Informazione


INIZIATIVE SEGNALATE

Roma 3/2: I SOLDATI ITALIANI IN ALBANIA
Padova 4/2: NOI RICORDIAMO TUTTO
Portogruaro 4/2: I GIORNI DEI RICORDI
Bologna 5/2: PRESIDIO in solidarietà alla popolazione del Donbass colpita dalla guerra
Parma 9/2: FOIBE E FASCISMO


=== Roma, venerdì 3 febbraio 2017
dalle ore 9:30 alle 18:00 presso la Fondazione Gramsci, Via Sebino 43a

Convegno
I SOLDATI ITALIANI IN ALBANIA: DA OCCUPATORI A COMBATTENTI PER LA LIBERTÀ

organizzano:
Ambasciata d'Albania
Istituto del Nastro Azzurro - CESVAM
Ass. "Occhio Blu"
Fondazione Gramsci



=== Padova, sabato 4 febbraio 2017
alle ore 16 alla Marzolo Occupata, Via Marzolo 4 (rione Portello)

NOI RICORDIAMO TUTTO
Foibe, revisionismo, Resistenza

incontro-dibattito con lo storico Sandi Volk 

Inoltre dal 1 febbraio alla Marzolo Occupata è allestita la mostra 
TESTA PER DENTE: crimini fascisti in Jugoslavia 1941-1945
a cura di Pol Vice


=== Bologna, domenica 5 febbraio 2017
dalle ore 15 in Piazza del Nettuno

PRESIDIO 
in solidarietà alla popolazione del Donbass colpita dalla guerra

Dal gennaio 2017 la situazione in Donbass si è aggravata. La guerra infuria con morti e feriti, case distrutte, danni ingenti alle infrastrutture con persone al freddo a 25 gradi sotto zero: i bombardamenti hanno distrutto acquedotti, fabbriche, infrastrutture civili, scuole e ospedali. Mentre in Ucraina si celebrano gli “eroi” collaborazionisti dei nazisti come Bandera, mentre le burocrazie europee si voltano dall’altra parte, il martellamento ucraino colpisce Makeevka, Jasinovataja e Gorlovka. IL COORDINAMENTO UCRAINA ANTIFASCISTA INVITA TUTTI GLI ANTIFASCISTI AD ESPRIMERE SOLIDARIETA' AL DONBASS.
PACE NELL'UCRAINA COLPITA DALLE BOMBE DI UN GOVERNO NATO DA UN GOLPE SOSTENUTO DA FORZE FASCISTE E NAZIONALISTE CON L'AVALLO DELLA NATO

Comitato Ucraina Antifascista Bologna
(aderente al Coordinamento Ucraina Antifascista)

per adesioni e contatti: ucraina.antifascista.bo@...
evento FB: https://www.facebook.com/events/243817632731380/


=== Portogruaro (VE), sabato 4 febbraio 2017
ore 17:30, Villa Comunale

I GIORNI DEI RICORDI
storia, storiografia e manipolazioni sulle foibe e il confine orientale

Quali processi comunicativi costruiscono una «narrazione» sostitutiva della storia? Quale finalità politica sottende a una operazione di questa natura? A queste domande proviamo a rispondere grazie al lavoro di Piero Purini, e al suo libro "Metamorfosi etniche: i cambiamenti di popolazione a Trieste, Gorizia, Fiume e in Istria, 1914-1975", (Edizioni Kappa VU), un testo che affronta le cause politiche e le implicazioni sociologiche delle memorie e degli esodi del confine orientale.
Grazie agli studi di Piero Purini tutto diventa più comprensibile: partiremo dell'annessione dei territori del confine orientale avvenuta tra le due guerre mondiali, della successiva espulsione delle moniranze, del dominio di questi territori da parte dell'Italia fascista e delle conseguenze a cui questi eventi hanno portato. Lo sguardo sarà rivolto anche alla contemporenaità: alla propaganda revisionista sempre più intensa e portata a tutti i livelli da organizzazioni neofasciste e dalle istituzioni - come la recente vicenda della "foiba volante"di Rosazzo, archiviata con un nulla di fatto dalla Procura di Udine - ha evidenziato.

