Informazione

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Uranio impoverito: animali con otto zampe

1. Bullets with depleted uranium discovered near Vranje (Beta 10/8/2004)

2. "...i smatra da je uništenje strateških nalazišta, pre svega, izvora
vode bio osnovni motiv NATO alijanse da upotrebi municiju sa
osiromašenim uranijumom..." / CONTAMINAZIONE DA U238 NELLE ACQUE DELLA
SERBIA MERIDIONALE: UNA PRECISA STRATEGIA DELLA NATO

3. Uranio impoverito: animali con otto zampe
(Blic News / Slađana Arsić / Osservatorio Balcani)


=== 1 ===

http://groups.yahoo.com/group/decani/message/83259
http://www.mfa.gov.yu/Bilteni/Engleski/bVesti_e.html

SERBIA AND MONTENEGRO
MINISTRY OF FOREIGN AFFAIRS

BELGRADE, August 10, 2004

BULLETS WITH DEPLETED URANIUM DISCOVERED NEAR VRANJE

VRANJE, Aug 9 (Beta)-Serbia-Montenegro Army teams for antinuclear,
biological, and chemical operations and an expert team of the Vinca
Nuclear Institute, which is working on the decontamination of
Pljackovica Hill, near Vranje (southern Serbia), have discovered
bullets with depleted uranium. This discovery has confirmed the
findings of the U.N. Environmental Protection Mission that munitions
with depleted uranium had been discharged on Pljackovica Hill during
the NATO air strikes against Yugoslavia in 1999, which NATO has been
denying in its reports.
The decontamination is being performed on 30 acres around a destroyed
transmitter, and should be finalized by the winter. Another three
locations in southern Serbia are contaminated with depleted uranium,
two near the village of Borovac in Bujanovac municipality and one near
Reljane, in the municipality of Presevo.


=== 2 ===

http://www.nin.co.yu/index.php?s=free&a=2799&rid=4&id=2501

> Dejan Dimov, ekolog, primecuje da se “uranijumske tacke” na zapadnom
> Kosmetu i jugu Srbije poklapaju sa izvorištima vode i smatra da je
> uništenje strateških nalazišta, pre svega, izvora vode bio osnovni
> motiv NATO alijanse da upotrebi municiju sa osiromašenim uranijumom. I
> doktor Radomir Kovacevic, nacelnik sektora za radiološku zaštitu pri
> Institutu za medicinu rada, smatra da uranijumski meci nisu korišceni
> samo u svrhu razbijanja oklopa tenkova i drugih tvrdih materijala. “U
> komandnoj strukturi NATO alijanse na trecoj poziciji se nalazi ekolog.
> I oni dobro znaju zašto su gadali te lokacije. Na jugu Srbije nisu
> postojali nikakvi vojni ciljevi. Verujem da je motiv bio da se rasele
> srpska sela i da se dobije etnicki cista teritorija. Jer, recimo, u
> selu Borovac više od 200 kuca se vodom snabdeva iz jednog bunara. A
> prema podacima koje imam, taj bunar je kontaminiran. Slicni su podaci
> i za sela Reljan i Bratoselce.”

L'ecologo Dejan Dimov fa notare che i "punti ad uranio”nel Kosmet
occidentale e nel sud di Serbia, coincidono con le sorgenti d'acqua
potabile, ed e' opinione che la distruzione delle risorse strategiche -
quali, prima di tutte altre, sono rappresentate d'acqua - è stato il
motivo principale della alleanza NATO ad utilizzare munizioni con
uranio impoverito. Anche il dr. Radomir Kovacevic, responsabile del
settore per la protezione radiologica presso l'Istituto per la medicina
del lavoro, afferma che le pallottole ad uranio impoverito non erano
soltanto utilizzate per la penetrazione delle corazze di carri armati
ed altri materiali duri. "Nella struttura di comando dell'alleanza
NATO, la figura professionale dell'ecologo si trova al terzo posto nel
rango. Loro sanno benissimo i loro motivi per i quali abbiano preso di
mira tali luoghi. Nel sud della Serbia non c'erano obiettivi militari.
Credo che il motivo fosse di spopolare i villaggi serbi ed ottenere
territori etnicamente puliti. Per esempio, nel villagio di Borovac, più
di 200 famiglie si riforniscono con l'acqua da un unico pozzo. Mentre,
secondo i miei dati, questo pozzo è contaminato. Dati simili esistono
per i villaggi di Reljan e Bratoselce."

(trad, a cura di DK, revisione a cura di AM)


=== 3 ===

http://auth.unimondo.org/cfdocs/obportal/
index.cfm?fuseaction=news.notizia&NewsID=3190


Uranio impoverito: animali con otto zampe


L’effetto dell’uranio impoverito si sente per decenni. Un articolo del
settimanale belgradese Blic News parla di animali deformi, aumenti di
malattie, aborti e sterilità. Nostra traduzione

(21/06/2004)

Di Slađana Arsić, pubblicato sul settimanale belgradese “Blic News”,
1 giugno 2004 (titolo nostro)

Traduzione di Nicole Corritore

I banchi degli abitanti di Bratoselce e di Borovac nei giorni di
mercato di Bujanovac vengono regolarmente evitati. Non riescono a
vendere i propri prodotti agricoli, uova, carne e formaggio, anche se
li offrono a prezzi più bassi del normale. Questa disponibilità del
mercato dura già da cinque anni, ma i clienti rifuggono dal mettere a
tavola dei generi alimentari per i quali esiste la possibilità che
siano “arricchiti” con uranio impoverito. Non lontano da Borovac si
trovano due siti dove è registrata la presenza di proiettili all’uranio
impoverito, ed ancora uno vicino a Bratoselce.

