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Beslan un anno dopo

FLASHBACK / 1: Il messaggio alla nazione del presidente Putin (2004)

FLASHBACK / 2: I terroristi ceceni appoggiano la guerra all'Iraq (2003)

Altri link:

Beslan : un an après le mystère s'éclaircit (T. Meyssan)

Il n'est pas prudent de considérer l'actualité internationale en
faisant abstraction des réalités stratégiques. Lors de la prise
d'otages du 3 septembre 2004 à Beslan, en Russie, qui causa la mort de
186 enfants, les relais médiatiques dominants s'étaient démarqués de
l'horreur en affirmant leur soutien aux « Tchéchènes modérés » d'Aslan
Maskhadov, appuyés par Londres et Washington. Pourtant, un an plus
tard, Chamil Bassaïev, organisateur de l'opération conçue pour
occasionner un carnage, vient d'être proclamé vice-Premier ministre du
gouvernement en exil. Avec du recul, on constate donc qu'une fois de
plus l'émotion immédiate sert des intérêts plus complexes : le
contrôle des ressources de la Caspienne...

http://www.voltairenet.org/article127219.html

Beslan, Londres : les différents visages médiatiques du terrorisme /
Chamil Bassaïev : Nous avons beaucoup de choses à raconter sur Beslan

http://www.voltairenet.org/article127221.html


=== 1 ===

Il messaggio alla nazione del presidente Putin

(settembre 2004)


"Si fa fatica e fa male parlare, adesso. La nostra terra è stata
attraversata da una tragedia terribile. Questi ultimi giorni ciascuno
di noi ha sofferto profondamente, il cuore di ciascuno è stato
attraversato da tutto quel che stava accadendo nella città russa di
Beslan, dove ci siamo scontrati non semplicemente con degli assassini,
ma con individui che hanno rivolto le armi contro dei bambini inermi.

Ora mi rivolgo con parole di solidarietà e di sentimenti comuni
innanzitutto a coloro hanno perduto quanto di più caro nella vita. I
propri figli, i propri parenti, i propri cari.

Vi chiedo di ricordare tutti quelli che negli ultimi giorni sono morti
per mano dei terroristi.

Nella storia della Russia non sono poche le pagine tragiche e di eventi
dolorosi. Viviamo nelle condizioni che sono andate maturando dopo la
dissoluzione di un grande Stato. Uno Stato enorme, che si è mostrato
incapace di sopravvivere in un mondo in rapida evoluzione. Nonostante
tutte le difficoltà, siamo riusciti a conservare il nucleo di questo =

gigante che era l'Unione Sovietica. Questo nuovo Paese l'abbiamo
chiamato Federazione Russa.

Tutti noi attendevamo dei cambiamenti. Dei cambiamenti in meglio.
Invece, ci siamo trovati assolutamente impreparati rispetto a molte
delle cose che sono cambiate nella nostra vita. Perchè?

Viviamo in condizioni di economia di transizione, che non corrisponde
allo stato ed al livello di sviluppo della società e del sistema
politico. Viviamo in condizioni di conflitti interni che si sono acuiti
e di contraddizioni interetniche, che prima venivano duramente represse
dell'ideologia imperante.

Abbiamo smesso di prestare la dovuta attenzione alle questioni della
difesa e della sicurezza, abbiamo permesso alla corruzione di colpire
la giustizia e la tutela dell'ordine pubblico. Nonsolo. Il nostro
Paese, che un tempo disponeva del più potente sistema di difesa dei
suoi confini esterni, si è ritrovato da un giorno all'altro del tutto
indifeso, ad Occidente e ad Oriente.

Per creare dei confini nuovi, moderni e realmente difesi ci vorranno
molti anni e miliardi di rubli. Ma anche qui avremmo potuto essere più
efficaci se avessimo agito per tempo e con professionalità.

Insomma, bisogna riconoscere che non abbiamo mostrato comprensione
della complessità e della pericolosità dei processi che avevano luogo
nel nostro proprio Paese e nel mondo intero. Quantomeno, non abbiamo
saputo reagire adeguatamente.

Abbiamo mostrato debolezza. E ai deboli gliele suonano. Alcuni vogliono
strapparci un pezzo più grasso, altri li aiutano. Li aiutano pensando
che la Russia, una delle più grandi potenze nucleari, continui a
rappresentare per loro una minaccia. Dunque, la minaccia va eliminata.
Il terrorismo, indubbiamente, è solo uno strumento per raggiungere
questi scopi.

