Informazione

(français / italiano)
 
La dittatura degli "spin doctor"
 
1) Chi c'è dietro alle "notizie false"? I media mainstream utilizzano video ed immagini farlocche (Michel Chossudovsky)
2) Avviso di falsa notizia: la CNN finalmente ammette che il video dei "caschi bianchi" siriani era falso e recitato (Tony Cartalucci)
3) La CIA rédige-t-elle votre journal ? (Jonathan Cook)
4) SPIN DOCTOR (dalla pagina Wikipedia)


Tre iniziative segnalate

1) Milano 18/1: La polveriera dei Balcani
2) Bari 25/1: JASENOVAC racconto di un silenzio
3) Trieste 20--29/1: XXVIII Alpe Adria Cinema 


=== 1 ===

Milano, mercoledì 18 gennaio 2017
alle ore 19 presso il Mare culturale urbano / Cascina Torrette
Via Giuseppe Gabetti 15 (Bus 80 -64 Novara/Fleming)

APERITIVO letterario sul tema

LA POLVERIERA DEI BALCANI

incontro con l'autorevole giornalista e saggista Jean Toschi Marazzani Visconti. 
Dalla dissoluzione della ex-Jugoslavia ai pericoli del Jihad a pochi passi dai confini europei e non distante da Trieste. Odio e rabbia covano nei villaggi in Bosnia-Erzegovina dove si issano le bandiere nere dell'Isis.

Sul libro di Jean Toschi Marazzani Visconti LA PORTA D'INGRESSO DELL'ISLAM:
https://www.cnj.it/documentazione/bibliografia.htm#jtmv2016


=== 2 ===

Bari, 25 gennaio 2017
Piccolo Teatro "E. Dattoma", strada privata Borrelli

JASENOVAC - RACCONTO DI UN SILENZIO
1941-45: l’infernale dittatura Ustascia in Jugoslavia

di e con Dino Parrotta



=== 3 ===

Trieste 20--29 Gennaio 2017 
Teatro Miela (Piazza Luigi Amedeo Duca degli Abruzzi, 3); Sala Tripcovich (Largo Città di Santos, 1); Magazzino delle idee (corso Cavour, 271)

TRIESTE FILM FESTIVAL 
Ex ALPE ADRIA CINEMA – Ventottesima edizione del principale appuntamento italiano con il cinema dell’Europa Centro Orientale

http://www.triestefilmfestival.it






http://contropiano.org/news/politica-news/2017/01/13/litalia-si-dota-della-legge-la-guerra-087877

L’Italia si dota della Legge per la guerra


di Sergio Cararo

Piuttosto in sordina, il 31 dicembre scorso è entrata in vigore la Legge quadro sulle missioni militari all'estero. La legge era già stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale fin dal 1̊ agosto; ma ne era stata rimandata l'attuazione a fine anno, tranne che per la disposizione all'integrazione del Copasir, cioè dell'organismo di controllo sulle attività dei servizi segreti (venuto fuori come problema in occasione delle “missioni coperte” in Libia), anche se valido solo per la legislatura in corso.
L'Italia si è così dotata di una legge organica dello Stato per l'invio di contingenti militari all'estero che dovrebbe azzerare le contraddizioni di incostituzionalità sul ricorso alle azioni militari contro, verso o in altri paesi vincolate al rispetto dell'art.11. Infatti il nostro ordinamento fino ad oggi prevedeva solo la disciplina della "guerra". Ma lo stato di guerra deve essere deliberato dalle Camere, che conferiscono al Governo i poteri necessari (art. 78 Cost.), mentre la dichiarazione di guerra è prerogativa del Presidente della Repubblica (art. 87, 9° comma). ll tutto nei limiti sanciti dall'art. 11 Cost., che vieta la guerra di aggressione e consente l'uso della violenza bellica solo in ipotesi ben determinate (la difesa).
La storia di questi ultimi venticinque anni, con numerose operazioni militari all'estero e il coinvolgimento dell'Italia in teatri di guerra (Iraq, Afghanistan, Jugoslavia ma anche Somalia, Libano etc.), ha reso inevitabile una legge organica che legittimasse sul piano legale la partecipazione dei militari italiani a guerre e operazioni militari in altri paesi.
La Legge individua la tipologia di missioni, i principi generali da osservare e detta disposizioni circa il procedimento da seguire. La newsletter Affari Internazionali ne offre una sintesi molto utile:


a) Le missioni militari all'estero, sia di peace-keeping che di peace-emforcement, sono in primo luogo quelle con il mandato delle Nazioni Unite, ma aadesso lo sono anche quelle istituite nell'ambito delle organizzazioni internazionali di cui l'Italia è membro, comprese quelle dell'Unione Europea;


