Informazione

[I "balisti" - dal nome del movimento "Balli Kombetaer" - sono una
formazione nazionalista pan-albanese che fu collaborazionista dei
nazifascisti alla fine della II Guerra Mondiale. Stanno ritornando di
moda...]

http://www.realitymacedonia.org.mk/web/news_page.asp?nid=2889


Reactions to Panel Discussion in Gostivar: Historians From Albania
Revive the Balists


“The movement of balists* is Albanian chauvinistic organization
pledging for ‘Great Albania’ and reaffirming the lunatic idea as the
appeal to unite Albanian-inhabited territories,” says writer Jovan
Pavlovski reacting to the Panel Discussion in Gostivar held December 13
and 14 [2003]. Historians - guests from Albania, Kosovo and Macedonia
participated to the Panel.

“Since the independence of this country, balists have been reaffirmed
over and over again, and nobody stops them [Albanians] from doing that.
The proof of vampirizing of balists' movement is making of the monument
of Xhemo Hasa in Simnica – the village in Gostivar area. Hasa is the
epitome of balistic crimes upon Macedonians during the Second World
War,” says Pavlovski.

The academician Blazhe Ristovski says that such activities don’t tend
towards peaceful future of the country. The history should be
researched all the way down from the past, adhering to realistic
approach, says Ristovski.

Second World War Veterans were dumbfounded that such Panel could even
be permitted. The Fight for People’s Liberation [NOB] was not only a
fight against fascist occupation but against domestic traitors as well,
and balists were precisely that, say former fighters.

“One of their many crimes is the massacre of 40 Macedonians in the
village of Klenovec. They slaughtered Albanians as well,” says Milosh
Popovski, the secretary of the Board of Veterans of Macedonia. (M.J.)


[* According to the book Balistichki pokret (= Balist movement) by
M.A. Pavle Deletovic Ivanov, balists were members of Albanian fascist
movement who continuously cooperated with Italian fascists and German
Nazis. During the period of Ottoman rule they [Albanian nationalists]
took Turkish side, while in the period of the First World War they
fought side by side with Austro-Hungary.]

Truppe italiane e tedesche rastrellano paesi nei Balcani

Fonte:
http://www.ansa.it/balcani

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BOSNIA: OPERAZIONE CARABINIERI MSU IN ROCCAFORTE KARADZIC

(ANSA) - SARAJEVO, 10 GEN - I carabinieri dell'Msu (Unita'
multinazionale specializzata della Sfor) hanno lanciato questa
mattina un'operazione a Pale, un tempo roccaforte dell'ex leader dei
serbi di Bosnia, Radovan Karadzic, ricercato per genocidio e crimini
di guerra e latitante da otto anni. Secondo un comunicato della
Forza di stabilizzazione della Nato in Bosnia (Sfor), 80 militari
dell'Msu ''in base alle informazioni ricevute, stanno cercando dei
sospetti per crimini di guerra o i loro sostenitori''. Il
portavoce della Sfor Dave Sullivan non ha voluto precisare se
l'obiettivo fosse lo stesso Karadzic ma ha dichiarato che mezzi della
Sfor si sono dispiegati stamani davanti all'edificio dove c'e' la
stazione radio della figlia di Radovan Karadzic, Sonja, e dove si
trova anche l'appartamento della moglie Ljiljana. Secondo
informazioni non confermate, i carabinieri hanno perquisito
l'ospedale locale dove si sarebbe rifugiato un ricercato che potrebbe
anche essere ferito. A molte ore dall'inizio dell'operazione -
stamattina all'alba - ci sono posti di blocco alle entrate del paese,
situato 16 chilometri a est di Sarajevo, e i militari controllano
tutte le macchine che entrano o escono. All'operazione prendono
parte anche unita' della polizia locale. Negli ultimi anni la
Sfor ha condotto numerose operazioni per la cattura di Karadzic e del
suo comandante militare, generale Ratko Mladic, ma senza successo.
Sembra che Karadzic si sposti continuamente tra la Bosnia orientale e
il Montenegro, mentre Mladic vivrebbe in Serbia. La scorsa estate
l'Alto rappresentante della comunita' internazionale in Bosnia Paddy
Ashdown ha bloccato i conti bancari di 14 persone, tra le quali i
familiari di Karadzic, con l'accusa di aver creato una rete di
sostegno alla sua fuga. (ANSA). COR*VD 10/01/2004 16:16

