Informazione

[ Sul sostegno del Vaticano al nazismo croato vedi anche:
RATLINES - La guerra della Chiesa contro il comunismo
https://www.cnj.it/documentazione/ratlines.htm
THE PAVELIC PAPERS
http://www.pavelicpapers.com/ ]

http://canali.libero.it/affaritaliani/papanascondecriminale.html

Vaticano/ Carla Del Ponte accusa: "Il Papa nasconde un criminale di
guerra"

Martedí 20.09.2005 16:39


La chiesa cattolica sta nascondendo un criminale di guerra croato
fuggiasco, Ante Gotovina , e papa Benedetto XVI e il Vaticano hanno
ignorato le richieste di localizzarlo, ha detto oggi il procuratore
capo del Tribunale penale internazionale per la ex Yugoslavia Carla
del Ponte .

"Ho delle informazioni in base alle quali so che si sta nascondendo in
un monastero francescano e quindi la chiesa cattolica lo sta
proteggendo. Ho affrontato l'argomento con il Vaticano, ma il Vaticano
rifiuta totalmente di cooperare con noi", ha dichiarato al Daily
Telegraph londinese.

La Conferenza episcopale croata, che guida la chiesa cattolica nella
repubblica dell'ex Yugoslavia, ha respinto le accuse di del Ponte .
Del Ponte ha detto che è "estremamente delusa" che mesi di richieste
segrete ad alti funzionari del Vaticano, Papa compreso, si siano
rivelati infruttuosi, e ha quindi deciso di rendere pubblico
l'argomento. Ha detto che Gotovina, un ex generale ricercato per
atrocità commesse contro civili serbo croati dalle
sue truppe nel 1995, è nascosto in uno degli 80 monasteri in Croazia e
che il Vaticano potrebbe scoprire dove si trova "in pochi giorni".

La Conferenza episcopale ha detto in una nota pubblicata dall'agenzia
di stampa cattolica Ika che "la direzione della Chiesa non ha alcuna
informazione o indicazione dei movimenti del generale Gotovina". "La
comunità internazionale dovrebbe chiedere al procuratore, che è una
parte del tribunale, di spiegare le sue dichiarazioni alla Chiesa
cattolica e alla Repubblica croata.

Gotovina, fuggiasco dal 2001 , è considerato un eroe da molti croati
per l'attacco con cui è stata recuperata la valle di Krajina dai
ribelli serbi alla fine della guerra di indipendenza dalla Yugoslavia
durata dal 1991 al 1995. Il fatto che il governo di Zagabria non abbia
rintracciato Gotovina e non lo abbia riconsegnato al Tribunale per i
crimini di guerra delle Nazioni unite all'Aja sta ostacolando il
percorso per diventare stato membro dell'Unione europea .

Del Ponte ha dichiarato al quotidiano che "la Chiesa cattolica ha
servizi segreti tra i più avanzati" ed essendo lei stessa cattolica è
doppiamente delusa dal rifiuto del Vaticano di prestare aiuto alle
indagini. La Croazia è in maggioranza cattolica. I serbi sono in
maggioranza ortodossi.

Voce jugoslava - Jugoslavenski glas


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Program - programma 20. IX. 2005


1. Jucer, danas, sutra, datumi ... da se ne zaboravi;
2. "Od Triglava do Vardara..."

1. Ieri, oggi, domani, date ... da non dimenticare;
2. "Dal monte Triglav al fiume Vardar, dal Danubio al Mare Adriatico..."

Discorso del Presidente del Venezuela, Hugo Chavez,
alla sessione per 60.mo anniversario dell'ONU


Eccellenze, amiche e amici, buon pomeriggio:

Il proposito originale di questa riunione è stato completemente
sviato. Ci hanno imposto come centralità del dibattito un male
chiamato processo per le riforme che relega in secondo piano ciò che è
più urgente, ciò che i popoli del mondo reclamano con urgenza, come
l'adottare misure per fronteggiare i veri problemi che ostacolano e
impediscono gli sforzi dei nostri paesi per lo sviluppo e la vita.

Cinque anni dopo il Summit del Millenio, la cruda realtà è che la gran
parte delle mete designate, nonostante fossero già di per sé
modestissime, non saranno raggiunte.

