Informazione

SULLO ZELO DISINFORMATIVO DI ANDREA FERRARIO

"Colgo l'occasione per ringraziare il lettore che a suo tempo aveva
segnalato i materiali su cui si basa il presente numero". Cosi’
esordisce Andrea Ferrario, saltuario collaboratore di "Guerre&Pace"
ed "Il Manifesto" - quasi a prevenire legittimi dubbi sulle fonti,
quasi provvidenziali, di certi suoi lanci telematici - nel suo
ultimo "capolavoro", intitolato : "Milosevic e Sharon, un feeling
inevitabile".

Il messaggio si inquadra un po’ arditamente nella campagna di Ferrario
in sostegno al separatismo panalbanese, notoriamente appoggiato a sua
volta dalla NATO (USA in primis) anche attraverso i bombardamenti, ed
e’ motivato anche dal solito intento diffamatorio nei confronti della
persona di Slobodan Milosevic. Quella di Ferrario non e’ infatti una
analisi dei rapporti Palestina/Israele/Jugoslavia : non e’ fatta alcuna
menzione dei comunicati ufficiali del Partito Socialista della Serbia
contro la occupazione israeliana dei Territori Palestinesi, ne’ dello
sforzo diplomatico in senso (viceversa) filo-sionista del nuovo regime
coloniale serbo di Djindjic. Ferrario tralascia ogni considerazione
sull’atteggiamento della lobby filo-israeliana nei media (da Sofri a
Ferrara, dalla Fallaci a Bernard Henry-Levi), oggi giustificazionista
e complice nei confronti dei massacri attuati dal governo Sharon, lobby
che sulla Jugoslavia ha costantemente incitato alla distruzione
esprimendo particolare livore proprio contro Milosevic ed usando
ignobili parallelismi con l’Olocausto. Ferrario non commenta nemmeno
sul ruolo che le ONG israeliane hanno avuto sul campo, nello
squartamento della Jugoslavia, schierate sempre dalla parte dei
micronazionalismi (ad esempio per "Sarajevo assediata", e poi nella
vicenda dei profughi kosovaro-albanesi in Macedonia, primavera 1999).
Semplicemente, con questo ultimo intervento Ferrario cerca di inserire
a bella posta, ma invero "acrobaticamente", elementi di odio contro
Milosevic in un contesto di giusta mobilitazione internazionalista per
la Palestina, evidentemente valutando che per la sua iincessante
campagna antijugoslava "tutto fa brodo".

Nel ragionamento tendenzioso di Ferrario, Milosevic appoggerebbe Sharon
perche’ un anno fa un quotidiano israeliano ha pubblicato una
intervista a Milosevic, nella quale questi una volta avrebbe citato
Sharon come oppositore del separatismo albanese. Tutto il resto del
pezzo sono citazioni da terze persone e letture "fra le righe". Il
paragone tra palestinesi ed albanesi-kosovari, su cui Ferrario ricama
abbondantemente, e’ ovviamente un insulto alla ragione ed allo spirito
generoso della solidarieta’ internazionalista, poiche’ la
Amministrazione Nazionale Palestinese e’ riconosciuta
internazionalmente, ed Israele e’ paese occupante e colonizzatore,
mentre il Kosmet (la cui popolazione e’ da sempre un miscuglio di
componenti, tutte autoctone e nessuna "occupatrice") e’ parte
integrante della Jugoslavia da quando questa esiste, nei suoi confini
internazionalmente riconosciuti.

D’altronde, la newsletter "Notizie Est", benche’ si presenti in una
veste ingannevolmente asettica e professionale, ci e’ nota da anni per
essere tragicomicamente faziosa. Attraverso di essa vengono
diffusi in internet, soprattutto nel pubblico non sempre attento della
sinistra internazionalista italiana, in maniera mirata materiali
tendenziosi come questo su Sharon/Milosevic, tutti tesi a stigmatizzare
politiche ed orientamenti delle sinistre jugoslave ed a demonizzarne i
leader, accusati di volta in volta di attitudini criminali, corruzione,
totalitarismo - addirittura di essere filo-NATO, persino contro la
evidenza delle minacce e delle bombe della stessa NATO, e pure in
questo caso: quando Milosevic viene attaccato anche per avere
contribuito al Trattato di Pace di Dayton, per avere mediato con gli
USA.
La newsletter - su cui passano soprattutto traduzioni italiane di
articoli da organi di stampa del carrozzone-Soros e di altre catene
spesate in Occidente, come AIM - rivolge la attenzione soprattutto
verso la problematica albanese. Affine ad altri siti internet ed
organismi di appoggio all’idea grande-albanese (Comitato di
solidarieta’ con la Kosova, Balkan, REDS, Bandiera Rossa) essa ha
espresso simpatie per l’UCK sin da tempi (non?) sospetti (1998).

(a cura di I. Slavo)


> ------- Forwarded message follows -------
> From: "Notizie Est"
> To: "Notizie Est - Balcani"
> Date sent: Sun, 14 Apr 2002 18:10:32 +0200
> Subject: N.E. Balcani #543 - Serbia/Israele
> Send reply to: balcani@n...
> Priority: normal
>
> "Notizie Est" - http://www.ecn.org/est/balcani
>
> ======================================
> N.E. BALCANI #543 - SERBIA/ISRAELE
> 14 aprile 2002
> ======================================
>
> MILOSEVIC & SHARON: UN FEELING INEVITABILE
> a cura di Andrea Ferrario
>
> [Dopo le quattro settimane di sospensione delle
> pubblicazioni, riprendiamo con un breve numero di
> "Notizie Est" che, pur riferendosi a fonti di un anno
> fa, ci sembra interessante in considerazione degli
> attuali avvenimenti in Palestina. Colgo l'occasione per
> ringraziare il lettore che a suo tempo aveva segnalato
> i materiali su cui si basa il presente numero - a.f.]
>
> Sono molti gli elementi palesi che legano due
> personaggi come l'ex presidente jugoslavo Milosevic e
> l'attuale premier israeliano Sharon, innanzitutto i
> massacri perpetrati a sangue freddo contro civili
> inermi. Quello che e' meno noto, invece, e' che tra i
> due esiste un "feeling" esplicito, come testimoniano
> alcuni fatti.
>
> Lo "Ha'aretz Magazine" di Tel Aviv pubblicava un anno
> fa, e piu' precisamente il 23 marzo 2001, una lunga
> intervista a Milosevic. Tra le tante altre domande
> dell'intervistatore, una riguardava direttamente
> Israele. Alla richiesta di esporre la sua opinione nei
> confronti di Israele in generale e piu' in particolare
> della posizione di Israele riguardo alla Jugoslavia,
> Milosevic rispondeva quanto segue: "Abbiamo sempre
> avuto un atteggiamento positivo nei confronti
> dell'esigenza del popolo israeliano di vivere in pace
> ed essere libero. Ma devo ammettere che,
> sfortunatamente, la nostra buona volonta' non e' stata
> contraccambiata da Israele nei momenti difficili per il
> popolo serbo, quando quest'ultimo era esposto a ogni
> tipo di pressione - da quelle mediatiche ed economiche,
> a quelle armate. In realta', vi e' stato chi ha alzato
> la propria voce contro il separatismo albanese. Sharon,
> per esempio. Ma si e' trattato di rare eccezioni". Si
> noti bene che Milosevic, mentre si premura di citare a
> esempio Sharon, non spende nemmeno mezza parola per i
> palestinesi.
>
> Nel suo commento, che accompagnava l'intervista
> pubblicata da "Ha'aretz Magazine", Adar Primor scriveva
> che "Milosevic ha ricordi positivi di Ariel Sharon.
> L'attuale primo ministro israeliano, quando era
> ministro degli esteri, ai tempi della guerra del
> Kosovo, si era apertamente dissociato dalla campagna
> militare della NATO. Sharon aveva messo in guardia
> dalla creazione di una 'Grande Albania' che avrebbe
> diffuso il terrore islamico in tutta l'Europa,
> aggiungendo che Israele non doveva dare legittimita' a
> un coinvolgimento militare intervenzionista del tipo di
> quello messo in atto dai membri della NATO". Essendo
> Sharon uno degli ultimi uomini al mondo che si puo'
> opporre a una guerra per motivi di convinzioni morali o
> politiche, il suo messaggio risulta del tutto chiaro:
> un Kosovo indipendente avrebbe costituito un precedente
> per una Palestina indipendente e gli albanesi, come i
> palestinesi, sono solo dei "terroristi" islamici che si
> meritano unicamente di essere presi a cannonate. Ma non
> e' tutto, dietro le sue dichiarazioni si puo' leggere a
> chiare lettere il timore che, per quanto improbabile,
> un domani anch'egli potrebbe essere oggetto di un
> voltafaccia da parte dei suoi amici occidentali,
> proprio come e' accaduto al suo collega serbo. Come
> osservava Arjan El Fassed, attivista palestinese
> impegnato nella difesa dei diritti dei profughi,
> "ironicamente, con le sue parole, Sharon ha reso chiaro
> a tutto il mondo che vi e' una similitudine, forse
> addirittura un'identita', tra l'atteggiamento di
> Milosevic nei confronti del Kosovo e quello di Sharon
> nei confronti dei palestinesi" (A. El Fassed,
> "Sanctioning Sharon",
> http://www.mediamonitors.net/arjan13.html). D'altronde,
> c'e' un filo conduttore unico che lega non solo
> Milosevic e Sharon, ma anche lo stesso presidente
> statunitense George Bush, e piu' precisamente quello
> della lotta contro il terrorismo islamico, un filo
> conduttore tornato attuale con le battute di apertura
> del processo all'ex presidente jugoslavo, quando
> quest'ultimo ha rivendicato il suo ruolo di "pioniere"
> nella lotta globale contro il terrorismo di Bin Laden,
> alla quale ha dato il suo "modesto" contributo
> deportando e massacrando gli albanesi. Certo, la
> posizione personale dei tre oggi e' ben diversa: il
> primo sta chiudendo la propria carriera con un mega-
> show miliardario all'Aia, il secondo e' ancora
> impegnato a portare avanti la politica di massacri e
> distruzioni del suo collega di Belgrado, mentre il
> terzo supervisiona il tutto dalla stanza dei bottoni
> piu' grande del mondo. Quello che li accomuna
> indissolubilmente, tuttavia, rimane ancora oggi il
> cumulo di cadaveri e distruzioni che si lasciano dietro.
>
> Dell'intervista concessa da Milosevic a "Ha'aretz
> Magazine" vale la pena di citare un altro interessante
> passo, anche se non riguarda Israele, bensi' il
> maggiore protettore del governo di Tel Aviv, gli Stati
> Uniti. Alla domanda del perche' un uomo apprezzato
> personalmente da molti dei piu' alti politici
> occidentali sia caduto in un "conflitto di dimensioni
> quasi inesplicabili" con gli americani, l'ex presidente
> jugoslavo risponde: "Per essere sincero, io stesso mi
> sono meravigliato di questa animosita'. Ma la risposta
> non e' complicata: [la causa] non e' stata la politica
> americana. E' stata la politica personale dei massimi
> vertici della precedente amministrazione. Spero
> sinceramente che la nuova amministrazione americana
> vorra', basandosi sui propri interessi e sull'interesse
> nazionale americano, trovare la verita' essenziale dei
> motivi della vicinanza tra i suoi predecessori e la
> narcomafia albanese, [formata da] trafficanti in
> schiave bianche, assassini e terroristi. [...]
> Comunque, ho avuto una cooperazione eccellente con gli
> americani. Come banchiere, ho avuto svariati e positivi
> contatti con loro per molti anni. Anche all'inizio
> della crisi nell'Europa Orientale e in Jugoslavia ho
> avuto in quasi tutti gli incontri con rappresentanti
> dell'amministrazione americana contatti buoni e
> cordiali. Li ho avuti anche successivamente, in
> particolare durante i negoziati di Dayton. Perfino dopo
> di essi". Piu' chiaro di cosi'...
>
>
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> ------- End of forwarded message -------
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>

Subject: THE SUICIDE OF VLAJKO STOJILJKOVIC
Date: Sat, 13 Apr 2002 14:02:31 -0400
From: icdsm@...



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THE SUICIDE OF VLAJKO STOJILJKOVIC
HIS STATEMENT & A COMMENTARY
By D. Baatar and Jared Israel
[Posted 13 April 2002]
=======================================
This past Thursday, in defiance of the Yugoslav Constitution and
the explcit rulings of the Yugoslav Constitutional Court, the
Yugoslav Parliament passed a law authorizing the extradition of
Serbian leaders to The Hague so-called tribunal. (1)

Tragically, following passage of this law, Vlajko Stojiljkovic, an
MP from the Socialist Party of Serbia (SPS), shot himself on the
steps of Parliament. As we post this article he is in a coma.

Mr. Stojiljkovic was the Serbian Minister of Internal Affairs until
the pro-Western coup d'état October 2000. During the bombing
of Yugoslavia, The Hague 'tribunal' accused Mr. Stojiljkovic of
committing war crimes in Kosovo. These were supposedly
carried out at the behest of President Slobodan Milosevic.
Milosevic was kidnapped and taken to The Hague last June and
is now answering those so-called charges.

Mr. Stojiljkovic's Socialist Party of Serbia (SPS) placed Mr.
Stojiljkovic's act in a Serbian tradition of heroic suicide:

"With this act, our comrade Vlajko Stojiljkovic joined those 300
policemen whom he commanded, who gave their lives for the
defence of our motherland in the fight against the Nato
aggressors and Albanian terrorists" in Kosovo, the SPS wrote.

The Western media put forward a different interpretation,
portraying the suicide as an admission of guilt.

MR. STEELE LIES

For example, consider Jonathan Steele in the London Guardian.

"Unlike Mr. Milosevic, with whom he was indicted, Mr.
Stojiljkovic was frequently in Kosovo supervising his men. He
cannot claim to have been unaware of their tactics." (2)

Note that by writing "unlike Mr. Milosevic ...[ Stojiljkovic] cannot
claim to have been unaware of [his men's] tactics," Mr. Steele
creates the impression that a) President Milosevic has conceded
the truth of the so-called tribunal's accusations that his men
committed war crimes in Kosovo but that b) he has defended
himself by denying direct knowledge of said crimes whereas c)
Mr. Stojiljkovic could not have made such a defense because he
was present when crimes were supposedly committed.

There's a problem with Mr. Steele's line of argument.

Anybody watching Slobodan Milosevic's confrontation with The
Hague kangaroo court on video (the 'tribunal' isn't publishing the
transcripts anymore for reasons that will be obvious as you read
on) knows it is nonsense.

>From Day One President Milosevic accused the "tribunal" and
its Kosovo Liberation Army (KLA) "witnesses" of lying through
their teeth.

Never once did he say "you gentlemen from the KLA are telling
the truth but I was unaware of my men's tactics!"

Whether or not you agree with us that Slobodan Milosevic is
telling the truth, you must agree that we are telling the truth about
what he said.

Which raises a career question we should like to put to Mr.
Steele: are you paid a fixed sum per lie or is there a bonus for
quality?

If you would like to read the actual rules of engagement which
the Yugoslav Army employed in fighting the KLA in Kosovo, see
'The Other Side of the Story,' at
http://emperors-clothes.com/book/book1.htm

MR. STOJILJKOVIC TELLS THE TRUTH

Even while smearing Vlajko Stojiljkovic, reports in the Western
media provide ample evidence that his J'Accuse!, his farewell
statement, is right on target. (See below for the short version)

Here is Agence France Presse:

"The US Congress decided to freeze 40 million dollars (46 million
euros) in aid after Belgrade failed to meet its March 31 deadline
for showing that it was cooperating with the tribunal. But US
Secretary of State Colin Powell delayed a decision to cut off the
aid completely and withdraw US support for international loans to
give Belgrade a final chance to meet demands for the transfer of
war crimes suspects.

"On Friday, Washington's ambassador at large for war crimes
issues Pierre-Richard Prosper traveled to Belgrade to deliver a
final warning.

"Everyone recognizes that time is running out, action must be
taken... and we need to see cooperation," said Prosper.
(Agence France Presse, (3))

Doesn't this sound like the US cat is toying with the Yugoslav
mouse?

Zoran Djindjic, the so-called Prime Minister of Serbia, has
declared the law will resolve "all the problems we had with the
Hague court and the American administration". (London
Guardian, (2))

Why do these "problems with the American Administration" arise
whenever the US wants Yugoslavia to expand its cooperation
with The Hague?

It is always the same. The US threatens to cut off financial aid.
(This aid is described as necessary but nobody seems clear
where it goes...) Thereupon Mr. Djindjic, Yugoslav President
Kostunica and others publicly wring their hands declaring that
"we have no choice" but to do what the US demands because
"without this aid we are dead," etc.

The SPS ridicules this recurring melodrama.

The SPS points out that:

* US financial aid never reaches the pockets of ordinary
Yugoslavs; indeed, the Yugoslav people are far worse off than
they were before the October 2000 pro-Western coup d'état
which was supposed to usher in an age of prosperity. (4)

* The only people whom it appears are actually helped by this
game of promising and threatening to withhold financial aid are
Yugoslav President Kostunica and Serbian Prime Minister
Djindjic. By passing Congressional resolutions and dispatching
"special envoys" with "one last final warning" the US and other
Western governments enable Djindjic, Kostunica and their allies
to claim that they "submit only under the most extreme pressure"
- thus hiding from naïve souls the reality: that these two friendly
enemies, Djindjic and Kostunica, are under orders from
Washington. (5)

(In Thursday's vote, these two were joined by the leaders of the
Montenegrin Socialist Peoples' Party. One wonders: how much
"aid" did the leaders of this once-principled Montenegrin party
receive for their votes?)

TRAGIC HEROISM

By shooting himself on the steps of the Federal Parliament,
Stojiljkovic broadcast a protest signal the strongest way he
could.

His short farewell note, which is posted below, and his full
statement, to be posted shortly, says what needs to be said. If he
had, by way of contrast, merely called a press conference to
make these statements, his denunciation of the current
authorities and his call on the people of Serbia to act might well
have been ignored by the Western media and the
Western-dominated Yugoslav media as well.

(Just for the record, on Friday leaders of the SPS held a press
conference to explain the reasons for Vlajko Stojiljkovic's
actions. Though about 70 reporters. including all the major
Yugoslav TV stations. attended, very little was reported in the
media.)

