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Ucraina / Bielorussia / Transnistria / Kaliningrad ...
ASSEDIARE LA RUSSIA

1. UCRAINA:

1.A) LA VIGILIA DELLE ELEZIONI PRESIDENZIALI IN UCRAINA - Rassegna a
cura di Mauro Gemma
1.B) I COMUNISTI SONO PREOCCUPATI PER LE PRESSIONI SENZA PRECEDENTI CHE
GLI USA ESERCITANO SULL’UCRAINA
1.C) LA PARTITA IN GIOCO NELLA VALUTAZIONE DEI COMUNISTI UCRAINI
1.D) LA PIATTAFORMA ELETTORALE DI VIKTOR JANUKOVIC
1.E) IL PROGETTO STATUNITENSE DI SANZIONI CONTRO IL GOVERNO UCRAINO
Traduzioni dal russo di Mauro Gemma

1.F) ON THE EVE OF PRESIDENTIAL ELECTION, UKRAINE DEPORTS OTPOR
PROVOCATEUR / "CHESTNUT REVOLUTION" COMING TO UKRAINE
1.G) LINKS

2. BIELORUSSIA:

2.A) U.S. SENATE ENDORSES BELARUS DEMOCRACY ACT
2.B) BELARUS PROMISES TO PROTECT RUSSIA FROM NATO TANKS
2.C) LINKS

3. NATALYA VITRENKO: PER IMPEDIRE L'UNIONE DI UCRAINA, RUSSIA E
BIELORUSSIA, L'OCCIDENTE FARA' RICORSO A OGNI TIPO DI CRIMINE

4. NATO planes reconnoiter Russian territory - air force / Most
Russians think Russia has enemies - poll / British fighters take over
control of Baltic airspace

ALTRI LINK:

Besoin d’une révolution ? Appelez Otpor !

Après la Géorgie, l’Ukraine ? Les anciens militants du mouvement Otpor
(« Résistance »), artisan de la chute du régime de Slobodan Milosevic,
sont devenus des experts internationaux ès-révolutions. L’un d’eux,
Aleksandar Maric, vient cependant d’être expulsé d’Ukraine, où des
élections très sensibles sont convoquées le 31 octobre.

http://www.balkans.eu.org/article4676.html

Moldavie : « l’effet Géorgie » est-il contagieux ?

http://www.balkans.eu.org/article3864.html

La Moldavie : une seconde Géorgie ?

http://www.balkans.eu.org/article3863.html

La querelle scolaire ravive les tensions entre la Moldavie et la
Transnistrie

http://www.balkans.eu.org/article4560.html

Russian Foreign Ministry Concerned Over German Opposition's Idea to
Reinstate East Prussia

http://www.mosnews.com/news/2004/10/15/eastern_prussia.shtml


=== 1 ===


1.A)

LA VIGILIA DELLE ELEZIONI PRESIDENZIALI IN UCRAINA

Rassegna a cura di Mauro Gemma

L’Ucraina si appresta al voto presidenziale. L’avvenimento, sebbene
riguardi un grande paese europeo, sembra non destare particolare
attenzione qui da noi. Eppure, tutti gli analisti sono concordi
nell’attribuire a queste elezioni un ruolo forse decisivo, nella
determinazione delle scelte strategiche del paese ex sovietico,
soprattutto sul piano della politica internazionale. Altrimenti, non si
spiegherebbe l’accanimento con cui la principale potenza imperialista
mondiale sta seguendo gli sviluppi della campagna elettorale, non
mascherando le proprie simpatie per uno degli schieramenti in campo e
addirittura proclamando pubblicamente investimenti astronomici a favore
del “suo” candidato e le più sfacciate minacce nei confronti di chi
avesse l’ardire di intralciarne l’ascesa al potere.

Venuti a scadenza i mandati dell’attuale presidente Viktor Kuchma, la
discussa personalità che ormai da molti anni domina la scena politica
di Kiev e che non ha mai sciolto definitivamente le ambiguità in merito
al ruolo dell’Ucraina nel confronto geostrategico russo-americano,
sembrano essere in pratica solo due i candidati in grado di contendersi
la successione, nel ballottaggio del 14 novembre, che, salvo sorprese,
seguirà il mancato raggiungimento, al primo turno del 31 ottobre, del
quorum del 50% dei voti previsto per il vincitore: l’attuale premier
Viktor Janukovic e il principale esponente dell’opposizione ed ex
premier Viktor Juschenko, accreditati entrambi del 30-35% delle
intenzioni di voto al primo turno.

Viktor Janukovic, personaggio cresciuto all’ombra di Kuchma,
rappresenta il prototipo del politico, espressione degli interessi
delle lobby industriali e minerarie dell’oriente del paese, popolato in
larga parte da russi e da russofoni, legato storicamente a Mosca,
dipendente dalle massicce forniture energetiche russe e interessato a
mantenere rapporti economici privilegiati con i partner dello spazio ex
sovietico. Non a caso, Janukovic è stato l’artefice dell’adesione
formale (avvenuta nell’aprile 2004, anche con il voto dei deputati
comunisti) al mercato comune con Russia, Bielorussia e Kazakhstan che
prende il nome di “spazio economico unico”. Janukovic esprime anche una
posizione prudente rispetto alle pressanti richieste occidentali di
accelerazione dei processi di integrazione dell’Ucraina nei meccanismi
della NATO. Il premier ucraino è sicuramente il candidato su cui punta
l’amministrazione presidenziale russa, che è ben consapevole della
decisiva partita strategica che si sta giocando a Kiev.

Viktor Juschenko è invece il rappresentante delle componenti
neoliberiste più spinte, ispirate dai gruppi di pressione
dell’emigrazione ucraina in USA e Canada, che vedono nel rapporto
esclusivo con l’Occidente, l’occasione per portare a definitivo
compimento le “riforme” capitalistiche avviate nel 1991. Juschenko può
così contare sul sostegno delle componenti ultranazionaliste, radicate
in particolare nell’occidente del paese, di gruppi fascisti e di una
parte consistente delle gerarchie del cattolicesimo “uniate”, che
godono di coperture influenti in alcuni ambienti del Vaticano. Gli
sponsor americani di Juschenko hanno ammesso di avere investito decine
di milioni di dollari per garantirne la vittoria, e di accingersi, in
caso di rovescio, a scatenare una chiassosa campagna internazionale di
discredito degli avversari, a cui associare tutto l’Occidente (sinistre
“moderate” e “alternative” comprese, c’è da scommettere).

Al secondo turno, si rivelerà la scelta che opereranno gli altri
schieramenti: in particolare i comunisti, rappresentati al primo turno
dal loro leader Piotr Simonenko.