Ed esistono ragioni per queste precauzioni. Dagli abitanti intorno ai
villaggi veniamo a sapere che già durante i bombardamenti erano apparse
delle ferite sulle zampe e sul muso degli animali che pascolavano in
questi luoghi. Dopo uno-due anni, al bestiame hanno cominciato ad
apparire con frequenza delle malformazioni genetiche: a Reljan è nato
un agnello senza occhi, a Borovac un capretto con quattro, anziché due,
unghie ad una zampa.

I lavoratori del centro veterinario di Preševo rilevano l’aumento
del numero di aborti nel bestiame, l’aumento della sterilità degli
animali domestici, soprattutto delle vacche, e si è manifestato un
aumento dei casi di anemia acuta. La situazione è simile nella
municipalità di Bujanovac.

“Nel villaggio albanese Norce, due anni fa ho operato una pecora che
con un parto cesareo ha partorito un agnello con otto zampe e due paia
di orecchie. Nello stesso villaggio è nato un vitello con due teste.
Siamo testimoni di tutto questo e possediamo la documentazione
fotografica, proprio perché in questo tipo di parti emergono sempre dei
problemi e i locali ci chiamano”, dice Dragan Nedeljković, del centro
veterinario di Preševo.

Nell’arco dei primi quattro anni, la misurazione della radioattività
nei luoghi bombardati con proiettili all’uranio impoverito era compito
di numerosi team internazionali i quali visitavano questa regione e
raccoglievano campioni di materiale organico e inorganico da
analizzare, ma la municipalità di Bujanovac e i suoi cittadini a
rischio non hanno mai ricevuto alcuna informazione.

Non lontano dal villaggio di Borovac si trovano due luoghi bombardati
con proiettili all’uranio impoverito. E’ stata eretta una recinzione di
filo spinato, e da più di cinque anni questa è l’unica protezione dalle
radiazioni. Le aree contaminate, e per le quali si sa essere state
colpite con più di 300 proiettili all’uranio, si trovano ad un
centinaio di metri dalle prime case di Borovac, e proprio da una di
esse proviene l’acqua per l’acquedotto del villaggio. Gli abitanti
sanno che è pericoloso, ma non hanno dove andare. Si sospetta che sul
Pljačkovici, il monte dietro a Vranje, vi sia anche lì un’importante
quantità di proiettili all’uranio. Non si sa nemmeno
approssimativamente quanti, perché la NATO non ammette che in quella
località abbia utilizzato proiettili all’uranio impoverito. Il sospetto
che ci sia dell’uranio impoverito esattamente a sette chilometri da
Vranje è stato confermato dal rapporto dell’UNEP a seguito della visita
sul luogo.

Il più alto pericolo legato all’uranio impoverito è legato al suo
ingresso nella catena alimentare. Per questo serve del tempo. L’aumento
dei casi di anemia, sterilità e malformazioni per ora non si
riscontrano negli uomini. Presso l’Ufficio di tutela della salute di
Vranje per ora non hanno trovato tracce di uranio nei campioni di
acqua, come anche di latte, carne e uova di quest’area. Ma non è detto
che emergano più in là nel tempo.

“In base alle nostre informazioni, tra gli abitanti di quest’area, ma
nemmeno dell’area di Pčinj, non vi è un aumento dei casi e di morti per
malattie tumorali” asserisce Svetlana Stojanović, la responsabile del
Servizio di medicina sociale dell’Ufficio di tutela della salute di
Vranje. Per quest’anno è prevista la bonifica di uno solo di questi
siti, ma non si sa né come né quando verrà concluso. Anche negli anni
passati gli organi competenti avevano comunicato che entro il 2003 si
sarebbe conclusa la decontaminazione di tutte le aree del sud della
Serbia, fatto non avvenuto per diversi motivi. Finora hanno sempre più
spesso ricordato: “non ci sono soldi nel budget”, dopodiché il famoso
“passaggio di competenze dal livello federale a livello della
repubblica” al quale fa seguito “non abbiamo abbastanza uomini esperti”
e “è necessaria un’attività diplomatica per definire con certezza dove
e quanti proiettili all’uranio impoverito ci sono”.

Un membro del team di bonifica del terreno dall’uranio impoverito,
Jagoš Raičević, direttore del Laboratorio per la tutela dell’Istituto
Vinča, dice che l’uranio impoverito è un prodotto della tecnologia e
quindi molto più pericoloso dell’uranio. Ossida, è idrosolubile, e
sicuramente non si doveva permettere che passassero degli anni prima di
fare seri preparativi per la sua rimozione dal terreno. “Ogni anno sarà
sempre più difficile trovare e rimuovere l’uranio impoverito dal
terreno” ammonisce Raičević.