2) La Nato non è menzionata espressamente, ma è automaticamente inclusa. La Legge poi si riferisce anche alle missioni istituite nelle coalition of willing, cioè coalizione create su una crisi specifica sulla base di decisioni unilaterali dei paesi che vi aderiscono, infine si riferisce alle missioni "finalizzate ad eccezionali interventi umanitari".


3) La Legge specifica che l'invio di militari fuori dal territorio nazionale può avvenire in ottemperanza di obblighi di alleanze, o in base ad accordi internazionali o intergovernativi, o per eccezionali interventi umanitari, purché l'impiego avvenga nel rispetto della legalità internazionale e delle disposizioni e finalità costituzionali (che a questo punto vengono aggirate dalla legge stessa)


“Resterebbe da chiarire il significato di accordi intergovernativi e come questi si differenzino dagli accordi internazionali. Si tratta di accordi sottoscritti dall'esecutivo o addirittura di accordi segreti?” si interroga Affari Internazionali. “In parte tali dubbi dovrebbero essere fugati dai paletti volti a scongiurare una deriva interventista. Le missioni devono avvenire nel quadro del rispetto: a) dei principi stabiliti dall'art. 11 Cost., b) del diritto internazionale generale, c) del diritto internazionale umanitario, d) del diritto penale internazionale”.
Quanto al procedimento per la partecipazione alle missioni internazionali, viene reso centrale il ruolo del Parlamento, razionalizzando una prassi, qualche volta in verità disattesa, che faceva precedere l'invio del contingente militare all'estero da una discussione parlamentare. Ma spesso la ratifica parlamentare avveniva a posteriori, in occasione della conversione in legge del decreto-legge (DL) di finanziamento della missione.
L'iter disegnato dalla L. 145/2016 è il seguente: la partecipazione alle missioni militari è deliberata dal Consiglio dei ministri, Cdm, previa comunicazione al Presidente della Repubblica ed eventuale convocazione del Consiglio supremo di difesa.
La Legge quadro mette mano anche ad un'altra spinosa questione, ossia se ai militari impegnati nelle missioni debba essere applicato il codice penale militare di pace o il codice penale militare di guerra. Anche la soluzione indicata lascia aperta tutte le strade. La nuova legge dispone che sia applicabile il codice penale militare di pace, ma il governo potrebbe deliberare l'applicabilità di quello di guerra per una specifica missione. In tal caso è però necessario un provvedimento legislativo e il governo deve presentare al Parlamento un apposito disegno di legge. 

 

E' dalla partecipazione alla prima Guerra del Golfo (1991) che si pone il problema di conformare la legislazione italiana al ripetuto ricorso alla guerra "nella risoluzione delle controversie internazionali" che di volta in volta è stata mascherata con acronimi sempre più improbabili: operazione di polizia internazionale, guerra umanitaria, protezione di civili, difesa preventiva etc. etc. Operazioni militari che hanno visto negli anni migliaia e migliaia di soldati italiani prendere parte a guerre in altri paesi e miliardi di euro spesi per parteciparvi. Quando le furberie sulla guerra diventano una Legge organica dello Stato, vuole dire che il punto di non ritorno si è avvicinato ancora di un altra spanna.
 

13 gennaio 2017



(deutsch / italiano)

446 Panzern verso la Russia

1) La Nato in marcia verso le frontiere russe (F. Poggi)
2) Kriegsmaschine rollt (junge Welt)


Si vedano anche:

"I carri armati non creano la pace": manifestazione contro il dispiegamento di forze NATO ai confini della Russia

Bremerhaven, Germania: Proteste accolgono l’arrivo dei mezzi NATO diretti al confine con la Russia (PandoraTV, 9 gennaio 2017)


