Informazione
(italiano/deutsch)
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Peter Handke attacca gli ipocriti
(da "Target", Vienna, n.14)
"Giorno dopo giorno divento sempre piu' furioso. Improvvisamente sono
diventati tutti contro la guerra. Persino Monsieur Chirac dice che per
ogni cosa ci vuole il Diritto. Ma per la Jugoslavia, che aveva
contribuito a liberare il mondo dal nazismo, il Diritto non contava
niente (...) Il Diritto era senza importanza, adesso invece va
improvvisamente tutelato. Percio' non voglio immischiarmi con chi ha
approvato la guerra contro la Jugoslavia. Gli Stati europei si sono
resi colpevoli per sempre. Adesso hanno placato la loro sete di sangue
in Jugoslavia - soprattutto la Germania ne aveva un gran bisogno - ed
improvvisamente tutti questi criminali sono per la pace."
"Nessuno parla piu' della Jugoslavia, benche' Milosevic non si possa
paragonare con Saddam Hussein ne' tantomeno con Hitler. E' un crimine
semantico paragonare cio' che non e' paragonabile, come i campi di
sterminio con i campi di prigionia: e' con questo paravento che la
Germania ha aggredito la Jugoslavia. Tutti i crimini veri e propri
hanno inizio con dei crimini semantici."
http://www.vorstadtzentrum.org/
cgi-bin/joesb/news/viewnews.cgi?category=5&id=1049745775
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Handke attackiert Heuchler
Target 14
"Ich werde von Tag zu Tag zorniger. Plötzlich sind alle gegen den
Krieg. Sogar Monsieur Jacques Chirac spricht davon, dass alles sein
Recht haben muss. Aber in Jugoslawien, das mitgeholfen hatte, die Welt
vom Nazitum zu befreien, war das Recht völlig egal (...) Das Recht war
unwichtig, jetzt muss es plötzlich gewahrt werden. Deshalb will ich
nicht mit dem Gesindel, das den Krieg gegen Jugoslawien befürwortet
hat, in irgend etwas einstimmen. Die europäischen Staaten haben sich
für alle Zeiten strafbar gemacht. Jetzt haben sie in Jugoslawien ihren
Blutdurst gestillt - vor allem Deutschland hatte da ja einen gewissen
Nachholbedarf -, und plötzlich sind alle diese Verbrecher für den
Frieden."
"Keiner spricht mehr von Jugoslawien, obwohl man Milosevic mit Saddam
Hussein ebenso wenig vergleichen kann wie mit Hitler. Es ist ein
semantisches Verbrechen, wenn man etwas Unvergleichliches wie die KZs
mit irgendwelchen Internierungslagern vergleicht: Unter diesem Vorwand
hat Deutschland Jugoslawien angegriffen. Alle tatsächlichen Verbrechen
beginnen mit semantischen Verbrechen."
http://www.vorstadtzentrum.org/
cgi-bin/joesb/news/viewnews.cgi?category=5&id=1049745775
La Melandri non c'era e se c'era dormiva
Riceviamo questa ottima rassegna dall'amico Gian, e diffondiamo.
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Subject: La Melandri non c'era e se c'era dormiva
Date: Wed, 9 Apr 2003 13:55:01 +0200
From: "Gian Che Dice?"
Parlare dell'incoerenza del centro sinistra sul tema della
guerra è un pò come sparare sulla croce rossa oppure sui
giornalisti indipendenti, non si fa. Ma appunto perchè non si
spara sugli innocenti e non si gioca con le vittime bisogna
sempre denunciare chi lo fa per fini strumentali. In questo
caso ahinoi è proprio la crocerossina Melandri, ex ministra
del governo d'Alema, che con la memoria corta a Ballarò
confonde guerre, cifre e responsabilità, tentando
maldestramente di rimuovere la contraddizione che i
dalemiani tentano di portare nel movimento per la pace. Il
bombardamento può essere giusto se a farlo sono d'Alema,
Clinton e Blair. Forse è il caso di ricordare perchè il
movimento pacifista accusò il governo d'Alema di crimini di
uerra in Jugoslavia.
Gian.
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Così dicevano: citazioni illustri per giustificare una guerra ingiusta
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"Dovere della sinistra far guerra a un dittatore"
Intervista a Walter Veltroni
su La Repubblica 1 aprile '99
Il leader ds Veltroni: "Blair ha ragione: dobbiamo fare dei diritti
umani il nuovo internazionalismo"
E anche questa non è una scoperta di oggi, per me: da mesi parlo della
Birmania, del Ruanda, di Cuba e dei dissidenti sbattuti in galera da
Castro, o ricordavo a Jang Zemin in visita in Italia le esecuzioni
degli oppositori in Cina. Adesso si vede qual è il filo conduttore di
questa politica: il tentativo di costruire una Sinistra che faccia dei
diritti umani il suo nuovo 'internazionalismo', come ha detto Tony
Blair alla convention dei socialisti europei a Milano. Una nuova
coscienza dei disastri umanitari, del dolore, della catastrofe che c'è
in tante parti del mondo. Il Kosovo, per colpa di Milosevic, è oggi la
parte più devastata da questo flagello. Per farlo finire, purtroppo,
la comunità internazionale è costretta ad usare lo strumento
estremo, i bombardamenti".
http://www.democraticidisinistra.it/interviste/veltroni010499.htm
"Certo, in questa vicenda c'è una crisi che riguarda l'Europa, che non
riesce a darsi una politica comune di sicurezza. Ma c'è qualcosa di
più. Si sta consumando la difficoltà dell'Onu. Ci vogliono nuove
regole, con una riforma del Consiglio di sicurezza, che oggi il
sistema dei veti rende un gigante imbrigliato" [...]
"La sinistra italiana che sosteneva il principio della non ingerenza e
della sovranità nazionale sta facendo un grande salto di maturità. Una
sinistra nuova che capisce che ci sono valori, principi e diritti che
non possono essere cancellati. Tra i giovani, tra gli studenti c'è la
consapevolezza che quando ci sono centinaia di migliaia di persone che
scappano può essere necessario usare la forza per aiutare i deboli. Si
parla della guerra giusta ma io vorrei introdurre il concetto della
pace giusta. Finché ci sono la diaspora, la pulizia etnica, gli
stupri, le decapitazioni, non c'è pace, anche se i bombardieri
tacciono".
Walter Veltroni
http://www.democraticidisinistra.it/interviste/
intervista_veltroni1004.htm
Sinistra ricorda la lezione di Sarajevo
Intervista a Walter Veltroni
su l'Unità 29 marzo '99
I sondaggi dicono che l'opinione pubblica è in maggioranza contro
l'intervento militare.
"Io credo che il grande disagio che sta vivendo la gente nasce dal
fatto che si ha la consapevolezza che ci troviamo non dinanzi a una
guerra, ma a due guerre. C'era una guerra preesistente, quella dei
serbi contro i kosovari. E aveva già provocato 2000 morti e quasi
mezzo milione di profughi. E stava per dilagare, per allargarsi alla
Macedonia, all'Albania, con l'effetto di incendiare tutti i Balcani. E
stavano avvenendo cose di fronte alle quali non ci si può più limitare
alla compassione e alla condanna: le decapitazioni, le fosse comuni,
lo sterminio. Vedi, a quelli che l'altro giorno sono venuti
davanti a Montecitorio con gli ulivi insanguinati, io potrei dire:
dov'eravate, amici, dov'erano i vostri fiori quando i serbi compivano
atrocità e uccidevano 300 mila esseri umani in Bosnia?"
http://www.democraticidisinistra.it/interviste/veltroni290399.htm
Il presidente D'Alema è tra i falchi o le colombe?
In un'intervista il presidente del Consiglio D'Alema ha
affermato: "Noi vogliamo che non si lasci nessuna opportunità
intentata, nessuna possibilità di riprendere il cammino di una
soluzione politica e negoziale. Ma naturalmente occorre da parte
del governo di Belgrado una chiara manifestazione di buona
volontà, ponendo fine a questa aggressione contro la popolazione
civile del Kosovo" (Il Manifesto 6/4/99). Il giorno dopo il governo
di Belgrado ha annunciato una tregua unilaterale per la Pasqua
ortodossa. La risposta di D'Alema, giunta tre ore dopo il "no" di
Clinton e Blair alla proposta di tregua, è stata: "È insufficiente. È
evidente che occorrono ben altre garanzie".
http://www.geocities.com/CapitolHill/Senate/5430/a9899/kosovo.htm
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La memoria ha le gambe cortissime. Cosa
successe il 7 novembre 2001?
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513 si - 35 No. Iniziava così, con un voto
parlamentare bipartisan, il 7 novembre 2001 la parte italiana
della guerra del mondo "civile" contro il regime "taliban" per
togliere il velo alle donne musulmane con l'ausilio dell'esplosivo.
Era la vendetta dell'America contro un paese che
"ospitava" Osama Bin Laden, accusato (senza prove) di aver
finanziato l'attentato alle torri. Una guerra rapida, con un
consenso parlamentare plebiscitario (comunisti e verdi esclusi),
che ha causato la morte di 3767 afghani
(http://www.reteblu.org/dibattiti/0202/dibattiti14.html) ed il
rapimento di qualche centinaio d'altri, portando a cosa? Al permanere
di una instabilità afghana in Afghanistan, alle installazioni militari
permanenti, in sostanza all'accerchiamento del petrolio. Oggi un
leader fantoccio occidentale, circondato da pretoriani occidentali
prende il posto di altre sagome dello stato poligono. Bush e Blair,
-si, gli stessi- trionfali, iniziarono l'attacco senza avvallo ONU
e maggioranza forzista ed opposizione ulivista, li sostennero
dall'Italia con un accordo parlamentare. Sostennero la missione
anche se Rumsfeld -si, sempre lui- l'annunciava come parte di
un attacco più ampio ed internazionale
(http://www.repubblica.it/online/mondo/rumsfeld/rumsfeld/rumsfeld.html).
Anche se il New American Century era già da 3 anni lì a spiegare i
progetti della superpotenza.
E' passato poco più di un anno e non ne parla quasi più nessuno.
Osama è una sagoma riposta in cassetto, adatta per la
sovrapposizione a piacimento, proprio come in quei giochi per
bambini, a qualche mappa di stato canaglia quando sia
necessario. Nessuno, proprio nessuno, invece, ricorda più quel
"Noi non faremo mancare il nostro sostegno perchè il terrorismo
sia sconfitto" di Francesco Rutelli (http://www.repubblica.it/online/
politica/ulivoguerra/divisi/divisi.html) che votava così a favore
del bombardamento di un paese medioevale per dar sfogo alle
voglie di vendetta della potenza imperiale.
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La Melandri dormiva.
---
Giovanna Melandri dichiara a Ballarò dell'8 aprile 2003 che la
guerra alla Jugoslavia era da considerarsi legittima per tre
motivi:
- La guerra era autorizzata dalla Nato
- La guerra era motivata dal massacro di Srebrenica
avvenuto "poco prima"
- La guerra avveniva dopo l'uccisione di 300.000 Kosovari.
Tre colpi a salve contro l'evidenza:
A- La guerra non poteva essere autorizzata da una alleanza
difensiva in violazione del proprio statuto fondativo
(intervenendo fuori dai confini dei paesi della Nato). La guerra
non era autorizzata dall'Onu poichè i russi (analogamente ai
francesi adesso) minacciarono di ricorrere al diritto di veto. La
guerra fu pertanto illegale sia per lo statuto Nato che per la
carta delle nazioni unite. Costituiva anzi un comodo precedente
per la politica (iniziata in realtà già nell'82 nelle isole Falkland
dalla signora Thatcher e in centro america con l'aiuto esplicito
ai contras nicaraguensi da parte dell'amministrazione Reagan)
di nuovo ordine mondiale.