For Vlajko Stojiljkovic to pay with his life in order to send his
very important and much needed message is evidence of his
heroism and true patriotism - his great loyalty to the peoples of
Yugoslavia.

At the same time, it is unfortunate that he failed to foresee that
in the West this act could be presented as evidence of his, and
therefore of Serbian guilt. Moreover, it is, in our opinion, a
mistake to view suicide as a solution to the problems created by
the immensely destructive US Empire, even though these
problems may seem insurmountable. In our opinion, the best
course of action is that which Mr. Milosevic has taken: exposure
of lies and political mobilization. Here is a quote from President
Milosevic:

"I wish to declare here in front of this 'court' that I would never
commit suicide because first of all I do not want to do that to my
children and my family, to make them children of one who
committed suicide.

"Secondly. I would never commit suicide because I have to fight
here, to destroy this 'court' and this mockery of a trial and it's
employers who are using this 'court' against people fighting for
freedom in the world. " (6)

Below is "MY PROTEST AGAINST TREASON," which Vlajko
Stojiljkovic handed over to Parliamentary colleagues just before
the tragedy. He left a longer explanation as well. It will be
posted soon.

To view a facsimile of the Serbo-Croatian text of MY
PROTEST as a pdf file go to
http://emperors-clothes.com/serbo-croatian/articles/stojiljkovic.pdf

or for a jpeg file go to
http://emperors-clothes.com/serbo-croatian/articles/stojiljkovic.htm

***

MY PROTEST AGAINST TREASON
Statement by Vlajko Stojiljkovic - short version

By this act, as a Member of the House of Republics of the
Federal Parliament, I declare my protest against the members of
the current puppet regime of DOS and the Montenegrin "Coalition
for Yugoslavia" which have:

- broken-up of Yugoslavia with the participation of the greatest
enemy of our people, Javier Solana;

- ruthlessly violated the Constitution and the laws of this country;

- conducted a policy of treason and capitulation;

- betrayed national dignity;

- destroyed the economy, thus forcing millions of citizens into
poverty.

I hold directly responsible for my death the following people:

[Serbian Prime Minister] Zoran Djindjic; [Federal President]
Vojislav Kostunica: [Serbian Prime Minister] Zoran Djindjic:
[Federal President] Vojislav Kostunica: [Serbian Interior
Minister] Dusan Mihajlovic: [Serbian Justice Minister] Vladan
Batic: [Federal vice Prime Minister] Miroljub Labus: [Speaker of
the House of Citizens of Federal Parliament] Dragoljub
Micunovic: and leaders of their federal coalition partners from
Montenegro: [Leader of the Socialist Peoples' Party and Head
of Foreign Policy Committee of the Federal Parliament] Predrag
Bulatovic: [Speaker of the House of Republics of the Federal
Parliament] Srdja Bozovic and [Federal Prime Minister] Dragisa
Pesic.

Citizens, patriots of this country will know how to avenge me. A
more detailed message follows.

(more extensive message will follow)

signed:

Vlajko Stojiljkovic

Member of Parliament

***

**********************************
FURTHER READING:
**********************************

Regarding lat year's failed attempt to pass a Yugoslav
extradition law, followed by the outright kidnapping of Slobodan
Milseovic, see "The Treason of Vojislav Kostunica" at
http://emperors-clothes.com/analysis/treas.htm

1) UN Consultant Dr. Hans Koechler writes about the 'tribunal'
in "Illegal Tribunal, Illegal Indictment" which can be read at
http://emperors-clothes.com/docs/prog2.htm

2) The Guardian (London) April 12, 2002 * Foreign Pages, Pg. 15
"Serbian war crimes suspect shoots himself " By Jonathan Steele

3) Agence France Presse April 10, 2002 Wednesday
International News "Facing sanctions threat, Yugoslav
government adopts war crimes bill " By JEAN-EUDES
BARBIER

4) The Yugoslav standard of living began to fall sharply soon
after the October 2000 coup. See for example "Is Kostunica
setting the stage for a phony fuel-shortage melodrama?" by
Jared Israel Written two weeks after the October pro-Western
coup, the article includes a chart comparing pre and post-coup
prices of basic items. It can be read at
http://emperors-clothes.com/news/price.htm

Also see " Kostunica Coalition Drives Up Prices &
Blames...Milosevic," by Prof. Michel Chossudovsky. Can be
read at http://emperors-clothes.com/articles/chuss/triples.htm

5) "We Accuse: Washington's Aid Promises Are A Traitorous
Lie!" A devestating critique of the claim that economic necessity
forces Yugoslavia to succumb to Western demands to ship
Yugoslav resistance leaders to NATO's Hague 'tribunal.' It can
be read in English at
http://www.icdsm.org/more/accuse-i.htm

In French at
http://emperors-clothes.com/french/articles/promesses-f.htm

In Serbo-Croatian at
http://emperors-clothes.com/serbo-croatian/articles/s-izdaja.htm

In Spanish at
http://emperors-clothes.com/spanish/articles/cazabobos.htm

6) "The Second Act of the Crime Against the Serbian People"
President Slobodan Milosevic at The Hague 'Tribunal' 30
October 2001 http://www.icdsm.org/more/second.htm

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MY PROTEST AGAINST TREASON

After the new attack on Constitution
and national sovereignty and dignity made by
representatives of Belgrade colonial regime by
adoption of unconstitutional "Law on
cooperation with the Hague tribunal", Mr.
Vlajko Stojiljkovic, Member of the Federal
Parliament from the Socialist Party of Serbia
and former Serbian Interior Minister, indicted
for "war crimes" in Kosovo together with
President Milosevic, committed a suicide on the
steps of Yugoslav Federal Parliament. What
follows is his farewell letter handed to
colleagues parliamentarians:



By this act, as a Member of the House
of Republics of the Federal Parliament, I
declare protest against the actual puppet
regime of DOS and Montenegrin "Coalition for
Yugoslavia", due to:

- breaking-up of Yugoslavia with
participation of the biggest enemy of our
people H. Solana;

- ruthless violation of the
Constitution and laws of this country;

- conducting the policy of treason
and capitulation;

- losing the national dignity;

- destruction of the economy and
bringing millions of citizens to social
poverty.

For my death I consider responsible
and directly accuse: Zoran Djindjic, Vojislav
Kostunica, Dusan Mihajlovic, Vladan Batic,
Miroljub Labus, Dragoljub Micunovic, Predrag
Bulatovic, Srdja Bozovic and Dragisa Pesic.

Citizens - patriots of this country
will know how to retaliate.

(more extensive message is following)

signed:
Vlajko Stojiljkovic
Member of Parliament

In the letter, Mr. Stojiljkovic
accuses DOS leaders: (Serbian Prime Minister)
Zoran Djindjic, (Federal President) Vojislav
Kostunica, (Serbian Interior Minister) Dusan
Mihajlovic, (Serbian Justice Minister) Vladan
Batic, (Federal Vice Prime Minister) Miroljub
Labus, (Speaker of the House of Citizens of
Federal Parliament) Dragoljub Micunovic, and
leaders of their federal coalition partners
from Montenegro: (Leader of the Socialist
Peoples' Party and Head of Foreign Policy
Committee of the Federal Parliament) Predrag
Bulatovic, (Speaker of the House of Republics
of the Federal Parliament) Srdja Bozovic and
(Federal Prime Minister) Dragisa Pesic.


===*===


Statement
by President of the Federal Republic
of Yugoslavia Vojislav Kostunica

April 11, 2002

It is not enough to say that this
evening's act by a federal MP, Vlajko
Stojiljkovic, former interior minister
indicted by the Hague Tribunal, was
a tragic event. This is also a warning
to all of us engaged in politics in
this unfortunate country, trying to
find a way out of difficulties that
befell us against our will. This,
however, is also a warning to the
international community, particularly
a part of it, constantly setting
conditions, exerting pressures and
proscribing our behaviour. The Tribunal
is reality. Prejudices about Serbs are
also reality. And accusing the Serbs
for almost every evil that took place
on this soil in the past years is
also reality, however unjust it may
be. Unfortunately, this evening's act,
both painful and accusing, is also
reality.

None of us can escape from
responsibility, even if we wanted to.
I am the first not to escape. Many parties
that are in power today cannot evade
responsibility for what, overwhelmed
by power, they did, and shouldn't'
have, or didn't, but should have.
Those that were in power until yesterday
cannot escape from responsibility for
a haughty and arrogant policy that
has largely brought us into the
situation we are in now. All of us
together cannot escape responsibility for
having failed to regulate cooperation
with the Tribunal by a law far earlier,
instead of allowing ourselves to pass
it in such hafte. This is exactly how we
failed to pass a law that would have
protected the interests of the
individual and the state in a better
way and contributed to finding out the truth
on the wars that went by and crimes
that happened while they lasted. All
of us are responsible for having
failed to initiate criminal
proceedings before our own courts a
long time ago.

The only thing we can do now is to
stop indulging in mutual recriminations
and try, regardless of party
affiliation, to determine the minimum
of national interests we cannot go below
and thus united appear in the world.
We have to find a third way between
total defiance to everything coming
from the world and an absolute and
indiscriminative fulfillment of demands
delivered to us. We have to struggle
to survive, not to disappear. And we
have to realise that it is in the
interest of all of us, and in the
interest of the state in particular,
that those indicted by the Tribunal,
as long as the court lasts, should
have a maximum of legal protection and
all legal assistance we can give to them.

I repeat, for the sake of survival, we
have to try to interpret what
happened this evening, however tragic
the act may be in itself, as closing
a circle of endless mutual
recriminations. Lest a new wave of
misfortunes should reach us.

Dalla rivista mensile "Hrvatska ljevica" (Sinistra croata),
Zagabria, n.ro 3/2002

Editoriale
"LA BALCANIZZAZIONE" COME STRUMENTO DELLA GLOBALIZZAZIONE

A Belgrado, il 15 marzo 2002, si sono incontrati il presidente
della RF della Jugoslavia V. Kostunica, il presidente del Montenegro
M. Djukanovic, i premier della Repubblica di Serbia e del Montenegro,
Z. Djindjic e F. Vujanovic, e l'alto [sic] rappresentante dell' UE
J. Solana. Hanno firmato il Documento Base per riformare le relazioni
tra la Serbia e il Montenegro. L' accordo politico prevede che il
nome attuale della Repubblica Federativa di Jugoslavia cambi in
"Unione di Serbia e Montenegro" (è difficile dire se essa sarà una
unione, oppure una unione più debole della stessa UE). La nuova comunità
sarà formata da due Stati semi-indipendenti, che avranno la Difesa e
la Politica estera unica, mentre l'Economia, la valuta e la dogana
separate.
Perché questo accordo venga ratificato ed eseguito, nell'autunno
prossimo si svolgeranno elezioni per il Parlamento federale, mentre i
Parlamenti attuali delle due repubbliche lavoreranno sulla preparazione
dei nuovi articoli costituzionali. La Serbia ed il Montenegro avranno
mercati separati, ma lavoreranno perché nel futuro abbiano uno stesso
mercato.
Ogni Stato ha il diritto, dopo tre anni dalla firma dell'accordo, di
rivedere il suo status, cioè di uscire dallo Stato comune.
I firmatari del documento non hanno nascosto la soddisfazione per
l'accordo ; anche nell'UE sono entusiasti, mentre gli USA hanno
dimostrato ottimismo ma anche cautela.
Milo Djukanovic ha sottolineato subito dopo la firma che l'accordo
lascia spazio per la definitiva separazione, cioè la decisione del
popolo della Serbia e del Montenegro di uscire da questa debole unione e
di vivere separati in due Stati.
In Croazia quasi tutti i giornali hanno scritto con enfasi : "La
Jugoslavia non ce più "! Vari scribacchini, giornalisti tudjmaniani
hanno dato sfogo alla loro contentezza perché anche l'ultima
composizione statale che si chiamava Jugoslavia sta scomparendo. La
Jugoslavia alla quale loro pensano è scomparsa nel fuoco e nel sangue
dal l991 - 1992, mentre di queste due repubbliche che sono rimaste, di
questa Jugoslavia amputata, usano soltanto il nome per le loro lamentele
sulla cosiddetta schiavitu' del popolo croato nella prima e nella
seconda Jugoslavia.
Cosi abbiamo potuto leggere sulle pagine del quotidiano "Vjesnik" -
che non si smentisce mai - affermazioni secondo cui "il nome statale
che per quasi un secolo in sostanza forzatamente univa vari popoli del
sud slavo [infatti proprio questo significa Jugoslavo, N.d.t.]
formalmente scompare dalla storia", l'esistenza della Jugoslavia "è
stata una sventura storica, particolarmente per i croati, la cui
sottomissione era condizione prima perché la Jugoslavia potesse
sopravvivere", ed è "sparita la traccia del nostro più grande errore",
ovvero "non ci sarà più il nome che ci ricorderà di uno dei più grandi
nostri inganni", e cosi via.

"Balcanizzazione" era in realta' un modo di dire per la disintegrazione
dello Stato che si estendeva dal monte Triglav in Slovenia alla
Djevdjelia in Macedonia, sinonimo di frantumazione, sminuzzamento, e
come sempre nella regia dell'interesse delle grandi e forti potenze che
già da secoli ai Balcani non consentono di finire di essere "un barile
di esplosivo" ; la parte più arretrata e la più disgraziata dell'Europa,
sulla quale il mondo si è diviso in Est ed Ovest, dove è iniziata la
Prima guerra mondiale e sulla quale non hanno mai termine le divisioni,
le migrazioni e guerre tragicomiche con esiti cruenti tra i suoi piccoli
popoli.
Il concetto di "balcanizzazione" è entrato a far parte della lingua
politica e diplomatica da più di un secolo. Cosi per esempio, nell'
era della liberazione dal colonialismo, negli anni Sessanta del secolo
scorso, si parlava di "balcanizzazione" dell' Africa. Alla
"balcanizzazione", oggi, all'inizio del Ventunesimo secolo, è esposto
tutto il mondo : il paradosso è che essa si svolge secondo la volontà,
il dettato e nell'interesse dell'artefice della globalizzazione, lo
Stato più potente del mondo, e di altri Stati forti che gli fanno da
spalla.

La "balcanizzazione" negli stessi Balcani è iniziata in qualche modo nel
periodo in cui lo geografo tedesco A. Zeune chiamo' la penisola del
sud-est europeo - prima denominata Turchia europea, penisola greca,
penisola bizantina, poi penisola illirica - con il nome turco di quella
"parte della montagna vecchia" che si estende dal nord al sud della
Bulgaria, e che sbocca sulla frontiera serbo- bulgara. Allora,
all'inizio del 19-esimo secolo, con l'insurrezione dei serbi e dei greci
contro il potere turco, iniziava anche la "balcanizzazione", nel senso
del nascere di piccoli Stati (nazionali), i quali avrebbero "diviso"
politicamente la penisola, la avrebbero "frantumata" perché si
risolvesse la "questione balcanica".
Ma la "questione balcanica" appare un problema in un senso più largo
della "questione orientale" (dell'Est), quando l'Europa (l'America era
allora lontana, esaltata dal piano Monroe) ha auspicato e voluto
finalmente la scomparsa del grande Impero Ottomano che per secoli la
aveva minacciata e che era il più forte sul Mediterraneo e il Medio
Oriente. La "questione balcanica" è apparsa nel processo della
disgregazione di questo Impero, perché le grandi potenze d'Europa di
allora, ed in primis L'Austria e la Russia, hanno voluto allargare i
loro interessi e il loro potere anche su questa penisola europea. Hanno
voluto che "il malato del Bosforo", ammalatosi già da prima, nel 17. e
18. secolo, si togliesse dai Balcani. Perciò è sorto il motto "I Balcani
ai popoli balcanici", ma la loro sorte doveva essere governata
dall'Austria, dalla Russia, dalla Gran Bretagna, dalla
Francia. La Repubblica Veneta era già scomparsa, l'Italia non era ancora
unificata, mentre la Prussia sarebbe stato lo Stato tedesco con il ruolo
dominante in Europa, ma anche in tutto l' Est di essa, fino
all'unificazione della Germania bismarckiana. La Germania allora avrà il
ruolo principale al Congresso di Berlino nel 1878, nel quale si
decidera' la sorte dei Balcani.
I Balcani si sono "balcanizzati" nella 1. e 2. Guerra balcanica del 1912
e 1913, quando i 4 Stati(erelli) - Grecia, Serbia, Bulgaria e Montenegro
- hanno messo in ginocchio e cacciato la Turchia dai Balcani, tranne
che tra Jedreno e Istanbul, e poi sono entrate in guerra tra loro.
Sui Balcani si svolsero le guerre balcaniche (1912, 1913, 1922, 1991 -
1999) ma si stipularono anche "accordi balcanici" (il primo durante il
principe serbo Mihajlo, il secondo nel 1912, il terzo nel 1913, il
quarto nel 1954), si provo' a formare "federazioni balcaniche"
(dall'idea di Svetozar Markovic fino agli incontri di Tito con Dimitrov
e Enver Hoxha dopo la II Guerra mondiale), si tennero "conferenze
balcaniche" socialdemocratiche, si formarono "federazioni balcaniche" di
partiti comunisti, si svolsero "Giochi balcanici" nello sport.
I popoli balcanici non sono riusciti fino ad oggi ad evitare di farsi
guerra tra di loro, ne' a fare in modo che la penisola appartenesse
veramente a loro ("I Balcani ai popoli balcanici").
I Serbi e i Bulgari hanno combattuto tra di loro varie volte, mentre nel
1913 gli alleati dei Serbi furono i Greci e i Romeni. I Greci e i Turchi
si sono fatti la guerra anche dopo la Prima guerra mondiale. Ed infine
nel 1991, ed anche dopo, sono entrati in guerra tra di loro anche i
popoli che erano uniti nella federazione jugoslava : i Serbi ed i
Montenegrini contro gli Sloveni ed i Croati, i Serbi contro i
Musulmani-bosgnacchi, i Croati contro i Musulmani-bosgnacchi, Serbi
contro Albanesi nel Kosovo e Metohija, e poi Albanesi contro Macedoni in
Macedonia. Ma può darsi che ci saranno ancora guerre tra i popoli dei
Balcani, se i potenti del mondo lo vorranno oppure lo permetteranno.

