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Subject: Ammissione di colpevolezza di W. Petrich
Date: Wed, 3 Jul 2002 20:28:29 +0200
From: "Sergio"
To: <jugocoord@...>

Ieri si e' presentato l'ex "vicere" di Bosnia al processo a
Milosevic.
Il punto principale verteva sul NON accordo di Ramboullet e
sulle sue implicazioni. E' li' che e' successo un fatto INCREDIBILE
e ancora piu' incredibile che i media non l'hanno riportato in
prima pagina.
Petrich ha in sostanza ammesso indirettamente che per
implementare l'accordo politico di autonomia del Kosovo,
le truppe Nato intendevano occupare tutta la Yugoslavia.
Non con queste precise parole evidentemente, ma i fatti sono
i seguenti:
All' incalzare di Milosevic sul contenuto del famigerato
"Emendamento B" che prevedeva in sostanza l'incontrollato
passaggio e uso delle truppe NATO su tutto il territorio jugoslavo
(terra,mare,cielo) nonche' l'uso incondizionato e gratuito
delle infrastrutture che si rendessero necessarie e
l'affrancamento da azioni giudiziarie della magistratura
jugoslava nei confronti del personale NATO per qualsivoglia reato,
il Petrich nega che l'intenzione fosse di occupare la Jugoslavia.
Senonche' nel tentativo di giustificare questo documento,
dichiara - pestandosi i piedi con la zappa:
Queste disposizioni sono le stesse che sono state applicate
in Bosnia con l'accordo di Dayton e sono state semplicemente
trasposte nell'accordo di Rambouillet, dato che si
voleva seguire lo stesso modello. E aggiunge: Se lei, Milosevic,
ha firmato a Dayton, poteva firmare la stessa cosa a Rambouillet
ed avrebbe cosi evitato i bombardamenti.

Ora, anche i bambini sanno che la Bosnia NON e' un Paese
sovrano ma un PROTETTORATO e quindi il "buon" Petrich ha AMMESSO
che l'intenzione della NATO era di trasformare la libera e
sovrana Jugoslavia in un PROTETTORATO, magari amministrato
dallo stesso Petrich.
Un "cane di nazionalita' serba" ce l'ha gia', come ebbe a
dichiarare a suo tempo al Kurier, ma forse era per lui
poco, e gli serviva un intero Paese al suo comando.

Sergio


===*===


ROSSO XXI°

Periodico del Movimento per la Confederazione dei Comunisti
http://www.confederazionecomunisti.it/ROSSOXXI.htm
N° 11 - GIUGNO 2002

A proposito del processo dell?Aja

DOPO BARON K.F.H. VON MUNCHAUSEN

Un proverbiale narratore di storie esagerate
(prima parte)

Stephen Gowans


Vigliacco. Uno che dimostra o la da vinta all?ignobile
paura.
Se Carla Del Ponte, il capo procuratore dell?Aia,
fosse un pezzo di cioccolata, non assomiglierebbe
tanto alla cioccolata del suo paese nativo, la
Svizzera, quanto ad una barretta di Ex-Lax, la finta
cioccolata lassativa prodotta in America, il cui unico
proposito è quello di tirare fuori abbondanti quantità
di merda.
Ma che cos?è il Tribunale dell?Aia se non merda? E
Americano?
Del Ponte ha detto: ?Ogni individuo, irrispettoso
della sua posizione, del suo grado o del potere che
detiene, può essere portato di fronte alla giustizia
per crimini di guerra, crimini contro l?umanità e
genocidio?. [1]
Questo, per segnare l?apertura del processo all?ex
presidente della Jugoslavia, Slobodan Milosevic, che,
illegalmente rapito e trasportato all?Aia (sfavillanti
canti di vittoria sulla stampa occidentale su come
l?autorità della legge sia stata rivendicata) deve
rispondere alle accuse di crimini di guerra, crimini
contro l?umanità e genocidio.
Va di moda tra la sinistra americana, o una gran
maggioranza di quella che viene chiamata la sinistra
americana, dire ?Se fosse vero che tutti i capi di
Stato possono essere portati davanti alla giustizia,
allora Clinton, Blair, Schroeder, Albright, Fischer e
una lunga lista di capi della NATO, sarebbero seduti
al banco degli imputati con Milosevic?.
Che i capi della NATO dovrebbero sedere al banco degli
imputati è abbastanza vero.
Come scrisse John Laughland nel Guardian del 16
Febbraio ?è sempre stato ovvio che gli attacchi della
NATO alla Jugoslavia erano illegali sotto il sistema
del dopo guerra basato sulle Nazioni Unite. Non solo
erano attacchi non approvati dal Consiglio, ma il
Consiglio non è stato neanche consultato?.
È sicuro che i capi NATO non dovranno rispondere per i
loro crimini contro la pace. Chi li costringerà? Per
prima cosa, loro hanno creato il tribunale, hanno
stabilito i pubblici ministeri, hanno provveduto al
personale e fornito una parte del bilancio del
Tribunale. È una loro creazione.
Il Tribunale riceve inoltre aiuto dall?Open Society
Institute di George Soros.[2] Società ?aperta? come
mercato aperto, come non comunista e non socialista,
come non somigliante al modello dell?economia
jugoslava sotto il comunismo e il Partito Socialista
di Milosevic. Il socialismo di Milosevic è poco
trattato dai media, se non per fare due più due e la
risposta è quattro piuttosto che cinque e il nome di
Allende salta immediatamente in mente.
Ma c?è anche un?altra ragione per cui i capi NATO non
risponderanno alle accuse per aver violato la carta
della Nazioni Unite, per aver rifiutato di consultare
il Consiglio di Sicurezza e per essersi elevati al di
sopra delle leggi internazionali. Il Tribunale
dell?Aia non ha la giurisdizione per perseguire i
crimini contro la pace. Infatti, non c?è nessun
crimine contro la pace, che erano le basi di
Norinberga e la Carta delle Nazioni Unite. Tutto
questo è stato buttato giù da Blair e Clinton, che
hanno dichiarato un nuovo ordine mondiale, nel quale
la NATO, o più probabilmente gli USA, possano
intervenire quando gli pare negli affari interni di
qualsiasi Stato sovrano.
John Laughland ha detto che questo fu adombrato dai
nazisti: ?come i globalisti di oggi, i nazisti
dichiararono che le realtà economiche erano cambiate e
che, per questo, le grandi potenze potevano avere il
diritto legale di interferire negli affari interni di
nazioni più piccole situate nella loro sfera
d?influenza?.
?Secondo la teoria nazista del ?grande spazio?, ha
continuato Laughland, ?la sovranità dello stato era
una falsa invenzione del liberismo materialistico? o,
in termini moderni, è una falsa invenzione dei capi
che vogliono un riparo dietro al quale possano violare
i diritti umani, costruire armi di distruzione di
massa, o dar rifugio a Osama Bin Laden.
Il punto di vista preferito dalla sinistra di Chomsky
è che Milosevic è un piccolo delinquente, un uomo da
non stimare che ha fatto qualcosa di male, ma non così
male come hanno fatto i capi NATO. I delinquenti veri
vivono a Washington e a Londra.
Milosevic è davvero un delinquente, anche piccolo,
come dice questa versione? Sarò onesto. Non lo so. Ma
so che di solito si dovrebbe avere una base per
accusare qualcuno, qualcosa in più che un?accusa
infondata fatta da qualcun altro. Ma troppo spesso gli
articoli di giornale sono presi per veri, anche da chi
ha speso molto del suo tempo a scrivere sulla
non-obiettività dei media. E quello che ho visto da
Del Ponte assomiglia a quello che Tony Blair ha
mandato in giro attraverso una testimonianza pubblica
come ?indiscutibile? evidenza dell?ideazione e
direzione di Osama Bin Laden dell?11 settembre,
vecchie storie basate su insinuazioni, dicerie e
conclusioni illegittime. In altre parole, accuse senza
sostanza.
Ammettiamo che Milosevic abbia usato il suo discorso
del 1989 come un ?Campo Kosovaro? per portare i serbi
in un impeto ultra-nazionalista. Il tribunale ha fatto
in modo di tirarlo fuori nella prima udienza. È una
buona storia. Ma è l?unica cosa che è, una storia,
ripetuta dalla stampa, e adesso presa dal tribunale.
Ma è una finzione.[3]
Strana cosa. La stampa prima aveva riportato la storia
correttamente, ma dopo l?ha rigirata, proprio nel
momento che la NATO stava bombardando ospedali,
fabbriche, stazioni, case, ambasciate e uccidendo
centinaia di serbi. Che quella NATO volesse creare il
mito di un orribile ultra-nazionalismo per distogliere
le critiche sui bombardamenti è difficile da non
considerare.
Il 29 Giugno 1989, il giorno dopo il discorso
vergognoso, che fa dire al tribunale che Milosevic è
un demagogo dell?ultra-nazionalismo, The Indipendent
ha riportato: ?Non c?è posto più appropriato che
questo campo del Kosovo per dire che accordo e armonia
in Serbia sono vitali alla prosperità della Serbia,
nonostante le differenze di nazionalità o religione,
ha detto Milosevic. Tolleranza reciproca e
cooperazione erano anche un sine qua non per la
Jugoslavia: ?Armonia e relazioni sulla base
dell?uguaglianza sono le condizioni per la
sopravvivenza del popolo jugoslavo?.
The Indipendent ha aggiunto: ?Milosevic ha parlato di
tolleranza reciproca nel costruire una ricca e
democratica società ponendo fine alla discordia che
aveva portato la Serbia ad essere sconfitta dai turchi
sei secoli fa.? Lo stesso giorno, la BBC ha riportato:
?Parlando alla folla, Milosevic ha detto che i serbi
dovrebbero aiutare gli altri a liberarsi ogni volta
che potessero, e non hanno mai sfruttato il vantaggio
di essere una grande nazione né contro gli altri né
per se stessi?. ?Ha aggiunto che la Jugoslavia era una
comunità multi-nazionale?, la BBC ha continuato, ?che
poteva sopravvivere solo se ci fosse stata la completa
uguaglianza per tutte le nazioni che vivono in essa?.
Dodici anni dopo, il 1° Aprile 2001, la BBC ha
cambiato la storia, proclamando che Milosevic aveva
?radunato un milione di serbi nel campo di battaglia
per comunicare di prepararsi alla battaglia?. La BBC
non era sola. I giornali che avevano originariamente
detto che il discorso di Milosevic era conciliatorio,
successivamente dissero che aveva fatto un discorso
ultra-nazionalista.
Il 3 Giugno 1999, con una gran parte della Serbia
rovinata dai bombardamenti NATO, The Economist
riportava: ?Ma è il nazionalismo primitivo,
fiancheggiato da un mito deludente dei serbi come
vittime perenni, che è divenuto il salvatore di Mr.
Milosevic (quando il comunismo è crollato nell?Unione
Sovietica) e la sua nemesi. Era un eccitante e
virulento discorso nazionalista quello che ha fatto in
Kosovo, nel 1989, riferendosi alla battaglia suicida e
coraggiosa contro i turchi (Principe Serbo Lazer)
quando la vecchia guardia serba sembrava essere in
pericolo di estromissione. Adesso lui è diventato
vittima della sua stessa propaganda.?
Il 9 Luglio, l?edizione internazionale del Time ha
riportato: ?Era il giorno di San Vito, una data che ha
caratterizzato la storia serba, coincidenza di mito e
stranezza. Il 28 Giugno 1389, gli invasori Ottomani
sconfissero i serbi nella battaglia di Kosovo; 525
anni dopo, un giovane nazionalista serbo assassinò
l?Arciduca austro-ungarico Francesco Ferdinando,
accendendo il conflitto che portò alla Prima Guerra
Mondiale. Ed era il giorno di San Vito 1989, quando
Milosevic stimolò l?entusiasmo di milioni di serbi per
un sentimento nazionalistico, con un discorso che
segna la sua ascesa al potere?.
Il 28 Luglio, quando si levavano domande sui 78 giorni
dei bombardamenti NATO, il New York Times scrisse:
?Nel 1989 il serbo Slobodan Milosevic arrivò con
l?elicottero nel campo dove 600 anni prima i turchi
avevano sconfitto i serbi nella Battaglia di Kosovo.
In un fervente discorso ad un milione di serbi, ha
galvanizzato la passione nazionalista che due anni più
tardi sfociò nel conflitto dei Balcani?.
Gregory Elich, un ricercatore e scrittore, ha deciso
di controllare la descrizione dei media in opposizione
alla trascrizione dei discorsi di Milosevic.[4]
Controllando una traduzione del governo USA, Elich ha
scoperto che i media (e adesso il Tribunale)
riportavano la storia in modo completamente sbagliato.
Non solo Milosevic non ha provocato un fervore
nazionalistico, ma ha fatto l?opposto, come la stampa
aveva riportato i giorni dopo il discorso.
Nel campo di Kosovo Milosevic ha detto ?La Serbia non
ha mai avuto solo serbi che vivono in essa. Oggi, più
che nel passato ci vivono membri di altre genti e
nazionalità. Questo non è uno svantaggio per la
Serbia, anzi sono convinto che è un vantaggio.
Composizioni nazionali di quasi tutti gli stati del
mondo oggi, specialmente quelle più avanzate, stanno
cambiando in questa direzione. Cittadini di diverse
nazionalità, religioni e razze stanno vivendo insieme
sempre più frequentemente e sempre con maggior
successo.? [5]
Questo difficilmente sembra un appello ad un
nazionalismo pieno d?odio.
Milosevic ha continuato: ?Eguali e armoniche relazioni
tra la popolazione jugoslava sono necessarie
condizioni per l?assistenza della Jugoslavia e
affinché possa riuscire a trovare una via d?uscita
dalla crisi e, in particolare, per la sua prosperità
economica e sociale. In base a questo la Jugoslavia
non sta al di fuori del contesto sociale del mondo
contemporaneo, particolarmente quello sviluppato.
Questo mondo è sempre più marcato da tolleranza
nazionale, cooperazione nazionale, e anche uguaglianza
nazionale. L?economia e la tecnologia moderna, come lo
sviluppo politico e culturale, ha guidato molte
persone vicino a se stesse, le ha fatte diventare
interdipendenti e sempre più uguali. Uguali e uniti i
popoli possono diventare parte della civiltà nella
quale l?umanità si sta dirigendo.?[6]
Allora, come ha fatto il Tribunale dell?Aia ad
arrivare all?idea che Milosevic ha usato il suo
discorso nel Campo del Kosovo, per trasformarsi da
dirigente comunista al virulento serbo nazionalista,
teso a costruire una ?Grande Serbia?? Si è per caso
basato sulle imprecise relazioni della stampa per la
sua ricerca? I suoi ricercatori hanno mai veramente
letto il discorso di Milosevic nel Campo del Kosovo? O
hanno semplicemente girato la storia per giustificare
l?intervento della NATO? Pensiamo al rappresentante
della NATO Jamie Shea per una risposta.
?Non è Milosevic che ha concesso al Justice Arbour il
visto per investigare nel Kosovo. Se alla sua corte,
come noi vogliamo, è permesso di investigare, sarà
così grazie alla NATO, quindi la NATO è amica del
Tribunale. Le nazioni della NATO sono quelle che hanno
provveduto a finanziare il Tribunale, quindi noi siamo
tra i maggiori finanziatori.?[7]
La NATO ha fondato il Tribunale, fornisce il suo
staff, ha scelto i pubblici ministeri e gli porta le
prove. La sua ovvia parzialità, il suo motivo per
mentire (per giustificare l?intervento della NATO) e
la sua dimostrata voglia di mentire (l?ovvia mendacità
di Del Ponte su qualsiasi capo che sta all?opposizione
che può essere portato a corte per rispondere di
crimini contro l?umanità), dovrebbe come minimo
mandare un segnale che può essere, forse, che i
crimini attribuiti a Milosevic sono stati creati.
Stranamente, questo segnale non è stato considerato da
quella che viene chiamata la sinistra di Chomsky.
Invece, Chomsky e i suoi discepoli hanno accettato
molte delle accuse fatte dalla stampa e dal Tribunale
senza preoccuparsi di esaminarle, o almeno senza
preoccuparsi di metterle in discussione. Prendiamo per
esempio Edward Herman, che scrive brillantemente
sull?ipocrisia di Washington. La messinscena di
Herman, se così vogliamo chiamarla, è dire: ?Sì, sì,
Milosevic (inserire qui ogni leader demonizzato da
Washington) è un delinquente, ma Clinton (inserire
qualsiasi leader americano di gradimento) è un
delinquente più grosso?.
Herman ha recentemente scritto che ?l?uccisione nel
1982 a Sabra e Shatila di palestinesi disarmati, dagli
800 ai 3.000, principalmente donne e bambini, è
paragonabile dalle 20 alle 50 volte i morti nel
massacro di Racak, che provocò i bombardamenti della
NATO sulla Jugoslavia,? continuando su questo, ?i capi
americani e i loro alleati (in questo caso Sharon)
sono peggio degli ufficiali nemici dell?America? (in
questo caso Milosevic, che è apparentemente ritenuto
responsabile del massacro di Racak).[8]
Ma ci sono tre problemi su questo:

1.Non è certo che l?episodio di Racak ?provocò i
bombardamenti della NATO sulla Jugoslavia?, come
Herman si è espresso, non più di quanto il caso
del Golfo di Tonkin provocò i bombardamenti
americani sul Vietnam del Nord. Racak fu un
pretesto, non un evento provocante, punto
trattato in altre occasioni da Herman.
2.Mentre Milosevic viene ritenuto responsabile per
i morti a Racak, i media sono stati veloci a far
notare che la pulizia etnica e gli omicidi
portati avanti dagli albanesi in Kosovo contro
la minoranza serba non è, da sé, una prova che
la forze dalla NATO siano complici nei crimini.
Sì, le atrocità sono state eseguite sotto il
naso della NATO, osservano i media, ma questo
non significa che la NATO permetta che accadano,
o li approvi, o li faciliti. D?altra parte,
Milosevic è considerato responsabile
dell?accaduto a Racak. Se questo è successo deve
essere perché Milosevic ne dispose gli ordini, o
acconsentì che accadesse, prosegue il
ragionamento, un esempio della sbalorditiva
ipocrisia che si penserebbe che Herman abbia
colto. Milosevic è stato giudicato da regole
diverse.
3.Esistono sostanziali motivi per dubitare che un
massacro sia mai avvenuto a Racak, e buone
ragioni per sospettare che l?avvenimento fu
studiato per offrire un pretesto per i
bombardamenti della NATO.