Pretendevamo di ridurre alla metà 842 millones di affamati entro il
2015. Al ritmo attuale la meta si raggiungerebbe nel 2215, vedremo chi
di noi sarà lì per celebrarla, posto che la specie umana riesca a
sopravvivere alla distruzione che minaccia il nostro ambiente.

Avevamo proclamato l'aspirazione di raggiungere per il 2015 la meta
della scuola dell'obbligo universale. Al ritmo attuale la meta si
raggiungerà dopo il 2100, prepariamoci dunque a celebrarla.

Questo, amiche e amici del mondo, ci conduce irreversibilmente a
un'amara conclusione: le Nazioni Unite hanno esaurito il loro modello,
e non si tratta semplicemente di procedere a una riforma, il XXI
secolo reclama cambiamenti profondi che sono possibili solo con una
rifondazione di questa organizzazione. Quella attuale non ci serve,
bisogna dirlo, è la pura verità.

Per le trasformazioni, alle quali dal Venezuela ci riferiamo, il mondo
scandisce, dal nostro punto di vista, due tempi. L'immediato, quello
del qui e subito; e quello dei sogni, dell'utopia. Il primo è segnato
dagli accordi presi dal vecchio schema, non lo rifiutiamo, e estraiamo
persino proposte concrete all'interno di questo modello a breve
scadenza. Tuttavia il sogno di quella pace mondiale, il sogno di un
"noi" che non ci faccia vergognare per la fame, la malattia,
l'analfabetismo, la necessità estrema, necessita -oltre che di radici-
di ali per volare. Sappiamo che vi è una globalizzazione neoliberista
distruttiva, ma vi è anche un mondo interconnesso che dobbiamo
affrontare non come un problema ma come una sfida, possiamo, sulla
base delle realtà nazionali, intercambiare conoscenza, complementarci,
integrare mercati, ma al tempo stesso dobbiamo intendere che vi sono
problemi che ormai non hanno più soluzione nazionale, né una nube
radioattiva, né i costi mondiali, né un'epidemia, né il riscaldamento
del pianeta o il buco dell'ozono sono problemi nazionali. Mentre
progrediamo verso un nuovo modello delle Nazioni Unite che faccia suo
e vero questo "noi" dei popoli, vi sono quattro riforme urgenti e
irrinunciabili che estrapoliamo da questa Assemblea. La prima è
l'espansione del Consiglio di Sicurezza tanto nelle sue categorie
permanenti come nelle non permanenti, permettendo l'entrata a nuovi
paesi sviluppati e a paesi in via di sviluppo come nuovi membri
permanenti. La seconda, è il necessario miglioramento dei metodi di
lavoro per aumentare la trasparenza e non per ridurla, per aumentare
l'inclusione. La terza, consiste nella soppressione immediata -lo
diciamo da anni dal Venezuela- del veto nelle decisioni del Consiglio
di Sicurezza, questa vestige elitaria è incompatibile con la
democrazia, incompatibile anche solo con l'idea di uguaglianza e di
democrazia.

In quarto luogo il rafforzamento del ruolo del Segretario Generale, le
sue funzioni politiche nell'ambito della democrazia preventiva, deve
essere consolidato. La gravità dei problemi chiama a trasformazioni
profonde, le mere riforme non bastano per recuperare il "noi" che
aspettano i popoli del mondo, al di là delle riforme reclamiamo dal
Venezuela la rifondazione delle Nazioni Unite, e come ben sappiamo in
Venezuela, grazie alle parole di Simón Rodríguez, il Robinson di
Caracas: "O inventiamo o sbagliamo".