IL PROGRAMMA:

incontro con
- Piero Purini/storico
Autore di "Metamorfosi etniche: i cambiamenti di popolazione a Trieste, Gorizia, Fiume e in Istria, 1914-1975"

seguirà dibattito

sarà presente un banchetto con libri e dossier sul tema

Organizzano
NEA (Osservatorio Antifascista del Nord-Est)
Collettivo Stella Rossa - Nordest



=== Parma, giovedì 9 febbraio 2017
alle ore 21 presso il Cinema Astra – Piazzale Volta 3

FOIBE E FASCISMO
manifestazione antifascista alternativa al "giorno del ricordo" del 10 febbraio
dodicesima edizione – 2017

ore 21:00 conferenza
Crimini e criminali fascisti nei Balcani e in Jugoslavia
DAVIDE CONTI
storico, consulente Archivio Storico Senato della Repubblica

ore 22:00 filmato
sequenze dal documentario della BBC
FASCIST LEGACY
sui crimini dell'Italia fascista in Jugoslavia

ingresso gratuito
promuovono: ANPI, ANPPIA, Comitato Antifascista Antimperialista e per la Memoria Storica

evento FB: https://www.facebook.com/events/1190804784369909/
scarica la locandina: https://www.cnj.it//INIZIATIVE/PARMA/controm2017.pdf





Il velo “umanitario” sulle missioni militari all’estero va strappato


di Sergio Cararo

Il vice presidente della Commissione Difesa, on. Massimo Artini (ex M5S), ha replicato con un lungo e articolato commento al nostro articolo di venerdi – ovviamente e fortemente critico – verso la legge approvata a luglio 2016 ed entrata in vigore il 31 dicembre 2016. Ci contesta una lettura negativa di un impianto legislativo a suo dire positivo. A noi così non sembra affatto, e non sembra esserlo stato neanche per 41 senatori che si sono astenuti o votato direttamente contro (al Senato l'astensione vale come voto contrario, ndr).

La legge quadro sulle missioni militari all'estero, infatti è stata approvata al Senato con 194 sì, un no e 40 astenuti, tra questi ultimi i senatori del M5S e alcuni del gruppo misto. Il voto contrario alla legge e' stato della senatrice Paola De Pin (anche lei ex M5S).

La legge disciplina (art. 1) «la partecipazione delle forze armate, delle forze di polizia … e dei corpi civili di pace a missioni internazionali istituite nell'ambito dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) o di altre organizzazioni internazionali cui l'Italia appartiene» (in particolare, come ben si comprende, la NATO e la Ue), toglie (art. 2) al Parlamento, che può intervenire solo con generici “atti d'indirizzo”, la facoltà di approvare o respingere, in modo vincolante, le missioni militari, e dà, viceversa, al Governo (art. 2 e art. 3), pieni poteri nella realizzazione e nella conduzione delle missioni di guerra del nostro Paese. 

All'apparenza la Legge prevede che la decisione di spedire militari in teatri di guerra adottata dal governo, vada inviata al Parlamento, il quale con appropriati atti di indirizzo, può dare luce verde o meno alla missione. Tale autorizzazione può essere sottoposta a condizioni. Dal momento che si è in presenza del totale coinvolgimento dei due rami del Parlamento, se non venisse dato l’assenso dai deputati e senatori, la missione internazionale non si potrebbe realizzare. Probabilmente, su questo impianto, a luglio 2016, quando la legge è stata approvata, il governo già riteneva che il Senato non ci sarebbe più stato in base alla controriforma costituzionale che il paese ha respinto a maggioranza il 4 dicembre con il referendum. Avevano insomma fatto i conti senza l'oste e venduto la pelle dell'orso prima di averlo ucciso.

Un risultato è stato comunque raggiunto dal governo. Le missioni militari all'estero non dovranno essere rinnovate (anche economicamente) ogni sei mesi ma saranno una decisione strategica che può essere revocata solo con un atto politico del governo. Nè ci sembra che la gravità della Legge sulle missioni militari possa essere attenuata da una delle operazioni più insidiose che abbiamo denunciato negli anni scorsi: i cosiddetti Corpi civili di pace che potranno affiancare le missioni militari vere e proprie. Su questo vedi un articolo pubblicato tempo addietro.

