Informazione
From: "Jedinstvena sindikalna organizacija Zastava" <sindikat@...>
Organization: Samostalni sindikat
Con riferimento ALL' APPELLO [...vedi sotto...] vi invitiamo a
bloccare tutte le attivita a proposito perche anche questa volta
purtroppo non ci siamo riusciti.
Nenad Aleksic e morto stanotte.
Ringraziamo chi ha dato il contributo, appena passa qualche
giorno di lutto contatteremo i genitori in merito ai contributi
versati e tutti ne saranno informati successivamente.
Per ulteriori informazioni contattare
Rajka Veljovi? - SINDACATO ZASTAVA
Tel + 381 34 335 762 (8h00-12H00)
E-mail: sindikat@...
--- In Ova adresa el. pošte je zaštićena od spambotova. Omogućite JavaScript da biste je videli., "Coordinamento Nazionale per
la Jugoslavia" ha scritto:
Date: Thu, 27 Feb 2003 14:33:41 +0100
From: "Jedinstvena sindikalna organizacija Zastava" <sindikat@p...>
Organization: Samostalni sindikat
APPELLO
A TUTTE LE PERSONE DI BUONA VOLONTA,
ASSOCIAZIONI, STRUTTURE SINDACALI ECC...
APPELLO PER VINCERE NELLA BATTAGLIA CON IL TEMPO
PER SALVARE UNA VITA
ALEKSIC NENAD, 26 anni di Kragujevac - Yugoslavia (SIC)
Indirizzo: Ru?ice Bojovic 6, 34000 Kragujevac - Yugoslavia
Infermiere, padre Dragan, madre Radmila
Le previsioni dei medici sono 10 giorni di vita se non venisse
sottoposto all' intervento chirurgico
TRAPIANTO DI CUORE (in Yugoslavia non fattibile).
Trapianto verra' fatto a Monaco di Baviera - Clinica Universitaria
Groshaden. Costi di trapianto cca 100.000 Euro. Nel caso che non sara'
fattibile (per i motivi economici) verranno incorporate "camere di
plastica" nel cuore - costo previsto 40.000 Euro.
Ogni contributo e' prezioso, goccia per goccia faremo mare. La vita al
costo preciso - da 100.000 a 40.000 Euro.
Allegato : Documentazione medico-sanitaria, Riferimenti della Banca
Yugoslava e quella Tedesca ***
Per ulteriori informazioni contattare Rajka Veljovic
SINDACATO ZASTAVA
Tel + 381 34 335 762 (8h00-12H00)
E-mail: sindikat@p...
*** I files JPG con la documentazione sono scaricabili al sito:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/files/NenadAleksic/
--- Fine messaggio inoltrato ---
Date: Thu, 13 Mar 2003 15:32:06 +0100
From: Alessandro Di Meo <alessandro.di.meo@...>
To: jugocoord@...
Anche quest'anno sta per partire l'organizzazione dell'iniziativa "C'è
un bambino che...", ospitalità di bambini jugoslavi profughi dalla
guerra del Kosovo, attualmente residenti a Kraljevo. L'iniziativa
nasce dal lavoro di alcuni dipendenti dell'università di Roma Tor
Vergata, in collaborazione con l'associazione Un Ponte per... e in
pieno accordo con la volontà espressa dal Rettore.
Il messaggio dello scorso anno, di diffusione dell'iniziativa, si
concludeva con un "C'è un bambino che... ti aspetta!". Dopo il
successo che l'iniziativa ha avuto nella scorsa estate, stavolta
possiamo concludere con un "C'è un bambino che... aspettiamo!"
L'ospitalità, infatti, ha coinvolto le famiglie partecipanti sia da un
punto di vista strettamente emotivo, i bambini sono bambini, sia da un
punto di vista più generale, legato alle conseguenze che ogni guerra
porta con se.
In questo momento storico particolare, poi, in cui nel mondo cresce la
distanza fra chi considera la guerra un mezzo nefasto ma 'necessario',
trasformandolo, a seconda del caso, in 'intelligente', 'preventivo',
a volte 'umanitario' e chi, invece, si dichiara contrario senza
tentennamenti o ripensamenti possibili, noi ci dichiariamo dalla parte
di questi ultimi in quanto la guerra, qualunque ne sia il motivo
scatenante, alla fine viene sempre fatta pagare ai più deboli!
Siamo convinti che, portando qui i volti, i sorrisi, le voci di
piccole vittime di una guerra che sembra dimenticata ma che, invece, è
ancora attualissima negli irrisolti problemi dell'area balcanica,
molti potranno confrontarsi direttamente col problema guerra, che
altrimenti rischia di diventare una cosa astratta, impersonale,
virtuale alla quale ci si abitua come se nulla fosse mentre,
purtroppo, è cosa drammaticamente materiale.
Come si fa a dire SI alla guerra e rimanere indifferenti davanti alle
sue vittime? Lo riteniamo improbabile. Siamo stati a trovare le
famiglie di questi ragazzini nel novembre scorso, con l'associazione
"Un Ponte per..." che anche quest'anno ci aiuterà nell'organizzazione.
La loro situazione di vita non è cambiata affatto da quando, quattro
anni fa, sono dovuti scappare in fretta e furia per sfuggire alle
rappresaglie. Vivono in modo precario, in situazioni di lavoro
difficoltose, facendo tesoro di aiuti portati loro con azioni concrete
di solidarietà come il viaggio di novembre o come i sostegni a
distanza (più problematico è riuscire ad attivare azioni strutturali,
come organizzazione in cooperative, corsi di preparazione
all'informatica, scambio di manufatti artigianali).
In questa ottica, riproporre l'iniziativa ci sembra fondamentale.
Sia come atto concreto di sensibilizzazione sulle tragedie della
guerra di una realtà grande come quella di Tor Vergata, inserita nel
vasto e importante territorio di una città come Roma, sia come atto di
amicizia e solidarietà con una realtà, quella dei profughi di
Kraljevo, disagiata e particolarmente a rischio.
Dare segnali di amicizia e solidarietà a dei bambini che hanno già
patito vicissitudini drammatiche quali la fuga dai luoghi più
familiari, l'abbandono e la perdita di affetti e amicizie, ne siamo
certi, può dare loro la sensazione, crescendo, che si può anche
credere alle belle favole. A noi, invece, può offrire qualche
strumento in più per credere meno ad altre, di favole, che
continuamente cercano di raccontarci.
Per adesioni e/o informazioni:
alessandro.di.meo@... (tel. 06-7259 3058 fax 06-7259 3057
...............ooooooooOOOOOOOOOOOooooooooo...............
"Deve esserci, lo sento, in terra o in cielo un posto
dove non soffriremo e tutto sarà giusto..."
(francesco guccini - cyrano)
Un ponte per...
Associazione Non Governativa di Volontariato per la Solidarietà
Internazionale - via della GUGLIA 69/a, 00186 ROMA
Tel 06.6780808 Fax 06.6793968
ONLUS Iscritta al Registro Volontariato Regione LAZIO DPGR 699.98
ONG idonea - decreto del Ministro Affari Esteri del 18.2.99
Partita IVA 04734481007 - Codice Fiscale 96232290583
C/C Postale n° 59927004
C/C Bancario n° 100790 Banca Popolare Etica, ABI 5018, CAB 12100
e-mail: posta@... sito web: http://www.unponteper.it
2. A. Jejcic: "Non au régime d'exception à Belgrade!"
=== 1 ===
----- Original Message -----
From: Michel COLLON
Sent: Thursday, March 13, 2003 5:32 PM
Subject: Qui a tué Djindjic?
Qui a tué Djindjic?
Et quelles seront les répercussions dans les Balkans?
Sherlock Holmes aurait du travail à Belgrade. Et bien des suspects
sur les bras, car il serait difficile d'y trouver des amis de
Djindjic.
"Vous êtes le chef de la maffia, et j'en ai les preuves", venait de
lui lancer en plein parlement Vojislav Seselj. Beaucoup le pensaient
aussi. Où va la Serbie?
Michel Collon
Qui avait porté Zoran Djindjic au pouvoir? Le peuple serbe, nous
disaient les médias. En réalité, sa cote de popularité avait toujours
été proche du zéro (à l'inverse de Kostunica). Surtout après qu'il ait
soutenu l'Otan tandis que les bombes pleuvaient sur son pays.
Qui alors avait porté Djindjic au pouvoir? L'Occident. Grâce à 9
années d'un embargo épuisant (dicté par le FMI pour liquider
l'autogestion et imposer la globalisation). Plus 9 années d'une
guerre médiatique de diabolisation. Plus 78 jours de bombardements
de l'OTAN. Plus des dizaines de millions de dollars d'une
campagne de déstabilisation orchestrée par la CIA en 2000 pour
chasser Milosevic. Le même genre de campagne qui a jusqu'à
présent échoué contre Chavès.