Nella riunione del passato gennaio di quest'anno 2005 al Social Forum
Mondiale di Porto Alegre, diverse personalità hanno chiesto che la
sede delle Nazioni Unite uscisse dagli Stati Uniti se continuano le
violazioni della legalità internazionale da parte di questo paese.
Oggi sappiamo che non sono mai esistite armi di distruzione di massa
in Iraq, il popolo statunitense è sempre stato molto rigoroso
nell'esigere la verità ai propri governanti, i popoli del mondo anche:
non ci sono mai state armi di distruzione di massa e malgrado ciò, e
al di sopra delle Nazioni Unite, l'Iraq è stato bombardato, occupato e
continua ad esserlo. Perciò proponiamo a questa Assemblea che le
Nazioni Unite escano da un paese che non rispetta le risoluzioni di
questa Assemblea. Altre personalità, allo scorso Social Forum, hanno
proposto come alternativa una Gerusalemme trasformata in città
internazionale. E' una proposta che racchiude la generosità di
proporre una risposta al conflitto che vive la Palestina, ma forse ha
spigolosità che rendono difficile portarla a compimento. Per questo
portiamo qui un'altra proposta, ancorata nella "Lettera di Giamaica",
che scrisse Simón Bolívar, il grande Liberatore del Sud, in Giamaica,
nel 1815, 190 anni orsono. Lì, Bolívar propose la creazione di una
città internazionale che servisse come sede all'idea dell'unità che
pianificava. Bolívar era un sognatore che sognò ciò che oggi è la
nostra realtà.

Crediamo che sia tempo di creare una città internazionale aliena alla
sovranità di qualsivoglia Stato, con propria forza morale per
rappresentare le Nazioni del mondo, ma questa città internazionale
deve riequilibrare cinque secoli di disequilibrio. La nuova sede delle
Nazioni Unite dovrà essere al Sud. "Anche il Sud esiste!" ha detto
Mario Benedetti. Questa città che può essere già esistente, o possiamo
inventarla, potrebbe trovarsi laddove sono collocate varie frontiere o
in un territorio che simbolizzi il mondo, il nostro Continente è a
disposizione per offrire il suolo sul quale edificare l'equilibrio
dell'universo del quale parlò Bolívar en 1825.

Signore, signori, affrontiamo oggi una crisi energetica senza
precedenti, in un mondo nel quale si combinano pericolosamente un
inarrestabile incremento del consumo energetico, l'incapacità di
aumentare l'offerta di idrocarburi e la prospettiva di un declino
delle riserve provate di combustibili fossili. Inizia a scarseggiare
il petrolio.

Nel 2020 la domanda diaria di petrolio sarà di 120 milioni di barili
il che significa, anche senza tenere conto della futura crescita della
domanda, che si consumerà in 20 anni una quantità simile a tutto il
petrolio che l'umanità ha consumato fino ad ora, ciò significherà
inevitabilmente un aumento delle emissioni di diossido di carbonio
che, come si sa, incrementa ogni giorno la temperatura nel nostro pianeta.

Katrina è stato un doloroso esempio delle conseguenze che può
provocare l'uomo ignorando queste realtà. Il riscaldamento degli
oceani è, a sua volta, il fattore fondamentale che sta dietro il
terribile incremento nella forza degli uragani che abbiamo visto negli
ultimi anni. Cogliamo l'occasione per trasmettere ancora una volta il
nostro dolore al popolo degli Stati Uniti, che è un popolo fratello ai
popoli dell'America e ai popoli del mondo.

In pratica, è eticamente inammissibile sacrificare la specie umana
invocando in modo demenziale la vigenza di un modello socioeconomico
con una galoppante capacità distruttiva. E' suicida insistere nel
disseminarlo e imporlo come rimedio infallibile per i mali di cui esso
è, precisamente, la principale causa.

Poco tempo fa il signor Presidente degli Stati Uniti nel corso di una
riunione dell'Organizzazione degli Stati Americani, ha proposto
all'America Latina e ai Caraibi di incrementare le politiche di
mercato, l'apertura al mercato, vale a dire, il neoliberismo, quando
questo è precisamente la causa fondamentale dei grandi mali e delle
grandi tragedie che vivono i nostri popoli: il capitalismo
neoliberista, il Consenso di Washington che lo ha generado è il
maggior responsabile di miseria, diseguaglianza e tragedia infinita
dei popoli di questi continenti.

Ora più che mai abbiamo bisogno, signor Presidente, un nuovo ordine
internazionale. Ricordiamo che all'Assemblea Generale delle Nazioni
Unite, celebrata nel 1974, alcuni di quelli che sono qui non erano
ancora nati o erano molto giovani.