E' una lettura catastrofista e pregiudiziale della legge? Per dimostrare che su questo pesano e fanno la differenza i presupposti di partenza, è interessante vedere come invece i “laboratori” legati agli apparati di potere hanno dato la loro lettura delle legge stessa.

Ad esempio secondo la fondazione Astrid:“La legge quadro in questo senso costituisce un vero e proprio salto di qualità nella governance della nostra politica estera e di difesa”. Prendiamo ancora a prestito le valutazioni positive espresse dall'Astrid che, come noi coglie il dato secondo cui questa legge cerca di sanare le molteplici contraddizioni manifestatesi nella politica militare italiana dalla prima guerra del Golfo nel 1991. “L’importanza della cooperazione internazionale nelle missioni di peace-keeping, peace-making e peace-enforcement si è andata affermando soprattutto negli ultimi venti anni. Lo spartiacque può essere considerato la prima guerra del Golfo chevide operare, sotto l’egida di una risoluzione Onu, una coalizione di 34 nazioni, tra cui l’Italia, guidata dagli Stati Uniti”. Non solo. Lo stesso think thank ammette che quelle contraddizioni andavano sanate con un apparato legislativo che adeguasse la proiezione militare dell'Italia al nuovo scenario nelle relazioni internazionali: “Da allora, a causa di contesti internazionali sempre più complessi e di vincoli costituzionali molto stringenti, tale paradigma cooperativo si è rapidamente imposto come la principale modalità di intervento delle nostre Forze armate all’estero. Di fronte al moltiplicarsi degli eventi che hanno richiesto una partecipazione dell’Italia a missioni internazionali si è dunque reso necessario il rinnovamento di un quadro normativo che rimaneva troppo legato alle logiche rigide e bipolari della guerra fredda”.

L'on. Artini, di cui apprezziamo l'attenzione per il nostro articolo, ragiona su un presupposto diverso e distante dal nostro. In questa legge vede una razionalizzazione dell'impianto legislativo sulle missioni militari all'estero, noi ci siamo battuti sistematicamente contro l'idea e le decisioni di partecipare alle missioni militari italiane nei teatri di guerra. Perchè di questo si è trattato. Adesso ci sono 300 militari in Libia “per proteggere la costruzione di un ospedale a Misurata” e 1300 militari in Iraq “per proteggere la ristrutturazione della diga a Mosul”. Tremiamo all'idea che una azienda italiana vinca l'appalto per la costruzione di una autostrada in Siria o in qualche altro paese in guerra.

Negli anni scorsi, la cortina fumogena “umanitaria” in Jugoslavia, Libia, ha nascosto orrori e decisioni politicamente vergognose dei nostri governi. Quella poi dell'intervento militare in Afghanistan e Iraq è quanto ha somigliato di più ad una partecipazione vera e propria ad una guerra di aggressione ad altri Stati. E su questo non c'è alcuna mediazione possibile, né in parlamento né fuori. Su questo presupposto, e proprio per questo, abbiamo fatto a sportellate e poi rotto con i senatori e i deputati della sinistra al tempo del secondo governo Prodi. Purtroppo e per fortuna abbiamo buona memoria e senso della coerenza.

18 gennaio 2017



Il giorno 13 gen 2017, alle ore 18:00, 'Coord. Naz. per la Jugoslavia' ha scritto:

http://contropiano.org/news/politica-news/2017/01/13/litalia-si-dota-della-legge-la-guerra-087877

