Informazione

(english / italiano)

Chi nasconde cosa sull'11 Settembre ? (1)

1. Dov Zakheim e l'11 settembre

2. Feds probe Clinton aide over missing papers: Former national
security adviser under criminal investigation (CNN) / Kerry Adviser
Steps Aside Amid Outcry Over Documents (NYT)


=== 1 ===

Da Comedonchisciotte

http://www.comedonchisciotte.net/
modules.php?name=News&file=article&sid=1922

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Dov Zakheim e l'11 settembre

Il System Planning Corporation (SPC) progetta, costruisce e distribuisce
tecnologia altamente sofisticata, capace di permettere ad un operatore
il
controllo del volo di aerei in modo remoto, da una postazione terrestre
o
aerea. Per vedere l'aspetto e le caratteristiche dell'hardware:
www.sysplan.com/Radar/CTS.
La SPC commercia inoltre una tecnologia che rende possibile la presa di
comando di un veicolo aereo già in volo. Ad esempio la tecnologia Flight
Termination System (FTS) è capace di "dirottare aerei dirottati" e
costringerli ad atterrare in luoghi sicuri. Il sistema FTS abbinato a
quello
CTS (Command Transmitter System) è capace di controllare il volo anche
di
otto aerei contemporaneamente (vedi www.spyplan.com/Radar/FTS).
La possibilità di un 'uso scellerato' di queste brillanti tecnologie,
sviluppate e impiegate dalla SPC, avrebbe meritato un'attenta
considerazione
nell'ambito di una completa e imparziale indagine sui fatti dell'11
settembre.

In questo contesto è necessario sottolineare che il rabbino Dov Zakheim
è
stato Direttore Generale della Divisione Internazionale della SPC fino
al
giorno che il presidente Bush lo ha nominato Sottosegretario alla
Difesa e
Revisore del Pentagono (Capo dell'Ufficio Finanziario al Pentagono). In
pratica due cariche che lo ponevano come autorità soltanto al di sotto
di
Rumsfeld (colui che ha scritto la politica del The Project for a New
American Century - PNAC) e gli conferivano la facoltà di spostare fondi
all'interno del Pentagono. Da entrambe le cariche si è dimesso il 15
aprile
2004.
Il direttore finanziario del Pentagono lascia il posto dopo aver
supervisionato la vorticosa ascesa del budget per la difesa che ha
raggiunto
nel 2005 la cifra di 450 miliardi di dollari. ZaKheim ha rifiutato di
dire
ai giornalisti l'esatto motivo della sua partenza, affermando solo di
essere
esausto nel controllare centinaia di miliardi di dollari
dell'amministrazione Bush: "Lascio perché sono stati 3 anni di duro
lavoro".

Non molto tempo prima di raggiungere i vertici del Pentagono, Zakheim
fu il
co-autore di un articolo, intitolato "Ricostruire le Difese
dell'America:
Strategia, forze e risorse per un nuovo secolo" che venne pubblicato dal
PNAC nel settembre 2000, esattamente un anno prima dell'11 settembre;
nell'articolo, a pagina 51, si stabilisce che "il processo di
trasformazione, anche se è di portata rivoluzionaria, è probabilmente di
lunga durata, in assenza di un qualche evento catastrofico e
catalizzante -
come fu Pearl Harbour"."Voilà! 9/11" commenta Stephen M. St. John.

Chi è Zakheim?

Conservatore repubblicano, si laurea al College ebraico di Londra nel
1973 e
ottiene il dottorato in economia e politica a Oxford. Già negli anni 70
inizia la sua carriera nell'Ufficio Affari Finanziari del Congresso (ed
esattamente nella Divisione affari internazionali e sicurezza
nazionale). Ex
professore di economia all'università Yeshiva di New York, ha dal 1981
(quando ebbe il primo incarico al Dipartimento della Difesa sotto la
presidenza Reagan) ricoperto vari incarichi al Pentagono, continuando
nello
stesso tempo a lavorare per l'industria privata, esattamente come
consulente
per la McDonnell Douglas e la Boeing.

Durante la campagna presidenziale del governatore Bush del 2000 era
consigliere per la politica estera. In quel periodo, mentre lavora alla
SPC,
si impegna anche in due importanti commissioni, nominate dal Congresso e
guidate da Rumsfeld, prima del suo ritorno al Pentagono, una sulla
proliferazione dei missili balistici e l'altra sull'importanza dello
spazio
negli affari militari. Come risultato del lavoro svolto, Rumsfeld
chiese a
Zakheim di assumere l'incarico di "controllore" dei conti (2001),
sapendo di
mettere all'ufficio finanziario del Pentagono una persona il cui
principale
obiettivo era quello di trasformare l'esercito americano in una forza
capace
di affrontare futuri scontri nelle guerre "asimmetriche" combattute
contro
terroristi e altri elusivi nemici.

Zakheim fu tra i pochi strateghi della difesa degli anni di Reagan e del
primo Bush a non abbandonare Washington durante gli 8 anni della
presidenza
Clinton, rimanendo in città e mantenendosi in contatto con l'ambiente.

Dopo l'attentato dell'11 settembre, "Zakheim si è assunto una nuova
responsabilità, pagando circa 1 miliardo di dollari il giorno per la
guerra
al terrorismo". Da questo momento Zakheim dipinge se stesso come un
"facilitatore", come l'uomo che si preoccupa che a nessuno venga a
mancare
le capacità finanziarie di portare avanti questa guerra su due fronti
che
l'America si trova a combattere. Afferma infatti: "Questa è una guerra
su 2
fronti. E' la nostra prima guerra su due fronti dalla II guerra
mondiale e
la nostra prima guerra interna dalla guerra del 1812. Non ci sono
precedenti
nella nostra memoria. Io non mi preoccupo del sostegno a questa guerra.
Non
per il momento... voglio assicurare a tutti, dal soldato agli alti
comandi,
le risorse necessarie per combattere le guerre della nazione". Secondo
Zakheim, la guerra al terrorismo ha accelerato la possibilità di un
cambiamento all'interno del Pentagono e ha reso più facile per Rumsfeld
spingere "l'agenda della trasformazione" incentrata sulla difesa
missilistica e interna, sul contro-terrorismo, sul dominio spaziale,
sulle
guerre cibernetiche e sui missili spaziali di precisione a lungo raggio.
Dalle sue parole: "Il sistema è un sistema a reazione lenta finché non
accade qualcosa e qualcosa è accaduto. E il sistema ha reagito. Ciò
spingerà
avanti la nostra agenda, ovviamente innestata dagli sforzi per la
guerra,
questo genere di guerra che molti di noi hanno paventato e anticipato".

Alla SPC, fabbrica di Arlington, raddoppiò il salario preso al
Pentagono.
Era l'epoca in cui sfornava prime pagine (e libri) su vari soggetti tra
cui
quelle sul caccia israeliano Lavi e le opzioni di pace "strategicamente
marginali" messe in atto dall'amministrazione Clinton.

Intanto si viene a conoscere che il Pentagono ha perso la traccia di 2,3
migliaia di miliardi: "Secondo alcuni calcoli non siamo capaci di
rintracciare questo denaro attraverso l'analisi delle transazioni"
(frase di
Donald Rumsfeld, riportata su CBS News, 29/1/02).

In pratica questo denaro è scomparso - nessuno sa dove sia finito.
Funzionari governativi hanno accusato il sistema di contabilità e il
dipartimento della difesa americano, dal canto suo, non è stato in
grado di
produrre bilanci controllati in modo indipendente dal 1995.

Uno studio dell'Ente pubblico per il controllo amministrativo e
contabile ha
trovato i sistemi di contabilità di magazzino della Difesa tenuti in
modo
così approssimativo che l'esercito americano risulta aver perso ogni
traccia
di 56 aeroplani, 32 carri e 36 unità di lancio di missili Javelin.

Che sia questo il motivo delle dimissioni?

Uri Dowbenko su Conspiracy Planet esclama: "Il rabbino Zakheim ha
lasciato
il Pentagono. Grazie a Dio". Secondo l'articolista, dopo più di 20 anni
di
comando esercitato su una frode militare del valore di più di 3000
miliardi
di dollari, il Revisore dei conti del Pentagono se ne va e si
trasferisce
alla Booz Allen Hamilton attraverso quel famoso meccanismo della "porta
girevole" che lega governo e compagnie industriali di sostegno. Zakheim
sarebbe responsabile della mala gestione di più di 400 miliardi di
dollari/anno. Zakheim dopo le contestazioni ha affermato che "ci
troviamo
negli affari economici di guerre in corso, non sui libri di bilancio".
Conclude Dowbenfo: "Intanto il rabbino se ne esce di scena lasciando le
finanze del Pentagono con più di 5000 diversi sistemi finanziari in
atto. Se
si fosse trovato a fare quello che ha fatto al Pentagono in una
multinazionale, sarebbe stato accusato di cospirazione criminale,
negligenza
e migliaia di accuse di frode. Il paradosso è che se ne sta andando a
lavorare proprio nel cosiddetto settore privato".

Dal punto di vista delle indagini su un delitto (11/9), 'blueridge' (uno
pseudonimo) nel suo post su libertyforum afferma: "E' l'ora di mettere
il
suo nome tra i principali sospettati ... egli è ovviamente un uomo
dell'autorità sionista (agente Rothchild), con esperienza in controllo
remoto (Direttore della System Planning Corporation - tecnica di
controllo
remoto di velivoli!), sotto solo a Rumsfeld in quanto ad autorità,
scrittore
politico del PNAC e capace di spostare i fondi all'interno del Pentagono
stesso!" Questi sarebbero i sospetti capaci di spiegare "movente, mezzi
e
opportunità... tutti in un solo uomo! Io credo che possa essere la MENTE
DELL'11/9! (E' sorprendente come la stampa non se ne sia mai
adeguatamene
occupata)"


=== 2 ===


Feds probe Clinton aide over missing papers
Former national security adviser under criminal investigation
Tuesday, July 20, 2004 Posted: 7:42 PM EDT (2342 GMT)

http://www.cnn.com/2004/ALLPOLITICS/07/20/berger.probe/index.html

WASHINGTON (CNN) -- Former national security adviser Samuel "Sandy"
Berger is under criminal investigation by the Justice Department over
allegations that he took secret documents from the National Archives
while reviewing Clinton administration records for the 9/11 commission.

Sources said that among the documents Berger took were drafts of a
Clinton
administration "after-action" report on efforts to thwart the so-called
"millennium plot," a suspected al Qaeda attack planned around the New
Year's holiday in 1999.

Berger, who was national security adviser during President Clinton's
second
term, said in a statement Monday that the removal of the papers was
unintentional.

He said he returned everything he had after the National Archives told
him
documents were missing, "except for a few documents that apparently I
had
accidentally discarded."

Law enforcement sources said archive staff told FBI agents they saw
Berger
placing items in his jacket and pants, and one archive staffer told
agents
that Berger also placed something in his socks.

That latter allegation drew a sharp response from Berger associate and
former White House lawyer Lanny Davis, who challenged any unnamed
official
who makes such an accusation to come forward publicly.

"I suggest that person is lying," he said. "And if that person has the
guts,
let's see who it is who made the comment that Sandy Berger stuffed
something
into his socks."

Berger was designated as the official from the Clinton administration
who
would review documents relevant to 9/11 commission inquiries into the
terrorist attacks of September 11, 2001. He also was a witness at
commission
hearings and reviewed records to prepare for his personal testimony.

In recent months, he has been serving as an informal foreign policy
adviser
to Democratic presidential nominee Sen. John Kerry, but stepped down
from
the unpaid position Tuesday, said his lawyer, Lanny Breuer.

The investigation has been under way since October, and its disclosure
the
week before the Democratic National Convention in Boston, Massachusetts
--
and just days before the 9/11 commission is due to release its report
-- led
some Democrats to question whether the news was leaked for political
reasons.

Kerry's campaign reacted strongly to suggestions by some Republicans
that
Berger might have passed classified information to it.

"This appears to be a partisan attempt to divert attention away from the
9/11 commission report," said Kerry spokesman Phil Singer. "Instead of
using
the report's recommendations to learn how we can improve our homeland
security, Republicans are playing politics with an inquiry."

Senate Minority Leader Tom Daschle of South Dakota said he found the
timing
"very curious, given this has been under way now for this long."

"Somebody leaked it, obviously, with intent, I think, to do damage to
Mr.
Berger, and I think that's unfortunate," Daschle said.

But an administration source told CNN that any suggestion the Justice
Department leaked the investigation on purpose now is "simply not true."

Bush campaign spokesman Terry Holt said Berger's decision to leave the
Kerry
campaign "was appropriate, but there are still questions that remain."

"There are still a lot of questions about whether or not the Kerry
campaign
benefited from the information Berger took," Holt said.

Rep. Dennis Hastert of Illinois, the Republican speaker of the House,
said
he was "profoundly troubled" by the probe and suggested Berger was
trying to
conceal damaging information from the 9/11 commission.

"What information could be so embarrassing that a man with decades of
experience in handling classified documents would risk being caught
pilfering our nation's most sensitive secrets? Did these documents
detail
simple negligence, or did they contain something more sinister?" Hastert
asked a statement.

Berger regrets 'sloppiness'

One Berger associate said Berger acknowledges placing his handwritten
notes
into his pants pockets, and perhaps into his jacket as well.

National Archives' policy requires that if someone reviews classified
documents and wants to take out handwritten notes, those notes must
first be
cleared by archivists.

"I deeply regret the sloppiness involved, but I had no intention of
withholding documents from the commission, and to the contrary, to my
knowledge, every document requested by the commission from the Clinton
administration was produced," Berger said in a written statement.

A government source said some of the documents at issue were classified
as
"code word" materials -- the highest level of secrecy in the U.S.
government, held more closely than nuclear secrets.

The source said the 9/11 commission was briefed on the Berger
investigation,
but the White House was never informed of the matter.

Archives officials told investigators that at least one draft of the
millennium plot after-action report is still missing.

9/11 panel: Probe won't affect report

But Al Felzenberg, a spokesman for the 9/11 commission, said
commissioners
have no reason to believe the Berger investigation will affect "the
substance or integrity" of its final report, due to be released
Thursday.

The 10-member bipartisan panel, formally known as the National
Commission on Terrorist Attacks Upon the United States, was established
to investigate the
events before, during and immediately after the attacks of September
11, 2001.

Felzenberg said the panel "believes it had access to all materials
needed to
do our report," and was "reasonably certain" it saw all versions of the
missing after-action memo.

Associates said Berger knew there were copies of the documents and that
former counterterrorism chief Richard Clarke, the after-action report's
author, was cooperating with the commission inquiry. They questioned
what
motive Berger would have had to take and destroy documents.

Two sources associated with the investigation said Breuer made a
detailed
statement of Berger's view of the facts at issue several months ago and
has
offered to talk to the Justice Department about a resolution to the
probe.

Breuer has renewed his offer to talk several times since, one of the
Berger
associates said, but said prosecutors have refused to enter into such
discussions.

In the case of the classified documents removed from the archives, the
associate said Berger was reviewing thousands of documents and trying to
"power read" as much as possible -- placing some in a pile to be
forwarded
to the 9/11 commission and others in a "nonresponsive" file to be
returned,
because he did not believe they were relevant to the commission's
requests.

Berger has told associates and his attorneys he deliberately set aside
drafts of the millennium plot after-action report because it was a
longer
document and "he knew he needed to take some time on it," according to
one
adviser.

In Berger's account, after hours of reading documents, he inadvertently
took
the documents he had set aside to read later along with other materials
and
a leather portfolio he had carried into the screening room.

CNN's John King, Kelli Arena, Bob Franken and Pam Benson contributed to
this
report.

---

Kerry Adviser Steps Aside Amid Outcry Over Documents

By DAVID STOUT and MARK GLASSMAN
Published: July 20, 2004
http://www.nytimes.com/2004/07/20/politics/20CND-
BERG.html?pagewanted=1&hp

WASHINGTON, July 20 — A former national security adviser, Samuel R.
Berger,
quit his role as informal adviser to the presidential campaign of
Senator
John Kerry today amid a clamor over his improper handling of classified
documents.

"Mr. Berger does not want any issue surrounding the 9/11 commission to
be
used for partisan purposes," Lanny Breuer, Mr. Berger's attorney, told
The
Associated Press late this afternoon. "With that in mind he has decided
to
step aside as an informal adviser to the Kerry campaign until this
matter is
resolved."

The decision to step aside came after a day in which Republicans zeroed
in
on the disclosure that Mr. Berger, who was President Bill Clinton's
national
security adviser, removed classified documents from the National
Archives
last year. Some Republicans wondered aloud today whether Mr. Berger had
used the papers to help Senator Kerry, the presumptive Democratic
presidential
nominee.

Mr. Berger's mishandling of the documents, which were related to
terrorism
and which he took from the National Archives in preparation for his
testimony before the 9/11 commission, seemed today to become a bigger
problem for the Kerry campaign almost by the hour — and at the worst
possible time, as Mr. Kerry is hoping to gain a big lift by next week's
Democratic National Convention in Boston.

Mr. Berger, no stranger to the knees and elbows of Washington,
apparently
bowed to the political reality that "if you have to explain it, don't
bother."

Mr. Kerry issued a statement in which he said: "Sandy Berger is my
friend,
and he has tirelessly served this nation with honor and distinction. I
respect his decision to step aside as an adviser to the campaign until
this
matter is resolved objectively and fairly."

While Democrats had seemed inclined to give Mr. Berger the benefit of
the
doubt and accept his explanation that the incident with the documents
was
inadvertent, Republicans were decidedly less charitable.