Nel 1974, 31 anni fa, si adottò la dichiarazione e il programma di
azione del nuovo Ordine Economico Internazionale, insieme al piano di
azione l'Assemblea Generale adottò, il 14 dicembre di quel medesimo
1974, la Carta dei Diritti e dei Doveri Economici degli Stati che rese
concreto il Nuovo Ordine Economico Internazionale. Esso fu approvato
con la schiacciante maggioranza di 120 voti a favore, 6 contro e 10
astenzioni. Ciò accadde quando ancora si votava alle Nazioni Unite.
Ora qui non si vota più, ora qui si approvano i documenti come questo
documento che denuncio a nome del Venezuela, nullo e illegale, perché
viola la normativa delle nazioni Unite, questo non è un documento
valido! Bisogna discutere questo documento, il Governo del Venezuela
lo farà conoscere al mondo, ma nel frattempo noi non possiamo
accettare la dittatura aperta e schiacciante delle Nazioni Unite,
queste cose sono fatte per essere discusse e a questo proposito mi
appello molto rispettosamente ai miei colleghi Capi di Stato e Capi di
Governo.

Questo documento, scritto solo in inglese, è stato consegnato cinque
minuti fa ai delegati e si è approvato con un martellamento
dittatoriale, che denuncio dinnanzi al mondo come illegale, nullo e
illegittimo.

Ascolti una cosa, signor Presidente, se noi accettiamo questo
documento, siamo spacciati, abbiamo spento la luce e chiuso le
finestre! Se accettiamo la dittatura di questa sala, è la fine.

Ora più che mai -dicevamo- abbiamo bisogno di ritessere cose che
abbiamo smarrito nel cammino, come la proposta approvata in questa
Assemblea nel 1974 di un Nuovo Ordine Economico Internazionale.
Ricordiamo che l'Articolo 2 del testo di quella Carta, conferma il
diritto degli Stati di nazionalizzare le proprietà e le risorse
naturali che si trovano in mano ad investitori stranieri, proponendo
al tempo stesso la creazione di cartelli di produttori di materie
prime. Nella Risoluzione 3.201 del maggio del 1974, è espressa la
determinazione ad agire con urgenza per stabilire un Nuovo Ordine
Economico Internazionale basato - ascoltatemi bene, vi prego-
"nell'equità sovrana, l'interdipendenza, nell'interesse comune e la
cooperazione fra gli Stati qualsiasi siano i loro sistemi economici e
sociali, che correggano le diseguaglianze e riparino le ingiustizie
fra i paesi sviluppati e i paesi in via di sviluppo, e assicurino alle
generazioni presenti e future, che la pace, la giustizia e lo sviluppo
economico e sociale si acceleri a ritmo sostenuto", chiudo le
virgolette, stavo leggendo parte di quella Risoluzione storica del 1974.

L'obbiettivo del Nuovo Ordine Economico Internazionale era modificare
il vecchio ordine concepito a Breton Woods.

Credo che il Presidente degli Stati Uniti abbia parlato quasi 20
minuti ieri, qui, così mi hanno detto, io chiedo il permesso,
Eccellenza, di terminare il mio discorso.

L'obbiettivo del Nuovo Ordine Economico Internazionale era modificare
il vecchio ordine economico concepito a Breton Woods nel 1944, e che
aveva vigenza fino al 1971, con il crollo del sistema monetario
internazionale: solo buone intenzioni, nessuna volontà per progredire
in questa strada, e noi crediamo che questa fosse e continui ad essere
la strada.

Oggi i popoli reclamano, in questo caso il popolo del Venezuela, un
nuovo ordine economico internazionale, ma risulta anche
imprescindibile un nuovo ordine politico internazionale, non
permettiamo che un pugno di paesi tenti di reinterpretare impunemente
i principi del Diritto Internazionale per dare copertura a dottrine
come la "Guerra Preventiva" adesso ci minacciano con la guerra
preventiva! e la ora chiamata "Responsabilità di Proteggere", ma
dobbiamo chiederci chi ci proteggerà e come ci proteggerà.