Come ho già detto più volte, ci siamo scontrati spesso con crisi,
rivolte ed attentati terroristici. Ma quel che è accaduto stavolta è un
delitto disumano, inedito per la sua crudeltà. Non è una sfida lanciata
al Presidente, al Parlamento o al Governo. E' una sfida a tutta la
Russia. A tutto il nostro popolo. E' un'aggressione al nostro Paese.

I terroristi pensano di essere più forti di noi. Pensano che possono
intimidirci con la loro brutalità, paralizzare la nostra volontà e
distruggere la nostra società. Sembrerebbe che abbiamo la possibilità
di scegliere: resistergli o accettare le loro rivendicazioni.
Arrenderci, permettere di demolire la Russia, di farla a pezzi per
rubarne dei pezzi, nella speranza che alla fine essi ci lascino in pace.

Come Presidente, capo dello Stato russo, come persona che ha giurato di
difendere il Paese, la sua integrità territoriale, semplicemente come
cittadino della Russia, sono convinto che in realtà non abbiamo scelta
alcuna. Perchè basta permettergli di ricattarci e farci vincere dal
panico, e faremo sprofondare milioni di persone in un susseguirsi
infinito di conflitti sanguinosi, sull'esempio del Karabach, del
Pridnestrov'e e di altre tragedie simili.

Non si può non vedere l'evidente. Non abbiamo a che fare con singole
azioni di intimidazione, con sortite isolate dei terroristi. Abbiamo a
che fare con un intervento diretto del terrore internazionale contro la
Russia. Con una guerra totale, crudele, a tutto campo, che continua a
portar via le vite dei nostri connazionali.

Tutta l'esperienza mondiale sta a dimostrare che guerre simili,
purtroppo, non finiscono rapidamente. A tali condizioni semplicemente
non possiamo più, non dobbiamo vivere spensieratamente come prima.
Abbiamo il dovere di creare un sistema di sicurezza più efficace,
pretendere dai nostri organi di tutela dell'ordine pubblico delle
azioni adeguate al livello ed alla portata delle nuove minacce insorte.

Ma la cosa più importante è la mobilitazione della nazione di fronte al
pericolo comune. Gli avvenimenti negli altri Paesi dimostrano che i
terroristi si scontrano con la resistenza più efficace proprio laddove
vi si oppone non solo la potenza dello Stato, ma una società civile
organizzata ed unita.

Cari compatrioti, coloro che hanno inviato questi banditi per compiere
un crimine così odioso si erano prefissi l'obiettivo di aizzare i
nostri popoli gli uni contro gli altri, gettare nel terrore i cittadini
della Russia, scatenare delle sanguinose guerre intestine nel Caucaso
settentrionale.

A tal proposito voglio dire quanto segue.

Primo. A breve verrà elaborato un complesso di misure tese a rafforzare
l'unità del Paese.

Secondo. Ritengo indispensabile creare un nuovo sistema di interazione
tra forze e mezzi preposti ad esercitare il controllo sulla situazione
nel Caucaso settentrionale.

Terzo. E' necessario costituire un efficace sistema gestionale
anticrisi, prevedendo degli approcci concettualmente nuovi alla
attività degli organi di tutela dell'ordine pubblico.

Sottolineo: tutte queste misure verranno attuate in piena conformità
con la Costituzione del Paese.

Cari amici. Stiamo vivendo assieme delle ore molto tristi e difficili.
Vorrei adesso ringraziare tutti quelli che hanno mostrato fermezza e
responsabilità civile.

Siamo sempre stati e sempre saremo più forti di loro: per moralità,
coraggio, solidarietà umana. L'ho visto nuovamente questa notte. A
Beslan, letteralmente impregnato di pena e dolore, la gente aveva ancor
più cura l'un dell'altro, si sosteneva a vicenda. E non aveva paura di
rischiare la pelle in nome della vita e la tranquillità degli altri.
Persino nelle condizioni più disumane, rimanevano umani.

E' impossibile rassegnarsi al dolore delle perdite. Ma queste prove ci
hanno ancor più ravvicinati. Ci hanno costretti a rivedere molti
valori. Oggi dobbiamo essere uniti. Solo così sconfiggeremo il nemico".

[traduzione di Mark Bernardini]


=== 2 ===

I terroristi ceceni appoggiano la guerra all'Iraq

Mosca, 25 marzo 2003

Iraq, ceceni: giusta la guerra contro il tiranno Saddam

Il governo indipendentista ceceno di Aslan Maskhadov esprime oggi
appoggio alla guerra lanciata da Stati Uniti e Gran Bretagna per
liquidare "un crudele dittatore", ma invita Washington, e tutta la
comunità internazionale, a dimostrare che "la giustizia è imparziale"
prendendo "immediate" iniziative "per risolvere il conflitto
russo-ceceno".

