Informazione
Chi ha ucciso Djindjic?
Quali conseguenze per i Balcani?
Sherlock Holmes avrebbe molto lavoro a
Belgrado. E anche molti sospetti, perché
trovarci degli amici di Djindjic è davvero
difficile. "Lei è il capo della mafia, ne ho
le prove", aveva accusato Seselj in pieno
Parlamento. Lo pensano in tanti.
Dove va la Serbia?
Michel Collon
Chi aveva portato Djindjic al potere? Il
popolo serbo, ci dicevano i media. In realtà
il suo indice di popolarità è sempre stato
vicino allo zero (al contrario di Kostunica).
Soprattutto dopo aver appoggiato la Nato
mentre piovevano bombe sul suo paese.
Ma allora chi lo ha portato al potere?
L?Occidente. Grazie a nove anni di embargo
asfissiante (dettato dal FMI per liquidare
l?autogestione ed imporre la globalizzazione).
Più di nove anni di guerra mediatica
demonizzante. Più di 78 giorni di
bombardamento della Nato. Decine di migliaia
di dollari spesi per una campagna di
destabilizzazione orchestrata dalla CIA nel
2000 per cacciare Milosevic? Lo stesso tipo di
campagna che per ora ha fallito contro Chavez.
Ora siamo tornati a parlare di Jugoslavia,
questo paese a cui l?Occidente aveva
generosamente offerto il ?mercato libero?, la
democrazia e la promessa dell?ingresso nella
Nato e nella UE, a patto di lasciare le
ricchezze nelle mani delle multinazionali. Dal
2000 neanche più una parola, il trionfo della
globalizzazione a Belgrado era la fine della
storia? E in Kosovo, dove, con discrezione, si
finiva di privatizzare e chiudere il 25% delle
imprese?
Ma la storia non era finita. Il popolo serbo
resisteva alle privatizzazioni e ai
tradimenti. Gli operai della Zastava finivano
di scioperare, rifiutando di farsi buttare
nell?immondizia perché un gruppo canadese
potesse prendere possesso della fabbrica. La
Nato continuava ad essere qualificata come
merita, cioè come aggressore. La dignità
rimaneva in piedi, attizzando la crisi del
gruppo al potere.
Due o tre ipotesi?
Djindjic chi lo ha ucciso? Ci sono varie
ipotesi, anche se per ora conviene la
prudenza. L?azione da professionisti sembra
escludere l?idea di un patriota desideroso di
vendicare la Patria tradita. Quindi rimangono
due ipotesi, o entrambe insieme.
Le rivalità interne della camarilla al potere
o un regolamento di conti tra mafie.
Djindjic buttò giù Milosevic formando una
coalizione eteroclita di 18 partiti, il cui
unico elemento di coesione era l?arrivismo.
Una volta giunto al potere si affrettò a
confiscarlo, suscitando rancori, perché le
privatizzazioni beneficiavano soprattutto i
suoi colleghi. Fra i suoi c?erano molti
silurati che in seguito non avrebbero speso
cento dinari per aumentare la sua scorta. Ma
chi erano i ?colleghi? di Djindjic? Qualche
mese fa aveva zittito un?inchiesta sulla
mafia, e i ministri di Kostunica si erano
diemssi per protesta. Chi dice mafia dice
rivalità, interessi pregiudiziali e
regolamenti di conti. Ora non faremo
speculazioni su da dove possono essere
arrivati i colpi, ma ricorderemo alcuni
antefatti: tutti i protetti dalla Nato nella
vecchia Jugoslavia erano vincolati a molti
traffici, sebbene i media siano stati molto
discreti anche su quest?argomento.
L?entourage del presidente bosniaco
Izetbegovic si era resa protagonista di
malversazioni per milioni di dollari degli
?aiuti internazionali?. Come segnalano tutte
le polizie europee, L?UCK ha trasformato il
Kosovo in crocevia di traffici di droga, armi
e prostituzione. ?la Nato ha fatto un
matrimonio d?interesse con la mafia? avevamo
detto nel nostro videodocumentario ?I dannati
del Kosovo?. Per la propaganda occidentale
Djindjic era ?l?uomo che aveva portato la
democrazia?. Bene, questo bilancio è
completamente disastroso. Ha soppresso la
stato jugoslavo solo per privare il suo rivale
Kostunica del suo posto. Ha fatto in modo che
fossero esclusi illegalmente dal parlamento i
deputati del partito maggiore, quello di
Kostunica. Ha calpestato il verdetto del
Tribunale Supremo che invalidava
quest?esclusione. Aveva già fatto lo stesso
quando il medesimo tribunale aveva rifiutato
la consegna/sequestro di Milosevic all?Aja.
Aveva privato l?esercito del minimo
indispensabile (incluso il rancio per la
truppa) perché quello aveva scoperto spie nel
suo governo.
L?uomo provvidenziale dell?Occidente non era
che un gangster della politica.
Washington contro Berlino?
In Serbia lo si conosceva come ?l?uomo dei
tedeschi?. Stamattina una giornalista italiana
mi ha chiesto: "Questo assassinio potrebbe
essere legato alla rivalità fra Washington e
Berlino di cui lei parla da anni?? Provarlo
non è così facile, ma è in ogni modo
possibile, ci sono alcuni indizi?
Indizio n. 1 E? il momento di ricordare perché
la guerra in Bosnia è durata così a lungo.
Lord Owen, inviato speciale europeo, scriveva
nelle sue memorie: ?Rispetto molto gli USA, ma
negli ultimi anni (91 - 95) la diplomazia di
questo paese è colpevole di aver prolungato
inutilmente la guerra in Bosnia.? A cosa si
riferiva? A ciò che abbiamo indicato nel libro
?Il gioco della menzogna?. Nel 91? Berlino
fece che la Jugoslavia si disintegrasse, e
prese il controllo dei regimi di Slovenia,
Croazia e Bosnia. Washington, in tutta fretta,
cercò di riprendere in mano le carte del
gioco. La Jugoslavia è il Danubio, rotta
strategica verso il MedioOriente ed il
Caucaso, cioè verso petrolio e gas. La via che
le grandi potenze hanno sempre voluto
controllare.
Berlino vuol e trasportare il suo petrolio
sulla rotta Danubio - Reno. Washington, al
contrario, vuole costruire un oleodotto più a
sud, verso Bulgaria, Macedonia e Albania,
perché gli USA vogliono controllare
l?approvvigionamento energetico dei suoi
rivali, Europa e Giappone. Non per niente
hanno costruito in Kosovo la base militare di
Camp Blondsteel, che vogliono usare contro
l?Iraq. Fu così, che in Bosnia Washington
aveva ordinato al Presidente bosniaco
Izetbegovic di non firmare nessun trattato di
pace proposto dagli europei, promettendo la
vittoria sul campo. Cosa che avvenne.
Riassumendo, gli USA prolungarono la guerra di
due anni, con essa le sofferenze di tutta la
popolazione. Le rivalità fra grandi potenze
includono i colpi più bassi.
Indizio n. 2 Nel 2000, Washington, che
controlla i crediti concessi o meno dal FMI,
aveva promesso crediti dilazionati per aiutare
il regime a mantenere le illusioni elettorali
create fra la popolazione. Ma non arrivava
nulla. In un?intervista concessa a ?Spiegel?,
proprio una rivista tedesca, Djindjic si
lamentava del pericolo a cui era esposto;
?Avverto l?Occidente?. Premonitore.
Tutto quello che si può dire di Djindjic è che
sarà pianto più a Berlino che a Washington.
Indizio n.3 Che succede negli ultimi tempi fra
i grandi alleati di sempre, gli Stati Uniti da
un lato, Francia e Germania dall?altro? La
maggior frattura dalla seconda guerra
mondiale; se Washington vuole attaccare a
tutti i costi l?Iraq, e dopo l?Iran, è per
indebolire i suoi rivali europei. Le
multinazionali anglo - americane Esso, BP,
Shell, che vogliono escludere la società
francese Total. Ed anche escludere l?Iraq dal
suo principale socio economico: la Germania.
In un momento in cui Berlino e Parigi
disturbano Bush, il colpo dato alla loro
pedina serba potrebbe essere un avvertimento
in questa cinica partita a scacchi di cui è
fata la guerra globale.
E Adesso? Che conseguenze avrà la scomparsa di
Djindjic?
1 - La crisi del regime al potere si aggrava.
Kostunica cercherà di riprendere il ruolo che
aveva perso. I vari clan si affronteranno per
il controllo dell?economia e dei traffici.
2 - Un pericolo fascista si avvicina ala
Serbia, perché il nuovo potere avrà molte
difficoltà a spezzare le resistenze operaie
I Balcani potrebbero tornare all?instabilità.
I Balcani pacificati dall?intervento
umanitario dell?Occidente? Questo mito sarà
difficile mantenerlo in vita. Dopo la guerra
scatenata in Macedonia nel 2001 dai protetti
dagli USA, il Sangiaccato è quello che
potrebbe accendersi con una nuova minaccia di
separatismo su base ?nazionalista? in realtà
manovrata dall?esterno.
Nel Kosovo Washington continua a proteggere
l?UCK e la sua pulizia etnica che espelle i
serbi così come ebrei, zingari, musulmani,
cioè tutte le minoranze non albanesi. Questo
fatto è sempre più imbarazzante per le grandi
potenze europee cui piacerebbe stabilizzare
l?area e costruire il suo ?corridoio
energetico?. Altre regioni limitrofe
potrebbero vacillare. Una regione dove si
affrontano progetti di oleodotti non potrebbe
rimanere calma a lungo.
Di fronte a questo catastrofico bilancio
sarebbe il momento che la sinistra europea
uscisse dal suo silenzio e facesse il bilancio
di quattro anni di occupazione Nato. E? una
catastrofe.
In un momento in cui Washington prepara altre
occupazioni, è assolutamente necessario che si
conosca e riconosca la verità. Che se ne
parli, finalmente!
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La Slovenia perde la sua gia' effimera "indipendenza"
1. REFERENDUM PER ADESIONE UE E NATO:
IL TRENTA PER CENTO DEI VOTANTI FAVOREVOLI ALLA PRIMA E CONTRARI ALLA
SECONDA
SLOVENIA: REFERENDUM, GLI SLOVENI SCELGONO NATO E UE
(ANSA) - LUBIANA, 23 MAR - Con il referendum tenuto oggi gli sloveni
hanno scelto l'ingresso nell'Unione Europea e nella Nato fugando i
timori della vigilia soprattutto sul consenso all'Alleanza atlantica
sul quale pesava l'inizio delle operazioni militari in Iraq.
Secondo gli exit poll, solitamente molto attendibili, l'ingresso nella
Nato ha ottenuto il 60,7% dei voti, il 92,7% ha votato a favore
dell'Unione Europea con un'affluenza alle urne del 47,8 percento. Si
attendono in serata i dati ufficiali, ma il risultato sembra dare
ragione al governo che per gli incerti sulla Nato ha avviato una
campagna stampa con la decisiva scesa in campo dell'ex presidente
della repubblica Milan Kucan, considerato il padre dell'indipendenza
dalla Federazione jugoslava nel giugno del 1991. Per sostenere la
scelta di Lubiana sono arrivati il presidente della Commissione
europea Romano Prodi, il ministro degli esteri tedesco Joschka
Fischer, il segretario generale della Nato George Robertson. Anche
l'Italia ha inviato due ministri, Carlo Giovanardi e Rocco
Buttiglione. Questa sera, appena resi noti i risultati dell'exit poll
il presidente della Repubblica Janez Drnovsek ha detto che ''il popolo
sloveno ha preso una decisione matura e responsabile''. Il primo
ministro Anton Rop ha definito il voto ''il risultato di 10 anni di
politica euro-atlantica della Slovenia''. ''Inizia una nuova epoca -
ha aggiunto - di sicurezza, crescita economica e stabilita'''. Se,
come e' ormai certo, i dati ufficiali confermeranno i risultati
ufficiali domani il governo sloveno inviera' a Bruxelles una lettera
accettando l'invito ad entrare nell'Alleanza Atlantica nel 2004 . Per
l'Unione Europea la Slovenia firmera' il 16 aprile ad Atene la sua
adesione che le permettera' sedere al tavolo dell'Europa il primo
maggio del 2004. (ANSA). VD 23/03/2003 20:58
http://www.ansa.it/balcani/slovenia/20030323205832512294.html
2. VERSO L'ABBATTIMENTO DI TUTTI GLI OSTACOLI AL SACCHEGGIO DEI BENI
DELLA SLOVENIA DA PARTE DEGLI STRANIERI
SLOVENIA: GALANTE, ITALIA NON HA PIU' CONFINI
(ANSA) - VENEZIA, 24 MAR - ''Dopo secoli il nostro paese non ha piu'
un confine ad Est. Finisce una lunghissima fase segnata dal
nazionalismo di frontiera, dagli odi, dalle rivendicazioni, dalle
ritorsioni. Da ieri l'ingresso nell'Unione Europea della Slovenia e'
definitivo. Siamo di fronte ad una svolta storica per l'Italia''.
Questo il commento del consigliere regionale veneto Severino Galante,
responsabile nazionale del settore Esteri dei Comunisti Italiani,
all'esito del referendum svoltosi in Slovenia favorevole all'ingresso
nell'Unione Europea e all'adesione alla NATO. ''Alla luce di quanto
deciso dagli elettori sloveni - afferma ancora Galante - invito Galan,
Presidente della Regione Veneto, ad una profonda riflessione sul nuovo
scenario politico che si e' creato in Europa, il quale richiede
soprattutto investimenti economici per non essere esclusi dalle nuove
prospettive che coinvolgono tutto il Nord-Est, in particolare la
regione Veneto''. ''Il voto sloveno - aggiunge il consigliere dei
Comunisti Italiani - sancisce la sconfitta della destra e dei suoi
muri (veri e mentali). Non a caso proprio la destra italiana ha
tentato le ultime provocazioni per impedire questo esito. e' stato
Bossi infatti a proporre di costruire sul confine una enorme rete
metallica per fermare immaginarie orde di immigrati. Alleanza
Nazionale invece non ha disdegnato volgari speculazioni sui drammi
della storia a partire dalle Foibe sino a spingersi a misere
provocazioni calcistico-goliardiche pur di dare voce al latente
razzismo antisloveno in cui si sono formati gran parte dei suoi
massimi dirigenti. La destra italiana e' orfana dei muri''.''Per
l'Italia - conclude Galante - oggi si apre una fase nuova che, se bene
interpretata, aprira' prospettive importantissime di sviluppo e lavoro
per tutto il Nord-Est a partire dalle citta' di Trieste e Gorizia che
finalmente riavranno uno spazio economico alle spalle. Sfidiamo le
forze che nel Governo non sono oggi vittime di frustrazione e
nostalgia ad attrezzare subito l'Italia alla nuova fase facendo
partire immediatamente, ad esempio, le infrastrutture del corridoio 5
prima che i vantaggi dell'ingresso della Slovenia divengano patrimonio
esclusivo dell'asse Vienna-Berlino. e' con la pace, l'apertura e gli
investimenti che si difende l'interesse nazionale, non con le paure,
il razzismo, la guerra''. (ANSA). COM-NR/FC 24/03/2003 18:40
http://www.ansa.it/balcani/slovenia/20030324184032513349.html
3. PRIME IMMEDIATE CONSEGUENZE DELL'INGLOBAMENTO NELLA NATO... MA LE
CONTRADDIZIONI RESTANO
IRAQ: SLOVENIA, CONCESSO SORVOLO AEREI USA MOTIVI UMANITARI
(ANSA) - LUBIANA, 27 MAR - Il governo sloveno ha concesso il sorvolo
degli aerei americani ma esclusivamente per motivi umanitari. Lo ha
reso noto, al termine della riunione del governo, il primo ministro
Anton Rop, riferiscono i media sloveni. ''Il governo ha esaminato una
nuova richiesta americana ed ha deciso di dare l'approvazione per il
sorvolo degli aerei statunitensi per motivi umanitari'', ha dichiarato
Rop precisando che la decisione e' stata presa all'unanimita' e
immediatamente inviata al parlamento che si dovrebbe pronunciare in
giornata. Rop ha ribadito che la Slovenia non si considera paese
partecipante alla guerra in Iraq e giovedi' scorso, ha aggiunto il
primo ministro, il Dipartimento di stato americano ha confermato che
la Slovenia e' stata cancellata dalla lista dei paesi che sostengono
la coalizione e che in virtu' di questo sostegno riceveranno aiuti
militari degli Usa. L'inserimento della Slovenia su quella lista, ha
detto Rop, e' stato ''un errore'' e la Slovenia quindi non ricevera' i
previsti 4,5 milioni di dollari di aiuti. (ANSA) COR*VD
27/03/2003 15:20
http://www.ansa.it/balcani/slovenia/20030327152032516867.html
inglese, e' stata curata da un compagno che ringraziamo calorosamente)
CARI AMICI,
dato che la polizia ha sequestrato il mio computer e non me lo ha ancora
restituito (sebbene avessero promesso che l'avrebbero fatto oggi) non mi
è possibile ripristinare la mailing list. Pertanto date ai seguenti messaggi
la più ampia diffusione possibile.
Vladimir Krsljanin
30/3/2003
FERMATE GLI ARRESTI POLITICI A BELGRADO
Nelle giornate di ieri e oggi, diversi membri di SLOBODA, SPS e YUL sono
stati arrestati. L'abitazione e gli uffici di alcuni di loro sono stati
perquisiti dalla polizia. Almeno tre di loro sono tenuti in stato di fermo.
