preseli" u vode tajne sednice, kad god mu se to prohte. Na taj nacin.
sudjenje polako, ali sigurno, potaje - tajno. Milan Babic, na primer,
je celih nedelju dana svedocio u tajnoj sednici, da bi na kraju njegov
identitet bio otkriven. Koja je uopste bila svrha tajnih sednica?
Uprkos svemu, tuzilastvo navodi da ima "izvesne probleme sa
svedocima", a nedavno je optuzilo jugoslovenske vlasti zbog
"nedovoljne saradnje". Tuzilastvo svakako ima problema sa svedocima.
Prvi je to sto g. Milosevic redovno uspeva da razbije kredibilitet
svedoka, kao i njihove iskaze. Drugi je taj sto se tuzilastvo previse
oslanja na svedoke koji su osumnjiceni. optuzeni ili osudjeni za
razlicita krivicna dela. Uprkos pozviva pravnih strucnjaka Vecu da
zaustavi takvu praksu, na samom nastavku postupka u 2003-coj godini
tuzilastvo je izvelo jos jednog takvog svedoka - K2. Taj svedok je
priznao da je bio umesan u likvidaciju g. Zeljka Raznatovica - Arkana!
Tuzilastvo se zaista drzi sumnjivog drustva!
Forum izrazava nadu da ?e sve organizacije za ljudska prava uvideti da
navedena praksa tuzilastva predstavlja krsenje prava i sramotu za
medjunarodnu pravdu i poziva ih da preduzmu akciju koju smatraju
celishodnom.
Na kraju, podse?amo da je stranica br. 11.467 (10. oktobar 2002. g.)
vec postala legendarna strana zapisnika sa sudjenja. Na tom mestu
predsedavajuci sudija Mej oglasava da Vece prihvata svedocenja iz
druge ruke (rekla - kazala). Pozivamo sve medjunarodne pravnike i
organizacije za zastitu ljudskih prava da zapocnu borbu za
medjunarodnu pravdu i pravo na posteno sudjenje g. Milosevica upravom
citanjem te stranice zapisnika.
---
BEOGRADSKI FORUM ZA SVET RAVNPPRAVNIH
11000 Beograd, Jugoslavija
Misarska 6/IIITel./Fax.: (+38111) 3245601
www.belgrade-forum.org
World Socialist Web Site www.wsws.org
WSWS : News & Analysis : Europe : The Balkans
The Milosevic trial
Pro-western Bosnian Serb leader
given exceptional treatment
By Paul Mitchell
16 January 2003
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The favourable treatment given an indicted Bosnian
Serb war criminal underscores the hypocrisy of
western claims to be upholding standards of
international justice at The Hague.
In 2000, the International Criminal Tribunal for the
former Yugoslavia (ICTY) indicted former vice
president of the Republika Srpska (RS) Biljana Plavsic
for her role during the 1991-92 civil war in
Bosnia-Herzegovina. The charges included "genocide
and complicity in genocide; crimes against humanity
(five counts: extermination; murder; persecution on
political, racial and religious grounds; deportation and
inhumane acts); a grave breach of the Geneva
Convention (wilful killing) and violation of the laws or
customs of war (murder)."
In December 2002 Plavsic pled guilty to the charge of
political, racial and religious persecution and the
remaining charges were dropped. Tribunal judges will
issue a sentence this month. Defence lawyers are
arguing for eight years imprisonment rather than the
usual life sentence.
Several international politicians appeared in court as
character witnesses for Plavsic, including Carl Bildt,
former Swedish prime minister, co-chair of the
Dayton Agreement (that ended the Bosnian civil war
in 1995) and High Representative in Bosnia and the
current pro-western RS Prime Minister Milorad
Dodik.
More extraordinary was the appearance of Madeleine
Albright, former US secretary of state, as a common
witness (for the defence and prosecution) and US
diplomat Robert Frowick, former head of the Bosnia
mission of the Organisation for Security and
Cooperation in Europe (OSCE), as a defence witness.
Albright told the hearing that Plavsic was "someone
who changed tremendously for the good during the
difficult history of Bosnia and Herzegovina. She
clearly was a member of the Bosnian Serb leadership
in the early days of the conflict. Over the months she
not only broke with the others, but she also became
instrumental in the implementation of the Dayton
Agreement. It can be said unequivocally that without
her support we would not have accomplished all that
we did."
The current US administration has refused to ratify
the International Criminal Court and previously
prevented US citizens from testifying at the ICTY (in
the event a precedent is set for its own officials being
charged with war crimes). It endorsed Albright's
appearance in this instance, however, because it is
keen to bring the ICTY proceedings to a speedy end
and prevent a full exposure of America's role in the
Balkans conflagration.
Although Plavsic's guilty plea has effectively blocked
full details of her dealings with US officials from
coming to light during the trial, there is no doubt she
was a key asset.
In the 1970s Plavsic spent two years in the US on a
Fulbright scholarship, mixing in Serb nationalist and
Christian Orthodox émigré circles. On her return to
Bosnia, she became dean of the Sarajevo University
Faculty of Sciences and Mathematics-an usual post
for someone who had refused to join the Yugoslav
Communist Party.
Indeed Plavsic spoke openly of her anticommunist
and pro-monarchist sentiments, praising Second
World War Chetnik fascist leader Dragoljub
Mihailovic for his efforts to "cleanse the future united
Serb lands of all enemies of Serbdom and Orthodoxy,
as well as of anti-national elements" (Srbija,
September 1992).
Plavsic was a co-founder of the Serbian Democratic
Party of Bosnia and Herzegovina (SDS) in 1990 and
for the next two years-the period covered by the
indictment-she was a member of the collective
Presidency and served as president of the Council for
Protection of the Constitutional Order overseeing the
intelligence services.
During the disintegration of Yugoslavia along ethnic
lines, the SDS campaigned for the creation of a
separate Serb territory in Bosnia. In 1991 the SDS
proclaimed a Serb Autonomous Region and four Serb
Autonomous Districts-the "Serbian Republic of
Bosnia and Herzegovina"-and set up a separate
Bosnian Serb Assembly.
In May 1992 the Assembly formed an army
commanded by Ratko Mladic, indicted for genocide
by The Hague, and Plavsic regularly toured the
frontlines during the Bosnian conflict hailing Mladic
as a national hero. She has also described the former
paramilitary leader Arkan, who committed some of
the worst atrocities of the Bosnian civil war, as "a Serb
hero. He's a real Serb-that's the kind of men we
need" ( On, November 1996).
Plavsic openly boasted of her extreme nationalism,
deriding Muslims as "genetically deformed material
that embraced Islam" ( Svet, September 1993), and
denouncing the then Yugoslav president Slobodan
Milosevic as a traitor to the Serbs who had
"surrendered Kosovo [to the Kosovar Albanians]."
She also condemned Milosevic for trying to get her to
sign the first Bosnian (Vance-Owen) peace plan and
then because he signed the Dayton Agreement.
At the time, Plavsic was the trusted ally of Radovan
Karadzic-also wanted by The Hague-serving as the
war-time Bosnian Serb leader's vice president until
1996 and then nominated by him as Republika Srpska
president when he stood down.
Contrary to Albright's testimony, Plavsic never
changed her aim of a Greater Serbia. Rather she
became convinced that this was only possible by
cooperating with the US-brokered Dayton Accord
that had partitioned the former Yugoslav republic into
two ethnically based entities-that of the Federation of
Bosnia-Herzegovina (the Moslem-Croat alliance),
and the RS.
One of Albright's first acts as Clinton's newly
appointed secretary of state was to meet Plavsic in
June 1997, where she warned her that future
economic aid and political backing to the RS
depended upon full implementation of the accord.
What they agreed has never been made public, but the
events that followed have all the characteristics of a
coup d'état encouraged by the high-level US
representatives-including US Senator Joseph Biden
and Special Envoys Richard Holbrooke and Robert
Gelbard-who flocked to Bosnia in the following
weeks to back Plavsic.
Within a month, Plavsic had launched an offensive
against her former associates Karadzic and Momcilo
Krajisnik, who opposed the Dayton Accord, using the
pretext of a campaign against corruption. Plavsic
suspended the Assembly and called for new elections.
Acting on secret indictments from the ICTY, British
special forces arrested Plavsic's opponents. The new
High Representative Carlos Westendorp ordered
NATO troops to replace police chiefs loyal to Karadzic
and hand over pro-Karadzic TV stations to Plavsic's
supporters. Rallies by Karadzic's supporters were
banned and only OSCE-approved candidates were
eligible to stand for election. Millions of dollars were
given to municipalities loyal to Plavsic. The
Western-backed Milorad Dodik was voted prime
minister after opposition members had left, following
the assembly's adjournment. NATO troops
surrounded the assembly to ensure a "peaceful
transition". Planned presidential elections were
delayed.
David Binder in the Washington Times (August 29,
1997) was moved to point out, "Mrs. Plavsic could not
possibly win Republika Srpska elections unless they
were rigged by the United States; she has virtually no
constituency and no party organisation."
In December 1997, Clinton also met with Plavsic.
Clinton reported later that they had held "a very open
discussion about the situation which she faces in
Republic of Srpska and the importance that we place
on her support and implementation of the Dayton
process and the work that she is doing."
Soon thereafter media reports suggested that the
ICTY had cancelled a warrant for Plavsic's arrest.
The ICTY Prosecution issued "the clearest possible
statement that Biljana Plavsic has never been indicted
by this Tribunal nor has any warrant of arrest ever
been issued by this Tribunal for her arrest" and
rejected the suggestion that the Tribunal and its
prosecutor were "influenced for political reasons to
withdraw a warrant of arrest in respect of Biljana
Plavsic."
Albright visited Bosnia again in August 1998 to give
her support to Plavsic's presidential election
campaign. Again, candidates were disqualified by
OSCE supervisors and bribes offered. Albright toured
an electrical power station with Plavsic and Dodik
reminding Bosnia's voters that they relied on
electricity supplied by US aid and promised $100
million more in aid if they voted the right way.
