Informazione

AVVISO: Iniziative contro la guerra

1. Appello per una ASSEMBLEA nazionale
DEI MOVIMENTI CONTRO LA GUERRA
L'Assemblea e' convocata A ROMA il 17 OTTOBRE,
nell'ambito della mobilitazione internazionale nelle capitali delle
potenze occupanti

2. STOP AL MURO DI SHARON NEI TERRITORI PALESTINESI! VIA LE TRUPPE DI
OCCUPAZIONE DALL'IRAQ! Il Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia
aderisce alla
MANIFESTAZIONE NAZIONALE
che si terra' SABATO 13 NOVEMBRE A ROMA


=== 1 ===

Appello per una ASSEMBLEA nazionale
DEI MOVIMENTI CONTRO LA GUERRA

Le notizie che continuano ad arrivare dall'Iraq confermano come le
truppe militari d'occupazione e la stessa presenza militare italiana
rappresentino una funzione di destabilizzazione dell'intera area,
l'allontanamento di ogni possibile soluzione negoziata di pace e il
diffondersi di un'ostilità crescente della popolazione civile irachena
e delle diverse comunità, siano esse politiche che religiose. Una
funzione altrettanto destabilizzante e bellicista è ormai ben leggibile
nell'escalation scatenata dal governo israeliano contro i territori
palestinesi occupati.

In Iraq la tenuta e l'estensione della resistenza all'occupazione,
segnalano due cose ben precise:

- La maggioranza della popolazione irachena ripudia
l'occupazione militare straniera

- Gli Stati Uniti stanno perdendo la guerra e indicano come
soluzione un vero e proprio mattatoio che consenta al governo fantoccio
di Allawi di sopravvivere.

Alcuni gruppi "islamici" anziché uscire indeboliti dalla guerra,
sembrano rafforzarsi ed utilizzano l'arma dei sequestri o del terrore
per contendere l'egemonia alle forze della resistenza, spesso
prestandosi ad operazioni inquietanti.

In questo contesto, molti sequestri ed esecuzioni violenti e
spettacolari, appaiono funzionali ad una vera e propria strategia della
tensione internazionale con l'obiettivo di colpire e allontanare i
volontari, i giornalisti e i testimoni scomodi dall'Iraq e screditare
le forze della resistenza.

In Italia, se da una parte il rapimento di Simona Torretta e Simona
Pari ha visto la ripresa di una mobilitazione pacifista, dall'altra ha
visto venire meno una capacità di critica e mobilitazione contro il
governo. Il governo Berlusconi continua a ritenere non negoziabile la
propria presenza militare in Iraq ed anzi in nome della lotta al
terrorismo ha rafforzato una chiamata strumentale all'unità nazionale
con l'unico obiettivo di indebolire la mobilitazione pacifista. A
questa chiamata si stanno prestando anche alcune forze politiche
dell'opposizione.

Riteniamo invece indispensabile rilanciare una grande mobilitazione
politica unitaria capace di denunciare le gravi responsabilità del
governo Berlusconi nell'aver portato l'Italia in un'avventura bellica e
militare sempre più drammatica.

In questo senso rimane attuale e prioritaria nell'agenda dei movimenti,
la mobilitazione per il ritiro dei soldati italiani dall'Iraq. Atto
coerente e di discontinuità capace di riconsegnare il destino dell'Iraq
agli iracheni. Nella stessa agenda del movimento che si oppone alla
guerra, deve ormai entrare con forza la solidarietà con la lotta del
popolo palestinese che sta resistendo all'occupazione israeliana ed
all'annessione insita nella costruzione del Muro dell'apartheid.

Per questo proponiamo unaassemblea nazionale di tutti i comitati, le
associazioni, i movimenti che si stanno battendo contro la guerra che
affronti la discussione, neutralizzi la strategia di depotenziamento
dei movimenti messa in campo dal governo e dalle forze più consociative
dell'opposizione, stabilisca i contenuti ed i tempi della propria
iniziativa.