Vedi anche:

- Morire di Zastava
http://auth.unimondo.org/cfdocs/obportal/
index.cfm?fuseaction=news.view1&NewsID=3068

- Ancora veleno radioattivo nel distretto di Pcinj
http://auth.unimondo.org/cfdocs/obportal/
index.cfm?fuseaction=news.view1&NewsID=2658

- Uranio impoverito alla ribalta della RAI
http://auth.unimondo.org/cfdocs/obportal/
index.cfm?fuseaction=news.view1&NewsID=2656

- Sindrome dei Balcani? Accordo governo - regioni per il monitoraggio
http://auth.unimondo.org/cfdocs/obportal/
index.cfm?fuseaction=news.view1&NewsID=1698

- Uranio impoverito in BiH
http://auth.unimondo.org/cfdocs/obportal/
index.cfm?fuseaction=news.view1&NewsID=1501

- Sud Serbia: radiazioni nell’aria
http://auth.unimondo.org/cfdocs/obportal/
index.cfm?fuseaction=news.view1&NewsID=806

- Le Nazioni Unite trovano tracce di uranio impoverito in FRY
http://auth.unimondo.org/cfdocs/obportal/
index.cfm?fuseaction=news.view1&NewsID=708

- Uranio impoverito: tra silenzi, morti sospette e nuove ricerche
http://auth.unimondo.org/cfdocs/obportal/
index.cfm?fuseaction=news.notizia&NewsID=225

- La realtà delle armi all'uranio impoverito
http://auth.unimondo.org/cfdocs/obportal/
index.cfm?fuseaction=news.view2&NewsID=695

- Montenegro: la bonifica di Punta Arza, contaminata dall’uranio
impoverito
http://auth.unimondo.org/cfdocs/obportal/
index.cfm?fuseaction=news.view1&NewsID=956

» Fonte: © Osservatorio sui Balcani

http://auth.unimondo.org/cfdocs/obportal/
index.cfm?fuseaction=news.notizia&NewsID=3319

Mostar oltre il Ponte

La guerra, e la distruzione di Mostar, non sono state causate dalla
follia etnica ma dal tentativo di costruire un nuovo sistema socio
economico. La inaugurazione del Ponte, e la giornata dell'acqua, sono
state occasioni mancate, genericamente buoniste

(20/08/2004) di Claudio BAZZOCCHI

Vorrei cercare di descrivere il mio stato d’animo rispetto a quanto è
stato scritto sui principali quotidiani italiani e sulle pagine
dell’Osservatorio Balcani a commento dell’inaugurazione di Stari Most,
il famoso ponte di Mostar appena ricostruito.

In generale non mi sono piaciuti i vari commenti, troppo improntati ad
una sorta di sentimentalismo buonista che ancora fa leva sulle
differenze etniche e culturali. A Mostar la guerra è finita da dieci
anni e grazie a quella guerra si sono instaurate classi dirigenti che
hanno costruito nuove statualità e nuovi sistemi socio-economici, che
meriterebbero un’analisi più attenta con strumenti diversi da quelli
dell’antropologia culturale, peraltro usati con grande disinvoltura
come spesso capita ai giornalisti o agli attivisti pacifisti in gita
sui luoghi che sono stati attraversati dalla guerra.

Chi scrive ha vissuto e lavorato per quasi tre anni a Mostar, prima
impegnato nei convogli umanitari dall’Italia durante la guerra (l’anno
terribile maggio 1993 – maggio 1994) e poi stabile responsabile di una
grande ONG italiana. Sono quindi in grado di capire i sentimenti di
quanti si sono ritrovati di fronte al Vecchio di Mostar che di nuovo
solca le due rive di Neretva. Anch’io andrò quanto prima a vederlo,
accompagnato da qualche amico mostarino, e probabilmente mi commuoverò,
ma proprio in virtù di quel sentimento non mi accontenterò di qualche
generica battuta ad effetto sull’”incontro fra Oriente e Occidente” o
sulla “follia della guerra etnica”. Insomma, proprio per amore di
quella città io voglio sapere chi comanda oggi a Mostar, quali famiglie
detengono la ricchezza di quella città, quali sono gli intrecci fra
mafia e politica, come si strutturano le relazioni clientelari fra
élites di governo e popolazione, qual è la condizione sociale delle
classi disagiate, che influenza hanno avuto le politiche di
ricostruzione della comunità internazionale sul tessuto sociale ed
economico della città. Credo che siano queste le domande da farsi a
proposito di Mostar, a dieci anni dalla fine della guerra e in
occasione della ricostruzione del suo simbolo. Mi pare allora che le
celebrazioni per l’inaugurazione di Stari Mostar abbiano rappresentato
un’occasione sostanzialmente mancata.

A quelle domande cerco di rispondere da alcuni anni con il mio lavoro
di ricerca e non e questa l’occasione per riprenderle. Vorrei però
sottolineare come ancora oggi si parli della guerra nei Balcani in
termini di scontro tra differenze culturali e religiose, con i toni
della pietà sentimentale fatta di donne che piangono intonando le
sevdalinke tradizionali e con lo stupore a buon mercato
dell’antropologo alle prime armi che si accontenta del poco di esotico
che offrono i Balcani non potendo andare più lontano.

Ha scritto recentemente l’antropologo Marco Aime, in un bel libro
uscito da poco, che

leggere in termini etnici o razziali quelli che talvolta si rivelano
conflitti sociali significa ancora una volta spostare sul piano
culturale il dibattito, evitando di affrontare le radici
socio-economiche. Etnicizzando gruppi o rapporti sociali, si tende in
realtà a mascherare la loro posizione subordinata o marginalizzata in
rapporto alla società globale e, allo stesso tempo, a cancellare le
differenze interne dei gruppi etnicizzati in termini di classe, risorse
e potere.