La storia ufficiale andò così: il 15 gennaio 1999,
alcuni poliziotti serbi entrarono nel villaggio
kosovaro di Racak, una roccaforte della KLA, e
uccisero uomini, donne e bambini a breve distanza di
tiro, dopo averli torturati e mutilati.
Spaventosamente, si dice che i poliziotti serbi sono
stati festosamente fischiati come arrivarono, per il
loro lavoro di massacro degli abitanti del
villaggio.[9]
Fu un dramma orribile, sicuro di suscitare
l?indignazione mondiale, e così fu.
La Segretaria di Stato USA Albright, così ansiosa di
grattare il suo dito permanentemente pruriginoso,
quanto il suo capo era ansioso di grattare i suoi
illimitati pruriti sessuali, ha voluto che la
Jugoslavia fosse bombardata immediatamente. Albright,
come una bambina dolorosamente contando le ore che
mancano a Natale, doveva aspettare fino a dopo il
rifiuto di Milosevic dell?ultimatum della NATO a
Rambouillet per avere ciò che voleva.
Bill Clinton per non essere da meno nell?esprimere
indignazione, ha detto: ?Dovremmo ricordare cosa è
successo al villaggio di Racak? uomini innocenti,
donne e bambini sono stati presi dalle loro case e
portati in una fossa, obbligati a chinarsi nel fango e
uccisi a colpi di pistola - non per qualcosa che
avevano fatto ma per quello che erano?.[10]
Ma il quotidiano francese Le Monde ha dubitato
dell?autenticità del massacro. Il 21 gennaio del 1999,
pochi giorni dopo l?incidente, ha riportato che
un?Associazione di Stampa e Tv ha filmato una
sparatoria a Racak tra la polizia serba e i
guerriglieri della KLA. Gli operatori erano presenti
perché i serbi li avevano avvisati che stavano per
entrare nel villaggio per arrestare un uomo, accusato
di aver sparato ad un ufficiale di polizia. Erano
anche presenti due squadre di osservatori
internazionali. Sembra dubbio che se stai per fare un
massacro inviti la stampa - e gli osservatori
internazionali - per guardare.
Il filmato mostrava che quando i serbi entravano a
Racak venivano accolti da colpi d?arma da fuoco dai
guerriglieri del KLA posizionati sulle colline
circostanti. L?idea che la polizia potesse scavare una
fossa e uccidere gli abitanti del villaggio a distanza
ravvicinata mentre subivano gli spari dei
guerriglieri, creava dei problemi a Le Monde. Allo
stesso modo, gli osservatori entrando nel villaggio
per accertarsi dei danni e intervistare gli abitanti
dopo lo scontro a fuoco non hanno visto nessun segno
del massacro. Per di più gli abitanti stessi non hanno
fatto parola riguardo al massacro.
Era solo passato un giorno quando il delegato di
Washington in Kosovo, William Walker, tornò seguito
dalla stampa - su invito del KLA - che trovò la fossa
comune piena di cadaveri. È possibile che la polizia
sia tornata dopo la sparatoria con il KLA quando gli
osservatori e la TV erano andate via mettendo in atto
il massacro coperti dal buio della notte?
Sembra improbabile. Racak è una roccaforte del KLA. La
polizia serba aveva già scoperto che se avessero
dovuto entrare nel villaggio avrebbero dovuto
affrontare i guerriglieri o quelli che Washington
chiamerebbe terroristi, se la situazione fosse
capovolta. Come avrebbero potuto torturare, mutilare e
uccidere a sangue freddo gli abitanti del villaggio,
mentre venivano attaccati ripetutamente dal fuoco del
KLA?
E perché, si è chiesto Le Monde, c?erano così pochi
segni di bossoli e sangue nella fossa?
In aggiunta all?inattendibilità della dichiarazione,
lo scorso febbraio un rapporto fatto da una squadra di
legali finlandesi che ha indagato sull?episodio, su
incarico dell?Unione Europea, ha riportato che nessuno
dei corpi era stato mutilato, che non esisteva nessuna
evidenza di torture e che soltanto a uno avevano
sparato a bruciapelo - tutto in disaccordo con la
versione ufficiale.[11]


[1] Deutshce Press-Agentur, 11 febbraio 2002
[2] Vedi Jared Israel, relazione ufficiale del
Tribunale dell?Aia appartenente alla NATO,
http://www.tenc.net\docs\h-list.htm
[3] Francisco Gil-White, professore di psicologia
all?Università di Pensilvania e membro del Centro di
studi sui conflitti etnopolitici, Solomon Asch, ha
esaminato la deposizione di Milosevic sul Kosovo. Vedi
http://emperors-clothes.com\milo\gw.htm
[4] Discorso di Milosevic, Campo Kosovo, 28 giugno
1989. Vedi
http://www.swans.com\library\art8\smilos01.html
[5] Ibid
[6] Ibid
[7] 17 maggio 1999 trascrizione della conferenza
stampa della NATO di Jamie Shea & Generale W.Jertz a
Bruxelles. Vedi http://www.icdsm.org\more\belongs.htm
[8] Edward Herman, Final Solution in the Occupied
Territories
http://www.zmag.org\susteiners\content\2002-02\11herman.cfm
[9] vedi anche Stephen Gowans, Sortine Through the
Lies of the Racak Massacre and other Myths of Kosovo,
Media Monitors Network http://www.
Mediamonitors.net\gowans1.html
[10] 19 marzo 1999 citato in FAIR: Media Advisory, un
aggiornamento su Racak 18 luglio 2001
http://www.fair.org\press-relises\racak-update.html
[11] FAIR: Media Advisory, un aggiornamento su Racak
18 luglio 2001
http://www.fair.org\press-relises\racak-update.html



(URL: http://www.confederazionecomunisti.it/
Dopo%20Baron%20KFH%20von%20Munchausen.htm )

Subject: Novi teksta na ARTEL GEOPOLITIKA_
Zivadin Jovanovic: Ukidanje drzave ili "Pacta
sunt servanda"
Date: Wed, 3 Jul 2002 11:19:47 -0700
From: "Artel"

ARTEL GEOPOLITIKA by www.artel.co.yu
office@...
Datum:03 juli 2002

?IVADIN JOVANOVI?: UKIDANJE DR?AVE i l i "PACTA
SUNT SERVANDA"

Izlaganje poslanika ?ivadina Jovanovi?a u raspravi pred
oba ve?a Savezne Skupstine o "Polaznim osnovama za
preuredjenje odnosa Srbije i Crne Gore"
Beograd, 31 maja 2002. godine

Sto je re?eno, i sto nije - u raspravi u Saveznoj
skupstini o "Polaznim osnovama za preuredjenje odnosa
Srbije i Crne Gore", 31. maja 2002. godine

Dokumenat "Polazne osnove za preuredjenje odnosa Srbije i
Crne Gore", su potpisali predsednik Savezne Republike
Jugoslavije, Vojislav Kostunica, potpredsednik Savezne
vlade, Miroljub Labus, predsednik Republike Crne Gore,
Milo Djukanovi?, predsednik Vlade Republike Srbije, Zoran
Djindji?, predsednik Vlade Republike Crne Gore, Filip
Vujanovi? i Havijer Solana, predstavnik Evropske Unije.
Dokumenat je potpisan u Beogradu 14. marta 2002. godine.
Pregovori o sadr?ini dokumenta vodjeni su vise meseci uz
sture, ?esto kontraditorne informacije za javnost. Dok su
u ime Crne Gore u?estvovali i predsednik Milo Djukanovi?
i premijer Filip Vujanovi?, u ime Srbije je u?estvovao
samo premijer Djindji?. Za neu?estvovanje predsednika
Milana Milutinovi?a nije dato nikakvo objasnjenje, niti
se on o tome oglasavao. U pregovorima je u?estvovao
Havijer Solana, visoki predstavnik EU za spoljnu i
bezbednosnu politiku, raniji Generalni sekretar NATO
pakta.
Da li je normalno da niko od potpisnika ne prisustvuje
zajedni?koj sednici dva ve?a Savezne skupstine na kojoj
se raspravlja o tom dokumentu?! Neshvatljivo je da niko
od njih nije danas u Saveznoj skupstini, pa ?ak ni
predstavnik Savezne vlade o kome smo pismeno obavesteni
da ?e u ovoj raspravi predstavljati Vladu. O ?emu to
govori? Da li oni uopste smatraju ovaj dokumenat svojim,
da li ose?aju obavezu da ga obrazla?u i eventualno brane,
da slusaju primedbe i zahteve saveznih poslanika? Ili ga
ni potpisnici ne ose?aju kao svoj? Arogancija i
nepodastavanje sa kojim se izvrsna vlast odnosi prema
Saveznom parlamentu i budu?nosti dr?ave govore o
neshvatanju posledica onoga sto su potpisali. Malo je
re?i da je to neodgovornost!

Parlament kao pokri?e izvrsne vlasti
Kao prethodno, postavlja se i pitanje cilja diskusije u
Saveznoj skupstini. Da li se ovaj dokument mo?e izmeniti,
dopuniti, u?initi boljim kao rezultat danasnje rasprave,
ili ne mo?e? Ako bi to bilo mogu?e, onda bi rasprava
imala smisla. Ali, dokumenat je napisan bez u?es?a
Skupstine, potpisan i serviran. Ne dozvoljavaju se bilo
kakve izmene i dopune. Savezni poslanici i Savezna
skupstina u celini, stavljeni su pred svrsen ?in: da
aminuju, da preuzmu odgovornost za nesto sto je uradila
izvrsna vlast izvan svojih kompetencija i ustavne
pozicije.
Stvari su postavljene naopako: izvrsna vlast je sa
stranim predstavnicima, sa Havijerom Solanom i njegovim
saradnicima, utvrdila dokumenat i osnovna resenja, a
Saveznoj Skupstini je ostavljeno samo da to prihvati ili
ostavi. Kakav je to odnos prema Parlamentarnoj
demokratiji, prema demokratiji uopste, ko odlu?uje o
ustavnim odnosima, ko kome asistira, ko koga kontrolise?
Ovo je vrhunac neprihvatljivog odnosa izvrsne vlasti
prema Parlamentu sa nepredvidivim posledicama. Pre vise
od godinu i po dana, zvani?no je zatra?eno otvaranje
rasprave u Saveznoj skupstini o sudbini dr?ave, o sudbini
Jugoslavije. Tadasnji savezni premijer Zoran ?i?i? je za
govornicom ovog visokog doma prihvatio tu inicijativu
SPS-a. Zahtev je vise puta ponavljan i tokom mandata
sadasnjeg premijera Dragise Pesi?a. Na?alost, inicijativa
nikada nije realizovana, niti je Parlamentu dat bilo
kakav odgovor.
Parlamenat se danas nalazi pred svrsenim ?inom: "Polazne
osnove" su potpisane od predstavnika izvrsne vlasti i
overene od Havijera Solane, One su servirane Saveznoj
skupstini po principu - "uzmi ili ostavi". Pacta sunt
servanda! Desava se upravo ono na sta smo odavno
upozoravali: o sudbini dr?ave odlu?uju izvrsni organi i
strani predstavnici, a ne Savezna skupstina i narodni
predstavnici. Skupstina je postala telo koje aminuje i
udara pe?at na tudje odluke.
A kako je tekao rad na "Polaznim osnovama", odgovorio je
predsednik dr Vojislav Kostunica u svom ekspozeu na
zajedni?koj sednici oba ve?a Savezne skupstine odr?anoj
18. aprila 2002. godine. Predsednik Kostunica u svom
ekspozeu, pored ostalog, izneo je da su o pregovorima
"obavestavane dve koalicije - DOS i Koalicija ,Zajedno za
Jugoslaviju,"! To bi i moglo biti nekakvo obrazlo?enje
kada bi se radilo o izradi partijskih, ili koalicionih
dokumenata. Ali, kada se radi o postavljanju temelja
budu?nosti dr?ave i njenih gradjana, takav metod rada,
takav nivo "transparentnosti" nisu prihvatljivi. Nema
opravdanja sto je Savezna skupstina spre?ena da uti?e na
sadr?inu "Polaznih osnova", sto je opozicija bila potpuno
isklju?ena i sto su, u krajnjoj liniji, stranci o tome
vise znali i "kumovali" nego gradjani ove zemlje. Kakav
metod - takav rezultat: imamo dokument koji je sve drugo
osim osnova za zajedni?ku dr?avu.

Bezimena nedr?ava
Da li "Polazne osnove" zna?e o?uvanje zajedni?ke dr?ave
Srbije i Crne Gore, ili njeno ukidanje?
Oni koji obrazla?u "Polazne osnove" neprekidno govore da
su sa?uvali "zajedni?ku dr?avu". U tekstu "Polaznih
osnova" nigde nema ni pomena "zajedni?ke dr?ave", ve? se
govori isklju?ivo o "dr?avnoj zajednici Srbije i Crne
Gore". A to je nesto sasvim drugo. "Zajedni?ka dr?ava",
jeste dr?ava. "Dr?avna zajednica" nije dr?ava. Ni
federacija, ni konfederacija, ni unija, ni republika, ni
kraljevina, ni predsedni?ka, ni parlamentarna, ni
nacionalna, ni gradjanska, ni centralizovana, ni
decentralizovana.
To je NEDR?AVA.
Sta su ?ije osnovne nadle?nosti, koji je odnos vlasti
"zajednice" u odnosu na vlast u republikama, kakav je
oblik vladavine - ostalo je potpuno nejasno. Pet
navedenih resora moglo bi da bude od zna?aja, ali je
ostalo bez objasnjenja sta su njihove nadle?nosti. Ako se
priznaje podeljenost tr?ista, dvojnost carina, poreza,
moneta - u ?ije ime ?e nastupati budu?i ministar za
spoljnoekonomske odnose i ho?e li on uopste biti
ministar? A sta je tek delokrug ministarstva za
"unutrasnje ekonomske odnose", ako su "unutrasnji" ko s
kim stupa u te odnose, je li to jedna od mnogih
skrivalica za odnose izmedju odvojenih tr?ista Srbije i
Crne Gore, zasto se onda tako ne ka?e!
Predvidjeno je da vojskom, stagod od nje ostalo,
komanduju tri predsednika konsensusom, sto zna?i - svako
i niko. O zajedni?koj policiji - ni govora. Predvidjeni
su Skupstina, Savet ministara, pet resora, predsednik,
ali ko za sta odgovara, kakav je odnos medju njima, kakav
izmedju njih i republi?kih organa - to je sve ostalo
otvoreno. Ako uopste ta tvorevina za?ivi makar i "na
odredjeno vreme" jedino je izvesno da ?e sporova biti na
pretek i da ?e Solana, ili jos verovatnije neki njegov
"specijalni izaslanik", imati tako mnogo posla da ?e
morati da se preseli u Beograd. Bar na "odredjeni rok".

"Preuredjenje" kao ukidanje drzave
Formulacija "preuredjenje odnosa Srbije i Crne Gore" je
skrivalica za ukidanje dr?ave, za ukidanje Jugoslavije.
Istina, ne odjednom, ve? u fazama, na rate. Neizbe?ne
posledice usvajanja ovakvog "preuredjenja" bi?e dalje
bujanje separatisti?kih snaga i trendova koji se ne svode
samo na ukidanje Jugoslavije kao zajedni?ke dr?ave, ve?
se usmeravaju na dezintegraciju Srbije, i na
dezintegraciju Crne Gore. Dobro su poznate separatisti?ke
snage i tendencije i u samoj Crnoj Gori.
Da li je puka koincidencija da je "ustavnim okvirima" za
Kosovo i Metohiju predvidjen isti prelazni period od tri
godine, bas kao i u Beogradskom sporazumu o preuredjenju
odnosa Srbije i Crne Gore"? Razume se, da nije. U oba
slu?aja su autori, ili koautori medjunarodni predstavnici
- Hekerup i Solana kod kojih se retko desava neuskladjen
nastup, ili slu?ajno poklapanje rokova.

Gde je sustina - tu je i ime
U "Polaznim osnovama" nigde se ne pominje suverenitet i
teritorijalni integritet sto su osnovna obele?ja svake
dr?ave. "Osnove" ne daju odgovor na pitanje - ko je
nosilac suvereniteta. Ho?e li gradjani Srbije i Crne Gore
imati zajedni?ko dr?avljanstvo i kako ?e se ono zvati? A
pasos, grb, himna...?
Nedr?ava koja se predla?e nema ni svog imena. Simulira se
da je ime puki zbir imena dve republike, Srbije i Crne
Gore. Predsednik Kostunica poru?uje da nije va?no kako se
nesto zove, ve? sta u sustini zna?i. Ne mo?emo ulaziti u
to kako bi se sef dr?ave li?no ose?ao da mu neko dekretom
ukine, protiv njegove volje, promeni li?no ime. Ali, sa
tako visokog mesta poruke narodu ne treba da budu -
zavaravanje. U "Polaznim osnovama" nema jasne dr?avne
sustine, pa je posledica - da nema ni imena. Ime
Jugoslavija koje je bilo dobro, prihva?eno i cenjeno, i u
narodu i u svetu, bez malo osam decenija - nije neva?no,
niti formalno pitanje. Govori se da ime Jugoslavija danas
ne odgovara zato sto su se ?etiri bivse jugoslovenske
republike otcepile. Ako njima ime Jugoslavija ne
odgovara, one su dobile satisfakciju - odlaskom iz
Jugoslavije. Srbija i Crna Gora su ostale u toj dr?avi, u
njima je najve?i broj ju?nih Slovena i zasto bi
otcepljene republike ili bilo ko iz inostranstva,
direktno, ili posredno uticao na to da se zadr?i ili
ukine ime Jugoslavija?! "Preuredjenje odnosa" izmedju
Srbije i Crne Gore, stagod bila sadr?ina tih novih odnosa
- ne zahteva, ne zna?i i ukidanje imena Jugoslavija.
Najzad, ko je pitao narod da li mu smeta ime Jugoslavija?
Ili nasi vlastodrsci u interesu demokratije ne?e da
zamaraju narod tako bezna?ajnim pitanjem!

Jugoslavija - vise od imena
Ime Jugoslavija je vrednost, simbol doprinosa pobedama u
savezni?kim ratovima protiv imperija, protiv fasizma i
nacizma. Za ime Jugoslavija vezan je doprinos miru,
stvaranju Ujedinjenih nacija, Svetske banke i MMF-a,
KEBS-a (OEBS-a) i gradjenju Evrope kao zajedni?kog doma
za sve narode i dr?ave. Jugoslavija je dugi niz godina
posle Drugog svetskog rata bila simbol uspeha u
ekonomskom, tehnoloskom, kulturnom, nau?nom, sportskom i
svakom drugom razvoju. Treba li podse?ati da je u toku
dugog perioda posle Drugog svetskog rata Jugoslavija, uz
Japan, imala najvisu stopu ekonomskog razvoja, da je
imala ?ivotni standard daleko visi nego u ?itavoj
Isto?noj Evropi, da nije pripadala blokovima. Jugoslavija
je vrlo rano primenila elemente tr?isne ekonomije, u
pojedinim privrednim granama nikada nije ukidala privatni
sektor i za ve?inu zemalja u svetu bila je primer
napretka u obrazovanju, nauci, tehnologiji.
Jugoslavija je bila doma?in svetskih i regionalnih
konferencija - konferencije MMF-a i Svetske banke,
Generalne konferencije UNESKO-a, dva samita nesvrstanih
zemalja, prve konferencije ministara inostranih poslova
balkanskih zemalja i mnogih drugih. Ime Jugoslavija se i
danas postuje u svetu jer se za to ime povezuje doprinos
dekolonizaciji, afirmaciji, ravnopravnosti, saradnje,
nemesanja, slobodnog izbora puteva, unutrasnjeg razvoja.
To ime uslo je u sve enciklopedije sveta kao pozitivna
tekovina naroda na ovim prostorima i Evrope. Jugoslavija
je subjekat (potpisnik) preko tri hiljade medjunarodnih
sporazuma. To ime takodje predstavlja, ne samo formalnu
nego i sustinsku branu protiv separatizama i tendenciji
daljeg prekrajanja granica na ovim prostorima sto je
ujedno opasnost i za druge zemlje Evrope. Zato je ogromna
odgovornost onih koji u naletu svakojakih samoobmana i
nekriti?nosti prema ?eljama iz inostranstva, takore?i
potezom pera, ukidaju i dr?avu i njeno ime. Zasto se
gradjanima ne pru?i sansa da o tome sami odlu?e na
referendumu, umesto politi?ke oligarhije?
Svaku dr?avu na svetu karakterise jedno tr?iste, jedna
moneta, jedan carinski, jedan poreski sistem. Postoje
mnogi primeri gde vise suverenih dr?ava ima jedno
tr?iste, jedan novac, iste carine i poreze. (Pored
Evropske unije, to je severnoameri?ka asocijacija NAFTA,
juznoafri?ka asocijacija SADCC i druge.) Medjutim, nema
primera da je jedna dr?ava uspesno startovala na put
razvoja koegzistencijom dva privredna, carinska, poreska
i monetarna sistema kako je to predvidjeno u "Polaznim
osnovama". Da li se mo?e poverovati da u nesto sto nigde
ne postoji, sto se nigde nije pokazalo kao racionalno i
uspesno, ima perspektive da se odr?i u slu?aju Srbije i
Crne Gore? Gde je u tome Evropsko iskustvo i standardi!

Ustavna povelja - ni ustav ni osnovni zakon
Ta "dr?avna zajednica" nije dr?ava, zato njeni
"arhitekti" nisu predvideli da ima ustav koji je bitna
odlika savremene dr?avnosti."Ustavna povelja" nije ustav.
Ako delovi i odredjena resenja iz Ustava od 1992. godine
nisu dobra, nisu za?ivela u praksi - Ustav se moze
promeniti i za to postoji Ustavom propisani postupak. U
svakom slu?aju, promene, kolike god bile po obimu i
sustini, sve do donosenja potpuno novog ustava, svojim
resenjima trebalo bi da nas pribli?e praksi i resenjima u
Evropi, da anticipiraju trendove dalje integracije, a ne
da legalizuju "fakti?ko stanje" i praksu divergentnu od
evropskih tokova.
Relativiziranje zna?aja ustava kao osnove dr?avnosti - i
pokusaji odbrane "ustavne povelje" kao zamene za ustav je
takodje jedna od mnogih samoobmanjuju?ih teza aktuelnih
predstavnika izvrsne vlasti koja ne mo?e da izdr?i iole
serioznu pravnu i politi?ku kritiku. Iznenadjuje kada
takvi pokusaji dolaze sa vrha dr?ave i od li?nosti sa
renomeom pravnih nau?nika. Primer Nema?ke koja umesto
ustava ima osnovni zakon nije argument u prilog "ustavnoj
povelji". Ustav jeste - osnovni zakon svake dr?ave.
Povelja nije zakon - najmanje - osnovni.

