Informazione

Il Kosmet dai pogrom alle nuove elezioni-farsa

2: Rassegna dispacci ANSA, marzo-aprile 2004 - dal sito
http://www.ansa.it/balcani/kosovo/kosovo.shtml


KOSOVO: GEN. PRIMICERJ; C'E' UN PIANO PER INCEDIARE L'AREA

(ANSA) - ROMA, 19 MAR - ''Aspettiamo una compagnia di paracadutisti
dall'Italia, altri militari dall'Inghilterra e dalla Bosnia'',
racconta in un'intervista al 'Corriere della Sera' il generale Alberto
Primicerj, che a Pristina comanda una brigata multinazionale di oltre 7
mila uomini.
''L'ondata di violenza scatenata dagli albanesi non accenna a
placarsi. Credo che fosse pronto da tempo un piano per mettere a ferro
e fuoco il Kosovo. (...) Per adesso - assicura il generale - non
abbiamo subito grossi danni. Un paracadutista della Folgore e' stato
ferito a un braccio. Niente di grave. Un po' piu' serie le condizioni
del poliziotto italiano aggredito da una folla inferocita a Djakovica.
L'hanno medicato nel nostro ospedale a Pristina. Gli hanno ricucito le
ferite. Era stato colpito alla testa e i medici hanno suturato il cuoio
capelluto con 20 punti. Se la sono presa con lui perche' fa parte
dell'Unmik, la polizia internazionale delle Nazioni Unite, alla quale
gli albanesi attribuiscono molta responsabilita' dei loro guai. Ce
l'hanno con gli agenti dell'Unmik e con i serbi. In alcuni villaggi
dove vivono solo piccoli gruppi di serbi si e' reso necessario
evacuarli per garantire la loro incolumita'''.
''I paracadutisti della Folgore hanno lavorato tutto il giorno,
avanti e indietro con gli elicotteri. Abbiamo evacuato 32 serbi a Belo
Polye e 56 a Bicia. Invece a Grabac, dove vivono 35 serbi, abbiamo
incontrato seri problemi. Non volevano abbandonare le case che hanno
ricostruito dopo la guerra.
Abbiamo dovuto prenderli con la forza e portarli via perche'
attorno alle loro abitazioni si stavano ammassando quasi 2 mila
albanesi armati e decisi a incendiare le case''.
''Le situazioni piu' pericolose? Nel villaggio di Diesa e a Decane,
dove sorgono due monasteri ortodossi, simboli storici molto cari ai
serbi. Nel piccolo monastero di Diesa si erano insediate dal 1999
quattro anziane suore di etnia serba. Una folla di almeno 500 albanesi
ha cominciato a lanciare bottiglie incendiarie verso il monastero. Noi
ci siamo schierati a difesa dell'edificio. Una trentina di
paracadutisti e circa quindici carabinieri. Gli albanesi non si davano
per vinti. Per respingerli abbiamo sparato vari colpi in aria. Se ne
sono andati, ma dopo sono tornati con kalashnikov e granate. Stavolta
abbiamo risposto al fuoco e ne abbiamo ferito alcuni. Poi abbiamo
portato in salvo le quattro suore. Gli albanesi ne hanno approfittato
per incendiare il monastero'', conclude il generale. (ANSA). LAV
19/03/2004 15:15

KOSOVO: MITROVICA, KFOR UCCIDE CECCHINO ALBANESE

(ANSA) - PRISTINA, 19 MAR - Soldati della Kfor hanno risposto oggi al
fuoco di un cecchino albanese appostato su un palazzo di Kosovska
Mitrovica, uccidendolo: lo ha annunciato il comando della Kfor a
Pristina. Gia' da questa mattina era in corso un'operazione per
localizzare cecchini la cui presenza era stata segnalata sin dalla
notte scorsa. Il
personale dell'Onu e' tuttora rinchiuso all'interno della base
militare della Kfor e la popolazione e' stata invitata a restare in
casa.(ANSA). BLL 19/03/2004 15:35

KOSOVO: MITROVICA, CARABINIERI ASSUMONO CONTROLLO PONTE

(ANSA) - PRISTINA, 19 MAR - I carabinieri italiani dell' Unita'
specializzata multinazionale (Msu) hanno assunto da oggi il controllo
di uno dei due ponti che attraversano il fiume Ibar nella citta' di
Kosovska Mitrovica, nel Kosovo settentrionale. Lo ha detto all'Ansa
il capo di stato maggiore della Msu, colonnello Pasquale Di Chio.
''C'e' stata un po' di tensione in mattinata, ma al momento non si
segnalano assembramenti'', ha precisato Di Chio. Il ponte
''Tambrone'' controllato dai carabinieri italiani, e' distante dalla
zona dei ''Tre solitari'', dove oggi soldati francesi della Kfor
hanno colpito a morte un cecchino albanese che aveva aperto il fuoco
contro i soldati da un palazzo. (ANSA). BLL 19/03/2004
15:49

KOSOVO: KADARE', UN DANNO ENORME ALLA CAUSA ALBANESE / ANSA

(ANSA) - TIRANA, 19 MAR - Le violenze esplose nel Kosovo hanno
prodotto ''un danno enorme a tutta la causa albanese nei Balcani,
colpendo gravemente la piu' grande vittoria che era stata raggiunta
in tutti questi anni, e cioe' la nostra alleanza con l'Occidente,
calpestata in questi tre giorni'': e' durissimo lo scrittore albanese
Ismail Kadare' nel commentare l'ondata di violenza antiserba esplosa
nella vicina provincia del Kosovo. Intervistato dalla televisione
di Tirana 'Klan', Kadare' ha detto che a causa di quanto accaduto
''Albania e Kosovo hanno fatto passi indietro verso l'isolamento, e
questo e' stato il sogno della Serbia e del dittatore comunista Enver
Hoxha. Per la Serbia - ha aggiunto - l'avvicinamento degli albanesi
all' Alleanza atlantica era stata un'enorme sconfitta, come lo
sarebbe stata agli occhi di Enver Hoxha se fosse ancora vivo''.
Secondo lo scrittore albanese, piu' volte candidato al premio Nobel
per la letteratura, ''in modo cieco e' stata colpita la liberta' del
Kosovo e il suo futuro, e in maniera vigliacca sono stati colpiti i
nostri alleati, e quindi non vedo ragione per controllare le mie
parole''. Kadare' non trova
giustificazioni alla violenza inscenata dagli albanesi: ''Io capisco
bene tutti i loro problemi e in molte cose hanno ragione - ha detto -
ma niente puo' giustificare il modo in cui sono caduti in questa
trappola, facendo in pratica il gioco dei serbi''. ''Io sono
sempre fra coloro che credono, quando un popolo e' in difficolta',
che bisogna cercare una strada per riparare il male che e' stato
fatto - ha proseguito lo scrittore albanese - e penso che il solo
modo per farlo e' che oggi gli albanesi capiscano che hanno commesso
un errore intollerabile e quasi irreparabile quando hanno assaltato
le case dei serbi e incendiato le loro chiese, quando hanno colpito
gli alleati, la comunita' internazionale e le sue bandiere, e devono
capire che le teste calde non devono mai anteporre l'ira agli
interessi nazionali e della liberta'''. In quanto ai diretti
responsabili, secondo Kadare' non si tratta ''di persone ingenue, ma
di persone colpevoli, come servizi segreti stranieri, avventurieri
albanesi e nostalgici del comunismo''.
Gli albanesi, ha concluso lo scrittore, ''devono
immediatamente prendere le distanze da tutte le parti oscure del
Kosovo e con coraggio separarsi da questo male, per ridarsi un volto
di popolo civilizzato che in questi giorni non hanno mostrato''.
(ANSA). BLL 19/03/2004 19:35

KOSOVO: DOPO LA VIOLENZA ANTISERBA, ONDATA DI SDEGNO / ANSA

(di Carlo Bollino)
(ANSA) - PRISTINA, 19 MAR - Dopo quella di odio e di violenza, il
Kosovo viene ora investito da un'ondata di sdegno. Il sistematico
incendio e saccheggio delle chiese ortodosse e delle abitazioni serbe
ha scatenato durissime reazioni di condanna. A cominciare da quella
del comandante della Nato per l'Europa del sud-est, ammiraglio
Gregory Johnson, che oggi a Pristina ha accusato gli albanesi di
''pulizia etnica''. ''Una pulizia etnica che deve immediatamente
cessare - ha aggiunto l'ammiraglio - perche' e' questa la ragione per
cui noi siamo nel Kosovo''. Il miracoloso rapporto che cinque
anni fa aveva portato la Nato a schierarsi al fianco del popolo
albanese per fermare le repressioni condotte dalle milizie serbe di
Slobodan Milosevic sembra essersi dissolto in questi tre giorni di
violenza folle. Le cifre parlano chiaro: fra i 600 feriti provocati
dagli scontri, 61 sono militari della Nato e 100 sono agenti della
polizia internazionale e locale. Obiettivo dei dimostranti albanesi
non erano quindi soltanto i serbi e le loro chiese, ma gli stessi
rappresentanti della comunita' internazionale che un tempo venivano
considerati i piu' forti alleati. ''La colpa di quanto accaduto e'
della missione delle Nazioni Unite - ha affermato il premier albanese
Bajram Rexhepi - perche' non ha agito ne' per tempo, ne' in modo
efficace''. Rexhepi ha parlato a Kosovska Mitrovica, la citta'
divisa nel nord del Kosovo dalla quale mercoledi' sono partite le
violentissime proteste. A poche ore dalla sua partenza, un cecchino
albanese, appostato su un palazzo, ha aperto il fuoco contro una
pattuglia francese della Kfor: i militari hanno risposto al fuoco
uccidendolo. E' la prima vittima diretta in un confronto armato fra
albanesi e soldati della Nato. Oggi, per la prima volta dall'inizio
dei disordini, non si sono ripetuti scontri di piazza. I raduni
organizzati a Peje e a Decani (nel Kosovo occidentale) si sono svolti
in modo pacifico. Da vari paesi europei stanno confluendo i rinforzi
militari richiesti dalla Kfor: 120 paracadutisti della Folgore sono
giunti all'aeroporto di Djakova, mentre ai 70 carabinieri di ieri, se
ne aggiungeranno altri 60 il cui arrivo e' previsto per le prossime
ore. I nostri carabinieri oggi per la prima volta hanno assunto il
controllo di uno dei due principali ponti di Mitrovica, che e'
rimasta per l'intera giornata l'unica zona ad alta tensione. La
presenza del cecchino localizzato e ucciso dai militari fa temere che
ve ne siano altri annidati fra i palazzi del centro. Un timore,
non si sa quanto fondato, che ha contagiato anche Pristina, dove
soprattutto i rappresentanti internazionali si muovono con grande
circospezione: ''C'e' paura - confida un diplomatico - e' come se
qualcosa nel rapporto fra noi e la popolazione si fosse rotto''.
La notte scorsa un grande incendio ha devastato la principale chiesa
ortodossa del capoluogo, quindicesimo luogo di culto investito e
distrutto da questa ondata antiserba, nel corso della quale sono
state date ugualmente alle fiamme 110 abitazioni serbe. Una violenza
criticata con toni durissimi anche da Ismail Kadare', scrittore
albanese piu' volte candidato al premio Nobel per la letteratura:
''E' fondamentale - ha detto - che oggi gli albanesi capiscano che
hanno commesso un errore intollerabile e quasi irreparabile quando
hanno assaltato le case dei serbi e incendiato le loro chiese, quando
hanno colpito gli alleati, la comunita' internazionale e le sue
bandiere''. Il Consiglio d'Europa si e' detto a sua volta
''scioccato'' dall'atteggiamento della leadership albanese del
Kosovo, alla quale ha chiesto di dissociarsi in modo chiaro e non
equivoco dalle violenze commesse. Dissociazione che finora non c'e'
stata. (ANSA). BLL 19/03/2004 20:33