[...] La competizione per le risorse dà vita a modelli di
organizzazione informale che esprimono, dietro a una veste etnica, le
istanze di un gruppo di interesse. In molti paesi il declino economico
e la conseguente perdita di posti di lavoro ha causato l’indebolimento
dei soggetti politici che tradizionalmente rappresentavano i
lavoratori, e il malcontento di questi ultimi è stato frequentemente
catalizzato da movimenti politici che alla solidarietà di classe ha
sostituito una solidarietà che potremmo definire etnica .

Ho già avuto modo di dire altrove che Le nuove guerre, così come le
abbiamo conosciute nei Balcani, sono conflitti per la costruzione di
nuove forme statuali e di nuovi sistemi politici, in cui cambia il
rapporto fra cittadini e potere, non più mediato dalle regole dello
stato di diritto e dalle garanzie sociali del welfare, ma
dall'appartenenza etno-nazionale e dal paternalismo autoritario delle
élites nazionalistiche, in un quadro economico di creazione della
ricchezza tramite l'instabilità diffusa e grazie a network
affaristico-mafiosi che controllano il commercio transfrontaliero.
Queste guerre non possono così essere considerate né il prodotto di odi
secolari, né il risultato dell'avidità di pochi e corrotti leader
politici. Si ritiene qui che i conflitti delle nuove guerre creino
infatti stati che non possono essere definiti weak o failed in senso
tradizionale, ma adattamenti flessibili e di lungo periodo alla
globalizzazione.

Mi viene allora da chiedere che c’entra in tutto questo un convegno
sull’acqua promosso dal Contratto Mondiale sull’acqua e da varie altre
organizzazioni pacifiste italiane, per celebrare la ricostruzione del
ponte, a cui è intervenuto anche il famoso scrittore bosniaco Predrag
Matvejevic. Pare che il movimento no-global soffra di strabismo e non
riesca mai a confrontarsi con l’analisi socio-economica territorio per
territorio e sappia invece enunciare grandi proclami generici, in
questo caso sull’acqua come bene comune da non privatizzare. Grazie!

E della condizione sociale delle famiglie di Mostar, del capitale
straniero che fra produrre semilavorati agli operai mostarini pagando
loro stipendi da sfruttamento, degli interessi affaristici che tengono
la città soffocata da una cappa di controllo politico-mafioso quando ne
vogliamo parlare?

Voglio allora rivolgermi – per concludere – a Predrag Matvejevic,
grande intellettuale e figlio famoso di Mostar. Caro Matvejevic,
l’acqua e i grandi temi no-global sono oggi certo di moda, ma quando i
tuoi concittadini potranno vederti denunciare le famiglie mafiose che
si sono spartite la città con l’inganno della guerra etnica? Quando
assieme agli altri intellettuali mostarini democratici e alle forze
sindacali e politiche disponibili vorrai denunciare le spaventose
condizioni sociali dei quartieri poveri della tua città?

Ragionar di fiumi e di ponti e di luoghi dove si incontrano Oriente e
Occidente rappresenta certo uno straordinario contributo alla
ricostruzione di una forte identità civile e non etnica. C’è bisogno
però, caro Predrag, di uomini e donne in carne ed ossa che possano
indossare quell’identità, c’è bisogno del popolo di Mostar, a partire
dagli ultimi, ancora sfruttati e indifesi.

» Fonte: © Osservatorio sui Balcani

http://auth.unimondo.org/cfdocs/obportal/
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Croazia: monumento a criminale ustascia

Era un criminale di guerra. Ora i cittadini di Sveti Rok, insieme ad
esponenti della diaspora croata, gli hanno dedicato un monumento.
Chiesa e Governo mantengono una posizione ambigua. Presto un monumento
anche ad Ante Pavelić?

(17/08/2004) Da Osijek, scrive Drago HEDL


Mile Budak, importante esponente del regime filo nazista ustascia in
Croazia, già condannato per crimini di guerra, avrà il suo monumento
nel piccolo villaggio di Sveti Rok, vicino a Gospić, circa 150 km a sud
di Zagabria. Budak era uno dei più stretti collaboratori di Ante
Pavelić, il fondatore del cosiddetto Stato Indipendente di Croazia
(NDH), uno stato fantoccio (1941-1945) nel quale vennero commessi gravi
crimini di guerra contro Serbi, Ebrei, Rom e altri non-Croati. Il
governo Pavelić aveva scelto Budak come proprio Ministro della Cultura
e della Religione. Budak è ricordato per le leggi razziali e per il
modello di “soluzione per il problema serbo in Croazia”, secondo il
quale un terzo dei Serbi avrebbero dovuto essere uccisi, un terzo
deportati e un terzo convertiti al Cattolicesimo. Alla fine della
seconda guerra mondiale, Budak fu condannato a morte e giustiziato.

Ora, circa 60 anni più tardi, alcuni emigranti Croati in Canada,
Australia e Stati Uniti, insieme ad alcuni cittadini di Sveti Rok,
hanno deciso di erigere un monumento per celebrare Mile Budak. Per la
verità, affermano di costruire il monumento per i suoi meriti
letterari, e non per le sue gesta di criminale di guerra e di
prominente funzionario del tristemente noto regime ustascia. La
questione è divenuta uno scandalo politico di prim’ordine mettendo il
governo del Primo Ministro Ivo Sanader in una posizione difficile.
Sanader sta cercando di portare la Croazia nell’Unione Europea e di
imprimere nel resto del mondo una immagine positiva del Paese.