The Republican majority leader, Senator Bill Frist of Tennessee, told
reporters in the Capitol he did not know whether the classified
documents
that Mr. Berger took had been sent to the Kerry campaign. "But I think
it's
pretty interesting that the press is now reporting that these documents
had
to do with airport security and seaport security, and that those are two
areas where the Kerry campaign has seemed to focus on relative to
alleged
deficiencies in homeland security," Mr. Frist said.

Mr. Berger was not immediately available for comment on the Republican
remarks. However, he said Monday night that the documents had been taken
inadvertently. And the Kerry campaign said today it was drawing up a
statement rebutting the assertions.

Senator Gordon Smith, Republican of Oregon, called on the Kerry
campaign to
"immediately disavow any connection with Sandy Berger" and turn over any
documents supplied by Mr. Berger.

"Right after the documents were taken, John Kerry held a photo op and
attacked the president on port security," Mr. Smith recalled. "The
documents
that were taken may have been utilized for that press conference."

A moment later, Mr. Smith said: "I just simply think it's important for
the
American people to know how disappointing this conduct is as they try to
take down the president of the United States. The American people
deserve
better than this. And frankly, we expect more than this."

It was disclosed on Monday night that Mr. Berger removed classified
national
security documents from the National Archives while vetting them in
preparation for testimony before the commission investigating the
terrorist
attacks of Sept. 11, 2001.

Mr. Berger inadvertently removed at least two slightly different
versions of
a memo critiquing how the government handled national intelligence and
security issues before the millennium celebration in December 1999, as
well
as personal notes he had taken on classified documents, Mr. Breuer said
Monday night.

"In the course of reviewing over several days thousands of pages of
documents on behalf of the Clinton administration in connection with
requests by the 9/11 Commission, I inadvertently took a few documents
from
the Archives," Mr. Berger himself said in a statement Monday. "I also
took
my notes on the documents reviewed. When I was informed by the Archives
there were documents missing, I immediately returned everything I had,
except for a few documents that apparently I had accidentally
discarded."
Mr. Berger is the subject of a Justice Department criminal
investigation,
not the target of one. The distinction is crucial. A subject is a person
whose activities are of interest to investigators; a target is a person
who
might be charged with actual wrongdoing.

The affair took on a slightly comic note today, as Republican senators
said
Mr. Berger had apparently put some papers in his trousers.

"Now, I don't know what happened to these documents after they were put
in
Mr. Berger's pants," Senator Saxby Chambliss of Georgia said today.
"It's
been reported in the press that these documents related to homeland
security
at our airports and at our seaports. And it's very interesting to note
that
those are two areas where Senator Kerry has been very critical of our
Homeland Security Department."

Deputy Attorney General James Comey declined comment on the
investigation
today. But he did say prosecutors take "very, very seriously" any
possible
mishandling of classified documents, The A.P. said.

Mr. Berger said Monday he deeply regretted "the sloppiness involved" and
that he did not intend to keep any document from the commission. The
investigation and Mr. Berger's statement were first reported by The
Associated Press. All of the documents and notes were returned by Mr.
Berger
to the archives in early October, within a week of his learning they
were
missing, his lawyers said.

Despite Mr. Berger's insistence that his mishandling of the documents
was
accidental, the potential for political repercussions quickly became
obvious, in part because Mr. Berger has been an adviser to Senator
Kerry,
President's Bush's presumptive Democrat opponent. Then, too, the
disclosure
that the documents were mishandled comes just before the Sept. 11
commission is to release its long-awaited report. A spokesman for the
commission, Al Felzenberg, told The Associated Press today that Mr.
Berger's
actions would have no effect on the work of the panel, which Mr.
Felzenberg
said had had access to all the materials it needed.

Senator Trent Lott, a Mississippi Republican and member of the Senate
Intelligence Committee, said people should not rush to judgment about
Mr.
Berger's actions. "I think we need more information," he said today on
Fox
News. "I mean, obviously the timing of it is not good if he is serving
as an
adviser to a presidential candidate. But from now on until the election,
everything like this will have a spotlight put on it and examined very
carefully."

Senator Joseph I. Lieberman, Democrat of Connecticut, said he was
surprised.
"I know Sandy Berger well," Mr. Lieberman said on the same Fox News
program.
"He's a very patriotic American. Unless we learn otherwise, I have to
assume
that what Sandy says is right, that any removal of documents was
inadvertent."

Senator Tom Daschle of South Dakota, the Democratic leader, told
reporters
at the Capitol that Mr. Berger had served his country "very ably and
very,
very well" and deserved the benefit of the doubt. The senator said
someone
had obviously leaked the fact of the investigation to embarrass Mr.
Berger.
"The timing of all this is curious," Mr. Daschle said.

And David R. Gergen, the longtime political strategist who worked in the
administration of President Bill Clinton as well as in the Nixon, Ford
and
Reagan White Houses, said he thought what Mr. Berger did was "more
innocent
than it looks."

"I have known Sandy Berger for a long time," Mr. Gergen said on NBC's
"Today" show. "He would never do anything to compromise the security of
the
United States." Mr. Gergen said he thought it "suspicious" that word of
the
investigation of Mr. Berger came out just before release of the 9/11
commission report.

Federal agents investigated the allegations that Mr. Berger mishandled
classified materials, a senior government official said Monday evening
. The
official said that the inquiry had concluded and was now being reviewed
by
prosecutors at the Justice Department who will decide whether any laws
were
broken.

Federal law makes it a crime to mishandle classified information,
either by
copying it or removing it from a government-approved secure room, even
if
the information does not fall into the wrong hands. Even so, prosecutors
have in the past exercised wide latitude in cases in which former
officials,
including cabinet officers, would be treated under the law.

Earlier this year, Paul O'Neill, the former Treasury Secretary, was
found to
have used classified material from his tenure in writing a book about
the
Bush economic team. An internal inquiry found that Treasury Department
officials had improperly turned over documents that should have been
classified but that Mr. O'Neill did nothing wrong.

Before that, Johh Deutch, a former C.I.A. director, became the subject
of an
embarrassing inquiry into whether he had downloaded classified
intelligence
documents to an unsecured personal computer that he used to gain access
to
Internet sites. On his final day in office, President Clinton pardoned
Mr.
Deutch, who was in the midst of negotiating a plea agreement with
prosecutors on charges stemming from the accusations.

http://auth.unimondo.org/cfdocs/obportal/
index.cfm?fuseaction=news.notizia&NewsID=3249

Serbi del Kossovo: aspettando la ricostruzione


Nel marzo scorso estremisti albanesi avevano bruciato le loro case. Il
governo kossovaro aveva promesso una rapida ricostruzione ma molti
serbi del Kossovo stanno ancora aspettando. Un articolo tratto da IWPR.

(15/07/2004)

Di Tanja Vujisic – IWPR
Traduzione a cura dell'Osservatorio sui Balcani


Stana Nikolic, 73 anni, sta cercando di trovare qualche oggetto della
propria famiglia nel cortile della casa distrutta dal fuoco, dove
viveva fino al 17 marzo di quest’anno.

Quel giorno estremisti albanesi diedero fuoco a tutte le case serbe
nel villaggio di Svinjare, 4 chilometri a sud della città divisa di
Mitrovica.

La casa di Stana non è ancora stata ricostruita e lei non sa quando
potrà farvi ritorno. Delle 134 case incendiate nel villaggio, solo 30
sono sottoposte a ristrutturazione. La sua non è tra queste.

I pochi fortunati sono stati selezionati dal Comitato per la
ricostruzione, istituito dal governo del Kossovo e con a capo il
Ministro della cultura e dello sport Bexhet Brajshori. Il programma
prevede di riparare le case meno danneggiate e di lasciare per ultime
quelle che sono state completamente distrutte.

Sta diventando sempre più chiaro che la promessa del governo di
ricostruire le case distrutte ed incendiate non sarà adempiuta entro il
termine di settembre, a causa soprattutto degli errori fatti nella
valutazione dei fondi necessari.

I ritardi nel programma di ricostruzione a Svinjare si aggiungeranno
al problema più ampio del ritorno dei serbi espulsi alle loro case in
Kossovo.

La maggior parte dei serbi non vogliono fare ritorno individualmente
ai luoghi che hanno abbandonato in marzo, affermano che ritorneranno
solo in gruppo, quando tutte le loro case saranno ricostruite.

L’ultima ondata di violenza in Kossovo, secondo i dati della missione
in Kossovo delle Nazioni Unite, l’UNMIK, ha avuto come conseguenza la
parziale o completa distruzione di circa 843 case e 30 chiese,
lasciando senza casa circa 4.000 persone tra serbi, Rom ed altri non
albanesi.

In aprile il governo kossovaro ha destinato 5 milioni di euro alla
ricostruzione delle case ma in seguito ha raggiunto la somma di 12
milioni di euro.

Si teme ora che anche questa somma più elevata non sarà sufficiente,
ed il governo ed i singoli comuni stanno cercando di procurarsi più
soldi per la ricostruzione.

Mimoza Kusari, portavoce del governo kossovaro, ha riportato ad IWPR
che il governo sta prendendo in considerazione la possibilità, a causa
della grande somma di denaro che sarà necessaria, di organizzare una
conferenza di finanziatori. Ha detto che alcuni comuni hanno già
iniziato a raccogliere per conto loro fondi aggiuntivi, imponendo sovra
imposte sulla registrazione delle automobili.

Durante una visita in kossovo il 7 giugno scorso, l’Alto
Rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, Javier
Solana, ha affermato che l’Unione Europea potrebbe imporre delle
sanzioni se la ricostruzione non venisse terminata per settembre.

“Il discorso sulla ricostruzione non sta andando correttamente” ha
affermato a Pristina “l’inverno è molto vicino, e se per allora le case
non saranno riparate, rischiano di non esserlo mai – e non possiamo
tollerarlo”.

Il 22 giugno, il primo ministro del kossovo, Bajram Rexhepi, ha
fissato una data più avanzata affermando alla radio Free Europe che
prevede che i lavori terminino per la fine di ottobre o ai primi di
novembre.

Peggy Hicks, direttore dell’ufficio per i rimpatri dell’UNMIK, ha
affermato che dubitava che i lavori venissero completati entro la prima
scadenza data dall’UE, “non penso che saranno completati per il primo
settembre, ma le persone potranno vivere nei cortili delle proprie
case, in containers e tende, sino a che le loro case non saranno
terminate.”

Ha aggiunto, “è molto importante fare tutto il possibile per quella
data per guadagnare la fiducia delle persone a cui stiamo riparando le
case.”

I serbi a Obilic, una piccola città dalla quale furono scacciati in
marzo, hanno ricevuto delle case container come dono da parte del
contingente norvegese della KFOR. A Obilic, 108 dei 415 serbi che
vivevano lì fino a marzo hanno fatto ritorno per vivere nei containers.

Sono stati portati containers anche a Svinare come regalo della
Russia, sebbene alcuni siano stati prontamente rubati. Cinque sono
scomparsi due settimane dopo la loro consegna, e sebbene la KFOR e la
polizia delle Nazioni Unite hanno affermato di aver notato il sinistro,
hanno affermato ad IWPR di non essere responsabili della sorveglianza
di tali oggetti.

A parte le case incendiate, non è stata ancora completata una stima
del danno compiuto alle chiese ed ai monasteri serbi che sono stati
danneggiati o distrutti durante l’ondata di violenza di marzo. Una
commissione dell’UNESCO ha visitato il Kossovo in aprile, ma non ha
ancora condotto una verifica del danno.

Durante la sua visita in Kossovo Solana ha affermato che la
ricostruzione dei monumenti religiosi era un altro obbligo del governo
del Kossovo.

Ma l’unica cosa che Stana Nikolic vuole sapere è quando la sua casa
sarà completata e non chi farà il lavoro.

Vuole ritornare a Svinjare perchè è da marzo che vive nel
seminterrato della scuola superiore di Mitrovica insieme ad altri 59
serbi, provenienti principalmente da Obilic, che stanno tutti
aspettando che le loro case vengano riparate così da poter finalmente
tornare a casa.


» Fonte: © Osservatorio sui Balcani

SCACCHISTA ANTIMPERIALISTA


Una triste notizia. Bobby Fisher, uno dei piu’ grandi scacchisti di
ogni tempo, da anni ricercato dalla polizia americana, e’ stato
arrestato a Tokyo. Cittadino statunitense, figlio di madre ebraica, da
dieci anni viveva in esilio. Perche’? Perche’ nel 1992 gioco’ una
partita di scacchi in Iugoslavia su invito di Slobodan Milosevic. Dove
sta il crimine? La Iugoslavia era stata sopposta dall’ONU, su pressione
degli imperialisti che alla fine la squarteranno, a dure sanzioni. La
sua partita venne presa per cio’ che in effetti era: un simbolico gesto
di sfida contro i padroni del mondo. Le autorita’ americane
(incredibile ma vero) non gli perdoneranno mai questo “crimine” e
spiccheranno contro di lui un mandato di cattura. Reato: -intesa col
nemico-. I media americani, zelanti interpreti della megalomania
imperiale di questo disgraziato paese, stanno massacrando Bobby,
dipingendolo come un pazzo, un paranoico, nonche’... Antisemita e
antiamericano (i giornali italiani suonano ovviamente la stessa
musica). Lui, infatti, americano ed ebreo, non solo si e’ permesso di
simpatizzare con la Iugoslavia nel 1992, ha perseverato nella sua
“pazzia” sostenendo che i palestinesi hanno mille ragioni a combattere
contro Israele e che gli USA si sono meritati l’11 settembre. Certo non
lo spediranno a Guantanamo, ma una cella (e forse un sanatorio) sono
pronti per lui non appena le autorita’ giapponesi lo estradiranno...


Fonte: http://www.antiimperialista.org
Notiziario del Campo Antimperialista  .... 20 luglio 2004

Pensieri, versi, e notizie dalla Jugoslavia

Da Paolo Teobaldelli riceviamo e giriamo:

1. Introduzione al vocabolario occidentale del 21° secolo:
dalla semantica alla semiotica

2. Poesia: Dopo la notte

3. Pensieri dalla Jugoslavia 19 luglio 2004

4. Continua il pressing della NATO contro la repubblica Srpska
e contro Serbia e Montenegro. Obiettivo: la capitolazione


=== 1 ===


Introduzione al vocabolario occidentale del 21° secolo


Negli ultimi venti anni del 20° secolo abbiamo assistito a
cambiamenti epocali, la fine del blocco sovietico e della
guerra fredda, la nascita del villaggio globale, l'era di
Internet, la guerra in real live come una partita di calcio
e molte altre ancora.

Pero' il nuovo secolo e' iniziato con molte incertezze e dubbi,
con una grande crisi economica, con bombe del terrorismo
islamico che esplodono nei paesi che non vogliono fare la
guerra all'islam, con interventi di pace che radono al suolo
citta' intere, con civili in possesso di quantitativi di armi che
impressionerebbero i migliori eserciti e che vengono rapiti
da cattivi terroristi che non vogliono la democrazia, e ancora
con terroristi ceceni che pero' hanno passaporti turchi e
occidentali, con eserciti potenti e numerosi attaccati e assediati
da sparuti gruppi di terroristi, con paesi dove non esiste il
parlamento come il Nepal, che si offrono per mandare il
proprio esercito a democratizzare un altro paese e con
paesi europei che non vogliono entrare in Europa.

Insomma in parole povere tutto si presenta all'incontrario,
tutto e' al rovescio.

Cosi' il lettore medio, il pubblico e' disorientato e non capisce
piu' cosa fare e come decifrare le miriadi di immagini e
informazioni che riceve anche tramite telefonino cellulare.

Dunque permettemi, da modesto filosofo, semiotico e linguista,
di provare a spiegare semplicemente come poter interpretare
il tutto attraverso delle semplici chiavi di lettura.


Europa = entrare - uscire ? Semantica o semiotica?


Innanzitutto una premessa sui termini di _semantica_ e di
_semiotica_ per chi non ha mai avuto tempo o voglia di
studiare la linguistica, o la filosofia del linguaggio.

La _semantica_ e' quella disciplina che si occupa dell'analisi
del significato delle parole; essa dice che il significato e' dato
come astrazione generale. Ad esempio la parola _cane_ in
tal senso si riferisce all'idea, all'astrazione di quell'animale
che ha quattro gambe e fa bau bau.

La _semiotica_ dall'altro lato invece insiste sulla tesi che
il significato e' dato dall'uso condiviso della lingua all'interno
di una comunita' linguistica. Ad esempio in tale senso
l'espressione "Sei un cane!" diretta a qualcuno non
significa che questo qualcuno e' un animale che
ha quattro gambe e che fa bau bau, ma ad esempio
che questo qualcuno e' un bastardo, un essere cattivo
insomma.

Volgiamo ora l'attenzione, per fare un esempio piu' concreto
ad una espressione molto in voga da due decenni ormai su
tutti i mass media, soprattutto all'est europeo, quella
di "Entrare in Europa".

Analizziamo innanzitutto l'espressione semanticamente.

Il verbo "entrare" esprime il movimento di un essere o
di un oggetto da un "fuori ad un "dentro".

Vediamo poi il termine "Europa". Esso e' un termine geografico
che indica un continente che va dallo stretto di Gibilterra ad
ovest sino agli Urali a nord-est e al Bosforo a sud-est.

Quindi collegando i due termini avremo come risultato il
movimento di qualcosa o qualcuno dal di fuori al di dentro
di un continente geografico e specificatamente il continente
europeo.

Ora dato che l'espressione "Entrare in Europa" non viene
mai usata per cose o persone ma piuttosto per stati e nazioni,
va da se' che il termine non viene usato come mera
espressione semantica, poiche' e' chiaro a tutti che gli stati non
si muovono, bensi' sono geograficamente fermi, ed inoltre
quasi tutti gli stati che sono in attesa di entrare in Europa (con
l'eccezione della Turchia che ha in Europa soltanto un
pezzettino) fanno parte da sempre dell'Europa geografica.