L’Italia si dota della Legge per la guerra


di Sergio Cararo

Piuttosto in sordina, il 31 dicembre scorso è entrata in vigore la Legge quadro sulle missioni militari all'estero. La legge era già stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale fin dal 1̊ agosto; ma ne era stata rimandata l'attuazione a fine anno, tranne che per la disposizione all'integrazione del Copasir, cioè dell'organismo di controllo sulle attività dei servizi segreti (venuto fuori come problema in occasione delle “missioni coperte” in Libia), anche se valido solo per la legislatura in corso.
L'Italia si è così dotata di una legge organica dello Stato per l'invio di contingenti militari all'estero che dovrebbe azzerare le contraddizioni di incostituzionalità sul ricorso alle azioni militari contro, verso o in altri paesi vincolate al rispetto dell'art.11. Infatti il nostro ordinamento fino ad oggi prevedeva solo la disciplina della "guerra". Ma lo stato di guerra deve essere deliberato dalle Camere, che conferiscono al Governo i poteri necessari (art. 78 Cost.), mentre la dichiarazione di guerra è prerogativa del Presidente della Repubblica (art. 87, 9° comma). ll tutto nei limiti sanciti dall'art. 11 Cost., che vieta la guerra di aggressione e consente l'uso della violenza bellica solo in ipotesi ben determinate (la difesa).
La storia di questi ultimi venticinque anni, con numerose operazioni militari all'estero e il coinvolgimento dell'Italia in teatri di guerra (Iraq, Afghanistan, Jugoslavia ma anche Somalia, Libano etc.), ha reso inevitabile una legge organica che legittimasse sul piano legale la partecipazione dei militari italiani a guerre e operazioni militari in altri paesi.
La Legge individua la tipologia di missioni, i principi generali da osservare e detta disposizioni circa il procedimento da seguire. La newsletter Affari Internazionali ne offre una sintesi molto utile:


a) Le missioni militari all'estero, sia di peace-keeping che di peace-emforcement, sono in primo luogo quelle con il mandato delle Nazioni Unite, ma aadesso lo sono anche quelle istituite nell'ambito delle organizzazioni internazionali di cui l'Italia è membro, comprese quelle dell'Unione Europea;


2) La Nato non è menzionata espressamente, ma è automaticamente inclusa. La Legge poi si riferisce anche alle missioni istituite nelle coalition of willing, cioè coalizione create su una crisi specifica sulla base di decisioni unilaterali dei paesi che vi aderiscono, infine si riferisce alle missioni "finalizzate ad eccezionali interventi umanitari".


3) La Legge specifica che l'invio di militari fuori dal territorio nazionale può avvenire in ottemperanza di obblighi di alleanze, o in base ad accordi internazionali o intergovernativi, o per eccezionali interventi umanitari, purché l'impiego avvenga nel rispetto della legalità internazionale e delle disposizioni e finalità costituzionali (che a questo punto vengono aggirate dalla legge stessa)


“Resterebbe da chiarire il significato di accordi intergovernativi e come questi si differenzino dagli accordi internazionali. Si tratta di accordi sottoscritti dall'esecutivo o addirittura di accordi segreti?” si interroga Affari Internazionali. “In parte tali dubbi dovrebbero essere fugati dai paletti volti a scongiurare una deriva interventista. Le missioni devono avvenire nel quadro del rispetto: a) dei principi stabiliti dall'art. 11 Cost., b) del diritto internazionale generale, c) del diritto internazionale umanitario, d) del diritto penale internazionale”.
Quanto al procedimento per la partecipazione alle missioni internazionali, viene reso centrale il ruolo del Parlamento, razionalizzando una prassi, qualche volta in verità disattesa, che faceva precedere l'invio del contingente militare all'estero da una discussione parlamentare. Ma spesso la ratifica parlamentare avveniva a posteriori, in occasione della conversione in legge del decreto-legge (DL) di finanziamento della missione.
L'iter disegnato dalla L. 145/2016 è il seguente: la partecipazione alle missioni militari è deliberata dal Consiglio dei ministri, Cdm, previa comunicazione al Presidente della Repubblica ed eventuale convocazione del Consiglio supremo di difesa.
La Legge quadro mette mano anche ad un'altra spinosa questione, ossia se ai militari impegnati nelle missioni debba essere applicato il codice penale militare di pace o il codice penale militare di guerra. Anche la soluzione indicata lascia aperta tutte le strade. La nuova legge dispone che sia applicabile il codice penale militare di pace, ma il governo potrebbe deliberare l'applicabilità di quello di guerra per una specifica missione. In tal caso è però necessario un provvedimento legislativo e il governo deve presentare al Parlamento un apposito disegno di legge. 

 

E' dalla partecipazione alla prima Guerra del Golfo (1991) che si pone il problema di conformare la legislazione italiana al ripetuto ricorso alla guerra "nella risoluzione delle controversie internazionali" che di volta in volta è stata mascherata con acronimi sempre più improbabili: operazione di polizia internazionale, guerra umanitaria, protezione di civili, difesa preventiva etc. etc. Operazioni militari che hanno visto negli anni migliaia e migliaia di soldati italiani prendere parte a guerre in altri paesi e miliardi di euro spesi per parteciparvi. Quando le furberie sulla guerra diventano una Legge organica dello Stato, vuole dire che il punto di non ritorno si è avvicinato ancora di un altra spanna.
 

