Informazione


Gentile presidente Carlo Stasolla,
ringraziamo per la sua tempestiva risposta, che abbiamo pubblicato sul nostro sito internet assieme alla nostra Lettera:


Il giorno 14/ott/2012, alle ore 07.50, associazione 21 luglio ha scritto:

Cari amici del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia,

vi ringrazio per la vostra lettera e per il contributo alla riflessione che offrite.

Nell'organizzare l'evento "Pensare contro campo. Rom cittadini dell'Italia che verrà" abbiamo volutamente deciso di invitare come relatori anche coloro che, su alcune tematiche, la pensano in maniera differente da noi per fare della serata un momento di confronto aperto e critico. Per questo non abbiamo avuto dubbi nell'invitare, per esempio, il sindaco Gianni Alemanno o la vice sindaco di Roma Sveva Belviso, con i quali, sulla stessa questione rom, ci proviamo in posizioni diametralmente opposte. Gli stessi hanno declinato l'invito, probabilmente per sottrarsi al dibattito...

Riteniamo infatti che, per pensare al futuro, occorra prendere a piene mani quanto il passato ci offre, nel bene e nel male. Accoglieremo quanto i diversi relatori avranno da offrirci con la capacità, che riteniamo di avere, di recepire quanto sarà utile per la "causa rom" e di rigettare quanto non lo sarà.

Vi ringrazio ancora per aver espresso con questa lettera la vostra legittima posizione e vi porgo un cordiale saluto.

Carlo Stasolla


Il giorno 13 ottobre 2012 22:27, Coord. Naz. per la Jugoslavia <jugocoord@...> ha scritto:

MA LA MEMORIA DOVE STA?

Lettera Aperta all'Associazione 21 Luglio


Pensare Contro-campo. Rom, cittadini dell'Italia che verrà”. E’ un augurio per il futuro? Ma la memoria dove sta?

A tutti coloro che parteciperanno a questa iniziativa (1) in buona fede ed animati da senso civico e da autentico spirito di condivisione politica e sociale, a quelli che siederanno dietro al tavolo degli invitati, lunga lista di personalità autorevoli, a testimonianza della lotta “globale” per i diritti umani, per la tutela delle minoranze, per il rispetto e l’integrazione culturale... Agli amici rom e sinti, ai quali viene concesso uno spazio per esprimersi anche folkloristicamente, nella giornata romana che ricorda la deportazione degli ebrei.

Ma la memoria del danno arrecato a questi popoli dove sta?

La memoria della guerra, guerra che anticipa sempre queste ipocrite fasi di “ricongiungimento e ricostruzione”, dove sta? Che “società civile” è mai questa che vive sempre della miseria umana indotta dalle strategie di imperialismo geopolitico?

Il riconoscimento delle corresponsabilità politiche ed etiche di personaggi come la presidente del Senato Emma Bonino, che interverrà e parlerà a favore dell’eliminazione dei “campi monoetnici”, dov’è?

Eliminazione dei “campi monoetnici”, quali? Quelli che in questi giorni Alemanno si pregia di aver CHIUSO con centinaia di cartelloni pubblicitari sparsi per la città? Oppure quelli delle riserve indiane del Kosovo dove si respira solo piombo? La Bonino ha avuto forse mai il fegato di leggere qualcuno degli scritti o di vedere i reportage sui rom kosovari realizzati da Paul Polansky? (2) O di leggere il libro di Adem Bejzak sulla condizione dei rom kosovari in Italia e sulle cause del loro esilio? (3)

Quel minimo di dignità e di coerenza, di ammissione onesta delle colpevolezze, prima della riparazione del danno, dov’è?

Abbiamo dimenticato il ruolo della Bonino guerrafondaia, favorevole ai bombardamenti NATO sulla Jugoslavia del ‘99? Aviano, base di lancio dei cacciabombardieri: 78 giorni di violenti e micidiali bombardamenti sulla popolazione civile, sulle infrastrutture pubbliche e sulle fabbriche. Un delitto consapevole commesso ai danni dell’umanità, con l’uso dei proiettili all’uranio impoverito. Dopodiché, sotto lo sguardo complice di quasi 50.000 militari NATO, l’UCK pan-albanese terrorizza, perseguita, sequestra, uccide, espianta organi, contro non albanesi, serbi e rom, saccheggia e distrugge abitazioni. 200.000 persone spinte a rifugiarsi in una Serbia demolita, inquinata dalle bombe e assediata dall’embargo. Quanti rom kosovari tra di loro? E quanti rom kosovari hanno proseguito la loro fuga fino ad approdare in Italia? (4)

Sulle almeno 10 tonnellate (fonte NATO...) di uranio impoverito sparse in Kosovo, Emma Bonino nel marzo del 2007 dichiara: << Ora che anche gli scienziati cui si è appellata l' Unione europea sono giunti alla conclusione (...) che l'uranio impoverito "non ha effetti rilevabili sulla salute umana" a livelli limitati di esposizione (quali quelli registrati durante le operazioni della Nato in Kossovo) dove sono finiti tutti coloro - politici, giornalisti e presunti esperti di varia natura - che intorno alla questione uranio impoverito misero in scena una irresponsabile sceneggiata [sic] che confuse l'opinione pubblica e rischiò persino di inquinare i rapporti fra l'Italia e la Nato e quelli fra l'Unione europea e le nuove autorità di Belgrado? >> Alla Bonino non è mai capitato di attraversare i corridoi dell’ospedale di Kosovska Mitrovica pieni di leucemici e tiroidi impazzite, o di vedere sgretolarsi le ossa malate degli adolescenti cresciuti tra gli scheletri delle case del dopo bombe. D'altronde, Emma Bonino non disdegna nemmeno il fosforo bianco (5) nel perseguire i suoi obbiettivi geopolitici. 

Abbiamo dimenticato la conferenza di Rambouillet? Tra gli accompagnatori dei membri dell'UCK, come “consiglieri” della delegazione kosovaro-albanese, c’era anche Filippo di Robilant ex portavoce di Emma Bonino...