Sembra che tutti i popoli ancora soffrano perché la loro questione
nazionale non è stata risolta, perciò hanno pretese o intenzioni
vendicative verso il vicino.
La Jugoslavia, la prima e la seconda, è stata una prova perché, almeno
in quella parte della penisola che gli Europei chiamano Ovest dei
Balcani, si ponesse fine alla "balcanizzazione". La prima Jugoslavia ha
voluto formare una cosiddetta nazione jugoslava, benche' vivesse nel
segno dello scontro politico tra i Serbi e i Croati, con il
riconoscimento degli Sloveni, la negazione della specificità dei
Montenegrini, dei Macedoni e dei Musulmani, e l'oppressione degli
Albanesi. La seconda Jugoslavia ha mirato alla fraternità, l'unità e
l'uguaglianza dei sei popoli costitutivi e di una decina di
nazionalità-minoranze, ed è finita di nuovo con un cruento regolamento
di conti tra loro (dopo quelli nella Seconda guerra mondiale,
sopraffatti dalla lotta antifascista unitaria e dalla
rivoluzione socialista).
Se la prima Jugoslavia è nata anche basandosi sul principio
dell'autodeterminazione dei popoli, auspicato dal presidente americano
Wilson ed in base al Trattato di Versailles, e la seconda e' nata con
la forza della lotta comune contro il fascismo europeo, poi con il
Trattato di Jalta, la sparizione della Jugoslavia e' anche il risultato
della politica occidentale, con la quale la "balcanizzazione"
viene instaurata come strumento di egemonia anche nei Balcani, senza
escludere anche il bombardamento e l'ingresso della NATO.

Sia come sia, l'odierno scioglimento nel segno della "balcanizzazione"
è maggiore di quello del passato, e forse non è stato ancora
completato:
le tre entità (popolazioni) nella Bosnia ed Erzegovina sono sotto
protettorato internazionale, caso mai non si scontrassero di nuovo tra
loro ; non si sa se la Serbia e il Montenegro si divideranno
definitivamente ; è incerto cosa sarà del Kosovo, lo scontro tra i
Macedoni e gli Albanesi in Macedonia potrebbe rinfocolarsi di nuovo dopo
essere stato appena fermato.
E dopo tutto non sono ancora state seppellite le idee della grande
Serbia, della grande Albania, della grande Croazia, della grande
Bulgaria (a discapito della Macedonia), della grande Grecia (lo stesso a
discapito della Macedonia), della trasversale musulmana [Ze-tra ; e la
grande Ungheria ... N.d.t.]
Se seguiamo le origini storiche della jugoslavizzazione, vediamo che la
Jugoslavia e' stata costruita e distrutta sia dai Croati, dai Serbi che
dagli Sloveni, evidentemente non senza l'intrigo delle potenze europee
e di quelle mondiali. L'idea della Jugoslavia prima di tutto fu espressa
dai Croati, che vedevano Zagabria quale centro, dal quale si sarebbe
governato. Più tardi l'idea è stata accolta dai Serbi, con l'intenzione
di fare di Belgrado centro di una certa egemonia o dominazione.
Gli Sloveni e i Croati oggi lamentano che la loro appartenenza alla
Jugoslavia sarebbe stata forzata, mentre non appartengono per niente
ai Balcani. Però il loro destino e' stato, ed è, balcanico. In tutti
e due i popoli ora si sta formando una idea secondo cui nel seno della
Jugoslavia sarebbero entrati ingenuamente, oppure che a ciò furono
costretti, ed in qualche modo furono in essa rinchiusi. Ma se non ci
fosse stata la Jugoslavia, sia la prima che la seconda, di Slovenia
non sarebbe rimasto nemmeno tanto quanto ne è rimasto oggi. E nemmeno
della Croazia.
Nel popolo serbo invece si è diffuso il pensiero che si sarebbero
sacrificati più di tutti, sia per la prima che per la seconda
Jugoslavia, e che in ciò si sarebbero giocati la prospettiva di
ridefinire in qualche modo il proprio Stato nazionale.

Tutti si sentono perdenti. Tutti si sentono ancora in collera verso
il proprio vicino.
La "balcanizzazione" dunque si è realizzata ma, ripetiamolo ancora
una volta, forse non ancora fino in fondo. Lo spazio dei Balcani
deve essere ancora sbriciolato perché poi venga unito e controllato
dal capitale corporativo del mondo sviluppato, il quale si prenderà
tutte le sue risorse naturali e secondo i sui comodi impiegherà e
licenzierà la mano d'opera a basso costo in tutte le repubblichette
balcaniche.
Se le cose vengono analizzate nel contesto degli avvenimenti europei
e mondiali, questa "balcanizzazione" - anche se i politici di questi
popoli malvolentieri riconoscono di essere soltanto dei piccoli
statisti -, come nel recente passato, a tutt'oggi è stata provocata
e controllata da parte dei grandi e dei potenti, che nel mondo creano
condizioni di pace o di guerra. E conducono la politica della
globalizzazione nel proprio interesse, il quale consiste nel controllo
e nello sfruttamento di tutta la gente ed i popoli del mondo.
La "balcanizzazione" sugli stessi Balcani, alla fine del 20. secolo
ed all'inizio del 21., alla fin fine si dimostra come una ouverture
della "balcanizzazione" del Caucaso, dell'Asia centrale ed ogni parte
del mondo, in relazione agli interessi di quelli che dettano la
globalizzazione secondo il principio del gioco del domino, provocando
crisi e scontri locali, e amministrandoli. Infatti gli Stati (erelli),
che sono diventati soltanto formalmente indipendenti con la distruzione
della Jugoslavia, già da ora non possono intraprendere niente, ne' in
politica interna ne' in politica estera, senza la benedizione prima
dell'America e poi dall'UE.
Di questo si potrebbe dire ancora molto, ma per ora ci limitiamo
soltanto a questo.

(Trad. a cura della redazione di "Voce Jugoslava" su Radio Citta'
Aperta)

--- In Ova adresa el. pošte je zaštićena od spambotova. Omogućite JavaScript da biste je videli., Radio Città Aperta ha scritto:

E' ORIANA FALLACI CHE DOVREBBE PROVARE VERGOGNA

Editoriale del 12 aprile


Francamente troviamo vergognoso che le contumelie rezziste di una
scrittrice come Oriana Fallaci continuino a trovare tanto spazio sugli
organi di informazione.Troviamo vergognoso che l'istigazione all'odio
razziale -reato punibile in Italia a seguito del decreto Mancino
-venga applicata solo a qualche "nazischello" e non a persone che come
la Fallaci hanno invece accesso ai grandi organi di stampa facendo
molti più danni di uno striscione appeso in uno stadio.

Troviamo vergognoso che si costruisca sul nulla una campagna
sull'antisemitismo mentre si continua a tacere sulle aggressioni
concrete contro l'europarlamentare Luisa Morgantini, contro i
musicisti della 99Posse appena tornati dalla Palestina,contro i
manifestanti il giorno di pasquetta e lo scorso 9 marzo.

Troviamo vergognoso che tre anni fa sia stata scatenata una
aggressione militare contro la Jugoslavia per episodi molto meno gravi
di quelli che il governo israeliano sta realizzando da mesi contro la
popolazione palestinese.

Troviamo vergognoso che su fosse comuni - che in alcuni casi nessuno
ha ancora trovato - e sui campi di concentramento in Jugoslavia si sia
costruita una campagna mediatica senza precedenti e che invece si
taccia e ci si renda complici delle fosse comuni a Jenin o dei campi
di concentramento dove sono rinchiusi e torturati i palestinesi.

Troviamo vergognoso che mentre per aprire i corridoi umanitari nei
Balcani si siano mobilitati migliaia di soldati e decine di
organizzazioni, niente si muova per far arrivare medicinali e generi
alimentari ai palestinesi assediati nelle città e nei campi profughi.

Troviamo vergognoso che giornalisti, uomini di cultura e uomini
politici accettino un ricatto psicologico e manifestino lunedi a Roma
a sostegno della politica della terra bruciata portata avanti dal
governo israeliano.

Troviamo vergognoso che gli israeliani che si battono per la pace e la
fine dell'occupazione della Palestina vengano dipinti come mentecatti,
personaggi folkloristici o traditori.

Troviamo vergognoso che tutto coloro che ci rompono le scatole con
l'importanza del mondo cattolico, ogni volta che c'è una guerra
riscoprono strumentalmente la propria laicità e prendano le distanze
dagli allarmi lanciati dal Pontefice, dai vescovi e dalle autorità
religiose della Palestina accusandoli di essere - anche loro - degli
antisemiti.

Troviamo infine vergognoso che ancora una volta, sulla base di un
ragionamento tragico e fittizio, ci si chieda di accettare il massacro
del popolo palestinese e l'umiliazione dei suoi diritti perché un
altro popolo - cinquanta anni fa - subì una repressione bestiale nel
cuore dell'Europa civilizzata.

Siamo pertanto orgogliosi di essere scesi in piazza a fianco del
popolo palestinese che resiste all'occupazione e insieme agli
israeliani che lottano per la pace e la fine dell'occupazione. Saremo
dunque orgogliosi di tornare nuovamente in piazza a fianco della
resistenza e dei diritti del popolo palestinese e di poter dire ad
alta voce che dello sdegno razzista e antiarabo -e dunque anch'esso
antisemita della Fallaci- non ce ne importa proprio nulla, perché i
corifei del razzismo ci sono semore stati e si sono sempre nascosti
dentro la culla delle cosiddette civiltà superiori.

Saremo dunque orgogliosi di scendere in piazza il prossimo 25 aprile
per ribadire che la resistenza antifascista e contro il nazismo, oggi
si riconosce pienamente nella resistenza palestinese e nella parte
della società israeliana che ripudia il fascismo rappresentato dal
governo Sharon-Peres.


Radio Città Aperta
http://www.radiocittaperta.it

--- Fine messaggio inoltrato ---

IL GIORNO DOPO LO STERMINIO DEL CAMPO DI JENIN
NASCE A ROMA IL TRIBUNALE PENALE INTERNAZIONALE.
IMMUNITA' GARANTITA A PRIORI PER IL BOIA SHARON.

Gli Stati Uniti grandi assenti. Ciampi a colloquio con Kofi Annan
parla della Palestina

(News ITALIA PRESS)

Roma- È entrato in vigore oggi a Roma, con maestose celebrazioni, lo
Statuto che istituisce la prima Corte penale internazionale (Cpi) con
giurisdizione sui crimini di guerra, genocidio e crimini contro
l'umanità.
L'istituzione del CPI arriva al termine di cinquant'anni durante i
quali il mondo ha vissuto oltre 250 conflitti che hanno provocato la
morte di oltre ottanta milioni di persone. Atrocità per le quali
pochissime volte i responsabili sono stati giudicati e condannati.
La corte, che sarà definitivamente attiva dai primi giorni di luglio,
si verrà a configurare come un organo giudiziario permanente,
indipendente, creato dalla comunità internazionale degli stati al fine
di perseguire i più gravi crimini riconosciuti dal diritto
internazionale: il genocidio, altri crimini contro l'umanità e i
crimini di guerra. La storia di istituzione della CPI inizia il 17
luglio 1998, quando con 120 voti favorevoli, 7 contrari (tra i quali
Cina, Libia, Iraq e Stati Uniti) e 21 astensioni, la Conferenza
Diplomatica delle Nazioni Unite, convocata a Roma cinque settimane
prima, istituiva il Tribunale adottandone lo statuto, da allora
comunemente definito come Statuto di Roma. I tribunali nazionali
continueranno in ogni caso ad avere giurisdizione sui crimini di
competenza della corte che nasce oggi a Roma. In base al principio di
"complementarietà", il tribunale internazionale agirà unicamente nel
caso in cui i tribunali nazionali non avranno una autentica "volontà"
o la "capacità" di farlo. Il Tribunale permanente per i crimini contro
l'umanità avrà giurisdizione su 60 Stati, non potranno quindi essere
imputati coloro i quali commettessero crimini su territori esterni a
quelli degli stati che hanno ratificato. Tra gli stati che non hanno
ratificato il protocollo per l'istituzione della CPI spicca fra tutte
l'assenza degli Stati Uniti, da sempre contrari al progetto.
La cerimonia di oggi è anche stata l'occasione per tornare a parlare
della gravissima crisi in medio-oriente. "In Medio Oriente una
presenza internazionale sul terreno ha già dato buona prova. L'Italia
lo sta proponendo da tempo. È necessaria una forte e diretta funzione
di responsabilità della comunità internazionale": queste le parole
pronunciate da Carlo Azeglio Ciampi al termine di un incontro con il
segretario generale dell'ONU, Kofi Annan.
Il Presidente della Repubblica ha aggiunto anche che "occorre un
immediato cessate il fuoco e l'avvio di un processo politico che,
sulla base delle risoluzioni ONU, offra alle parti la prospettiva di
vedere realizzate le rispettive legittime aspirazioni: indipendenza
per la Palestina, sicurezza e riconoscimento da parte di tutti gli
Stati arabi per Israele".

Per consultare gli articoli dell'IWPR - agenzia pseudogiornalistica
gestita da varie fondazioni occidentali tra cui il carrozzone di
Soros - ai quali Slavetti fa riferimento, si veda il loro sito
http://www.iwpr.net/

---------- Initial Header -----------

From : Italo Slavetti
To : info@...
Date : Thu, 11 Apr 2002 17:08:52 +0200
Subject : I appreciate your work

>
> Dear Sirs,
>
> I have been following your Tribunal Updates for many months,
> and now I wish to express all my gratitude for you precious,
> voluntary work. I have appreciated in particular some latest
> articles on Milosevic written by Mirko Klarin, that are very
> useful to influence the public, telling the people who is
> guilty for all tragic what happened in the Balkans.
>
> I was as happy as Klarin when we all saw Milosevic running
> out of steam in front of the Hague Court (ANALYSIS:
> MILOSEVIC RUNNING OUT OF STEAM; IWPR'S TRIBUNAL UPDATE NO. 259,
> March 18-23, 2002). In fact, this happened because of stress -
> he even got ill - and this was very positive to obstacle him
> from defending himself. I do agree with Klarin that stress is
> a good mean to reach the proper aim at The Hague, that is to
> demonstrate that Milosevic is guilty and thus Serbia/Yugoslavia
> must pay. Actually, the Hague Tribunal has been created precisely
> to this purpose, to condemn Milosevic and a couple of other people.
>
> I agree with Klarin also when he writes that Slobodan Milosevic
> has "paranoid" views and that he is exployting his position
> at The Hague to take revenge against the world as a whole
> (ANALYSIS: MILOSEVIC'S REVENGE; IWPR'S TRIBUNAL UPDATE NO. 260,
> April 1-6, 2002).
>
> I also see, along with Klarin, that it is not true that "the Serbs
> were Milosevic's greatest victims": "This is not true, at least
> not yet", says Klarin, and I must agree, since those sub-human
> fucking bastard Serbs are not yet victims enough, and I hope
> that we will soon succeed in our struggle to bring them into
> total subjugation and erase their rump-State from the world's
> map.
>
> With best regards,
> Italo Slavetti (Italy)
>
>
>
>

JUGOSLAVIA: STOJILJKOVIC, SI E' SPARATO CON UNA PISTOLA

(ANSA) - BELGRADO, 11 APR - ''L'ho visto uscire dal portone del
parlamento e fermarsi sulle scale: per un po' e' rimasto immobile,
poi ha tirato fuori una pistola Beretta e si e' sparato'': e' la
prima testimonianza diretta raccolta dalla televisione di stato
serba Rts sul clamoroso suicidio dell'ex ministro degli interni
serbo Vlajko Stojiljkovic. La vicenda e' avvenuta attorno alle
19:00(ora locale e italiana). Il cadavere e' stato portato via
dall'ambulanza vista passare in precedenza dai giornalisti.
Secondo il testimone di Rts, al momento in cui e' stato caricato
nella lettiga, il corpo aveva ancora delle contrazioni.(ANSA). OT
11/04/2002 19:48

JUGOSLAVIA: STOJILJKOVIC HA LASCIATO MESSAGGIO ADDIO

(ANSA) - BELGRADO, 11 APR - L'ex ministro degli interni serbo
Vlajko Stojiljkovic ha lasciato nel parlamento federale una
lettera nella quale accusa i nuovi dirigenti jugoslavi di
averlo spinto al suicidio. Nella lettera Stojiljkovic accusa
anche i socialisti montenegrini, che hanno votato a favore della
legge di cooperazione con il Tribunale penale internazionale.
(ANSA). OT
11/04/2002 20:11

JUGOSLAVIA: STOJILJKOVIC; PROTESTE, FOLLA URLA 'ASSASSINI'

(ANSA) - BELGRADO, 11 APR - Una piccola folla di un centinaio
di persone si e' radunata davanti al parlamento jugoslavo al
grido di ''assassini, assassini'', dopo aver saputo del tentato
suicidio dell'ex ministro degli interni serbo Vlajko Stojiljkovic.
I dimostranti se la prendono soprattutto con il premier serbo
Zoran Djindjic, che considerano il maggior responsabile del
gesto dell'ex ministro. (ANSA). OT
11/04/2002 20:28