B- Il "massacro di Srebenica" risale ad un altro
conflitto, -Srebrenica era un enclave musulmana in territorio
serbo-bosniaco...- e non attiene al conflitto in Kosovo. Tra i due
conflitti intercorrono 4 anni. Non furono interessate le forze
serbo-Jugoslave ma le forze serbo-Bosniache. La Jugoslavia fu
riconosciuta in quel periodo dall'amministrazione americana
come una delle tre amministrazioni da interessare alla
"pacificazione" bosniaca che trovò il suo suggello a Dayton. Sul
"massacro di Srebrenica" vi sono due versioni ufficiali, quella del
governo olandese (responsabile dei caschi blu presenti sul
campo) e una americana. I due rapporti preannunciano le
divisioni di questi giorni sul conflitto iracheno (vedi
http://www.guardian.co.uk/Archive/Article/0,4273,4398644,00.html).
C- Il segretario alla difesa americana William Cohen
(http://web.tiscali.it/no-redirect-tiscali/Controcorrente/liberazione.html)=
affermò che in Kosovo erano stati uccisi dai serbi 100.000
Kosovari. D'Alema alzò la cifra nei giorni del conflitto e parlò di
200.000 vittime, non distinguendo i profughi dagli
assassinati. Oggi la Melandri integra un numero già spaventoso
di vittime al rialzo per giustificare quella guerra ormai persa
nella memoria, e parla di 300.000 morti. Questa operazione
rialzista è una operazione sporca, da democrazia americana. Ma,
e la cosa è ancor più grave in questi giorni di eccidi giustificati
da fumo ideologico, l'onorevole Melandri nega il riconoscimento
storico della infondatezza di queste cifre. Al pari delle vittime
delle torri gemelle -che son passate da 50.000 (200.000 per la
Fallaci) a 3.000 vittime- anche le vittime della "pulizia etnica"
nel Kosovo sono state ampiamente ridimensionate e anche
questa parte della conquista del continente europeo
probabilmente dovrà essere riscritta. Ad oggi il tribunale penale
internazionale accusa il "regime di Milosevic" di alcune
centinaia di morti (670 vittime secondo i servizi segreti Croati
non certo vicinani ai serbi, 187 secondo il rapporto dei medici del
Tribunale dell'Aja per i crimini di guerra in Jugoslavia
(http://web.tiscali.it/no-redirect-tiscali/Controcorrente/
liberazione.html)) .
La guerra alla Jugoslavia causò nel compenso alcune migliaia
di vittime civili e migliaia di altri "danni collaterali" per
l'aumento della contaminazione radioattiva del territorio. Alla
fine della guerra, in Kosovo, forse è il caso di ricordarlo, si è
installata la più imponente base militare americana all'estero, la
base Bondsteel.
---
Val la pena di ricordare alcuni degli episodi della guerra
umanitaria alla Jugoslavia nel 1999.
---
31 Maggio Colpito l'ospedale di Surdulica, il bilancio parla di
venti morti.
19 Maggio Colpito l'ospedale di Belgrado, tre morti.
14 Maggio Colpito villaggio Kosovaro 100 morti.
7 Maggio Colpito ospedale e mercato di Nis 20 morti.
7 Maggio Colpita l'ambasciata cinese 3 giornalisti morti e 20
diplomatici feriti.
1 Maggio Colpita corriera a Luzane 40 morti.
27 Aprile Surdulica: decine di case distrutte e diversi morti civili
per missili fuori rotta.
23 Aprile Belgrado: 16 dipendenti della TV serba uccisi;
obiettivo legittimo per la Nato.
14 Aprile Djakovica: 75 kosovari uccisi, addebitati inizialmente
ai serbi, in realtà per missili alleati.
12 Aprile Aleksinac: edifici civili abbattuti per errore.
http://www.repubblica.it/online/fatti/civili/civili/civili.html
Dal 16 marzo 1999, 23.000 missili e bombe furono sganciate su
un Paese di 11 milioni di abitanti. 35.000 cluster bombs (a
frammentazione, armi di distruzione di massa contrarie alla
convenzione di Ginevra) ed a grafite; furono usati 31.000
proiettili ad uranio impoverito, con rilascio di materiale
contaminante su tutta la Jugoslavia. In 78 giorni di
bombardamenti furono colpite scuole, ospedali, fattorie, ponti,
strade e vie acquatiche.
(http://www.romacivica.net/forumdac/Usawarcrimes.htm)
L'alibi assurdo per quel conflitto si scontra contro queste
semplici evidenze.
---
Diamo a Bush quel che è di Bush
---
La tendenza strumentale alla personalizzazione di condotte
geo-politiche nazionali, intestando all'ultima amministrazione
repubblicana delle scelte che fanno parte della fisiologia delle
amministrazioni statunitensi, somiglia in modo drammatico alla
personalizzazione del conflitto Israelo-Palestinese, una
personalizzazione funzionale alla non-comprensione delle
dinamiche radicali che sottendono alle politiche delle potenze e
che non potrà mai spiegare la strana alleanza tra il labour party
inglese e il petrolpartito dei Bush. In realtà questi conflitti
trascendono le amministrazioni poichè, e su questo occorre una
certa dose di coerenza analitica, scaturiscono da forze che
sovrastano la la vernice democratica degli stati e ne coinvolgono
la struttura economica inesorabilmente totalitaria.
Parafrasando Nanni
Moretti....
Dite qualcosa di
sinistra: abbiamo
sbagliato,
ce ne andiamo
a cuocere le salsicce.
Gian.
Date: Fri, 21 Mar 2003 15:52:44 +0100
From: "alessandro" <arap79@...>
To: "pro jugoslavia" <jugocoord@...>
Gentile Sig. Ivan Pavicevac,
Ho letto un suo articolo pubblicato dal quotidiano "Rinascita" e mi
piacerebbe aderire al vostro Coordinamento
per la Jugoslavia. Mi farebbe molto piacere ricevere, tramite posta
cartacea o elettronica, notizie, materiale, periodici sulle iniziative
per la Serbia o comunque sulla situazione in Balcania.
Saluti etno-nazionalisti
Alessandro Rapinese
Chieti
---
Gentile Sig. Rapinese,
apprendiamo tramite questa Sua che il quotidiano "Rinascita nazionale"
ha pubblicato qualcuno dei materiali da noi diffusi tramite la nostra
newsletter JUGOINFO, e per la precisione una lettera aperta di uno dei
nostri aderenti.
La newsletter JUGOINFO e' pubblica e chiunque puo' iscriversi
(semplicemente inviando un messaggio vuoto a
Ova adresa el. pošte je zaštićena od spambotova. Omogućite JavaScript da biste je videli.). Una volta diffusi, i
nostri materiali (quando non cadono nel vuoto) possono essere ripresi
da soggetti e per scopi sui quali non abbiamo alcun controllo. In
questo caso specifico, notiamo che esponenti della estrema destra
italiana, vicini a settori militari, non solo seguono con interesse le
nostre attivita', ma cercano addirittura di "arruolarci" tra i loro,
creandoci ovviamente un legittimo imbarazzo.
Se lei conosce il nostro Documento Costitutivo, vale a dire i valori
sui quali ci siamo riuniti per lavorare insieme (si veda:
http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/files/doccnj.htm),
comprende bene che non possiamo accettare in alcuna maniera i suoi
"saluti etno-nazionalisti", ai quali rispondiamo invece con i nostri
Saluti internazionalisti
Oggi come sempre contro il fascismo ed il colonialismo italiano nei
Balcani
Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia
"Gnev moj narasta iz dana u dan. Najedared su listom protiv rata. Pa
cak i G.din Sirak kaza da sve po Pravu mora biti.
Kada se radilo o Jugoslaviji, zemlji koja je doprinela da se
covecanstvo oslobodi od nacizma, niko nije mario za Pravo. (...)
Pravo su tada gazili, a sad bi najedared da se Pravo postuje.
Necu stoga da se petljam sa onima koji su odobravali agresiju na
Jugoslaviju. Evropske drzave krivicu nikad nece sprati.
Posto su zadovoljili svoje krvozedne porive u Jugoslaviji - a Nemacka
je u tome prednjacila - sad su najedared za mir, ti zlocinci."
"Niko vise o Jugoslaviji ne govori, iako Milosevic nije Sadam, a jos
manje Hitler. Porediti neuporedivo semanticki je zlocin. Poredjenje
pritvornih centara sa konc-logorima bio je samo izgovor da Nemacka
nasrne na Jugoslaviju.
Svaki zlocin zapravo i pocinje semantickim zlocinom."
http://www.vorstadtzentrum.org/
cgi-bin/joesb/news/viewnews.cgi?category=5&id=1049745775
(prevodila: O. Juric)
emblematico scambio di opinioni tra Z. Jelincic, sloveno, e B.
Urosevic, serbo)
ARTEL GEOPOLITIKA by www.artel.co.yu
office@...
Datum: 26. mart 2003. g.
Prva medjunarodna konferencija o sukcesiji Jadranskog
mora i o granicama unutar nekadasnje SFRJ u Beogradu
---
Na molbu gospodina Zmage Jelincica ARTEL vam dostavlja ovaj poziv:
Prva medjunarodna konferencija o sukcesiji Jadranskog mora i o
granicama unutar nekadasnje SFRJ u Beogradu
Slovenska nacionalna stranka organizuje u Beogradu , u septembru
mesecu, prvu Medjunarodnu konferenciju o sukcisiji Jadranskog mora i o
granicama nekadasnje SFRJ.
Sledi tekst pozivnog pisma Zmage Jelincica, predsednika stranke,
potencijalnim ucesnicima ove konferencije:
Postovani!
U okviru svog politickog rada Slovenska nacionalna stranka, a
posledicno i Poslanicka grupa Slovenske nacionalne stranke u
Parlamentu Republike Slovenije zalaze se za striktno zagovaranje i
postivanje nacionalnih interesa slovenacke drzave i njezinih
drzavljanina.
Jer su nacionalni interesi Slovenije, a i nekih drugih drzava nastalih
podrocju bivse Jugoslavije uskracivani i ponistavani, u septembru
mesecu ove godine Poslanicka grupa Slovenske nacionalne stranke u
Beogradu organizira prvu medunarodnu konferenciju o sukcesiji
Jadranskog mora i o granicama unutar nekadasnje SFRJ.
Posle dezintegracije nekadasnje SFRJ ostalo je puno neresenih
problema, ponajvise oko granica i oko podele Jadranskog mora. Dok su u
vreme SFRJ unutrasnje granice bile administrativnog znacaja, posle
formiranja novih drzava ovo je pitanje postalo od vitalnog znacaja.
Ostalo je puno otvorenih pitanja, sa kojima se sve nekadasnje
republike susrecu u svakodnevnim medusobnim odnosima i koja temelje na
nepobitnim istoriskim cinjenicama, a do danas jos nisu determinirane i
resene.
Jedno od bitnijih pitanja je kako je moguce, da je Hrvatska dobila
celokupno Jadransko more, koje nikad nije bilo njezino, nego je bilo
zajednicka svojina SFRJ, pa po principu sukcesije mora da se omoguci
svim drzavama nastalim na podrucju bivse SFRJ izravan izlaz na
otvoreno more. U okviru morskih otvorenih pitanja tu je u najmanju
meru i pitanje Neuma i Prevlake, a da se i ne pominju pitanja o
nesredenim kopnenim granicama.
Pakozvana resavanja pogranicnih pitanja su bila ponajvise samo
pokusaji nekih politicara, da stvore politicki kapital za sopstvenu
korist na stetu sopstvenih naroda i da se udovolji nekim medunarodnim
institucijama.
Istorijski, etnografski, etnoloski, pa i pravni elementi mogu u
velikoj mjeri pomoci kod resavanja tih i drugih otvorenih pitanja.
Cilj je prve medunarodne konferencije o sukcesiji Jadranskog mora i o
granicama unutar nekadasnje SFRJ da sa tih stajalista otvori, a zatim
i osvetli sva nagomilana pitanja, pogotovo zbog uspesnih prikrivanja
istorijskih cinjenica ponajvise sa strane medunarodnih i hrvatskih
cimbenika. Bez otvorenog dijaloga i bez naznacbe svih dejstava, i
resavanje ovih problema nece biti moguce.
