Informazione

Da: Gilberto Vlaic <gilberto.vlaic @...>
Data: Lun 27 Dic 2004 14:19:39 Europe/Rome
Oggetto: Relazione viaggio a Kragujevac

Care amiche, cari amici, vi invio la relazione del viaggio concluso
lunedi' scorso per la consegna delle quote di adozione a distanza.

con i miei piu' sinceri saluti e auguri per un felice 2005

Gilberto Vlaic
Gruppo Zastava Trieste
e
Associazione Non bombe ma solo caramelle - ONLUS

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RITORNO DALLA ZASTAVA DI KRAGUJEVAC

Viaggio del 17-20 dicembre 2004
(resoconto di viaggio a cura Gilberto Vlaic del gruppo ZASTAVA Trieste)

Questa relazione e’ suddivisa in nove parti:

1. Introduzione
2. Allargamento della struttura dell'associazione in Veneto
3. Si costruiscono nuovi ponti di solidarieta'
4. Materiale trasportato
5. Cronaca del viaggio
6. Il sostegno a un gruppo di profughi da Pec (Kosovo)
7. Il microprogetto artigianato
8. Informazioni generali sulla Serbia e particolareggiate sulla
Zastava; cenni sullo stato di salute in Serbia
9. Conclusioni



Introduzione

Vi invio un resoconto del viaggio appena concluso alla Zastava di
Kragujevac per consegnare le adozioni a distanza che fanno capo al
Gruppo Zastava di Trieste, alla nostra nuova sezione del Veneto e al
Coordinamento Nazionale RSU CGIL.
Questo resoconto si lega alle altre relazioni scritte con cadenza
praticamente trimestrale.

Sono tutte reperibili su diversi siti, tra i quali
- il sito del coordinamento RSU, all’indirizzo:
http://www.ecn.org/coord.rsu/
seguendo il link: Solidarietà con i lavoratori della Jugoslavia:
http://www.ecn.org/coord.rsu/guerra.htm
dove sono anche descritte in dettaglio tutte le iniziative in corso.
L'ultima relazione relativa al viaggio di settembre 2004 si trova
all'indrizzo
http://www.ecn.org/coord.rsu/doc/altri2004/2004_0913_zastava_rel.htm

Nello stesso sito segnalo un interessanti articolo di Enrico Vigna,
della associazione SOS Jugoslavia di Torino, che ha incontrato a marzo
scorso Cedomir Pajevic, vice segretario del Sindacato Samostalni della
Zastava, e Ruzica Milosavljevic, che dello stesso sindacato della
Zastava è stata segreteria generale. Ne è uscita fuori una vasta
intervista che descrive in dettaglio il drammatico quadro della realtà
serba post bellica.
Segnalo inoltre come molto interessante la relazione del viaggio svolto
a maggio scorso dall'associazione di Roma ABC, solidarieta' e pace
all'indirizzo:
http://www.ecn.org/coord.rsu/doc/altri2004/2004_0527_abc.zip

Segnalo inoltre sullo stesso sito un recente contributo di John Pilger
dal titolo:
"Nonostante il fallimento in Iraq, i promotori della guerra
"umanitaria" devono ancora rendere conto della loro crociata in Kosovo"
all'indirizzo:
http://www.ecn.org/coord.rsu/doc/altri2004/2004_1216_kosovo.htm

Vorrei anche consigliarvi, per le emozioni che riesce a trasmettere,
la lettura dl resoconto del viaggio di dicembre 2003 scritta da
Riccardo di Zastava Brescia sul sito della loro associazione
all'indirizzo:
http://digilander.libero.it/zastavabrescia

Tutti i nostri resoconti sono presenti anche sul sito del Coordinamento
Nazionale per la Jugoslavia, all'indirizzo:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/messages
che contiene inoltre centinaia di articoli sulla situazione nei Balcani
difficilmente reperibili sulla stampa nazionale.





Allargamento della struttura dell'associazione in Veneto

La campagna di adozioni in Veneto era stata iniziata da Enzo, che ne e'
rimasto il centro motore fino a pochi mesi fa. Dopo il suo
trasferimento in Piemonte, abbiamo deciso di incaricare Barbara,
Ilaria, Luisa e Mario di seguire questa regione, per evitare di perdere
questo prezioso patrimonio di solidarieta', che vede molte decine di
adozioni attive.
Tutti i sottoscrittori del Veneto sono stati avvisati per posta
elettronica o per lettera; per facilitare i versamenti delle quote
abbiamo aperto un nuovo conto corrente postale che si affianca al conto
corrente bancario gia' operante da tempo.
Il nuovo conto corrente postale e':
C.C.P. 000058419953
Intestato all’Associazione Non bombe ma solo Caramelle – ONLUS
sul quale potete versare anche tramite bonifico bancario usando le
seguenti coordinate
IT-71-E-07601-02000-000058419953

Si affianca al conto corrente bancario gia’ attivo da molto tempo:
c.c. 010000021816
CIN E ABI 08928 CAB 02202
presso Banca di Credito Cooperativo del Carso, Filiale di Basovizza,
Via Gruden 23 Basovizza-Trieste
intestato all'Associazione "Non Bombe ma solo Caramelle - Onlus"



Si costruiscono nuovi ponti di solidarieta’

Ricorderete che abbiamo preso in carico da marzo scorso due fratellini
colpiti da una malattia assai rara alla pelle (epidermiolisi bollosa),
ai quali forniamo periodicamente le bende per coprire le piaghe di cui
sono ricoperti (vedi relazione di marzo 2004, al paragrafo Materiale
trasportato e cronaca del viaggio).
Non e’ purtroppo una malattia curabile, si possono solo lenire le loro
sofferenze.
Una ONLUS di Catania, che ci ha gia' sostenuto in passato, ci ha
aiutato anche per questo viaggio fornendoci bende e pomate per piu' di
1000 euro.

Nel periodo settembre-dicembre abbiamo ricevuto sottoscrizioni per piu'
di 3500 euro (oltre alle quote di adozione) e una importante quantita'
di medicinali. Tra le sottoscrizioni piu' significative vorrei citare
500 euro di Venanzio da Sant'Elena (che ha gia' sei adozioni attive a
suo nome), 250 euro provenienti dal Circolo Cuba 59 di Santa
Croce-Trieste e 700 euro dal Circolo di Rifondazione Comunista di Valle
Elvo (Biella) in memoria del loro compagno Piero Falcone.
Inoltre riceviamo continuamente vestiario e scarpe, in quantita'
decisamente superiori a quelle che riusciamo a trasportare nel pullmino.

Si tratta di ingenti quantita' di denaro, medicinali e merci per le
quali ringraziamo vivamente tutte le persone e le associazioni che si
sono impegnate per reperirle; il nostro impegno a Kragujevac e' pero'
cresciuto di molto nell'ultimo anno e quindi continuiamo a invitare
tutti a contribuire con generosita'.


Materiale trasportato

La delegazione era costituita da Gabriella e Gilberto da Trieste, Matej
da Gorizia, Giampiero da Monfalcone, Giuseppina da Biella, Gino da
Montereale Valcellina, Filippo da Dronero, Renato e Marco da Caraglio;
questi ultimi rappresentavano la Croce Rossa di Caraglio, in vista di
un possibile intervento del loro Ente a sostegno delle nostre
iniziative.

Per il viaggio abbiamo utilizzato un pullmino fornitoci gratuitamente
dalla Associazione Triestina di Solidarieta' Internazionale.
Ricordo che le spese di viaggio sono state direttamente sostenute dai
partecipanti, senza alcuno storno dai fondi ricevuti per le quote di
adozione a distanza da distribuire (come del resto in tutti i
precedenti viaggi effettuati). Il viaggio e' costato complessivamente
(tra gasolio, pedaggi autostradali, pernottamenti e pasti) 1041 euro.

Avevamo circa quindici colli tra scatole e valigie di vestiario usato e
piu' di una ventina di pacchi di regali alle famiglie jugoslave da
parte delle famiglie adottanti italiane.
Inoltre una valigia con i medicinali (soprattutto antibiotici) per un
valore complessivo di circa 2000 euro.

Infine bende e garze per circa 1000 euro.

Le adozioni da distribuire erano 145, di cui 9 nuove, per un valore
complessivo di 14330 euro. La maggior parte erano quote trimestrali da
75 euro.

Avevamo anche 1923 euro frutto della vendita dei prodotti di uncinetto
di 15 donne che ci avevano consegnato i loro lavori in conto vendita a
luglio e settembre scorsi, all’interno del microprogetto artigianato.

Avevamo già acquistato a Kragujevac materiale per igiene personale (che
ci era stato chiesto dalle 45 famiglie profughe da Pec, Kosovo, che
aiutiamo) e dolciumi per i ragazzi in affido e per i 65 bambini
presenti nel campo profughi.

Si trattava di
135 saponette
90 spazzolini da denti
90 confezioni di dentifricio
225 confezioni da 5 rasoi
45 flaconi di schiuma da barba
45 pacchi di assorbenti
45 flaconi di gel doccia
45 deodoranti maschili
90 deodoranti femminili
45 flaconi da un litro di shampoo
45 confezioni di fazzoletti di carta
45 confezioni di bastoncini per orecchie
45 confezioni di detersivo per pavimenti
45 confezioni da 3 chili di detersivo per biancheria
per una spesa complessiva di 934.20 euro.

Con questo materiale sono stati preparati 45 pacchi, uno per famiglia.

Abbiamo inoltre acquistato
130 pacchi di biscotti da 1 Kg
65 barre di cioccolarta da 300 grammi
65 giochi
per una spesa di 325.65 euro; sono stati confezionati 65 pacchetti da
distribuire ai 65 bambini di Pec.

Per quanto riguarda i ragazzi in affido, abbiamo acquistato
180 pacchi di biscotti da 1 Kg
180 barre di cioccolarta da 300 grammi
180 sacchetti di caramelle
per una spesa di 487.80 euro; sono stati confezionati 180 pacchetti da
distribuire nell'assemblea di consegna delle quote di adozione, i pochi
pacchetti restanti sono stato consegnati all'Ufficio Adozioni per una
successiva distribuzione alle famiglie con piu' bisogno. Si tratta di
una ben poca cosa rispetto alle reali necessita' dei lavoratori e delle
loro famiglie, ma e' stato il massimo che potevamo fare.


Cronaca del viaggio

Siamo partiti da Trieste alle 9 del mattino e siamo arrivati a
Kragujevac alle 8 di sera, senza alcun problema durante il viaggio.
Niente neve, solo un po' di pioggia a tratti e temperature decisamente
superiori alla media stagionale. Traffico scarsissimo.

Dopo lo scarico del furgone, abbiamo verificato le liste delle adozioni
e preparato le buste per l'assemblea del sabato mattina; cena veramente
allegra con musica e canti con Rajka e Milja dell'ufficio adozioni del
Sindacato Samostanli, e con Delko e Rajko, rispettivamente segretario e
vicesegretario dello stesso Sindacato; era presente anche la Segretaria
del Sindacato degli operai in cassa integrazione (ZZO, sigla di Zastava
Zaposljvanje i Obrazovanje).