Hleba i "diskontinuiteta"
Od dolaska DOS-a na vlast javnost je ve? navikla da slusa
samohvalisanje o tome sta je postignuto na medjunarodnom
planu odricanjem od kontinuiteta medjunarodnopravnog
subjektiviteta Jugoslavije. Tvrdi se da je oja?an
medjunarodni polo?aj i ugled zemlje, da nasi dr?avni
predstavnici svuda u svetu nailaze na razumevanje i na
otvorena vrata, da je obezbedjena puna podrska (i
pohvale) reformama i tsl. Jedino nema objasnjenja zasto
nakon sve te podrske dr?avnim predstavnicima u zemlji
eskaliraju separatizmi i centrifugalne tendencije, ne
samo na Kosovu i Metohiji i u Crnoj Gori, ve? kako se
vidi i u Vojvodini, u opstinama na jugu Srbije (Presevo,
Bujanovac, Medvedja), u Raskoj oblasti! Zatim, kako sa
ocenom o sna?nom ugledu i polo?aju pomiriti odluku
ameri?kog predsednika Busa da za godinu dana produ?i
sankcije prema Srbiji uvedene jos daleke 1992. godine,
koincidenciju te odluke sa slicnim uslovljavanjima
izra?enih od predsednika ameri?kog Senatskog komiteta za
spoljnu politiku Bajdena, kao i od predsednika Pravnog
komiteta Saveta Evrope Lipelta (Kosovo i Metohija, Hag).
Ustav SRJ iz 1992. godine napadan je bespostedno od
dolaska DOS-a na vlast. Jedinu "postedu" imao je u
trenucima kada su se DOS-ovi lideri, uklju?uju?i
predsednika dr?ave dr Vojislava Kostunicu, zaklinjali na
vernost tom dokumentu i vrednostima koje je stitio. A na
samom po?etku Ustava kao jedna od tih vrednosti -
formulisan je - kontinuitet. I onda, posle svih tih
kritika, umesto da se gradjanima ponudi bolji Ustav, za
?im svakako ima potrebe - dolaze "Polazne osnove",
ukidanje Ustava i obe?anja Ustavne povelje. Kao spasenje!
?ije? U ?emu ?e ta ustavna povelja biti bolja od
proka?enog "?ablja?kog ustava"?
Kad u zemlji nema napretka, kada opadaju zaposlenost i
proizvodnja, kada se produbljuju podele i siromastvo,
kada pada prag minimalne zastite dostojanstva, kada je
krsenje ustava i zakona svakodnevica - onda za utehu
dobijamo - diskontinuitet, politi?ki i pravni. Tome je
predsednik Kostunica u svom ekspozeu u Saveznoj skupstini
dao novi doprinos. On je rekao: "Ono sto se nudi
("Polaznim osnovma") nije samo ustavni, vec i istorijski
diskontinuitet i novi po?etak". Ostao je, medjutim, du?an
da objasni - sta podrazumeva pod "istorijskim
diskontinuitetom", sa kojim periodom istorije treba narod
da raskrsti da bi mu bilo lakse i lepse? Od Kosovske
bitke, od revolucije 1804, ili drugog srpskog ustanka, od
odbrane Srbije 1914. i stvaranja prve Jugoslavije, od
oslobodila?kog ustanka 1941 i saveznistva sa Rusijom,
SAD, Velikom Britanijom u Drugom svetskom ratu, ili mo?da
od 1945. i stvaranja Druge Jugoslavije, od "Brionskog
plenuma", od famozne "Osme sednice"... Ne re?e Predsednik
u ?emu je to dobar i spasonosan taj "istorijski
diskontinuitet"?!
Sa diskontinuitetima - pravnim, politi?kim, pa i ovim
najnovijim zalaganjem za "istorijski diskontinuitet" nije
bas tako jednostavno, kao sto se narodu predstavlja. Mo?e
li narod ostati u kontinuitetu ako se pravi
diskontinuitet u njegovoj istoriji? Ili se mo?da posredno
nudi neki novi pojam - naroda sto u raznim novatorijama
od dolaska DOS na vlast i ne bi bilo neko iznenadjenje.
Ko ?e narod ubediti da raskine sa dedovima, o?evima,
pradedovima, ?ukundedovima .... sa belim orlovima? Mo?e
li se prekinuti vreme, tok, istorija? Ili ?e im se
poru?iti da su svi njihovi bli?i i dalji preci bili dobri
i u pravu, ali da su sve do dolaska na vlast DOS-a bili
zavedeni, omamljeni nenarodnim vodjama u medjuvremenu! A
kako narodu objasniti da su to bile generacije predaka i
lidera koji su bili visoko uva?eni i u susedstvu, i u
Evropi, i u svetu. Kako i zasto prekidati sopstvenu
istoriju, praviti diskontinuitet u njoj ve?ito posve?enoj
slobodi, saveznistvu, kad to niko ne ?ini, pa ni oni koji
su bivali i na drugim stranama, koji su vekovima
porobljavali, upravljali drugim ljudima, ?iji su preci
pioniri etni?kog ?is?enja i mnogo ?ega drugog sto je
daleko od svakog shvatanja ljudskih prava.
"Diskontinuitet u istoriji" - to je previse! Ma ?ija
ideja bila, pozadina, i stagod bila naknadna pojasnjenja.
Jednostavno, narod traje, sa svojim korenima i istorijom.

Razmetanje parolama o diskontinuitetu nije seriozno, jer
to ne vodi stabilnosti, razvoju i demokratiji. To nije
odlika ni dobrog doma?ina, jos manje - dr?avnika. Lako je
negirati, sejati sumnje, rusiti. Tesko je u?vrs?ivati
dobro, dogradjivati dostignuto, pokazati svoj opredme?eni
doprinos. Ne mo?e se ve?ito sve od po?etka, kao da nista
i niko nije valjao. Istorija, ?ivot, razvoj i napredak
postojali su i pre dolaska DOS-a na vlast.

Nastavljanje "kontrolisane krize"
"Polazne osnove" nista ne resavaju, osim sto obezbedjuju
produ?avanje "kontrolisane krize". Nastavljanje
neizvesnosti i politicke nestabilnosti neizbe?no ?e
smanjivati interes stranih partnera za ulaganja u nasu
privredu, usporava?e privredni razvoj i uzrokovati
produbljivanje ve? naraslih ekonomskih i politi?kih
problema. Ako se radi o tvorevini na tri godine, ako se
legalizuje postojanje odvojenih tr?ista, zasebnih
poreskih, carinskih i monetarnih sistema Srbije, na
jednoj, a Crne Gore, na drugoj strani - tesko se mo?e
o?ekivati da ?e ozbiljni strani partneri da ulaze u rizik
investicionih ulaganja!
"Polazne osnove" konsoliduju ostvareni stepen otcepljenja
Crne Gore od Savezne Republike Jugoslavije, legalizuju
dostignutu odvojenost od Srbije. Oni koji su takav
dokumenat sastavili i potpisali, pozivaju se na fakti?ko
stanje i rutinski ponavljaju da je za sve kriv "raniji
re?im". Pitanje je, medjutim, da li fakti?ko stanje koje
karakterise secesionizam aktuelnog crnogorskog
rukovodstva treba legalizovati i mogu li se potpisana
dokumenta o ukidanju Jugoslavije prodati kao "uspeh"
Kostunice, Djindji?a i Labusa. Kakve li ironije!
Kostunica i Djindji? ni u ?emu se ne sla?u, tako bar u
javnosti izgleda, ali zato bez re?i prihvataju "ustavne
okvire Hekerupa" za Kosovo i Metohiju i potpisuju papir
Havijera Solane o ukidanju Jugoslavije. Da - takodje se
sla?u o blagotvornom dejstvu diskontinuiteta i o tome da
je ve?i deo novije istorije naseg naroda bio greska,
zabluda, propast.
Za secesionisti?ke trendove Crne Gore, za podele u
politi?kom bi?u te Republike, do potpisivanja ovog
dokumenta odgovornost je snosio re?im Mila Djukanovi?a.
Sa potpisivanjem ovakvih "Polaznih osnova" i rukovodstvo
Srbije, istina bez predsednika Milana Milutinovi?a
(ukoliko je on uopste deo sadasnjeg rukovodstva Srbije) i
rukovodstvo SR Jugoslavije preuzeli su na sebe
odgovornost, podelili je sa Djukanovi?em, i tako ga
spasili rizika i neizvesnosti. Zasad. Ostvareni nivo
secesije je priznat, legalizovan, sada mo?e da ide dalje.

Poklon Djukanovi?u
Milo Djukanovic, oslabljen podelama u Crnoj Gori, dobio
je na poklon alibi za odustajanje od referenduma na kome
bi, najverovatnije, pretrpeo poraz. Uz anga?ovanje Solane
i "fleksibilnost" Kostunice i Djindji?a, Djukanovi? je
dobio tri godine. Da li ?e mu biti potrebno tako dugo
vreme za potpuno ostvarenje secesije ostaje da se vidi.
Ali, tesko je poverovati da ?e ga u tome ozbiljno
zaustavljati oni koji su ga sada spasili referenduma,
koji su mu gledali kroz prste razne "nestasluke" o kojima
bruji evropska stampa ili oni koji i danas nastavljaju da
mu daju kredite direktno, zaobilaze?i saveznu dr?avu.
Predsednik Kostunica je jedan od potpisnika "Polaznih
osnova". Posto su tu jos potpisi ?etvorice predstavnika
doma?ih vlasti i jednog predstavnika Evropske Unije,
tesko je ulaziti u to koliko je ?iji li?ni doprinos
konceptu NEDR?AVE. Medjutim, predsednik Kostunica je
jedini u svom ekspozeu u Saveznoj skupstini registrovao
sve va?nije kritike "Polaznih osnova" i pokusao da ih
opovrgne, da opravda sve - ono sto taj dokument sadr?i, a
o?igledno nije dobro i ono sto ne sadr?i a svakako je
imperativ dr?ave. U?inio je to, medjutim, bez ubedljivih
argumenata.
On opravdava i zasto za dr?avu nije nu?no da postoji
ustav nego je dobra ili bar dovoljna ustavna povelja;
zasto su se u unutrasnje odnose nase zemlje direktno
umesali Evropska unija i Havijer Solana; i zasto "nije
bitno ime dr?ave ve? sta ono stvarno zna?i"; i zasto je
dobar ve?iti "novi po?etak"; i zasto je "bolja dr?ava na
probu nego nedr?ava"; i zasto ne treba da nas brine sto
je u "Osnovama" predlo?eno nesto sto nigde ne postoji,
jer "?istih oblika nema". Itd., itd.
U svom ekspozeu, predsednik se retori?ki pita - "sta se
promenilo u odnosu na ju?e, i to bitno"? Odgovara, da se
vise ne govori da savezna dr?ava i njeni organi ne
postoje, da danas ima vise komunikacija "nego pre koju
godinu, pre koji mesec".

Vreme za otre?njenje
Stvarnost se mo?e i druga?ije komentarisati. Sta se nije
promenilo? Djukanovi? nije odustao od otcepljenja Crne
Gore, ni od referenduma, ni od svoje (evropske)
monete-evro, ni od poreza, carine. Podele u Crnoj Gori su
iste ili dublje nego ranije. Lobi i lobisti Djukanovi?a i
dalje su jednako aktivni u ameri?kim i evropskim centrima
mo?i. A kada je re? o tome sta se promenilo, zaista,
promena ima i drugih nista manje zna?ajnih od onih koje
navodi predsednik Kostunica. Prvo, ne pitaju?i nikoga,
pregovara?i su ukinuli Ustav SRJ i ime Jugoslavije. To
sto su se svojevremeno zakleli narodu da ?e taj Ustav
braniti kao svoju i narodnu svetinju - nikom nista. Verba
volant (Re?i lete). Greska je naroda koji je poverovao u
zakletvu svojih predstavnika. Drugo, ameri?ki predsednik
Bus je obnovio sve sankcije prema Jugoslaviji koje su
uspostavljene pre 10 godina. Da li je to "rutinski" potez
kako se to ?eli predstaviti od vlasti u Beogradu, ili
nije, ve? se vidi. Nisu zaledjeni ra?uni Milosevi?evih
saradnika, ve? stotine miliona dolara jugoslovenskih
banaka i preduze?a.
Potrebno je otre?njenje. I Predsednik Bus u svojoj
najnovijoj odluci i predsednik Senatskog komiteta za
spoljnu politiku D?ozef Bajden i predsednik Pravnog
komiteta parlamentarne skupstine Saveta Evrope gospodin
Lipelt - ponavljaju, pored drugih i jedan isti uslov za
ukidanje sankcija i ograni?enja - Kosovo, ili po nasem -
Kosovo i Metohija. Javnosti ostaje da naslu?uje - sta se
to novo ili staro tra?i od aktuelnih vlasti u Beogradu u
vezi sa Kosovom i Metohijom? Tri godine je ve? proteklo
od kako Kosovom upravlja administracija UN i od kada je
je tamo rasporedjeno oko 50 hiljada stranih, uglavnom
NATO vojnika!

1.Dopunjen i prilagodjen tekst izlaganja u raspravi na
zajedni?koj sednici Ve?a gradjana i Ve?a republika
Savezne skupstine odr?anoj 31. maja 2002. godine,
uklju?uju?i deo koji nije mogao da se izlo?i zbog
ograni?enja du?ine izlaganja poslanika na 7 (sedam)
minuta.
2. "Spoljni poslovi, odbrana, medjunarodni ekonomski
odnosi, unutrasnji ekonomski odnosi, i zastita ljudskih i
manjinskih prava".

L'articolo che segue, tratto dal sito ARTEL GEOPOLITIKA
(http://www.artel.co.yu) e da noi gia' distribuito nell'originale
serbocroato, data ad un periodo precedente l'accordo sulla
ridefinizione dei rapporti tra Serbia e Montenegro, accordo fortemente
voluto dalla UE (mediatore l'ex bombardiere della NATO Xavier Solana)
e gia' ratificato dai parlamenti delle due Repubbliche tra ambiguita'
e crisi politiche interne (spec. in Montenegro).
Tra l'altro, l'accordo, di cui e' ora attesa la traduzione in termini
legislativi, prevede la cancellazione della "Jugoslavia" dalle carte
geografiche, con la creazione di una provvisoria "Unione tra Serbia e
Montenegro", da rimettere in discussione dopo un periodo di tre anni.
Tutto cio' premesso, l'articolo di Markovic, pure denso di
interessanti valutazioni sui pericoli insiti nella separazione tra le
due Repubbliche, risulta ormai sin troppo ottimistico: le leadership
della destra euro-atlantista, in Serbia come in Montenegro, hanno gia'
compiuto gli atti peggiori tra quelli che si potevano paventare,
gettando le basi per ulteriore disgregazione e sfascio. (I. Slavo)

---

Acc. Mihajlo Markovic:
"Le relazioni tra la Serbia e il Montenegro"

Intervento alla tavola rotonda del Forum di
Belgrado, il 15.11. 2001 sul tema "Le
relazioni della Serbia e il Montenegro".

Io vorrei dire qualcosa sui nodi strategici
delle relazioni tra la Serbia ed il
Montenegro. Il modo in cui sarà risolta la
questione della loro relazione avrà numerose
conseguenze a lungo termine per tutti i
cittadini che vivono su questi
territori. La secessione del Montenegro
dalla Jugoslavia è volontà di una minoranza
di cittadini del Montenegro,
circa la metà dei 380.000 montenegrini, e
della minoranza albanese. Questa minoranza
ha sottratto il diritto di
decisione ai c.ca 150.000 montenegrini che
vivono in Serbia. Dunque questo
"inalienabile diritto
all'autodeterminazione" non corrisponde a
criteri nazionali ma bensì a criteri
territoriali ed amministrativi. Percio'
alcuni possono ed altri non possono
partecipare al referendum. Ma secondo il
Diritto internazionale le unità
amministrative non hanno il diritto alla
secessione, anche se si chiamano
"repubbliche" [questa norma del diritto
internazionale e' stata clamorosamente
violata con i riconoscimenti di Slovenia,
Croazia, eccetera ; ndT]. Tanto più
che secondo la legge esistente sul
referendum, esso si riterrà valido se alla
votazione parteciperà qualcosa in più
del 50%, e se al quesito del referendum si
esprimerà positivamente di nuovo qualcosa in
più del 50% di quelli che hanno votato.
Sul destino dunque del Montenegro e della
Jugoslavia può decidere appena un quarto del
corpo elettorale. Essendo
la legge referendaria concepita in questa
maniera, la secessione del Montenegro, alla
quale si può giungere in
base alla volontà arbitraria di una parte
minoritaria ed irresponsabile - la quale
infatti tende ad un monopolio
illimitato del proprio potere e ad un
controllo assoluto del territorio, sul quale
governa senza alcuna limitazione -,
può portare alla rottura e alla oppressione,
in primis nello stesso Montenegro. La sua
parte di territorio a
nord-ovest (le montagne) e la parte che una
volta era erzegovese, già ora si sono
organizzate politicamente per
la lotta contro l'odierno governo, perché
esse, come anche le Bocche di Cattaro, non
riconoscono la nazionalità
montenegrina e non hanno appartenuto, come
si suol dire, "da secoli", allo stato
montenegrino. Non c'e' nessun
dubbio che una secessione forzata del
Montenegro e della Serbia potrebbe scatenare
anche la guerra civile in Montenegro.

Questa secessione potrebbe destabilizzare in
altre maniere tutta la regione. Dopo il
Kosovo e Metohija e dopo la
Macedonia sicuramente i nazionalisti e
terroristi albanesi trasferirebbero le loro
operazioni verso la parte orientale
del Montenegro, da Plav, Gusinje, Rozaj fino
ad Ulcinj. Gia' dalla formazione della "Lega
di Prizren" nel 1878 la
parte est del Montenegro figura in tutti i
piani come parte indispensabile della Grande
Albania. La distruzione della
Jugoslavia si rifletterebbe direttamente
sullo status del Kosmet, del promontorio di
Prevlaka e della Repubblica
Serba di Bosnia. La sparizione dello stato
jugoslavo aprirebbe subito la questione
della proclamazione
dell'indipendenza del Kosovo, perché nella
risoluzione 1244 non si menziona la
sovranità della Serbia sul Kosovo e
Metohija. La Croazia si affretterebbe ad
annettere la Prevlaka. La situazione
internazionale della Repubblica Serba
di Bosnia sarebbe sensibilmente scossa,
perché sparirebbe lo Stato garante degli
accordi di Dayton [la RF di
Jugoslavia, ndT]. Infine peggiorerebbe la
posizione strategica della stessa Repubblica
di Serbia perché sarebbe
tagliato il collegamento strategico molto
importante con il Mare Adriatico, e sarebbe
messa in discussione
l'esistenza della sua Marina, nella quale la
maggior parte dei componenti appartiene alla
popolazione serba, e di
cui vorrebbe appropriarsi l'attuale governo
del Montenegro. Bisogna aggiungere che cosi
peggiorerebbe anche la
posizione strategica della Macedonia, che si
troverebbe sulle sue frontiere occidentali,
e su quelle del nord, non
soltanto gli albanesi dell'Albania ma anche
quelli del Montenegro e del Kosovo e
Metohija.

Questa minaccia della destabilizzazione di
tutta la regione est-europea è stata una
delle cause per cui è cambiata
la posizione della comunità internazionale e
particolarmente degli USA verso la
secessione del Montenegro. Questa
secessione è stata sostenuta dai paesi
membri della NATO quando la loro priorità
era di indebolire ed abbattere il
regime di allora (Milosevic). Nel frattempo
questo obiettivo è stato raggiunto. E'
cambiata l'amministrazione USA, e
la crisi balcanica si è allargata sul
territorio della Macedonia. La nuova
amministrazione, nella quale non ci sono
cosi tanti furiosi serbofobi come sono
stati Clinton, la Albright, Holbrook ed
altri, non era motivata ad accanirsi
innanzitutto contro i serbi a causa della
loro disobbedienza e delle proprie perdite
da nascondere, benche' anche
questa leadership abbia continuato con la
politica della globalizzazione e del
controllo sui Balcani. Essa non poteva
non vedere che dalla secessione del
Montenegro possono venire soltanto danni e
non benefici.

Infine, l'aggressione dei terroristi alla
Macedonia ha mostrato che ciò può succedere
anche al Montenegro, non
appena si rendera' indipendente. Di fronte a
tutto il mondo è caduta la maschera del
vittimismo schipetaro, delle
"persecuzioni"... Se nel piano di
globalizzazione dei Balcani è stato
importante impedire la costituzione di
qualsivoglia Stato forte ed autonomo, allora
sarebbe stato controproducente consentire la
formazione di una
Grande Albania euforica, spiccatamente
nazionalista. Per questo si è attenuato il
sostegno alla creazione del
Kosovo indipendente ma anche alla secessione
del Montenegro.
Queste non sono ancora posizioni
consolidate, e dal gioco delle diversi lobby
sono sempre possibili delle brutte
sorprese. Però, anche le stesse attuali voci
dei funzionari americani sulla necessità che
il Montenegro rimanga
nell'ambito dello Stato comune con la Serbia
dovranno avere un determinato effetto sulla
parte pragmatica dei
montenegrini separatisti. Perciò è molto
importante la questione se le forze
separatiste avranno il sostegno anche
di quel 26% del corpo elettorale che, nel
peggiore dei casi, sarebbe sufficiente per
la secessione.