Dopo che la SLOBODA ha reagito oggi con il comunicato riportato sotto e
con una conferenza stampa, e che alcuni media virtuali hanno cominciato
a riportare la nostra posizione, il regime ha ordinato che vengano bloccati
tutti i commenti di questo tipo.
Poi, questa sera, la polizia si è fatta viva con le sue affermazioni, annunciando
che "Mira Markovic è in Russia" e informando che alcuni compagni sono in
stato di arresto. Nessuna reale spiegazione è stata fornita. Nel caso di
Bogoljub Belica, presidente della SLOBODA, hanno detto: "Nel prosieguo delle
indagini sui crimini più feroci e raccogliendo le prove al fine di arrestare
i mandanti, gli inspiratori e i collaboratori, la polizia ha arrestato per
interrogarlo e detiene in stato di fermo Bogoljub Belica, uno dei più stretti
collaboratori dell'ex Presidente della Repubblica Federale di Yugoslavia,
Slobodan Milosevic".
Nel caso di Uros Suvakovic e Goran Matic, la polizia ha affermato che essi
sono detenuti "come i più stretti collaboratori politici di Mira Markovic"
a causa del sospetto che essi siano "in possesso di informazioni che possano
aiutare le indagini" sul caso di Ivan Stambolic, dato che, secondo le affermazioni
della polizia, "Mira Markovic è sospettata di essere coinvolta in questo
omicidio".
In conclusione sappiamo che USA, NATO e L'Aia, i carnefici di Belgrado,
detengono illegalmente, e senza fondamento nè accuse:
Bogoljub Belica, Presidente dell'associazione SLOBODA (Libertà) - Comitato
Yugoslavo per la difesa di Slobodan Milosevic, Presidente del Consiglio
Politico-Organizzativo del Presidente della SPS, ex vice-ministro federale
della difesa.
Uros Suvakovic, Membro del Consiglio dell'associazione SLOBODA (Libertà)
- Comitato Yugoslavo per la difesa di Slobodan Milosevic, editore principale
della rivista dell'SPS "SMISAO", ex assistente del segretario generale dell'SPS;
Goran Matic, Vice-Presidente della YUL, fino a poco fa MP Federale, ex
Ministro Federale per l'informazione.
COMUNICATO dell'Associazione SLOBODA/Libertà
Il fallimento del cosiddetto processo ne L'Aia ha causato il panico
all'interno del "tribunale", quì nel regime (in qualità di suo ufficio
belgradese) e tra i suoi soliti dirigenti.
A parte il disperato tentativo di minacciare la vita e la salute del
Presidente Milosevic, le forze dell'aggressione contro la nostra libertà
e la nostra gente non hanno trovato nessun altro modo per combattere la
loro magnifica lotta per la verità, che ispira e mobilita le forze di pace
e libertà in casa e fuori.
Il tentativo di usare lo stato di emergenza in Serbia, imposto in una
maniera illegale da un regime delegittimato, per un attacco al Presidente
Milosevic, alla sua famiglia e ai suoi collaboratori, parla da sè per la
loro stupidità e debolezza.
E' cinico e contro la ragione comune, ed anche inaccettabile da un punto
di vista logico e morale, provare a collegare gruppi o soggetti, in precedenza
proclamati dal regime "eroi della rivoluzione del 5 Ottobre", che hanno
preso parte nella destituzione e nell'arresto del Presidente Milosevic,
con lui e con i membri della sua famiglia.
I comunicati ufficiali inviati ai media provano che abbiamo a che fare con
un comportamento, un linciaggio e una mancanza di norma di legge del tutto
illegali.
Uno degli esempi è che si è dichiarato che la moglie del Presidente
Milosevic è in fuga, sebbene è assolutamente chiaro che non c'è niente da
cui dovrebbe scappare e che come libera cittadina essa ha il diritto di
muoversi e viaggiare liberamente.
Il regime, che ha perso ogni speranza di poter sopravvivere a libere
elezioni, prova ad allungare i suoi giorni, che sono già contati, con il
cattivo uso dei media e con la soppressione dei diritti e delle libertà
del cittadino.
Un attacco agli oppositori politici, alla libera espressione delle opinioni
politiche ed ai fondamentali diritti e libertà umane internazionalmente
garantiti.
Chiediamo alla polizia il rilascio immediato del Presidente dell'Associazione
SLOBODA/Libertà, Sig. Bogoljuba Belica, e la fine della persecuzione e dell'uso
distorto dei media contro i membri della famiglia del Presidente Milosevic,
degli arresti arbitrari contro i membri della nostra associazione ed altri
soggetti che non hanno violato alcuna legge.
Facciamo appello a tutti i soggetti politici democratici, a tutte le organizzazioni
nazionali ed internazionali per la protezione dei diritti umani, a tutte
le forze progressiste e a tutte le persone oneste affinchè reagiscano nella
maniera più forte possibile contro una tale pratica da parte del regime
di Belgrado.
Mandate i vostri appelli alle ambasciate, alle missioni diplomatiche e ai
consolati della Serbia e Montenegro nei vostri rispettivi paesi. Agite pubblicamente!
Associazione SLOBODA/LIBERTA', Belgrado, 29 Marzo 2003
GLI INDIRIZZI, I FAX E LE E-MAIL DELLE RAPPRESENTANZE DIPLOMATICHE DELLA
SERBIA E MONTENEGRO POSSONO ESSERE TROVATE SUL SITO INTERNET DEL MINISTERO
DEGLI ESTERI, USANDO IL SEGUENTE COLLEGAMENTO:
http://www.mfa.gov.yu/Worldframe.htm
---
LA GUERRA GLOBALE
(Fronte numero uno: Yugoslavia; Fronte numero due: Afghanistan; Fronte
numero tre: Israele/Palestina; Fronte numero quattro: Iraq; Fronte numero
cinque, sei, sette.)
E LE MENZOGNE TOTALI DE L'AIA
1) Oggi, in assenza del malato Presidente Milosevic, il Tribunale Penale
Internazionale per l'ex-Yugoslavia stava discutendo su come penalizzarlo
ulteriormente. Le possibilità erano di esaminare i testimoni senza la sua
presenza e di discutere le sue condizioni sanitarie in sua assenza sulla
base del parere di un medico proposto dall'Accusa (!?!?) che non aveva mai
visitato il Presidente.
Fino ad ora il consiglio del tribunale non ha preso alcuna decisione.
Tutto questo è stato discusso dopo che si è stabilito che il Presidente
Milosevic rifiuta di ricevere le cure, cosa che lo renderebbe responsabile
per le sue condizioni di salute.
Questa è una completa bugia.
Il Presidente Milosevic non si è mai rifiutato di prendere la medicina,
anche dopo che è stato avvertito solo domenica scorsa riguardo gli effetti
collaterali di questa.
Ma questa mattina la medicina (Labetalol) è stata cambiata con quella che
ha preso per anni fino a qualche mese fà (Metaprolol).
Tutto ciò non deve sorprendere, dato che ogni cosa nel Tribunale Penale
Internazionale per l'ex-Yugoslavia è basato sulle falsità.
2) Pertanto la sintesi sarebbe la seguente:
- Il Presidente Milosevic con una cattiva ipertensione e problemi secondari
di cuore è stato prelelevato e portato a L'Aia;
- Tremende condizioni di prigionia (niente aria fresca!) ed il carico di
lavoro del processo (l'esame di 10 anni di storia dell'incubo NATO nei
Balcani), che non possono essere paragonate con nessun altro difensore nella
storia, hanno prodotto un peggioramento delle sue condizoni;
- Poichè con una pressione del sangue estremamente alta, il Presidente
Milosevic non può essere presente al processo, hanno provato ad abbassarla
con medicine forti e inadeguate che spesso danno luogo ad effetti collaterali;
- Queste medicine con i loro effetti collaterali non gli hanno reso
possibile presenziare al processo.
- Questo si chiama punto morto. E qual è la risposta del Tribunale Penale
Internazionale per l'ex-Yugoslavia? Bugie e maltrattamenti!
3) Il Presidente del Tribunale Penale Internazionale per l'ex-Yugoslavia
e alcuni governi occidentali provano in continuazione ad assicurare i
cittadini, le MP e le organizzazioni che vi si appellano che il Presidente
Milosevic riceve trattamenti medici del livello più elevato.
Come possono ancora dire questo?
4) Perchè provano a zittire il Presidente Milosevic?
Perchè impongono la dittatura in Yugoslavia?
Perchè la Yugoslavia era un laboratorio di una pianificata e perpetua crisi
mondiale, dalla quale l'Impero dovrebbe ricevere beneficio e potere. E perchè
la Yugoslavia ed il popolo Serbo hanno un portavoce più forte di tutti i
governanti dell'Impero messi assieme. Una persona che è testimone dei loro
crimini e che è in grado di mostrarli. Di mostrare il più oscuro ed il peggior
progetto contro l'umanità di sempre: creare odio religioso e nazionalista,
terrorismo, ogni sorta di estremismo e poi usarli come pretesto per una
gigantesca strage e distruzione di massa, al fine di appropriarsi della
ricchezza del mondo intero e per vivere sul sangue e sulla fatica dell'uomo.
Una persona in grado di ammonire il mondo e diventare il leader di una resistenza
anti-globalizzazione, anti-fascista e anti-colonialista. Il suo nome è Slobodan
Milosevic.
AGISCI PER FERMARE QUESTO CRIMINE!
Belgrado, 26 Marzo 2003
Associazione SLOBODA/LIBERTA'
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Sabato 29 marzo ero presente a Torino, al corteo contro
l'aggressione anglomericana all'Iraq ed ho assistito alla
brutale aggressione da parte delle "forze dell'ordine" nei
confronti dei manifestanti. Facevo parte dello spezzone
finale, assieme ai compagni dei Cobas, dei centri sociali
e di altri sindacati di base.
Il clima si fa pesante da subito: mentre procediamo
scandendo canzoni e slogan, vediamo carabinieri e
poliziotti a ranghi serrati stringerci ai lati: è un
tunnel di manganelli, scudi, mitragliette puntate contro
il corteo, ad altezza d'uomo. Nei pressi di via Pietro
Micca, i poliziotti con una manovra aggirante si infilano
nel corteo, chiudendo dai quattro lati il nostro spezzone,
isolandolo dal resto dei manifestanti: qui parte la prima
carica, piovono le manganellate.
Viene preso di mira il furgone che diffonde musica, i
compagni addetti agli impianti di amplificazione vengono
imbottigliati all'interno e pestati a sangue;
manganellate piovono anche sugli impianti di trasmissione.
Sia pure a fatica, ripartiamo per ricongiungerci al
corteo. A Porta Palazzo si uniscono alla manifestazione
centinaia di lavoratori immigrati con le loro famiglie:
c'è tutta al comunità palestinese di Torino, numerose sono
le donne e i bambini, alcuni piccolissimi, sul passeggino.
La folla multicolore dei manifestanti riempie corso San
Maurizio: migliaia e migliaia di persone contro la guerra,
il razzismo, il fascismo che torna, arrogante e funesto..
Unica nota stonata il muro di carabinieri e poliziotti che
marciano alle nostre spalle sempre più numerosi e
minacciosi, in assetto antisommossa, seguiti da decine di
furgoni e camionette.
Svoltiamo in via Rossini. Il corteo procede chiuso tra gli
alti muri dei palazzi. A questo punto parte la seconda
carica. Mentre la testa della manifestazione raggiunge
piazza Castello arriviamo in via Po. Il nostro spezzone
procede lentamente; noi con le bandiere dei Cobas siamo
gli ultimi; davanti a noi i giovani di Askatasuna e, in
testa, gli immigrati. A fare ala al corteo sosta la
folla del sabato pomeriggio, gente che passeggia ad
ammirare le vetrine, magari a gustare il primo gelato di
stagione.
Mi volto a controllare: alle nostre spalle il nuvolone di
poliziotti e carabinieri sta avanzando, preceduto dal
gruppetto in borghese della Digos, seguito da auto e
camionette: un inquietante esercito di robot. Quale
contrasto con la malinconia della sera, con le dolci,
tenaci fisionomie di quelle ragazze e di quei giovani nei
quali ritroviamo la parte migliore di noi, l'indignazione
contro l'ingiustizia, la volontà concreta di lottare per
una società senza servi né padroni.
Siamo quasi in piazza Castello quando parte l'ultima
carica, a freddo, di una violenza inaudita: vengono
colpiti indiscriminatamente donne, uomini, bambini,
giovani e anziani, anche passanti, mentre Piazza Castello
è invasa dal fumo dei lacrimogeni; chi cerca di mettersi
in salvo nelle strade vicine è inseguito e pestato;
vengono distrutte a manganellate anche le bancarelle di
alcuni venditori ambulanti.
Cerchiamo di fermare il pestaggio ai danni di un giovane;
egli guidava il furgone che apriva lo spezzone dei
migranti: viene trascinato a terra e colpito con
manganelli e calci da alcuni poliziotti: la testa spaccata
in più punti gronda sangue, il volto è tumefatto;
accorrono anche alcuni passanti scandalizzati da ciò che
vedono; mentre tentiamo di dargli aiuto, il ragazzo
sviene. Qualcuno chiama un'ambulanza che non arriverà mai.
I poliziotti non lo mollano, alla fine lo trascinano via,
non prima di aver spaccato con una gomitata il setto
nasale ad uno dei presenti che protestava.
Dal furgone viene trascinato a terra anche un anziano
immigrato: aveva preso posto sul furgone, perché affetto
da gravi difficoltà di deambulazione; ora è costretto a
stare in piedi, contro una camionetta, in attesa di essere
identificato: si guarda intorno smarrito, umiliato.
Qualche passo più avanti c'è una donna di mezz'età
accompagnata dalla figlia e dai nipoti : anche lei è stata
malmenata dalle "forze dell'ordine" e ora ha un braccio
rotto. Ci riferiscono di alcuni bambini contusi. Un uomo
si aggira angosciato tra la folla: nella confusione della
carica ha perso la piccola figlia e ora la cerca
dappertutto, senza trovarla.
Le cariche continuano nelle strade intorno alla piazza
dove i manifestanti vengono inseguiti con una vera e
propria caccia all'uomo.
Durante i caroselli in piazza, da un furgone dei
carabinieri compare ostentatamente la bandiera americana a
stelle e strisce.
A un certo punto il suono delle sirene lacera l'aria:
arriva velocemente una colonna di blindati con i
cannoncini spara-lacrimogeni sulla torretta: in testa alla
colonna una macchina di grossa cilindrata. I mezzi
sfrecciano verso corso San Maurizio: pensiamo siano
diretti a Porta Palazzo.
Li troviamo infatti in corso Giulio Cesare, nella zona
della Moschea; apprendiamo di cariche nei confronti degli
immigrati arabi. Diamo vita a un piccolo presidio,
assieme agli abitanti del quartiere. Veniamo
immediatamente fronteggiati dalle file serrate dei
poliziotti: Dopo averci mostrato i muscoli per altre due
ore, finalmente i rambo se ne vanno.
Torniamo a casa, giusto in tempo per vedere il
telegiornale, e sentir bollare come facinorosi le vittime
delle violenze poliziesche a cui abbiamo assistito e di
cui saremo irriducibili testimoni.
Apprendiamo anche che in un'altra parte della città i
fascisti di Forza Nuova hanno sfilato impunemente e
indisturbati.
E ci è chiaro più che mai che la guerra e la repressione,
lo sfruttamento e il razzismo, sono le molte facce di
un'unica realtà, quella del dominio capitalistico sul
mondo: un modello a cui dobbiamo opporci qui e ora, con
chiarezza e coerenza, senza se e senza ma.
Bussoleno, 30 marzo 2003
Nicoletta Dosio
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Secondo l'attuale responsabile della missione Onu (Unmik) in Kosovo
Michael Steiner, il modello adottato per la pacificazione nella
regione balcanica a maggioranza albanese e' un modello esportabile in
altre zone di crisi: eventualmente, con i dovuti aggiustamenti, anche
in Iraq a guerra finita.
Steiner si e' espresso in questo senso in un incontro con la stampa
estera svoltosi il 31/3/2003 a Berlino.
Steiner prende dunque a modello la situazione determinatasi in Kosovo
in seguito ai bombardamenti sulle industrie chimiche e sui convogli
di profughi nella primavera 1999. L'uso umanitario dell'uranio
impoverito ha effettivamente consentito una diffusa contaminazione di
tutta la regione kosovara, liberata da circa 250mila suoi abitanti
(serbi, ebrei, turchi, ed altre razze impure) a partire dal giugno
1999. Nei mesi successivi alla fine dei bombardamenti e' stata anche
iniziata la demolizione di tutte quelle vestigia storiche, religiose
e culturali che davano alla regione una impronta inopportunamente
multietnica (proprio come l'Iraq di Saddam).
Il Kosovo finalmente liberato ospita oggi alcune decine di migliaia
di amici stranieri che generosamente impiegano tempo e danaro a
garantire che nell'area ci sia la democrazia. Monumentali strutture,
come la immensa base di Camp Bondsteel, danno lavoro a tanti giovani,
che altrimenti sarebbero stati costretti a lavorare fianco a fianco
con persone di etnia non albanese, dunque complici di Milosevic.
All'uopo, Unmik e KFOR hanno provveduto a bloccare la produzione e ad
espropriare i principali complessi industriali e minerari della
regione, come quello di Trepca, in attesa di cederli gratis a
benefattori stranieri.