JUGOSLAVIA: TPI, VARATA NEL SANGUE LEGGE COOPERAZIONE / ANSA

(Di Beatrice Ottaviano e Branka Novakovic) (ANSA) - BELGRADO,
1 APR - Nasce sotto funesti auspici la legge di collaborazione
con il Tribunale penale internazionale varata oggi dal Parlamento
federale jugoslavo: uno dei candidati all'estradizione all'Aja,
l'ex ministro degli interni serbo Vlajko Stojiljkovic, si e'
sparato alla tempia appena uscito dal portone dell'edificio,
lasciando ai colleghi deputati un messaggio di accuse contro
la nuova dirigenza democratica e i suoi alleati. Stojiljkovic
non e' morto: ora e' ricoverato in coma nella clinica centrale
di Belgrado, e i medici stanno lottando, ma con poche speranze,
per la sua vita. Il proiettile, sparato secondo un testimone
con una pistola Beretta, ha attraversato il cervello, anche
se ''alcune funzioni vitali sono attive'', riferisce un primo
bollettino ufficioso. Nella lettera con la quale ha motivato
il gesto, l'ex ministro scrive: ''per la mia morte accuso (il
premier serbo) Zoran Djindjic, (il presidente jugoslavo )
Vojislav Kostunica, (il ministro della giustizia serbo) Vladan
Batic, (il vicepremier federale) Miroljub Labus, (il ministro
degli interni) Dusan Mihajlovic''. Ma anche i socialisti
montenegrini, un tempo fedeli a Slobodan Milosevic e ora
alleati alla coalizione democratica serba Dos, e in particolare
''il nemico del popolo serbo (l'alto rappresentante dell'Ue
per la politica estera e di sicurezza) Javier Solana''. Parte
del testo e' infatti consacrata alla delusione per l'accordo
sulla nuova unione fra Serbia e Montenegro che porra' fine
alla Jugoslavia: ''protesto per questa volgare violazione
della costituzione e della legge, per la pessima politica
condotta, per la resa incondizionata e la violazione della
dignita' nazionale, nonche' per la distruzione dell'economia''.
Il foglio era stato consegnato poco prima del tentato suicidio,
attorno alle 19:00 ora locale e italiana, a un deputato del
Partito radicale serbo (ultranazionalista), Filip Stojanovic,
che non ha avuto neanche il tempo di leggerla prima di sentire
lo sparo. Subito dopo l'accaduto, una folla di circa 200
persone si e' radunata davanti al parlamento gridando
''assassini, assassini'' e prendendo a bersaglio in modo
particolare Djindjic e gli Stati Uniti. E' un battesimo
triste, fatto col sangue, quello della controversa legge
sulla collaborazione con il Tpi, che l'anno scorso aveva
provocato una crisi e un rimpasto di governo a causa
dell'opposizione dei socialisti montenegrini. Per poter
estradare Milosevic prima della conferenza internazionale
dei donatori sulla Jugoslavia, il governo serbo era stato
costretto ad adottare un decreto ad hoc, peraltro recentemente
bocciato dalla Corte costituzionale. Solo la paura di un nuovo
isolamento ha spezzato la resistenza attiva dei socialisti
montenegrini e quella, passiva ma non meno incisiva, di
Kostunica, che con il Tribunale penale internazionale ha
rapporti difficili. Il gesto di Stojiljkovic, al di la'
degli esiti - voci parlano di un decesso imminente e comunque
di morte cerebrale - e' destinato a riaccendere una miccia
che sembrava spenta, quella delle estradizioni: la lista
del Tpi e' ancora lunga, mentre quella di chi e' disposto
a collaborare resta molto ridotta. (ANSA). OT
11/04/2002 21:43


Data: 11/04/2002 20:57
Da: goran vlajkovic
A: Ova adresa el. pošte je zaštićena od spambotova. Omogućite JavaScript da biste je videli.
Oggetto: [ML-YU] DEMONSTRACIJE


Ispred Savezne skupstine okupilo se veceras nekoliko
stotina antiimperijalista, koji protestuju zbog
donosenja Zakona o saradnji sa Haskim
tribunalom.Demonstranti burno negoduju i izvikuju
parole protiv poslanika proimperijalistickih
burzoaskih partija koji su izglasali zakon,iz redova
DOS,DSS,SNP i SNS,koji napustaju zgradu Savezne skupstine.
Demonstranti izvikuju antiimperijalisticke parole i
parole protiv Haskog tribunala i proimperijalistickog
jugoslovenskog rezima.

G.V.

Data: 11/04/2002 22:13
Da: tzdyq
A: Ova adresa el. pošte je zaštićena od spambotova. Omogućite JavaScript da biste je videli.
Oggetto: [buncuk@...: [ML-YU] ZAKON O SARADNJI SA TRIBUNALOM]

Latest news:

Parliament of SR Yugoslavia brought new law on cooperation with Hague
tribunal. By bringing such law by majority of votes by proimeprialist
DOS as well as their proimperialist partners from Montenegro, the SNP,
they made possible the extradition of Yugoslav citizens to the Hague
tribunal. This is act of betrayal since Yugoslav Consitituion forbids
extradtion of it's citizens to foreign countries.
This new law allows imperialists to justify their crimes on Balkans by
putting on trial people who fought against them, defending their
country.
After voting, member of SPS and ex minister of interior, Vlajko
Stoiljkovic committed suicide in Parliament building as the sign of
protest for selling Serbian people to Hague tribunal. He left a letter
where he claims new government and new regime is responsible for his
suicide, and that he's being driven by injustice since Albanian
criminals and terrorists are being released from Serbian prisons while
Serbs are being arrested and extradited. His suicide was planned for
over an year when he started writting this letter.
We expect comment of Yugoslav President...

----- Forwarded message from goran vlajkovic -----

From: goran vlajkovic
Subject: [ML-YU] ZAKON O SARADNJI SA TRIBUNALOM

Parlament SR Jugoslavije je danas izglasao Zakon o
saradnji sa Haskim tribunalom.Donosenjem ovakvog
zakona koji je izglasan vecinom glasova poslanika
proimperijalistickog DOS-a i njihovih takodje
proimperijalistickih partnera iz Crne Gore, SNP-a,
omogucena je predaja drzavljana SRJ imperijalistickom
i zlocinackom Haskom tribunalu.Donosenje ovog zakona
predstavlja izdajnicki cin jer ustav SRJ ne
dozvoljava isporucivanje jugoslovenskih drzavljanja
stranim zemljama.Ovaj izdajnicki zakon je donesen kako
bi zapadni imperijalisti na svom zlocinackom sudu mogli
da sude antiimperijalistickim borcima i time opravdaju
razbijanje SFRJ i agresiju na SRJ.
Jugoslovenski burzujski proimperijalisticki rezim
treba da zna da ce jednog dana,zbog ovog izdajnickog
zakona odgovarati pred radnickom klasom i narodima
Jugoslavije.

G.V.


===*===


> http://www.sps.org.yu/aktuelno/2002/04/09-01.html

09.04.2002. godine
Beograd



ZAKON O SARADNjI SA HAŠKIM TRIBUNALOM JE NELEGALAN I PROTIVUSTAVAN

redovna konferencija za novinare Glavnog odbora SPS



Predsednik SPS Slobodan Miloševic vrlo decidno je porucio da ce
pobediti tzv. Haški tribunal, i da je siguran u svoju pobedu jer je
istina jedino sredstvo kojim se koristi, rekao je portparol SPS Branko
Ruzic na konferenciji za novinare, govoreci o poseti Mirka Marjanovica
predsedniku SPS Slobodanu Miloševicu.



Predsednik Miloševic podrzao je nedavno usvojenu Programsku deklaraciju
Socijalisticke partije Srbije iz koje ce proisteci izborni program koji
ce Socijalisticka partija Srbije ponuditi gradanima Srbije kao
alternativu za katastrofalnu vladavinu dosovske vlasti na ovim
prostorima. Takode, zatrazio je energicniju borbu Socijalisticke
partije Srbije na planu razotkrivanja ovog katastrofalnog bilansa
vladavine dosove vlasti i naznacio da se ova vlast prakticno bavi
ekonomijom destrukcije rasprodajom naših preduzeca, otpuštanjem
radnika, te da bi Socijalisticka partija trebalo da deluje pre svega na
tom planu. Nakon ove posete koja predstavlja redovan vid komunikacije
rukovodstva Partije sa predsednikom Miloševicem, svi stavovi organa
Socijalisticke partije Srbije, Izvršnog odbora i Glavnog odbora, i
politika koju SPS vodi kao stranka, dobili su i njegovu potvrdu.
Afirmisan je stav naših organa da zahtevamo raspisivanje vanrednih
izbora na svim nivoima jer jedino na taj nacin vidimo izlazak iz ove
krize u koju je zapala naša drzava i naši gradani i pozdravljena je i
odluka naše Partije da proširimo front borbe protiv dosove vlasti i da
okupimo sve politicke opcije, sve strukovne organizacije, sve
sindikate, dakle, sve one koji su za odlazak ove antinarodne i
antidrzavne vlasti sa pozicije vlasti. Ovakav vid redovne komunikacije
ce i dalje biti odrzavan, a odlasci clanova rukovodstva u posetu našem
predsedniku bice uskladeni sa dinamikom samog sudenja u Haškom
tribunalu.



Stav Socijalisticke partije Srbije po pitanju Zakona o saradnji sa
Haškim tribunalom je vrlo jasan. Mi ne smatramo da je moguce donositi
bilo kakav zakon o saradnji sa Haškim tribunalom koji predvida
izrucenje naših gradana jer bi se time prekršio Ustav. Ukoliko je došlo
do kompromisa kojim se hvali dosovska vlast, a i njihovi koalicioni
partneri iz Crne Gore, koji je verovatno plod politickog pragmatizma
Socijalisticke narodne partije, u svakom slucaju oni su time izneverili
svoja obecanja od pre izbora 2000. godine, a to je da ce se striktno
drzati Ustava. Ukoliko se donese zakon koji u sebi sadrzi odredbu da
moze doci do izrucenja naših gradana, to je direktno kršenje i Ustava
Savezne Republike Jugoslavije i Ustava Republike Srbije. Naravno,
ukoliko vecina koja je trenutno na vlasti na saveznom i republickom
nivou smatra da takav zakon treba doneti, ukoliko plediraju da su
legalisti trebalo bi pre svega da promene Ustav, pa tek onda da budu u
prilici da uopšte razmatraju donošenje jednog takvog zakona koji
predvida izrucenje naših gradana.



Dakle, Socijalisticka partija Srbije ima jasan stav da ne moze biti
donet zakon o saradnji sa Haškim tribunalom pre promene Ustava za koji
SPS ne bi glasao, jer nikad ne bi glasali za to da naši gradani mogu
biti izruceni stranim sudovima, narocito ne ovom politickom tribunalu
koji prezentuje selektivnu pravdu, rekao je Ruzic komentarišuci
donošenje zakona o saradnji sa Haškim tribunalom.



Portparol SPS je istakao da je Socijalisticka partija Srbije izrazila
svoje ogorcenje zbog nenajavljene posete albanskog premijera Pandeljija
Majka tzv. Vladi Kosova koji predstavlja diplomatski skandal, narocito
imajuci u vidu nemili dogadaj u Kosovskoj Mitrovici kada su korišceni
gumeni meci protiv Srba. To samo govori u prilog tezi da je
Socijalisticka partija Srbije bila u pravu kada je pozivala na bojkot
tih tzv. izbora na Kosmetu, obzirom da je veštacki oformljenom
koalicijom Povratak prakticno pruzen legitimitet i legalitet toj tzv.
Skupštini i Vladi Kosova i Metohije, i drzavnom subjektu na prostorima
Balkana. Blagonaklon stav dosovske vlasti prema medunarodnoj zajednici
odlikuje se i u tome da je naše Savezno ministarstvo inostranih poslova
zbog ove posete albanskog premijera samo uputilo protest Vladi
Republike Albanije, što nije dovoljno. Ono što je potrebno, to je pre
svega da ova vlast koja se od pocetka pozivala na vrlo dobre odnose sa
medunarodnom zajednicom i shodno tim dobrim odnosima, omoguci
bezbednosne garancije i povratak svih raseljenih Srba i drugih
nealbanaca na Kosovo i Metohiju, što je bio uslov da bi uopšte moglo da
se govori o raspisivanju nekih izbora na Kosovu i Metohiji.



Na pitanje novinara o zdravstvenom stanju Slobodana Miloševica, Branko
Ruzic je odgovorio da je ono bolje u odnosu na prethodne nedelje i da
je preboleo grip. Medutim, to ne znaci da je zdravstveno stanje
Slobodana Miloševica dobro, iz razloga što on ne uziva adekvatan
medicinski tretman niti ga je uzivao dok je imao grip, vec je njegovo
lecenje bilo svedeno na to da popije jedan aspirin u toku dana što nije
bilo dovoljno, i zato je taj grip dugo trajao.



Ono što je utisak i gospodina Marjanovica, to je da je predsednik
Miloševic bled jer nema prilike da boravi na cistom vazduhu, što je još
jedna od metoda iscrpljivanja kako bi verovatno, kako se nadaju u
Haškom tribunalu, izgubio koncentraciju pri unakrsnom ispitivanju
svedoka. Oni u tome do sada nisu uspeli, i siguran sam da u tome nece
ni uspeti.



Odgovarajuci na pitanje novinara da li ce se neko od optuzenih od
strane Haškog tribunala koji je clan SPS dobrovoljno predati, Branko
Ruzic je istakao da se socijalisti ne izjašnjavaju samo formalno kao
legalisti, vec da suštinski priznaju Ustav kao najviši pravni akt
zemlje, i da se niko od clanova SPS nece dobrovoljno predati Haškom
tribunalu. Ukoliko zakon o saradnji sa Tribunalom bude donet,
postupanje po tom zakonu znaci kršenje Ustava i svako onaj ko bude
kršio Ustav jednog dana ce odgovarati za to, rekao je on.

23 to 24.03.2002, Thessaloniki:
The «3rd Balkan Meeting» was held,
hosted by the «AntiNATO Balkan Center».
Some related documents follow.


===*===


http://www.mpa.gr/article.html?doc_id=257920

Macedonia Press Agency (Greece)

BALKAN COMMUNISTS MEET IN THESSALONIKI
Thessaloniki, 20 March 2002 (12:50 UTC+2)


A two-day meeting of Balkan communist parties and
movements has been organized for March 23-24, at
Macedonia University in Thessaloniki, by the Balkan
AntiNATO Center.

More than 25 organizations, parties and movements have
been invited from Albania, Yugoslavia, Romania,
Turkey, FYROM, Bosnia-Herzegovina and Cyprus. The
meeting will also be occupied with preparations for a
fighting answer to the EU Summit Meeting of 2003 in
Thessaloniki.

The works of the two-day meeting will be greeted by
Greek Communist Party Secretary General Aleka
Papariga, Thessaloniki Prefect candidate and member of
the Political Secretariat of DIKKI, Giorgos Rokkos,
member of the Communist Renewal, as well as
representatives of bodies and movements of
Thessaloniki.

===*===

From: Bill Howard
Subject: Fw: CP of Macedonia, Address to the 3rd Meeting of the Balkan
AntiNATO Center

HTTP://WWW.STOPNATO.ORG.UK
---------------------------

============================================================================
CP of Macedonia, Address to the 3rd Meeting of the Balkan AntiNATO
Center, Thessaloniki 23-24 March 2002
-----------------------------------------------------------------
From: Communist Party of Macedonia, Mon, 8 Apr, 2002
mailto:kpm92@...
============================================================================

Balkan Anti-NATO Center
Thessaloniki 23-24 March
NATO out of Balkan
For Balkans a zone of Peace and Cooperation

Communist Party of Macedonia

Meeting of the Balkan Anti-NATO Center

Dear friends present at this meeting, respectable organizer of this
gathering, we would like to thank for your invitation but we regret for
not being in a position to take presence at the meeting.

We agree with the agenda and the items for the meeting because they are
in compliance with the essence of the problem and the recent
developments.

What is our opinion about the following items;

1. NATO out of BALKANS

NATO out of Balkans YES.
Why? Because NATO is military organization that in the past was
protecting its members from danger that could coe fro the other side
east (Warshow) block. Now this danger does not exist.

Now we are facing another danger, the danger of NATO becoming *world
policeman*. Who needs such policemen? The oligarchy that would like to
rule the capital of the world communisty by the power of the weapon.

The NATO enlargement

NATO is present every where, where the government structures call NATO
for there presence in order to stay longer in position to rule with
support of NATO and USA. Nobody ask the citizens of that country for
their opinion.

We the citizens of the Republic of Macedonia, and we believe the
majority of the citizens of other countries vote for peace, democracy
and respecting of human rights.

We vote NATO out of the Balkans because it is and organization that
instead of peace, every where produces war and breaking human rights.

There is no democracy.

NATO dictates the program of TV stations - bombing of Yugoslav national
television.

NATO dictates changes of the constitution (Republic of Macedonia
constitution)

NATO with its bombs pollutes the environment. That is why we say - NATO
out of Balkans.

The Cyprus question

The future of Cyprus should be in the hands of the people in that
country. Thirty years ago they were living in peace, together and witout
problems. They should be left to chose their future, alone, without any
pressure.

We respect and we support the people of Cyprus.

With respect,

Communist Party of Macedonia

Andon Andonovski
Member of the Republic Committee


*End*

_________________________________________________

KOMINFORM
P.O. Box 66
00841 Helsinki
Phone +358-40-7177941
Fax +358-9-7591081
http://www.kominf.pp.fi

General class struggle news:

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Geopolitical news:

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__________________________________________________


===*===

From:Communist Party of Greece , Sat, 06 Apr 2002
mailto: cpg@... , http://kke.gr
=======================================================

Dear Friends,
We forward you a solidarity message by the "Balkan Anti
NATO Centre" (BAN c), an initiative backed by more than 25
political parties, youth organizations and movements from
Balkan countries.

In solidarity,
The International Section of CPG
...........................................................

Balkan AntiNATO Coordination Center BAN c
Views and actions of Balkan movements
Tel: [+3]0310 286580,[+3]010 2592298 Fax: [+3]0310
286581,[+3]010 2592298
e mail:bancenter@... havatzas@...

SOLIDARITY WITH PALESTINE AND THE ANTI WAR FORCES IN ISRAEL

The Israeli regime is continuing its criminal acts against
the decisions of the UN Security Council, against the
heroes of the Palestinian people, and against the
Palestinian National Authority and its President, with the
aim of silencing the voice of truth, and the fair demand
for establishing the independent Palestinian state with
Jerusalem as its capital.

The Israeli forces are brutally attacking the progressive
and anti war movement in Israel, members of foreign
parliaments, trade unionists, journalists, citizens and
organizations acting in solidarity with the Palestinian
people.
This grave escalation demonstrates the clear failure of
the policy of the Israeli government which is hostile to
peace and international legitimacy, and the failure of its
hollow promises to provide security for Israelis at the
expense of the legitimate rights of the Palestinian people.

As a result of the military acts committed by the Israeli
government backed by the USA and the tolerance of leading
countries in the EU, hundreds of people have been killed
and injured, and many properties and homes of innocent
civilians have been destroyed. These acts have also opened
the door for an endless cycle of acts of retaliation and
counter retaliation, thus threatening the security and
peace of the Palestinian and Israeli people, all peoples of
the region and the world.

We call upon young people, all free and peace loving people
in the Balkan countries and the patriotic forces, to rise
against the new wave of evil led by Sharon, to express
solidarity, in all effective forms, with the struggle of
the peace loving forces in Israel, with the Palestinian
people, their courageous uprising and their fair demands,
and thus to join the emerging strong movement of
solidarity in all European countries.