Domenica 17 ottobre si terranno importanti manifestazioni contro la
guerra negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Riteniamo decisivo che si
manifesti in tutte le capitali delle potenze occupanti che hanno i loro
soldati in Iraq. Proponiamo come data per l'assemblea nazionale
Domenica 17 ottobre a Roma, anche per affiancare la manifestazione
nella capitale dei movimenti sociali diAcerra che hanno introdotto
nella loro piattaforma il no alla guerra. La guerra preventiva e la
guerra sociale sono due fronti dello stesso conflitto.


Prime adesioni: Centro Popolare Augestito (Firenze); Circolo ARCI
"Agorà" (Pisa); Radio Città Aperta (Roma); Soccorso Popolare (Veneto);
Forum Palestina; Associazione di solidarietà con Cuba "La Villetta"
(Roma); Red Link (Napoli); Rete dei Comunisti; Il Pane e le Rose
(Veneto); circolo PRC "Tognetti" (Pisa); Circolo PRC "G.D'Angelo"
(Roma), circolo Gramsci (Pisa), Associazione Pianeta Futuro (Pisa),
Comitato per il ritiro delle truppe (Milano-Brianza), Comitato "Con la
Palestina nel cuore" (Roma), federazione PdCI (Pisa) ...

Per adesioni: viadalliraqora@...

---

Stati Uniti – Londra - Roma

Il 17 ottobre mobilitazione nelle capitali delle potenze occupanti

per dire

Via dall'Iraq ora

- Stop ai bombardamenti

- Ritiro immediato delle truppe

- Stop alle occupazioni diIraq e Palestina

- Diritto alla resistenza e autodeterminazione

per il popolo iracheno e palestinese

- Pace, ma con giustizia, per il Medio Oriente


Assemblea nazionale contro la guerra

Domenica 17 ottobre, ore 9.30

c/o Centro sociale Intifada

(via Casalbruciato 15)

Metro B Stazione Tiburtina, autobus 309

Uscita14 del GRA Roma-L'Aquila in direzione centro e poi uscita
Fiorentini

Per adesioni: viadalliraqora@...


=== 2 ===

STOP AL MURO DI SHARON NEI TERRITORI PALESTINESI!

VIA LE TRUPPE DI OCCUPAZIONE DALL'IRAQ!

Il Muro dell'Apartheid che Israele sta costruendo in Cisgiordania è uno
dei più grandi progetti di annessione di terre, distruzione e pulizia
etnica della storia.Il Muro dell'Apartheid impone condizioni di vita
insostenibili: l'obiettivo finale è la deportazione di una terza ondata
di Palestinesi, dopo quelle del 1948 e del 1967. La Corte
Internazionale di Giustizia dell'Aja ha sentenziato l'illegalità del
Muro e dell'occupazione e invitato a tutti gli Stati a "non dare aiuti
o assistenza nel mantenimento della situazione creata da tale
costruzione". Poiché Israele rifiuta di applicare la sentenza, gli
Stati devono esercitare pressioni per imporne il rispetto, e il solo
strumento efficace è il congelamento delle relazioni economiche,
diplomatiche e commerciali, come avvenuto a suo tempo con il regime
razzista del Sudafrica fino al trionfo del diritto e della democrazia.

Oltre un anno fa, gli USA e i loro alleati hanno esteso la loro
occupazione nel Medio Oriente fino all'Iraq, attaccando e distruggendo
città irachene, massacrando e umiliando la popolazione.

Israele e gli USA utilizzano le stesse armi, la stessa tattica e
mostrano lo stesso disprezzo per la vita umana nel loro tentativo di
colonizzare la Palestina e l'Iraq; l'invasione dell'Iraq è parte di un
progetto coloniale mirato alla completa dominazione del mondo arabo. Il
legame fra il sostegno USA ad Israele e le loro politiche imperialiste
in Iraq devono diventare aspetti centrali nella rivendicazione globale
per la liberazione e la giustizia.

La Campagna palestinese contro il Muro dell'Apartheid e il Meeting
internazionale del movimento contro la guerra e la globalizzazione –
tenutosi a Beirut dal 17 al 19 settembre – invitano al boicottaggio
dell'economia di guerra israeliana ed all'adozione di sanzioni
internazionali contro il sistema di Apartheid israeliano, unitamente al
ritiro di tutte le truppe di occupazione dall'Iraq.