I comunisti, pur apparendo in netto calo rispetto all’ultima
consultazione politica, quando ottennero un quinto dei suffragi,
dovrebbero comunque raccogliere quel 10-15%, che potrebbe risultare
decisivo al ballottaggio, in particolare nella repubblica autonoma di
Crimea, il loro principale serbatoio di voti e dove non è un mistero
che la maggioranza della popolazione desidererebbe riunirsi alla
Federazione Russa.

Le ultime dichiarazioni di Simonenko, al di là delle critiche rivolte,
sia a Janukovic che a Juschenko, di rappresentare interessi
capitalistici in competizione, sembrano improntate alla consapevolezza
della necessità di far fronte all’aggressività degli USA e dei loro
alleati e di scongiurare la possibilità che l’Ucraina, sciogliendo ogni
residua riserva nei confronti dell’Occidente, possa imboccare la strada
della definitiva rottura nei confronti degli importanti processi di
integrazione dello spazio postsovietico, che la Russia di Putin sembra
impegnata faticosamente a sviluppare e che rappresentano un elemento
oggettivo di freno alle pretese egemoniche dell’imperialismo.

M.G.     
 
1.B)

I COMUNISTI SONO PREOCCUPATI PER LE PRESSIONI SENZA PRECEDENTI CHE GLI
USA ESERCITANO SULL’UCRAINA

http://www.glavred.info/

ripreso in http://www.partaktiv.info/main/415ab26ec0bdc/

29 settembre 2004

Il Partito Comunista di Ucraina ha protestato per la presentazione alla
camera dei rappresentanti USA di un progetto legislativo di sanzioni
contro la dirigenza ucraina in caso di elezioni non corrette ( si
tratta del progetto 5102 del 15 settembre, il cosiddetto “Atto sulla
democrazia ucraina e la correttezza delle elezioni del 2004”, nota del
traduttore) ed ha dichiarato che ciò rappresenta un’ingerenza negli
affari interni dell’Ucraina.

A ciò fa riferimento la dichiarazione, diffusa oggi dal servizio stampa
dell’ufficio elettorale del candidato alla presidenza Piotr Simonenko:
“Noi in quanto cittadini di uno stato sovrano e indipendente, membro a
pieno diritto dell’ONU e delle altre più influenti organizzazioni
internazionali, eleviamo la nostra vibrata protesta contro le ormai
abituali attività ostili che caratterizzano la politica americana nei
confronti dell’Ucraina e del suo popolo”.

Nel documento si afferma anche che i comunisti ucraini sosterrebbero
pienamente gli Stati Uniti, se essi fossero disposti a prodigarsi per
far ottenere “la restituzione, secondo quanto prevede la legge,  degli
strumenti finanziari di ogni tipo che sono in possesso di malversatori,
di funzionari poco puliti e di “uomini d’affari” ucraini, che sono
stati portati fuori in modo criminale dal nostro stato e trasferiti
nelle strutture finanziarie degli USA”.

“Proprio un tale atto di buona volontà da parte del governo USA, a
nostro avviso, favorirebbe la realizzazione dei processi democratici in
Ucraina e rappresenterebbe l’evidente dimostrazione dell’effettivo
desiderio di garantire successo e prosperità al nostro paese”.

1.C)
 
LA PARTITA IN GIOCO NELLA VALUTAZIONE DEI COMUNISTI UCRAINI

http://www.partaktiv.info/main/4160fba82c73b/

“Il presidente dell’Ucraina Leonid Kuchma e la sua cerchia hanno
puntato sin dall’inizio non sul premier Viktor Janukovic, ma sul suo
oppositore Viktor Juschenko”.

“Molti processi della campagna elettorale sono condizionati dagli Stati
Uniti, che stanno preparando un colpo di mano”. “Se in Ucraina
succedesse ciò che è avvenuto in Georgia, tale processo si
trasferirebbe immediatamente in Russia. Se la Federazione Russa dovesse
perseverare nella sua politica di non ingerenza, i carri armati della
NATO domani si troverebbero alle porte di Voronezh (importante città
russa non distante dai confini ucraini, nota del traduttore)”.

Sono alcune delle affermazioni contenute nella lunga intervista che il
leader comunista Piotr Simonenko ha concesso all’agenzia russa “Novij
Reghion”, di cui pubblichiamo le risposte, a nostro avviso, più
significative.

 
D. Che giudizio dà delle voci, secondo cui la squadra di Kuchma in
realtà non starebbe appoggiando Janukovic, ma lavorerebbe per la
vittoria di Juschenko?

R. Oltre un anno fa feci una mia diagnosi, prevedendo che Kuchma e la
sua squadra avrebbero lavorato per far eleggere Juschenko. Ho detto
questo anche a molti politici russi. E oggi è davanti agli occhi di
tutti la realizzazione pratica di questo progetto. Fingono di
appoggiare Janukovic, ma puntano su Juschenko nell’interesse della
“famiglia” e del grande capitale.

Anche per i politici e gli uomini d’affari russi la realizzazione di un
tale schema avrebbe conseguenze enormi. Se, con tali metodi, dovesse
essere assicurato l’arrivo al potere del nuovo presidente, si
assisterebbe a un indebolimento dei processi di integrazione.
Naturalmente, avverrebbe una spartizione della proprietà. Si
rinnoverebbe il tentativo di risolvere la questione del controllo del
settore della trasformazione del petrolio e di alcune altre imprese
strategiche del paese.
(…)

D. In che modo il risultato elettorale (favorevole alla destra
nazionalista) potrebbe riflettersi sulle prospettive di integrazione di
Ucraina, Russia e Bielorussia?

R. Non ho alcun dubbio che tali processi sarebbero interrotti.
Verrebbero compiuti passi ostili, tali da spingere la Russia a una
risposta adeguata. E allora i rappresentanti delle forze nazionaliste
di destra dichiarerebbero: “Vedete che cosa fanno i nostri vicini?
Hanno chiuso le frontiere alle merci ucraine!”.