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BOSNIA: TUTTORA IN CORSO OPERAZIONE CARABINIERI MSU A PALE

(ANSA) - SARAJEVO, 11 GEN - E' tuttora in corso l'operazione lanciata
ieri all'alba dai carabinieri dell'Msu (unita' multinazionale
specializzata) della Forza di stabilizzazione Nato in Bosnia (Sfor) a
Pale ''alla ricerca di sospetti criminali di guerra o loro
sostenitori''. I militari controllano tutte la macchine che entrano
o escono da Pale, villaggio di montagna 16 chilometri a est da
Sarajevo, che durante la guerra (1992-95) e' stata la roccaforte
dell'ex leader serbo bosniaco Radovan Karadzic, ricercato per
genocidio e crimini di guerra, e dove oggi vive la sua famiglia.
Nel corso della notte, ha dichiarato il portavoce della polizia
locale Miroslav Popara, secondo quanto riporta l'agenzia Fena, i
carabinieri hanno perquisito la chiesa di Pale e il centro culturale
adiacente senza trovare nulla di sospetto. I poliziotti di Pale, ha
precisato Popara, che da ieri pomeriggio partecipano all'operazione
''sono solo osservatori in questa azione''. Ieri i militari
dell'Msu hanno perquisito il poliambulatorio di Pale dove, secondo le
informazioni ricevute, si sarebbe rifugiato un ricercato, forse
ferito. Sono stati perquisiti anche i locali della Croce rossa la
cui presidente, fino al 2002, e' stata la moglie di Karadzic,
Ljiljana, e anche la casa della famiglia nella frazione di Krivaca.
Uno dei posti di blocco per il controllo del traffico e' stato
istituito davanti all'edificio che ospita la stazione radio della
figlia Sonja, e un'altro davanti al distributore di benzina di
proprieta' di Mirko Krajisnik, fratello di Momcilo, ex presidente del
parlamento e alter ego di Karadzic, ora detenuto nel carcere del
Tribunale internazionale dell'Aja (Tpi) in attesa del processo per
genocidio e crimini di guerra. La Sfor non ha voluto rivelare il
nome della persona ricercata ne' se l'obiettivo dell'operazione sia
lo stesso Karadzic. Negli ultimi anni la Nato ha lanciato diverse
operazioni per la cattura dell'ex leader dei serbi di Bosnia,
latitante da otto anni, e anche del suo comandante militare, generale
Ratko Mladic, ma senza successo. La Procura del Tpi ha piu' volte in
passato accusato la polizia e l'esercito serbo bosniaco di
proteggere la fuga di Karadzic che si sposterebbe in continuazione
tra la Bosnia orientale e il Montenegro dove vive sua madre. Secondo
il Tpi, invece, Mladic vivrebbe in Serbia. (ANSA). COR*VD
11/01/2004 13:20