Il monumento a Budak sta ora danneggiando seriamente questa immagine
e arriva in un momento molto delicato, quando la Croazia sta già
affrontando le reazioni negative della comunità internazionale per
l’accoglienza euforica riservata al generale Tihomir Blaškić,
recentemente scarcerato dal Tribunale dell’Aja. Al suo ritorno
dall’Aja, dopo che la sentenza originaria a 45 anni era stata ridotta a
9 anni, Blaškić è stato accolto in Croazia in pompa magna come se fosse
stato un eroe nazionale, nonostante il Tribunale Internazionale lo
avesse condannato per crimini di guerra.

Il governo di Zagabria dovrà ora affrontare dei grossi problemi a
causa del monumento a Mile Budak. A causa della propria riluttanza nel
promulgare una legge formale che impedisca la celebrazione del
movimento nazista, Zagabria si trova ora in una posizione nella quale
non può fare praticamente nulla. La costruzione di un monumento è di
responsabilità esclusiva delle autorità locali, mentre le autorità
centrali non hanno alcuna possibilità di fermare tali azioni. Una
situazione simile si era verificata 4 anni fa, quando a Slunj,
cittadina a circa 100 km a sud di Zagabria, era stato eretto un
monumento al criminale ustascia Jure Francetić. Nonostante le forti
reazioni da parte dell’opinione pubblica, dei media e delle
organizzazioni per il mantenimento della pace, il monumento è ancora
lì, a Slunj, così come molte strade oggi nelle città croate portano il
nome di Mile Budak. Il governo non può fare nulla per prevenire tutto
ciò, dato che in Croazia attualmente non esistono leggi che affrontino
la questione.

Tutta la storia della edificazione di un monumento a Budak è ancora
più imbarazzante per la Croazia, dato che il monumento sarà posto sulle
mura della chiesa cattolica di Sveti Rok, e la decisione di metterlo lì
è stata presa con il consenso del comitato ecclesiastico locale. Il
fatto che il governo Sanader sia particolarmente attento a mantenere
buoni rapporti con la Chiesa ha come conseguenza un comportamento
ambiguo da parte del governo. Quando all’inizio di agosto lo scandalo è
venuto alla luce sulle prime pagine dei giornali, provocando la
indignazione di gran parte dell’opinione pubblica, il governo ha
cercato di rispondere in modo tale da poter compiacere sia gli
oppositori che i fautori del monumento.

Inizialmente, il vice Premier e più stretto collaboratore del Primo
Ministro Sanader, Andrija Hebrang, ha dichiarato: “Per quanto riguarda
Mile Budak, conosco la storia della sua vita e so quante cose buone ha
fatto.”

In un secondo momento, il vice presidente del Parlamento, Darko
Milinović, ha condannato la edificazione di un monumento a Budak: “La
nazione croata ha dovuto portare troppo a lungo il peso delle colpe
della NDH (lo Stato ustascia, ndt). Se Budak fosse stato semplicemente
uno scrittore croato, nessuno in questo Paese avrebbe il diritto di
dire alcunché rispetto alla costruzione del monumento. Tuttavia, Budak
è stato anche un Ministro nel governo della NDH.”

Condannando indirettamente il passato nazista di Budak, il vescovo
Mile Begović è riuscito anche a trovare parole per difenderlo: “Non
siamo un Paese così ricco da poterci permettere di buttar via l’opera
letteraria di Budak”, sostenendo praticamente in questo modo l’idea di
edificare un monumento a “Budak lo scrittore”.

“Se le autorità locali vogliono costruire un monumento ad un proprio
concittadino, evidentemente lo considerano come una persona importante.
Ogni luogo ha il diritto di decidere autonomamente. Noi rispettiamo le
decisioni di tutte le autorità locali e crediamo che ogni uomo che
abbia lasciato una traccia importante nella storia debba essere
giudicato dalla storia”, ha dichiarato il portavoce della Conferenza
Episcopale Croata, Antun Šuljić, commentando la iniziativa di erigere
un monumento a Budak.

Ivan Savić, il funzionario ecclesiastico in carica a Sveti Rok fino
all’anno scorso che, insieme al consiglio della chiesa locale, ha
approvato la costruzione di un monumento vicino alla chiesa, non la
considera una questione controversa: “Mile Budak dovrebbe essere
considerato un patriota e un grande scrittore, nato a Sveti Rok. I
cittadini hanno il diritto di serbare un buon ricordo di un eccezionale
scrittore, e di erigere a lui un monumento per i suoi meriti.”

Žarko Puhovski, professore di filosofia all’Università di Zagabria e
presidente della sezione croata del Comitato Helsinki per i diritti
dell’uomo, ha affermato invece che Budak è solamente uno scrittore di
terza categoria, che sfortunatamente è molto più noto come criminale.
“L’opera letteraria di Budak è solo una scusa per quelli che vogliono
fargli il monumento. E’ una disgrazia che anche la Chiesa Cattolica sia
coinvolta in questa azione vergognosa, che dimostra meglio di un lungo
discorso la triste posizione che [questa istituzione, ndt] attualmente
mantiene in Croazia”, ha dichiarato Puhovski.