KOSOVO: VIOLENZE; NESSUN ARRESTO, POLIZIA

(ANSA) - PRISTINA, 19 MAR - Nessuna persona e' stata arrestata in
Kosovo in questi tre giorni di crisi, nonostante i ripetuti scontri
con le forze dell'ordine e con i militari, e i numerosi incendi
appiccati agli edifici. ''Non abbiamo effettuato alcun arresto fra
i dimostranti'', ha confermato stasera all'Ansa Refki Morina,
portavoce della polizia del Kosovo. Il solo arresto compiuto e'
quello di un serbo, bloccato nel villaggio di Obiliq perche' trovato
in possesso di un'arma: ''Quest'unico arrestato e' ora a disposizione
dell'autorita' giudiziaria per il processo'' ha spiegato il
portavoce. Nel corso degli incidenti ci sono stati 28 morti (stando
ad un ultimo bilancio dell'Onu, che ha rettificato il precedente
dato di 31 vittime) e oltre 600 feriti, fra cui 61 militari della
Nato e 100 agenti di polizia. (ANSA). BLL
19/03/2004 22:51

KOSOVO: SERBI IN BASE KFOR SI SCONTRANO CON SOLDATI

(ANSA) - PRISTINA, 20 MAR - Una trentina di serbi evacuati nei giorni
scorsi dalle proprie abitazioni e ospitati presso una base della Kfor
a Pristina, hanno inscenato oggi un'accesa protesta contro gli stessi
militari per ottenere di essere ritrasferiti nei rispettivi villaggi.
Asserragliati dentro il container che li ospitava, i profughi
hanno contestato duramente i soldati del contingente svedese che
controllavano la base. Ci sono stati anche brevi tafferugli ed uno
dei serbi e' stato arrestato.(SEGUE). BLL
20/03/2004 11:46

KOSOVO: SERBI IN BASE KFOR SI SCONTRANO CON SOLDATI (2)

(ANSA) - PRISTINAM 20 MAR - Per riportare la calma sono intervenuti
due plotoni di carabinieri italiani dell'Unita' specializzata
multinazionale (Msu): ''Sono stati gli stessi dimostranti serbi a
chiedere il nostro intervento - ha detto all'Ansa il colonnello
Pasquale Di Chio, capo di stato maggiore della Msu - hanno detto che
dei carabinieri si fidavano''. I carabinieri (in tutto una
quarantina) stanno ora mediando fra serbi e soldati svedesi per
giungere ad un accordo. Secondo dati diffusi ieri sera dalla Kfor sono
circa 900 i civili serbi evacuati nei tre giorni di crisi e
attualmente ospitati presso le basi della missione Nato in
Kosovo.(ANSA) BLL
20/03/2004 11:57

KOSOVO: MITROVICA,KFOR ARRESTA ATTIVISTA UMANITARIO ALBANESE

(ANSA) - PRISTINA, 20 MAR - Soldati francesi della Kfor hanno
arrestato oggi a Kosovska Mitrovica il presidente del comitato
albanese per i diritti umani, accusandolo di essere stato fra i
promotori dei violenti disordini dei giorni scorsi. Lo hanno
denunciato fonti albanesi. Le fonti hanno detto che l'attivista
umanitario, Halit Barani, era presente nei luoghi degli incidenti
''solo per annotare gli eventi ed esserne testimone''. (ANSA).
BLL 20/03/2004 14:53

KOSOVO: SERBI DELLA POLIZIA MULTIETNICA BUTTANO VIA UNIFORMI

(ANSA) - BELGRADO, 22 MAR - I componenti serbi della polizia
multietnica in Kosovo hanno tolto le uniformi per protesta contro le
violenze della scorsa settimana contro la loro comunita', accusando i
colleghi albanesi di avervi preso parte. Lo ha detto all'agenzia
Beta Rada Trajkovic, deputata serba del parlamento kosovaro. La
polizia multietnica era stata formata nel 1999 dall'amministrazione
dell'Onu per il Kosovo (Unmik). All'epoca, la Serbia aveva protestato
perche' nei suoi ranghi erano confluiti molti ex membri del disciolto
Uck, l'esercito di liberazione albanese attivo nel conflitto del
1998-99. A Belgrado nel frattempo e' stato destituito il capo della
polizia cittadina Milan Obradovic, accusato di non aver fatto
abbastanza per proteggere la moschea della capitale, incendiata da un
gruppo di dimostranti nella notte fra giovedi' e venerdi'.
Quell'incendio era stato stigmatizzato dalle autorita' serbe e
serbomontenegrine e da tutti i partiti politici, compreso
l'ultranazionalista Partito radicale. (ANSA). OT
22/03/2004 13:54

KOSOVO: COMMISSIONE UE, CANTONIZZAZIONE NON E' STATUS FINALE

(ANSA) - BRUXELLES, 23 MAR - La Commissione Ue ''non potrebbe
accettare'' per il Kosovo alcuna soluzione che possa essere contraria
o che possa minare la risoluzione Onu. Lo ha rilevato la portavoce
del commissario Ue alle relazioni esterne Chris Patten, rispondendo
ad una domanda sull'ipotesi della 'cantonizzazione' riproposta dal
premier di Serbia-Montenegro Vojislav Kostunica, durante un incontro
con il presidente della Commissione Ue Romano Prodi. ''Il signor
Kostunica ha ben chiarito che quello a cui faceva riferimento non ha
nulla a che fare con i colloqui sullo status finale del Kosovo'', ha
detto Emma Udwin. ''La nostra posizione non cambia. Non potremmo
essere a favore di una soluzione che vada contro un'appropriata
applicazione della risoluzione 1244''. (ANSA). OS
23/03/2004 14:02

KOSOVO: UE FRENA KOSTUNICA SU CANTONIZZAZIONE / ANSA

(di Rodolfo Calo') (ANSA) - BRUXELLES, 23 MAR - Il premier della
Serbia Montenegro, Vojislav Kostunica, ha incontrato oggi a Bruxelles
i vertici dell'Ue, che gli hanno fatto in parte rimangiare l'idea
di una suddivisione del Kosovo percorso da sanguinose tensioni
interetniche. In occasione della visita, la Nato e' tornata a
difendere la protezione che - anche grazie ad un apprezzato
contributo italiano - ha potuto garantire alla minoranza serba
attaccata da frange estremiste della maggioranza albanese. Una
protezione che l'Ue ha constatato e' stata garantita solo dopo la
conta di morti, feriti e incendi. Dopo incontri con l'Alto
rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'Ue, Javier
Solana, e con il presidente della Commissione europea, Romano Prodi,
il primo ministro della Serbia-Montenegro ha detto che ''il governo
serbo e' contro qualcosa che possa dividere il Kosovo. Noi vogliamo
solo nuove istituzioni per vivere insieme''. Su pressioni che secondo
indiscrezioni sarebbero venute soprattutto da parte dell'Alto
rappresentate Ue, Kostunica e' sembrato dunque annacquare la proposta
di suddividere il Kosovo in ''cantoni'': una cosiddetta
''cantonizzazione'' che secondo gli albanesi del Kosovo prelude ad
una divisione della provincia con annessione di parti serbe alla
Serbia-Montenegro. L'Unione europea vuole ''un Kosovo multietnico,
dove tutte le minoranze possano vivere in sicurezza e in pace'', ha
sottolineato Solana, mentre Prodi ha posto l'accento sulla
salvaguardia dell'autonomia della provincia sia nei confronti di
Belgrado che di Tirana: ''il nome in se' non e' importante - ha detto
il presidente della Commissione - il problema e' come definire
l'autonomia'' (e per discutere di questa e altre questioni sara'
domani in Kosovo il commissario Ue alle relazione esterne, Chris
Patten). Quella dei cantoni ''non e' un'ipotesi nuova, in quanto e'
stata proposta dal Consiglio d'Europa - si e' difeso Kostunica - La
cantonizzazione puo' essere un sinonimo di decentralizzazione oppure
si puo' parlare di subregioni'' per ''rendere possibile l'ulteriore
democratizzazione del Kosovo e la sicurezza della popolazione serba e
non albanese''. Di fronte alla trentina di morti e quasi 900 feriti
avutisi nelle violenze anti-serbe scopiate il 17 marzo nella
provincia formalmente appartenente alla Serbia-Montenegro ma
amministrata dall'Onu e protetta da una forza Nato (la Kfor), una
frase di Solana ha fatto discutere: ''e' un fatto - ha detto l'Alto
rappresentante Ue - che in Kosovo le minoranze non sono ben protette.
E' un fatto da cui bisogna passare all'analisi per vedere insieme
come si possono proteggere meglio''. Queste parole sono suonate come
una nuova critica all'operato della forza di stabilizzazione
dell'Alleanza atlantica sul territorio, la Kfor, difesa dal
segretario generale della Nato: ''La Kfor, all'inizio, non poteva
essere dappertutto e sfortunatamente abbiamo dovuto assistere a case
e chiese in fiamme'', ha ammesso Jaap de Hoop Scheffer. ''Ma la Kfor
- ha aggiunto - ha fatto tutto quello che ha potuto per proteggere la
minoranza serba. I rinforzi sono arrivati molto rapidamente. La Kfor
ha fatto un buon lavoro''. Un lavoro di pacificazione cui l'Italia ha
contribuito massicciamente ed in maniera molto apprezzata dagli
altri paesi dell'Alleanza atlantica. ''L'Alleanza ha reagito con
immediatezza, militarmente e politicamente'', ha affermato il
rappresentante permanente italiano alla Nato, l'ambasciatore Maurizio
Moreno. ''Particolarmente apprezzato - ha aggiunto - e' stato il
contributo fornito dall'Italia con l'invio in Kosovo di circa circa
700 persone, tra carabinieri della Msu e paracadutisti della
'Folgore', che si aggiungono ai circa 2.500 gia' presenti nella
Kfor''. (ANSA). CAL 23/03/2004 20:01