Noi invece riteniamo che i processi di integrazione vadano
approfonditi. Certo, comprendiamo quanto siano affini i sistemi
politici in Ucraina e in Russia e quanto facciano conto sul grande
capitale. Ma capiamo anche che non siamo in grado di accedere a mercati
diversi da quello russo e bielorusso. Anche in Asia non ci danno libero
accesso. Là i mercati sono da tempo conquistati. E gran parte della
nostra produzione non riesce a reggere nei confronti della concorrenza.
Per questa ragione, se i processi di integrazione dovessero subire un
arresto, l’Ucraina non sarebbe più in grado di difendere i propri
interessi. Penso che allora gli americani troverebbero il modo di,
scusate le parole pesanti, tapparci la bocca. E’ vero che esiste un
problema che gli americani non sono in grado di risolvere subito: il
problema del gas e del petrolio. Ma i nazionalisti hanno già
ripetutamente dichiarato che bisognerà dettare condizioni alla Russia,
partendo dalla considerazione che il sistema di trasporto del gas russo
attraversa il territorio ucraino. Finora queste condizioni non le hanno
ancora avanzate in modo esplicito e sfacciato. Ma ciò sicuramente
avverrà, non appena giungeranno al potere.
(…)

D. Ma perché gli americani alla fine vincono sempre? Qual è la sua
opinione?

R. Io affermo sempre che vincono solo coloro che non incontrano
resistenza. Gli americani non riescono a vincere quelli che resistono.
Ci sono molti esempi. Forse che i vietnamiti non ce l’hanno fatta?
Hanno vinto. E gli americani non possono nemmeno fare nulla con Cuba.
Per questo oggi il nostro compito è quello di dimostrare il più grande
senso di responsabilità di fronte a quanto sta accadendo…

1.D)
 
LA PIATTAFORMA ELETTORALE DI VIKTOR JANUKOVIC

http://www.strana.ru

28 settembre 2004

Il sito filopresidenziale russo “Strana.ru” ha proposto una scheda che
illustra i punti fondamentali della piattaforma elettorale di Viktor
Janukovic, attuale premier ucraino e candidato, tra i più favoriti,
alla carica di presidente della repubblica.

Il candidato alla presidenza dell’Ucraina, che attualmente occupa il
posto di primo ministro, Viktor Janukovic si è incontrato ieri con i
giornalisti russi, per illustrare il proprio punto di vista su alcune
delle principali questioni di politica interna e internazionale. In
particolare, sono stati affrontati temi, quali le condizioni della
lingua russa sul territorio dell’Ucraina, la doppia cittadinanza degli
abitanti di Russia e Ucraina, la costruzione di vie di trasporto tra la
Crimea e la Federazione Russa.

La concessione dello status di lingua di stato al russo

Janukovic ritiene che la lingua russa debba rappresentare la seconda
lingua di stato sul territorio dell’Ucraina. “Il russo non deve subire
alcuna limitazione”, - ha detto Janukovic. “Deve essere lingua d’affari
e seconda lingua di stato”.

La doppia cittadinanza

Jakunovic cercherà di risolvere il problema della doppia cittadinanza.
“Occorre adottare una misura legislativa, e lo farò”, - ha detto
Jakunovic. Egli ha chiarito che la questione del riconoscimento della
doppia cittadinanza è legata al fatto che in passato molti ucraini “se
ne sono andati dal paese, ma ora vogliono tornare oppure ottenere la
cittadinanza ucraina, pur continuando a vivere in Russia o in altri
paesi”. “Non bisogna mettere alla porta questi cittadini,” – ha
sottolineato.

Un ponte per gli affari

Janukovic ha annunciato piani per la costruzione di vie di trasporto
tra la Crimea e la Russia. Esperti ucraini e russi “esamineranno due
varianti: un ponte oppure un tunnel”. “Studieremo e poi daremo
seguito”, - ha affermato Janukovic, aggiungendo che, dal punto di vista
degli esperti, “il tunnel presenterebbe maggiori difficoltà. Janukovic
ha sottolineato che l’Ucraina è interessata agli investimenti russi in
Crimea…”Siamo interessati, parliamo la stessa lingua, siamo partner
strategici”, ha detto Janukovic. Per questa ragione, il capo del
governo si pronuncia per la collaborazione degli uomini d’affari di
Russia e Ucraina. “Io non sono tra coloro che si spaventano per il
fatto che i russi vengano da noi, al contrario di altri che affermano
che essi intendono comprarci. Non esiste tale minaccia. Siamo partner
strategici”, - ha sottolineato Janukovic. E si è anche espresso per il
rafforzamento dello spazio economico unico. “Saremo più forti insieme a
Russia e Kazakhstan. Non abbiamo alternative”, - ha dichiarato
Janukovic.

La stampa

A parere di Janukovic, la stampa russa, in larga misura, lo sta
appoggiando, mentre quella occidentale sostiene Juschenko nel corso
della campagna presidenziale in Ucraina. “Tale fattore esiste, è ben
presente, non può essere nascosto. Occorre tenerlo in considerazione”,
ha detto Janukovic. Inoltre, il candidato alla presidenza ha voluto
sottolineare “quanto sia importante un’interpretazione obiettiva della
situazione alla vigilia delle elezioni”.

Ucraina-NATO-Russia

Janukovic è convinto che, sviluppando rapporti unicamente con la NATO,
ci sia la possibilità di perdere “un intero settore dell’economia:
quello militare-industriale”. “Con l’introduzione degli standard della
NATO saremmo costretti a chiudere aziende e ad acquistare armamenti e
tecnologie in Occidente. Non possiamo permetterlo”. “Occorre costruire
la sicurezza internazionale ed europea su basi rinnovate, e, in questo,
l’Ucraina deve avere il suo posto”, - ha detto. “Non si deve costruire
il sistema di sicurezza europea senza la Russia, è indispensabile
partecipare insieme ad essa a tale costruzione. Tale questione è
all’ordine del giorno”.

Juschenko non sarà premier

Interrogato su un’eventuale offerta, in caso di vittoria alle elezioni
presidenziali, della carica di primo ministro al suo principale
oppositore Viktor Juschenko, l’attuale capo del governo ha dichiarato
di non essere intenzionato a farlo.

1.E)

IL PROGETTO STATUNITENSE DI SANZIONI CONTRO IL GOVERNO UCRAINO

http://www.strana.ru

9 ottobre 2004

Al Congresso USA è stato presentato un progetto di legge, che prevede
sanzioni e il divieto di rilascio dei visti di ingresso negli USA per i
membri del governo ucraino, se le imminenti elezioni presidenziali "non
saranno libere e corrette". Lo ha annunciato Dana Rorabaker, esponente
repubblicana, che insieme ad altri cinque membri della camera dei
rappresentanti - repubblicani e democratici - è autrice della proposta.