Vorrei sottolineare che questi viaggi di dicembre sono assai diversi
dagli altri tre che compiamo ogni anno; e' in questa stagione che
riusciamo di piu' a percepire le grandi difficolta' a sopravvivere di
questi lavoratori e delle loro famiglie; il clima rigido, spesso la
mancanza di riscaldamento nelle abitazioni, gli spostamenti resi piu'
complicati dal fango o dalla neve o dal ghiaccio rendono tutto piu'
precario e difficile.

Il mattino di sabato abbiamo distribuito le quote delle adozioni delle
nostre associazioni; la grande sala della direzione dove avvengono
questi incontri era al suo limite di capienza (alcune centinaia di
persone). L'atmosfera era piu' festosa del solito, siamo stati
sommersi di bottiglie di rakja fatta in casa, di marmellate, di miele,
di prodotti tessili, doni che riporteremo con noi in Italia e che, pur
con qualche difficolta' di tipo geografico, consegneremo alle famiglie
italiane.

Alla fine dell’assemblea abbiamo consegnato il ricavato della vendita
dei prodotti di e prelevato ulteriore materiale che le donne avevano
preparato; come sempre ci e' stato consegnato in conto vendita.

La sera la televisione cittadina trasmette un lungo pezzo
sull'incontro, insieme ad una intervista a Gilberto, a cui il Sindacato
ha fatto la bella sorpresa di consegnargli la tessera di membro
onorario.

Pomeriggio dedicato alla visita di varie famiglie con figli adottati
dai membri della delegazione; le condizioni di queste famiglie sono
sempre difficili, e non si vedono prospettive per il futuro, ma questi
incontri si svolgono sempre in un clima di grande dignita', di festa e
di vera amicizia. Dobbiamo sempre stare attenti a non esagerare con gli
squisiti dolci che ci offrono.

Negli spostamenti tra una famiglia e l'altra abbiamo attraversato il
suggestivo Parco della Rimembranza di Kragujevac, dove il 21 ottobre
1941 furono sterminate per rappresaglia dai nazisti 7300 persone, tra
le quali 2500 operai della Zastava e gli studenti del locale liceo,
insieme ai loro professori. Molti monumenti costruiti con pietre
provenienti dalle varie Repubbliche che costituivano la Repubblica
Federativa Socialista di Jugoslavia ricordano quell'eccidio. Abbiamo
deposto sul monumento centrale i fiori che Gabrielle e Giuseppina
avevano ricevuto in dono durante l'assemblea del mattino.

La sera abbiamo discusso con i rappresentanti del sindacato i possibili
progetti di solidarieta' futuri e abbiamo definito la data del prossimo
viaggio che si svolgera' dal 18 al 21 marzo 2005.

La mattina di domenica abbiamo incontrato i profughi di Pec (vedi
sotto); anche a questo incontro la televisione reginale ha dedicato un
pezzo del proprio telegiornale.
Al pomeriggio visite ad altre famiglie.
La sera abbiamo salutato i nostri amici del Sindacato con la promessa
di rivederci a marzo. E’ stata una cena piena di malinconia, per la
lettura delle cose che Giampiero aveva scritto sulle impressioni tratte
da questi due densissimi giorni, e conclusa con un forte discorso di
Delko.

Lunedi',durante il viaggio di ritorno, ci siamo fermati alcune ore a
Belgrado.
Abbiamo attraversato il viale delle ambasciate, che ospita tutta una
serie di edifici pubblici completamente distrutti dai bombardamenti del
1999, e poi visitato il parco di Tasmajdan, dove sorgono due monumenti
simbolo: quello ai giornalisti morti nel bombardamento della sede della
televisione e quello, struggente, dedicato ai bambini uccisi dalle
bombe della NATO, che sue due semplicissimi ovali in marmo nero riporta
in Serbo e in Inglese la scritta
"Eravamo solo bambini”.
Dopo una brevissima visita al centro della citta', siamo ripartiti
verso Trieste, dove siamo arrivati verso le 11 di sera di lunedi' 20
dicembre.


L'incontro con profughi di Pec

Dobbiamo ricordare che in Serbia vivono circa un milione di profughi
provenienti dalle varie repubbliche (nate dopo la dissoluzione della
RFSJ) e dal Kosovo; la loro è una situazione disperata, senza aiuti,
senza prospettive. Sono invisibili a tutto il mondo.

Gia' a luglio scorso avevamo incontrato un gruppo di famiglie profughe
da Pec e Pristina.
Sono ammassate nella periferia di Kragujevac in un piccolo centro
commerciale; con tramezzi di legno sono state ricavate "stanze" di
circa 20 metri quadrati dove sopravvivono 45 famiglie, in totale circa
200 persone tra cui 65 bambini; ciascuna stanza è occupata da una
famiglia, spesso allargata a nonni e zii.
Un solo bagno a disposizione di tutti, senza riscaldamento, in
condizioni alimentari igieniche e sanitarie tragiche.
Manca tutto, ma proprio tutto quello che dovrebbe salvaguardare almeno
i diritti minimi, l'essenziale per la sopravvivenza.
Grazie soprattutto alle insistenze di Barbara, che aveva partecipato al
viaggio di luglio, e a un inatteso finanziamento, avevamo deciso di
mantenere in piedi questo rapporto, incontrandoli anche a settembre.

Questa volta abbiamo distribuito il materiale che avevamo acquistato su
loro specifica richiesta.
L'incontro e' avvenuto in strada; sul tetto sventolava la bandiera
della pace che avevamo loro regalato a settembre.

Un breve saluto da parte nostra e loro, seguito dalla consegna dei
pacchi alle famiglie e ai bambini.

Dopo la consegna dei pacchi, la gente vuole che entriamo nell'edificio,
e con molta dignità ci mostra le proprie condizioni di vita, che sono
decisamente peggiori di quelle che avevamo visto nelle visite
precedenti; la mancanza di riscaldamento e l'umidita' rendono veramente
malsano e tristissimo questo luogo.
Le barriere linguistiche cadono di fronte agli sguardi, e si capisce
tutta l'impotenza di questi genitori, fino a ieri operai che potevano
sperare in un futuro per i loro figli, ed ora senza alcuna prospettiva
per il domani.


Il microprogetto artigianato

Questo progetto e' iniziato nel maggio 2003; il numero di donne
coinvolte (operaie licenziate o casalinghe) e' di circa 20.
Esse ci forniscono prodotti di ricamo e di uncinetto e li poniamo in
vendita.
Si tratta di un salto di qualita' all'interno della campagna di
solidarieta'. Nel campo delle adozioni infatti c'e' inevitabilmente la
differenza tra chi da' e chi riceve; qui invece c'e' un rapporto
assolutamente paritario tra chi produce una merce e chi la compra.
Purtoppo sembra che questo progetto stia andando verso la sua fine;
malgrado l'allargamento del numero delle persone coinvolte abbiamo in
pratica esaurito le nostre possibilita' di vendita e non siamo riusciti
ancora ad inventare nuovi meccanismi che ci permettano la vendita di
questi prodotti, fatto salvo il principio dell'assenza di intermediari.

In questo viaggio abbiamo consegnato alle donne la cifra di 1923 euro,
Il totale generale del denaro consegnato fino ad ora è giunto quindi a
5870,50 euro.

Molti membri della delegazione hanno acquistato vari prodotti di queste
donne, per piu' di 200 euro.

Anche questa volta abbiamo comunque riportato in Italia una
significativa quantita' di materiali, poiche' avevamo ordinativi
specifici .


Informazioni generali sulla Serbia e particolareggiate sulla Zastava;
cenni sullo stato di salute in Serbia

Gli ultimi dati statistici che vi abbiamo inviato sono contenuti nella
relazione del viaggio di luglio 2004, presente all’indirizzo:
http://www.ecn.org/coord.rsu/doc/altri2004/
2004_0704zastava_relazione.htm

I dati che seguono sono relativi alla fine di novembre 2004.


Informazioni generali sulla Serbia

Il cambio attuale dinaro/euro e’ di salito a 78.5
L’inflazione nel 2004 e’ stata di circa il 12%.
Noi consegnamo le nostre quote in euro, e quindi mantengono pressoche’
inalterato il loro potere di acquisto.

Il numero di occupati in tutta la Serbia e’ di 1.800.000 (su una
popolazione totale di circa 7.5 milioni); in questo numero sono pero’
compresi anche i lavoratori in cassa integrazione.
A 1.384.000 lavoratori vengono versati i contributi per la sanita’ e la
pensione, agli altri no.
Il 55% dei lavoratori e’ iscritto al Jedinstvena Organizacija
Samostalnog Sindikata, noto anche come Samostalni Sindikat (Sindacato
Autonomo), il 45% non e’ sindacalizzato o iscritto ad altri sindacati,
nati soprattutto dopo l’ottobre 2000.

Il numero ufficiale di disoccupati e’ 946.000, pari al 28% della
popolazione potenzialmente attiva.

Il salario medio nazionale, tutte le categorie di lavoratori comprese,
e’ di 14444 dinari, corrispondente a circa 185 euro; nei settori
industriali tale dato e’ di 174 euro, mentre sale a 219 euro per gli
occupati nei settori pubblici (istruzione, sanita’, trasporti, ecc.).
Da notare che su 180 distretti amministrativi (corrispondenti piu’ o
meno alle nostre Provincia) 26 hanno salari medi inferiori ai 100 euro.

I pensionati sono attualmente 1.244.500 con pensione media di 9108
dinari al mese, che corrisponde a circa 145 milioni di euro al mese;
solo il 40% di questa cifra viene coperto dal fondo pensioni, mentre il
resto proviene direttamente dal bilancio della Repubblica.

Tre categorie di pensione:
Anzianita’ (10902 dinari di media)
Invalidita’ (8476 dinari di media)
Reversibilita’ (6634 dinari di media)


Informazioni su Kragujevac e la Zastava

A Kragujevac citta’ il salario medio (tutti i settori) e’ di 147 euro.
A livello cittadino il rapporto lavoratori/pensionati e’ attualmente di
1.29 a 1.
37.500 persone sono al lavoro, e per esse vengono pagati i contributi
29.070 sono i pensionati
25.000 sono disoccupati
Le privatizzazioni hanno interessato fino ad ora 9 aziende, per circa
800 lavoratori complessivi.
Nella relazione di luglio questa cifra era stata indicata in 10 unita’
per complessivi 950 lavoratori.
Una di queste privatizzazioni e’ stata dichiarata illegittima e
l’azienda interessata e’ tornata in mano pubblica.
Nel frattempo a novembre e’ stata privatizzata la centrale del latte,
per 3 milioni di euro, acquistata da un privato serbo. Si tratta della
prima privatizzazione significativa.

Per quanto riguarda la Zastava, non ci sono significative variazioni
sui numeri dei lavoratori.
Circa 17.000 sono in produzione, suddivisi in 38 unita’ produttive
indipendenti.
Circa 6.500 sono in cassa integrazione.
La parte piu’ significativa e’ la Zastava Holding, che raggruppa gli
stabilimenti di produzione delle auto e dei camion, piu’ gli uffici
amministrativi, con un totale di 8.137 occupati (4564 lavoratori nel
settore auto, 1545 nel settore camion ed il resto uffici).