La odierna leadership politica del Kosovo libero ruota attorno ai
nonviolenti di Ibrahim Rugova (che a meta' febbraio si e' detto
favorevole alla aggressione USA contro il popolo iracheno) e dai
violenti dell'ex-UCK, a loro volta legati ai fiorenti traffici di
droga, armi e prostituzione, grazie ai quali prospera l'economia di
tutta la regione, un tempo vittima del comunismo. L'Occidente fa
particolare affidamento proprio su questi leader democratici, gia'
protagonisti dei pogrom contro la razza slava: Ceku, Thaci, Ahmeti,
sono alcuni di loro... E' su questi nomi che l'Occidente fa
affidamento per costruire una Grande Albania libera e democratica dai
Milosevic di turno; e' su personalita' analoghe che l'Occidente
scommettera' per regalare alla popolazione irachena un futuro di
miseria, divisione su basi razziali, occupazione militare, violenza
e, soprattutto, democrazia.
Fonte: ANSA Balcani
http://www.ansa.it/balcani/fattidelgiorno/
200303312043103611/200303312043103611.shtml
MANIFESTO 31-03-03 - balcone
Bomba contro la Coca Cola
Una bomba a mano e' stata lanciata contro la sede della Coca Cola a
Sarajevo. Per la polizia jihad contro gli Usa. Gli integralisti
islamici, nella guerra civile `92-'95, vennero aiutati dagli
americani.
COMMENTO:
Negli stessi anni il Manifesto appoggiava le rivendicazioni
dei sostenitori degli integralisti (Iztebegovic... e soci).
Forse Adriano Sofri ha perso di vista i suoi carissimi amici di
Sarajevo?
---
COMMISSIONI 1ª, 3ª, 4ª e 8ª RIUNITE
1ª (Affari costituzionali)
3ª (Affari esteri, emigrazione)
4ª (Difesa)
8ª (Lavori pubblici, comunicazioni)
MERCOLEDI' 26 MARZO 2003
1ª Seduta
Presidenza del Presidente della 4a Commissione
CONTESTABILE
BOZZA NON CORRETTA
( )
COMUNICAZIONI DEL GOVERNO IN ORDINE ALL'ATTIVITÀ DI
PRESENZA E TRANSITO DI UOMINI E MEZZI STATUNITENSI
SUL TERRITORIO NAZIONALE
1° Resoconto stenografico
SEDUTA DI MERCOLEDI' 26 MARZO 2003
Presidenza del presidente della 4ª Commissione permanente
CONTESTABILE
( )
Interviene il ministro per i rapporti con il Parlamento Giovanardi.
I lavori hanno inizio alle ore 12,40.
( )
GIOVANARDI, ministro per i rapporti con il Parlamento. Ringrazio i
Presidenti ed i senatori presenti e mi scuso per una relazione,
probabilmente pedante, minuziosa e con sovrapposizione di questioni,
nella quale vengono concentrate risposte ad atti di sindacato
ispettivo (presentati quando si sperava ancora che la situazione non
precipitasse in uno scontro armato), con i quali si chiedevano
chiarimenti relativamente a trasporti ferroviari, trasporti marittimi
ed uso di infrastrutture italiane
( )
Si è insomma al di fuori dell'ambito sostanziale di operatività
dell'articolo 11 della Costituzione che riguarda la partecipazione
italiana ad un conflitto armato: giuridicamente, il conflitto con
l'Iraq è res inter alios acta.
Indipendentemente da quanto appena detto, vale la considerazione, se
non valesse l'argomento precedente, che l'articolo 11 della
Costituzione prevede che la partecipazione italiana ad una guerra
possa essere legittimata da una organizzazione internazionale. Così
viene letto il secondo comma. Nella specie, dunque, anche per
l'Italia operano le considerazioni giuridiche fatte .
BRUTTI Massimo (DS-U). Può essere sostenuta tale ipotesi, ma è un po'
brusca.
GIOVANARDI, ministro per i rapporti con il Parlamento. Senatore
Brutti, dopo verrò anche alla decisione del 1999 del Governo, di cui
l'onorevole Brutti faceva parte, rispetto alla partecipazione .
SALVI (DS-U). Parli di cosa sta succedendo adesso.
PASCARELLA (DS-U). E' sempre la stessa storia. (Commenti dei senatori
Bonavita e Donati).
GIOVANARDI, ministro per i rapporti con il Parlamento. Stiamo
parlando dell'interpretazione dell'articolo 11 entrato in vigore con
la Costituzione; quindi valido nel 1991, nel 1999 e nel 2003. Credo,
pertanto, si debba dare una lettura omogenea e non strumentale caso
per caso.
BRUTTI Massimo (DS-U). Ci sono interpreti più autorevoli di quelli
presenti in questa sede.
GIOVANARDI, ministro per i rapporti con il Parlamento. Se vengo
interrotto con delle osservazioni, rispondo ad esse. D'altro canto,
in una dialettica parlamentare è giusto fare ciò.
Nella specie, dunque, anche per l'Italia operano le considerazioni
giuridiche date in risposta al Parlamento del Regno Unito: vale a
dire che l'intervento - sto parlando delle motivazioni portate dal
Governo Blair al Parlamento inglese - è reso legittimo dal coacervo
delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU, dalla 678 del
1990 e dalla 687 del 1991 fino alla 1441 del 2002. In particolare
( )
La risoluzione 687 del 1991, che definiva le condizioni del cessate
il fuoco dopo l'operazione Desert Storm, imponeva la persistenza
dell'obbligo iracheno ad eliminare le armi di distruzione di massa al
fine di ripristinare la pace e la sicurezza nell'area. La risoluzione
solo sospendeva e non eliminava la legittimazione all'uso della forza
in base alla risoluzione 678 del 1990. La violazione materiale della
687 ripristina la legittimazione all'uso della forza in base alla
citata risoluzione 678.
BRUTTI Massimo (DS-U). Le chiedo scusa, signor Presidente, ma per
favorire il lavoro delle Commissioni riunite, faccio presente che
queste sono le parole che l'onorevole Berlusconi ci ha già detto in
Aula. Perché rileggerle? Arriviamo al merito delle questioni.
GIOVANARDI, ministro per i rapporti con il Parlamento. Repetita
iuvant.
BRUTTI Massimo (DS-U). Chi le ha preparato queste carte?
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, il Governo dice quello che ritiene di
dover dire. Voi direte quello che riterrete di dover dire.
GIOVANARDI, ministro per i rapporti con il Parlamento. Non mi sono
mai permesso nella mia lunga attività parlamentare di minoranza di
interrompere il Governo.
BRUTTI (DS-U). Accidenti!
GIOVANARDI, ministro per i rapporti con il Parlamento. Poi ho detto
le mie opinioni poiché, come tutti i parlamentari presenti, ho il
diritto di intervenire sulle comunicazioni.
Poiché siamo in una sede parlamentare dove il mio intervento è
giustificato da queste considerazioni e dalla vostra richiesta al
Governo di venire in Parlamento a giustificare la sua posizione
politica rispetto a tutto ciò, credo sia giusto riepilogare con
precisione e senza sbavature la situazione.
DE ZULUETA (DS-U). E' in corso una guerra di aggressione.
GIOVANARDI, ministro per i rapporti con il Parlamento. La risoluzione
1441 del 2002 ha dichiarato che l'Iraq è stato e rimane in violazione
materiale della risoluzione 687 del 1991 perché non ha adempiuto
completamente ai suoi obblighi di disarmo in base a tale risoluzione;
la stessa risoluzione ha concesso all'Iraq "un'ultima opportunità di
adempiere ai suoi obblighi di disarmo" ed ha messo in guardia l'Iraq
stesso "dalle serie conseguenze" in caso di inadempimento. La stessa
risoluzione ha stabilito che se l'Iraq mancherà, in qualsiasi tempo,
di adempiere e di pienamente cooperare per la realizzazione della
risoluzione 1441, questo costituirà un'ulteriore "violazione
materiale" della stessa. E' evidente che l'Iraq ha mancato di
adempiere e che perciò era al momento della risoluzione 1441 e
continua ad essere tuttora in "violazione materiale" della stessa.
GUBERT (UDC). Non può leggere solo un pezzo di risoluzione e tacere
l'altro.
PRESIDENTE. Senatore Gubert, la prego, il Governo dice quello che
ritiene di dover dire.
BRUTTI Massimo (DS-U). Siamo militarizzati. Non si può dire la
propria opinione. (Commenti della senatrice De Zulueta).
PELLICINI (AN). Fatelo parlare!
PRESIDENTE. Se continua questo clima per cui non viene consentito al
Governo di parlare, toglierò la seduta.
BRUTTI Paolo (DS-U). Bisogna fare un consulto perché le Commissioni
riunite sono quattro.
GIOVANARDI, ministro per i rapporti con il Parlamento. Le questioni
di cui stiamo trattando ed il giudizio che il Governo e il Parlamento
italiani hanno dato circa la legittimità o la illegittimità di
comportamenti di Paesi alleati ed amici non solo degli Stati Uniti ma
anche della Gran Bretagna, dell'Olanda e della Danimarca avranno
conseguenze future: il qualificare come legittimo o no questo tipo di
intervento e di alleanza che, lo ricordo, coinvolge anche l'Australia
e la Polonia
( )
Per quanto riguarda l'Italia, mi sembra evidente che da tutte le
considerazioni svolte prima non vi è nessuna violazione; anzi, da
parte nostra, vi è un rispetto scrupoloso dell'articolo 11 della
Costituzione, in particolare da parte del Governo che pure si è
battuto, come dimostra la frase pronunciata dal Presidente del
Consiglio che avrebbe ritenuto nefasta una soluzione della crisi che
non passasse attraverso l'ONU e che noi riconfermiamo poiché avremmo
voluto assolutamente che si fosse arrivati a dirimere la questione
nell'ambito delle Nazioni Unite.
Devo pur tuttavia ricordare anche che nel 1999 autorevoli esponenti
di quel Governo, a cominciare dal Presidente del Consiglio, vennero
alle Camere a dire che poiché l'ONU non autorizzava un intervento
armato in Serbia perché si profilava il veto della Russia, l'Italia
entrava in guerra e mandava i suoi aerei a bombardare la Serbia, a
prescindere dall'autorizzazione dell'ONU. Poiché stiamo parlando
dell'articolo 11, credo che abbiamo le carte in regola rispetto a
questo, perché non impegniamo un uomo o un mezzo in attività
belliche, mentre il Parlamento ed il Governo di allora ritennero
legittimo l'intervento armato diretto in guerra dell'Italia senza
autorizzazione dell'ONU.
BRUTTI Massimo (DS-U). Vorrei, signor Presidente, che rimanesse agli
atti la nostra dichiarazione: le cose non stanno così.
PRESIDENTE. La prego, senatore Brutti.
BRUTTI Massimo (DS-U). Le cose non stanno così. C'è certamente uno
squilibrio nel diritto di dire sciocchezze da parte del Governo
rispetto al diritto di svolgere argomentazioni da parte delle
opposizioni.
PRESIDENTE. Apprezzate le circostanze, sospendo la seduta per dieci
minuti.
I lavori, sospesi alle ore 13, sono ripresi alle ore 13,10.
PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori.
GIOVANARDI, ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor
Presidente, credo che sia opportuno ricordare che la stessa
Costituzione tedesca contiene una disposizione assai più restrittiva
dell'articolo 11 della nostra Costituzione ( )
BRUTTI (DS-U). La sua interpretazione della Costituzione tedesca è
sbagliata. (Commenti dai banchi dell'opposizione).
PRESIDENTE. Invito nuovamente i colleghi a non interrompere il
Ministro. Dal momento che il Regolamento del Senato non prevede in
Commissione l'espulsione dall'aula del parlamentare che si comporta
in maniera non rituale, avverto che se non tornerà la calma sarò
costretto a togliere la seduta.
GIOVANARDI, ministro per i rapporti con il Parlamento. Faccio notare
che il senatore Andreotti, che ha grande esperienza in ambito
governativo, pur non appoggiando la linea assunta dal Governo, è
particolarmente interessato a conoscere le ragioni che l'Esecutivo
intende esporre al Parlamento.
ANDREOTTI (Aut). Ancora non sono riuscito a capire che cosa c'entri
la Commissione lavori pubblici con l'audizione odierna.
GIOVANARDI, ministro per i rapporti con il Parlamento. Il Ministero
dei lavori pubblici c'entra, senatore Andreotti. Ora che è stata
affrontata la parte politicamente più importante e di rilievo della
questione, cercherò di spiegarlo. Occorre in particolare fare
riferimento alle interrogazioni ed interpellanze, presentate anche
dall'opposizione, in cui si chiedeva se l'uso di porti e del sistema
ferroviario nelle settimane precedenti allo scoppio delle ostilità
fosse avvenuto con piena legittimità ( )
PRESIDENTE. Come di consueto, nel corso della discussione potrà
intervenire un rappresentante per Gruppo, per non più di cinque
minuti. (Il senatore Nieddu fa cenno di voler intervenire). Senatore
Nieddu, per il suo Gruppo è già iscritto a parlare il senatore Salvi.
NIEDDU (DS-U). Signor Presidente, mi consenta, ma sono convocate
quattro Commissioni tra cui anche la Commissione lavori pubblici,
come rilevato dal senatore Andreotti, visto che durante la scorsa
settimana sono emerse alcune problematiche attinenti all'utilizzo dei
mezzi di trasporto e alla movimentazione di attrezzature militari
degli Stati Uniti sul nostro territorio. Non mi sembra corretto
perciò limitare ad un unico intervento per Gruppo questa discussione.
Bisogna tenere conto ( interventi su nodi procedurali )
MALABARBA (Misto-RC). Innanzi tutto, signor Presidente, sarebbe
opportuno che il Ministro rispondesse all'interrogazione presentata
oggi dal sottoscritto e riguardante la caserma Ederle di Vicenza, da
cui sarebbe partita - secondo fonti del Pentagono - la 186a Brigata
aviotrasportata con 1.800 uomini, che ha utilizzato la base di Aviano
per attacchi diretti all'Iraq, nonché all'interrogazione relativa
alla presenza di materiale nucleare nell'aeroporto civile di
Capodichino.
Intendo svolgere, inoltre, qualche considerazione di carattere
politico in relazione al fatto che la Risoluzione 1441 del Consiglio
di sicurezza riguardava esclusivamente i criteri e le modalità per le
ispezioni in Iraq. Una volta consegnati i rapporti, il Consiglio
avrebbe adottato misure, non l'amministrazione Bush; quindi, l'azione
angloamericana è al di fuori delle Nazioni Unite e contro le Nazioni
Unite. Gli Stati che hanno aderito alla Carta delle Nazioni Unite
hanno accettato di bandire lo ius ad bellum e quando a lei, signor
Ministro, che cita il Trattato NATO vorrei ricordare che non c'è
soltanto l'articolo 3 sulla reciprocità, ma anche l'articolo 1 che fa
riferimento proprio alla Carta delle Nazioni Unite. In esso si legge
che gli Stati si impegnano a comporre pacificamente le controversie
astenendosi dal ricorrere alla minaccia, oltre che all'uso della
forza, che è incompatibile con gli scopi delle Nazione Unite.
Addirittura, l'articolo 11 è ancora più pregnante perché afferma che
tutti gli accordi saranno applicati dalle parti conformemente alle
loro rispettive norme costituzionali. Su questo non c'è possibilità
di ambiguità e la nostra norma costituzionale prevede il ripudio
della guerra.
Tra l'altro, anche per ragioni di età, non ero presente all'Assemblea
costituente come il senatore Andreotti, però ho potuto leggere in
questi giorni sui giornali i riferimenti alle ragioni per cui è stato
utilizzato il termine "ripudia" anziché "rinuncia", citando, in
particolare, l'onorevole Meuccio Ruini, che ha argomentato sulla
maggiore pregnanza e maggiore forza del termine "ripudia", perché
indica un ruolo anche attivo contrario alla guerra in sede
internazionale. Tra l'altro, questa discorso fu pronunciato il 24
marzo del 1947, esattamente 56 anni fa.
Il fatto che lei, signor Ministro, utilizzi l'esempio di altri Paesi
che hanno Costituzioni diverse non ha alcun valore. Mi stupisce che
lei utilizzi l'esigenza dell'Unità europea solo in questo caso mentre
in altri il nostro Governo si comporti in maniera molto disinvolta
rispetto al mantenimento dell'Unità europea. Ed anche i riferimenti
che vengono reiteratamente proposti sulla violazione da parte del
Governo precedente in relazione alla guerra nei Balcani non
rappresentano un argomento valido. Abbiamo sempre ritenuto si
trattasse realmente di violazioni della norma costituzionale, ma il
fatto che nel 1991 e nel 1999 si siano violate non le consente di
dire che ciò è assolutamente praticabile. Bisognerebbe semplicemente
affermare che ciò viola la Costituzione e non è concesso a nessuno
reiterare qualcosa di sbagliato.
GIOVANARDI, ministro per i rapporti con il Parlamento. Vi do atto
della vostra coerenza.
MALABARBA (Misto-RC). Non è una questione di coerenza, ma una
questione di rispetto della Costituzione, che è valida per me come
per lei. E se si è trattato di un reato reiterato non è corretto.
Bisogna dire basta, non è più possibile fare questo "politicantismo";
è inaccettabile, soprattutto quando sono in gioco questioni come la
salvaguardia della nostra Costituzione. Da questo punto di vista,
intendo fare anche un richiamo al Capo dello Stato. Non basta
affermare di prendere atto delle decisioni della maggioranza e del
Governo.