KOSOVO: DOMANI ANNIVERSARIO GUERRA, ALBANESI IN PIAZZA /ANSA

(ANSA) - PRISTINA, 23 MAR - A pochi giorni dalla fine dei violenti
disordini, il Kosovo si prepara a vivere domani una calda giornata di
anniversari. Gli albanesi scenderanno in piazza per celebrare i
cinque anni dall'inizio dei bombardamenti della Nato contro l'ex
Jugoslavia, una guerra che porto' al ritiro dei serbi dalla
provincia. Gli stessi serbi che
sempre domani festeggiano il proprio patrono nazionale, san Sava,
protettore di Serbia e Montenegro. A completare il quadro della
ricorrenze, interviene l' anniversario della morte di Adem Jashari,
simbolo della guerriglia albanese ucciso dalle milizie di Milosevic
nel 1988. I soldati del contingente Nato (Kfor), sfruttando i
rinforzi giunti nei giorni scorsi, hanno predisposto imponenti misure
di sicurezza che vedono coinvolti anche i carabinieri dell'Unita'
specializzata multinazionale (Msu) al comando del colonnello Claudio
Cordella. Il timore, infatti, e' che la coincidenza degli
anniversari, che saranno festeggiati su fronti opposti da serbi e
albanesi, possano trasformarsi nel pretesto per nuove tensioni.
Le manifestazioni albanesi per l'anniversario della guerra avranno
come principale epicentro la zona occidentale di Pec, sotto il
controllo del contingente italiano della Kfor. In quest' area cinque
anni fa operava come comandante della guerriglia (Uck) Ramush
Haredinaj che oggi, a capo di un partito, intende rilanciare con un
grande raduno il suo passato di combattente. Fonti militari hanno
detto all'Ansa che posti di blocco verranno organizzati in tutta la
provincia e che i controlli saranno particolarmente rigidi anche
lungo i passaggi di frontiera con Serbia e Montenegro: ''Il nostro
obiettivo non e' quello di chiudere il confine amministrativo - ha
assicurato all' Ansa un ufficiale a Pristina -, ma solo di impedire
che provengano dall'esterno persone armate''.
Le misure di sicurezza saranno ulteriormente rafforzate anche
intorno ai siti che ospitano i 3.600 sfollati serbi fuggiti dalle
loro case la scorsa settimana, quando 50mila manifestanti albanesi
hanno attaccato in tutta la provincia le minoranze incendiando 360
abitazioni serbe e 41 fra chiese e monasteri ortodossi. Domani
giunge in Kosovo anche l'alto rappresentante per la politica estera e
la sicurezza dell'Unione europea, Javier Solana, che ha in agenda
incontri politici e la visita in alcune delle chiese serbe date alle
fiamme dai dimostranti.(ANSA). BLL
23/03/2004 19:53

KOSOVO: UCCISI POLIZIOTTO ONU E AGENTE LOCALE

(ANSA-REUTERS) - PRISTINA, 23 MAR - Un poliziotto dell'Onu e un
agente della polizia locale sono stati uccisi questa sera in un
agguato nei pressi di Pristina, il capoluogo del Kosovo. Secondo
quanto ha dichiarato il capo della polizia kosovara, Sheremet
Ahmetli, i due si trovavano a bordo di un auto delle Nazioni Unite
quando sono stati attaccati a Luzane, una cittadina a 20 chilometri
da Pristina. L'agguato ha fatto seguito a due giorni di relativa
calma dopo i tumulti inter-etnici tra serbi e albanesi che la scorsa
settimana hanno fatto 28 morti. ''Quanto e' accaduto e' molto
triste per il Kosovo'', ha commentato Ahmetli. (ANSA-REUTERS).
ZU 23/03/2004 23:54

KOSOVO: ATTACCATA AUTO POLIZIA ONU, DUE AGENTI MORTI

(ANSA-REUTERS-AFP) - PRISTINA, 24 MAR - Un poliziotto dell'Onu e un
agente della polizia locale sono rimasti uccisi ieri sera in Kosovo
quando un'auto dell'Unmik e' stata attaccata tra le localita' di
Luzane e di Podujevo, a nord del capoluogo Pristina. Lo ha detto
il capo della polizia della provincia serba, Sheremet Ahmetli e la
notizia e' stata poi confermata da Derek Chappel, un portavoce delle
Nazioni Unite. Un interpete che era con i due agenti e' rimasto
leggermente ferito. Sull'auto pare ci fosse anche un altro poliziotto
dell'Onu. L'attacco rompe una precaria calma che durava da circa
due giorni, dopo gli scontri inter-etnici della scorsa settimana tra
serbi e albanesi in cui 28 persone sono rimaste uccise. ''Una
pattuglia e' stata attaccata e due poliziotti, uno internazionale e
uno locale, sono rimasti uccisi - ha detto Ahmetli - questo e' un
giorno molto triste per il Kosovo''. Sulla dinamica dell'incidente
sono state fornite versioni leggermente divergenti. Fonti della
polizia kosovara hanno riferito che l'auto bianca e rossa dell'Unmik,
il corpo internazionale di polizia che opera in Kosovo sotto l'egida
dell'Onu, e' stata affiancata da un'altra vettura dalla quale almeno
uno degli occupanti ha cominciato a sparare. Gli agenti hanno
risposto al fuoco. Chappell ha detto invece che verso le 21:25 di
ieri un'auto della polizia dell'Onu in servizio di pattugliamento
sulla strada che collega Podujevo a Pristina ha fermato una vettura
per un controllo. A quel punto almeno una delle persone a bordo ha
cominciato a sparare. Negli scontri della settimana scorsa, i piu'
gravi da quando la Nato e l'Onu, nel 1999, hanno assunto il controllo
diretto della turbolenta provincia, esponenti della comunita'
albanese hanno attaccato la minoranza serba incendiando villaggi e
chiese. Belgrado ha accusato gli albanesi del Kosovo di volere
attuare una pulizia etnica. Si ignora da quale paese provenga
l'agente dell'Unmik rimasto ucciso. Il 4 agosto scorso, un ufficiale
dell'Unmik di nazionalita' indiana, il maggiore Manon Satish, di 43
anni, era stato ucciso da uno sconosciuto nei pressi di Leposavic,
nel nord del Kosovo. (ANSA-REUTERS-AFP). ZU
24/03/2004 01:13

KOSOVO: TROVATO UN CADAVERE SU LUOGO AGGUATO AGENTI

(ANSA) - PRISTINA, 24 MAR - Il cadavere di uno sconosciuto e' stato
ritrovato oggi nei pressi del luogo dove ieri sera sono rimasti
uccisi apparentemente in un conflitto a fuoco due agenti della
polizia (un ghanese che lavorava per conto della forza Onu e un
albanese che prestava servizio nella polizia del Kosovo). Il
corpo ritrovato solo oggi non e' stato identificato. Nella sparatoria,
avvenuta lungo la strada che da Pristina conduce alla citta'
settentrionale di Podujevo (nei pressi del villaggio di Shakovic),
sono rimasti feriti anche un terzo poliziotto (albanese) e
l'interprete che si muoveve insieme con la pattuglia. Il corpo
ritrovato oggi potrebbe appartenere ad un membro del gruppo di fuoco
che ha teso l'imboscata alla polizia e che nel conflitto a fuoco a
sua volta e' stato colpito a morte.(ANSA) BLL
24/03/2004 13:34

KOSOVO: SOLANA INCONTRA SERBI, DOVETE RESTARE

(ANSA) - PRISTINA, 24 MAR - L'Alto rappresentante per la politica
estera e la sicurezza dell'Unione europea, Javier Solana, e' giunto
oggi in visita in Kosovo in coincidenza con il quinto anniversario
dell'inizio dei bombardamenti della Nato che egli stesso aveva
ordinato, in qualita' di segretario generale dell'Alleanza atlantica.
Ormai in tutt'altra veste, Solana ha voluto recarsi a Kosovo
Polje, zona abitata dalla minoranza serba alle porte di Pristina.
Constatando di persona le distruzioni compiute la scorsa settimana
dai dimostranti albanesi, Solana ha invitato i serbi a rimanere in
Kosovo: ''Dovete avere il coraggio di restare - ha detto - e superare
le difficolta'''. Alcuni abitanti serbi le cui case erano
completamente incendiate, hanno provato a contestare Solana: ''Lei e'
venuto qui solo per farsi fotografare'' gli hanno detto. L'Alto
rappresentante europeo si e' detto ''terrificato'' dalle violenze
commesse dagli albanesi: ''La comunita' internazionale non puo'
tollerare e non tollerera' azioni di questo tipo'' ha aggiunto,
condanando con forza gli incendi appiccati a chiese e scuole.(ANSA)
BLL
24/03/2004 17:02