U vezi sa tim problemom ne sme se izostaviti nepobitna dejstva, da je
Jadransko more dobila posle drugog svetskog rata Jugoslavija (a ne
Hrvatska), da je Hrvatska na strani nacifasistickih sila izgubila
drugi svetski rat, da se granicna pitanja dogovaraju mirovnim
sporazumima, i tako dalje.
Saucesnici konferencije ce biti strucnjaci iz raznih podrucja, koji se
bave i interesira ih ili pak rade na pitanju sukcesije. Sa obzirom na
temu saucesnici ce biti iz tri grupe:
1. iz republika nekadasnje SFRJ;
2. iz medunarodnih organizacija koje rade na pitanjima sukcesije
odnosno imajo di rektan interes kod ovog pitanja;
3. iz drugih zainteresiranih zemalja (na primer iz Ruske federacije,
koja se sa slicnim problemom kao sto je Jadransko more susrece na
Kaspijskom moru; iz Italije, koja ima zbog blizine interes za
rjesavanje granicnih pitanja).
Posto je pitanje granica prije svega politicko, a naravno i medijsko
eksploatirano pitanje, pozvani ce biti i mediji, zainteresirana i
strucna javnost, politicki predstavnici zemlja saucesnika,
Zapadnoeuropske unije i Europske unije i predstavnici diplomatskih
predstavnistava iz Beograda.
Konferencija ce potrajati jedan dan. Na sjednicama plenarnog foruma
diskutirana ce biti najznacajnija i najzesca pitanja, na kojim ce
svatko od saucesnika, koji ce slati svoj referat, dobiti priliku, da
prezentira svoj prilog i tako osvetli problem u trajanju od 15 minuta.
Na kraju svakog sklopa biti ce diskusija u trajanju od 15 minuta.
Referati svih ucesnika biti ce stampani u posebnoj publikaciji u
integralnom tekstu, koji nece biti ogranicen (ali da mu duzina ne
iznosi preko tri autorske pole). Na kraju svakog referata koji ce biti
objavljen u jeziku autora, mora biti i sazetak u engleskom ili
francuskom jeziku.
Uz svaki referat autor treba na kratko da objasni svoju poziciju u
politickim ili strucnim krugovima.
Posto znam za Vas visegodisnji rad na podrucju, vrlo bliskom temama,
koje ce biti diskutirane i prezentirane na konferenciji, odlucio sam
se obratiti na Vas. Konferencija je izvrsna prilika da iznesete svoje
stavove i da prezentirate svoj rad u oblici referata, koji ce
pridonjesti ka resavanju pitanja granica. Zato Vas molim, da
razmislite, dali i sa kojom temom zelite ucestvovati na konferenciji.
Ako ste zainteresirani, molim Vas da me pozovete na telefon +386 1
4789 671 u Parlament Republike Slovenije, posaljete faks na broj +386
1 4789 865 u Parlamentu Republike Slovenije ili posaljete poruku na
e-mail zmago.jelincic@... da se dogovorimo o svemu.
Do tada, pozdravljam Vas sa puno postovanja,
Zmago Jelincic Plemeniti
- clan parlamenta Republike Slovenije,
- clan parlamentarne skupstine
Zapadnoeuropske unije
- i predsednik Slovenske
nacionalne stranke.
---
Reakcija: Bora Urosevic o pozivu Zmage Jelincica za Prvu
konferenciju o sukcisiji Jadranskog mora u Beogradu
Jedna od brojnih reakcija na pozivno
pismo Zmage Jelincica za Prvu
konferenciju o sukcesiji Jadranskog mora i
granicama nekadasnje SFRJ u Beogradu
(ARTEL/Izbor/Jugoslavija/26.03.2003./)
Bora Urosevic
Beograd, 30. mart 2003. godine
infograf@...
"Gospodine Jelincicu,
Vasom akcijom da u Beogradu
organizujete konferenciju o sukcesiji
Jadranskog mora i o granicama nekadasnje
SFRJ, samo ste potvrdili moje ( i
ne samo moje ) misljenje o bezgranicnom
bezobrazluku i licemerju koje
Slovenci, u liku aktuelne politike,
sprovode od kako su, uz pomoc Srbije,
dobili svoju drzavu i iz uloge austijskih
konjusara, preskocili veliki
vremenski period i postali "razvijeni
zapad" SFRJ. Svi mi znamo kako se to
dogodilo. Znate to i Vi. Kako su cele
fabrike iz "nerazvijene" predratne
Srbije prenosene u "Dezelu" a najbolji
inzenjeri dekretom premestani u istu
tu "Dezelu" kako bi te fabrike radile.
Sve svoje probleme resavali ste u
Beogradu - najpre u vozovima "Bratstva i
Jedinstva" a potom i pomocu visokih
politicara iz Slovenije u vrhu
FNRJ/SFRJ.
Kada ste osetili da Vam vise i nismo toliko
potrebni, osim mozda kao
trziste na kome cete plasirati svoju robu,
pozurili ste u Evropu ne pitajuci
za cenu.
Mislite li Vi da cemo tako brzo zaboraviti
nasu decu koja su, ostavljena od
svojih oficira, praznim puskama branila
gole zivote? Mislite li da cemo Vam
zaboraviti Kucana, Dolanca, Drnovseka i
ostale razbijace SFRJ ?
U toj Vasoj bivsoj drzavi nije bilo potrebno
da nekoga pitate mozete li na
otvoreno more u svet i s` kime cete
trgovati. I da li je granica na kopnu
pravilno postavljena. Sada morate da pitate
Hrvate koji, kako rekoste, nisu
dobili Jadransko more jer ga nikada nisu ni
imali. Nisu oni imali ni drzavu,
bas kao ni Vi, dok Vas Kraljevina Srbija
nije primila pod svoje skute i dok
se nije odrekla svog imena zarad
zajednicke nam drzave Jugoslavije.
I, zaista, FNRJ je oslobodilackom borbom
izvojevala i Jadransko more i
Makedoniju i Vasu "Dezelu" a posle sve to
lepo podelila administrativnim
granicama. U toj podeli ucestvovali su
Vasi velikani, poput Titovog
prijatelja Kardelja, i mnogo tupavih
srpskih politicara koji su mislili samo
na sebe.
Prica "svi Srbi u jednoj drzavi"
podrazumevala je Jugoslaviju a ne Veliku
Srbiju kako se zlonamerno govorilo. Posto
nema vise Jugoslavije, Srbi su
sada svuda osim kod Vas u "Dezeli" i
Vasoj, nekad voljenoj a nekad ne ( vec
prema potrebi ), Hrvatskoj.
Dakle, sto se nas tice, ne trebate nam ni u
prici a jos manje da dolazite u
Beograd na Konferencije o nepravilnoj
sukcesiji i tako pokusavate da
resavate svoje, a ne nase, probleme.
DALEKO VAM LEPA KUCA !
Vass put u Evropu ne moze dalje od Beca.
Tako Vam je sudjeno. Mozda vise
necete biti konjusari ali ce Vam oni, budite
sigurni, vec udeliti pravu
ulogu.
Srdacno, Bora Urosevic"
P.S. Pozdravljam odluku urednistva sajta
ARTEL sto je ispunilo zelju Zmaga
Jelincica i objavilo poziv za savetovanje.
Tako su nam pomogli da se ponovo
uverimo da se ustvari nista nije promenilo!?
---
Odgovor Zmaga Jelincica
na reakciju Bore Urosevica povodom inicijative za odrzavanje
Medjunarodne konferencije o podeli Jadranskog mora i o granicama
bivse SFRJ
/ARTEL/Izbor/Jugoslavija/ i
/ARTEL/Komentari/
Ljubljana, 01. april 2003. godine.
Postovani Bora Urosevic,
Procitao sam vas mail i razveselio se vaseg odgovora. Naime, uvjerili
ste me, da na svetu ima puno ljudi, koji samo jadikuju i kukaju zbog
proslih dogadjaja, a nista ne urade. Godine 2000, kada je NATO
bombardirao Jugoslaviju, kao jedini poslao sam pismo potpore srpskom
narodu. Iste godine dosao sam u Beograd i donio pomoc za djecu u
obliku lekova. Gdje ste bili vi?!
Moje je nacelo, da ne jadikujem, nego promjenim i borim se za stvari,
koje mi se cine nepravednim. Podjela jadranskog mora je jedna od
takvih, za koje se i u Srbiji zna, da ih treba promjeniti. Ako ste vi
zadovoljni sa obstojecom pozicijom, to je vasa stvar. Ako ne zelite,
da Srbija dobije svoj dio mora, isto tako. Samo nemojte za 10 godina
ponovno jadikovati, da je sve ovo bilo zbog nekih srpskih politicara,
nego se pitajte, sta ste uradili vi?
S postovanjem,
Zmago pl. Jelincic
=== IN ITALIANO ===
RISPOSTA di Bora Urosevic all'invito di Zmago Jelincic
per una Conferenza a Belgrado che riguardi la spartizione del Mare
Adriatico e la definizione delle frontiere amministrative della
RSFJ
[Repubblica Socialista Federativa di Jugoslavia]
Signor Jelincic,
Con il suo invito ad organizzare una conferenza a Belgrado
che riguardi la spartizione del Mare Adriatico e la
definizione delle frontiere nella RSFJ lei ha confermato il
mio (e non soltanto il mio) pensiero sulla illimitata spudorata
sfrontatezza che gli sloveni stanno usando nell'attuale politica,
da quando con l'aiuto della Serbia avevate ottenuto un proprio
Stato e dal salto di qualità che avete fatto da "stallieri" degli
austriaci diventando "l'occidente sviluppato" della RSFJ.
Tutti sappiamo come ciò è avvenuto. Lo sa anche lei.
Intere fabbriche della "sottosviluppata" Serbia di prima della
II guerra mondiale nel dopoguerra sono state trasportate nella
"Dezela" ["Patria" in sloveno, N.d.t.], ed i migliori
ingegneri per decreto trasferiti per fare funzionare queste stesse
fabbriche.
Tutti i vostri problemi li risolvevate tramite "Belgrado",
prima coi convogli ferroviari dell'"Unità e fratellanza", poi con
l'aiuto di politici sloveni al vertice governativo, prima nella RPFJ
[Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia] e poi con la RSFJ.
Quando avete capito che non vi siamo più necessari, eccetto
come mercato sul quale piazzare i vostri prodotti, avete preso la
corsa verso l'Europa, non chiedendo il prezzo.
Pensate voi che dimenticheremo così presto i nostri figli,
abbandonati dai propri ufficiali, che dovevano difendere la propria
vita con i fucili scarichi? [Si riferisce al 1991, quando i
territoriali sloveni attaccarono le caserme federali. Negli scontri
morirono oltre una trentina di reclute dell'Esercito jugoslavo, di
ogni nazionalita', e 2-3 territoriali sloveni, N.d.t.]
Pensate voi che vi dimenticheremo Kucan, Dolanc, Drnovsek e gli
altri secessionisti che smembrarono la RSFJ? [Tutti e tre all'epoca
alle più alte cariche governative e politiche; Kucan, presidente della
Repubblica Socialista di Slovenia e poi presidente della Slovenia
"libera", Dolanc, segretario della Lega dei Comunisti,
Drnovsek, presidente nel 1990 di turno della Presidenza
federale collegiale, N.d.t.].
In quello Stato [la RSFJ, N.d.t.] non avevate bisogno di chiedere a
nessuno il permesso per uscire sul mare aperto, o con chi commerciare.
