Informazione

CONTRO LA GUERRA SEMPRE! GIU' LE MANI DALLA SIRIA!  

GIOVEDI' 20
SETTEMBRE ore 18
PRESIDIO-MANIFESTAZIONE in Piazza S.BABILA  

E' in
atto una grande campagna di disinformazione fondata su menzogne per
farci accettare la partecipazione dell'Italia ad una aggressione
criminale contro un Paese sovrano come la Siria.   Le potenze della
NATO (Italia compresa) alleate alla monarchia dell' Arabia Saudita e
del Qatar, stanno cercando per motivi economici e geopolitici di
ridisegnare la mappa del Medio Oriente, questo non ha niente a che fare
con la "democratizzazione" come ci insegna la situazione in cui si
trovano Afghanistan, Iraq, Libia, dove ora regna povertà e violenza,
una grande parte della popolazione è morta o rimasta ferita sotto le
bombe, e tutto questo per arricchire alcuni Paesi dell'occidente come
durante il vecchio colonialismo.   Lo schema collaudato per raggiungere
questi obiettivi prevede la creazione del consenso popolare attraverso
la disinformazione in TV e sui giornali, per avvalorare la necessità di
un intervento armato dovuto a ragioni "umanitarie". Il cosiddetto
"intervento militare umanitario" ha sempre portato ad imponenti
violazioni dei diritti umani e all'azzeramento del fondamentale diritto
di autodeterminazione dei popoli.   Si mira ad insediare governi
fantoccio, come in Afghanistan o in Iraq, ancora più oppressivi dei
precedenti, anche contro le donne e le istanze di progresso,
l'importante è che siano leali e subordinati agli interessi
occidentali. Per ottenere questo risultato le potenze imperialiste
fomentano la violenza finanziando e armando i conflitti
interni  addirittura  inviando consiglieri militari, mercenari e
armamenti sofisticati.   Per la guerra all'IRAQ i cui motivi sono stati
completamente inventati sono morte centinaia di migliaia di civili
iracheni, si sono spesi centinaia di milioni di euro che avrebbero
dovuto essere spesi per la sanità, la scuola, i servizi sociali,  per
garantire il diritto alla casa e una vita più dignitosa per tutti.  


NON UN SOLDO PER LA GUERRA !  
"L'Italia ripudia la guerra come
strumento d'offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di
risoluzione delle controversie internazionali" questo recita l'Art. 11
della nostra Costituzione nata dalla Resistenza.   Ci opponiamo fin da
ora alla "no fly zone" che è un intervento militare diretto, con
distruzioni e massacri di civili, come ben sappiamo. Vogliamo dal
Governo Monti, che ha tagliato le pensioni e i diritti dei lavoratori e
dei cittadini aumentando invece le spese militari, e dai Partiti che lo
sostengono in Parlamento, la cessazione immediata di qualsiasi appoggio
esterno ai belligeranti; da subito taglino le spese militari e  pongano
fine a tutte le missioni all'estero.   Noi organizzazioni e cittadini
di diverso orientamento e differenti sensibilità sentiamo il dovere di
chiamare alla mobilitazione contro la minaccia di guerra aperta alla
Siria e anche all'Iran, con grave pericolo di estensione del conflitto
difficile da prevedere.

Comitato contro la guerra Milano

Comitatocontrolaguerramilano@...  cell. 3383899559 http:
//comitatocontrolaguerramilano.blogspot.it/

E' IN CORSO LA RACCOLTA
ADESIONI, ad ora sono pervenute: Ass. "La Casa Rossa"; BDS Milano; CNJ
(Coord. Naz. Per la Jugoslavia); Centro Culturale Concetto Marchesi;
sito"Il Dialogo"; M. Gemma Dir. Rivista Online Marx21; Ass.ne Rachel
Corrie per la pace; Peacelink (Italia); Rete No War (Italia); Prof.
Domenico Losurdo; Sergio Ricaldone; Red por ti America (Italia); ALBAss.
ne per l'amicizia e sol. tra i popoli; Proletari Comunisti (Milano); A.
Catone Rivista Marx21; Forum Palestina; Centro di Iniziativa Proletaria
"G. Tagarelli"; Ass.ne di Amicizia Italia -Cuba (Milano); Sindacato USB
Lombardia; PdCI Milano;




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Ancora sugli onori al criminale nazifascista Graziani

1) Su queste cose non si gioca: Graziani è stato un criminale (R. Renzetti)
2) Affile, imbrattato mausoleo di Graziani (Il Messaggero, 12/9/2012)
3) Flashback: IL PIANO GRAZIANI (C. Cernigoi)

VIDEO: Mausoleo a Graziani, grande criminale di guerra

Sulla scandalosa vicenda del monumento eretto ad Affile (Roma) per celebrare il criminale di guerra nazifascista Rodolfo Graziani si vedano anche gli articoli precedentemente segnalati: 

Italian right wing honours fascist war criminal

Visnjica broj 896: ITALIANI BRAVA GENTE


=== 1 ===


di Roberto Renzetti

È molto grave che a 70 anni di distanza si debba ancora discutere delle responsabilità criminali di un personaggio come Rodolfo Graziani. Eppure è così. Il tutto inizia con la notizia che in un paesino della provincia di Roma, Affile, si è inaugurato l’11 agosto 2012 un monumento ("Onore e Ordine"), con parco di Radimonte annesso, dedicato alla memoria del suddetto criminale che aveva scelto per adozione quel piccolo centro. Per sommo sfregio, il tutto è costato alla comunità tra i 130 ed i 180 mila euro.

Da chiarire fino in fondo come sono arrivati i soldi alla giunta di destra di Affile. Il sindaco dice che i soldi per il parco sarebbero stati deliberati dalla ex giunta della Regione Lazio presieduta da Marrazzo (resta da capire se per il solo parco o anche per il monumento) con determinazione del febbraio 2010 per il «completamento del Parco Radimonte». Alcuni quotidiani hanno sostenuto invece che il finanziamento sia stato deliberato dall'attuale giunta Polverini.

Il sindaco è un furbetto perché avrebbe chiesto fondi per un monumento al Soldato senza specificare che ad Affile il Soldato è Graziani. Il sindaco è anche un nostalgico che ignora i trascorsi del truce Graziani affermando che è stato pluridecorato. E poiché coloro che ignorano in Italia sono la maggioranza, ogni tanto occorre rinfrescare la memoria a cominciare dal perché Graziani non è stato impiccato come i suoi sodali a Norimberga.

Infatti se in Germania qualcuno si azzardasse a commemorare appena con una lapide Goering o Rommel, verrebbe subito arrestato e gettato in prigione. Perché? Perché in quel Paese, finita la guerra si fece chiarezza con il Processo di Norimberga: da una parte i nazisti assassini, criminali da impiccare e dall’altra i cittadini che dovevano sapere quali erano i crimini di chi li aveva guidati per 12 anni.