Il portavoce del ministero degli Esteri ceceno, Roman Khalilov ha
detto all'Ansa che "la guerra in Iraq solleva molte questioni, ma una
cosa è certa: Saddam è un crudele dittatore" e "la comunità
internazionale ha il diritto e il dovere di chiamare tali tiranni a
rendere conto delle loro azioni".

http://www.italiairaq.info

NICOLA CALIPARI ED IL KOSOVO


Fonte: LA NEWSLETTER DI MISTERI D'ITALIA
Anno 6 - n. 98 (speciale Iraq/Sgrena/Calipari) 11 marzo 2005
http://www.misteriditalia.com

IO HO PERSO UN AMICO

di Sandro Provvisionato

Di Nicola Calipari è stato scritto molto, moltissimo. La retorica
ormai inevitabile, in questo Paese senza più certezze, non è riuscita
ad evitare un termine ormai tristemente inflazionato: EROE.

Chiunque muoia in circostanze drammatiche, come per incanto, diventa
un eroe: un poliziotto durante una rapina, una vittima della mafia o
del terrorismo, un ostaggio caduto nelle mani più insaguinate.

Io non so se Nicola (permettetemi di chiamarlo così, perché lo
conoscevo da tempo) sia stato un eroe. So solo che è morta una delle
persone più belle che abbia mai conosciuto nella mia lunga carriera di
giornalista. Un uomo semplice, schivo, che non amava i riflettori, ma
soprattutto un uomo competente che adorava il suo lavoro.

Conobbi Nicola all'inizio del 2000 quando era al vertice dello SCO, Il
servizio centrale operativo della polizia. Dopo la guerra del Kosovo,
la "guerra umanitaria" ella NATO scatenata - con il pieno avallo del
governo di centro-sinistra, guidato da Massimo D'Alema - per
"liberare" la provincia serba, oggi finita nelle mani di un criminale
di guerra, grande trafficante di droga, avevo deciso di scrivere un
libro che però non raccontasse la mia esperienza di inviato di guerra,
ma la realtà di un paese vocato a diventare uno narcostato, una
Colombia infilata come un cuneo nei Balcani.

La storia di questi anni sembra aver dato ragione a quel libro (uscì
sempre nel 2000 con il titolo: UCK, l'armata dell'ombra. Una guerra
tra mafia, politica e terrorismo). E Nicola in quel libro ebbe un
ruolo determinante: non volle essere citato, Nicola, ma tutte o quasi
le notizie sui narcotrafficanti albanesi del Kosovo vennero da lui, da
Nicola che proprio sulle filiere del traffico della droga era un vero
esperto.

Tovai in lui sensibilità e competenza, ma soprattutto una grande
diponibilità a ragionare.

Alla mia domanda: perché la NATO ha fatto una guerra per questa banda
di criminali e trafficanti che è l'UCK? Lui mi rispose: "Me lo sto
chiedendo dall'inizio della guerra".

Il nostro rapporto è continuato negli anni. Nei momenti di dubbio su
fatti che via via accadevano lo chiamavo. E lui aveva sempre un modo
di interpretare gli avvenimenti originale ed intelligente, mai banale,
mai scontato. Sapeva analizzare gli accadimenti con una lucidità che
legava un fatto ad un altro, fino a tessere una tela degna del
migliore di quelli che oggi è di moda chiamare con disprezzo "dietrologi".

Scherzavamo spesso su questo termine. Gli dicevo: "Lo dicono a me, ma
guarda che il vero dietrologo sei tu...". Lui rideva e ripeteva
sempre: "Ma se non vai dietro a quello che succede hai solo una
visione frontale che ti dà solo un'immagine parziale della realtà".

Lo avevo sentito un paio di settimane prima della sua morte. Gli avevo
esposto dubbi su un'operazione condotta lo scorso anno dal SISMI (e
quindi da lui) in Libano: un attentato sventato all'ambasciata
italiana di Beirut con l'appoggio dei servizi segreti siriani (vedi la
Newsletter n.93). Si era un po' innervosito della mia insinuazione, ma
poi, come sempre, aveva riso e mi aveva detto: "Lo sai che il dubbio
che i siriani ci abbiano tirato un bidone è venuto anche me...".

Ci eravamo ripromessi di vederci per parlarne meglio. Non c'è stato tempo.