Dall'analisi delle relazioni interne nel
Montenegro e nella Serbia si possono dedurre
quali sono le possibilità
dell'esistenza futura del loro odierno Stato
comune. Due sono i criteri essenziali della
divisione tra le diverse forze
politiche : l'orientamento nazionale e
quello sociale. Nell'orientamento nazionale
bisogna innanzitutto distinguere
3 gruppi di montenegrini. Nel primo gruppo
sono i montenegrini che si ritengono di
stirpe serba, nel secondo quelli
che si ritengono come uno specifico popolo
serbo, dunque i serbi delle montagne
montenegrine, della Erzegovina
orientale e delle Bocche di Cattaro, mentre
il terzo gruppo ritiene di avere una
differente identità nazionale dai
serbi, e perciò di meritare uno Stato
indipendente e sovrano. A differenza di
questi terzi, i primi due gruppi sono
ostili alla separazione. Oltre a questi
380.000 montenegrini nel Montenegro vivono
c.ca 235.000 appartenenti alle
minoranze e schipetara. Gli schipetari sono
alleati della lista per la secessione del
Montenegro, mentre tra i
musulmani (o bosgnacchi come si definiscono)
molti non vogliono la separazione definitiva
del Sangiaccato [la
regione in cui sono stanziati, ndT] in una
parte serba ed una montenegrina, perciò
potrebbero decidere (anche se
temporaneamente) per uno Stato comune, la
Jugoslavia, fintantoché non sara' portata in
primo piano la questione
dello status di tutto il Sangiaccato.

Per quanto riguarda l'orientamento sociale e
le sue implicazioni per la conservazione
dello Stato comune, la
situazione non e' tanto semplice da poter
essere descritta con una polarizzazione
sinistra-destra. I due
raggruppamenti politici principali, DPS ed
SNP [Socijalisticka Narodna Partija, Partito
Socialista Popolare, ndT],
provengono entrambi dal Partito Democratico
dei Socialisti. Ma la leadership del DPS si
e' orientata verso
l'accumulazione della ricchezza e verso il
mantenimento del potere tramite il
rafforzamento degli organismi della
repressione, tanto da diventare un tipico
partito di destra, mentre l'altra forza,
l'SNP, e' rimasta nella classica
cornice di un partito di sinistra. Il primo
e' separatista, mentre il secondo e'
pro-serbo e jugoslavo. Questa
divisione si riflette in una precedente,
profonda separazione fra "usurai" e
"bianchi". I primi erano contrari alla
unione con la Serbia, nel 1918, e piu' tardi
sono entrati in massa nel Partito Comunista
del Montenegro - quando il
Comintern proclamo' la Tesi sulla
frantumazione della Jugoslavia e sui
montenegrini come nazione a se, con un
proprio Stato. Gli altri, i "bianchi", nel
1918 si schierarono a favore della unione
con la Serbia e poi a sostegno di
uno Stato jugoslavo unitario. Da questa
analisi consegue che i montenegrini
orientati a sinistra, quelli di ceppo
serbo o che si sentono tali, con il sostegno
dei musulmani di orientamento jugoslavo
otterrebbero un vantaggio
minimo al referendum, se esso si svolgesse
nella primavera 2002.

In Serbia la situazione e' diversa. La
sinistra, dopo la sconfitta alle elezioni
del 2000, e' molto indebolita. Nel
complesso, essa vuole mantenere uno Stato
comune con il Montenegro, anche se,
paradossalmente, in questo
Stato essa non puo' collaborare con la
sinistra montenegrina dell'SNP che ha scelto
di entrare nel governo
[federale jugoslavo, ndT] di coalizione con
la destra serba del DOS. Nella destra serba,
ed anche nella stessa
coalizione di governo DOS, la situazione e'
complessa. Accanto ad alcuni separatisti,
che desiderano in fondo che il
Montenegro si separi, benche' non ne parlino
apertamente, esistono anche forze fortemente
nazionaliste (DSS,
SRS, SSJ) che ritengono che i montenegrini
siano in fondo "puri serbi" e percio' che si
debba avere uno Stato serbo unificato.
Dall'altra parte ci sono i mondialisti, come
quelli del DOS, gente che potrebbe non
provare alcun sentimento
nazionale e che rispetto al mantenimento
dello Stato nazionale da' la precedenza alla
globalizzazione (e alla
partecipazione dei serbi a tale
globalizzazione). Essi non ritengono
cruciale se la Serbia o il Montenegro saranno
uno o due Stati nazionali, ma bensi' se
essi diventeranno o meno regioni dell'Unione
Europea.

In Serbia si puo' valutare che il referendum
(se si tenesse) darebbe un consistente
sostegno al mantenimento
dello Stato unitario. Si potrebbe anche
arrivare alla disintegrazione della
Jugoslavia, ma alla condizione che siano i
paesi della NATO a deciderla, il che al
momento non e' molto probabile, oppure se la
Jugoslavia arrivasse al crack
economico nel 2002, il che viceversa e'
possibile.


(Traduzione di Ivan per il Coordinamento
Nazionale per la Jugoslavia)

Subject: Novi tekst na ARTEL GEOPOLITIKA- Saopstenje
Beogradskog Foruma povodom sudjenje A. MIlosevicu
Date: Fri, 28 Jun 2002 19:43:01 -0700
From: "Artel"

ARTEL GEOPOLITIKA by www.artel.co.yu
office@...
Datum:28 jun 2002

BEOGRADSKI FORUM ZA SVET RAVNOPRAVNIH: SAOPSTENJE ZA
JAVNOST POVODOM SUDJENJA SLOBODANU MILOSEVI?U

PREDSEDAVAJU?I BEOGRADSKOG FORUMA
Vladislav Jovanovi?
Beograd, 10. jun 2002. godine

Podse?aju?i na svoje sopstenje od 14. maja 2002 godine, Forum je
i dalje duboko zabrinut zbog na?ina na koji se vodi sudjenje
gospodinu Slobodanu Milosevi?u pred Medjunarodnim krivi?nim
Tribunalom za bivsu Jugoslaviju (ICTY) u Hagu.
Forum je zabrinut zbog prihvatanja od strane Tribunala gospodina
Freda Abrahamsa iz organizacije Human Rights Watch kao svedoka,
uprkos ?injenici da je on pre toga bio zaposlen od strane
kancelarije tu?ilastva u ovom predmetu. Takva dvojna uloga ovog
svedoka tesko da mo?e dobrineti njegovoj sposobnosti da da
objektivan i nepristrasan iskaz pred Tribunalom.
Forum jos jednom izra?ava svoju najdublju zabrinutost zbog
nastavka nestrpljivog ponasanja koje pokazuje predsedavaju?i
sudija Ri?ard Mej za vreme unakrsnog ispitivanja svedoka. Dana
22. maja 2002. godine, za vreme unakrsnog ispitivanja dr. Erika
Bakarda, vestaka sudske medicine, ispitivanje jednog od
prijatelja suda gospodina Tapuskovi?a je bilo naglo prekinuto od
strane sudije Meja i to dok je postavljao pitanja o dogadjajima
u Ra?ku. Imaju?i u vidu da su dogadjaji u Ra?ku poslu?ili kao
okida? za 78 dana bombardovanja Jugoslavije i da je unakrsno
ispitivanje gospodina Tapuskovi?a prekinuto u momentu dok se on
bavio nekim odlu?uju?im pitanjima, i to sa objasnjenjem "da mu
je vreme isteklo", Forum smatra neprihvatljivim da se takva
krucijalna pitanja mogu odbaciti od strane sudije Meja na takav
nestrpljiv na?in. Nema dileme da takav pristup ima stetan efekat
na proces utvrdjivanja materijalne istine.
Forum opa?a da je i pravo gospodina Milosevi?a da unakrsno
ispita svedoke bilo ometano dok je ispitivao generala Misu
Mazoneeva, takodje o dogadjajima u Ra?ku. Smatraju?i da su
pitanja gospodina Milosevi?a pravno i fakti?ki bila relevantna,
Forum je veoma zabrinut zbog nezabele?enog izliva nestrpljenja
od strane sudije Meja tom prilikom.
Na kraju, Forum izra?ava svoju najdublju zabrinutost zbog
?iwenice da se kancelarija tu?ilastva sve vise oslanja na iskaze
svedoka koji imaju podebele krivi?ne dosijee. Time je
kredibilitet ovih iskaza doveden pod veliki znak pitanja.
Smatraju?i da takav na?in vodjena postupka nastavlja da ima
stetan efekat na pravo gospodina Milosevi?a na posteno sudjenje,
Forum ponovo poziva sve organizacije za ljudska prava da postave
svoje posmatra?e na sudjenju, ili da prate proces na drugi
prikladan na?in. Forum, takodje, poziva sve organizacije za
zastitu ljudskih prava da preduzmu onu akciju koju smatraju
prikladnom u cilju zaustavljanja krsenja prava na fer sudjenje
gospodina Slobodana Milosevi?a.

===*===

> http://www.glas-javnosti.co.yu/danas/srpski/I02062901.shtml

Glas javnosti, 30.juni, 2002.

intervju: Francuski advokat Zak Verzes o sudenju Milosevicu u Haskom
tribunalu

Velika kuhinja Amerike i Nemacke

Ocekuje da padne optuzba za genocid i predlaze da se sud
bavi i
zlocinima protiv mira

Poznati francuski pravnik Zak Verzes, koji nastupa u
svojstvu
advokata koji su prilozili zalbu Evropskom sudu za ljudska
prava
u Strazburu u vezi transfera bivseg jugoslovenskog
predsednika
Slobodana Milosevica u Hag, danas, godinu dana od tog
dogadaja i cetiri meseca od pocetka sudenja, u razgovoru
za
"Glas" ostaje pri svom stavu da je ovaj proces pocetak
kraja
Haskog tribunala.

Kako ocenjujete proces Milosevicu pred Haskim tribunalom?
- Sudenje Milosevicu pred ovim ad hok sudom, koji je
osnovan
Rezolucijom SB UN zbog zlocina pocinjenih u ratovima na
prostorima bivse SFRJ devedesetih godina proslog veka,
pocetak
je kraja Haskog tribunala. Kako sudenje odmice, to je sve
ociglednije. Tokom ovog sudenja, koje je nazvano procesom
stoleca, iz dana u dan postaje sve jasnije da se
postojanje ovog
suda, ako se postuje pravo, lako moze osporiti.

Izvodenje dokaza Tuzilastva po optuznici za Kosovo privodi
se
kraju. Kakvo je Vase videnje dosadasnjeg toka sudenja?
- Optuznica za Kosovo dozivela je potpuni neuspeh, sto se
vidi i
kroz raspravu izmedu sudija i tuzioca, a nezadovoljna je i
Amerika. Jasno je da nisu mogli nista da nadu protiv
Milosevica.
Trebalo bi da padne i optuznica za genocid u Bosni, jer ni
za to
nemaju dokaze.

Sto se samog Milosevica tice, on
se u sudnici, pred clanovima
sudskog veca, tuziocima i
svedocima, u unakrsnom
ispitivanju veoma dobro drzi.
Zato se i odustalo od "paralelnog
sudenja", koje smo planirali da
organizujemo u Parizu. Ovakvo
Milosevicevo drzanje, medutim,
ne znaci da se on brani, jer bi
time cinio cast ovom sudu koji se
bavi samo ratnim zlocinima.

Sta je sa zlocinima protiv mira?
- To je pitanje koje se ne
postavlja. I upravo ce oko njega
da nastanu sporovi. Haski
tribunal bavi se zlocinima koji su
rezultat rata. U Nirnbergu su se
bavili zlocinima protiv mira, koji
su u korenu svega. To sto
Milosevic u Hagu ne odgovara za zlocine protiv mira govori
da
nije kriv.

Ko je kriv?
- Zar cinjenica da se Hag time ne bavi ne daje odgovor na
ovo
pitanje: SAD i Nemci.

Mozete li da objasnite njihovu ulogu u tome?
- Cim je posle Titove smrti centralna vlast u Jugoslaviji
oslabljena,
Nemci su poceli da spletkare s Hrvatima, slicno nacistima
koji su
to radili s ustasama u Drugom svetskom ratu. Rukovodeci se
iskustvom iz dva prethodna rata, Nemci su znali do cega
moze da
dovede secesija jugoslovenskih republika, da ce biti
premestanja
stanovnistva i da ce to dovesti do sukoba. Nisu zaboravili
ni
masakre SS divizija bosanskih muslimana nad Srbima,
okupaciju
Kosova od strane Albanaca... Amerikanci su ih podrzavali u
tome
i desilo se sta se desilo.

Kakva je bila uloga Francuske u svemu tome?
- Francuska nije imala snage da podrzi Srbe. Iako je
francuski
vojni i drzavni vrh bio blagovremeno upoznat sa onim sto
se
sprema na prostorima SFRJ, ostali su po strani bojeci se
ostalih
clanica NATO i ostavili Srbe na cedilu. Vlasti u
Francuskoj
priklonile su se nemackim ambicijama koje su podrzali
Amerikanci. Zato je moje misljenje da bi Sud u Hagu, ako
bi hteo
da utvrdi odgovornost, morao da cuje pre svih Kola i
americke
politicare koji su u to vreme boravili, ili dolazili, u
Jugoslaviju.

Zbog cega se, po Vasem misljenju, Vasington protivi da se
kao
svedoci pojave njihovi politicki lideri?
- Ako su nevini, neka ih puste da svedoce. Neka im se
omoguci da
kazu sta znaju i da odgovore na Miloseviceva pitanja. I to
ne na
zatvorenom sudenju, vec neka javno izloze svoj i stav
svoje zemlje.
To sto Haski tribunal ne poziva americke i nemacke
politicare je
dvostruko priznanje. Prvo da Sud priznaje da je Zapad
odgovoran
za zlocine protiv mira, i drugo da se sudije klanjaju
Nemcima i
Amerikancima.

Zar i ovaj americki stav o Stalnom medunarodnom krivicnom
sudu ne govori dovoljno. Ako Amerikanci kazu da nece ici u
mirovne misije ukoliko ce se i njihovim vojnicima suditi
za ratne
zlocine onda je, mislim, sve jasno - rekao je na kraju
razgovora za
"Glas" Zak Verzes, koji je ovih dana boravio u Beogradu.

...............
Srebrenica - klopka za Srbe

Postoje dokazi, tvrdi Verzes za
"Glas" , da je Alija Izetbegovic
zeleo masakr u Srebrenici, te da
je podsticao Nasera Orica da
vrsi zlocine u srpskim selima u
okolini. Oric je odbio Morionov
i predlog Sadako Ogate da se iz
Srebrenice evakuisu zene i deca
i povukao svoje jedinice. To je
bila klopka za Srbe, jos gora od
one koju su Nemci postavili
Poljacima kada su u
uniformama poljske vojske
"upali" u Radio stanicu u
pogranicnom mestu Olankvic,
sto je posluzilo kao povod za
napad na Poljsku i pocetak
drugog svetskog rata.


Ljiljana Staletovic

>
> Subject: questioni internazionali
> Date: Mon, 1 Jul 2002 13:34:48 +0200
> From: Italo Slavetti
> To: radical.party@..., web.clubp@...,
o.dupuis@..., d.quinto@..., lcoscioni@...,
b.dellavedova@..., maribus@..., m.cappato@...,
p.chiarelli@..., s.delia@..., gdellalba@...,
n.khramov@..., omarzocchi@..., mperduca@...,
p.pietrosanti@..., oratti@..., s.stanzani@...,
m.turco@..., bordin@..., d.capezzone@...,
d.quinto@..., r.bernardini@...,
a.bandinelli@..., 3356142688@..., mi.delucia@...,
r.spampanato@..., a.spolaor@..., v.vecellio@...,
e.bonino@..., m.pannella@...
>
>
>
> Cari compagni radicali,
>
> simpatizzo da lunga data con la vostra causa e penso
> anche di iscrivermi al Partito, una buona volta. Prima
> di fare la tessera, pero', vorrei capire un attimo in
> che tipo di battaglie potrei essere coinvolto. Io sono
> particolarmente interessato alle questioni internazionali,
> e vorrei impegnarmi nelle campagne che voi da sempre
> conducete in favore della autodeterminazione dei popoli
> oppressi. Guardando un attimo i vostri siti internet
> (http://www.radicalparty.org/, http://www.radicali.it/)
> trovo notizie su:
>
> * l'area dell'ex Indocina, che e' oggi purtroppo infestata
> dai comunisti. Vedo notizie sul Laos e sul Vietnam, ed
> in particolare sui "montagnard", questo popolo che giustamente
> la CIA ha deciso di salvare ("Save The Montagnard People (STMP)
> was founded in 1986 by U.S. Special Forces veterans of the
> Vietnam War", leggo su http://www.montagnards.org/)
>
> * Tibet. Non mi dilungo perche' la storia e' nota a tutti:
> e' importante consentire al popolo tibetano di ritornare
> allo stato di schiavitu' feudale, liberandolo dal giogo
> della modernita' cinese (comunista).
>
> * Turkestan Orientale. Anche qui si tratta di secessione
> dalla Cina; in questo caso faremmo leva sulla minoranza
> turcofona degli Uiguri e sul fanatismo islamista. Per inciso,
> avevo notato sul vostro sito una interessante piantina
> della Cina squartata in 5 pezzi, ma non la vedo piu':
> sicuramente quel paese va distrutto, sono gia' un miliardo
> e mezzo ed hanno una economia in crescita esponenziale,
> secondo me se non funziona con le secessioni potremmo
> provare con l'atomica ("bombolona umanitaria" potremmo
> definirla nella campagna di pressione, che ne dite come
> vezzeggiativo?).
>
> * Cecenia. Qui l'attenzione e' un po' calata, forse
> perche' i due obiettivi (impedire che funzioni l'oleodotto
> che porta il petrolio del Caspio verso l'Europa; imporre
> alla Russia di legarsi alla NATO) sono gia' stati raggiunti.
> Non capisco perche' qualcuno si sia scandalizzato del fatto
> che, in funzione antirussa, abbiamo usato il fanatismo
> wahabita di Al Qeda: in fondo ha funzionato!
>
> * Israele nella UE subito!!! (Un mio amico mi chiedeva
> perche' non ci battiamo per la autodeterminazione della
> Palestina, gli ho sferrato un pugno, sta ancora in ospedale)
>
> * Jugoslavia. Se ne parla di meno, non so perche', visto
> che c'e' ancora tanto da fare: la Grande Albania, il
> Sangiaccato e la Vojvodina da staccare, eccetera. Mio zio
> si comprera' una villa al mare in Montenegro con i proventi
> di una attivita' che ha iniziato a Valona, non ho ben capito
> di cosa si tratta esattamente, comunque ha detto che mi
> invitera' al mare.
>
> A questo punto mi chiedo: non c'e' il rischio che sia
> considerato un po' parziale, insufficiente, questo quadro
> internazionale da voi tracciato? Ci sono tante altre
> sacrosante cause nazionali, tante autodeterminazioni per
> cui combattere... Faccio solo qualche esempio:
>
> * Il Kosakkenland, la terra cosacca tra Goriziano e
> Slovenia: Hitler gliela aveva promessa, non capisco
> perche' li abbiate abbandonati. Potrebbe essere un
> ulteriore strumento di pressione contro la Slovenia
> (ricordate che devono restituirci ancora i beni
> abbandonati dagli esuli!).
>
> * I croati del Molise valgono forse di meno di quelli
> di Osijek? Ora, se il problema e' politico, basta inviare
> qualche agente, qualcuno di quelli appena rientrati
> dall'Argentina, e vedrete che anche i croati del Molise
> diventeranno piu' "neri" della pece!
>
> * I tedeschi di Kalinigrad: anche a loro il Fuehrer aveva
> fatto tante promesse, e' mai possibile che debbano rimanere
> imprigionati, confusi tra i sub-umani slavi? Tenete presente
> che le sinistre in Polonia riprendono pericolosamente quota...
>
> * Lo stesso vale per i turchi della Bulgaria. Sarebbe uno
> schiaffo morale a quei rompiscatole che continuamente pongono
> il problema del Kurdistan - chi se ne frega del Kurdistan, dico
> io!
>
> Ecco, almeno queste problematiche andrebbero affrontate, per
> non correre il rischio di essere considerati faziosi, o
> troppo selettivi. Che cosa ne dite compagni?
>
> Cari saluti
> Italo (Roma)
>
> PS. Aderisco alla nuova campagna "Per la riforma americana
> delle istituzioni, dell'economia e della giustizia", attorno
> alla quale ruotera' anche il prossimo congresso dei Radicali
> Italiani. Per quanto mi riguarda, chiederei direttamente la
> annessione dell'Italia agli Stati Uniti d'America. Quello si
> che e' un paese democratico!
>
>

> http://www.antiwar.com/malic/pf/p-m062802.html

Balkan Express
by Nebojsa Malic
Antiwar.com

June 28, 2002

On St. Vitus Day

What's in a day? In the US, certain dates have come to mean certain
things: July 4 is about freedom, even if only in theory; December 7
stands for a surprise attack, despite evidence to the contrary; and
September 11 has become shorthand for terrorism writ large. The
French still faithfully celebrate July 14, the day when the mobs
stormed the Bastille dungeons and by capturing that symbol of royal
power began a century of pan-European upheaval.