13 gennaio 2017




EUROPEI BRAVA GENTE


Parrebbe un'anima candida, un innocuo uccellino, pacata e saggia guida di decine di milioni di innocenti, che sono peraltro le uniche persone per bene in un mondo di cattivoni.
Stiamo parlando di Donald Tusk, presidente del Consiglio Europeo, che è molto preoccupato per le sorti della civilissima Unione, circondata da barbari da ogni lato: «una Cina prepotente» sul mare, la Russia «aggressiva verso l’Ucraina e i suoi vicini», la nuova Amministrazione statunitense che disgraziatamente «sembra rimettere in questione gli ultimi 70 anni di politica estera americana» – 70 anni tutti rose e fiori, grazie alla NATO... E poi terrore e anarchia in Medio Oriente e Africa, situazioni gravissime soprattutto in Siria e in Libia, delle quali l'Unione Europea non porta assolutamente nessunissima responsabilità (ci mancherebbe). Infine, l'Unione è minacciata pure al suo interno dai secessionismi di chi non accetta la sacra guida tedesca e dai populismi di ogni genìa.
L'Unione Europea è inerme tra tante sciagure, anzi è una pura vittima, ed ha sempre ragione. Su tutto.

Nel frattempo, il regime ucraino, incoraggiato dalla Unione Europea con la quale ha stipulato il Patto di Associazione a seguito del golpe razzista e neonazista del 2014, ha ripreso i bombardamenti contro le popolazioni civili sul suo stesso territorio, causando un centinaio morti solo negli ultimi giorni.
E la Germania ha piazzato 200 veicoli militari, tra i quali 30 carri armati, e 450 soldati in Lituania al confine con la Russia, nemico storico, a scopo intimidatorio.


A cura di Italo Slavo. Fonti:

IT: Donbass. Un bombardamento dal vivo... (1.2.2017)

EN: Germany begins tank deployment to Lithuania as part of NATO commitment to Baltics (RT News, 31.1.2017)

IT: Guerre, armi e armati sul “fronte russo” (di Fabrizio Poggi, 31.1.2017)
http://contropiano.org/news/internazionale-news/2017/01/31/guerre-armi-armati-sul-fronte-russo-088434

IT: L’allarme Ue: da Trump alla Libia «le sfide più pericolose di sempre». Tensione Usa-Ue su «euro debole» (Redazione CdS, 31 gennaio 2017)

IT: Ucraina fiaccolata neonazisti: bruciano bandiera rossa (Senza Tregua 31.1.2017)
In Ucraina le forze filo-governative bruciano la bandiera rossa dell'Ucraina sovietica durante una fiaccolata a Kharkov, due giorni fa. Fra gli slogan spicca “impiccare i comunisti”

IT: Precipita la situazione nel Donbass (PandoraTV news 30 Gennaio 2017)
VIDEO: https://youtu.be/JOP8qFk2Z9U?t=9m23s

IT: Continuano i bombardamenti ucraini sulle repubbliche popolari (di Fabrizio Poggi, 30 gennaio 2017)

EN: In the Name of Europe (Germany appeals for the EU to close ranks against the U.S. – GFP 2017/01/30)
DE: Im Namen Europas (Berlin dringt auf Geschlossenheit der EU gegen Trump – GFP 30.01.2017)

IT: Il governo ucraino ha paura della risoluzione dell'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa. Dichiarazione di Petro Simonenko, leader del Partito Comunista di Ucraina, 30.1.2017
N.B. Il Consiglio d'Europa è una istituzione pan-europea e non va confuso con il Consiglio Europeo presieduto da Tusk, che invece rappresenta solamente i paesi dell'Unione a guida tedesca