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BOSNIA:SFOR; OPERAZIONE A PALE, FERMATO SOSTENITORE KARADZIC

(ANSA) - SARAJEVO, 11 GEN - Si e' conclusa con un fermo l'operazione
condotta negli ultimi due giorni dai militari della Forza di
stabilizzazione della Nato in Bosnia (Sfor) che hanno perquisito
numerosi edifici di Pale, villaggio 16 chilometri a est da Sarajevo,
roccaforte, durante la guerra (1992-95) dell'ex leader serbo bosniaco
Radovan Karadzic, ricercato per genocidio e crimini di guerra.
L'uomo fermato, secondo fonti serbo bosniache, e' Dusan Tesic detto
Bato, ex appartenente dell'unita' speciale di polizia, e secondo la
Sfor ''un sostenitore dei ricercati per crimini di guerra''. Non
si tratterebbe, pero', dello stesso individuo per la cattura del
quale ieri mattina e' scattata l'operazione che la Sfor ha lanciato
dopo aver ricevuto un'informazione secondo cui un sospetto di guerra
sarebbe rimasto ferito e avrebbe cercato soccorso e rifugio a Pale.
La Sfor, pero', non ha voluto rivelare il nome della persona
ricercata ne' se l'obiettivo dell'operazione fosse lo stesso
Karadzic, ma ieri mattina, all'alba, una compagnia dei carabinieri
dell'Msu, circa 80 uomini, hanno bloccato le vie d'accesso a Pale,
effettuando controlli su tutte le macchine in entrata e in uscita da
Pale, e presidiato numerosi edifici dei familiari dell'ex leader
serbo bosniaco, latitante da otto anni. A meta' giornata e' stato
perquisito il poliambulatorio di Pale, due strutture mediche di
proprieta' della moglie di Karadzic, Ljiljana, nonche' la sede della
Croce rossa di cui la signora e' stata presidente fino al 2002.
Nella notte e' stata perquisita la chiesa serbo-ortodossa e stamani
la casa della figlia di Karadzic, Sonja. La perquisizione e' durata
diverse ore e i militari hanno portato via tre sacchi di documenti.
''Hanno rovistato e buttato all'aria foto e documenti'', ha detto
Sonja Karadzic protestando per l'operazione della Nato, che ha
definito ''un'aggressione''. Negli ultimi anni la Nato ha lanciato
diverse operazioni per la cattura dell'ex leader dei serbi di Bosnia,
latitante da otto anni, e anche del suo comandante militare, generale
Ratko Mladic, ma senza successo. La Procura del Tpi ha piu' volte in
passato accusato la polizia e l'esercito serbo bosniaco di
proteggere la fuga di Karadzic che si sposterebbe in cotinuazione tra
la Bosnia orientale e il Montenegro dove vive sua madre. Secondo il
Tpi, invece, Mladic vivrebbe in Serbia. Lo scorso agosto la Sfor ha
cercato di arrestare Ratko Mladic nella casa di famiglia presso
Sarajevo, il giorno dei funerali della madre, ma il generale
ricercato non si e' fatto trovare. (ANSA). COR*VD 11/01/2004
18:09

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BOSNIA: FALLITA UN'ALTRA VOLTA LA CATTURA DI KARADZIC (2)

(ANSA) - SARAJEVO, 12 GEN - ''Nella tarda serata di venerdi' - si
dice in un comunicato - la Sfor ha ricevuto l'informazione che ha
fatto pensare che Karadzic si poteva trovare a Pale'', sua roccaforte
durante la guerra (1992-95), dove vivono ancora i suoi familiari.
Durante la notte sono state dispiegate le truppe a Pale, continua il
comunicato, alle quali nel corso della giornata si e' unita la
polizia locale. Secondo il comandante di Sfor, generale americano
Virgil Packett, e' stata la prima vera operazione congiunta, tra Sfor
e il ministero dell'interno serbo bosniaco, per la cattura di
sospetti criminali di guerra. Per tutta la durata dell'operazione,
200 militari della Sfor, tra cui circa 80 carabinieri dell'Msu
(Unita' multinazionale specializzata) hanno controllato le vie
d'acceso a Pale, localita' di montagna 16 chilometri a est da
Sarajevo, e le macchine in entrata e in uscita. Tra sabato e domenica
sono stati perquisiti diversi edifici, tra cui il poliambulatorio, la
chiesa e la casa della figlia di Karadzic, Sonja, in cui vive anche
la moglie di Radovan, Ljiljana. Al termine delle perquisizioni, ieri
pomeriggio, la Sfor aveva annunciato la conclusione dell'operazione
per il pomeriggio di oggi. La Nato ha lanciato in passato diverse
operazioni per la cattura di Karadzic, latitante da otto anni, in
particolare in Bosnia orientale. Si ritiene che l'ex leader serbo
bosniaco si sposti tra questa zona della Bosnia e il Montenegro dove
vive sua madre. La Forza di pace ha finora catturato decine di
ricercati 'minori' per crimini di guerra e tutte queste sono state
operazioni lampo condotte da squadre speciali e la cattura, nella
maggior parte dei casi, e' stata poi annunciata quando il ricercato
era gia' in volo verso l'Aja, sede del Tribunale internazionale
dell'Onu (Tpi) per i crimini di guerra nell'ex Jugoslavia. (ANSA)
COR*VD 12/01/2004 18:53