No wonder, then, that even the Balkans has a few dates to
remember. It so happens today is one of them. A day heavy with
meaning for the Serbs, June 28, St. Vitus Day - Vidovdan -
represents triumph, tragedy and treason, all rolled into one.

The Vidovdan Trinity

Three times so far has Vidovdan been a fateful day for the Serbs.
First in 1389, when Serb knights faced a Turkish host on the field of
Kosovo. At the end of the day, it was a triumph: the Turkish host
retreated, their sultan dead. It was a tragedy: the Serb army was
destroyed, the prince who led it, dead. And it was betrayal: for many
Serbs and fellow Christians fought as Turkish vassals, and Serb
epics tell of treason that hobbled their knights at the decisive
moment.

Five hundred-odd years hence, another Vidovdan changed the fate
of Serbs again. By 1914, Serbia had long won its freedom from the
Turks, and in fact had just liberated Kosovo two years prior. The
preceding decade had been one of justice and prosperity, even under
the shadow of the mighty Austrian Empire. Their brethren who lived
within the Empire were not so fortunate, as Austrian oppression
grew worse by the year. Then on Vidovdan 1914, a young
revolutionary from Bosnia assassinated the Austrian heir and
changed history - not only that of the Serbs, but of the world. Within
a month of Gavrilo Princip's act, European empires fell upon each
other in an orgy of mass destruction known then as the Great War,
today simply World War One.

In its aftermath, Serbia disappeared into a joint state of South Slavs,
later known as Yugoslavia, which lasted for some 70 years in two
incarnations. Its creation was a triumph, for it freed the South Slavs
of Imperial tyranny. It was also a tragedy, since the war left behind
death and despair which will haunt the Balkans for decades. And it
was betrayal, as some joined the new state just to stab it in the
back, and others desired it only for the sake of personal power.

No Triumph

By the third fateful Vidovdan, Yugoslavia was gone. Serbs were
virtually extinct in what became Croatia; Bosnia found itself
occupied by an Empire. Kosovo was lost again. The Serbs have been
blamed for all of it so often, they themselves became convinced of
the charges. The pinnacle of their self-abasement was to come on
this very day last year, when Serbia's new, servile leaders delivered
their chained predecessor to the Empire for "trial".

Only this time, there was no triumph. There was only betrayal - of
honor, of law, of justice - and tragedy, as Serbia came full circle
back to 1389, and bent the knee to an outside conqueror. Then, it
went down fighting, and the spirit of that fight endured for centuries,
enabling its eventual rebirth. Now, there was nothing noble,
courageous, or even rational. There was simply greed, gutlessness,
and groveling.

Serbia in Chains

Of course, groveling has consequences. Far from becoming a "friend
and partner," Serbia has become a beast of burden. Its economy,
devastated by the early 1990s trade embargo and pulverized by the
1999 bombing, is being sold off to foreigners and organized crime
syndicates by a greedy, corrupt regime. That gang of thieves has
also stepped up its wholesale plunder of the entire population. There
are no citizens in Serbia any more, only tax slaves.

The "blood tax" to the Hague Inquisition is becoming more frequent.
Though the people have become convinced that Milosevic was being
railroaded - it wasn't too hard, given the Hague Inquisition's blatant
disregard for justice or even pretense thereof - live feeds from his
"trial" were cut off, and every effort is made to legitimize the
Inquisition.

This absurd drive goes to such lengths as to jail the former director
of the Serbian state television, for "failing to protect" his employees
from NATO bombs. The actual murderers, NATO pilots who bombed
the TV station and killed 16 of its employees, do not even enter the
picture. As RealityMacedonia pointed out, those who can't kick the
horse will beat the saddle instead. But do they have to suck up to the
horse?

That is precisely what happened this past week, as the crumbling
Yugoslav Army's top soldier, Col. Gen. Nebojsa Pavkovic, was
unceremoniously sacked to make way for entry into NATO's circle
of vassals. Pavkovic commanded the troops that held off both NATO
and KLA attacks on Kosovo during the 1999 war, and as such, the
Empire wanted his head. Desperate for Imperial support, which has
gone mostly to his arch-rival Djindjic, president of the undead
Yugoslavia Vojislav Kostunica chose to offer Pavkovic's head as a
token of submission.

Crucified Kosovo

Little wonder that the Empire is not standing by its bargain from
three years ago, when the Yugoslav Army peacefully retreated from
Kosovo. Bargains are kept with partners, not servants. Might asks
for no permission, obeys no contracts. Though Kosovo remains part
of Serbia on paper, in the Empire-shaped reality it is quite the
opposite.

After three years of NATO/UN/Albanian occupation, Kosovo has
become a hellish nightmare for the remaining Serbs, Turks, Roma,
Gorani and all other non-Albanians - except the NATO troops of
course. Over a hundred churches have been dynamited, countless
homes burned, hundreds of non-Albanians shot, stabbed, stoned, or
abducted to disappear without a trace. Few, if any, non-Albanian
refugees have been allowed to return. Worse yet, those who
remained in their homes despite the onslaught of murder and arson,
are now being forced to submit or flee.

Empire's viceroy, Michael "Caviar" Steiner, is preparing to eliminate
the last vestiges of Serb self-government in Kosovo, and
subordinate them all to Albanian authorities. The makeshift hospital
in the northern Mitrovica, where non-Albanians live freely, has been
under siege for weeks. Serbs who organized to repel Albanian
raiders now live in fear of arbitrary arrest.

On the other hand, it has been a year since three Albanians were
arrested for blowing up a busload of Serbs that was under UN
protection. Two were released for "lack of evidence," and the third
"mysteriously escaped" from the stockade at Camp Bondsteel, the
largest US military base in the Balkans.

To say that the UN/NATO mission in Kosovo has failed is the
pinnacle of understatement, but also clever sarcasm. Since the
failure doesn't seem to bother either of them, and since their
behavior has consistently indicated a somewhat different agenda, in
reality it appears the mission has accomplished everything it set out
to do, and a few things besides.

Seeing

In ancient Slavic tradition Vidovdan was the day of Vid, the god of
insight. The destruction and despair the Empire and its servants
have brought about is plainly visible even on an ordinary day. And
yet the people of Serbia - like so many in the world that face the
same predicament - are blind to their problems, deaf to the call of
reason, and deluded into believing salvation will come at the hands
of those who caused the suffering to begin with.

If they would only look, they could see - and choose differently -
any day now. This fateful day, is as good as any.

Postscript

There have been, of course, people who have seen clearly. One of
them was poet and essayist Jovan Hristic, who died last week at the
age of 69. One of his poems can and should be a lesson not just to
his fellow Serbs, but to all other nations facing the same choice. It
speaks for itself.

Barbarians

Kai tora tha genoume horis barbarous.
Oi anthropoi autoi esan mia kapoia lysis

(What shall now become of us, without any barbarians?
Those people were a kind of a solution.)

- Constantine Kavafi, Waiting for the Barbarians



At last, the heralds come and say: The barbarians are coming!

The city prepares to greet them:
Excited youths already chant their names
And rush to worship the new gods.
For did the poets not say they were a solution?
Now they write poems to their glory
Awaiting the day when they will be read aloud
While the impressed barbarians (fully armed)
Applaud, and learn them by heart.
Already they see their verses in bold letters
Hanging above entrances to the temples
From which they will banish the feeble gods;
They see libraries full of their books
From which they will banish stories that no more
have meaning to anyone.
But poets do not know they will be the first
To be hanged on the town square
Together with the youths who rushed to open
The gates
And let into the city those they have so eagerly awaited.
Because barbarians are barbarians
Not a solution.



Jovan Hristic (1933-2002)

(tr. Nebojsa Malic)

Varvari

Najzad, glasnici su dosli i rekli: Varvari
dolaze.
U gradu se spremaju da ih docekaju:
Odusevljeni mladici vec uzvikuju njihova
imena
I zure da slave nove bogove.
Ne govore li pesnici kako su oni neko resenje?
Sad pisu pesme u njihovu slavu
I cekaju dan kada ce ih glasno citati
Dok zadivljeni varvari (pod oruzjem)
Budu pljeskali, i ucili ih napamet.
Vec vide svoje pesme velikim slovima ispisane
Okacene u proceljima hramova
Oz kojih ce izgnati onemocala bozanstva,
Vide biblioteke prepune svojih knjiga
Iz kojih ce izbaciti price sto vise nikom
nista ne govore.
Ali ne znaju pesnici da ce oni prvi biti
obeseni na gradskom trgu
Zajedno sa mladicima sto su pozurili da otvore
kapije
I puste u grad one koje su tako zeljno cekali.
Jer varvari su varvari, i nisu nikakvo resenje.

LA RIVENDICAZIONE

E' da poco uscito il libro "La guerra del Kosovo", di Carlo
Scognamiglio, Ministro della Difesa nel periodo della aggressione
contro la Repubblica Federale di Jugoslavia (1999). Viene da
chiedersi quale sia lo scopo del libro, e delle presentazioni
pubbliche dello stesso che si sono svolte nelle scorse settimane.


*** A che servono libri del genere?

Infatti, rispetto alle cause ed ai fini reali della "guerra del
Kosovo", il libro non fa altro che riproporre luoghi comuni
fuorvianti, a partire dallo stesso titolo: si definisce "guerra"
quella che fu una operazione di tiro a segno da chilometri di
altezza contro obiettivi militari e civili, contro infrastrutture
e centri abitati, contro la popolazione serba ma anche contro i
profughi albanesi-kosovari; e la "guerra", nel titolo, sarebbe
"del Kosovo", laddove viceversa la aggressione ebbe come bersagli
anche i cittadini di insediamenti distanti molte centinaia di
chilometri dal Kosovo, come ad esempio la popolazione di Pancevo,
fatta oggetto di un attacco chimico particolarmente vigliacco,
perche' indiretto e con effetti mortali sul lungo termine,
effettuato attraverso la dispersione intenzionale nell'ambiente
di agenti venefici come il cloruro di vinile monomero,
sprigionatosi dai serbatoi bombardati in concentrazioni fino a
10mila volte superiori alle convenzionali soglie di rischio.
Piuttosto che "del Kosovo", la aggressione fu casomai "PER" il
Kosovo, in quanto mirava tra l'altro ad aggravare la tensione
ed a far esplodere una volta per tutte in modo drammatico la
conflittualita' nella provincia serba, al centro delle mire dei
secessionisti pan-albanesi appoggiati dalla NATO nel quadro
del suo piano strategico per lo squartamento della ex Repubblica
Federativa Socialista di Jugoslavia.

Perche' dunque scrivere ancora, dopo anni di martellante campagna
mediatica mistificatrice, e dopo che tante pubblicazioni inutili
sono gia' uscite sull'argomento, compresa quella del Presidente
del Consiglio dell'epoca, Massimo D'Alema, giustamente subito finita
nel secchio della spazzatura tra i molti libri "politically correct"
assolutamente privi di interesse? E' escluso che il libro di
Scognamiglio possa servire a "precisare i fatti" o a fornire nuove
informazioni; c'e' invece, evidentemente, ancora un bisogno, da parte
dell'establishment, di rivendicare il ruolo specifico avuto in quei
frangenti.


*** La presentazione milanese

Questo e' dimostrato in maniera incontrovertibile da tono e
contenuto degli interventi nei dibattiti di presentazione del
libro. Vediamo brevemente come sono andate le presentazioni di
cui siamo a conoscenza, svoltesi a Milano ed a Roma.

Milano, libreria Rizzoli, 3 giugno. Tra il pubblico erano presenti
alcuni aderenti al Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia,
che ci hanno descritto l'avvenimento nel modo seguente. Nel corso
di due ore di presentazione non è stato detto assolutamente niente
nel merito dei problemi dell'area balcanica, ne' rispetto alla
strategia italiana di penetrazione militare/economica nell'area.
A presiedere l'iniziativa era la direttrice della rivista di moda
"Amica" - quasi a "garanzia" che il livello della discussione
rimanesse sufficientemente basso. Ha fatto una apparizione Enzo
Biagi, che si è fatto fotografare e filmare dalle telecamere della
RAI, e dopo aver salutato i relatori appena giunti se ne è andato
senza rimanere ad ascoltare nemmeno un minuto. "Star" dell'happening
politico-mondano Francesco Cossiga, grande amico e protettore di
Scognamiglio, che tra una battuta triviale e l'altra ("Il bacio tra
Putin e Berlusconi era omosessuale") ha imbonito la platea, composta
da un'ottantina di persone, quasi tutte anziane e ben vestite.
Moltissimi i carabinieri in divisa ed altrettanti gli agenti in
borghese. Tema centrale: i retroscena della "guerra" e soprattutto
della sua preparazione, i problemi per dare all'Italia un governo
che obbedisse agli ordini di Washington e Bruxelles, che non si
facesse scrupoli di ordine legale o morale.

Cossiga ha spiegato che Slobodan Milosevic e' "un tiranno ed un
barbaro", e per lui "era meglio una fucilata di questo tribunale
dell'Aia, che è un'alterazione del diritto". Poi ha detto
che Prodi non ha nessun merito per la entrata dell'Italia
nella zona-Euro; che il capo dei servizi segreti tedeschi e' un
suo amico, "un vero gentiluomo"; e che "erano meglio le sane
dittature comuniste del parlamento democraticamente eletto".

E' dunque intervenuto Armando Cossutta, secondo il quale "il libro
parla delle vicende con precisione". Cossutta ha ribadito di aver
fatto bene a sostenere D'Alema garantendogli la maggioranza di
governo in una fase cosi' difficile, anche al prezzo di spaccare
il Partito della Rifondazione Comunista: nella sua scelta di
distanziarsi dalla guerra e dal governo della guerra, secondo
Cossutta "Bertinotti è stato sostenuto da una piccola pattuglia
trozkista". Paolo Mieli ha espresso a Cossutta la sua solidarieta':
"Solo il modello Cossutta può garantire alla sinistra di essere
credibile, solo di questo modello le persone possono fidarsi".

Scrivi "persone" ma leggi "NATO". Cossutta ha saputo svolgere
assai bene il ruolo affidatogli, nell'ambito della farsa che
per noi italiani sembra commedia ma per altri popoli e' stata
una immane tragedia: il ruolo del reggitore di moccolo, che
ha sostenuto un governo frutto di equilibrismi e giochi di
potere tutti giocati dietro le quinte, all'insaputa del Parlamento
oltreche' dei cittadini, giochi che hanno visto Francesco Cossiga,
per sua stessa ammissione in molteplici occasioni, compresa questa
di cui stiamo relazionando, esserne il regista, il grande esecutore
degli ordini della NATO.

Ha detto esplicito Scognamiglio nel corso della presentazione:
"L'accordo tra me e D'Alema era di NON parlare della guerra per
non suscitare ulteriori difficoltà". Infatti la partecipazione
di un paese ad una guerra non e' cosa di competenza del suo
governo, ne' tantomeno del suo Parlamento, e meno che mai degli
elettori. Siamo in democrazia! Specchietto per le allodole "pacifista"
nella maggioranza, Cossutta raccontava sempre, durante il conflitto,
di avere "pronta in tasca" la lettera in cui annunciava di ritirare
il sostegno al governo, se si fosse dato il via all'attacco di terra -
come se il cecchinaggio dal cielo fosse moralmente migliore della
guerra combattuta sul terreno, alla pari con il nemico. Se la conserva
ancora, Cossutta quella lettera deve custodirla gelosamente: sicuramente
i collezionisti pagherebbero tanti soldoni per entrarne in possesso.
Qualche filatelico forse puo' valutarne il prezzo di mercato.

Ma, secondo Mieli, "queste tre persone [Cossutta, Cossiga e
Scognamiglio! - non certo i bombardati] hanno perso qualcosa,
hanno perso un pezzo della loro vita". La faccia, invece, pare
ce l'abbiano ancora.


*** La presentazione romana

Riportiamo senza commento stralci dall'articolo di Ettore Colombo
("Vita" 14/06/2002) relativo alla presentazione dello stesso libro
svoltasi a Roma dieci giorni dopo quella di Milano.

<<Il picconatore dice "Invademmo un paese sovrano". (...)
La Nato e l'Occidente come Hitler. Il Kosovo come Olanda, Belgio,
Polonia e tutti gli altri Paesi invasi dai nazisti. La similitudine-
choc arriva dal picconatore in persona, l'ex presidente della
Repubblica Francesco Cossiga che punta il dito sulla guerra nei
Balcani, dove ci sarebbe stato un 'assoluto stravolgimento del
diritto internazionale'. Cossiga ha parlato in occasione della
presentazione del libro dell'allora ministro della Difesa
Carlo Scognamiglio sul Kosovo. ''Abbiamo commesso due illeciti
internazionali. Abbiamo invaso un Paese membro dell'Onu, cioè la
Repubblica jugoslava. Abbiamo invaso la Bosnia Erzegovina. Abbiamo
fatto operazioni militari senza dichiarare guerra ad uno Stato
sovrano. Abbiamo proceduto all'occupazione militare di due Stati''.
Questo significa che ''il fine giustifica i mezzi''. (...)>>

La presentazione di Roma e' stata trasmessa su Radio Radicale
(Vedasi:
http://www-5.radioradicale.it/servlet/VideoPublisher?cmd=segnalaGo
New&livello=s7.2.2&file=uni_adriano_0_20020614114106.txt ).
Sul sito della Radio (organo ufficiale della lista Marco Pannella,
in prima fila nella campagna a favore della aggressione del 1999)
si possono ascoltare viva-voce le parole di Cossiga. Egli racconta
tra l'altro che il progetto di attaccare la Jugoslavia era stato
approntato molti mesi prima, tanto e' vero che tutte le alchimie
politiche tese a dare all'Italia un governo "di servizio" risalgono
ad ottobre/novembre 1998... Altro che Racak, altro che Rambouillet!

A Cossiga e' stato chiesto come mai, senza avere incarichi
istituzionali,
egli possa intrattere questi contatti internazionali, tanto da svolgere
in pratica la funzione di agente-in-capo della NATO in Italia. Orbene
Cossiga ha risposto che puo' farlo poiche' all'estero e' noto per aver
combattuto il terrorismo (dice "combattuto", benche' si riferisca alla
gestione piduista del sequestro Moro, all'assassinio di Giorgiana Masi,
ai progetti golpisti della Gladio, eccetera), ed anche per avere
consentito l'installazione dei missili Cruise e Pershing in Sicilia.
In pratica, per essere SEMPRE stato l'agente-in-capo della NATO, degli
interessi americani nel nostro paese. Costantemente al lavoro, sul
crinale difficile tra istituzionalita' ed eversione, tra legittima
lotta politica in difesa dei valori dell'Occidente, del blocco
atlantico, effettuata alla luce del sole, ed attivita' coperte o
addirittura illegali ed anticostituzionali, come nel caso di questa
guerra.

Riprendiamo dal sito di Radio Radicale:
<<Guerra del Kosovo: Conferenza di presentazione del libro di
Carlo Scognamiglio (con Cossiga, Arpino e Tremonti). (...)
Roma, 13 giugno 2002 - "E' un libro molto anglosassone, molto
asciutto", ha esordito Lucia Annunziata, moderatrice della
conferenza di presentazione del libro "La guerra del Kosovo"
di Carlo Scognamiglio. "Un libro che ci dà una descrizione
della guerra" - ha aggiunto la giornalista - "e di quei fatti
tragici da un punto vista sia militare sia degli aspetti
riguardanti gli interventi umanitari" (...)
"Tutto iniziò con una colazione riservata", racconta Francesco
Cossiga, uno degli invitati alla presentazione e indicato
da più parti come il tessitore di quella tela che portò alla
creazione del governo D'Alema con cui l'Italia votò a favore
dell'intervento della Nato nella guerra del Kosovo contro la
Serbia di Milosevic. L'ex presidente della Repubblica ricorda
gli episodi chiave, la caduta del governo Prodi, il tentativo,
vano, di creare un governo di unità nazionale anche con Berlusconi,
e infine il suo appoggio a un esecutivo presieduto dall'ex
segretario dei DS. Ma alla fine aggiunge: "La guerra nel Kosovo
è stata la più grande violazione del diritto internazionale mai
perpetrata che ha cancellato in un colpo solo due principi
fondamentali: la sovranità nazionale e la non ingerenza". (...)
Da quel momento in poi, come ha ancora ricordato lo stesso
Cossiga, l'Italia è stata invitata a far parte del ristretto
direttorio dei 5 all'interno della Nato. (...)
"Anche grazie alla guerra del Kosovo" - ha affermato il generale
Arpino, terzo invitato alla presentazione, ed ex capo di stato
maggiore all'epoca del governo D'Alema - "l'aeronautica ha
riavuto quella credibilità che da Ustica in poi aveva decisamente
perso agli occhi dell'opinione pubblica e dei politici". (...)
"Ho riportato esclusivamente ciò che ho visto" - ha detto Carlo
Scognamiglio "cose che ho vissuto realmente. E posso dire che
la guerra del Kosovo per l'Italia è stata un vero successo".>>


*** Un vero successo!

Vale a dire: abbiamo commesso azioni illegali, abbiamo stravolto
la Costituzione ed il diritto internazionale, abbiamo commesso
atti analoghi a quelli dei nazisti, e lo rivendichiamo. Tutte le
"anime belle", che hanno parlato di "dolorose necessita'"
oppure di "guerre umanitarie", in realta' sono state complici
di crimini: D'Alema e Cossutta sono stati complici, tra gli
altri, e sono dunque dei criminali, come noi, anche se nessuno
di noi verra' mai giudicato, perche' noi abbiamo la forza
delle armi dalla nostra parte, e l'unica legge che vale per
noi e' la legge della violenza.
Dunque la beffa, dopo il danno: la beffa ai danni del paese, delle
sue leggi e della sua cittadinanza, ma anche la beffa ai danni del
centrosinistra, il "servo stupido" di tutta la vicenda, reso
complice, e che dunque oggi non ha piu' nessun titolo o strumento
per fermare la deriva guerrafondaia in cui siamo precipitati.