Abbiamo dimenticato le attuali drammatiche condizioni di apartheid dei rom in Kosovo, e dei serbi rimasti, causate dalla secessione su base "etnica" a seguito della proclamazione unilaterale di indipendenza nel 2008? "Indipendenza" (ri-colonizzazione) fortemente voluta da Emma Bonino. Ecco cosa scrisse sul Corriere della Sera (6): “In Commissione Crisi Internazionali [International Crisis Group] siamo convinti che un possibile scenario futuro debba includere una serie di iniziative politiche da parte di tutti i soggetti coinvolti”. Eh già, abbiamo dimenticato anche l'International Crisis Group, centro di potere, emanazione dei maggiori governi imperialisti o loro vassalli... Emma Bonino ne è membro accanto a un finanziatore del calibro di George Soros e a personaggi come Zbigniew Brzezinski, Morton Abramowitz, Wesley Clark, comandante in capo delle forze NATO nell'aggressione alla Repubblica Federale Jugoslava.

La Bonino ha detto anche: “Entro la metà del 2005, l' Onu dovrà valutare l'impegno del governo del Kosovo rispetto alla democrazia e alla garanzia dei diritti umani”. Democrazia e garanzia dei diritti umani?? Quali?? Di chi?? Per quale parte di mondo??

A proposito di Soros. Nel 2004 la parlamentare europea Emma Bonino riceve l' Open Society Prize dalla Central European University (CEU) di Budapest, con il riconoscimento solenne di Mark Malloch Brown, amministratore dello United Nations Development Programme (UNDP), che dice di lei: “Per il suo contributo sostanziale agli ideali di una “società aperta” di cui ha dato prova nel corso di una prestigiosa carriera di militante ed attivista politica svolta all’insegna della nonviolenza attiva... Il suo impegno contro ogni discriminazione...” L’insigne parlamentare, non violenta, non arrampicatrice, simbolo di tolleranza, di indiscriminato rispetto delle libertà altrui... risponde, chiosando su mezzo mondo: “Ringrazio di cuore la Central European University e l' Open Society Institute per avermi onorato di questo premio che mi viene conferito, paradossalmente, con le stesse motivazioni con le quali alcuni paesi di stampo autoritario – Cina, Costa d’Avorio, Cuba, Federazione russa, Iran, Pakistan, Sudan, Vietnam, Zimbabwe - hanno chiesto l’espulsione del Partito Radicale Transnazionale dal Comitato Economico e Sociale dell’Onu”. 

E non è l'unico premio ricevuto da Emma Bonino: la leader radicale era stata insignita persino dell'Ordine del Principe Branimiro dallo Stato croato nel 2002 per il suo sostegno a un'altra secessione su base "etnica", quella della Croazia.

Ringraziando per l’attenzione, torniamo a chiedere: ma la memoria di tutto questo dove sta?



Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - onlus

13 ottobre 2012


NOTE: 


(1) “Pensare Contro-campo. Rom, cittadini dell'Italia che verrà” è una iniziativa indetta dalla Associazione 21 Luglio per martedì 16 ottobre 2012:
Tra i relatori figura, incredibilmente, anche Emma Bonino.

(2) Statunitense di origine Ceca, ha lasciato gli USA durante la guerra in Vietnam. Da anni si dedica alla solidarietà ed alla controinformazione sulla condizione dei rom kosovari.
Si vedano le più recenti iniziative con lui organizzate in Italia:
o il suo testo "Negligenza Mortale":

(3) Adem Bejzak e Kristin Jenkins: UN NOMADISMO FORZATO
...di guerra in guerra... Racconti rom dal Kosovo all'Italia - Edizioni Archeoares, 2011

(4) Sulla condizione dei rom in Kosovo a seguito dei bombardamenti del 1999 e della instaurazione del regime razzista cogestito da UCK, NATO e UE si vedano alcuni materiali al nostro sito: https://www.cnj.it/AMICIZIA/rom.htm#kosovo  - https://www.cnj.it/documentazione/kosova.htm .
Si veda poi l'Appello al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, al Parlamento Europeo ed al Governo italiano in merito ai profughi kosovari in Toscana:

(5) Intervista al Corriere della Sera, 15 febbraio 2006.

(6) Corriere della Sera, 28 gennaio 2005, titolo: “Belgrado si rassegni e accetti la sconfitta” (sic).





--
Carlo Stasolla
Presidente Associazione 21 luglio
Via Bassano del Grappa 24 - 00195 Rome, Italy
tel. 06.64491242 - 329.7922222
 





SULL'APARTHEID INSTAURATO DALLA NATO IN LIBIA CON LA COMPLICITA' DEGLI "ANTIRAZZISTI" ITALIANI

Libia, "è caccia ai migranti” 

fonte: Redattore sociale

L’allarme lanciato dalla Federazione internazionale dei diritti umani in occasione della presentazione del nuovo rapporto. “Sono vittime di arresti mirati, lavori forzati e condizioni di detenzione brutali” 

