Informazione


Ancora su Il Piccolo e il razzismo geografico

1) L’essenza “balcanica” e lo “strano ordine” (cronachediordinariorazzismo.org)

2) La risposta del Direttore del Piccolo alla lettera di Giorgio Ellero, e la replica

Si vedano le lettere inviate a Il Piccolo da G. Ellero e C. Cernigoi per l'articolo di cronaca nera che alludeva a una presunta innata "ferocia balcanica":


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6/9/2012

L’essenza “balcanica” e lo “strano ordine”

Nella notte del 19 agosto, a Lignano Sabbiadoro, due coniugi, Rosetta Sostero, 65 anni e Paolo Burgato, 69, sono stati uccisi nella loro villa. Che si sia trattato di un delitto orribile, le cronache locali e nazionali non lasciano alcun dubbio. Quello che però non convince è l’accanimento che emerge in alcuni articoli nel voler rintracciare a tutti i costi una “pista etnica”, prima ancora che vi sia una qualche indicazione sicura da parte degli inquirenti. Così in diversi casi, ci si concentra sulle cosiddette “bande di stranieri”. Dopo aver consultato diverse testate on line, ci siamo resi conto che la “vulgata” della pista straniera e per giunta, diremmo, anche sessista (poi vedremo perché) è presente in diversi articoli. Vediamo come.

Un “illuminante” articolo de Il Piccolo (Lignano, un supertestimone ha visto gli assassini, del 22/8/20012), comincia, dopo alcuni giorni confusionari di ipotesi e smentite, ad elaborare una propria tesi: “Da un lato, infatti, ci sono quei tagli alla gola (chiamati sorriso di Allah), tipiche delle esecuzioni che avvengono nel mondo islamico. Dall’altro un modus operandi in generale che fa pensare a formazioni criminali di estrazione balcanica o dell’Est Europa” (stesse parole riprese anche da “Il Messaggero Veneto”, nello stesso giorno). Il Piccolo ritorna sull’argomento il 25/8/2012 (Lignano, anche una donna nella banda omicida. Secondo gli inquirenti l’ordine lasciato nella villetta dei Burgato farebbe pensare a una presenza femminile all’interno del commando), dove all’ipotesi “etnica” si aggiunge quella “sessista” (vedi il titolo!): “Le persone che stanno dando a quest’indagine un respiro molto ampio che, naturalmente, guarda anche Oltreconfine visto che al momento una delle ipotesi più accreditate è che il massacro porti la firma di una certa criminalità balcanica”. E ancora (Lignano, prelievi di saliva per arrivare ai killer, del 26/8/2012): “Si sonda nel giro delle bande di ladri e di rapinatori che, provenienti da Paesi dell’Europa dell’Est, fanno base nella regione veneta, da dove poi si spostano per compiere reati in zone limitrofe e tornare in regione. Una delle ipotesi, la matrice balcanica, tenuta già in considerazione, valutando le modalità e l’estrema violenza del duplice fatto di sangue, facendo pensare alla totale mancanza di scrupoli e del benché minimo rispetto per la vita umana”.

La stessa tesi è ripresa dal quotidiano.net in due articoli: uno pubblicato il 26/8/2012 (Coniugi uccisi a Lignano, tracce di due estranei nel garage della villetta), dove si precisa che “due testimoni avrebbero visto un furgone con targa di un paese dell’Est parcheggiato davanti alla villetta con accanto un uomo alto, tatuato, a torso nudo, con indosso pantaloni militari e con accento dell’Est”; e l’altro pubblicato il 27/8/2012 (Delitto di Lignano, coniugi torturati: ad agire furono un uomo e una donna): “Sono stati infatti isolati due diversi tipi di dna: uno maschile e uno femminile. Si rafforza, intanto, l’ipotesi che i materiali esecutori possano essere di origine balcanica. Con i risultati del Dna, prende dunque forza l’ipotesi della presenza anche di una donna nella villetta. Elemento che gli investigatori ricavano dall’aver trovato uno ‘strano’ ordine nelle stanze”.