Ugualmente si puo' dire delle nazioni poiche' il concetto
di nazione riguarda una massa di individui che insieme
costituiscono uno stato. Quindi se la maggior parte
delle persone di una nazione vota, come e' successo
nella Repubblica Ceca domenica 13 Giugno, per gli schieramenti politici
che sono contrari all'entrata in Europa,
cio' non significa sicuramente che tali persone sono pronte
a fare i bagagli e a trasferirsi altrove geograficamente, per
uscire piuttosto dall'Europa.

In conclusione dobbiamo quindi dedurre che "Entrare in
Europa" e' un espressione da analizzare semioticamente
e non semanticamente.


Dalla semantica alla semiotica:
revisione del vocabolario atlantico occidentale


L'esempio che ho appena fatto a ben vedere si applica alla
maggior parte del vocabolario usato nei media atlantici
occidentali, il quale alla prova dei fatti sembra essere
basato molto sulla semantica e poco sulla semiotica.

Dobbiamo quindi applicarci per rivedere molte delle
espressioni che vengono usate semanticamente da giornali
e media, e tale revisione si puo' fare semplicemente
guardando alla realta' dei fatti, dalla quale dobbiamo
invece trarre l'uso corretto, semioticamente parlando.

Provero' allora a fornire un breve vocabolario propedeutico,
dando anche alcune brevi spiegazioni per la nuova definizione
proposta.

=========================================

_Espressione_

* Definizione atlantica --

# Definizione semiotica ---

=========================================

_ENTRARE IN EUROPA_

* Far parte della Comunita' Europea

# Vendere tutto il patrimonio
nazionale a privati capitalisti
rinunciando a ogni garanzia
sociale quali pensione, sanita'
educazione, diritti sindacali ecc.

_NATO_

* North Atlantic Treaty Organization
(Organizzazione del Patto Atlantico; da
notare che ne fanno parte paesi molto
lontani dall'atlantico)

# New Advanced Terroristic Organization
(La realta' infatti presenta l'organizzazione atlantica
come un gruppo terroristico che ha bombardato popolazioni
civili senza dichiarare guerra:
es. Libia, Jugoslavia, Afghanistan
ecc. il che basterebbe secondo il
diritto internazionale per definirla "terroristica")

_CRIMINE CONTRO L'UMANITA'_

* Uccidere popolazioni civili inermi

# Essere contrari al capitalismo
e difendersi dalla NATO (vedi Jugoslavia 1990-1999)

_DEMOCRAZIA_

* Potere condiviso da tutti attraverso
la delega ai membri del Parlamento

# Potere che permette ai grandi
capitalisti di depredare le risorse
di tutti. Se i cittadini votano qualcuno
che non lo permette allora essa
viene sospesa con colpi di stato cruenti.
Vedi ad es. Spagna 1936, Guatemala 1954,
Cile 1973, e piu' recentemente il
Venezuela 2003 (dove la pronta reazione
popolare ha pero' fatto fallire il golpe)

_INTERVENTO DI PACE_

* Portare eserciti per restaurare la pace e
la legalita' in aree dove c'e' una guerra civile

# Invadere un paese militarmente,
bombardarne la popolazione,
arrestando e torturando decine o
centinaia di individui e occupare
tutte le attivita' produttive
(vedi Albania Somalia e Timor Est
negli anni 90' e Kosovo 1999,
Afghanistan 2001, Iraq 2003)

_ONU_

* Organizzazione delle Nazioni Unite

# Organizzazione che serve a destabilizzare
un paese sovrano con il consenso della
audience, essa fornisce all'uopo tecnici
e specialisti per spiarne installazioni
militari, archivi, centrali energetiche;
essi accuratamente redigono falsi report
atti a preparare e a giustificare eventuali
interventi bellici

_IMF_

* International Monetary Fund,
esso presta soldi per lo sviluppo
a paesi la cui economia necessita un aiuto

# strumento di pressione politica ed
economica che mira a corrompere la classe
politica cosi' da far varare leggi
antisociali che diano mano libera ai
grandi capitalisti per depredare tutto
sfruttando la manodopera a bassissimo
costo e senza diritti sindacali
(esempio lampante Argentina, la quale ha
sempre seguito i dettami dell'IMF sino
al tracollo economico totale dell'intero
paese; nota bene: quando al potere e'
andato chi non era corrotto si e' rimediato
con un paio di colpi di stato e decimando
scientificamente la parte della popolazione
avversa, cioe' anti-capitalista)

_TERRORISMO (IN GENERALE)_

* Atti bellici e cruenti contro civili inermi

# Sport praticato dagli affiliati CIA in ogni
nazione dove si cerca di ottenere il potere
o di mantenerlo ben saldo ogni volta che
la democrazia volge contro il capitalismo;
Esso viene usato come slogan per giustificare
interventi bellici (vedi ad es. l'Italia
dove ancora si deve far luce sugli autori
delle numerosi stragi fatte in varie citta'
italiane dal 69' al 93' ma si va a salvare dal
terrorismo l'Iraq dopo averlo gettato nel caos)

_TERRORISMO IRACHENO_

* Atti bellici cruenti che minacciano il mondo

# Resistenza attiva del popolo iracheno,
dichiarata e preparata gia' prima
dell'inizio dell'invasione fascista
e capitalista, come una guerra popolare
"non convenzionale" per evitare i barbari
bombardamenti americani con bombe da 2
tonnellate all'uranio che radono
al suolo interi quartieri; in tal modo
l'esercito popolare iracheno colpisce
severamente gli invasori con tecniche di
guerriglia economiche ed efficaci.

_WESTERN CONTRACTORS_

* Civili occidentali a contratto
(lavorano per la ricostruzione dell'Iraq e sono
spesso vittime dei terroristi iracheni)

# Mercenari fascisti e neonazi addestrati
alla cosiddetta "guerra sporca", cioe'
azioni dirette alla destabilizzazione;
ideati dagli ufficiali nazisti della Gestapo
nelle basi e scuole militari USA nel dopoguerra,
essi sono specialisti nel far scoppiare guerre
civili attraverso atti di terrorismo; essendo
civili essi possono vestire gli abiti dell'una
o dell'altra fazione cosi' da mettere le parti
l'una contro l'altra; una delle operazioni piu'
riuscite e' stata la guerra civile jugoslava;
invece le bombe contro siti sciiti e sunniti
miranti a far scoppiare la guerra civile in
Iraq, cosi' da dividere la popolazione, non
e' andata a buon fine; la popolazione ha capito
ed e' ancora piu' compatta contro di loro;
quando ne acchiappano uno lo fanno a pezzi.

_MASS MEDIA OCCIDENTALI_

* Mezzi di comunicazione di massa; garantiscono
la liberta' di informazione nei paesi democratici occidentali
quelli a stampa (i giornali) si dividono tra destra e sinistra
garantendo il pluralismo

# Mezzi che permettono la costruzione
di un mondo virtuale che giustifica
le ragioni del fascismo-capitalismo
occidentale; quelli a stampa si
dividono tra destra narcotizzante
e sinistra rincoglionita
(Vedi guerra civile Jugoslava
dove persino giornali esplicitamente
comunisti come il Manifesto e Liberazione
non hanno fatto altro che giustificare
sostanzialmente la "guerra sporca" fascista)


=== 2 ===


= Dopo la notte =


E' notte fonda,
quieta e silenziosa,
che' la pioggia e' cessata
e riposano fresche e tranquille
le piante.

E io giacio,
disteso nel letto, gli occhi
aperti nel buio silente
ed il pensiero che corre al domani,

quando altri fiumi di vuote parole
vomiteranno senza pausa ne' ritegno,
e cialtroni in doppiopetto tirati
a lucido e a nuovo, per nascondere
il loro arido cuore di pietra,
scoreggeranno fiumi di insulse bugie.

E' facile inondare cervelli rintontiti
da cosce sintetiche e tette zummate,
mischiare geografie e opinioni con
storielle da adolescenti regressi,
semplici e precotte idee gia' pronte
come la zuppetta o il risotto,
e poi tutti in fila per due, via
per i giusti binari a lavorare come
servi senza schiena e a trascinarsi
come molluschi spappolati ed ebeti.

Ma in questa stessa notte altrove,
c'e' chi la schiena la sente ben salda,
ed il suo cuore palpita e freme,
ed il suo sangue tutto ribolle contro
l'ignobile,
e trepida nell'attesa.

E l'indomani si alzera' e subitaneo
spezzera' quelle insulse parole,
schiaccera' come vermi quelle immani
stronzate, vili come coloro che le
pronunciano, e contro di essi eretto
solchera' la notte infinita con
il fragore di un tuono apocalittico,
svegliera' questi popolini da sagra
della porchetta o del cotechino,
e squarcera' quel velo di enorme bugia,
gettandoli nell'angoscia e nell'ansia.

E come un uragano affondera'
le navi nei porti,
come una tromba d'aria
risucchiera' gli aeroplani,
come il vento del deserto
rincorrera' i superstiti
sin nelle loro case.

E chi difendera' quei miseri
resti di falsi giganti?

Parvenze di uomini
con il cordone ombelicale
impiastricciato all'antenna tivu'?

O simildonne sintetiche
e incerte sui tacchi alti,
che usano piuttosto per
pronarsi a mo' di pecore o cagne?

E il furore della giustizia
si abbattera' su tutti loro
come un orrido cataclisma,
e mai piu' nulla sara' come prima!

Mai piu'! Mai piu'!


=== 3 ===


Pensieri dalla Jugoslavia 19 luglio 2004


Jugoslavia e Iraq in un destino comune:
la guerra continua e si allarga verso il villaggio globale


Negli ultimi 15 anni e' successo di tutto. Caduto l'impero
del Male finalmente, il blocco comunista Sovietico, il mondo
democratico occidentale promise l'espandersi del benessere
e degli standard occidentali a tutto il mondo.
Si, questo e' stato il ritornello di base all'indomani del 1989
e della caduta del muro di Berlino.
Ora dopo 15 anni i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
 
Urge fare un bilancio, ma soprattutto credo sia urgente
chiedersi se questi 15 anni abbiano dato ragione a chi
allora sosteneva che cio' dimostrava la superiorita' dei
valori occidentali, e di conseguenza spingeva per
abbandonare la storia alternativa della
sinistra verso l'idea astratta di un villaggio globale sub specie
occidentale, o invece a chi metteva in guardia e chiedeva si un
villaggio globale, ma all'insegna dei valori sociali, delle
liberta' civili e della solidarieta' tra i popoli.
Si sa, e' difficile ammettere i propri errori ma credo che
nessuno possa dire alla luce dei fatti, che aveva ragione chi
ad alta voce grido' che era arrivato il momento di abbandonare
ideologie che, dicevano, si erano mostrate inadatte a
promuovere il benessere, mentre il sistema democratico
lo aveva realizzato.
Io vivevo in questo sistema democratico occidentale e al di la'
della retorica dei discorsi mediatici conoscevo bene la mia
realta': permettetemi che ve ne parli.


Il benessere democratico occidentale.


Io ero all'epoca della caduta del muro di Berlino un giovane
studente di filosofia all'Universita' di Perugia, non avevo mai
militato in nessun partito, ero stato troppo occupato a cercare
di sopravvivere e allo stesso tempo di crearmi la possibilita' di
studiare nonostante la poverta'. Le mie preoccupazioni
fondamentali fino ad allora erano state quelle di mangiare
quanto basta per non sentire i crampi allo stomaco e di
avere d'inverno almeno un giubbetto, un maglione e delle
scarpe pesanti.
Il resto per le fotocopie (comprare i libri per gli esami e' stato
infatti quasi sempre un sogno irrealizzabile) e per le tasse
universitarie che allora iniziarono a salire vertiginosamente,
ricorderete inizio' la riforma universitaria e l'autonomia.
Come me vedevo decine e decine di altri studenti, per la
maggior parte del sud ma anche del centro che si
arrabattavano per studiare nonostante la poverta'. Ricordo
che riuscivo a mangiare alla mensa quasi tutti i giorni ma una
sola volta al giorno e poi la sera ci si ritrovava, una volta da
uno, una volta da un altro, e si collettizzava quello che si
aveva cucinando insieme e discorrendo.
Si parlava dell'Universita' e delle tasse universitarie, dei
meccanismi.
Se si riusciva ad ottenere una buona media e a finire i 2/3 degli
esami ogni anno si poteva avere uno sconto del 50% sulle
tasse; ma avere diritto ai pasti gratis, ai libri gratis e alla
camera gratis, era veramente un miraggio dato che la legge
prescriveva che tali privilegi potevano essere assegnati a chi
aveva una famiglia che non guadagnava piu' di 5.000.000 di
lire annue, circa 2.500 degli attuali euro.
Ci dicevamo: ma se uno ha una famiglia che guadagna meno
di 5 milioni annuii muore di fame prima senza arrivarci
all'Universita'.
Uno stipendio minimo era infatti allora di 10/12 milioni annui.
Eppure i posti gratis, gli assegni di studio e i buoni pasti erano
ogni anno assegnati completamente. Ma a chi?
Una buona parte degli studenti che ne usufruivano erano di
famiglia benestante. Pero'  evasori fiscali, lavoratori autonomi,
commercianti, piccoli artigiani che riuscivano ad esibire una
denuncia di redditi inferiore ai 5 milioni.
Ricordo un ragazzo che conobbi, i suoi genitori avevano una
parrucchieria e lui si vantava di avere tutto gratis, camera,
libri e pasti e in aggiunta i suoi genitori gli fornivano uno
stipendio mensile di 800mila lire, quasi lo stipendio di un
operaio. Un giorno arrivo' persino con una grossa auto, penso
fosse un'alfetta, e la sera lui e i suoi amici se ne andavano in
giro per locali e discoteche a spendere la paghetta di papa' e
mamma', tanto il resto era tutto gratis.
Nessuno di noi credo lo invidiasse. Poi una sera si schianto'
con l'auto contro una pianta, morirono in due. Vittime del
benessere occidentale; il loro benessere, di cui pero' anche
noi eravamo vittime.
Noi che dovevamo pagare tutto e che dovevamo sottostare alle
speculazioni di coloro che affittano gli appartamenti agli
studenti, 200/300 mila lire al mese per una camera doppia ed
uso cucina, noi conoscevamo molto bene il benessere
democratico occidentale.
Si cominciava cosi' anche a parlare di politica, qualcuno inizio'
a leggere l'Unita', io leggevo il Manifesto, ma anche li' era
tutto un problema.
Un mio amico che durante le pause tra le lezioni inizio' a
leggere l'Unita' seduto su una panca del corridoio della
facolta', si accorse al momento di dare gli esami quel che
costava. Lo bocciarono tutti. Fu un'altro studente che era quasi
alla fine degli studi a spiegargli qual'era il problema: aveva
sbagliato a farsi vedere con quel giornale per i corridoi della
facolta'. Ci spiego' che la maggior parte dei professori era
politicizzata, democrazia cristiana per la maggior parte, uno di
loro era persino consigliere regionale della DC. Il resto vicini ai
partiti di centro, repubblicani e liberali, e mal gradivano vedere
certi giornali in giro tra gli studenti.
Ecco dopo il benessere, capimmo pure la democrazia occidentale.
Questa era la situazione e non potevamo fare altro che cercare
di resistere e magari lottare per un cambiamento. Iniziai a
frequentare un collettivo di sinistra, e a votare per Democrazia
Proletaria.
Un giorno, in seguito alla grande retorica anticomunista che i
partiti di centro destra fecero in seguito ai fatti di Tienanmen
in Cina, decidemmo di scrivere un volantino rivendicando gli
ideali socialisti e comunisti al di la' della retorica e delle
possibili distorsioni storiche.
Per noi era comunque un ideale possibile, l'unico che potesse
darci una speranza di condizioni migliori.
Andammo a volantinare alla mensa centrale Universitaria che
si trova in fondo ad una verticale scalinata che conduce ad uno
degli edifici della casa dello studente. Essendo un po' fuori dal
centro vi risiedevano in maggior parte studenti del sud, ma
anche palestinesi, giordani e neri, quei pochi che riuscivano
ad entrarvi perche' poveri veramente.
Iniziammo a volantinare, ricordo era una bella giornata di sole
e molti studenti affluivano e prendevano i volantini, poi arrivo'
un gruppo di ragazzi, ben vestiti, iniziarono a provocarci, ad
insultarci, reagimmo, verbalmente dapprima finche non si
arrivo' alle mani.
Fu allora che rimanemmo sorpresi. Il gruppetto di provocatori
fuggi' rapidamente alla nostra vista e da dietro un angolo
vedemmo arrivare decine di agenti di polizia in assetto
antisommossa. Era tutto pronto, eravamo caduti nella trappola.
Inizio' una vera e propria battaglia, reagimmo prontamente e
presto la voce della lotta risali' la scalinata dove intanto ci
eravamo buttati per resistere meglio alle cariche violente della
polizia.
L'eco della battaglia arrivo' sino alla casa dello studente e
decine e decine di studenti scesero dalle loro stanze e si
unirono a noi nel tumulto.
I palestinesi iniziarono a sollevare le pietre del selciato delle
scale e a lanciarle con forza da sopra, subito imitati e la nostra
reazione fu forte ed inattesa: la polizia si ritiro'. Esultammo
felici.
Capimmo quel giorno che il dissenso nasce dall'esperienza
reale di umiliazione quotidiana, dal sopruso e dalla poverta' e
capimmo il valore della solidarieta' nella lotta
Cominciammo sempre di piu' a capire qual era dietro le
chiacchiere il vero volto di questo occidente democratico e
benestante.
Per questo mi chiedo: chi aveva ragione allora, coloro che
abbandonarono l'idea di un alternativa o coloro che
insistevano nella lotta?