In questo momento il documento si trova all'esame del comitato per gli
affari internazionali della camera. Il progetto di legge prevede, in
particolare, che le più importanti personalità ufficiali dell'Ucraina e
i loro familiari siano privati del diritto ad ottenere visti di entrata
negli USA, nel caso che, nel corso della fase preparatoria delle
elezioni o durante il loro svolgimento, dovessero verificarsi
violazioni di carattere non democratico. "Attualmente abbiamo
riscontrato che le elezioni non si stanno svolgendo in modo corretto e
libero e che le risorse governative vengono utilizzate per esercitare
un controllo sui risultati elettorali", - si afferma nella
dichiarazione scritta dalla parlamentare repubblicana, al momento della
presentazione del progetto di legge. Scopo del progetto è quello di
"indicare le persone coinvolte nella "conquista" del sistema elettorale
dell'Ucraina e nella manipolazione dei risultati delle elezioni
presidenziali di quest'anno", ha sottolineato la parlamentare. Secondo
quanto si afferma nella sua dichiarazione, tra le accuse che gli USA
intenderebbero avanzare in merito all'andamento delle elezioni ucraine
ci sarebbero "il rifiuto di accesso ai "media" nazionali, le minacce
nei confronti di candidati e di appartenenti agli staff elettorali,
l'intimidazione di cittadini che esprimono punti di vista politici,
l'utilizzo illegale delle risorse del governo per promuovere (alla
presidenza) la candidatura del primo ministro (Janukovic, nota del
traduttore) e azioni illegali miranti al controllo delle commissioni
elettorali locali".


Traduzioni dal russo di Mauro Gemma


1.F)

(a selection by Rick Rozoff / ANTINATO @ topica.com )

http://www.itar-tass.com/eng/level2.html?NewsID=1343448&PageNum=1

Itar-Tass - October 13, 2004

Leader of Serb youth organisation deported from
Ukraine

KIEV - Ukraine deported on Wednesday Alexander Maric,
one of the leaders of the Serb youth organisation
Otpor (rebuff).
He played the leading role in the overthrow of the
Slobodan Milosevic regime and actively helped the
Georgian youth organisation Khmara. Protest actions,
organised by Khmara in Tbilisi, developed into the
“revolution of roses,” which led to the resignation of
Georgian President Eduard Shevardnadze.
“Maric was deported from Ukraine as a persona non
grata today,” said a representative of the Ukrainian
Border Service.
Maric was detained at the Borispol Airport of Kiev on
Tuesday.

http://www.interfax.ru/e/B/0/28.html?id_issue=10711172

Interfax - October 13, 2004

Yanukovych supporters warn against revolution on
polling day

KYIV - The coordinating council of democratic forces
in support of presidential candidate Viktor Yanukovych
has issued a warning about the possibility of
incidents on election day.
The warning was made in an address to the nation
adopted at a council meeting in Kyiv on Wednesday.
"On the night of October 31, political forces led by
opposition candidates are planning a
half-a-million-strong rally outside the commission
building to exert pressure on commission members, and
in the event of unfavorable election results for them,
to foil ballot counting as the first stage of a
so-called 'chestnut revolution'," the message said.
The council claims that the opposition "is planning to
apply the Serbian or Georgian experience of public
discord and methods of seizing power by force on
Ukrainian soil."
"There is in fact a threat of a political overthrow.
For this purpose, junior college students are being
brainwashed, groups of experienced militants formed,
and the reputation of law enforcement agencies and the
army undermined. Simultaneously, destructive forces
are waging a massive campaign to discredit the entire
executive power branch in the eyes of voters," the
message reads.
In response, the council called for the holding of a
forum of democratic forces.

http://en.rian.ru/rian/
index.cfm?prd_id=160&msg_id=4965109&startrow=1&date=2004-10-
13&do_alert=0

Russian Information Agency (Novosti)
October 13, 2004

CHESTNUT REVOLUTION COMING TO UKRAINE

KIEV - Supporters of the Ukraine's presidential
candidate Viktor Yanukovich warn that their opponents
are preparing "a chestnut revolution" in the country
following the presidential election scheduled for
October 31.
In the opinion of the Coordination Council of the
election organization supporting the ruling party's
candidate, current prime minister Yanukovich, the
opponents plan to develop "either the Serbian or the
Georgian scenario of seizing the power". The Council
published an address saying that the several thousand
strong rally at the building of the Ukrainian Central
Election Commission scheduled by their opponents for
the elections night can transform in the first phase
of such scenario, if the election results are
unfavorable for the opposition and its leader Viktor
Yuschenko.
"Actually, there is a threat of political upheaval in
the country", state representatives of the
organization supporting Mr. Yanukovich in the address
adopted on Wednesday.
"We call upon the Ukrainian president to take every
effort to prevent development of the "chestnut
revolution" scenario, enforce law and order during the
election process. We call upon the Ukraine's deputies
to put an end to the fruitless political hostility in
the parliament", reads the document.
The term "chestnut revolution" came into use in the
Ukraine after in February 2004 U.S. Wall Street
Journal published an article entitled "Chestnut
revolution in Kiev?", which speculated on the
possibility of the Ukraine witnessing the events
similar to the Georgian "roses revolution", which
forced President Edward Shevarnadze to retire and
paved the way to the power for today's President
Mikhail Saakashvili. The article got its name, because
Kiev is famous for blooming chestnuts in spring. (...)

1.G)

LINKS:

Ukraine turns away from Europe, starts dreaming of Russia
(by Roman Melnikov)

http://english.pravda.ru/printed.html?news_id=14443


=== 2 ===


2.A)

http://www.rferl.org/newsline/3-cee.asp

Radio Free Europe/Radio Liberty
October 8, 2004

U.S. SENATE ENDORSES BELARUS DEMOCRACY ACT

On 6 October the U.S. Senate unanimously passed the
Belarus Democracy Act of 2004, which was adopted two
days earlier by the U.S. House of Representatives,
RFE/RL's Belarus Service reported on 7 October.
The act authorizes assistance for democracy-building
activities such as support for nongovernmental
organizations, independent media, and international
exchanges. It also prohibits all U.S. government
agencies from providing loans or investments to the
Belarusian government unless it is for humanitarian
goods and agricultural or medical products. JM

2.B)

http://www.rferl.org/newsline/3-cee.asp

Radio Free Europe/Radio Liberty - October 14, 2004

BELARUS PROMISES TO PROTECT RUSSIA FROM NATO TANKS

President Lukashenka [Lukashenko] warned Russian
journalists on 13 October that "the Americans are
transferring their most advanced antiaircraft systems
to Poland," Belapan reported.
"Why are they doing that?" Lukashenka wondered.
"Perhaps they have some interest in Belarusian or
Russian territory?" Lukashenka promised to keep
protecting Russia from possible external enemies even
if that country fails to help Belarus build its
defense.
"It would be immoral for us not to protect Russia," he
said. "We cannot...let tanks through Belarus, so that
they proceed toward Moscow unhindered."