IT: Il mancato “Nobel per la pace” a Petro Porošenko (di Fabrizio Poggi, 29.1.2017)
... Attacchi a ripetizione delle forze ucraine sui quartieri nordoccidentali di Donetsk: impiegato ogni tipo di arma pesante a eccezione, per ora, dell'aviazione. Abitazioni cannoneggiate e distrutte a Makeevka; intensi martellamenti su Avteevka e Jasinovataja; attacchi di reparti neonazisti di Pravyj Sektor sui punti di controllo per l'accesso a Donetsk. L'offensiva iniziata la notte appena trascorsa è tuttora in corso... 
http://contropiano.org/news/internazionale-news/2017/01/29/mancato-nobel-la-pace-petro-porosenko-088365


EN: Leader and Followers (Germany posing as the "leader of the free world" – GFP 2017/01/26)
DE: Führer und Gefolgschaft (Deutsches Dominanzgehabe in der EU – GFP 26.01.2017)

DE: Europas Fahnenträger (Traditionen der deutschen Europapolitik: gegen die USA – GFP 30.11.2016)





I “PREMIATI” DEL GIORNO DEL RICORDO

1) PROSSIME INIZIATIVE SEGNALATE a Trieste, Monfalcone, Parma
2) TRUFFE, FUFFE E FASCISTI... I “PREMIATI” DEL GIORNO DEL RICORDO. UN BILANCIO PROVVISORIO, di Sandi Volk
3) Petizione per l'intitolazione di una via alle “VITTIME DEL CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI ARBE”


=== 1 ===

Trieste, martedì 31 gennaio 2017
alle ore 17.30 presso Libreria Antico Caffè San Marco - via Battisti, 18

presentazione del libro di Nerina Fontanot, Anna Digianantonio e Marco Puppini

CONTRO IL FASCISMO OLTRE OGNI FRONTIERA. 
I Fontanot nella guerra antifascista europea

Kappa Vu Storia (2016)
[scheda del libro: https://www.cnj.it/PARTIGIANI/fontanot.htm ]

Dialogherà con gli autori Franco Cecotti dell'I.R.S.M.L. FVG
Incontro promosso dal Circolo di Studi politico-sociali "Che Guevara" e da A.N.P.I. - V.Z.P.I. di Trieste

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Monfalcone (GO), giovedì 2 febbraio 2017
alle ore 18.00 presso Sede ANPI - via Valentinis, 84

presentazione del libro di Nerina Fontanot, Anna Digianantonio e Marco Puppini

CONTRO IL FASCISMO OLTRE OGNI FRONTIERA. 
I Fontanot nella guerra antifascista europea

Kappa Vu Storia (2016)

Introdurrà l'editrice Alessandra Kersevan
Incontro promosso dall'A.N.P.I. provincia di Gorizia

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Parma, giovedì 9 febbraio 2017
presso il Cinema Astra

FOIBE E FASCISMO
manifestazione antifascista alternativa al "giorno del ricordo" del 10 febbraio
dodicesima edizione – 2017

ore 21:00 conferenza
Crimini e criminali fascisti nei Balcani e in Jugoslavia
DAVIDE CONTI
storico, consulente Archivio Storico Senato della Repubblica

ore 22:00 filmato
sequenze dal documentario della BBC
FASCIST LEGACY
sui crimini dell'Italia fascista in Jugoslavia

ingresso gratuito
promuovono: ANPI, ANPPIA, Comitato Antifascista Antimperialista e per la Memoria Storica



=== 2 ===

TRUFFE, FUFFE E FASCISTI… 
I “PREMIATI” DEL GIORNO DEL RICORDO. UN BILANCIO PROVVISORIO 

di Sandi Volk

http://www.diecifebbraio.info/2017/01/truffe-fuffe-e-fascisti-i-premiati-del-giorno-del-ricordo-un-bilancio-provvisorio/