However, Plavsic suffered a resounding defeat in the
elections by the Serbian Radical Party candidate
Nikola Poplasen, and further defeats in local elections
in April 2000 forced her resignation.
In January 2001, ICTY officials announced that
Plavsic had voluntarily surrendered after receiving a
"signal ... from United States and British diplomatic
circles in Bosnia" that the tribunal had issued a secret
warrant for her arrest the previous year. At her first
appearance in The Hague Plavsic pled "not guilty on
all counts".
Prosecutors stressed there had been "no negotiations,
except over the technical and logistical details of
surrender" and any deal such as plea-bargaining was
not "an option open to them".. However, Plavsic left
the United Nations detention unit in September 2001
after several closed court sessions and returned to
Serbia on bail.
Plavsic's favourable treatment stands in sharp
contrast to that handed out to Milosevic, despite their
similar nationalist backgrounds. Although Plavsic had
previously said she would not testify against Milosevic
her statement in court in December implicated the
former president in the central charge the prosecution
have been trying to prove against him-that he
masterminded the campaign of ethnic cleansing in the
Balkans. Plavsic told the court that the "ethnic
separation of the peoples in Bosnia and Herzegovina
was planned and executed in cooperation with the
authorities of Serbia by permanent and forced removal
of non-Serbs, including numerous crimes, from the
territories the Serbs considered their own."
Whilst blaming others for ordering such crimes,
Plavsic admitted to the tribunal that she had known of
the ethnic cleansing directed against non-Serbs, but
"at the time I convinced myself that this [was] a
matter of survival and self-defence".
Albright also told the tribunal that "obviously, she
[Plavsic] was involved in horrendous things" during
the Balkans conflict but praised her role in upholding
the accord.
The Hague supported such reasoning. Announcing
that it would drop the more serious charges against
her, Judge Richard May remarked, "Very well. The
position is this: Mrs. Plavsic, we're going to take a
wholly exceptional course in your case because these
are wholly exceptional circumstances."
When it comes to human rights abuses, exceptions
are indeed made for those who have shown their
willingness to act as loyal appendages of NATO
foreign policy.
Copyright 1998-2003
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In questa relazione il generale C. Jean analizza il rapporto
media-militari dal lato dei militari, per la conduzione di quella
che chiama "softwar". Si tratta di un'interessante punto di
vista per capire a grandi linee quali strategie mediatiche
vengono utilizzate, e in linea di massima preferite, dagli
apparati militari. Pat
fonte:
http://www.starfarm.it/casd/home/html/pubblicazioni.html
---
"i media offrono anche interessanti oppportunità a livello sia
politico che militare. Per esempio, possono essere utilizzati
per inviare messaggi all'avversario, al pubblico generico, alle
proprie truppe e alla popolazione civile dei Paesi in cui vi
siano attività di supporto alla pace."
L'impatto della tecnologia dei media sulla pianificazione
e sulle operazioni militari
Gen. Carlo Jean - Roma (5 Novembre, 1996)
---
L'età della Geoinformazione
La geoinformazione, non la geoeconomia, ha rimpiazzato la
geostrategia come strumento geopolitico più importante. La
presente analisi non si occupa dell'impatto diretto della
rivoluzione dell'informazione sulla strategia e sulle
operazioni, cioè la Guerra Basata sull'Informazione
(Information-Based Warfare nell'originale, ndr) o la
Rivoluzione negli Affari Militari (Revolution in Military
Affairs nell'originale, ndr) (RMA). Essa si focalizza sulle
relazioni militare-media e sulle comunicazioni di "softwar"
che devono essere condotte contestualmente alla "cyberwar"
e alla "netwar" sul campo di battaglia.
Lo sviluppo delle tecnologie dei media ha portato quasi una
rivoluzione nella diffusione di notizie che ha un impatto
significativo sulla sicurezza e sull'uso della forza militare, in
cui al primo posto vi è ciò che a volte viene detta Rivoluzione
negli Affari della Sicurezza (RSA). La RSA è pensata per
essere ancora più cruciale della RMA. Costringe politici e
militari a spostare la loro attenzione dagli aspetti "hard" agli
aspetti "soft" della sicurezza. In occidente, l'importanza della
softwar trae origine anche dalla sparizione della minaccia
diretta agli interessi vitali occidentali, come dalla difficoltà di
mantenere il consenso interno della popolazione e l'unità
dell'Alleanza quando vi siano interessi divergenti degli stati
membri coinvolti. Il cosiddetto "fattore CNN" è spesso
responsabile di insidiare la razionalità delle scelte di politica e
strategia. Nonostante il suo nome, tuttavia, questo fenomeno
non fu inventato dalla CNN. Si tratta di un inevitabile
sottoprodotto dei media odierni, e non può essere vinto
introducendo regolamenti appositi o, ancor meno, con la
semplice condanna. Politiche e strategie non sono più una
prerogativa d'elite. Esse sono divenute attività di massa. I
leader politici e militari non possono più nascondersi dietro il
segreto di gabinetto o del consiglio di guerra, perchè i media
sono pervasivi e non sono soggetti a barriere o frontiere.
Quindi, l'atteggiamento passivo, protettivo utilizzato nel
passato deve essere rimpiazzato da un approccio più attivo e
dinamico.
Comunicazione, Politica e Strategia
L'influenza della comunicazione su politica, strategia e tattica
non è una storia nuova. Basta pensare alle trombe di Jericho e
ai principi di Sun Tzu. Negli ultimi due secoli, ci sono state
molte spinte tecnologiche nella diffusione di notizie. Mentre
nel passato l'informazione era una prerogativa esclusiva di
governi e generali, ora i media e le agenzie di stampa sono in
grado di diffonderla in tutto il mondo anche prima che
raggiunga i decisori poltici e militari. L'informazione è potere
e la sua tempestività è decisiva. Nell'era dell'informazione, il
tempo ha rimpiazzato lo spazio come dimensione strategica
più importante. Sebbene questo fenomeno sia già esistito,
oggi è quantitativamente diverso dal passato. Nei paesi
democratici, i media non solo influenzano le elite politiche e il
pubblico consenso, ma hanno anche una influenza cruciale
sulle scelte operative. Possono restringere la libertà d'azione,
ostacolare la sorpresa e la sicurezza e possono essere usati
come strumento d'intelligence o di manipolazione,
disinformazione e propaganda. L'azione dei media impone
rapidità di reazione politica e strategica e la pressione
temporale risultante può influire sulla razionalità delle
decisioni. D'altro canto, i media offrono anche interessanti
opportunità a livello sia politico che militare. Per esempio,
possono essere usati per mandare messaggi all'avversario, al
pubblico generico, ai propri soldati e alla popolazione civile
dei paesi in cui vi siano in atto operazioni di supporto alla
pace.
---
"la guerra (...) è condotta per forzare
l'avversario a prendere decisioni politiche
che siano favorevoli ai propri interessi."
"E' l'informazione che crea la realtà."
"Identificare una "giusta causa" per ogni intervento è
divenuta una necessità, sicchè gli obiettivi di "realpolitik"
devono essere mascherati da "idealpolitik"."
da:
The Impact of Media Technology on Military Planning
and Operations
Gen. Carlo Jean - Roma (5 Novembre, 1996)
---
I due aspetti di ogni conflitto: Confronto delle Volontà e
Prova di Forza
In ogni conflitto, ci sono due differenti aspetti: il confronto di
opposte volontà politiche e la prova di forza militare. La guerra
non viene condotta per ragioni sue proprie. E' condotta per
forzare l'avversario a prendere decisioni politiche che siano
favorevoli ai propri interessi. Il confronto di volontà può essere
condotto sia attraverso una strategia diretta, attaccando e
distruggendo le forze nemiche e occupando i suoi territori allo
scopo di influenzare le sue decisioni politiche, o attraverso
una strategia indiretta che prenda di mira i centri decisionali
del nemico ("strategia a carciofo", guerra di lunga durata,
guerra psicologica, "softwar", ecc.). In quest'ultimo caso, la
focalizzazione sull'attività strategica non è nè militare nè
territoriale ma giace nel meta-sistema politico e sociale di cui
le forze militari sono un'espressione. Gli aspetti psicologici
sono stati spesso cruciali nelle operazioni militari. Tutte le
guerre sono anche "psico-guerre". Usualmente, la guerra è
limitata. Quindi, ogni proiettile è anche un invito a negoziare
e, da un punto di vista politico, è fondamentalmente un
messaggio. Ciò è molto chiaramente visibile nella brillante
combinazione di diplomazia e forza fatta da Richard
Holbrooke in Bosnia nell'estate del 1995. Minore è l'uso della
forza e più lunga la durata dell'intervento, più grande è
l'importanza della dimensione psicologica dei media. Poche
operazioni possono essere specificamente dirette a supporto di
quest'ultima.
Nuove tecnologie mediatiche e loro effetti politici e
militari
La tecnologia attualmente utilizzata dai media permette loro
di essere più pervasivi e globalizzati quanto mai prima, e di
fornire copertura in tempo reale. E' l'informazione che crea la
realtà. La diffusione in diretta di immagini crea un legame
diretto tra i livelli tattico e politico-strategico. Le azioni
tattiche sono immediatamente amplificate dai media e
acquisiscono un impatto politico. La tradizionale separazione
tra il livello strategico, il livello operativo e quello tattico
nella conduzione delle operazioni è stato sostituito da una grande
sovraimposizione. Anche i comandanti dei livelli inferiori
devono essere ben consapevoli dell'impatto "mediatico" - e
quindi politico - delle loro dichiarazioni ed azioni. Nei corsi
Ufficiali, gli studi sui media non possono più essere
considerati attività secondaria.