La NATO e Comiso: qualche anno prima


In realta' personalmente riuscii anche a comprendere meglio
quello che mi era successo qualche anno prima. Avevo 15
anni allora, e me ne vagabondavo in giro per l'Italia, avevo
avuto la fortuna di trovare un lavoro per due settimane in un
cantiere come aiuto carpentiere e nonostante fossi pagato
male ed in nero mi vidi arrivare sulle mani 200 mila lire che
non avevo mai visto tutte insieme.
Un amico mi disse che stava organizzando un viaggio vicino
Palermo con altri amici, che uno di loro aveva un parente
laggiu' e che non avremmo speso per dormire e per mangiare
ci si poteva arrangiare in una dependance in campagna che i
parenti dell'amico ci mettevano a disposizione, e mi invito' a
partire con loro.
Cosi' andammo e visitammo in autostop anche Cefalu',
Palermo, era estate e dormimmo in spiaggia. Poi l'amico che
aveva i parenti li' inizio' a parlarci di Comiso, che ci sarebbe
stata una manifestazione grande contro l'arrivo dei primi missili
nucleari USA in Italia, e che a lui sarebbe piaciuto molto
andare e che c'era un camping gratuito a disposizione dei
manifestanti.
Io e gli altri non ne capivamo molto di politica, mentre lui,
credo si chiamasse Gilberto, aveva i genitori sindacalisti e
militava nella FGCI.
Decidemmo di andare e con il treno attraversammo la Sicilia
verso sud, passammo per Vittoria e arrivammo a Comiso la
mattina dopo.
Facemmo l'autostop ed un vecchietto ci carico' tutti quanti
sull'ape dietro e ci porto' al campo della Pace, cosi' si
chiamava il camping attrezzato per i manifestanti. Ci dissero
che la manifestazione era iniziata e andammo a piedi ma nei
pressi capimmo che c'era qualche problema. Vedemmo i fumi
dei lacrimogeni e la gente impaurita che correva.
Ritornammo insieme a tanti altri al campeggio. Li' iniziammo a
renderci conto di quello che era successo. I racconti furono
concordi, un gruppo di persone che erano fuori dal corteo
avevano lanciato delle pietre contro la polizia che aveva
prontamente risposto con cariche molto molto violente e
lacrimogeni. Il risultato erano stati arresti, e molte teste
spaccate.
Ancora ricordo l'immagine di un giovane tedesco grondante di
sangue seduto sotto un albero con un pezzo di stoffa bagnato
che si reggeva la testa.
Nonostante il sangue ed i racconti impauriti e arrabbiati, non
riuscivo a rendermi bene conto di quel che era successo.
Avevo solo 15 anni. Ma dopo il volantinaggio alla Mensa,
la provocazione e la carica successiva della polizia mi era
tutto molto piu' chiaro.
Era come una guerra, una guerra contro gli ideali, una guerra
contro i poveri nei cui ideali c'e' la speranza di un
cambiamento
Poi e' arrivato Mastricht e la crisi jugoslava e la guerra del
Golfo.


L'Europa di Mastricht, la Jugoslavia e l'Iraq: 15 anni di guerra


L'universita' proseguiva e proseguivano le ingiustizie.
Occupammo le facolta' contro la riforma dell'autonomia che
per noi significava soltanto aumento delle tasse e restrizione
dei servizi. Ed anche li' minacce, cariche, sgomberi.
D'estate lavoravo in fabbrica, in nero, 10 ore al giorno, poi
iniziai a studiare le lingue e a viaggiare un po' per l'Europa e
vidi che questa guerra si estendeva, in Germania si
sgomberavano i centri sociali, si cacciavano i curdi e si
chiudevano le loro testate. Molti venivano rispediti in Turchia
dove li aspettava il carcere sicuro o comunque l'oppressione.
Ci fu la prima guerra del golfo e mi disgustava pensare che le
nostre bombe cadevano e uccidevano, altri poveri pensavo.
Poi i diritti sociali venivano ristretti. Era l'Europa di
Mastricht, la spesa pubblica deve rispettare il parametro del
3%, cioe' non si deve spendere.
E la guerra continuava, si allargava sempre di piu'.
L'ultimo anno di Universita' lo feci a Duisburg nel 93/94. La
disoccupazione era ormai un problema scottante per la
Germania, sempre piu' frequenti erano gli episodi di xenofobia
dei neonazi e si parlava di restrizioni del diritto d'asilo.
Nel frattempo, io che lavoravo fino a notte tarda in un ristorante
italiano, mi arrivavano le voci confuse del conflitto jugoslavo.
Finita l'Universita' mi iscrissi a Rifondazione Comunista,
sentivo che bisognava raccogliere le forze e contrastare
questa alta marea di destra, iniziai ad informarmi sempre di
piu' e meglio che potevo.
Che delusione sentire i vecchi compagni parlare per lo piu' di
buste paga e dei giochetti interni al partito.
E soprattutto mi sdegnava la faciloneria con cui parlavano del
conflitto jugoslavo, ripetendo stupidamente le bugie della
televisione.
Alla fine divenni persino segretario della sezione del mio
paese, e feci del tutto per portare informazione nel partito e
fuori.
In un convegno che organizzammo sui curdi ai tempi di
Ocalan, incontrai Dino Frisullo, anch'egli sdegnato della
politica democratica che cacciava chi aveva diritto ad asilo
politico.
Si sentiva intorno a noi l'aria di una catastrofe imminente.
Andavo la domenica mattina in piazza con un tavolino ed i
volantini a raccogliere firme per la Baraldini e per Mumia Abu
Jamal. Ma solo qualche ragazzo era con me del partito. Alcuni
vecchi pensavano che il partito ci facesse brutta figura.
Cercai di fare del mio meglio ma alla fine deluso mi dimisi.
E la guerra continuava. Arrivarono i bombardamenti sulla
Bosnia e le prime riforme delle pensioni e della flessibilita' (i
contratti di formazione), e poi ancora bombe e missili sulla
Jugoslavia da un governo di sinistra con addirittura dentro un
piccolo partito dei comunisti.
Decisi che me ne sarei andato dall'Italia e da questa Europa
dove ormai la guerra contro i poveri ha prodotto grandi
diseguaglianze, e dove la guerra vera ha ridotto alla poverta'
milioni di persone che povere non erano perche' avevano un
sistema sociale che tutto sommato redistribuiva la ricchezza.
Un'Europa che ha abbandonato l'idea di una vera alternativa,
un'Europa succube delle multinazionali e della NATO, venduta
ai capitali e repressiva sulle liberta' civili, un sistema al
quale non riesco a rassegnarmi e mai mi rassegnero'.


La guerra continua


Cosi' eccomi in Serbia, un paese dove sono in molti come me
che non si rassegnano. La propaganda mediatica martella,
cerca di convincere ma non ci riesce, i serbi sanno da sempre
che l'Europa mente spesso e volentieri, il quisling Djindjic e'
riuscito con due anni di governo a fare piu' danni dei
bombardamenti della NATO, ma la reazione popolare ha
buttato giu' il governo.
Hanno capito qual'e' la posta in gioco, arrendersi, e la NATO
non c'e' giorno che passa che non minacci, - Dateci i generali!
- urlano - sono dei criminali! - Sono gli stessi che hanno difeso
il paese dai barbari bombardamenti della NATO e dai tentativi
di entrare in territorio jugoslavo dal confine albanese e
macedone. Li hanno ricacciati indietro piu' volte. Hanno difeso
il proprio paese e l'hanno fatto molto bene.
Insomma si chiede la capitolazione definitiva, la fine di questa
anomalia europea, l'adesione alla "Partnership for peace", la
versione moderna della Triplice alleanza.
Ed intanto la guerra continua in Iraq, i carabinieri arrestano i
comunisti iracheni, niente di strano, ci sono abituati
all'anticomunismo piu' bieco.
Beh, mi chiedo che senso abbia essere comunista ed essere
europeista?
I partiti comunisti antieuropei hanno guadagnato consenso
perche' ormai c'e' una coscienza civile che si sta diffondendo, il
capitalismo ha gettato la maschera dopo la fine del muro di
Berlino, ed il suo volto rassomiglia in maniera terribile al
mostro del passato, al nazifascismo.
Ecco la responsabilita' dell'Europa che ancora una volta sta
silente a guardare, mentre l'avvoltoio volteggia sopra e si
avventa sui cadaveri agonizzanti.
Allo stesso modo allora nessuno si oppose all'invasione della
Libia, dell'Albania, alla "liberazione dell'Etiopia", poi la
guerra investi' tutto il mondo.

Scrisse Jacometti nel libro "Ventotene" sul confino fascista (o
come direbbe Berlusconi oggi sulla vacanza in un posto
esclusivo):

"La guerra e' una malattia da noi prevista da quindici o
vent'anni. Tutte le nostre analisi del fascismo, del
nazionalsocialismo ci avevano condotto li', all'uovo
dell'avvoltoio dal quale soltanto la guerra sarebbe potuta
uscire" (p. 99)

Di nuovo l'Europa se ne sta a guardare. Iraq, Jugoslavia e
Afganistan, di nuovo Iraq, Sudan, forse domani Siria e Iran,
Georgia, Bielorussia, Corea, Cuba, Venezuela e poi?
Ed e' veramente libera e indipendente questa Europa? Ci sono
manifestazioni, si, c'e'il dissenso, si, ma mi chiedo,
basteranno? Per Hitler e Mussolini non sono bastati. Ci
sarebbero volute politiche coraggiose che li avessero stoppati
prima del grande disastro mondiale.
E invece l'Europa e' stata a guardare sino al disastro finale.
Il tempo stringe, gli avvenimenti si susseguono sempre piu'
veloci.
Chi sara' in grado di operare queste politiche coraggiose in
Europa?
La socialdemocrazia europea e il parametro del 3%?
I comunisti europeisti, che censurano le verita' come
Rifondazione ha fatto sulla Jugoslavia o con gli articoli di
Grimaldi dall'Iraq?
Il pacifismo contro le manganellate e i pestaggi stile Genova?
I sit-in silenziosi in piazza mentre l'avvoltoio bombarda Falluja
e Ramadi, e Nablus e arresta tortura e stupra, e depreda
a man bassa?
E mentre organizzazioni di estrema destra come la X° MAS si
riorganizzano in Italia, e il fascismo acquista consensi
persino in Francia?
Lo spero vivamente in cuor mio, ma ne dubito fortemente.


Paolo Teobaldelli


=== 4 ===

 
Continua il pressing della NATO contro la repubblica Srpska
e contro Serbia e Montenegro. Obiettivo: la capitolazione


In pressing la NATO accelera il passo, forte dell'elezione
a Presidente della Serbia di Boris Tadic, del partito
democratico, filoatlantico (lo stesso del defunto premier
Djindjic), l'organismo atlantico e il suo Tribunale Speciale,
il Tribunale di Den Haag, aumentano contemporaneamente
la pressione.
Mentre Tadic vola negli USA per conferire con Rumsfeld
e Powell, la pedina Del Ponte gioca l'ennesima carta,
chiede l'arresto di Goran Hadzic, ex-premier della
Repubblica Srpska, e fa sapere che al mandato sono
state assegnate 72 ore di limite. Se entro tale periodo
il premier non verra' arrestato e condotto all'Inquisizione,
cio' significhera' che Serbia-Montenegro non collabora
con Den Haag. Il periodo e' scaduto.
Allo stesso tempo il rappresentante della NATO Schaeffer vola
a Belgrado per spiegare che la NATO attende volentieri
l'entrata della Serbia e Montenegro nella "Partnership per
la pace" a patto che consegni i quattro Generali (dello
stato maggiore e dei servizi) al tribunale dell'Aia e che
consegni anche il generale dell'esercito serbo di Bosnia,
il famigerato Ratko Mladic, reo di aver dato troppo filo
da torcere alla NATO e alla sua guerra sporca in Bosnia.

Inoltre la NATO chiede anche che la Serbia ritiri la
denuncia fatta all'Alta Corte Internazionale per la
condanna ed il risarcimento dei bombardamenti sui civili.

Allo stesso tempo l'Alto Rappresentante NATO in Bosnia,
il rais Patty Ashdown, dimette dal parlamento della Repubblica
Srpska ben 60 persone, mentre continuano i raid militari NATO
all'interno della stessa, alla caccia fantomatica di
Radovan Karadzic.
L'obiettivo e' ben chiaro, ed e' la capitolazione
di quel pezzo di Jugoslavia irriducibile, capitolazione
che la NATO non e' riuscita ad ottenere ne' militarmente
(con i bombardamenti su Bosnia e Serbia), ne' politicamente,
con le sanzioni, con il golpe bianco di Djindjic e la
consegna di Slobodan Milosevic al Tribunale Inquisitorio.
Allo stesso modo ancora in alto mare (ma sempre attive)
le manovre per separare almeno il Montenegro e chiudere
cosi' definitivamente l'accesso al Mediterraneo alla Russia.
Dunque si accelerano i tempi, si fa pressing, minacce e
promesse allo stesso tempo, il bastone e la carote come
insegnava il Machiavelli, facendo sapere che gia'
50 milioni di dollari sono pronti come finanziamento
nel caso Serbia e Montenegro si decida a capitolare.
Ma la questione spinosa del Kosovo e dei generali da
consegnare, gli stessi che hanno difeso il paese
con onore dalla campagna militare NATO del 1999,
rimane una questione di urgenza nazionale.
Gia' dal governo hanno fatto sapere che consegnare
questi generali significherebbe compromettere
la sicurezza nazionale, mentre sempre piu' insistenti
si fanno le voci di addestramento militare in ben 80
campi nel Kosovo, campi di cui la Kfor sembra non
interessarsi. Inoltre il confine tra Albania e
Kosovo sembra sia completamente aperto in violazione
alla sovranita' territoriale della Serbia come
sancisce la stessa risoluzione ONU 1244.

Insomma la tensione sembra tornare a farsi alta
in Serbia e Montenegro, la NATO accelera il passo.
Obiettivo: la capitolazione definitiva.


Paolo Teobaldelli (Serbia e Montenegro)

Date : Tue, 20 Jul 2004 19:44:39 +0200
De : "Roland Marounek"
A: a l e r t e _ o t a n @ y a h o o g r o u p e s . f r
Oggetto: [alerte_otan] Balkan Anti-NATO Center : Les nouveaux rôles
probables de l'Otan dans les futurs scénarios impérialistes


http://www.csotan.org/textes/texte.php?art_id=143&type=articles


Les nouveaux rôles probables de l'Otan dans les futurs scénarios
impérialistes : Comment arrêter l'Otan ?


Contribution du Balkan Anti-NATO Center (BAN-c) à la conférence
organisée par la Peace Association - Turkey

George Havatzas
28 juin 2004

Chers amis et camarades,

Une menace contre la paix de l'humanité et contre l'avenir des peuples
rôde à Istanbul. Cette menace n'est autre que la réunion du sommet de
l'Otan. En outre, ce sommet spécifique des dirigeants des 26 Etats
membres, anciens et nouveaux, de l'Otan signifie la transformation de
l'alliance à un niveau opérationnel, d'une façon telle que ses forces
sont être capables d'opérer en unité et seront donc à même de répondre
plus efficacement aux nécessités actuelles des quartiers généraux
impérialistes. Les décisions auxquelles on s'attend marqueront un pas
décisif vers la mise en application de la doctrine de l'Otan de la «
guerre et action préventives », l'Otan constituant une force
d'oppression mondiale dans les limites d'action que lui octroie son
statut mondial aujourd'hui élargi. Entre autres en ce qui concerne le
projet d'expansion du Moyen-Orient. La dimension militaire de la
globalisation capitaliste a été amenée sur la table par les hauts
responsables de l'Otan. Ces décisions deviennent de plus en plus
dangereuses et constituent une menace sans cesse grandissante pour les
peuples, du fait qu'elles ont été adoptées à une époque où l'agression
impérialiste ne cesse de s'intensifier. En outre, il y a encore la
décision très récente des grands responsables capitalistes mondiaux,
ceux des pays du G-8, qui s'est réuni aux Etats-Unis, lequel pays
définit, lui, les grandes lignes de l'affaire.

Déjà, en Grèce, la chose a été rendue publique sans démenti jusqu'à
présent. Le gouvernement grec s'empresse d'accepter les demandes
américaines en vue de remodeler 40% des forces armées du pays, de sorte
qu'elles soient entièrement compatibles avec le modèle défini par la
Force de Réaction rapide de l'Otan et qu'elles soient également en
mesure de se déployer dans n'importe endroit de la planète où
l'alliance fonctionne. En attendant, afin d'assurer la rotation des
forces dans des missions à long terme, le gouvernement grec a accepté
la demande de l'Otan, à savoir que 8% des troupes grecques remodelées
soient à même, conformément aux nécessités opérationnelles de l'Otan,
d'assurer une présence permanente dans n'importe quelle région du globe
où l'Otan a déployé son action.

En fait, selon des informations diplomatiques, ces décisions du
gouvernement grec concordent effectivement avec la nouvelle structure
opérationnelle planifiée par l'Otan et elles concernent chaque Etat
membre de l'alliance. Un prélude certain de l'implication directe des
Grecs dans les nouveaux plans impérialistes n'est autre que le récent
projet de loi présenté au parlement grec, lequel entend « résoudre » le
problème de l'utilisation de navires commerciaux par les forces armées
afin de transporter du matériel de guerre et des troupes vers d'autres
pays, puisque, dans l'actuel état des choses, on ne peut acheminer de
forces armées par bateau en dehors des frontières grecques.