ROMA - Arresti mirati e discriminatori, lavori forzati e condizioni di detenzione brutali nei campi gestiti da ex ribelli fuori controllo: nella Libia del post Gheddafi è caccia ai migranti provenienti dall’Africa sub-sahariana. La denuncia arriva “Libia: si ponga fine alla caccia ai migranti” presentato oggi a Bruxelles e a Yamoussoukro in Costa d’Avorio e realizzato dalla Federazione internazionale dei diritti umani (Fidh), Justice sans frontières pour les migrants (Jsfm) e Migreurop. Il rapporto è il risultato di un’inchiesta realizzata a giugno 2012 all’interno di 7 centri di detenzione a Tripoli, Bengasi e nella regione di Djebel Nafoussa che ha permesso di fare un bilancio sulle condizioni di vita dei migranti, riportando “violazioni flagranti e generalizzate dei diritti umani fondamentali”. Il conflitto, spiega il rapporto, ha provocato un esodo di massa di lavoratori migranti, ma la fase di ricostruzione ne sta attirando di nuovi. “Soltanto un’esigua minoranza cerca di raggiungere l’Europa - ha dichiarato Messaoud Romdhani, vice presidente della Lega tunisina dei diritti dell’uomo -. Si tratta essenzialmente di persone in fuga dai conflitti o dalla repressione nel Corno d’Africa che sono alla ricerca di una protezione internazionale che la Libia, che non ha ancora ratificato la Convenzione di Ginevra del 1951 sullo status di rifugiato e non ha alcun sistema d’asilo, non è in grado di offrire”. Un dato confermato, spiega il rapporto, dalla lista delle intercettazioni in mare effettuate dalla guardia costiera libica fornita alla delegazione: “Quasi la totalità delle persone intercettate sono potenziali rifugiati di origine somala o eritrea”. Per chi arriva in Libia dall’Africa Sub-sahariana, il rischio di finire dietro le sbarre è altissimo. “In Libia – spiega il rapporto -, gli stranieri considerati “illegali” rischiano di essere catturati ai check point o arrestati nelle loro abitazioni o luoghi di lavoro da gruppi di ex ribelli, al di fuori di qualsiasi controllo da parte delle autorità governative”. Arresti che avvengono in un contesto di razzismo radicato, come si legge nelle parole di un dirigente di un gruppo di ex ribelli: “La cosa più importante oggi è ‘ripulire’ il paese dagli stranieri che non sono in regola e mettere fine alle pratiche di Gheddafi che lasciava entrare molti africani in Libia. Non vogliamo più che queste persone portino qui malattie e criminalità”. Sono in migliaia, inoltre, i migranti detenuti nei campi gestiti dagli ex ribelli. “Le condizioni di vita in questi campi sono inumani e degradanti – spiega Sara Prestianni, membro di Migreurop e di Jsfm -. Le celle sono sovraffollate, le possibilità di uscire all’aria aperta eccezionali e i detenuti subiscono quotidianamente l’arbitrarietà e la brutalità delle guardie”. Alle violenze si aggiunge, poi, anche il lavoro forzato. “Abbiamo anche constatato che datori di lavoro esterni – racconta Geneviève Jacques, membro della presidenza internazionale della Fidh -, con la complicità delle guardie dei centri, reclutano i detenuti per lavorare nei cantieri o nei campi. I migranti non sanno per quanto tempo dovranno lavorare, né se saranno pagati”. Nei centri di detenzione, infine, la missione delle tre organizzazioni ha permesso di raccogliere le testimonianze di chi ha tentato di attraversare il mediterraneo verso l’Europa. “Le loro testimonianze inducono a supporre che i respingimenti verso la Libia proseguono in violazione delle norme internazionali – aggiunge il testo -. Il rapporto mostra ugualmente che la Libia è parte integrante del sistema europeo di esternalizzazione dei controlli di frontiera per impedire gli arrivi dei migranti, dei rifugiati e dei richiedenti asilo sul territorio europeo e come questo sistema si stia rinnovando nel quadro dei negoziati in corso con le nuove autorità libiche”. Alle autorità dei paesi coinvolti, le tre organizzazioni chiedono un impegno concreto. Alle autorità libiche di porre fine agli arresti e alle detenzioni arbitrarie, di chiudere i centri di detenzione per migranti e di garantire il rispetto dei diritti umani dei migranti. All’Unione europea, invece, di sospendere tutte le attività di cooperazione in materia migratoria con la Libia in assenza di misure che garantiscano la protezione dei diritti umani, di rinegoziare accordi di cooperazione nel pieno rispetto del diritto internazionale ed europeo relativo ai diritti umani e di rendere pubblici gli accordi, di mettere fine alle politiche di esternalizzazione dei controlli delle frontiere europee nei paesi vicini e, in particolare, in Libia. Ai paesi di provenienza dei migranti, infine, di vegliare sul rispetto dei diritti fondamentali dei loro cittadini in Libia e di assicurare la loro difesa e protezione in caso di violazione di questi diritti e la liberazione dei loro cittadini dai centri di detenzione. 



(italiano / english)

Imperialist Nobel Prize to "Europe"

1) Questo premio Nobel è una vergogna (C. Cernigoi)
2) Proposal: 2013 Nobel Peace Prize to NATO (D. Johnstone, J. Bricmont)
3) Nobel all'UE, 100mila carote al re di bastoni (F. Grimaldi)
4) The EU is not a “Person”: Violation of Alfred Nobel's Will (M. Chossudovsky)
5) SIDE STORY: Daniel Cohn-Bendit’s imperialist “For Europe” manifesto


See also / vedi anche:

Nobel un corno

The Nobel “Peace Prize”: A Front for NATO Warmongering

Nobel Hypocrisy Wins Again | Global Research
www.globalresearch.ca/nobel-hypocrisy-wins-again/5308113

EU Austerity Measures: Will the Nobel Prize Laureate use NATO to Collect Bad Debts?
www.globalresearch.ca/eu-austerity-measures...nobel-prize.../5308130


=== 1 ===

Questo premio Nobel è una vergogna

Sarò polemica. La storia dei premi Nobel per la pace, spesso attribuiti a persone che firmarono trattati di pace dopo avere condotto guerre ignobili (tutte le guerre sono ignobili, vero), basti pensare a Kissinger e Rabin, oppure a "dissidenti" dei Paesi dell'Est, per lo più in funzione anticomunista e filo-occidentale (come Walesa o Solgenitsin), non è una storia limpida.
E' scandaloso oggi assegnare il Nobel per la pace all'Unione europea, motivandolo con il fatto che per 60 anni si è assicurata la pace in Europa, senza considerare che le cosiddette "guerre balcaniche", ossia la dissoluzione della Jugoslavia, così come gli infami bombardamenti su ciò che della Jugoslavia rimaneva nel 1999, sono state effetto della politica imperialista degli stati membri dell'Unione europea che avevano bisogno di distruggere la Jugoslavia per poter portare avanti il loro progetto post-coloniale nell'Est europeo.
Oggi l'Unione europea non bombarda, come fece nel 1999 con la Jugoslavia, la Grecia, ma la vuole far morire di fame. E prevede di farlo con chi ancora non vorrà sottostare ai diktat della finanza.
Questo premio Nobel è una vergogna, un insulto a chi ancora oggi muore per l'uranio impoverito sganciato nei Balcani, ai cittadini dei paesi considerati a rischio dal FMI che non vedono un futuro accettabile davanti a sè. 