KOSOVO: UCCISI DUE AGENTI IN ANNIVERSARIO DELLA GUERRA /ANSA

(di carlo Bollino) (ANSA) - PRISTINA, 24 MAR - Cinque anni dopo
aver lanciato l'ordine di attacco contro l'ex Jugoslavia nella sua
qualita' di segretario generale della Nato Javier Solana, oggi capo
della diplomazia europea, e' giunto in Kosovo per parlare di pace. Un
anniversario festeggiato in piazza dagli albanesi e commemorato
nelle chiese dai serbi, funestato nella notte da una tragica
sparatoria avvenuta lungo la strada che da Pristina conduce alla
citta' settentrionale di Podujevo: un agente ghanese della polizia
dell'Onu e un suo collega albanese della polizia locale, sono rimasti
uccisi in uno scambio di colpi d'arma da fuoco con aggressori rimasti
finora sconosciuti. Un loro terzo collega (albanese) e l'interprete
che li accompagnava sono rimasti feriti. Con le prime luci del
giorno, poco distante dal luogo della sparatoria, la polizia ha
scoperto il cadavere di un terzo uomo, probabilmente uno degli
assalitori rimasto colpito a morte nel conflitto a fuoco. ''Non c'e'
apparente collegamento fra questo episodio e i violenti disordini dei
giorni scorsi'' ha detto un portavoce della polizia internazionale.
E' probabile che la pattuglia abbia sorpreso un gruppo di malviventi,
e il tragico epilogo del loro tentativo di catturarli appare cosi'
l'ennesima prova che in Kosovo non c'e' soltanto un problema etnico
ma anche quello, altrettanto grave, di una pericolosa criminalita'
organizzata. A condannare le violenze commesse dagli albanesi
contro la minoranza serba ha invece provveduto Javier Solana, che ha
voluto far visita a Kosovo Polje, sobborgo di Pristina devastato la
scorsa settimana dai dimostranti. Constatando di persona le
distruzioni compiute, Solana ha invitato i serbi a rimanere in
Kosovo: ''Dovete avere il coraggio di restare - ha detto - e superare
le difficolta'''. Alcuni abitanti serbi le cui case erano
completamente incendiate, hanno provato a contestarlo: ''Lei e'
venuto qui solo per farsi fotografare'' gli hanno urlato. L'Alto
rappresentante europeo si e' detto ''terrificato'' dalle violenze
commesse dagli albanesi: ''La comunita' internazionale non puo'
tollerare e non tollerera' piu' azioni di questo tipo'' ha aggiunto,
condannando con forza gli incendi compiuti contro chiese e contro
scuole. ''E' un fatto che le minoranze in Kosovo e in particolare
quella serba non siano state ben protette - aveva dichiarato ieri
Solana - e partendo da questo dobbiamo decidere come migliorare la
situazione''. La risposta che la forza militare della Nato (Kfor)
ha fornito all'ondata di violenze e saccheggi che hanno provocato
28 morti e 600 feriti, e' stato un potenziamento del suo contingente
e l'introduzione di misure piu' dure contro i dimostranti. L'enorme
spiegamento di uomini e mezzi messo in campo anche oggi, ha dissuaso
chiunque dal provocare nuovi disordini. Gli albanesi hanno ricordato
l'inizio dei bombardamenti della Nato, che si conclusero dopo 78
giorni con il ritiro delle milizie serbe dal Kosovo, manifestando in
piazza a Pristina e in molte altre citta'. Raduni che sono sembrati
avere come scopo principale quello di riconciliarsi con i soldati
della Nato, contro i quali la scorsa settimana i dimostranti si erano
scagliati. A Pristina giovani albanesi hanno persino offerto fiori ai
militari che, protetti da giubotti antiproiettile, assistevano alla
loro manifestazione. ''Noi dobbiamo ringraziare la Nato per averci
salvato cinque anni fa dal genocidio - ha scritto oggi l'analista
albanese Veton Surroi - e chiederle di dimenticare quanto le abbiamo
fatto noi una settimana fa''. (ANSA). BLL 24/03/2004 19:27

KOSOVO: LEGGERMENTE FERITI DUE SOLDATI NATO FRANCESI

(ANSA-AFP) - KOSOVSKA MITROVICA (SERBIA/MONTENEGRO), 24 MAR - Due
soldati francesi della Kfor (Forza di pace multinazionale in Kosovo)
sono stati ''feriti leggermente'' da una bomba a mano lanciata contro
di loro da un uomo nella zona nord (serba) di Kosovska Mitrovica.
Lo ha riferito il portavoce della missione Onu in Kosovo, Gyorgy
Kakuk, precisando che ''l'aggressore e' stato catturato dai serbi del
posto che l'hanno picchiato prima di consegnarlo alla polizia
dell'Onu''. Secondo fonti serbe nella citta', l'uomo era ''un serbo
ubriaco'' noto per ''le attivita' criminali compiute in passato''.
L'aggressione avviene in un momento in cui la situazione in Kosovo
e' molto tesa in seguito all'assassinio, ieri, di un poliziotto
dell'Onu e di un suo collega locale. La settimana scorsa un'ondata di
violenza aveva provocato nella provincia 28 morti e piu' di 600
feriti, tra cui 61 membri della Kfor. (ANSA-AFP). BA
24/03/2004 22:54

KOSOVO: PRISTINA, RIMOSSO PORTAVOCE POLIZIA ONU

(ANSA) - PRISTINA, 24 MAR - Il portavoce della polizia Onu in Kosovo,
Derrek Chapell, e' stato rimosso oggi dal suo incarico in seguito ad
alcune dichiarazioni rilasciate alla stampa durante la sanguinosa
rivolta della scorsa settimana. Lo hanno confermato all'Ansa fonti
della missione delle Nazioni Unite (Unmik) a Pristina. ''Nessuno
ha ancora spiegato la motivazione ufficiale - hanno riferito le fonti
- a Chapell sono state contestate genericamente dichiarazioni
contraddittorie che avrebbe rilasciato ai media serbi e albanesi
sull'origine della rivolta''. Fra l'altro Chapell, che era portavoce
della polizia Onu in Kosovo da quasi quattro anni, aveva detto che la
rivolta esplosa la scorsa settimana ''era stata organizzata da gruppi
ben definiti''. Chappell, molto popolare in tutta la provincia,
non e' stato rimosso dai ranghi della polizia, ma 'trasferito ad
altro incarico''. (ANSA). BLL 25/03/2004 12:10

KOSOVO: GENTILINI RAPPRESENTANTE DI SOLANA A PRISTINA

(ANSA) - BRUXELLES, 29 MAR - ''Alla luce della difficile situazione
in Kosovo'', l'Alto rappresentante per la politica estera e di
sicurezza dell'Ue, Javier Solana, ha deciso oggi di nominare Fernando
Gentilini quale suo ''rappresentante personale a Pristina''. Lo
annuncia un comunicato dell'Alto rappresentante Ue ricordando che
Gentilini e' attualmente capo dell'Ufficio Balcani del ministero
degli affari esteri e ha accumulato una ''ampia esperienza''
nell'area balcanica attraverso diversi incarichi a Skopje e Pristina.
''Vista la sua esperienza e le sue qualita' personali'', si
afferma ancora nella nota, e' certo che Gentilini fornira' un
''importante contributo alla presenza e al lavoro dell'Ue in Kosovo''
in stretta collaborazione con la leadership locale e con gli altri
rappresentanti internazionali. Gentilini si rechera' a Pristina ''nel
corso di questa settimana''. Il diplomatico, viene ricordato nel
comunicato in inglese, ha fatto parte del segretariato del Consiglio
Ue, e' stato capo di gabinetto del rappresentante speciale dell'Ue a
Skopje e, in precedenza, e' stato componente del gabinetto
dell'allora rappresentante speciale del segretario generale dell'Onu
a Pristina, Bernard Kouchner.(ANSA). CAL 29/03/2004
13:35

KOSOVO: SODDISFAZIONE FARNESINA PER NOMINA GENTILINI

(ANSA) - ROMA, 29 MAR - Viva soddisfazione viene espressa alla
Farnesina per la decisione del segretario generale del Consiglio
dell'Unione europea, Alto rappresentante della politica estera e di
sicurezza comune (Pesc) Javier Solana, di nominare il diplomatico
italiano Fernando Gentilini suo rappresentante personale in Kosovo.
La decisione di Solana, si commenta alla Farnesina, e' un ulteriore
riconoscimento del ruolo dell'Italia per la stabilizzazione del
Kosovo e dell'impegno del nostro paese nella regione dei Balcani.
Gentilini, attualmente Capo dell'Ufficio Balcani alla Farnesina, ha
una profonda esperienza della regione. A Pristina, in particolare,
egli e' stato stretto collaboratore di Bernard Kouchner. L'Italia
e' impegnata in Kosovo nel quadro della Kfor della Nato con circa
2600 uomini e mantiene operativa una rappresentanza consolare a
Pristina. (ANSA). RF 29/03/2004 15:28

KOSOVO: FERMATO DA KFOR EX LEADER GUERRIGLIA IN SERBIA

(ANSA) - TIRANA, 1 APR - Le forze americane della Kfor hanno fermato
oggi nel Kosovo occidentale l'ex comandante politico dell'Ucpmb,
movimento di guerriglia albanese formalmente disciolto ma attivo fino
a due anni fa nella valle di Presevo (Serbia meridionale). L'uomo,
Jonuz Mosliu, e' attualmente a capo del Movimento per il progresso
democratico (Lpd), formazione politica che agisce nella stessa valle
abitata in maggioranza da popolazione albanese. E' stato l'Lpd a
dare notizia del fermo di Mosliu, che non e' ancora chiaro di cosa
sia accusato. Il suo nome era compreso in una lista diffusa nei
giorni scorsi dal ministero dell'Interno della Serbia con la quale si
indicavano gli organizzatori di possibili nuovi disordini nella Valle
di Presevo. Il conflitto fra l'Ucpmb e le forze di sicurezza di
Belgrado venne risolto con un accordo che prevedeva la
smilitarizzazione della guerriglia, l'immunita' per i combattenti e
la concessione di maggiori diritti alla minoranza albanese che vive
in questa regione della Serbia meridionale. Gli albanesi sostengono
pero' che le promesse di Belgrado non sono state rispettate.(ANSA)
BLL 01/04/2004 17:37