In Italia niente Norimberga. Eppure di criminali ne abbiamo avuti! Caspita se ne abbiamo avuti! Ma chiarezza, appunto, non è stata mai fatta così che le italiche genti, ignoranti e smemorate, non sanno proprio cosa è accaduto, chi fu il criminale persecutore, chi il perseguitato. Ma perché da noi non si è fatta, non dico una Norimberga ma almeno una Frascati o una Valmontone? Perché i prodi e vigorosi americani avevano rapporti stretti con il Fascismo e con la Mafia.

Lo sbarco in Sicilia fu possibile senza gravi perdite perché guidato da Lucky Luciano. L’esercito USA avanzava preceduto da un carro armato su cui sventolava una bandiera azzurra. Era il segno di riconoscimento di Luciano ai picciotti. Gli yankee debbono passare e basta. E la mafia siciliana si organizzò perché nessuno si azzardasse a reagire. Per altri versi gli USA ebbero stretti rapporti con il fascista Junio Valerio Borghese, il comandante della X MAS (quel delinquente golpista del 1970, ricordate?). Doveva essere la testa di ponte che legava esercito USA e Fascisti.

Ma perché? Perché in Italia, contrariamente a quanto avvenne in Germania, vi era un forte movimento di resistenza a maggioranza comunista. Se l’Italia fosse stata liberata in queste condizioni e con i fascisti impiccati, come si sarebbe dovuto fare (come in Germania del resto), il Paese sarebbe diventato quasi certamente a guida comunista. Gli USA, prevedendo questo scenario e protetti dalla spartizione di Yalta, hanno difeso, sostenuto, foraggiato i fascisti (questo è il motivo della fucilazione immediata di Mussolini e gerarchi ... gli USA volevano quel prigioniero ma i partigiani sapevano di losche manovre che prevedevano addirittura un Mussolini reintegrato al potere).

Ebbene, tra i criminali fascisti, militari, da impiccare vi era Graziani (insieme a vari altri, come Roatta, Robotti, Badoglio, ...). Per quanto detto si salvarono, occorreva mantenere personaggi che avessero esperienza militare da usare eventualmente contro una sollevazione comunista.

Ma chi era Rodolfo Graziani? Molto in breve si può definire un macellaio con i deboli e dette sfoggio delle sue abilità a partire dalla Libia tra il 1921 ed il 1930 arrivando ad essere nominato da Mussolini in persona governatore della Cirenaica nel 1930 (incarico che mantenne fino al 1934). Si distinse per le deportazioni di massa e per sistemare centinaia di migliaia di libici, sospetti di collaborazione con la resistenza, in campi di concentramento (qui morirono decine di migliaia di persone per malattie e stenti e qui Graziani fu battezzato il macellaio di Fezzan.

Passò quindi a macellerie superiori durante la guerra d’Etiopia e la repressione della resistenza di quel Paese tra il 1935 ed il 1937. Utilizzò contro popolazioni inermi l’iprite, un gas micidiale, antesignano del napalm, del fosgene ed altri aggressivi chimici. Per titoli da carnefice conquistati sul campo fu nominato Maresciallo d’Italia e fu promosso viceré e comandante dell’esercito in Etiopia. Purtroppo scampò ad un attentato ma la sua tempra di valoroso si scatenò contro un monastero in cui presumeva si fossero rifugiati alcuni attentatori. Il risultato fu il massacro di circa 1500 monaci che seguì quello di varie migliaia di etiopi.

Tornato in Italia, nel 1938 firmò, insieme a Padre Agostino Gemelli e a tanti altri imbecilli, il Manifesto della Razza. Nel 1939 fu nominato da Mussolini Capo di Stato Maggiore dell’Esercito ed in questa veste inviato in Libia da dove ebbe l’ordine di invadere l’Egitto. Qui non si trattava più di combattere contro popolazioni male armate ma contro l’Esercito inglese. Ed infatti, nel 1940, fu duramente sconfitto per i suoi gravissimi errori tattici (oltre alle ingenti perdite, 130 mila dei nostri soldati furono catturati e tutto il materiale militare fu perduto).  Nel 1941 fu destituito per incapacità e codardia. Fu messo sotto processo (che in Italia non porta mai a nulla se è contro i potenti) e dimenticato per due anni.

La sua vita pubblica si concluse nel modo più inglorioso possibile: fu nominato Ministro della Guerra della Repubblica Sociale Italiana (RSI). Impose l’arruolamento obbligatorio pena la fucilazione per chi non si fosse subito presentato e firmò un manifesto di condanna a morte per ogni partigiano. Si arrese a Milano al IV Corpo d’Armata USA alla fine di aprile del 1945. Fu fatto prigioniero e vagò per varie carceri gestite da alleati. Nel 1948 fu condannato da un Tribunale italiano a 19 anni di reclusione (accusa solo di collaborazionismo con i tedeschi) con un condono spettacolare di 17 anni! Ciò gli permise di uscire subito dal carcere. Gli americani  e gli inglesi non fecero invece nulla contro Graziani perché non tennero in alcun conto tutta l’enorme quantità di documenti portati dal governo etiopico con particolare riferimento all’uso dei gas asfissianti (iprite).

Intanto Graziani aveva aderito al Movimento Sociale Italiano (MSI) costituitosi come erede del Fascismo nell’immediato dopoguerra. Nel 1953 divenne Presidente onorario di questo movimento ed in questa veste ricevette ad Affile, come no?, Andreotti, allora collaboratore di De Gasperi. I due si abbracciarono pubblicamente dando anche visiva mostra della continuità con il Fascismo.

In ogni caso le vicende del criminale Graziani meritano attenzione. Ho raccolto diversi articoli di vari storici e li propongo agli interessati: http://www.fisicamente.net/MEMORIA/index-1945.pdf.

(6 settembre 2012)


=== 2 ===


Affile, imbrattato mausoleo di Graziani
Montino: giusta espressione di dissenso


Rampelli: delinquenti. Per le scritte individuati e denunciati tre ragazzi


ROMA - Tre giovani di Subiaco sono stati denunciati con l'accusa di danneggiamento aggravato per aver imbrattato con vernicespray il mausoleo dedicato dal comune di Affile, in provincia di Roma, al generale repubblichino Rodolfo Graziani. Il sacrario dedicato al generale fascista, inaugurato lo scorso 11 agosto, aveva provocatopolemiche e sdegno in tutto il mondo.

Gli autori delle scritte sul sacrario dedicato al ministro della Guerra di Salò, noto anche per aver usato i gas contro libici ed etiopi e aver firmato il Manifesto della razza, sono stati hanno individuati i carabinieri della Compagnia di Subiaco. I militari dell'Arma, che hanno avviato indagini dopo una denuncia del sindaco di Affile, Ercole Viri, informa una nota dei militari, «sono riusciti in poche ore a scoprire gli autori delle scritte vandaliche fatte la notte scorsa con vernice spray sulle pareti del mausoleo e anche sugli scalini d'accesso. I tre - continua la nota - vestiti tutti di scuro, sono stati identificati mentre si stavano aggirando nei pressi di una via secondaria. Messi alle strette dai carabinieri hanno ammesso le proprie responsabilità. Tutti e tre sono stati denunciati con l'accusa di danneggiamento aggravato».