Claudia Cernigoi
Trieste


=== 2 ===

See also: Proposal: 2013 Nobel Peace Prize to NATO | Global Research
www.globalresearch.ca/proposal-2013-nobel-peace-prize-to-nato/
---

http://www.counterpunch.org/2012/10/12/an-immodest-proposal-for-the-nobel-peace-prize-committee/

Counterpunch
WEEKEND EDITION OCTOBER 12-14, 2012
NATO in 2013!
An Immodest Proposal for the Nobel Peace Prize Committee

by DIANA JOHNSTONE and JEAN BRICMONT


The Norwegian parliamentarians have just awarded the Nobel Peace Prize to the European Union.  Now, Norway is one of the few Western European countries that does not belong to the EU.  So we suspect that the Norwegians’ modesty held them back from nominating the organization which deep down they believe truly merits the prize, NATO, because they belong to it.  The self-effacing Norwegians may have feared that such a choice would seem to be awarding the Prize to themselves. So they gave the prize to the EU as a sort of substitute.

That is laudable, and shows how much the Norwegians adhere to our common Western values.

However, we maintain that false modesty should not stand in the way of rewarding genuine merit.  Therefore, we propose that all those who cherish our common values should unite behind this immodest proposal: award the 2013 Nobel Peace Prize to NATO!

The wise Norwegians justify their choice by pointing out that the European Union has promoted European integration.  But if one looks at the facts, it is clear that NATO has integrated even more countries than the EU, and continues to do so, well beyond the provincial limits of Western Europe.  The EU has integrated Europe by economic means, which even the Nobel committee admits are collapsing.  NATO, on the other hand, has used bombs and missiles, to win former Yugoslavia over to our values, whereas the EU lags behind.  NATO has used its naval and air forces to democratize Libya, whereas the European Union leaders only justified the operation with mere words.  And today, thanks to Turkey, NATO is actively involved in combating the Syrian dictator who murders his own people, while the EU still merely talks and sends money which it doesn’t have.

The Norwegians praise the EU for combating the evil of nationalism, which they fear is on the rise.  However, in all honesty, the EU contribution to this noble cause is paltry, involving only a few declining nations on the tip of the Eurasian continent.  How much more inspiring is NATO’s mission of combating nationalism by bringing its benevolent rule of democracy and human rights to the whole world!  It is only when all nations and nationalisms have been brought under the governance of Western values that true peace will finally reign over our planet.

On the eve of the hundredth anniversary of the outbreak of World War I, what could be more fitting than to award this prestigious Peace Prize to the organization that is truly ready and willing to END ALL WARS!

NATO in 2013!!!

Diana Johnstone can be reached at diana.josto@...

Jean Bricmont can be reached at jean.bricmont@...


=== 3 ===

http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2012/10/nobel-allue-100mila-carote-al-re-di.html

DOMENICA 14 OTTOBRE 2012

NOBEL ALL'UE, 100MILA CAROTE AL RE DI BASTONI


“Per oltre sei decenni hanno contribuito al progresso della pace e della riconciliazione, della democrazia e dei diritti umani in  Europa. (Motivazione del Premio Nobel per la Pace all’Unione Europea. Jugoslavi, somali, iracheni, afghani, libici, siriani, da sottoterra o sottovita, si spellano le mani)

Quando si avvicinerà la fine dei tempi, gli uomini saranno ammaliati dal demonio e passeranno le loro giornate davanti a delle immagini tremolanti. (S.Giovanni, Apocalisse)

Ciò che pensiamo, o che sappiamo, o che crediamo e, in fondo, di scarsa rilevanza. E’ rilevante ciò che facciamo. (John Ruskin)

Nessuno ha fatto un errore più grande di colui che non ha fatto niente perché poteva solo fare poco. (Edmund Burke)

Io so che quando il grande potere menerà il colpo per dividere l’umanità in appena due fazioni opposte, io sarò dal lato della gente comune. (Che Guevara)

Unione Europea, premio Nobel per la Pace. Ovvio, no? Come diceva Tacito: “Hanno fatto un deserto e l’hanno chiamato pace”. E l’insegna dovrebbe abbagliarci, tanto da non farci accorgere che questa Unione di 27 cosche della criminalità organizzata in cravatta si va salutariamente disfacendo sotto la forza centrifuga di chi ha capito che la propria salvezza sta nella sovranità del suo Stato. Oggi. E forse, domani, in un’Europa liberata dalle élites e dai loro metodi. C’è chi con un Nobel ad assassini e bancarottieri fraudolenti si stupisce, si schernisce, nitrisce improperi. Perché mai? Qual è la sorpresa? Nobel l’Obama delle 7 guerre, degli elenchi degli assassinandi, dello stupro dei diritti civili e sociali a casa sua e fuori. Nobel Kissinger, che infilava dittatori necrofagi  nel corpo agonizzante dell’America Latina. Nobel Begin, che da terrorista stragista sotto mandato britannico è passato a killer seriale di arabi vicini e  lontani. Nobel Churchill, alla luce di quanto ha fatto con i gas nelle colonie dell’impero e col fosforo alle città tedesche. Nobel Aung San Suu Kyi, da vent’anni al servizio della Cia per vendere il suo paese alle multinazionali. Nobel retroattivi in vista a Gengis Khan, Hitler (che Oslo prese effettivamente in considerazione!), Goffredo di Buglione e a Landrù. Come potevano negare, in questo mondo da Lewis Carroll, un Nobel a chi ha mutilato il continente disintegrando la Jugoslavia, a chi si è impegnato nella decimazione degli afghani, libici, siriani, a chi, senza carote alcune, ma con la ricca varietà di bastoni del suo armamentario repressivo, sta conducendo una guerra all’ultimo sangue contro la propria società? Più Nobel della pace di così!
In dirittura d’arrivo per Oslo sono ora Draghi, Monti-Fornero-Saramas-Sarkozy-Hollande-Rajoy, tutti ex-equo. Se toccasse all’Italia, nessuno toglierebbe la precedenza a Napolitano Si vedrà chi, marciando sul tappeto di corpi serbi, afghani, iracheni, libici, siriani, palestinesi, affiancato dalle urne funebri del welfare e del diritto domestici, farà fuori più gente in eccedenza. Una bella gara. E’ già in vista il trampolino iraniano...