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BOSNIA: CACCIA AI RICERCATI, NUOVA OPERAZIONE SFOR A PALE

(ANSA) - SARAJEVO, 13 GEN - I militari della Forza di stabilizzazione
a guida Nato in Bosnia (Sfor), nel corso della notte scorsa hanno
lanciato una nuova operazione di ricerca dei sospetti criminali di
guerra a Pale, roccaforte, durante il conflitto (1992-95), dell'ex
leader serbo bosniaco Radovan Karadzic ricercato per genocidio e
crimini di guerra. L'azione, che segue l'operazione di tre giorni
iniziata all'alba di sabato e conclusa nel pomeriggio di ieri, e'
iniziata con la perquisizione ''di una casa nei dintorni di Breznik,
a est da Pale'', secondo quanto ha riferito il portavoce di Sfor Dave
Sullivan, precisando che l'attivita' e' ancora in corso e materiale
''di valore informativo'' e' gia' stato sequestrato. Miroslav
Popara, il portavoce della polizia di Pale che affianca i militari
della Nato, ha detto, riferisce l'agenzia di stampa Fena, che e'
stata perquisita la casa della moglie di Karadzic, Ljiljana, situata
nella frazione di Krivaca. Secondo la moglie di Karadzic in questa
casa, perquisita anche in passato, da tempo non vive nessuno, ma la
Sfor ha trovato e interrogato un guardiano. Nel corso del
weekend i militari Sfor, americani, inglesi e italiani, carabinieri
dell'Msu, hanno perquisito anche la casa nel centro di Pale della
figlia di Karadzic, Sonja, dove vive anche Ljiljana, e ha sequestrato
diversi documenti e munizionamenti illegali. Sono stati controllati
anche il poliambulatorio, la chiesa, il centro culturale, a seguito
di un'informazione di intelligence secondo cui Karadzic sarebbe
stato ferito e avrebbe cercato assistenza e rifugio a Pale. Secondo
il comandante della Forza di pace, il generale americano Virgil
Packett, questa e' stata la prima vera operazione congiunta, tra la
Nato e il ministero dell'interno serbo bosniaco, per la cattura di
sospetti criminali di guerra. La Sfor ha anche confermato oggi di
tenere tuttora ''in luogo sicuro'' la persona fermata sabato sul
monte Jahorina, vicino a Pale, con l'accusa di essere un
''sostenitore'' dei ricercati per crimini di guerra. Secondo fonti
locali si tratta di Dusan, detto Bato, Tesic, appartenente, durante la
guerra, dell'unita' speciale della polizia di Karadzic. (ANSA).
COR*VD 13/01/2004 16:09

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BOSNIA: TUTTI GLI SPOSTAMENTI DEL GENERALE MLADIC, STAMPA

(ANSA) - SARAJEVO, 15 GEN - Il generale Ratko Mladic, ex comandante
militare dei serbi di Bosnia, il ricercato eccellente assieme a
Radovan Karadzic per genocidio e crimini di guerra dal Tribunale
dell'Aja (Tpi), avrebbe lasciato la Serbia il 28 novembre scorso e ora
si troverebbe a Bileca, nel sudest della Bosnia. Lo scrive oggi il
quotidiano di Sarajevo 'Dnevni avaz', richiamandosi a fonti di
intelligence di Sarajevo e della Forza di stabilizzazione Nato in
Bosnia (Sfor). Secondo il giornale, Mladic ha lasciato la sua casa
di Valjevo, in Serbia, il 28 novembre dopo aver saputo che un gruppo
di agenti dei servizi tedeschi era arrivato in Serbia con l'intento di
catturarlo e trasferirlo in Bosnia. Il giornale ripercorre tutti i
presunti spostamenti di Mladic: prima la fuga da Valjevo a Visegrad,
in Bosnia orientale, organizzata da militari dell'esercito e dalla
polizia di Belgrado. In quella zona, a Dobrun, sarebbe rimasto quattro
giorni, per trasferirsi poi a Han Pijesak e trascorrere una
settimana nel grande bunker, costruito dall'ex Esercito federale
jugoslavo (Jna) e tenuto oggi dalle forze armate della Republika
Srpska (Rs, entita' a maggioranza serba di Bosnia). Nella notte tra
il 10 e l'11 dicembre Mladic si sarebbe avviato a Kasindol, nei
pressi di Sarajevo, nella casa di famiglia. Verso le 15:30 del giorno
11, due mezzi della Sfor si sono fermati davanti all'ufficio postale
ed hanno fotografato la casa e le jeep che lo avevano scortato.
Quando i militari della Nato se ne sono andati, verso le sei del
pomeriggio, i suoi accompagnatori hanno portato Mladic verso Pale per
strade secondarie. Dopo una sosta a Tjentiste per il pranzo con
Boro Milanovic, ex capo della polizia stradale di Foca, Mladic ha
proseguito ed e' arrivato a Bileca accompagnato da soli tre uomini,
mentre gli altri nove che erano con lui si sono fermati a Kalinovik.
Il Capodanno e il Natale ortodosso del 7 gennaio, sempre secondo il
giornale, Mladic li ha festeggiati in compagnia del comandante della
scuola ufficiali riservisti dell'esercito Rs, nella casa di un amico
sul lago di Bileca, dove, secondo quanto 'Dnevni avaz' ha scritto mesi
fa, Mladic sarebbe stato in vacanza anche l'estate scorsa. La
Procura del Tpi ha ripetutamente affermato che Mladic si nasconde in
Serbia, aiutato dall'esercito di Belgrado, e che solo occasionalmente
si sposta in Bosnia. Nell'agosto scorso la Sfor ha perquisito la casa
della sua famiglia di Kasindol il giorno dei funerali della madre di
Mladic, ma il generale non si e' fatto trovare. (ANSA) COR*VD
15/01/2004 13:07