«La vergognosa campagna contro il Parco pubblico di Affile ha prodotto i primi suoi effetti. Un gruppo di delinquenti, coperto dalla notte, ha danneggiato il parco con vernici e scritte ingiuriose contro la Patria, il sindaco di Affile e Rodolfo Graziani», afferma in una nota il deputato del Pdl Fabio Rampelli. «Ognuno - prosegue - può avere le sue posizioni politiche, ma è necessario e doveroso condannare ogni forma di violenza e atti intimidatori, specie se compiuti contro rappresentanti pubblici e opere pubbliche. Siamo certi che il lavoro d'indagine che i carabinieri stanno conducendo in queste ore saprà rapidamente assicurare alla giustizia i responsabili».

«Prendo atto, e con piacere, che nel paese di Affile i giovani 
non la pensano come il Sindaco che ha voluto un sacrario per il generale fascista e repubblichino Rodolfo Graziani - commenta invece il capogrupo Pd in Regione, Esterino Montino -. Non mi pare che siamo di fronte ad atti di violenza, come dice il senatore Rampelli evidentemente d'accordo con questa opera della vergogna di cui hanno parlato i giornali di tutto il mondo oltre che quelli nazionali, ma ad una vivace e giovanile espressione di dissenso e rivendicazione dei valori della Costituzione italiana. Nulla di violento nemmeno nelle frasi scritte sul mausoleo con la bomboletta spray - continua Montino -. Penso che nei prossimi giorni mi recherò nel paese in Provincia di Roma per incontrare i cittadini. Quei ragazzi sono una speranza , non hanno imbrattato un luogo pubblico, non hanno usato violenza verso nessuno, ma rivendicato che la Costituzione prevede il reato di apologia del fascismo. Quel mausoleo questo è».

Mercoledì 12 Settembre 2012


=== 3 ===

Riproponiamo questo importante articolo, già messo in diffusione nel novembre dello scorso anno.


Claudia Cernigoi

IL PIANO GRAZIANI

Nel 1985 il giornalista Gaetano Contini pubblicò un “documento inedito” (1) redatto presumibilmente verso la fine del 1945 e firmato in calce da Aldo Gamba, all’epoca comandante del 1° Squadrone autonomo, un reparto della Polizia militare segreta sottoposto agli ordini del servizio segreto britannico FSS (Field Security section), con sede a Brescia (2).
Tale documento sarebbe stato scritto da un “informatore” di Gamba, che evidentemente lo ritenne attendibile se decise di inoltrarlo con la propria firma, ed è intitolato “Il piano Graziani per la resurrezione del fascismo”. 
L’informatore parte da una serie di circostanze: i documenti rinvenuti nell’archivio di Barracu (sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri della RSI, fucilato il 28/4/45 a Dongo) che fanno riferimento ad una organizzazione segreta costituita “per la salvezza del fascismo”; un considerevole deposito di armi trovato nello stabile di piazza San Sepolcro dove aveva avuto sede il Partito fascista; un altro arsenale scoperto pochi giorni prima a Trezzo d’Adda e quanto risultava da un processo svoltosi a Pavia “per documenti falsi” dove veniva confermata la “strabiliante offerta” avanzata dal maresciallo Rodolfo Graziani (allora ministro della guerra della RSI, già macchiatosi di crimini di guerra in Libia e in Africa Orientale) nel dicembre 1944 ai Comitati di liberazione (qui l’informatore non entra nei particolari ma si presume intenda parlare dei tentativi di collaborazione che delineeremo nell’esposizione successiva). 
L’informatore sostiene che questi dati “non hanno aperto che un sottile spiraglio di luce su un vasto diabolico progetto da lungo tempo predisposto e in esecuzione anche in tutto il periodo di lotta clandestino” ed a questo punto parla di una “riunione segreta” che si sarebbe svolta nell’ottobre del 1944 presso la sede della Legione Muti a Milano, riunione tenuta dal maresciallo Rodolfo Graziani alla quale presero parte “elementi politici” della RSI, che non erano “prefetti, gerarchi e pubblicisti”, ma i comandanti della legione Muti, delle Brigate nere, della GNR e due questori (uno dei due era il questore di Milano Larice, colui al quale Mussolini avrebbe consegnato una borsa prima di fuggire verso la Svizzera, con l’incarico di darla al comando della Brigata Garibaldi (3)), oltre ai capi dei servizi di spionaggio, i “torturatori e gli aguzzini”.
Graziani avrebbe loro delineato il progetto che intendeva realizzare, data ormai per sicura la sconfitta militare del fascismo, per la sopravvivenza politica del medesimo: le truppe germaniche si sarebbero ritirate, seguite dal grosso dell’esercito italiano, ma i “politici” (cioè i partecipanti alla riunione) sarebbero rimasti, “celandosi e camuffandosi per fare azione di sabotaggio nelle retrovie, opera di disgregazione all’interno dell’Italia” (sostanzialmente un progetto stay behind, ovvero la resistenza dietro le linee “nemiche”) perché (e qui l’informatore dice di riferire le parole di Graziani, da lui definito “iena”) “non è necessario vincere la guerra perché il fascismo e i fascisti possano, sia pure dietro altre bandiere, salvarsi”.
“Immettere il maggior numero di strumenti fascisti entro le nostre organizzazioni clandestine, mandando in galera gli antifascisti veri, scompigliando le loro trame, creare fino da allora forti posizioni fasciste entro le fila dell’antifascismo, preparare ingenti quantitativi di armi e denaro e poi, dopo il crollo del fascismo iscriversi in massa ai partiti antifascisti, sabotare ogni opera di ricostruzione, diffondere il malcontento, fomentare moti insurrezionali e preparare sotto qualsiasi insegna la resurrezione degli uomini e dei loro metodi fascisti”, scrive l’informatore. E poi riferisce le “particolareggiate, minutissime disposizioni” di Graziani: “organizzare delle bande armate che funzionino segretamente e che aggiungano altre distruzioni a quelle che prima di andarsene effettueranno i tedeschi, che esercitino in tutto il Paese il brigantaggio, che si mescolino alle manifestazioni popolari per suscitare torbidi. Ma soprattutto mimetizzati, penetrare nei partiti antifascisti e introdurvi fascisti a valanga, propugnare le tesi più paradossalmente radicali ed il più insano rivoluzionarismo, sabotare e screditare l’opera del governo e soffiare a più non posso in tutto il malcontento inevitabile”, in modo da suscitare “il rimpianto del fascismo” e permetterne il ritorno al potere.
Graziani avrebbe parlato anche delle “trattative che taluni elementi della corrente più moderata del fascismo, ed altri in malafede, cercavano di allacciare con gli esponenti della lotta clandestina, per addivenire ad un modus vivendi” che ponesse “tregua alla cruenta lotta fratricida”. Tali trattative, disse Graziani “vanno benissimo”, perché “dobbiamo avvicinare gli antifascisti, illudendoli con vaghi progetti di pace separata, di ritorno alla legalità ed alla libertà, di rivendicazioni socialiste, stabilire così molti contatti , scoprire le loro file ed i loro covi”, per poi arrivare ad una “notte di San Bartolomeo, con il preventivo sterminio dei preconizzati nostri successori” precisando però che “i tribuni” e “gli agitatori” andavano lasciati in pace perché “possono servire pure a noi”, ma per “decapitare il nemico” bisognava colpire “gli intellettuali veri, le competenze tecniche, le reali capacità politiche ed amministrative”.
Nel febbraio successivo, conclude l’informatore, si svolsero altre riunioni durante le quali Graziani avrebbe impartito gli stessi ordini a tutti gli iscritti, “raccomandando soprattutto la più vasta penetrazione entro i partiti antifascisti”. Di queste “tenebrose manovre”, aggiunge, sarebbe stato “tempestivamente” informato il SIM, invitato inoltre ad avvisare i partiti per sventare questo “tranello che si tendeva loro”. Ma i partiti invece “spalancarono senza alcuna precauzione le porte” ed il 25 aprile si videro “frotte di squadristi e di ex militari repubblichini tra i volontari della libertà”.