(continua su http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2012/10/nobel-allue-100mila-carote-al-re-di.html )


=== 4 ===

http://www.globalresearch.ca/the-eu-is-not-a-person-granting-the-nobel-prize-to-the-european-union-is-in-violation-of-alfred-nobels-will-2/5308142

The EU is not a “Person”: Granting the Nobel Prize to the European Union is in Violation of Alfred Nobel’s Will

Global Research, October 13, 2012

This year’s Nobel Peace Prize was granted to the European Union (EU) for its relentless contribution to “the advancement of peace and reconciliation, democracy and human rights in Europe.”

While the EU’s contribution to peace is debatable, the key issue is whether a union of nation states, which constitutes a political, economic, monetary and fiscal entity is an “eligible candidate” for the Peace Prize, in accordance with the mandate of the Norwegian Committee.

The Olympic Games are “granted” to countries. But the Nobel Peace Prize cannot under any stretch of the imagination be granted to a nation-state, let alone a union of nation states.

The Norwegian Nobel Committee has a responsibility to ascertain “the eligibility of candidates” in accordance with the Will of Alfred Bernhard Nobel (Paris, 27 November, 1895).

“The whole of my remaining realizable estate shall be dealt with in the following way: the capital, invested in safe securities by my executors, shall constitute a fund, the interest on which shall be annually distributed in the form of prizes to those who, during the preceding year, shall have conferred the greatest benefit to mankind….

The said interest shall be divided into five equal parts, which shall be apportioned as follows: one part to the person who shall have made the most important discovery or invention within the field of physics; one part to the person who shall have made the most important chemical discovery or improvement; one part to the person who shall have made the most important discovery within the domain of physiology or medicine; one part to the person who shall have produced in the field of literature the most outstanding work in an ideal direction; and one part to the person who shall have done the most or the best work for fraternity between nations, for the abolition or reduction of standing armies and for the holding and promotion of peace congresses. …

[F]or champions of peace [the prize will be awarded] by a committee of five persons to be elected by the Norwegian Storting. It is my express wish that in awarding the prizes no consideration whatever shall be given to the nationality of the candidates, but that the most worthy shall receive the prize, whether he be a Scandinavian or not.

Will of Alfred Bernhard Nobel, November 27, 1895, emphasis added

The conditions set out in Alfred Nobel’s Will have been twisted upside down.

Nobel’s Will is crystal clear. The five prizes are to be granted to “persons”. (See complete list of laureates)

Since its inception, however, several of the prizes have been granted to both “persons” and organizations/institutions to which they are affiliated as in the case of Henry Dunand (Red Cross) or Mohamed ElBaradei, UN International Atomic Energy Organization (IAEA). In other cases, the prize was granted as to “organizations” consisting of a collective of persons (e.g. UN Intergovernmental Panel on Climate Change).

The granting of the Nobel Prize to the European Union, which is a political entity, a union of nation states, is visibly in blatant violation of Alfred Nobel’s Will.

Theater of the Absurd

The European Union cannot under any stretch of the imagination be categorized as a “person”, “a group of persons” or even an “organization”. Moreover, implied in Nobel’s Will is that the candidates must be citizens without regard to nationality:

“It is my express wish that in awarding the prizes no consideration whatever shall be given to the nationality of the candidates, but that the most worthy shall receive the prize, whether he be a Scandinavian or not.(Alfred Nobel’s Will, Paris, 1895)

The European Union is a union of nation states composed of citizens.

The EU cannot be a citizen of itself, nor does the EU have a nationality.

Citizens of the EU are “eligible candidates” but the EU cannot be “an eligible candidate”.

Moreover, it stands to reason that “eligible candidates” for the Peace prize who are “persons” cannot reasonably be evaluated, compared or ranked by the Norwegian selection committee in relation to the European Union, which is a “non-person”, namely a union of countries.

This an important consideration: How does the candidacy of the EU “compare” to “other” distinguished 2012 nominees who are actual “persons”? “Oranges versus apples?

According to the procedure, a short list of nominees “is reviewed by permanent advisers and advisers specially recruited for their knowledge of specific candidates.” And based on this review, the Peace Laureate is chosen, through a majority vote of the five persons Norwegian Committee.

The prize consists of “a medal, a personal diploma, and a cash award.” Theater of the absurd: A “personal diploma” to the European Union and “a cash award”, for what, to whom? To finance the EU’s budget deficit, its bank bailout schemes?

The decision of the Norwegian Nobel Committee is diabolical and illegal, in blatant violation of its mandate.

_______

Full text of Alfred Nobel’s Will

I, the undersigned, Alfred Bernhard Nobel, do hereby, after mature deliberation, declare the following to be my last Will and Testament with respect to such property as may be left by me at the time of my death:

To my nephews, Hjalmar and Ludvig Nobel, the sons of my brother Robert Nobel, I bequeath the sum of Two Hundred Thousand Crowns each;

To my nephew Emanuel Nobel, the sum of Three Hundred Thousand, and to my niece Mina Nobel, One Hundred Thousand Crowns;

To my brother Robert Nobel’s daughters, Ingeborg and Tyra, the sum of One Hundred Thousand Crowns each;

Miss Olga Boettger, at present staying with Mrs Brand, 10 Rue St Florentin, Paris, will receive One Hundred Thousand Francs;

Mrs Sofie Kapy von Kapivar, whose address is known to the Anglo-Oesterreichische Bank in Vienna, is hereby entitled to an annuity of 6000 Florins Ö.W. which is paid to her by the said Bank, and to this end I have deposited in this Bank the amount of 150,000 Fl. in Hungarian State Bonds;

Mr Alarik Liedbeck, presently living at 26 Sturegatan, Stockholm, will receive One Hundred Thousand Crowns;

Miss Elise Antun, presently living at 32 Rue de Lubeck, Paris, is entitled to an annuity of Two Thousand Five Hundred Francs. In addition, Forty Eight Thousand Francs owned by her are at present in my custody, and shall be refunded;

Mr Alfred Hammond, Waterford, Texas, U.S.A. will receive Ten Thousand Dollars;

The Misses Emy and Marie Winkelmann, Potsdamerstrasse, 51, Berlin, will receive Fifty Thousand Marks each;

Mrs Gaucher, 2 bis Boulevard du Viaduc, Nimes, France will receive One Hundred Thousand Francs;

My servants, Auguste Oswald and his wife Alphonse Tournand, employed in my laboratory at San Remo, will each receive an annuity of One Thousand Francs;

My former servant, Joseph Girardot, 5, Place St. Laurent, Châlons sur Saône, is entitled to an annuity of Five Hundred Francs, and my former gardener, Jean Lecof, at present with Mrs Desoutter, receveur Curaliste, Mesnil, Aubry pour Ecouen, S.& O., France, will receive an annuity of Three Hundred Francs;

Mr Georges Fehrenbach, 2, Rue Compiègne, Paris, is entitled to an annual pension of Five Thousand Francs from January 1, 1896 to January 1, 1899, when the said pension shall discontinue;

A sum of Twenty Thousand Crowns each, which has been placed in my custody, is the property of my brother’s children, Hjalmar, Ludvig, Ingeborg and Tyra, and shall be repaid to them.