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BOSNIA: CONTINGENTE, VISITA CAPO STATO MAGGIORE ESERCITO

(ANSA) - SARAJEVO, 15 GEN - Il capo di Stato maggiore dell'Esercito,
generale Giulio Fraticelli, e' arrivato oggi pomeriggio a Sarajevo,
proveniente dal Kosovo, per una breve visita al contingente italiano
inquadrato nella Forza di stabilizzazione della Nato in Bosnia (Sfor).
Fraticelli ha visitato la base italiana Tito Barracks, nel centro
di Sarajevo, dove il vice comandante del German-Italian battle group,
colonnello Marco Bedina, gli ha illustrato le attivita' del
contingente, formato da circa 900 unita' su base del 52/o reggimento
artiglieria 'Torino'. ''Ho voluto portarvi il saluto e
l'apprezzamento dell'esercito per il lavoro che svolgete - ha detto il
generale ai reparti schierati - attuando una politica di presenza, di
sicurezza fondamentale per l'Italia''. Una presenza, ha aggiunto
Fraticelli, destinata a durare in futuro, in cui, ha detto
rivolgendosi ai soldati, ''ciascuno di voi e' una pedina fondamentale
di questo processo storico, del percorso verso un vero sviluppo di
quest'area''. Entro la meta' del 2004 la Sfor, alla quale
contribuiscono oltre 30 paesi, sara' ridotta dagli attuali 12mila a
7mila uomini, ma non si conosce ancora di quante unita' sara' ridotto
il contingente italiano. (ANSA) COR*VD 15/01/2004 19:05

[ Disinformazione strategica:
Il corrispondente di "USA Today" Jack Kelley ha presentato le
dimissioni al suo quotidiano pochi giorni fa, dopo che molte delle sue
menzogne sono state smascherate.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso e' stata una intervista alla
"attivista per il diritti umani" Natasa Kandic, nota belgradese
sorosiana e filoamericana, che secondo un articolo di Kelley disponeva
di "un block notes con tre anelli dell'esercito jugoslavo, contenente
l'ordine diretto ad un luogotenente di 'ripulire etnicamente' il
villaggio di Cusk, in Kosovo"... ]


http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/articles/A6672-2004Jan10.html


Fear and Lying at USA Today


Writer Says Panic Led to Deception, Then Resignation

By Howard Kurtz
Washington Post Staff Writer
Sunday, January 11, 2004; Page A01


When USA Today correspondent Jack Kelley resigned Tuesday after an
investigation of his work, many colleagues wondered why he had quit if,
as he adamantly maintained, his reports from around the world had been
accurate.
The reason, Kelley now acknowledges, is that he "panicked and used poor
judgment" during the probe.
In an effort to prove that he had spoken with a human rights activist
in Yugoslavia, Kelley said in an interview, he encouraged a translator
who was not present during the 1999 sit-down to impersonate another
translator who was there. The woman who agreed to help Kelley called
the USA Today journalist assigned to investigate the matter last fall
and verified Kelley's account as if she had been there.

About two weeks later, Kelley said, he realized the magnitude of his
error and confessed to the paper's publisher, executive editor and
reporter Mark Memmott, who had received the bogus call.
"I resigned because I felt I should no longer work at USA Today because
of what I'd done," Kelley said. But he said he stands behind every
story he has written, many of them from war zones, during a 21-year
career at the nation's best-selling newspaper. He said his bad judgment
stemmed from his conviction that the investigation was "a witch hunt to
drive me out of USA Today."

