Informazione

Poesie per la Jugoslavia
a BARI il 21 GENNAIO
e a TRIESTE il 12 FEBBRAIO


=== BARI 21 GENNAIO ===

MOST ZA BEOGRAD 
Associazione culturale di solidarietà con la popolazione jugoslava
via Abbrescia 97 - 70121 - BARI
tel. 0805562663 - most.za.beograd@...
conto corrente postale n. 13087754

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L'ADIRT di Bari ha organizzato

Mercoledì 21 gennaio
ore 18.00
presso la Vallisa (strada Vallisa, città vecchia)
 
un incontro sul tema:

LA SERBIA TRA EVENTI BELLICI E POESIA
 
Intervengono:

Mariella Cataldo: Appunti di un viaggio balcanico

Anna Santoliquido: La poesia serba: Desanka Maksimovic

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Il libro QUEL BRACCIO DI MARE ... APPUNTI DI UN VIAGGIO BALCANICO (vedi
l'indice ed estratti su:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3040) è
disponibile al prezzo di euro 10,00 (+eventuali spese di spedizione).
Il ricavato contribuirà alla campagna di solidarietà con i bambini
jugoslavi.

Per riceverlo o ordinarlo:
tel. 080 5562663
most.za.beograd@...


=== TRIESTE 12 FEBBRAIO ===

Da: Gilberto Vlaic
Data: Ven 16 Gen 2004 19:45:43 Europe/Rome
Oggetto: Sostegno alle adozioni a distanza a Kragujevac

Care amiche cari amici,
nell'ambito della campagna di adozioni a distanza dei figli dei
lavoratori della Zastava di Kragujevac vi mando il testo di una
iniziativa che si terra' a Trieste il 12 febbraio prossimo.

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Serata di poesia
contro le guerre

Sulle macerie del Muro di Berlino si parlava di pace e di progresso.
In tutti questi anni abbiamo visto invece solamente un crescendo di
guerre e di miserie: dall'Iraq all'Afghanistan alla Palestina, per
ritornare di nuovo all'Iraq

... PASSANDO SEMPRE PER LA JUGOSLAVIA...

LETTURE di poesie contro la guerra con

Claudio Grisancich

Miroslav Cosuta

Gruppo Majakovskij: Anna Rita Gusso, Francesco Indrigo,
Renato Pauletto, Manuele Morassut, Giacomo Vit,

accompagnamento musicale di Nuccio Simonetti

presenta Gabriella Musetti

Casa del Popolo di Via Ponziana 14
Trieste
Giovedì 12 febbraio 2004
ore 18.30

A seguire, alle ore 20.30

Cena di solidarieta'

per le adozioni dei bambini di Kragujevac, figli dei lavoratori della
Zastava rimasti senza lavoro dopo i bombardamenti della NATO
dell'aprile 1999

…e musica con Gino D'Eliso…

Per la cena (17 euro) prenotare ai numeri:

Tel. 040-364922 040-764047 Cell. 339-6587490

Organizzano:
Circolo Gramsci di Rifondazione Comunista
Ass. Naz. "Non bombe ma solo Caramelle" - ONLUS
Associazione Culturale Almanacco del Ramo d'Oro

UN GENIO CROATO ... NON CATTOLICO ?!?

“Sono fiero di rilevare come lo sviluppo delle tecnologie
dell’informazione ha avuto origine dalle invenzioni del grande
scienziato croato Nikola Tesla"

Dall'intervento del presidente della Croazia Stjepan Mesic al Summit
mondiale sulla società dell’informazione, citato su:
http://auth.unimondo.org/cfdocs/obportal/
index.cfm?fuseaction=news.notizia&NewsID=2703

Nikola Tesla era in realta' di famiglia ortodossa delle Krajne, quindi
non era croato ma casomai serbo o - ancor piu' precisamente - jugoslavo.

Slovenia: le micidiali conseguenze della liberalizzazione dell'economia

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http://auth.unimondo.org/cfdocs/obportal/
index.cfm?fuseaction=news.notizia&NewsID=2722

Delocalizzazione ad est: la manodopera slovena è troppo cara

Un articolo tratto da Le Courier des Balkans, omologo francese
dell’Osservatorio. Un’indagine sul fenomeno della delocalizzazione
produttiva ad est da un punto di vista sloveno.