Il 30 marzo del 2004 il Parlamento istituiva il Giorno del Ricordo (Legge 30 marzo 2004, n. 92) quale solennità civile da tenersi ogni 10 febbraio al fine della conservazione della memoria “...della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra...” (nonché “delle più complesse vicende del confine orientale”)... In occasione di ogni 10 febbraio la legge prevede iniziative “per diffondere la conoscenza dei tragici eventi presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado”, nonché “la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti” e stabilisce che nella data della ricorrenza vengano assegnati dei riconoscimenti (una medaglia di metallo con la scritta “L'Italia ricorda” e una pergamena) ai parenti (fino al 6° grado) di persone “soppresse e infoibate” e di quelle soppresse “mediante annegamento, fucilazione, massacro, attentato, in qualsiasi modo perpetrati...” “in Istria, in Dalmazia o nelle province dell'attuale confine orientale” nel periodo tra l'8 settembre 1943 ed il 10 febbraio del 1947 (data di entrata in vigore del Trattato di Pace degli Alleati con l'Italia che ha sancito il passaggio di una serie di territori appartenuti allo Stato italiano a Jugoslavia, Francia e Grecia, nonché più tardi a Somalia, Etiopia, Eritrea e Libia), ovvero di coloro che persero la vita tra il 10 febbraio del '47 ed il 21 dicembre del 1950 per le conseguenze di deportazioni, torture o maltrattamenti. Il termine entro cui si poteva presentare le domande per i riconoscimenti è stato fissato in 10 anni ed è scaduto nel 2015, ma nel 2016 il parlamento lo ha prorogato al 2025. ...
Il numero totale delle persone alla cui memoria sono stati attribuiti i riconoscimenti è di 323. Un numero estremamente deludente, inferiore persino alla cifra di 471 “martiri delle foibe” (per di più riferentesi agli uccisi nel solo periodo immediatamente seguente l'8 settembre) riportata dalla stampa fascista in occasione di quello che è stato in realtà il primo Giorno del Ricordo, cioè il 30 gennaio 1944, quando per decreto di Mussolini in tutto il territorio della RSI si tennero celebrazioni ufficiali di questi “martiri” della “barbarie slavobolscevica”... civili sono 63, ovvero poco più del 19% del totale. Va tenuto presente che tale definizione va presa con cautela perché nei pochi casi in cui ho avuto a disposizione fonti diverse è risultato che le persone in questione non erano affatto dei semplici ed innocui civili... in concreto sono due possibili antifascisti su 323 premiati (lo 0,62% del totale!), e per giunta si tratta di indipendentisti fiumani, quindi evidentemente non catalogabili come persone uccise perché difendevano l'appartenenza della città all'Italia. Ci sono poi 9 persone (il 2,79% del totale) di cui non ho potuto trovare dati di una qualche affidabilità su data e circostanze della scomparsa, né sulle loro appartenenze e qualificazioni. In tre casi la scomparsa è invece avvenuta per mano nazista, e una delle tre vittime è addirittura caduta da partigiano. ...
Coloro i cui corpi sono stati gettati in una foiba sono 33 (10,22%) ... 
per un totale di 61 persone (18,89%) la [] scomparsa non è attribuibile alle formazioni della Resistenza e/o jugoslave... 
per ben 18 (5,54%) persone non abbiamo alcun dato sul luogo della scomparsa... 
... 3 persone ... vengono definite fasciste, mentre negli elenchi e nelle motivazioni del riconoscimento due vengono presentate come semplici civili... Ci sono poi le 6 persone ritenute responsabili di crimini di guerra da parte della Commissione statale jugoslava per l'accertamento dei crimini di guerra. Il caso più noto è quello di Vincenzo Serrentino... responsabile, in qualità di componente del Tribunale straordinario per la Dalmazia, della morte di almeno 18 persone a Sebenico e dintorni... A Serrentino gli jugoslavi imputarono anche la responsabilità, proprio nella sua qualità di “ultimo Prefetto di Zara italiana”, degli arresti, delle uccisioni, delle torture e di quant'altro subito dalla popolazione civile della zona... ci sono anche diversi appartenenti alle più famigerate formazioni fasciste: 9 Camicie Nere, 2 Brigatisti Neri e 1 squadrista “della prima ora”...
... Fortunato Matiassi (di Pisino): la stessa motivazione dice che fu fucilato a Pisino il 4 ottobre dalle truppe tedesche... Antonio Ruffini [fu] “impiccato, quale partigiano, dalle truppe naziste, il 31 marzo 1944 a Gragarske Ravne (Slovenia)...”.