---

GB: GIUDICE CONCEDE RISARCIMENTO A KOSOVARI FERITI DA TRUPPE

(ANSA) - LONDRA, 8 APR - Un giudice dell'Alta Corte ha ordinato al
ministero della difesa britannico di risarcire due kosovari di etnia
albanese che erano stati feriti da un battaglione di paracadutisti
durante la missione di pace del 1999. I legali che rappresentano
il ministero stanno pensando di appellarsi contro la decisione senza
precedenti del giudice, in quanto -come ha spiegato il ministro della
Difesa del governo ombra, Nicholeas Soames- la prospettiva di dover
risarcire i civili feriti potrebbe rendere ''estremamente difficile''
la vita dei soldati impegnati in pericolose missioni di pace.
Mohamet Bici, 27 anni, e suo cugino Skender Bici, 28, erano stati
fermati dalle truppe britanniche mentre viaggiavano in automobile nel
centro di Pristina durante i festeggiamenti per la liberazione nel
luglio del 1999. Con loro nel veicolo vi era un altro cugino, Fahri
Mohamet Bici, 20 anni, il quale sedeva sul tetto dell'automobile
insieme a Mohamet brandendo un kalashnikov e sparando in aria in
segno di festa. I paracadutisti avevano ordinato all'auto di
fermarsi e a Fahri di smettere di sparare colpi in aria ed avevano
poi aperto il fuoco quando i tre passeggeri si erano rifiutati di
obbedire agli ordini. Fahri era stato ucciso, mentre Mohamet era
stato ferito alla mascella da un proiettile. Skender sostiene invece
di aver subito un forte trauma psicologico. I due uomini sono
stati portati in Gran Bretagna per essere curati e successivamente
hanno ottenuto il permesso di restare nel paese con le loro famiglie.
Nel pronunciare il suo verdetto il giudice Elias ha lodato
l'esercito britannico per il lavoro svolto in Kosovo e per aver
dimostrato '' professionalita' e disciplina''. Tuttavia, ha detto
Elias, ''i soldati sono esseri umani e a volte fanno errori
inevitabili. L'esercito deve essere responsabile di questi errori
anche quando le vittime provengono dalle stesse comunita' che i
soldati si sono preposti di difendere''. Secondo il giudice, i
colpi sparati da Fahri con il suo fucile in segno di festa non
costituivano una minaccia diretta per i militari, i quali quindi non
possono sostenere di aver aperto il fuoco per difendersi. (ANSA).
YK4*BI 08/04/2004 16:32

(vedi anche:

Fury over Kosovan payout
By ALASTAIR TAYLOR
http://www.thesun.co.uk/article/0,,2-2004161745,00.html )

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KOSOVO: SELVA, IN SERBIA RISCHIANO PREVALERE SPINTE RADICALI

(ANSA) - PRISTINA, 9 APR - In Serbia, riguardo alla questione del
Kosovo, rischiano di guadagnare terreno le spinte piu' radicali. A
meno che la comunita' internazionale non riesca a riprendere in mano
la situazione. Questa l'opinione del presidente della commissione
Esteri di Montecitorio, Gustavo Selva, dopo gli incontri di ieri con
le autorita' politiche e istituzionali di Belgrado. Tra queste il
primo ministro Vojislav Kostunica. Selva e il vicepresidente
della commissione Umberto Ranieri, al secondo e ultimo giorno della
loro visita nei Balcani, sono arrivati questa mattina a Pristina,
capoluogo del Kosovo, dove stanno incontrando personalita' religiose
e politiche della minoranza serba. All'ora di pranzo e' previsto
l'appuntamento con i vertici militari della missione italiana, nel
pomeriggio seguiranno i colloqui con le autorita' della comunita'
albanese. In particolare i due politici italiani vedranno il
presidente del Kosovo Ibrahim Rugova e il primo ministro Bajram
Rexhepi. Dopo la prima giornata passata a Belgrado, Selva non
sembra per nulla ottimista riguardo alle tensioni tra comunita'
albanese e serba in Kosovo. ''E' difficile - spiega - che Belgrado
possa abbandonare la sua linea, assolutamente contraria
all'indipendenza del Kosovo e favorevole invece alla
cantonalizzazione della regione, e cioe' una divisione in due tra
serbi a albanesi. Credo che la comunita' internazionale, se ha in
mente soluzioni diverse da questa, abbia poche possibilita' di farsi
ascoltare. In Serbia le spinte piu' radicali rischiano di guadagnare
terreno''. In merito all'incontro con Kostunica, Selva osserva che
il primo ministro si trova ad affrontare una situazione
parlamentare molto precaria: ''Le cose che puo' dire e fare - afferma
il presidente della commissione Esteri - dipendono molto da questa
precarieta'. L'Italia e' intenzionata ad aiutarlo, ma temo che i
prossimi appuntamenti elettorali possano essere condizionati
dall'estremismo radicale, di cui si avvertono gia' tutti i sintomi''.
COR 09/04/2004 16:52

KOSOVO: RANIERI, NON SOTTOVALUTARE INCIDENTI MARZO

(ANSA) - PRISTINA, 9 APR - ''La comunita' internazionale non deve
commettere l' errore di sottovalutare il segnale negativo venuto
dagli incidenti delle scorse settimane nel Kosovo, quando sono morte
alcune decine di persone''. Lo afferma il vicepresidente della
commissione Esteri di Montecitorio, Umberto Ranieri, che, assieme al
presidente della commissione, Gustavo Selva, si trova da ieri nei
Balcani per una serie di incontri che affrontano il ritorno della
violenza in Kosovo. La comunita' internazionale, ha aggiunto
Ranieri, si e' impegnata per contrastare una pulizia etnica contro la
comunita' albanese e per costruire un Kosovo in cui fosse possibile
la convivenza di etnie diverse. Questo deve restare il suo
obiettivo e ogni sforzo deve essere compiuto per raggiungerlo.
Sarebbe paradossale e drammatico insieme se si rovesciassero le parti
e potesse procedere oggi nel Kosovo una pulizia etnica contro i serbi
da parte della comunita' albanese''. Secondo l' ex sottosegretario
agli Esteri, e' indispensabile correggere alcuni aspetti della
strategia con cui si e' affrontata fino ad oggi la vicenda: ''Serve
severita' - ha spiegato Ranieri - nei confronti di chi si rende
responsabile di atti di violenza contro altre etnie, severita' contro
i trafficanti e sviluppo ulteriore del processo politico per
costruire un auto-governo del Kosovo nel quadro della risoluzione 144
delle Nazioni Unite, che consenta ad etnie diverse di vivere insieme.
Questa e' la strategia per la quale lavorare - ha concluso - e in
questa direzione credo si debba impegnare il Governo italiano''.
Selva e Ranieri incontreranno tra poco il presidente del Kosovo,
Ibrahim Rugova e il primo ministro, Bajran Rexhepi. In serata e'
previsto il rientro a Roma. (ANSA). KTE 09/04/2004 17:08

KOSOVO: RUGOVA, RICONOSCERNE AL PIU' PRESTO LA SOVRANITA'

(ANSA) - PRISTINA, 9 APR - E' necessario riconoscere al piu' presto
la sovranita' del Kossovo. Lo ha detto il leader kosovaro Ibrahim
Rugova al termine dell'incontro con il presidente ed il vice
presidente della Commissioni Esteri di Montecitorio, Gustavo Selva e
Umberto Ranieri. Rugova, in merito agli incidenti del 17 e del 18
marzo che hanno colpito la minoranza serba del Kossovo, ha assicurato
la ricostruzione di tutti gli edifici danneggiati. ''Ho
ringraziato il presidente Selva - ha affermato il leader kosovaro -
soprattutto per i progressi garantiti dal contributo italiano allo
sviluppo del Kossovo. Ho parlato anche delle misure che abbiamo preso
per poter affrontare la crisi che il Kossovo ha vissuto il 17 e il 18
marzo. Garantiremo la ricostruzione di tutti gli oggetti religiosi,
pubblici e familiari danneggiati''. Dopo aver affrontato il tema
dello sviluppo economico del Kossovo, degli investimenti esteri e
della necessita' di accelerare il processo di privatizzazione. Rugova
ha confermato di aver l'intenzione di rivedere le relazioni con
l'amministrazione delle Nazioni Unite in Kossovo. ''Ho anche
insistito - ha proseguito - sulla necessita' del riconoscimento
quanto piu' rapido possibile della sovranita' del Kossovo allo scopo
di poter dare vita ad una societa' multietnica. Cio' si puo' fare
anche con il supporto della Nato, dell'Unione Europea e degli Stati
Uniti. Abbiamo chiesto l'aiuto del governo italiano - ha concluso
Rugova - e lo abbiamo ringraziato per l'aiuto che ci e' stato dato
per difendere le minoranze e per il supporto economico che ci e'
stato accordato''. (ANSA). KTE 09/04/2004 17:53

Kosovo and the Balkans as a US Presidential Election Issue (1)

1. The cost of US support (Blic , 26/3/04)
QUALI AGENZIE DI PR STATUNITENSI HANNO LAVORATO NEI BALCANI, E PER CHI

2. DioGuardi talks to Albanian officials (9/7/04)
IL LOBBYSTA PAN-ALBANESE DIOGUARDI IN VIAGGIO IN KOSMET

3. Balkans may become priority for US (8/8/04)
L'ANALISI DI OBRAD KESIC

4. Albanian American Civic League collects signatures for
independence of Kosovo (7/10/04) / Kosovo independence petition started
(10/10/04)
LA LOBBY ALBANO-AMERICANA INIZIA IN MACEDONIA UNA PETIZIONE
PRO-GRANDEALBANIA AD USO E CONSUMO DEL CONGRESSO USA