(09/01/2004)

Da Lubjana scrivono Maja Grgic e Patarina Fidermuc – Delo
Traduzione a cura dell’Osservatorio sui Balcani

Le imprese si globalizzano ed inseguono i mercati più attraenti.
Altrimenti rischiano di rimanere fuori dai giochi. La delocalizzazione
della produzione industriale verso Paesi con una manodopera a buon
marcato è sicuramente preoccupante per l’economia slovena perché
implica una diminuzione dei posti di lavoro e la chiusura di molte
imprese. La delocalizzazione è l’implacabile risultato della
comparazione tra i salari medi sloveni e quelli di Paesi con una mano
d’opera meno cara e che non siano troppo lontani in modo da limitare le
spese logistiche. Il salario minimo in Romania è sei volte inferiore a
quello Sloveno, quello Bulgaro nove volte inferiore. Nelle produzioni
ad alto tasso di manodopera i calcoli sono presto fatti.

“Dal punto di vista politico sarebbe anche possibile trovare modalità
per rallentare la delocalizzazione, dal punto di vista strategico non è
però una posizione auspicabile” afferma con sicurezza Hribar Milic,
segretario generale dell’associazione degli imprenditori sloveni. “Non
possiamo dimenticare i continui processi di globalizzazione subiti dal
mercato mondiale. Ad est ed in Asia vi sono mercati enormi. Senza
dubbio un numero sempre crescente di imprese cercherà di conquistarli
delocalizzando la propria produzione”.

Un esempio può essere l’azienda Alpina, che produce attrezzatura per
la montagna, che ha deciso di chiudere i propri stabilimenti di Col e
Gorenja Vas (Slovenia) e di spostarsi in Romania ed in Cina. Martin
Kopac, membro del consiglio di amministrazione dell’azienda, chiarisce
le ragioni chiave di questa scelta: una manodopera meno cara ed il
fatto che tutte le aziende concorrenti già hanno aperto stabilimenti in
questi due Paesi. Alpina è stata quindi costretta a muoversi. Kopac fa
notare come con la delocalizzazione progettata Alpina risparmierà circa
250 milioni di talleri (più di un milione di euro) all’anno. Anche la
Labod, attualmente con sede a Novo Mesto, ha già delocalizzato gran
parte della propria produzione in Ungheria, Polonia e Romania.

Le imprese slovene optano per la manodopera meno cara con varie
modalità. Qualcuno costruisce delle fabbriche, qualcun altro con
partecipazioni di capitale, altri affittano degli stabilimenti
produttivi, altri demandano a subcontraenti. Capita spesso che si
delocalizzi la propria produzione nei Paesi più vicini mentre in quelli
più lontani, come ad esempio la Cina, si preferisce optare per
partenariati.

Si può porre termine a questo processo? La Slovenia potrebbe,
adottando misure specifiche, abbassare il prezzo della manodopera e
bloccare il flusso delle produzioni verso Paesi terzi? Accademici ed
economisti constatano in modo unanime che è impossibile, perché la mano
d’opera slovena è troppo cara. Una tendenza che si può addolcire ma non
certo invertire. Il salario netto in Slovenia ha un divario troppo alto
rispetto ai Paesi concorrenti. Secondo Samo Hribar Milic nonostante
quanto risulti da alcune analisi internazionali che deifniscono il
salario sloveno eccessivamente alto rispetto all’andamento generale
dell’economia, sarebbe impossibile abbassarlo. E dunque, essendo
impossibile abbassare quello che per le imprese è un costo, queste
ultime si sposteranno inevitabilmente dalla Slovenia. Un fenomeno già
evidente, anche se non ancora al suo apice.

Anche lo Stato si troverà a dover risparmiare. Diminuirà infatti il
gettito fiscale ed i contributi sociali creando innanzitutto problemi
ai fondi destinati alle pensioni ed alla sanità. E lo Stato dovrà
sforzarsi di affrontare in modo graduale la questione. La
delocalizzazione andrà a colpire soprattutto i lavoratori con una
formazione bassa, il cui reinserimento nel mondo del lavoro non sarà
semplice. I posti di lavoro che andranno a crearsi verosimilmente non
potranno prescindere da una formazione elevata e conoscenze altre
rispetto a quelle in possesso dei lavoratori espulsi. La politica
statale in tal senso dovrà essere attiva, adeguata, trasparente.