Ciao, Nicola.

http://www.lernesto.it/index.aspx?m=77&f=2&IDArticolo=5288

Kosovo, la rabbia dei serbi

di Igor Fiatti
su Il Manifesto del 30/08/2005

Manifestazioni in tutta la provincia per l'uccisione di due giovani
sabato notte

Da Kosovska Mitrovica a Gracanica passando per Strpce. Il Kosovo serbo
scende in piazza e protesta per la morte di due ragazzi serbi uccisi
sabato notte in un agguato vicino al villaggio di Banjica. E mentre il
parlamento di Belgrado ricorda con un minuto di silenzio le vittime
dell'«attacco terroristico», nella provincia la tensione interetnica
sale e la situazione rischia un'altra volta di esplodere. Intanto la
comunità internazionale sta a guardare. «Ci uccidono uno a uno». Con
questo slogan, centinaia di serbi hanno protestato ieri a Gracanica
per l'omicidio dei giovani serbi originari di Strpce, enclave serba a
50 chilometri a sud-est di Pristina. E dopo una marcia nella strade
della città, i manifestanti hanno acceso più di un migliaio di candele
nel monastero ortodosso per le anime dei serbi assassinati dal 1999 ad
oggi. Srdjan Vasic, rappresentante dei serbi della provincia, parlando
alla folla ha detto: «Ci uccidono uno a uno da quando sei anni fa nel
Kosovo sono state portate pace e democrazia». E ha aggiunto: «Quasi
sempre le vittime sono ragazzi e bambini. Colpiscono dov'è più facile
e dove fa più male».

Vasic ha chiesto quindi al segretario generale delle Nazioni unite
Kofi Annan di sostituire Soren Jesen-Petersen, capo dell'Unmik (la
missione dell'Onu della provincia) perché «ha fallito e l'immagine che
ha dato del Kosovo è falsa». I dimostranti poi hanno occupato
pacificamente la strada Pristina-Gnjilane; non si sono verificati
incidenti.

Proteste anche nella parte serba di Kosovska Mitrovica, dove la accuse
sono state di nuovo tutte per Petersen: intervenendo in una
manifestazione, il presidente della lista serba per il nord della
provincia Milan Ivanovic, l'ha invitato infatti a rassegnare le
dimissioni giudicandolo «il principale colpevole per l'omicidio di
sabato notte». «Petersen, che conduce una politica pro-albanese, ha
detto che in Kosovo c'è libertà di movimento, ebbene questa libertà è
stata dimostrata dall'attacco che è costato la vita a due giovani
serbi», ha dichiarato Ivanovic. Per lui, dietro all'ultimo episodio di
sangue c'è una sola regia, quella dell'esercito nazionale albanese
(Ana) che «agisce indisturbato grazie all'inazione dell'Unmik».

In realtà molti analisti condividono la sua opinione e pensano che
l'Ana - movimento nato dalle ceneri del disciolto Uck che ha come
obiettivo la creazione della Grande Albania - voglia pesare sempre di
più nella politica regionale imponendo un'escalation della violenza.

Da Kosovska Mitrovica sono arrivate due richieste: l'Onu deve chiudere
di nuovo il ponte sul fiume Ibar che separa la parte serba da quella
albanese della città, e Belgrado deve concedere ai serbi della
provincia il diritto all'autodifesa. E ieri ci sono state proteste
anche nell'enclave di Strpce, villaggio delle vittime dell'agguato.

Proprio sulla strada che porta a Strpce da Urosevac, sabato notte
Aleksandr Stankovic e Ivan Dejanovic sono stati uccisi in
un'imboscata. Secondo l'agenzia di stampa serba Beta, da una Mercedes
nera sono partiti alcuni colpi che hanno centrato le gomme della Golf
dei giovani serbi. Quindi i ragazzi si sono fermati per cambiare un
pneumatico, ma quando sono usciti dalla loro auto una raffica di mitra
li ha falciati. Nell'agguato sono stati feriti Nikola Dukic e
Aleksandar Janicijevic.

Belgrado chiede ora all'Unmik di fare velocemente luce sull'accaduto e
di ripristinare sia la scorta a tutti i convogli serbi, sia i
checkpoint all'entrata e all'uscita delle enclavi serbe. «Da quando
sono stati eliminati i punti di controllo - si legge in un comunicato
del governo - la sicurezza per i serbi è notevolmente peggiorata.
L'ultimo atto terroristico dimostra che le autorità provvisorie del
Kosovo-Metohija non solo non sono preparate per il processo di
decentralizzazione, ma sono lontane anche dal rispetto degli standard»
fissati dalla comunità internazionale per avviare il dialogo sullo
status della provincia.

Il comunicato ricorda che «solo nel comune d'origine delle vittime 35
serbi sono stati uccisi dall'arrivo delle forze internazionali» nel
1999. E per il premier serbo Vojislav Kostunica c'è solo un
responsabile: «le forze Onu che non proteggono la minoranza serba del
Kosovo».