De façon plus spécifique, en ce qui concerne le genre de missions qui
auront lieu dans le cadre du nouveau rôle de l'alliance, le commandant
américain des forces alliées en Europe, le général James L. Jones,
étudie, dans un article publié dans NATO reviews, comment l'alliance a
modifié ses structures militaires et créé sa Force de Réaction rapide.
« Jusqu'en 2006 », note le général américain, « l'alliance sera équipée
d'une nouvelle capacité militaire - ce qu'on appelle la capacité
d'action préventive. Ceci », poursuit Jones, « constitue un changement
essentiel dans la morale et la culture de l'alliance, comparé à ce qui
se faisait durant la période de la guerre froide. »

Cette « nouvelle capacité militaire » dont parle le responsable
américain présuppose une restructuration de l'administration de l'Otan,
laquelle a déjà eu lieu, et la transformation de 40% des forces
nationales des Etats membres selon le modèle de la Force de Réaction
rapide. Quant aux missions que cette alliance « transformée » sera à
même d'entreprendre, l'Afghanistan, où l'alliance est déjà engagée, en
a subi un bon exemple, et ce sera pareil pour l'Irak, où elle ne va pas
tarder à intervenir, dégradant encore plus le statut déjà bien
effiloché de l'ONU.

Ne perdons naturellement pas de vue que, dans les Balkans, après la
guerre de l'impérialisme anglo-américain contre la Yougoslavie et la
formation d'Etats protectorats, les forces de l'Otan ont :maintenu leur
présence, c e qui constitue une source constante de tension et
d'instabilité dans la région.

Ne mettons pas non plus de côté le rôle de l'Union européenne. Déjà,
avec l'euro-constitution décidée lors de la récente rencontre au sommet
de l'UE, celle-ci adoptait la doctrine militaire américaine des «
frappes préventives » a l'encontre d'un pays ou plus sous le prétexte
de combattre le « terrorisme ». Un aspect intégral de
l'euro-constitution consiste dans la militarisation de l'UE, laquelle
soutiendra et complètera l'Otan partout où la chose s'avérera
nécessaire. Dans le cadre du FYROM, les forces armées européennes ont
déjà remplacé les forces de l'Otan et elles sont prêtes à faire de même
en Bosnie. Le sommet européen a montré on ne peut mieux que les
impérialistes sont unis quand ils se préparent à attaquer les peuples,
alors que leur confrontation concerne simplement la question de savoir
qui s'occupera du partage des bénéfices (voyons ce qui s'est passé
durant la première invasion américaine de l'Irak et pensons à
l'attitude de l'UE). Les peuples doivent prendre leurs propres mesures
préventives et déclarer leur propre guerre préventive contre la guerre
impérialiste à l'échelle mondiale. Une première réponse réside dans la
manifestation populaire internationale visant à condamner les crimes
impérialistes, manifestation qui a eu lieu aujourd'hui à Istanbul, de
même que les nombreux rassemblements présentant les mêmes
revendications et qui se sont tenus dans de nombreuses villes grecques.
Il n'y a pas de place pour les illusions et il n'y a pas non plus de
temps à perdre. Les guerres impérialistes de la dernière décennie ont
donné le signal voici longtemps déjà.

En Grèce, nous avons une riche expérience dans les actions orientées de
la sorte.

Notre action très diversifiée contre les forces de l'Otan durant la
période de guerre en Yougoslavie a été presque unanimement bien perçue
par le peuple grec (98% !) et elle a suscité beaucoup d'intérêt de la
part des mass media internationaux. Nous avons organisé des conférences
internationales à Salonique, conférences que nous avons estimées utiles
pour l'échange d'expériences avec les mouvements de notre région. Nous
avons également participé à un forum international, avec divers
séminaires, mis sur pied par Ban-c, comme ceux de Florence et de Paris.

C'est avec la même motivation que nous avons organisé, au printemps
précédent, les grands rassemblements anti-guerre contre l'invasion et
l'occupation de l'Irak, affirmant clairement, dès les tout premiers
instants, que le désaccord original de l'UE était avant tout motivé par
le partage du butin après la guerre. Tous ces rassemblements ont
culminé, l'an dernier, par la grande manifestation internationale du
contre-sommet de l'UE qui a été organisée par « Action-Salonika 2003 »,
en juin 2003, et qui a été la seule initiative dénonçant avec virulence
le caractère impérialiste de l'Otan et de l'UE. Nous n'avons pas
l'intention de baisser les bras, et nous poursuivrons notre lutte
contre la présence des bases militaires des Etats-Unis et de l'Otan sur
notre territoire, ou encore contre le massacre du peuple palestinien.

La seule barricade contre l'agression impérialiste réside dans le
développement au niveau national du mouvement anti-impérialiste et
anti-guerre et dans sa coordination au niveau international. C'est le
sens que nous donnons à notre présence ici et à notre participation aux
activités de votre mouvement. Merci de nous avoir prêté l'oreille.

Je vous souhaite un grand succès dans votre combat contre l'Otan et
contre l'impérialisme.

Traduit par Jean-Marie Flémal


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Guerra nucleare in Europa

Da Stefano Franchi riceviamo e giriamo:

---

Di seguito un articolo uscito oggi (14 luglio 2004) su Il Manifesto in
merito ai progetti di Scudo stellare degli USA.
 
L'Europa, dopo la fine della "guerra fredda", sembra diventare di nuovo
il centro di un possibile confronto nucleare tra grandi potenze
(probabilmente la Siria e l'Iran andrebbero sostituite con Russia e
Cina).
Un tema, quello del disarmo nucleare (a partire dagli USA), che
andrebbe messo tra le priorità del movimento per la pace.
 
Franchi
 
---

Lo scudo stellare Usa sbarca in Europa

Washington arruola Polonia, Ungheria e Repubblica ceca nel progetto di
guerre spaziali di Bush. Gli americani costruiranno nel cuore della
«nuova Europa» la più grande base missilistica fuori dal territorio
nazionale. Trattative già a buon punto, rivela il Guardian
MI. CO.

Il progetto di scudo spaziale elaborato dall'amministrazione americana
ha trovato una sponda nella «nuova» Europa che piace tanto al
segretario alla difesa, Donald Rumsfeld, e potrebbe presto poggiare una
terza, ingombrante gamba nel cuore del vecchio continente. Il governo
del presidente Bush ha avviato negoziati con Repubblica ceca, Ungheria
e Polonia - già schierati nella guerra all'Iraq -, per arruolare questi
tre paesi nelle guerre spaziali e farne la base del più grande sistema
di difesa missilistico al di fuori dei confini statunitensi. Un
progetto che rappresenta il terzo nodo di una rete che ha gli altri due
terminali in California e Alaska. La notizia delle trattative,
riportata ieri dal quotidiano britannico Guardian, è stata confermata
dai governi interessati. Secondo l'esecutivo polacco i negoziati per
mettere su il sistema che difenderebbe gli Usa e i suoi alleati da
attacchi con missili balistici sono in corso da otto mesi. «Siamo molto
interessati a far parte concretamente dell'accordo», ha dichiarato
Boguslaw Majewski, portavoce del ministero degli esteri di Varsavia.
Anche da Praga hanno confermato di far parte del progetto.

Le indiscrezioni raccolte dal Guardian parlano di uomini del Pentagono
che già stanno esaminando le montagne nel sud della Polonia, dove
potrebbero essere posizionati due o tre radar, mentre sarebbe la stessa
Polonia a dover ospitare le batterie anti-missile vere e proprie.
Polonia, Ungheria e Repubblica ceca, che sono stati i primi paesi
dell'ex Patto di Varsavia a entrare - nel 1999 - nella Nato non
dovrebbero affrontare alcuna spesa per il progetto americano, ma subire
alcune limitazioni della propria sovranità territoriale. Per le
installazioni radar nella Repubblica ceca si parla di un'area di cento
chilometri quadrati che potrebbe essere dichiarata extraterriroriale e
finire sotto sovranità americana. Il governo statunitense si è
affrettato a precisare che i colloqui sono ancora ad uno stadio
embrionale e che nessuna decisione ufficiale è stata presa.

Se il Pentagono inizierà alla fine di quest'estate a posizionare i
missili anti-missile a Fort Greely, in Alaska, e nella base
dell'aeronautica di Vandenberg, in California, il megaprogetto
nell'Europa dell'est dovrebbe iniziare tra il 2006 e il 2007. Per i
primi due stati l'obiettivo dichiarato è quello di difendersi da un
eventuale attacco dalla Corea del Nord, in Europa invece si tratterebbe
di fronteggiare un'eventuale minaccia mediorientale, da Iran e Siria.

La via a uno sviluppo come quello di una gigantesca base anti-missile
in Europa era stata aperta il 13 dicembre 2001, quando
l'amministrazione Bush decise di ritirarsi dal Trattato Abm del 1972
che metteva al bando i sistemi difensivi contro i missili balistici. Ma
come verrebbe presa dall'alleato russo l'installazione di una simile
piattaforma a due passi da Mosca? Già inizialmente il presidente
Vladimir Putin aveva definito «un errore» la decisione degli americani
di ritirarsi dal trattato Abm.

La natura altamente confidenziale di queste trattative, portate avanti
dal superfalco John Bolton, sottosegretario di stato Usa per il
controllo sugli armamenti, potrebbe far infuriare Mosca. Secondo quanto
rivelato dalla «Arms control association», organismo indipendente per
il controllo sugli armamenti, il ministero della difesa Usa ha già
richiesto un finanziamento per lo studio del progetto. Del resto era
stato lo stesso direttore dell'agenzia di difesa missilistica del
Pentagono, generale Ronald Kadish, a riferire qualche mese fa al
Congresso che «ci stiamo preparando a costruire un terzo sito per
intercettare missili al di fuori degli Usa»

BEOGRADSKI FORUM: Nova sveska - "Lustracija u Srbiji"

http://www.artel.co.yu/sr/reakcije_citalaca/2004-05-27.html

BEOGRADSKI FORUM ZA SVET RAVNOPRAVNIH
Beograd, 27. maj 2004. godine

Iz stampe je upravo izasla nova sveska Beogradskog foruma "Lustracija u
Srbiji". Na 124 stranice sveska sadrzi najuspesnija izlaganja za
okruglog stola odrzanog 06. decembra 2003. godine na Pravnom fakultetu
u Beogradu, tekst Zakona o lustraciji i druge korisne informacije.

Polazeci od ocene da je donosenjem zakona o lustraciji u Srbiji izvrsen
anticivilizacijski cin kojim je drzavi i gradjanima naneta sramota ,
jer odredbe tog zakona krse najvaznije slobode i prava ljudi koja su
utvrdjena brojnim izvorima medjunarodnog prava i Ustavom Republike
Srbije, odnosno Ustavnom poveljom SCG, Beogradski forum je okupio niz
uglednih pojedinaca koji su smogli hrabrosti da se kriticki postave
prema tom zakonu.
Rezultat je ova nevelika sveska u kojoj se nalaze izlaganja prof. dr.
Koste Cavoskog, prof, dr Mirjane Stefanovski, prof, dr Ljubise
Lazarevica, prof. dr Ratka Markovica, prof. dr Radovana Radinovica,
prof. dr Predraga Djordjevica, prof. dr. Oskara Kovaca i drugih.

Cena sveske je 250,oo din plus postarina.

Sveska se moze nabaviti na sledece adrese:

- Beogradski forum: e-mail: beoforum@...
ili na t/f.: (+381 11) 3245601

- ARTEL GEOPOLITIKA: E-mail: artel@...

CHI L'HA DETTO?


" (...) Non dunque di autoscioglimento dei comunisti si tratta. Ma
della costruzione di una nuova formazione politica democratica,
popolare, riformatrice, aperta a componenti progressiste laiche e
cattoliche, interprete delle nuove domande che vengono dal mondo del
lavoro e della cultura come dai movimenti dei giovani e delle donne,
dall'ambientalismo, dal pacifismo e dal movimento per la nonviolenza,
dal femminismo. Una nuova forza della sinistra che non esaurisce tutta
la sinistra. Di questa nuova formazione i comunisti vogliono essere
promotori, con il loro patrimonio ideale, organizzativo e politico.
(...) La sfida sta quindi nel porre al centro le donne e gli uomini,
che sono «il fine del socialismo e non il mezzo per realizzare un
ideale astratto». La sfida è quella di fare della soggettività degli
individui e dei popoli il motore di una nuova grande politica
democratica. È in questo senso profondamente nuovo che parliamo della
democrazia come via del socialismo. Ciò richiede un più largo spirito
unitario perché solo incontrandosi e contaminandosi reciprocamente, e
non chiudendosi in se stesse, idee, culture, religioni diverse possono
concorrere a un nuovo progetto di liberazione umana, a un umanesimo
moderno. (...)

"Ma questa impresa sarebbe impossibile se non si partisse dal fatto che
si è chiusa una intera esperienza storica segnata non solo dalle
degenerazioni di tipo staliniano ma da una determinata concezione del
socialismo caratterizzata da una visione totalizzante del partito e
dello Stato...
Le speranze, i valori, le ragioni di impegno politico dei comunisti
restano quindi un immenso patrimonio umano, culturale e morale che non
può essere cancellato, ma che deve essere reinverato. Né perdono
significato le domande da cui è sorto il movimento comunista: il
superamento di un modello di società alienante e mercificata, la
ricerca di una nuova dimensione della politica che tenda a superare
l'opposizione tra governanti e governati, la necessità di guardare ad
un possibile futuro di liberazione dell'uomo. Ma la risposta a queste
domande può venire solo dalla capacità di costruire un intreccio di
politica realistica e di tensione verso una nuova storia, un rapporto
coerente tra mezzi e fini. Questa capacità è chiamata oggi a una nuova
prova. Si tratta di realizzare nei fatti un processo che sviluppa
l'idea di terza fase della storia del movimento operaio di cui parlava
Enrico Berlinguer. (...) La nostra proposta di dar vita a una fase
costituente per la creazione di una nuova forza riformatrice nasce
anche da qui. Essa è frutto della nostra storia. Nel corso del tempo ci
siamo infatti aperti a molteplici sollecitazioni provenienti dal
riformismo socialista, da quello di origine Iiberaldemocratica e
radicale, abbiamo riflettuto su quanto poteva arricchirci
dell'elaborazione del riformismo cattolico, sui principi dell'autonomia
e del decentramento, sul valore civile a umano di esperienze come
quelle del volontariato. Oggi pensiamo si possano e si debbano trarre
le conseguenze di questa lunga opera di riconoscimento ed elaborazione.
L'obiettivo è quello di una rifondazione della politica, sulla base di
una discriminante programmatica e ideale, tra progresso e
conservazione. (...) Il fatto che funzioni pubbliche essenziali vengano
inglobate in nuovi sistemi di comando, non sottoposti ad alcun
controllo democratico, e che il mercato sia sempre più caratterizzato
da un miscuglio di politica e affari e da distorsioni profonde create
dal fatto che alcune imprese globali si sottraggono a ogni regola e
dettano stili di vita, bisogni, valori, ha creato un campo di
conflitti, potenzialmente molto radicali, che si affiancano a quello
classico tra salario e profitto. (...)

"L'alternativa deve poggiare su una proposta programmatica in grado di
rispondere a problemi che non riguardano solo le forze che si sentono
rappresentate dai partiti e dai movimenti della sinistra, ma di parlare
a un insieme composito di aspirazioni e di interessi, ai settori deboli
della società, a tutti coloro che si sentono penalizzati ed esclusi, a
tutte quelle forze dinamiche del paese che mirano a un nuovo governo
dei processi di trasformazione; il campo dell'alternativa deve essere
articolato, rappresentativo di un ampio arco di forze laiche e
cattoliche. Su questa base si parlava della necessità di far sorgere
«nuove aggregazioni». (...) Tutto quanto detto può essere facilitato e
accelerato dall'emergere di una nuova formazione politica, che non si
configura come adesione di altre forze al Partito, ma che prevede un
atto costituente capace di aggregare esperienze, percorsi, pratiche
politico-sociali diverse, che intendano diventare attivi soggetti
contrattuali della nuova formazione politica. (...) L'idea stessa della
costituente nasce dalla convinzione che esistano oggi le condizioni per
una nuova ricerca unitaria nel campo della sinistra, che non sarà il
prodotto di un pensiero solitario, ma l'atto fecondo di una rinnovata
volontà collettiva. (...)

"Rimane tuttavia il fatto - sconvolgente sul terreno della coscienza di
grandi masse, e soprattutto dei più giovani, su scala mondiale - che la
verità interna di quell'orizzonte ideale non è stata raccolta e
inverata dal movimento comunista al potere, da quella prova dell'opera
che, sola, dà effettiva forza alle idee. Il movimento comunista e il
socialismo reale si sono caratterizzati per una determinata visione
totalitaria del potere e per un rapporto perverso tra mezzi e fini che
ha condotto a una crisi storica di proporzioni incalcolabili.
L'incontro tra diverse tradizioni progressiste e culture dell'epoca
nuova, fondando la nuova prospettiva storica sul valore universale
della democrazia, contribuirà, anche, a ridefinire i mezzi, gli
strumenti, e un nuovo rapporto tra mezzi e fini che, a partire dalla
nonviolenza, ci colloca al di fuori della tradizione storica del
movimento comunista, e la supera in avanti. (...) È necessario che il
nostro partito, anticipando gli altri, assuma sino in fondo, e partendo
da se stesso, l'esigenza di una radicale riforma della politica.
Sarebbe una grave manifestazione di boria di partito non coinvolgere in
tale discussione i nuovi soggetti, le diverse sensibilità progressiste,
quella parte della società italiana interessata alla nuova forza
riformatrice e a cui chiediamo un forte contributo di proposte nel
corso della fase costituente..."