Solidarity with the Palestinian people in this moment is an
important contribution to the efforts of
the Balkan peace movements and of the strong solidarity
movement in all European countries, for international
relations according to the international law, without NATO
and the use of military forces and aggression.

We salute all the actions in this respect and we stress the
important impact for our efforts of the international
meeting of solidarity with Palestine, organized by AKEL in
Nikosia. We send our warmest greetings to all the
participants and best wishes for success.

Thessaloniki, 5th April 2002

End
subscribe/unsubscribe mailto:info@...,
http://www.solidnet.org

===*===

CP of Greece, Address by the General Secretary of the CC of
the CPG, Aleka Paparigha, to the 3rd Meeting of the Balkan
AntiNATO Center, Thessaloniki 23 24 March 2002

From: Communist Party of Greece, Fri, 5 Apr, 2002
http://www.kke.gr , mailto:cpg@...
===========================================================

BALKAN ANTINATO CENTER
Tel: (031) 286580, Fax: (031) 286581, e mail: bancenter@...

Address by the General Secretary of the CC of the CPG
Aleka Papariga

To the 3rd Meeting of the Balkan Anti NATO Centre,
Thessaloniki on 23 24 March 2001

The fire of war flamed up in the Balkans, having as its
centre the FYROM does not constitute, as far as the CPG is
concerned, a thunder bolt in a clear sky. This is not the
time for historical analysis. However, the Balkan peoples
must never forget by whom the fuse of war was lit, in the
early nineties. It must not be forgotten that Germany and
all the member states of the EU, the Greek government
included, decided in cold blood the dissolution of
Yugoslavia. A decision that opened the well known USA
appetite to enter the Balkans itself , to assume a leading
role in the distribution of spoils by all means, by war and
uranium, by lies, blackmail, sanctions, by special
tribunals.

The crude lie and slander, the pretexts used by the
imperialist forces, without a trace of shame, in order to
justify the war and intervention, accusing the Balkan
peoples for local nationalism, for a tendency towards
religious divisions, must not be forgotten either.

Irrespective of the specific planning by NATO, USA, the
leading EU forces for the region, irrespective of whether
each side feels vindicated as to its particular aims, it is
certain that all those succeeded in the promotion of a
major aim: The installation of multinational military
forces, battalions of war kindling, an occupation army.

Besides and over and above the distribution of spoils the
interest was to militarise the Balkans and place them under
military rule, with or without the change of borders, so as
to test the «new doctrine» of NATO in this region, to
utilise it further for the imperialist policy against
Russia and the other states created by the dissolution of
the USSR.

The Balkans have also proven as an area of exporting the
contradictions and antagonisms which mark the relations
between the imperialist unions, between the leading
imperialist forces.

In our estimation, things are twice as dangerous for the
peoples today. Shortly before and during the War of '99 the
imperialist forces attempted to unite the Balkan countries
against Yugoslavia, particularly against Serbia. They
succeeded in this with the assistance of the Greek
government, which appeared convincing, trading upon its
traditionally good relations with united Yugoslavia.

Now things take such a turn, so that a Balkan war waged
among Balkan forces, can not be ruled out.

If the people of the Balkans do not intervene today,
demanding NATO's withdrawal, if they do not exert stifling
pressure on their governments, then we will find ourselves
very close not only to the tragic partition of FYROM, but
to a struggle by all means between the neighbouring
countries, with Greece's involvement as well.
No relaxation of vigilance and no confidence is warranted
in the hypocritical statements by USA, NATO, who assure
that they do not want a change in the borders and the
dissolution of FYROM. No confidence in the alleged friendly
stand by the Europeans towards FYROM. No confidence in the
Greek government which declares in the first place that it
does not wish any new dispatch of Greek military forces.

We are not going to stop supporting the non dispatching of
military forces by Greece to FYROM, even if its leadership
declares that it considers it as protection. Our country as
a member of NATO will apply policies serving the interests
of this organisation, the interests of Greek plutocracy, in
other words the interests of all those who do not see
anything else but profits sticking at nothing.

We are told that, if NATO leaves the Balkans, then the
peoples will be involved in even bitter war among
themselves. This is a lie, it is a pretext. Of course the
deep wounds of the region will not be healed by magic,
issues will not be solved from one day to the other.
However, the road will open for their solution and in any
case the difficulties will be milder than those associated
with the presence of foreign military forces. The all kinds
of nationalist forces, the all kinds of war mongers will
not have the means and the courage to provoke, if they do
not have the political and material support of
imperialists. Besides, this position of ours, is combined
totally with the need of disarming the UCK, in all its
forms and its variations.

The borders will be guarded by the national army of each
country, and especially the Serb army will be called upon
to guard the Serb borders, which include Cossovo. To guard
them not only formally and symbolically, but essentially.
As long as NATO and KFOR remain in the region, the Serb
army, the border armies will have only a marginal role.

The answer is not to be found in the artificial dilemma
«military involvement by NATO inside FYROM or diplomatic
negotiations». In both cases NATO, USA and the leading
countries of the EU will be in a position to impose their
will. The «policy of diplomacy», which seems to be
preferred at present, has only one purpose:
To gain time so as to prepare, in the peoples'
consciousness, the new cycle of NATO intervention, or to
start a new cycle for an agreement, having first created
fait accompli to Serbia's and FYROM's detriment. In other
words a final Rambouillet far worse than the previous
international agreements concerning the region.
On the occasion of today's quite important meeting we wish
to put a question to the Greek people, in the broad sense,
and the other political forces who support with various
arguments the necessity for the presence of multinational
military forces in the Balkans.

When did the Greek people live peacefully regarding its
northern borders, before the early 1990's or today? We are
certain that only a few will claim that things are better
today than yesterday.

If in the post war period we did not have joint borders
with the Balkan socialist states, developments in the
Greek Turkish relations, internal developments in Greece
itself would be far worse. It is possible that certain fait
accompli would have been created.

I wish your deliberations give a new impetus to the joint
Balkan peoples' struggle, shed light more collectively and
on many sides of the emerging events and tendencies. We
have to create the prerequisites, as soon as possible, for
the imperialist intervention, NATO's new doctrine, to be
punished in the Balkans. If it hasn't happened so far it
does not mean that we can't succeed it now, tomorrow.

End

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* RECENSIONE: Novità editoriale sull' U 238

* La realtà delle armi all'uranio impoverito
(di R.J. PARSON; Le Monde Diplomatique, marzo 2002)
* NATO verseuchte Jugoslawien mit Uran
* ALTRE FONTI (Vademecum sull'U238)


===*===


Segnaliamo una preziosa novità editoriale:

Uranio impoverito - Sciagura del nostro tempo

Autore: Furio Vallese Editore: Serarcangeli - L. 20.000

Un?altra voce, finalmente, rompe il silenzio omertoso che avvol
ge la verità circa lo smaltimento di scorie nucleari mediante
applicazioni civili e militari fortemente contaminanti.
La denuncia di questa realtà tragica e paradossale conta in campo
editoriale su pochi altri documenti (*), ora si aggiunge questo
libro che ha il pregio di trattare l?argomento in forma divulgativa
pur senza allontanarsi dal rigore scientifico. Ne risulta un
testo di agile lettura, preciso ed attendibile, che ha il pregio
di collocare il problema degli speciali proiettili all?uranio
impoverito (U238 o Depleted Uranium, abbr. DU) nella giusta
prospettiva, dando al lettore la possibilità di capire quanto
perché siano pericolosi, ma soprattutto, dove stia la
responsabilità della loro esistenza.
Il problema, infatti, non sta solo nelle conseguenze letali per
l?ambiente derivanti dall?uso di tali proiettili, che liberano
particelle radioattive nell?aria, nel suolo e nell?acqua,
e che ingerite provocano l?insorgere di tumori mortali. Questo
è un problema ignorato dalla massa ma conosciuto dagli
esperti da almeno vent?anni, è il susseguirsi di guerre "a
bassa intensità", sempre più frequenti e furiose, a portarlo
alla ribalta in modo via via più massiccio e difficile da occultare.
- Si ricordi l?allarme lanciato dai media nella primavera del
2001 in seguito ai primi decessi dei militari italiani ed
europei coinvolti nelle operazioni belliche nei Balcani,
campagna mediatica che rientrò prontamente, in seguito alle
smentite scaturite dalle inchieste "sedative" aperte sul caso.
Il problema, in tutta la sua complessità, diventa davvero
comprensibile se si considerano le condizioni che hanno posto
in essere tali ordigni, cioè la vera causa dell?uso di scorie
radioattive nella produzione industriale, militare ed anche
civile.
Perché alle esigenze militari è stato concesso di produrre dei
proiettili tanto efficaci ma così controproducenti sul piano
complessivo (la contaminazione è definitiva, dura milioni di
anni e contamina tutti, amici e nemici)? Perché componenti di
canne da pesca, strumenti radiologici, elementi di avionica
contengono uranio impoverito (con tutte le conseguenze, meno
immediate e devastanti di quelle militari, ma altrettanto
prevedibili che possono verificarsi, come nel caso di
incidenti aerei o di incuria nello smaltimento dei rifiuti
di apparecchiature considerate convenzionali)?
La risposta a queste domande è affrontata dall?autore
in modo diretto e pacifico, chiamando coraggiosamente in causa
la politica del DOE (Dipartement Of Energy degli USA),
responsabile della scelta deliberata e pianificata, di
smaltire parte dell?accumulo di scorie radioattive nell?indu
stria civile e militare per trovare contenimento ai
pesantissimi costi di stoccaggio.
Una scelta criminale?
L?autore non fornisce valutazioni morali in merito,
né polemizza, con spirito pragmatico prende in considerazione
il superamento delle armi al DU che ritiene più probabile,
quello che non è dettato da considerazioni umanitarie, ma
tecniche, valutando la miglior efficacia dei nuovi sistemi
d?arma anticarro attualmente in fase di progettazione,
e che in futuro potranno rendere obsoleti i Silver Bullet.
Un libro ideale per un approccio immediato al cuore della
questione, e al di sopra di ogni sospetto di faziosità
ideologica perché l?autore è un ingegnere che, tra l?a
ltro, ha ricoperto incarichi professionali in campo
internazionale per conto della Nato.
In una parola, un libro utile per chiunque sia interessato
alla conoscenza dei veri problemi di fondo del mondo attuale.

(*) Il noto "Metallo del disonore" del "International Action
Center" di Ramsey Clark, che per primo denunciava l?uso
dell?uranio impoverito nei proiettili anticarro e
le conseguenze per militari e civili esposti alla contaminazione
durante e dopo la Guerra del Golfo, ed il valido "Imbrogli di
guerra - Scienziati e scienziate contro la guerra" a cura di
Franco Marenco, dedicato alla manipolazione della realtà da
parte dei media in occasione della guerra del Kosovo, e
contenente due specifici capitoli sulla contaminazione da
uranio impoverito.

Flavio Rossi - ( Associazione "SOS Yugoslavia") - Torino

Per avere il libro richiederlo al 338/1755563 oppure all?Email
<posta@...>
1 copia 10 Euro senza spese postali, da 5 copie in su :
6 Euro la copia senza spese postali.


===*===


http://www.ilmanifesto.it/MondeDiplo/LeMonde-archivio/ultimo/0203lm06.01.html

"Le Monde Diplomatique"
versione italiana, marzo 2002

LA GRANDE MENZOGNA DELLE «GUERRE PULITE»
La realtà delle armi all'uranio impoverito

Golfo, Kosovo, Afghanistan: di guerra in guerra,
l'esercito americano continua a perfezionare le
sue armi all'uranio impoverito. Il pericolo per
gli esseri umani e per la natura diventa sempre più
evidente, malgrado il black-out organizzato dal Pentagono