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La Nato in marcia verso le frontiere russe

di Fabrizio Poggi, 9 gennaio 2017

Come ricorda Natalija Meden su fondsk.ru, nel 1947 la libera città anseatica di Brema fu estromessa dalla zona di occupazione britannica per diventare un'enclave in quella americana, comoda agli USA perché comprendeva il porto di Bremerhaven, sul mar del Nord, che un anno dopo fu eletto a punto logistico del piano di Winston Churchill “Unthinkable” per un attacco all'Urss. Dopo settant'anni, venerdì scorso la Deutsche Welle annunciava che centinaia di mezzi militari USA – 250 carri armati, oltre a obici semoventi M-109, artiglierie pesanti, centinaia di mezzi “Humvee” e di trasporti truppe blindati – erano stati sbarcati al porto “Kaiserhafen” di Bremerhaven, per poi essere trasferiti in Polonia e Paesi baltici. Le operazioni di sbarco, iniziate mercoledì scorso, si sono concluse ieri con l'arrivo di tre cargo statunitensi (“Resolve”, “Endurance” e “Freedom”) e per tutta questa settimana i mezzi militari attraverseranno la Germania settentrionale a bordo di 900 vagoni merci per una lunghezza totale di 14 km. “Gli USA scaricano panzer in Germania per la guerra contro la Russia”, scriveva nei giorni scorsi la Bundesdeutsche Zeitung, aggiungendo allarmata che la carovana attraverserà “una serie di länder: Brema, Bassa Sassonia, Mecklenburg-Pomerania, Brandeburgo e forse anche Amburgo e Berlino”, con la Bundeswehr e la sua scuola di logistica di Garlstedt che “si fa carico dell'intera logistica di questa operazione militare”.

Insieme ai mezzi, giungono anche 3.500 militari della “Iron Brigade” della 4° Divisione di fanteria USA. Stando a rusvesna.su, altri duecentocinquanta soldati della 3° brigata meccanizzata della stessa 4° Divisione sono stati trasferiti direttamente a Breslavia, in Polonia, a bordo di aerei militari e nei prossimi giorni sono attesi a Illesheim, in Baviera, più di 60 elicotteri, tra cui 50 "Black Hawk" multiuso, oltre a 24 “Apache” da combattimento. L'arrivo del contingente statunitense in Europa – in tutto il 2017 è previsto l'invio di 5.700 militari USA – era stato annunciato nei primi giorni del 2017 dal portavoce del Ministero della difesa Peter Cook, ma già nella primavera scorsa il Segretario alla difesa Ashton Carter aveva parlato del dispiegamento in Europa di un'ulteriore brigata.

“La macchina da guerra è in movimento”, titola stamani la Junge Welt: “Dispiegamento di soldati alle frontiere orientali della NATO – la Germania è la chiave di volta per l'aggressione USA alla Russia”.

Al rafforzamento Nato a oriente, nota Deutsche Welle, contribuisce anche il Battaglione tedesco di circa 500 uomini stanziato in Lituania, a nord della cosiddetta “finestra” di Suwalki, una specie di saliente di circa 65 chilometri, in territorio polacco, per qualche ragione considerato il “tallone d'Achille” della Nato nella regione. 

Ma, in Polonia e nei Paesi baltici, da diversi anni e soprattutto a partire dal 2014, militari americani, britannici, canadesi, tedeschi, stanno addestrando sia reparti regolari e battaglioni neonazisti ucraini, sia militari attivi e della riserva dei tre Paesi baltici. In questi ultimi, in particolare, si è preso a focalizzarsi sulla preparazione a una presunta “guerra partigiana” contro la “minaccia russa”. A tale preparazione, che sta andando avanti da almeno un anno, secondo il New York Times, che cita il generale Raymond Thomas, comandante delle US Special Operations Command, prendono parte attiva corpi speciali statunitensi; in particolare, secondo rusvesna.su, si tratterebbe di addestratori dei “berretti verdi” (Special Forces Operational Detachment-A), specializzati in operazioni di ricognizione e diversione dietro le linee. La presenza di tali distaccamenti sarebbe indirettamente confermata anche da alcune dichiarazioni pubbliche dell'ambasciatore USA a Riga, del tipo: “concentrano la preparazione sull'abilità da cecchino, nelle attività di genio e brillamento e nelle comunicazioni da campo". In generale, il fatto che, sia da parte dei Paesi baltici, sia da parte statunitense, si stia dando pubblicità alla cosa che, dal punto di vista strettamente militare non può certo rappresentare un “pericolo”, costituisce un preciso segnale lanciato a Mosca.