PRESIDENTE. Senatore Malabarba, è costume non riferirsi mai al Capo
dello Stato.
MALABARBA (Misto-RC). All'articolo 90 della Costituzione c'è il
riferimento al Capo dello Stato. È stato fatto riferimento al
Consiglio supremo di difesa e su questo vi deve essere un impegno a
rispettare la Costituzione.
La vicenda della 186a Brigata riguarda una fase in cui il conflitto
bellico è già iniziato. Il Pentagono ha detto - e lei dovrebbe
smentirlo - che i paracadutisti che stavano alla caserma Ederle di
Vicenza sono stati trasportati da Aviano nel Nord dell'Iraq e sono
impegnati in combattimento. Desideriamo avere notizie al riguardo
perché questo violerebbe anche quello che voi, come maggioranza
parlamentare, avete deciso e quello che il Consiglio supremo di
difesa, in qualche modo, ha autorizzato. In questo caso, infatti,
dovrebbe intervenire la Consulta in quanto esiste una violazione
palese della Costituzione. Al riguardo, faccio presente che il
ministro Martino non ha risposto; il ministro Frattini ha affermato,
che visto che noi non siamo belligeranti, lui la guerra la segue
attraverso la CNN, e lei, signor Ministro, oggi non risponde. Tra
l'altro, interrogati i Presidenti di Assemblea in questi giorni,
hanno affermato che sono queste le sedi in cui le risposte devono
essere fornite. Su tale vicenda sono stati chiesti chiarimenti in
Aula; essa è stata riproposta ieri al ministro Martino, il quale ha
detto che avrebbe risposto lei, mentre lei non risponde affatto e non
credo che le risposte siano contenute nel discorso sull'utilizzo
delle infrastrutture.
Le chiedo, pertanto, in sede di replica di rispondere alle due
interrogazioni presentate. Una, come ho già detto, è quella relativa
alla presenza di materiale radioattivo nell'aeroporto civile di
Capodichino, il che, oltre ad essere un fatto politicamente
gravissimo, riguarda anche le condizioni di salute delle persone che
vi lavorano. L'altra è quella concernente la questione della base di
Vicenza, presso la quale una delegazione parlamentare ha potuto
verificare l'assenza dei 1.800 paracadutisti. Il Pentagono ha detto
esplicitamente, in contrasto con quanto comunicato dal comando di
quella base, che quegli uomini si trovano in combattimento nel Nord
dell'Iraq.
In considerazione del poco tempo a disposizione, vorrei consegnare
alle Commissioni alcune considerazioni scritte che argomentano meglio
quello che ho detto, ivi compreso un ragionamento del
costituzionalista Gianni Ferrara, già circolato, ma che potrebbe
essere utile acquisire agli atti delle nostre Commissioni.
MARINO (Misto-Com). Signor Presidente, anch'io sollecito una risposta
ad interrogazioni, anche perché questa potrebbe essere la migliore
sede per farlo.
Signor Presidente, se dal mio appartamento si spara su di lei due
sono le cose: o io ho subito una violenza oppure condivido
l'aggressione nei suoi confronti
( )
In ogni caso nel 1999, a voler leggere l'articolo 11 nella sua
interezza, eravamo di fronte ad una decisione di organismi
internazionali. Non ci dimentichiamo la pulizia etnica ed il milione
di albanesi espulsi. Non vorrei che attraverso l'omologazione di
situazioni si arrivasse ad una e vera deformazione o ad una - ma non
vorrei usare un termine pesante - falsificazione della realtà. Non
c'è alcuna decisione dell'ONU né della NATO. Non solo gli articoli 1
e 10 richiamati, ma ben 9 articoli su 13 del Trattato NATO richiamano
espressamente il principio difensivo, che è cardine dell'articolo 1
della Carta dell'ONU. Abbiamo una vera e propria violazione sul piano
giuridico della Carta dell'ONU, dell'articolo 11 della nostra
Costituzione, dello stesso Trattato NATO e anche degli accordi
bilaterali, che possono ritenersi legittimi e validi in quanto non
contrastino con il principio fondamentale della mutua difesa. Qui non
c'è aggressione, né prove di coinvolgimento con il terrorismo o di
presenza di armi di distruzione di massa. Il tutto, a mio avviso, è
palesemente illegittimo.
SALVI (DS-U). Signor Presidente, ho un chiarimento molto rilevante da
chiedere al Ministro. Il Governo ritiene o no che le decisioni
assunte, in particolare, dal Consiglio supremo di difesa, partano dal
presupposto che in questa circostanza si applichi l'articolo 11 della
Costituzione e che l'Italia non possa partecipare alla guerra proprio
per la presenza dell'articolo in questione? La domanda non riguarda
quello che pensiamo noi, ma quello che pensate voi, perché ho inteso
la risoluzione del Consiglio supremo di difesa e l'autorevole
funzione di garanzia svolta dal Presidente della Repubblica, come i
limiti che l'Italia si pone da sola alla partecipazione a questa
vicenda, in quanto esiste proprio l'articolo 11.
Nella prima parte del suo discorso sembrava andare in questa
direzione, poi ha aggiunto cose che non mi hanno persuaso. Intanto,
il riferimento al Kosovo (al di là della polemica propagandistica,
l'articolo 11 non è caduto in desuetudine e i precedenti non possono
avere modificato questa norma), poi alle risoluzioni delle Nazioni
Unite rispetto all'Iraq (anche se non ha citato apertamente questo
passaggio), come se ciò potesse comportare qualche richiamo al
secondo comma dell'articolo 11. Tutti sanno benissimo che l'opinione
largamente prevalente nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite
era che l'intervento non si dovesse fare e che la risoluzione non
sarebbe stata presentata dagli alleati perché erano in minoranza, a
prescindere dal veto della Francia.
Lei ha fatto riferimento a Costituzioni di altri Paesi, ma questo non
ha nulla a che fare con la questione posta: noi stiamo parlando della
Costituzione italiana. A me sembra di totale evidenza che siamo nel
campo del ripudio alla guerra, perché una guerra è in corso, perché
alcuna organizzazione internazionale l'ha legalizzata e perché
l'articolo 11 è ancora vigente. Chiedo chiarezza su questo punto.
L'Italia intende o no muoversi nei limiti dell'articolo 11 della
Costituzione? Questo è punto decisivo, perché sulla base di quello
che ha deliberato il Consiglio supremo di difesa, ripreso il Governo
e votato il Parlamento, si tratta di vedere se la risoluzione che il
Governo ha assunto e il Parlamento ha votato, sul presupposto
dell'applicazione dell'articolo 11, venga attuato in modo conforme
all'articolo 11 medesimo ( )
ANDREOTTI (Aut). Signor Presidente, prescindo da due aspetti, innanzi
tutto dal ping pong tra il Governo attuale e quello precedente,
poiché fare ciò non mi interessava allora né tanto meno adesso.
Prescindo anche da quello che qualcuno pensa di considerare come
precedente quanto accaduto nel Kosovo. Come dissi allora, la NATO
parla dei territori dei Paesi componenti della NATO. Quindi, se
l'abbia autorizzato D'Alema o altri non è importante ma, secondo me,
fu illegittimo chiamare in causa la NATO in quell'occasione. E' vero
quanto ha detto il Ministro. Dinanzi al conflitto, nei confronti di
questi due contendenti non siamo equidistanti politicamente. Non
parlo del conflitto, ma di una visione politica. Nessuno pensa, a mio
avviso, di equiparare Saddam Hussein a Bush, a Clinton o a Carter.
Detto questo, è giusto quanto affermato dal Ministro: res inter alios
acta. E' un affare che non ci riguarda ma che riguarda alios. Questo
è quindi un punto fermo. Su questo concordo, come sono fermamente
convinto che non abbia nulla a che fare l'Alleanza atlantica.
Chiedo al Governo se a suo avviso per Alleanza si debba intendere non
quella ratificata, ma il documento approvato nel novembre a Praga
sulla nuova strategia, circa le operazioni in territori terzi allora
presenti per la ratifica, teso a modificare il Trattato atlantico.
Altrimenti, si cammina su un terreno di illegalità che non giova a
nessuno, senza dire che, quando si eccede, si esce dai temi, anche il
risultato è conseguente: è vero che il signor Milosevich faceva
pulizia etnica, per cui dovevamo salvaguardare gli albanesi, ma è
altrettanto vero che i serbi in quelle zone non ci sono più o quasi.
Coloro che, secondo gli accordi di Daiton, dovevano rientrare nella
Slavonia, non possono farlo. Quindi, credo che politicamente ciò
dovrebbe indurci ad un atteggiamento di cautela.
Infine, quando ho parlato in Aula il 19 marzo ho affermato: "Escluso
ogni riferimento alla NATO come tale, può porsi il problema della
utilizzabilità di uomini e mezzi americani qui dislocati,
richiamandoli temporaneamente dalla missione comune". Questo è
l'unico aspetto su cui si può, a mio avviso, approfondire il discorso.
Credo che allora possiamo affermare (e ciò è condivisibile o meno,
dal punto di vista di fedeltà all'Alleanza): se le truppe della
Caserma Ederle sono state utilizzate, dobbiamo considerarle tolte
temporaneamente dall'Alleanza per utilizzarle ad altro scopo. E'
chiaro, comunque, che non debbono tornare in quella caserma. Se gli
facciamo fare avanti e indietro, tutto l'indirizzo della nostra
estraneità viene meno. Quindi dobbiamo dire: bene, cari americani,
avete la necessità di adoperare questi militari come noi potremmo
avere in qualche caso e in altre situazioni la necessità, o per
ordine pubblico o per altre ragioni, di tirare via temporaneamente
dall'Alleanza quelle truppe. Questo però deve essere chiaro. Deduco
tali considerazioni da un ragionamento logico. Oggi disponiamo di
Internet: una volta occorrevano i servizi segreti per sapere certe
cose.
Quindi, ringrazio il Presidente e sono lieto che ci si sia riuniti.
Penso che si debba fare molto spesso. Ho appreso dalle agenzie che vi
sarebbe una proposta del Ministro degli affari esteri saudita per un
cessate il fuoco. Vorrei pertanto pregare il Ministro degli affari
esteri di convocare l'ambasciatore saudita della sede di Roma, che
fra l'altro è un autorevole membro della real casa, per informarsi
della proposta. In una situazione così drammatica come quella cui con
tanta tristezza assistiamo dinanzi alla televisione, qualunque
tentativo per fermare la guerra non deve essere risparmiato.
NIEDDU (DS-U). Signor Presidente, tante cose dette dal Ministro non
sono da noi condivise; in particolare, non è una guerra nell'ambito
dell'ONU e non è una stata affatto dichiarata legittima dalla
Francia, dalla Germania e dalla Russia persino in questi giorni,
pubblicamente, ai massimi livelli... ( )
In conclusione, ripeto quanto detto all'inizio, cioè che per l'Italia
la differenza tra belligeranza e non belligeranza sta tutta nell'uso
delle basi. Se non siamo coerenti con tale questione, la dichiarata
non belligeranza rischia di essere una grandissima ipocrisia.
FORLANI (UDC). Signor Presidente, non tornerò sulle ragioni
dell'intervento, la legittimazione internazionale, l'opportunità di
questa azione militare, la sua compatibilità, la compatibilità del
nostro ruolo
( )
Naturalmente voglio pensare è la mia opinione che il regime
iracheno fosse un regime più dittatoriale di tanti altri regimi
dittatoriali che esistono al mondo, più violatore dei diritti umani
(sic) rispetto ai regimi che continuano ancora a violarli, più armato
e pericoloso rispetto ad altri regimi armati e forse anche
pericolosi, più genocida di altri regimi che praticano o hanno
praticato il genocidio. Voglio pensare, quindi ( )
BOCO. (VerdiU). Signor Presidente, signor Ministro, se mi è
consentito vorrei iniziare il mio intervento con una breve polemica,
cercando di ricostruire il rapporto esistente tra il Governo e il
Parlamento dallo scoppio della guerra.
Attraverso vari strumenti parlamentari, tra cui una Conferenza dei
Capigruppo, abbiamo posto, come altri, l'esigenza di avere, di fronte
ad una situazione così tragica e drammatica che riguarda ormai
l'intero pianeta, un Parlamento informato in contatto costante con il
Governo.
Ripercorrendo le varie tappe, il primo incontro è stato quello con il
Ministro degli esteri che ci ha detto che per essere informati
dobbiamo accendere la televisione. Consiglio che abbiamo seguito e
che credo tutti i cittadini del mondo abbiano seguito. Ma se questo è
lo stato dell'informazione e dell'informativa del Governo, mi sembra
un livello preoccupante e credo di poter dire anche devastante, senza
alcun intento polemico. Infatti, si è venuti a conoscenza, signor
Ministro, di movimenti di truppe alleate e di sorvoli sul territorio
italiano non attraverso la CNN e ancor meno attraverso Al Jazeera ( )
Da ultimo, signor Ministro, poiché lei rappresenta in questa sede il
Governo intero ed essendo responsabile dei rapporti con il
Parlamento, le chiedo se il Governo ha ancora intenzione di informare
quotidianamente il Parlamento su quello che sta avvenendo nel mondo.
Possiamo ripartire da oggi con un'informativa costante e trasparente,
oppure come nei giorni precedenti dovremo continuare ad avere la
televisione come unica fonte informativa?
MANZIONE (Mar-DL-U). Signor Presidente, prima una valutazione sul
metodo di questa "finestra" che si apre. Secondo me, convocare
quattro Commissioni contestualmente crea qualche imbarazzo. Sarebbe
conveniente e preferibile, quando gli argomenti teorici che formano
oggetto della comunicazione che viene offerta al Parlamento
comprendono più specificità, valutare la possibilità di far
intervenire il Governo direttamente in Aula
( )
Ministro Giovanardi, ho ascoltato il suo intervento introduttivo, ma
non sono riuscito a capire cosa sia successo a Vicenza rispetto ai
1.800 parà che sono spariti da quella base e che, probabilmente in
violazione del punto 3 della deliberazione del Consiglio supremo di
difesa, dovrebbero essere utilizzati per un attacco all'Iraq. Sono
queste le cose che vorremmo comprendere, perché a parte le battute
sulle "finestre", su Internet, sulla CNN, nemmeno noi riusciamo ad
orientarci
( )
Abbiamo l'impressione che in Aula siano accadute cose che il Governo
in parte ha sottovalutato, ma lei, che è Ministro per i rapporti con
il Parlamento, deve prestare, più degli altri colleghi
dell'Esecutivo, la massima attenzione. Quando quattro senatori a
vita, che molto spesso si sono espressi su posizioni non ugualmente
classificabili, hanno assunto la stessa posizione, che era
riassumibile nell'inciso che il senatore Scalfaro ha pronunciato in
Aula, rifacendosi al senatore Andreotti, cioè: "Dinanzi agli alleati
non si sta sull'attenti", c'è stata la riproduzione classica di una
filosofia che avremmo voluto rinvenire nella posizione del Governo.
Siamo sempre stati contrari alla guerra, perché l'abbiamo considerata
illegittima. Non entro nel merito delle questioni giuridiche che lei
ha sollevato, perché lo farà il senatore Petrini, che testimoniano
l'incapacità di arrivare ad una giustificazione politica forte.
Arrampicarsi sulle questioni giuridiche e rifarsi agli ordinamenti
costituzionali degli altri Stati, non considerando il valore assoluto
della dizione del nostro articolo 11, dimostra l'incapacità di
immaginare, in un contesto costituzionale importante,
l'attualizzazione di alcune decisioni.
Ministro Giovanardi, non c'era l'attualità del pericolo, non c'era
quel collegamento diretto rispetto ai fenomeni di terrorismo che
tutti abbiamo condannato
( )
PETRINI (Mar-DL-U). Signor Presidente, per brevità mi limiterò a
sottoscrivere tutte le richieste e le questioni che sono state poste
alla sua attenzione dai colleghi. Di mio vorrei solo aggiungere
alcune riflessioni di carattere più generale.
La nostra preoccupazione è soprattutto quella di ribadire con
assoluta chiarezza la vigenza e l'attualità dell'articolo 11 della
nostra Costituzione, quello che, repetita iuvant, afferma: "L'Italia
ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri
popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie
internazionali.". Attualità che è ancor più sottolineata proprio
dalla fase di grande e preoccupante trasformazione degli equilibri
internazionali cui stiamo assistendo
( )
SERVELLO (AN). Onorevole Ministro, colleghi, devo rilevare tutta la
mia meraviglia, lo stupore quando ascolto alcuni interventi per
fermare la guerra. Un minimo di realismo politico penso indurrebbe ad
essere più riflessivi. Come si fa a fermare la guerra in questo
momento? Andiamo all'ONU per chiedere che sia fermata la guerra? Mi
pare di sentire Rutelli che dice: "Portiamo Saddam Hussein davanti al
Tribunale penale internazionale". Chi prende Saddam Hussein? Per far
finire il genocidio in Serbia è stata necessaria la guerra. Non ho
visto un solo intervento allora, in quei frangenti, per far uscire
dalla guerra i nostri soldati.
BOCO (Verdi-U). Il problema di Milosevich è stato risolto attraverso
democratiche elezioni.