Fin qui il testo riportato nell’articolo di Contini. Altri dati in merito comparirebbero in un rapporto inviato a Mussolini dal Ministero dell’Interno (della RSI) il 21/3/45, con oggetto “costituzione di centri di spionaggio e di operazioni”, dove sarebbe scritto (4):
“il servizio politico della GNR ha creato nel suo seno un organismo speciale che funziona già e la cui potenza sarà accresciuta”. Questo servizio sarebbe composto da un ufficiale superiore (...) 16 osservatori corrieri, 18 agenti informatori per il territorio della RSI e 43 per “l’Italia invasa” (altri avrebbero detto “liberata”, ndr). “Ognuno di essi vive sotto una falsa identità scelta in modo da non destare alcun sospetto”. Il lavoro in atto al momento della redazione del rapporto sarebbe stato “l’insediamento di un gruppo incaricato della fabbricazione di carte e documenti falsi e alla creazione a Padova di un ufficio commerciale che assicuri la copertura ai nostri agenti”.
Gli autori di questo ultimo articolo commentano che Padova e il Veneto “venticinque anni dopo saranno al centro della strategia della tensione e dei suoi complotti, ed aggiungono che il rapporto avrebbe raccomandato, come coperture, “l’infiltrazione nel Partito comunista e nel CLN”. 
Sarebbe a questo punto necessario rileggere, tenendo presenti queste relazioni, tutta la storia della Resistenza e di quei fatti “strani” che accaddero a lato di essa, ma ci riserviamo di farlo in altra sede, più articolata. Ricordiamo soltanto che nell’Italia liberata dagli Alleati operarono da subito con attentati ed altre azioni armate, per destabilizzarne l’ancora precario equilibrio raggiunto, gli NP (Nuotatori Paracadutisti) della Decima Mas di Nino Buttazzoni, che nel dopoguerra fu contattato da agenti dei servizi statunitensi che gli offrirono una copertura (era ricercato per crimini di guerra) se avesse collaborato in funzione anticomunista.
Tornando alle infiltrazioni, ricordiamo la vicenda del “conte rosso”, Pietro Loredan, “partigiano” della zona di Treviso, i cui “occasionali rapporti con i partigiani erano guidati direttamente dai servizi segreti di Salò in piena applicazione, dunque, delle direttive contenute nel Piano Graziani” (5). 
Pietro Loredan, militante dell’ANPI e del PCI, risultò, in un appunto del SID del 1974, avere fatto parte di Ordine Nuovo nel periodo 1960-62 ed essersi iscritto nel 1968 al Partito comunista marxista leninista d’Italia, ed assieme al suo amico conte Giorgio Guarnieri (altro ex partigiano membro di una missione militare americana durante la guerra di liberazione) ebbe dei rapporti di affari con Giovanni Ventura ed i due “partigiani” utilizzarono le loro qualifiche per accreditare Ventura nell’ambiente della sinistra e favorirne la sua opera di infiltrazione (Ventura si iscrisse proprio al PC m-l per darsi una copertura a sinistra) (6). Inoltre alcune “voci” dissero che la villa di Loredan presso Treviso fosse servita come punto di ritrovo in preparazione del poi rientrato “golpe” di Borghese, ed in essa nel 1997, nel corso di lavori di restauro commissionati dal nuovo proprietario (l’industriale Benetton), fu trovato un deposito di armi.

Anche il ricercatore Giuseppe Casarrubea ha parlato del Piano Graziani, in relazione però alla vicenda di Salvatore Giuliano. Prima di essere ucciso, il “bandito” Gaspare Pisciotta aveva accennato ad un religioso, il frate benedettino Giuseppe Cornelio Biondi, che si sarebbe fatto pagare dalle autorità per la cattura di Giuliano ma “li avrebbe utilizzati per una colossale truffa a danno di un commerciante siciliano”. Biondi dipendeva da un monastero di Parma ma per un periodo aveva vissuto a Padova e Casarrubea scrive “Padova, ambiente frequentato dal monaco benedettino, era un centro di eversione anticomunista. Qui, il 21 marzo del 1945, in attuazione del piano Graziani, si era costituito il coordinamento della rete clandestina destinata ad operare dopo la sconfitta (...)” (7).

Facciamo ora un passo indietro, all’epoca in cui operava in Italia, come capo delle operazioni dell’OSS, il ventiduenne italo americano Max Biagio Corvo, che già dalla fine del 1942 aveva pianificato, con un dettagliato piano d’intelligence, l’occupazione della Sicilia dell’estate del ‘43 e la successiva liberazione dell’Italia. Corvo aveva arruolato i suoi più stretti collaboratori tra la cerchia di amici della propria città, Middletown, nel Connecticut, e tra essi vi era “Emilio Q. Daddario, atleta di eccezionali capacità della Wesleyan University” (8). L’università “wesleyana” fa riferimento alla chiesa metodista, all’interno della quale vi era una forte presenza massonica (9). 
Daddario, nome in codice “Mim”, arrivò a Palermo nel dicembre del 1943 ma rimase poco tempo negli uffici siciliani dell’Oss, dopo alcune settimane venne trasferito nel nuovo comando operativo di Brindisi con l’incarico di vice di Corvo. Nell’aprile del 1945 si trovava in Svizzera alle dirette dipendente di Allen Dulles, direttore dell’Oss per l’Europa e futuro capo della Cia. Corvo però lo richiamò in Italia per affidargli un compito assai delicato: la cattura di Mussolini e di alcuni ministri della Repubblica sociale di Salò in fuga sulle montagne piemontesi (10).
Lo storico Franco Fucci scrive che Daddario era stato reclutato “probabilmente per partecipare alle trattative di resa dei tedeschi in Italia” (e qui si inserisce l’Operazione Sunrise, cioè la trattativa condotta da Dulles, i servizi segreti svizzeri ed il comandante della SS Karl Wolff, che servì a mettere in salvo moltissimi criminali di guerra in cambio della rinuncia tedesca alla resistenza nel ridotto alpino); infatti il 27/4/45 fu tra coloro che presero in consegna a Como “tre importanti prigionieri di guerra il maresciallo Graziani, il generale Bonomi, dell’aviazione e il generale Sorrentino dell’esercito” e li portarono a Milano (11). 
Rodolfo Graziani fu posto in salvo da Daddario, con il consenso del generale Raffaele Cadorna (comandante in capo del CVL), leggiamo, e fu trasferito il 29/4/45 al comando del IV corpo d’armata corazzato americano di stanza a Ghedi (12) . 
Dopo la guerra Graziani scrisse una lettera direttamente a Daddario dal suo campo di prigionia ad Algeri il 15 giugno 1945, che riportiamo di seguito: 