Insieme ad altri intellettuali indipendenti della Croazia, Puhovski
sostiene la necessità di una risoluta azione di tipo pubblico. Intanto,
afferma Puhovski, si potrebbe pubblicare un pamphlet da distribuire ai
turisti stranieri per avvisarli di evitare posti come Sveti Rok e
Slunj, che celebrano criminali croati. Entrambe queste località sono
situate su importanti autostrade che collegano la parte occidentale
della Croazia con il mare, e sono sulla strada comunemente utilizzata
dai molti turisti che visitano la costa adriatica della Croazia in
estate.

L’unica vera soluzione, tuttavia, sarebbe quella di proibire per
legge la celebrazione dei criminali nazisti. Attualmente non ci sono
tali leggi in Croazia, ed è solo una questione di tempo prima che anche
Ante Pavelić, le cui immagini vengono vendute senza alcun ostacolo,
abbia il proprio monumento in Croazia.


Vedi anche: Croazia: offensiva dell'estrema destra
http://auth.unimondo.org/cfdocs/obportal/
index.cfm?fuseaction=news.view1&NewsID=3296

» Fonte: da Osijek, Drago Hedl © Osservatorio
sui Balcani


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Vedi anche:

Croazia: minacce neonaziste
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3692

Croazia: impunita' garantita per i criminali di guerra
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3694

[ Dopo il Partito Comunista di Slovenia, anche il Partito Comunista
Operaio di Bosnia-Erzegovina dichiara di non riconoscere l'attuale
ordinamento politico determinatosi nei Balcani attraverso la guerra
fratricida ed imperialista, e di voler ricostituire la Repubblica
Federativa Socialista di Jugoslavia ]


http://komunist.free.fr/arhiva/jun2004/rkp-bih.html
Arhiva : : Jun 2004.

O ujedinjenju jugoslovenskih naroda i republika

Radničko-komunistička partija Bosne i Hercegovine poziva komunističke i
druge partije jugoslovenske orijentacije da podrže izjavu Komunističke
partije Slovenije [ gledaj:
http://komunist.free.fr/arhiva/jun2004/kps.html ] o potrebi
nepriznavanja razbijanja SFRJ i o potrebi njene obnove! Za zajedničku
izjavu partija o potrebi obnove SFRJ!

Poslednjih godina se mnogo priča o evropskim integracijama. Svi žure da
se priključe Evropskoj Uniji, ne bi li od toga vidjeli neke koristi.
Evropske integracije će biti od koristi za bogate evropske države i
vladajuću klasu siromašnih zemalja Istočne i Centralne Evrope i
Balkana. Obični građani od toga neće imati nikakve koristi. Mnogi to
znaju, zato i izražavaju negativan stav prema Evropskoj Uniji.
Poslednja anketa u Hrvatskoj to najbolje potvrđuje. Slično je i u Bosni
i Hercegovini. Kako će se priključenje Uniji odigrati na nedemokratski
način, nezavisno od stvarne volje građana, ankete i rezultati glasanja
nisu ni važni vladajućoj klasi. Neka se za Uniju opredijeli svaki
deseti građanin, integracija će biti ostvarena.

Ali, ako se može govoriti o ovoj integraciji, koja ne odgovara nikome
osim maloj grupi pripadnika vladajuće klase, postoji jedna integracija
o kojoj nije poželjno govoriti, koju zvanični krugovi nikako ne žele, a
mediji i stranački lideri smatraju prevaziđenom i nemogućom. To je
integracija jugoslovenskih republika i naroda. Izjasnite se kao
Jugosloven, recite da se zalažete za obnovu Jugoslavije, pa ćete biti
izloženi lavini podsmijeha. Nakon građanskog rata i neslavnog sloma
druge Jugoslavije, reći će, niko više ne želi obnovu "bivše zajedničke
domovine". Da je tako, moramo sumnjati. Brojne ankete vršene u svim
jugoslovenskim republikama tokom nekoliko poslednjih godina pokazuju da
se građani novih država sa nostalgijom sjećaju bivšeg sistema i
zajedničke države. Dakako, to ne znači da su spremni podržati politički
pokret koji bi se zalagao za obnovu jugoslovenske države. To znači da
nacionalistički antijugoslovenski sentiment nije tako jak kako je bio i
kako se čini da je još uvijek. Ljudi jednostavno misle da je ideja
obnove jugoslovenske države neostvariva, pa se ne žele za nju zalagati.
To još ne znači da mnogima od njih ta ideja još uvijek (i ponovo) nije
bliska.