5. New Serbian President Supports John Kerry (8/9/04)
IL PRESIDENTE SERBO FA CAMPAGNA ELETTORALE PER I DEMOCRATICI USA, CHE
LO HANNO MESSO AL POTERE IN SERBIA, MA I DEMOCRATICI USA DICHIARANO
ESPLICITAMENTE DI VOLER STACCARE KOSOVO E VOJVODINA


=== 1 ===

The cost of US support

Blic , 26/03/2004

Ten years after Croatia, B-H and Albanian leaders had realized that
their goals could not be achieved unless they hire and dearly pay
American lobbyists, at the beginning of 2001, the then Serbian
government for the first time made one such agreement with the
consultant Jim Denton. At the time when war images from Kosovo are
returning on the screens of world televisions, one cannot help asking
if there is any use of paying the lobbyists and what our strategy
should be. If you pose this question to Albanians, Croats or Bosnian
Moslems, their reply will be that lobbying is of key importance. Many
reports broadcast by the most powerful world televisions were not
journalists' reports, but reports made by powerful PR companies.
Rudder and Fin was the first agency to appear in the Balkan region. Its
clients were the governments of Croatia, Bosnia and Kosovo Albanians.
According to the report by the US Justice Ministry, this agency's
minimal monthly compensation for the services was $10 000. However, PR
O'Duayer reported that in the first six months of 1993 Rudder and Fin
was paid $320 000 (Kosovo Albanians paid 230 000, the rest Croats and
Bosnian Moslems). Ibrahim Rugova signed the contract on behalf of
Kosovo Albanians in 1993 during his visit to Zagreb. Washington claims
that in recent years the amount that Kosovo Albanians have paid to
Rudder and Fin is over $1.2 million, and that they were willing to
invest additional 10 to 15 millions.
In 1997, Rudder and Fin decided to withdraw from this business. Their
place was immediately filled in by other companies that realized this
business could bring them immense profit. The Washington International
Group undertook Kosovo Albanians. During the rule of the socialists,
Serbia was not able to hire PR agencies because of the sanctions.
However, three companies were registered with the US Justice Ministry
as agencies that were to take the job – one day. Belgrade chose the
companies PBN, The Strategy XXI Group and AIDG. How little then
official Serbia knew about this field shows the choice of PBN company.
It was a Russian company having its representative office in
Washington, but without any connections in the US administration. On
February 20, 2001, the then Serbian premier Zoran Djindjic signed in
Belgrade an agreement with American consultant James Denton. His annual
services cost $120 000 plus traveling costs. Philip Zepter, businessman
of Serbian origin, was paying these costs on behalf of the Serbian
government. On one occasion Denton confirmed to Blic that he had
offered his services to then Yugoslav president Vojislav Kostunica, but
he refused the offer.

“Our state does not have a single lobby organization that would
represent our interests or promote our stances that are of Serbian
national interests,” historian Milan St. Protic told Blic. As Leon
Smith of PR World told Blic, it happens very frequently that
governments, especially of the developing countries, are faced with
impossible choice. Representatives of PR agencies are offering to such
governments their expensive services. If the offer is accepted then
there will be only several letters of support published in the American
media. If they refuse, however, then all doors are being closed. Mr.
Smith is dealing with the work of lobbyist companies in Washington.


=== 2 ===

http://www.b92.net/english/news/
index.php?&nav_category=&nav_id=29072&order=priority&style=headlines

Beta (Serbia-Montenegro) - July 9, 2004

DioGuardi talks to Albanian officials

GNJILANE – Former US Congressman Joseph DioGuardi met
with Albanian leaders in Southern Serbia today.
DioGuardi met with officials from Democratic Albanian
organizations and advised them to work together in
order to better their situation.
DioGuardi is known as a vehement supporter of the
Albanian community in Serbia and has planned to get
one million signatures onto a petition for Kosovo to
be recognized as an independent region.
After serving his term in congress, DioGuardi
dedicated himself to dealing with the situation of
Albanians in the former Yugoslavia and is also a
lobbyist for of the Albanian-American Civic League.


=== 3 ===

http://www.b92.net/english/news/index.php?nav_id=29416&style=headlines

B92 (Serbia and Montenegro) - August 8, 2004

Balkans may become priority for US

BELGRADE, WASHINGTON D.C. - According to political
experts, the Balkans look to be becoming a top
interest on the US government’s political agenda once
again.
With the looming presidential elections, the situation
in the Balkans might once again become the focus of
the US government’s agenda after being pushed out of
the limelight during the past several years by
America’s involvement in the Middle East.
One reason analysts believe this is so is that
presidential hopeful John Kerry’s political advisors,
which include Madeline Albright, Richard Holbrook and
James Rubin, are officials who have had a significant
interest in the situation in the Balkans in the past.
An expert on American foreign policies and
Washington’s relationship with Belgrade, Obrad Kesic,
says that a potential change in the ruling party of
the US brings into question the status of Kosovo and
the possibility of the US siding with Albanian leaders
in Kosovo becoming a big part of the presidential
campaign.
“During the campaign many stances are stressed and
later forgotten when the election ends. We must
realize that the main goal of the candidates is to
garner as many votes as possible, considering that the
race between Bush and Kerry will be a tight one.”
Kesic said.
Commenting on the main differences between the two
candidates, Kesic said that “the main difference is
that Kerry has said that he is interested in a quick
solution concerning the status of Kosovo. Bush’s
administration are responsible for a good part of the
current plan in Kosovo in which first standards are
important, and then the status. Personally I think
that no matter who wins the election, we will not be
seeing any drastic changes in the policies for Kosovo
from the US administration. The Balkans remain in the
background, as far as international priorities are
concerned.” Kesic said.


=== 4 ===

http://www.makfax.com.mk/news1-a.asp?br=84149

MakFax (Macedonia) - October 7, 2004

Albanian American Civic League collects signatures for
independence of Kosovo

[See: http://www.aacl.com/indexmain.html%5d

Albanian American Civic League (AACL) kicked off on
Thursday a campaign of collecting signatures for
support of Kosovo's independence. The campaign will be
organized in Albania, Macedonia and Kosovo. AACL was
founded by the former US congressman Joseph DioGuardi
and a board of Albanian Americans in 1989 as the only
registered lobby in Washington, DC, representing the
concerns and interests of Albanian people.
The campaign in Macedonia will be led by Xhelil
Bajrami and Arben Lala. They set up an Organization
Board comprised of nine people.
Citizens could express their support to the initiative
by signing the petition or on the AACL's website on
the Internet. The campaign will last till 31 October.
Collected signatures will be sent to the League's
representatives in US, who will hand over the
petitions to the US President George Bush.
The Civic League reckons that the independence of
Kosovo will provide stability in the region.

---

http://www.b92.net/english/news/index.php?nav_id=30125&style=headlines

Beta (Serbia and Montenegro) - October 10, 2004

Kosovo independence petition started

-The petitioning is being done throughout Macedonia,
Albania and Kosovo, and is planned on being submitted
to the US congress.

TETOVO, SKOPLJE [Macedonia] - The American-Albanian
Citizens League has started up a petition for the
independence of Kosovo.
The league, which is currently collecting signatures
of support, is lead by [former] US congressman Joseph
Diogardi, who is of Albanian descent.
The petitioning is being done throughout Macedonia,
Albania and Kosovo, and is planned on being submitted
to the US congress.
A promotion was held today in Tetovo [Macedonia], with
the presence of every Albanian led party in Macedonia
supporting the petition.
Opposing the movement is the Macedonian ruling party,
the Social-Democratic Party, whose representatives say
that they believe that the status of Kosovo needs to
be reached through institutions and through
discussions between Belgrade and Kosovo.
Opposition party VMRO-DPMNE agrees with the stance of
the ruling party and has called on the national
government to put an end to the petitioning action.
"The Macedonian government will have to decide by what
date the leaders of this initiative have to leave the
country." VMRO-DPMNE representative Slobodan Casule
said, adding that, "They are free to collect
signatures in Pristina."


=== 5 ===

08/09/04
NACIONAL - Belgrade (I, SN, PG)
Nacional, Pro-Serbian weekly from Belgrade

New Serbian President Supports John Kerry

Belgrade- Serbian officials are pleading to establish good cooperation
with the European Union and the United States. They unconditionally
accept the cooperation with The Hague Tribunal, NATO, the World Bank
and the International Monetary Fund. The President of Serbia, Boris
Tadic, is actively involved in the American presidential campaign, and
openly supports the democratic candidate, John Kerry. Tadic even
announced the improvements of the cooperation between Serbia and the
United States.
According to our president, the only obstacle at the moment is the lack
of cooperation with the Hague Tribunal. "Full cooperation with the
Tribunal is for our own sake as well as the resolving of all issues
related to the wars in the former Yugoslavia. All those responsible for
war crimes have to be tried. My victory at the presidential elections
strengthened the political stance, upon which Ratko Mladic and other
war crimes suspects have to be found. If Ratko Mladic is in Serbia, we
will arrest him. Serbia will not fail to obligate its international
obligations. Serbian friends in the American administration and the
Congress explicitly emphasized that full cooperation with The Hague
opens the door to Euro Atlantic Integrations, Boris Tadic said in his
written note that was published in the Washington post in July. He also
said that "Serbia is devoted to finding a solution for the situation in
Kosovo. And, Serbia will constructively work with members of the
Contact group and Kosovo's Albanians in order to ensure the
establishment of the long-lasting and just peace in Kosovo". However,
all those who committed crimes against Serbs and their cultural and
religious heritage have to answer for their crimes. In addition to
that, 200,000 Serb refugees and displaced persons must have the
opportunity to return to Kosovo. And, 150 monasteries and churches that
were destroyed in March have to be rebuilt. Joseph Bidden, Tadic's ally
and the future secretary of the State (If Kerry wins elections),
supported Tadic. However in his interview for the Washington Times, he
said "Although President Tadic is pleading that Kosovo remain in
Serbia, it is beyond imagination that Belgrade will rule over the
province ever again. The violent anti-Serb riot in March, in which 20
people were murdered and hundreds of Serb houses and churches were
destroyed, showed clearly that the status of Kosovo should be resolved
as soon as possible. The international community should make sure that
the Kosovo assembly has the power in the entire area of the province in
order to prove to the World that the Kosovo's Albanians are capable to
run the province and guarantee basic human rights to all ethnic groups.
At the same time as victims of Serb crimes have a right to expect that
those who committed war crimes over them will be punished, the left
over Serbs in Kosovo and Serb refugees, who want to return to the
province, have the right to expect to be safe in Kosovo". He commended
stances of the Serbian Minister of foreign policy, Vuk Draskovic,
describing him as "a passionate adversary of Slobodan Milosevic's and a
wise diplomat". John Kerry, US presidential candidate, called on
American- Serbs to vote for him. A few days later, he promised to
American Albanians that he would resolve the Kosovo problem. No need to
mention that Kosovo will be independent. As a reminder, Kerry is a
passionate adversary of the Serbs and Serbia. He was one of the two
senators who supported sending of the American land-forces to Serbia in
1999. Michael O'Hanion, one of the Kerry's closest team members, openly
supported the war between American soldiers and Serbs on the territory
of Serbia. One of conditions, Serbia has to fulfill is the
participation of Serbian parties at Kosovo's elections. The Serbian
Minister of Foreign policy, Vuk Draskovic, is the only one from the
leading coalition who has so far supported this idea. In a case that
Democrats win presidential elections, Serbia can expect so called issue
of Vojvodina to be open. Joseph Bidden described Tadic and Draskovic as
politicians who unconditionally accept conditions of the EU and the
United States. He described them as truly democrats with no connections
with Tito's communists or post-war ultranationalists. PS