Stesso dicasi per le frontiere terrestri stabilite. Ora dovete
domandare il permesso ai croati, che come dice lei non hanno
riottenuto il mare Adriatico, perché non lo avevano prima. Perché
nemmeno loro avevano un loro Stato, come non lo avevate voi,
fintantoché il Regno di Serbia non vi ha accolto in grembo e non ha
rinunciato al proprio nome per creare lo Stato jugoslavo [negli anni
Venti, ndT]. Ed in effetti, la RPFJ, con la lotta di Liberazione, ha
conquistato il Mare Adriatico, la Macedonia e la "Dezela", dividendosi
poi cosi "bene" nelle frontiere amministrative. Alla divisione hanno
partecipato i vostri grandi leader, come Edvard Kardelj, amico di Tito
[Kardelj era il delfino di Tito. Si pensava a lui come al successore,
N.d.t.] e molti ottusi politici serbi che pensavano soltanto a se
stessi. Il detto "tutti i serbi in uno Stato" si riferiva alla
Jugoslavia e non alla grande Serbia come con cattiveria si andava
dicendo [particolarmente dal 1990 in poi, N.d.t.]. Siccome non c'e'
più la Jugoslavia i serbi si trovano sparsi nelle ex repubbliche
jugoslave, tranne che nella vostra "dezela" e nella vostra Croazia -
amica o nemica, secondo l'opportunita' del momento.
Dunque, per quello che ci riguarda, nemmeno col pensiero e
tantomeno fisicamente ci serve di venire a Belgrado per una cosiddetta
Conferenza su di una divisione ingiusta, per così poter risovere i
vostri, e non i nostri problemi.
"Che vi sia bella la vostra casa lontana!"
Il vostro cammino verso l'Europa non può oltrepassare Vienna. Così e'
il vostro destino. Forse non sarete più stallieri ma, siatene certi,
vi troveranno un nuovo ruolo adeguato.
Distinti saluti, Bora Urosevic
Belgrado, 30 marzo 2003
P.s. Ringrazio la decisione della redazione ARTEL di aver pubblicato
l'invito per le consultazioni. Così ci hanno aiutato a constatare, di
nuovo, che niente è cambiato. (B.U.)
---
Risposta di Zmago Jelincic
Stimato Bora Urosevic,
Ho letto il suo e.mail e mi sono ralegrato della sua risposta.
Infatti mi sono convinto che nel mondo c'e' tanta gente che soltanto
si lamenta e piange sugli avvenimenti passati, non facendo niente.
Nel 2000, quando la NATO bombardava la Jugoslavia, sono stato l'unico
a mandare la lettera di sostegno al popolo serbo. Lo stesso anno sono
venuto a Belgrado portando degli aiuti per i bambini in medicinali.
Dove era lei?!
Il mio principio è di non lamentarmi ma di cambiare e lottare per le
cose che ritengo siano ingiuste.
La spartizione del Mare Adriatico è una di queste, delle quali
si sa anche in Serbia. Se lei è d'accordo con questa situazione è
affar suo. Se non vuole che la Serbia ottenga la parte sua del mare, è
lo stesso. Soltanto non venga tra 10 anni di nuovo a lamentarsi che
ciò è avvenuto a causa di alcuni politici serbi, ma si chieda che cosa
ha fatto lei.
Distinti saluti, Zmago Jelincic
---
Commento del traduttore:
Dopo le "soluzioni" della diatriba croato-slovena sulla
termocentrale nucleare di "Krsko", sullo sbocco nelle acque
internazionali, sull'accordo sulla pesca degli sloveni nel
litorale croato - che sollevò proteste tra i pescatori
croati -, dopo la proposta-choc del presidente croato Mesic
al Governo italiano per spartirsi l'Adriatico, ecco arrivare
un'altra idea da Zmago Jelincic, parlamentare sloveno di destra
(nazionalista-autonomista), per una Conferenza a Belgrado sulla
spartizione del Mare Adriatico...
A questa "botta" e' sopraggiunta l'adeguata "risposta" di Bora
Urosevic, nella quale si fa riferimento a fatti documentati e
documentabili. E' comprensibile il rammarico di chi l'ha scritta.
Da parte mia, e credo non soltanto mia, non puo' esistere un
dialogo con i quisling locali ne' con i loro seguaci, che hanno
contribuito allo squartamento della RSFJ.
Tutti costoro meritano soltanto la nostra critica ed il nostro
disprezzo, per il dramma che hanno causato impedendoci di vivere
pacificamente nello Stato multinazionale.
Ivan per il CNJ
L'article d'Élie Wiesel, prix Nobel de la Paix, ainsi
que la lettre du professeur Georges Leroux publiés dans
le Devoir du 25 mars suggerent plusieurs remarques.
Monsieur Wiesel déclare, a propos de la guerre contre
l'Irak, qu'en toute autre circonstance il aurait sans
doute rejoint les marcheurs de la paix. Quand on sait
que le Prix Nobel ne s'était point joint aux marcheurs
de la paix ni lors de la premiere guerre dans
le Golfe, ni dans celle qui avait déchiré la Yougoslavie,
ni dans celle d'Afghanistan, on peut se demander quel
doit etre cette autre circonstance? Curieusement, dans
toutes ces guerres, les positions d'Élie Wiesel et du
gouvernement des États-Unis coincidaient.
Aujourd'hui, Élie Wiesel affirme, encore une fois en
phase avec l'administration américaine, que Saddam Hussein
est un tyran impitoyable d'un État voyou, mais en omettant de
rappeler que les États-Unis l'avait soutenu tant qu'il
faisait la guerre contre l'Iran.
Quant au spectre des conséquences terrifiantes qu'Élie
Wiesel agite, si nous refusons d'intervenir, nous sommes
en droit de douter qu'un pays exsangue, soumis depuis une
décennie aux sanctions économiques, aux bombardements, quasi
quotidiens, et au contrôle de son armement par les Nations
Unis, puisse disposer d'armes de destruction massive.
D'ailleurs, deux semaines apres le commencement des hostilités
les troupes anglo-américaines n'en n'ont trouvé la moindre trace.
D'apres Élie Wiesel, seule une intervention militaire
avait pu mettre fin au bain du sang dans les Balkans.
Mais ne serait-il pas nécessaire de préciser que ce sont
d'abord les visées géostratégiques de l'Allemagne et des
États-Unis qui avaient provoqué le conflit dans cette
région du monde. Si on en doutait, il suffirait de relire
les journaux européens de décembre 1991 pour se rappeler que
dans la nuit du 17 au 18 décembre 1991 le ministre
allemand des affaires étrangeres Gerhard Genscher avait
arraché a Rolland Dumas, ministre des affaires étrangeres de
la France, la reconnaissance de la Slovénie et de la Croatie
par les pays européens, ce qui a mis le feu aux poudres.
L'armement de la Croatie par l'Allemagne réunifiée et des
musulmans par des avions cargo américains atterrissant la
nuits a l'aéroport de Tuzla, en dépit de l'embargo sur les
armes proclamé par les Nations Unies, sont des secrets de
polichinelle. Par la décomposition de la Yougoslavie
l'Allemagne avait réalisé son vieux reve de faire disparaître
le dernier vestige du traité de Versailles.
Pour ce qui est de la guerre en Bosnie tout se passait
comme si dans les esprits des dirigeants occidentaux ce
conflit avait offert une occasion unique de faire un deal
avec le monde islamique: concluons la paix en Israël et
en contre partie vous aurez un État musulman en Bosnie.
Dans la politique tous les accords se font sur la base
du donnant donnant, Hélene Carrere d'Encausse dixit.
Élie Wiesel croit a Colin Powell quand il dit que
Hussein dispose d'armes prohibées, car «un homme d'un
tel calibre ne risquerait pas sans raison son nom, sa
carriere, son prestige, son passé, son honneur». On ne
peut qu'admirer la crédibilité d'Élie Wiesel quand on
sait avec quelle scepticisme ont été accueillies les
preuves de Colin Powell par tous les membres du Conseil
de Sécurité a l'exception de la Grande Bretagne. Wiesel
précise aussi que Colin Powell n'aime pas la guerre, mais
on se demande alors pourquoi le secrétaire d'État continue
de faire partie de ce gouvernement qui avait décidé
d'intervenir en Irak?
En conclusion Élie Wiesel insiste sur l'existence d'un
arsenal non conventionnel de l'Irak pour justifier la
guerre, qu'il appelle par pudeur intervention. Or, apres
deux semaines de guerre, les troupes d'Alliance n'ont rien
trouvé de cet arsenal non conventionnel.
La lettre du professeur Leroux est intéressante, car
elle est le paradigme du désarroi éprouvé par un grand nombre
d'intellectuels occidentaux, qui découvrent, tardivement,
les méfaits d'une intervention militaire sans aval des
Nations Unis.
Professeur Leroux se souvient des engagements courageux
d'Élie Wiesel dans des guerres cruelles de Bosnie et de
Kosovo. On se demande de quel courage avait besoin le
prix Nobel de la paix pour exprimer les opinions conformes a
la ligne politique de la majorité des gouvernements
occidentaux et de l'opinion publique fortement travaillée
par les médiats. Un général américain n'a-t-il pas
déclaré ouvertement, dans un interview a l'hebdomadaire
Nouvel Observateur apres la guerre de Kosovo, l'opinion
publique ça se travaille?
Professeur Leroux reconnaît avoir été partisan de
l'interventions en ex-Yougoslavie sans préciser les
raisons. Ces interventions avaient été justifiées par
des prétendus massacres commis par les Serbes, or nous
disposons aujourd'hui des témoignages irrévocables
prouvant qu'au moins deux de ces massacres étaient
organisés par les musulmans d'Alia Izetbegovitch,
auteur de la fameuse Déclaration islamique qui prône
ouvertement l'incompatibilité d'un État laique avec la
charia.
Le premier de ces massacres se produisit le 27 mai 1992
devant une boulangerie de la rue Vasa Miskin a Sarajevo
et fit dix-sept morts et cent cinquante blessés. Il eut pour
conséquence des sanctions contre la Yougoslavie qui durerent,
avec une courte interruption, presque huit ans. Le général
canadien Lewis MacKenzie, le premier commandant des troupes
des Nations Unies a Sarajevo et de ce fait témoin privilégié,
écrit a ce propos dans son livre The road to Sarajevo :
« La présidence bosniaque dénonce un bombardement
serbe. Les Serbes parlent d'une charge explosive préparée a
l'avance. Nos soldats (les Canadiens) disent qu'il y a un certain
nombre de détails qui ne collent pas. La rue a été bloquée
juste avant l'incident. Une fois la file d'attente formée,
les médiats bosniaques ont fait leur apparition, mais sont
restés a distance avant de se ruer sur les lieux sitôt l'attaque
terminée ».
On pourrait ajouter également que la deuxieme intervention
militaire contre les Serbes de Bosnie s'était produite
suite a un massacre commis prétendument par les Serbes.
D'apres Le Nouvel Observateur du 31 aout 1995, Édouard
Balladur, premier ministre français a l'époque, et les
généraux français savaient tres bien que le massacre de
Markalé n'était pas l'ouvre des Serbes. Tous les membres
de l'Otan le savaient donc aussi, ce qui ne les a pas
empeché de bombarder les Serbes pour faire sortire l'Otan
de ses atermoiements. Donc les Serbes ont été bombardés pour
raison de commodité. Il est intéressant de remarquer que
Édouard Balladur n'a jamais démentit ses propos, mais on
doit lui rendre hommage, car il fut un des rares qui a eu
le courage de reconnaître ouvertement:
Nul ne le conteste: pour gouverner, il arrive qu'il
faille recourir a des procédés qui ont peu a voir avec
la morale courante (Les mots de politiques, Éditions Ramsay)
Le bombardement de la Yougoslavie en 1999 par les forces de
l'Otan a été justifié par le prétendu massacre de Ratchak.
Or, la commission des médecins légiste finlandais du docteur
Ranta n'a jamais confirmé qu'il s'agissait d'un massacre.