Ma la delocalizzazione non è solo dovuta al basso costo della
manodopera. Lek e Kraka, due aziende farmaceutiche slovene, hanno già
messo radici in Polonia e Russia, dove hanno creato una rete di
commercializzazione ben strutturata ancor prima che la dislocazione ad
est divenisse un imperativo per il capitale europeo. Si sono infatti
rese conto che per le imprese farmaceutiche, più che per le altre, nei
Paesi dei quali si voleva conquistare il mercato fosse necessario
ottenere lo status di “imprese nazionali”, privilegiate rispetto a
quelle straniere. Non si può quindi affermare che queste aziende
slovene si siano mosse ad est rincorrendo il basso costo della
manodopera, tanto più che le due società hanno ancora 6500 dipendenti
in Slovenia.


» Fonte: © Osservatorio sui Balcani

INTELLIGENCE SERVICES AWARE OF AL-QA'IDAH PRESENCE IN KOSOVO - SERB
OFFICIAL

Tanjug - January 8, 2004

Nis - Rada Trajkovic, member of the "Povratak" (Return) coalition and a
deputy in the Kosovo Assembly, has stated today that UNMIK (UN Interim
Administration Mission in Kosovo) chief Harri Holkeri is implementing
the policies of informal power centres in Kosmet (Kosovo-Metohija) -
the Crisis Group, the Anglo-American lobby and the American-Albanian
league.
"We have information, precisely from these informal groups, which
unfortunately rule in Kosmet, that, this June, our people and our
state should expect a further destabilization of our government, and
we presently do not know what it will look like," Trajkovic told the
Nis daily Narodne Novine.
This will certainly boost Albanians' appetites, she said, adding that
"unfortunately, certain ambassadors are participating in the creation
of Serbian policy as if they were on the election list".
"There are about 1,500 Al-Qa'idah fighters in Kosovo-Metohija, and the
intelligence services know this for sure. This information comes from
international sources," Trajkovic said.
According to her, "recruiting Albanians for these units is one of the
priorities of that movement".
Trajkovic said that Holkeri had transferred to Kosovo's provisional
institutions almost all the powers and that the next move, if the
state of Serbia failed to do something, could be giving consent to the
setting up of the ministries of foreign affairs and the police.
Due to the victory of the right-wing bloc in Serbia, there is some
nervousness in the international community, she said.
In contrast to this, no-one is talking about the fact that the
Albanians who are responsible for crimes and who should be in The
Hague (International Criminal Tribunal for the Former Yugoslavia -
ICTY), are in power in Pristina, Trajkovic said.

Source: Tanjug news agency, Belgrade, in Serbian 1152 gmt 8 Jan 04
Copyright 2004 Tanjug News Agency
Posted for Fair Use only.
Reproduced at:
http://www.slobodan-milosevic.org/news/tanjug010804.htm

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SEE ALSO:
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JIHADIST HOTBED IN THE BALKANS: THE TRUTH IS OUT

http://www.chroniclesmagazine.org/News/Trifkovic04/NewsST011004.html

by Srdja Trifkovic
Chronicles Magazine
January 10, 2004

<< For years we have been warning that flawed pro-Muslim Western
policies would turn the Balkans from a "protectorate of the New World
Order into an Islamic threat to Western interests" (Chronicles,
December 2001).
This has already happened, according to a spate of media reports and
statements by Western governments and top diplomats over the past few
weeks... >>

http://www.chroniclesmagazine.org/News/Trifkovic04/NewsST011004.html

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1997 REPORT SHOWS BOSNIAN ISLAMISTS READY TO RE-START WAR TO ELIMINATE
BOSNIAN SERBS: IS THE PLAN NOW BEING IMPLEMENTED?

http://www.strategicstudies.org/Balkan/1997Report.htm

Balkan Strategic Studies
October 27, 2003

<< Defense & Foreign Affairs Strategic Policy, in its
November-December 1997 edition, carried an in-depth report by Yossef
Bodansky which highlighted Bosnian Islamist plans to re-start the
Bosnian civil war to eliminate the Bosnian Serb autonomous republic,
Republica Srpska, which was created as a result of the 1995 Dayton
Accords. There are now indications that the Bosnian Islamist leadership
is beginning steps to initiate this strategy, starting with resumed
terrorism which transcends the borders of Bosnia-Herzegovina and relies
on utilizing the infrastructure established with the help of
international Islamists, including the al-Qaida grouping of Osama bin
Laden as well as by the Iranian Government.

Despite this, Paddy Ashdown, the High Representative for
Bosnia-Herzegovina, appointed by the European Union to oversee
implementation of the Dayton Accords, has steadfastly supported the
Bosnian Islamists and stated that no terrorism was reliant on Bosnian
basing, and that terrorism would never emerge from Bosnia... >>

http://www.strategicstudies.org/Balkan/1997Report.htm