http://www.tfeagle.army.mil/tfeno/Feature_Story.asp?Article=88073

(sullo stesso argomento vedi anche:

Gli interessi petroliferi in Sudan dietro la risoluzione Onu
http://www.anti-imperialism.net/lai/
texte.phtml?section=BQ&object_id=23080

The Hidden Agenda is Oil
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3865
The mask of altruism disguising a colonial war
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3702
F. Grimaldi su Cap Anamur, Sudan ed imperialismo
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3690
Imperialismo umanitario, dalla Jugoslavia al Sudan
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3638 )


http://www.zmag.org/Italy/whitney-sudannelmirino.htm

4 ottobre 2004 -- ZNet

Il Sudan nel mirino

Mike Whitney

"Gli avvertimenti da parte americana sull'imminenza di un'apocalittica
catastrofe umanitaria a Darfur sono frutto dell'esagerazione dei
funzionari di governo."
Peter Beaumont, The Observer UK


Il fatto che Colin Powell abbia parlato di "genocidio" a Darfur
equivale a una dichiarazione di guerra, e spiana la strada a una
progressiva escalation di misure repressive, ispirate
dall'amministrazione Bush e messe in atto dalle Nazioni Unite, con il
solo scopo di "sovvertire il regime" sudanese. Una strada già percorsa
in passato, e che ora sembra prendere la direzione di Khartoum.

L'amministrazione Bush non è realmente interessata ai quotidiani
episodi di orribile violenza che avvengono a Darfur. La sua attenzione
è attratta esclusivamente dalle vaste riserve di petrolio e di gas
naturale che si trovano, per ora, al di fuori del controllo americano.
Secondo la compagnia petrolifera canadese Talisman, le riserve
petrolifere del Sudan sono di circa 1 miliardo di barili, mentre quelle
di gas arrivano a 3000 miliardi di metri cubi. Il massacro e la fuga
della popolazione locale è solo un pretesto per future azioni militari.
Bush e i suoi luogotenenti sanno quanto sia necessario manipolare i
sentimenti della pubblica opinione, e sfruttano la tragedia umana per
promuovere i propri obiettivi ad ampio raggio. La drammatica
definizione di "genocidio", utilizzata da Colin Powell, è solo una
mossa tesa a indurre le Nazioni Unite a sanzioni che fermino il vitale
flusso di petrolio (diretto principalmente verso la Cina) e creino il
presupposto per un "intervento umanitario".

Queste considerazioni hanno trovato risonanza nella discussione
trasmessa da un canale via cavo, C-Span, del 15 settembre scorso.
definendo il conflitto in Sudan "una guerra civile", Akbar Muhammad,
portavoce della Nation of Islam, ha asserito che si tratta di un
"complesso conflitto umanitario, che non ha a che vedere con la razza."
Tutti gli altri partecipanti alla discussione (tutti di colore) si sono
detti d'accordo su questo punto fondamentale.

"Non si tratta di genocidio, né di pulizia etnica" ha confermato
l'attivista nero Imam Khalid Abdul-Fattah Griggs. La "crisi umanitaria"
è reale, ma secondo lui la guerra è provocata da "una iniqua
distribuzione delle risorse" (Al jazeera)

L'intervento umanitario è un sotterfugio noto e già praticato
efficacemente dalle amministrazioni Clinton e Bush. È stato invocato
come giustificazione del coinvolgimento americano in Kosovo, che ha
portato all'indiscriminato bombardamento aereo di obiettivi civili
serbi per settantotto giorni. In realtà, si è trattato di un piano ben
congegnato per stabilire basi strategicamente dislocate nei Balcani:
basi che molti considerano fondamentali per il futuro economico
dell'America. I Balcani, infatti, sono il crocevia di cruciali
oleodotti e gasdotti, e un terreno di prova per il controllo dell'Asia
centrale e delle sue ricchezze naturali.

Le accuse di Powell sono parse sospette negli ambienti governativi
sudanesi: l'amministrazione americana si è dimostrata assai meno
interessata a trovare una soluzione alle tragedie umanitarie in atto in
Iraq, Afghanistan e Haiti. Il presidente sudanese Omar Al Bashir è
giunto a ipotizzare che gli Stati Uniti possano avere un ruolo
nell'istigazione del conflitto di Darfur. Bashir afferma che gli Stati
Uniti "hanno contribuito all'addestramento e all'armamento dei ribelli
del Sudan Occidentale che si sono sollevati contro il governo sudanese
l'anno scorso" (Reuters).

"Chi, se non gli Stati Uniti, sta dietro a tutto questo... Hanno
raccolto i ribelli in Eritrea, hanno creato campi di addestramento per
loro, li hanno finanziati, armati e dotati di telefoni satellitari
Thuraya, in modo che potessero parlare da qualunque luogo con tutto il
mondo, " ha ribadito Bashir al quotidiano Al-Ahram, rispondendo a una
domanda sul coinvolgimento di potenze straniere in Darfur. (Reuters)

E chi, sapendo quanto il massacro in Iraq sia motivato dal petrolio,
potrebbe dubitare delle parole di Bashir? Solo la scorsa settimana, il
Guardian ha riferito che gli Stati Uniti potrebbero essere coinvolti
nel golpe in Guinea Equatoriale. "L'aiuto sotto-segretario alla Difesa
per gli affari africani del Pentagono si è incontrato due volte
ufficialmente con un cittadino britannico accusato di essere uno degli
organizzatori del colpo di stato. Il presidente della Guinea
Equatoriale ha accusato gli Stati Uniti di essere dietro al complotto,
ma l'amministrazione Bush ha negato di avervi avuto alcun ruolo."
(Democracy Now)

Analogamente, il coinvolgimento dell'amministrazione americana nel
fallito colpo di stato contro Hugo Chavez, in Venezuela, è oggi ben
documentato. In quel brutto affare, Bush aveva immediatamente quanto
illegalmente riconosciuto il nuovo governo Carmona, nonostante il
"manager petrolifero" avesse rapidamente messo i sigilli al Parlamento
e alla Corte suprema nelle prime 24 ore del suo breve regno. Questa è
stata, forse, la migliore dimostrazione dell'atteggiamento
dell'amministrazione Bush nei confronti della democrazia, e della sua
determinazione a fare "tutto quel che va fatto" per controllare le
sempre più scarse risorse del pianeta.

Il petrolio è l'elemento che domina la politica estera
dell'amministrazione Bush: che richieda un colpo di stato o un
"intervento umanitario", una minaccia del Congresso (come nel caso
delle PEMEX messicana) o il trasferimento clandestino di azioni
prestanome di investitori americani (come nel caso della Yukos russa),
o la guerra (come in Iraq e in Afghanistan), il petrolio è il motore di
ogni decisione politica.

La stessa regola si applica anche al Sudan. Gli Stati uniti non hanno
intenzione alcuna di ridurre la violenza a Darfur. Basta guardare cosa
sta accadendo in Afghanistan per sapere che l'amministrazione Bush non
è disposta a rischiare la vita dei soldati americani per rendere sicuro
il paese. In tre anni, gli Stati Uniti non hanno fatto nulla per
mettere in discussione i signori della guerra locali e favorire
l'integrazione della nazione sotto un governo centrale forte. Sarebbe
ingenuo aspettarsi che per Darfur si inauguri un nuovo corso.

Anzi, un intervento americano probabilmente sarebbe la migliore
garanzia di una "afghanizzazione" del Sudan. In altre parole, sarebbe
messo al governo un fantoccio degli americani (come Karzai), per
permettere e giustificare il saccheggio delle risorse, mentre la
violenza e le sofferenza continuerebbero appena al di fuori delle mura
della capitale. L'impegno delle truppe sarebbe limitato alla messa in
sicurezza di Khartoum e a tutelare le ricchezze sudanesi, passate sotto
l'ombrello economico degli Stati Uniti.

Hashim Syed Mohammad bin Qasim, rappresentante della Online
International News Network (OINN) nota che "Il controllo del gas e del
petrolio sudanese è certamente al centro di tanta attenzione...
Nonostante in Kashmir, in Cecenia e in Palestina ci siano situazioni
analoghe (di lotta per la libertà politica), le Nazioni Unite fanno
finta di non vedere. È dunque evidente che la macchina delle Nazioni
Unite (USA+UE) ha bisogno di petrolio per mettersi in moto, e si tiene
alla larga dalle aree che non ne hanno."

bin Qasim sembra aver scoperto la chiave di volta della politica estera
americana, i cui architetti sembrano avere, adesso, il Sudan nel mirino.