La produzione del 2004 e’ stata di 13.500 vetture e di 523 camion,
almeno 15 volte inferiore alle potenzialita’ produttive e nettamente
inferiore anche alle previsioni stabilite a maggio 2004, che indicavano
la produzione di 18.000 vetture e 800 camion.
Gli stabilimenti ora chiuderanno per circa due mesi, stanti le
difficolta’ di garantire il riscaldamento.

Alla Zastava il salario medio degli occupati e’ di 205 euro; questo
dato e’ apparentemente migliore della media cittadina poiche’ vi sono
alcuni reparti, con meno di 1000 addetti in totale (Zastava ALATI,
costruzione di utensili e Zastava DELOVI, pezzi di ricambio per auto)
dove il salario medio sale a circa 300 euro.

Ovviamente peggiore e’ la situazione degli oltre 6000 lavoratori in
cassa integrazione, che percepiscono una indennita’ mensile di circa il
45% del salario della categoria di appartenenza (per la maggior parte
di loro 50 - 70 euro al mese).
La cassa integrazione era iniziata nel settembre 2001, per una durata
di 4 anni.
Scadra’ dunque nel settembre 2005, e nessuno al momento azzarda
previsioni. L’accordo prevedeva il reintegro al lavoro, ma questa non
e’ una previsione realistica.
Probabilmente si andra’ verso una ondata di pensionamenti (per chi ne
ha maturato le condizioni) e di licenziamenti con una indennita’ di 100
euro per anno lavorato, come e’ successo per i circa 10.000 licenziati
nel 2001 e per i circa 2000 cassaintegrati che hanno scelto questa
strada nel corso di questi ultimi quattro anni.

La FIAT si e’ dichiarata disponibile ad azzerare l’80% dei debiti della
Zastava, ma richiede il pagamento del restante 20% entro il 2005.

Il tasso di sindacalizzazione tra i lavoratori del gruppo Zastava
arriva all’80%.
Di questi il 71% sono iscritti al Samostanli.


Cenni sullo stato di salute in Serbia

Studi specifici e indagini mediche hanno rilevato che in Serbia lo
stato di salute è preoccupante ed in continuo peggioramento. Ciò è
dovuto alle conseguenze della guerra, della povertà e dalla vita poco
sana che ne deriva.
L’Ente serbo per la lotta ai tumori prevede nei prossimi 10 – 15 anni
un forte aumento delle malattie maligne. Riferendosi al periodo
attuale, il numero degli ammalati è già aumentato del 200%. A questo
riguardo è stato lanciato un monito anche dall’Organizzazione Mondiale
per la Salute.
I dati mostrano che una persona su tre soffre di problemi cardiaci e
cardiovascolari. Queste malattie sono dovute spesso a problemi di
stress (ne soffre il 37% della popolazione serba), ad una alimentazione
non equilibrata (il pesce è quasi assente, la frutta e verdura è
scarsa, prevale un’alimentazione ricca di grassi) ed al fumo.
Le malattie renali, sempre più frequentemente presenti, sono legate
soprattutto all’inquinamento delle acque di certe zone (Zrenjani,
Kikinda, Kraljevo, Vranje, Loznica). Di conseguenza un sempre maggior
numero di persone è sottoposto a dialisi (attualmente 3500 persone, con
1200 casi nuovi all’anno e con 700 morti all’anno; dati
dell’Associazione dei Nefrologi).
Un’altra grave incidenza dello stato di salute della Serbia è data dai
problemi psichici. Si è riscontrata una forte impennata dei casi di
depressione, dei suicidi, dei disturbi mentali, dovuti in primis alle
condizioni di vita. La ricerca scientifica di “Batut” dimostra che il
44% della popolazione ha sintomi depressivi, il 24% soffre d’insonnia,
il 62% soffre di nevrosi. L’Ente per i dati statistici della Serbia
dichiara che l’anno scorso i suicidi erano 1381, con una media di tre
al giorno. Non sorprende l’aumento del consumo dei sedativi,
dell’alcool e delle sostanze stupefacenti.
Purtroppo - a detta dei medici – in conseguenza alla povertà, alla
guerra ed ai disagi sociali, l’esplosione vera e propria delle
patologie sopra elencate e di altre malattie dovrebbe ancora venire.

Conclusioni

In modo generale possiamo dire che lavoratori jugoslavi continuano ad
essere in condizioni di oggettiva debolezza e devono fare i conti con
la necessità di una ricostruzione post-bombardamenti che ha ormai da
quattro anni assunto una chiara direttrice iper-liberista.
Lo Stato, fortemente allettato e subordinato alle promesse di aiuto
occidentali, ha lasciato al libero mercato ogni decisione. Così i
prezzi aumentano, le scuole e la sanità diventano prestazioni
disponibili solo per i più ricchi, le fabbriche, le zone industriali
sono all’asta di profittatori occidentali che comprano tutto a prezzi
bassi e ponendo condizioni di lavoro inaccettabili. Sono evidenti e
stridenti le contraddizioni tra una estrema poverta' diffusa nella
quasi totalita' della popolazione e una ricchezza esibita attraverso i
suoi tipici simboli, soprattutto le auto di lusso.

Le famiglie che aiutiamo materialmente esprimono la loro gratitudine
per questi aiuti che sono indispensabili per la loro sopravvivenza; una
delle loro grandi preoccupazioni e’ di non rimanere soli, abbandonati
ed invisibili al resto del mondo, il che giustifica pienamente la
frequenza dei nostri viaggi.

Dobbiamo continuare i nostri sforzi affinche’ giunga a loro la nostra
solidarieta’ e fratellanza materiale e politica.

---

Intervento

a nome del del gruppo ZASTAVA Trieste, del coordinamento RSU-CGIL,
dell’Associazione ”Non bombe ma solo Caramelle” – ONLUS svolto da
Gilberto Vlaic all’assemblea dei lavoratori della Zastava di Kragujevac
il 18 dicembre 2004 in occasione della consegna delle adozioni a
distanza

Care lavoratrici e cari lavoratori della Zastava,
care compagne e cari compagni,
carissime bambine, carissimi bambini,
prima di tutto vi porto il piu’ affettuoso e fraterno saluto delle
associazioni che qui rappresentiamo:
il gruppo Zastava Trieste
il coordinamento delle Rappresentanze Sindacali Unitarie della CGIL
l’associazione Non bombe ma solo Caramelle
le COOP del nord-est
la Croce Rossa di Cuneo.
Per quanto riguarda me, essere qui con voi ancora una volta mi fa
sentire a casa, insieme alle mie sorelle e ai miei fratelli jugoslavi,
qui a Kragujevac che considero ormai la mia seconda citta'.

In questo viaggio portiamo piu' di 150 adozioni, di cui 9 sono nuove;
queste ultime sono la prova che molti lavoratori, molte famiglie
italiane non hanno dimenticato e non dimenticheranno mai che il mio
Paese, insieme agli altri Paesi della NATO, ha aggredito brutalmente la
Repubblica Federale di Jugoslavia.

Dopo l'ingerenza umanitaria, abbiamo visto le guerre preventive.
La tecnica e' sempre la stessa: demonizzare un popolo, la sua
dirigenza, convincere la propria oponione pubblica nazionale e poi
aggredire.
E la verita' e' sotto gli occhi di tutti, basta volerla vedere; si
tratta di guerre imperialiste per la sottomissione di popoli, per il
controllo geopolitico di territori strategici (quale e' per esempio il
Kosovo), per impadronirsi delle materie prime.
Se gli Stati Uniti non avessero ora incontrato la coraggiosa resistenza
del popolo irakeno, altri Paesi avrebbero gia' dovuto sopportare una
nuova aggressione.

Noi siamo qui insieme perche’ crediamo nell’uomo e nella dignita'
dell'uomo.
E per noi dignita' dell'uomo vuol dire
Lavoro, Pace, Liberta' e Solidarieta' internazionalista.
E le idee di liberta', di pace, di lavoro e di pacifica convivenza tra
i popoli non si possono annientare con i cannoni.

Noi dobbiamo essere uniti e decisi a respingere l'idea che sia
possibile per una potenza economica imporre a tutto il mondo, a tutti
i popoli, le sue leggi e i suoi interessi, attraverso le sue guerre con
cui sta insanguinando il mondo.

Noi vogliamo un mondo di giustizia e di pace; una pace per la quale
sara' necessario lottare ancora, con grande decisione e convinzione.
E' una lotta che ha nei lavoratori una forza insostituibile e decisiva
perche' al di la' delle differenze di lingua, religione e territorio i
nostri interessi cole classe sociale sono gli stessi.

Ma torniamo alla nostra assemblea.
Care ragazze e cari ragazzi, tra poco riceverete le buste contenenti
gli aiuti materiali dei vostri amici italiani.
Vi rinnovo l'invito di scrivere a queste persone, specialmente quelli
di voi che riceveranno adozioni nuove.
Infatti nel mio Paese si parla poco di voi, molti sono convinti che vi
abbiamo portato democrazia, liberta’ e benessere e che comunque la
vostra situazione e’ migliorata dalla fine dell’aggressione.
Noi sappiamo che non e’ cosi’. Noi cerchiamo in tutti i modi di
mantenere vivo il ricordo della primavera del 1999 e di descrivere la
vostra attuale situazione, ma le vostre parole, le vostre testimonianze
valgono piu’ di mille dei nostri discorsi e dei nostri dibattiti.
Care ragazze e cari ragazzi, siate fieri dei vostri genitori. Non
potevate averne dei migliori.
Siate orgogliosi della storia del vostro grande Paese. Non dimenticate
mai che la Jugoslavia si e' liberata da sola dall'oppressione
nazifascista, anche se molti oggi vogliono riscrivere la storia.
Auguro a tutti voi un2005 piu' felice dell'anno che sta finendo
SVE VAS VOLIM
Kragujevac, 18-12-2004

Apartheid in Kosovo (italiano / francais)

1. Staccata la corrente elettrica ai serbi kosovari allo scopo di
causare una catastrofe umanitaria (da Glas Javnosti)

2. Segnalazioni e link
3. Dispacci d'agenzia ed altre brevi
4. The Times : Le premier ministre du Kosovo pourrait être inculpé de
crime de guerre


=== 1 ===

http://www.glas-javnosti.co.yu/danas/srpski/D04122401.shtml

Kosovo: Catastrofe umanitaria imminente

(traduzione DK, per scopi privi di lucro)

- Nella regione serba a sud molti villaggi serbi rimangono ancora senza
corrente elettrica

- La popolazione in Kosovo è sottoposta a fame e malattie

- Gli interventi chirurgici sotto la luce delle candele e lampade
elettriche. In fila per i generatori, prestito della brace

BELGRADO - Continua la catastrofe umanitaria nelle enclavi serbe nelle
zone centrali del Kosovo e nella valle del fiume Morava in
Kosovo, causata dall'interruzione della fornitura di energia
elettrica. 13 villaggi sono senza la corrente in questo momento,
esclusi dal sistema elettro-energetico per via di presunti guasti e
debiti complessivi per 113 milioni euro. Più di 50.000 persone vivono e
lavorano in condizioni estremamente difficili. Le aziende
sanitarie, scuole, asili, sono senza corrente elettrica... Il cibo
precedentemente preparato per l'inverno è rovinato, l'acqua
potabile non è idonea, l'attività
didattica nelle scuole viene svolta nelle condizioni fuori ogni
normalità.
I Serbi del Kosovo, ormai abituati a tutto, si arrangiano in tutti i
modi possibili per organizzarsi la vita quotidiana. Legna per
ardere ce n'è. Siccome manca il cibo, i proprietari dei generatori li
danno in prestito in modo cha la gente possa ricreare il ghiaccio nei
frigoriferi. Vengono create liste d'attesa per i generatori. Il
fuoco nelle abitazioni viene mantenuto 24 ore su 24, e nei casi quando
si spegne, i vicini danno una mano portando la brace.
I negozi sono sprovvisti di carne e le forniture di latte sono
irregolari.