Raccogliendo l'appello per una settimana internazionale di
mobilitazione su queste parole d'ordine dal 9 al 16 novembre, invitiamo
a costruire iniziative di informazione e lotta in tutte le città e
ad organizzare una grande manifestazione nazionale unitaria a
Roma per sabato 13 novembre.

· PER IL CONGELAMENTO DEI RAPPORTI ECONOMICI, DIPLOMATICI E
COMMERCIALI CON LO STATO DI ISRAELE FINO AL COMPLETO RITIRO DAI
TERRITORI PALESTINESI OCCUPATI NEL 1967 E IL RICONOSCIMENTO DEL DIRITTO
AL RITORNO DEI PROFUGHI

· PER IL RITIRO DELLE TRUPPE DI OCCUPAZIONE DALL'IRAQ


SABATO 13 NOVEMBRE MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA


Primi firmatari:

Campagna Palestinese contro il Muro dell'Apartheid – Coordinamento di
Solidarietà con l'Intifada – Comitato per non dimenticare Chatila -
Forum Palestina – Comunità Palestinese in Toscana – Comunità
Palestinese di Roma e del Lazio – Associazione Amici della Mezzaluna
Rossa Palestinese – Associazione di Amicizia Italo – Palestinese
(Firenze) – Circolo ARCI Agorà (Pisa) - Comitato Pugliese di
solidarietà con la Palestina – Comitato Siciliano di solidarietà con
l'Intifada – Comitato Napoletano di sostegno all'Intifada –
Associazione Jenin (Roma) – Collettivo di formazione marxista (Roma) –
Associazione l'altra Lombardia Su la testa! – Bloggersperlapace – Prof.
Angelo Baracca (Università di Firenze) – Maria Antonietta Centaro
(Francavilla Fontana – BR) – AMR Progetto Comunista della federazione
PRC di Rieti – Comitato contro le guerre (Bolzano) – Comitato di
solidarietà con Cuba "La Villetta" (Roma) – Coordinamento Nazionale per
la Jugoslavia – Associazione Benefica di Solidarietà con il Popolo
Palestinese – Aiutiamo la Jugoslavia – Associazione Amicizia Sardegna –
Palestina – Mauro Bulgarelli (Deputato dei Verdi) – Centro Popolare
Autogestito Firenze sud – Confederazione COBAS – Comitato Regionale
Toscano del PRC – Gruppo Consiliare alla Regione Toscana del PRC –
Federazione del PdCI di Firenze – Comitato Regionale Toscano del PdCI –
Gruppo Consiliare alla Regione Toscana del PdCI – Circolo PRC "Antonio
Gramsci" (Cagliari) – Comitato Con la Palestina nel cuore (Roma) –
Circolo PRC Enea Casaccia "Guido Puletti" (Roma) – Adriana Spera
(Consigliera Comunale del PRC a Roma) – Cristina Fuga (Coordinatrice
provinciale della CUB Scuola di Roma) – Caterina Patti, Franco Maurizi
e Francesco Bonfini (Coordinamento provinciale della CUB Scuola di
Roma) – Claudio Ortale (Staff Gruppo Consiliare Capitolino del PRC)
-Rete no global campana – Associazione senese di amicizia Italia –
Palestina o.n.l.u.s. (Siena) – Coordinamento di lotta per la Palestina
(Milano) – Collettivo No Basis No Scadras (Cagliari) – Movimento
Socialismu et Divertimentu – Circolo PRC "Umberto Terracini" (Cagliari)
– Associazione "P. Asquer – Diritti e Beni Pubblici" (Cagliari) –
L.S.A. Coskalab (Palermo) – Collettivo "8 settembre 1943" dei Giovani
Comunisti di Milano – Circolo PRC "Enrico Berlinguer" di Vinovo
(Torino) – Fulvio Grimaldi (giornalista)


Per inviare le adesioni: 13novembrearoma@...

http://www.uruknet.info/?s1=1&p=5634&s2=16

John Negroponte darà presto vita agli squadroni della morte iracheni.
Intervista a Michel Chossoudovsky di Ingo Niebel

Nuovi Mondi Media

16 settembre 2004

Economista e critico dell'attuale processo di globalizzazione, Michel
Chossoudovsky viene definito da alcuni il Chomsky canadese. Paragone
mette in luce la ricchezza di pensiero dello studioso, così realistico
rispetto all’attualità irachena e altrettanto pessimista relativamente
al futuro del paese occupato che si trasformerà in un campo di
battaglia con squadroni della morte e diverrà probabilmente lo scenario
dell’ “inaugurazione” di una nuova arma nucleare.