Suggerimenti:
1. Achille Occhetto in uno degli ultimi CC del PCI (20-24 novembre 1989)
2. Fausto Bertinotti nell'ultimo CPN del PRC (3-4 luglio 2004)


Fonte: Stefano Franchi

[ Una intervista al Segretario generale della NATO, Jaap de Hoop
Scheffer, in merito all'avvicendamento tra NATO ed Unione Europea in
Bosnia-Erzegovina: si tratta delle stesse identiche truppe, cambiera'
solamente la bandiera, e gli statunitensi non se ne andranno di certo -
visto che hanno requisito ed usano ormai in pianta stabile enormi basi
militari come quella di Tuzla. A volerla dire tutta: la NATO, dalla
Bosnia, non intende andarsene piu', e certo non prima di aver
"sfondato" ancora piu' ad est... La Jugoslavia l'hanno squartata
proprio allo scopo di impiantare le loro basi nei Balcani, figuriamoci
se vi rinunciano adesso. IS ]


Da: Rick Rozoff
Data: Gio 15 Lug 2004 17:59:51 Europe/Rome
Oggetto: NATO Is Not - Repeat, Not - Leaving The Balkans: General
Secretary

http://www.rferl.org/featuresarticle/2004/07/f263e6e2-5f59-4779-9684-
9cb158f39098.html


Radio Free Europe/Radio Liberty
July 15, 2004


Interview: NATO Secretary-General Jaap de Hoop
Scheffer Speaks With RFE/RL
NATO Secretary-General Jaap de Hoop Scheffer was
interviewed by Djeracina Tuhina of RFE/RL's South
Slavic and Albanian Languages Service on 14 July in
Brussels.


[Excerpts]


RFE/RL: Secretary-General, NATO has always promised
that it won't leave the missions in the Balkans until
all the problems are solved. The fact that Bosnia and
Herzegovina wasn't accepted in Partnership for Peace
[PfP] in Istanbul shows that there are still some
unsolved problems; yet again, you decided to leave.
How can you justify this transition from NATO to the
European Union forces?

De Hoop Scheffer: First of all, I do not think NATO
leaves. You are right, the EU is going to run an
operation in Bosnia and Herzegovina, but NATO will
stay; NATO will have a headquarters, NATO will have a
general, NATO will be involved in defense reform, NATO
will - together with the EU - hunt the persons
indicted for war crimes. You can't say NATO is going,
that NATO is leaving.

RFE/RL: But EU troops will be visible, not NATO
troops.

De Hoop Scheffer: Well, you must realize first of all
that if you look at SFOR, the present operation, 85
percent of the forces are European. So that will not
make such dramatic or tremendous difference. But, the
allied leaders in Istanbul have said that the time has
come for SFOR to end, and I am glad, we are glad that
the European Union is going to take over, because - as
you rightly say - not all the problems are over yet.
So I think it is also the wish of the authorities that
"a force" will stay in Bosnia and that will be a force
under the leadership of the European Union, which I
think is a good development and NATO is not going to
leave, let me stress that again.

RFE/RL: But how many numbers, how many NATO personnel
will be in Bosnia?

De Hoop Scheffer: I can't give you numbers on NATO
personnel, but I can tell you that the EU is taking
over responsibility for the mission, but that NATO
will go on having a number of responsibilities. I
mentioned [to] you the headquarters, the general,
advisers, advisers on defense reform.... So you cannot
say NATO is leaving Bosnia and Herzegovina, because
NATO isn't.
....
RFE/RL: Yet again, problems are there. The most
serious one is the question of the cooperation with
the Hague [war crimes] tribunal.

De Hoop Scheffer: I agree. And when the NATO
ambassadors under my chairmanship were in Sarajevo not
too long ago, we seriously discussed these problems
with the leadership and I think the leadership
realizes, as NATO does, that a lack of full
cooperation with the tribunal in The Hague is the
reason why Bosnia and Herzegovina did not get the
Partnership for Peace status in Istanbul. There are a
few people, perhaps more than a few, in the Republika
Srpska who don't understand that collaborating with
Mr. [Radovan] Karadzic and covering for him means that
Bosnia and Herzegovina is paying a high price for not,
I hope not yet, having Partnership for Peace, because
I am very much in favor [of] Bosnia and Herzegovina
getting Partnership for Peace, but everybody knows
that the full cooperation with the tribunal in The
Hague is an essential condition for that.
....
I think, and let me repeat this again, I think that
[Bosnia and Herzegovina] should qualify for
Partnership for Peace. The same, by the way, goes for
Serbia and Montenegro, where I will also go soon and
my story there will be the same - cooperate, show full
cooperation, do it, it can be done and do it.

RFE/RL: I guess you don't agree with some kind of
skeptics that say that [the] Istanbul decision not to
accept Bosnia and Herzegovina is a consequence of a
general mood in the alliance that [Bosnia and
Herzegovina] goes in a package with Serbia and
Montenegro in PfP.

De Hoop Scheffer: No, such [a] general mood I have not
found in the alliance over the past six months and I
am now secretary-general. Definitely not. The mood in
the alliance, I think, vis-a-vis [Bosnia and
Herzegovina] and Serbia and Montenegro is a positive
one. NATO, as I said before, is very much committed to
the Balkans. Let there be no misunderstanding, NATO
is, was, and stays committed to the Balkans. Also the
EU is going to take over the mission in Bosnia and
Herzegovina. So that commitment is there, that
commitment stays. I would like to see, I say that
again, rather today than tomorrow, that full
cooperation with the [International Criminal Tribunal
for former Yugoslavia] in The Hague is there and then
I will be the first to tell the NATO ambassadors and
the NATO nations the moment has come to seriously
address the question of PfP. Because I realize what a
deception it is and it has been that Istanbul did not
decide for PfP for [Bosnia and Herzegovina], but I say
again, everybody knows what conditions should be
fulfilled.

RFE/RL: Has Karadzic won the war against NATO? It has
been almost a decade of hide and seek.

De Hoop Scheffer: But you know in wars the last battle
is the most important one. And I say again, he can
hide but he will not be able to run forever. And SFOR,
as you know, has done everything in its power - let's
realize that the authorities are the first
responsible, I mean, not SFOR, the authorities are the
first responsible for getting Karadzic and others -
SFOR has done and is doing everything it can to assist
as much as it can, so will EUFOR, Operation Althea as
it is called, the goddess of healing [Note: In Greek
mythology Althea murdered her own son and was no
goddess, 'of healing' or otherwise- RR], which is nice
because there is still some healing necessary of
course in [Bosnia and Herzegovina] as you also said.
"So let's get them" is my parole, and is my mantra.
And SFOR will do everything it can to assist.

RFE/RL: Yes, but you decided to conclude the operation
before catching him.

De Hoop Scheffer: First of all, let me repeat, NATO is
not leaving, the EU is taking over the responsibility,
the force level will be as it is when SFOR is going to
end, so I can not see any strong argument, a
convincing argument that the fact that Karadzic is not
yet in The Hague would lead to a nondecision about
SFOR. The decision about SFOR has been made, NATO is
not going to leave [Bosnia and Herzegovina] as I said,
and Operation Althea - EUFOR - will as much as SFOR
has done support the authorities in getting Mr.
Karadzic. I can assure you that that will happen.

RFE/RL: Sooner rather than later?

De Hoop Scheffer: As far as I am concerned tomorrow
rather than the day after tomorrow; so sooner.
....
RFE/RL: I have to go back to the more or less
beginning. There is a lot of confusion among the
population on how will Bosnia look like after the EU
or Althea take over. Will it be the same soldiers,
almost the same uniforms, but different flag, or how
will it look like physically in Bosnia and
Herzegovina?

De Hoop Scheffer: Well, as you know, I will visit
Sarajevo with Javier Solana, the high representative
of the European Union. I think this visit shows, by
the way, how much the two organizations are committed
to [Bosnia and Herzegovina]. Two organizations -- the
EU and NATO. The soldiers, the men and the women, will
still wear uniforms, what patches they are going to
wear I do not know, I heard yesterday that the
operation is going to be called Operation Althea, we
labeled it EUFOR up to [a] day ago. So how the details
will exactly look like I do not know, but I can assure
you as secretary-general of NATO and I have a European
vocation as well, that the European Union is more than
able and competent to do this mission as good and as
well as SFOR has done it.

RFE/RL: But in any case do you have a "Plan B" for the
worse-case scenario, if EU mission fails in certain
elements? Does NATO has a "Plan B" to jump up in order
to help in certain situations?

De Hoop Scheffer: Yes, NATO has. May I refer to the
unfortunate incidents in Kosovo in mid-March, where we
saw a flare-up of ethnic hatred and ethnic violence,
as I say, NATO is not leaving, NATO is of course at
this very moment discussing with the EU exactly the
question you are asking me about the reserve forces.
We hope that they won't be necessary, but I take your
point, you can never entirely exclude it, but you can
rest assured that NATO will go on to play its role in
this respect.

[ Riceviamo e volentieri giriamo il testo della trasmissione televisiva
curata dal G.A.MA.DI. (Gruppo atei materialisti dialettici) e trasmessa
su Teleambiente e reti consociate il 3 luglio 2004 ed, in replica, il 7
luglio, nell'ambito del ciclo di trasmissioni del G.A.MA.DI. in onda
tutti i sabati alle ore 20:55 ed, in replica, tutti i giovedi
successivi alle ore 20.
Il testo e' disponibile anche come opuscolo, da richiedere a:
G.A.MA.DI. - Piazza L. Da Vinci, 27 - 00043 Ciampino (Roma)
telefono e fax: 06-7915200
posta elettronica: g a m a d i l a v o c e @ l i b e r o . i t
Parziale revisione del testo a cura di AM ]


L a R i v o l u z i o n e J u g o s l a v a


Il 25 marzo del 1941 i popoli della Jugoslavia insorgono contro il
patto tripartito che lega la politica di Belgrado a quella di Berlino
e di Roma. Il principe Paolo è destituito ma, subito dopo, le orde
fasciste e hitleriane invadono il paese.

E’ l’inizio di una lunga lotta che più tardi si concluderà con la
creazione della Repubblica Socialista Federativa Jugoslava.

Ripercorriamo brevemente le fasi di sviluppo del movimento popolare
organizzato a partire dai tempi della dominazione asburgica fino al
1941 ossia dalla formazione delle prime società operaie e di cultura
e dai primi timidi passi della socialdemocrazia: la rivolta di Càttaro,
la creazione dello stato jugoslavo, la nascita nel 1919 del partito
comunista, la lotta contro il terrore bianco, la dittatura del “6
gennaio”, la politica filofascista di Stojadinovic.


Ma veniamo alla rivolta del 25 marzo 1941.
La gente nelle strade di Belgrado, di Zagabria, di Lubiana e in molte
altre località gridava contro il Patto tripartito firmato a Vienna dal
governo. La parola d’ordine era chiara ed inequivocabile: “Meglio la
guerra che il patto!”

Purtroppo, altri governi di altri paesi avevano aderito già nel 1940
al patto coi nazisti e coi fascisti (paesi come l’Ungheria, la
Romania, la Slovacchia e nel 1941 anche la Bulgaria) e quei popoli
dovettero subire una dura realtà.
Al contrario, dal popolo della Jugoslavia la decisione dei premier
Cvetkovic e Macek e del principe reggente Paolo, non fu tollerata.
Fierezza nazionale e odio verso il fascismo spinsero le forze più
avanzate del popolo serbo, croato, sloveno, montenegrino, macedone e
bosniaco a ribellarsi.

Anche una parte dell’esercito era a fianco del popolo. Questa
insurrezione provocò la caduta del governo filofascista e il 27 marzo
del 1941 anche il principe Paolo fu destituito e al trono salì il
minorenne Pietro II.

Immediatamente le orde naziste e le armate italiane fasciste, oltre
alle armate bulgare e ungheresi, invasero il paese.
L’esercito regio capitolò dopo due settimane e il popolo tornò alla
ribellione.

Qui cominciava la lotta partigiana che sarebbe durata ben quattro
lunghi anni. In questi quattro anni si passerà da una lotta contro il
fascismo, alla lotta per il socialismo.

Questa particolarità della rivoluzione jugoslava va riscontrata in
più fattori che contribuirono a renderla possibile.
Oltre ai fattori comuni ad altri movimenti resistenziali, concorsero
fattori storici, politici, militari, geografici, sociali e umani
propri di questa terra.

Le conquiste resistenziali di altri paesi come l’Italia, la Francia,
la stessa Grecia, furono fortemente condizionate dalle volontà degli
alleati che hanno imposto una restaurazione capitalista. In Grecia
addirittura, nonostante l’eroica resistenza, per volontà degli inglesi,
si finì con l’avere un governo di destra. Assai diverso fu il
dopoguerra sia in Albania, che in Jugoslavia, dove nessuna forza
straniera aveva contribuito alla liberazione del paese.

Assodato che l’obiettivo primario era l’annientamento del nemico
invasore, la resistenza jugoslava seppe progettare quella piattaforma
rivoluzionaria che in aperto antagonismo con la controrivoluzione
esistente, seppe mutare radicalmente i rapporti di forza e giungere
alla conquista del potere.

Dalla sua formazione nel 1941 l’esercito partigiano seppe estendersi
all’interno di tutto il paese, crescendo numericamente sempre di più e
accogliendo nelle sue file quei soldati italiani appartenenti
all’esercito fascista che avessero voluto divenire partigiani per la
libertà.
Molti lo fecero, così come lo fecero in Albania e ricordiamo, in terra
skipetara il comandante italiano Terzilio Cardinali, morto in
combattimento e insignito della medaglia d’oro. In Jugoslavia,
ricordiamo la medaglia d’oro Giuseppe Maras che ha organizzato e
diretto la resistenza italiana in Jugoslavia.

Tutti questi partigiani, tanto jugoslavi quanto italiani, compagni di
lotta per gli stessi ideali, liberarono sempre nuovi territori
incontrando la gratitudine e la solidarietà militante di tutto il
popolo.

Nel giugno del 1944, l’Unione Sovietica chiese il permesso al compagno
ed alleato maresciallo Tito di poter proseguire la guerra contro i
nazisti dal territorio jugoslavo. Così, il 20 ottobre 1944 truppe
sovietiche ed jugoslave entrarono in Belgrado. Ma i sovietici,
proseguirono per il loro cammino, come stabilito.

Dopo qualche inconsistente tentativo della monarchia e dei suoi
alleati, di avanzare qualche pretesa, senza peraltro essere tenuti in
alcun conto, La Repubblica Popolare e Socialista venne proclamata.

Qualcuno potrebbe chiedersi: come fu possibile, questo riscatto dei
popoli della Jugoslavia?
La risposta è semplice: così come fu possibile per l’Albania, ed anche
per l’Italia fare una Resistenza vittoriosa nonostante la presenza
Vaticana amica e sostenitrice del fascismo e del nazismo: c’era il
Partito comunista che sapeva lottare, che sapeva insegnare a lottare,
che aveva la cultura scientifica moderna in grado di sconfiggere il
capitalismo e i suoi alleati.

Ecco perché la Jugoslavia seppe liberarsi, perché la Resistenza era
diretta dal Partito Comunista e da un valoroso comunista che fu il
compagno Tito.


Per comprendere meglio, facciamo un passo indietro:

Dal 20 al 23 aprile del 1919, a Belgrado Jozip Broz, più tardi nella
clandestinità chiamato dai compagni "Tito", fondò il Partito Comunista
Jugoslavo, uno dei primi d’Europa.

E visto il fallimento della II internazionale, esso aderì subito alla
Terza Internazionale e al suo programma d’azione, per le
rivendicazioni immediate di carattere politico, sociale ed economico.
Segretario del Partito fu eletto Filip Filipovic.
Lo stesso giorno il Partito si fuse con il sindacato e insieme
fondarono l’Organizzazione Unitaria Classista dei Lavoratori.

Questo partito ha una lunga storia di lotte. Va detto che riuscì a
strappare parecchi miglioramenti per i lavoratori, come ad esempio già
nel 1920 le otto ore lavorative ed anche una modesta riforma agraria.

Nel corso di quegli anni, alle elezioni amministrative il partito
comunista andava affermandosi sempre di più, ed era sempre più votato
dal popolo. Portiamo un esempio: a Zagabria il Partito comunista ebbe
7.000 voti e i socialdemocratici solo 284.

Sconcertato da questi risultati, il governo sciolse i consigli comunali
di Belgrado, di Zagabria e in altre località e impedì ai consiglieri
comunisti di esercitare il proprio mandato.

Questa tendenza del popolo verso i comunisti fece scendere in azione
oltre all’esercito e alla gendarmeria, anche squadracce fasciste.
Il governo emanò un’ordinanza che proibiva qualsiasi propaganda
comunista.
Da qui ebbe inizio la clandestinità che durò, purtroppo fino alla
guerra di liberazione.

Comunque, il Partito comunista non si era preparato in tempo al lavoro
clandestino, e questo gli costò una grave crisi.
Centinaia di attivisti e dirigenti furono arrestati, altri emigrarono.
Quasi tutto il comitato esecutivo venne messo in carcere.

Nonostante questo, la classe lavoratrice non era stata piegata. Già nel
1922 gli scioperi ripresero, erano i minatori, gli edili, i
metallurgici, i battellieri e molte altre categorie.

Purtroppo, in quegli anni divampò anche un’aspra lotta di tendenze
all’interno del partito comunista.