Caro Capitano Daddario, 
le scrivo da questo campo. Desidero ringraziarti dal più profondo del cuore per quello che lei fece per me in quei momenti molto rischiosi. Non vi è alcun dubbio che io devo a lei la mia salvezza, durante i giorni del 26, 27, e 28 aprile. Per questo il mio cuore è pieno di ringraziamenti e gratitudine e non la dimenticherò mai per tutto il tempo che mi rimarrà di vivere, io sto bene in questo campo e vengo trattato con molto rispetto. Spero che Iddio mi assista per il futuro e che l’Umana Giustizia consideri il mio caso e lo giudichi con equità. La prego di scrivermi e assicurarmi che quanto le lasciai in consegna venne consegnato a destinazione. Mi faccia anche sapere se ha con lei il mio fedele Embaie (13) che la prego di proteggere e assistere. L’abbraccio caramente e non mi dimentichi. 
Vostro molto affettuosamente, Rodolfo Graziani.

A questo punto viene da chiedersi se tra le cose che Graziani “lasciò in consegna” a Daddario ci fossero anche le direttive del suo “piano”.


NOTE.
1) Documento pubblicato nella rivista “Storia Illustrata”, novembre 1985, dove leggiamo che è conservato nell’Archivio Centrale dello Stato di Roma, fondo Polizia Militare di Sicurezza, busta 2.
2) Contini scrive che la Fss era “dell’Oss” (la futura CIA), ma questo dato non è corretto.
3) In http://www.stampalternativa.it/wordpress/2007/06/04/tigre-dal-diario-in-poi-2/ ma si tratta di un dato senza conferma.
4) Usiamo il condizionale perché il testo che riportiamo è trascritto senza l’indicazione della posizione archivistica del documento in Italia Libera Civile E Laica = Italia Antifascista 21/3/11, “21 marzo 1945 – Salò, importantissimo documento dei servizi segreti della RSI da conoscere e condividere!!!”.
5) Così scrive Carlo Amabile nel sito www.misteriditalia.com.
6) “Del conte Guarnieri si era molto parlato durante l’inchiesta sulla cosiddetta pista nera, ed era stato indicato come il finanziatore di Freda e Ventura (...) si era poi accertata l’amicizia con Loredan, un nobile veneto che con i due neofascisti aveva avuto contatti diretti e frequenti”, leggiamo nel “Meridiano di Trieste” del 21/6/72. Guarnieri aveva anche una residenza a Trieste, e “il 14 maggio 1972, tre giorni prima di essere ucciso, il commissario Calabresi andò a Trieste per far visita al conte Guarnieri. L’accompagnava l’ex questore di Milano, Marcello Guida. Subito dopo i funerali, Guida tornò a Trieste da Guarnieri e stavolta si fece accompagnare dal prefetto di Milano, Libero Mazza” (M. Sassano, “La politica della strage”, Marsilio 1972, p. 168). Calabresi si fece accompagnare, oltre che da Guida, anche dal senatore democristiano Giuseppe Caron di Treviso, che era stato segretario del CLN della sua città.
7) https://casarrubea.wordpress.com/page/45/
8) Ezio Costanzo “Uno 007 in Sicilia”, “Repubblica” 20 luglio 2010.
9) In http://www.cassibilenelmondo.it/Max_Corvo.htm
10)Ezio Costanzo “Uno 007 in Sicilia”, “Repubblica” 20 luglio 2010.
11)F. Fucci, op. cit. p. 75.
12)http://www.treccani.it/enciclopedia/rodolfo-graziani_(Dizionario-Biografico)/ 
12)Embaie era un ascaro al servizio di Graziani.

novembre 2011




(Una rassegna dei finanziamenti NED in Serbia, diretti a 20 organizzazioni per una cifra totale che si aggira sul milione di dollari... Sullo stesso argomento si vedano anche i numerosi documenti e link raccolti alla pagina: https://www.cnj.it/documentazione/eversione.htm )


НЕД 20 невладиних организација у Србији финансирао са милион долара

СРБИЈА МЕЂУ 90 ЗЕМАЉА У КОЈИМА САД РЕАЛИЗУЈУ 1000 ПРОЈЕКАТА ПРЕКО НЕД ФОНДАЦИЈЕ


[PHOTO: Председник НЕД-а, Карл Гершман, уручује награду Џамелу Бетајебу, једном од вођа „арапског пролећа”]

  • У чему је логика ако се НУНС помаже са 31 500 долара, а НДНВ (Независно друштво новинара Војводине) са 289 800 долара?
  • Пешчаник 397 700 долара и Центар за међународно прививатно предузетништво (ЦИПЕ) са 256 569 долара - „тешкаши” по сумама којима је НЕД  помогао њихове активности

         ПРЕМА годишњем изваштају америчког НЕД (Национална задужбина за демократију) за 2011.годину, 20 невладиних организација у Србији примило је укупно милион долара за промоцију посебности „регија у Србији“, као што су Војводина и „Санџак“, за утицање на доношење закона, усмеравање новинара, борбу за децентрализацију, отварање форума о евро-атлантским интеграцијама.

         Ко финансира Независно удружење новинара Србије – НУНС, Истиномер, Пешчаник, Е-новине, НИП Врањске или ЈУКОМ - и зашто? Одговор стиже директно из пера америчких оснивача овог приватног фонда Конгреса САД.

         Асоцијација локалних независних медија „локал прес“

         40 000 долара

         Да настави са извештавањем о изазовима који су пред Србијом на путу демократске транзиције – на локалном нивоу. Зато ће 15 чланица Асоцијације произвести, разменити и објавити серију од 17 чланака у којима ће се разматрати различити аспекти процеса децентрализације у Србији и информисати грађане како (де)централизација утиче на њихове заједнице.

         Размена чланака, јавни округли сто и телевизијски програм ће проширити домет пројекта на целу земљу.

         Центар за развој цивилних ресурса

         40 586 долара

         Да настави да промовише слободу изражавања и поштовање различитости и људских права на југу Србије. Дата средства ће покрити оперативне трошкове алтернативног културног центра ове организације, који ће организовати серију од 16 дискусионих панела, округлих столова, изложби, радионица и јавних догађаја на тему људских права и недавних конфликата на Балкану.

         Центар за међународно прививатно предузетништво (ЦИПЕ)

         256 569 долара

         Да ојача „глас бизниса“ у „јавно – приватном дијалогу“ и да повећа капацитет српске пословне заједнице да учествује у процесу доношења закона.