Nelle operazioni di supporto alla pace - OOTW - non v'è
linea del fronte e nessun controllo completo può essere
raggiunto sui territori amici. Quindi, i reporters si possono
muovere liberamente. I loro telefoni satellitari e le loro
telecamere possono diffondere istantaneamente e in tutto il
mondo le notizie. Le democrazie non possono facilmente
imporre misure censorie, tenere segreti o restringere i
movimenti dei reporters. I politici hanno bisogno
dell'approvazione dei media e i militari devono cooperare per
ottenerla. I comandanti militari stessi desiderano
l'approvazione dei media, se non altro perchè migliora il
morale delle loro truppe. Atteggiamenti come tentare di
nascondere notizie spiacevoli ai media o esigere il segreto
militare crea sospetti e induce i reporters a violare le regole
allo scopo di assicurare notizie esclusive.
Per ragioni teniche, la televisione non può fornire un contesto
alle immagini che diffonde. La sua logica di mercato la induce
a favorire la spettacolarità e il romanzo piuttosto che la verità.
Come regola, il media tende a criticare piuttosto che capire le
difficoltà incontrate dai militari o la complessità delle
situazioni che essi coprono. Inoltre, sono inclini ad
evidenziare gli aspetti più turpi della guerra, i problemi e i
fallimenti di chi vi è coinvolto. Questa tendenza crea
inevitabili tensioni tra media e militari (Sindrome Vietnam).
A causa della dominanza nei media del tempo reale e della
diretta, come la televisione, e della importanza cruciale del
consenso, la pubblica opinione è divenuta un attore
strategico. Comunque, l'approvazione dei media è spesso
scambiata per consenso pubblico, sebbene le due cose non
sempre coincidano. Il consenso pubblico è determinato pù
dalla forma in cui il messaggio viene convogliato che dal suo
contenuto Questa istanza richiede ulteriori studi. Il consenso
non è lineare e non funziona attraverso i
meccanismi "stimolo-risposta". Esso viene rinforzato dalle
informazioni che riguardano i valori dominanti del pubblico.
L'identificazione di una "giusta causa" per ogni intervento è
divenuta una necessità, così gli obiettivi di "realpolitik"
devono essere mascherati da "idealpolitik".
Naturalmente, queste considerazioni non devono essere fatte
saltuariamente. Alla fine della giornata, è compito della
leadership politica costruire il consenso sulle decisioni
politiche e strategiche più adeguate, piuttosto che decidere
sula base del consenso esistente o sui volatili umori del
pubblico ("videopolitica"). I decisori politici e militari devono
assicurarsi la loro libertà d'azione contro la pressione dei
media. Essi non devono perdere le loro responsabilità allo
scopo di cercare il consenso a tutti i costi. Comunque, il
risultato può essere ottenuto solo se i decisori sono credibili e
se hanno capacità leaderistiche. Altrimenti prevarranno gli
aspetti emotivi e irrazionali.
---
La "softwar" o la guerra mediatica è condotta
con una logica strategica e un meccanismo
simile a quello che governa le armate
combattenti. Quindi, occorre avere sia la
dimensione attiva che passiva, sia quella
difensiva che quella offensiva."
"Oggi, due guerre parallele devono essere condotte: una sul
campo di battaglia e una sui media. (...) La scelta di parole e
segnali è tanto importante quanto la scelta delle armi (..). Le
semiotiche creano una realtà virtuale che è tanto importante
quanto la "reale" realtà del campo di battaglia e che
influenza sia il consenso che le decisioni."
"La pianificazione delle priorità e delle scelte operative
dovrebbe tener conto delle condizioni imposte dai media
(riduzione delle perdite attraverso l'utilizzo di unità corazzate
anzichè di fanteria, rapidità di reazione e breve durata degli
interventi, scelta degli obiettivi; "telegenicità" dei sistemi
d'arma da utilizzare)."
da:
The Impact of Media Technology on Military Planning
and Operations
Gen. Carlo Jean - Roma (5 Novembre, 1996)
---
I media e il concetto di guerra di Clausewitz
L'importanza che i media e la pubblica opinione hanno
acquisito, è una delle ragioni che indusse Martin van Creveld
e John Keegan a stabilire che il concetto di guerra di
Clausewitz non è più valido. Secondo loro, nelle società
dell'era dell'informazione non vi è distinzione tra governo,
popolo ed esercito, e la forza militare non può essere usata
razionalmente come uno strumento di politica.
Personalmente, io non condivido questa visione. Il pensiero di
Clausewitz sulla guerra è basato su ciò che il generale
prussiano chiamava "la simpatica trinità" di forze razionali,
arazionali e irrazionali, cioè intelligence strategica, fortuna e
violenza e passione (Aristotele le chiamò "logos", "ethos" e
"pathos"). Tali forze sono, nelle parole di Clausewitz, i tre
magneti nel mezzo dei quali ogni guerra reale è sospesa.
Questa struttura di base non è cambiata, sebbene il
fattore-CNN abbia aumentato l'importanza di passioni ed
emozioni. Per attenersi ai suoi obiettivi politici, la strategia
deve utilizzare il fattore emotivo, o almeno tenerne conto. La
"softwar" o la guerra mediatica è condotta con una logica
strategica e un meccanismo simile a quello che governa le
armate combattenti. Quindi, occorre avere sia la dimensione
attiva che passiva, sia quella difensiva che quella offensiva. La
difesa da sola non basta, anche perchè i media non rispettano
alcuna frontiera. I soldati non devono confinare se stessi alla
reazione: devono prevedere e prevenire. Essi devono, in breve,
avere un'atteggiamento "pro-attivo".
Oggi, due guerre parallele devono essere condotte: una sul
campo di battaglia e una sui media. Le possibilità sorgono dal
combattere guerre "virtuali" basate su strategie "soft"
piuttosto che "hard". La scelta di parole e segnali è tanto
importante quanto la scelta delle armi ("la penna è più potente
della spada"). Le semiotiche creano una realtà virtuale che è
tanto importante quanto la "reale" realtà del campo di
battaglia e che influenza sia il consenso che le decisioni.
Aggiustamento del militare al "fattore-CNN"
I militari dovrebbero imparare a capire i meccanismi e la
logica dei media, i modi in cui questi influenzano le politiche
e le strategie. I militari dovrebbero tener conto, più che nel
passato, delle ripercussioni politiche delle loro decisioni
tecniche e delle loro dichiarazioni ai media. Le relazioni
pubbliche sono divenute una funzione da comando speciale. I
media creano vincoli all'uso della forza. In particolare,
determinano una tendenza a preferire opzioni con bassi rischi,
bassi costi (in termini di perdite) e breve durata. Questo
implica considerare le difficoltà nell'uso della forza militare, in
quanto, in termini strategici, i costi e i rischi impegnati nel
raggiungimento di un obiettivo sono inversamente
proporzionali. Tradizionalmente, una scelta strategica deve
essere fatta tra opzioni di basso costo e alto rischio e alto
costo e basso rischio. L'azione dei media, d'altra parte,
impone una riduzione sia dei costi che dei rischi. Come
risultato, gli obiettivi da perseguire devono essere limitati e la
forza deve essere usata con la massima cautela, resistendo
alla domanda pubblica di intervento o "mission creep".
Rispetto a questo, la cosiddetta "curva-CNN" deve essere
tenuta a mente: la pressione mediatica in favore
dell'intervento militare o l'espansione degli obiettivi di un
intervento rapidamente sfociano in critiche all'intervento
stesso o in domande di ritirata in caso di fallimento, anche
parziale, o se le perdte sono sostenute. Quindi, interventi
navali e aerei tendono ad essere privilegiati rispetto alle azioni
sul terreno, indipendentemente dalla loro utilità. Quanto più
lontano è concepito l'intervento, tanto più tendono ad essere
utilizzati voli cruise e armi riservate per evitare rischi di
perdite e specialmente la cattura di interi equipaggi. La
robotica sui campi da battaglia diverrà molto popolare.
Siccome la logica militare differisce da quella dei media, le
relazioni tra i militari e i media tendono ad essere difficoltose.
I militari sono costretti al segreto, per ragioni di sopresa e
sicurezza. La loro disciplina e gerarchia verticale li rende
particolarmente sensibili alle critiche. Per natura, il militare
tende a censurare o manipolare i media allo scopo di
disinformare e confondere il nemico per prenderlo di sorpresa.
Inoltre, la competizione può sorgere tra militari e media su chi
informerà per primo i politici (Bush dichiarò che le sue
decisioni erano basate più sulle informazioni della CNN che
sul quelle della CIA). I miitari possono anche essere tentati ad
usare presunte "falle" di informazione per influenzare le
decisioni delle leadership politiche o militari.
I media possono anche influenzare la coesione di alleanze
multinazionali (oggi, le crisi disgregano le alleanze, piuttosto
che unificarle, al contrario di quanto accadeva nel periodo
della guerra fredda). I comandi multinazionali sono
generalmente incapaci di imporre una comune politica
comunicativa. Anche l'ONU evita di farlo, per mantenere la
sua immagine neutrale. Il contingente nazionale tenterà,
comunque, di mantenere buone relazioni con altri media
nazionali. Quindi, se un contingente nazionale impone
restrizioni più strette degli altri, le possibilità che si creino
tensioni e divisioni tra le varie nazioni, e tra ogni esercito
nazionale e i media, aumentano. Il rischio innesca
un'escalation di domanda dei media.
L'incolumità dei reporters è un'istanza particolarmente
critica. I reporters tendono a muoversi autonomamente e a
violare le regole decise dai comandi militari al fine di ottenere
notizie o immagini esclusive. Il sistema del "circo mediatico",
cioè, l'accordo fra reporters, è solo limitatamente effettivo in
questo contesto.