di ROBERT JAMES PARSON *
«La preoccupazione immediata di medici,
rappresentanti delle organizzazioni umanitarie e di chi
dà lavoro agli esuli sul posto è la minaccia di
una vasta contaminazione da uranio impoverito in
Afghanistan.» Con queste parole si conclude un
rapporto di ben 130 pagine intitolato Mystery
Metal Nightmare in Afghanistan? - «Incubo da metallo
misterioso in Afghanistan?» - (1), di
Dai Williams, ricercatore britannico indipendente
e psicologo specialista in condizioni del lavoro.
Il testo è frutto di oltre un anno di ricerca tenace
sulla questione dell'uranio impoverito (Ui), sugli
effetti e le conseguenze del suo utilizzo sugli esseri umani.
Basandosi su siti web ufficiali (2) e su quelli
dei fabbricanti d'armi, Dai Williams ha potuto
scovare informazioni preziose, analizzarle
minuziosamente e infine metterle a confronto con le
armi la cui utilizzazione è stata comunicata, anzi
vantata, dal Pentagono. Ne emerge una visione
della guerra - sia quella in Afghanistan che quelle
prossime venture - sorprendente e spaventosa al tempo
stesso.
Dal 1997, gli Stati uniti rielaborano e «migliorano»
il loro arsenale di missili e di bombe guidate e
«intelligenti». Già nel 1999 alcuni prototipi di queste
armi sono stati testati sulle montagne del
Kosovo, ma la quantità sperimentata in Afghanistan è
ben più corposa. Il «miglioramento» di cui
si parla riguarda in effetti la sostituzione di una
testata convenzionale con una in «metallo
pesante denso» (3).
Calcolando volume e peso del misterioso metallo,
si arriva a due possibili conclusioni: si tratta o
di tungsteno o di uranio impoverito.
Il tungsteno, tuttavia, pone alcuni problemi. Il
suo alto punto di fusione (3.422°C) lo rende
difficile da lavorare; costa caro; è prodotto
soprattutto in Cina; non brucia.
Da vero piroforo, l'Ui invece brucia con l'impatto
o se gli si dà fuoco. Con un punto di fusione
di 1.132 °C è molto più facile da lavorare.
Trattandosi di uno scarto nucleare, è fornito
gratuitamente ai fabbricanti d'armi. Inoltre, il
fatto che lo si possa utilizzare in una vasta gamma
di armi permette di ridurre sensibilmente il
problema della conservazione dei rifiuti nucleari.
Questo tipo di arma può perforare, in pochi secondi,
decine di metri di cemento armato o di
roccia. Una testata all'Ui, munita di un detonatore
regolato da computer in grado di misurare la
densità del materiale penetrato, diventa una carica
esplosiva che scoppia ad una profondità
prestabilita o quando arriva nel «vuoto». In pochi
secondi, tutto ciò che si trova in questo
«vuoto» viene ridotto allo stato di fine polvere
nera per la combustione dell'Ui. E questo si
trasforma a sua volta in polvere di ossido di
uranio. Mentre per un «penetratore» da 30
millimetri si ossida solo il 30% dell'Ui, nel
caso di un missile l'ossidazione può arrivare al 100%. E
la maggior parte delle polveri così prodotte misura
meno di 1,5 micron: sono quindi respirabili.
La polemica apertasi tra i pochi ricercatori
specializzati in questo settore circa l'uso di armi all'Ui
nel corso della guerra del Kosovo, nel tempo
aveva finito col perdere di vista il suo obiettivo.
Invece di chiedersi quali armi sarebbero state
utilizzate sulla maggior parte dei bersagli
(sotterranei in montagna) ammessi dalla Nato, era
stata privilegiata la questione degli anticarro
da 30 mm accettati dalla Nato, ma privi di effetto
contro le installazioni sotterranee
fortificate/rinforzate.
Finché il dibattito si è limitato agli anticarro,
si stava comunque parlando di ordigni di cui i più
pesanti (da 120 mm) non superano i cinque chili.
Ma le cariche esplosive all'Ui, dei sistemi di
bombe guidate utilizzate in Afghanistan, arrivano
fino ad una tonnellata e mezza di Ui nel caso
del bunker buster (Gbu-28) fabbricato dalla Raytheon (4).
A Ginevra, dove sono concentrate le organizzazioni
umanitarie attive in Afghanistan, il rapporto
di Dai Williams ha suscitato reazioni molto diverse.
Mentre i portavoce dell'Alto commissariato
delle Nazioni unite per i rifugiati (Acnur) e
l'Organizzazione per il coordinamento degli aiuti
umanitari si sono preoccupati di diffonderlo,
i principali dirigenti non sono sembrati preoccupati.
Solo Medici senza frontiere e il Programma delle
Nazioni unite per l'ambiente (Unep) temono, a
lungo termine, una catastrofe sanitaria e ambientale.
L'Unep e l'Organizzazione mondiale della sanità
(Oms) hanno pubblicato, rispettivamente in
marzo e in aprile 2001, importanti rapporti.
A questi fanno continuo riferimento i sostenitori del
carattere inoffensivo dell'Ui, primo fra tutti il
Pentagono, il quale sottolinea l'indipendenza e la
neutralità delle due organizzazioni. Ma lo studio
dell'Unep è quanto meno incompleto, mentre
quello dell'Oms decisamente poco affidabile.
Il sopralluogo in Kosovo a partire dal quale
l'Unep ha elaborato la sua analisi è stato organizzato
sulla base di carte fornite dalla Nato, le cui
truppe accompagnavano i ricercatori per proteggerli
dalle munizioni inesplose, incluse le parti
residue delle bombe a frammentazione. Con ogni
probabilità, erano queste - ha scoperto Dai
Williams - a contenere cariche vuote all'Ui. Le
truppe Nato, impedendo ogni contatto dell'équipe
con questi residui, non le avrebbero dunque
permesso di scoprirne l'esistenza.
Tanto più che - come si è saputo - nel corso dei
sedici mesi precedenti la visita dell'Unep, il
Pentagono aveva inviato nella zona almeno dieci
équipe di controllo, che avevano lavorato
duramente per fare pulizia (5). Sugli 8.122
«perforanti» anticarro tirati sui siti visitati, l'Unep ne
ha recuperati solo undici, malgrado un tasso
piuttosto elevato di esplosioni mancate. E la
quantità di polveri prelevate direttamente nei
punti che si riteneva fossero stati colpiti da queste
armi, a diciotto, venti mesi di distanza dalla
loro utilizzazione, è risultata molto scarsa.
«Zone di sacrificio nazionale» Quanto all'Oms, non
ha condotto alcuno studio epidemiologico
degno di questo nome, ma una semplice ricerca
accademica. Cedendo alle pressioni dell'Agenzia
internazionale per l'energia atomica, si è
limitata a studiare l'Ui come metallo pesante
chimicamente contaminante.
Informata, nel gennaio 2001, dell'imminente
pubblicazione di un articolo di fondo che metteva in
discussione il suo silenzio (6), l'Oms ha organizzato
una conferenza stampa per annunciare la
creazione di un fondo, dotato inizialmente di
due milioni di dollari - e a breve termine di venti
milioni - , per la ricerca sull'Ui. Secondo il
dottor Michael Repacholi, il rapporto sull'argomento,
in cantiere dall'agosto 1999 e affidato al geologo
britannico Barry Smith, si sarebbe esteso al
problema della contaminazione radioattiva. Gli studi
preliminari, a suo dire, avrebbero
comportato analisi delle urine di persone esposte
all'Ui, condotte in modo da stabilire il livello di
esposizione.
Ma la «monografia» in questione, resa pubblica
una decina di settimane più tardi, non era altro
che una panoramica di una selezione della letteratura
esistente. Delle centinaia di migliaia di
monografie, pubblicate dalla fine della seconda
guerra mondiale, che avrebbero dovuto essere
studiate, il rapporto prendeva in considerazione -
con poche eccezioni - solo quelle riguardanti
la contaminazione chimica.
Sulla contaminazione radioattiva erano stati
consultati pochissimi articoli e tutti provenienti dal
Pentagono o dalla Rand Corporation, fonte
ispiratrice del Pentagono. In queste condizioni, non
stupisce che il testo non abbia suscitato alcuna preoccupazione.
Le raccomandazioni dei due rapporti, poi, si
limitavano a richiamarsi al buon senso, senza
discostarsi dai consigli già formulati dall'Oms
dopo la fine della guerra - e ripetuti costantemente
dalle organizzazioni umanitarie attive sul campo. Si
raccomanda, per esempio, di marcare i siti
conosciuti, di raccogliere nella misura del
possibile i perforanti anticarro, di stare particolarmente
attenti ai bambini per evitare che si avvicinino ai
siti contaminati, di sorvegliare, eventualmente,
l'acqua di alcuni pozzi, ecc.
L'essenza del problema si riassume in due punti
chiave: ¥ la radiazione emessa dall'Ui costituisce
una minaccia per l'organismo in quanto, una volta
inalate le polveri, diventa una fonte interna.
Ma le norme di protezione internazionale contro
le radiazioni - a cui fanno riferimento gli
«esperti» per affermare che l'Ui è inoffensivo -
trattano solo di radiazioni di provenienza
esterna; ¥ la questione dell'«uranio sporco»,
che il rapporto dell'Unep ha il merito di avere
sollevato. In effetti, l'uranio delle centrali
nucleari, ritrattato per essere utilizzato come
munizione, contiene molti elementi altamente
tossici come, per esempio, il plutonio.
Con 1,6 kg di questa sostanza si potrebbero
uccidere otto miliardi di persone. Più che di uranio
impoverito, sarebbe quindi più giusto parlare di
«uranio plus».
In un documentario presentato da Canal + nel
gennaio 2001 (7), un'équipe di ricercatori
francesi ha presentato i risultati di un'inchiesta
condotta nella fabbrica di ritrattamento di
Paducah, nel Kentucky.
Secondo l'avvocato dei circa 100.000 querelanti,
operai in servizio e in pensione, tutti
contaminati per flagrante inosservanza delle più
elementari norme di sicurezza, l'intera fabbrica e
tutta la sua produzione è irreparabilmente contaminata.
Secondo gli investigatori, proprio da
questa installazione proverrebbe l'Ui dei missili
lanciati su Jugoslavia, Afghanistan e Iraq (8).
Queste armi rappresentano molto più che un nuovo
strumento per guerre moderne. Il
programma di riarmo americano, lanciato dal presidente
Ronald Reagan, si basa sulla
convinzione che il vincitore dei nuovi conflitti
sia quello che distrugge più efficacemente i centri
di comando e di comunicazione del nemico. Ma
questi si trovano quasi sempre sotto terra, in
bunker rinforzati.
Certo, un bombardamento nucleare potrebbe avere
ragione del cemento armato, ma
produrrebbe radiazioni che lo stesso Pentagono
definisce spaventose e avrebbe poi pesanti
ricadute sulle relazioni pubbliche, in un mondo
sempre più sensibile ai pericoli di una guerra
nucleare.
Appare allora più consono il ricorso ad una
testata all'Ui, dal momento che scatena solo un
incendio, incomparabile con le conseguenze di
un'esplosione nucleare, ma con una potenza
distruttrice altrettanto forte.
Le informazioni raccolte da Dai Williams dimostrano
che gli Stati uniti, dopo aver compiuto test
su computer nel 1987 (9), hanno sperimentato per
la prima volta questi ordigni nel 1991,
contro Baghdad. La guerra nel Kosovo ha poi
dato loro la possibilità di provare le armi all'Ui,
prototipi o già in produzione, su bersagli di
estrema durezza. L'Afghanistan permetterà di
estendere e prolungare questi studi.
Ma anche all'interno del Pentagono non tutto
è chiaro. Dai Willliams cita molti articoli usciti sulla
stampa all'inizio di dicembre (10) che parlano
di équipe Nbc (nucleare-biologico-chimico)
mandate sul campo per verificare eventuali
contaminazioni. Queste, secondo gli Stati uniti,
sarebbero imputabili ai taliban, ma, sin dall'ottobre
2001, i medici afghani, di fronte ad alcune
morti rapide, apparentemente dovute a disturbi
interni, accusano la coalizione di utilizzare armi
chimiche. I sintomi evidenziati (emorragie,
difficoltà respiratorie, vomito) fanno pensare ad una
contaminazione radioattiva.
Il 5 dicembre 2001, quando una bomba colpisce
malauguratamente alcuni soldati della coalizione,
tutti gli inviati dei media sono immediatamente
prelevati e rinchiusi in un hangar. Secondo il
Pentagono, si trattava di una Gbu-31 armata con
una testata Blu-109. Nel documentario di
Canal +, viene intervistato il rappresentante di
un fabbricante d'armi presente alla fiera
internazionale delle armi tenutasi a Dubai il 14
novembre 1999, dopo la guerra del Kosovo.
Costui presenta la testata Blu-109 e descrive
le sue capacità di penetrazione contro bersagli
sotterranei fortificati e rinforzati, precisando
che l'arma era stata appena testata in una guerra...
Il 16 gennaio scorso, il segretario americano alla
difesa, Donald Rumsfeld, ha ammesso che gli
Stati uniti hanno trovato tracce di radioattività
in Afghanistan (11). Ma ha garantito che si
trattava solo di testate all'Ui, senza dubbio
appartenenti ad al Qaeda, senza tuttavia spiegare
come questa organizzazione, sprovvista d'aerei,
abbia potuto lanciarle. Su questo punto Dai
Williams conferma che, anche se la coalizione non
si fosse assolutamente servita di armi
all'uranio impoverito, quelle utilizzate dal gruppo
di Osama bin Laden rappresenterebbero da sole
una notevole fonte di contaminazione, soprattutto
se provenienti dalla Russia: in questo caso,
l'Ui potrebbe essere addirittura più «sporco»
di quello di Paducah.
A seguito delle sue inchieste nei Balcani, l'Unep
ha creato una unità di valutazione dopo -
conflitto, il cui direttore Henrik Slotte si
dichiara pronto ad intervenire sul campo in Afghanistan
appena possibile, a condizione che la sicurezza
sia sufficientemente garantita, l'accesso alle zone
interessate assicurato e l'operazione convenientemente
finanziata. L'Oms, al contrario, si è
chiusa in mutismo totale. Alle domande rivolte a
Jon Lidon, portavoce della direttrice generale
Gro Harlem Brundtland, sullo stato del fondo per
la ricerca sull'Ui, l'organizzazione non si è
degnata di rispondere.
Secondo Dai Williams, però, gli studi epidemiologici
dovrebbero cominciare immediatamente, per
evitare che chi ha subito esposizioni massicce
muoia e il suo decesso sia attribuito al rigore
dell'inverno in un paese appena uscito da due
decenni di guerre.
Nella contea di Jefferson (Indiana), il Pentagono
ha chiuso un poligono di tiro di circa 80 ettari
dove un tempo testava obici all'Ui. Il preventivo
più basso per bonificare la zona ammonta a 7,8
miliardi di dollari - senza contare lo stoccaggio
perenne di uno spessore di sei metri di terra e la
vegetazione da eliminare. Ritenendo il prezzo
troppo alto, l'esercito ha cercato altre soluzioni e
ha infine deciso di offrire il terreno al servizio
dei parchi nazionali per crearvi una riserva
naturale, offerta che è stata rifiutata. Ora si
dice che l'ex poligono di tiro sarà riconosciuto
«zona di sacrificio nazionale» con conseguente
divieto di accesso in eterno! Ecco una notizia
che chiarisce quale sarà il futuro delle diverse
zone del pianeta in cui gli Stati uniti hanno
utilizzato e utilizzeranno armi all'uranio impoverito.

note:

* Giornalista, Ginevra.

(1) www.eoslifework.co.uk/du2012.htm
(2) I siti web di Janes Defense Information
(www.janes.com), della Federation of American Scientists
(www.fas.org), del Centre for Defense Information (ww.cdi.org).
(3) Vedere www.fas.org/man/dod-101/sys/ smart/hdbtdc.htm
(4) Vedere www.fas.org/man/dod-101/sys/ smart/ e
www.usatoday.com/graphics/news/gra/ gbuster/frame.htm
(5) Chronology of environmental sampling in the Balkans,
www.deploymentlink.osd.mil/ du_balkans
(6) «Silenzi e menzogne sull'uranio impoverito»,
Le monde diplomatique/il manifesto, febbraio 2001.
(7) La Guerre radioactive secrète di Martin
Meissonnier, Roger Trilling, Guillaume d'Alessandro e Luc
Hermann, l'inchiesta presentata nel febbraio 2000,
è stata attualizzata e trasmessa nuovamente nel gennaio
2001 con il titolo L'Uranium appauvri, nous avons
retrouvé l'usine contaminée, di Roger Trilling e Luc
Hermann.
(8) Si legga Naïma Lefkir Lafitte e Roland Lafitte,
«Armi radioattive contro il "nemico iracheno"», Le
Monde diplomatique/il manifesto, aprile 1995.
(9) The Use of Modeling and Simulation in the Planning
of Attacks on Iraqi Chemical and Biological
Warfare Targets: www.gulflink.osd.mil/aircampaign
(10) Si legga in particolare «New Evidence is Adding
to US Fears of Al-Qaida Dirty Bomb», International
Herald Tribune, 5 dicembre 2001; «Uranium Reportedly
Found in Tunnel Complex», USA Today, 24 dicembre 2001.
(11) U.S. Says More Weapons Sites Found in Afghanistan,
Reuters, 16 gennaio 2002.
(Traduzione di G. P.)


===*===


+++ NATO verseuchte Jugoslawien mit Uran +++

BELGRAD, 6. April 2002. In der NATO-Aggression gegen Jugoslawien
1999 wurden fünf Regionen außerhalb der Provinz Kosovo und
Metochien radioaktiv verseucht, die von dem Einsatz der
Uran-Geschosse durch die NATO am stärksten betroffen ist. Das ist
das Ergebnis einer gemeinsamen Studie der UNO- und der
jugoslawischen Experten. Auch in den Körpern der Menschen, die in
radioaktiv Verseuchten Landstrichen leben, wurden Partikel vom
gefährlichen angereichterten Uran aus US-Geschössen entdeckt,
sagte der Leiter der Abteilung für Strahlungsschutz der Belgrader
Militärmedizinischen Akademie (VMA) Dr. Milan Misovic.

Generalleutnant Milan Zaric, Leiter der ABC-Schutztruppe der
Jugoslawischen Armee, daß die NATO, neben dem Einsatz der
Urangeschosse auch gezielt jugoslawische Chemiewerke zerstörte,
um Folgen hervorzurufen, die mit einem Angriff mit Chemie-Waffen
vergleichbar sind.

TIKER / AMSELFED.COM


===*===


VADEMECUM: LE PRINCIPALI FONTI DI INFORMAZIONE
AFFIDABILI SULL'U238, IN LINGUA ITALIANA


* Al sito internet:
> http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo/u238/index.shtml
si trova praticamente TUTTA la documentazione utile in materia


* Segnaliamo i libri:

1. IMBROGLI DI GUERRA
Scienziate e scienziati contro la guerra
Contributi al Seminario sulla guerra nei Balcani
Istituto per le Applicazioni del Calcolo - CNR
Roma, 21 giugno 1999
A cura di Franco Marenco
© 1999 Odradek Edizioni SRL
Via delle Canapiglie 112 - 00169 Roma
Tel. (06) 68.33.451
http://www.eco-cooperazione.it/odradek/
odradek@...
ISBN 88-86973-21-7
interamente leggibile su: http://www.scienzaepace.it/libro/

2. AA.VV. "CONTRO LE NUOVE GUERRE"
Scienziate e scienziati contro la guerra
Atti del convegno
"Cultura, Scienza e Informazione di fronte alle nuove guerre"
Politecnico di Torino
22-23 giugno 2000
a cura di Massimo Zucchetti
Odradek edizioni, pagine 282, lire 24000
ISBN 88-86973-25-X

3. Il metallo del disonore:l'uranio impoverito
versione italiana del testo dell'IAC
(lire 15.000 più spese di spedizione)
Centro di documentazione
sul movimento operaio Wilhelm Wolff di Marghera
P.le Radaelli , 3 (VE)
e-mail wilhelm_wolff@...
http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo/u238/documenti/dishonor.shtml


* LINK a documenti su COSA E' E COME AGISCE l'uranio impoverito,
in ordine crescente di complessita':

1. DOMANDE E RISPOSTE BREVI E SEMPLICI:
http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo/u238/u238/scheda_pck.shtml

2. OTTIMO BREVE ARTICOLO - PDF
Dal libro "Imbrogli di Guerra" (Odradek 1999)
Nicola Pacilio e Carlo Pona: Uranio impoverito (formato pdf - 208 kb)
http://www.scienzaepace.it/libro/pdf/07-paci.pdf

3. OTTIMO RAPPORTO, PIU' LUNGO ED AGGIORNATO - IN HTML !!!
Comitato Scienziate e Scienziati contro la guerra - Gennaio 2001
Alcune tesi e fatti sull'uranio impoverito (DU), sul suo uso
nei Balcani, sulle conseguenze sulla salute di militari e popolazione.
M. Cristaldi, A. Di Fazio, C. Pona, A. Tarozzi, M. Zucchetti
(anche in formato RTF 115 kb e PDF 64 kb - English PDF 74 kb)
http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo/u238/documenti/uranio_impoverito.html

HARTMANN: BELGRADE SHOULD FULFILL ITS OBLIGATIONS

HAGUE, April 10 (Beta) - The Hague-based International Criminal Tribunal
for the Former Yugoslavia (ICTY) spokesperson Florence Hartmann told
BETA on April 9, that the Belgrade authorities should recognize and
fulfill their obligations in respect to full and permanent cooperation
with the ICTY.
"Things are very simple. Obligations, which Yugoslavia must respect as a
member of the UN, derive from the statute of the ICTY," Hartmann said
regarding announcements from Belgrade that a law on cooperation with the
ICTY could be adopted soon.
"The cooperation should be full and constant. We expect that Belgrade
will recognize and fulfill its obligations and that it will not create
new obstacles to full cooperation and fulfilling all ICTY's orders,
either now or in the future," said Hartmann.

DRAFT YUGOSLAV LAW ON COOPERATION WITH THE HAGUE UNACCEPTABLE, HARTMANN

WASHINGTON, April 9 (Tanjug) - Spokesperson for the chief prosecutor of
The Hague tribunal Florence Hartmann said that the draft Yugoslav law
on cooperation with that tribunal was unacceptable. Hartmann told the
Voice of America that for now as it has been represented, with the
details that are know, the law is unacceptable.
Pointing out that Yugoslavia has its obligations and must comply with
them, Hartmann said that there can be no conditioning with the law,
there cannot be a difference in treatment under such a law, because
then some would be extradited to The Hague, and some others would not
be out of arbitrary and unknown reasons, so that conditioning is
absolutely unacceptable and as whole does not observe obligations, or
the primacy of obligations that exist in the Statute of The Hague
tribunal.
Hartmann recalled that the tribunal prosecution has on a number of
occasions established that such a law is not necessary and that they
work under the Statute of the tribunal and will continue to demand from
Yugoslavia to fulfill its obligations under the Statute of the
tribunal.

===*===

ILUSTROVANA POLITIKA (Belgrade, Yugoslavia),
Issue 2197, February 24, 2001

Who is Florence Hartmann-Domankusic?

Her favorite word is sanctions!

Few people know that this Frenchwoman, now the
spokeswoman of Carla del Ponte, lived and worked for
a long time in Belgrade as the correspondent of the
Paris "Le Monde". Her "favorable reporting" on
Yugoslavia in the past earned her the withdrawal of
her reporter's accreditation

by Ozren MILANOVIC

In the past we have been threatened with sanctions by
countries, international organizations and military
alliances... Now we are being threatened by a woman
who is the press representative to a prosecutor:
Florence Hartmann-Domankusic, a Frenchwoman, the
spokeswoman to Carla del Ponte, an Italian, in a
court located in Holland. Like an angry Smurf, at
press conferences held every day she lifts her finger
and points at the southeast of Europe:

"The Yugoslav government must not delay extradition
of persons accused of war crimes. This preparation of
a law on cooperation with the international tribunal
seems like a bid to buy time. If cooperation doesn't
begin within the foreseeable future, we will request
the reinstatement of sanctions against Yugoslavia.
Some of those sanctions were only temporarily
suspended anyway until we see what the new government
is going to do."

Deafened by threats, frequently we don't put much
effort into figuring out who is threatening us and
why.