Michel Chossoudovsky è stato di recente a Berlino in occasione del
Congresso Europeo della ONG, l’associazione dei Medici Internazionali
per la prevenzione di una eventuale guerra nucleare.

Ingo Niebel: Cosa ne pensa della nomina di John Negroponte ad
ambasciatore degli Stati Uniti a Baghdad?

Michel Chossoudovsky: Presuppone una contraddizione di fondo.
Attualmente non esiste nessun governo sovrano iracheno che possa
sfruttare le sue credenziali. Si tratta piuttosto della nomina di un
governatore militare per l'Iraq. Persino a Washington è in corso una
discussione tra il Dipartimento di Stato e il Pentagono per decidere a
chi dei due spetti il compito di controllare l’“ambasciatore”. La
regola vorrebbe che entrambi rendessero conto Dipartimento di Stato, ma
in questo caso Donald Rumsfeld esige che Negroponte inoltri i suoi
rapporti al Ministero della Difesa anziché a quello degli Esteri.
Questa è la prova del fatto che Negroponte non è un ambasciatore, bensì
il governatore militare di un paese occupato.
Ma c'è un altro aspetto ancora più importante. Prima che Negroponte
fosse nominato ambasciatore degli Stati Uniti di fronte all'ONU, aveva
ricoperto la stessa carica in Honduras negli anni ‘80. Durante il suo
mandato costituì gli squadroni della morte onduregni, che parteciparono
all'assassinio di numerosi civili. Fu coinvolto anche
nell'organizzazione dei contras che in Nicaragua dichiararono guerra al
governo sandinista. Sappiamo che tutto ciò avvenne con la
consapevolezza del governo statunitense e che era Negroponte ad aver
architettato tale politica. Durante il suo incarico in Iraq si sono
verificati, per l’ennesima volta, stermini di massa, assassini
selettivi e torture al popolo. Praticamente ha esibito il suo intero
bagaglio di conoscenze.

Ingo Niebel: Ciò significa che Negroponte scriverà in Iraq un nuovo
capitolo della guerra sporca...

Michel Chossoudovsky: Credo proprio sì. Organizzerà sicuramente
squadroni della morte iracheni e costituirà delle stanze di tortura.
Gli Stati Uniti cercheranno di riattivare le vecchie strutture del
partito Ba’ath per reprimere il popolo. Ad ogni modo ciò che possiamo
sperare è che Negroponte riattivi anche quei gruppi iracheni che la CIA
aveva costituito già prima della precedente Guerra del Golfo.

Ingo Niebel: Questo significa che in un futuro prossimo assisteremo a
una sorta di guerra civile…

Michel Chossoudovsky: Un altro obiettivo che gli Stati Uniti non hanno
ancora raggiunto è quello di manovrare i vari gruppi per metterli gli
uni contro gli altri. Cercheranno di fare in Iraq ciò che già avevano
fatto in Yugoslavia. Hanno a disposizione i sunniti, gli sciiti e i
curdi, che potranno spingere gli uni contro gli altri creando
contemporaneamente delle scissioni interne ai vari gruppi. Ma il
nascente movimento di resistenza sta consolidando questi gruppi.
Nutro il sospetto che gli americani continueranno a cercare di
provocare delle scissioni utilizzando tutti i mezzi possibili, compreso
quello già sperimentato degli attentati terroristici contro i civili
iracheni. Allo stesso modo ricorreranno ad Al Qaeda per convincere sia
l'opinione internazionale che quella irachena del fatto che i
fondamentalisti islamici stanno cercando di scatenare una guerra contro
l’ America e contro gli iracheni.