         ЦИПЕ и његов партнер ће консултовати чланове регионалних трговинских комора о препрекама за обављање пословних активности и њиховим предлозима за реформе, помоћи ће им да се ангажују у лобистичким кампањама код владе и помоћи у надзирању статуса законодавних предлога.

         Центар за истраживање, транспарентност и одговорност

         48 750 долара

         Да промовише транспарентност и одговорност српског парламента.

         Центар ће надзирати заседања парламента, анализирати извештаје и ток рада парламента, пратити општи законодавни процес и трендове и бележити иступања индивидуалних посланика.

         Резултати надзора ће бити представљени на посебном сајту који ће бити повезан са револуционарним вебсајтом „Истиномер“ те организације.

         Центар ће такође организовати промотивне догађаје, држати прес-конференције и објављивати билтен ради даљег промовисања њених резултата у надзору.

         Центар је добио још 47 000 да настави да развија и промовише свој револуционарни веб сајтwww.istinomer.rs који служи као свеобухватна база података за проверу тачности политичких чињеница. Сајт пружа непартијска поређења и процене изјава  званичника и њихове наступе у Србији.

         Веб сајт ће бити проширен тако да укључи анализе које ће подносити НВО активисти и новинари у десет градова, које ће Центар обучити да надгледају рад и изјаве власти и званичника на локалном нивоу.

         Е новине

         41 850 долара

         Да промовишу више професионалне и етичке стандарде у новинарству у Србији и региону.

         Током девет месеци особље Е новина и новинари сарадници ће производити око 15 аналитичких текстова месечно за on line дневник www.e-novine.com како би подигли свест о улози медија током ратова деведесетих година, и како би охрабрили јавну дебату о тренутној медијској ситуацији у региону.

         Пешчаник

         397 700 долара

         Да настави да охрабрује јавну дебату о најважнијим друштвеним, политичким и економским темама везаним за српску демократску транзицију, као део популарног мултимедијалног програма који представља форум за отворену дискусију истакнутих законодаваца, грађанских и политичких лидера, новинара и академика. Пешчаник ће за ово користити НЕД фондове да настави са производњом свог највише рангираног недељног радио-програма и свог интерактивног политичког е–часописа: www.pescanik.net

         Отприлике 32 радио програма и 75 чланака ће бити произведени и објављени.

         НУНС

         31 500 долара

         Да настави да омогућава независно извештавање у Србији.

         Кроз свој Центар за истраживачко новинарство (ЦИНС), Удружење ће наставити да промовише концепт независног извештавања и повећати вештине младих новинара да производе квалитетне истраживачке чланке.

         ЦИНС ће огранизовати семинар, у трајању од 12 недеља, за истраживачко новинарство за 30 и приправништво за групу од 10 одабраних младих новинара. Најбољих пет ће добити стипендије да произведу истраживачке чланке.

         НДНВ (Независно друштво новинара Војводине)

         289 800 долара

         Да настави да обезбеђују форум за јавни дијалог о кључним питањима са којима се суочава српска демократска транзиција.

         НДВД ће организовати 6 панела о децентрализацији у Србији и одржаће тренинг-семинар за новинаре и уреднике који се баве овим темама.

         Додатно, НДВД ће надоградити и наставити да одржава веб сајт www.autonomija.info , важан извор вести и форум за јавну дебату.

         ЈУКОМ (Комитет правника за људска права)

         44 700 долара

         Да отвори дебату и промовишу идеје уставне реформе у Србији. ЈУКОМ ће анализирати недостатке актуелног устава у погледу владавине, владавине закона и људских права и предлагати амандмане који су неопходни да се устав поравна са ЕУ стандардима.

         Са партнерским организацијама, ЈУКОМ ће јавно промовисати своје закључке и заговарати усвајање препоручених амандмана.

         Миленијум

         29 900 долара

         Да настави промоцију демократских вредности и да настави да подстиче јавну дебату међу грађанима централне Србије о најважнијим социјалним, економским и политичким темама у вези са евро-атлантским интегацијама Србије.

         Миленијум ће организовати серију од 15 филмских пројекција и ТВ дебата у 9 различитих српских градова, што ће омогућити форум за отворену дискусију истакнутих законодаваца, грађанских и политичких лидера, новинара и интелектуалаца пред живом публиком.

         Национална коалиција за децентрализацију

         43 950 долара

         Да настави да унапређује процес децентрализације у Србији изграђујући подршку јавности за реформу локалне власти и децентрализацију.

         Користећи моћ нових и традиционалних медија, коалиција ће организовати мултимедијалну кампању, осмишљену да мотивише обичне грађане да учествују у процесу унапређивања децентрализације.

         Кампања ће укључити серију ТВ програма „он лајн“ такмичење, штампане и електронске билтене и друге форме отварања ка грађанима и њиховим изабраним представницима.

         НИП Врањске

         20 000 долара

         Да истраже, произведу и објаве 24 велике теме односно чланке који се тичу кључних политичких, социјалних и економских питања од значаја за етничке заједнице на југу Србије.

         Нудећи висококвалитетне, избалансиране и актуелне информације од општег интереса за све грађане, Врањске ће наставити да подстичу дијалог и граде поверење између албанске и српске заједнице у овој проблематичној регији.

         Школа новинарства Нови Сад

         58 000 долара

         Да спроведе широку кампању која има за циљ подизање јавне свести о превази корупције у кључним јавним аренама – као што су политика, здравство и образовање.

         Кампања, која ће бити спроведена у 4 земље југоисточне Европе ће циљати на омладину и у њу ће бити укључене креативне студентске акције, медијске продукције и регионални форуми.

         У оквиру ширег, вишегодишњег пројекта, средства НЕД ће бити искоришћена за спровођење активности у Србији.

         Регионални центар за мањине

         29 800 долара

         А подигне јавну свест и охрабри адекватну примену антидискриминаторног законодавства у Србији. Центар ће организовати тренинге да изгради капацитете локалних организација за људска права који ће покретати питања дискриминаторног понашања и праксе, надгледати рад релевантних регулаторних тела, промовисати препоруке за унапређену примену закона,

         Истаживачки центар Лесковац

         38 000 долара

         Да настави да изграђује вештине студената активиста на југу Србије и да им омогући да играју значајнију улогу у промовисању питања који се односе на омладину у овом неразвијеном региону. Пројекат ће бити спроведен у две јужне општине Јабланица и Пчиња, укључиће три тренинга, 15 радионица, шестодневни семинар, серију средњошколских дебата, допуњених месечном публикацијом коју припреме учесници.

         Урбан ин

         38 000 долара

         Да охрабри јавну дебату о најважнијим политичким, економским и социјалним темама које се односе на проблематичну регију Санџака.

         Урбан ин ће организовати 8 јавних дебата, које ће бити ТВ емитоване и које ће омогућити форум за оторену дискусију власти, цивилних и политичких лидера, новинара и интелектуалаца пред живом публиком.

         Урбан ин ће организовати три догађаја за промоцију регионалног дијалога  и сарадње са активистима из суседних држава.