Depuis, on ne nous parlait plus jamais de la Yougoslavie, ce pays
à qui l'Ouest avait généreusement offert le « marché libre », la
démocratie, et la promesse d'une entrée dans l'Otan et l'UE contre
l'abandon de toutes ses richesses aux multinationales. Depuis 2000,
plus un mot. Etait-ce la fin de l'Histoire, la globalisation ayant
triomphé jusqu'à Belgrade? Et au Kosovo où l'on venait,
discrètement, de privatiser 25% des entreprises en fermant tout le
reste?
Mais l'Histoire n'est jamais terminée. Le peuple serbe résistait
aux privatisations et aux trahisons. Les ouvriers de Zastava venaient
de faire grève, refusant d'être jetés à la poubelle pour qu'un groupe
canadien puisse faire main basse sur leur usine. L'Otan était
toujours qualifié comme il le mérite, à savoir « agresseur ». La
fierté restait debout attisant la crise du groupe au pouvoir.
Deux ou trois hypothèses?
Qui a tué Djindjic? Plusieurs hypothèses même si, à ce stade, il
convient de rester prudent. La méthode professionnelle employée
semble exclure l'idée d'un patriote voulant venger son pays trahi.
Restent: 1. Les rivalités au sein de la clique au pouvoir. 2. Un
règlement de comptes maffieux. Ou les deux ensemble.
Djindjic avait renversé Milosevic en construisant une coalition
hétéroclite de 18 partis dont le seul ciment était l'arrivisme. Une
fois arrivé au pouvoir, il s'était empressé de le confisquer,
suscitant le dépit car les privatisations profitaient surtout à ses
copains (voir notre article "Où en est la Yougoslavie?"). Les déçus de
son propre camp étaient donc nombreux et n'auraient sans doute pas
payé cent dinars pour augmenter le nombre de ses gardes du corps.
Mais qui étaient ces « copains » de feu Djindjic? Il y a
quelques mois, il avait étouffé une enquête sur la maffia et
les ministres du parti de Kostunica avaient démissionné
pour protester. Qui dit maffia, dit rivalités, intérêts lésés et
règlements de comptes. On ne spéculera pas sur la
question d'où viennent les balles. Mais on rappellera des
précédents: les protégés de l'Occident en ex-Yougoslavie
ont tous été liés à de sombres trafics, même si les médias
restent bien discrets là aussi. L'entourage du président
bosniaque Izetbegovic a détourné des millions de dollars
d' « aide internationale ». L'UCK, signalent tous les
services policiers européens, a transformé le Kosovo en
plaque tournante des trafics de drogue, armes et
prostitution. « L'Otan a fait un mariage de raison avec la
maffia », indiquions-nous dans notre film "Les Damnés du Kosovo" [1].
Dans la propagande occidentale, Djindjic était « l'homme qui
instaure la démocratie ». Or, ce bilan est tout aussi désastreux. Il a
supprimé l'Etat yougoslave juste pour priver de poste son rival
Kostunica. Il a illégalement fait exclure du parlement les députés du
plus grand parti, celui de Kostunica. Il a foulé aux pieds le jugement
de la Cour Suprême invalidant cette exclusion. Il avait fait pareil
lorsque la même Cour a rejeté la livraison - kidnapping de Milosevic
vers La Haye. Il a privé l'armée de ses budgets (y compris pour la
nourriture des soldats) parce que celle-ci avait démasqué des espions
étrangers au sein du gouvernement. L'homme providentiel de
l'Ouest était juste un gangster politique.
Washington contre Berlin?
En Serbie, la rue appelait Djindjic « l'homme des Allemands ». Ce
matin, une journaliste italienne nous a demandé: « Le meurtre
pourrait-il être lié à la rivalité Washington et Berlin dont vous avez
tant parlé depuis des années?» Ce n'est pas le genre de choses qui se
prouve facilement. Mais c'est en tout cas parfaitement possible.
Quelques indices?
Indice n° 1 : C'est le moment de rappeler pourquoi la guerre en
Bosnie a duré si longtemps. Dans ses mémoires, Lord Owen, envoyé
spécial européen, écrivit: « Je respecte beaucoup les Etats-Unis.
Mais durant ces dernières années (92-95), la diplomatie de ce pays
est coupable d'avoir prolongé inutilement la guerre en Bosnie. » [2]
Que visait-il? Ce que nous avons exposé dans notre livre Poker
menteur [3]: En 91, Berlin a fait éclater la Yougoslavie et pris le
contrôle des nouveaux régimes en Slovénie, Croatie et Bosnie.
D'abord prise de vitesse, Washington s'est efforcée de récupérer les
cartes en mains. La Yougoslavie, c'est le Danube, route stratégique
vers le Moyen-Orient et vers le Caucase, donc vers le pétrole et le
gaz. La voie que toutes les grandes puissances ont toujours voulu
contrôler.
Berlin veut amener son pétrole via le Danube et le Rhin. Par
contre, Washington veut construire un pipe-line plus au sud à
travers la Bulgarie, la Macédoine et l'Albanie. Car les Etats-Unis
entendent contrôler l'approvisionnement énergétique de leurs
rivaux, Europe et Japon. Ils ont construit au Kosovo la super-base
militaire de camp Bondsteel qu'ils comptent utiliser contre l'Irak.[4]
En Bosnie, Washington avait donc ordonné au président
bosniaque Izetbegovic de ne signer aucun accord de paix proposé par
les Européens en lui promettant de gagner la guerre sur le terrain.
Ce qui fut fait. Bref, les USA ont prolongé la guerre de deux années
et aussi les souffrances de toutes les populations. Dans la rivalité
entre grandes puissances, les pires coups sont permis.
Indice N° 2 : En 2000, Washington, qui contrôle les crédits accordés
ou non par le FMI, avait promis des flots de crédits pour aider le
nouveau régime et maintenir les illusions électorales créées dans la
population. Mais rien ne venait. Dans une interview au Spiegel, un
hebdo allemand précisément, Djindjic s'était plaint d'être ainsi mis
en danger: « J'avertis l'Occident ». Prémonitoire. Tout ce qu'on
peut dire à ce stade, c'est que Djindjic sera davantage regretté à
Berlin qu'à Washington.
Indice N° 3 : Que se passe-t-il ces temps-ci entre les grands alliés
de toujours, USA d'un côté, Allemagne et France de l'autre? La plus
grande dispute depuis la 2ème guerre mondiale. Si Washington veut
absolument attaquer l'Irak, et puis l'Iran, c'est aussi pour affaiblir
ses rivaux européens. Les multinationales anglo-américaines Esso,
BP, Shell veulent évincer d'Irak la société française Total. Et aussi
évincer d'Iran son partenaire économique numéro un: l'Allemagne.
Au moment où Berlin et Paris dérangent Bush, le coup porté à leur
pion serbe pourrait très bien être un avertissement dans cette
cynique partie d'échecs que constitue la guerre globale.
Et maintenant?
Quelles seront les conséquences de la disparition de Djindjic? 1. La
crise au sein du régime va encore s'aggraver. Kostunica tentera de
récupérer son pouvoir perdu. Les divers clans vont s'affronter pour
prendre le contrôle de l'économie et des trafics. 2. Un danger
fasciste guette la Serbie car le nouveau pouvoir aura fort à faire
pour briser les résistances ouvrières. 3. Les Balkans pourraient
replonger dans la déstabilisation.
Les Balkans pacifiés par l'intervention humanitaire de l'Ouest?
Le mythe aura du mal à se maintenir. Après la guerre déclenchée en
Macédoine en 2001 par les protégés des Etats-Unis, c'est le Sandjak
qui pourrait s'embraser avec une nouvelle menace de séparatisme à
base « nationaliste », en réalité manipulée de l'extérieur. Au
Kosovo, Washington continue à protéger l'UCK et son nettoyage
ethnique qui chasse les Serbes, mais aussi les Juifs, les Roms, les
Musulmans, bref toutes les minorités non albanaises. Ca gêne de
plus en plus certains puissances européennes qui aimeraient
stabiliser la zone et construire leur « corridor énergétique ».
D'autres régions voisines pourraient basculer. Une région où
s'affrontent les projets de pipe-lines ne saurait rester calme
longtemps.