Cossiga e Scognamiglio rivendicano per quei fatti, in maniera
esplicita e senza infingimenti, la responsabilita' propria
e dei loro alleati piu' o meno consapevoli. Guardandoti in faccia
ti dicono: i convogli di profughi li abbiamo bombardati noi, la
Costituzione l'abbiamo stracciata noi, l'uranio nella verdura agli
operai di Kragujevac gliel'abbiamo messo noi, la vera pulizia etnica
in Kosovo la abbiamo fatta noi dal 1999 in poi. E che nessuno
si azzardi a chiederci conto, perche' ci avanzano ancora tante
pallottole, e ne abbiamo per tutti, all'occorrenza: per i
magistrati come per i pacifisti, per le "sinistre" come per i
giornalisti. Siamo in democrazia, bellezza... Ed anzi, ne
abbiamo tanta, di democrazia, che la esportiamo all'estero, ad
esempio in Jugoslavia, gratis, distribuita alla cittadinanza giu'
dagli aereoplani.


Italo Slavo

http://kosovo02.chiffonrouge.org


Les Damnés du Kosovo - Un film brise le silence.

INTERVIEW :

Michel Collon et Vanessa Stojilkovic sur leur
nouveau film

Les Damnés du Kosovo

Chassée de son appartement à Pristina, Maria n'a eu la vie sauve que
parce
qu'elle parlait albanais. Son neveu, interprète pour l'ONU, a été
assassiné
sauvagement. Le mari de Silvana a été kidnappé, elle est sans nouvelles
depuis
deux ans. La maison de Stanimir a été brûlée. Qu'ont-ils en commun? Ils
sont
Serbes et vivent, ou plutôt survivent au Kosovo. Pourquoi les médias ne
parlent-ils plus de cette région occupée par l'Otan ? Le nouveau film de
Michel
Collon et Vanessa Stojilkovic brise le silence. Et met en garde tous les
peuples
menacés par les guerres de la mondialisation...

ANTOINE RENARD

Comment est né ce film ?

Michel Collon. J'ai effectué ce reportage au Kosovo
pour me rendre compte sur place de la situation
présente des Serbes et des autres minorités
nationales. Ayant en mémoire cette phrase de Bill
Clinton au moment où il déclenchait les
bombardements sur la Yougoslavie : "Notre fermeté
est le seul espoir pour le peuple du Kosovo de
pouvoir vivre dans son propre pays. Imaginez si nous
fermions les yeux et si ces gens étaient massacrés,
à la porte même de l'Otan. Celle-ci serait
discréditée."

Clinton parlait des Albanais. Mais aujourd'hui, qu'en
était-il des Serbes et des autres minorités nationales
Roms, Gorans, Turcs, Egyptiens, Musulmans... qui
vivaient au Kosovo depuis des siècles? Etaient-ils
en sécurité avec 45.000 soldats de l'Otan dans leur
pays?

Et qu'avez-vous vu ?

Michel Collon. Une accumulation de souffrances
qu'on n'imagine pas ici...

Mais les médias ne nous parlent plus du Kosovo. La
situation n'est-elle pas réglée ?

Michel Collon. Au contraire ! Ce que j'ai vu, ce sont :
attentats à la bombe, assassinats, destructions des
maisons ou expulsions, kidnappings et angoisses des
familles, menaces permanentes... Le constat est
accablant: une véritable purification ethnique a
chassé du Kosovo la plupart des non-Albanais et
terrorise ceux qui restent.

Qu'avez-vous pu montrer concrètement ?

Michel Collon. Une vingtaine d'interviews donnent la
parole aux victimes. Leurs témoignages, dignes mais
poignants, m'ont mis les larmes aux yeux. Il fallait
absolument faire passer leur message tragique.
Briser le silence médiatique qui entoure à présent le
Kosovo. Leur sort constitue une terrible mise en
garde pour tous les peuples : une occupation par les
Etats-Unis, ou les puissances de l'Otan, ce n'est
aucunement une solution. C'est au contraire
l'assurance de terribles souffrances pour tous les
êtres humains de ces régions occupées.

La présence des troupes de l'Otan ne freine pas ces
violences ?

Michel Collon. Non seulement elle ne les freine pas,
mais le film apporte plusieurs documents exclusifs
qui révèlent la complicité de l'Otan avec leurs
auteurs : les milices de l'UCK séparatiste.

Vous n'avez pas eu de problèmes pour tourner ?

Michel Collon. Bien sûr, dans un tel climat de terreur,
un cameraman serbe risque sa vie s'il tourne en zone
"non albanaise". Mais j'ai eu la chance de compter
sur une équipe de TV serbe très motivée. Des gens
extrêmement courageux à qui je dois beaucoup.

Vanessa, comment avez-vous rejoint ce projet ?

Vanessa Stojilkovic. A 25 ans, j'ai déjà tâté divers
métiers de l'image dont le montage. Après un contact
par Internet, Michel Collon m'a proposé de
recommencer l'écriture et le montage de son film, en
panne suite aux problèmes de santé du précédent
réalisateur. J'ai immédiatement accepté.

Parce que vous êtes Française d'origine yougoslave ?

Vanessa Stojilkovic. Oui et non. Oui parce qu'en
effet plusieurs membres de ma famille ont péri ou ont
enduré de terribles souffrances dans cette guerre.
J'en étais très fortement éprouvée. Alors, ce film m'a
permis de réaliser la promesse que je leur avais faite,
là-bas : dire la vérité en Occident.
Malheureusement, certains sont déjà décédés et
d'autres le seront bientôt.

Le stress de la guerre et des bombardements a
provoqué d'énormes problèmes d'hypertension qu'ils
n'ont pas les moyens de soigner. Et des cancers
croissant à une allure fulgurante. Les gens meurent
dans la souffrance. Le bilan de la guerre, pour toute
la Yougoslavie, ce n'est pas seulement des morts,
mais aussi l'état physique et psychologique de ceux
qui restent. Et leur manque d'avenir.

Michel Collon m'a vraiment fait un cadeau en
m'offrant la matière première des ces interviews
qu'il avait rassemblées. Et ses analyses pertinentes,
qui lient de façon claire cette guerre à la
mondialisation. En sculptant et en modelant cette
matière, j'ai pu faire parler ma souffrance, tenir ma
promesse, faire mon deuil.

Michel Collon. C'est surtout Vanessa qui m'a fait un
merveilleux cadeau. Moi, j'ai travaillé 4 jours de
tournage. Elle, 4 mois de montage. Pas facile du tout,
car je ne suis pas cinéaste professionnel, et ce que
j'ai ramené s'en ressentait. Grâce à elle, grâce à son
engagement remarquable, plein de gens dans le
monde pourront découvrir une réalité très importante.

Ce film s'adresse-t-il seulement aux Serbes ?

Vanessa Stojilkovic. Pas du tout! Ma motivation
principale a surtout été d'ouvrir les yeux aux
"Français français", disons, ou à tous ceux d'Europe
occidentale qu'on a désinformés. Leur faire savoir,
par exemple, qu'on prive les non-Albanais de soins
de santé décents : les gens meurent parce qu'on n'a
pas de quoi les soigner, parce qu'ils sont privés des
équipements médicaux nécessaires. Que les enfants
serbes sont privés d'écoles. Qu'une centaine
d'églises ont été démolies. Et que ça continue.

Est-ce un film "pro-serbe" ?

Michel Collon. Non. D'abord, il donne aussi la parole aux
nombreuses minorités nationales, elles aussi
persécutées, "nettoyées". Les Roms, par exemple,
pourchassés un peu partout en Europe, ces temps-ci. Et
martyrisés au Kosovo. Et aussi les Juifs, Gorans,
Musulmans, Turcs, Egyptiens... Des minorités dont on ne
parle jamais.

Ensuite, de nombreux Albanais se retrouvent également
victimes d'un système maffieux basé sur la terreur. L'un
d'eux a pu témoigner devant notre caméra. Il était
persécuté parce que marié à une Serbe !

En fait, je ne suis ni pro-serbe, ni pro-albanais. Je pense
que tous ces peuples se retrouvent victimes de
stratégies cachées : les Etats-Unis voulaient, comme
leurs alliés, détruire une Yougoslavie trop à gauche. Ils
voulaient contrôler les routes du pétrole qui passent
précisément par là. Ils voulaient installer leur super-base
militaire de Camp Bondsteel. Et ils y ont réussi, en
utilisant - non : en excitant eux-mêmes - le conflit entre
Serbes et Albanais.

Savez-vous qu'à présent, Washington conclut des
locations de 99 ans pour les pistes de ses bombardiers ?
Quelqu'un peut-il nous expliquer en quoi des
bombardiers aideront à résoudre les problèmes des
populations du Kosovo ?

Un objectif stratégique plus vaste, alors ?

Michel Collon. Exactement. Cette base rapproche les
bombardiers US de Moscou et du Caucase. Elle fait
partie du grand plan d'encerclement, car Washington ne
pense pas que Poutine et sa tendance seront
nécessairement éternels. Et surtout, briser la
Yougoslavie faisait partie du plan global en envoyant ce
message à tous les peuples du monde : si vous résistez à
la mondialisation, vous serez détruits.

Mais les médias ne nous parlent plus du Kosovo. La
situation n'est-elle pas réglée ?

Michel Collon. Au contraire ! Ce que j'ai vu, ce sont :
attentats à la bombe, assassinats, destructions des
maisons ou expulsions, kidnappings et angoisses des
familles, menaces permanentes... Le constat est
accablant: une véritable purification ethnique a
chassé du Kosovo la plupart des non-Albanais et
terrorise ceux qui restent.

Qu'avez-vous pu montrer concrètement ?

Michel Collon. Une vingtaine d'interviews donnent la
parole aux victimes. Leurs témoignages, dignes mais
poignants, m'ont mis les larmes aux yeux. Il fallait
absolument faire passer leur message tragique.
Briser le silence médiatique qui entoure à présent le
Kosovo. Leur sort constitue une terrible mise en
garde pour tous les peuples : une occupation par les
Etats-Unis, ou les puissances de l'Otan, ce n'est
aucunement une solution. C'est au contraire
l'assurance de terribles souffrances pour tous les
êtres humains de ces régions occupées.

La présence des troupes de l'Otan ne freine pas ces
violences ?

Michel Collon. Non seulement elle ne les freine pas,
mais le film apporte plusieurs documents exclusifs
qui révèlent la complicité de l'Otan avec leurs
auteurs : les milices de l'UCK séparatiste.

Un éditorialiste du New York Times l'avait déjà
clairement indiqué, à la veille de la guerre: "Pour que la
globalisation marche, l'Amérique ne doit pas craindre
d'agir comme la superpuissance omnipotente qu'elle est.
La main invisible du marché ne fonctionnera jamais sans
un poing caché. McDonalds ne peut être prospère sans
McDonnel Douglas, le constructeur de l'avion F-15. Et
le poing caché qui garantit un monde sûr pour les
technologies de la Silicon Valley, ce poing s'appelle
l'armée des Etats-Unis, Air Force, Navy et Marines."

Vous avez écrit plusieurs livres sur ces thèmes. Pourquoi
un film ?

Michel Collon. J'ai constaté que ce média permet de
toucher aussi ceux qui ne lisent pas. Et il est idéal pour
susciter un débat. Chacun peut facilement offrir une
cassette à un ami, un parent. Ou organiser chez soi une
petite projection + discussion.

Et c'est urgent car Monsieur Bush annonce qu'il va
attaquer de nombreux autres pays. Une bonne raison pour
les progressistes de rediscuter ce qui s'est passé en
Yougoslavie. Les résultats de l'Otan correspondent-ils à
ses promesses ? Y avait-il d'autres intérêts cachés ?
A-t-on manipulé l'opinion par des médiamensonges ?

La Yougoslavie, c'est un avertissement avant l'Irak, la
Palestine et bien d'autres ?

Michel Collon. Oui. La mondialisation, c'est la guerre, par
essence. La politique des multinationales ne fait
qu'augmenter l'écart entre riches et pauvres de cette
planète. La guerre est devenue la méthode n° 1 pour
briser leurs résistances. La guerre contre les
Palestiniens et les Irakiens, le "Plan Colombia",
l'agression contre le Congo par armées interposées, les
menaces contre l'Iran, la Syrie, la Corée, tout cela fait
partie de la même guerre globale.

Vanessa Stojilkovic. Il faudrait que la jeunesse
antimondialisation s'informe plus sérieusement sur ces
guerres. On ne peut laisser un pays qui a utilisé l'arme
chimique Agent Orange, des bombes à l'uranium et autre
saloperies nous manipuler et nous faire croire qu'il mène
la guerre pour la liberté et les droits de l'homme. On ne
peut le laisser gouverner le monde et y organiser des
guerres dans l'intérêt financier de ses multinationales. Et
je suis en colère aussi contre les pays européens qui ont
été complices et tirent profit de cette guerre.

Ce film est une mémoire, un avertissement, un appel au
secours. Des peuples du Kosovo et de tous les peuples
menacés. Lorsque l'Otan ou l'Euro-Armée s'apprêteront
à bombarder un peuple, il faudra que la population des
pays de l'Otan se soulève et intervienne massivement
contre ses gouvernements.

Le film précédent Sous les bombes de l'Otan a été traduit
en diverses langues. Et celui-ci?

Vanessa Stojilkovic. Je viens d'en terminer la version en
serbo-croate. Et d'autres traductions sont en route.
Avec les nouvelles technologies de montage sur
ordinateur, on peut facilement remplacer une "piste" du
montage, par exemple celle de la voix off ou celle des
sous-titres par une autre version. Des contacts sont déjà
pris pour des traductions en espagnol, italien, russe,
néerlandais, allemand. Nous pensons que l'anglais et
arabe seraient également très utiles. Pour tout cela, et
pour une diffusion maximum, nous cherchons de l'aide.

Parce que le sort infligé à la Yougoslavie menace
d'autres peuples ?

Michel Collon. Exactement. Ce film s'adresse à tous les
peuples du monde. Le Kosovo, c'est un avertissement à
toute la planète. Tout peuple qui ne veut pas vivre à
genoux, tout pays qui entend fixer lui-même son destin,
risque d'être frappé par la guerre globale de Mr Bush et
ses amis. La seule issue est de créer un grand front
international de résistance à la guerre.


Subject: Rtf : NOUVEAU FILM : Les Damnés du Kosovo
Date: Mon, 10 Jun 2002 20:40:45 +0200
From: Michel COLLON


Un document essentiel pour tous les pays
menacés de devenir un jour une cible des
Etats-Unis

Les Damnés du Kosovo

Film de Michel Collon & Vanessa Stojilkovic

Bill Clinton avait promis que l¹occupation
de l¹Otan amènerait la paix et la
protection de toutes les nationalités au
Kosovo. Qu¹en est-il aujourd¹hui ?
Vingt témoins parlentS

Chassée de son appartement à Pristina,
Maria n¹a eu la vie sauve que parce
qu¹elle parlait albanais. Son neveu,
interprète pour l¹ONU, a été
sauvagement assassiné. Le mari de Silvana a
été kidnappé en 1999, elle est
toujours sans nouvelles. La maison de
Stanimir a été brûlée. Qu¹ont-ils en
commun? Ils sont Serbes et vivent, ou
plutôt survivent, au Kosovo. Mais le
³nettoyage² frappe aussi les autres
minorités : Roms, Juifs, Gorans,
Musulmans... Pourquoi les médias ne
parlent-ils plus de cette région occupée
par l¹Otan ? Le nouveau film de Michel
Collon et Vanessa Stojilkovic brise
le silence.

Pour éclairer ce débat : la mondialisation
nous mène-t-elle vers des guerres
de plus en plus nombreuses ?

80 minutes ­ 9 Euros
Infos, commandes, organisation de
projections-débats : voir fin de message

Interview des auteurs dans un mail séparé :
³Que se passe-t-il au Kosovo ?²
Peut être fourni en Word Mac ou PC, avec
illustrations du film. Peut être
reproduit en avertissant les auteurs (
³Fair use only²).

Bon de commande :
Nom, prénom :
..............................
Rue, numéro :
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Code, ville :
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E-mail :
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Commande :
........ exemplaires en français des Damnés
du Kosovo
........ exemplaires en serbo-croate des
Damnés du Kosovo

Veut recevoir une information sur la
parution des versions en
O anglais O espagnol O italien O russe
O néerlandais O arabe O allemand

Est prêt à aider à faire connaître ce film
:
O en organisant une projection, un débat
O traductions O relectures O montage O
diffusion O promotion Internet

Suggère de :
......................................................

A renvoyer à :
Michel Collon, 68 rue de la caserne, 1000
Bruxelles - Belgique
00 32 (0)2 50 40 140
info@...

Ou à Vanessa Stojilkovic 00 33 - (0)6 03
13 78 13 nessa.kovic@...

13:47 2002-06-29

SERBIAN KOSOVO IS BEING WIPED OFF THE FACE OF THE EARTH

More horrific news is coming from Kosovo; more acts of vandalism took
place in that long-suffering land. Orthodox Serbian graveyards were
desecrated in the town of Djakovica and Orahovac. Someone destroyed
tombstones, leaving their ?traces? on them: the symbols of an extremist
organization of Albanian guerrillas. Orthodox graveyards in the towns of
Siga and Brestovic (near the city of Pec) suffered even more: vandals
exhumed the graves and scattered the remains of dead Serbs.

The Moscow Patriarchy cited a letter that was written by Bishop Artemy
to the NATO-led peace force (known as KFOR) in Kosovo. The letter was
filled with depression.

The bishop wrote thatover 100 orthodox churches have been destroyed
since the military actions in Kosovo and Metohija and not less than ten
graveyards have desecrated. However, there has been no legal action
taken, not to mention any arrests. Nothing has been done on the
territory that is directly defended by KFOR. Bishop Artemy believes this
is the deliberate policy of the international community representatives
and not any mistake. Those events were kept secret by the leadership of
the peacemaking force and international organizations for the protection
of human rights. The Albanian police and peacemaking force prevents the
Serbian Patriarchy from documenting such acts of vandalism.

The Kosovo government completely supports acts of desecration, taking
into consideration the fact that some of its representatives directly
participate in them sometimes. The monument to Serbian King Stefan
Nemanja was demolished on June 4th. The monument stood in front of the
building of the Town-Planning Ministry of Kosovo, and ministerial
officials took a very active role in the demolition of the monument.

The analysis of events that are happening in Kosovo on a regular basis
made bishop Artemy come to the following conclusion: ?KFOR takes part in
the elimination of inheritance and culture of the Serbian Orthodox
Church and in the spiritual genocide of the Serbian nation.? The local
Albanian government is going to ensure ?law and order." They will remove
the ruins of orthodox churches that were destroyed by them. There will
soon be another monument in Djakovica instead of the ruined church: a
monument to the Kosovo Liberation Army.

The Serbian Orthodox Church released an updated edition of the book
Crucified Kosovo, which contained documented evidence of acts of
desecration against Serbian sacred objects and photographs of ruined
temples and eyewitnesses? stories.

Sergey Yugov
PRAVDA.Ru


Translated by Dmitry Sudakov

Copyright ©1999 by "Pravda.RU". When reproducing our materials in whole
or in part, reference to Pravda.RU should be made. The opinions and
views of the authors do not always coinside with the point of view of
PRAVDA.Ru's editors.

===*===

> http://www.kosovo.com/rastko-kosovo/istorija/malkolm/index.html

Response to Noel Malcolm`s book "Kosovo. A Short History"
Scientific Discussion on Noel Malcolm`s book
"Kosovo. A Short History"(Macmillan, London 1998)
Belgrade, 8th October 1999

> http://www.kosovo.com/rastko-kosovo/istorija/malkolm/index.html

AP. 28 June 2002. Milosevic's
supporters demand his release and early
Serbian elections.

BELGRADE -- Chanting "Freedom for
Slobodan," about 4,000 supporters of
Slobodan Milosevic demonstrated Friday
at a central Belgrade square to
mark the first anniversary of the
former president's extradition to the
U.N. war crimes tribunal in the
Netherlands.