Una nuova forma di pressione

Il Vice-presidente della Circoscrizione di Lipljan, Borivoje Vignjevic,
portavoce dell'opinione della popolazione serba di questa
cittadina, sostiene che si tratta di una forma particolare di
pressione sulla gente decisa a non lasciare le proprie abitazioni.
- Alla "KEK" (Kosovska elektroenergetska korporacija) ci è stato
riferito che la mancanza di corrente sarebbe causata da un guasto. E'
stato rilevato il guasto, e noi disponiamo degli uomini e dei
componenti necessari per la riparazione. Però, ieri ci è stato
comunicato che la polizia sarebbe intervenuta nel caso nostri
tecnici fossero usciti per riparare il guasto - ha commentato Vignjevic.
Anche il direttore del Centro Clinico-ospedaliero di Pristina con la
sede a Gracanica, Stojan Sekulic, è dell'opinione che i motivi per la
interruzione della corrente siano esclusivamente etnici, con lo scopo
di esercitare pressione sui Serbi locali purché abbandonino i
loro insediamenti. Al reporter di Glas è stato confermato che sei
famiglie se ne sono già andate da Staro Gracko.
La dottoressa Rada Trajkovic rileva che con l'interruzione della
corrente elettrica, oltre circa 1500 allievi delle scuole
elementari, un simile numero di alunni delle scuole secondarie e
alcune migliaia di bambini delle scuole materne, sono colpiti più di
tutti, insieme agli anziani ed ai malati.
La situazione nell'ospedale è critica. Gli interventi chirurgici
urgenti vengono effettuati sotto la luce delle candele e delle lampade
elettriche.
La Dott.ssa Trajkovic non nasconde l'imbarazzo del fatto che
i rappresentanti dei paesi più democraticamente sviluppati,
che governano in Kosovo, guardano con indifferenza al calvario
della popolazione, e non fanno proprio nulla per prevenire la
catastrofe umanitaria imminente.

Le bollette inviate agli indirizzi delle chiese abbattute

Ai monaci del Monastero di Bogorodica Ljeviška e della Chiesa di Sveti
Ðorde a Prizren, sono arrivati gli inviti dalla Corporazione
Elettricità KEK per il pagamento di corrente elettrica per un
ammontare di 1.500 euro. Il parroco di
Prizren, Aleksandar Našpalic, ha commentato all'Agenzia Beta che il
personale della KEK ha consegnato loro le bollette per la corrente
elettrica, malgrado che nove mesi fa i templi sono stati incendiati e
demoliti, e l'installazione elettrica interna è stata tutta bruciata.
Il Direttore di KEK John Eshley ha commentato che i debiti relativi
alla corrente elettrica debbano essere pagati e che quest'ente non è
una società di beneficenza. Nell'intervista alla stazione televisiva di
Zvecan, Ashley ha detto che la rateazione dei pagamenti fino a cinque
anni è l'unica concessione, nei confronti dei debitori, che KEK possa
accordare.
- Ho l'impressione che anche Belgrado sia insensibile riguardo questo
problema. A volte penso che gli occidentali abbiano loro obiettivi e
interessi personali, e perciò non fanno nulla per la difesa dei diritti
umani. Questo mi pesa sull'animo e non capisco la riservatezza di
Belgrado - ha sottolineato la Dott.ssa Trajkovic, notando come il
sostegno e l'attività per l'organizzazione della protezione sanitaria
per
i Serbi, da parte del Ministero della Sanità della Repubblica
Serbia, sia lodevole.
Il numero dei malati aumenta, sono sempre di più i pazienti con
infezioni intestinali, polmonari e cutanee. In soccorso ai colleghi del
Kosovo centrale sono venuti i medici del Centro di Salute di
Kosovska Mitrovica, dove i pazienti delle enclavi serbe arrivano
quotidianamente. Il vice-direttore di questo Centro, Milan Jakovljevic,
ha confermato che il numero dei pazienti dalle zone dove la
popolazione serba vive in condizioni di assedio, è aumentato del 10
percento. Più di 100 persone dal Kosovo centrale sono sistemate in
questo centro, per le cure ospedaliere.
L'Ospedale di Kosovska Mitrovica, dal punto di vista professionale ed
organizzativo, ha ribadito il direttore Milan Ivanovic, è pronto a
soccorrere tutti i malati. Intanto, da questa e dalle altre
istituzioni sanitarie e' partito un appello verso il governo, le
organizzazioni internazionali ed umanitarie, per il massimo sforzo
nell'assicurare condizioni di vita degne di esseri umani alla
popolazione serba nelle enclavi.

Blocchi stradali sono probabili

Grazie all'attività dei pochi giornalisti presenti, comunque,
giungono le notizie riguardanti la catastrofe umanitaria. Il
redattore responsabile della Radio KiM da Laplje Selo, Živojin
Rakocevic, afferma che il programma va in onda per 12 ore al giorno,
con ausilio di due generatori quasi bruciati che vengono attivati
alternativamente per garantire almeno una produzione informativa
minima. Le informazioni vengono raccolte visitando il territorio,
benché questo sia molto rischioso, perché le comunicazioni
telefoniche sono prevalentemente interrotte.
Le interruzioni della corrente elettrica ai Serbi nel Kosovo
centrale sono iniziate ai primi di dicembre, quando gli abitanti di
Priluzje, Dobrotin, Gušterice e Livade, sono rimasti senza corrente.
Quando, dopo l'intervento dell'Ombudsman del Kosovo, Marek Novicki, è
stata ripristinata la corrente, nello stesso momento ne sono stati
privati i Serbi nella vicina Caglavica, Laplje Selo e Preoce. I Serbi
avvertono che, nel caso l'interruzione di energia elettrica venisse
prolungata, bloccheranno le strade principali del Kosovo.

Ljiljana Staletovic


=== 2 ===

> Da: "ubertotommasi"
> Data: Ven 10 Dic 2004  21:11:35 Europe/Rome
> A: "Coord. Naz. per la Jugoslavia"

Segnalo un articolo sull'Espresso intitolato "Droga, sesso, mafia e
Kosovo).
Un sottotitolo afferma che un rapporto della Kfor sostiene che l'80%
del Pil si basa su attività illegali. A cominciare dal traffico di
eroina e di donne. L'articolo di Gigi Riva che scrive da Pristina è
durissimo ed è completato da altri autori.
Uberto Tommasi

---

Vivere senza futuro? L’intervento di Shkëlzen Maliqi

07.12.2004 - L’intellettuale kossovaro Shkëlzen Maliqi è stato uno
degli ospiti dell’Osservatorio lo scorso fine settimana a Venezia.
Quello da lui descritto è un Kossovo vittima di blocchi contrapposti.
Lo scrittore analizza diversi scenari: l'indipendenza, la divisione,
una procedura accellerata di integrazione nella UE.

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3693/1/51/

Vivere senza futuro? Il documento introduttivo

26.11.2004 - Venerdì 3 dicembre, a Venezia, presso la Sala Congressi
dell’Isola di San Servolo, si aprirà il convegno annuale di
Osservatorio sui Balcani “Vivere senza futuro? L’Europa tra
amministrazione internazionale e autogoverno: i casi di Bosnia
Erzegovina e Kossovo”. Pubblichiamo il documento introduttivo

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3667/1/51/

Belgrado dice no a Haradinaj

09.12.2004 scrive Luka Zanoni
La Belgrado ufficiale proprio non ha mandato giù l’elezione di Ramus
Haradinaj come primo ministro del Kosovo. Numerose le reazioni contro
l’ex comandante dell’UCK, da Belgrado ritenuto uno dei maggiori
responsabili dei crimini di guerra contro la popolazione serba del
Kosovo

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3698/1/51/

Kossovo e nuovo governo: giorni contati?

13.12.2004 scrive Alma Lama
Da comandante dell’UCK a primo ministro. La brillante carriera di
Ramush Haradinaj sembra però essere arrivata al capolinea. In molti in
Kossovo si aspettano un suo trasferimento all’Aja.

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3705/1/51/

I Serbi e Haradinaj: intervista a Oliver Ivanović

14.12.2004 scrive Andrea Rossini
Rappresentante della coalizione “Povratak” (Ritorno) nella Assemblea
del Kosovo tra 2001 e 2004, a capo della Lista Serba per il Kosovo e
Metohija nel corso delle recenti elezioni, Oliver Ivanović è uno dei
principali esponenti politici dei Serbi del Kosovo. Nostra intervista

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3712/1/51/

Intervista con Ramush Haradinaj, premier del Kosovo [SIC]

21.12.2004 - Pubblichiamo la traduzione italiana dell'intervista con
Ramush Haradinaj, nuovo premier kosovaro, raccolta dal settimanale di
Sarajevo DANI

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3730/1/51/

---

Kosovo : Belgrade refuse de parler avec Ramush Haradinaj, soupçonné de
crimes de guerre

http://www.balkans.eu.org/article4876.html

L’inculpation de Ramush Haradinaj pourrait provoquer une nouvelle vague
de violence au Kosovo

http://www.balkans.eu.org/article4904.html

Kosovo : pas de gouvernement, pas de majorité et la menace de La Haye

http://www.balkans.eu.org/article4855.html

Sud de la Serbie : la construction d’une école mixte crée la zizanie à
Bujanovac

http://www.balkans.eu.org/article4907.html

Bakchich en tout genre et à tous les moments de la vie quotidienne

http://www.balkans.eu.org/article4902.html

La grande misère des camps rroms du Kosovo

http://www.balkans.eu.org/article4846.html

Disparus du Kosovo : une plaie toujours ouverte

http://www.balkans.eu.org/article4783.html

Déplacés du Kosovo : l’éternel retour

http://www.balkans.eu.org/article4740.html


=== 3 ===

Fonte: http://www.ansa.it/balcani/kosovo/kosovo.shtml

KOSOVO: PARLAMENTO ELEGGE PREMIER EX CAPO GUERRIGLIA

(ANSA) - PRISTINA, 3 DIC - Il parlamento del Kosovo ha eletto oggi a
Pristina l'ex comandante della guerriglia albanese (Uck) Ramush
Harudinaj nuovo primo ministro. Confermato invece nella carica di
presidente il moderato [SIC] Ibrahim Rugova.(ANSA). BLL
03/12/2004 15:31

KOSOVO: PARLAMENTO ELEGGE PREMIER EX CAPO GUERRIGLIA (2)