Dunque, “è possibile scongiurare il rafforzamento della Nato in Europa orientale?”, si chiede Andrej Polunin su svpressa.ru, che ricorda come, in ogni caso, Washington avesse già impegnato 3,4 miliardi di $ aggiuntivi al bilancio 2017 (quattro volte più che nel 2016), per l'aumento della presenza in Europa. A differenza delle altre due brigate USA presenti in Germania e Italia, questa terza brigata non disporrà di caserme proprie, essendo previsto un avvicendamento ogni nove mesi e sarà suddivisa tra Polonia, Paesi baltici, Romania e Bulgaria. In tal modo, viene formalmente rispettata la clausola base del trattato Russia-Nato del 1997, secondo cui l'Alleanza non deve dispiegare in modo permanente “forze militari considerevoli” in Europa orientale. Ma, comunque, nota il politologo Mikhail Aleksandrov, Barack Obama ha dato il via con un mese di anticipo, prima dell'insediamento di Donald Trump, al dislocamento della 3° Brigata, programmato dal vertice Nato di Varsavia del luglio 2016 e che prevede l'arrivo di quattro Battaglioni in Polonia e Paesi baltici. Battaglioni che, in forza della loro natura di forze di pronto intervento, in brevissimo tempo possono costituire una forte testa di ponte, puntata soprattutto sull'area di Kaliningrad, con le flotte tedesca e polacca che tengono a guardia la flotta russa del Baltico. Secondo Aleksandrov, la risposta russa più appropriata potrebbe consistere, più che in un concentramento di forze nella regione di Kaliningrad (per sua natura, non in grado di accogliere un numero sufficiente di truppe) nella creazione di due armate corazzate da dislocare ai confini con Estonia e Lettonia, pronte a intervenire in caso di attacco occidentale su quella direttrice. Ma, prima di tutto, a parere del politologo, Mosca dovrebbe cercare di convincere Donald Trump a rivedere la decisione di Obama sul dispiegamento delle forze USA e Nato in Europa, che porterebbe a un'adeguata risposta russa e a una spirale al rialzo che lascerebbe gli USA sguarniti sui fronti asiatico e mediorientale.

Non è difficile osservare come l'amministrazione americana uscente, proprio nelle ultime settimane, si stia dando un gran daffare per creare i maggiori ostacoli al possibile entente Washington-Mosca. Ne è un esempio anche la preoccupazione Nato per il possibile riavvicinamento alla Russia del neo presidente moldavo Igor Dodon che, nonostante la maggioranza parlamentare euroatlantica, ha iniziato un “repulisti” ai vertici militari – a partire dal dimissionato Ministro della difesa, il liberale Anatol Șalaru – legati alla Nato nel quadro del cosiddetto Individual Partnership Action Plan. La Moldavia è un obiettivo significativo nel contesto aggressivo dell'Alleanza, non foss'altro perché confina con la Romania – che dal maggio scorso ospita il sistema “Aegis”, forte di missili USA Mk-41 – e l'Ucraina.

Per il momento, purtroppo, sembra che le uniche resistenze ai piani USA e Nato siano limitate a quelle poche centinaia di pacifisti che, come riporta Junge Welt, attenderanno i convogli militari che nei prossimi giorni attraverseranno la Germania e che, contro quello che la BBC definisce il più grande dispiegamento Nato dalla fine della guerra fredda, sabato scorso si erano dati appuntamento al porto di Bremerhaven, riunendo attivisti del Forum di Brema per la pace, militanti di Die Linke, del DKP di Brema e dell'Associazione della Comunità curda.

Che, ad altre latitudini, la strategia atlantica venga tenuta molto sul serio, lo testimonia il fatto che proprio oggi la Rossijskaja Gazeta riporta la notizia di emendamenti alla legge russa sull'obbligo di servizio militare, secondo cui si “consente di concludere contratti temporanei, per un massimo di 12 mesi, con richiamati e riservisti”, apparentemente per la lotta “contro i terroristi fuori dei confini russi e per spedizioni navali”. Sarà un caso.