"This government is run by foreign
forces," Mirko Marjanovic, the leader
of Milosevic's Socialist Party, told
the crowd Friday, adding that U.S.
Ambassador "William Montgomery is
effectively the head of the Serbian
government."

Marjanovic, who was Serbian prime
minister during Milosevic's rule, also
demanded that Milosevic be immediately
released and that the government
of Serbia, the larger republic in the
Yugoslav federation, resigns and
allows early elections.

The protesters later marched through
downtown Belgrade and threw stones
at the Serbian government building,
breaking several windows and
slightly injuring one of several dozen
police officers guarding the
building.

Milosevic's wife, Mirjana Markovic,
said at a separate rally of her
neo-communist Yugoslav Left party that
the country's "facing a new
slavery."

Alluding to the 500 years of the
Turkish occupation that ended in 19th
century and left Serbia devastated,
Markovic warned against "new
domination from the West" and urged
"all patriots to stand up, to unite
... if we are all together, our path to
freedom will be easier and
shorter than centuries ago."

Just a few blocks away, about 10,000
supporters of three other
opposition parties gathered in front of
the Yugoslav parliament building
to demonstrate against what they argue
is the authorities' failure to
carry out promised reforms and spark
economic recovery.


===*===


> http://www.sps.org.yu/aktuelno/2002/06/28-01.html

28.06.2002. godine
Beograd


VELIKI NARODNI MITING
"PROTIV HAGA - ZA VANREDNE IZBORE"

Vi¹e desetina hiljada èlanova i simpatizera
Socijalistièke partije Srbije i patriotskih graðana
Srbije koji su nezadovoljni dosovim re¾imom okupilo
se na Trgu Republike da izrazi protest protiv sramnog
kindapovanja i isporuèenja ranijeg predsednika Srbije
i Jugoslavije i presednika Socijalistièke partije
Srbije Slobodana Milo¹eviæa Ha¹kom tribunalu, i da
izrazi zahtev za raspisivanjem vanrednih izbora na
svim nivoima. Oni su simbolièno, isticanjem crvenih
kartona na kojima je pisalo "za" rekli da su za smenu
dosove vlade.
U ime okupljenih graðana, predsednik SPS u otsustvu
Slobodana Milo¹eviæa Mirko Marjanoviæ izrazio je
veliku podr¹ku graðana Srbije Slobodanu Milo¹eviæu i
odao priznanje za njegovo herojsko dr¾anje u Hagu i
suprotstavljanje zloèincima koji su bombardovali na¹u
zemlju. Predsednik Slobodan Milo¹eviæ je danas stao
èvrsto i uspravno ispred najveæih sila sveta koje
hoæe da doka¾u da je srpski narod genocidan, iako
tako ne¹to sprski narod nikada nije imao u svom biæu,
istakao je Marjanoviæ.
Tokom proteklih godinu dana od kada je Slobodan
Milo¹eviæ kidnapovan i isporuèen Hagu, u zemlji su se
desile velike promene - ali na gore. Zemlja se
rasparèava, ekonomija uru¹ava, privreda razara, raste
broj nezaposlenih, banke zatvaraju, standard graðana
naglo opada. Dosova vlada ka¾e da Srbija ide dobrim
putem, a ona ide u propast, rekao je Marjanoviæ.
Socijalisti æe sve te protivnarodne zakone ukinuti,
vratiti besplatno zdravstvo i ¹kolstvo i sve ono ¹to
oznaèava socijalnu humanost i pravdu, obeæao je on
okupljenim graðanima.
U ime socijalista i svih rodoljubivih graðana Srbije
Mirko Marjanoviæ je istakao zahtev da se Slobodan
Milo¹eviæ odmah pusti na slobodu, a da se raspi¹u
novi izbori, najkasnije do septembra meseca, na
kojima æe na legalan naèin biti smenjena dosova
podanièka vlada.
Doajen srpskog pozori¹ta Stevo ®igon obratio se
uèesnicima protesta sa konstatacijom da to nije
stranaèki miting, nego patriotski sabor. "Jer,
patriotizam je deo nacionalne kulture, a kakav je
danas svet, ne mo¾e se biti patriota ako nisi
socijalista. Ovih na¹ih 17 g. veruju onome koji je
rekao da je istoriji do¹ao kraj. Meðutim, setite se
na stotine hiljada demonstranata u Ðenovi, Sijetlu,
Sevilji, sa transparentima na kojima je pisalo "Dole
kapitalizam". Socijalizam nije stranka, to je naèin
¾ivljenja, to je kad èovek ¾ivi od svoga rada, od
svoga stvarala¹tva, a ne od svoje privatne
sopstvenosti. Sramota je pri dana¹njem razvitku nauke
da neko ima 60 milijardi dolara, a da ¹irom sveta u
kartonskim kutijama na ulicama deca umiru od gladi i
¾eði. Pitamo se èemu toliki napredak za toliko
smrti? Verovati u celishodnost kapitalizma ne samo da
je nemoralno, nego je i nekulturno, primitivno.
Podsticati kapitalistièke odnose znaèi biti sauèesnik
u globalnom zloèinu ubijanja i pljaèke.
Ovaj narod jo¹ uvek ispa¹ta ¹to je u stvari, ne tako
davno, slao u Stambol svoju najbolju glavu. Ovu glavu
koju su ovi razbojnici poslali u Hag te¹ko æemo
platiti", zakljuèio je na kraju veliki umetnik i
humanista Stevo ®igon.
U istoriji srpskog naroda Vidovdan je jedan od
najveæih praznika - zahvaljujuæi fa¹istima koji su
poslali Milo¹eviæa u Hag, postao je sramotan datum
na¹e istorije, rekao je poznati sportista i
publicista Duci Simonoviæ. On je posebno upozorio na
opasnost od od pogubnih planova ekocidnog kapitalizma
koji je prvo uni¹tio prirodu u svojim zemljama, a
sada za to tra¾i druge kolonije, izmeðu ostalih i
Srbiju. U borbi protiv ekocidnog kapitalizma ne sme
biti odlaganja i kompromisa, upozorio je Simonoviæ.
Poznati nemaèki publicista i knji¾evnik Jirgen
Elzeser pozdravio je uèesnike protestnog mitinga jer
miting SPS svojim porukama pripada naj¹irem svetskom
pokretu protiv globalizacije i novog svetskog
poretka.
"U Hagu se ne radi o sudbini Slobodana milo¹eviæa,
nego o sudbini svakog pojedinog Srbina, upozorio je
Elzeser. "Jer tamo se ne sudi samo Slobodanu
Milo¹eviæu, veæ sa njim pred sudom sede svi
Jugosloveni, pre svega svi Srbi. Pro¹lost nije
pro¹la, a u Hagu se radi o buduænosti - va¹oj, jer
ako Karli Del Ponte poðe za rukom da prika¾e Slobdana
Milo¹eviæa kao krivca za ratove u poslednjih deset
godina, NATO sile neæe isplatiti ratnu od¹tetu. Ako
se ratna la¾ potvrdi, Srbija neæe dobiti ni jedan
Evro reparacija, veæ se platiti reparacije
Slovencima, Hrvatima, Muslimanima i ©iptarima. Po¹to
nema novca, taj novac za reparacije æe dosova vlast
uzeti od graðana", zavr¹io je svoje upozorenje
Elzeser.
Sekratar Meðunarodnog odeljenja Socijalistièke
partije Srbije Vladimir Kr¹ljanin preneo je
okupljenim demonstrantima poruke iz sveta - od
najveæe partije u Evropi - Komunistièke partije Ruske
Federacije, Dr¾avne Dume Ruske Federacije, Rumunske
radnièke partije i Rumunskog komiteta za borbu za
brzo i bezuslovno oslobaðanje Slobodana Milo¹eviæa.
Ono ¹to je zajednièko u ovim porukama, to je da sve
izra¾avaju veliku podr¹ku predsedniku Milo¹eviæu,
divljenje njegovom herojskom dr¾anju, i pozivaju na
otpor sve dok on ne bude osloboðen.
Na mitingu su, pored navedenih, govorili i ispred
Studentske asocijacije Srbije Jovana Stameniæ, kæerka
Vlajka Stojiljkoviæa Aleksandra Stojiljkoviæ, Dejan
Backoviæ i Du¹an Bajatoviæ.
Sa mitinga je upuæen proglas u kojem su istaknuta dva
zahteva:
- da se odmah pusti na slobodu predsednik Slobodan
Milo¹eviæ;
- po¹to je DOS za ovih godinu dana izgubio svaki
mandat za vladanje, svi iz dosove vlade moraju pod
hitno podneti ostavke, i da se formira nova vlada
sastavljena od svih relevantnih politièkih snaga sa
samo jednim zadatkom - raspisivanje vanrednih izbora,
najkasnije do 28. septembra ove godine.


> http://www.sps.org.yu/aktuelno/2002/06/28-02.html

28.06.2002. godine
Beograd

PROGLAS

Za dana¹nji narodni miting nije sluèajno ¹to se
odr¾ava na Vidovdan. Na ovaj dan pre godinu dana
marionetski re¾im Zorana Ðinðiæa kidnapovao je na¹eg
predsednika Slobodana Milo¹eviæa i odveo ga pred
ilegalni "sud" u Hagu.
Ovim besramnim aktom Vidovdan je postao najcrnji dan
u istoriji na¹eg naroda, a re¾im je dokazao svoj
podanièki i marionetski karakter. Sigurno je da se od
28. juna 2001. godine broje dani okupacije Srbije,
ali i da se odbrojavaju dani namesnièkog i
antinarodnog DOS-ovog re¾ima.
Od pro¹log do ovog Vidovdana Srbija je jo¹ vi¹e
potonula, jo¹ su joj èvr¹æe vezane ruke, jo¹ su joj
jaèe svezane oèi da ne vidi ¹ta izrodi u njeno ime
èine. Sunovrat je u svakoj oblasti dru¹tvenog ¾ivota.
®ivotni standard je ni¾i nego ¹to je bio tokom
NATO-agresije, 2/3 graðana tro¹i dnevno manje od 60
dinara.
Na Kosovu i Metohiji se svakodnevno de¹avaju zloèini
protiv srpskog i drugog nealbanskog stanovni¹tva, a
trupe Ujedinjenih nacija koje se tamo nalaze
praktièno se pona¹aju kao okupacione. ©to je juga
Srbije tièe, tamo su akti albanskog terorizma skoro
svakodnevni, a nespokoj i nesigurnost svih sem
terorista su glavna odlika stanja graðana koji tamo
¾ive.
Progon patriota, svih onih koji se suprotstavljaju
ovom re¾imu, se svakodnevno zahuktava. Pritisci na
sudstvo do strane izvr¹ne vlasti, veæi su nego u
vreme Hitlerove Nemaèke. Ne mogu se ni nabrojati svi
krivièni postupci montirani i la¾irani od prvog do
poslednjeg, koji se danas od strane ovog re¾ima vode
protiv socijalista.
Donet je stramni i protivustavni zakon o saradnji sa
Ha¹pkim tribunalom, koji predstavlja poku¹aj
"legalizacije" hap¹enja i progona heroja srpskog
naroda, heroja na¹e borbe za slobodu, a protiv
NATO-agresije. Istovremeno s tim propisom, donet je i
zakon kojim se amnestiraju albanski teroristi za
poèinjene zloèine.
Vojka Jugoslavije je predmet instrumentalizacije i
borbe za uticaj od strane partija iz DOS-a.

Po¹tovani graðani,
U situaciji u kojoj se kao dr¾ava i narod nalazimo,
mi vi¹e nemamo pravo da æutimo. Svojim æutanjem æemo
mo¾da saèuvati neku svoju dana¹nju poziciju, ali æemo
svakako prodati buduænost svoje dece i unuka. A da to
èinimo nemamo pravo.
Predsednik Slobodan Milo¹eviæ nam svima, svojim
vite¹kim i herojskim dr¾anjem u Hagu, daje primer
kako se ¹tite interesi naroda i dr¾ave, kako se brani
dr¾avna èast i narodno dostojanstvo. On u Hagu stoji
uspravno naspram najveæih sila sveta koje poku¹avaju
da organizujuæi tu sudsku farsu, osude ne samo
Slobodana Milo¹eviæa, veæ i èitav srpski narod. Taj
plan im je pokvario Slobodan Milo¹eviæ koji je, pred
licem èitave svetske javnosti, izneo istinu o borbi
na¹eg naroda za slobodu svoje zemlje i o zloèinima
koje je upravo poèinio NATO-pakt, èije su dr¾ave
èlanice upravo osnivaèi ovog ileganog suda.
Mi smo se danas ovde okupili da tu herojsku borbu
Slobodana Milo¹eviæa pozdravimo i da mu poruèimo da
smo uz njega. Njegova poruka, koju nam je nedavno
uputio, da je "Sloboda sada jedini zadatak" je za nas
pravac kojim æemo se rukovoditi.

Subject: Moscow: OPEN LETTER TO PUTIN AND BUSH
Date: Sat, 25 May 2002 17:59:30 +0200
From: "Vladimir Krsljanin"

RUSSIAN SOCIAL COMMITTEE FOR THE DEFENSE OF SLOBODAN
MILOSEVIC
Moscow, May 24, 2002

OPEN LETTER

To the President of the Russian Federation Mr.
Vladimir Putin and

to the President of USA Mr. George W. Bush



Respected gentlemen Presidents,

The 'trial' of the ex-President
of Yugoslavia Mr. Slobodan Milosevic has gone on for
several months at The Hague 'International Tribunal
for former Yugoslavia'.

That 'Tribunal' was proposed with a
positive aim - to punish persons responsible for war crimes
under conditions in which the judicial system of the former
Yugoslavia had been destroyed.

Today, however, it has become
clear that the original concept is unsustainable,
since the Tribunal turned into a biased, politicized
instrument for the persecution of the Serbian people
and their leaders.

In the World community, there
are more and more statements that the 'Tribunal' is
illegitimate, created in violation of the UN Charter.

The 'trial' proceedings
clearly demonstrate that the 'Tribunal' has no
evidence of the criminal guilt of Mr. Slobodan
Milosevic and other leaders of Yugoslavia. This can
also be seen in the questioning and cross-examination
of prosecution witnesses, who are also unable to
present any evidence that Mr. Milosevic is guilty.

What is going on at The Hague
discredits the very idea of international judicial
bodies.

With a goal of restoring justice we call upon you to
issue a joint statement expressing the necessity of
abolishing the 'International Tribunal for former
Yugoslavia', transferring Tribunal cases to the
courts of the respective countries of the former
Yugoslavia and releasing all political prisoners,
including Mr. Slobodan Milosevic.



Chairman of the Committee
Alexander Zinov'ev

Co-Chairman of the Committee,
Deputy of the State Duma of the Federal Assembly of
the Russian Federation
Gen. Nikolai Bezborodov

---

Subject: Moscow: SHOLOHOV PRIZE TO MILOSEVIC
Date: Sat, 25 May 2002 01:35:45 +0200
From: "Vladimir Krsljanin"

Moscow, May 24, 2002

TO SLOBODAN MILOSEVIC (YUGOSLAVIA) - A
POLITICAL PRISONER IN THE HAGUE DUNGEON, THE
EX-PRESIDENT OF YUGOSLAVIA, FOR HIS COURAGE,
VIGILANCE AND HIS SELFLESS RESISTANCE TO
INJUSTICE IN THE STRUGGLE FOR CITIZENS'
RIGHTS AND THE FREEDOM OF YUGOSLAV AND OTHER
SLAVONIC PEOPLES, FOR EXPOSING, IN THE
SESSIONS OF THE "INTERNATIONAL HAGUE
TRIBUNAL", THE NATO-US AGGRESSION IN EUROPE.

PRESIDENT OF THE COMMISSION FOR THE
INTERNATIONAL SHOLOKHOV PRIZE
YURI BONDAREV

President Slobodan Milosevic has been awarded with
respectful International Sholokhov Prize. On his behalf,
his brother Borislav received the prize today in Moscow,
on a celebration on birthday of the great Soviet and
Russian writer Mikhail Sholokhov.
This award is traditionally given by International
Association of Writers' Unions, Union of Artists of
Russia, "Soviet Writer" Publishing Company and
Pedagogical State University "Mikhail Sholokhov".
President of the Commission for the prize this year was
one of its earlier laureates well known Russian writer
Yuri Bondarev.
Among earlier laureates of the prize were writers V.
Pikul', A. Larionov, S. Vikulov, Y. Nosov, R. Gamzatov,
P. Proskurin, V. Sorokin, V. Sidorov and B. Oliynik.
Prize was also earlier awarded to statesman and
politicians - Fidel Castro, Gennady Zyuganov, Alexander
Lukashenko. The only Yugoslav who won the prize was
Bosnian Serb Leader Radovan Karadzic (in 1994).
Three days ago the following telegram was sent to The
Hague:

"Slobodan Milosevic
Ex-President of Yugoslavia
UN Detention Unit
The Hague
The Netherlands

Dear comrade Milosevic,

We cordially congratulate you, the courageous fighter
for freedom of Slavonic peoples, on the occasion of
wining the International Sholokhov Prize for 2002. Your
brother Borislav will receive diploma and medal on May
24, the birthday of Sholokhov.
We expect your soon release and a meeting with you.
Friendly hug,
writers Bondarev, Mikhalkov, Larionov"

To join or help this struggle, visit:
http://www.sps.org.yu/ (official SPS website)
http://www.belgrade-forum.org/ (forum for the world of equals)
http://www.icdsm.org/ (the international committee to defend
Slobodan Milosevic)
http://www.jutarnje.co.yu/ ('morning news' the only Serbian
newspaper advocating liberation)

ROSSO XXI°

Periodico del Movimento per la Confederazione dei Comunisti
http://www.confederazionecomunisti.it/ROSSOXXI.htm
N° 11 - GIUGNO 2002

IL "PROCESSO MILOSEVIC" E L'IMPERIALISMO

di Aldo Bernardini
(seconda parte)