(ANSA) - PRISTINA, 3 DIC - La riconferma di Rugova alla presidenza del
Kosovo e' stata votata da 64 deputati sui 99 presenti in aula. I voti
contrari sono stati 32 e 3 le schede nulle. E' la stessa maggioranza
ottenuta da Ramush Haradinaj che nonostante le polemiche che hanno
precededuto la votazione, e' riuscito ad ottenere il mandato per
costituire il nuovo governo. Haradinaj e' stato interrogato nelle
scorse settimane dalla procura del tribunale internazionale dell'Aja
per i crimini di guerra nell'ex Jugoslavia, e secondo voci ricorrenti
rischia l'incriminazione per fatti commessi durante il conflitto del
1999, quando era comandante dell'Uck nella regione occidentale di Peja.
Subito dopo le elezioni dello scorso 23 ottobre, nelle quali l'Alleanza
per il futuro del Kosovo (Aak) ha ottenuto poco piu' dell'8 per cento
dei voti, Haradinaj ha iniziato a negoziare un accordo di governo con
la Lega democratica (Ldk) di Ibrahim Rugova, riuscendo a scalzare
dall'esecutivo il Partito democratico (Pdk) del premier uscente Bajram
Rexhepi pur uscito vittorioso dalle urne con oltre il 24 per cento.
Decisivo nel negoziato e' stato l'impegno, da parte del partito di
Haradinaj, di sostenere Rugova nell'elezione a presidente, condizione
invece respinta dal Partito democratico che ha infatti presentato un
proprio candidato, puntualmente sconfitto in Parlamento.(ANSA). BLL
03/12/2004 15:50

KOSOVO: BELGRADO CHIEDE A ONU ANNULLARE NOMINA HARADINAJ

(ANSA-AFP) - BELGRADO, 4 DIC - Le autorita' della Serbia hanno chiesto
oggi al capo della missione Onu in Kosovo, Soren Jessen-Petersen, ''di
annullare'' la nomina dell'ex capo della guerriglia albanese Ramush
Haradinaj a primo ministro della provincia. La nomina viene definita un
atto ''provocatorio e rischioso''. Belgrado chiede a Petersen di
''annullare - si legge in comunicato - l'atto provocatorio e rischioso
che e' l'elezione di Ramush Haradinaj a presidente del governo del
Kosovo''. Le autorita' serbe, prosegue il testo, ''condannano
l'elezione di Ramush Haradinaj perche' questo atto minaccia in modo
molto diretto una comune risoluzione dei problemi del Kosovo''. La
dichiarazione e' il risultato di una riunione straordinaria del governo
di Vojislav Kostunica, svoltasi oggi a Belgrado alla presenza del
presidente della Serbia, Boris Tadic, e del ministro degli esteri della
Serbia/Montenegro, Vuk Draskovic. Haradinaj, nominato ieri dal
parlamento del Kosovo primo ministro di questa provincia della Serbia
amministrata dall'Onu, e' stato uno dei piu' importanti comandanti
dell'Esercito di liberazione del Kosovo (Uck), la guerriglia
separatista albanese che combatteva contro le forze di Belgrado nel
1998-'99. Secondo il comunicato della Serbia/Montenegro, il nuovo
premier del Kosovo deve rispondere dell'accusa di aver compiuto ben 108
azioni criminali. In particolare, e' accusato di molteplici crimini di
guerra contro civili serbi nell'ovest della provincia, ed e' stato
recentemente interrogato dagli inquirenti del Tribunale penale
internazionale (Tpi) per i crimini di guerra nella ex-Jugoslavia.
''Certamente sara' difficile portare avanti un dialogo con le autorita'
del Kosovo rappresentate da un uomo accusato di crimini di guerra'', ha
dichiarato Kostunica al termine della riunione. Tra le altre cose,
Belgrado accusa Haradinaj di essere uno dei principali istigatori della
campagna di violenze antiserbe in Kosovo che, dall'arrivo
dell'amministrazione dell'Onu nel giugno 1999, ha portato all'esodo di
piu' di 200.000 serbi. (ANSA-AFP). BA 04/12/2004 17:20

KOSOVO: HARADINAJ PREMIER, LEVATA DI SCUDI IN SERBIA

(ANSA) - BELGRADO, 6 DIC - La Serbia insorge contro l'elezione dell'ex
comandante dell'Uck (l'armata di liberazione kosovara) Ramush Haradinaj
a primo ministro del Kosovo. Per una volta compatti, governo,
presidente e opposizioni hanno rivolto appelli alla comunita'
internazionale perche' impedisca l'insediamento nella provincia di un
esecutivo capeggiato da un politico sospettato di crimini di guerra, e
sul quale il Tribunale penale internazionale ha aperto una indagine. In
una riunione urgente convocata dal premier Vojsilav Kostunica, il
governo serbo ha chiesto sabato al capo dell'amministrazione dell'Onu
per il Kosovo (Unmik) Soren Jessen Petersen di invalidare la decisione
del parlamento kosovaro. Ma l'Unmik ha risposto di non avere
l'autorita' per farlo. Analoghi appelli sono stati rivolti al Consiglio
di sicurezza dell'Onu, all'Unione europea, all'Organizzazione per la
sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) e al Consiglio d'Europa.
L'ex ministro della giustizia serbo Vladan Batic ha rivelato alla
stampa l'esistenza di un dossier di 400.000 pagine - copia del quale e'
stata inviata al Tpi - sui crimini attribuiti a Haradinaj: fra gli
altri, una diretta responsabilita' nelle operazioni di 'contro-pulizia
etnica' che hanno seguito il ritiro delle forze jugoslave dalla
provincia. In particolare, la televisione statale Rts ha parlato di un
rapimento effettuato a Djakovica nel giugno del 1999 da parte di un
gruppo a suo dire guidato dal leader kosovaro-albanese. I rapiti, otto
uomini e tre donne di etnia rom che stavano festeggiando un matrimonio,
furono secondo Rts torturati e mutilati prima che cinque di loro
venissero uccisi. Il capo del centro statale serbo di coordinamento per
il Kosovo Nebojsa Covic ha per parte sua accusato la comunita'
internazionale di usare due pesi e due misure sulla questione dei
crimini di guerra: ''In Bosnia, il responsabile internazionale Paddy
Ashdown puo' silurare un intero governo, dal premier all'ultimo
usciere, sulla base di un semplice sospetto. In Kosovo l'Unmik e'
appiattita sulle posizioni della leadership albanese''. La nomina a
capo del governo kosovaro di Haradinaj rappresenterebbe ''un ostacolo
enorme al dialogo per la soluzione del problema della provincia - ha
detto Kostunica - e' difficile pensare di poter parlare con un uomo
responsabile di crimini sia in tempo di guerra che in tempo di pace''.
(ANSA). OT
06/12/2004 13:39

KOSOVO: HARADINAJ PREMIER, IN SERBIA SARA' ARRESTATO

(ANSA) - BELGRADO, 9 DIC - Se dovesse venire in Serbia per eventuali
negoziati, il primo ministro kosovaro Ramush Haradinaj verrebbe
arrestato: lo ha detto il ministro della giustizia Zoran Stojkovic
commentando gli inviti alla riapertura del dialogo rivolti dal neo capo
dell'esecutivo della provincia.
Haradinaj, la cui nomina e' stata fortemente contestata a Belgrado
perche' i serbi lo considerano un criminale di guerra ed e' stato
oggetto anche di una indagine del Tribunale penale internazionale,
aveva detto di essere ''pronto anche ad andare a Belgrado se
necessario'' per aprire le trattative sullo status del Kosovo.
Piu' pragmatico, il presidente serbo Boris Tadic ha detto di essere
disposto al dialogo anche con Haradinaj, se cio' servira' gli interessi
della comunita' serba kosovara. ''Considero la nomina di Haradinaj
inaccettabile, ma non voglio evitare la cooperazione con una persona
eletta dal parlamento kosovaro, perche' cio' non andrebbe a vantaggio
del paese'', ha detto ai giornalisti. Le dichiarazioni del capo dello
stato non hanno mancato di suscitare l'ira delle ali piu' radicali
della scena politica serba. (ANSA). OT 09-DIC-04 16:49 NNNN
09/12/2004 16:53

KOSOVO: SERBIA NON PARTECIPA A RIUNIONE SU AUTONOMIE LOCALI

(ANSA) - BELGRADO, 13 DIC - La Serbia non partecipera' al gruppo di
lavoro in programma oggi a Pristina sulle autonomie locali in Kosovo,
dove era invitata in qualita' di consigliere per le comunita' serbe
kosovare. Lo ha annunciato Slobodan Samardzic, consigliere del primo
ministro Vojislav Kostunica. Finche' Ramush Haradinaj sara' premier, ha
detto Samardzic, ''ne' Belgrado ne' le comunita' serbe kosovare
prenderanno parte a negoziati su qualunque vertenza''. La Serbia
considera il neo premier kosovaro un criminale di guerra e ha raccolto
un dossier di 400.000 pagine sui suoi presunti delitti. Haradinaj, che
e' stato oggetto di una indagine del Tribunale penale internazionale,
e' incriminato dai tribunali serbi per ben 108 capi di imputazione. Il
governo del premier Kostunica e' anche irritato dalla posizione ambigua
dei suoi eventuali negoziatori: ''Non prenderemo parte in trattative
nelel quali non ci e' dato un status uguale a quell della leadership
kosovara'', ha detto il consigliere. Partecipano invece ai lavori del
gruppo i serbi dell''Iniziativa civica', una formazione politica filo-
occidentale. A Belgrado, il presidente serbo Boris Tadic ha preso
ancora una volta in questi giorni le distanze dalle posizioni del
governo di Kostunica, annunciando di essere pronto a negoziare anche
con Haradinaj, se cio' potra' essere utile alla comunita' serba.
(ANSA). OT
13/12/2004 13:14

KOSOVO: ARRIVA IL 21/O GENIO GUASTATORI, A CASA I PONTIERI

(ANSA) - ROMA, 15 DIC - Passaggio di consegne nella componente Genio
del contingente italiano in Kosovo: il colonnello Filippo Mazzone,
comandante del 21/o reggimento Genio Guastatori, subentra al colonnello
Paolo Coricciati, comandante del 2/o reggimento Genio pontieri. Questo
reparto, dopo sei mesi, torna dunque in Italia, a Piacenza.
I genieri della Task force Astro, che comprende anche unita' tedesche,
argentine e bulgare, hanno compiuto nel loro periodo di permanenza in
Kosovo numerose attivita' in favore della popolazione. ''Significativi,
in particolare - sottolinea una nota diffusa a Roma dallo Stato
maggiore della Difesa - gli interventi su opere ed infrastrutture della
rete viaria della zona''. Tra questi, la realizzazione del tratto di
strada che collega le localita' di Maliscevo e Suva Reka, la prima
strada regionale del Kosovo ricostruita interamente dai soldati della
K-For. Gli uomini della task force hanno anche collaborato con il
personale tecnico del Kpc (Kosovo Protection Corp) di Dakovica nella
costruzione del ponte di Erenik, ''indispensabile strumento di
comunicazione per gli abitanti della zona, che dai tempi della guerra
erano costretti a percorre 15 chilometri di strada in piu' per
raggiungere Dakovica''.
Gli artificieri della task force hanno inoltre compiuto circa mille
interventi, ''rendendo piu' sicure - si legge nel comunicato - vaste
aree un tempo infestate da ordigni di vario genere (826 dei quali
distrutti), residuati del conflitto''. Gli stessi militari hanno pure
svolto corsi ai giovani kosovari sul pericolo delle mine e degli
ordigni.
''Four nations for one team'', questo il motto di Astro, che oltre a
garantire la mobilita' delle unita' della brigata multinazionale
Sud-Ovest e' stata anche impegnata in ''numerosissime attivita' a
favore della popolazione locale''.
Tra quelle piu' significative: il supporto logistico alle
organizzazioni non governative presenti nell'area di responsabilita';
la realizzazione di infrastrutture nella zona di Prizren; la
costruzione di un campo da calcio per gli orfani presso il Centro
Caritas di Klina e di un parco giochi per i bambini del villaggio di
Decane; la realizzazione di un sistema di canalizzazioni a Bec Jakova.
''Questa task force ha contribuito a realizzare con successo le
operazioni della brigata in favore della popolazione kosovara. I
genieri di Astro hanno sempre mantenuto un buon rapporto con la
popolazione e le autorita' locali e meritano il mio piu' vivo
apprezzamento'', ha detto il comandante della Brigata multinazionale
Sud-Ovest, il generale Richard Rossmanith, presente al passaggio di
consegne. (ANSA). SV 15-DIC-04 20:13 NNNN
15/12/2004 20:18