I militari devono tener presente i bisogni legittimi dei media. I
loro sistemi di comunicazione dovrebbero evolvere al di là
degli ottusi bollettini ufficiali: devono essere introdotti grafici,
animazioni, chiare e semplici spiegazioni degli obiettivi e degli
scopi delle operazioni. Dovrebbe verificarsi la tendenza a
"saturare" i media, anche al fine di riuscire a preservare il
segreto delle informazioni confidenziali senza sollevare
sospetti, speculazioni e critiche. La strategia comunicativa
dovrebbe essere elaborata ed esplicitata da staff specializzati
(comunque, mentre è abbastanza facile persuadere un
generale a non sottomettersi ad un'operazione di appendicite,
è a volte abbastanza difficile convincerlo a tacere e che le
relazioni con i media richiedono una professionalità
specifica!)
Teoricamente, le informazioni dovrebbero essere tenute
abbastanza separate dalla guerra psicologica, la
disinformazione e la propaganda. In pratica, ad ogni modo,
tale distinzione è molto difficile e i tentativi di attuarla
possono tramutarsi in disastri, compromettendo la credibilità
dei militari agli occhi dei reporters. Gli unici vantaggi che i
militari detengono sono la vastità del teatro delle operazioni,
l'esclusività sulle informazioni e sugli "eint" satellitari, e la
disponibilità di armi a lunga gittata che agiscono al di fuori
della raggiungibilità mediatica.
La logica dei media
I media, e specialmente la televisione, seguono una logica di
mercato: velocità, esclusiva sulle notizie, spettacolarità e
drammatizzazione dominano sul contesto, sulle analisi e sulle
interpretazioni dei fatti, sulle verifiche e sulla veridicità
dell'informazione. La critica alle azioni delle leadership
politiche e militari "vende" molto di più di una approvazione o
di una informazione neutra. E' noto che l'operatore mediatico
esperto è forgiato dallo sviluppo della tecnologia che utilizza. I
corrispondenti di guerra come quelli operanti nella seconda
guerra mondiale, che potevano interpretare i fatti e porli nel
loro contesto appropriato, non esistono più. Questo può
essere spiegato in parte dal fatto che l'interesse per la politica
estera e le strategie si è diffusa tra la gente e che la stampa ha
perso importanza rispetto alla diffusione delle immagini.
Spesso, la decisione deve essere presa sotto gli occhi attenti di
telecamere che sono pronte ad evidenziare ogni problema e
incongruenza. Il militare non può uscire da gioco anche
perchè i decisori politici chiedono la sua cooperazione per la
costruzione del consenso.
Comunque, non sono solo i militari che devono adeguarsi alla
nuova realtà. Anche i media dovrebbero trovare risposte
adeguate alla legittima domanda: come possono i
media lottare contro la manipolazione? Come possono evitare
la manipolazione nascosta, facendo una chiara distinzione tra
fatti e commenti nei programmi tv? Come possono fornire un
background generale alle immagini trasmesse? Come
possono tener conto della loro naturale tendenza ad
influenzare il pubblico con effetti originati dalla combinazione
di immagini drammatiche e commenti?
Cooperazione tra militari e media
Considerare i media come avversari sleali che devono esere
evitati o combattuti, è l'errore più serio che i militari possono
commettere. Nelle società democratiche, i reporters non
possono rinunciare al loro diritto di informazione e critica.
Sebbene seguano la logica di mercato, i reporter devono avere
il loro codice etico, che è meno ragionevole di quanto
comunemente si pensi. Molti esempi provano questo. Per
esempio, il reporter che vide la 24ma divisione meccanizzata
nel Golfo muoversi con il suo equipaggiamento "bridge", capì
perfettamente cosa ciò significasse, ma mantenne il silenzio.
Le esperienze provano che il dialogo e la cooperazione tra i
militari e i media sono possibili. Sono simili a quelle
relazioni stabilite tra membri di una coalizione. Il militare
dovrebbe capire a fondo la logica e i bisogni dei media e
dovrebbe "selezionare le sue parole" valutandone la
consistenza con l'effetto che quelle frasi avranno sulla
pubblica opinione e sui reporters stessi. Di quando in quando,
regole chiare e ragionevoli devono essere definite quanto più
si tratta di informazioni cruciali. Le relazioni media-militari,
quindi, non sono un gioco a somma zero e nemmeno a
somma negativa. Se correttamente organizzate, possono
sfociare in un gioco a somma positiva. L'informazione è un
diritto/dovere, su cui giacciono le basi per il corretto
funzionamento di ogni sistema democratico, e la
manipolazione o la disinformazione danno origine ad istanze
di legittimità costituzionale e non solo di legalità. In più, la
critica dei media contribuisce a migliorare le decisioni
politiche e strategiche. I media possono essere usati per
informare il pubblico sugli scopi e gli obiettivi perseguiti, per
mandare messaggi al nemico, per fare operazioni di guerra
trasparente (OOTW), per ottenere cooperazione dalle
popolazioni locali (basta pensare al successo della Radio IBIS,
del contingente italiano in Somalia) o per depistare il nemico
(come nella guerra del Golfo, dove l'enfasi si pose sulle
esercitazioni di terra dei marines).
D'altra parte, poche operazioni possono essere specialmente
evidenziate per ottenere gli scopi preferiti dai media (armi non
letali; coordinazione delle operazioni e delle azioni mediatiche
effettuate dagli sloveni nel'estate del 1991, ecc..). La
pianificazione delle priorità e delle scelte operative dovrebbe
tener conto delle condizioni imposte dai media (riduzione
delle perdite attraverso l'utilizzo di unità corazzate anzichè di
fanteria, rapidità di reazione e breve durata degli interventi,
scelta degli obiettivi; "telegenicità" dei sistemi d'arma da
utilizzare).
Commenti finali
In conclusione, i militari dovrebbero imparare a capire la
logica e i meccanismi di funzionamento dei media e adeguare
la loro gestione alle richieste della "geoinformazione". Nello
stesso tempo, i reporters dovrebbero migliorare le loro
conoscenze delle necessità e dei condizionamenti operativi, e
il pubblico generico e le elites politiche dovrebbero imparare a
capire meglio la realtà e gli imperativi militari. In breve, l'era
della geoinformazione richiede più elevati livelli di cultura
militare nella società. Solo così sarà possibile operare scelte
razionali e mantenere il consenso e il "fattore CNN" potrà
essere prevenuto dall'eccessiva influenza sulle scelte politiche
e strategiche.
- fine -
fonte:
http://www.starfarm.it/casd/home/html/pubblicazioni.html
The decision of the Parliament of the Federal Republic of Yugoslavia,
taken on Febrary 4th 2003, is a simbolic fulfillment of the
revanscist and bloody project, against the Balkans' country
and against all its citizens, at work since 1990.
Such project, which has been realized on behalf of the Western power
centrals by dishonourable local political representatives (the ones
who are now ruling in all the formerly federated Republics) has
been worked out during the time which can be simbolically defined by
two dates: November 5th, 1990 - when the US Congress passed the Law
101/513, advocating for dissolution of Yugoslavia through direct
financing of all the new "democratic" (i.e. nationalistic and
secessionistic) political parties - and February 4th, 2003 - with the
birth of this formal "Union of Serbia and Montenegro" and the
cancellation of the name itself of "Yugoslavia" from the geographic
maps of Europe.
Although we understand and share the "nostalgy" expressed by the
serbomontenegrian Ambassador in Italy, Lekic, we cannot agree with his
opinion - that the new "Union" will be "more efficient and less
strong". On the contrary, open statements, made by the ruling
politicians of Montenegro as well as by political representatives of
the provinces of Kosovo-Metohija and Vojvodina, make it perfectly
clear that the new status is considered as a provisory one, and that
it is aimed only to allow the further disgregation of the country,
thus the creation of new borders to divide apart the inhabitants of
those territories.
The vote of the federal Parliament has been welcomed with joy by the
mastermind of this latest "enterprise", Xavier Solana: the same person
who is so well-known to the local peoples for having directed the
military aggression of 1999. All this satisfaction - no matter whether
openly proclaimed or not - by the international and local political
representatives does actually reveal the hidden inspiration hiding
behind the many criminal decisions which were made, all over the past
few years, starting with the diplomatic recognition of the
secessionist Republics. All these decisions caused inexpressible
human tragedies: re-drawing the Balkans' political geography following
the lines of colonial protectorates, just like during the nazi-fascist
occupation epoch; transforming those territories in Western military
bases and basins for well-exploitable resources and workers;
destroying the conditions of normal coexistance and common culture of
those peoples.
For us, Italian Coordination for Yugoslavia, what is going on in
Yugoslavia is an enormous, long-lasting crime against the humanity,
whose end is unfortunately yet to be seen, and whose responsibles must
be yet recognized and punished. For us, however, Yugoslavia hasn't
died on February 4th, 2003.
Long live Yugoslavia,
long live unity and brotherhood among the peoples.
Italian Coordination for Yugoslavia,
February 2003
---
NARUCENO SAMOUBISTVO JUGOSLAVIJE
Glasanje u Saveznoj skupstini Jugoslavije, 4. februara 2003.,
predstavlja simbolicni cin revansistickog zlocinackog plana protiv ove
zemlje i njenih gradjana, pocev od 1990. Taj plan, koji su po nalogu
zapadnjacke klike sprovodila bedna politicka rukovodstva (a u svim
bivsim federalnim republikama i danas su na vlasti) sprovodjen je
postepeno, simbolicno receno pocev od 5. novembra 1990. - kada je u
Kongresu SAD-a izglasan zakon 101/513 i utemeljen raspad Jugoslavije,
direktnom finansijskom podrskom svim novim "demokratskim"
tvorevinama (nacionalistickim i secesionistickim) sve do 4.
februara 2003. kada nastaje formalna "Zajednica Srbije i Crne Gore",
brisanjem "Jugoslavije" iz evropskih geografskih karti.
Iako bismo mogli da prihvatimo "nostalgicni" ton srpskocrnogorskog
ambasadora u Rimu, gospodina Lekica, ne mozemo nikako da delimo
njegovo misljenje prema kome ce nova "Zajednica biti efikasnija i
manje jaka". Naprotiv, rukovodioci Crne Gore i odgovorni politicari
pokrajina Kosovo-Metohije i Vojvodine otvoreno izjavljuju da
novi status smatraju prelaznim, te da mu je funkcija dalje
rasparcavanje zemlje, dakle, stvaranje novih granica koje ce usloviti
nove deobe stanovnistva.