2.C)

LINKS:

USA exerts "stupid pressure" on Belarus

http://english.pravda.ru/printed.html?news_id=14407


=== 3 ===

NATALYA VITRENKO: PER IMPEDIRE L'UNIONE DI UCRAINA, RUSSIA E
BIELORUSSIA, L'OCCIDENTE FARA' RICORSO A OGNI TIPO DI CRIMINE

http://www.partaktiv.info/main/416a52024f37f/

11 ottobre 2004

Secondo Natalya Vitrenko, leader del Partito Progressista Socialista di
Ucraina (formazione di estrema sinistra, nota del traduttore) e
candidata alla carica di presidente dell'Ucraina, la questione
fondamentale all'ordine del giorno delle attuali elezioni è: "O
l'Ucraina diventerà membro della NATO e nemico della Russia, in modo
tale che la Russia venga indebolita e gli USA possano dettare le loro
condizioni a tutto il mondo. Oppure l'Ucraina entrerà nell'unione con
Russia e Bielorussia, contribuendo a creare un potentissimo complesso
geopolitico".

La prospettiva di una tale unione degli stati slavi "terrorizza
l'Europa occidentale, la NATO e gli USA a tal punto, che essi stanno
facendo e faranno di tutto per impedire i processi di integrazione.
Utilizzeranno qualsiasi metodo: le calunnie contro i combattenti per
l'integrazione, la loro eliminazione fisica, la corruzione
dell'elettorato, la realizzazione di una variante georgiana per
l'Ucraina. Hanno bisogno di un presidente che si metta al servizio
dell'America", - ha dichiarato Vitrenko a "Partaktiv".

Traduzione dal russo di Mauro Gemma


=== 4 ===

http://www.interfax.ru/e/B/0/28.html?id_issue=10710102

Interfax - October 11, 2004

NATO planes reconnoiter Russian territory - air force

MOSCOW - Foreign reconnaissance planes are actively
reconnoitering Russian territory from many directions,
a source in air force headquarters told Interfax on
Monday.
"NATO planes make up to 400 annual flights over the
Baltic and Barents Seas, and over 300 annual flights
over the Sea of Japan and the Sea of Okhotsk," he
said.
Foreign planes have broken the rules of the Russian
skies 70 times this year, he said.
Air defense tracked about 200,000 targets in
January-September. Nearly 50% of them were foreign
jets, including more than 4,000 warplanes.

---

http://www.interfax.ru/e/B/0/28.html?id_issue=10710006

Interfax - October 10, 2004

Most Russians think Russia has enemies - poll

MOSCOW - Opinion surveys suggest that most Russians
still see their country surrounded by enemies which
could unleash a war against it.
However, the number of respondents who share this
opinion changes depending on the international
situation, the Public Opinion Fund reported, having
analyzed opinion polls held since 1998.
Sixty eight percent of the 1,500 respondents,
questioned in early October, said Russia has external
enemies and 25% said the U.S. could unleash a war
against Russia.
Seven percent of those surveyed said the threat is
coming from Arab and Islamic countries, but did not
name them, and about the same percentage of the
respondents said Chechnya is Russia's external enemy.
Five percent of those polled think Georgia may attack
Russia, 3% view China as a potential aggressor and 2%
named Afghanistan, Iraq, Japan and Britain among
Russia's enemies.
Sixty-eight percent of those surveyed said Russia has
friends, while 16% have the opposite opinion.
Among Russia's friends, the respondents named Germany
(16%,) France and Belarus (12%, each,) Ukraine (9%,),
the U.S. (8%,) China (7%,), Kazakhstan (5%,), the
Commonwealth of Independent States as a whole (5%,)
European countries as a whole (4%,), Italy (4%,) India
(3%,) and Britain (3%.)

---

http://www.spacewar.com/2004/041014132632.fku4xzy0.html

Agence France-Presse - October 14, 2004

British fighters take over control of Baltic airspace

VILNIUS - Two British F-3 Tornado fighters landed
Thursday in Lithuania to take over the patrol of the
airspace of the three Baltic states, the country's
defence ministry said.
"The two fighters have landed, two others are expected
to arrive later this month," defence ministry
spokeswoman Jovita Bazeviciute told AFP.
"Some 100 British military personnel are now deployed
in Lithuania and the number could reach 120 later,"
she added.
NATO members countries have been taking turns at
sending their fighters to patrol the airspace over
Lithuania, Latvia and Estonia since the three joined
the bloc in March as they have no such aircraft of
their own.
British fighters were to replace Danish F-16 planes on
October 1, but there were reports that Britain was
refusing to send its fighters because the runaway at
Lithuania's Zokniai air base was too short.
Lithuania's defence minister Linas Linkevicius earlier
told AFP that after examination of the airport with
British experts some improvements were made to
accommodate the needs of British fighters.
The defence ministry said that British will be
patrolling Baltic airspace until January and will be
replaced by Norway.

Kosovo: SALVAIMONASTERI

1. Con le icone, in fiamme la multietnicità (T. Di Francesco)

2. Un commento critico di Ivan Istrijan

3. Altri dispacci d'agenzia

VEDI ANCHE:

http://www.salvaimonasteri.org

La primavera dei vandali
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3521
Kosovo, pulizia etnica contro l'arte
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3541
Kosovo, il medioevo bruciato
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3543
Rosa D'Amico: L’arte bizantina in Serbia tra ‘200 e ‘300
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3549


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"IL MANIFESTO"  giovedì 14 ottobre 2004

Con le icone, in fiamme la multietnicità

Campagna «Salvaimonasteri», presentato a Roma «Enclave Kosovo» della
regista Valgiusti
TOMMASO DI FRANCESCO