Da una parte vi erano i settari che sconfinavano nell’anarchismo,
dall’altra c’erano gli opportunisti che ventilavano l’idea del
liquidazionismo.
Ma queste diversità non riuscirono ad avere la meglio sulla volontà
dei lavoratori.
La combattività della classe operaia e contadina, il fenomeno crescente
tra gli studenti e gli intellettuali, la pressione nello stesso
Parlamento di un forte blocco di opposizione, spinsero il re
Alessandro, i capi militari e l’alta finanza a ricorrere all’aperta
dittatura fascista.

Era il 6 gennaio del 1929 quando il monarca abrogò la Costituzione del
1921, sciolse l’Assemblea, avocò a sé tutti i poteri e nominò il
generale Zivkovic capo del governo.

Dal gennaio del 1929 al settembre del 1931 si svolsero 82 processi
contro i membri comunisti. A centinaia finirono, senza motivo, ma solo
perché comunisti, nelle carceri. A decine morirono sotto le torture
fasciste o massacrati dai poliziotti.
Tra questi ricordiamo il segretario del Comitato Centrale del Partito
comunista Djuro Djakovic.

Il governo abbandonò l’Intesa con Francia ed Inghilterra per legarsi al
carro della Germania e dell’Italia. Questo e tutto il resto scavò un
abisso incolmabile tra il popolo e il regime.

In questo quadro, negli anni che vanno dal 1935 al 1938 il movimento
rivoluzionario jugoslavo riuscì a superare taluni degli errori e dei
limiti che ne bloccavano in parte l’azione e ne avevano diminuita
l’influenza. Un nuovo corso ebbe inizio, senza eccessivi settarismi,
con la partecipazione di comunisti che avevano subito le persecuzioni,
il carcere, le torture. Questo nuovo corso emerse durante il VII
Congresso dell’Internazionale.

Nel 1936, Mosca convalidò la nuova linea e il Comintern abbandonò certe
precedenti posizioni massimaliste e diede al Partito Comunista
Jugoslavo l’indicazione di lottare per uno Stato Democratico Federativo
in base al noto schema delle due fasi della rivoluzione, ossia: prima
democratica, poi socialista.

Il Comitato Centrale del Partito venne ricomposto con uomini più idonei
e Tito divenne Segretario organizzativo.

Ma nel 1937 dopo le epurazioni, che colpirono anche quadri del
Partito, una parte del Comintern propose di scioglierlo, come avvenne
per il partito polacco.

Tito si oppose decisamente a questa manovra.

Appoggiato da Georgi Dimitrov sostenne che le migliaia di militanti
comunisti, le decine di migliaia di lavoratori coscienti che
credevano, operavano, combattevano e si sacrificavano in Jugoslavia
non dovevano essere privati del loro partito d’avanguardia.

Si rinunciò allo scioglimento e Tito fu incaricato di formare un nuovo
Comitato provvisorio.

Le elezioni del 1938 diedero al governo centralizzatore una
maggioranza molto esigua, tanto che dovettero ricorrere ad un
compromesso definito “accordo nazionale” con Macek in rappresentanza
della borghesia croata.
Ma l’accordo non democratizzò il regime esistente.


Così, come il Partito comunista Jugoslavo aveva previsto, il 6 Aprile
1941 si scatena sul suolo jugoslavo l’attacco concentrico con una
cinquantina di divisioni tedesche e italiane cui, nei giorni
successivi, si aggiungono divisioni ungheresi e bulgare.

L’apparato statale e la casa regnante rivelarono il loro marciume e
si sfasciarono sotto l’urto dell’invasore.

Il 17 aprile il re, la corte, gli esponenti dei partiti governativi
scappano all’estero portando seco l’oro della Banca di Stato. (ladri,
insomma, come furono Vittorio Emanuele Terzo e lo stesso Mussolini che
scappava con i nostri soldi). Il Comando militare firma la
capitolazione.

Il Comitato Centrale del Partito Comunista Jugoslavo, clandestino,
riunitosi in Zagabria il 15 aprile, due giorni prima della
capitolazione, fa un primo appello ai popoli jugoslavi, in cui si dice
tra l’altro:


“Popoli della Jugoslavia! ... Voi che combattete e vi sacrificate nella
lotta per la vostra indipendenza, sappiate che questa lotta sarà
coronata dal successo, anche se momentaneamente sarete sopraffatti
nella battaglia da parte di un nemico strapotente.
Non perdetevi d’animo, serrate saldamente le nostre file, abbiate
fiducia, tenete alta la testa anche sotto i più duri colpi: i
comunisti e tutta la classe lavoratrice della Jugoslavia saranno
fermamente in prima linea nella lotta contro gli occupanti fino alla
vittoria finale... Saremo infine veramente indipendenti e sarà allora
creata una fiera fraterna comunità dei popoli jugoslavi.”


I comunisti dimostrarono subito di essere all’altezza del compito. Nel
manifesto del 1° maggio, i comunisti lanciano un nuovo appello:


“Operai, contadini, cittadini tutti, che amate la vostra terra unitevi!
In questi giorni decisivi è necessario raccogliere tutte le forze per
la comune sopravvivenza... Accorrete e sostenete tenacemente la lotta
alla quale vi chiama l’avanguardia della classe lavoratrice, il
Partito Comunista di Jugoslavia!”


Ai primi di maggio il Comitato Centrale del Partito, riunitosi a
Zagabria, fece il punto della situazione esistente nelle varie regioni
del paese, decise di intensificare i preparativi per la lotta
armata, inviò alcuni dei suoi membri e delegati a organizzare
comitati militari e gruppi d’azione.
Anche il Comitato Centrale formò un proprio comitato militare, con
alla testa Josip Broz Tito.

Mentre si scatena l’azione terroristica degli occupanti che smembravano
il paese, comincia la lotta armata diretta dal partito comunista
temprato da venti anni di esperienza clandestina.

La Conferenza dei quadri comunisti, in Zagabria del 1941 indica la
piattaforma politica largamente unitaria di questa lotta.

Indipendentemente dalle differenze nazionali, politiche e religiose, si
chiama il popolo a combattere gli invasori e i collaborazionisti.

Contemporaneamente al sorgere delle formazioni partigiane è
l’estendersi dei fronti di liberazione nei quali si raccolgono le forze
migliori della nazione. Le forze fedeli alla monarchia, quindi legate
alla classe degli sfruttatori, finiranno col combattere i partigiani,
che rappresentano la lotta di classe degli sfruttati.


Anni 1942 e 1943: due anni decisivi.

La lotta partigiana costringe i tedeschi ad iniziare, nell’autunno del
1941, operazioni belliche di più largo respiro di quanto si
aspettassero.
Alla prima offensiva che ha per obiettivo il territorio liberato della
Serbia occidentale, altre ne seguono a breve distanza.
Nella terza si combatte la grande battaglia della Kozara dove c’è uno
dei più forti centri della lotta di liberazione.
Si giunge tra alterne fasi al 1942, l’anno della svolta per il
movimento di liberazione jugoslavo sia sul piano militare che in quello
politico.

Mentre i cetnici monarchici, i cattolici ed i reazionari gettano la
maschera di patrioti e combattono al fianco dei tedeschi, i partigiani
liberano un quinto del territorio nazionale e costituiscono il
Consiglio Antifascista di liberazione, primo Parlamento del nuovo Stato
democratico, espressione delle forze popolari che hanno dato vita al
movimento.

L’anno successivo vede il fallimento delle operazioni naziste definite
Wess I e Wess II e il rafforzamento della posizione internazionale del
movimento di liberazione e, nel settembre, il crollo dell’Italia
fascista, le cui forze armate in Jugoslavia, abbandonate al loro
destino da Roma, o vengono catturate dai tedeschi o si schierano con i
partigiani, come abbiamo già detto.


Il 29 novembre del 1943 in una riunione si decide di creare un
Comitato di Liberazione con funzioni di governo provvisorio e si
approva un progetto di Costituzione federale e democratica per la
futura Jugoslavia con ampio riconoscimento dei diritti dei vari gruppi
etnici.

La forza della realtà costringe gli alleati ad ignorare le proteste del
governo in esilio al Cairo e a tenere sempre più conto delle forze
partigiane di Tito.
Il 6 giugno il premier croato stringe un accordo con Tito che di fatto
significa la capitolazione del re che ivi risiedeva.

Intanto la liberazione del paese progredisce: in ottobre Belgrado è
liberata. Seguendo l’esempio della Serbia anche le altre previste unità
federali formano propri governi sulla base del CLN.
Là dove c’era il re viene dato il mandato a Tito che forma un nuovo
governo e tiene anche il portafoglio della difesa.

Le elezioni per la Costituente del novembre 1954 segnano la vittoria
del Fronte nazionale e la liquidazione della monarchia che viene
definitivamente dichiarata decaduta dall’Assemblea nazionale.


L’esercito di liberazione nazionale pagò la sua lotta a caro prezzo:
350.000 morti, 400.000 i feriti, numerosi i dispersi.

Con i morti sotto i bombardamenti, le vittime della guerra contro il
nazifascismo toccarono quasi i due milioni, oltre il 10% della
popolazione. Solo l’URSS e la Polonia superarono questa percentuale.

Ingentissimi furono anche i danni materiali, case bruciate, miniere,
fabbriche, vie di comunicazione, attrezzature agricole e bestiame.
Questi popoli che avevano tanto sofferto volevano a pieno diritto
coronare la fine della guerra costruendo uno Stato basato sugli ideali
rivoluzionari per i quali avevano lottato e vinto.

Mentre l’esercito popolare conduceva a termine l’ultima vittoriosa
offensiva, i Consigli di liberazione della Serbia, della Croazia, della
Slovenia e delle altre nazionalità e regioni, costituivano i rispettivi
governi popolari federali, e la Jugoslavia si proclamava "democratica e
federativa" .

Nell’agosto del 1945 l’Assemblea nazionale emanò la legge per la
riforma agraria. Furono confiscate senza risarcimento, ai
latifondisti, le terre eccedenti i 30 ettari, e alla chiesa quelle
eccedenti i 10 ettari, limite che sarà portato anche più tardi alla
proprietà della terra per chiunque.

Questa legge permise di distribuire la terra in parti uguali ai
contadini poveri.

Seguì la riforma valutaria che andò a colpire gli speculatori e i
profittatori della guerra.

Poi venne emanata la legge delle nazionalizzazioni che eliminò anche
gli ultimi residui capitalistici e il ruolo che nel passato aveva
avuto il capitale straniero.

L’11 novembre si svolsero le elezioni per l’Assemblea costituente e la
lista del Fronte popolare fu votata al 96%.

L’Assemblea si riunì per la prima volta il 29 novembre e il suo primo
atto fu la proclamazione della repubblica Federativa Popolare.

La nuova Costituzione il cui progetto era stato posto in discussione
anche tra le masse popolari fu promulgata il 31 gennaio del 1946. Essa
sanciva definitivamente il nuovo sistema di democrazia popolare e
conteneva le premesse del nuovo regime socialista.

Seguirono anni di costruzione della società socialista nella pace e
nell' armonia tra le diverse etnie che contribuirono a diffondere la
cultura necessaria ai popoli, ad esprimere attraverso le diverse arti,
testimonianze di alto valore universale.


Ma questa affermazione della Repubblica Federativa di Jugoslavia negli
anni ’90 dava fastidio e preoccupava il nuovo imperialismo che tanto
diverso da quello hitleriano non è certamente, e tramite una
vigliacca aggressione - alla quale, oltre agli USA, hanno contribuito
anche diversi popoli europei, tra i quali l'’Italia - hanno distrutto
questo paese, annientandone le diverse popolazioni, e addirittura
portando dinanzi un tribunale illegale dell’Aia il presidente serbo
Slobodan Milosevic, reo di non aver accettato le imposizioni arbitrarie
del nemico invasore.

Ma, come insegna la concezione del mondo materialista e dialettica, la
Storia certo non finisce qui.

DEGNI EREDI DI BOBAN


Da: "Jugoistrijan"
Data: Gio Lu 1, 2004 6:19 pm
Oggetto: Calcio e razzismo

Tifoseria nazionale croata fascista (ustascioide). Niente di nuovo!
Tanto "Dio è coi Croati". E il Papa pure. Ricordare la beatificazione
di Alojzije Stepinac.
Da "Il Piccolo", quotidiano di Trieste.

L'UEFA INDAGA SULLA CROAZIA PER IL RAZZISMO DEI TIFOSI

Lisbona. L'Uefa ha messo sotto inchiesta la Croazia per il razzismo
manifestato dai suoi tifosi, in particolare nella partita contro la
Francia. (Forse per la storica amicizia dei francesi con i serbi dalla
Prima guerra mondiale, N.o.). Durante le partite della nazionale con la
maglia a scacchi, i suoi sostenitori hanno esposto striscioni con
simboli razzistici (svastiche comprese) e intonato cori dello stesso
tenore. L'Uefa non ha poi affatto gradito gli ululati indirizzati verso
alcuni giocatori della nazionale francese, in particolare Wiltord.
"Potete star certi - ha detto un dirigente- che l'Uefa prenderà
provvedimenti. Li renderemo noti al termine di questi Europei". A
informare la confederazione calcistica del comportamento dei tifosi
croati era il gruppo di lavoro "Il calcio contro il razzismo in
Europa", promotore di una campagna a cui anche l'Uefa stessa ha aderito.


[ Sulla partecipazione della nazionale croata agli Europei vedi anche:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3619
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3602 ]

1. [icdsm-italia] Aggiornamenti ICDSM - Don't let the truth be silenced!

2. [icdsm-italia] Il processo politico contro Milosevic e' rimandato a
settembre!


Fonte: ICDSM - Sezione Italiana
c/o GAMADI, Via L. Da Vinci  27
00043 Ciampino (Roma)
tel/fax +39-06-4828957
email: icdsm-italia @ libero.it

Conto Corrente Postale numero 86557006
intestato ad Adolfo Amoroso, ROMA
causale: DIFESA MILOSEVIC

sito internet:
http://www.pasti.org/linkmilo.htm

mailing list:
icdsm-italia @ yahoogroups.com


=== 1 . Aggiornamenti ICDSM - Don't let the truth be silenced! ===


[ Nello scontro che si sta svolgendo - nell'omerta' piu' totale dei
media - al "Tribunale ad hoc" dell'Aia, gli interessi imperialisti
della NATO sono rappresentati da uno staff di 1300 persone
profumatamente pagate (circa 10mila dollari l'anno a testa), mentre gli
interessi della Jugoslavia e di tutti i suoi popoli sono rappresentati
dal solo Slobodan Milosevic, il quale dispone esclusivamente dei miseri
mezzi del suo comitato internazionale di sostegno: l'ICDSM.

L'impresa cui deve far fronte Milosevic appare dunque titanica, ma non
puo' comunque essere abbandonata. Se pure essa avesse solo valore
testimoniale, tale valore sarebbe comunque inestimabile, poiche' si
tratta di testimoniare a proposito di almeno un decennio di
macchinazioni e crimini finalizzati alla distruzione di un paese
europeo, ovvero - nelle parole dello stesso Milosevic - finalizzati al
"capovolgimento degli esiti della Seconda Guerra Mondiale" nei Balcani.
Crimini e macchinazioni su cui nessun altro e' stato o sara' mai
intenzionato a fare chiarezza.

La fase della "autodifesa" di Milosevic, il cui inizio era previsto per
lo scorso 5 luglio, e' stata bloccata dai "giudici" usando cinicamente
a pretesto le gravi condizioni di salute di Milosevic... per le quali
NESSUN SERIO PROVVEDIMENTO era mai stato preso sinora nonostante
continue denunce e richieste presentate in tutte le sedi!
I "giudici" di questo processo politico mirano infatti ad impedire a
Milosevic di esprimere il suo punto di vista sulle "accuse" che gli
vengono mosse. L'intenzione e' quella di assegnargli un "avvocato
d'ufficio" che gestisca, per conto di chissa' chi e contro la volonta'
dello stesso Milosevic, tutta la successiva fase dibattimentale. Per
fare pressioni in questo senso, proprio lo scorso 5 luglio, erano
presenti all'Aia i rappresentanti dei governi statunitensi presenti
(Prosper) e passati (Albright)... Cosicche', l'udienza subito bloccata
e' stata rimandata al prossimo 19 luglio.

Peraltro, per poter organizzare la sudddetta autodifesa, producendo
documentazione e testimonianze, Milosevic ed il suo comitato di
sostegno hanno urgente e grave bisogno di denaro. L'ICDSM fa appello
ancora una volta a tutti i simpatizzanti e le persone oneste perche'
contribuiscano, ad esempio usando il conto di appoggio della Sezione
Italiana:

Conto Corrente Postale numero 86557006
intestato ad Adolfo Amoroso, ROMA
causale: DIFESA MILOSEVIC

oppure, dall'estero, i conti correnti indicati nel testo piu' sotto.
A cura di ICDSM - Italia ]


Da: "Vladimir Krsljanin"
Data: Mer 14 Lug 2004  19:54:33 Europe/Rome
Oggetto: Urgent and important: Don't let the truth be silenced!