Tous ces faits et bien d'autres furent connus a l'époque
et on s'étonne que le professeur Leroux ait pu soutenir en
ce temps une intervention armée contre les Serbes, sans
avale des Nations Unies. Qu'il plaide maintenant pour la
raison et condamne une action unilatérale des États
Unis en Irak sans consentement des Nations Unies ne peut que
nous rendre perplexe. Pourquoi aujourd'hui et pas hier?
Pourquoi deux poids deux mesures? Remarquons que la
contradiction dans laquelle s'est enfermé professeur
Leroux est aussi celle de nombreux intellectuels français.
Négovan Rajic
negovan.rajic@...
http://www.wsws.org/articles/2003/apr2003/balk-a07_prn.shtml
One millions refugees remain from 1990s wars
By Paul Mitchell
7 April 2003
Recent reports show that the dire state of the Balkans economy is the
primary reason that more than one million refugees and displaced
people have still not returned to their former homes.
The crisis is a warning to anyone taken in by the propaganda peddled
by President George W. Bush and Prime Minister Tony Blair that the
US/UK intervention in Iraq will lead to peace and prosperity.
Poverty, corruption and ethnic separation have become endemic in the
Balkan region, whilst much of the economic assistance promised by the
Western powers during their repeated interventions into the region
during the 1990s has not materialised. Now most Western governments
and agencies are withdrawing financial support and manpower from the
region.
During the civil war in Croatia (1991-1995) nearly 200,000 dwellings
were destroyed. By 2002, the government reconstructed some 120,000 of
them, mostly for Croats. The majority of the 220,000 Croats displaced
by the civil war have returned but two-thirds of the displaced 300,000
Serbs remain in Serbia. The Serb proportion of the population has
shrunk from 12 percent in 1991 to four percent now.
In total, 770,000 people are living in Serbia and Montenegro as
refugees from the wars in Croatia, Bosnia and Kosovo. In Serbia, some
55,000 refugees housed in collection centres-often hotels and
government buildings-have been told to leave as the government
prepares to privatise the real estate.
In 1995 President Franjo Tudjman's Croatian Democratic Union (HDZ)
government introduced the Law on Temporary Take-Over and
Administration of Specified Property in Croatia. Serbs were deprived
of occupancy rights [1] and their dwellings put up for privatisation.
The government handed many dwellings over to Croat refugees from the
war in Bosnia and encouraged other Croats to occupy properties not
covered by the law.
Western governments heralded the election of a coalition government
led by social democrat (and former Stalinist) Prime Minister Ivica
Racan in January 2000 as a solution to the refugee problem. However,
Racan stated, "We are aware of the ethnic composition in this region
that used to exist here before the war and the aggression against
Croatia [but] this can not be repeated."
Racan has declared that the "issue of occupancy rights has been
abolished"-in effect, leaving Serbs homeless. It is rare for Serbs who
have lost occupancy rights to win appeals in Croatian courts and the
State Prosecutor had only initiated 17 reviews by November 2002.
Of the Serbs who do return to Croatia, many stay just long enough to
sell property that they have managed to regain. With unemployment
standing at 22 percent, higher in the war-torn areas, Serbs who stay
find themselves discriminated against in the hunt for jobs. As
elsewhere in the Balkans it is often elderly people owning a plot of
land in rural areas that enables them to eke out a living who stay.
In Bosnia-Herzegovina 2.2 million people-half the population-fled the
fighting during the civil war in 1992-1995. Some 900,000 have returned
of which some 367,000 have gone back to areas in which they are the
minority.
According to the International Crisis Group (ICG) report The
Continuing Challenge of Refugee Return in Bosnia and Herzegovina the
economy in Bosnia is "moribund" and "dire" with unemployment standing
at 40 percent.
The Dayton Peace Accords recognised the partition of Bosnia into the
Croat-Moslem Federation and Republika Srpska (RS) and created a
parliament based on the three "constituent peoples" enshrining ethnic
divisions. Most institutions remain "staffed almost exclusively by
members of the locally dominant nation" and children are taught in one
of three curricula depending on their ethnic origin.
The ICG reports "while returns have risen steadily since 1999, the
availability of funds to support this movement has declined just as
steadily". Organisations such as the US Bureau of Population, Refugees
and Migration and United Nation High Commissioner for Refugees (UNHCR)
have recently stopped money for reconstruction. The European Union cut
its budget from $100 million in 1999 to $25 million in 2002.
Western agencies have promoted privatisation as the panacea for the
Balkan people but it has only enriched a new and narrow elite.
Former socially owned land has been privatised as with the land
allocated for 6,000 dwellings for Serb refugees near the capital
Sarajevo. The major beneficiaries have been ruling Serb Democratic
Party bureaucrats who have received building contracts and profits
from land sales.
In 1998 USAID initiated a voucher system overseen by 12 privatisation
agencies. A large number of vouchers were distributed to war veterans
that have ended up with leaders of the nationalist parties. Such was
the case of Bosnia's biggest exporter Aluminium Mostar that fell into
the hands of HDZ functionaries.
In contrast, the average monthly household income is less than $100
and probably closer to $50. A United Nations Development Program
survey last year found 67 percent of the population in RS and 49
percent in the Federation were not earning enough to meet basic needs.
The average wage in RS is "significantly lower than the cost of a
typical basket of essential consumer items."
International organisations refuse to release figures on the number of
attacks against minorities. They are rarely investigated by the police
and often result in suspects being released. In the last two weeks of
March this year the UNHCR reported that eight returnees have died as a
result of attacks, landmines and abandoned grenades.
In Kosovo, nearly all the 850,000 Albanians who left when NATO bombing
started in 1999 have returned. However only 5,800 have returned of the
230,000-280,000 non-Albanians who fled. These refugees are mostly
Serbs but include several thousand Roma, Ashkaeli, Bosniaks, Gorani
and Egyptians.
The Western powers are desperate to encourage Serb return to Kosovo to
prove that the 1999 NATO intervention and the subsequent occupation of
the region have not created a "mono-ethnic state". Western governments
provided an initial injection of aid and assistance but according to
one UNHCR Emergency Co-ordinator "The more bombing had no effect
except to push refugees out, the more governments felt obliged to be
caring for the refugees".
Subsequently, as the UNHCR report The State of the World's Refugees
points out, "The funds allocated to NATO's air campaign had been
massive but post-war investment-both politically and economically-once
again proved minimal in comparison."
Since the NATO bombing stopped, Kosovo has, indeed, assumed the
features of a mono-ethnic state sprinkled with enclaves inhabited by
ethnic minorities.
In the Osojane Valley situated close to Serbia, nearly all the Serbs
fled after their dwellings were destroyed. For three years the valley
lay deserted but by summer last year some 200 people had returned.
However "the entrances and exits to the valley remain heavily guarded,
the perimeter patrolled and only residents and those who receive
clearance are allowed into the valley. KFOR has pictures of all
residents, and copies of these pictures are kept at the entrance" (ICG
Report Return to Uncertainty: Kosovo's Internally Displaced).
On October 10, 2002 pensioners from Osojane bussed into Pec/Peje to
collect their pensions were met with petrol bombs and several hours of
rioting.
Employment in Kosovo is estimated at 29 to 57 percent and as high as
85 percent in minority areas. The Kosovan economy remains dependent on
aid and remittances from Kosovars living overseas.
Although the murder rate has decreased from 245 in 2000 to 64 in 2002
ethnically motivated crimes still go "largely unpunished". As a result
of KFOR troop cutbacks two Orthodox churches were blown up in the town
of Istog/Istok as recently as November last year.
Of 21,360 claims submitted to regain property only 835 had been
resolved by October 2002. The Roma minority is in the worst position.
Many are confined to "illegal" encampments that receive no aid
whatsoever but even in the "legal" camps the authorities cut water and
electricity when donors leave. Though they have resided in areas for
many generations many Roma lack property documents and are thus denied
the rights to residency.
Despite these facts most governments are cutting back on aid. The
biggest donor is the European Agency for Reconstruction, which
provided $700 million in aid in 2000-2001. In 2002 the Agency
decreased its contribution to $150 million and this year will only
provide $50 million.
Footnote: [1] In the former Yugoslavia citizens were registered as
citizens of one of the six constituent republics. Someone could live
his whole life in one republic-enjoying occupancy rights ("stanarsko
pravo") of state-provided housing-but be registered elsewhere. "At the
time, this was of no practical relevance as all Yugoslav citizens
enjoyed equal rights throughout Yugoslavia" (ICG Report A Half-hearted
Return: Refugee Returns to Croatia).
http://www.wsws.org/articles/2003/apr2003/balk-a07_prn.shtml
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========================================================
The State of Emergency in Serbia
and the Slow Murder of Slobodan Milosevic
Nico Varkevisser's April 3rd ICDSM
Press Conference in Amsterdam
[Posted 9 April 2003]
========================================================
On Thursday, 3 April 2003, the
International Committee to Defend
Slobodan Milosevic (ICDSM) held a Press
Conference in Amsterdam.
At the press conference, Nico
Varkevisser, ICDSM Vice-Chairman in
charge of media relations, addressed
recent developments in Serbia; the actual
conduct of the Tribunal (ICTY) including
the attempt to prevent President
Milosevic from meeting with whomever he
chooses; and the consequences of these
matters for President Milosevic's defense
of Yugoslavia at the Tribunal.
Here is the statement delivered to the press.
* 'State of Emergency' in Serbia - Attack
on Yugoslavia in The Hague *
1.. The killing of Mr. Djindjic last
month showed all signs of being an
operation carried out by the NATO powers
in order to execute a political change in
Belgrade.
The killing was immediately followed by
the imposition of a State of Emergency.
This has nothing to do with fighting
organized crime, as claimed by the
controlled Yugoslav media, by the Western
media, and by US Secretary of State Colin
Powell, who recently visited Belgrade.
Working in the shadow of the Iraq war,
the pro-NATO authorities have arrested
thousands of people. They have especially
attacked the defenders and family of
President Slobodan Milosevic.
2.. Why was Zoran Djindjic killed? Mr.
Djindjic had ceased to be useful. He and
Yugoslav President Kostunica had done
their job. They destroyed the economy.
They violated the Yugoslav Constitution
and defied the Constitutional Court by
kidnapping Slobodan Milosevic and sending
this defender of Yugoslav sovereignty to
The Hague. They liquidated the Federal
Republic of Yugoslavia.
Djindjic was despised by ordinary people
who blamed him personally for the
catastrophe that followed the October
5th, 2000 coup d'état in Belgrade.
No longer useful to NATO as a living
politician, and perhaps not completely
under NATO's control, Djindjic was
rendered useful by death.
3.. This assassination did not constitute
merely the removal of a no-longer-useful
individual. The implementation of the
State of Emergency, followed by mass
arrests, the specific targeting of the
SLOBODA foundation, which is central to
the defense of President Milosevic,
including arrests and other acts intended
to intimidate President Milosevic's
defenders, the seizure of SLOBODA's
computers in order to paralyze the work
of President Milosevic's supporters, the
arrest and indefinite detention of
SLOBODA President Bogoljub Bjelica, and
much-increased media slander and wild
accusations made against President
Milosevic's wife, Mira Markovic - with
the result that she is no longer able to
visit her husband - all this indicates
the nature of this, the second Yugoslav
coup d'état.
================================
'State of Emergency' Targets
anti-NATO opposition, not organized crime
================================
4.. To tighten its grip on Serbia, NATO
has installed a State of Emergency. This
means that the period during which
so-called democracy could serve as a
façade, hiding the anti-democratic
character of the October 2000 coup
d'état, is over. What will come now is
dictatorship, whether hard or soft.
The importance of this new dictatorship
to NATO is demonstrated by the recent
visit of US Secretary of State Collin
Powell. Though fully occupied with the
terrible war in Iraq, Powell had time to
come to Belgrade to praise 'the fight
against organised crime' and 'those who
threaten this society'.
Who are these threats to society who have
been arrested?
Journalists, lawyers, trade unionists,
dissenting politicians, political
activists, much-decorated Generals of the
Yugoslav Army, teachers, Professors and
writers. And defenders and family of
Slobodan Milosevic.