Ingo Niebel: Considera possibile che gli Stati Uniti utilizzino le
mini-nukes (piccole bombe atomiche) nel caso in cui la sua situazione
peggiori ?

Michel Chossoudovsky: Non c'è assolutamente nulla che possa impedirlo.
La forza distruttrice di queste piccole bombe atomiche va da un terzo
di quella della bomba di Hiroshima a sei volte tanto. Questo tipo di
arma è stato rivalutato da poco tempo: le mini-nukes non vengono ormai
più considerate bombe nucleari bensì armi convenzionali.
Nella sua campagna di propaganda, il Pentagono ha sostenuto che si
tratta di armi inoffensive per i civili e non ha proferito una sola
parola in merito alle radiazioni che sprigionano. Il Senato ha dato il
via libera al loro utilizzo e queste armi potranno essere usate nel
corso delle operazioni militari convenzionali senza dover premere il
famoso bottone rosso, perché la decisione non dovrà più essere presa da
un generale plurigraduato, o dal presidente, bensì da un semplice
maggiore o da un generale qualsiasi. Non si può escludere nemmeno che
si possa arrivare all’utilizzo di un’arma nucleare tattica.


per supportare il lavoro di Global Researh e di Michel Chossudovsky:
http://www.globalresearch.ca/MEMBER.html
Tradotto da Laura Franchini per Nuovi Mondi Media
For Fair Use Only

http://www.nuovimondimedia.it/modules.php?op=modlo
ad&name=News&file=article&sid=810&mode=thread&orde

UN SIMBOLO, UNA GARANZIA


Lo scorso 14 settembre il Collegio Nazionale di Garanzia del Partito
della Rifondazione Comunista (PRC) comunicava ai diretti interessati di
aver accolto il ricorso presentato da 28 militanti del partito contro
il cambiamento del simbolo del PRC con l’aggiunta della dicitura
“Sinistra Europea”.

La “magistratura” del PRC prendeva cosi' atto dell’illegittimità del
cambiamento del simbolo del partito, che viene descritto dallo Statuto
del partito in un apposito articolo (il n. 65) e che, come tutte le
disposizioni statutarie, può essere modificato solo dalla massima
assise del partito stesso, cioè dal Congresso.

Pochi giorni dopo, il Collegio Nazionale di Garanzia del Partito della
Rifondazione Comunista condannava Fulvio Grimaldi (uno dei 28) a 8 mesi
di sospensione proprio per aver denunciato e protestato contro la
modifica del simbolo del partito...

Ne' la prima, ne' la seconda decisione venivano rese note (tantomeno
commentate) sulle pagine di "Liberazione".


( per maggiori informazioni su questa vicenda e per eventuali contatti:
autoconvocatiprc @ virgilio.it )

[ Lo sapevate che la Caritas e' stata usata in alcuni casi come
copertura per il rifornimento di armi all'UCK in Kosovo? Sullo stesso
argomento vedi anche, ad esempio:
Sant'Antonio ed il Demonio
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2295 ]


THE VATICAN'S "CARITAS" CHARITY TRAFFICKED NATO WEAPONS TO THE KLA

www.slobodan-milosevic.org - October 8, 2004

Written by: Andy Wilcoxson

INTRODUCTION

Caritas is an old, and well known Roman Catholic charity based in the
Vatican. It has branches all over the world and has been active in the
Balkans for some time.
This paper will answer the following question: Is Caritas a legitimate
humanitarian organization, or is it engaged in more nefarious
activities, such as arms trafficking?
This paper will look into possible connections between Caritas and
Iranian weapons smuggling in Bosnia. It will also explore an incident
that occurred in 1999 when a Caritas convoy was caught, by Italian
customs officials, smuggling 30 tons of weaponry to the Kosovo
Liberation Army. 