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LETTERA APERTA AL COMUNE DI TORINO

Petizione per l'intitolazione di una via: “Vittime del campo di concentramento di Arbe”

Probabilmente ben pochi sanno che a Torino esiste una via dedicata all'isola di Arbe. Quasi certamente anche chi la conosce, ci passa regolarmente o addirittura ci abita, non deve aver mai percepito niente di strano in quella intitolazione. D'altra parte alla maggior parte dei torinesi - e degli italiani in genere – il nome di Arbe non dice nulla, semplicemente non richiama alcun significato metaforico o simbolico. Eppure nel corso della seconda guerra mondiale proprio sull'isola di Rab (Arbe in italiano) era stato creato il peggior campo di concentramento italiano. Una pagina nera della nostra storia, una pagina che non ha mai trovato spazio nei manuali scolastici e nelle celebrazioni ufficiali. 
Nel 1941 l'Italia, alleata con la Germania hitleriana, partecipa all'attacco e allo smembramento della Jugoslavia, finendo per annetterne o occuparne almeno un terzo del territorio. In seguito alla rivolta partigiana gli italiani reagiscono con estrema durezza, commettendo crimini di guerra di varia natura (tra cui la cattura di ostaggi, le fucilazioni per rappresaglia, la distruzione di interi villaggi...) e creando un vero e proprio sistema di campi di concentramento. Qui finiscono circa centomila cittadini jugoslavi, soprattutto civili, donne e bambini. In questi lager - che pur non sono campi di sterminio, non hanno camere a gas o forni crematori - muoiono migliaia di civili innocenti, perlopiù a causa delle insostenibili condizioni igieniche e alimentari. Il più terribile di questi campi si trova proprio ad Arbe, una piccola isola della Dalmazia, tra Fiume e Zara, una specie di paradiso terrestre che si rivela un inferno per le trentamila persone che vi sono rinchiuse. Circa mille e cinquecento persone muoiono di fame e di stenti, nei quattordici mesi in cui il campo è attivo, tra il giugno del 1942 e il settembre del 1943. 
C'è un'anomalia storica nel nostro paese, che riguarda la memoria della seconda guerra mondiale. Per una serie di ragioni - storiche, politiche, psicologiche - abbiamo rimosso gran parte dell'esperienza di conflitto precedente all'Armistizio dell'8 settembre 1943. Nell'immaginario pubblico gli italiani appaiono come vittime della guerra e del regime, e tutto il Ventennio precedente viene riscattato dall'esperienza partigiana che ricrea dalle ceneri del Fascismo un'Italia nuova e democratica. Solo così si può comprendere il clamoroso oblio che circonda i crimini commessi dagli italiani negli anni del fascismo, non solo in Jugoslavia, ma anche in Grecia, in Libia, in Etiopia. 
A settant'anni dalla fine del conflitto e nel contesto di riconciliazione proprio dell'Unione Europea, sarebbe forse ora di ripensare con più consapevolezza anche le responsabilità storiche del nostro nazionalismo. Il campo di concentramento di Arbe, in particolare, dovrebbe avere un posto di primo piano nella memoria collettiva italiana, dovrebbe rappresentare il luogo della colpa, il luogo della responsabilità di un regime e di un esercito che ha commesso crimini, come il nazismo, in nome di un espansionismo aggressivo e di una pretesa superiorità razziale. 
In prossimità delle date memoriali scelte dalla Repubblica per ricordare i drammi della seconda guerra mondiale (Giorno della Memoria e Giorno del Ricordo), e nello spirito di rinnovamento proprio di questa nuova amministrazione, chiediamo al Comune di Torino un gesto simbolico di presa di coscienza di questo dramma storico rimosso. A partire dalla toponomastica.
Come studiosi di storia e figure professionali impiegate nella conservazione attiva della memoria della seconda guerra mondiale, domandiamo dunque all'amministrazione comunale di avviare le procedure per rinominare “via Arbe”: 
“Via vittime del campo di concentramento di Arbe”. 

FIRME

Eric Gobetti 
Angelo del Boca 
Giovanni De Luna 
Marco Buttino
Giorgio Rochat 
Gianni Oliva
Lucio Monaco 
Gianni Perona
Aldo Agosti
Bruno Maida
Claudio Della Valle
Luciano Boccalatte
Barbara Berruti
Riccardo Marchis
Andrea D’Arrigo
Enrico Manera
Flavio Febbraro
Carlo Greppi
Valentina Colombi
Cristian Pecchenino
Victoria Musiolek 
Chiara Colombini
Fiammetta Balestracci