Često se kaže da je jugoslovenstvo stvar nostalgije. U tome ima istine.
Ali, zar je neprirodno to što se ljudi sjećaju uspješnog perioda svog
života i žele da se on povrati? Što se komunista tiče, oni svoj
jugoslovenski program ne zasnivaju na nostalgiji, mada samu nostalgiju
poštuju kao dio čovjekovih osjećanja i stremljenja. Jasno je da se
politički program ne može zasnivati na nostalgiji i emocijama, ma kakve
one bile. Komunisti to i ne čine. Nama je jasno da se čitav svijet
povezuje. Povezivanje je potrebno iz više razloga, ali ono može imati i
negativne posledice, kao što se može vršiti u različitim oblicima i
između različitih subjekata. Neprihvatljivo je povezivanje sa bogatim
nacijama i državama koje znači ekonomsko, političko i vojno
podređivanje interesima krupnog kapitala. Kod nas je aktuelna upravo ta
vrsta povezivanja. Lišeno je svakog smisla pozivati na čvrsto
povezivanje sa narodima sa kojima jugoslovenski narodi nemaju velikog
kulturnog, istorijskog i ekonomskog dodira, a osuđivati svako
povezivanje sa srodnim narodima. Ne može se tvrditi da bilo koji
jugoslovenski narod ima više zajedničkih interesa i sličnosti sa
ostalim evropskim narodima, nego sa drugim jugoslovenskim narodima.
Stepen ekonomske razvijenosti jugoslovenskih država je sličan, a ovi
prostori su donedavno bili dio istog ekonomskog sistema. Osim toga, tu
su zajednička istorija i etnička srodnost. Najvažnije, jugoslovenski
narodi i države imaju istovjetan položaj u okviru svjetskog
kapitalizma. Pogotovo njihove ekonomije imaju istovjetan, nepovoljan
položaj u okviru svjetske podjele rada i na svjetskom tržištu. Kako
jugoslovenski narodi spadaju u grupu tzv. malih naroda, logično je da
se međusobno povezuju i rade na poboljšanju svog položaja. Trenutno
vlada svojevrsna euforija vezana za pristupanje Evropskoj Uniji i NATO
paktu. Ona neće dugo trajati. Negativni rezultati će se brzo spoznati,
pogotovo oni koji se tiču potpunog gubitka političke samostalnosti,
velikih izdataka za vojsku i podređenosti nacionalnih, manje razvijenih
jugoslovenskih ekonomija na jedinstvenom evropskom tržištu.

Radničko-komunistička partija Bosne i Hercegovine se od svog osnivanja
zalaže za obnovu Jugoslavije, u granicama do 1991. i na principima
AVNOJ-a. Jugoslavija se nije raspala, kako se uobičajeno kaže, nego je
razbijena djelovanjem političkih snaga iz zemlje i inostranstva. Da bi
obnova Jugoslavije dobila realne šanse, potrebno je objasniti uzroke
minulih događaja, razvijanja međunacionalne mržnje, izbijanja rata i
razbijanja zemlje. Samo potpunom i na činjenicama zasnovanom analizom
se može spriječiti iracionalno i paušalno ocjenjivanje minulih događaja
u nacionalističkoj izvedbi. Obnova Jugoslavije nije sama sebi cilj,
niti izraz nekakve jugonostalgije. Ona je racionalno političko
razmišljanje, koje se zasniva na uvjerenju da samo čvrsto povezani,
jugoslovenski narodi mogu postići nacionalnu nezavisnost i samostalan
ekonomski i politički razvoj. Nakon razbijanja Jugoslavije, nastale su
nacionalne države koje su formalno bile suverene, ali su u stvarnosti
imale manje samostalnosti nego u okviru SFRJ. Ni danas nije bolje.
Budućnost ne nudi svijetle perspektive za nacionalnu suverenost.
Imajući to na umu, jugoslovenstvo može ponovo postati privlačna ideja.

Obnova Jugoslavije i jugoslovenstva je najviše u interesu radničke
klase, jer nacionalno podijeljena ona ne može igrati ulogu samostalnog
činioca u borbi za svoje interese. Ne radi samo o tome da je radnička
klasa u jugoslovenskim državama pod dominantnim uticajem
nacionalističke ideologije. Možda i više od toga je problem što je
radnička klasa u bilo kojoj pojedinoj jugoslovenskoj državi isuviše
malobrojna da bi se mogla oduprijeti svojim protivnicima na regionalnom
i globalnom planu. Jugoslovenska radnička klasa, objedinjena u jednom
političkom pokretu i oslobođena nacionalističkih predrasuda,
predstavlja respektabilnu političku snagu. Njen otpor globalizovanom
kapitalu će biti uspješniji ako djeluje kao jedinstvena sila.
Socijalizam i Jugoslavija su zato dvije ideje koje teško mogu biti
ostvarene jedna bez druge.

Bosna i Hercegovina i njeni narodi imaju posebnog interesa za obnovu
Jugoslavije. Poznato je da je Bosna i Hercegovina kao država nastala u
toku NOB-a, odlukama zasjedanja AVNOJ-a i ZAVNOBiH-a. Ne može se,
međutim, istorija tumačiti selektivno, kako to ideološki i
dnevno-politički razlozi zahtijevaju. ZAVNOBiH je dio sistema AVNOJ-a i
njegove odluke su formulisane uz čvrsto uvjerenje da će Bosna i
Hercegovina biti u sastavu federativne Jugoslavije. Obzirom na
nacionalni sastav stanovništva, Bosna i Hercegovina ima izgleda da
opstane kao država na bazi čvrstog i trajnog mira, demokratije i
nacionalne ravnopravnosti ako se nalazi u sastavu Jugoslavije.
Legitimno je pravo bošnjačkog naroda da doživljava Bosnu i Hercegovinu
kao svoju domovinu i izražava želju da, kao što je bilo i u prošlosti,
živi na svim njenim dijelovima. Ali, isto tako je legitimno pravo Srba
i Hrvata u Bosni i Hercegovini da žive u jednoj državi sa svojim
sunarodnicima iz Srbije i Hrvatske. Ova prividna protivrječnost se može
riješiti na miran i demokratski način samo ako se obnovi jugoslovenska
država. Time bi bili ostvareni interesi i želje sva tri
bosanskohercegovačka naroda. To se već desilo u vrijeme SFRJ, u kojoj
je nacionalna ravnopravnost važila kao realna činjenica, a ne kao pusti
san jugo-romantičara.