A BRIEF HISTORY OF CARITAS IN THE BALKANS

In 1934 Croatia's Catholic Archbishop Alojzije Stepinac established
the Croatian branch of Caritas. [1]
Stepinac has been dubbed "the patron saint of genocide" because of the
role he played in the genocide committed by Croatia's World War II-era
fascist regime. [2]
During the war, Caritas was active in Croatian concentration camps.
The organization was tasked with forcibly re-baptizing and converting
Orthodox Christians to Roman Catholicism. [3]

POSSIBLE CARITAS TRAFFICKING OF IRANIAN ARMS IN BOSNIA

In March of 1993 the Bosnian Serb Army commander, General Ratko
Mladic, first accused Caritas of supplying weapons to Croat and Muslim
fighters in Bosnia under the guise of humanitarian assistance. [4] [5]
Gen. Mladic isn’t the only one to claim that weapons shipments were
disguised as humanitarian aid. According to a report issued by the
U.S. congressional subcommittee set-up to investigate Iranian arms
transfers to Croatia and Bosnia “the humanitarian aid flow to Bosnia
consisted primarily of convoys, organized by Muslim humanitarian
organizations that later played a significant role in the Iranian arms
pipeline to Bosnia.” [6]
According to the Congressional report, the leader of the Islamic
community in Croatia, Imam Sevko Omerbasic, was the “linch-pin figure
in the establishment and operation of the Iranian arms pipeline.” [7]
Caritas, although not an Islamic charity, was linked directly to
Omerbasic by a witness at the Hague Tribunal. Sefkija Djidic, a
witness at the Blaskic trial testified that Omerbasic led a Caritas
convoy to the Croatian stronghold of Vitez during the war. [8]
The effectiveness of Caritas as a humanitarian agency is called into
question by the testimony of another witness at the Blaskic trial. A
protected witness testified that nobody dared go to Caritas to seek
assistance. The witness, a Muslim from Kiseljak, said that if they
tried to obtain any help from Caritas that they would suffer reprisals
at the hands of the Croatian army. The witness said, “people preferred
to go hungry than go to Caritas to get some aid from them.” [9]
Caritas’s activities outside of the Balkans may also be dubious. In
1993 UN peacekeeping troops found a weapons cache at children’s
hospital linked to Caritas, in Mogadishu, Somalia. [10]
So far the case against Caritas with regard to arms trafficking has
been circumstantial. Nobody reported seeing Caritas delivering weapons
to the children’s hospital in Somalia. Gen. Mladic didn’t provide any
explicit examples of where Caritas was caught trafficking weapons in
his interviews, and we don’t know if the Caritas convoy to Vitez
contained weapons or not, even though the convoy was led by Sevko
Omerbasic, the man identified by the U.S. Congress as the “linch-pin”
in the Iranian arms pipeline.

CARITAS CAUGHT SMUGGLING NATO WEAPONRY TO THE KLA

On April 12 1999, a huge haul of arms and ammunition, destined for the
KLA, was found in the Italian port of Ancona aboard trucks leased by
Caritas. [11] The cargo had officially been declared as a German
Caritas humanitarian aid shipment for Kosovo refugees. [12] The trucks
were loaded at the Caritas center in Sarajevo. [13]
The customs officials, who searched the trucks, found 30 tons of war
material, including anti-aircraft and anti-tank missiles, rocket
launchers and machine guns. [14]
Most of the arms were of Russian or East European origin, but many
bore NATO markings. More than 1,000 mortars said to have been “stolen”
from a NATO arsenal in Germany were found onboard the trucks. [15]
There was some legitimate humanitarian aid onboard the trucks, but it
was of poor quality, much of the food had already passed its
expiration date. [16]
Italian customs officials arrested three drivers, Robert Buellesbach,
Sead Klakar, and Drasco Kovacevic. [17]
The Italian authorities claimed that Buellesbach had links to German
intelligence. [18] On that basis one could speculate that he’s the one
who “stole” the mortars from the German NATO base.
The 15-meter-long trucks had been rebuilt to transport illegal cargo.
[19] One truck was fitted with a double floor, while another one had a
secret closet behind the driver's cabin big enough for six people [20].
Italian authorities said that the arms were destined for a training
camp of the Kosovo Liberation Army (KLA) in Scutari in northern
Albania. [21]
The name of the consignee on the export documents, was one Father
Luciano Augustino, a parish priest in Scutari. [22]
General Alberto D'Amico, the military commander in charge of customs
for the region that includes Ancona, confirmed claims by Italian
security sources that it was impossible that British and American
intelligence could have been unaware of the smuggling. [23]
A NATO spokesman said that while the Alliance had no contact with the
KLA. "Some individual countries which are member countries of NATO may
have some contacts. Of course that is not a guarantee that such things
are not happening, smuggling and so on." [24]
Caritas denied that it had any role in the arms smuggling. It issued a
statement saying, "These trucks are not from Caritas, even if the logo
(on the trucks) is the same." [25]