         Војвођанка – регионална женска иницијатива

         50 000 долара

         Да настави да подстиче јавну дебату о људским правима и да подижу свест о људским правима. Шесте године, Војвођанка ће организовати Фестивал људских права – VIVISECTfest у 13 градова у Србији.

         Храбрим коришћењем фотографија и документараца, фестивал даје јединствен оквир за дебату о питањима која су важна за демократизацију западног Балкана.

         Очекује се да ће више од 6000 људи посетити фестивал „Освајање слободе“ у 2011.

         Омладински центар ЦК 13

         26 986 долара

         Да спроведе мултимедијални програм едукације који промовише омладински активизам и поштовање различитости у српској покрајини Војводини.

         ЦК13 ће организовати серију од најмање 40 радионица, наступа, публикација и других активности, представљајући младим људима другачија средства за изражавање и обезбеђује им вештине да обликују јавну дебату на нов и креативан начин..

         Центар ће, такође, обезбедити форум за јавни дијалог о осетљивим питањима са којима се суочава омладина у Војводини.

         Иницијатива Зајечар

         48 900 долара

         Да настави да промовише омладински активизам у јужној Србији оснажујући средњошколске парламенте и омладинске НВО, омогућавајући им да играју значајнију улогу у питањима која се односе на омладину.

         Иницијатива ће организовати тренинге  да помогне младима да се више укључе у своју заједницу и дати мале донације до 3000 долара за око пет организација у тимочкој регији.

         Србија је, иначе, међу чак 90 земаља у којима САД реализују 1000 пројеката преко НЕД фондације.

 

           Диана Милошевић




Inizio messaggio inoltrato:

Da: "Comitato antifascista e per la memoria storica - Parma" <comitatoantifasc_pr @ alice.it>
Data: 11 settembre 2012 12.01.33 GMT+02.00
Oggetto: un altro 11 settembre


l'11 settembre 1973 in Cile il golpe fascista sostenuto dall'amministrazione USA, dal segretario di stato Henry Kissinger, che col massacro di migliaia di cileni pose fine al Governo di sinistra, democraticamente eletto, di Unidad Popular guidato da Salvador Allende. Un'esperienza politica avanzata di democrazia e socialismo, quella di Unidad Popular, che avrebbe potuto cambiare il corso della storia del Cile, avere ripercussioni internazionali, essere d'esempio per diversi altri Paesi del mondo.  
Nel gennaio '78 il Comune di Parma ha conferito la cittadinanza onoraria a Kortensia Bussi De Allende,  vedova del Presidente Allende, Luis Corvalan Lepe, segretario del Partito Comunista Cileno, Bernardo Leighton Guzman, dirigente antifascista della Democrazia Cristiana cilena.

Inti Illimani  "Ya parte el galgo terrible" (YouTube):  http://www.youtube.com/watch?v=6m_AotV9X1M

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Ma gli 11 settembre, entrambi, sono lontani


Posted By Gennaro Carotenuto On 11 settembre 2012

A 39 anni di distanza dall’11 settembre 1973 e 11 da quello del 2011 è oramai consolidato un dannoso antagonismo tra le due ricorrenze. Il ricordo dell’11 settembre 1973, l’abominio di un colpo di stato contro il governo democratico cileno presieduto da Salvador Allende, eterodiretto dagli Stati Uniti (nella foto il sicario Pinochet stringe la mano al mandante Kissinger), è osteggiato dal complesso mediatico-industriale fino a rappresentarne la volontà di commemorarlo come una provocazione, un’offesa alle vittime dell’11 settembre ‘ufficiale’.

Il ricordo del più grande singolo atto terroristico della Storia, quello di New York, continua intanto a essere rappresentato come il più straordinario esempio di “uso pubblico della Storia”. Appare sempre più chiaro che invece i due eventi sono intimamente legati e fondativi della nostra contemporaneità.

Un’ideologia iniqua, razzista e criminale, il neoconservatorismo, fu infatti capace di usare gli atti terroristici dell’11 come il nascente Terzo Reich fece con l’incendio del Reichstag nel 1933. Il terrorismo, come spesso accade, fu stabilizzante. Furono demonizzate, col pretesto di questo (Genova ne fu illuminante antefatto), le ragioni dei critici di un modello economico e sociale i guasti del quale erano già sotto gli occhi di tutti. Il delirio millenarista dei neoconservatori ebbe il pretesto per mettere a ferro e fuoco mezzo mondo. Ben peggio avrebbe fatto, basta ricordare l’allucinante “Asse del male latinoamericano da colpire” o i 40-50 paesi da attaccare millantati da Donald Rumsfeld, se ne avesse avuto il tempo.

Nel giro di pochi anni non un solo leader di quella stagione politica (Bush, Rumsfeld, Tony Blair, José María Aznar, Silvio Berlusconi), a dimostrare in che mani fossimo, mantiene un minimo di credibilità e onorabilità. Riuscirono solo, a prezzo d’inenarrabili tragedie, a dare ancora un po’ di benefit ai loro grandi elettori, stringendoci a coorte nella solidarietà a quel modello che ergevano a simbolo stesso di un Occidente sotto attacco, e che in quella identificazione veniva umiliato. Era così forte, stridente, volgare, la correlazione tra quegli attentati e l’uso pubblico di questi da essere per molti sospetta. Un decennio dopo, i fondamentalismi contrapposti, quello islamico e quello protestante, entrambi oscurantisti e suprematisti, sono impantanati. L’esportazione della Jihad attraverso le bombe non ha prosperato come non ha prosperato la pretesa di usare la supremazia militare per imporre il predominio degli Stati Uniti e dei satelliti di questo sul mondo.

In particolare per il fondamentalismo protestante la nemesi fu feroce. Pretendevano di usare l’11 settembre addirittura per far finire la Storia e imporre a tutto il pianeta il loro modello sociale ed economico e disporre, attraverso l’imposizione con la forza di governi servili (come col fallito golpe in Venezuela dell’11 aprile 2002), di risorse per un altro giro di giostra. Ancora questa settimana un povero cristo è morto a Guantanamo, la base militare statunitense in territorio cubano occupato illegalmente da più di mezzo secolo. Stava lì da oltre dieci anni e non era mai stato incriminato di alcunché, a dimostrazione che al neoconservatorismo di esportare democrazia e stato di diritto non importasse affatto.

La realtà li ha smentiti nelle loro frenesie da dottor Stranamore. Intere regioni del pianeta non rispondono più e quelle che rispondono, come l’Europa, sono in affanno. Neanche i talebani afghani sono stati sconfitti con le armi. I regimi rovesciati, dall’Iraq alla Libia, hanno lasciato spazio a simulacri di democrazia. L’Occidente, nel breve volgere di un decennio, non è più il centro del mondo ma un frammento del mondo multipolare. La Cina, l’India, interi continenti come l’America latina, concertano cammini autonomi senza riconoscere primogeniture. Di “nuovo secolo americano” non parla più nessuno. L’FMI, lungi dall’aver smesso di fare disastri, non è più egemone. Perfino il G8, che ancora a Genova si atteggiava a governo del mondo, è stato di fatto sostituito dal G20, istanza imperfetta ma più rappresentativa, in attesa che le Nazioni Unite cambino o periscano. Soprattutto, la crisi strutturale del modello neoliberale morde lo stesso Occidente. I tecnocrati chiamati al governo applicano le stesse ricette che hanno portato al disastro. Nelle periferie di questo, dal Messico alla Grecia, si palesa come incubo la fine del lavoro evocata da Jeremy Rifkin come sogno meno di vent’anni fa.