SERBIA/MONTENEGRO: ESERCITO RAFFORZA PRESENZA VICINO KOSOVO

(ANSA) - BELGRADO, 22 DIC - L'esercito della Serbia/Montenegro ha
deciso di rafforzare la propria presenza nel sud del paese vicino al
Kosovo, la provincia a maggioranza albanese amministrata dall'Onu. Lo
ha riferito oggi Radio B92. Due battaglioni supplementari saranno
dispiegati in diversi punti della provincia, dove si trova la valle di
Presevo. Con questo provvedimento, ha aggiunto Radio B92, la Serbia
intende mandare un messaggio per dire di essere pronta a rispondere a
ogni minima sfida contro la propria sicurezza. La misura adottata e'
dunque di tipo precauzionale. La valle di Presevo, dove vive una
nutrita comunita' albanese, e' stata teatro tra il 2000 e il 2001 di
scontri tra forze serbe e guerriglieri separatisti albanesi che avevano
costituito un ''Esercito di liberazione di Presevo, Mevedja e
Bujanovac''. Secondo le autorita' di Belgrado gli ex guerriglieri di
quel movimento hanno creato un nuovo gruppo, l'Esercito nazionale
albanese, che afferma di combattere per una ''Grande Albania''
comprendente il Kosovo, una parte della Macedonia e del sud della
Serbia. Tale gruppo e' considerato dalla missione Onu in Kosovo ''un'
organizzazione terroristica''.(ANSA). COR-KTA
22/12/2004 19:05

---

Da Liberazione del 23/12/2004

Kosovo, il premier: «Indipendenza nel 2005»

«Il nostro programma ha come obiettivo la creazione dello stato
indipendente del Kosovo perché questo è il desiderio del popolo», così
Ramush Haradinaj ha presentato il programma del suo governo
all'Assemblea Nazionale del Kosovo. Un programma in otto punti che
prevede la creazione dello stato indipendente entro il 2005 o al
massimo il 2006. Il controverso premier, eletto nonostante le
preoccupazioni espresse dalla comunità internazionale, è l'ex leader
dell'Uck e rischia di essere incriminato per crimini di guerra dal
Tribunale dell'Aja.


=== 4 ===

The Times : Le premier ministre du Kosovo pourrait être inculpé de
crime de guerre

Remarquons au passage comment les bandits de l'UCK complices de l'OTAN
se voient gratifiés du nom de "résistants" - ce qui ne viendrait
peut-être pas à l'esprit du Times pour qualifier les "insurgés", ou les
"terroristes en Irak", j'imagine? (R. Marounek sur alerte_otan
@...)

http://www.timesonline.co.uk/article/0,,2089-1399929,00.html

Des diplomates occidentaux au Kosovo disent qu'ils s'attendent à ce que
le nouveau premier ministre de la province agitée soit poursuivi pour
crime de guerre.

Ramush Haradinaj, un ancien videur de night-club qui a conduit la
"résistance" (sic) de l'UCK contre la police serbe et l'armée
yougoslave en 1998 et 1999, est une figure héroïque parmi les Albanais.

Son charisme a aidé à assurer un large support de la Communauté
Internationale après la guerre et sa carrière politique a été
encouragée par les officiels britanniques.Mais le côté plus obscur de
son passé rebelle semble maintenant le rattraper.

Les diplomates disent qu'il est probable que Haradinaj, 36 ans, soit
inculpé en rapport avec le massacre de 40 civils serbes et albanais
près de son village d'origine de Glodjane, en été 1998. Ce massacre
figure parmi plusieurs crimes de guerre supposés de l'UCK sur lesquels
le TPIY est en train d'enquêter.

Les officiels disent qu'on s'attend à ce que le tribunal émette un
mandat d'arrêt pour Haradinaj dans les semaines à venir auprès des
autorités des Nations Unies gouvernant le Kosovo.

Haradinaj, qui a perdu ses deux frères dans les combats contre les
Serbes, a nié toutes les allégations de crime de guerre, et a coopéré
avec le TPI. Toutefois, les Nations Unies et d'autres responsables
internationaux craignent que même si il se livre lui-même a la justice,
son écartement ne provoque une flambée de violence au Kosovo, semblable
aux émeutes de mars passé dans lesquelles des centaines de maisons
serbes, d'églises et de monastères avaient été brûlé.

Haradinaj a décrit l'enquête menée sur lui comme une conspiration
fomentée par Belgrade.

Lorsque le parlement du Kosovo l'a confirmé comme premier ministre il y
a une semaine, le gouvernement serbe a tenu une session extraordinaire,
et Vojislav Kostunica, le premier ministre, a demandé aux Nations Unies
de démettre Haradinaj.

Des officiels qui sont proche d'une enquête indépendante de la police
serbe sur Haradinaj ont également rendu public de nouvelles
photographies du massacre de Glodjane, dans lesquelles on peut voir des
corps en train de pourrir à côté d'un barrage.

Des rapports d'autopsie de l'époque suggéraient que les victimes, pour
la plupart des villageois de l'endroit, avaient été tués par balles ou
battus à morts, et beaucoup portaient des traces de torture.

Les villageois serbes qui avaient survécu au règne de la terreur de
l'UCK dans le voisinage avaient témoigné avoir été kidnappé et détenus
dans une maison de la famille de Haradinaj, où ils avaient été battus à
coup de massue [clubs?] et de crosse de fusil.

Haradinaj a joui de bonnes relations avec les moniteurs internationaux
envoyé au Kosovo durant la guerre, et a même reçu un téléphone
satellite pour aider l'OTAN à cibler les forces Serbes et Yougoslaves
tout au long de la campagne de bombardement de 78 jours qui a précédé
l'entrée de l'Alliance au Kosovo.

« Il a toujours exprimé des choses justes, sur le fait de vouloir que
les Serbes et les Albanais soient capables de vivre ensemble dans le
futur. », a déclaré un officier retiré de l'armée britannique qui a
rencontré Haradinaj à plusieurs reprises.

La Grande-Bretagne avait soutenu Haradinaj comme un rival de Hashi
Tachi, chef politique de l'UCK. En tant que leader de l'Alliance pour
le Futur du Kosovo, il a rencontré en 2001 Robin Cook, qui était alors
ministre des affaires étrangères. Il a ensuite uni ses forces avec le
plus modéré Ibrahim Rugova, président du Kosovo, pour former la
coalition dominante au parlement.

Les diplomates disent que Haradinaj croit qu'il peut devenir le premier
premier ministre d'un Kosovo Indépendant. Le statu de la province -
elle fait toujours formellement partie de la Serbie - doit être décidé
l'année prochaine.

Un diplomate français a déclaré que les autorités du Kosovo
s'attendaient à ce que Haradinaj se rende à la justice vers le milieu
du mois de janvier.

La KFor, la force de maintien de la paix au Kosovo, sera renforcée, et
la semaine passée, Jaap de Hoop Scheffer, le secrétaire général de
l'OTAN, a incité les Albanais à rester calmes. « C'est absolument
nécessaire pour Haradinaj et pour ceux qui le suivent de se comporter
de manière responsable si il est inculpé », a-t-il déclaré.

[ENGLISH / FRANÇAIS]
 
The creation of the Ukraine “democratic” opposition
La création de l'opposition “démocratique” ukrainiaine

http://www.wsws.org/articles/2004/dec2004/ukra-d02_prn.shtml


----- Original Message -----
From: Antonio Artuso
Sent: Friday, December 03, 2004 2:42 AM
Subject: [Engl + Fr] Ukraine "democratic" opposition

World Socialist Web Site www.wsws.org
WSWS : News & Analysis : Europe : Russia & the former USSR

The creation of the Ukraine “democratic” opposition

By Justus Leicht
2 December 2004

If one were to believe the Western media, one would conclude that the
Ukrainian opposition movement developed independently as the result of
a spontaneous popular movement for liberty and democracy against a
corrupt regime. In fact, what has characterized the media coverage of
recent events in Ukraine is the absence of any critical journalism.
Virtually none of the media oulets has bothered to investigate who is
behind the so-called democracy movement and the nature of its political
program.

For their part, the driving forces of the opposition movement make
little secret of their backers. The relevant information is for the
most part available on their own Internet sites.

Once one begins to examine the various organizations involved, it
rapidly becomes clear that the movement did not develop spontaneously.
A right-wing, neo-liberal network, developed largely by US
organizations, exploited widespread diassatisfaction with the
authoritarian regime of President Leonid Kuchma to implement a plan
prepared well in advance. Its purpose was to bring Ukraine more firmly
under the control of the US and open up the country more fully to
international capital.

The most active opposition grouping is the network that bears the name
“Pora” (“It is Time”). It consists mainly of university students and
has considerable influence in the staging of demonstrations, rock
concerts and other events organised against the government camp and its
presidential candidate, Viktor Yanukovich.

According to its self-portrayal, Pora has its origins in a decision by
the “Freedom of Choice Coalition” of Ukrainian non-governmental
organisations “to create a broad volunteer network for the
implementation of a nation-wide informational and educational campaign,
aimed at securing the voter rights of citizens”.

Pora expressly refers to the “successful activities of volunteer
networks” in Serbia (“Otpor” in 2000), Georgia (“Khmara” in 2003), and
other countries. Pora proudly affirms that it has been advised by these
groups.

Freedom of Choice is an umbrella organisation founded in 1999,
ostensibly consisting of over 300 different groups. According to its
own sources, it is supported by the following institutions: the
American, British and Canadian embassies; the National Democratic
Institute, which is chaired by the former US sectretary of state (under
Clinton) Madeleine Albright; the International Renaissance Foundation
(IRF), which is the Ukrainian offshoot of the George Soros-financed
Open Society Institute; the Eurasia Foundation, which is likewise
financed by Soros and the US government; the World Bank; the
Organization for Security and Cooperation in Europe; the US Agency for
International Development; Freedom House, chaired by ex-CIA director
James Woolsey; and the right-wing Konrad Adenauer Institute of the
German Christian Democratic Union (CDU).