SERVELLO (AN). Non fu interrotta la guerra anche se, quando si entrò
in quella vicenda, il ministro Mattarella venne al Senato per
affermare che veniva interpretata la nuova strategia della NATO,
intervenuta dopo gli incontri di Washington, in maniera evolutiva
rispetto alla quale evoluzione proponeva è agli atti - di dare
luogo ad un confronto (mai intervenuto). Lo sa soprattutto il
senatore Andreotti. Abbiamo fatto di tutto anche con l'appoggio
dell'allora presidente Migone per far venire il Governo in Parlamento
per avere una ratifica della trasformazione con nuovi poteri anche
fuori dall'area tradizionalmente della NATO. Che cosa disse quel
giorno il ministro Mattarella, ieri in mezzo a noi? Il 25 marzo
disse ...
BRUTTI MASSIMO (DS-U). Alle 17.25 alla Camera e alle 20.45 al
Senato....
SERVELLO (AN). Sono informato perché ieri sono stato stimolato e
aggredito. Il 25 marzo disse
BRUTTI Massimo (DS-U). Il 24...
GIOVANARDI, ministro per i rapporti con il Parlamento. Il 24 marzo,
senatore Servello.
SERVELLO (AN). Va bene.
BRUTTI Massimo (DS-U). Lei sta sbagliando volutamente.
SERVELLO (AN). Mattarella disse che quel giorno è stato informato il
Governo dell'inizio delle operazioni che sono ancora in corso nelle
quali non sono impegnati aerei militari. E' una bugia e l'ho detto
ieri. Sono stato interrotto da D'Alema, dallo stesso Mattarella un
po' in sordina e con una dichiarazione finale, quasi fuori verbale,
da Violante che ebbe la parola dopo il dibattito.
Ho preso un documento del 25 marzo che riporto testualmente: " Lo
afferma Minniti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: sulla
guerra il Governo ha mentito persino in Parlamento. Gli aerei erano
già in volo mentre in Parlamento si discuteva". E dice: "A cose
fatte, cioè a guerra imperialista vinta, si viene a sapere per
esempio che il 24 marzo, il giorno dell'inizio del raid NATO sulla
Serbia, mentre in Parlamento si discuteva ancora dell'opportunità
dell'attacco e della partecipazione del nostro Paese, il Governo
D'Alema aveva già dato l'ordine ed i bombardieri erano già in volo e
tutto questo è stato taciuto al Parlamento stesso" . "Lo ha rivelato
il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Marco Minniti,
braccio destro del rinnegato D'Alema, che nel diario di guerra,
scritto per il "Corriere della Sera" l'11 giugno così ricostruisce
quel momento cruciale." Queste sono documentazioni di natura politica.
BRUTTI Massimo (DS-U). Sono in grado di dimostrare che le cose non
stanno così. Discutiamone, parliamone. Il ministro Giovanardi sa di
dire sciocchezze...
SERVELLO (AN). Ho letto una documentazione di allora che non fu mai
smentita: diario di guerra sul "Corriere della sera" dell'11
giugno: "Il giorno dell'attacco andammo a riferire in Parlamento. Fu
Mattarella a prendere la parola in un clima tesissimo. Ricordo la
sensazione di quel momento. Eravamo in Aula con i parlamentari che si
interrogavano sull'opportunità di un intervento aereo mentre gli
aerei erano già in volo. Il Parlamento discuteva ed intanto tutto
stava già accadendo ma noi non potevamo dirlo. Venivamo da 66 giorni
di tensione sul caso Ochalan, caso risolto in pratica dal Governo
D'Alema con la sua consegna ai boia fascisti turchi nota del
redattore . Chi poteva immaginare che avremmo avuto 77 giorni di
bombardamento?" Queste sono le parole riportate dal "Corriere della
Sera" con riferimento al sottosegretario Minniti. Ha capito, senatore
Salvi?
SALVI (DS-U). È possibile che Minniti sia un rinnegato?
SERVELLO (AN). Non sono parole sue. È il commento del documento
comunista. (Ilarità generale). Quando ho letto queste affermazioni su
Internet non ne ho parlato, l'espressione rinnegato è tra virgolette,
sicché ho soltanto riportato quanto scritto.
BRUTTI (DS-U). Signor Presidente, ci viene letto un volantino.
Francamente rimaniamo senza parole.
PRESIDENTE. Credo sia opportuno togliere il riferimento alla parola
rinnegato.
SERVELLO (AN). Sono d'accordo, signor Presidente.
A proposito delle notizie date quel giorno dall'Ansa, secondo cui
anche i nostri aerei avrebbero bombardato la Serbia, risulta che gli
aerei partivano da Istrana carichi di bombe e ne ritornavano senza.
Minniti commentava: "Certo, avendo la notizia uno la da, però avrei
preferito che uscisse ad operazione terminata. Invece era ancora in
corso e c'erano i nostri ragazzi su quegli aerei e pure i serbi
leggono le notizie Ansa".
BRUTTI Massimo (DS-U). Di che giorno è quella notizia dell'Ansa sulla
partenza degli aerei da Istrana?
SERVELLO (AN). Si fa sempre riferimento al 24. A parte questa
considerazione, mi sembra che sia ormai evidente a tutti che in
quella fase così delicata è intervenuta l'aviazione italiana. Allora
si diceva per difendere i convogli ed altro, ma in ogni caso è
intervenuta per bombardare. Del resto si trattava di una guerra.
Perché non è stato detto al Parlamento? Voi ogni tanto vi lamentate
del fatto che questo Governo non riferisce notizie sulla guerra. In
realtà di essa ormai si sa tutto, tanto che tutte le televisioni non
fanno altro che parlare, minuto per minuto, degli avvenimenti
relativi al fronte di guerra iracheno. Ora, ci tengo a sottolineare
il diverso atteggiamento che assumemmo noi allora. Anche quando la
notizia fu resa nota io ne venni a conoscenza subito non si fece
nulla contro il Governo, che aveva ritenuto di mantenere un certo
riserbo in un momento, come sostiene Minniti, particolarmente
delicato per i nostri aviatori. Ecco la ragione del mio intervento,
per precisare che con me non c'è da scherzare in materia di
diffamazione. Sono stato molte volte portato davanti ai giudici e
normalmente sono stati condannati coloro i quali mi avevano querelato.
SALVI (DS-U). Lei è quindi recidivo!
NIEDDU (DS-U). Sembra quasi una minaccia.
SERVELLO. No, è un avvertimento. (Ilarità generale)
GUBERT (UDC). In primo luogo, premetto che il mio intervento è a
titolo personale, in dissenso dal mio Gruppo che si è espresso
diversamente. Dissento in maniera radicale e forte dalla linea
espressa dal Governo sulla vicenda dell'Iraq. Mi sento preso in giro
dal Governo e dalla maggioranza cui ho dato fiducia, perché giudicare
legittimo un intervento, per come è stato congegnato, è un insulto
alla mia intelligenza. In pratica, si dichiara sotto mandato ONU un
intervento rispetto al quale la maggioranza dei membri del Consiglio
di sicurezza era contraria. In realtà si sarebbe voluto prorogare il
mandato agli ispettori. In che cosa consiste la legittimità? Se la
maggioranza dei Paesi che fanno parte del Consiglio di sicurezza non
ha appoggiato il tentativo della Gran Bretagna e degli Stati Uniti di
ottenere la maggioranza, nonostante il veto dei francesi sulla loro
risoluzione, come si fa a dire che l'intervento è sotto mandato ONU?
GIOVANARDI, ministro per i rapporti con il Parlamento. Ma chi l'ha
detto?
GUBERT (UDC). ( ) Mi giunge notizia che ieri è stato bombardato un
quartiere civile dove non vi erano né istituzioni pubbliche, né
militari. Poco fa è stato bombardato un mercato a Baghdad. Mi chiedo,
allora, signor Ministro, se sia possibile che il Governo italiano non
dica niente di fronte a questo modo di procedere nel conflitto. Mi
chiedo se l'Italia debba solo tacere e dichiararsi amica degli Stati
Uniti per una ragione di riconoscenza o se, invece, possa avere la
coerenza di dire ciò che va bene e ciò che va male.
Auspico veramente che il Governo trovi questo coraggio e che la forza
politica a cui lei appartiene mostri una maggiore "identità" di
quella manifestata qui in Senato. Mi vergogno del discorso fatto dal
Presidente del Consiglio in Senato.
GIOVANARDI, ministro per i rapporti con il Parlamento. Ed io mi
vergogno di quello che sta dicendo lei. Così siamo pari.
BRUTTI (DS-U). Signor Presidente, il Ministro pronunzia frasi
offensive nei confronti dei parlamentari. Prescindendo dal fatto che
appartengono allo stesso partito - cosa che non mi riguarda - il
fatto è di per sé intollerabile.
PIANETTA (FI). Sarò brevissimo per consentire al Ministro di
replicare.
Ha fatto bene il Ministro a ricordare tutto ciò che sta alla base
dell'atteggiamento del Governo, di cui apprezzo la sensibilità e la
coerenza. Si tratta, infatti, di disarmare un regime indubbiamente
dittatoriale, che ha massacrato nel corso degli anni centinaia di
migliaia di oppositori attraverso una struttura poliziesca che
controlla ed intimidisce la popolazione, come è stato affermato anche
questa mattina in un'intervista rilasciata al "Corriere della Sera"
da parte di alcuni esponenti politici ( ) Immaginare oggi delle
iniziative che possano interrompere le operazioni, al di là degli
aspetti umanitari comprensibili, avrebbe il significato di essere
dalla parte di Saddam Hussein. E questo credo sia un fatto
estremamente negativo e inconciliabile con la responsabilità che
l'Italia si è assunta, sia pure nell'ambito della terzietà.
PETRINI (Mar-DL-U). Allora entriamo in guerra anche noi.
PIANETTA (FI). In ogni caso, la vicenda deve concludersi nella
maniera più rapida per evitare la continuazione di questo stato di
cose.
GIOVANARDI, ministro per i rapporti con il Parlamento. Desidero
rispondere a tutte le questioni emerse dal dibattito, ricordando
innanzi tutto la complessità della tematica dal punto di vista
giuridico. Mi corre l'obbligo di ricordare l'articolo 11 della
Costituzione che è stato un po' il fulcro del nostro incontro.
Rispetto tutte le posizioni storiche di coerenza; mi riferisco al
Gruppo dei Verdi e a quello di Rifondazione Comunista. Quando il
Governo Andreotti impegnò militarmente l'Italia per la liberazione
del Kuwait, quei Gruppi si dissero contrari anche se c'era stato un
mandato dell'ONU. Nel 1999 la situazione è cambiata. Il senatore
Andreotti ci ha appena esposto le ragioni per le quali riteneva
illegittima l'invasione di un Paese. Non ricordo che l'Italia abbia
mai ricevuto dalla Serbia un atto di ostilità o che vi sia stato un
qualche elemento che potesse aver leso gli interessi italiani. Ciò
nonostante, quando Dini era Ministro degli affari esteri e Oscar
Luigi Scalfaro era Presidente della Repubblica, fu assunta una
decisione con la quale si ritenne (contrariamente all'opinione
dell'onorevole Andreotti, che ha oggi ribadito che quella guerra era
illegittima) la guerra talmente legittima da impegnare militarmente
l'Italia in 40 giorni di bombardamenti sulla Serbia, Paese terzo, che
non aveva mai posto in essere alcun atto di ostilità nei confronti
del nostro Paese. Siamo nel 2003. Nel 1991 parlavamo di un impegno
diretto dell'Italia in guerra, lo stesso dicasi nel 1999; nel 2003
stiamo parlando della neutralità dell'Italia e di una non
cobelligeranza, cioè dell'Italia che rimane al di fuori della guerra.
Pertanto, posso rispettare la coerenza di quelle forze politiche che
tutte e tre le volte si sono dette contrarie, mentre nutro qualche
perplessità nei confronti di coloro che accusano così duramente il
Governo e che hanno ritenuto, vigente l'articolo 11 della
Costituzione, perfettamente legittimo impegnare l'Italia direttamente
in guerra con i bombardamenti sul Kosovo e sulla Serbia. Quando ho
avuto il confronto con l'onorevole D'Alema ho chiesto un giurì
d'onore. In ogni caso, gli atti parlamentari sono a disposizione.
L'onorevole Mattarella il 24 alle ore 18 si recò in Senato a dire che
sperava ancora nella pace e che le trattative erano ancora in corso.
NIEDDU (DS-U). Alle ore 17 andò alla Camera, alle 19 al Senato.
GIOVANARDI, ministro per i rapporti con il Parlamento. Disse che
c'erano ancora speranze di pace, ma che tutto dipendeva dal
comportamento che avrebbe tenuto Milosevich. Poi si presentò più
tardi, verso le ore 21, in Parlamento per comunicare che la guerra
era già cominciata, quando già i bombardamenti erano già in corso.
Come il senatore Servello ha rilevato, non è che non sia comprensivo
della necessità di avere una certa cautela da parte di un Governo di
centrosinistra, come quello dell'onorevole D'Alema, che si apprestava
ad impegnare l'Italia in una guerra, ma non posso accettare che venga
ribaltata su questo Governo l'accusa che il Parlamento non sia stato
informato. Noi, infatti, in tutti i passaggi ci siamo costantemente
rapportati con il Parlamento fino al voto della scorsa settimana.
Dopo la decisione assunta dal Consiglio supremo di difesa ci siamo
recati in Parlamento a riferire quale atteggiamento avrebbe tenuto
l'Italia in caso di ostilità. Quindi si è trattato di un rapporto
trasparente.
Quanto al discorso relativo all'Iraq e all'informazione, anche in
questo caso mi soccorre la saggezza del senatore Andreotti che pure
ha votato come ha votato al Senato. Si tratta di res inter alios acta.
Il Governo italiano, in relazione a quello che sta accadendo in Iraq,
è terzo, non ha alcuna informazione privilegiata rispetto a quello
che è patrimonio comune di tutti. Possiamo e dobbiamo venire a
riferire dell'Afghanistan o del Kosovo, lì dove ci sono militari
italiani impegnati.
BOCO (Verdi-U). Ci dica cosa avviene nelle basi!
GIOVANARDI, ministro per i rapporti con il Parlamento. Arrivo anche
alla questione che riguarda più direttamente il nostro Paese,
ricordando ad alcuni intervenuti, particolarmente accesi nei toni,
che mentre l'Italia nel 1999 è entrata in guerra e ha bombardato gli
obiettivi
PETRINI (Mar-DL-U). Perché si parla sempre del 1999? Siamo nel 2003!
Non stiamo facendo il processo al 1999. (Commenti dei senatori
Palombo e Servello).
GIOVANARDI, ministro per i rapporti con il Parlamento. Scusate, ma
sono tutti elementi che io raccolgo dal dibattito. Si è parlato di
questo.
PRESIDENTE. Per favore, consentite al Ministro di rispondere.
GIOVANARDI, ministro per i rapporti con il Parlamento. Il senatore
Petrini è dello stesso partito dell'ex ministro Dini. Poiché egli ha
richiamato l'articolo 11 e ci ha accusato di averlo violato, devo
motivare le nostre posizioni.
SALVI (DS-U). Bene! Passiamo al punto successivo.
GIOVANARDI, ministro per i rapporti con il Parlamento. No, c'è tempo
per tutto.
L'Italia non aveva subito un atto ostile da parte della Serbia, ma
nonostante questo abbiamo contribuito a colpire gli obiettivi civili,
per esempio a Belgrado i ponti, senza che abbia sentito alcun tipo di
protesta da molti degli intervenuti di oggi. Devo ricordare che
l'anno scorso gli Stati Uniti hanno subito quello che tutti i Paesi
della NATO hanno riconosciuto, con l'articolo 5, come un'aggressione,
con la morte di 3.000 persone a New York e l'attacco al Quartier
generale. Si può discutere se l'azione messa in campo da Blair, da
Bush e da Clinton
PETRINI (Mar-DL-U). Discutiamone!
GIOVANARDI, ministro per i rapporti con il Parlamento. possa essere
accettabile o meno politicamente, ma voglio ricordare che prima
dell'Iraq c'è stato l'11 settembre e un'aggressione, cosa che mancava
nel 1999, quando l'Italia entrò in guerra.
SALVI (DS-U). Mica è stato Saddam Hussein.
DE PETRIS (Verdi-U). E allora perché non sono andati subito a
bombardare l'Iraq?
PRESIDENTE. Se si ha interesse alla risposta del Governo, bisogna
permettere al Ministro di parlare.
GIOVANARDI, ministro per i rapporti con il Parlamento. Quando dal
punto di vista politico si esaminano le questioni, bisogna avere in
mente l'11 settembre e quello che ha voluto dire, ossia
un'aggressione verso un Paese pacifico, che non era in guerra con
nessuno e che si è trovato aggredito sul suo territorio ( )
Questo è il contesto nel quale svolgere la discussione sull'articolo
11, che è bellissima, perché vi ho dimostrato che in tre casi diversi
l'articolo è stato interpretato in maniera diversa dalle stesse
persone che hanno qui sostenuto che l'Italia entrasse in guerra per
dirimere le questioni internazionali, perché noi siamo entrati in
guerra con la Serbia per dirimere una questione che riguardava Paesi
terzi. Andreotti ha detto che la Serbia è fuori dai confini della
NATO. Tuttavia, non è una questione giuridica quella che stiamo
affrontando, perché il Consiglio supremo di difesa ed il Capo dello
Stato l'hanno già risolta con una decisione che ha reso legittimo
l'intervento del nostro Paese.
BRUTTI Massimo (DS-U). La Costituzione tranciata con il coltello!
NIEDDU (DS-U). Qui non c'è l'intervento della NATO!