Anche il quotidiano “La Repubblica”, nell’articolo del 28/8/2012, non è da meno (Lignano, una donna tra gli aguzzini della coppia): “La borsa della signora Rosetta era chiusa ma forse, anche in questo caso, qualcuno ci ha rovistato dentro e poi si è preoccupato di richiuderla o l’ha richiusa nel gesto automatico che spesso capita alle donne (…) Qualcuno ha visto un uomo robusto, coi capelli rasati, che si lavava le mani in strada, mentre vengono smentiti altri elementi come i tatuaggi, la tuta mimetica, gli anfibi, la parlata slava (…)” E tuttavia l’articolo prosegue “Una tortura imposta dai malviventi – forse già in fuga verso i vicini Balcani – per scoprire il nascondiglio del tesoro di famiglia”.

Anche “Il Secolo XIX”, il 2/9/2012 commenta la notizia (Giallo di Lignano, indagini su un circo), raccontando di una nuova “pista”, ovvero quella dei circensi passati in città per uno spettacolo in programma nella data del delitto: “Secondo gli investigatori gli assassini potrebbero essere di origine balcanica, e tra i lavoratori del circo non mancano quelli di origine slava. «Un semplice controllo, e tutti i prelievi sono stati spontanei», sottolineano gli investigatori. «I carabinieri in borghese – riprende il suo racconto Attilio Bellucci – si sono messi tutti attorno alle roulotte, mentre quelli in divisa ci hanno chiesto di uscire e di riunirci. Hanno prelevato a tutti, tranne i bambini, le impronte e il Dna: sono stati gentili e abbiamo collaborato. Poi hanno controllato ogni roulotte, senza portare via nulla. Non avevano sospetti su qualcuno in particolare, ci hanno solo chiesto se avevamo un furgone di un certo modello e colore, e noi non l’abbiamo».

Potremmo proseguire riportando altri esempi, ma ci sembra che questi possano bastare per invitare, ancora una volta, la stampa a prestare una maggiore attenzione. Ci sembra infatti che gli articoli sopra citati sconfinino pericolosamente nella stigmatizzazione delle persone che appartengono o provengono a/da una intera area geografica, alle quali viene attribuita una propensione alla devianza, a prescindere. Come d’altronde, sembra assurda l’associazione tra il coinvolgimento di una donna nell’omicidio e “l’ordine” che avrebbe contraddistinto il luogo del delitto.


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Inizio messaggio inoltrato:

Dice il Direttore - Re: Il Piccolo e il razzismo geografico
 Inviato da: Giorgio Ellero
 Mar 4 Set 2012 7:01 pm
 
 
 La risposta del direttore de Il Piccolo e la mia replica. 
 La sua disponibilità a pubblicare la mia prima lettera, cui non si dà seguito per mere cause tecniche, mi autorizza implicitamente a pubblicare la sua risposta. 
 
 G.E.
 
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Se queste sono le Vostre motivazioni, che mi sforzo di reputare veritiere e sincere, avete usato degli INDIZI trapelati dagli inquirenti per criminalizzare un'intera regione europea, e  questo va ben oltre il limitatarsi "a raccontare ai nostri lettori tale percorso di indagine". 
Ritengo questa Sua quindi, una ammissione di colpa o dolo, e come tale la accetto e archivio. 
Stento a crederci, però, visto che gli scritti razzisti da me segnalati compaiono nel giornale domenica 26 agosto, dove si annuncia l'AVVIO della raccolta su vasta scala di campioni di DNA presso i giostrai del circo, gli operai della ditta di famiglia in fallimento e nella cerchia di amici-conoscenti delle vittime, per poi confrontarli con ciò che avevate in mano Voi e gli inquirenti domenica scorsa: un capello, una cicca e poco altro, come pure riportato nel giornale di oggi, a 10 gg di distanza. Il che, a meno di essere preveggenti, è molto poco per imputare il tutto ad una fantomatica banda migrante dal Veneto di gentaglia balcanica dalla ferocia inumana, per poi usarlo per criminalizzare una complessa Regione europea vasta, Romania esclusa, due volte l'Italia (A proposito di crudeltà etno-geografica, di cinismo, di scrupoli e di rispetto per la vita umana: si tratta della stessa Italia che bombarda OGGI gli Afghani con gli AMX come ieri i Balcani con i Tornado, ma questo è un altro discorso, scomodo e che non fa vendere e quindi non va scritto su Il Piccolo, vero?). 
Noto inoltre che sul giornale di ieri 3 settembre la "pista balcanica" scompare, e il tenore del pezzo è asciutto e corretto, come pure nell'articolo odierno firmato di nuovo da Laura Borsani: avete cambiato idea Voi oppure gli inquirenti? 
 