Avec ce bilan catastrophique, il serait temps que la gauche
occidentale sorte de son silence et dresse le bilan de quatre années
d'occupation OTAN au Kosovo. C'est une catastrophe. Au moment
où Washington prépare d'autres occupations, la vérité doit
absolument être connue et reconnue. Que le débat s'ouvre enfin!
13 mars 2003
(Existe aussi en anglais, espagnol...)
==========================================
Voir aussi, du même auteur :
www.lesdamnesdukosovo.chiffonrouge.org
- Deux ans après, où en est la Yougoslavie ?
- Kosovo, testez vos connaissances
- Interview : Que se passe-t-il à présent au Kosovo ? Un film
brise le silence.
==========================================
[1] Les Damnés du Kosovo, film de Michel Collon et Vanessa
Stojilkovic, disponible en vidéo en français, espagnol, italien,
néerlandais, anglais, serbe... cfr: lesdamnesdukosovo.chiffonrouge.org
[2] El Pais, 12 novembre 1995.
[3] Michel Collon, Poker menteur, EPO, Bruxelles, 1998, chap. 9.
En anglais: Liars' Poker. En espagnol: El juego de la mentira.
[4] Voir Les Damnés du Kosovo. Et Michel Collon, Monopoly,
Bruxelles, 2000, p. 98, 120, 122.
=== 2 ===
Non au régime d'exception à Belgrade!
Avec l'assassinat de Zoran Djindjic ce 12 mars 2003 s'achève en Serbie
une période historique qui débuta le 5 octobre 2001 dans les
circonstances qu'on connait. Ce jour là, avec l'aide de l'étranger et
le soutien logistique de la mafia un groupe de politiciens serbes
rassemblés au sein de l'Opposition Démocratique Serbe (DOS) s'empara
du pouvoir.
Ce double parrainage devait orienter l'action des démocrates serbes et
du gouvernement, qu'ils constituèrent sous la présidence de Zoran
Djindjic.
Ainsi, ceux-ci ont-ils donné aux investisseurs occidentaux la
possibilité de mettre main basse sur nombre d'usines parmis les plus
importantes du pays.
Ainsi, ont-ils instauré la loi de la terreur en violant le
constitution et en abandonnant toute morale et éthique dans la
conduite des affaires publiques.
Ce qui devait arriver est arrivé: le pays est en ruine, ses
institutions sont démantelées. Sans Président de la République, depuis
hier sans Premier ministre, avec un parlement dépourvu de toute
légitimité démocratique, avec un état fédéral démantelé, la Serbie et
le peuple serbe se retrouvent dans à une situation dramatique lourde
de tous les dangers.
Désormais, la question se pose: la Serbie et son peuple vont-ils
renouveler leur démocratie pour reconstruire leur pays ruiné ou bien
vont-ils succomber à la terreur fasciste pour le plus grand bien des
tenants de l'impérialisme occidental et de la mafia locale.
Il faut croire que l'Opposition Démocratique Serbe au pouvoir à
Belgrade a tranché la question en instaurant la loi martiale dès hier
soir. De la sorte, essaie-t-elle de se maintenir à la tête du pays
pour assurer par la contrainte la continuation dans la voie
catastrophique qu'elle inaugura il y a deux ans et demi. Poursuivre
l'oeuvre désastreuse entreprise le 5 octobre 2001, quelques soient les
moyens employés, telle est l'unique ambition de ceux qui
insensiblement s'apprètent à revétir l'ignoble acoutrement gris olive
comme on dit en serbe.
Bien évidemment, la conduite des autorités belgradoises recontre
l'assentiment de l'ensemble des ennemis du peuple serbe avec à sa tête
Javier Solana, George W. Bush et quelques autres. Toutefois, s'il a su
garder son calme à l'annonce de l'asssassinat de Zoran Djindjic, le
peuple serbe ne saurait se soumettre à la loi du silence. Partout dans
le pays, chaque jour depuis des mois, de dix à quinze mille
travailleurs font grève et manifestent, c'est dire que la révolte des
classes laborieuses ne cesse de s'exprimer. Elle continuera, comme à
Kragujevac, où sont situées les usines automobiles Zastava. Après des
jours et des jours de manifestations, la ville entière attend avec
fermeté la venue prochaine du ministre de l'économie Bozidar Djelic.
Loi martiale ou pas, ce qui compte pour les habitants cette ville de
Serbie centrale c'est leur usines. Et le message qu'ils ne cessent de
clamer depuis des semaines en parcourant le pays exprime déjà
l'opposition populaire aux projets séditieux.
Barrer la route à la sédition, telle est la tâche des patriotes serbes
à présent. En informant le public francais sur la réalité tragique de
l'affrontement qui se déroule dans ce pays ami, en dénoncant la mise
en place d'un régime d'exception on défend la démocratie en Serbie et,
par voie de conséquence, on la défend également chez nous.
A. Jejcic, Paris
Riflessioni al ritorno da un viaggio in Serbia e Croazia
Belgrado ci accoglie con un nebbione che impedisce l'atterraggio
dell'aereo. Ci dirottano, quindi, a Timisoara, in Romania:
l'aeroporto, di sera, è buio e desolato e si affolla immediatamente
dei passeggeri dei tre aerei appena atterrati. Dopo lunghe ore di
attesa, giungono dei pulmini che ci conducono a Belgrado. Arriviamo
nel cuore della notte, il buio ci nasconde quello che non possiamo non
vedere al mattino, girando per la città...
IN SERBIA
I palazzi sono ancora in rovina dopo la barbara aggressione Nato. I
cosiddetti aiuti internazionali, già impoveriti dall'ingordigia
SI-SA-DI-CHI (come definiamo dalle nostre parti i soliti noti) non
sono mai destinati alla ricostruzione di edifici pubblici e privati,
ma solo all'acquisto delle poche fonti produttive rimaste in piedi. Ci
riferiamo ai cementifici, agli zuccherifici, alla stessa Zastava (la
famosa fabbrica di automobili) che era stata ristrutturata e poteva
tornare a funzionare normalmente. Invece, che cosa è successo? E'
stata messa in liquidazione, gli operai hanno ricevuto il benservito
ed ora giace lì, in attesa del prossimo profittatore (a uno di loro è
andata male: si tratta di quell'imprenditore statunitense che tentò di
acquistarla per quattro soldi - bisogna capirlo, non ne aveva molti,
visto che nel suo paese aveva già subito grossi rovesci finanziari).
In questi giorni nella città di Belgrado sono arrivati una
ventina di tram, donazione del governo giapponese. Ma anche le
donazioni trà un po finiranno. Dal primo aprile per andare in Ungheria
i serbomontenegrini dovranno fare il visto, e così pure presto andra'
con la Romania... Bisogna "capirle" poverine, devono ascoltare lo zio
Sam!
Brevemente, per non ripeterci (chi ci segue sa che abbiamo già
ampiamente parlato dell'argomento) riassumiamo la situazione politica
in Serbia. Innanzitutto, non è ancora stato eletto il presidente:
Kostunica si era candidato, insieme a Seselj (radicale) e Labus
(vicino al premier Djindjic). Nessuno ha raggiunto la maggioranza nei
due turni, per cui non esiste il presidente della Serbia. In
contemporanea, la poltrona di presidente è vacante anche in
Montenegro.
A questi vuoti politici, si accompagnano anche i vuoti nelle tasche
della popolazione: il salario medio, per quelli che hanno la fortuna
di lavorare, si aggira intorno ai 150 euro al mese, ed è in calo
continuo.
I prezzi, a Belgrado, si avvicinano a quelli dei paesi europei e il
potere di acquisto dei salari è irrisorio. Sono in molti, quindi, a
dover ricorrere alle organizzazioni umanitarie, che garantiscono un
pasto caldo al giorno. Pensiamo in particolare ad un centro, nel
quartiere di Banovo Brdo, di Belgrado, dove ancora oggi vivono
numerosi cittadini di nazionalità croata. Lì, se vuoi un piatto di
minestra caldo, non te lo nega nessuno: devi avere un tesserino ed
essere disposto a recitare una preghiera cattolica, anche se sei
ortodosso.
Ancora due parole sulla situazione politico-economica. L'attuale
premier serbo Djindjic ha fatto tabula rasa: non esiste un'opposizione
politica (l'ultimo, il radicale Seselj, è finito davanti al Tribunale
dell'Aia), non funziona più l'apparato giudiziario, sottoposto
alle continue pressioni del ministro della Giustizia Batic (vi ricorda
niente, questo, come italiani?), i sindacati proliferano ma contano
meno di zero - tranne quelli del regime. Tutte le ex repubbliche
jugoslave, inclusa anche la Serbia adesso (visto che Milosevic è sotto
le grinfie del Tribunale dell'Aia), invocano calorosamente la
protezione della Nato: una manovra tesa non solo a difendere le
poltrone dei politicanti, ma, quel che è peggio, a giustificare le
bombe arricchite di uranio impoverito, di cui pare che gli attuali
governanti abbiano perso memoria. Il che non è facile impresa,
considerando le malattie e i decessi dovuti all'inquinamento
radioattivo, fin dal 1995, con il bombardamento dei Serbi della
Bosnia.