GIOVANARDI, ministro per i rapporti con il Parlamento. Questa mattina
abbiamo dimostrato che è proprio così. Andreotti ha giudicato
l'intervento del 1999, che io invece ho condiviso, illegittimo e
fuori dall'articolo 11 della Costituzione. Ma Scalfaro e Andreotti,
che in questa situazione sono arrivati alla stessa interpretazione,
nel 1999 erano divisi e nel 1991 lo erano ancor di più
BRUTTI Massimo (DS-U). Mi vuole parlare di Vicenza? Mi vuole parlare
dei paracadutisti americani?
GIOVANARDI, ministro per i rapporti con il Parlamento. quando un
intervento per liberare il Kuwait ha trovato la sinistra italiana
contraria.
SALVI (DS-U). Abbiamo fatto delle domande e vogliamo delle risposte.
GIOVANARDI, ministro per i rapporti con il Parlamento. Ci arrivo.
Fermo restando questo collegamento con il Parlamento, questa
informazione costante, se c'è un'emergenza profughi l'Italia farà la
sua parte
BRUTTI Massimo (DS-U). Spiegatelo a Bossi. (Commenti del presidente
Provera).
GIOVANARDI, ministro per i rapporti con il Parlamento. chiaramente
nei tempi e nei modi dovuti. Collaboreremo con una risposta positiva
a questa emergenza.
BRUTTI Massimo (DS-U). Garantisce il presidente Provera.
GIOVANARDI, ministro per i rapporti con il Parlamento. Per quanto
riguarda le basi e il sorvolo aereo ho già risposto
SALVI (DS-U). No!
GIOVANARDI, ministro per i rapporti con il Parlamento. richiamando
il punto 3 del documento, con il quale il Governo italiano intende
mantenersi fedele all'esclusione dell'uso di strutture militari quali
basi di attacco diretto ad obiettivi militari iracheni. Se mi si fa
l'esempio di una nave americana che parte dal porto di Napoli e torna
magari tra un mese al porto di Livorno e si dice che siamo
cobelligeranti, mi sembra un'interpretazione talmente (Commenti del
senatore Fabris). A proposito di res inter alios acta, anche qui mi
riferisco sempre al senatore Andreotti (Commenti del senatore Boco)
e lo faccio perché ho grande rispetto per l'esperienza parlamentare.
Non sono qui per cercare polemiche, ma per cercare le massime
convergenze possibili attorno ad una politica del Governo italiano
che intende rispettare la posizione, comune a tutti gli altri Paesi,
assunta. Non possiamo ottemperare, per ragioni di serietà che
riguardano tutti i Governi, alla richiesta di dire quanti aerei e
navi americani si sono mossi, perché ci sono questioni, che chi ha
governato sa bene, non rappresentabili in un'Aula parlamentare (sic),
non solo per motivi di sicurezza ma anche per motivi di buon senso.
Vogliamo metterci a disposizione del Parlamento per seguire con
coerenza questa posizione.
BRUTTI Massimo (DS-U). Abbiamo rivolto domande sulle regole e le
garanzie relative alle basi, non sul movimento delle truppe. Ci deve
dire quali sono le condizioni istituzionali affinché tali regole
vengano rispettate e poi rispondere al quesito specifico sui 1.800
paracadutisti.
GIOVANARDI, ministro per i rapporti con il Parlamento. Il Governo
garantisce il rispetto del punto 3 stabilito dal Consiglio supremo di
difesa.
Pensate, ed è stato un punto di contestazione, che il Governo
italiano, in base agli elementi che ho richiamato prima, considera
che quello che inglesi, danesi, olandesi, spagnoli, statunitensi,
australiani, bulgari
SALVI (DS-U). Va bene, sono 30 Paesi, lo sappiamo!
GIOVANARDI, ministro per i rapporti con il Parlamento. stanno
facendo non sia illegittimo e rispetta il loro punto di vista. Essi
non considerano Blair un fuorilegge internazionale.
BRUTTI Massimo (DS-U). La smetta di fare polemica politica e risponda
alle richieste dell'opposizione sui fatti.
GIOVANARDI, ministro per i rapporti con il Parlamento. Ma voi siete
dei violenti! Ognuno deve poter esprimere la propria opinione in
piena libertà. Ho affermato che il Governo italiano ha preso questa
posizione, non considera gli amici alleati dei fuorilegge, non li
considera fuori dalla legalità internazionale e rispetta il loro
punto di vista, anche se noi abbiamo tenuto fuori l'Italia proprio
perché ritenevamo non ci fossero le condizioni per un nostro impegno
in questa guerra. Voi stessi avete detto che la Francia e la
Germania - che ritengono illegittima la posizione di Stati Uniti e
Gran Bretagna - hanno concesso loro le basi. Altri Paesi che
definiscono parimenti illegittimo il comportamento di Stati Uniti e
Gran Bretagna, quali la Danimarca e l'Olanda, hanno fatto
altrettanto. Credo che ci sia più coerenza in un Governo .
MALABARBA (Misto-RC). Signor Ministro, vorrei sapere cosa è successo
a Vicenza.
GIOVANARDI, ministro per i rapporti con il Parlamento. Ho risposto.
PRESIDENTE. La prego di non interrompere il Ministro, senatore
Malabarba.
MALABARBA (Misto-RC). Non ho interrotto fino ad ora, ma molto tempo
fa ho posto una domanda alla quale il Ministro non ha ancora risposto.
PRESIDENTE. Ha risposto come ha ritenuto giusto fare.
GIOVANARDI, ministro per i rapporti con il Parlamento. Pensate mi
faccia intimidire dal vostro atteggiamento?
MALABARBA (Misto-RC). In due ore non ci ha ancora detto cosa è
successo a Vicenza.
ANDREOTTI (Aut). E' necessario "denatizzare": gli americani hanno
ripreso quelle brigate. Questo è legittimo.
GIOVANARDI, ministro per i rapporti con il Parlamento. Non credo che
possiamo far prigionieri gli americani nelle loro basi.
BRUTTI Massimo (DS-U). Forse non basta dal punto di vista di quanto
stabilito.
GIOVANARDI, ministro per i rapporti con il Parlamento. Ribadisco
ancora per una volta chiaramente che il Governo italiano intende
mantenersi fedele al punto 3 sancito dal Consiglio supremo di difesa
ed approvato dal Parlamento. L'Italia esclude l'uso di strutture
militari quali basi di attacco diretto ad obiettivi iracheni.
MALABARBA (Misto-RC). I parà di Vicenza non sono in Iraq?
PRESIDENTE. Ringrazio il ministro Giovanardi per la sua disponibilità.
Dichiaro concluse le comunicazioni del Governo.
I lavori terminano alle ore 15.
SERBIA: Dalla strategia della tensione alla repressione politica
Ci giunge oggi notizia che in Serbia ormai incominciati gli arresti
indiscriminati degli esponenti dei partiti della sinistra.
In questo messaggio trovate le notizie che ci sono arrivate - in
lingua inglese: si pregano i compagni piu' sensibili di aiutarci
nelle traduzioni.
Dopo l'omicidio del primo ministro Djindjic da parte di cecchini si
e' scatenata in Serbia una caccia alle streghe dagli scopi meramente
politici. L'omicidio - del quale sono logicamente responsabili quegli
stessi settori criminali filoamericani ai quali Djindjic era legato -
aveva evidentemente proprio questo scopo: consentire una stretta
repressiva feroce, impedire l'espressione del dissenso politico e
sociale, silenziare ogni opposizione, attaccare frontalmente persino
quei settori (ad es. vicini a Kostunica) che pur da posizioni
conservatrici e filooccidentali avevano comunque contestato le
politiche antipopolari e filo-NATO di Djindjic e dei suoi successori.
L'instaurazione dello stato di emergenza e' dunque in continuita' con
il golpe filooccidentale del 5 ottobre 2000, quando il secondo turno
delle elezioni presidenziali fu impedito dalle pressioni
internazionali e dallo scatenarsi della violenza squadrista
delle "magliette nere" di Otpor ed affini.
Il clima che si respira dunque oggi in Serbia e' veramente un clima
di guerra, del tutto consono allo "stato di emergenza globale" nel
quale l'imperialismo sta precipitando l'intero pianeta. Guerra e
fascismo: questi gli strumenti prediletti dall'imperialismo nei suoi
momenti di crisi. In Serbia oggi c'e' la dittatura. Questa dittatura
e' stata possibile anche grazie al ruolo infame giocato da
commentatori e politici della "sinistra" occidentale, che mentre
piangono lacrime ipocrite sulla carneficina attuata dagli USA in Iraq
continuano a farsi portatori di tutta la propaganda menzognera usata
dai guerrafondai.
Oggi in Serbia c'e' in fascismo.
LA NOSTRA "SINISTRA" HA AIUTATO AD INSTAURARE IL FASCISMO IN SERBIA.
ROMPERE IL SILENZIO!
(I. Slavo)
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DEAR FRIENDS,
Since the police has been kept my computer and has not returned it
yet (although they promissed to do that today) I am unable to restore
my mailing list. Therefore, please distribute the attached message as
wide as you can.
Yours
Vladimir Krsljanin
30/3/2003
STOP THE POLITICAL ARRESTS IN BELGRADE!
Yesterday and today, several members of SLOBODA, SPS and YUL have
been arrested. For some of them, home apartments and offices have
been searched by the police. At least three of them have been kept in
detention. After SLOBODA reacted today with the statement bellow and
with a press conference, and some electronic media started quoting
our position, the regime ordered all such reports to be stopped.
Than, this evening, the police appeared with its statements,
announcing that "Mira Markovic is in Russia" and informing that some
comrades have been kept in detention. They gave no real explanation.
In the case of Bogoljub Bjelica, chairman of SLOBODA they
said "Continuing the investigation of the hardest crimes and
collecting the evidence in order to arrest orderers, inspirers and
assistants, the police arrested for questioning and kept in detention
Bogoljub Bjelica, one of the closest associates of the former
President of FRY Slobodan Milosevic". In the case of Uros Suvakovic
and Goran Matic, the police stated that they've been kept "as closest
political associates of Mira Markovic" due to suspicion that they
are "in possession of information that can help the investigation" of
the case of Ivan Stambolic, since, according to the statement of the
police, Mira Markovic "is suspected to be involved in this murder".
So, we know that Belgrade US/NATO/Hague executioners keep illegally
and with no ground nor charges:
Bogoljub Bjelica, President of SLOBODA/Freedom Association Yugoslav
Committee for the Defense of Slobodan Milosevic, Chairman of the
Organizational-Political Committee of the President of SPS, former
Deputy Federal Minister of Defense;
Uros Suvakovic, Member of the Board of SLOBODA/Freedom Association
Yugoslav Committee for the Defense of Slobodan Milosevic, Main Editor
of the Theoretical Journal of SPS "SMISAO", former Assistant of the
General Secretary of SPS;
Goran Matic, Vice-President of YUL, until recently Federal MP, former
Federal Minister of Information.
STATEMENT OF SLOBODA/Freedom Association
The fiasco of the co-called trial in The Hague caused panic inside
the "tribunal", in the regime here, as its Belgrade office, and among
their common masters. Except the desperate attempt to threaten the
life and health of President Milosevic, forces of aggression against
our freedom and our people have not found any mean to confront his
magnificent struggle for the truth, which inspires and mobilizes the
forces of peace and freedom at home and abroad.
The attempt to use the state of emergency in Serbia, imposed in an
illegal way by the illegitimate regime, for an attack to President
Milosevic, his family and associates, speaks itself for their
stupidity and weakness.
It is against the common reason and cynical, and even from a moral
and logical point of view unacceptable, to try to link individuals
and groups, proclaimed earlier by the regime as "heroes of the 5th of
October revolution", who took part in downing and arrest of President
Milosevic, with him and with members of his family.
The official statements sent to the media prove that we are dealing
with a totally illegal behavior, lynch and lack of the rule of law.
One of the examples is that it is declared that the wife of President
Milosevic is in escape, although it is absolutely clear that there is
nothing she should run away from and that as a free citizen she has
the right to move and travel freely.
The regime that has lost every hope that it can survive free
elections tries to prolong its days, which are already counted, by
the misuse of the media and by the suppression of the citizen's
rights and freedoms.
This is also an attack on political opponents, free expression of
political opinions and fundamental, internationally guaranteed human
rights and freedoms.
We demand from the police the immediate release of the President of
SLOBODA/FREEDOM Association, Mr. Bogoljub Bjelica, and to stop the
persecution and misuse of the media against the members of the family
of President Milosevic, arbitrary arrests of the members of our
association and other individuals who did not violate any law.
We call upon all democratic political subjects, all domestic and
international organizations for the protection of human rights, and
all progressive forces and honest individuals to react in the
strongest possible way against such a practice of the Belgrade regime.
Send your appeals to the embassies, diplomatic missions and
consulates of Serbia and Montenegro in your respected countries. Act
publicly!
SLOBODA/FREEDOM Association, Belgrade, March 29, 2003
NOTE THAT ADDRESSES, FAXES AND E-MAILS OF SERBIA AND MONTENEGRO
DIPLOMATIC REPRESENTATIONS, ONE CAN FIND ON THE WEB SITE OF THE
FOREIGN MINISTRY, USING THE FOLLOWING LINK:
http://www.mfa.gov.yu/Worldframe.htm
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THE GLOBAL WAR
(Front one: Yugoslavia; Front two: Afghanistan; Front three:
Israel/Palestine; Front four: Iraq; Front five, six, seven )
AND DEADLY LIES OF THE HAGUE
1. Today, in absence of the ill President Milosevic, the ICTY was
discussing how to further punish him. The options were to examine
witnesses without his presence and to discuss his medical condition
in his absence on the basis of the opinion of a medical expert
proposed by Prosecution (!?) who never examined the President.
Trial chamber so far made no decision.
All this was discussed after it was stated that President Milosevic
refuses to receive the medications, what makes him responsible for
his medical condition.
This was a total lie.
President Milosevic was never refusing to take the medication, even
after he was only last Sunday warned about its side effects.
But this morning the medication (Labetalol) was changed for the one
he was taking for years until several months ago (Metaprolol).
All this is no surprise, since everything in ICTY is based on lies.
2. So, the summary would be the following:
· President Milosevic with malignant hypertension and secondary
heart damages was abducted and taken to The Hague;
· Horrible prison conditions (no fresh air!) and workload of
the trial (examination of the 10 years of history of NATO Balkans
nightmare) that can be compared with no other defendant in history
have produced deterioration of his condition;
· Since with extremely high blood pressure he can not attend
the trial, they have tried to down the blood pressure with stronger
and improper medications that often produce side effects;
· These medications by its side effects disable him to attend
the trial.
· That is called a deadlock. And what is response of the ICTY?
Lies and punishment!
3. President of ICTY and some Western governments try all the time to
assure appealing citizens, MPs, organizations that President
Milosevic receives medical treatment of highest level and standards.
How can they say it again?
4. Why they try to silence President Milosevic?
Why they impose dictatorship in Yugoslavia?
Because Yugoslavia was a laboratory of a planed perpetual World
crisis from which the Empire would take benefit and rule. And because
Yugoslavia and Serbian people have a speaker higher than all the
Empire administrators put together. A person who is a witness of
their crimes and who is able to expose them. To expose the darkest
and the most anti-human project ever: to create national and
religious hatred, terrorism, all kinds of extremism and then to use
them as a pretext for gargantuan mass murder and mass destruction in
order to grab the whole World wealth and to live on blood and sweat
of the mankind. To warn the World and to become a leader of anti-
globalist, anti-fascist and anti-colonial resistance. His name is
Slobodan Milosevic.
ACT TO STOP THE CRIME!
Belgrade, March 26, 2003
SLOBODA/Freedom Association
SETTIMANALE, RADIO E TELEVISIONI INDIPENDENTI
Subject: Fw: EUROPEAN FOUNDATION INTELLIGENCE DIGEST Issue No. 163
Date: Thu, 27 Mar 2003 23:32:23 -0500
From: "Christopher Black"
European Foundation Intelligence Digest
Issue No. 163 20th March 2003
(...)
State of emergency bites deep in Serbia
Under cover of the war on Iraq, the government of Serbia has declared
a draconian state of emergency following the assassination of the
prime minister, Zoran Djindji*. Hundreds of people have been arrested;
the house of at least one suspect has been bulldozed down; and several
national newspapers and TV stations have been closed down. They
include the national daily "Nacional", which was shut down on 18th
March. The distribution of the Montenegrin daily "Dan" was also
prohibited in Serbia. A warning was issued to the national daily
"Vecernije List".
On 17th March, the government closed down the TV station Mars, based
in Valjevo, and halted publication of the weekly newspaper
"Identitet". These measures follow the promulgation of an emergency
decree on the media, which states that all media must carry only
official releases authored by the government. The decree states: "The
Decree on special measures during the state of emergency became
effective on March 12, 2003... The priority during the state of
emergency is the unobstructed work of the competent state bodies aimed
at removing the reason why the state of emergency was introduced to
begin with. The media and all means of imparting information have a
special role, as their work is directed to the public. With that in
mind, we are warning all public media that, under Item 9 of the Decree
concerning the prohibition of broadcasting, they are obligated to
carry only the official releases of the competent state bodies... Item
8 of the same Decree prohibits political, unionist or any other type
of action aimed at obstructing or preventing the work of the state of
emergency, and the conveying of information on such actions, by means
of publishing releases, commentary or statements shall be in violation
of the Decree. The Ministry of Culture and Broadcasting will, in
cooperation with the Ministry of the Interior, undertake the
appropriate measures against media which fail to observe the above
mentioned provisions of the decree..." The prospect has also been
raised that political parties might now be banned as well, although
the government has stated that this will be done by the constitutional
court and not by government decree.