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KOSOVO: UCCISIONE SERBI, L'IRA DI BELGRADO

(ANSA) - BELGRADO, 29 AGO - Ha riportato in alto mare l'ipotesi di un
rapido avvio di negoziati diretti serbo-albanesi sul Kosovo
l'uccisione, avvenuta sabato scorso, di due ragazzi serbi che
percorrevano in automobile la strada fra Pristina e Strpce, nel sud
della provincia. Il primo ministro serbo Vojislav Kostunica ha usato
parole durissime, anche nei confronti dell'amministrazione dell'Onu,
per stigmatizzare l'episodio, mentre il presidente Boris Tadic parla
di un chiaro avvertimento alla comunita' serba e il ministro degli
esteri Vuk Draskovic paragona gli estremisti kosovari albanesi ai
terroristi di Al Qaeda e della Cecenia. In una lettera aperta al
responsabile dell'Unmik Soren Jessen Petersen e all'emissario delle
Nazioni Unite Kai Eide, Kostunica ha stigmatizzato ''quella parte
della comunita' internazionale piu' suscettibile al ricatto
terroristico, che chiede il veloce avvio delle trattative'' in
condizioni proibitive: ''Voglio sentire chiaro e forte da voi di quali
standard stiamo parlando, quando dei giovani vengono uccisi solo
perche' sono serbi, senza che i responsabili si preoccupino di
eventuali punizioni''. Sulla stessa lunghezza d'onda e' il presidente
serbo Tadic, secondo il quale ''e' chiaro che siamo ben lontani da una
societa' democratica e multietnica''. Tadic ha anche sottolineato come
''le istituzioni responsabili nel Kosovo non siano riuscite finora'' a
mettere le mani sui colpevoli di passati crimini contro i serbi.
Draskovic chiede all'Onu, all'Ue, alla Nato e ai paesi del Gruppo di
contatto di ''prendere misure contro il terrorismo albanese'': a suo
avviso, ''non ci puo' essere differenza fra i terroristi che agiscono
a New York, Madrid, Londra, Mosca o Beslan e i terroristi che uccidono
in Kosovo''. La ''politica dei doppi standard nella lotta al
terrorismo - ammonisce il responsabile della diplomazia
serbo-montenegrina - sarebbe un regalo a quest'ultimo''. (ANSA). OT
29/08/2005 15:07

http://www.lernesto.it/index.aspx?m=77&f=2&IDArticolo=5252

La Sinistra Europea e la posizione del Partito Comunista di Boemia e
Moravia (KSCM)

di Hassan Charfo
su vari articoli online del 19/08/2005

INTERVISTA CON HASSAN CHARFO, RESPONSABILE DEL DIPARTIMENTO RELAZIONI
INTERNAZIONALI DEL KSCM

(Halò noviny, 19 agosto 2005)


Potrebbe presentarci sinteticamente il Partito della sinistra europea?

Il Partito della sinistra europea (SE) è stato fondato lo scorso anno
a Roma in un congresso che si è svolto l' 8 e 9 maggio. Organizzatore
del congresso fondativo è stato il Partito della rifondazione
comunista, il cui segretario nazionale Fausto Bertinotti è stato
eletto presidente della SE. La delegazione del KSCM partecipante al
congresso aveva il mandato di far sì che il nostro partito diventasse
membro fondativo, qualora fossero state accolte alcune nostre proposte
circa il carattere pan-europeo del partito e nel merito dei documenti
fondamentali del congresso, cosa che però non è avvenuta.

Come è andata a finire?

Il KSCM si è collocato nella posizione di osservatore attivo e in
questa veste prendiamo parte alle attività della SE.

Cosa comporta essere osservatore attivo?

I rappresentati del KSCM si esprimono, nelle riunioni del Comitato
esecutivo e dei presidenti della SE, come osservatori, sulla maggior
parte degli argomenti in discussione. Hanno sostenuto tutte quelle
risoluzioni che erano in sintonia con i nostri orientamenti su
questioni di attualità, tra cui la problematica del Trattato sulla
Costituzione europea, il conflitto israelo-palestinese, ecc.

Quanti e quali sono di fatto i membri del PSE?

I partiti fondatori sono 14 (e per lo più si tratta di partiti molto
piccoli o insignificanti). Sono : il Partito del socialismo
democratico della Repubblica ceca, il Partito socialdemocratico del
lavoro di Estonia, Rifondazione comunista di S. Marino, il Pc
austriaco, il Partito dell'alleanza socialista della Romania, il
Partito operaio ungherese, il Synaspismos greco, il Partito svizzero
del lavoro, il Partito del socialismo democratico della Germania, il
cui nuovo nome dopo il congresso straordinario è Partito della
sinistra, Rifondazione comunista, il Pc francese, la Izquierda Unida
spagnola, il Pc di Spagna e la Sinistra unita alternativa di
Catalogna. Queste ultime due formazioni fanno parte di Izquierda
unida, ma sono rappresentate nel Comitato esecutivo della SE come
entità autonome. Nel giugno di quest'anno il Consiglio dei presidenti
dei partiti membri ha approvato l'ingresso del Blocco di sinistra
portoghese.