 Dist. saluti
 Giorgio Ellero 
 
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 On 4 Sep 2012 at 12:37, Segreteria wrote:
 
Buon giorno signor Ellero. Non avrei alcuna obiezione concettuale a pubblicare la sua lettera, che per tanti versi contiene critiche molto stimolanti. Ma la lunghezza del testo rappresenta un ostacolo oggettivo, poichérichiederebbe all'incirca una intera pagina. 
Detta la premessa, non desidero però sfuggire al nocciolo della sua contestazione e dunque le propongo una succinta replica. I giornali di frequente - in rapporto a vicende di cronaca nera di particolare delicatezza - possonomettere solo in parte per iscritto il complesso dei materiali di cui dispongono. Se altrimenti agissero, va da sè che potrebbero nuocere al processo delle indagini. In questo senso, quando negli articoli da lei stigmatizzati indichiamo che la pista principale degli investigatori ha a che fare con una banda di criminali di origini balcaniche, non formuliamo alcun astratto giudizio o pre-giudizio di carattere razzistico geografico. In buona sostanza, in base ai risultati delle analisi sul Dna dei reperti rinvenuti sul luogo del delitto a Lignano, gli inquirenti ritengono vi sia un ambito da privilegiare. E noi ci siamo limitati a raccontare ai nostri lettori tale percorso di indagine.
 
 Un saluto cordiale
 
 Paolo Possamai
 
 
 Paolo Possamai 
 Direttore

 Il Piccolo
 Quotidiano fondato in Trieste nel 1881
 Gruppo Editoriale l'Espresso
 Telefono: 040.3733298 (segreteria)
 Via Guido Reni, 1
 34123 TRIESTE 
 segreteria.redazione@...
 



Sette anni fa moriva Sergio Endrigo

Nell'anniversario della morte del grande Sergio Endrigo, il cantautore nato a Pola nel 1933, vogliamo ricordarlo con le sue canzoni più "jugoslave".


La famiglia di Endrigo aveva optato per l'emigrazione in Italia nel 1947, in base a quanto previsto dal Trattato di Pace (1). Da poeta quale poi divenne, Endrigo seppe tramutare le memorie lontane della sua infanzia nella nostalgia struggente della canzone "1947", dedicata alla sua città natale; ma da amico della pace e della fratellanza fra i popoli (2), e particolarmente amico dei popoli della Jugoslavia, egli continuò a frequentare quelle terre, anche quando era all'apice della sua carriera, partecipando tra l'altro al festival della Canzone di Spalato, e con innumerevoli apparizioni televisive e radiofoniche sui canali jugoslavi. 

Fu amico personale di Arsen Dedić, grande cantante dell'altra sponda adriatica, e con Ivan Pavičevac (3) imparò a pronunciare correttamente i testi in lingua serbocroata delle canzoni che presentava al pubblico jugoslavo.

Da vivo, Endrigo non si definiva "esule". E non si sarebbe mai prestato a quelle strumentalizzazioni di grande squallore sulla sua vicenda personale, iniziate solo di recente da settori revanscisti-irredentisti istriano-dalmati. Le speculazioni su "Endrigo esule" sono possibili solo post-mortem poiché in vita Endrigo fu piuttosto un internazionalista, un antifascista, tra l'altro militante del Partito Comunista Italiano (4), e di sicuro non le avrebbe mai gradite, tantomeno alimentate! Esse sono solamente il segno del cinismo dei tempi in cui viviamo: per un ventennio prima della sua morte, Endrigo era stato quasi dimenticato e pressoché espulso dai palcoscenici "che contano"; dopo la sua morte, qualcuno se ne approfitta perché lui, Endrigo, non può più parlare.

Ma al suo posto parlano le sue canzoni, che vi proponiamo di seguito.

(a cura di I. Slavo per JUGOINFO)

(1) TRATTATO DI PACE CON L’ITALIA (10 FEBBRAIO 1947):
Il testo originale in inglese completo anche degli allegati dal VI al XVII si può scaricare qui:
(2) Fu legato a Cuba - tanto da creare una canzone sui versi della "Rosa bianca" di José Martì - e più in generale all'America Latina.
(3) Pavičevac è attualmente presidente del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - onlus.
(4) Sul tema si veda ad esempio:
Il ricordo di Aldo Garzia su Liberazione del 9 settembre 2005
Il ricordo di Leoncarlo Settimelli su l'Unità dell'8 settembre 2005

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Arsen Dedić i Sergio Endrigo - Spletka pjesama