Ksavijer Solana, oprobani idejni tvorac slicnih poduhvata poznat
po tome sto je izdao nalog za agresiju 1992. prihvatio je nepravilno
izglasanu odluku Savezne skupstine. Svo to ocigledno i
neprikriveno zadovoljstvo odgovornih medjunarodnih i lokalnih
politicara, odaje skrivene ciljeve zlocinackih poteza iz proteklih
godina, pocev od diplomatsog priznavanja secesionistickih republika.
Bila su to politicka opredeljenja koja su izazvala uzasne ljudske
tragedije, menjane su granice i na Balkanu stvarani kolonijalni
protektorati kao u vreme nacifasisticke okupacije, na ogromnim
prostranstvima podignute su vojne baze zapadnih sila koje
eksploatisu prirodna bogatstva zemlje i njenu radnu
snagu, posejana je mrznju medju stanovnistvom i unisteni temelji
sazivota i zajednistva kulturnih bastina tih naroda.
Za nas iz "Italijanskog saveza za Jugoslaviju" sve to predstavlja
zlocin protiv covecnosti nesagledivih posledica. Smatramo da treba da
sednu na optuzenicku klupu svi oni koji su odgovorni za taj zlocin.
Jugoslavija za nas nije prestala da postoji 4. februara 2003. godine
i zato klicemo:
Zivela Jugoslavija!
Zivelo bratstvo i jedinstvo medju narodima!
Italijanska Koordinacija za Jugoslaviju (CNJ)
Februar 2003
---
HANNO "SUICIDATO" LA JUGOSLAVIA
Il voto del Parlamento Federale Jugoslavo del 4 febbraio scorso
rappresenta un compimento simbolico del progetto revanscista
sanguinario messo in atto ai danni del paese balcanico e dei suoi
cittadini a partire dal 1990.
Tale progetto, realizzato su procura delle consorterie occidentali da
indegni rappresentanti politici (quelli oggi al potere in tutte le
Repubbliche ex-federate), si e' articolato in un arco di tempo
simbolicamente collocabile tra il 5 novembre 1990 - quando il
Congresso degli USA approvo' la legge 101/513, che sanciva la
dissoluzione della Jugoslavia attraverso il finanziamento
diretto di tutte le nuove formazioni "democratiche" (nazionaliste e
secessioniste) - al 4 febbraio 2003 - con la nascita di questa
formale "Unione di Serbia e Montenegro" e la cancellazione dello
stesso nome della "Jugoslavia" dalle cartine geografiche dell'Europa.
Pur comprendendo e condividendo la "nostalgia" di cui parla
l'ambasciatore serbomontenegrino in Italia, Lekic, non condividiamo
per nulla la sua opinione secondo cui la nuova "Unione" sara' "piu'
efficiente e meno forte". Viceversa, le dichiarazioni esplicite degli
uomini di governo del Montenegro e dei responsabili politici delle
provincie di Kosovo-Metohija e Vojvodina chiariscono che il nuovo
status e' considerato transitorio ed e' funzionale solo all'ulteriore
disgregazione del paese, dunque alla creazione di nuove frontiere a
dividere gli abitanti di quelle terre.
Il voto del Parlamento Federale viene accolto con grande giubilo
dall'ideatore di questa ennesima "impresa", Xavier Solana, gia' ben
noto alle popolazioni locali per avere comandato la aggressione
militare del 1999. Tutta questa soddisfazione, palese o malcelata, da
parte dei responsabili politici internazionali e locali tradisce
l'ispirazione profonda delle scelte criminali compiute in tutti questi
anni, a partire dal riconoscimento diplomatico delle Repubbliche
secessioniste. Scelte che hanno causato indicibili tragedie umane,
ridisegnando i Balcani secondo protettorati coloniali come ai tempi
dell'occupazione nazifascista, trasformandone i territori in servitu'
militari occidentali e bacini di sfruttamento delle risorse e della
forza-lavoro, devastando le basi della convivenza civile e della
cultura comune di quelle genti.
Per noi del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia quello che
continua a svolgersi in Jugoslavia e' un immenso e protratto crimine
contro l'umanita', del quale ancora purtroppo non si vede la fine, e
del quale dovranno rispondere quelli che ne portano la
responsabilita'. Per noi, la Jugoslavia non muore il 4 febbraio 2003.
Che viva la Jugoslavia,
che vivano l'unita' e la fratellanza tra i popoli.
Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia
Febbraio 2003
"Balkans Infos"
B. I. Balkans-Infos est un mensuel de politique internationale
totalement indépendant de tout gouvernement, institution ou parti, qui
paraît depuis près de sept ans. Il n'est diffusé que sur abonnements.
Fondé à l'origine pour réagir aux mensonges des grands médias
concernant la Yougoslavie et les Balkans, il est devenu un organe de
référence dans une dénonciation d'ensemble de l'impérialisme
économique, du fanatisme religieux et de la désinformation.
B.I. Balkans - Infos N° 75 mars 2003
EDITORIAL N 75
SOMMAIRE DU N° 75
Le pouvoir mondial du "nouveau messie" : le "révérend" Moon. Une
remarquable étude de Michel Blanzat sur l'influence secrète d'un des
hommes les plus puissants de la planète, à la fois sur Washington et
sur Pyong Yang.
Un nouveau document de Pierre Hillard : la carte de l'Europe en
miettes qui préfigure la mosaïque continentale préparée par les
partisans de la globalisation.
Le compte rendu d'une visite de huit jours en Irak, par le
contre-amiral Claude Gaucherand, qui prouve que "ce pays ne menace
personne".
Le bilan de deux ans et demi de régime "démocratique" pro-occidental à
Belgrade. Un constat saisissant de chaos organisé, de misère et de
néo-colonialisme de la communauté internationale.
L'analyse de la constitution ubuesque qui doit régir le nouveau
monstre inventé par la diplomatie occidentale : la Serbie-Monténégro.
Une étude de Kosta Christitch.
Komnen Becirovic corrige les erreurs historiques d'Edgar Morin à
propos de la "civilisation" turque dans les Balkans.
Les réactions aux menaces de guerre à l'Irak, de diverses
personnalités : Rony Brauman, Tzvetan Todorov, Bernard-Henri Lévy,
Christiane Taubira, Harold Pinter et Stella Jatras.
Le Dr Rajko Dolecek dit la vérité sur l'idole des salons de "gauche",
Vaclav Havel - une vérité qui contraste avec l'hagiographie officielle
- et le Dr Martin Janecek traite des rapports entre occident,
orthodoxie et islam.
Les " nouvelles de l'empire " font le point sur les derniers progrès
de la colonisation américaine dans le monde.
La rubrique "entre guillemets" décrit l'embarras des pauvres intellos
de Saint-Germain des Prés, qui ne sont pas pacifistes mais ne veulent
pas la guerre et qui sont pro-américains tout en s'inquiétant des
délires de Washnington.
Le quatrième roman d'Ivanka Mikic, "Komarac", remporte un succès
mérité à Belgrade. Le livre en serbe est disponible en France pour le
prix de 15 euros (envoi compris). Le commander au journal.
---
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B I
Rédaction / Administration
CAP 8
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Fax : 01 42 23 07 30
=== ENGLISH ===
ARTEL GEOPOLITIKA by www.artel.co.yu
office@...
Date:21 February 2003
The Book of Borka Vucic: BANKING - CHOICE OR DESTINY
The book "BANKING - CHOICE OR DESTINY?" is
the first monograph published by Udruzenje gradjana CER.
This association is also editing the
monthly journal "Geopolitika"
already for two years.
The book is written in latin letters,
the format is B-5 (17x24 cm), the
volume is 328 pages, with more
than 200 illustrations;
black&white and colour
photographs, facsimiles, tables,
extracts, "tumbstones" of loans,
bonds and other placements.
The book can be ordered at the address:
E-mail: bvcycha@...
Fax: +381 11 367 17 99
Price: $12 or 12?
Zepter Bank, Bulevar Mihajla Pupina 117, 11070 Novi
Beograd, Serbia & Montenegro
540100-17250647 Udruzenje gradjana Cer
Extracts from the foreword, preface, reviews, synopsis
etc.
... It is uncommon that a Banker writes a book about
banking, most of the time it is done by governors of
Central Banks. This is probably due to business
confidentiality. The testimony of Borka Vucic of the period
of four decades, as seen in the book "Banking, a choice or
destiny", is therefore of interest to readers, especially for
those with good intentions and to those who are
uninformed of the happenings in our imperiled country.
... Indeed, the author defends and presents Yugoslav
banking during the development period of transformation
from the plan economy to market economy, with facts,
rarely seen documents and photographs. This especially
relays in respect to efforts and achieved results on the
international segment.
... Of interest are also parts of the book which talk about
connecting commercial banks, especially the Beogradska
Banka, with international institutions, with intentions to
apply investment programs as well as the rapid adjustment
to modern models of capital markets. This explains the fact
that Beogradska Banka, as well as some other Yugoslav
banks, were among the top 1000, 500 and 100 listed banks
on the World, European and East-European markets.
[photo] President of the Republic of Cyprus George Vassilliou opens
a new building of Beogradska banka, Nicosia,in May 1991
[photo] With Tassos Papadopoulos, Nicosia, 1991
[photo] Kikis Lazarides, Chairmain of the Cyprus Popular Bank (in
the middle), Andreas Philipou of the Central Bank and the
Governog (right)
[photo] With the Serbian Patriarch Mr. Pavle and the Cypriot
Archbishop Mr. Chrisostomos
... The period of UN-sanctions and the financial blockade
are illustrated with the Bank's efforts to survive. An
impression of constant straggle appears and determination
to use allowed models in order to comply with sanctions
and at the same time to comply with Yugoslav legal
procedures and those of countries and markets where it
was possible and legal.