Documento originale  
Zeroing in on Sudan
http://www.zmag.org/content/showarticle.cfm?SectionID=2&ItemID=6352

Traduzione di paolo canton

[ Il regime dei visti per i cittadini della Unione di Serbia e
Montenegro che si volessero recare nei paesi della Unione Europea
confligge clamorosamente con gli elementari principi della reciprocita'
e della liberta' di movimento ... ]

http://www.artel.co.yu/sr/reakcije_citalaca/2004-10-18.html

VIZNI REŽIM

Milan Tepavac,
Beograd, 17. oktobar 2004

VIZNI REŽIM MORA BITI ZASNOVAN NA PRINCIPIMA RECIPROCITETA I SLOBODE
PUTOVANJA

O tome da naši gradani prakticno ne mogu da dobiju vize za putovanje u
zemlje Evropske unije ne treba trošiti mnogo reci. Puni gorcine
protetuju po novinama...Svima nam je poznato da prakticno mi ne možemo
da putujemo u zemlje te organizacije, koja – uverevaju nas
savakodenevno njena birokratija i vlastodršci država clanica i naši
domaci – nas navodno poštuje i želi nam dobrodošlicu u njihovo društvo.
Oni, jednostavno receno, naprosto lažu. Jer, ono što cine je rasisticka
diskriminacija prema nama kada je rec o slobodi putovanja. Ustvari,
nakon iskustva sa pokušajem da dobijete vizu da biste videli lepote
Rim, Firence, Venecije, Beca ... dobijete potvrdu da se radi o jednoj
konstanti u politici te organizacije prema nama vec petnaestak godina,
politici koja je vodila ka razbijanju SFRJ, a zatim SRJ, razbijanju
nacionalnog korpusa srpskog naroda i krvoprolicu da bi se na prostoru
SFRJ stvorile mini državice koje objektivno ne mogu biti ništa drugo
nego marionete te organizacije odnosno njenih dominantnih clanica. Koje
nisu u stanju ni da se izbore za ravnopravnost kada je u pitanju
turizam, sloboda kretanja, sloboda putovanja...

Ako poželite da odete kao turista u jednu od tih zemalja bucete
izloženi maltretiranju, ponižavanju, nerviranju, gubljenju vremena i
novca i na kraju – oni ce vec naci razlog zbog cega vam ne daju vizu.
Nakon što ste pribavili i poneli sa sobom hrpu dokumenata, morate
pupuniti formular koji se zove "Zahtev za izdavanje vize". Ima oko
stotinu pitanja na koja morate odgovoriti, medu kojima su i da li ste
muško ili žensko, da li ste oženjeni/udati, razvedeni/razvedena,
udovac/udovica, dvojacko prezime majke, i tako dalje. Za utehu vam je
što licni maticni broj (JMBG) ne morate da upišete ako ne želite.

Zacudo, u formularu-zahtevu za šengensku vizu je napisano da svi podaci
koje ste dali idu u kompjutere svih drzava clanica Šengenskog
sporazuma. Tako da znate.

Iako na formularu nema one cuvene "Izgubite svaku nadu vi koji
ulazite..." brzo ce vam biti jasno da se to podrazumeva nakon što
cujete prve osorne reci cinovnika ambasade kod koga ste došli na
"intervju", kako to oni krste. A kada je trebalo oslabiti odbrambenu i
ekonomsku moc zemlje i izvršiti svojevrsni genocid nad srpskim narodom,
onda su šakom i kapom davali vize i na taj nacin odveli k sebi stotine
hiljada mladih, lepih, obrazovanih, talentovanih, primamljenih uglavnom
zlonamernom propagandom i lažnim obecanjima.

Nakon nekoliko bezuspešnih pokušaja, procitah ovih dana u štampi izjavu
ambasadora Italije o usponu odnosa izmedu naše zemlje i Italije (što me
posebno raduje), u kojoj je naznacio da mu je poznat problem viza, ali
da ce italijanska strana uciniti potrebno da se to stanje promeni na
bolje. Pun nade, krenuh u ambasadu. Medutim, i tu se ponovi prica
opisana napred u ovome tekstu. Izvinjavam se na izrazu, ali mislim da
je Šengen naprosto jedan tor u kome se njegovi stanovnici doduše
slobodno krecu unutar toga tora, ali izvana jedva da neko može da
prodre unutra osim bliskih prijatelja po nekakvoj politickoj i
ideološkoj opredeljenosti...

Da apsurd i osecaj našeg ponižavanja bude veci, prvo, gradani tih
zemalja mogu, kao što je poznato, da u našu zemlju ulaze bez viza!
Drugo, cak u vreme postojanja berlinskog zida jugoslovenski državljani
su mogli da putuju bez viza u 54 zemlje sveta, ukljušujuci i u gotovo
sve evropske! A vlastodršci EU svakodnevno nas uveravaju da je pad toga
zida obezbedio nove prostore slobode. Za njih da, a za nas, vidimo,
suprotno od toga. Nama su razbili državu, izazvali krvoprolice, uveli
genocidene sankcije, pocinili genocid nad srpskim narodom a sada,
uporedo sa ocigledno neiskrenim pozivima da udemo u njihovo društvo,
nas dave viznim režimom kao zmija žabu.

Kada govorimo o viznom režimu nemoguce je ne spomenuti famozni KEBS
(OEBS) zato što je to pitanje u njegovom mandatu prema njegovim
konstitutivnim dokumentima. Finalni akt KEBS iz 1975. i Pariska povelja
iz 1990. godine šefova država i vlada te neverovatne organizacije kažu
da su slobodna turisticka i druga putovanja gradana država OEBS jedan
od principa na kojima pociva ta organizacija. A celnik Misije te
organizacije u Beogradu Mauricio Masari, umesto da se bavi pitanjima iz
oblasti mandata te organizacije u koje dakle spada i sloboda putovanja,
van svakog konteksta gotovo svakodenevno nam drži iritirajuca
predavanja iz demokratije i civilizovanosti, posecuje sela i osnovne
škole po Srbiji, drži predavanja policajcima kako da se kulturno
ponašaju, skokne do Podgorice da tamo nešto obavi i slicno. Naprosto
neverovatno šta taj covek i ta organizacija rade u ovoj zemlji! Zašto
bar ne zaviri u konstitutivne dokumente svoje organizacije pa bi našao
da mu u mandat spada i unapredenje slobode kretanja ljudi i ideja,
problem povratka proteranih sa svojih ognjišta i iz svojih stanova, a
ne pitanje da li srpski policajci znaju svoj posao (ja mislim da znaju).

(Izdaja mandata – medu kojima su najvažniji nepovredivost granica i
teritorijalnne celovitosti država u Evropi - i zlocini ove organizacije
protiv SFRJ i SRJ i srpskog naroda, posebno prema onom delu srpskog
naroda koji je "ostatak zaklanog naroda", su posebna tema i time se
necemo baviti ovom prilikom. Nakon što je "obavila posao" sa SFRJ i SRJ
sada je ta organizacija okrenula plocu pa prica da se vraca na te
principe kako bi sacuvala teritorijlni integritet svojih ilegalnih
tvorevina!).

Ni po kojim kriterijumima, pa ni po nacinu na koji tretiraju problem
viza i slobode kretanja svojih gradana, u našoj diplomatiji ima malo
normalni ljudi. Ko normalan može da donese odluku da svi stranci mogu
kod nas dolaziti bez viza, a istovremeno praviti se slep i glup i ne
videti godinama te redove svojih gradana pred EU ambasadama po cicoj
zimi i po paklenoj vrucini koji su, k tome, izloženi ponižavanju od
strane primitivnih i bahatih konzularnih cinovnika (koji su, usput
receno, uglavnom ovdašnji, "naši", domaci). Pa zar njima nije jasna
najprostija stvar kada je rec o viznom režimu: tu mora da važi princip
reciprociteta. Pa, zar njima nije jasno da euovci i oebsovci nikada
nece menjati svoj režim dok njihovi gradani mogu u našu zemlju da ulaze
bez viza bez da zahtevamo reciprocitet? Da li su ti ljudi ikada igde
ucili da je osnovni princip ne samo medunarodnog prava i osnovnih
politickih dogovora o evropskoj bezbednosti i saradnji princip da su i
države i ljudi ravnopravni, da nema rvnopravnijih i manje ravnopravnih?
Zar ti ljudi nemaju toliko pameti da ne vide da je posredi politika
rasisticke diskriminacije Srba, inkriminisana medunarodnim i
nacionalnim pravom kao medunarodno krivicno delo?

Ocigledno, petooktobarske vlastodršce nije briga za svoje gradane. Kada
oni treba da putuju njihove sekretarice nemaju nikakvog problema da za
njih pribave vize od naklonjenih im ambasada EU.

Imajuci u vidu napred izneto, predlažem najnormalniju stvar: da se pod
najhitnije vizni režim postavi na striktni princip reciprociteta iz
pravih, moralnih, politickih, civilizacijskih i zdravorazumskih
razloga. Verujem da bi se ubrzo pokazalo da bi EU vlastodršci bili
prisiljeni od svojih gradana da menjaju vizni režim prema našoj zemlji.

Pozivam ovom prilikom gradane naše zemlje da na neki nacin bojkotuju
putovanja u zemlje EU, da se, u znak solidarnosti sa svojim
sugradanima, uzdrže od traženja viza za privatna i službena putovanja
od onih zemalja koje tako protivpravno, necivilizacijski ponižavaju
gradane naše zemlje sve dok se ne dogovori i ne primeni potpuni
reciprocitet u duhu medunarodnog prava i dokumenata OEBS, a to znaci
puna sloboda putovanja "iz licnih i profesionalnih razloga", kako se to
garantuje Finalnim aktom OEBS i demokratskim i civilizacijskim
standardima. Ne dozvolimo da nam ambasade clanica EU u našoj vlastitoj
zemlji rade to što nam rade. Bojkot podnošenja zahteva za putovanje u
te zemlje vidim kao za sada najprikladniji nacinda da dode do promene
nabolje za naše gradane.