Sergio Endrigo - Više te volim (1970)

Sergio Endrigo - Kud plovi ovaj brod (1970)

Kemal Monteno i Arsen Dedić - Kud Plovi Ovaj Brod
(il ricordo commosso di Sergio Endrigo da parte dei grandi cantanti jugoslavi Kemal Monteno e Arsen Dedić)


... e ancora:

Sergio Endrigo - La ballata dell'ex
[sul tradimento della Resistenza antifascista]

Sergio Endrigo e Max Manfredi - Il tango rosso

Il sito ufficiale del cantante, creato poco prima della sua morte:

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Da quella volta 
non l'ho rivista più, 
cosa sarà 
della mia città. 

Ho visto il mondo 
e mi domando se 
sarei lo stesso 
se fossi ancora là. 

Non so perché 
stasera penso a te, 
strada fiorita 
della gioventù. 

Come vorrei 
essere un albero, che sa 
dove nasce 
e dove morirà. 

È troppo tardi 
per ritornare ormai, 
nessuno più 
mi riconoscerà. 

La sera è un sogno 
che non si avvera mai, 
essere un altro 
e, invece, sono io. 

Da quella volta 
non ti ho trovato più, 
strada fiorita 
della gioventù. 

Come vorrei 
essere un albero, che sa 
dove nasce 
e dove morirà. 

Come vorrei 
essere un albero, che sa 
dove nasce 
e dove morirà!

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Sergio Endrigo - Ljubica (1971)

Je m' promenais par les Balkans,
De Sarajevo a' Dieu sais ou',
Au milieu d' brumeux palais
Pleins de memoires.
Les boulevards deja' jaunis,
L'hiver se glisse dans mon coeur
Et soudain, sans y songer,
J'ai rencontre' la joie.

Oh, ljepa Ljubica, Ljubica,
Avec tes dix-sept ans
Sur la bouche et tes cheveux,
Odeur de mer et du printemps.
Ljubica, Ljubica,
Ton beau rire dans ta gorge
Est comme un fleuve qui vient a' moi.

Tu dessines mon visage,
Me touchant du bout du doigt,
Tu dis q' ton coeur 
E trop petit pour moi,
Dans la chambre liberty, 
Les rideaux deja' tires,
Ton parfum sur l'oreiller,
Tu peux me croire, j'etais content.

Oh, moja Ljubica, Ljubica,
J'oublie tout mon passe',
Le present, ca m' fait du mal,
Si je pense au lendemain.
Ljubica, Ljubica,
Tu me donnes a' pleines mains
L'illusion d'avoir vingt ans...

C'etait pareil a' la chanson
Que tue les reves au petit jour,
Le soleil fait un p'tit tour
Et fit le soir,
Le train noir qui te prendra
Dernier sourire dans la fumee,
Nous crions: ''on se verra'',
Mais nul n'y croit, ni toi, ni moi.

Souviens toi, Ljubica, Ljubica
Et moi j'essais de rire,
Puis je perds au premier bar
L'illusion d'avoir vingt ans...

Oh, moja Ljubica, Ljubica,
Sur ta bouche et dans ton corps 
Odeur de mer et du printemps.

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In tutti i miei pensieri
di sempre o nati ieri,
insiste.
Uno che ha voglia di cantare,
come un valzer che ti fa girare
la testa.
Come una musica ostinata,
sentita e mai scordata,
Trieste.
Un vento all'improvviso,
che ti bacia forte il viso,
Trieste.
Mare e cielo senza fondo,
ombelico del mio mondo,
Trieste.
Una nave impavesata
di bianco col celeste,
Trieste.
Una rosa in un bicchiere,
due gerani al davanzale,
Trieste floreale.
Canzoni antiche da osteria,
di vino, donne e nostalgia,
Trieste mia .
Foto di gruppo a Miramare
in divisa da marina,
Trieste in cartolina
e i tuoi vecchi in riva al mare,
una sirena per sognare, 
Trieste.
Trieste valzerina,
allegra e boreale,
Trieste imperiale,
favorita del sultano
e dell'imperatore,
Trieste, l'amore.

Come una donna non trovata,
perduta e poi cercata,
Trieste ritrovata,
tricolore a primavera,
bandiera di frontiera,
Trieste bersagliera.
Speranza rifiorita
e subito tradita,
Trieste ferita.
Romana e repubblicana,
vendi cara la sottana,
se devi essere italiana.