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INTERNATIONAL COMMITTEE TO DEFEND SLOBODAN MILOSEVIC
www.icdsm.org
s l o b o d a v k @ y u b c . n e t
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Newsletter ===== Special Issue ================

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In the struggle US/NATO vs. People which is going on at The Hague,
US/NATO is represented by 1300 employees fed every year with 100.000 $
per person.
People is represented by Slobodan Milosevic alone, armed only with
truth and with your support!
People's opponents decided only now to discover to main-stream media
that the life of President Milosevic is at stake. Not in order to help
him to get out of the murderous illegal process, but in order to
manipulate with his health in order to silence the truth. They are
threatening to prevent the truth by imposing him a lawyer of their
choice and against his will, and by that, to impose total control over
their "show": their judges, their prosecution, their 'friends of the
court' and now - their defense!
NOW is the last moment for full mobilization of all our political,
intellectual and financial potentials to prevent the worse and to
decisively help People and Slobodan Milosevic to win the battle for
truth.
ICDSM has to set up an effective information center at The Hague to
prevent criminal injustices and to promote, in closest interaction with
President Milosevic and with the small team of his assistants, his
struggle for truth, to bring his numerous important witnesses before
the press and to show the mass people's support.
Why were Albright of previous and Prosper of present US administration
at The Hague on 5th and 6th July, while the "judges" were "thinking"
about their latest decision? Why nobody dared to mention Kosovo and Al
Qaeda - KLA links in the congressional investigation about 9/11?
Because the truth is the mightiest weapon of the People.
SO - ACT NOW - DON'T LET THE TRUTH BE SILENCED!

Vladimir Krsljanin,
Secretary of ICDSM,
Foreign Relations Assistant to President Milosevic
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   A R T I C L E S,   R E A C T I O N S   A N D   C O M M E N T S

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PSYCHOLOGICAL WARFARE & WESTERN PROPAGANDA. By Ian Johnson (11 July
2004)
http://www.icdsm.org/more/Johnson1107.htm

LET SLOBO SPEAK FOR HIMSELF. By John Laughland (The Spectator, 10 July
2004)
http://www.icdsm.org/more/Laughland1007.htm

COURT THREATENS MILOSEVIC'S HEALTH. By Elizabeth Farrell (New Worker, 8
July 2004)
http://www.icdsm.org/more/Farell0807.htm

'RADICAL RETHINK' AT THE HAGUE TRIBUNAL - DEATH BY TRIAL. By Paul
Davidson (7 July 2004)
http://www.icdsm.org/more/Davidson0707.htm

HAGUE COURT TRIES TO SILENCE MILOSEVIC. By Sara Flounders (IAC, 6 July
2004)
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SLOBODA PROTEST LETTER TO THE TRIBUNAL AND UN (Done in Belgrade, 5 July
2004)
http://www.icdsm.org/more/Sloboda0507.htm

IN SOLIDARITY AGAINST THE GLOBAL DICTATORSHIP. By Klaus Hartmann
(Speech at the rally in Belgrade, 28 June 2004)
http://www.icdsm.org/more/Hartmann2806.htm

VIDOVDAN IN BELGRADE (Report from and Demands of the Great People's
Rally organized by SLOBODA in Belgrade on 28 June 2004)
http://www.icdsm.org/more/Sloboda2806.htm

CLINTON'S "GOOD WAR". By Diana Johnstone (Znet, 26 June 2004)
http://www.icdsm.org/more/Johnstone2606.htm

SHOW TRIAL AT THE HAGUE - A NEW PHASE. By Dr Alexander Mezyaev (Soviet
Russia, 26 June 2004)
http://www.icdsm.org/more/Mezyaev2606.htm

MASSIVE VIOLATION OF LAW AND DANGEROUS MISTREATMENT OF PRESIDENT
MILOSEVIC
(Declaration of the European Peace Forum, done in Berlin, 20 June 2004)
http://www.icdsm.org/more/EPF2006.htm

BELGRADE FORUM ON THE HAGUE TRIBUNAL AND MILOSEVIC PROCESS (Conclusions
of the Experts' Seminar at the Faculty of Law in Belgrade held on 19
June 2004)
http://www.icdsm.org/more/BF1906.htm

CAN THE TRUTH BE KILLED? By Professor Velko Valkanov (Public Statement
of the founder and cochairman of ICDSM made on 18 June 2004)
http://www.icdsm.org/more/Valkanov1806.htm

ON THE RUINS OF YUGOSLAVIA. By Cathrin Schütz, (Counterpunch, 5 June
2004)
http://www.icdsm.org/more/Schuetz0506.htm

"GENOCIDE", MILOSEVIC AND NATO. By Ed Herman (Foreign Policy in Focus,
28 May 2004)
http://www.icdsm.org/more/Herman2805.htm

THE YUGOSLAVIAN FAIRY TALE. By George Szamuely (Foreign Policy in
Focus, 28 May 2004)
http://www.icdsm.org/more/Szamuely2805.htm

THE GENOCIDE GAMBITS. By Ed Herman (Znet, 17 May 2004)
http://www.icdsm.org/more/Herman1705.htm

WE BOMBED THE WRONG SIDE. By Gen. Lewis MacKenzie (National Post, 6
April 2004)
http://www.icdsm.org/more/McKenzie0604.htm

CDSM MEETING IN LONDON PLEDGES TO CONTINUE THE STRUGGLE. By Ian Johnson
(Press Release of the CDSM-UK Coordinator, issued on 5 April 2004)
http://www.icdsm.org/more/Johnson0504.htm

RELEASE OF MILOSEVIC EQUALS END OF NATO OCCUPATION AND REIGN OF TERROR
AND RESTORATION OF FREEDOM AND PEOPLE'S UNITY IN SERBIA.
(Resolution of the Assembly of citizens and representatives of
patriotic organizations of Serbia, Montenegro and the Diaspora, held on
28 March 2004 in Belgrade, organized by SLOBODA to mark the fifth
anniversary of the NATO aggression)
http://www.icdsm.org/more/Sloboda2803.htm

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THE ILLEGAL HAGUE PROCESS MUST END.
Statement by the President of the World Peace Council Orlando Fundora
(Cuba)
http://www.icdsm.org/more/fundora.htm
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S T U D I E S  A N D  A N A L Y S E S  (From  Z  M a g a z i n e):
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THE MILOSEVIC TRIAL: THE FINAL SERVICE OF THE TRIBUNAL AS A POLITICAL
AND PROPAGANDA ARM OF NATO. By Ed Herman
http://www.zmag.org/balkanwatch/herman_milosovec-trial.htm

NYT ON ICTY: A STUDY IN TOTAL PROPAGANDA SERVICE. By Ed Herman and
David Peterson
http://www.zmag.org/simonsyugo.htm

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     P I C T U R E    G A L L E R I E S
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VIDOVDAN PEOPLE'S RALLY IN BELGRADE ORGANIZED BY SLOBODA
to mark the third anniversary of kidnapping of President Milosevic

http://www.icdsm.org/more/galery2806.htm

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     S P E C I A L   G I F T
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NEW POSTER OF PRESIDENT MILOSEVIC

used at the Vidovdan People's Rally in Belgrade - free to download (and
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http://www.wpc-in.org/ (world peace council)
http://www.geocities.com/b_antinato/ (Balkan antiNATO center)


=== 2. Il processo politico contro Milosevic e' rimandato a settembre!
===


Il processo politico contro Milosevic e' rimandato a settembre!

1. Ulteriore slittamento - fino al 31 agosto - della fase
dibattimentale della "autodifesa". Nel frattempo, usando in maniera
cinica i problemi di salute di Milosevic, i "giudici" dichiarano di
voler tagliare drasticamente la lista delle testimonianze a favore e di
voler imporre un "avvocato d'ufficio" a Milosevic per impedirgli di
parlare.

2. Annnunciata la morte del giudice May, che si era dimesso due mesi fa.

Fonte:
http://www.ansa.it/balcani/serbiamontenegro/serbiamontenegro.shtml

--- (1) ---

MILOSEVIC: TPI; PROBLEMI SALUTE, SLOBO FORSE NON IN AULA (2)

(ANSA) - BRUXELLES, 5 LUG - Per l'udienza di stamani era previsto che
Milosevic prendesse la parola, per un intervento che invece - ha
precisato l'avvocato Tomanovic - dovrebbe aver luogo ''fra una o due
settimane''. I principali guai di salute manifestati dall'ex presidente
jugoslavo durante il processo-fiume dell'Aja - iniziato nel febbraio
del 2002 - hanno riguardato soprattutto problemi cardio-vascolari e di
alta pressione. Milosevic avra' a disposizione 150 udienze nel corso
delle quali ha annunciato di voler interrogare 1.631 testimoni, inclusi
diversi leader politici ancora sulla scena o ritirati da poco quali
Bill Clinton, Tony Blair e Gerhard Schroeder. Sulla lista definitiva,
peraltro i giudici devono ancora pronunciarsi ed e' previsto un
drastico taglio. Nel presentare due settimane fa il suo programma,
Slobo ha parlato di ''flagranti menzogne lanciate contro di me'',
preannunciando la sua ferma determinazione di combatterle. (ANSA) RIG
05/07/2004 11:18

MILOSEVIC: TPI; PROBLEMI PRESSIONE, SLOBO DOVRA' RIPOSARE

(ANSA) - BRUXELLES, 5 LUG - Slobodan Milosevic deve assolutamente
riposare ''a causa di una pressione sanguigna molto elevata'': lo ha
indicato un rapporto medico del Tribunale penale internazionale sull'ex
Jugoslavia all'Aja, in coincidenza con la presentazione davanti ai
giudici dell'ex presidente. Poco prima di comparire davanti alla Corte,
Milosevic era stato visitato dai medici. (ANSA) RIG
05/07/2004 11:55

MILOSEVIC: TPI; PROBLEMI PRESSIONE, SLOBO DOVRA' RIPOSARE (2)

(ANSA) - BRUXELLES, 5 LUG - Come aveva gia' preannunciato giorni fa,
prendendo la parola di fronte ai giudici Milosevic ha subito contestato
le accuse rivolte dalla Corte per il suo ruolo nelle guerre balcaniche:
tali imputazioni - ha sottolineato l'ex presidente - sono false e
mostruose, e il Tribunale dell'Aja ha dei pregiudizi contro i serbi.
All'apertura dell'udienza, il presidente della Corte, Patrick Robinson,
ha letto un rapporto medico sottolineando che Milosevic, 62 anni, deve
prendere ''un periodo di riposo''. Un secondo rapporto sulla salute di
Milosevic, anch'esso letto in aula, ha precisato che nei periodi di
stress la pressione dell'ex presidente sale sensibilmente, mentre dopo
un periodo di riposo la pressione cala invece in modo eccessivo.
Pertanto - precisa il documento - i giudici devono ''navigare
costantemente'' tra questi due ostacoli, e tale problema probabilmente
andra' avanti fino alla fine del processo. Nel ricordare che l'avvio
della difesa al processo da parte di Milosevic era appunto prevista per
oggi, Robinson ha segnalato che i due rapporti medici sono stati
ricevuti dalla Corte ''la scorsa settimana''. (ANSA) RIG
05/07/2004 11:55

MILOSEVIC: TPI; PROCESSO AGGIORNATO SINE DIE

(ANSA) -BRUXELLES 5 LUG - Il processo contro Slobodan Milosevic davanti
al Tribunale penale internazionale (Tpi) per la ex Juvoslavia e' stato
rinviato oggi sine die a seguito delle condizioni di salute
dell'imputato. Il giudice Patrick Robinson ha annunciato che il
calendario delle udienze dovra' subire ''una revisione radicale'', a
seguito dei referti medici presentati dall'accusato secondo i quali
Slobo ha bisogno di periodi di riposo per far fronte a problemi di
ipertensione. Oggi Milosevic, accusato di genocidio, crimini di guerra
e contro l'umanita', doveva cominciare la sua difesa per la quale
avrebbe avuto a disposizione 150 udienze.(ANSA). VS
05/07/2004 12:46

MILOSEVIC:AVANTI PROCESSO MA ATTENZIONE SU SALUTE SLOBO/ANSA

(ANSA) - BRUXELLES, 6 LUG - Avanti col processo, ma le condizioni di
salute di Slobodan Milosevic richiedono che l'ex presidente jugoslavo
sia assistito legalmente da un avvocato invece di continuare a
difendersi in prima persona. E' questa la conclusione alla quale sono
giunti oggi i giudici del Tribunale penale internazionale sull'ex
Jugoslavia dell'Aja, che fra il 14 e il 21 luglio riprenderanno il
processo per genocidio, crimini di guerra e contro l'umanita' iniziato
nel febbraio del 2002 contro l'ex uomo forte di Belgrado. Il Tpi ha
annunciato la data del riavvio del processo in una nota che in poche
parole sintetizza quello che di fatto e' il punto attorno al quale il
processo contro Slobo ruota ormai da tempo: ''E' chiaro che l'imputato
non e' in grado di seguire il processo nella sua totalita', ma e'
evidente che la sua salute e' tale che potrebbe non consentirgli di
continuare a difendersi da solo''. I giudici dell'Aja hanno in altre
parole deciso di affiancare Slobo con un avvocato d'ufficio, visto che
finora l'ex presidente - che e' laureato in legge - si e' sempre difeso
da solo e in prima persona dalla mole di accuse per le sue
responsabilita' durante le guerre balcaniche dei primi anni '90. Il
Tribunale ha deciso in sostanza di portare avanti senza tentennamenti
il processo e di fissare la prossima udienza fra il 14 e il 21 luglio,
nel caso pero' in cui - precisa il Tpi - le condizioni di salute
dell'imputato permettano di rispettare tale agenda. Sara' quindi un
cardiologo a stabilire se l'ex presidente jugoslavo potra' continuare a
sostenere la propria difesa. RITMO LENTO. La decisione del Tpi di
introdurre nel processo un avvocato difensore per Slobo accoglie una
richiesta avanzata con insistenza dalla pubblica accusa, che ormai da
mesi sottolinea come sia necessario dare piu' ritmo al procedimento
giudiziario contro Slobo, viste le numerose udienze saltate proprio a
causa della salute del sessantaduenne Milosevic, che soffre problemi
cardiovascolari e di pressione. Gia' ieri, Milosevic aveva manifestato
tutta la sua contrarieta' contro la figura del nuovo difensore. ''Tale
misura non farebbe altro che aumentare lo stress di Milosevic'', ha
chiarito oggi un collaboratore dell'ex presidente jugoslavo,
sottolineando che in realta' il Tpi punta a ''far tacere'' Slobo.
Dichiarazioni alle quali i giudici dell'Aja hanno subito risposto
precisando che ''Milosevic ha tutti gli interessi a che il processo si
concluda in tempi ragionevoli''. Nell'udienza di ieri, il giudice
Patrick Robinson aveva annunciato che il calendario del processo - era
destinato a subire ''una revisione radicale'' a seguito dei referti
medici presentati dall'accusato secondo i quali Slobo ha bisogno di
continui periodi di riposo per far fronte proprio ai problemi di
salute. (ANSA). RIG
06/07/2004 20:15

MILOSEVIC: TPI; PROBLEMI SALUTE, PROCESSO RIPRENDE 31 AGOSTO

(ANSA) - BRUXELLES, 16 LUG - E' slittato al 31 agosto il processo
contro Slobodan Milosevic che doveva riprendere lunedi' prossimo: lo ha
reso noto oggi il Tribunale penale internazionale sull'ex Jugoslavia,
precisando che la decisione e' stata presa per i problemi di salute
dell'ex uomo forte di Belgrado. La pressione sanguigna di Milosevic, 62
anni, non permette che la seconda fase del processo in corso all'Aja -
relativa alla difesa da parte dell'imputato - possa riprendere nella
data prevista, ha sottolineato un medico, citato dal portavoce del Tpi,
Jim Landale.(SEGUE). RIG
16/07/2004 17:10

MILOSEVIC: TPI; PROBLEMI SALUTE, PROCESSO RIPRENDE 31 AGOSTO (2)

(ANSA) - BRUXELLES, 16 LUG - ''I giudici hanno ritenuto che Milosevic
non puo' assistere all'udienza della settimana prossima sulla base di
un rapporto del suo medico datato 16 luglio riguardante la pressione
sanguigna'' dell'imputato. Milosevic e' accusato di crimini di guerra,
contro l'umanita' e genocidio per le guerre nei Balcani dei primi anni
'90. E' la settima volta di questa seconda fase del processo iniziato
nel febbraio del 2002 che un'udienza viene rinviata a causa dei guai
medici di Slobo, che ha problemi cardiovascolari e di stress. Al
Tribunale dell'Aja e' in discussione da tempo ''la capacita'
dell'imputato'' di portare avanti da solo la propria difesa, come ha
ricordato anche ieri il giudice giamaicano della Corte, Patrick
Robinson, che presiede la camera responsabile del processo contro l'ex
presidente jugoslavo. Qualche giorno fa, i giudici hanno esaminato la
possibilita' di imporre all'ex presidente jugoslavo un avvocato
d'ufficio, come richiesto dalla pubblica accusa. La Corte - ha
precisato oggi il portavoce del Tpi - non ha ancora preso una decisione
al riguardo. (ANSA) RIG
16/07/2004 17:27

--- (2) ---

TPI: MORTO EX PRESIDENTE CORTE CHE GIUDICA MILOSEVIC

(ANSA) - L'AJA, 1 LUG - E' morto questa mattina Richard May, il giudice
del Tribunale penale internazionale (Tpi) per la ex Jugoslavia che ha
presieduto, fino a qualche mese fa, la corte che sta giudicando
Slobodan Milosevic. La notizia e' stata data dall'ufficio stampa della
Corte. May, inglese, 65 anni, aveva lasciato l'incarico il 31 maggio
scorso per motivi di salute. ''May ha servito con grande capacita'
quale giudice del Tpi dal 1997 al 2004'', e' detto nel comunicato nel
quale viene anche ricordato che ''ha presieduto dal febbraio 2002 fino
al suo ritiro nel mese di maggio la corte che giudica Milosevic''. Nel
giudizio contro Slobo, che riprendera' il 5 luglio prossimo con la
difesa dell'imputato, May e' stato sostituito dal collega scozzese Ian
Bonomy. Milosevic e' accusato dal Tpi di genocidio, crimini di guerra e
contro l'umanita' per i conflitti balcanici degli anni '90. (ANSA). VS
01/07/2004 11:23