... While reading the book, the reader receives a strong
impression about a woman banker - a professional, who
cuts through this men's world of extraordinary and
influential experts, sometimes in very hard circumstances.
... The author still carries the spirit of optimism after
leaving the position of the President of the Yugoslav
largest bank. She writes a book, maintains contacts with a
large circle of friends, experts of banks, companies and
from various institutions of the country and abroad.
[photo] A visit of David Rockefeller, Chairman of the Chase
Manhattan Bank, New York, 1979 (B. Zoric, B. Vucic, D.
Rockefeller, B. Kostic)
[photo] With the Director of Barclay`s Bank, Mr. Michael London
and his deputy, Mr. G. Miller
[photo] With Edward Palmer, the Executive President of Citybank,
New York
[photo] Signing the contract with EXIM Bank, Washington for the
purchase of the plane DC - 10
... Although an aged person, she learned to use the PC and
the internet. She likes to help and maintain contact with
Yugoslavs abroad-Diaspora, which she appreciates it very
much.
... Involvements in the activities of The Fund for
Supplemental Education of Young Farmers are of most
interest to the author as well as a fast integration of 120
farmers into the program for specializing in 2002/03 in
Austria, Germany, Denmark, Ukraine, Canada, Australia
and the Republic of South Africa.
... Since her early youth, carried by curiosity of spirit,
persistency and consistency, she walked along the path of
her choice and her destiny and along the hard and
complicated paths of banking, constantly learning and
simultaneously teaching others, always advancing and
enabling others to advance.
... Life destiny was often cruel to her, but despite of all, she
remained always strong, surprising even those who know
her very well, how she is able to absorb her energy and
strength.
... The book is distincted by plenty of information,
important and interesting data and a string of didactical
and ingenious events, all presented in a direct, simple and
clean language style. The book is entirely a reflection of
her personality, her life approach and believes and
therefore it presents a precious testimony.
... This book, written by Borka Vucic, is therefore not only
a book about a woman banker and the banking profession
but also a wonderful story about our people.
Serbia needs tolerance and reconciliation of the Left and
the Right block, of the Karadjordjevic and the Obrenovic
dynasties, Communists and Non-communists, Chetnics
and Partisans, Believers and Non-believers, the North and
the South, Ideologists and the Practical, the Capital and
the Province.
Our homeland needs harmony and unity, respect of
history, traditions and continuity
in accordance with the course of a modern and humane
civilization.
CONTENT
FOREWORD 9
THE REASON WHY I AM WRITING A BOOK 13
CHILDHOOD, EDUCATION AND FAMILY
o My Grandfathers Dragic and Simeun 23 o Encounter at
the Drinking Fountain 25 o Entrance Examination in
Obrenovac 27 o Challenge of the City Life 29 o German
Occupation and Joining Partisans 31 o Story about the
Faculty and Professional Orientation 35
II BANKING WAYS AND CROSSWAYS
o Overture for the Banker 41 o Krajger's Favourable Evaluation 41
o High Level Practice 44 o Misunderstandings with the Chief 45
o Establishment of the Economic Bank of the Republic of
Serbia in 1961 46 o Orientation to the Market, and
International Operations 47 o Field Work 48
III CHALLENGE OF THE INTERNATIONAL
CAPITAL MARKET
o Opening to International Market 53 o A Visit to a London Broker 55
o Good Intentions of "Great Banker" 56 o An Englishman
and the Plum Brandy 58 o Airline Business with the EXIM Bank 61
o European Continental Partners - HERMES and COFACE 63
IV THE INTERNATIONAL MONETARY FUND
AND THE WORLD BANK
o Integration in International Organizations 67 o Activities
of the IMF and World Bank's Delegates and of Other Important Guests 68
o The World Bank Projects 69 o Structural Adjustment Loan (SAL) 70
o World Experience of a Man from Jagodina 71 o Visits of
the International Monetary Fund and the World Bank to Belgrade 71
o The Anglo-Yugoslav Bank 72 o In the Summer House
of the Obrenovic Dynasty Near Smederevo 77 o Visit to
Mr. David Rockefeller 78 o What Meant the Beogradska
Banka Guarantee for the "Sava" Centre and the
"Intercontinental" Hotel 79 o The "Sava" Centre 80 o
Clinton's Speech - Malum omen 82
V TRACKING WORLD TRENDS
o Tendencies of Bank Integration Processes 87 o Merger of
Banks 88 o Facing Reality 90 o Belgrade Bank Group 90 o
Consolidation of Banks within the Beogradska Banka
System 92 o The First Borrowing Worth $ 50 Million and
Repayment Ahead of Schedule 97
o International Payment Transactions 98 o Financial
Market in the Country 99 o Restored Confidence 99 o The
War Bank 102 o E-75 Motorway /Novi Sad-Belgrade Section/ 104 o
Public Loan for Economic Development of the Republic of
Serbia 105 o "Old" Foreign Currency Savings 107
o The Donor Bank 109
VI OPENING STATEMENTS
AT THE MEETINGS OF BEOGRADSKA BANKA a.d.
o Shareholders Regularly Furnished with Information 173
o Opening Statement at the Seventh Meeting of
Beogradska Banka a.d. held on 12 June 1998 173 o
Opening Statement at the Tenth Meeting Session of
Beogradska Banka a.d. held on 14 December 1999 124
VII FOREIGN LOANS AND DEVELOPMENT
o Syndicated Loans, Public and Private Placements 137 o
New President of the Bank - Slobodan Milosevic 145 o
Long-term Loan Worth $ 700 Million 148 o Our
Economic and Financial Cooperation with Kuwait 148 o
The Falcon on the Emir's Shoulder 150 o Our Delegation
in Kuwait at the Conference of Potential Investors 752 o
The Joke and the Truth about Slobodan Milosevic's
Knowledge of English 153 o Significant Syndicated Loans
155 o Linking Theory and Practice 158 o A Junior
Colleague from Austria 159 o Recommendation for the
International Banking Summer School 160
o Experiences with the General Manager 160
VIII BEOGRADSKA BANKA - CYPRUS,
OFF-SHORE BANKING UNIT (BB COBU)
o Orientation to Financial Cooperation with the Middle East 165
o Ideal Location 165 o Cyprus - Divine Gift for Businesses 166
o Off-shore Companies 167 o Cooperation with Law Office Tassos
Papadopoulos and Renown Audit Company Price Waterhouse 169
o Cooperation with Banks in Mixed Ownership 170
-Successful Business Performance 177 o The President of
Cyprus Attending the Opening of the New Premises 173 o
Sky Promotion of BB COBU 176
o The Chance Which Should Not Be Missed 177
IX SANCTIONS OF THE UNITED NATIONS
o Operations Getting Worse 157 o Unjustifiably Frozen Assets 157
o Accusations with no Grounds but with Evil Intention 152
o Continuity of Success 152 o Control without Remarks 153
o Facing Temptation with Two Ladies 155 o Futile Effort 155
o A Bank for Some Other Times 155 o English Impoliteness 159
o American Welcome 190 o The Truth about Frozen Assets in America 190
X YUGOSLAV PEOPLE IN CYPRUS
o Activities of Businessmen and Bankers 195 o
Motherland in the Heart 196 o A Loyal and Compact
Team 201 o A Non-Banking Success 202 o Gratitude to
the Cypriot People 202 o The Ambassador's Statement 204
XITHE WORLD ECONOMIC FORUM
o Meeting in Salzburg in 1998 211
XII HELP FROM THE DIASPORA
o Assembly and Councils of the Diaspora 217 o Great
Success of the First Assembly 220 o A Visit to a Farmer's
Holding 223 o Thin Layers of Dough from Valjevo in Paris 223 o
Customs Duties, Citizenship and Additional Training 225
o The Serbian Home - Decision of the Assembly 225 o
The Serbian Memorial -Srboslov 225 o Small- and
Medium-Size Projects - A Farmer Seeking the Rain 226
XIII HOLDING POSITION OF FEDERAL MINISTER
o Federal Minister for Coordination with International
Financial Institutions 231 o Main Tasks that Occupied Me
234 o Banking and Financial Market in Yugoslavia-
Constraints and Possibilities in Post-Sanctions and
Post-NATO Aggression Period 238
XIV FUND FOR SUPPLEMENTAL EDUCATION
OF YOUNG FARMERS
o Support to Young Rural Population 249 o Requirements
for Loan Disbursement 251 o Education Centres 251 o
Financial Operation of the Fund 253
XV REFLECTION IN THE PUBLIC MIRROR
o Others about Me, and I about Myself 257
XVI MY "LEAVING" THE POSITION
OF PRESIDENT OF BEOGRADSKA BANKA
o Destiny of the Biggest Development Bank 295 o Raid by
Unknown Persons 296 o Difficulties in Providing the
Meeting Hall 298 o Attempt of Raid and Take-Over of the
Bank 299
EPILOGUE 311
EPILOGUE
Immediately after the first edition of this book was
published in late August 2002, it was presented to the
public in Belgrade, Novi Sad and Krupanj (my native
town). The second and third editions followed soon.
The book presentations were very well attended and in the audience
were sitting mostly young people, holders of high academic titles,
bankers, diplomats, journalists as well as many other friends of
mine. The book was presented by Prof. Dr. Oskar Kovac,
Prof. Dr. Zora Zakic, Radovan Pesikan, M.Sc., Merima
Rankovic, Editor-in-Chief of the Jugoslovenska Knjiga,
Dragutin Matanovic, a businessman, and Dr. Slavko
Mrdovic, a surgeon, from our Diaspora in Switzerland.
They all underlined the message the book conveys and the
topicality of its testimony about the development of the
Yugoslav banking and economy over a rather long
historical period of time.