Editor Karen Jurgensen said yesterday: "I'm confident Jack was treated
fairly and professionally throughout the investigation. We have no
concerns whatsoever about the quality or fairness of the investigation."
The departure of Kelley, 43, a Pulitzer Prize finalist in 2002, caused
considerable bitterness in the Gannett paper's Tysons Corner newsroom,
where many staffers were angry at the way the matter was handled by
Jurgensen, Executive Editor Brian Gallagher and Managing Editor for
News Hal Ritter.
Some staff members staunchly defended Kelley as a risk-taking foreign
correspondent who they believe has been badly treated, while others
said management looked the other way for too long while questions
mounted about his exclusives that others seemed unable to match.
The surge of anger is reminiscent of the emotions unleashed at the New
York Times after the Jayson Blair fabrication scandal last spring, when
a staff revolt led to the resignations of the paper's top editors,
Howell Raines and Gerald Boyd. Times staffers questioned why the
editors had missed a series of warning signs about Blair's problems,
which mushroomed into an assault on their autocratic style.

The Kelley controversy comes at a time of growing public mistrust of
the mainstream media. In the past year, critics have questioned: Fox's
Geraldo Rivera and NBC's Peter Arnett over their reporting on the Iraq
war; The Washington Post for reporting that Jessica Lynch had been shot
and stabbed and not correcting the account for 21/2 months; CNN
executive Eason Jordan for saying he suppressed stories of Iraqi
brutality out of concern for people's safety; Salt Lake Tribune Editor
James Shelledy, who resigned after two reporters sold information on
the Elizabeth Smart case to the National Enquirer; and CBS's use of a
music special to leverage a Michael Jackson interview.

In nearly 20 interviews, USA Today staff members described a "culture
of fear," as several put it, in which many employees are afraid to
speak out and there is widespread talk of personal vendettas by
editors. Kelley and other staffers say they believe he was investigated
so aggressively, based on an anonymous letter, because he had given a
negative evaluation of Managing Editor Ritter during a personnel
review. Jurgensen said such comments played no role and are kept
confidential.

As The Washington Post reported Wednesday, Kelley resigned after
editors presented him with the findings of a seven-month investigation
into whether he had fabricated stories filed from Israel, the West
Bank, Cuba and the Balkans. Jurgensen said the paper has no plans to
run a correction for any of Kelley's stories, but has declined to
discuss the investigation because it involves "a personnel matter."
In Kelley's view, the paper has confirmed at least two of the disputed
stories, such as his presence outside a Jerusalem pizza restaurant when
it was blown up by a terrorist in 2001.

But the story that ultimately led to his downfall was based on an
interview in Belgrade with human rights activist Natasa Kandic. In a
front-page 1999 report, Kelley wrote that Kandic, whom he quoted but
did not identify, had obtained "a Yugoslav army three-ring notebook"
that "contains a direct order to a lieutenant to 'cleanse' the village
of Cusk" in Kosovo.

According to Kelley, two female translators hired by USA Today were
there when he interviewed Kandic in Belgrade. One of the translators,
according to Kelley, later told reporter Memmott in Belgrade that she
recalled the interview but could not vouch for the story's details.
Kelley said he tried to reach the second translator in Texas but she
left him a voice-mail saying she was just trying to earn money and did
not want to get involved. At that point, Kelley recalled, Executive
Editor Gallagher sternly told him: "You must produce her quickly."
Kelley said he tracked down a third Yugoslav translator in Texas, with
whom he had worked before, for assistance in finding the reluctant
woman. The third translator said he would never find the woman and
offered to impersonate her in a phone call to Memmott, according to
Kelley, who said he went along with the plan.

"I knew it was wrong," said Kelley, who lost 25 pounds during the
investigation and said he was under great stress. He said he apologized
not only to the paper's executives but to his wife, Jacki, USA Today's
senior vice president for advertising, and to his pastor.

Was the diary story true? In October, Kelley said, Kandic told him and
Gallagher in Washington that she did not remember meeting Kelley
before, but explained apologetically that she had had many interviews
with journalists.
The two men came away with different interpretations, according to
Kelley. He said Kandic confirmed the existence of the notebook cited in
the story, while Gallagher concluded she had not.
But Kelley said that in November Gallagher accepted that he had done
the interview, based on accounts from a former U.N. mission chief in
Yugoslavia and yet another translator who had helped Kelley conduct a
follow-up interview with Kandic.