Lo spettro della fine del lavoro, che vuol dire fine dell’aspettativa di vita degna per moltitudini di persone, ci riporta al punto di partenza. Fu per risolvere armi alla mano il conflitto tra capitale e lavoro che fu bombardato il palazzo della Moneda a Santiago del Cile quell’11 settembre di 39 anni fa. Arrivarono i Chicago Boys, gli economisti neoliberali venuti dal Nord, che poterono sperimentare sulla carne viva dei lavoratori cileni torturati le loro teorie. Non risolsero ma pretesero di cancellare tale conflitto, incarnato dalla figura alta di Salvador Allende, come cancellarono le libertà sindacali e i diritti umani. Fu con le bombe alla Moneda che si aprì la stagione che portò al delirio d’onnipotenza neoconservatore, attraverso il reaganismo, il thatcherismo, il neoliberismo reale. Proprio in America latina arrivò a indurre carestie in paesi ricchissimi come l’Argentina. Infine, attraverso l’uso strumentale dell’11 settembre 2001, vollero le “guerre infinite” e seminarono la gramigna del nostro presente di declino.

Oggi, nonostante la figura di Allende si stagli ancora per etica, statura politica, visione della complessità, è lontano il Cile dell’Unidad Popular, il Cile dei sindacati e delle organizzazioni di classe, il Cile dell’universalità dei diritti al quale davamo il nome di Socialismo. È lontano ma è allo stesso tempo vicino, come testimoniano i governi integrazionisti latinoamericani e nello stesso Cile gli enormi movimenti studenteschi. È vicino perché, con quel golpe ignominioso, non fu messa fine a un’esperienza di governo in un paese periferico, ma si cancellò una possibilità concreta di progresso per sperimentare e imporre il modello che portò a infinite ingiustizie. È lontano l’11 settembre 1973, ma il Cile popolare ha ancora molto da insegnare. Al contrario il modello dell’11 settembre è davvero al capolinea.



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Skull and bones e la Massoneria contro il Cile?

Ricordando l’11 settembre 1973

di Claudia Cernigoi

La mattina dell’11 settembre 1973 a Santiago del Cile un colpo di stato militare, foraggiato dal governo degli Stati Uniti d’America, mise fino al sogno cileno, al governo progressista e riformista di Salvador Allende, che stava cercando di realizzare il socialismo con mezzi democratici.
Non gli fu permesso: nazionalizzare i mezzi di produzione sottraendoli ai capitalisti, soprattutto stranieri, per ridistribuire la ricchezza a tutto il popolo cileno in modo da garantire una vita decente a ciascuno, fu osare troppo. Allende fu ucciso dai golpisti mentre difendeva il proprio posto al palazzo presidenziale, migliaia di cittadini furono uccisi sommariamente in quei giorni, decine di migliaia imprigionati, torturati, internati in campi di detenzione. Erano sindacalisti, militanti, studenti, lavoratori, intellettuali, casalinghe, contadini. Ed il Cile precipitò in un incubo che durò per vent’anni.

I servizi statunitensi iniziarono a preparare la deposizione di Allende subito dopo la sua vittoria elettorale, (settembre 1970), dopo non essere riusciti ad impedirla. Il capo della stazione della Cia a Santiago nel 1970 era Dino Pionzio, un italo-americano membro dell’associazione Skull & Bones (letteralmente Teschio e Ossa, infatti il loro simbolo sembra quello dei pirati), una sorta di confraternita creata presso l’Università di Yale nel 1832, e della quale si dice sia il luogo in cui vengono formati coloro che sono destinati a determinare la politica degli Stati Uniti. Moltissimi dirigenti della Cia furono membri della Skull & Bones, così come ne fanno parte sia l’ex presidente George Bush, sia il suo concorrente democratico alle elezioni nel 2004, John Kerry.
Heinz Duthel, autore tedesco di una storia della Massoneria cita Pionzio come massone, particolare che ci ricorda che anche Allende era massone, così come era massone Pinochet, e che a questo proposito si dice che la responsabilità del golpe sarebbe da attribuire a Fidel Castro, iscritto alla stessa loggia di Allende e Pinochet, e che avrebbe detto ad Allende che poteva fidarsi del generale (teoria di Pierre Kalfon, più volte smentita).
In realtà noi abbiamo trovato che Allende era Maestro della Loggia Hiram 66 di Santiago (in “la Massoneria” delle edizioni Demetra) mentre Pinochet avrebbe aderito alla Loggia Vittoria n. 5 tra il 1941 ed il 1942 (“il Mastino” in http://www.papalepapale.com/develop/controstoria-imbarazzante-di-allende-massone-e-nazicomunista-parte-2/, articolo peraltro molto poco condivisibile), quindi se siano appartenuti alla stessa loggia può anche essere dubbio, però rimane il problema del ruolo che la massoneria ebbe nel golpe, considerando che alcuni fratelli massoni cospirarono per eliminare un altro fratello massone.
O forse furono proprio le scelte politiche ed economiche di Allende ad essere viste dai suoi confratelli come un tradimento nei confronti della comune consociazione, ed a provocare quindi una reazione così violenta ed efferata nei suoi confronti? 
Ricordiamo qui l’intervento di Allende alle Nazioni Unite nel 1972: 
“Ci troviamo davanti a un vero scontro frontale tra le grandi corporazioni internazionali e gli Stati.
Questi subiscono interferenze nelle decisioni fondamentali, politiche, economiche e militari da parte di organizzazioni mondiali che non dipendono da nessuno Stato.
Per le loro attività non rispondono a nessun governo e non sono sottoposte al controllo di nessun Parlamento e di nessuna istituzione che rappresenti l'interesse collettivo.
In poche parole la struttura politica del mondo sta per essere sconvolta.
Le grandi imprese multinazionali non solo attentano agli interessi dei Paesi in via di sviluppo, ma la loro azione incontrollata e dominatrice agisce anche nei paesi industrializzati in cui hanno sede.
La fiducia in noi stessi che incrementa la nostra fede nei grandi valori dell'umanità, ci da la certezza che questi valori dovranno prevalere e non potranno essere distrutti.”
Questo il motivo per cui Allende fu assassinato. Perché le “organizzazioni mondiali che non dipendono da nessuno Stato” non potevano permettere che la sua politica prendesse piede, non potevano permettere che si minassero i loro interessi.
Abbiamo voluto riproporre il discorso di Allende a distanza di quarant’anni perché ci sembra ancora del tutto attuale e condivisibile e per non perdere la memoria di un uomo coraggioso ed altruista, che il poeta uruguayano Mario Benedetti definì “uomo della pace”.

Settembre 2012