The whole of my remaining realizable estate shall be dealt with in the following way: the capital, invested in safe securities by my executors, shall constitute a fund, the interest on which shall be annually distributed in the form of prizes to those who, during the preceding year, shall have conferred the greatest benefit to mankind. The said interest shall be divided into five equal parts, which shall be apportioned as follows: one part to the person who shall have made the most important discovery or invention within the field of physics; one part to the person who shall have made the most important chemical discovery or improvement; one part to the person who shall have made the most important discovery within the domain of physiology or medicine; one part to the person who shall have produced in the field of literature the most outstanding work in an ideal direction; and one part to the person who shall have done the most or the best work for fraternity between nations, for the abolition or reduction of standing armies and for the holding and promotion of peace congresses. The prizes for physics and chemistry shall be awarded by the Swedish Academy of Sciences; that for physiological or medical work by the Caroline Institute in Stockholm; that for literature by the Academy in Stockholm, and that for champions of peace by a committee of five persons to be elected by the Norwegian Storting. It is my express wish that in awarding the prizes no consideration whatever shall be given to the nationality of the candidates, but that the most worthy shall receive the prize, whether he be a Scandinavian or not.

As Executors of my testamentary dispositions, I hereby appoint Mr Ragnar Sohlman, resident at Bofors, Värmland, and Mr Rudolf Lilljequist, 31 Malmskillnadsgatan, Stockholm, and at Bengtsfors near Uddevalla. To compensate for their pains and attention, I grant to Mr Ragnar Sohlman, who will presumably have to devote most time to this matter, One Hundred Thousand Crowns, and to Mr Rudolf Lilljequist, Fifty Thousand Crowns;

At the present time, my property consists in part of real estate in Paris and San Remo, and in part of securities deposited as follows: with The Union Bank of Scotland Ltd in Glasgow and London, Le Crédit Lyonnais, Comptoir National d’Escompte, and with Alphen Messin & Co. in Paris; with the stockbroker M.V. Peter of Banque Transatlantique, also in Paris; with Direction der Disconto Gesellschaft and Joseph Goldschmidt & Cie, Berlin; with the Russian Central Bank, and with Mr Emanuel Nobel in Petersburg; with Skandinaviska Kredit Aktiebolaget in Gothenburg and Stockholm, and in my strong-box at 59, Avenue Malakoff, Paris; further to this are accounts receivable, patents, patent fees or so-called royalties etc. in connection with which my Executors will find full information in my papers and books.

This Will and Testament is up to now the only one valid, and revokes all my previous testamentary dispositions, should any such exist after my death.

Finally, it is my express wish that following my death my veins shall be opened, and when this has been done and competent Doctors have confirmed clear signs of death, my remains shall be cremated in a so-called crematorium.

Paris, 27 November, 1895

Alfred Bernhard Nobel


That Mr Alfred Bernhard Nobel, being of sound mind, has of his own free will declared the above to be his last Will and Testament, and that he has signed the same, we have, in his presence and the presence of each other, hereunto subscribed our names as witnesses:

Sigurd Ehrenborg
former Lieutenant
Paris: 84 Boulevard Haussmann

R. W. Strehlenert
Civil Engineer
4, Passage Caroline

Thos Nordenfelt
Constructor
8, Rue Auber, Paris

Leonard Hwass
Civil Engineer
4, Passage Caroline

---
Copyright © 2012 Global Research



=== 5 ===



Daniel Cohn-Bendit’s imperialist “For Europe” manifesto


By Peter Schwarz 
12 October 2012


Daniel Cohn-Bendit and Guy Verhofstadt have written a joint manifesto titled “For Europe”, which argues for a strong European Union and a federal Europe with a powerful central government. The manifesto is to be distributed as a book in multiple languages.

Born in 1945, Cohn-Bendit is chairman of the Green Group in the European Parliament and was one of the most prominent figures in the student revolt in France in 1968. Verhofstadt, born in 1953, was Belgian prime minister from 1999 to 2008 and now heads the liberal group in the European Parliament, which includes the German free-market Free Democratic Party (FDP).

The most remarkable element of the manifesto is not its advocacy of a federal Europe with a strong executive—such notions have been commonplace within bourgeois circles since the birth of the EU project. What is striking is the manner in which Cohn-Bendit and Verhofstadt largely dispense with linking this demand to calls for peace and prosperity. Instead they argue bluntly for Europe as an imperialist superpower. In their opinion austerity and militarism are the necessary price to achieve this goal.

On the very first page, Cohn-Bendit and Verhofstadt justify their commitment to a strong European Union by declaring: “We must more emphatically defend our interests against economic and political great powers of the calibre of China, India, Brazil, Russia or the United States.”

This is the theme that reoccurs through the entire manifesto. Another passage reads: “In just 25 years no European country will be counted among the powers that determine world affairs.” A “strong and united Europe”, however, would now and tomorrow, be “the most powerful and wealthiest continent in the world, richer than America, more powerful than all of the new empires combined.”

The authors of the manifesto do not lose a word on the plight of millions of Greeks, Portuguese, Irish and Spaniards, whose livelihoods are currently being destroyed in the name of defending the euro and the EU. They consider EU austerity diktats as essential “to secure our place in the world—whatever it takes.”

“A currency cannot be maintained without solidarity and discipline”, they write, and call for dictatorial powers for the European Commission: “We need ... common institutions with the power to outline economic, budgetary and tax policy for the entire euro zone. Institutions with the tools to really enforce the implementation of the rules of the game, without member states impeding them.”