[photo] Presentation on Kolarac university, August 2002
Serbian media also covered this event by a number of
interesting and positive reviews of the book published in
several dailies, weeklies and periodicals {Politika, Glas
Javnosti, Vecernje novosti, Nacional, Svedok, llustrovana
poli-tika, Nin, Selo, Telegraf, EU market) as well as in TV
programmes.
The English edition is intended for my business partners,
bankers and numerous friends all over the world. I believe
that many of my countless colleagues and friends abroad
will recognize themselves in this book.
It is precisely at this point in time that I wish my book to
be a part of a broader programme of intellectual
self-defense and protection against malicious
manipulations coming from a number of both local and
foreign circles.
Presently, the current regime in my country is
thunderously announcing that the "reforms' and the
transition process it is implementing represent a final shift
from the Soviet-type centrally and administratively
planned economy to the one market oriented. I, therefore,
feel it necessary to emphasize that the centrally planned
economy was abandoned in the former Yugoslavia far
back during the 1950s. The beginning of my banking
career precisely coincided with the processes of transition
and orientation to the market economy and with the
linking with foreign money and capital markets. I very
well remember that in the course of the 1960s a
comparative study of market functioning was made in
Oxford in which Yugoslavia held a place between
Germany and Japan. Accordingly, Yugoslavia commenced
its market transition process immediately after the
economic enterprises were entrusted to workers to manage
them, in the period of the so-called workers'
self-management. As early as at the beginning of the
1950s the state domination started to decline gradually,
and the economic results Yugoslavia had achieved from
that moment on were so striking that the countries
currently undergoing transition can only dream of.
Yugoslavia was for years recording the fastest economic
growth in Europe and I remember very well (in 1962 our
country had a higher living standard than Italy) that in
terms of the rate of growth Yugoslavia was just after
Japan.
It is interesting that the transition process in the former
Yugoslavia is currently hardly ever mentioned, let alone
the results it had achieved, even by international
institutions involved in that process. For example, the
World Bank published a specific analysis of the transition
processes in all countries of the world; however,
Yugoslavia's efficient and effective transition carried out
back in the 1950s and later has not been mentioned at all.
Many eminent economic experts, whose views I fully
share, think that this is just the matter of a solely
ideological approach on the side of international
institutions whose only interest is to expand their activities
and to facilitate the companies from the west, in the first
place, to conquer new profitable markets.
By carefully analyzing the transition processes in the
countries which became independent by seceding from
Yugoslavia, one can note that no transition process is in
place there. Instead, one can speak of the process of
restoration of capitalism from the time of monarchial
Yugoslavia combined with the concept of cheap and hasty
privatization of good and market-oriented enterprises.
Similarly, in one of his interviews, Dr. Branko Horvat,*
Professor at the Faculty of Economics of Zagreb,
emphasized that "if the present-day situation in any of the
former republics is compared with the situation that
prevailed in Yugoslavia in the past, one can note that
everything has devalued and that the former Yugoslavia,
which was once on the top internationally, now has the
successors who are in the so-called Western Balkans. All
the countries that cannot join the European Union are
placed there". He thus concludes that all countries that
were part of Yugoslavia have over the last 10 years been
experiencing an economic crisis deeper than the one
recorded worldwide in the course of the 1930s.
Also interesting was the lecture delivered by Dr. Ivan
Ribnikar,* Professor at the Faculty of Economics of
Ljubljana, at the Milocer Seminar in September 2002. His
point was that the most important issue in transition is not
to allow any enterprise to fail if its problems can be settled.
Presenting Slovenia's experience, Dr. Ivan Ribnikar
pointed to the erroneousness of the idea of having
everything first "cleaned" in a country and then start again
from the very beginning. Slovenia saved everything it
could by implementing a persistent rehabilitation of the
bank and enterprise sector. Slovenian Government has not
liqudat-ed its own banks; instead it has consolidated them.
Therefore, the results Slovenia has achieved show that in
terms of business effectiveness Slovenia is holding the first
place, while in terms of invested foreign capital it is at the
very bottom. Western theoreticians, including international
financial institutions, the IMF and the World Bank did not
agree with this model; however, Slovenia has so far
managed to protect itself against such influences of theirs.
Since the new regime came to power in Serbia on 5
October 2000, the process of major socio-economic
changes has entirely neglected the continuity in all
segments of economy and finance. Everything is being
commenced from the very start. Such practice is neither
good for the processes in the country nor for cooperation
with foreign commodity and financial markets. For
example, the hasty decision on bankruptcy of four national
banks (Jugobanka AD, Beogradska Banka AD,
Investiciona Banka AD and Beobanka AD) is a major
failure on which history and future generations will surely
pass their judgement. What is already clear now - imposed
liquidation of these commercial banks caused immediate
suffocation of production and development. A standstill
and apathy are characterizing the development of one of
the most significant factors in the fight against
unemployment and for economic progress. On the other
hand, major decisions are made in the area of privatization
even before the appropriate legislation come into force,
which speaks a lot about the (irregularity of the
privatization process.
Support to agriculture is only declarative in nature and I
wish to ascertain that even during the hardest time of
economic and financial sanctions and international
isolation, the agricultural sector enjoyed more incentives
and support than it is the case nowadays. It is the major
and significant economic area which helped us survive in
all serious crises, wars and ten-year long sanctions
imposed by the international community and the USA,
including the NATO bombing.
Also, the role of domestic banks in development is
restricted, while foreign banks whose number is significant
and which are privileged in relation to local banks do not
engage in investment, which prevents realization of
positive transition trends.
Monographs of commercial bankers are rare, they are
more often written by central bank governors. This book is
my testimony of the events, facts, rarely published
documents and pictures covering the period of four
decades.
I have written the Banking - Choice or Destiny not only
to let the reader get the impression about me as a lady
professional banker fighting her way through the male
world of extraordinary and influential experts in,
sometimes, impossible circumstances. But at the same time
I defend in this book the Yugoslav commercial banking,
Beogradska Banka and their roles in development projects
in the country, particularly in cooperation with
international financial institutions and commercial banks
in implementing investment projects in infrastructure,
industry, agriculture, tourism, etc. Our commercial banks
were always able to quickly adapt to current capital
market models by establishing direct interest-based
relations with foreign commercial banks, funds and state
owned financial and insurance institutions (the EXIM
banks, ECGD, COFAS, HERMES, EDC, etc.) without
assistance by mediators. Our bankers acquired
specialisation and training in accordance with the
requirements of western banking, particularly in showing
the business performance of either banks or companies, as
well as in showing their audited balance sheets and profit
and loss accounts. Finally, we wanted to boast as
aggregate Yugoslav commercial banking at that time of
our regularity in repaying contracted international loans
and of a sustainable debt servicing ratio of the country.
I am proud that I can say that at that time which was
characterized by a severe bank competition internationally
my Beogradska Banka was on the list of 100 major world
banks and among the first 20 in Europe.
It is for this reason that today, when my thoughts flash
through numerous reminiscences about my engagement in
banking and finance during the past years, I am filled with
pleasure. It is true that the banking business has its strict,
precisely defined and exact rules and standards; however, it
is just these rules and standards that require
open-mindedness, listening with care and concentration to
every business partner, no matter whether a new or an old
one - and also making maximum efforts to help him. In
today's world of global and technological civilization there
are a great number of high quality and profitable projects
the implementation of which is waiting to be supported,
especially in small countries and those undergoing
transition. It is, therefore, important to have in such
countries sound and strong domestic banks as well as
highly professionally trained domestic bankers. It is
necessary for the development of Serbia, as it is also for
the creation of the conditions for as many job opportunities
as possible.
I belong, perhaps, to a different school of thought. I do
hope, however, that one of the priority tasks of another
and better government in Serbia will be to acknowledge
the continuity in the country's development and to show
more respect for its own human resources and positive
experiences.
The Author
=== SRPSKOHRVATSKI ===
ARTEL GEOPOLITIKA by www.artel.co.yu
office@...
Datum: 19. februar 2003. g.
Knjiga Borke Vucic: BANKARSTVO - IZBOR ILI SUDBINA
UVOD
Prva monografija u okviru Izdavackog plana Udru?enja gradana CER.
Ubraja se u memoarsku literaturu.
Pored uvoda, predgovora i autorovog objasnjenja o tome zasto pise
knjigu, sadr?aj ukljucuje 16 poglavlja i indeks imena.
Knjiga je stampana latincnim pismom, formata B-5 /17x24 cm/, obima 312
stranica, sa preko 200 ilustracija; crno-bele i kolor fotografije,
faksimili, tabele, izvodi, tumbstones /spomen ploce/ kredita,
obveznica i drugih plasmana.
Prvo izdanje, brosirano, stampano je u 500 primeraka.
Drugo izdanje, tvrdi povez, stampano je u 500 primeraka.
Knjiga se mo?e kupiti u mnogim knji?arama sirom
zemlje i naruciti na bvcycha@..., fax: +381 11 367 17 99.
Izvodi iz uvoda, predgovora, recenzija, sinopsisa i dr.
... Retko poslovni bankar pise knjigu o bankarstvu, to cesce
cine guverneri centralnih banaka. Verovatno zbog
poslovne tajne. Svedocanstvo Borke Vucic u periodu od
cetiri decenije u knjizi Bankarstvo, izbor ili sudbina zbog
toga je interesantno za citaoce, posebno dobronamerne i
nedovoljno upucene u dosadasnja zbivanja nase, po svemu
ugro?ene zemlje.
... Zaista, autor cinjenicama, retko videnim dokumentima i
slikama u svojoj knjizi prezentira i brani poslovno
bankarstvo Jugoslavije i Srbije u periodu razvoja od
planske ka tr?isnoj ekonomiji. To se narocito odnosi na
njihove napore i rezultate na medunarodnom segmentu.
... Zanimljiva je obrada povezivanja poslovnih banaka i
Beogradske banke sa medunarodnim finansijskim
institucijama na realizaciji investicionih projekata i
sposobnosti brzog prilagodavanja savremenim modelima
tr?ista kapitala. Zato je razumljivo da su se Beogradska
banka i jos neke jugoslovenske banke godinama nalazile na
listi medu hiljadu, petstotina i sto najvecih svetskih,
evropskih i istocno-evropskih banaka.