LA VITA "A CAVALLO DEL CONFINE" CON LA CROAZIA
Da Sombor, cittadina nella provincia serba della Vojvodina, ho
proseguito verso Tenja, piccolo centro in Croazia, vicino ad Osijek.
Nei "tempi che furono", Tenja, ora al confine tra Serbia e Croazia,
era prevalentemente abitata dai Serbi. Quando ebbe inizio la guerra
civile, i sei chilometri che dividono le due cittadine rappresentavano
la linea di fuoco negli scontri tra serbi e croati. Oggi, le Krajine
serbe appartengono alla Croazia e sono prevalentemente abitate dai
Croati. Che fine hanno fatto i serbi che, da sempre, vivevano lì? Gran
parte di loro è scappata durante la guerra civile, trovando rifugio in
Serbia o all'estero, altri continuano a lasciare le loro case, spinti
dalla necessità di trovare un lavoro, pochi altri sono rimasti, come a
Tenja, dove ho incontrato una famiglia serba che ho conosciuto da
bambino. Girando per la cittadina, ho visto case moderne esistenti già
da prima della guerra: il mio amico mi ha spiegato che molte sono
state vendute, altre sono in vendita, in altre abitano ormai soltanto
gli anziani. Lentamente, ma inesorabilmente, la popolazione serba va
scomparendo. "Pensa", mi dice l'amico, "c'è stato un esponente croato,
venuto ad abitare qui, che voleva raccogliere delle firme affinché i
bambini serbi venissero mandati a studiare in un altro villaggio,
lontani dai loro coetanei croati". Il mio accompagnatore è un uomo
anziano, ma non percepisce alcuna pensione dal governo croato,
nonostante abbia lavorato tutta la vita in Croazia. Riceve, dalla
Repubblica Srpska di Bosnia, una misera pensioncina che non basta
neanche a pagare le bollette della luce. Sopravvive grazie all'aiuto
di una figlia, rifugiata all'estero, ai frutti dell'orto e ai pochi
animali che accudisce. A Sombor vive la sorella, la quale per andare a
trovare le figlie oppure per andare a fare una visita ai genitori al
cimitero ha solo tre giorni di permesso "transfrontaliero". E' una
vergogna.
Ripetiamo, per l'ennesima volta, quanto andiamo dicendo ormai da dieci
anni: è vero o no che la Jugoslavia doveva scomparire e che la Serbia
doveva essere messa in ginocchio?! Ricordate l'articolo apparso sui
giornali il 28 novembre 1990 (la data non è casuale: il 29 novembre
ricorreva l'anniversario della Repubblica Socialista Federativa di
Jugoslavia): "la CIA ha detto che la Jugoslavia esisterà ancora per
diciotto mesi".
Che è rimasto della Jugoslavia socialista? Niente. Ma ci siamo noi,
gli jugoslavi - e mai diventeremo "ex" jugoslavi!
LE ADOZIONI A DISTANZA
Dopo tanti anni in cui abbiamo seguito da vicino i paesi in guerra,
abbiamo capito che un modo di aiutare concretamente le popolazioni
locali è quello di realizzare dei microprogetti (ad esempio, fornitura
di forni per la panificazione). Da parte nostra, continuiamo con
piccoli aiuti umanitari e con le adozioni a distanza che, oltre a
garantire al bambino la possibilità di studiare, rappresentano anche
un aiuto sostanziale per tutta la famiglia.
Le associazioni maggiormante degne di nota e di fiducia sono: ABC
Solidarietà e pace (Roma), Un ponte per... (Roma), GAMADI (Roma), SOS
Jugoslavia (Torino), Zastava (Trieste), Un ponte per Belgrado in terra
di Bari (Bari) - queste ultime in stretta collaborazione con il
Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia. Ci scusiamo con quelle che
non abbiamo nominato per mancanza di informazioni.
Sollecitiamo tutti a continuare con il sostegno mensile e a
raccogliere altre adesioni. Abbiamo più volte notato che la gente, in
Serbia, tende a non chiedere aiuto, benche' ne abbia bisogno. In
questi casi, vorremmo essere in grado di fare noi il primo passo.
Ivan Pavicevac
(Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia)
Roma, marzo 2003
Nel riferire sull'attentato compiuto nella zona di Presevo, che a fine
febbraio e' costato la vita ad un poliziotto e ha provocato due feriti
gravi, ed e' stato rivendicato dalla "divisione Adem Jashari"
dell'"Armata Nazionale Albanese" (ANA), il vicepremier serbo Covic ha
spiegato che "dietro questa sigla si nascondono tre noti criminali:
Sefcet Musliju, Besin Tahiri detto 'il ceceno' e Ljirim Jakupi detto
'il nazista'".
(Fonte: ANSA OT 24/02/2003 18:48; http://www.ansa.it/balcani)
tradurre in italiano: parla dei Balcani come trampolino di lancio per
le nuove conquiste NATO. Un trampolino che deve rimpiazzare l'Italia,
"disturbata" dai pacifisti, dove la gente - dice l'articolo - è stufa
dei pezzi degli aeroplani che cadono sulla testa degli abitanti in
prossimità delle basi... CNJ]
http://www.svedok.co.yu/
"Svedok", N°339, 21/1/2003
RAT U ZALIVU - VIA BALKAN
Sta se sve krije iza navodne ponude da Amerikanci na 99 godina
dobiju "Bondstil", aerodrom kod Sjenice i radarska postrojenja na
Kopaoniku
SRBIJA NA LIZING, JER JE ITALIJANIMA
I NEMCIMA DOSADILO DA IM AVIONI PADAJU
PO PRVIM KUCAMA UZ NATO BAZE
Sredoje Simic Svetlana Vojinovic
Vasington je vlastima u Beogradu predlozio da na rok od 99
godina zakupi neke vojne baze i postrojenja u SRJ, javio je, u sredu,
Radio Frans-internacional(RFI), pozivajuci se na dobro obavestene
izvore u Briselu. Rec je, navodno, o bazi americkog kontingenta
Kfora "Bondstil", kod Urosevca, radarskoj bazi nase vojske na
Kopaoniku, vojnom aerodoromu kod Sjenice i pratecim objektima
na Pesterskoj visoravni. Americka vlada je, prema francuskom
radiju, predlozila Beogradu neposrednu saradnju vojski SAD i
Jugoslavije, prvenstveno na Kosmetu i jugu Srbije.
Pentagon i americki vojni vrh su predlozili, a Stejt department
i Bela kuca prihvatili, da se sa Srbijom, a u vidu specificnog
vojnog sporazuma o saradnji, potpise ugovor o davanju na
koriscenje, i to na rok od 99 godina, amricke vojne baze
"Bondstil", koja se prosiiruje novim objektima. Vasington je,
navodno, zainteresovan i za zakup, na isti rok, radarske baze na
Kopaoniku, u koju je ugradjena mahom britanska tehnologija, koja
je kompatibilna sa americkom, odnosno standardima NATO-a, i
vojnih postrojenja na Pesterskoj visoravni, a posebno vojnog
aerodroma u Sjenici, koji bi brzo i lako mogao da bude preuredjen
i osposobljen za sletanje teskih americkih i NATO transportnih
viona.
Pored strateskih razloga - kontrole rovitog bliskoistocnog
podrucja i kavkasko-kaspijskog regiona, dakle i petrohemijskih
puteva - SAD se, tvrdi RFI, rukovode i namerom da americka
vojska ostane na Kosmetu i Balkanu, i da pruzi svu neophodnu
pomoc evropskim saveznicima - Sforu i Kforu - sve dok to bude
potrebno, odnosno dok se region ne stabilizuje. Americka
inicijativa je, prema navodima francuskog radija, u vezi i sa
planovima nekih kljucnih americkih i evropskih petrolejskih
kompanija o izgradnji naftovoda, koji bi naftu i gas iz kaspijskog
basena, preko Bugarske, juzne Srbije, Kosmeta, Makedonije i
Albanije, prebacivao u zapadnu Evropu.
Portparol Pentagona Mejdzor Bler odmah je, medjutim, kratko
i zvanicno Tanjugu demantovao informaciju o ustupanju pojedinih
vojnih baza u Srbiji na raspolaganje americkoj vojsci na 99 godina.