Several USA Today staffers questioned the conduct of the inquiry, and
Kelley said a Gannett executive told him that private investigators had
been hired. "People who could have validated my stories -- from editors
to colleagues who had been with me on overseas assignments -- were
never asked for feedback which could help answer USA Today's
questions," Kelley said.

Kelley's career is filled with high drama. A University of Maryland
graduate who began as a lowly news assistant before the paper's 1982
launch, he was there when founding Editor John Curley collapsed in the
newsroom. Kelley ripped open Curley's shirt, cradled his head and was
about to administer mouth-to-mouth resuscitation when Curley came to,
the victim merely of a fainting spell. Kelley took the opportunity to
introduce himself.
He went on to report from 96 countries in lone-cowboy style, drawing
death threats in Russia, confronting starvation in Somalia,
interviewing refugees in the Balkans and, by his account, accompanying
Israeli settlers as they opened fire on a Palestinian taxi and wading
into the water with Cubans trying to escape to Florida. Some of these
stories stirred doubts among detractors in the newsroom.

Asked whether USA Today should have examined his work earlier,
Jurgensen said: "Like any newspaper, we get questions about our
stories, and whenever we do, we look into them carefully."
Kelley loves USA Today but is seething about the way he was treated. He
is an evangelical Christian who told Christian Reader magazine three
years ago that he is in journalism "because God has called me to
proclaim truth." But he now concedes that he participated in a lie
while trying to vindicate the accuracy of his reporting.
USA Today editors considered Kelley so valuable that they used him as
an emergency globe-trotter, plugging holes left by the paper's handful
of foreign bureaus, and drafted him for up to three dozen promotional
speeches a year. But now the editors will discuss him only in carefully
parsed statements. Some staffers say that top editors ignored "lots of
red flags over many years," as one put it, and that Kelley was
protected by a management that later turned on him.

For now, Kelley is talking about writing books. "I'm really looking
forward to the next chapter of my life," he said.

NOI CI SIAMO AUTODETERMINATI,
PERCIO' TU NON RIVEDRAI MAI PIU' IL TUO PAESE,
NEMMENO DOPO MORTO


MORTO DOPO ALT A CONFINE SLOVENO: PROBLEMI RIMPATRIO SALMA (ANSA) -
GORIZIA, 8 GEN - Si sta rivelando piu' difficile del previsto l' iter
per il rimpatrio della salma di Tomislav Veljancic, il bosniaco malato
terminale di cancro morto la vigilia della Befana a Gorizia dopo che
un poliziotto sloveno gli aveva negato il transito verso il Paese d'
origine contestando la validita' dei suoi documenti di viaggio.
Problemi di burocrazia e di lingua stanno rendendo quasi vano il
pellegrinaggio per uffici del fratello del defunto, Vladi, tanto che l'
assessorato alla sanita' e assistenza del Comune di Gorizia, retto da
Silvano Cecotti, si e' messo da questa mattina a disposizione per
prestare aiuto, nei limiti delle sue possibilita' e delle sue
competenze. ''Tra poche ore - ha comunque garantito Cecotti -
Veljancic sara' affiancato costantemente da un interprete e non e'
escluso un contributo finanziario alle spese di rimpatrio della salma
(stimate intorno ai 15 mila euro), qualora se ne ravvisasse la
necessita'''. In realta', finora, il fratello del defunto, ospite di
un albergatore di Gorizia, si e' dato da fare senza chiedere nulla a
nessuno, con il solo supporto logistico e morale dell' associazione
'La Salute' di Gorizia che fin dall' inizio segue la vicenda. Ha fatto
sapere di avere gia' contattato una ditta specializzata bosniaca, che
dovrebbe arrivare a giorni, e per questo pomeriggio e' atteso anche l'
arrivo del figlio ventiduenne di Tomislav Veljancic, a cui spetteranno
oneri di firma e difficili decisioni, tra cui una eventuale verifica
della legittimita' o meno del respingimento di suo padre, giunto ormai
in coma alla frontiera. E' escluso, comunque, che il trasporto possa
avvenire in settimana, visto che, fra l' altro, gli uffici consolari e
le ambasciate serba e bosniaca (il defunto era di Sarajevo ma
risiedeva in Serbia dai tempi della guerra nell' ex Jugoslavia) oggi
sono chiuse per il Natale ortodosso. (ANSA). CNT 08-GEN-04
12:17 NNNN 08/01/2004 19:01
http://www.ansa.it/balcani/bosnia/20040108190132807360.html