The political model for Pora is neo-liberalism. Pora praises the brief
reign of Viktor Yushchenko as Ukraine prime minister because he took
measures to open up the country to international capital and implement
a radical privatisation program. Pora declares: “During its brief
period of government power, the team of reformers in 2000 brought about
a reduction in the shadow economy and contributed to the establishment
of equal access to the Ukrainian market not only for Russian, but also
for Western companies... Furthermore, Ukraine expanded its
Euro-Atlantic cooperation and adjusted its business relations with
Russia (in particular, with regard to the transport of energy
resources).”

The most prominent members and activists of Pora were trained by the
US-backed elements. A report by the Jamestown Foundation, a think tank
whose executive committee includes James Woolsey and former US national
security adviser (under President Jimmy Carter) Zbigniew Brzezinski,
states: “Otpor has been training Pora members under the auspices of the
Citizen Participation in Elections in Ukraine (CPEU) program which is
run by Freedom House, the National Democratic Institute, and the
International Republican Institute and funded by the US Agency for
International Development.”

In 2000, the Serbian organsation Otpor organised the demostrations that
led to the fall of Slobodan Milosevic. Now the same organsation is
being used to bring about regime change in Ukraine, supported by one
institute close to the US Democratic Party, and another close to the
Republican Party, and financed by an American government agency.

The Center for Political Education and the Ukrainian Centre for
Independent Political Research have also trained political activists of
the “democracy movement.” The Center for Political Education
aknowledges that it cooperates with the Young Entrepreneurs Association
of Ukraine and the US Republican Party-run International Republican
Institute, while, according to its own pronouncements, the Ukrainian
Centre for Independent Political Research has been financed for many
years by the American National Endowment for Democracy, George Soros’
IRF, and the British and Canadian governments.

Together with the activists of the opposition, numerous election
observers were also sponsored by American institutions. This should be
sufficient to indicate their complete lack of impartiality in the
Ukrainian elections.

A large number were organized by the Committee of Voters of Ukraine
(CVU), under the chairmanship of Igor Popov, and by New Choice-2004.
The latter organization was founded by the CVU and built up by Soros’
IRF. The driving forces behind the CVU are the Eurasia Foundation and
the National Democratic Institute. In February of this year, New Choice
held a working meeting with Madeleine Albright.

According to its own figures, the International Renaissance Foundation
(IRF) has since 1990 pumped over $50 million into the construction of
various Ukrainian non-governmental organisations (NGOs). Over the past
few years, IRF admits to supporting NGOs with over $5 million annually.

Not surprisingly, the election polls, which showed a clear lead for
opposition candidate Yushchenko immediately after the closing of the
voting stations, were financed by the same sources. The polls were
initiated by the Democratic Initiatives Foundation and jointly carried
out by the Razumkov Centre for Political and Economic Research
(financed by the IRF) and the Kyiv International Institute of
Sociology. The Democratic Initiatives Foundation is affiliated to New
Choice-2004 and the World Democracy Movement, an offspring of the
National Endowment for Democracy. One of their most recent projects was
providing support for the attempts to overthrow the government of Hugo
Chavez in Venezuela.

The national exit polls were also financed by IRF, the Eurasia
Foundation and the embassies of the US, Great Britain, Canada, Holland,
Sweden, Norway, Denmark and Switzerland.

The fact that those conducting the election polls and serving as poll
observers were financed by the same forces who sponsored the opposition
and backed the campaign of its candidate makes a mockery of their claim
to impartiality. Whatever fraud was committed—and there is good reason
to believe there was vote-rigging on both sides—the entire election and
its aftermath were a grotesque exercise in US and European manipulation
and provocation. The attempt of the opposition leaders and their
Western sponsors to wrap themselves in the mantle of “democracy” is
deserving of contempt. In any event, none of the claims being made by
the opposition camp can be accepted on face value.

Copyright 1998-2004
World Socialist Web Site
All rights reserved
 
---

[FRANÇAIS (Traduction rapide d'Antonio Artuso)]

La création de l'opposition “démocratique” ukrainiaine

par Justus Leicht
Le 2 décembre 2004

Si l'on devait croire les médias occidentaux, on conclurait que le
mouvement d'opposition ukrainienne s'est développé de façon
indépendante en tant que résultat d'un mouvement populaire spontané
pour la liberté et la démocratie contre un régime corrompu.  En vérité,
la couverture des événements récents par les médias a été caractérisée
par une absence de journalisme critique.  Pratiquement aucune agence
médiatique ne s'est donné la peine d'enquêter sur les créateurs des
soi-disant "mouvements pour la démocratie" ou sur la nature de son
programme politique.

Les forces dirigeantes du mouvement d'opposition ne cachent,
elles-mêmes, pas leurs appuis.  Leurs sites Internet diffusent des
informations à ce sujet.

On se rend vite compte, en considérant les organisations qui y
participent, que le mouvement n'est pas né spontanément.  Un réseau
d'extrême-droite, néo-libéral, établi en grande partie par des
organisations états-uniennes a exploité l'insatisfaction généralisée
engendrée par le régime autoritaire du président Leonid Kuchma pour
mettre en oeuvre un plan préparé longtemps à l'avance.  Le but était de
placer plus fermement l'Ukraine sous le contrôle des États-Unis et
d'ouvrir davantage le pays aux capitaux étrangers.

Le groupe d'opposition le plus actif est le réseau «Pora» (Le temps est
venu).  Il consiste surtout d'un groupe d'étudiants universitaires et a
une influence considerable dans l'organisation de manifestations,
de concerts de rock et d'autres événements contre le camps du
gouvernement et de son candidat présidentiel, Viktor Yanukovich.

Le réseau Pora se décrit comme étant né de la décision de la «Coalition
liberté de choix» des organisations non-gouvernementales ukrainiennes
«de créé un vaste réseau de volontaires pour mettre en application une
campagne nationale d'information et d'éducation visant à s'assurer que
les citoyens aient le droit de vote».

Le réseau Pora se réfère expressément aux «activités couronnées de
succès des réseaux de volontaires» en Serbie («Otpor» en 2000), en
Georgie («Khmara» en 2003) et dans d'autres pays.  Le réseau Pora
affirme fièrement qu'il a reçu des conseils de ces groupes.

«Liberté de choix» est une coalition fondée en 1999, regroupant
ostensivement plus de 300 différents groupes.  Selon ses propres
sources, elle est appuyée par les institutions suivantes : les
ambassades des États-Unis, de la Grande-Bretagne et du Canada; le
National Democratic Institute, présidé par l'ex-secrétaire d'État des
États-Unis (sous Clinton) Madeleine Albright; la International
Renaissance Foundation (IRF), ramification ukrainienne de l'Open
Society Institute financé par  George Soros; l'Eurasia Foundation,
également financée par Soros et par le gouvernement des États-Unis; la
Banque mondiale; l'Organization for Security and Cooperation in Europe;
l'Agency for International Development des États-Unis; la Freedom
House, présidée par l'ex-directeur de la CIA James Woolsey; et
l'organisation de droite Konrad Adenauer Institute de l'Union
démocrate-chrétienne allemande.

Le modèle politique suivi par le réseau Pora est le néo-libéralisme. 
Pora loue le règne bref de Viktor Yushchenko en tant que premier
ministre d'Ukraine parce qu'il a pris des mesures pour ouvrir le pays
aux capitaux étrangers et applique un programme radical de
privatisationl.  Pora déclare : «Pendant la brève période où le
gouvernement a été au pouvoir, l'équipe de réformateurs en 2000 a
provoqué une réduction de l'économie souterraine et contribué à
l'établissement d'un accès égal au marché ukrainien non seulement pour
les entreprises russes, mais aussi pour les entreprises
occidentales...  De plus, l'Ukraine a augmenté ses liens de coopération
euro-atlantique et a ajusté ses relations d'affaires avec la Russie (en
particulier, en ce qui concerne le transport des ressources
énergétiques).»

Les membres et les militants les plus connus du réseau Pora ont reçu
une formation de spécialistes des États-Unis.  Un rapport rédigé par la
Fondation de Jamestown, centre d'études et de recherche dont le comité
exécutif comprend James Woolsey et l'ex-conseiller en sécurité national
des États-Unis (sous le président Jimmy Carter) Zbigniew Brzezinski,
affirme : «L'Otpor a entraîné des membres du réseau Pora sous les
auspices du programme Citizen Participation in Elections in Ukraine
(CPEU), dirigé par la Freedom House, le National Democratic Institute
et l'International Republican Institute et financé par l'Agency for
International Development des États-Unis.»

En 2000, l'organsation Serbe Otpor a organisé des manifestations qui
ont conduit à la chute de Slobodan Milosevic.  Aujourd'hui, la même
organisation est utilisée pour provoquer le changement de régime en
Ukraine, appuyée par un institut proche du Parti démocrate des
Etats-Unis et par un autre institut proche du Parti républicain et
financé par une agence du gouvernement états-unien.

Le Center for Political Education et le Ukrainian Centre for
Independent Political Research ont également formé des militants
politiques du “mouvement pour la démocratie".  Le Center for Political
Education reconnaît qu'il colabore avec oopère avec l'Association des
jeunes entrepreneurs d'Ukraine et avec l'International Republican
Institute dirigé par le Parti républicain, alors que, selon ses propres
déclarations, le Centre ukrainien pour la Recherche Politique
Indépendante a été financé pendant beaucoup d'années par l'American
National Endowment for Democracy, par l'IRF de George Soros et par les
gouvernements britanniques et canadien.

Conjointement avec les militants de l'opposition, nombre d'observateurs
d'élection ont également été financés par les institutions
états-uniennes.  Cela devrait suffir à prouver le manque total
d'impartialité des élections ukrainiennes.

Un grand nombre d'entre eux ont été organisés par le Comité d'électeurs
d'Ukraine, sous la présidence d'Igor Popov et par l'organisationew
Choice-2004.  Cette dernière a été fondée par le CVU et développée par
l'IRF de Soros.  Les forces dirigeantes qui se cachent derrière le CVU
sont la Eurasia Foundation et le National Democratic Institute.  En
février de cette année, New Choice a tenu une réunion de travail avec
Madeleine Albright.

Selon ses propres chiffres, la International Renaissance Foundation
(IRF) a depuis 1990 injecté plus de 50 millions de dollars dans la
construction de diverses organisations non gouvernementales
ukrainiennes.  Au cours des quelques dernières années, l'IRF avoue
avoir soutenu des organisations non gouvernementales en versant plus de
5 millions de dollars par an.

Il n'est pas étonnant que les sondages avant les élections, qui avaient
montré une nette avance de Yushchenko, candidat de l'opposition
immédiatement après la fermeture des bureaux de vote, aient été
financés par les mêmes sources. Les sondages ont été réalisés par la
Fondation d'Initiatives Démocratique et conjointement par le Centre de
Razumkov pour la National Endowment for Democracy (financée par l'IRF)
et par le Kyiv, l'International Institute of Sociology.  La Democratic
Initiatives Foundation est affiliée à New Choise-2004 et au World
Democracy Movement, création de la National Endowment for Democracy. 
L'un de leurs plus récents projets donnait de l'appui aux tentatives de
renverser le gouvernement de Hugo Chavez au Venezuela.