Io credo che uno dei popoli che richiede protezione sia il popolo
degli Stati Uniti, lo abbiamo ora visto dolorosamente con la tragedia
del Katrina: non ha un governo che lo protegga dai disastri annunciati
della natura, se quello di cui stiamo parlando è di proteggerci l'uno
con l'altro; questi sono concetti molto pericolosi che va delineando
l'imperialismo, esso va delineando l'interventismo e cerca di
legalizzare la mancanza di rispetto e di sovranità. Il pieno rispetto
dei principi del Diritto Internazionale e alla Carta delle Nazioni
debbono costituire, signor Presidente, la pietra miliare delle
relazioni internazionali nel mondo di oggi, e la base del nuovo ordine
che propugnamo.

Permettetemi una volta ancora, in conclusione, di citare Simón
Bolívar, il nostro Libertatore, quando parla dell'integrazione del
mondo, del Parlamento Mondiale, del Congresso di Parlamenti, è
necessario riprendere molte proposte come quella bolivariana. Diceva
Bolívar in Jamaica, nel 1815 - l'ho già citato- leggo una frase della
Carta di Giamaica. "Che bello sarebbe sarebbe se l'istmo di Panama
fosse per noi ciò che è quello di Corinto per i greci, magari un
giorno avessimo la fortuna di istallare lì un congresso dei
rappresentanti delle repubbliche, dei regni, per trattare e discute
degli alti interessi della pace e della guerra, con le nazioni delle
altre parti del mondo. Questa specie di corporazione potrà avere luogo
in qualche epoca della nostra rigenerazione". Ceramente, urge
affrontare in modo efficace il terrorismo internazionale, ma non
usandolo come pretesto per scatenare aggressioni militari
ingiustificate che violano il Diritto Internazionale e sono diventate
dottrina dopo l'11 settembre. Solo una vera strategia di cooperazione,
e la fine della doppia morale che alcuni paesi del Nord applicano al
tema del terrorismo, potranno porre termine a questo orribile flagello.

Signor Presidente:

In appena 7 anni di Rivoluzione Bolivariana, il popolo venezuelano può
esibire importanti conquiste sociali ed economiche.

Un milione e 406 mila venezuelani hanno imparato a leggere e scrivere
in un anno e mezzo, noi siamo circa 25 milioni e, fra qualche
settimana, il paese potrà dichiararsi libero dall'analfabetismo, e tre
milioni di venezuelani prima esclusi a causa della povertà, sono stati
inseriti nell'educazione primaria, secondaria e universitaria.

Diciassette milioni di venezuelani e venezuelane -quasi il 70% della
popolazione- ricevono, per la prima volta nella nostra storia,
assistenza medica gratuita, comprese le medicine e, in pochi anni,
tutti i venezuelani avranno accesso gratuito all'attenzione medica per
eccellenza.
Si somministrano oggi più di 1 milione e 700 mila tonnellate di
alimenti a prezzi modici a 12 milioni di persone, quasi la metà dei
venezuelani, un milione dei quali li ricevano gratuitamente, in forma
transitoria. Queste misure hanno generato un alto livello di sicurezza
alimentare nei più necessitati.

Signor Presidente, si sono creati 700 mila posti di lavoro, riducendo
la disoccupazione di 9 punti percentuali, tutto ciò nel mezzo delle
aggressioni interne ed esterne, che includono un golpe militare
preparato a Washington, e un golpe petrolifero preparato anch'esso a
Washington, malgrado le cospirazioni, le calunnie del potere
mediatico, e la permanente minaccia dell'impero e dei suoi alleati,
che stimola perfino il magnicidio (assassinato di un capo di governo
NdT). L'unico paese dove una persona si può permettere il lusso di
chiedere il magnicidio di un Capo di Stato sono gli Stati Uniti, come
è accaduto poco tempo fa con un reverendo chiamato Pat Robertson molto
amico della Casa Bianca: ha chiesto pubblicamente davanti al mondo la
mia uccisione e gira a piede libero, questo è un delitto
internazionale, è terrorismo internazionale!

Ebbene, noi lotteremo per il Venezuela, per l'integrazione
latinoamericana e per il mondo.