Vi sono altri osservatori oltre al KSCM?

Oltre al KSCM, vi sono il Pc slovacco, il Partito dei comunisti
italiani, l'Akel di Cipro, il Partito comunista tedesco (DKP), il
Partito della libertà e della solidarietà della Turchia, la Coalizione
rosso-verde danese e il Pc finlandese.

A quali condizioni l'Unione europea riconosce il Partito della
sinistra europea?

Per il riconoscimento da parte della Ue è necessario che almeno sette
membri del nuovo partito siano rappresentati nei parlamenti nazionali,
o nel Parlamento europeo, o eventualmente, sulla base di norme
statutarie Ue, nei parlamenti regionali. Si tratta di condizioni che
allo stato attuale la SE non può adempiere senza l'apporto del KSCM.
Secondo questi criteri, sono partiti membri solo Rifondazione, il
Synaspismos, la Pds tedesca (oggi Partito della sinistra), il Pc
francese, Isquierda unida spagnola e il Blocco di sinistra portoghese,
quindi solo sei membri. Questa circostanza offre al KSCM una
opportunità rilevante per poter sostenere la sua proposta di unità
della sinistra di tutta l'Europa, su basi positive. Hanno bisogno di
noi come il sale ed è quindi necessario far valere opportunamente
questa chance, non dissiparla.

Qual è su questo insieme di questioni il punto di vista del Pc greco
(KKE)?

Questo partito ha preso le distanze fin dall'inizio della formazione
della SE, a causa delle modalità selettive e non unitarie con cui era
impostato il processo fondativo (modalità che danneggiano il movimento
della sinistra radicale) e in considerazione della dipendenza di
questo processo dalle istituzioni dell'Unione europea.

Cosa rappresenta il Blocco di sinistra portoghese?

Si tratta di una formazione che non ha nulla in comune col Pc
portoghese (il cui posizionamento verso la SE è simile a quella del Pc
greco). Il Blocco di sinistra è una sorta di cocktail di trotzkismo e
socialdemocrazia.

E il Partito socialdemocratico di Estonia?

Si tratta di un partito che non ha più di 300 aderenti. Si distingue
per le sue posizioni scioviniste nei confronti della minoranza russa
in Estonia. Ha chiesto sostegno finanziario al parlamento europeo per
l'apertura di un centro di propaganda nei paesi baltici.

E il Synaspismos?

Questo partito è formato da ex membri del Pc greco e da alcuni gruppi
ecologisti. E' molto vicino al partito socialdemocratico, il Pasok.
Molti membri della sua direzione sono già in più di un'occasione
passati al Pasok. L'anno scorso lo ha fatto addirittura la sua
presidente.

Come andrà a finire con le proposte presentate dal KSCM?

In sintesi si può dire che finora non ne è stata accolta nemmeno una.
Fausto Bertinotti, presidente della SE, ci ha negato al congresso
fondativo ogni possibilità di modifica dello statuto; ha sostenuto che
lo spazio principale di azione politica della SE è nell'Unione europea
e non nell' Europa nel suo insieme. Alla richiesta di trasformare la
SE in partito di carattere pan-europeo, ha risposto in modo arrogante:
la SE esiste, chi vuole entrarci, entri; chi vuole uscirne, esca; chi
vuole restare come osservatore, resti come osservatore.

Perché questo atteggiamento, cosa vuole impedire?

Abbiamo chiesto che fossero invitati altri 27 partiti comunisti e
radicali di sinistra di tutta Europa, tra i quali il Pc della
Federazione russa, dell'Ucraina, della Bielorussia, della Moldavia,
dei paesi baltici, dei paesi dell'ex-Jugoslavia, della Turchia, ma
anche di Paesi dell'Unione europea - Gran Bretagna, Portogallo,
Grecia, ecc. - ad un incontro congiunto, per poter discutere con essi
delle problematiche riguardanti l'unità della sinistra europea. I
rappresentanti del Pc francese, del Synaspismos e di Izquierda Unida
spagnola hanno definito i nostri sforzi per l'unità della sinistra
europea come un tentativo di ripristinare l'Internazionale comunista.

Pensa che un'intesa non sia possibile?