Warning from Paris

Dr. Marisa Marie Matei of the Paris "Teleobjektif"
recently wrote an open letter of warning to the
Serbian media:

"How is it possible that no one has bothered to
investigate Florence Hartmann-Domankusic's methods of
work during the time that she was "Le Monde's"
correspondent in Belgrade? To what extent she is
objective and neutral, and consequently, the Hague
tribunal as well, can best be seen by her articles on
Gospic and Vukovar (a city whose residents were 67
percent Serb before it was taken over by Croat
Tomislav Mercep) before the bombing, as well as on
Marin Selo and Pakracka Poljana, Paulin Dvor... while
at the same time she searched Vojvodina with a
magnifying glass looking to find a Croatian victim
somewhere; and when she would find one, she would
show all her foreign reporter colleagues whom she
personally met and "joined" regularly at Belgrade
Airport after learning of their arrival from her
husband, one of the airport's directors. Isn't it
strange that the file on the murder of Serbs in
Gospic in 1991 disappeared from the tribunal archives
at the same time that Mrs. Hartmann-Domankusic became
Carla del Ponte's press assistant?"

Mrs. Matei has a point; in the West, one's previous
work is a very important determinant to one's further
career. The fact that it is possible among the Serbs
for someone to say and do one thing today and then to
change it all tomorrow, the fact that our memories
are short and we forget things quickly says more
about us than about others.

But let's take a look whether it is indeed Florence
Hartmann-Domankusic who is threatening us with
sanctions for lack of something better to do or
whether there's more going on than meets the eye.

This 37 year-old lady, who carries a French passport,
received her first identity card for foreigners in
Belgrade on June 2, 1989 as the wife of Engineer Emil
Domankusic, employed at Belgrade Airport in Surcin.
Emil is the son of General Stjepan Domankusic, a
native of Slobodnica near Slavonski Brod /Croatia/,
who served as deputy chief of the Security Department
of the State Defense Council, who as a
counter-intelligence officer was known in certain
circles by the codename of Omega.

Half a year later, on January 1, 1990, Florance
Hartmann-Domankusic became employed by the Paris
paper "Le Monde" and immediately became its
correspondent in Belgrade. Then 26 years old, she was
nevertheless a beginner in the difficult and
responsible role of correspondent from a volatile
region such as our own. She submitted a request for
permanent accreditation to the Federal Ministry of
Information and very quickly received a positive
response thus becoming on April 20 of the same year
an accredited correspondent of this influential
French newspaper.

On her application for accreditation she stated that
she had been living in Belgrade since 1985 and that
she spoke Serbian, Croatian, Italian, Spanish and
English which in addition to her native French was a
very decent number and a good recommendation for the
whole world. At that time she stated that she was
born in the small town of Neville on the Seine while
later she would say she was born in Paris. Since
accreditation must be renewed every two years, on the
next application she filled out she stated that she
had been living in Belgrade since 1987.

Her "position"

Her first articles in "Le Monde" hardly require
reading between the lines and are clearly the work of
an author with a predetermined "position".

Thus, according to Florance Hartmann-Domankusic's
writing, the Serbs occupied a third of Croatian
territory, were illegally armed and (the still
unrecognized republic of Croatia) needed to crush the
ultranationalists relentlessly if it wanted to join
Europe. Of course, readers of "Le Monde" could not
learn from her articles that these Serbs were native
to the region, that they had lived here for
centuries, that they owned houses and property there,
and that they did not come here from Serbia to occupy
someone else's land.

In her articles at that time, the Yugoslav People's
Army, in which her father-in-law Stjepan held a truly
enviable position, was written in quotation marks
because it was not considered to be really Yugoslav.
And when generals were replaced, Serbs and non-Serbs
alike, she immediately interpreted this as a form of
ethnic cleansing without bothering to mention who had
worked for whom, who had spied, revealed state
secrets or simply failed to follow orders.

She was among the first to rush to Hrtkovce, a
village in Srem, and to call what occurred there (a
clash between Serb refugees from Croatia and Hrtkovce
Croats) "the shame of Serbia".

"The Croats of Hrtkovac fear for their lives. They
are being threatened. Especially at night. Franjo
Bericevic and his family are preparing to leave and
go anywhere while the Maglic sisters have already
left the house they have taken years to build...
Mobilization is purposely being conducted here. They
want to force the Croats into the Serbian Army and
send them to the Croatian front line," wrote Florance
Hartmann-Domankusic at the time, calling the Hrtkovce
case "an attempt to frighten and expel all Croats
from Serbia".

She did not mention the fact, discovered at just
about the same time, that prior to this, 32 young
Croatian men from this village had gone and signed up
for the Croatian National Guard.

When clashes began in Bosnia, Zvornik was "liberated"
from the Serbian paramilitaries, according to
Hartmann. The cry to the world that Serbia must end
its aggression against "Bosnia" had the same effect
as the previous "occupation" by local Serbs of their
own villages in Croatia.

"The Muslims want a multiethnic, democratic Bosnia;
the Serbs want to make it a part of a Greater
Serbia"; this sentence in the influential "Le Monde"
was a special message for the world.

"Civilization of lies"

Florence Hartmann-Domankusic then quoted a survey
which she conducted herself and proved that "if the
Serbs in Bosnia continue in the same fashion, they
won't last for more than a few months. Their
imaginary fairy tale will collapse like a house of
cards".

She predicted the same thing for the Serbs in Serbia.
The name of Slobodan Milosevic was always linked with
the attributes of strongman and butcher... She wrote
that the opposition was weak and powerless and upheld
the Greater Serbian aspirations of the strongman. She
wrote in her newspaper about the young people and
students who rebelled on March 9, 1991 that "even
though they rebelled, the majority of them represent
captives of a civilization of lies".

And here is how she proved it:

"Surveys show," she wrote, "that 40 percent of those
surveyed blindly believe everything they see on state
television news broadcasts. And a far greater number
believe that the isolation of Serbia is the result of
a world conspiracy against this nation, not the
result of Serbian nationalist policies which resulted
in bloody clashes in the region of the former
Socialist Federal Republic of Yugoslavia."

She said the following about the "other side":

"The Bosnian Territorial Defense only ordered a
blockade of JNA barracks and their disarmament...And
then the Yugoslav media jumped to the following
conclusion: Bosnia and Herzegovina has declared war
on the JNA."

When the United Nations debated whether to allow
imports into Serbia for humanitarian reasons, she
opposed it with her commentary: "By doing so the UN
would agree to feed the propaganda apparatus of
Slobodan Milosevic which, according to the commission
of the world organization for human rights, played a
primary role in spreading nationalist hate."

In her 1993 interview with the commander of the
Yugoslav Air Force at the time, General Bozidar
Stevanovic, Florence Hartmann-Domankusic said that
"the bombing of Serbia" was not excluded and asked
whether his air force were ready to defend the
country. Caught off guard, the general thought a bit
and replied: "We are ready to defend ourselves but I
don't believe that this could ever happen. Should it
happen, there would be heavy casualties on both
sides."

Among the first world reporters to start calling
Croatia a country before its recognition, she also
rushed to be the first to call Bosnia a country
before its formal recognition in the United Nations.

In an interview with Ibrahim Rugova she was full of
praise for him and called him a cosmopolitan,
tolerant and a democrat at heart.

Our protest

"Le Monde" is read by few people in Serbia and
consequently her articles drew more attention in
France and the rest of the world than at home. Thus
among the first to react was Nedeljka Gluscevic of
the Yugoslav Cultural Center in Paris, who had the
opportunity to see and to read every issue of "Le
Monde", and who addressed our officials and
influential institutions both officially and
unofficially, pointing out the malice in the writing
of the correspondent from Belgrade.

Mrs. Gluscevic's comments were also echoed by many
Serbs living abroad, Serbian cultural clubs and
various organizations. Many letters of protest were
sent directly to "Le Monde" but very few of them
passed, in shortened form, through the editorial
sieve. In several direct responses to the writers of
those letters, "Le Monde" defended itself citing
freedom of the press, everyone's right to their own
opinion and so on.

It was as a result of these complaints by Serbs
living abroad that the federal information minister
at the time, Slobodan Ignjatovic, refused to renew
Florence Hartmann's accreditation in April of 1994.

According to one version, when she filed for another
two-year renewal of her accreditation her application
was simply rejected; this corresponds with the date
her accreditation was originally issued - April 1990
- and renewed for the first time - April 1992. Thus
in April 1994, however it happened, Florence
Hartmann-Domankusic was denied the right to continue
reporting from Belgrade.

Three years later, in May 1997, she told the Belgrade
magazine "Intervju" that she had been denied the
right to stay in the country which is not true.

"The withdrawal of accreditation, in fact, meant
automatic expulsion from the country because most
foreign correspondents are non-citizens and their
right to stay in the country depends on their
reporter's accreditation. My life in Belgrade was not
based only on journalism. I also had the legal right
to stay in the country on the basis of marriage with
a Yugoslav citizen. Nevertheless, the Belgrade
authorities refused to allow me to return to the
country where I had lived for eight years and where
two of my children who also had Yugoslav citizenship
were going to school. Four months after I was
expelled I was allowed to return for 15 days under
the condition that I report to the Federal Ministry
of Information and sign a decision according to which
I couldn't work according to Article 130-something of
the Criminal Code which was generally used against
Albanians and similar 'terrorists' because I
allegedly conducted activities detrimental to
Yugoslavia's imagine in the world. I didn't sign
because I didn't feel it applied to me."

We found no trace regarding her expulsion in the
above-cited ministry but in the meanwhile, the
"terrorists" have come to be called that by the
entire world - with the exception of Florence
Hartmann-Domankusic.

A year after her "expulsion", that is, in 1995,
Engineer Emil Domankusic resigned from his job at
Belgrade Airport and moved out of the country. His
apartment in Svetozara Corovica Street, which served
as "Le Monde's" office, was sold, as was the other
apartment he received a while ago in Karnegijeva
Street.

Through the Internet we discovered that he is now
employed as one of directors of an airport in East
Timor.

Let's work together

That Florence Hartmann-Domankusic liked to help her
colleagues from abroad is proven by numerous
collaborative reports from our region. Thus she
visited Prevlaka with the female correspondent of
"The Financial Times" and visited Vukovar and many
other places with another female correspondent. In an
interview with the magazine "Intervju" in May 1997,
she said:

"I never went after the scoop. I always shared
information. If you work together, you collect more
data. Besides, you cross-reference and compare
information, you weigh different positions, you have
access to more sources; all of this is necessary,
especially in conditions under which it is difficult
for reporters to work. I was frequently in dangerous
situations and it is always better to be with someone
then. For example, another female correspondent and I
discovered Ovcara in November 1992. Before that the
only information that was available was that there
was a mass grave near Vukovar. And nothing more. No
one wanted to say who the victims were."

So it is thanks to Florence Hartmann-Domankusic that
the story of Ovcara was heard around the world, that
is, the Serbs were accused of conducting mass
executions of Croats. Much later ,by the time the
truth was finally revealed and it was discovered that
the victims were, in fact, Serbs, Croats, Russians
and Slovaks killed during the maelstrom of war, that
they had been buried there due to fear of disease,
and that their number was hundreds of times less than
initially speculated, Florence Hartmann-Domankusic
was no longer working for "Le Monde".

Two years ago in Paris she published a book,
"Milosevic: The Diagonal Moves of a Pawn", but did
not get the publicity and earnings she expected. In
the book her treatment of this politician is to
accuse him of everything ugly that has happened in
the Balkans in the last decade.

However, this turned out to be just the ticket to get
into the Hague tribunal. As an expert of Milosevic,
she became the spokeswoman of Carla del Ponte last
autumn - suddenly and to the surprise of many because
the position did not previously exist. Louise Arbour,
Carla del Ponte's predecessor, did not have a
spokesperson.

Many liked the charming and pleasant way in which the
new official, Florence Hartmann, who quietly ignored
the second surname of Domankusic still in her
passport, rolled her "r's" when speaking either
Serbian and Croatian, according to need. When she
began to lecture President Kostunica and to threaten
the entire nation with sanctions, Dr. Marisa Marie
Matei of "Teleobjektif" spoke up to reveal who she
was and to express doubts concerning the expedient
disappearance of the Hague file on the Serbs
massacred in Gospic ten years ago.

At the same time in Croatia, 33 year-old retired
general Mirko Norac, a former waiter from Sinj, is
facing The Hague for crimes committed in Gospic ten
years ago when he swore he was only accountable to
Maks Luburic and no one else. Norac is now in hiding
somewhere in Herzegovina, demonstrators in Croatia
are preventing his departure to The Hague, declaring
him to be a national hero, and the Croatian press is
speculating that the secret file against him was
"discovered" in time and that he was advised to
"disappear".

It would be interesting to hear Florence
Hartmann-Domankusic comment on "the Norac case". She
might start by explaining why she is not demanding
that Croatia extradite him and why she is not
threatening the country with sanctions if it fails to
do so.

This would be an objective and unbiased gesture on
the part of the spokesman of an unbiased court.
Anything else might be differently interpreted.

Translated by S. Lazovic (May 31, 2001)

/NOTE: After disappearing for two weeks, Mirko Norac
turned himself in to Croatian authorities on Feb. 21,
2001 "after the International War Crimes Tribunal in
The Hague said it would not attempt to try him" (BBC,
Feb. 22). He and four Croats have been indicted for
war crimes against Serb civilians by a Croatian
court./

* Un recente articolo da NATURE

* RICERCARE PER NON TROVARE
Due articoli su come fare finta di fare ricerca
scientifica. La conferenza-farsa del professor Franco
Nobile in un Circolo Ufficiali, organizzata per
assolvere l'uranio e tranquillizzare l'establishment.


===*===


UN RECENTE ARTICOLO APPARSO SU "NATURE"

DEPLETED URANIUM SOILS BATTLEFIELDS
Report assesses chemical effects of Gulf war weapon.
NATURE 12 March 2002
HELEN PEARSON
> http://www.nature.com/nsu/020311/020311-2.html


MEDICINA Vittime dell'uranio
di Helen Pearson

L'URANIO IMPOVERITO presente in diverse armi potrebbe
aver provocato in alcuni soldati dei danni ai reni e
potrebbe anche aver determinato una contaminazione
ambientale a lungo termine, sostengono alcuni
scienziati inglesi. La loro ricerca, effettuata
indipendentemente dall'appoggio statale, richiede
degli accurati test di esposizione e un lungo periodo
di monitoraggio ambientale nelle zone in cui si e
combattuto. L'uranio impoverito (DU) e una sostanza
altamente radioattiva. E stato utilizzato per creare
armi che fossero in grado di perforare anche dei
mezzi fortemente corazzati, durante la guerra del
Golfo e il conflitto del Kosovo. Da tutto cio e nata
un'importante controversia: i missili esplosi
avrebbero rilasciato una densa polvere radioattiva e
chimicamente tossica, per colpa della quale i
veterani di guerra dichiarano di aver riportato delle
gravi malattie. La relazione della Royal Society del
Regno Unito conclude che la maggior parte dei soldati
non e stata esposta in misura sufficiente agli
effetti di questo metallo, quindi non puo essere a
rischio per quanto riguarda le conseguenze tossiche
del suo utilizzo. <Per quanto riguarda la maggior
parte dei soldati presenti sul campo di battaglia,
riteniamo altamente improbabile che essi possano aver
subito degli effetti negativi>, afferma il leader del
gruppo Brian Spratt, dell'Imperial College di Londra.
Cio vuol dire che l'uranio impoverito non puo essere
ritenuto una spiegazione sufficiente della Sindrome
della Guerra del Golfo, sebbene la relazione non
affronti esplicitamente questo problema. Tuttavia,
sostiene sempre il rapporto, circa duecento soldati
della Guerra del Golfo, per la maggior parte
americani, colpiti in maniera non grave o che
avessero trascorso un po' di tempo nella manutenzione
dei veicoli contaminati, potrebbero aver inalato una
quantita di polvere tossica sufficiente a provocare
loro dei danni renali. Anche un numero per ora non
determinato di iracheni potrebbero essere stati
affetti dagli stessi problemi. Conseguenze durature
La principale raccomandazione contenuta in questo
rapporto riguarda la necessaria effettuazione di test
accurati e certificati per determinare la presenza di
livelli anche minimi di uranio impoverito nell'urina,
in seguito ai quali coloro che fossero identificati
come possibili vittime dell'esposizione dovrebbero
sottoporsi a lunghi periodi di monitoraggio delle
loro condizioni di salute. <Bisogna servirsi di una
gamma di test molto moderni>, dichiara il membro del
gruppo e studiosa del metabolismo Barbara Clayton
dell'Universita di Southampton, in Gran Bretagna,
perche questo genere di verifiche e in grado di
individuare cambiamenti biochimici anche
impercettibili. Esami delle urine sensibili
all'uranio impoverito saranno presumibilmente
effettuabili nel Regno Unito gia alla fine di
quest'anno. Ma non bisogna dimenticare che potrebbero
anche esserci delle conseguenze durature sotto il
profilo ambientale: il 70-80 per cento di tutte le
armi in cui e presente l'uranio impoverito - circa
250 tonnellate nella sola regione in cui si e
combattuta la Guerra del Golfo - e probabilmente
rimasto sepolto nel terreno. I bambini che giocano in
quei luoghi potrebbero essere particolarmente esposti
al rischio di contaminazione. E, con il passare dei
decenni, il corrodersi di queste armi potrebbe
rilasciare l'uranio impoverito nel suolo, ed esso
potrebbe essere recuperato dalle piante e dagli
animali o, ancora peggio, potrebbe finire col
mescolarsi alle risorse idriche umane. Secondo il
panel che ha effettuato la ricerca, e necessario un
monitoraggio a lungo termine di queste zone per
stabilire con precisione le conseguenze future.
Rimuovere i detriti delle armi e sostanzialmente
impossibile, perche non si conosce la loro esatta
collocazione. <E un vuoto di conoscenza>, sostiene
Barry Smith, che studia l'inquinamento al British
Geological Survey di Nottingham, nel Regno Unito.
La diffusione dell'uranio Le armi con uranio
impoverito sono state usate per la prima volta dalle
Forze Alleate nel 1991, durante la Guerra del Golfo:
in quell'occasione ne furono utilizzate, secondo i
calcoli, 340 tonnellate, a cui si sarebbero aggiunte
le 11 tonnellate utilizzate piu tardi in Bosnia e in
Kosovo alla fine degli anni Novanta. Non si sa se le
armi con uranio impoverito siano al momento impiegate
in Afghanistan, le opinioni sono contrastanti. Nella
prima parte della relazione della Royal Society,
pubblicata l'anno scorso, il comitato di ricerca ha
esaminato gli effetti per la salute dell'esposizione
alle radiazioni dell'uranio impoverito, concludendo
che, potenzialmente, quest'esposizione non implica un
maggiore rischio di morte per cancro. Gli effetti
tossici dell'uranio impoverito a livello chimico e il
suo impatto ambientale, sono poi oggetto della
seconda parte, pubblicata in questi giorni. Il panel
di esperti non aveva a disposizione molte prove
concrete sulle quali basare il proprio lavoro - pochi
studi scientifici su umani avevano finora calcolato
gli effetti tossici a lungo termine dell'uranio
impoverito. Solo racconti del tutto aneddotici
parlano di malattie serie che colpirono i membri di
un intera squadra di pulizie della Guerra del Golfo.
Il panel ha invece basato le proprie conclusioni
sulle prove scientifiche disponibili e sul calcolo
della quantita di uranio impoverito inalata dai
soldati, ottenuto dall'analisi degli scenari di
battaglia.