"Razgovarao sam sa nadleznima za odnose sa Jugoslavijom u
Pentagonu i nemamo saznanja o pregovorima koje spominje
francuski radio", rekao je Bler. Vest je demantovao i Beograd.
Izvor FoNeta u Saveznom sekretarijatu odbrane precizirao je da
"nikakvih zvanicnih razgovora sa najvisim organima VJ i
sekretarijata", o iznajmljivanju objekata ili uredjaja VJ nije bilo.
Bez obzira na ove demantije, SAD i njegovi saveznici, odavno
zele da na jugu Srbije naprave glavnu vojnu bazu na Balkanu. To su
najavljivali cak i pre dolaska NATO na Kosmet. Prva ideja je bila
da se smeste na vojni aerodorom, nedaleko od Pristine. Ta
varijanta im je propala, jer je, 11. juna 1999. godine, oko cetiri
sata ujutro, ruska padobranska jedinica iz sastava Vitebeske desantne
divizije (dosla iz Ugljevika), u potpunoj tajnosti, zauzela taj,
gotovo neostecen, vojni aerodrom.
Ali, Amerikanci nisu odustali od namere da se ukopaju u
juznoj srpskoj pokrajini. Ono sto nisu uspeli u Pristini, celnici
Pentagona i NATO uradili su u Urosevcu, 35 kilometara juzno od
Pristine. Kamp "Bondstil", povrsine 300 hektara, u kome su
smesteni americki vojnici, pretvoren je (jos se pretvara) u najvecu
vojnu bazu na Balkanu. Izgradjena je poljska bolnica, zatvor,
heliodrom i komunikacijski centar, a sve je obezbedjeno brojnim
oklopnim vozilima i tenkovima.
Vojnici SAD u novoj savremenoj bazi "Bondstil", pored potpune
bezbednosti, imaju i visok komfor. Pentagonu je, ocito,
stalo da sto dublje "pusti korenje" na Kosmetu i zato su zurili da
brzo i stabilno utvrde svoje vojne efektive. Da su duboko zagazili u
kosovsko blato govori i sledeci podatak: americki vojnici su u
Bosni proveli tri zime u satorima, pre nego sto su presli u solidni
mestaj sa grejanjem. U Urosevcu im je bilo toplo - vec prve zime!
Gradnja NATO baze pocela je odmah po dolasku trupa Kfora
u juznu srpsku pokrajinu, ali se, u pocetku, o tome samo suskalo po
kuloarima. Onda je progovorio (bivsi) portparol kampa "Bondstil",
americki kapetan Pet Svini i potvrdio da se zaista radi o najvecoj
bazi SAD na Balkanu. On je rekao i da Kfor jos nije kupio
zemljiste(?!) na kome se baza gradi, pravdajuci to uspostavljanjem
lokalne vlasti i neizvesnoscu oko duzine ostanka mirovnih snaga
UN na Kosmetu! Deo zemlje na kojoj je podignuta baza "Bondstil"
pripadao je pre 1945. godine Srpskoj pravoslavnoj crkvi.
Tako je Urosevac, grad koji je dobio ime po kralju Urosu, a
Siptari su ga uvek zvali turskim imenom Ferizaj, dobio kljucno
mesto u kontroli Balkana.
Izvor "Svedoka" tvrdi da izgradnjom baze u Urosevcu,
Amerikanci, ustvari, pripremaju preseljenje veceg dela svoje vojne
efektive iz Evrope na Balkan. Sistem NATO baza na Balkanu ce,
kaze nas izvor, prvo rasteretiti, a onda i ugasiti, bazu u Avijanu.
On tvrdi i da ce se baza "Bondstil" na Kosmetu "naslanjati" na
vazduhoplovnu NATO bazu u neposrednoj blizini grada Larise, u
grckoj oblasti Tesaliji.
Grcka vlada je, sredinom 2000. godine, sa lokalnim
gradjevinarima potpisala ugovor o izgradnji podzemnog
aerodroma, sa pratecim objektima, na 11.000 kvadrata, koja ce
kostati 70 miliona dolara. NATO ce tako, pored komandnog
centra, koji se takodje nalazi u Larisi i pomorske baze, koja se
uveliko gradi u mestu Litohoro, uskoro u Grckoj dobiti ekstra
modernu avio-bazu.
Baze u Litohori i Larisi, udaljene svega 50 kilometara,
medjusobno ce biti povezane centralnim autoputom Solun-Atina
sa osam kolovoznih traka, koje se uzurbano grade. U Larisi je i
Glavni stab NATO za ovaj deo Evrope, pa ce tako Alijansa imati
"punu kontrolu i severa i juga".
Vojni analiticari tvrde da bi "trece oko u glavi" mogla biti i
Prevlaka. Bivsi komandant NATO, general Vesli Klark je
svojevremeno od Hrvata zatrazio dozvolu za izgradnju americke
raketne baze "juzno od Dubrovnika". U toj bazi bile bi smestene
rakete ATMS, dometa 180 km. Amerikanci bi tako kontrolisali
juzni deo Jadrana i Crnu Goru.
Pentagon i njegovi NATO saveznici vec godinama, korak po
korak, pletu mrezu oko Balkana. Najveci vojni efektivi SAD, iz
sastava operativne grupe "Orao", rasporedjeni su u Bosni i
Hercegovini. Baza se nalazi u Bosanskoj POsavini, u sirem regionu
Tuzle. Najveca je baza "Orlova" na aerodromu Dubrave kod Tuzle,
gde je i komanda koja "pokriva" americki sektor u BiH.
Baza "Orlova" je pretvorena u pravu tvrdjavu sa dve snazne
eskadrile helikoptera, od koji jedan cine "apaci". SAD imaju jaku
bazu i u Brckom. Sforu su podredjeni i efektivi u Hrvatskoj, odakle
su tokom agresije na SRJ poletale bespilotne letelice "predator".
Vec godinama Amerikanci su prisutni i u Makedoniji. Na
erodromu Petrovec kod Skoplja, baza je formirana 1994. godine, sa
zadatkom da stiti interese SAD na juznom Balkanu. Od pocetka se
tamo nalazi jedan mehanizovani bataljon, koji podrzavaju
helikopteri. Nakon dolaska Kfora znatno je povecan kapacitet baze
Petrovec. Izgradjen je heliodrom i povecan broj letelica. Iz straha
od udara Yu-avijacije, za vreme NATO agresije, bazu su
osposobnili i za protivvazdusnu odbranu, opremili osmatrackim
radarima i novim raketnim sistemima EFOK-M.
Tokom agresije na SRJ, Amerikanci su u Albaniji imali
bataljon visecevnih lansera raketa i po oklopno-mehanizovanu i
vojno-policijsku cetu.
Amerikanci (i Zapad) grmeli su da na Kosmet dolaze da
zastite Albance i sprece navodnu humanitarnu katastrofu.
Ubrzanom gradnjom baze "Bondstil" kod Urosevca razotkrili su
svoje stvarne namere: u juznu srpsku pokrajinu su dosli da
zavladaju Balkanom, sa namerom da odatle dugo ne odu.
Javna je tajna, naime, da su Amerikanci odavno zeleli da na
Kosmetu stvore bazu i da su resili da tu nameru ostvare na bilo
koji nacin. Ocekivali su reprizu Makedonije, gde su "na lepe oci"
dobili bivsu bazu JNA Krivolak i aerodorom Petrovec. Bivsa vlast
u Beogradu, medjutim, nije postupila kao Skoplje.
ore 20.30 c/o circolo CONCETTO MARCHESI
via Spallanzani 6 (MM1 P.ta Venezia)
proiezione del documentario:
"CHI VIVRA'... IRAQ !"
partecipa l'autore FULVIO GRIMALDI
organizzano:
Collettivo "Resistenza"
Movimento Studentesco
Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia
Comitati contro la Guerra
doc/DOC_SULLA_GUERRA_CONTRO_JUGOSLAVIA.htm
I comunisti jugoslavi e la guerra
"Difendendo la Jugoslavia difendiamo la libertà di tutta l'umanità"
di Branko Kitanovic (*)
Riportiamo larga parte dell 'intervento di Branko Kitanovic
svolto al seminario internazionale di Bruxelles su
"L'imperialismo porta la guerra
(...) L'espansione del nuovo fascismo nella variante di Clinton, è
stata elaborata nel quadro della filosofia del cosiddetto "nuovo
ordine mondiale". Questa espansione è diventata particolarmente
brutale ed arrogante dopo la scomparsa del bipolarismo nel mondo
ovvero dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica.