Cohn-Bendit and Verhofstadt also regard military interventions as essential to secure “our position in the world.” This is not only apparent from their demand for a joint European army, but also from their praise for the new UN doctrine, the “responsibility to protect.” This has “ushered in a new era, extending the sovereignty of international law and human rights far beyond nation-states,” they write.

The concept of the “responsibility to protect” serves as a justification for the US and its allies to militarily attack sovereign nations and force regime change in their own interests. The war against Libya was justified on such grounds, and the same concept is now being used to urge a direct intervention against Syria. Cohn-Bendit and Verhofstadt have supported both. They justify such imperialist violence with the need to spread “human rights, freedom and democracy”. Their language is strongly reminiscent of the “civilizing mission” of British imperialism, used to justify the brutal subjugation of India and Africa.

In order to lend some credibility to their plea for a more powerful European Union, Cohn-Bendit and Verhofstadt raise the spectre of nationalism. They evoke the two world wars, which brought “persecution, broken families, the extinction of minorities, countries in ruins and cities bombed to the ground” and warn: “Sooner or later nationalism always leads to the same tragedy.”

They deliberately ignore the fact that it is EU policy that has strengthened centrifugal tendencies in Europe. The destruction of millions of livelihoods by the social cuts ordered by Brussels—with the full support of the social democrats, Greens and trade unions—plays into the hands of right-wing, nationalist forces. Neo-fascist groups are also able to exploit the policy of European authorities intent on setting up new barriers against immigrants and intensifying the persecution of refugees.

The subjugation of Europe to the dictates of the most powerful financial and economic interests through a strengthening of the EU and the growth of nationalism are two sides of the same coin. Often, the proponents of both positions are to be found in the same political camp, as it is the case in Germany where the spectrum inside the ruling coalition extends from vehement nationalists to resolute supporters of the EU.

The real political dividing line in Europe is not between EU supporters and nationalists but along social divisions—between the ruling elite which is amassing huge fortunes and driving the continent into disaster and war, and the working class which is being subjected to unceasing attacks on its social and democratic rights.

A relapse into dictatorship and war in Europe can only be avoided by working people closing ranks across borders, expropriating the ruling elite and establishing Europe on a socialist basis. This requires an uncompromising struggle against the EU and its institutions.

Cohn-Bendit and Verhofstadt, both fierce anti-communists, combat such a perspective. Their manifesto aligns communism with fascism and Nazism and includes it among the “enemies of freedom.”

It is no surprise that a free-market liberal such as Verhofstadt defends such views. As for Cohn-Bendit, however, he still retains a whiff of the rebel “Danny the Red” from his student days. In fact, his commitment to imperialism is nothing new. In 1999, when his long-time friend and companion Joschka Fischer—at that time German foreign minister—agitated for the participation of the German army in the war against Yugoslavia Cohn-Bendit was his most energetic defender in overcoming pacifist opposition inside the Green Party.

Cohn-Bendit embodies those layers of the middle class whose principal aim in 1968 was to expand their own potential for individual advancement and who despised the working class. Under the influence of anti-Marxist theories they regarded the working class as a backward mass, in the thrall of consumerism. When—to their big surprise—French workers intervened in May and paralyzed the country with a general strike, occupying factories and bringing the government of General de Gaulle to the brink of collapse, they reacted with shock and turned rapidly to the right.

Passing through various anarchist, Maoist and pseudo-Marxist groups they commenced a “march through the institutions”, enabling them to make a career and obtain lucrative posts. Not a small number of such former anarchists, Maoists and other “leftists” now occupy leading positions in the boardrooms of the EU, European governments and the established parties—functioning as pillars of the ruling order. Cohn-Bendit is just one of them, althoug

(Message over 64 KB, truncated)



MA LA MEMORIA DOVE STA?

Lettera Aperta all'Associazione 21 Luglio


Pensare Contro-campo. Rom, cittadini dell'Italia che verrà”. E’ un augurio per il futuro? Ma la memoria dove sta?

A tutti coloro che parteciperanno a questa iniziativa (1) in buona fede ed animati da senso civico e da autentico spirito di condivisione politica e sociale, a quelli che siederanno dietro al tavolo degli invitati, lunga lista di personalità autorevoli, a testimonianza della lotta “globale” per i diritti umani, per la tutela delle minoranze, per il rispetto e l’integrazione culturale... Agli amici rom e sinti, ai quali viene concesso uno spazio per esprimersi anche folkloristicamente, nella giornata romana che ricorda la deportazione degli ebrei.

Ma la memoria del danno arrecato a questi popoli dove sta?

La memoria della guerra, guerra che anticipa sempre queste ipocrite fasi di “ricongiungimento e ricostruzione”, dove sta? Che “società civile” è mai questa che vive sempre della miseria umana indotta dalle strategie di imperialismo geopolitico?

Il riconoscimento delle corresponsabilità politiche ed etiche di personaggi come la presidente del Senato Emma Bonino, che interverrà e parlerà a favore dell’eliminazione dei “campi monoetnici”, dov’è?

Eliminazione dei “campi monoetnici”, quali? Quelli che in questi giorni Alemanno si pregia di aver CHIUSO con centinaia di cartelloni pubblicitari sparsi per la città? Oppure quelli delle riserve indiane del Kosovo dove si respira solo piombo? La Bonino ha avuto forse mai il fegato di leggere qualcuno degli scritti o di vedere i reportage sui rom kosovari realizzati da Paul Polansky? (2) O di leggere il libro di Adem Bejzak sulla condizione dei rom kosovari in Italia e sulle cause del loro esilio? (3)

Quel minimo di dignità e di coerenza, di ammissione onesta delle colpevolezze, prima della riparazione del danno, dov’è?