Il 13 gennaio 1992 il Vaticano e il 15 gennaio gli
Stati U.E. riconoscono Slovenia e Croazia. E? del 21
febbraio la decisione del Consiglio di sicurezza
delle N.U. che prevede una forza di interposizione in
Croazia (richiesta in precedenza, non senza
contrasti, dalla Presidenza federale).
Fin dal 18 gennaio 1992, nella Presidenza a rotazione
della Bosnia-Erzegovina, Izebetgovic (musulmano) si
rifiutava di passare le consegne al serbo Karadzic:
nel febbraio 1992 si intensifica la pressione degli
occidentali per l?indipendenza della
Bosnia-Erzegovina, il 29 si tiene il referendum
anticostituzionale (secondo la vigente Costituzione
federata) per l?indipendenza (la componente serba, il
35%, non partecipa). I serbi si rifiutano infatti di
divenire, da popolo costituente, minoranza in uno
Stato dominato dai musulmani. Ciò rafforza la
decisione di distacco dei serbi di Bosnia e porta
alla divisione di Sarajevo, nonché, poco dopo, alla
guerra civile in Bosnia-Erzegovina. Gli Stati Uniti,
nel marzo 1992, fanno fallire un accordo tra le
componenti bosniache basato sul piano (di
cantonalizzazione) dell?intermediario portoghese
Cutileiro (v. lettera di questo all? ?Economist? del
9.12.1995): finché, il 6 aprile 1992, anniversario
dell?invasione della Jugoslavia da parte nazista nel
1941, gli Stati dell?U.E. riconoscono l?indipendenza
della Bosnia-Erzegovina e gli Stati Uniti tutte le
Repubbliche secessioniste. Il 7-8 aprile viene quindi
proclamata definitivamente l?indipendenza della
Repubblica serba di Bosnia nei territori a
maggioranza serba, circa il 65% della superficie (lo
stesso giorno migliaia di bosniaci di ogni
nazionalità manifestano a Sarajevo in favore della
Jugoslavia). Il 10 aprile il nuovo esercito bosniaco
attacca le caserme federali.
Nella situazione fattuale creatasi, viene proclamata
una nuova Costituzione federale della Jugoslavia
(Serbia e Montenegro) il 27 aprile 1992, con apertura
esplicita a qualunque altra Repubblica volesse
accedere. L?8 maggio il Comando di stato maggiore
federale, sino ad allora pienamente jugoslavista,
deve far posto a nuovi quadri di orientamento
?piccolo-jugoslavo? e quindi essenzialmente ?serbo?.
Viene formalmente deciso, sotto la pressione
occidentale, il ritiro dell?Armata federale da
Croazia e Bosnia-Erzegovina (fra il 19 maggio e il 6
giugno), ma in realtà solo con gli elementi
giuridicamente residenti in Serbia e Montenegro,
restando quelli residenti in regioni croate o
bosniache in loco. Il 22 maggio Croazia e Slovenia
risultano ammesse all?ONU, mentre viene riconosciuta,
da vari Stati, l?indipendenza della ?Repubblica ex
jugoslava di Macedonia?. Il 27 maggio 1992 la strage
in una piazza di Sarajevo, che poi si rivelerà essere
una provocazione, fornisce il pretesto per ulteriori
sanzioni delle N.U. (30 maggio) contro la Jugoslavia.
Nel giugno, ad Istanbul la Conferenza islamica decide
l?invio di armati in Bosnia. Il 2 luglio i croati
dell?Erzegovina proclamano la Repubblica croata di
Erzeg-Bosnia, che costituisce un?unità de facto con
la Croazia, senza che le N.U. reagiscano. Nel
settembre 1992 si ha lo spiegamento di forze N.U. in
Bosnia-Erzegovina: la NATO aveva già inviato taluni
effettivi; il 9 ottobre la ris. 816 del Consiglio di
sicurezza stabilisce il divieto di sorvolo della
Bosnia-Erzegovina, che funzionerà essenzialmente
contro gli jugoslavi (serbi). Con le elezioni del 20
dicembre 1992 Milosevic risulta rieletto presidente
della Serbia, mentre, a livello federale, viene
estromesso il premier Panic filoamericano.
Nel 1993 registriamo campagne di stampa (spesso
rivelatesi di disinformazione) su atrocità di ogni
genere (attribuite soprattutto ai serbi) in
Bosnia-Erzegovina. L?8 aprile si ha l?ammissione
della Macedonia alle N.U. In seguito ad inesatte
notizie su bombardamenti serbi a Srebenica, il 12
aprile, viene data attuazione a una risoluzione del
Consiglio di sicurezza: si vieta ai serbi il volo nei
cieli bosniaci e si consente la presenza di aerei
sotto comando NATO. Il 2 maggio il dirigente
serbo-bosniaco Karadzic firma l?accettazione del
piano Vance-Owen (con l?idea di 10 province
fortemente autonome) per la Bosnia, rigettato però il
6 maggio dal Parlamento serbo-bosniaco per alcune
questioni territoriali e quindi da un plebiscito che
rifiuta totalmente l?inclusione della componente
serba nella Bosnia-Erzegovina. In seguito alla
minaccia di embargo totale (fatta eccezione per i
medicinali), lanciata dal C.d.s., con l?astensione di
Russia e Cina, contro la Jugoslavia il 18 aprile per
il caso di rifiuto serbo-bosniaco, la Jugoslavia
?rompe? con i serbi di Bosnia, ma l?embargo delle
N.U. contro di essa viene fatto ugualmente scattare!
Fra aprile e maggio alcune città bosniache tenute dai
musulmani sono dichiarate dalle N.U. zone protette e
il 4 giugno il C.d.s. autorizza a tal fine l?uso
della forza (ma Mostar, minacciata e attaccata il 9
maggio dai croati, non viene presa in
considerazione!). Si scoprono fosse comuni di serbi
trucidati dai musulmani, ma senza conseguenze.
E? del 20 agosto la presentazione del piano
Stoltenberg-Owen che prevede una confederazione di
tre Stati sovrani in Bosnia-Erzegovina, criticato dai
musulmani. Il 9 settembre la Croazia attacca la
Krajina serba senza reazione delle forze N.U.; il 20
settembre in Bosnia la regione di Bihac sotto la
guida del musulmano Fikret Abdic, si dichiara
indipendente da Sarajevo, accetta il piano di pace e
tratta con croati e serbi. Il rifiuto di Sarajevo
porta a scontri intermusulmani.
Il 17 novembre entra in funzione il Tribunale
dell?Aja per i crimini della ex Jugoslavia, istituito
dal Consiglio di sicurezza soprattutto per volontà
degli Stati Uniti e, nei fatti, con mira rivolta
essenzialmente alla Jugoslavia e ai serbi in
generale.
Il 10 e 11 gennaio 1994 posizioni interventiste si
accentuano al vertice NATO di Bruxelles, e conseguono
incursioni aeree contro postazioni serbe in Bosnia.
Il 12 gennaio il Papa dichiara testualmente che la
?comunità internazionale? ha il dovere di ?disarmare
l?aggressore? in nome della ?legittima difesa? e
chiede ?una nuova Norimberga? per la ex Jugoslavia e
per i ?crimini del comunismo? (?Corriere della Sera?,
13 gennaio 1994).
Una nuova strage al mercato di Sarajevo (5 febbraio
1994) viene artatamente attribuita ai serbi. Il 16
febbraio gli USA riconoscono la Macedonia, in cui
erano già stanziate truppe, per lo più statunitensi,
della missione UNPREDREP.
Nel marzo, gli Stati Uniti impongono in
Bosnia-Erzegovina la Federazione tra croati e
musulmani, in larga misura fittizia, ma ai fini
soprattutto di un comando congiunto delle relative
forze, per concentrare dunque gli sforzi contro i
serbi. Viene riscontrata inoltre la presenza di
mujaheddin provenienti dall?estero. Il 19 agosto i
musulmani-bosniaci attaccano Bihac, provocando
stragi, mai denunciate. Nel settembre 1994 Wojtyla,
nel pieno dei conflitti bosniaco e della Krajna, si
reca in Croazia, mostrandosi in pubblico insieme a
Tudjman, e ricorda il ?collaborazionista? cardinale
Stepinac.
Nel 1995 si scoprono traffici di armi a favore dei
musulmani bosniaci. Il 1° maggio, senza reazione
delle N.U., i croati attaccano la Krajna e ne
occupano gran parte. Il 3 sono i musulmani ad
attaccare i serbi di Bosnia con copertura di
bombardamenti aerei NATO. Nel giugno i serbi occupano
Srebenica, dopo che da questa, come da tutte le
?enclaves? protette, i musulmani a loro volta avevano
scatenato attacchi. Vi sono molte vittime (ma, se
seguiamo il documento della Croce Rossa
Internazionale ICRC n. 37 del 13 settembre 1995,
6.000 musulmani sarebbero stati segretamente
allontanati dalla cittadina, prima dell?ingresso dei
serbi, da parte dell?Armata musulmana!). Di qui
l?accusa dello ?sterminio di 8.000 civili di
Srebenica?. In luglio Giovanni Paolo II in una
dichiarazione ai giornalisti si schiera per
l?intervento militare, contro i ?tentennamenti della
comunità internazionale?, perché si faccia finalmente
?il necessario? contro gli ?aggressori? (i serbi,
tanto per non sbagliarsi). Pochi giorni dopo Tudjman
ordina lo sgombero della Krajna dai serbi.
Nell?agosto 1995 l?attacco finale croato contro i
serbi, senza nessun intervento della forza di
interposizione ONU, costringe alla fuga la totalità
della popolazione, circa 200.000 persone. Si hanno
rivelazioni sulla fornitura ai croati di armi da
parte tedesca e l?addestramento da pseudoprivate
agenzie USA.
Il 28 agosto, ancora una strage nel mercato di
Sarajevo, della quale anche in seguito emergeranno
aspetti molto equivoci, fornisce il pretesto per un
attacco, sino agli inizi di settembre, di aerei NATO
contro i serbi di Bosnia, che provoca molte vittime
civili anche per l?utilizzo di uranio impoverito.
A dicembre gli accordi di Dayton portano alla
cessazione delle ostilità e alla fittizia
stabilizzazione della situazione in
Bosnia-Erzegovina: se ne parlerà ancora. 100.000
serbi abbandonano Sarajevo, senza reazioni
dell?opinione pubblica internazionale. A fine 1997
verranno rivelati, anche qui senza reazioni, i
crimini commessi dai musulmani ai danni dei serbi.
Per chiudere la sommaria cronologia, si ricorda che a
cavallo tra il 1997 e il 1998 si realizza la non
precisamente volontaria integrazione della Slavonia
orientale a popolazione serba nella Croazia; che il
15 luglio 1997 Slobodan Milosevic viene eletto
Presidente federale della Jugoslavia, mentre
nell?ottobre 1998 il Papa ritorna in Croazia,
beatifica il cardinale Stepinac che aveva appoggiato
il regime ustascia di Pavelic nella seconda guerra
mondiale, e proprio nel momento in cui si scatena una
nuova violenta campagna sulla questione del Kosovo,
pronunzia frasi alludenti al diritto di ?ingerenza
umanitaria per aiutare chi soffre?, preconizzando
dunque l?intervento armato contro la Jugoslavia
(quella ?residua?).

4. Un primo tentativo di valutazione, anche
giuridica. Superfluo qui soffermarsi sulle misure
antijugoslave intraprese da N.U. e U.E. contro lo
Stato costituito (legittimo) che difendeva la propria
integrità e comunque sosteneva la permanenza nella
compagine integrale almeno - da un certo momento -
delle regioni e popolazioni di Repubbliche
secessioniste che così volessero (quindi la relativa
autodeterminazione, in subordine nella forma
dell?autocostituzione in entità statali a sé).
Si è poi operato per impedire ogni efficace azione
delle forze impegnate per il mantenimento dell?unità
del paese, a cominciare dall?Armata federale.
L?ingerenza disgregatrice ha cercato di nobilitarsi
inalberando la bandiera dell?autodeterminazione:
riferita però non ai popoli costitutivi della
Federazione (secondo la preesistente Costituzione
federale), bensì alle Repubbliche federate nelle loro
frontiere amministrative, inclusive, quasi tutte tali
Repubbliche, come detto, di settori dei vari popoli
costitutivi e minoranze conviventi, in modo
complessivamente soddisfacente sino a quel tempo,
nell?allora Jugoslavia. Ma dato che in ogni
Repubblica federata una determinata nazionalità
risultava di gran misura maggioritaria e ad essa
facevano riferimento le élites secessionistiche,
l?esplosione nazionalistica si è resa inevitabile.
Va subito ricordato che l?autodeterminazione, quale
categoria del diritto internazionale vigente, può
essere intesa solo come riguardante, nel quadro di
Stati costituiti, esclusivamente le popolazioni
oppresse, discriminate in senso negativo: esempio
canonico, quelle soggette a dominio coloniale e
naturalmente qualunque situazione assimilabile.
Soltanto qui, per norma giuridica formatasi non, come
erroneamente spesso si dice, con la Carta delle N.U.,
ma in epoca successiva (intorno agli anni ?60), si
rendono ammissibili attività di sostegno (non
direttamente militare, riteniamo) da parte di Stati
terzi, anche in sede N.U., con attenuazione quindi
eccezionale del fondamentale principio di non
ingerenza nei fatti interni di uno Stato: negli altri
casi, invece, le pretese secessionistiche possono
certo sfociare anche in guerre civili, ma queste
restano fatti interni, rispetto a cui gli Stati
terzi, e in principio le stesse N.U., dovrebbero
tenersi estranei (senza agitare strumentalmente il
?vessillo? della ?minaccia alla pace
internazionale?).
Ecco dunque che le ingerenze esterne segnalate ai
danni della Jugoslavia concretano profondissime
lesioni dell?indicato principio di non ingerenza nei
fatti interni di uno Stato sovrano:
l?autodeterminazione in senso proprio è stata
falsamente invocata, nella Jugoslavia di allora non
esistendo in senso proprio situazioni di oppressione
nazionale. Il tutto è culminato nei riconoscimenti
prematuri (e cioè espressi quando lo Stato
complessivo ancora esisteva) delle Repubbliche
(federate) secessioniste. Prodromica è stata la
dichiarazione del 16 dicembre 1991, scaturita dalla
riunione di Bruxelles dei dodici Stati CEE,
contenente ?direttive sul riconoscimento dei nuovi
Stati dell?Europa orientale? (per la Jugoslavia:
dell?indipendenza delle Repubbliche federate che la
volessero), un?iniziativa assolutamente inusitata e
di inaudita gravità, accompagnata da una altrettale
seconda dichiarazione, che invitava le Repubbliche
(si ripete, federate, quindi membri di uno Stato
esistente) a fare ?domanda? di riconoscimento entro
il 23 dicembre 1991! Si è visto come tale invito sia
stato ben accetto per i secessionisti. Un?azione
dunque inqualificabile sul piano etico-politico,
grottesca nella sua burocratica conformazione,
giuridicamente ben catalogabile fra gli illeciti
internazionali della specie più grave, insieme poi ai
concreti atti di riconoscimento e ai sostegni
materiali e politici che nella prima metà del gennaio
1992, Vaticano in testa, gli Stati occidentali
compivano a favore di Slovenia e Croazia e quindi di
Bosnia-Erzegovina e Macedonia. Non ritengo azzardato,
alla luce di quanto esploso in seguito, parlare di
crimini internazionali, sotto figura di crimini
contro la pace, compiuti dagli Stati occidentali e,
se si dà credito alle dottrine oggi correnti ma
esclusivamente ?a danno degli altri?, imputabili
anche ai loro dirigenti.
Ricordiamo che l?esercito federale jugoslavo, a
fronte dell?enorme pressione e delle minacce, era
stato costretto gradualmente a ritirarsi. Finirono
per prevalere le posizioni di jugoslavismo moderato
(oggettivamente centrate sull?unità dei serbi di
tutte le regioni, ma - salvo che in alcuni settori
estremisti - aperte a tutte le etnie residenti, come
consacrato esplicitamente dalla Costituzione serba
del ?90 e da quella jugoslava del ?92: e qui fu
essenziale proprio il contributo di Milosevic). Ma
vanno subito precisati alcuni punti fondamentali. Si
era nel momento di massimo declino ed anzi
dell?eclisse della forza mondiale contrapposta
all?imperialismo: formalmente, l?Unione Sovietica,
già da tempo in collasso, si scioglieva nel dicembre
1991. Il gruppo di Stati, restato unico dominatore e
che aveva già scatenato, da un certo punto con abuso
della Carta delle N.U., la guerra contro l?Iraq, si
arrogava di ?curvare? a proprio modo il diritto
internazionale. Nessun C.d.s., è ovvio, sarebbe
intervenuto a tutela dell?indipendenza e dell?unità
della Jugoslavia. Stravolto e rovesciato il concetto
di autodeterminazione anche contro i tanto decantati
(quando comodi) principi di Helsinki, sino a
renderlo, nella pratica, attuazione del tutto simile
a quello fatto valere, sempre contro la Jugoslavia,
dai nazifascisti cinquanta anni prima, con lo
strumento dei riconoscimenti (abusivi) il conflitto
interno jugoslavo venne artificialmente (e sempre
abusivamente) gabellato come lotta per
l?autodeterminazione delle Repubbliche secessioniste
e anzi come conflitto internazionale (dandosi per
definitivamente formatisi e consolidati i nuovi Stati
quando la situazione era invece ancora fluida): un
conflitto nel quale dunque come aggressore risultava
stigmatizzato lo Stato costituito (legittimo), la
Jugoslavia federale! Riferita l?autodeterminazione
alle Repubbliche federate (contro la stessa ancora
vigente Costituzione jugoslava e senza appoggio
valido nel diritto internazionale) e non ai popoli,
venne negata l?autodeterminazione - in questo caso, a
parer mio, invece legittimamente invocata e
concretamente fatta valere a favore della Jugoslavia
ancora esistente o, in subordine, di entità statali
proprie in fuoriuscita dal quadro (sin allora solo
amministrativo) delle Repubbliche secessioniste
tuttora in via di costituzione come Stati a sé -
delle popolazioni (nel caso, prevalentemente serbe)
maggioritarie in date zone della Croazia (Krajina e
Slavonia orientale) e della Bosnia-Erzegovina (serbi
di Bosnia): di qui la repressione violenta,
appoggiata dall?Occidente anche con intervento
armato, di tali lotte di autentica autodeterminazione
e, di nuovo, la qualifica ancora una volta di
aggressore impartita alla (restante) Jugoslavia, che
invece legittimamente operava al fine di mantenere
l?unità per come possibile o, in subordine, per
sostenere istanze di verace autodeterminazione
(perché, in situazioni in cui entità statali nuove
vanno costituendosi, non possono forzarsi entro
confini predeterminati dall?esterno gruppi umani
territorialmente compatti che ciò non accettino). Non
basta: si è voluta imporre la tesi dell?estinzione
della (vecchia) Jugoslavia contro ogni evidenza e in
spregio dell?esempio fornito, forse persino con
minore plausibilità nel senso della continuità dello
Stato, dalla Russia - cui è stato riconosciuto
addirittura il seggio sovietico nel C.d.s.! -nel
rapporto con l?Unione Sovietica, da considerarsi,
essa piuttosto, estinta per smembramento: laddove la
Jugoslavia federale si è solo ristretta in seguito a
secessioni, non si è smembrata, come ha preteso la
vulgata occidentale, che in base a ciò, per
sovrappiù, ha preteso ed ottenuto di fatto
l?esclusione (illecita) della Jugoslavia dalle N.U..
Ma anche questa distorsione era necessaria per
sostanziare la tesi di una Jugoslavia, Stato nuovo,
che aggredisce altri ?legittimi? Stati (secondo la
mistificazione occidentale, già costituiti) e in essi
aiuta (dunque, ?illegittimamente?) insorti locali!
In un contesto di coazioni assolutamente evidenti, il
Presidente Milosevic dové compiere opera di
mediazione e contenimento rispetto alle pur legittime
posizioni dei serbo-bosniaci e la Jugoslavia risultò
forzata ad accettare la soluzione imposta dagli Stati
dominanti anche in rapporto allo Stato artificiale di
Bosnia-Erzegovina, una ?soluzione? formalmente
raggiunta con gli accordi di Dayton del 10 novembre e
di Parigi del 14 dicembre 1995 fra le parti bosniache
e, come accordo cornice anche fra Jugoslavia, Croazia
e Bosnia-Erzegovina, con la ?testimonianza? di Stati
esterni. Il C.d.s. ne prendeva atto (!) e autorizzava
(con decisione in vario modo ?antistatutaria?) gli
Stati membri ?che agiscono attraverso o in
cooperazione con la NATO? - per la prima volta qui
nominata! - a istituire una forza multinazionale
esecutiva, l?IFOR (Multinational Implementation
Force) per assicurare il conseguimento degli
obiettivi di detti accordi (e ad essa venivano
passati i poteri della missione ONU, l?UNPROFOR): poi
trasformata, il 12 dicembre 1996, in SFOR
(Multinational Stabilization Force). Dopo i minori
episodi indicati in precedenza, è questo il passo
decisivo per fare entrare la NATO nei territori della
(ex) Jugoslavia, realizzando in Bosnia-Erzegovina un
vero e proprio regime di occupazione (militare della
NATO, civile con un Alto rappresentante delle N.U.):
un passo ominoso e naturalmente non inquadrabile nel
sistema delle N.U. secondo legittimità, leggibile
solo al lume assai poco limpido della volontà di
dominio di dati Stati. Il C.d.s., e meglio gli Stati
componenti, anche quelli ?in sé disinteressati?,
nonostante il giro di parole mirante a velare la
sostanza dell?operazione, e cioè l?intervento della
NATO, sottoscrivevano in questo modo la prevedibile,
possibile futura completa esclusione delle N.U. da
decisioni fondamentali in tema di pace o guerra.
La Bosnia-Erzegovina appare uno Stato fittizio, non
solo per l?istituzionalizzata fortissima ingerenza
straniera (che la rende un?entità sotto occupazione o
amministrazione internazionale, una sorta di ente
dipendente con sfere di autonomia, ripartite per lo
più con entità subordinate), ma anche in quanto la
pur instaurata cornice istituzionale complessiva non
supera la divisione reale tra la Repubblica serba di
Bosnia e la Federazione croato-musulmana, nella quale
a loro volta le componenti appaiono anch?esse in
realtà tuttora non reciprocamente integrate ?in forma
federale?. Vero è che si è forzata nella regione, da
parte dell?Occidente, che aveva fomentato e scatenato
gli etnicismi, una pseudo-soluzione di stampo
?jugoslavo?, quella che si era voluta distruggere
nella complessiva Federazione jugoslava e che avrebbe
potuto invece costituire, come aveva costituito,
l?unico possibile presupposto per una convivenza
pacifica delle tre componenti. La qualifica di
?prigione di popoli?, che la pubblicistica
occidentale e nazionalistica, non senza risonanze di
antichi argomenti fascistici, aveva apposto a torto
alla Federazione jugoslava, appare riferibile, pur
nel debolissimo risultato conseguito, alla
Bosnia-Erzegovina.
Un siffatto stravolgimento di valori e principi
fondamentali della convivenza internazionale - il
rovesciamento del principio di autodeterminazione, il
travolgimento di quello di non ingerenza - spiega
perché sia stato necessario ?criminalizzare? la
resistenza jugoslava e in particolare serba contro la
disgregazione. Efferatezze sono state certo compiute,
ma da tutte le parti: solo quelle attribuite ai serbi
sono state però normalmente poste in luce,
ingigantite, tante volte addirittura inventate o
falsamente assegnate. Deve revocarsi il dubbio che
crimini del genere, in quanto realmente perpetrati e
in tal caso certo da perseguirsi ma nelle sedi
naturali, possano essere legittimamente e con
giustizia fatti valere da chi omette di considerare
il contesto globale.


(2, segue. URL:
http://www.confederazionecomunisti.it/Il%20processo%20
Milosevic%20e%20l%27imperialismo.htm )