Riaffermiamo qui, in questa sala, la nostra infinita fiducia
nell'uomo, oggi assetato di pace e giustizia al fine di riuscire a
sopravvivere come specie. Simón Bolívar, padre della nostra Patria e
guida della nostra Rivoluzione, giurò di non dare riposo alle sue
braccia, né dare riposo alla sua anima, fino a vedere l'America
libera. Noi non daremo riposo alle nostre braccia, né riposo alla
nostra anima fino a quando non sarà salva l'umanità.

Signori, molte grazie.

Traduzione perlumanita.it di Marina Minicuci

15 de septiembre de 2005


FONTE: http://www.contropiano.org/doc_primopiano.asp
18.09.2005 - Discorso di Chavez Presidente del Venezuela al 60°
anniversario dell'ONU

[Micheal Meacher - Ministro britannico dell'Ambiente nel periodo in
cui i paesi della NATO bombardavano i mercati e le industrie chimiche
in Jugoslavia - nutre evidentemente dei dubbi sulla politica (passata
e presente) del suo paese nei confronti dell'Islam radicale. In
particolare, egli nutre dei dubbi sull'operato dell'MI6, il servizio
segreto militare inglese, per come esso "copre" i suoi agenti
islamisti: non solo quelli che hanno combattuto in Bosnia e Kosovo per
uccidere la Jugoslavia, ma anche quelli che hanno a che fare con l'11
Settembre e con le bombe di Londra del luglio scorso... Una
testimonianza importante, segnalataci da Michel Collon.]

From Michel Collon:
---

Michael Meacher was the UK's environment minister from 1997 to 2003.
In 2003, he wrote in the Guardian that the war on terrorism is bogus
and that the 9/11 attacks gave the US an ideal pretext to use force to
secure its global domination.
http://politics.guardian.co.uk/attacks/comment/0,1320,1036772,00.html

Now, in the 10 September 2005 Guardian, he is suggesting that the
intelligence agencies may thwart the London bombings investigation.

Meacher looks at the links between the security services and certain
'Moslem' groups who may be linked to the London bombs.
The US used Pakistanis from Britain to fight in Bosnia, in order to
weaken the Serb government's hold on Yugoslavia.
---

http://www.guardian.co.uk/comment/story/0,3604,1566916,00.html

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Comment

Britain now faces its own blowback

Intelligence interests may thwart the July bombings investigation

Michael Meacher

Saturday September 10, 2005
The Guardian

The videotape of the suicide bomber Mohammad Sidique Khan has switched
the focus of the London bombings away from the establishment view of
brainwashed, murderous individuals and highlighted a starker political
reality. While there can be no justification for horrific killings of
this kind, they need to be understood against the ferment of the last
decade radicalising Muslim youth of Pakistani origin living in Europe.

During the Soviet occupation of Afghanistan in the 1980s, the US
funded large numbers of jihadists through Pakistan's secret
intelligence service, the ISI. Later the US wanted to raise another
jihadi corps, again using proxies, to help Bosnian Muslims fight to
weaken the Serb government's hold on Yugoslavia. Those they turned to
included Pakistanis in Britain.

According to a recent report by the Delhi-based Observer Research
Foundation, a contingent was also sent by the Pakistani government,
then led by Benazir Bhutto, at the request of the Clinton
administration. This contingent was formed from the Harkat-ul- Ansar
(HUA) terrorist group and trained by the ISI. The report estimates
that about 200 Pakistani Muslims living in the UK went to Pakistan,
trained in HUA camps and joined the HUA's contingent in Bosnia. Most
significantly, this was "with the full knowledge and complicity of the
British and American intelligence agencies".

As the 2002 Dutch government report on Bosnia makes clear, the US
provided a green light to groups on the state department list of
terrorist organisations, including the Lebanese-based Hizbullah, to
operate in Bosnia - an episode that calls into question the
credibility of the subsequent "war on terror".

For nearly a decade the US helped Islamist insurgents linked to
Chechnya, Iran and Saudi Arabia destabilise the former Yugoslavia. The
insurgents were also allowed to move further east to Kosovo. By the
end of the fighting in Bosnia there were tens of thousands of Islamist
insurgents in Bosnia, Croatia and Kosovo; many then moved west to
Austria, Germany and Switzerland.