Per quanto concerne il principio del consenso, la prassi ci ha
dimostrato che esso è nei fatti assolutamente ignorato. In base allo
statuto della SE, tutti i partiti hanno nel Comitato esecutivo due
membri (indipendentemente dalle dimensioni di ogni partito – ndr). Se
non si applica il principio previsto delle decisioni prese col
consenso di tutti, vi è il rischio che nelle decisioni sulle
questioni più importanti, possa determinarsi uno scavalcamento di
partiti come il KSCM, vuoi a causa della direzione autoritaria della
SE, vuoi per mano di partiti la cui rappresentatività sul piano
locale ed europeo è quasi nulla, come ad esempio il Partito del
socialismo democratico della Repubblica ceca (0,1% di voti alle
elezioni – ndr). Tale contesto minaccia l'identità comunista del KSCM
e potrebbe favorire coloro che all'inizio degli anni '90 cercarono nel
nostro Paese, senza riuscirvi, di cancellare questa identità.
In secondo luogo, se entrassimo come partito membro nella SE
rinunciando alle nostre condizioni, cosa cambierebbe? Assolutamente
nulla, poichè gli altri partiti comunisti importanti che hanno le
nostre stesse opinioni ne resterebbero fuori, e quindi l'unità della
sinistra europea non sarebbe con questo assicurata. Mentre noi
perderemmo la faccia, il rispetto e le nostre posizioni nell'ambito
della sinistra radicale.

Perchè non vengono accolte le proposte avanzate dal KSCM?

Dal comportamento dei partiti membri decisivi -Rifondazione, Izquierda
unida, Pc francese, Synaspismos- risulta che non vi è la volontà
politica per il cambiamento della SE in partito con una ampiezza
effettivamente pan-europea, ma solo l'intenzione di uniformarsi alle
condizioni dell'Ue, la quale richiede il raggruppamento di almeno 7
partiti operanti nell'ambito Ue. In altri termini, a loro non importa
il problema dell'unità di tutta la sinistra europea. Infatti, nella
sua forma attuale la SE non solo non unisce la sinistra radicale
europea, ma lascia in disparte tutta una serie di partiti di sinistra,
innanzitutto i partiti comunisti dei paesi dell'ex Urss, i partiti di
sinistra dei Balcani e una gran parte di partiti radicali scandinavi e
persino europeo-occidentali. Questa dinamica ha disgregato la sinistra
europea e complica i rapporti al suo interno.
Secondo l'opinione di Hans Modrow, presidente onorario della ex-Pds
tedesca, se le questioni poste dal KSCM fossero messe veramente in
discussione nel prossimo congresso della SE, vi sarebbe persino il
rischio di una sua disintegrazione.

Dunque il KSCM porrebbe una questione di barriera geografica?

Secondo l'opinione di Walter Baier, presidente del Pc austriaco, gli
sforzi del KSCM per il cambiamento della SE in partito di tipo
effettivamente paneuropeo si basano su presupposti anche ideologici,
non solo geografici. Il che è come dire: la SE non vuole l'ingresso di
alcuni partiti comunisti dell' ex-Unione sovietica, ma anche dell' Ue,
per motivi ideologici. Baier inoltre ha affermato che il problema
della non attuazione del principio del consenso riflette insufficienze
strutturali della SE e fa risaltare la prevalenza di uno stile da
trattative di corridoio al posto del metodo del lavoro collettivo e
dell'assunzione delle decisioni nell'ambito degli organi collegiali
della SE.

La direzione del KSCM ha proposto una qualche via d'uscita?

Lo scorso dicembre l' Esecutivo del Comitato centrale del KSCM ha
incaricato Vaclav Exner (vice-presidente del partito – ndr) di
intraprendere con i partiti osservatori della SE, ed eventualmente con
altri partiti interessati, una consultazione sugli ulteriori
atteggiamenti da tenere nei rapporti con la SE e la sua attività.
Noi siamo parte attiva della collaborazione all'interno dell'ampio
spettro della sinistra radicale europea e vogliamo proseguire su
questa via. Il raggiungimento della più vasta unità della sinistra
europea resta un problema aperto. Gli incontri bilaterali e
multilaterali, comprese le annuali conferenze praghesi sin dall'anno
2000, dimostrano che è possibile una tale collaborazione nel rispetto
delle differenti posizioni su alcune questioni fondamentali, senza
alcuna discriminazione preventiva.

Esistono altri problemi?

Non è ancora risolto il problema del finanziamento della SE. In base
alla comunicazione del suo tesoriere, Pedro Marset, il partito
dovrebbe ottenere per quest'anno dal parlamento europeo 500 mila euro,
e ciò anche grazie alla firma apposta dagli europarlamentari del KSCM
alla richiesta di finanziamento della SE. Marset ha proposto di
prendere in considerazione due modalità di finanziamento della SE :
attraverso i contributi versati dai partiti membri, non dagli
osservatori, e ciò o sulla base del numero degli iscritti dei singoli
partiti, oppure sulla base del numero degli iscritti e dei voti ottenuti.