[Beta News Agency, 18th March 2003]
The main suspect in the assassination, Milorad Lukovi*, born Umenek
and known as "Legija", was the man who helped Djindji* to seize power
in the first place. The two men met secretly on 4th October 2001, and
Legija's support was crucial to the success of the events of 5th
October 2001 which overthrew Slobodan Milosevi*. Legija then also
commanded the troops which arrested the former Yugoslav president in
April 2002. The Serbian deputy prime minister Zarko Korac has also
admitted that Legija's men "occasionally assisted the state in the
clashes in the Bujanovac and Presevo areas (of Southern Serbia) and
had contacts with the police."
[Beta News Agency, 14th March 2003]
From: Petokraka78@...
Fwd: URGENT: Censorship imposed on Yugoslav media!
Inviato: 25/03/2003 10:56
[The banning of DAN in particular is tragic, as it was one of the best
left-wing mass-circulation papers in the Balkans. It routinely
reprinted articles by leading leftist intelectuals in the region and
in the world and had a feature series each week on the history of the
Communist Party in the Balkans and the anti-fascist resistance during
WWII. It is a tragedy that the only independent voice in Montenegro
has been stiffled by the unpopular DOS regime. Reports from the region
claim that over 1,000 people have been detained without any trial by
state authorities who have declared Martial Law. During this period
all demonstrations have been banned, and the Minister of the Interior
has threatened to "liquidate" anyone resisting arrest.]
MINISTER: DAILY BANNED BECAUSE OF SUSPECTED LINKS WITH ORGANIZED CRIME
BELGRADE, March 19 (Beta) - Serbian Minister of Culture and
Information Branislav Lecic said on March 19 that the Belgrade daily
Nacional was temporarily banned because it violated the order on
information during the state of emergency and suspicion that the
associates or founders of the daily "were linked to the Zemun criminal
clan."
"There are times in a country when the media should show solidarity
with and loyalty to the state. This is a moment when certain freedoms
are suspended until the situation in the country is settled. Just
remember what the situation was like in the U.S. on Sept. 11, 2001,
after the terrorist attacks in New York," Lecic said.
The Serbian Ministry of Culture and Information on March 18 banned the
work of the Belgrade daily Nacional and distribution of the Podgorica
daily Dan in Serbia, based on the order on the state of emergency. The
Belgrade magazine Identitet and Valjevo TV station Mars were banned on
March 17.
All opposition parties in Montenegro condemned the decision to ban
the distribution of the Podgorica daily Dan in Serbia. Most describe
the ban as "an abuse of the state of emergency."
---
USA, NATO ED UE APPOGGIANO IL GOVERNO SERBO
SOLANA OFFERS SUPPORT TO PREMIER ZIVKOVIC
BRUSSELS, March 19 (Tanjug) - EU foreign policy chief Javier Solana
late on Tuesday offered full support to Serbian Premier Zoran
Zivkovic, and congratulated him on the appointment. The tragic murder
of premier Zoran Djindjic last Wednesday left us without a dear
friend, and Serbia without champion of the European integration,
Solana said in his letter to Zivkovic.
The new Serbian government is completely right in its orientation that
the memory of Zoran Djindjic be preserved by a strong process of
reforms he had initiated, Solana said in the letter.
US WELCOMES ELECTION OF ZIVKOVIC AS PREMIER
WASHINGTON, March 19 (Tanjug) - The US State Department has welcomed
the appointment of Zoran Zivkovic as new Serbian Premier, and viewed
him as resolved to continue reforms tragically deceased premier Zoran
Djindjic had initiated.
In a statement for Tanjug, a State Department spokesman pointed out
that Zivkovic had said in public that the cooperation with The Hague
tribunal would be continued.
The United States welcome the resolvement of the Serbian leadership
and people to continue the fight against organised crime and political
extremism, the spokesman said, and added that the United States
supported the new premier, Djindjic's close associate.
NATO SUPPORTS AUTHORITIES IN BELGRADE
BELGRADE, March 19 (Beta) - On March 19, ambassadors of the NATO
Council expressed their countries' readiness to support the
authorities in Belgrade, in strengthening the democratic order and the
fight against organized crime, sources at the Alliance headquarters
said. In Brussels, NATO ambassadors assessed developments in the
Balkans, especially in Serbia and Montenegro. Sources at the NATO
headquarters said they would assess the prospects for possible
cooperation, with officials of Serbia and Montenegro.
The foreign minister of Serbia and Montenegro, Goran Svilanovic, said
in Brussels on March 18 he was certain that, with the support received
for swift admission to the Council of Europe, the now joint policy of
the U.S. and Europe towards Serbia and Montenegro should enable their
admission to the Partnership for Peace program.
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CARLA DEL PONTE PIANGE IL SUO AMICO DJINDJIC
Carla Del Ponte piange il suo amico Djindjic.
"Evropske Novosti", 19. marta 'o3
Carla Del Ponte objasnjava zasto nije dosla na sahranu srpskog
premijera.
"SAMA CU OTICI NA DJINDJICEV GROB"
Carla Del Ponte spiega perché non è venuta ai funerali del premier
serbo.
"ANDRO' DA SOLA SULLA TOMBA DI DJINDJIC
Ginevra. "Volevo davvero andare a Belgrado e partecipare alle esequie
del mio amico Zoran Djindjic. E alla vostra domanda se ci sono state
pressioni perché non andassi, vi posso dire si, ci sono state", ha
detto la Del Ponte, procuratrice del Tribunale dell'Aia, in risposta
alla domanda dell'inviato dell'agenzia SENSA.
"Prima mi ha fatto capire il ministro Svilanovic (Esteri) che non
sarebbe stato opportuno che venissi, poi è arrivata la conferma di
questa informazione dal Governo a Belgrado. Non ha importanza.
Ritenevo Zoran Djindjic un amico personale e sulla sua tomba andrò da
sola, la prossima volta che andrò a Belgrado" ha confermato la
Del Ponte.
Alla domanda se in questa circostanza sente anche la personale
responsabilità per le pressioni fatte sul governo della Serbia e sul
premier Djindjic, perché gli accusati vengano quanto prima condotti
all'Aia, Carla Del Ponte ha risposto che sà che le priorità del
governo di Djindjic erano le riforme e che che lui sapeva che le
riforme sono impossibili fintantoché i criminali di guerra non saranno
consegnati alla giustizia. E gli uomini di Milosevic non vogliono le
riforme e fanno ancora di tutto perché esse non si realizzino.
Rispondendo alla domanda se è pronta, alla luce dell'assassinio
compiuto l'altra settimana, a diminuire la pressione su Belgrado,
Carla Del Ponte ha risposto: "Questo non è il primo assassinio di un
uomo che amava il proprio paese. Però non metterò le accuse nel
cassetto perchè avvengono gli assassinii. D'altronde la pressione non
parte da me, ma dalla comunità internazionale. Per quello che mi
riguarda, contibuerò il mio lavoro".
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SILURATI 35 GIUDICI, PERSINO 7 DI CORTE SUPREMA
LEGISLATURE SENDS 35 JUDGES IN RETIREMENT, INCLUDING SEVEN SUPREME
COURT JUDGES
BELGRADE,March 18 (Beta) - The Serbian Legislature accepted on March
18 the Serbian Justice Ministry's request that it should relieve 35
judges of their duty, among whom seven judges of the Serbian Supreme
Court, Belgrade media report.
The judges in question meet retirement criteria either because they
have turned 65 or have 45 years of service.
The Supreme Court judges in question are Zoran Ivosevic, Nikola
Milosevic, Milovan Dedijer, Aleksandar Rankovic, Mileva Gajinov,
Ljiljana Vujic and Zoran Skuric.
POLICE ARREST DEPUTY SERBIAN PUBLIC PROSECUTOR FOR LINKS WITH
ORGANIZED CRIME
BELGRADE, March 19 (Beta) - The police on March 19 arrested deputy
Serbian public prosecutor Milan Sarajlic for his contacts and links
with the Zemun criminal clan. A press release from the Serbian
Interior Ministry says that the apartment and office of the public
prosecutor have been searched.
"The Interior Ministry will inform the public about the extent of
Sarajlic's involvement and other details concerning the murder of the
Serbian premier," the press release says. The police also say that
several dozen individuals have also been arrested for links with
criminal structures.
Following his arrest, Sarajlic has been dismissed.
SERBIAN JUSTICE MINISTER ON SITUATION IN JUDICIARY
BELGRADE, March 21 (Tanjug) - Serbian Justice Minister Vladan Batic
said on Friday that judges of the 4th Municipal Court in Belgrade and
other employees in the judiciary were being questioned, since some of
them had obviously had connections with criminals.
"We must make a clear cut in the judiciary" and restore citizens'
confidence in judicial institutions and responsibility, Batic told a
news conference. We have the support of the US, OSCE, Council of
Europe and other international factors for what we are doing in the
judiciary, Batic said and added that Serbia's survival was at stake.
Police have so far taken in 2,500 persons, 1,000 of whom
remained in custody, Batic said and added that the Serbia and
Montenegro Army had let the Justice Ministry use its prisons in Nis
and Belgrade. Batic said that police were issuing media calls for
citizens' assistance and added that citizens had the obligation to
report crimes and their perpetrators and that those who had not done
so might be sentenced to three years in prison. Batic announced the
setting up of a working group for amending the Law on Criminal
Procedure, which would increase the competence of the prosecutor's
office, withdraw the investigative judge's competence over organised
crime, increase sentences for some crimes and introduce the measure of
temporary confiscation of property.
Asked about the situation in prisons, Batic said that it was
satisfactory and added that the Army was guarding the Belgrade
District Prison and that the number of prison guards had increased.
Asked about the extradition to the Hague-based war crimes tribunal of
indictees for crimes in Vukovar, Batic said that he expected that the
suspects would be turned over to the tribunal if they were in Serbia.
He said he expected that the tribunal would hand over some files to
the Serbian judiciary. Asked if there was any knowledge of the
whereabouts of Zemun Clan members, Batic said that "according to
indications" most of them were in Belgrade and that it was a matter of
hours when their leaders would be found.
PUBLIC PROSECUTOR SUSPENDED, NEW ACTING SERBIAN SUPREME COURT
PRESIDENT APPOINTED
BELGRADE, March 21 (Tanjug) - Serbian Public Prosecutor Sinisa Simic
has been temporarily suspended, Serbian Justice Minister Vladan Batic
announced in Belgrade on Friday. Based on Acting Serbian President
Natasa Micic's order on special measures in the judicial sphere, Simic
was replaced by Novi Sad Interior Ministry head Djordje Ostojic, who
will perform the duties of acting public prosecutor during the state
of emergency in Serbia. The president of the Novi Sad District Court,
Sonja Brkic, has been appointed the new Acting Serbian Supreme Court
President after her predecessor Leposava Karamarkovic resigned. Brkic
will also be in office during the state of emergency. Micic made this
decision on the basis of a proposal by the Serbian government, Batic
told the press.
LEGISLATURE DISMISSES 35 JUDGES, SUPREME COURT CRITICIZES DECISION
BELGRADE, March 19 (Beta) - On March 19, the Serbian Legislature
dismissed 35 judges, including seven judges of the Supreme Court of
Serbia, because they have fulfilled the age limit for leaving office.
The Legislature also passed amendments to the Law on the regulation of
courts, the Law on judges and the Law on the organization and
jurisdiction of state bodies in the struggle against organized crime.
The chairman of the Serbian Legislature's Administration Committee,
Bosko Ristic, called on the president of the Supreme Court of Serbia,
Leposava Karamarkovic, to resign, and if she does not, constitutional
and legal mechanisms will be found for the change of personnel in top
judicial offices.
Ristic said that Leposava Karamarkovic should resign for moral
reasons, explaining that "she did not do anything important in the
judiciary".
Opposition deputies criticized the proposed decision, accusing the
house majority of attempting to break the law and the Constitution.
The Democratic Party of Serbia whip, Dejan Mihajlov, said there was no
relevant decision by the Supreme Court of Serbia nor procedure for the
judges to leave office. "We do not need judges who will do what we
tell them. We need an independent judiciary. The judiciary alone
should deal with those who contaminate it," Mihajlov said, accusing
the executive and legislative authorities in Serbia of violating the
principles of an independent judiciary.
The Collegium of the Supreme Court of Serbia accused Serbia's
executive and legislative authorities of preventing the dismissal of a
certain number of judges last summer, by "blocking the work" of the
Principal Personnel Committee of the Supreme Court.
"The Principal Personnel Committee is a judicial body which
establishes whether grounds exist for the dismissal of judges.
Although the president of the Supreme Court sent timely
recommendations for the dismissal of certain judges, the Council was
unable to meet and bring decisions because of the Law on judges,
drafted by the executive authority, passed by the legislative
authority, and annulled by the Supreme Court," it was said in the
Supreme Court's statement.
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MINACCE CONTRO L'OPPOSIZIONE POLITICA
ZORAN ZIVKOVIC IS NEW SERBIAN PREMIER
BELGRADE,March 18 (Beta) - On March 18, the Serbian Legislature
appointed a new cabinet, headed by Zoran Zivkovic, with a new vice
premier Cedomir Jovanovic. There have been no other changes in the
cabinet. A total of 128 deputies votes in favor of the government, 100
were against, and three abstained.
Addressing the Legislature Zivkovic said that his cabinet will be the
one of continuity, whose most important task is the crackdown on
organized crime and the increasing of overall security in the country.
The Democratic Party of Serbia and the opposition parties voted
against the appointment of the premier and vice premier, demanding
that the state of emergency, introduced after the assassination of
Premier Zoran Djindjic, on March 12, be lifted.
Democratic Party of Serbia, Socialist Party of Serbia and Serbian
Radical Party whips in the Legislature said that Serbia should elect a
new cabinet, and called for the forming of a broad coalition
government, or the scheduling of early legislature elections.
ZIVKOVIC: POLITICAL INSPIRERS OF PREMIER'S ASSASSINATION WILL BE
PUNISHED
BELGRADE, March 18 (Beta) - The newly appointed Serbian premier, Zoran
Zivkovic, said on March 18 that the "political inspirers of Djindjic's
assassination" will also be punished.
"I am speaking about political inspirers for one simple reason the
assassination of any premier cannot be a personal settling of
accounts, it is always an attempt to bring instability to a state and
to change its policies. Therefore, the assassination of Zoran
Djindjic certainly has political background," Zivkovic said at a news
conference.
Asked whether certain political parties in Serbia will be banned, he
said that the government is not to decide on this, but the
Constitutional Court of Serbia.
Serbian Minister of Culture and Information Branislav Lecic said at
the same conference that the Belgrade daily Nacional, the Identitet
weekly, and the March radio and television station from Valjevo, have
been banned, because they did not honor the measures introduced under
the state of emergency.
He said the media have been banned primarily because of what they
wrote, but also because of "certain data that are concerned with the
investigation who are their founders and how close their relations
were" with the premier's assassins.
Zivkovic said that editors of the media had two meeting with
representatives of the government and that all has been made clear at
these meetings. He added that the government did not wish to have
media that are all alike and that it will do everything in order to
"give them more space."
INTERIOR MINISTER LINKS SESELJ WITH ZEMUN GANG
BELGRADE, March 18 (Beta) - Serbian Interior Minister Dusan Mihajlovic
said late on March 18 that he would not avoid a debate on his
responsibility for the assassination of Serbian Premier Zoran
Djindjic, but added that the important thing now was to catch the
murders and protect the state.
Mihajlovic told Serbian state TV that police had been getting ready to
charge the Zemun gang criminal group, but that it found out, deciding
to assassinate the premier in a bid to destabilize the government
and avoid arrest.
Mihajlovic indirectly linked Serbian Radical Party leader Vojislav
Seselj with the Zemun gang, describing him as the gang's "last
political associate." "If you recall (Seselj's) statements on an
upcoming bloody spring, then you can piece together the whole
picture." The minister said that it had not been possible to uproot
organized crime immediately after Oct. 5 change of government because
its "mentors," top secret police officials, had still been in power.
He said that the state would crack down on other gangs, including
the Surcin gang. He added that 500 suspects were still at large.
IMMUNITY WILL NOT PROTECT THOSE CHARGED WITH DJINDJIC'S MURDER
BELGRADE, March 19 (Beta) - The head of the Serbian Legislature's
administration committee, Bosko Ristic, said that no one would be able
to fall back on their parliamentary immunity if the police
investigation determined that any of the deputies were involved in the
assassination of Serbian Premier Zoran Djindjic.
"Since the assassination of the premier is an act of terrorism and
organized crime, the prison sentences set for such an act are over
five years and no one could use their parliamentary immunity as
protection," Ristic said.
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LE ONG DI SOROS PLAUDONO ALLA INSTAURAZIONE DELLO STATO DI EMERGENZA
COME MODO PER ASSICURARE ALLA GIUSTIZIA TUTTI I RESPONSABILI DELLA
"PIANIFICAZIONE ED ESECUZIONE DELLE POLITICHE CRIMINALI DI SLOBODAN
MILOSEVIC" ED ATTACCANO ESPLICITAMENTE KOSTUNICA
NUMEROUS NGOs SUPPORT FOR GOVERNMENT'S CRACKDOWN ON CRIMINALS AND
EXTREMISTS
BELGRADE, March 25 (Beta) - A group of 29 nongovernment organizations
in Serbia expressed on March 25 their support for the Serbian
government's efforts to bring to justice members of criminal gangs,
the police, the army and the parties that "had a hand in the planning
and execution of Slobodan Milosevic's criminal policies."