Una folla assalta e incendia il monastero ortodosso di S. Elia a
Podujevo, poi tutti applaudono. Sono le immagini feroci del 17 marzo
scorso quando si scatenò la furia della contropulizia etnica albanese
contro i pochi serbi rimasti in Kosovo. Vennero uccise 19 persone e
distrutti 35 tra chiese e monasteri, in soli tre giorni. E' l'inizio
del prezioso e puntuale documentario «Enclave Kosovo» realizzato dalla
regista Elisabetta Valgiusti della campagna «Salvaimonasteri»
(www.salvaimonasteri.org tel. 06.6832258) e presentato ieri mattina
nella sede parlamentare di Palazzo Marini a Roma, alla presenza fra gli
altri di Padre Sava e padre Ksenofon del monastero di Decani, del
cardinale Tomas Spidlik, del giornalista Ennio Remondino, e di
Marie-Paule Roudil dell'Unesco. Impietosa, la macchina da ripresa
raggiunge i profughi serbi nella palestra di Obilic dove vivono ancora
adesso; a parlare è un bambino che ripete: «Voglio dire che noi non
siamo al sicuro, io voglio tornare a casa». Da Kosovska Mitrovica parla
il rappresentante Oliver Ivanovic: «Per noi non c'è futuro, non c'è
alcuna prospettiva di lavoro, la disoccupazione è al 65%, ci viene
impedito ogni sbocco». Ora le immagini si attardano sulle macerie del
monastero di Devic raso al suolo a marzo e sulle mura annerite che
hanno cancellato le volte affrescate della chiesa Madre di Dio di
Ljeviska. «Ci hanno attaccato in tremila - racconta un testimone -
allora siamo stati scortati nella sede parrocchiale dalla Kfor e loro
hanno cominciato a buttare spugne imbevute di nafta, poteva essere una
strage». Ecco il legame indissolubile tra presenza umana, quella della
minoranza serba e insediamenti ortodossi. Resa chiara dalle parole
esperte di Spidlik: «I codici del monachesimo orientale prescrivevano
la contemplazione, ma i monaci lavoravano e diventavano ricchi.
Mangiavano poco e dividevano il resto con i poveri», insomma i
monasteri come welfare dei Balcani eternamente ai confini della guerra.
Solo la pittura, gli affreschi, l'architettura dei monasteri era il
collegamento tra arte bizantina, arte romano gotica e area slava, tra
oriente e occidente. Un anello mancante, ricorda nel documentario
Massimo Cacciari intervistato, che se cancellato «sarebbe una perdita
per tutti noi: sarebbe come perdere San Marco a Venezia», o Notre Dame
a Parigi, insiste l'ambasciatore serbo Tanaskovic.

«Non possiamo essere soddisfatti dei risultati della guerra del 1999»,
inaspettato, davvero, il mea culpa del'introduttore del dibattito che
altri non è che Gustavo Selva, presidente della commissione esteri
della Camera, tutta la colpa è dell'Amministrazione Onu (Unmik) del
Kosovo e dell'ottica «contabile» dell'Unesco. Certo, l'Unmik ha pesanti
responsabilità: con la gestione Kouchner il Kosovo è stato di fatto
avviato verso una improbabile quanto illeggittima indipendenza - non
contemplata nella risoluzione 1244 con cui l'Onu ha fatto propria la
pace di Kumanovo del luglio 1999. Tranquilli però: ora il nostro
contingente difende le enclave serbe. E' invece il colonnello
Castellano, che ha comandato a marzo i paracadutisti italiani della
zona, a denunciare che la sopravvivenza delle «enclave» è vergognosa: i
serbi non hanno possibilità di movimento, nemmeno tra una enclave e
l'altra. Ma Selva non parla della Nato. Dov'era lui quando la violenza
dei bombardamenti «umanitari» veniva letta dalla maggioranza albanese
come la prova delle loro ragioni per uno stato monoetnico, fino a
costituire quell'impunità che guida la mano di chi organizza veri e
propri pogrom anti-serbi? Ora il Kosovo è un mostro giuridico, un
protettorato militare all'infinito, zona franca delle mafie
internazionali, pronto all'indipendenza, cavalcata sia dal «moderato»
Ibrahim Rugova che dall'ex Uck che, con il Pdk, ha riempito di scritte
razziste le macerie annerite dei monasteri ortodossi, a partire dal
bellissimo S. Nicola. Bisogna rimettere in discussione l'idea della
«guerra umanitaria» ha detto Luana Zanella, deputata dei Verdi, che ha
portato al disastro attuale, per salvare i monasteri e ricostruire la
multietnicità.

Singolare l'affermazione del «rappresentante diplomatico» italiano a
Pristina, Salzano: «La violenza di marzo era inaspettata, forse non
preparata». Incredibile: i monasteri devastati con sistematicità dal
luglio 1999, data d'ingresso delle truppe Nato, sono stati fino ad oggi
più di 140, le persone uccise 1350, altrettanti i desaparecidos,
240mila i profughi. A marzo l'hanno visto tutti, per 5 anni tutti
invece hanno taciuto, ha ricordato Ennio Remondino. Non c'è solo da
restaurare. I monasteri di Decani, Gracanica e Pec ancora non sono
stati distrutti. La salvaguardia della loro integrità, non come difesa
delle radici cristiane d'Europa - vogliamo forse un'altra guerra di
religione, «umanitaria», stavolta contro i cattivi di turno, gli
improbabili musulmani albanesi? -, ma come difesa degli insediamenti
umani multietnici, può essere un obiettivo nuovo, se esiste tanta
coscienza diffusa del disastro provocato dalla guerra «umanitaria»
della Nato che poteva essere evitata. A partire dal giudizio sulle
elezioni della prossima settimana, alle quali la maggior parte dei
serbi, cacciati dal Kosovo, non parteciperà e che invece a Pristina e a
Washington vedono già come «inizio» della separazione da Belgrado.


=== 2 ===

Caro Di Francesco,

Sono passato giovedì scorso a Via del Pozzetto dove si stava
proiettando "Enclave Kosovo" della regista Valgiusti, film in relazione
alla campagna "Salvaimonasteri". Ho visto la gente, tra cui tanti
giovani, che aspettavano per entrare a Palazzo Marini della sede
parlamentare, previo controllo metal detector. Mi è venuta spontanea
una battuta verso Remondino, incontrato fuori, e verso alcuni giovani,
"Quanta gente a versare lacrime di coccodrillo ! Dove stava e da che
parte stava 'sta gente mentre bombardavano la Serbia e la regione del
Kosovo-Metohija ?!"

E tu Di Francesco, con la frase "Sono le immagini feroci del 17 marzo
scorso quando si scatenò la furia della contropulizia (sic!) etnica
albanese contro i pochi serbi rimasti in Kosovo" (e Metohija!), non fai
che ribadire le ragioni bugiardamente addotte per quelle barbarie
effettuata dalla NATO con l’appoggio del Governo D’Alema - il quale ha
avuto la faccia tosta di vantarsi e scrivere pure il libro sul Kosovo!
E dopo l’arrivo della KFOR i terroristi secessionisti albanesi-kosovari
si sono sentiti più sicuri ancora di continuare lo sciacallaggio e la
devastazione, mentre i soldatini con le piume stavano a guardare.

Caro Di Francesco, dovresti dire un po’ a quei giovani, e non solo a
loro, delle vere cause dei bombardamenti sulla "Jugoslavia di
Milosevic". Condannato lui prima ancora di essere processato, per poter
così giustificare il brutale bombardamento NATO. Scrivendo cosi, tu, Di
Francesco non sei amico di nessuna di quelle popolazioni che abitano il
Kosovo e Metohija, non quella che rispettava il Governo di Belgrado, ma
nemmeno di tutte le popolazioni intorno: macedoni e greci compresi.
Prova a nominare ad un qualunque albanese del Kosovo la vera
denominazione della regione, Kosovo e Metohija, e a spiegarne il
significato. Potresti sentirti insultare o quantomeno rispondere:
"Anche li (in Grecia) è sparso il nostro sangue, anche quella è terra
albanese".