================
Absurd accusations
================
5.. The claim by the Belgrade authorities
and the media that President Milosevic is
linked to organized crime is simply
ridiculous. They speak of his 'contact'
with the mysterious Mr. Legija, officer
of the Red Berets. But his first contact
with that gentleman occurred when Legija
led a force of thousands of armed men,
some masked, who arrested President
Milosevic on April 1, 2001. Half a year
earlier, Mr. Legija took part in the
October 2000 coup d'état, which installed
Mr. Djindjic and Mr. Kostunica in power.
The accusations against President
Milosevic's wife, Mira Markovic, that she
was somehow involved in the death of
former Yugoslav President Ivan Stambolic,
are equally outlandish. Using easily
available information, we have produced
an analysis proving these charges cannot
be true. See, "The Absurdity of the
Accusations against Mira Markovic in the
Stambolic Murder," in your press kit. [To
be posted shortly on the Internet.]
6.. The claim that the Emergency
authorities are fighting organized crime
inherited from President Milosevic is a
vicious lie. During Slobodan Milosevic's
presidency, his government fought crime,
harder than many realize; and they did it
without a State of Emergency.
If President Milosevic had instituted a
State of Emergency, the world would have
cried that he was "as bad as Hitler". Yet
the Western media has only praise for the
current draconian measures.
7. There is ample evidence that those who
staged the October 2000 coup d'état
relied on organized crime. It is well
known that Mr. Djindjic was intimately
involved with criminals, for example the
cigarette Mafia in Montenegro. In
addition, since the October 2000 coup
d'état, the new authorities have acted as
criminals on a grand scale - overthrowing
the elected government, routinely
violating the constitution and some of
the established rules of Yugoslav and
Serbian democracy, giving away the
Yugoslav economy to their controllers
from the NATO countries.
So: criminals in their own right, and
linked to the Mafia, but now they root
out organized crime!
===========================================
Repression in Serbia
targets Milosevic's work at The Hague
===========================================
8.. These developments in Serbia have had
a great impact on the defense of
President Milosevic. His research and
support team in Belgrade is under heavy
attack and his wife has been cut off from
him. All this jeopardizes his ability to
maintain his historic defense against
NATO's court.
9.. The affect of the arrests and witch
hunt against President Milosevic's family
have been magnified because the Tribunal
continues to prevent him from seeing
lawyers and other associates of his
choice.
========================
ICDSM prevented from
meeting with President Milosevic
========================
10.. At President Milosevic's request, in
mid-December the ICDSM sent a delegation
to The Hague. However, the meeting was
denied by the Tribunal after we were told
it would be accepted. Two reasons were
given.
The first reason, claimed the Tribunal,
was that Ramsey Clark had visited
President Milosevic the day before, and
in the opinion of Tribunal officials,
this sufficed. ICDSM Attorney Tiphaine
Dickson spent a week at The Hague trying
to reverse this ruling; President
Milosevic protested as well; but all to
no avail.
Aside from the fact that Mr. Clark's
visit bore no relation to the work of the
ICDSM, and apart from the fact that
Tribunal officials were fully aware of
the request by President Milosevic to
meet our delegation well before the
impromptu visit of Mr. Clark, the reality
of this situation, where the Tribunal
arbitrarily decides who can and who
cannot see President Milosevic, and uses
one visit to cancel another, is absurd,
unacceptable and in violation of
President Milosevic's most basic rights.
The second reason for denying our visit,
according to the Tribunal, was that they
had concluded from reading the ICDSM
Website that we meant to report to the
media what President Milosevic told us.
This is remarkable. The Tribunal staff
and Prosecution regularly make
anti-Milosevic statements to the press.
The press lies about what transpires
during Tribunal proceedings. But not only
is President Milosevic forbidden to talk
to the press, on pain of being entirely
cut off from the outside world, but
members of his support committee are
forbidden to talk to the press as well.
We protest this attempt to gag us. Of
course it demonstrates the profound
insecurity of the Tribunal. So much
power, so frightened of daylight.
You will find in your press kit a copy of
the Tribunal's fax denying President
Milosevic his right to meet with our
delegation. [Note: This fax is now posted
on the Internet.]
http://www.icdsm.org/more/fax.htm
=================
Murder in slow motion
==================
11.. And there is more. We continue to
have the most serious concerns about
President Milosevic's medical care. When
his heart problems became more serious,
in the beginning of last year, the
Tribunal initially treated his condition
with aspirin. They refused to let
Yugoslav and other specialists examine
him. In November of last year we read in
the Dutch press that President Milosevic
had been given the wrong medicine.
Apparently nothing was done about this,
despite a flood of protests, because
President Milosevic continued to complain
about the side affects of the medicine he
received, which caused dizziness and
insomnia, making it hard to function.
That this was caused by faulty medicine
is indicated by the fact that when, very
recently, President Milosevic was given
different medication, the symptoms went
away.
12.. Is the problem mistaken diagnosis?
Or something worse?
Events make clear that this mistreatment
is deliberate.
Last July, Judge May read in court the
statement of a doctor who had examined
President Milosevic. The doctor said that
because of his serious heart condition,
President Milosevic should have more time
for rest. Instead, the Tribunal increased
his work hours.
Not only has the Tribunal refused to let
coronary specialists examine President
Milosevic, but in a session of the
Tribunal, at which President Milosevic
was not present, Judge May accused him of
refusing medication. This is simply a
lie.
========================
Four hundred *thousand* pages
========================
13.. The Tribunal has recently given
President Milosevic 400.000 (four hundred
thousand) pages of "relevant" documents
to read. If one were to read 500 pages a
day, obviously an impossibility, this
would take two years.
The intent is obviously to put an
unbearable strain on the former Yugoslav
head of state, whose heart condition
responds negatively to stress. This,
combined with the spiteful medical
'care', gives a picture of machinery
operating to destroy a man it cannot
politically defeat.
========================
If you can't defeat him, kill him
========================
14.. Perhaps The Hague proceedings were
planned to be a show trial. But
immediately the trial began, President
Milosevic's forthright, accurate and
devastating opening comments about what
NATO had done to his country frightened
those who control the Tribunal.
They realized that if ordinary people
were permitted to witness the
proceedings, the world would learn that
the media-created impressions of
President Milosevic, the Serbian people,
and what had happened in Yugoslavia, were
all based on lies.
Within days, virtually all television and
in-full newspaper coverage was stopped
cold.
========================
Why this case is so important
========================
Now, instead of a show trial, we are
witnessing a slow political murder! We
call upon on all people concerned with
the truth and with justice, upon all who
have realized NATO was wrong in
Yugoslavia, upon all who support
President Milosevic, upon all who support
fair play, to undertake initiatives to
support his demand to postpone this
so-called trial, to give President
Milosevic time to recover, with proper
medical care, and in freedom, to prepare
his continuing counterattack against
NATO's lies.
15.. Whatever their faults, national and
multinational states are today a crucial
component of ordinary people's rights -
often the very right to live - won over
centuries of struggle. All who now strive
for peaceful solutions to the problems of
our world should realize: Yugoslavia is
the model for national destruction in
this new Empire.
By refusing to make a legalistic defense
of just himself, by standing up to NATO's
lies about Yugoslavia at The Hague
Tribunal, President Milosevic is not only
defending the peoples of Yugoslavia.
He is defending us all.
-- ICDSM
1. To obtain the media kit, please write
icdsm@...
2. To be added to the ICDSM media list,
write icdsm@...
3. For further information contact Nico
Varkevisser
Phone ++ 31 20 615 1122
Fax ++ 31 20 615 1120
============================
(... To help the ICDSM fund, please go to
http://www.icdsm.org/donate.htm ...)
========================
Footnotes and Further Reading
========================
The record shows that President Milosevic
and the Serbian people have been the
victims of a campaign of media lies.
1) "Media Misrepresentation Of
Milosevic's Words: A Review Of The
Evidence," by Prof. Francisco Gil-White
at
http://www.icdsm.org/more/gw.htm
2) "KLA Attacks Everyone; Media
Attacks...Milosevic?" by Jared Israel at
http://emperors-clothes.com/articles/jared/expan.htm
3) Regarding our charge that the ICTY is
NATO's instrument, see "Official
Statements Prove Hague 'Tribunal' Belongs
to NATO," at
http://www.icdsm.org/more/belongs.htm
4) Here are 'Judge' May's own words
during the session of the so-called trail
on the 25th:
"?We have received a report, a medical
report, which in its conclusion describes
the accused as a man with severe
cardiovascular risk which demands careful
future monitoring. The authors recommend
that his workload be reduced?"
As a group of Nobel Prize winning
physicians from Germany noted in their
open letter to The Hague, since Judge May
made this statement, the ICTY has done
exactly the opposite.
http://emperor.vwh.net/icdsm/more/physicians.htm
www.icdsm.org
Disoccupati di guerra
Zastava addio? A 4 anni dalla guerra dimenticata e a due dalla svolta
liberista la più grande fabbrica di automobili dei Balcani è allo
stremo
LORIS CAMPETTI
Chi si ricorda più del Kosovo, due o tre guerre fa? Allora la guerra
si chiamava intervento umanitario e quando le bombe intelligenti
ammazzavano la popolazione serba, nonché quella albanese che si diceva
di voler difendere, si trattava soltanto di effetti collaterali. A
sostenere le ragioni delle bombe, il 24 marzo del `99, in Italia era
il governo di centrosinistra. Soffrendo, naturalmente, ma il
nostro paese doveva essere riconosciuto atlanticamente fedele e
promosso nel club delle nazioni che contano, spiegava il presidente
Massimo D'Alema. Ancora più sofferenza si registrava in casa della
Cgil, dove contro la guerra non furono schierate le armate pacifiche
dei lavoratori, in nome della contingente necessità. Oggi l'Ulivo sta
pagando cara quella guerra e deve rispondere a ogni piè sospinto alle
accuse delle destre al governo. La maggior parte dei dirigenti di
centrosinistra tenta goffamente di ribaltare la frittata per dire:
«Noi non siamo contro tutte le guerre, siamo contro questa guerra».
Solo da Sergio Cofferati, allora segretario generale della Cgil, è
venuto un ripensamento: «Forse non è stato fatto il possibile per
evitarla».
Non sto a chiedere a Rajka, a Ruzica e a Radoslav come valutino tale
ripensamento, che riguarda non solo un dirigente ma l'insieme della
più importante organizzazione di massa italiana, di fronte al rischio
di una nuova, terribile avventura bellica. I tre sindacalisti
della Zastava portano ancora sulla pelle i segni della guerra
umanitaria e sabato 15 febbraio, alla più grande manifestazione
pacifista, dal palco di piazza San Giovanni Rajka ha ricordato a
tutti cosa è stata quella guerra e quali macerie si è lasciata alle
spalle, senza risolvere alcuno degli obiettivi che i gendarmi del
mondo e i loro sherpa avevano annunciato. Rajka Veljovic parla bene
l'italiano e per questo, oltre che per passione civile, dal `99 si
occupa delle adozioni a distanza dei figli dei lavoratori della
fabbrica di auto distrutta dalle bombe, attivate in Italia da
associazioni, gruppi, da strutture della Fiom e dalla Cgil, cioè da
chi 4 anni fa non si era fatto abbindolare dalla «contingente
necessità». L'iniziativa era stata lanciata dal manifesto con
l'associazione Abc solidarietà e pace. Ruzica Milosavljevic è membro
della presidenza del sindacato metalmeccanico serbo e Radoslav Delic è
il segretario generale del Sindacato Autonomo Zastava. Ci siamo fatti
raccontare dai tre amici che cosa resta di quella che fu la prima
fabbrica di automobili dei Balcani, parte di un gruppo metalmeccanico
diversificato in moltissime attività. Una di queste è la Zastava
Kamiona, la cui proprietà vede tutt'ora la presenza - con una quota
vicina al 50% - della Fiat-Iveco. Ma è dall'inizio delle guerre che
hanno sventrato la ex-Jugoslavia che la multinazionale torinese si è
chiamata fuori, disinteressandosi della sorte della sua partecipata.