L'imperialismo di oggi ossia la globalizzazione pretende la
sottomissione globale del pianeta a favore degli interessi finanziari
del capitale occidentale ossia delle compagnie multinazionali che
non riconoscono alcuna frontiera o sovranità nazionale.
I paesi della NATO, con gli stati Uniti in testa - paesi che
rappresentano quasi 700 milioni di persone - vogliono creare un
protettorato neocoloniale ed opprimere il resto dell'umanità che ha
una popolazione nove volte più numerosa. Ciò significa che un
nono della popolazione mondiale è nelle mani di una cricca
insignificante di grandi società transnazionali.
La Jugoslavia vittima del "Nuovo Ordine Mondiale"
L'espansione del "nuovo ordine mondiale" si disfingue per l'uso
delle forza e la distruzione senza clemenza di chiunque vi si
opponga. La colpa principale della disgregazione della Federazione
Jugoslava è degli imperialisti e delle loro quinte colonne. Ma la
maggioranza della popolazione vi si oppone fermamente con la
fratellanza tra Serbi e Montengrini uniti nella Repubblica
Jugoslava. Nonostante tutto, la Jugoslavia è oggi il paese più a
sinistra dell'Europa ed è per questo che è diventato il bersaglio
dell'aggressione della NATO che vuole distruggere tutto ciò che
rimane del socialismo nel nostro continente.
La seconda ragione di questa aggressione della NATO è quello di
voler installare un governo vassallo in Jugoslavia piuttosto che
ritornare all'epoca del potere comunista in Russia, Bielorussia,
Ucraina e negli altri Stati dell'Ex URSS. Per questo vogliono
occupare il Kosovo - regione centrale dei Balcani - per
frammentare cosi la Jugoslavia, trasformarla in uno
Stato-fantoccio e installare sul suo territorio delle basi militari.
In questo modo la Russia sarà privata di un accesso al Mediterraneo
attraverso il Mare Adriatico. Ed è per questo che sono stati
esasperati al massimo i problemi esistenti tra i Serbi e gli albanesi
che vivono in Kosovo.
(...) Alla vigilia e durante l'aggressione della NATO contro la
Jugoslavia, è miracolosamente apparsa una macchina di
propaganda cento volte più potente di quella di Hitler e Goebbels.
La NATO sta assassinando bestialmente migliaia di persone e sta
distruggendo la Jugoslavia per "difendere gli interessi degli albanesi
e dei serbi e proteggere i loro diritti umani" . Ma se il diritto
umano più essenziale è il diritto alla vita, in nessun paese del
mondo tale diritto viene violato come negli Stati Uniti. In questo
paese la vita umana è la meno protetta. Gli USA sono al primo
posto per uccisioni, criminalità, droga, numero di detenuti. Per
questo è uno dei rari paesi che non ha sottoscritto la dichiarazione
integrale dei diritti dell'uomo.
Uggi negli Stati Uniti ci sono più serbi di quanti albanesi ci siano
in Jugoslavia. Secondo la logica della NATO, la Jugoslavia avrebbe
il diritto di esigere la fondazione di uno stato jugoslavo
indipendente nel Texas o nel Michigan.
I criteri degli Stati Uniti confermano che solo coloro che
rispondono agli interessi dell'imperialismo e degli americani sono
giusti ed accettabili.
Mai nella storia l'imperialismo ha protetto gli interessi reali dei
popoli e la loro lotta per l'indipendenza e la libertà.
Il criterio principale secondo il quale viene giudicato chi ha ragione
e chi no è stata e sarà sempre la questione di "chi sostiene gli Stati
Uniti e i loro satelliti in Europa".
Attualmente essi sostengono i separatisti albanesi in Kosovo
ovvero le bande di trafficanti di droga al servizio della NATO che
assassinano soprattutto i civili. Solamente il 5% delle loro vittime
sono militari. Ma la NATO sta pagando duramente la sua
invasione della Jugoslavia. Nella difesa della nostra patria, i
soldati hanno abbattuto 60 aerei tra i più sofisticati, 9 elicotteri e
circa i 60 missili Tomahawk, decine di piloti ed istruttori sono stati
catturati e circa i 50 soldati sono stati uccisi. Voglio chiarire che
noi non vogliamo in alcun modo uccidere uomini francesi, turchi,
italiani, spagnoli, americani, inglesi o tedeschi, ma non abbiamo
altra scelta perchè la nostra patria è bombardata dagli interessi
dell'imperialismo. In stretto senso militare possiamo affermare che
il deficit di armi moderne delle truppe jugoslave si sta rivelando
molto più efficace di quelle delle truppe della NATO.
Oggi la difesa della patria è la priorità
Noi stiamo proteggendo la libertà, l'indipendenza e il progresso e
nonostante tutte le sofferenze e le perdite siamo sicuri di vincere.
La Jugoslavia sostiene la pace, tutto il nostro popolo sostiene il
governo patriottico di Slobodan Milosevic, il numero di traditori è
insignificante. Anche se il nostro partito, il Nuovo Partito
Comunista Jugoslavo, un partito marxista-leninista, ha un altro
punto di vista su ciò che concerne gli aspetti essenziali del governo
Milosevic, riteniamo che questo oggi sia un nostro problema
interno e che la protezione della patria sia la cosa più importante.
Nel nostro partito c'è un considerevole numero di albanesi del
Kosovo che però si oppongono alla NATO, una NATO che nel
Kosovo ha assassinato più albanesi che i serbi. Noi non
permetteremo mai alla NATO di installare le sue basi militari in
Kosovo, saranno ben accettati solo degli osservatori internazionali
disarmati di nazionalità russa, cinese, cubana, coreana, ucraina,
bielorussa e di altri paesi neutrali.
Non accetteremo mai la fondazione nel Kosovo di uno
Stato-fantoccio dei separatisti albanesi ovvero un protettorato
americano. Noi vogliamo un mondo giusto ed una vita veramente
uguale per i Serbi, gli Albanesi e le altre nazionalità sorelle del
Kosovo, vogliamo cioè una grande autonomia in questa provincia
serba del sud. Per questo gli USA e i loro satelliti non devono farsi
illusioni. Noi e la maggioranza progressista degli albanesi agiremo
insieme. I missili, le bombe e la brutale aggressione non ci faranno
mai capitolare.
Oggi la Jugoslavia, domani la Bulgaria, la Russia, la Cina...
Noi facciamo appello a tutte le forze progressiste del mondo e
innanzitutto ai comunisti di sostenere attivamente e con tutto il
cuore la giusta lotta del popolo iugoslavo. I comunisti hanno
provocato un certo esito della Seconda Guerra Mondiale e ad esso
devono riferimento anche oggi. I comunisti devono smascherare le
menzogne della propaganda della' NATO e ristabilire la verità.
I mass media occidentali mentono, trattando come ignoranti
miliardi di persone sulla politica criminale e l'aggressione della
NATO contro la Jugoslavia, ma anche sui risultati della guerra.
Ma è del tutto inutile parlare di morale a coloro che non la
possiedono.
Se le forze progressiste del mondo non sconfiggeranno gli
aggressori della NATO oggi, domani le vittime dell'aggressione
saranno la Bulgaria, l'Ucraina, la Russia, la Bielorussia, la Cina, la
Corea Di fronte ad una Terza Guerra Mondiale che rischia di
cominciare, dobbiamo organizzare tutte le forze progressiste in una
unione per impedire alla NATO di continuare la sua espansione e i
suoi piani aggressivi. E' necessario un fronte internazionale di
difesa della Jugoslavia.
Vincerà chi lotta, chi non si metterà mai in ginocchio davanti ai
diktat dell'imperialismo, chi non abbasserà la testa di fronte alla
violenza ed ai violenti.
La Jugoslavia, battendosi per la sua libertà si batte per la libertà
di tutta l'umanità. Noi cerchiamo il sostegno di tutti coloro che
difendono la libertà.
(*) Segretario Generale del Nuovo Partito Comunista Jugoslavo (NKPJ)
aiuti per tre miliardi di dollari: piu' o meno 30 volte la somma
destinata alla RF di Jugoslavia... CNJ]
http://www.svedok.co.yu/
"Svedok", N°339, 21/1/2003
KOSMET
Zahvaljujuci hrpama siptarskih dolara u delu politickih krugova
SAD siri se ideja o nezavisnoj drzavi na podrucju Kosova i
Metohije, zvanicni Vasington, ipak, podrzava evropski koncept
nemenjanja granica
ALBANCI U LOBIRANJE ULOZILI
TRI MILIJARDE $, 30 PUTA VISE
OD AMERICKE POMOCI JUGOSLAVIJI
Gordana BULATOVIC
Da je direktor Balkanske inicijative u americkom Institutu za
mir, Danijel Server, dao pravu procenu kada je nedavno rekao da
pregovori o konacnom statusu Kosmeta nisu daleko, potvrdio je i
srpski premijer Zoran Djindjic koji je, potpuno nenadano, prosle
nedelje novinarima rekao: "Kosovo polako prerasta u drzavu.