Ivan Istrijan


=== 3 ===

http://www.ansa.it/balcani/

KOSOVO: DA VENEZIA INIZIATIVA PER SALVARE MONASTERI SERBI

(ANSA) - VENEZIA, 10 LUG - Parte da Venezia un' iniziativa per
salvare cio' che resta dei monasteri ortodossi in Kosovo, in parte
distrutti a causa del conflitto etnico in quella regione balcanica. E
tra le molte adesioni potrebbe giungere anche quella dell' attore
statunitense di origini serbe John Malkovic, in veste di testimonial.
Il progetto si chiama ''Salvaimonasteri'' ed e' stata promossa da
un comitato informale cui partecipano anche i Verdi di Venezia, dopo
l' allarme lanciato cinque mesi fa dall'ex sindaco Massimo Cacciari.
A presentarlo oggi, nella sede municipale di Ca' Farsetti, la
deputata dei Verdi Luana Zanella, lo stesso Cacciari ed Elisabetta
Valgiusti del comitato. Dal 1999 ad oggi, e' stato ricordato,
sono stati distrutti dalle fazioni estremistiche musulmane oltre
cento tra monasteri e chiese cristiane ortodosse, e migliaia di
icone, oggetti liturgici e libri sacri. Solo nello scorso mese di
marzo sono stati distrutti 35 tra monasteri e chiese. ''Vogliamo
testimoniare la nostra solidarieta' attivandoci per salvaguardare l'
eredita' artistica cristiana in Kosovo - ha detto Elisabetta
Valgiusti del Comitato. L' obiettivo e' sensibilizzare l'opinione
pubblica e porre all' attenzione dei soggetti istituzionali quanto
sta accadendo''. ''Speriamo di riuscire a sensibilizzare l' Europa
perche' protegga in tutti i modi quello che e' rimasto - da
auspicato Cacciari - perche' sarebbe una catastrofe culturale
immensa se andasse tutto abbattuto. E' un pezzo di memoria europea
che rischia di andare in fumo: il Kosovo e' stato il cuore del
grande stato serbo nel medioevo e un crocevia di culture. Quello dei
monasteri e' un patrimonio importantissimo, ma poco conosciuto
perche' fuori delle rotte turistiche''. Ora il comitato
''Salvaimonasteri'' sta lavorando ad un documentario che verra'
presentato a settembre all' Artfilm festival di Asolo, e ha attivato
un proprio sito Internet (www.salvaimonasteri.it). Sono stati inoltre
presi contatti con gli agenti di John Malkovich, il quale, ha
riferito ancora Valgiusti, sembra aver preso a cuore la questione.
Istituzionali invece i canali su cui i Verdi stanno lavorando. Nei
giorni scorsi Luana Zanella ha inviato un appello al ministro tedesco
degli Esteri Joschka Fischer, mentre la questione sara' posta in
discussione nel prossimo consiglio comunale di Venezia. (ANSA).
YV6-BOR
10/07/2004 18:34

KOSOVO: UN VIDEO PER SALVARE I MONASTERI ORTODOSSI

(ANSA) - ROMA, 13 OTT - Un video per salvare i monasteri ortodossi del
Kosovo. E' l'iniziativa presentata oggi a Roma su iniziativa del
Comitato Salvaimonasteri, costituitosi in seguito alla distruzione,
nel mese di marzo 2004, di 35 tra chiese e monasteri ortodossi (alcuni
risalenti al XIII secolo) nelle enclavi serbe di Kosovo e Metohija.
''I monasteri ortodossi del Kosovo, piu' che altrove, hanno
rappresentato nei secoli il punto di contatto tra le culture di
Oriente e Occidente e l'unico riferimento sicuro nel crollo delle
istituzioni civili, tanto da essere rispettati anche dall'Impero
ottomano che accordo' loro privilegi particolari: la loro distruzione
e' un attacco a tutta la cultura europea'': cosi' il card. Tomas
Spidlik ha commentato al Sir il video 'Enclave Kosovo'.
''Dall'inizio della guerra - denunciano gli appartenenti a
Salvaimonasteri - si registrano 250 mila sfollati, 150 monumenti
ortodossi distrutti insieme a migliaia di case. In questa situazione
difficilissima, tenuta in parte sotto controllo dalla presenza di 18
mila uomini delle forze internazionali, e' in atto una pulizia etnica
in senso contrario rispetto a quella che causo' la guerra del 1999 e
si assiste al sistematico annientamento di un inestimabile patrimonio
artistico e spirituale''. ''A 5 anni dalla fine della guerra - ha
affermato p. Sava, del monastero ortodosso di Visoki Decani - in
Kosovo sono ancora negati i diritti umani fondamentali: alla vita,
alla mobilita', all'istruzione, all'accesso alle cure mediche. Si sta
creando una societa' opposta a quella che tenta di costruire l'Europa
moderna''. (ANSA). RED-VN 13-OTT-04 18:35 NNNN 13/10/2004
18:56

Inizio del messaggio inoltrato:

> Da: "Mauro Gemma"
> Data: Mer 13 Ott 2004 17:01:00 Europe/Rome
> A: "Coord. Naz. per la Jugoslavia"
> Oggetto: Re: [aa-info] Quelli che vogliono squartare la Russia (12)
>
> L'iniziativa torinese del 22 ottobre sulla Cecenia è rinviata a data
> da destinarsi.
>
>
> ----- Original Message -----
> From: "Coord. Naz. per la Jugoslavia"
> To: <crj-mailinglist>
> Cc: <aa-info>
> Sent: Wednesday, October 13, 2004 11:14 AM
> Subject: [aa-info] Quelli che vogliono squartare la Russia (12)

(...)

Jean Bricmont:

Le Stalinisme, le fascisme et X.