Qualche lettore ricorderà i nostri reportages dalla Zastava di
Kragujevac, le decine di operai che presidiavano la loro fabbrica
feriti dalle bombe, i reparti rasi al suolo, la centrale elettrica
colpita con millimetrica precisione così come le lapidi che
ricordavano i lavoratori uccisi dai nazisti nella 2° guerra mondiale.
Quasi nulla rimase in piedi delle officine e delle linee di montaggio,
dell'infermeria, del centro di calcolo. La distruzione del reparto di
verniciatura provocò un terribile danno ambientale per la
fuoriuscita di liquidi chimici cancerogeni (Pbc o pirolene) che sono
penetrati nel terreno della zona circostante lo stabilimento. Per non
parlare di uranio impoverito di cui, infatti, in Serbia non si parla.
Dati scientifici è impensabile averne, la caduta di Slobo Milosevic
non ha portato né trasparenza né sicurezza. Si sa, e ce lo conferma
Rajka, che i casi di tumori - in particolare al seno - sono aumentati
a dismisura nell'area di Kragujevac, tra le più inquinate della Serbia
insieme a Pancevo dove venne ripetutamente bombardato il
petrolchimico. Donne, anziani e soprattutto bambini sono le fasce più
esposte della popolazione. La situazione sanitaria è allarmante:
«Nel reparto di radiologia di Kragujevac gli apparecchi non funzionano
da mesi. Alla gente colpita dal cancro - dice Rajka - non resta che
aspettare la morte, senza quei farmaci introvabili o troppo cari che
potrebbero alleviare la sofferenza e allungare la vita. A Kragujevac
non c'è uno strumento per la mammografia e così le donne sono
costrette ad andare a loro spese all'ospedale di Belgrado, dove ci
sono soltanto due apparecchi. Nel presidio sanitario della Zastava,
ricostruito con la solidarietà internazionale, ce n'è uno ma non
funziona perché manca un pezzo, costosissimo. Degli operai che hanno
lavorato al risanamento del reparto fucine, sette sono già morti di
tumore al fegato e molti hanno gravi problemi alla pelle e al fegato.
Nel campo profughi di Kragujevac, dove vivono anche ex lavoratori
della Zastava, si stanno registrando svariati casi di tubercolosi».
Due anni fa, dopo la caduta del regime di Milosevic, sull'onda
dell'ubriacatura neoliberista il Gruppo Zastava è stato scomposto in
decine di aziende per favorirne la privatizzazione. Da allora,
soltanto un reparto è stato privatizzato (produzione di solventi,
appena 13 addetti). Nel frattempo, la mannaia del nuovo corso
economico e i dicktat del Fondo mentario hanno desertificato le
fabbriche, alla paralisi per effetto delle bombe e della crisi: dei
36mila dipendenti del gruppo ne restano meno di 16mila. Nel settore
automobilistico gli occupati sono scesi da 13.500 a 4.300. E chi
resta, di lavoro da fare ne ha ben poco. Prima dell'inizio delle
guerre jugoslave, la Zastava produceva 220 mila automobili, nel 2002
sono uscite dalle linee di montaggio di Kragujevac - parzialmente
ricostruite dal lavoro degli operai, organizzati dal sindacato di
Rajka - appena 10 mila vetture dei vari modelli Yugo. Il che significa
che ogni operaio costruisce poco più di due automobili l'anno. Per non
parlare dell'Iveco: 430 camion lo scorso anno, contro una produzione
di 5 mila in tempi normali. La drastica riduzione dell'occupazione è
stata realizzata attraverso l'incentivo alle dimissioni
(200 marchi per anno di anzianità), gli altri esuberi sono stati
collocati chi nel collocamento pubblico, chi in quello della Zastava.
Ma il mercato del lavoro è inesistente nell'area di Kragujevac, dove
vivono 200-250 mila abitanti, da sempre esclusivamenti legati alla
filiera della Zastava.
Gli investimenti stranieri non arrivano, il sistema bancario della
Serbia è al collasso (10 mila licenziati in pochi mesi). I disoccupati
nel paese sono 905 mila, il 50% della forza di lavoro. Il 65% della
popolazione spende meno di 2 dollari al giorno, il 20% meno di 1
dollaro. Solo il 3% dei disoccupati usufruisce di un sussidio
pubblico, pari al 60% del salario, garantito solo per il primo anno di
disoccupazione. Chi ancora lavora (si fa per dire) alla Zastava
percepisce un salario di 150 euro, a cui va sottratto il costo del
pasto. «Ma solo quando la fabbrica è aperta: a gennaio, lo
stabilimento è rimasto chiuso per tutto il mese e il salario è stato
sostituito da una sorta di cassa integrazione, quindi decurtato. Chi è
iscritto al collocamento della Zastava percepisce appena 50 euro e
dev'essere disposto a qualsiasi lavoro, anche ad andare a
cogliere la frutta «in un'altra parte della Serbia. Chi rinuncia viene
cancellato dal collocamento. Inoltre è in corso una riforma del
mercato del lavoro per cui, chi verrà scoperto a fare qualche
lavoretto per integrare il sussidio con cui non si campa, perderà
tutto». Eppure, nonostante la pesante crisi economica e sociale, un
piccolo mercato dell'auto esiste. Ma è un mercato particolare: «Invece
di sostenere la produzione dell'industria nazionale si favorisce
l'importazione». Racconta Rajka: «Due anni fa, uno dei primi decreti
del governo presieduto da Djndjc autorizzò l'importazione di vetture
usate, e in questo modo è stata affossata la nostra produzione. Pensa
che già nel primo anno sono state immatricolate 280 mila automobili
straniere, il che spiega il crollo della produzione Zastava» (prezzo
delle Yugo, da 3,5 mila euro per il modello base a 6 mila per la
versione Florida).
Il sindacato maggioritario (85% dei dipendenti sono iscritti al
Sindacato autonomo, quello che più si è impegnato nella ricostruzione
post-bellica e nelle adozioni a distanza) della Zastava, di quel che
resta dei vari pezzi del gruppo collassato, continua a battersi per la
ripresa della produzione e per modifiche legislative che ne sostengano
la domanda. In questo quadro, il ruolo dei sindacalisti è poco più che
assistenziale: «Ci battiamo per costringere la direzione a consegnare
regolarmente i salari ai dipendenti, e non è un'impresa da poco.
Organizzare scioperi è sempre più difficile, dopo lo spezzatino del
gruppo e i licenziamenti di massa». Ultimamente c'è stato un
proliferare di sindacatini. Prospettive di interventi di capitali
stranieri, per ora non se ne vedono. La Fiat-Iveco continua a
disinteressarsi della Zastava Kamiona, mentre la voce diffusa mesi fa
sull'arrivo di un mercante statunitense, Malcolm Briklin, in passato
importatore negli Usa di vetture Yugo, si è rivelata infondata. Si può
dire che l'unica iniziativa concreta a favore della Zastava negli
ultimi 4 anni, sia stata l'adozione a distanza dei figli dei
lavoratori.
Oggi, in Italia, molti pensano che la Jugoslavia sia tornata alla
normalità. «Purtroppo non è così - chiariscono Rajka, Ruzica e
Radoslav - e la situazione sociale, occupazionale, sanitaria è
peggiore di quando ci cadevano le bombe sulla testa».
Non possiamo che far nostro l'appello a rilanciare la solidarietà con
questi lavoratori d'oltre Adriatico. Per aderire all'iniziativa,
contattare l'associazione «Abc solidarietà e pace»: via Umberto
Calosso 50, 00155 Roma; email: abcsolidarieta@... posta
elettronica; http://abcsolidarieta.freeweb.org; telefono e fax:
06-4063334
---
Date: Tue, 1 Apr 2003 11:41:04 +0200
From: "Abconlus" <info@...>
To: A, B, C, Solidarietà e pace <abcsolidarieta@...>
Il 30 marzo 2003 si è svolta la IV Assemblea annuale dei soci dell'
Associazione "A, B, C, solidarietà e pace".
L'Assemblea, confermando la linea politica militante di diplomazia dal
basso, espressa in questi anni attraverso interventi e finanziamenti
mirati a sostenere microprogetti precisi, concreti e circoscritti, ha
voluto manifestare la sua opposizione a quello che sta accadendo in
questi terribili giorni nel Golfo, approvando, su proposta del
Consiglio direttivo, lo stanziamento di mille euro a favore dei
bambini iracheni curati nel dispensario per malattie gastrointestinali
infantili di Bassora. La somma sarà erogata a favore dell'Associazione
"Un ponte per...".
L'Assemblea ha anche approvato la relazione sull'attività svolta nel
corso del 2002 e i bilanci consuntivo 2002 e preventivo 2003.
Sono stati poi confermati, per altri tre anni, revisori gli amici
Giorgi Colomba Rossella, Giovanni D'Alfonso e Fabio Fanti e supplenti
Rosa Ortu e Marco Santamaria.
Nel corso dell'assemblea sono stati infine annunciati la "nascita" di
"A, B, C, solidariedade e paz - Guiné Bissau" e un accordo con la
Direzione Sanitaria della Regione Oio della Guinea Bissau.
Speriamo di poter lavorare sempre meglio grazie al vostro sostegno!
Cordiali saluti a tutti.
IL CONSIGLIO DIRETTIVO DI ABC
From: "Vladimir Krsljanin"
YU MEDIA CENTER BELGRADE
Utorak, 8. april, 13.00 Konferencija za novinare Udruzenja "Sloboda"
jugoslovenskog komiteta za odbranu Slobodana
Milosevica Prof. dr Mirko Zurovac, profesor Filozofskog fakulteta u
Beogradu, Dr Branko Rakic, docent Pravnog fakulteta u
Beogradu, Mr Vladimir Krsljanin, ambasador i Momo Raicevic, advokat,
govorice o Hagu i sudbini Srbije.
Prenos uzivo: srpski,
Prenos Konferencija
http://www.yumediacenter.com/srpski/indexs.asp
Tuesday, April 8, 1:00 p.m. Press conference by the "Sloboda"
Association of the Yugoslav Committee for the Defense of
Slobodan Milosevic Prof. Dr. Mirko Zurovac, professor at the Faculty
of Philosophy in Belgrade, Dr. Branko Rakic, assistant
professor at the Faculty of Law in Belgrade, Vladimir Krsljanin, M.A.,
ambassador and Momo Raicevic, lawyer, to speak about
The Hague and the destiny of Serbia.
Live broadcast: serbian,
Broadcast Conference
http://www.yumediacenter.com/srpski/indexs.asp
===
Date: Mon, 7 Apr 2003 03:15:48 +0200
From: "Vladimir Krsljanin"
STOP THE AGGRESSION AND THE HAGUE TERROR AGAINST SERBIA!
AFTER PRESIDENT MILOSEVIC EXPOSED THE ROLE OF THE
HAGUE AND ITS MENTORS IN THE PRESENT TERROR IN
SERBIA, TV TRANSMITIONS FROM THE TRIBUNAL HAVE BEEN
TEMPORARILY STOPPED IN SERBIA "DUE TO TECHNICAL
REASONS".
ON THURSDAY, APRIL 3RD, AFTER BEING FOR MONTHS
TORTURED BY THE "TRIAL" RHYTHM AND BY THE PRISON
CONDITIONS AND FINALLY GIVEN WRONG THERAPY,
PRESIDENT MILOSEVIC DEMANDED ADJOURNMENT OF THE
TRIAL FOR HIS PROPER MEDICAL TREATMENT, RECOVERY
AND APPROPRIATE PREPARATION FOR THE CONTINUATION
OF THE PROCESS. HE STRESSED THAT HE RECEIVED 400000
(FOUR HUNDRED THOUSAND) PAGES OF MATERIAL FROM
THE PROSECUTION. JUST FOR QUICK READING OF 500 PAGES
PER DAY, ONE WOULD NEED 800 DAYS!