CONCLUSION

The trucks were leased by Caritas, and loaded at the Caritas center in
Sarajevo, and we’re supposed to believe Caritas when it says that it
had nothing to do with this? Just like were supposed to believe that
somebody managed to walk onto a German NATO instillation and steal over
1,000 mortars?
The conclusion is obvious. The Vatican was using its Caritas “charity”
to provide a cover for NATO, or at least German, arms smuggling to the
KLA. They may also have provided Iran, the world’s leading terrorist
state, with the same cover in Bosnia when Omerbasic led the Caritas
convoy to Vitez.
The Vatican’s goals are the same now as they were when Stepinac
founded the Croatian branch of Caritas, and had it forcibly convert
Serb inmates held in Croatian concentration camps to Roman Catholicism.
The best proof of this is the fact that Pope John Paul II, rather than
distancing the Catholic Church from Stepinac, did the opposite. The
Pope beatified Stepinac on October 3, 1998. [26]


FOOTNOTES    

[1] Press Office of the Croatian Conference of Bishops - Catholic
Press Agency IKA-Zagreb;
http://www.pope.hr/katolicka_crkva_u_hrvatskoj_caritas.html
[2] "The Patron Saint of Genocide: Archbishop Stepinac and the
Independent State of Croatia" by Bill Stouffer;
http://www.pavelicpapers.com/features/essays/psg.html
[3] "The Vatican's Holocaust," by Avro Manhattan, Ozark Books,
Springfield, MO.1986 (Chapter 8)
[4] Serbian Radio, Belgrade 1545 gmt 26 Feb 93 / BBC Monitoring “Gen.
Mladic Assesses US Aid Plan, Says Serbs Doing Everything to Help
Convoys”
[5] Yugoslav Telegraph Service in Serbo-Croat 2026 gmt 26 Mar 93 / BBC
Monitoring “Bosnian Serb Commander Mladic on Cease-Fire, Humanitarian
Aid, Tuzla Serbs”
[6] Final Report of the Select Subcommittee to Investigate the U.S.
Role in Iranian Arms Transfers to Bosnia and Croatia (“The Iranian
Green Light Subcommittee) - U.S. House International Relations
Committee; October 10, 1996 - 104th Congress; 2nd Session; Page 85
[7] Ibid.; Page 81
[8] Blaskic ICTY Trial Transcript - 31st July 1997 – Witness, Sefkija
Djidic – Pages 1468-1469
[9] Blaskic ICTY Trial Transcript - 19th March 1998 – Protected
Witness, “JJ” – Pages 7403-7407
[10] Agence France Presse - “Malay soldiers damage children's ward in
arms search” August 17, 1993
[11] Agence France Presse - “Arms, munitions seized from Caritas
shipment: report” - May 03, 1999
[12] Deutsche Presse-Agentur – “Italian police seize arms shipment
designed for Kosovo separatists” - May 3, 1999
[13] Ibid.
[14] Ibid.
[15] Ibid.
[16] Scotland on Sunday - “NATO Linked to KLA Weapons Smuggling" - May
9, 1999
[17] Ibid.
[18] Ibid.
[19] Deutsche Presse-Agentur – “Italian police seize arms shipment
designed for Kosovo separatists” - May 3, 1999
[20] Ibid.
[21] Ibid.
[22] Scotland on Sunday - “NATO Linked to KLA Weapons Smuggling" - May
9, 1999
[23] Ibid.
[24] Ibid.
[25] Agence France Presse - “Arms, munitions seized from Caritas
shipment: report” - May 03, 1999
[26] Pope’s Speech at Marija Bistrica, Croatia - October 3, 1998
(Press Office of the Croatian Conference of Bishops - Catholic Press
Agency IKA-Zagreb);
http://www.papa.hr/pope/english/news/govor/bistrica/emb.html