Nemamo vise vremena da cekamo, vec moramo odmah da udjemo
u raspravu o statusu juzne pokrajine".
Lobiranje "za" i "protiv" nezavisnog Kosmeta pocelo je davno.
Mada, mora se priznati, Albanci, zagovornici ideje "Kosovo -
republika" u realizaciju svog cilja ulozili su mnogo vise godina i,
naravno, novca. Srbija, uljuljkana floskulama tipa "Kosovo je
nase", ozbiljnost siptarske ideje shvatila je, reklo bi se, prekasno.
Sa prvim bombama NATO avijacije bacenim na njenu teritoriju.
Prema izvestaju americke tajne sluzbe CIA, Albanci su, do
sada, za lobiranje u SAD ulozile preko tri milijarde dolara, s ciljem
da Kosovo postane nezavisno. Poredjenja radi, taj iznos je oko 30
puta veci od godisnje americke pomoci nasoj zemlji.
Zato i ne cudi sto je u americkim politickim krugovima
izuzetno rasprostanjena ideja o stvaranju nezavisne drzave na
podrucju juzne srpske pokrajine. Istina, zvanicni Vasington ovakvo
raspolozenje apsolutno negira. Portparol Stejt departmenta, Ricard
Baucer, tvrdi da ce Amerika insistirati na doslednoj primeni
Rezolucije SB UN 1244. Kako tvrde svetski vojno-politicki
analiticari, za ovakav stav zvanicne Amerike postoje dva razloga.
Prvo, prema izvestajima americke misije u Pristini lokalna uprava
jos nije zazivela, privreda ne funkcionise, planirana privatizacija se
ne odvija ocekivanim tempom, kosovskim drustvom vlada
korupcija, dok o povratku izbeglog srpskog i ostalog nealbanskog
zivlja nema ni govora.
Na dijalogu Pristine sa Beogradom, Amerikanci pocinju da
insistiraju, tvrde vojno-politicki analiticari i zbog sto
kvalitetnijeg priblizavanja evropskim partnerima. Njihova podrska
posle 11. septembra 2001. i aktuelnog plana intervencije na Irak,
Amerikancima je preko potrebna. Zato odustaju, bez mnogo
pompe, od nekadasnjeg "americkog plana za Kosovo", koji je
podrazumevao stvaranje multietnicke drzave. Istina, sa tako malim
brojem zitelja nealbanaca koji bi brojcano mogli da se podvedu pod
"izuzetak", a politicki, u poznato "pa, izuzetak potvrdjuje pravilo".
"Plan za Kosovo" podrazumevao je i odricanje od nekadasnjih
americkih miljenika, pripadnika OVK i davanje podrske umerenim
albanskim intelektualcima koji bi imali potencijal da pokrenu
privredu, vrate poverenje u institucije i povecaju bezbednost
radjana.
Medjutim, posle jasno iznetog stava Evropljana o Kosmetu, a
njihov koncept je dijametralno suprotan americkom, i stav Bele
kuce se menja. Od multietnicke drzave Kosovo, SAD dolaze do
toga da je, trenutno, najbolje zadrzati status kvo u pokrajini. Vrlo
je moguce da ovaj stav napreduje do ideje o Kosmetu kao delu jedne
federalne jedinice u okviru zajednice Srbije i Crne Gore. Jer,
Evropa, trenutno, gleda na Balkan iz malo drugacije perspektive
nego do 2000. godine.
Medjutim, albanski, dobro placeni, lobisti ne odustaju. Iako je
jula prosle godine propao pokusaj dvojice americkih kongresmena,
republikanca Bendzamina Gilmana i demokrate Toma Lantosa,
obojice clanova Komiteta za medjunarodne odnose i podkomiteta
za nacionalnu bezbednost, koji su trazili podrsku nezavisnosti
Kosmeta, slican zahtev upucen je i ovih dana. Bendzamin Gilman,
obeshrabren proslogodisnjim odbijanjem, ovoga puta nije zeleo da
stavi svoje ime iza "kosovske rezolucije". Tom Lantos odlucio se,
ipak, za jos jedan pokusaj. Ovoga puta mu se, u inicijativi,
pridruzio partijski kolega, Henri Hajd.
Zahtev za podrsku Predstavnickog doma novoj "kosovskoj
rezoluciji" bice u toku sledece nedelje razmotreni u politickim
telima americkog kongresa.
Ali, kako kaze i portparol Stejt departmenta, Ricard Baucer -
"samo kao stav grupe kongresmena, bez ikakve snage i
obaveznosti".
KOSMET, PO AMERIKANCIMA, SUVEREN OD 1944.
Americki kongresmeni Lantos i Hajd, novom "kosovskom
rezolucijom" traze od Predstavnickog doma da proglasi
nezavisnost Kosmeta u skladu sa priznavanjem prava na
samoopredeljenje kao fundamentalno pravo svakog naroda.
- Kosovo je Ustavom definisano kao suverena teritorija jos
1944, a taj status potvrdjen je i jugoslovenskim Ustavom 1946.
Ustav SFRJ iz 1974. samo je sacuvao autonomni status Kosova
kao de facto republike - kazu u obrazlozenju zahteva americki
kongresmeni Lantos i Hajd.
REZOLUCIJA STITI TERITORIJU SRJ, ALI I AUTONOMIJU
Da podsetimo, tekst Rezolucije 1244, usvojen 10. juna 1999.
potvrdjuje "privrzenost svih clanica SB suverenitetu i
teritorijalnom integritetu SRJ i drugih drzava regiona", uz
pozivanje na medjunarodne propise, ali i "apel iz prethodnih
rezolucija za siroku autonomiju i sustinsku samoupravu na
Kosovu".
Definisanje statusa Kosmeta pominje se samo u jednoj
odredbi Rezolucije kojom se medju glavnim odgovornostima
civilne misije navodi "olaksanje politickog procesa, ciji je cilj
definisanje buduceg statusa Kosova uzimajuci u obzir sporazum
iz Rambujea".
Come a Camp Bondsteel - la enorme base USA nel protettorato del Kosovo
- anche in Iraq: la Brown & Root si e' aggiudicata tutti i preappalti
sulle strutture petrolifere.
Ricordiamo che la Brown & Root e' una affiliata della Halliburton,
l'azienda del vicepresidente USA Dick Cheney: l'uomo che conta davvero
alla Casa Bianca, altro che Bush... (I.S.)
--- In Ova adresa el. pošte je zaštićena od spambotova. Omogućite JavaScript da biste je videli., "Miroslav Antic" wrote:
Halliburton wins contract on Iraq oil firefighting
Reuters, 03.06.03, 8:31 PM ET
HOUSTON, March 6 (Reuters) - A Halliburton Co. subsidiary Kellogg,
Brown & Root (KBR) has won the contract to oversee any firefighting
operations at Iraqi oilfields after any U.S.-led invasion, a Defense
Department source said on Thursday.
KBR was widely viewed by many in the oilfield services industry as the
likely candidate to oversee firefighting in Iraq's oilfields.
Halliburton does extensive logistic support work for the U.S.
military.
Vice President Dick Cheney served as Halliburton's chief executive
officer from 1995 to 2000,
A possible beneficiary of Thursday's deal is oilwell firefighting
company Boots & Coots International Well Control Inc., with which
Halliburton has had an alliance since 1995.
A Halliburton spokeswoman declined comment and referred all questions
to the Defense Department.
Copyright 2003, Reuters News Service
--- End forwarded message ---
After the murder of Serbian prime minister Djindjic in Belgrade ***
Riceviamo ed inoltriamo con estrema urgenza, e preghiera di dare la
massima diffusione.
I fatti di oggi dovrebbero far comprendere che l'"assordante silenzio"
imposto dai media sulla situazione in Serbia dopo la cosiddetta
"democratizzazione" e' un silenzio in malafede: e' il silenzio di chi
nasconde. La questione jugoslava rimane invece piu' attuale che mai.
I cittadini di Belgrado oggi si interrogano sull'accaduto,
attribuiscono l'omicidio Djindjic alle rivalita' tra bande mafiose
oppure all'azione di qualche estremista.