IN SERBIA, DAYS OF DARKEST POLITICAL TERROR
CONTINUE. THOUSANDS HAVE BEEN ARRESTED - TO KILL
ORGANIZED CRIME, AUTHORITIES CLAIM. BUT DRUGS ARE
STILL IN THE SAME AMOUNT IN THE STREETS, AND ALMOST
AT THE SAME PRICE.
AFTER THE MEDIA HAVE BEEN TRANSFORMED INTO
DIRTIEST INSTRUMENT OF POLITICAL LYNCH, AND AFTER
SEVERAL OPPOSITION POLITICAL ACTIVISTS HAVE BEEN
ARRESTED, THE ACTION CONTINUES. THEY ARREST
GENERALS, LAWYERS (THEY DEFENDED CRIMINALS!),
JOURNALISTS! THE WARRANT AGAINST PRESIDENT
MILOSEVIC'S WIFE HAS BEEN ISSUED. THERE ARE RUMORS
ABOUT THE TORTURE IN PRISONS.
STOP THIS INFERNAL SEQUENCE!
WE STILL KNOW NOTHING ABOUT THE DESTINY OF OUR
COMRADES!
IN ALL BELGRADE SQUARES, IN SPITE THE TOTALLY CALM
SITUATION ALL THE TIME, ONE CAN SEE UNITS OF
GENDARMERIE (POLICE MILITARY UNITS) IN PANZERS, WITH
COVERED FACES, WITH MACHINE GUNS, WITH ARMORED
VEHICLES AND WITH THE LICENSE TO KILL (ANYONE WHO
WOULD RESIST ARREST).
NO MORE US DEMOCRACY IN SERBIA!
STOP THE US UNHIDDEN WAR IN IRAQ AND US HIDDEN WAR
IN YUGOSLAVIA!
STOP THE IMPERIAL GLOBAL CRUSADE AGAINST PEOPLE!
FREE MILOSEVIC! FREE SERBIA!
STOP THE POLITICAL REPRESSION IN SERBIA!
STOP THE EVIL CAMPAIGN AGAINST PRESIDENT MILOSEVIC, HIS
FAMILY AND ASSOCIATES!
RELEASE BOGOLJUB BJELICA AND OTHER POLITICAL PRISONERS!
SEND PROTESTS AND APPEALS TO YUGOSLAV EMBASSIES! -find
their addresses at http://www.mfa.gov.yu/Worldframe.htm
> "DAN" (Podgorica)
>
> Tragom zahtjeva Slobodana Milosevica da bude ispitan o "slucaju
> Stambolic``
>
> VIJEST DANA: Dusan Mihajlovic organizovao likvidacije?
>
> ~Za desetogodisnje vladavine Milosevicevih socijalista Dusan
> Mihajlovic je bio glavna spona izmedju vojne i civilne sluzbe
> bezbjednosti, politickih stranaka i studentskih organizacija
>
> U nastavku sudjenja pred haskim sudijom Ricardom Mejom,
> bivisi predsjednik SRJ Slobodan Milosevic je u ponedjeljak, vidno
> uzbudjen, zahtijevao od predsjedavajuceg sudskog vijeca da hitno
> izda dozvolu predstavnicima srpskih pravosudnih organa da ga
> ispitaju povodom slucaja ubistva Ivana Stamboli?a.
>
> - Imam i ja mnogo toga da kazem - bijesno je zakljucio
> gospodin Milosevic. Od uvodjenja vanrednog stanja u Srbiji,
> ovdasnje prilike pomno prate sve strane obavjestajne sluzbe,
> i njihovi analiticari.
>
> Potpisani novinar je, kontaktirajuci strane novinare, koji
> su ga intervjuisali, dosao do skandaloznog otkrica.
>
> Likvidaciju Ivana Stambolica, atentate na gospodina Vuka
> Draskovica i pokojnog premijera Zorana ?in?i?a, organizovao
> je srpski ministar unutrasnjih poslova Dusan Mihajlovi?!
>
> Analiti?ari stranih sluzbi bezbjednosti pamte da je gospodin
> Mihajlovi? bio dugogodisnji Milosevicev koalicioni partner.
> Preko njegovog poslovnog sistema "Lutra`` finansirane su
> "crvene beretke", paravojska i srpska opozicija.
>
> Po nalogu gospodina Milosevica, gospodin Mihajlovic je
> za usluge "dobre`` volje placao i Draskovicev Srpski pokret
> obnove i Djindjicevu Demokratsku stranku.
>
> Dusan Mihajlovic je za desetogodisnje vladavine Milosevi?evih
> socijalista bio glavna spona izmedju vojne i civilne sluzbe
> bezbjednosti politickih stranaka i studentskih organizacija.
>
> Dolaskom DOS-a na vlast, gospodin Mihajlovic je,
> spretnom rukom stranih sluzbi bezbjednosti, postavljen za ministra
> policije.
>
> - Kada je to mjesto zauzeo, izjavio je da je vidio svoj dosije,
> i da ga je nasa bezbjednosna sluzba vodila kao elitnog
> agenta britanske obavjestajne sluzbe Mi-5. Sa tim podacima
> Mihajlovic je pravio sale.
>
> Prvo sto je ucinio, Mihajlovic je strpao u zatvor bivseg
> sefa Drzavne bezbjednosti gospodina Radomira Markovica,
> a potom se, elegantno, otarasio i njegovog nasljednika
> gospodina Gorana Petrovica i njegovog zamjenika Zorana Mijatovica.
>
> U britansku ambasadu u Beogradu, po obnavljanju diplomatskih
> odnosa, na sluzbu, kao diplomate, dolaze i Entoni Monkton i
> njegova supruga, koji su sluzbenici Mi-6. Na vrata gospodina
> Mihajlovica oni ulaze bez kucanja, bez najave.
>
> Na dan Djindjicevog strijeljanja, u popodnevnim satima, kada
> je uvedeno vanredno stanje, gospodin Monkton je tri sata
> bio u kabinetu gospodina Mihajlovica. Taj razgovor nije
> za prepricavanje.
>
> Kao ministar unutrasnjih poslova, gospodin Mihajlovic je
> mjesecima tvrdio da policija ima saznanja ko je ubio Ivana
> Stambolica, ko je organizovao atentate na gospodina
> Draskovica, ali da nema sudskih dokaza. Gospodin
> Mihajlovic je, sigurno, sve te podatke, izgleda, precizno, znao.
>
> Koriste?i se vanrednim stanjem, gospodin Mihajlovic je
> pohitao da se oslobodi svih nezgodnih svjedoka. Iza brave
> su se nasli bivsi funkcioneri Drzavne bezbjednosti Jovica
> Stanisic Frenki Simatovic.
>
> Milorada Lukovica Legiju, Mihajilovic je optuzio kao glavnog
> organizatora. Navodne finansijere i u?esnike na atentat
> Vuka Draskovica, gospodina Spasojevica i Mileta Lukovica
> Mihajilovic je pobio. Bez Legije, kao karike izmedju narucioca
> i izvrsilaca, Mihajloviceve ruke ostaju ciste. Bez Jovice
> Stanisi?a, Franka Simatovi?a i Radomira Markovi?a,
> Mihajlovicev dosije, smatra on, ostace van ociju radoznalih.
>
> Odlukom Stejt dipartmenta, od Haskog tribunala povuceni
> su svi dokazi koje su americke sluzbe prikupile o zlocinima
> na prostorima bivse Jugoslavije, pod izgovorom da bi na
> taj nacin SAD izgubile ugled predstavljajuci se da sve
> po bijelom svijetu spijuniraju.
>
> Teret dokazivanja preuzela je engleska obavjestajna sluzba.
> NJen diplomata Monkton ovih dana ulazi u kancelariju
> direktora BIA Mise Miljkovica i njegovog zamjenika Gorana
> Zivaljevica bez najave, bez prevodioca.
>
> Balkanske igre su uvijek zanimljive za strane obavjestajce
> i njihove analiticke mocne sluzbe, koje ovih dana ubrzano
> slazu kockice.
>
> Cini se da ce mozaik biti jeziv.
>
> Otuda, sa nestrpljenjem se ocekuje sta gospodin
> Milosevic o slucaju ubistva Ivana Stambolica ima da kaze.
>
> Milovan Brkic
>
> cetvrtak, 03. Apr. 2003.
>
For this document in english go to:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2419 )
FERMATE LA REPRESSIONE IN SERBIA!
Dichiarazione di G.A. Zjuganov, presidente dell'Unione Popolare
Patriottica di Russia
www.kprf.ru =
31 marzo 2003
Dopo l'assassinio del primo ministro Djindjic, in Serbia è stato
dichiarato lo stato di emergenza. E' chiaro che ciò rappresenta un
affare interno delle autorità di ciascun paese, che hanno il diritto
di decidere come reagire ad ogni situazione concreta. Però, diversi
segnali mostrano che lo stato di emergenza viene usato prima di tutto
per scopi politici. Si può far notare che la Serbia non vive nel caos
e neppure in uno stato di disobbedienza civile. La legge e l'ordine
vengono rispettati. Non esiste alcun pericolo proveniente
dall'esterno. Le indagini sull'assassinio proseguono senza ostacoli. E
allora che senso ha l'imposizione dello stato di emergenza?
In tal modo la libertà di stampa è stata drasticamente limitata.
Vengono proibiti i raduni, le assemblee e gli scioperi. Le azioni
delle autorità fuoriescono dall'ambito delle indagini e della lotta
contro la criminalità. La polizia ha ottenuto il diritto di effettuare
perquisizioni e arresti arbitrari, di intercettare le conversazioni
telefoniche, di violare la segretezza della corrispondenza. Più di
duemila persone sono state arrestate. Violando gravemente la legge,
sono stati costretti alle dimissioni 35 giudici. E' in corso
un'energica "purga" negli organi di sicurezza. Quale connessione
possono avere queste misure semplicemente repressive con la ricerca
degli assassini? Si è generata l'impressione che, dietro la copertura
della caccia agli organizzatori dell'assassinio di Djindjic, le
autorità della Serbia nascondano in realtà una resa dei conti con i
propri avversari personali e politici, ed abbiano l'intenzione di
stroncare ogni opposizione.
Sono stati tratti in arresto i leader della campagna in difesa di
Slobodan Milosevic, Bogoljub Bjelica, Uros Suvakovic e Goran Matic.
Minacce e pressioni vengono esercitate su membri della famiglia di
S.Milosevic. E' chiaro che questa "caccia alle streghe", gli arresti
di persone direttamente coinvolte nella difesa del presidente
Milosevic contro accuse rivelatesi false, sono dirette a salvare la
farsa giudiziaria dell'Aia, che rischia di andare incontro ad un
fiasco totale.
I paesi occidentali, che sostengono di avere a cuore la "democrazia",
ignorano completamente che in Serbia le libertà civili sono seriamente
minacciate.
L'Unione Popolare Patriottica di Russia condanna l'uso dello stato di
emergenza in Serbia che ha lo scopo di terrorizzare gli oppositori
politici dell'attuale regime e rivolge un invito al governo della
Serbia perché siano ripristinate quanto prima possibile le libertà
civili essenziali.
Siamo intenzionati anche a sollevare il problema della repressione
politica in Serbia nel corso della prossima sessione dell'Assemblea
parlamentare del Consiglio d'Europa.
FERMATE LA REPRESSIONE POLITICA IN SERBIA!
FERMATE L'ODIOSA CAMPAGNA CONTRO IL PRESIDENTE MILOSEVIC, LA SUA
FAMIGLIA E I SUOI COLLABORATORI!
LIBERATE BOGOLJUB BJELICA E GLI ALTRI PRIGIONIERI POLITICI!
31 marzo 2003
Traduzione dal russo
di Mauro Gemma