Less well known is evidence of the British government's relationship
with a wider Islamist terrorist network. During an interview on Fox TV
this summer, the former US federal prosecutor John Loftus reported
that British intelligence had used the al-Muhajiroun group in London
to recruit Islamist militants with British passports for the war
against the Serbs in Kosovo. Since July Scotland Yard has been
interested in an alleged member of al-Muhajiroun, Haroon Rashid Aswat,
who some sources have suggested could have been behind the London
bombings.

According to Loftus, Aswat was detained in Pakistan after leaving
Britain, but was released after 24 hours. He was subsequently returned
to Britain from Zambia, but has been detained solely for extradition
to the US, not for questioning about the London bombings. Loftus
claimed that Aswat is a British-backed double agent, pursued by the
police but protected by MI6.

One British Muslim of Pakistani origin radicalised by the civil war in
Yugoslavia was LSE-educated Omar Saeed Sheikh. He is now in jail in
Pakistan under sentence of death for the killing of the US journalist
Daniel Pearl in 2002 - although many (including Pearl's widow and the
US authorities) doubt that he committed the murder. However, reports
from Pakistan suggest that Sheikh continues to be active from jail,
keeping in touch with friends and followers in Britain.

Sheikh was recruited as a student by Jaish-e-Muhammad (Army of
Muhammad), which operates a network in Britain. It has actively
recruited Britons from universities and colleges since the early
1990s, and has boasted of its numerous British Muslim volunteers.
Investigations in Pakistan have suggested that on his visits there
Shehzad Tanweer, one of the London suicide bombers, contacted members
of two outlawed local groups and trained at two camps in Karachi and
near Lahore. Indeed the network of groups now being uncovered in
Pakistan may point to senior al-Qaida operatives having played a part
in selecting members of the bombers' cell. The Observer Research
Foundation has argued that there are even "grounds to suspect that the
[London] blasts were orchestrated by Omar Sheikh from his jail in
Pakistan".

Why then is Omar Sheikh not being dealt with when he is already under
sentence of death? Astonishingly his appeal to a higher court against
the sentence was adjourned in July for the 32nd time and has since
been adjourned indefinitely. This is all the more remarkable when this
is the same Omar Sheikh who, at the behest of General Mahmood Ahmed,
head of the ISI, wired $100,000 to Mohammed Atta, the leading 9/11
hijacker, before the New York attacks, as confirmed by Dennis Lormel,
director of FBI's financial crimes unit.

Yet neither Ahmed nor Omar appears to have been sought for questioning
by the US about 9/11. Indeed, the official 9/11 Commission Report of
July 2004 sought to downplay the role of Pakistan with the comment:
"To date, the US government has not been able to determine the origin
of the money used for the 9/11 attacks. Ultimately the question is of
little practical significance" - a statement of breathtaking
disingenuousness.

All this highlights the resistance to getting at the truth about the
9/11 attacks and to an effective crackdown on the forces fomenting
terrorist bombings in the west, including Britain. The extraordinary
US forbearance towards Omar Sheikh, its restraint towards the father
of Pakistan's atomic bomb, Dr AQ Khan, selling nuclear secrets to
Iran, Libya and North Korea, the huge US military assistance to
Pakistan and the US decision last year to designate Pakistan as a
major non-Nato ally in south Asia all betoken a deeper strategic set
of goals as the real priority in its relationship with Pakistan. These
might be surmised as Pakistan providing sizeable military contingents
for Iraq to replace US troops, or Pakistani troops replacing Nato
forces in Afghanistan. Or it could involve the use of Pakistani
military bases for US intervention in Iran, or strengthening Pakistan
as a base in relation to India and China.

Whether the hunt for those behind the London bombers can prevail
against these powerful political forces remains to be seen. Indeed it
may depend on whether Scotland Yard, in its attempts to uncover the
truth, can prevail over MI6, which is trying to cover its tracks and
in practice has every opportunity to operate beyond the law under the
cover of national security.


Michael Meacher is the Labour MP for Oldham West and Royton; he was
environment minister from 1997 to 2003.