Abbiamo dimenticato il ruolo della Bonino guerrafondaia, favorevole ai bombardamenti NATO sulla Jugoslavia del ‘99? Aviano, base di lancio dei cacciabombardieri: 78 giorni di violenti e micidiali bombardamenti sulla popolazione civile, sulle infrastrutture pubbliche e sulle fabbriche. Un delitto consapevole commesso ai danni dell’umanità, con l’uso dei proiettili all’uranio impoverito. Dopodiché, sotto lo sguardo complice di quasi 50.000 militari NATO, l’UCK pan-albanese terrorizza, perseguita, sequestra, uccide, espianta organi, contro non albanesi, serbi e rom, saccheggia e distrugge abitazioni. 200.000 persone spinte a rifugiarsi in una Serbia demolita, inquinata dalle bombe e assediata dall’embargo. Quanti rom kosovari tra di loro? E quanti rom kosovari hanno proseguito la loro fuga fino ad approdare in Italia? (4)

Sulle almeno 10 tonnellate (fonte NATO...) di uranio impoverito sparse in Kosovo, Emma Bonino nel marzo del 2007 dichiara: << Ora che anche gli scienziati cui si è appellata l' Unione europea sono giunti alla conclusione (...) che l'uranio impoverito "non ha effetti rilevabili sulla salute umana" a livelli limitati di esposizione (quali quelli registrati durante le operazioni della Nato in Kossovo) dove sono finiti tutti coloro - politici, giornalisti e presunti esperti di varia natura - che intorno alla questione uranio impoverito misero in scena una irresponsabile sceneggiata [sic] che confuse l'opinione pubblica e rischiò persino di inquinare i rapporti fra l'Italia e la Nato e quelli fra l'Unione europea e le nuove autorità di Belgrado? >> Alla Bonino non è mai capitato di attraversare i corridoi dell’ospedale di Kosovska Mitrovica pieni di leucemici e tiroidi impazzite, o di vedere sgretolarsi le ossa malate degli adolescenti cresciuti tra gli scheletri delle case del dopo bombe. D'altronde, Emma Bonino non disdegna nemmeno il fosforo bianco (5) nel perseguire i suoi obbiettivi geopolitici. 

Abbiamo dimenticato la conferenza di Rambouillet? Tra gli accompagnatori dei membri dell'UCK, come “consiglieri” della delegazione kosovaro-albanese, c’era anche Filippo di Robilant ex portavoce di Emma Bonino...

Abbiamo dimenticato le attuali drammatiche condizioni di apartheid dei rom in Kosovo, e dei serbi rimasti, causate dalla secessione su base "etnica" a seguito della proclamazione unilaterale di indipendenza nel 2008? "Indipendenza" (ri-colonizzazione) fortemente voluta da Emma Bonino. Ecco cosa scrisse sul Corriere della Sera (6): “In Commissione Crisi Internazionali [International Crisis Group] siamo convinti che un possibile scenario futuro debba includere una serie di iniziative politiche da parte di tutti i soggetti coinvolti”. Eh già, abbiamo dimenticato anche l'International Crisis Group, centro di potere, emanazione dei maggiori governi imperialisti o loro vassalli... Emma Bonino ne è membro accanto a un finanziatore del calibro di George Soros e a personaggi come Zbigniew Brzezinski, Morton Abramowitz, Wesley Clark, comandante in capo delle forze NATO nell'aggressione alla Repubblica Federale Jugoslava.

La Bonino ha detto anche: “Entro la metà del 2005, l' Onu dovrà valutare l'impegno del governo del Kosovo rispetto alla democrazia e alla garanzia dei diritti umani”. Democrazia e garanzia dei diritti umani?? Quali?? Di chi?? Per quale parte di mondo??

A proposito di Soros. Nel 2004 la parlamentare europea Emma Bonino riceve l' Open Society Prize dalla Central European University (CEU) di Budapest, con il riconoscimento solenne di Mark Malloch Brown, amministratore dello United Nations Development Programme (UNDP), che dice di lei: “Per il suo contributo sostanziale agli ideali di una “società aperta” di cui ha dato prova nel corso di una prestigiosa carriera di militante ed attivista politica svolta all’insegna della nonviolenza attiva... Il suo impegno contro ogni discriminazione...” L’insigne parlamentare, non violenta, non arrampicatrice, simbolo di tolleranza, di indiscriminato rispetto delle libertà altrui... risponde, chiosando su mezzo mondo: “Ringrazio di cuore la Central European University e l' Open Society Institute per avermi onorato di questo premio che mi viene conferito, paradossalmente, con le stesse motivazioni con le quali alcuni paesi di stampo autoritario – Cina, Costa d’Avorio, Cuba, Federazione russa, Iran, Pakistan, Sudan, Vietnam, Zimbabwe - hanno chiesto l’espulsione del Partito Radicale Transnazionale dal Comitato Economico e Sociale dell’Onu”. 

E non è l'unico premio ricevuto da Emma Bonino: la leader radicale era stata insignita persino dell'Ordine del Principe Branimiro dallo Stato croato nel 2002 per il suo sostegno a un'altra secessione su base "etnica", quella della Croazia.

Ringraziando per l’attenzione, torniamo a chiedere: ma la memoria di tutto questo dove sta?



Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - onlus

13 ottobre 2012


NOTE: 


(1) “Pensare Contro-campo. Rom, cittadini dell'Italia che verrà” è una iniziativa indetta dalla Associazione 21 Luglio per martedì 16 ottobre 2012:
Tra i relatori figura, incredibilmente, anche Emma Bonino.

(2) Statunitense di origine Ceca, ha lasciato gli USA durante la guerra in Vietnam. Da anni si dedica alla solidarietà ed alla controinformazione sulla condizione dei rom kosovari.
Si vedano le più recenti iniziative con lui organizzate in Italia:
o il suo testo "Negligenza Mortale":

(3) Adem Bejzak e Kristin Jenkins: UN NOMADISMO FORZATO
...di guerra in guerra... Racconti rom dal Kosovo all'Italia - Edizioni Archeoares, 2011

(4) Sulla condizione dei rom in Kosovo a seguito dei bombardamenti del 1999 e della instaurazione del regime razzista cogestito da UCK, NATO e UE si vedano alcuni materiali al nostro sito: https://www.cnj.it/AMICIZIA/rom.htm#kosovo  - https://www.cnj.it/documentazione/kosova.htm .
Si veda poi l'Appello al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, al Parlamento Europeo ed al Governo italiano in merito ai profughi kosovari in Toscana:

(5) Intervista al Corriere della Sera, 15 febbraio 2006.

(6) Corriere della Sera, 28 gennaio 2005, titolo: “Belgrado si rassegni e accetti la sconfitta” (sic).