... Period sankcija OUN-a i finansijske blokade u knjizi se
ilustruju kroz velike napore Beogradske banke za
pre?ivljavanje. Posebno se stice utisak stalne borbe i
upornosti za koriscenje dozvoljenih modela u cilju
pridr?avanja sankcija i u skladu sa zakonskom procedurom
Jugoslavije i zemalja onih tr?ista gde je to bilo moguce i
legalno.
... Citajuci knjigu, citalac dobija sna?an utisak o ?eni
bankaru - profesionalcu, koja se probija u tom muskom
svetu izuzetnih i uticajnih strucnjaka u ponekad
nemogucim uslovima.
... Duh optimizma autor nosi u sebi i posle odlaska sa
mesta predsednika najvece banke Jugoslavije. Pise knjigu,
odr?ava kontakte sa velikim krugom prijatelja, strucnjaka
iz banaka, kompanija i raznih institucija u zemlji i svetu.
... Iako u poznim godinama naucila je da koristi kompjuter
i internet. Rado obavlja poslove i kontakt sa dijasporom
koju veoma uva?ava.
... Ipak najradije se ukljucuje u razgovor o aktiviranju
fonda za doskolovanje mladih seljaka i njihovo sto br?e
ukljucivanje u realizaciju programa za odlazak 120
kandidata na specijalizaciju u 2002./03. godini u Austriju,
Nemacku, Dansku, Ukrajinu, Kanadu, Australiju i Ju?nu
Afriku.
... Od rane mladosti, vodena radoznaloscu duha, upornoscu
i doslednoscu, isla je putem svoga izbora i svoje sudbine,
teskim i komplikovanim stazama bankarstva, stalno uceci i
istovremeno uceci druge, stalno napredujuci i istovremeno
omogucavajuci napredak drugima.
... ?ivotna sudbina je bila prema njoj cesto okrutna, ali je,
bez obzira, na sve ostala jaka, nepokolebljiva i sna?na
duhom, ostavljajuci one koji je poznaju u nedoumici odakle
crpi energiju i snagu.
... Njenu knjigu odlikuje obilje informacija, va?nih i
interesantnih podataka i niz poucnih i duhovitih
dogadanja, sve iskazano neposrednim, jednostavnim i
cistim jezickim stilom. Knjiga je u potpunosti odraz njene
licnosti, shvatanja i verovanja i otuda predstavlja
dragoceno svedocanstvo.
... Njena knjiga o ?eni bankaru otuda i nije samo knjiga
njoj i njenom pozivu vec je istovremeno i jedna divna prica
o nasem velikom narodu...
SADR?AJ
UMESTO PREDGOVORA 11
ZASTO PISEM KNJIGU 15
I
DETINJSTVO, SKOLOVANJE I PORODICA
* Deda Dragic i deda Simeun 25 * Susret na cesmi 27 *
Prijemni ispit u Obrenovcu 29 * Izazov gradskog ?ivota 30
* Nemacka okupacija i odlazak u partizane 32 * Prica o
fakultetu i profesionalno opredeljenje 36
II
BANKARSKI PUTEVI I RASKRSCA
* Uvertira za bankara 41 * Povoljna Krajgerova ocena 41
* Praksa na visokom nivou 44 * Nesporazumi sa sefom 45
* Osnivanje Privredne banke Republike Srbije 1961. godine
46 * Orijentacija na tr?iste i poslove sa inostranstvom 47 *
Terenski rad 48
III
IZAZOV ME?UNARODNOG TR?ISTA KAPITALA
* Otvaranje prema inostranom tr?istu 51 * U poseti
londonskom brokeru 53 * Dobronamernost "velikog
bankara" 54 * Englez i sljivovica 56 * Avio biznis sa
EXIM bankom 59 * Evropski kontinentalni partneri -
HERMES I COFACE 60
IV
ME?UNARODNI MONETARNI FOND I SVETSKA BANKA
* Ukljucivanje u medunarodne organizacije 63 * Aktivnost
delegata MMF-a i Svetske banke kao i drugih znacajnih
gostiju 64 * Projekti Svetske banke 65 * SAL kredit 66 *
Mondijalisticko iskustvo jednog Jagodinca 67 * Gostovanje
MMF-a i Svetske banke u Beogradu 67 * Anglo Yugoslav
Bank 68 * U starom letnjikovcu dinastije Obrenovic kod
Smedereva 73 * Elitne zvanice pod satorom 74 * Poseta
Davidu Rokfeleru 74 * Sta je znacila garancija Beogradske
banke za Centar "Sava" i "Interkontinental" 76 * Centar
"Sava" 77 * Klintonov govor - Malum omen (los
predznak) 78
V
NA TRAGU SVETSKIH TRENDOVA
* Tendencije integracije banaka 83 * Ukrupnjavanje
banaka 84 * Suocavanje sa realnoscu 86 * Beogradska
bankarska grupa 87 * Konsolidacija banaka u sistemu
Beogradske banke 90 * Prvo zadu?enje vredno 50 miliona
dolara i otplata pre roka 94 * Platni promet sa
inostranstvom 95 * Finansijsko tr?iste u zemlji 96 *
Vraceno poverenje 96 * Ratna banka 99 * Autoput E-75
/deonica Novi Sad-Beograd/ 101 * Zajam za privredni
razvoj Republike Srbije 102 * Stara devizna stednja 103 *
Banka - donator 105
VI
UVODNA IZLAGANJA SA SEDNICA SKUPSTINA
BEOGRADSKE BANKE a.d.
* Redovno informisanje akcionara 109 * Uvodno izlaganje
na VII sednici Skupstine Beogradske banke a.d., odr?anoj
12. juna 1998. godine 109 * Uvodno izlaganje na X sednici
Skupstine Beogradske banke a.d., odr?ane 14. decembra
1999. godine 119
VII
INOSTRANI KREDITI I RAZVOJ
* Konzorcijalni krediti, javni i privatni plasmani 131 *
Novi predsednik banke - Slobodan Milosevic 139 *
Dugorocni kredit vredan 700 miliona dolara 142 * Nasa
privredna i finansijska saradnja sa Kuvajtom 142 * Soko
na ramenu emira 144 * Boravak nase delegacije u Kuvajtu
na konferenciji potencijalnih investitora 146 * Sala i zbilja
o ucenju engleskog jezika Slobodana Milosevica 147 *
Znacajniji konzorcijalni krediti 149 * Spoj teorije i prakse
152 * Mladi kolega iz Austrije 153 * Preporuka za
Medunarodnu bankarsku skolu 154 * Iskustva sa
generalnim direktorom 154
VIII
"BEOGRADSKA BANKA - CYPRUS, OFFSHORE
BANKING UNIT" (BB COBU)
* Orijentacija finansijske saradnje sa bliskim istokom 159 *
Idealna destinacija 159 * Kipar - bo?ji dar za biznis 160 *
"Offshore" kompanije 161 * Saradnja sa advokatskom
kucom "Tassos Papadopoulos" i poznatim revizorom
"Price Waterhouse" 163 * Saradnja sa mesovitim bankama
164 * IICY International Investment Corporation for
Yugoslavia 165 * Uspesno poslovanje 166 * Predsednik
Kipra na otvaranju nove zgrade 167 * Nebeska promocija
"BB COBU" 169 * Sansa koja se ne propusta 170
IX
SANKCIJE OUN
* Pogorsanje poslovanja 173 * Bezrazlo?no zamrznute
devize 173 * Optu?be bez osnova ali i sa namerom 174 *
Besprekorni cash flow 174 * Kontinuitet uspeha 175 *
Kontrola bez primedbi 176 * U iskusenju sa damama 177 *
Napor bez uspeha 179 * Banka za neka druga vremena 180
* Engleska neuctivost 181 * Americka dobrodoslica 181 *
Istina o zamrnutim sredstvima u Americi 182
X
JUGOSLOVENI NA KIPRU
* Aktivnosti privrednika i bankara 187 * Domovina u srcu
188 * Odana i kompaktna ekipa 193 * Vanbankarski uspeh
193 * Hvala kiparskom narodu 194 * Ambasadorova izjava
196
XI
SVETSKI EKONOMSKI FORUM
* Sastanak u Salcburgu 1998. godine 201
XII
POMOC DIJASPORE
* Sabor i Saveti dijaspore 207 * Veliki uspeh na prvom
saboru 210 * Poseta seljackom gazdinstvu 213 * Valjevske
kore za pitu u Parizu 213 * Carine, dr?avljanstvo,
dopunska nastava 215 * Srpski dom - odluka Sabora 215 *
Srpski memorijal, Srboslov 215 * Mali i srednji projekti -
seljak tra?i kisu 216
XIII
NA MESTU SAVEZNOG MINISTRA
* Savezni ministar za koordinaciju sa medunarodnim
finansijskim institucijama 221 * Glavni poslovi koji su me
okupirali 223 * Bankarstvo i finansijsko tr?iste u
Jugoslaviji - ogranicenja i mogucnosti posle sankcija i
agresije NATO 227
XIV
FOND ZA DOSKOLOVANJE MLADIH POLJOPRIVREDNIKA
* Podrska mladoj seoskoj populaciji 237 * Uslovi koriscenja
kredita 239 * Obrazovni centri 239 * Finansijsko
poslovanje Fonda 241
XV
PEROM O MENI
* Dugi o meni i ja o sebi 245
XVI
MOJ "ODLAZAK" SA MESTA
PREDSEDNIKA BEOGRADSKE BANKE
* Sudbina najvece razvojne banke 289 * Upadanje
nepoznatih lica 290 * Teskoce sa obezbedenjem sale 295 *
Pokusaj upada i preuzimanje Banke 295
INDEKS IMENA 303
ZASTO PISEM KNJIGU
Verovatno ce se c