Les sondages des premiers votants du scrutin national ont été aussi
financés par l'IRF, la Eurasia Foundation et les ambassades des
États-Unis, de la Grande-Bretagne, du Canada, des Pays-Bas, de la
Suède, de la Norvège, du Danemark et de la Suisse.

Le fait que ceux qui ont organisé les sondages d'élection et servi
d'observateurs des scrutins aient été financés par les forces qui ont
subventionné l'opposition et soutenu la campagne de leur candidat font
en sorte que leur protestation d'impartialité n'est qu'une farce. Qu'il
y ait eu fraude, et de bonnes raisons permettent de croire qu'il y a eu
truquage d'un côté et de l'autre, toute l'élection et ses conséquences
ont été un exercice grotesque en matière de manipulation et de
provocation des Etats-Unis et de l'Europe.  La tentative des dirigeants
d'opposition et de leurs appuis occidentaux de se draper du manteau de
“la démocratie” ne peut mériter que du mépris.  En tout cas, aucune des
réclamations faites par le camp de l'opposition ne peut être accepté
comme vraie.

Kosovo, il luogo del silenzio

1. Un articolo di C. Grassi, da Liberazione
2. Un intervento di Uberto Tommasi


=== 1 ===

http://www.liberazione.it/giornale/041223/archdef.asp

da Liberazione del 23 dicembre 2004

Kosovo, il luogo del silenzio

Intolleranza, xenofobia, uranio impoverito: la situazione a quattro
anni dalla guerra che tutti considerarono allora un intervento
umanitario. "Kosovo. Buco nero d'Europa", di Uberto Tommasi e Mariella
Cataldo, ritorna sull'argomento


Era la primavera del 1999, quando la Nato lanciava bombe e proiettili
all'uranio impoverito su tutto il territorio di quella che si chiamava
ancora Repubblica Federale Jugoslava. Si trattava, come dissero i
leader al governo, da D'Alema a Schröder, di un "intervento umanitario"
per impedire il genocidio dei kosovaro-albanesi.

Solo un anno dopo, nel marzo 2000, un documentato dossier curato da
Serge Halimi e Dominique Vidal su "Le monde diplomatique", dimostrò
come non era vero che ci fosse in atto una catastrofe umanitaria. A
conferma di ciò, nelle settimane scorse, è uscito un libro (Kosovo.
Buco nero d'Europa, Edizioni Achab, euro 11) di Uberto Tommasi e
Mariella Cataldo. E' una lettura che consigliamo, oltre a tutti i
pacifisti, anche a Massimo D'Alema e a quanti assieme a lui continuano
a ritenere quella guerra un intervento umanitario.

Come spiega l'attenta prefazione di Andrea Catone, la guerra contro la
Serbia, fortemente voluta dai tedeschi e dall'amministrazione Clinton,
era funzionale allo sviluppo e al controllo dei corridoi energetici e
delle risorse minerarie come la lignite, ricchezza primaria del Kosovo.
Così come è servita agli Usa per piazzare la più grande base militare
d'Europa: Camp Bundsteel, capace di ospitare cinquantamila militari,
con 25 chilometri di strade, 300 edifici, 14 chilometri di barriere di
cemento, 84 chilometri di filo spinato.

Di tutto questo i mass media non se ne occuparono. Hanno deciso di
tacere anche sul fatto che in questi cinque anni, con l'avallo
dell'Onu, si sono consumati i più efferati delitti e una pulizia etnica
radicale e violenta contro serbi e rom. Di più: i grandi mezzi di
comunicazione hanno cercato in ogni modo di fare dimenticare questa
«ferita aperta nel cuore dell'Europa», per far sì che non venissero mai
a cadere quelle motivazioni che avevano promosso e giustificato la
guerra.

Oggi più che mai invece, il Kosovo rappresenta appieno la menzogna che
si celava dietro l'intervento umanitario: «Oggi il Kosovo è il luogo
del silenzio».

Il libro di Uberto Tommasi e Mariella Cataldo cerca di inserirsi
all'interno di questa brutale indifferenza che si è perpetuata nel
tempo, per sconfiggerla. Kosovo, Buco nero d'Europa è il disperato
tentativo di rompere il silenzio che ha circondato questa regione, è
l'esigenza di far sentire la voce di chi - da una parte o dall'altra -
è riuscito a sopravvivere.

Uberto Tommasi - che era già stato in questa terra nel luglio del 1999
- decide di tornarci dopo i fatti del 17 marzo del 2004, cioè dopo un
pogrom in piena regola durato tre giorni, durante il quale nel Kosovo
furono uccisi 31 serbi.

Pur in mezzo a numerose difficoltà, tante sono le testimonianze
raccolte e ognuna meriterebbe di essere raccontata e commentata.
Dall'incontro a Prizren con Selim e Ilaz, due intellettuali moderati;
alla dissertazione sulla spiegazione del pogrom di marzo fatta da un
giovane americano, sentita in un caffè. O ancora dalla visita a don
Shan Zefi, un prete che sta dando vita alla costruzione di una chiesa
dedicata a Madre Teresa di Calcutta a Pristina; alla chiacchierata con
Bajran un tecnico dei telefoni, partito volontario dalla Germania per
il Kosovo nel 1999, che racconta con sgomento l'ordine di cantare
impartito dal suo ufficiale per coprire le urla di un paio di civili
serbi catturati.

Ma di tutte le interviste fatte, due più di tutte meritano di essere
riportate per l'immenso disagio che raccontano.

L'incontro con Etem, un giovane filosofo contadino che lo invita nella
propria casa (e che lo aiuterà anche a scappare, una volta che il
giornalista verrà scoperto da alcuni ex combattenti dell'UÇK) che,
interrogato su Tito, in maniera disarmante risponde: «Un giorno la
gente capirà quello che era stato il vero testamento di Tito, che aveva
diviso ricchezze e risorse fra gli stati jugoslavi, per obbligarli a
rimanere uniti», «… ognuno poteva professare il suo credo religioso in
chiesa o in moschea, ma i preti non dovevano fare propaganda pubblica.
I nazionalismi erano schiacciati». E l'altra invece che fa riferimento
ai danni provocati alla popolazione locale dall'uranio impoverito
contenuto nei proiettili che avevano colpito il luogo. L'unico dottore
disposto a parlare, con la garanzia di un anonimato assoluto, racconta
come qui i medici si trovino a sfilare i linfonodi di Hodgkin come
fossero tonsille. Mancando l'informazione, la gente si accorge di stare
male con forte ritardo rendendo così la malattia inguaribile. La sola
precauzione che il personale medico può dare è quella di raccomandare a
tutti di non bere l'acqua dei rubinetti, ma purtroppo la maggior parte
della popolazione non ha abbastanza soldi per acquistare quella
minerale. Una condanna a morte in piena regola, un prolungamento degli
effetti della guerra che continua a colpire i civili innocenti.

Mariella Cataldo fa un viaggio invece nel mondo dei "vinti". E' una
insegnante volontaria della Most za Beograd, un'associazione culturale
che ha avviato una campagna di solidarietà, attraverso l'adozione a
distanza dei figli dei lavoratori della Zastava di Kragujevac e
attraverso il sostegno ai profughi serbi delle Krajne, della Bosnia,
del Kosovo che ha subito dal 1999 pesantissime violenze che hanno
ridotto la presenza serba dal 90% all'1,5%.

E' un viaggio che alterna incontri ufficiali a momenti di vita
familiare che, messi insieme, danno un quadro dettagliato di che cosa è
oggi il Kosovo.

Nenad Koijæ, presidente dell'Unione delle municipalità serbe, da lei
contattato, mette da parte i commenti istituzionali e, approfittando
della presenza di amici italiani, sfoga le frustrazioni di chi si
ritrova ad amministrare qualcosa che sta scomparendo. Soprattutto dopo
i terribili avvenimenti di marzo, crescono i dubbi sul fatto che la
minoranza serba in Kosovo possa sopravvivere. Secondo la risoluzione
1244 del 10 giugno 1999, le Nazioni Unite avrebbero dovuto sviluppare
in Kosovo istituzioni di autogoverno democratico provvisorio per
assicurare condizioni di vita pacifica e normale per tutti gli
abitanti. Ma ciò - racconta Nenad - non è mai avvenuto. L'intolleranza
nazionalista dimostrata dalla maggioranza della popolazione albanese
invece di scomparire è aumentata, a dimostrazione che il quadro
istituzionale sinora adottato per il Kosovo non è stato in grado di
preservare la pace e difendere i diritti umani. Perciò secondo Nenad
Koijæ l'unica soluzione è dotare i serbi e le altre etnie non albanesi
di autonomia territoriale. Il principio della "autonomia
nell'autonomia" (cioè l'autonomia delle comunità serbe e non albanesi
nella provincia autonoma del Kosovo) non significherebbe rinunciare a
una società multietnica e multiculturale, ma diventerebbe la sola via
per renderla possibile. Eppure questo piano incontra forti resistenze.
Gli americani e gli inglesi non vogliono i "cantoni", tanto meno gli
albanesi - tutti i partiti politici albanesi, da Rugova a Thaçi - che
vedono in essi la minaccia di frantumare il Kosovo. Anche per l'Europa
è così.

Intanto il Kosovo, con l'andare del tempo, sta diventando sempre di più
il crocevia di droga, prostituzione, mafia.

Nonostante tutto, qui non si perde la speranza, la testimonianza ci è
data dai volti delle bambine, che Mariella Cataldo descrive benissimo a
tal punto che ci sembra di vederle, di sentire le loro risate che ci
obbligano a non dimenticare quanto sia terribile la guerra, ma anche
che il futuro appartiene alla pace.

Claudio Grassi


=== 2 ===

Zociste (Orahovac) – Kosovo

Il monastero ortodosso Zociste, dedicato ai santi medici Cosma e
Damiano, è molto antico.

Nel 1999, alla fine della guerra, era stato incendiato da una banda di
estremisti albanesi e nel marzo di quest’anno era stato fatto saltare
con l’esplosivo. “Questo autunno” racconta Padre Petar, Igumano del
monastero “Tre monaci erano ritornati nel luogo, sistemandosi in tende
provvisorie, ed avevano ricostruito tre celle. Ultimamente avevano
cominciato a sistemare una stanza per il bagno ed a rifare il tetto del
refettorio quando, il 15 dicembre, un generale austriaco della KFOR,
era intervenuto obbligandoli a demolire il bagno, asserendo che la
costruzione aveva fatto innervosire gli albanesi che avevano lanciato
un ultimatum.”

Artemie il vescovo responsabile per il Kosovo dice di non comprendere i
soldati austriaci della KFOR che a Marzo non avevano fatto nulla per
impedire la distruzione del monastero e che ora si piegano al volere
degli albanesi. L’episodio, secondo i serbi, è molto più grave
dell’incendio del monastero, un crimine dettato dall’odio provocato ad
arte ed esecrato dall’opinione della comunità internazionale, in quanto
legittima il diritto dei terroristi a distruggere quanto rimane del
patrimonio artistico ortodosso.  

Uberto Tommasi
24/12/2004