Allegra e valzerina,
Trieste imperiale,
favorita del sultano
e dell'imperatore,
Trieste, l'amore.

Speranza rifiorita
e subito tradita,
Trieste ferita.



(slovenščina / italiano)

Basovizza 9/9, Gorizia 12/9: celebrazioni antifasciste

1) Basovizza/Bazovica 9/9: cerimonia in ricordo dei quattro fucilati
2) Gorizia/Gorica 12/9: a ricordo dei Caduti partigiani


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http://bora.la/2012/09/06/basovizza-domenica-9-settembre-manifestazione-in-ricordo-dei-quattro-fucilati-il-6-settembre-1930/

Basovizza: domenica 9 settembre cerimonia in ricordo dei quattro fucilati il 6 settembre 1930

Il 6 settembre cade l’anniversario della fucilazione dei quattro antifascisti sloveni (Ferdo Bidovec, Fran Marušič, Alojz Valenčič e Zvonimir Miloš) condannati a morte dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato nel 1930 nel corso di quello che è passato alla storia come il “primo processo di Trieste”.  Essi furono condannati dal Tribunale Speciale perché avevano fatto parte di un’organizzazione antifascista.  Appuntamento domenica 9 settembre, alle 15 davanti al monumento di Basovizza.

(inserito giovedì 6 settembre 2012)

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Sulla fucilazione dei quattro antifascisti sloveni (Ferdo Bidovec, Fran Marušič, Alojz Valenčič e Zvonimir Miloš) condannati a morte dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato nel 1930 nel corso di quello che è passato alla storia come il “primo processo di Trieste” si vedano i documenti seguenti:

MARTIRI DI BASOVIZZA, 6 SETTEMBRE 1930
di Claudia Cernigoi - settembre 2012

BIDOVEC - MARUŠIČ - MILOŠ - VALENČIČ
Riproduzione dell'opuscolo della sezione ANPI-VZPI del Coro Partigiano Triestino (1988)


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Gorizia / Gorica
Mercoledì 12 settembre 2012 ore 18.00

Associazione Nazionale Partigiani d’Italia – Sezione di Gorizia
Vsedržavno Združenje Partizanov Italije - Sekcija Gorica

Nel 69° anniversario della Battaglia partigiana di Gorizia invito la S.V. alla deposizione della corona d’alloro a ricordo dei Caduti che avrà luogo mercoledì 12 settembre 2012 alle ore 18.00 nel Piazzale Martiri per la Libertà d’Italia presso la stazione ferroviaria.

Ob 69. letnici Goriške fronte Vas vljudno vabim na položitev venca v spomin na Padle, v sredo 12.septembra 2012, ob 18.00 uri, na Trgu pred južno železniško postajo.

(fonte: http://www.facebook.com/events/112215952262400/ )




(Gli intellettuali europei nell'ultimo ventennio sono stati troppo spesso "mosche cocchiere" dell'interventismo imperialista e della guerra... Se i casi francesi sono clamorosi - Cohen-Bendit, Henry-Levy, Glucksmann - quelli italiani purtroppo non sono meno significativi - si pensi ai toni patetici, eppur guerrafondai, di un Sofri, o alla retorica lombrosiana di un Rumiz, sempre rivolta contro "il barbaro cattivo" di turno... Di tutto sono capaci questi affabulatori, tranne che di una sana e onesta autocritica, che sarebbe tanto più urgente quanto più si approssima il rischio di nuove guerre ben più devastanti, forse anche nucleari. A cura di I.S. per Jugoinfo)


European intellectuals’ fears of a new war: dangerous lack of self-critique

Tags: Europe , Dmitry Babich, Society, mass media, World, Opinion & Analysis

Dmitry Babich
Sep 6, 2012 02:05 Moscow Time

There is something substantial that changed in Europe’s intellectual landscape during the last 1-2 months: talk of a new “big war” (some intellectuals even say “world war”) is no longer taboo.

“The Drums of War in the Middle East” – that is the title that the former German foreign minister Joschka Fischer has chosen for his opinion piece for Project Syndicate. “This World War that Ambushes Us” – the prolific French writer Max Gallo, former secretary of state in the French government under president Francois Mitterand in the 1980s, echoes Fischer’s fears in the French daily Le Figaro. “The Virus of a Total War” – that is the title of an article by Gueorgy Mirsky, a veteran pro-Western Russian Arabist and a brilliant intellectual, in the Moscow-based Nezavisimaya Gazeta.