Zauzimajući ovakve stavove, Radničko-komunistička partija Bosne i
Hercegovine u potpunosti podržava izjavu Centralnog komiteta
Komunističke partije Slovenije o nepriznavanju razbijanja SFRJ i o
spremnosti na borbu za obnovu zajedničke domovine. Komunisti Bosne i
Hercegovine pozivaju komunističke i druge partije iz jugoslovenskih
republika da podrže ovu izjavu i kontaktiraju nas kako bismo se
dogovorili o izradi zajedničke izjave kojom bismo izrazili spremnost na
političku borbu za obnovu SFRJ.

U Bijeljini,
juna 2004. godine

Glavni odbor
Radničko-komunističke partije
Bosne i Hercegovine

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http://komunist.free.fr/arhiva/avg2004/rkp-bih01.html
Arhiva : : Avgust 2004.

Saopštenje za javnost RKP-BIH
povodom predstojećih lokalnih izbora

Poslije petnaest godina prvi put se na izborima u Bosni i Hercegovini
pojavljuje politička stranka koja zastupa siromašne i obespravljene
društvene slojeve. Dosad su mnogi birači bojkotovali izbore, jer nisu
imali za koga glasati, ili su se opredjeljivali "između dva zla". To
vrijeme je konačno prošlo. Na ovim izborima oni mogu glasati za
Radničko-komunističku partiju Bosne i Hercegovine, koja je svojim
programom i sastavom kandidatske liste potvrdila da radnici i ostali
obespravljeni imaju za koga glasati i da narodi Bosne i Hercegovine
imaju partiju sa multinacionalnom listom.

Na izbore za Skupštinu opštine Bijeljina, Radničko-komunistička partija
Bosne i Hercegovine izlazi sa listom od sedam kandidata: četvoro Srba i
troje Bošnjaka, odnosno šest radnika i jednim penzionerom. Svojim
programom komunisti će se zalagati za interese onih slojeva
stanovništva koji su u proteklom periodu osiromašili, opljačkani,
prevareni i obespravljeni. Ali, ne samo da ćemo ih pozivati da glasaju
za naše kandidate, već ćemo im ukazivati da poboljšanja nema i bez
njihove aktivne borbe za društvene promjene. Na izbore za Skupštinu
opštine Bijeljina treba izaći jer Sirotinja ima za koga da glasa! Na
izborima treba glasati za komuniste Da sirotinji bude bolje!

Da sirotinji bude bolje!

U Bijeljini,
5. avgusta 2004. godine

Glavni odbor
Radničko-komunističke partije
Bosne i Hercegovine

---

http://komunist.free.fr/arhiva/avg2004/rkp-bih02.html
Arhiva : : Avgust 2004.

Saopštenje za javnost RKP-BIH

Radničko-komunistička partija Bosne i Hercegovine oštro osuđuje
neprincipijelne rasprave koje se posljednjih dana vode između
najmoćnijih političkih stranaka o problemima poljoprivredne proizvodnje
i uvoza poljoprivrednih proizvoda. Spoljnotrgovinski deficit je problem
sa kojim se Bosna i Hercegovina neprekidno suočava, nezavisno od toga
da li se na vlasti nalaze socijal-demokrati i socijalisti ili
desničarski ekstremisti. To nije problem bilo koje pojedine vladajuće
garniture, već sistema liberalnog kapitalizma kojeg ove stranke žele
učvrstiti.

Bosni i Hercegovini je namijenjena uloga tržišta stranih roba u
regionalnoj i svjetskoj trgovini, zbog čega njene vlade, ni sadašnje ni
buduće, nemaju nikakvu namjeru da zaštite domaću proizvodnju.
Špekulantski i trgovinski kapital, koji vlada Bosnom i Hercegovinom,
nalazi interes u uvozu stranih proizvoda, jer se tako mogu ostvariti
ekstra profiti, za razliku od ulaganja kapitala u industrijsku i
poljoprivrednu proizvodnju, što je neizvjesnije i dugoročnije rješenje.
Tako radnička klasa i sitni poljoprivredni proizvođači postaju taoci
interesa krupnog trgovinskog kapitala i njegovih političkih saveznika.

Izlaz iz takve situacije treba tražiti u intervencionističkoj i
protekcionističkoj carinskoj politici koju bi država vodila u cilju
zaštite domaće proizvodnje. Konkretno, treba preduzimati mjere zabrane
uvoza pojedinih roba i visokih poreza i carina za druge robe, kako bi
se umanjila neravnoteža izvoza i uvoza. Komunisti pozivaju sindikate i
organizacije poljoprivrednih proizvođača da preduzmu mjere snažnog
pritiska na entitetske i državne organe, jer je to jedini način da se
otkloni potpuna i konačna propast domaće privrede.

Sirotinja ima za koga da glasa!

U Bijeljini,
6. avgusta 2004. godine

Glavni odbor
Radničko-komunističke partije
Bosne i Hercegovine