Noi italiani invece sappiamo bene - per esperienza diretta - che cosa
e' la strategia della tensione, ed a cosa essa mira. (I. Slavo)
---
DITTATURA FASCISTA INCOMBE SULLA SERBIA
Dopo un periodo di regime dittatoriale da parte di Djindjic, durante
il quale le norme costituzionali, legali e morali sono state violate
in maniera flagrante nell'interesse del capitale straniero, si e'
tentato oggi di imporre formalmente una dittatura fascista in Serbia.
Il paese non ha presidente [dopo il fallimento per mancanza di quorum
in ben due tornate elettorali, ndt], ne' primo ministro, ne' autorita'
federali, ne' tantomeno i governanti ancora in sella hanno piu' alcuna
legittimazione democratica.
E' stata stretta la cinghia: dopo la proposta formale da parte del
governo della Serbia (in assenza di premier), la "facente funzioni di
Presidente" della Serbia Natasa Micic ha firmato un decreto che impone
lo stato di emergenza (Legge Marziale).
Ecco dunque che la banda di gangster del governo Djindjic, agli ordini
dei loro padroni stranieri, sta cercando di riportare il "6 ottobre"
con due anni e mezzo di ritardo, e di iniziare in Serbia la caccia
alle streghe.
Nessun popolo si merita di essere soggetto al governo infinito di un
pugno di criminali.
Io li sconsiglio di fare ancora pressioni sul popolo serbo e di
continuare a violare la sua liberta' e la sua democrazia.
Se ne devono andare.
Nessuna forza straniera dovrebbe appoggiare i governanti illegittimi
della Serbia. Lo scenario di una occupazione totale della Serbia non
si realizzera' mai. E' davvero tempo di farla finita con questo
spettacolo di marionette inscenato nel nostro paese. Qui nessuno deve
poter impunemente imporre ne' tantomeno uccidere
governanti-marionetta.
Nonostante la pesantissima situazione, il paese e' rimasto
assolutamente tranquillo dopo l'assassinio di Djindjic. Noi non
possiamo consentire che un potere dittatoriale sia nelle mani di
quelli che sono i maggiori responsabili della situazione.
Il popolo della Serbia e' piu' che maturo e capace di determinare il
suo futuro in maniera pacifica.
Nessuno e' al di sopra del volere del popolo.
La democrazia si puo' basare solamente sulla volonta' popolare.
Liberta' per la Serbia!
Fino alla vittoria!
Vladimir Krsljanin
Assistente del presidente Milosevic per i rapporti con l'estero
Belgrado, 12 marzo 2003
---
Subject: FASCIST DICTATORSHIP THREATENS SERBIA
Date: Wed, 12 Mar 2003 19:26:37 +0100
From: "Vladimir Krsljanin"
FASCIST DICTATORSHIP THREATENS SERBIA
After a period of Djinjdjic's dictatorial rule in which the
constitutional, legal and moral norms have been blatantly violated in
the interest of Western capital, an attempt to formally impose a
fascist dictatorship in Serbia has been made today.
The country appears without President, Prime Minister, Federal
Authorities and any democratic legitimacy of the remaining rulers.
A string has been pulled and after the formal proposal from the
Government of Serbia (without Prime Minister), "Acting President" of
Serbia Natasa Micic has signed a decree to impose the State of
Emergency (Martial Law).
So, a bunch of gangsters from Djindjic's government under orders of
their foreign masters is trying to bring the Sixth of October with a
two-and-a-half years delay and to start a head-hunt in Serbia.
No people deserve to be under the unlimited rule of criminals.
I don't recommend them to try to press Serbian people nor to further
violate its freedom and democracy.
They should go.
None foreign force should try to back illegitimate Serbian rulers. The
scenario of full occupation of Serbia will never be realized. It is
high time to end the puppet show in our country. No one is authorized
to impose nor to kill puppet rulers here.
In spite of the severest hardship, the country was completely calm
after Djindjic's assassination. We can not allow dictatorial power in
the hands of those who are most responsible for the hardship.
The people of Serbia is more than mature and able to determine its
future peacefully.
None is above the will of the people.
Democracy can be based only on the will of the people.
Freedom for Serbia!
Until victory!
Vladimir Krsljanin
Foreign Relations Assistant to President Milosevic
Belgrade, March 12, 2003
office@...
Date: 10 March 2003
BELGRADE FORUM: APPEAL for the fourth
commemoration of the NATO agression against Yugoslavia
BELGRADE FORUM FOR THE WORLD OF EQUALS
Belgrade, 4 March 2003
A P P E A L
for the fourth commemoration of the beginning of the
NATO aggression against Yugoslavia
The Belgrade Forum for the World of Equals is reminding citizens of
Serbia and Montenegro and the world community that 24th March 2003 is
the fourth anniversary of the beginning of the NATO Pact aggression
against Yugoslavia. On that day, on the basis of fabricated
accusations which were used for the benefit of strategic, military,
political and economic interests, the NATO Pact, led by the USA, began
its 78 day bombing campaign of Yugoslavia.
The Charter of the United Nations was set up, the principles of
international law were broken, and a dangerous precedent was made for
the use of force without the consent of the Security Council of the
United Nations. During the attack, NATO made alliance with the
terrorists "KLA", connected with Al Qaeda. Terrorism has been
encouraged in the Balkans, Europe and on the global arena. The
aggression of NATO caused immeasurable human casualties and suffering,
tremendous economic an ecological destruction. The political and
military leaders of NATO bear responsibility for the humanitarian,
economic, ecological and strategic consequences felt beyond Europe and
entering into third millennium.
After the bombing and occupation of Afghanistan, the United States,
accompanied with Great Britain, is preparing an attack against Iraq
and other countries. The aim of the attack against Iraq is not the
destroing the weapons of mass destruction, but the violent overthrow
of the existing govermment and the occupation of natural resources,
namely oil. NATO, led by the USA, controls the global media, by which
in 1999 it concealed the true reasons for the aggression against
Yugoslavia, while the same method of misleading world opinion is being
instigated this time again during preparations of the aggression
against Iraq.
Today, when the former Secretary General of NATO, Havier Solana,
responsible for the the aggression against Yugoslavia, plays decisive
rolle in abolishing both Yugoslavia and any future common state of
Serbia and Montenegro, the true reasons for the aggression against
Yugoslavia in 1999 are becoming clear to everybody: the dissipation of
a respected European country and the deprivation of its people of
their most important support for existence and development. In
Belgrade nobody worries about production, dismissals are a mass
occurrence, one and a half million people are without employment,
while the status of 750,000 refugees and displaced persons is still
unresolved. Under the protection of the authorities and their foreign
mentors, a rapacious appropriation of national wealth and raw
materials is being instigated. Parallel to this, most of the media,
cultural and educational institutions, are pressed to conduct a
programme of spiritual and cultural destruction of the people. Those
institutions which do not accept this rolle are being marginalized and
deprived of legal rights to revenues from the budget.
The Belgrade Forum for the World of Equals appeals to all the freedom
loving and individuals in Serbia and Montenegro, Balkans, Europe and
the world community to organize commemoration of 24th March, the day
when imperialism showed its true face and aims.
We are appealing to the leaders of all religious communities - Serbian
Orthodox Church, Roman Catholic Church, the Islamic Community, the
Jewish Community and others, as well as political parties,
institutions and patriotic alliances to, all individuals and citizens,
to pay tribute to those killed in that terrible NATO war against
Yugoslavia and its peoples.
Let it not to be forgotten, but may it never, anywhere, be repeated.
Let us raise our voice, render our homage to the victims and let us
lear public message that we do not supplicate to humiliation,
inequality and any kind of injustice. Let us clearly say that we are
proud of our national culture, history and contributions to Europe. We
do demand war reparations, the reintroduction of counter suits against
Bosnia and Herzegovina and Croatia and the termination of the double
standard Hague Tribunal.
The future of the planet is not in bombs and military nighte, but in
equality, self-respect cooperation and respect ot the international
laws.
The Belgrade Forum for the World of Equals organises a Round Table, on
Saturday, 22nd March 2003, in the Faculty of Law, Amphitheatre No. VI,
beginning at 11,00 a.m. The theme will deal with the consequences of
the NATO aggression. We are calling on scientists, specialists,
diplomats, analysts, and journalists, from home and abroad, to be
present and to participate at the Round Table.
__________________________________________________________
BELGRADE FORUM FOR THE WORLD OF EQUALS
11000 Beograd, Misarska 6/II, Jugoslavija
Tel./Fax: (++381 11) 3245601
E-Mail:beoforum@...
www.belgrade-forum.org