=== 2 ===


junge Welt (Berlin), Ausgabe vom 09.01.2017, Seite 1 / Titel

Kriegsmaschine rollt


Truppenaufmarsch an NATO-Ostgrenze – BRD ist Drehkreuz für US-Aggression gegen Russland. Friedensaktivisten protestieren

Von Sönke Hundt, Bremen

Der US-Aufmarsch gen Osten ist in vollem Gange, und die BRD ist das Drehkreuz für diese Kriegsmaschinerie. Bundeswehr und private Unternehmen agieren als willige Vollstrecker der Aggression gegen Russland. Doch es gibt auch Widerspruch: Auf ihrem Weg werden die Militärs von protestierenden Friedensaktivisten erwartet.

Bereits am Mittwoch hatte der erste Frachter »Resolve« (Entschlossenheit) und am Freitag der zweite mit dem Namen »Endurance« (Ausdauer) im Bremerhavener Kaiserhafen angelegt. Am Sonntag kam der dritte an. 2.500 »Ladungsstücke«, darunter 446 Kettenfahrzeuge einschließlich Kampfpanzern und 907 Radfahrzeuge, werden entladen und in den kommenden Tagen nach Polen und von dort weiter nach Litauen, Estland und Lettland transportiert. Dafür sind unter anderem 900 Bahnwaggons im Einsatz, die aneinandergereiht rund 15 Kilometer lang wären. »Bis zum 16. Januar werden täglich drei Züge mit Militärgerät rollen«, sagte ein Sprecher des Landeskommandos Brandenburg der Bundeswehr laut NDR. Außerdem sind etliche Konvois auf den Straßen unterwegs. Es ist die Ausrüstung für 4.000 Soldaten der in Colorado stationierten 3. Kampfbrigade der 4. US-Infanteriedivision (»Iron Brigade«). Sie lassen künftig an der NATO-Ostgrenze gegenüber Russland provokativ die Muskeln spielen. Eine Vorhut ist bereits am Sonnabend angekommen, rund 250 US-Soldaten landeten im polnischen Wroclaw, wie die Nachrichtenagentur PAP berichtete.

Die gesamte Operation »Atlantic Resolve« läuft offiziell unter der Verantwortung des US-Militärs. Aber die Streitkräftebasis der Bundeswehr ist für die gesamte Logistik verantwortlich. Und das Löschen der Frachter übernimmt die Bremer Lagerhaus-Gesellschaft (BLG), die dieses Geschäft schon seit 1945 für die US-Army betreibt. Mit sichtlichem Stolz verkündete deren Sprecher im Regionalfernsehen: »Alle Panzer werden mit eigenen Fahrern entladen.«

Gegen den größten NATO-Aufmarsch seit Ende des Kalten Krieges hatte in Bremerhaven ein breites Bündnis – darunter das Bremer Friedensforum, die Partei Die Linke, die DKP Bremen, der Kurdische Gemeinschaftsverein – am Sonnabend zur Demonstration am Liegeplatz der Panzerfrachter aufgerufen. Etwa 400 Menschen kamen zum Hafen. Sebastian Rave, Mitglied des Landesvorstandes der Linkspartei Bremen, erklärte: »Wir trotzen hier der Kälte, weil wir keinen neuen Krieg haben wollen.« Wie schon während der Proteste im Jahr 1983 zu Zeiten des NATO-Doppelbeschlusses müsse auch heute klar sein: »Bremerhaven ist kein ruhiger Hafen für das Militär!«

Tobias Pflüger vom Linke-Bundesvorstand ging auf die Verantwortung der Bundeswehr und der BRD-Regierung ein. Sie würden sich aktiv an der Kriegsvorbereitung beteiligen. Die Ansage, die US-amerikanische Panzer­brigade solle nach neun Monaten wieder ausgetauscht werden, sei nichts als »Trickserei«, deren Verlegung in Wahrheit ein Bruch des NATO-Russland-Abkommens. Das sollte die Stationierung von Militär des Paktes in Osteuropa ausschließen. Auf Donald Trump wollte Tobias Pflüger lieber keine Hoffnungen setzen. »Ich rechne damit, dass der nächste US-amerikanische Präsident diesen Aufrüstungskurs nicht nur fortsetzen, sondern vermutlich sogar eskalieren wird.«

Anfang dieser Woche sollen weitere Proteste gegen die Militärtransporte stattfinden. So sei etwa geplant, am Montag gegen 18 Uhr am Truppenübungsplatz Lehnin im Landkreis Potsdam-Mittelmark, auf der Straße zwischen Emstal und Busendorf, zu demonstrieren, war von Aktivisten zu erfahren.