What happened? When reading these articles, one gets an impression that the dangerous war nearing us is not a man-made affair, but some natural disaster that comes from nowhere. There is no sign of repentance or self-critique, despite the fact that this time the destabilization again came from Western Europe – just like during the previous two world wars, both started by West European powers.

“No one can predict in which direction the Islamist Sunni president of Egypt and his Islamist parliamentary majority will take the country,” writes Fischer, adding a bleak prediction of “a combination of grave economic and political crises, that may produce a cumulative effect at some mega-decisive moment.” At the end of the paragraph he adds: ‘The Sunni Islamists are drastically changing the regional politics [of the Middle East]. This new regional realignment of forces does not have to be anti-Western, but it will certainly become anti-Western if Israel or the United States attack Iran militarily.”

How very interesting. Can Mr. Fischer, one of the architects of modern Western foreign policy, name just one of the aforementioned crises that would not be Western-made? Who hastily supported the so called “Arab spring” in Egypt and Libya despite Russia’s warnings and doubts? Wasn’t it this support, as well as the Western engagement on the rebel Sunni side in the mutiny in Syria that brought about a dramatic growth of Islamist Sunni influence in regional politics? Which “economic and political” crises does Fischer mean? If he means the debt crisis in the Eurozone and the rising unemployment in Greece and Spain, it is a direct consequence of HIS policies, as well as the policies of his colleagues from the European Union (it was under Mr. Fischer as the foreign minister that euro was introduced and whole branches of traditional European industries were made redundant by the EU integration). And if Mr. Fischer means the crisis of international law, it was HIS support for the illegitimate war against Yugoslavia in 1999 that brought to fruition the crisis that we saw in Libya and continue to see in Syria.

Mr. Fischer’s negative attitude to Russia and especially to its president, Vladimir Putin, is well known. But, strangely, in his article Fischer in fact voices the same concerns which Putin voiced in his electoral campaign in winter this year – with a six months long delay. The arbitrary nature of the joint handling of the Iranian nuclear issue by Israel and Iran, the lack of regard for international law and long-established rules of foreign policy – Putin spoke about those things months earlier, but at the time these concerns were dismissed by European politicians, including Mr. Fischer, as “anti-Western propaganda.”

“If Iran is determined to prevent the regime change in Syria by all means at its disposal, does it mean that the militias of Hezbollah in neighboring Lebanon will get involved in the civil war in Syria? Will such an intervention revive the memories of the civil war in Iran, that took place in 1970s and 1980s?” Fischer asks rhetorically. There is no doubt that both of his fears have a very high chance of materializing, but whose fault will it be? Who destabilizes Syria and continuously harasses Iran by economic sanctions and aggressive political pressure? The EU and the US. Who brought about the creation of Hezbollah? The Israeli attack against Lebanon in 1982. But there is no word about it in Fischer’s text. And, of course, no shadow of remorse.

Max Gallo, also a former government member, but now more known as a historian and a political thinker, talks about a new global conflict – a disaster of the same proportions as the World War II, which, as he concedes, shaped his writer’s personality. “The UN and the WTO are powerless,” he complains in his article for Le Figaro, painting a picture of global disorder not only in the Middle East, but also in his native Europe. The question looms however: who conducted the wars in Yugoslavia and Iraq without UN’s approval and who barred Russia from entering the WTO for 13 years under artificial pretexts?

Max Gallo writes that he is afraid of a chain reaction of conflicts, which, starting in Syria, may get other countries involved – with the Middle East playing the same role of a fuse that the Balkans played in 1914. A wise comparison, but why is Mr. Gallo so pessimistic about Europe’s ability to stop this chain reaction? After all, one of the saddest details about the World War I was that there were so few European intellectuals who raised their voice against the war in 1914, dismissing lots of mutual (and largely imaginary) fears that led to this fratricidal conflict.

Unfortunately, some modern European intellectuals play an incendiary role, raising the flames of unfounded fears instead of extinguishing them.

Here is one example. Andre Glucksmann, France’s most anti-Russian “philosopher,” when answering questions from Der Spiegel magazine this week, says: “In this anarchist context, Europe must reaffirm its power and take a position of attack, not defense, against the threats facing it. Putin’s Russia, with its desire to reconquer a part of its former power, is one such threat.”

Here we are again in 1914, with somber predictions and invented enemies.