Un des thèmes privilégiés du discours politique contemporain est la
révulsion provoquée par ces grandes horreurs du 20ème siècle que sont
le fascisme et le stalinisme, mises en pratique d'idéologies
totalitaires; en marge du quarantième anniversaire de l'indépendance du
Congo, je voudrais faire quelques remarques sur ce qui me semble être
un grand absent dans ce débat, et que, pour cette raison, j'appellerai
X. X est un système d'oppression politique qui s'est étendu à presque
toute la planète, durant ici des siècles, là des décennies, et faisant,
au total, plus de victimes que le stalinisme et le fascisme mis
ensemble. X a déporté des populations entières, annihilé des cultures,
utilisé l'esclavage, les camps et le travail forcé. X s'est justifié au
moyen d'une idéologie fanatique, le racisme, qui a une grande parenté
avec le nazisme ; mais cette parenté, contrairement à celle entre
nazisme et stalinisme, est rarement soulignée. X a utilisé, là où il
dominait, un obscurantisme imposé par des moyens totalitaires. Les
séquelles de X affectent la vie de bien plus de gens que les séquelles
du stalinisme ou du fascisme. Il est impossible de comprendre le monde
contemporain, qu'il s'agisse de la dette du Tiers Monde, de la
politique du FMI, des migrations, du racisme, des problèmes
écologiques, ou les événements du Congo, du Zimbabwe, du Liban, ou même
des Balkans, sans remonter à X. Des millions de gens dans le monde
meurent chaque année, victimes des conséquences de X.

Pourtant, parler de X n'est pas simple ; l'histoire de X, telle que je
l'ai apprise à l'école, était purement et simplement négationniste.
Aujourd'hui encore, de nombreux livres sont écrits pour justifier d'une
façon ou d'une autre X. Personne ne demande de mettre des entraves
spécifiques à la liberté d'expression pour les interdire (moi non plus
d'ailleurs). Depuis quelques décennies, on peut parler un peu plus
objectivement de X, mais il faut faire attention à ne pas
exagérer, à ne pas dire n'importe quoi. Il faut éviter de « tomber dans
l'auto-culpabilisation » ou de verser les « sanglots de l'homme blanc
». Il ne faut surtout pas oublier de souligner que X coexistait avec
une certaine démocratie, certes limitée aux bénéficiaires de X, mais
quand même. Surtout, il ne faut jamais « utiliser X » pour justifier
les crimes de Pol Pot ou des différentes dictatures qui ont succédé à
l'effondrement partiel de X. Par contre, il est tout à fait normal
d'utiliser, en les invoquant de façon rituelle et hors de tout
contexte, les crimes de Staline ou de Pol Pot pour faire taire les
dissidents en Occident, qu'il s'agisse de justifier la guerre du
Vietnam, celle du Golfe ou l'attaque de l'Otan contre la Yougoslavie.

Les crimes de Staline, dont, contrairement à ceux de X, j'ai
entendu parler depuis ma jeunesse, sont constamment « révélés » ou «
redécouverts ». Par contre, lorsqu'on parle de X, on entend souvent
dire que c'est une vielle histoire, que « tout le monde connaît ». Il
est très mal venu de souligner l'idéalisme des militants communistes,
les réalisations économiques de l'URSS à l'époque de Staline ou le rôle
essentiel de celle-ci dans la défaite du nazisme. Par contre, on peut
difficilement parler de X sans rappeler que, quand même, il y avait des
aspects positifs et que les motivations des bénéficiaires de X étaient
« complexes ».

Beaucoup de grands penseurs en Occident ont soutenu X sans nuances
et sans jamais se renier ; ils étaient bien plus que de simples «
compagnons de route de X ». Aucun grief ne leur en est fait,
contrairement à ceux qui ont soutenu dans leur jeunesse Staline ou Mao
et qui n'en finissent jamais de devoir démontrer, par une fidélité sans
faille aux objectifs politiques et militaires de l'Occident, la
sincérité de leur repentir. Il est de bon ton de se demander comment
quelqu'un comme Sartre a pu écrire ce qu'il a écrit sur le communisme ;
mais il serait malvenu de se demander comment quelqu'un comme Hegel a
pu écrire ce qu'il a écrit sur les Noirs et les Indiens ; que
voulez-vous, c'était l'esprit de l'époque. L'Eglise catholique, la
famille royale ainsi que la plupart des partis politiques belges ont
entretenu une longue complicité avec X, qu'il n'ont jamais publiquement
reniée ; mais, contrairement aux partis suspectés de stalinisme, cela
ne leur fait aucun tort. Si un groupe de gens se réunissent sous un
portrait de Staline en Russie, cela provoque chez nous l'indignation.
Mais la statue équestre d'un des plus grands criminels de l'histoire en
plein centre de Bruxelles ne dérange personne ; en effet, ses crimes
sont liés à X.

La plupart des grands monuments de Bruxelles ont été construits grâce
au pillage rendu possible par X. En allant au terminus du tram 44, on
découvre un musée consacré à une apologie à peine déguisée de X. Nos
richesses, notre système politique et nos institutions trouvent toutes
leurs racines dans l'histoire de X. Mais, alors que l'histoire du
stalinisme doit, dit-on, nous amener à rejeter toute utopie, les
horreurs de X ne suffisent pas à les discréditer. Au contraire, nous en
sommes si fiers que nous avons l'outrecuidance de donner notre mode de
vie en exemple au monde entier, en particulier aux victimes de X (comme
s'ils pouvaient, eux, reproduire l'histoire de X). Paradoxe ultime : le
continent qui a faire naître et qui a profité au maximum de X doit,
selon un discours faisant pratiquement l'unanimité de la gauche à la
droite, absolument s'unifier sur le plan militaire pour pouvoir mieux
intervenir en faveur des droits de l'homme, surtout dans les pays qui
ont été victimes de X.

Evidemment, X est le colonialisme et l'impérialisme occidental (pour
utiliser un mot tabou). Mon but ici n'est pas de défendre le stalinisme
ou le fascisme mais de souligner l'inanité d'une bonne partie du
discours politique contemporain qui, en se focalisant sur les crimes de
ce qu'on fait passer pour l'Autre de nos sociétés, permet d'occulter de
façon quasi-permanente la source principale des conflits qui déchirent
le monde actuel. En effet, il y a bien quelque chose de commun à des
événements apparemment aussi divers que la guerre du Vietnam, le coup
d'Etat de Pinochet, l'assassinat de Lumumba, les embargos contre Cuba
et l'Irak, ou ce qu'on appelle la globalisation : il s'agit de la
continuation de X par d'autres moyens. Tant que les Occidentaux
n'accepteront pas d'envisager lucidement leur propre passé et
n'essayeront pas de redresser les torts qui leur ont fait tant de bien,
les discours anti-totalitaires qu'il adorent tenir ne seront en rien
moralement supérieurs à ceux sur la charité chrétienne que tenaient les
patrons au siècle passé.

Jean Bricmont
Louvain la Neuve (Belgium)

SOURCE: CUBA SOLIDARITY PROJECT
http://perso.club-internet.fr/vdedaj/cuba/
http://fr.groups.yahoo.com/group/CubaSolidarityProject/