Nature
(Traduzione italiana, dal sito BOILER)


===*===


RICERCARE PER NON TROVARE


=1=

Mauro Cristaldi

UNA RICETTA AUTARCHICA PER LA RICERCA: URANIO
IMPOVERITO ALL'ITALIANA
(bozza di articolo per "Il Manifesto")

Il clima, quello di una festa al circolo ufficiali di
una caserma importante; l'occasione, la presentazione
del libro "La prevenzione oncologica nei reduci dei
Balcani" pubblicato a cura della "Lega contro i
Tumori" di Siena su carta patinata pesante (nota di
Accame: modello rivista militare); lo scopo, la
presentazione di un primo prodotto di quella che sarà
il nuovo tipo di ricerca da affidare ad AN in Italia,
visto che quella precedente era stata già
abbondantemente ridimensionata. Quindi soavi profumi,
fiori, tanti fiori, alti ufficiali in Divisa, signore
al lifting imbellettate, presentatrice TV e vallette
della scuola alberghiera ed alla fine un bel
rinfresco offerto dalla nuova amministrazione
provinciale di Roma. Si inizia con una breve
prolusione di un compito Assessore (che ci informa
che nientemeno che l'on. Fini è membro onorario della
Lega Tumori), poi il doveroso minuto di raccoglimento
per Marco Biagi, segue la presentazione effettiva
dell'illustre oncologo da parte del gen. medico
Tricarico (comandante della Sanità Militare e già
nella commissione Mandelli) ed infine l'esposizione
dei risultati ottenuti dall'indagine condotta
dall'autore, prof. Franco Nobile, "Docente in
Semeiotica Chirurgica dell'Università di Siena e
specialista in Oncologia" - così recita il risvolto
della sovraccoperta del prezioso volumetto, che
continua così: "presidente della sezione senese della
Lega contro i Tumori (O.N.L.U.S.) e direttore tecnico
dei Centri di Prevenzione Oncologica. [a capo] Come
responsabile dell'Osservatorio per le Contaminazioni
Radioattive nell'Ambiente (O.C.R.A.) si occupa dal
1986 del monitoraggio dei rischi conseguenti alla
catastrofe di Chernobyl, studiando le relative misure
di radioprotezione in collaborazione con la Fisica
Sanitaria dell'Azienda Ospedaliera Senese e con
Legambiente del cui Comitato Nazionale Scientifico fa
parte." (qui c'è anche la copertura a sinistra, ma
non è il solo ad averne!). Peccato che gli interventi
siano democraticamente "blindati" e che nessuno possa
interloquire con il Professore sul fatto che la
diagnosi precoce dei tumori, che lui chiama
"prevenzione oncologica", non coincida affatto con la
prevenzione primaria, la quale invece dovrebbe aver
costituito la misura igienica iniziale prima che si
fosse continuato ad esporre persone (popolazione,
militari, volontari) alle cause ambientali del tumore
(polveri, acque, alimenti contaminati). Ma infatti
sembrerebbe proprio così, ma solo per i parà della
Divisione Folgore, presi dal prof. Nobile come
oggetto di studio, in modo da mostrare in pieno
quell'"effetto militare sano", di cui parla
l'articolo sul DU in corso di pubblicazione col
prossimo numero della rivista scientifica "Tribuna
Biologica e Medica" eseguito dagli "Scienziate e
scienziati contro la guerra". Il reggimento in
questione, infatti, è in gran parte operativo nei
Balcani solo dall'inizio del 2000 e quindi quasi
tutti i componenti (tranne i veterani) si possono
considerare fuori rischio massimo; il quale invece ci
fu in Kosovo, proprio nel corso dei 4 mesi successivi
alla fine dei bombardamenti NATO, ma per quei poveri
fantaccini inconsapevoli inviati senza protezioni a
rimuovere rottami, prima della divulgazione della
circolare Bizzarri del 22 novembre '99, che avvertiva
del pericolo con studiato ritardo (e prima lo stesso
non era avvenuto in Somalia, e poi in Bosnia, e
chissà quando in Sardegna?): ma purtroppo, questa è
la triste realtà, loro ebbero il sacro compito di
distruggere, con quell'atto dovuto alla Patria,
quelle prove dell'avvenuta contaminazione ambientale,
dimostrabile negli abitacoli non sottoposti al
dilavamento meteorico, che poco convenivano al
governo di allora.

Ma cosa ha detto in questa bella occasione il prof.
Nobile? Che manca un registro tumori completo per
l'Italia (son trent'anni che se ne parla e, a questo
punto, forse si potrebbe pensare che a qualcuno non
conviene), che i parà fumano tutti le Malboro e che
la Ferrari Formula 1 ha in questo le sue
responsabilità, che c'è una correlazione diretta tra
insorgenza di linfoadeniti e tatuaggi nei parà
(immagino che avranno poche altre attività
intellettuali a cui dedicarsi), che il gruppo di
controllo stava nell'Albania incontaminata da DU, ma
che l'indagine sulla contaminazione ambientale ha
riguardato nientemeno pure la Puglia dove - stavolta
a ben 350 km di distanza dal Kosovo! - non sono state
trovate tracce significative di DU portate dai venti
transfrontalieri (sic!). Chissà? se il Prof. Nobile
fosse andato pure in Sardegna a cercare DU forse lì
sarebbe stato più fortunato del suo compaesano Prof.
Riccobono, che con tre campionamenti eseguiti intorno
alla base di Quirra sarà forse capace, anche lui, di
liberarci dall'ipotesi di considerare preoccupante
qualsiasi contaminazione attribuibile agli
esperimenti bellici "eventualmente" effettuati in
quella base militare. Dopo queste esperienze, lo
confesso, sono proprio ansioso di leggere gli atti
del convegno di Siena già tenutosi il 29 settembre
2001, sul quale purtroppo non ebbi informazione
nemmeno dai colleghi dell'Anpa, che invece mi mandano
sempre gli auguri natalizi, nonostante che io tutti
gli anni non trovi uno straccio di segretario che
possa rispondere per me.

Ora mi sorge il dubbio che il Prof. Nobile non abbia
avuto nemmeno il tempo di leggere il rapporto UNEP -
da cui però il suo libro riporta tante fotografie su
carta patinata, un po' come il libello elettorale con
cui il Berlusca ha vinto le elezioni - per sapere che
il DU, in quanto prevalentemente emittente alfa, è un
radionuclide di difficile rilevabilità soprattutto se
a basse concentrazioni: quindi, caro Professore,
forse bisogna pensare che spesse volte gli strumenti
tecnologici non siano sufficienti, oltre che
imprecisi, se non ci fosse un cervello pensante
dietro! Visto che ci siamo, un altro piccolo
suggerimento da uno che un po' se ne intende: sarebbe
meglio evitare di dire in pubblico che, se non si
riscontra Uranio nell'organismo o nei liquidi
organici, significa che si può escludere il danno
oncologico, in quanto, tra le nozioni base della
cancerogenesi, c'è proprio il concetto che, se il
danno sia già stato trasmesso ad alcune cellule
mutate, non è escluso che queste degenerino
riproducendosi in cellule cancerogene anche in
assenza della causa scatenante primaria (e dire che
quando mi dicono che i medici non sanno la biologia,
io non ci voglio credere!).

Ed ora mi sorge un dubbio: chissà perché nessuno dice
che nella "Italian zone" del Kosovo, la più
contaminata di tutte quelle assegnate ad altre
nazioni (in ordine di pericolosità potenziale sulla
base agli impatti dichiarati dalla NATO: Italian,
German, American, British, French zones) sono
presenti anche reparti spagnoli e che invece il
reparto portoghese è stato rimosso dal governo dopo
un preoccupante rapporto
(<http://www.itn.pt/Dprsn/Kosovo rf180401/rel final
ingl170501.pdf>) eseguito dalla missione scientifica
portoghese in Kosovo e Bosnia-Erzegovina i1 7 aprile
2001? E perché sulla popolazione residente in Kosovo,
visto che tutte queste milizie stanno lì a
proteggerli, non risulta nessuna indagine in corso?

L'ultimo dubbio che mi sorge - e poi attendo le
dovute "ritorsioni" - che tra i quattro "Casi
particolari" citati nel libello in questione a
pag.44, su 612 soggetti quasi tutti paracadutisti del
186° Rg.to della Brigata "Folgore" (601, di cui
121+31 del gruppo di controllo, +11 civili esposti),
vengano annoverati ben tre casi emblematici:

- T.M. di anni 34, in missione per 4 anni in Irak e
di 2 mesi a Sarajevo, fumatore: cancro al polmone;

- I.T. di anni 25, sardo, arruolato nel 2000, mai
stato in missione: all'inizio del 2001 operato per un
linfoma (di che tipo non è dato sapere: segreto
militare?);

- A.R. di anni 24, in missione per 3 mesi a Sarajevo
nel 1995: dalla fine del 2000 in trattamento per un
linfoma (idem).

Dopo dovute insistenze e liberali concessioni, dal
Presidente Moffa è stato permesso un solo commento a
caldo, a Falco Accame, Presidente dell'Ass. Naz.
Assistenza Vittime Arruolate nelle Forze Armate e
Famiglie dei Caduti, che è intervenuto con le
argomentazioni qui sinteticamente riportate:

- i militari in Bosnia nel 1995 operavano senza
misure di protezione;

- le misure di protezione adottate in Kosovo dalla
fine del 1999 per i militari riducevano il rischio di
danno, come avvenne sempre per le truppe USA fin dal
1993 dopo l'esperienza della guerra del Golfo;

- attraverso gli esperti del CISAM (militare) il Min.
della Difesa non dovrebbe ufficialmente controllare
sé stesso;

- non sono stati presi in esame né bunker
sotterranei, né sgombero di proiettili e rottami,
costituenti i fattori di maggior rischio;

- si tace sui melanomi riscontrati dal prof.
Marchiafava sui civili (9 su 600);

- secondo le norme KFOR il rischio da DU esiste e la
commissione Mandelli nel suo ultimo rapporto ha
rilevato una correlazione diretta tra esposizione ed
insorgenza di linfomi di Hodgkin;

- non è stata fatta nessuna indagine in profondità
dove penetrano i missili dotati di barre al DU da 300
kg, facendo solo attenzione ai proiettili anticarro
di superficie da 30 g.

A questo punto penso che qualsiasi organizzazione per
i tumori possa costituirsi in Fondazione, proprio sul
modello proposto dalla ministra Moratti per le
Università, in modo tale che i pochi rappresentanti
del Sapere - finanziato dalla cattiva coscienza di
coloro che pensano che i tumori occorra solo curarli
e non prevenirli prima che insorgano - portino il
verbo della Scienza Italica nel mondo italico con il
motto militaresco:

"Ricercare per non trovare!"


=2=

FORUM - http://www.nuovopsi.com/forum/

Pasquale Angeloni
Le differenze tra la ricerca italiana e quella USA

Avanti! 23.3.02

Le differenze tra la ricerca italiana e quella USA
Sulluranio impoverito è ora di fare chiarezza
Pasquale Angeloni

I ricercatori USA, dopo le gravi affezioni organiche
e genetiche (figli malformati) riscontrate a carico
dei reduci della guerra del Golfo, hanno accertato
che nessun caso di tumore si era verificato dopo le
misure di protezione (tute, maschere, guanti)
adottate a partire dal 1993 durante la guerra in
Somalia. Da questo studio effettuato su due
popolazioni di reduci tenute ben distinte, i
ricercatori hanno concluso correttamente che le
misure di radioprotezione adottate sono efficaci per
evitare i danni da esplosione di proiettili alluranio
impoverito (DU). In Italia, invece, il 20 Marzo nei
locali della Provincia di Roma il Prof. Franco
Nobile, oncologo dellUniversità di Siena, ha tenuto
una conferenza, ampiamente ripresa da tutta la stampa
quotidiana e probabilmente da quella periodica perché
molto ben veicolata. Il Professore ha illustrato il
contenuto di un suo libro, in verità molto elegante
in carta patinata, nel quale sono stati esaminati
numerosi militari reduci dai Balcani senza
riscontrare neppure un casi di tumore. Non ha
precisato che tutti i soggetti esaminati avevano
trascorso i tempi delle loro misioni nei Balcani solo
dopo ladozione delle misure radioprotettive, iniziate
con la circolare Bizzari del 22 novembre 1999, sei
mesi dopo linizio della guerra in Kossovo. Da questa
preselezione dei casi esaminati è derivata la
conclusione che non esiste alcun rapporto fra uranio
ed insorgenza di tumori. Grazie tante. Altro esempio
italico è il campionamento di terreno fatto dal Prof.
Riccobono (geologo dellUniversità di Siena) nel
poligono di tiro di Perdasdefogu in Sardegna dove è
stato negato luso di armi al DU e dove
conseguentemente non sono state adottate misure
protettive per gli operatori. E già ampiamente noto
nella letteratura internazionale che sul terreno non
si trovano tracce di uranio impoverito perché si
confonde con luranio naturale per cui, se si vuole
trovare quello che si cerca, bisogna sottoporre ad
esame i muschi ed i licheni, filtratori di acqua e di
aria e quindi buoni indicatori biologici. Fra un po
di tempo ci sarà detto che tutti i campioni sono
risultati negativi per il DU. Frattanto tre militari
destinati a svolgere il loro servizio di leva nel
poligono sono stati uccisi dalla leucemia, un altro
lotta contro il male. A Quirra, frazione di
Villaputzu con 150 abitanti, confinante con il
poligono, 12 persone sono morte di tumore; ad
Escalaplano, 2.600 abitanti, 11 bambini sono nati con
gravi malforma zioni genetiche. I ricercatori scelti
dal Ministero della Difesa hanno già ampiamente
dimostrato di procedere a tesi precostituite, sistema
infallibile per non far procedere di un passo la
ricerca. La Commissione Mandelli, cui nella primavera
scorsa è stato contestato un errore di metodo
statistico, ha dovuto ritirare la prima relazione e
sostituirla con unaltra corretta. Confidiamo
nellonestà intellettuale del professore Nobile e del
Professore Riccobono perché non si prestino a fornire
argomenti a chi vuole denigrare i ricercatori
italiani. Il Ministro della Difesa ha preso la
corretta iniziativa di disporre unindagine con la
massima trasparenza, affidandone la supervisione al
Sottosegretario Cicu. Siamo certi della buona fede
sia del Ministro, sia del Sottosegretario che ha
anche interesse diretto essendo sardo ed eletto in
Sardegna. Per questa certezza sui politici
responsabili e per evitare che la ricerca a tesi
precostituite ne adombri limmagine personale e di
parte politica, segnaliamo le condizioni di
trasparenza, che condividiamo, contenute in un pro
memoria inviato al Sottosegretario Cicu dallOn. Falco
Accame, già Capo del Gruppo di Ricerca operativa
delle Forze Armate e già Presidente della Commissione
Difesa della Camera (eletto nelle liste del PSI). Lo
riportiamo testualmente: 1) Desegretare tutto ciò che
si riferisce alle sperimentazioni nei poligoni fatte
da civili e militari. Mettere a disposizione di una
Commissione ad hoc tutto il materiale già segretato
relativo alle operazioni condotte nei poligoni. 2)
Rendere note le posizioni dei bombardamenti eseguiti
nei poligoni negli ultimi 20 anni (mappe dettagliate
di tutte le sperimentazioni eseguite) ed in
particolare le posizioni delle fosse e gallerie
utilizzate 3) Rendere note le persone che hanno
partecipato alle operazioni sopracitate precisando
gli incarichi assolti (con particolare riferimento a
chi ha eseguito operazioni di sgombero di proiettili
e rottami nei poligoni) 4) Individuare le zone di
raccolta materiali (ordigni e rottami relativi alle
esercitazioni di cui sopra). 5) Rendere noti i bandi
di uso delle armi all'uranio impoverito emanati nei
riguardi di ditte civili e paesi stranieri che hanno
operato nei poligoni e le dichiarazioni con cui i
destinatari hanno assicurato di ottemperare alle
interdizioni sopracitate. 6) Rendere note le
procedure di verifica seguite per accettarsi che
ditte civili e paesi stranieri abbiano ottemperato ai
bandi sopracitati. 7) Rendere note le posizioni
geografiche di caduta in acqua di quei missili dotati
di barre di stabilizzazione all'uranio impoverito, in
particolare per quei missili che usano barre pesanti
che raggiungono i 300 Kg. 8) Eseguire valutazioni di
affidabilità delle nostre apparecchiature a
registrare la presenza di uranio impoverito, visto
che in Bosnia non sono state capaci di localizzare le
radiazioni di uranio impoverito provocate dalla
caduta di circa 10.000 proiettili. Per far ciò
occorre effettuare in zone protette sperimentazioni
degli effetti di proiettili all'uranio impoverito
affidandosi a fisici nucleari di comprovata fama per
stabilire quali tipi di misurazioni e strumenti
debbano essere usati e come. Valutare
contemporaneamente se gli strumenti in uso da parte
delle squadre NBC siano in grado di localizzare in
particolare le radiazioni alfa delluranio impoverito.
Aggiungiamo (e ripetiamo) soltanto che sarebbe molto
saggio lasciar cadere i risultati sui campioni di
terreno perché il materiale da esaminare deve essere
costituito da muschi e licheni. Il vertice politico
del Ministero della Difesa, a nostro modesto avviso,
non ha intenzione dingannare nessuno, neppure con il
nobile(non per noi) fine di rassicurare lopinione
pubblica, pertanto valga questo nostro intervento
come consulenza tecnica (gratuita) di supporto ai
Politici per scelte ponderate e consapevoli.