"We are encouraging the government to take all the measures necessary
to eliminate from the legislature and government services all those
who by action or non-action protected war criminals and other
criminals, turning Serbia into a shelter for wrongdoers," says the
statement issued by 29 NGOs, including the Belgrade Circle and the
Helsinki Human Rights Committee.
The NGOs say that "one of the greatest protectors of false heroes is
the last president of Yugoslavia, Vojislav Kostunica" because he
"protected the former head of the state security service, Radomir
Markovic, and Milosevic's generals" and "called on Serbia to
sympathize with war crimes indictees."
The statement also says that the NGOs support the government in its
efforts "to cleanse Serbia of war and other criminals, to establish
good cooperation with the Hague War Crimes Tribunal and the Council of
Europe," as well as to ensure citizens' safety and enforce the rule of
law in the country.
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CIRCA 4000 GLI ARRESTATI (AL 27 MARZO)
+++DIE ZAHL DER VERHAFTETEN PERSONEN WÄCHST
BELGRAD. Seit der Ausrufung des Ausnahmezustandes hat die Polizei
unter der Anordnung der prowestlichen Regierung Serbiens mehr als 4000
Personen verhaftet. Obwohl die Regierung bekannt gegeben hat, dass der
mutmassliche Schütze auf Zoran Djindjic verhaftet wurde und die
angebliche kriminelle Organisation zerschlagen ist gibt es immer noch
keine Anzeichen für die Aufhebung des Ausnahmezustandes.
Mehreren Parlamentsangehörigen wurde die Teilnahme an
Parlamentssitzungen verboten. STIMME KOSOVOS+++
Balkan-Telegramm 27/03/2003 - http://www.amselfeld.com
---
Statement of the Presidium of the European Peace Forum (epf) on the
occasion of the anniversary of NATO aggression against Yugoslavia and
on the "Hague Tribunal"
Meeting of the Enlarged Presidium of the European Peace Forum,
Prague, March 21, 2003
For over a year now the trial of Slobodan Milosevic, the president of
the Socialist Party of Serbia and the long time president of Serbia
and the Federal Republic of Yugoslavia, has been going on before the
so-called International Criminal Tribunal for the Former Yugoslavia.
This trial in a court, which was established in violation of the UN
Charter, is designed to legitimize in the retrospect the illegal
interference of NATO states in the internal conflict of Yugoslavia,
their acts commited in order to disrupt the federation of six equal
republics, fostering civil war and followed by their aggression
against the Balkan country, and to shift the responsibility for the
crimes of the aggressors on the shoulders of the aggressed.
Despite the fact, that the chief prosecutor, appointed by NATO,
doesn't lack anything in terms of secret service assistance and
obvious partiality of the judges, political support of most of NATO
member states and subservient assistance from the rulers in Belgrade,
carefully selected and prepared witnesses as well as staff and money -
the court so far has spent more than one billion US-Dollars, many
times the amount assigned for "immediate assistance" to Serbia and
Montenegro - they have not succeeded in bringing Slobodan Milosevic to
his heels.
On the contrary, the accused, who became the symbol of resistance
against the disruption of Yugoslavia and against the dictate of
foreign powers and their war of aggression, despite being subjected to
intolerable conditions of prison detainment and court procedures, has
become the accuser of NATO. This is mainly, why this trial, which was
trumpeted as a war legitimizing show, in the coverage of quite a few
media has turned into a sort of secret trial, covering up the debacle
of the prosecutors and the sovereign stance of the accused defending
himself.
The political objectives to be served with this trial go far beyond
the former Yugoslavia and the Balkans. The leading power of NATO
patronizing this trial intends to demonstrate to the whole world by
way of example, that any resistance against the global ambitions of
the US will not be tolerated and will be punished without mercy.
States supporting politically the illegal Hague tribunal and also in
terms of staff and money, approving and promoting the trial against
the former Yugoslav President, are also supporting - willingly or
unwillingly - the hegemonial ambitions of the US, their threatening
approach towards the "Axis of Evil", their intention to reshape entire
regions of the world according to Washington's own taste and
geostrategic interests. In the same way the war against Yugoslavia has
prepared the war against the Iraqi People, the trial against Slobodan
Milosevic is meant to create a precedent for the masters of the
imperialist globalisation intending to deal with their present and
future opponents in a similar way.
Any person, who condemns the US-Government's plans for world
domination - whatever reason one might have for that condemnation - ,
any person who declares, as recently even did some NATO governments,
that it is impossible to accept that the strength of the law is
replaced by the law of the stronger one, such a person, if he or she
means to be honest, should not be able any longer to support the Hague
trial, which is instrumental in the abuse of the international law,
replacing it precicely by the law of the stronger one.
The international law can not be split up. It must apply in the
Balkans as well as in the Near and Middle East and anywhere in the
world. This is, what we are struggling for. Therefore on the eve of
the fourth aniversary of NATO agression against Yugoslavia we renew
our demands for:
· an immediate end of the trials of Slobodan Milosevic and
the other Yugoslavs accused as well as their immediate release,
· the dissolution of the International Criminal Tribunal for
the Former Yugoslavia which was established in breach of the UN
Charter
· the ratification, as soon as possible, by the United
States of America and other states of the Treaty of Rome establishing
a legally constituted International Criminal Court and an extension of
its jurisdiction in order to apply also to the crime of aggression and
other crimes against peace,
· the punishment of NATO leaders responsible for the war of
aggression against Yugoslavia,
· war reparations for Serbia and Montenegro,
· compensation for damage for war victims in those
countries.
In view of recent political developments in Serbia and Montenegro we
strongly condemn, that the the criminal investigations against the
supposed assassins of Prime Minister Zoran Djindjic are being used as
an excuse by the Serbian Government in order to suspend fundametal
civil rights.
We demand:
· the immediate stop of the arbitrary and politically
motivated arrests,
· the garantee of all democratic rights for the indicted
individuals,
· the abolition of the censorship of the media and the
garantee of the unimpeded right to obtain information,
· the restauration of the freedom of association, the right
of assembly and the right to demonstrate publicly,
· the immediate end of the criminilization of political
opposition.
Prague, March 21, 2003
From : Luca
Date : Tue, 25 Mar 2003 10:03:07 +0100 (CET)
Subject : ciliegina: il fronte si allarga?
I noti "freedom figthers" ceceni, molto orgogliosi della loro
"dignita' di nazione" mostrano quanto abbiano a cuore la dignita' e
l'indipendenza di altri popoli:
Mosca, 09:01
Iraq, ceceni: giusta la guerra contro il tiranno Saddam
Il governo indipendentista ceceno di Aslan Maskhadov esprime oggi
appoggio alla guerra lanciata da Stati Uniti e Gran Bretagna per
liquidare "un crudele dittatore", ma invita Washington, e tutta la
comunità internazionale, a dimostrare che "la giustizia è imparziale"
prendendo "immediate" iniziative "per risolvere il conflitto
russo-ceceno".
Il portavoce del ministero degli Esteri ceceno, Roman Khalilov ha
detto all'Ansa che "la guerra in Iraq solleva molte questioni, ma una
cosa è certa: Saddam è un crudele dittatore" e "la comunità
internazionale ha il diritto e il dovere di chiamare tali tiranni a
rendere conto delle loro azioni". (red)
(by Rick Rozoff)
2. From Tanjug, Beta and Novosti news agencies
LINK:
http://www.deltax.net/bissett/a-anniversary.htm
ANNIVERSARY OF SHAME: MARCH 1999-MARCH 2002
"Byronica", March 2002
=== 1 ===
March 24 1999, Four Years After
In Memoriam: Yugoslavia
Rick Rozoff
March 24, 2003
Four years ago the Clinton-Albright regime in
Washington launched a devastating 79-day terror
bombing campaign against the nation and people of
Yugoslavia.
The first war waged against a European nation since
Hitler's Third Reich embarked on its crusade for
Lebensraum and world conquest, of militarization and
subjugation of Europe, of the attempted forcible
seizure of petroleum supplies and strategic posts in
the Middle East, the Crimea and the Caucasus.
The capital city of Belgrade was subjected to aerial
assaults from heights beyond the reach of Yugoslav air
defenses, bombings which continued unrelenting through
both Western and Eastern, Gregorian and Julian, Easter
Sundays.
Bombing and strafing and cruise missile attacks and
graphite explosives which knocked out electricity
grids and cluster bombs dispersed throughout the land,
maiming and killing civilians to this day; depleted
uranium poisoning which will become made manifest in
widespread cancer cases, neurological diseases and
birth defects for generations to come.
Cowardly attacks which, carried out from 15,000 or
more feet in the air or with the push of a button from
a warship in the Mediterranean, plunged bridges into
the Danube River, blocking Europe's main shipping
artery; destroyed the already fragile Yugoslav
economy's factories and rail lines and petroleum and
chemical depots.
Massacred passengers in civilian trains and buses;
slaughtered a refugee column; intentionally targeted a
television broadcasting facility and killed sixteen
technical staff; strafed a religious procession in a
provincial village, killing and decapitating the
priest who was leading it, then rounding back to
finish off the rescue workers who had arrived to tend
to the victims; bombed schoolyards and apartment
complexes and maternity wards. Repeatedly tried to
murder government officials by targeting their private
residences.
And devastated the Chinese Embassy.
When Clinton, Blair and their NATO allies commenced
this groundbreaking violation of international law -
bypassing, scorning and fatally wounding the United
Nations, of which Yugoslavia was a founding member -
they also effected the unmaking of the entire
post-World War II order, one which had been instituted
exactly to guard against wars of aggression by the
powerful against the powerless, against a repetition
of that unparalleled human horror that had claimed
some fifty million lives in the late 1930s and early
1940s.
One order ended. Another had begun.
One of naked, brutal and unapologetic power politics
in which wars and subversion, economic strangulation
and political isolation, diktat and brinksmanship
would reign supreme, unchallenged, without even the
figleaf of pretense or more than half-hearted
justification. What had often been observed even in
the breach was now cynically discarded even in its
seeming adherence.
Wars would now be conducted on the basis of any reason
or no reason at all as determined by whichever ad hoc
'coalition of the willing' British Prime Minister Tony
Blair and whoever happens to occupy the Oval Office in
the White House achieved through some combination of
bribery and bullying.
Four years later Yugoslavia is no more. Macedonia,
immediately afterward, was invaded by armed insurgents
from US and NATO occupied Kosovo, as was South Serbia.
Low-grade secessionist violence persists in both
locales.
Tony Blair's colonial legions effectively recolonized
the West African nation of Sierra Leone.
A mayor interstate war ensued in the Horn of Africa
with a prodigal and fruitless waste of tens of
thousands of Ethiopian and Eritrean lives.
An armed showdown on the Indian subcontinent came
within a hair's breadth of issuing in the world's
first nuclear exchange between two belligerents.
Currently the US plunges yet deeper into civil wars in
Colombia and the Philippines, Nepal and Sri Lanka.
Afghanistan has been bombed and occupied, and the real
war there is only commencing.
Now, as though to commemorate the grim anniversary,
Washington and London are replicating the Yugoslav
prototype in Iraq, preparatory to any number of future
and progressively more dangerous expeditionary and
imperial wars spanning the globe. Replete with the
full panoply of the post-United Nations era ordnance:
Depleted uranium, cluster bombs, Tomahawk and other
cruise missiles, thermobaric oxygen-sucking weapons,
mushroom cloud 'bunker buster' and MOAB bombs.
The US, Britain and Brussels threw down the gauntlet
to the true world community four years ago today. They
defied international law. They, in the most blunt
manner possible, breached the first prohibition of the
Nuremberg Charter, the violation of which sent
Hitler's lieutenants to prison cells: Crimes against
peace; launching a war of aggression.
And to continue the above analogy, of ripping to
shreds a nation in the Balkans which had been among
the earliest and most severely traumatized of all in
World war II; once again tearing republics from a
federation and even a province from a republic.
And driving in - permanent - exile and dispossession
some 400,000 civilians, the largest (presumably
irreversible) ethnic cleansing seen in Europe since
the Hitler Reich and the immediate aftermath of its
collapse.
NATO, an aggressive and voraciously expanding military
alliance, has supplanted the United Nations
Organization as arbiter of territorial and political
disputes; has absorbed and sunk roots into not only
the Balkans but the Baltic and Black and Caspian Seas
regions, now extending its tentacles from Latvia to
Uzbekistan and soon from Mauritania to the Red Sea.
The military and intelligence services, even the
judiciary and political parties, of new NATO members,
invitees and prospective next round candidates have
been purged of indigenous and popular influences,
subordinated to Brussels and its Washington and London
rulers, and some twenty nations from Eastern Europe to
Central Asia have been converted into nothing better
than military colonies supplying legionaries for
global wars and military bases for bombing and
transport missions far abroad.
Those noble few, not so much prophetic as alarmed, as
farseeing as able to reason from historical analogy,
who warned of all that lay lurking in the Pandora's
Box that was pried open on March 24, 1999, have had
their most dire predictions borne out. Alas.
Any, all, efforts to reverse and repair the travesty
of legal and political norms that now engulfs our
planet in apparent endless and intensifying sanguinary
warfare and moral confusion and anarchy must begin
with the inception of the crime, which began precisely
four years ago.
The offense must be identified, the victims
compensated, the perpetrators brought to justice.
As with the world that in so many quarters lay in
smouldering ruins in 1945, a new world of democracy,
within and between nations and people, must be
constructed if any civilization is to survive. Any
civilization worthy of survival.
Today is the best, is the obligatory, day to pledge to
that effort.
=== 2 ===
FOURTH ANNIVERSARY SINCE BEGINNING OF NATO BOMBING OF YUGOSLAVIA
BELGRADE, March 24 (Beta) - On March 24 a forth anniversary will be
marked since the day when the armies of 19 NATO member countries
launched air raids against Yugoslavia (now Serbia and Montenegro) that
lasted 11 weeks and killed according to different estimates between
1,200 and 2,500 people.
The bombing of targets in Yugoslavia started at 8 p.m. on
March 24, on order from then NATO secretary general Javier Solana and
the Yugoslav government that same night declared a state of war.
The bombing that did not stop for full 78 days heavily damaged
the country's infrastructure, factories, schools, hospitals, media
houses and culture monuments.
KRGA LAYS WREATH AT MEMORIAL TO AIR FORCE, ANTI-AIRCRAFT DEFENSE
SERVICEMEN
BELGRADE, March 24 (Tanjug) - A delegation of the Army of Serbia and
Montenegro, headed by Chief of Staff Col.Gen. Branko Krga, laid on
Monday, on the fourth anniversary of NATO's aggression on FR
Yugoslavia, a wreath at the memorial to air force and anti-aircraft
defense servicemen, outside the command building in Zemun.
In the delegation that laid the wreath at the memorial on
which are inscribed the names of 41 air force and anti-aircraft
defense servicemen who lost their lives in the aggression, were deputy
chiefs of staff, Lt.Gen. Branislav Petrovic and Admiral Radomir Grujic.
Wreaths were also laid by a delegation of the air force and
anti-aircraft defense and by the war commander of the air force and
anti-aircraft defense, retired Col.Gen. Spasoje Smiljanic, and by the
association of retired pilots and parachutists.
http://en.rian.ru/rian/index.cfm?prd_id=160&msg_id=3129522&startrow=1&date=2003-03-24&do_alert=0
Russian Information Agency (Novosti)
March 24, 2003
SERBIA AND MONTENEGRO MARK ANNIVERSARY OF NATO
BOMBINGS IN YUGOSLAVIA
BELGRADE, MARCH 24th, 2003 /FROM RIA NOVOSTI'S
CORRESPONDENT SERGEI RYABIKIN/ -- The 4th anniversary
of the start of the North Atlantic Treaty
Organisation's war against Yugoslavia is marked on
Monday. Commemoration services are held in all
churches in Serbia and Montenegro. Flowers are laid to
the monuments to victims of NATO bombardments.
The decision to start the bombing of Yugoslavia was
taken by NATO Secretary General Javier Solana on March
23, 1999. On the same day, the government of
Yugoslavia declared the state of imminent military
danger.
NATO's aggression began late on March 24th, 1999. The
first bombs were dropped on Pristina and [other parts
of the Serbian province of] Kosovo. Then, strikes were
dealt at airfields, command posts, barracks, military
depots, radars and civilian targets. During the first
day, Novi Sad, Kragujevac and Lucany lost 13
civilians.
The war against Yugoslavia, just as the current war
against Iraq, got no approval from the United Nations
Security Council. On June 9, 1999 representatives of
the army of Yugoslavia and NATO inked in Kumanovo an
agreement on the pullout of the Serbian army from
Kosovo. On June 10, the NATO secretary general ordered
an end to bombing. On the same day the United Nations
Security Council passed resolution 1244 on Kosovo,
which introduced a military and a civilian mission in
Kosovo, which became a protectorate of the
international community.
Over 78 days of continuous bombing of Yugoslavia, more
than 2,000 civilians were killed, 90 children among
them. NATO called their death "incidental casualties".
Simultaneously, 1,002 servicemen and policemen died of
bombs, cruise missiles and in clashes with Albanian
terrorists. Thus, the number of civilian victims was
twice as large as the losses among servicemen.
Bombardments destroyed, or seriously damaged 200
industrial enterprises, oil tanks, energy facilities,
objects of infrastructure, including 82 railway and
motor bridges. The size of total damage has not been
cited. It is estimated at 29-100 billion dollars.
After the change of power in Belgrade in 2000 October,
Western states refused to pay damage(s) to Belgrade.