Quale modalità è stato scelta?

In una successiva riunione del Comitato esecutivo (5 giugno 2005), è
stata avanzata anche un'altra proposta: dividere i partiti membri in 4
categorie. Nella prima vi sarebbero i partiti più piccoli, che
pagherebbero 500 euro l'anno. Nella seconda i partiti un po' più
grandi, che pagherebbero 1500-2000 euro, nella terza categoria i
partititi ancora più grandi, che pagherebbero 5000 euro, mentre i
partiti più ricchi verserebbero 20 mila euro l'anno. Se il KSCM fosse
partito membro, dovrebbe, secondo questa proposta, versare 600 mila
corone l'anno, essendo inserito nella quarta categoria. Rifondazione
preferirebbe contributi in base al numero degli iscritti, per il
valore di un euro per iscritto ogni anno. Secondo questa proposta, il
KSCM dovrebbe versare 3 milioni di corone l'anno.
Per l'ottenimento della suddetta somma di 500 mila euro da parte del
Parlamento europeo, la SE dovrebbe però dimostrare di avere propri
introiti nella misura del 25% di questa somma, cioè 125 mila euro.
Tutti questi introiti tuttavia non basterebbero per la copertura delle
necessità del partito.

Perchè non basterebbero?

Uno dei motivi è la decisione di stabilire la sede centrale con i
funzionari della SE a Bruxelles, che è una delle città più care d'Europa.

In che modo la SE valuta l'esperienza storica del movimento comunista?

Purtroppo assai negativamente. Nel preambolo dello statuto della SE
l'utilizzo della nozione di "stalinismo" dà origine a una quantità di
diverse possibili interpretazioni e reminiscenze riguardanti il
passato. La nozione di "stalinismo" non è affatto comunemente e
univocamente accettata. Si tratta di una nozione di cui tra l'altro si
è abusato per attaccare tutta la storia del socialismo in Europa.
Peraltro la nozione di "stalinismo" non è neppure comprensiva di tutte
le pratiche non democratiche e di tutti i delitti, che lo stesso
movimento comunista ha già per parte sua condannato, distanziandosene,
e che considera anche per il futuro inaccettabili.
Oggi sono soprattutto gli avversari politici che definiscono alcuni
partiti come "stalinisti".
Abbiamo proposto di sostituire l'espressione di "pratiche e crimini
stalinisti", con termini più estensivi, come ad esempio "tutte le
pratiche e i crimini antidemocratici". Nell'incontro del luglio scorso
con i rappresentanti della Pds tedesca abbiamo, come possibile
compromesso, proposto un eventuale aggiunta: "compresi quelli a cui ha
preso parte Stalin", oppure la cancellazione del testo oggetto della
controversia. Per questo non capisco coloro i quali nei media usano
demagogicamente questa questione contro il KSCM.

Come definirebbe l'attuale rapporto del KSCM col Partito della
sinistra europea?

Il KSCM si è sempre sforzato per la cooperazione e il coordinamento
della sinistra europea. Il raggiungimento dell'unità d'azione della
sinistra europea non si può però ottenere con l'esclusione di una
parte importante del movimento di sinistra radicale europeo. Le
esperienze derivanti dalla partecipazione alle riunioni del Comitato
esecutivo della SE, dalle discussioni e dalla corrispondenza con altri
partiti, dimostrano che le nostre obiezioni sono giustificate ed hanno
il sostegno diretto o indiretto di altri partiti. La prassi dimostra
la loro giustezza, ma non c'è la volontà politica da parte della
direzione della SE di metterle in pratica.
Il Comitato centrale del KSCM nel giugno dello scorso anno decise che
saremmo stati un partito attivo all'interno della SE con lo status di
osservatori. A mio parere, dalle esperienze fin qui compiute ne deriva
che non è necessario cambiare quella decisione, dato che non è
avvenuto nulla di nuovo che richieda un eventuale cambiamento. D'altra
parte, essere presenti come osservatori non significa, come alcuni
ingenuamente credono, solo "osservare" e non prendere parte attiva
alle trattative e discussioni. Al contrario. L'unica sostanziale
differenza tra il partito membro e quello osservatore, come è
dimostrato dalla prassi, consiste nel fatto che il partito membro deve
pagare i contributi.

(intervista pubblicata nella prima pagina di Halò noviny, quotidiano
del KSCM, il 19 agosto 2005)
Nostra traduzione