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From: "Fulvio"
Date: Sun Sep 30, 2001 10:43 am
Subject: R: MANUALE PER LA PROPAGANDA DI GUERRA
Apprezzabile analisi del fiancheggiamento mediatico, ma da integrare
con un esame della struttura oligarchica della propriet� dei mezzi
d'informazione, ormai concentrata in mezza dozzina di mani
anglosassoni, con terminali periferici subalterni in altri paesi, e
operante come corporations polivalenti in totale sinergia con il
complesso economico-statale (multinazionali garantite da forti stati-
nazione)capitalista, oggi nella "fase suprema" dell'imperialismo
criminale e terrorista. Andrebbe messa in evidenza anche la concordata
presenza-sorveglianza in tutti gli organi d'informazione maggiori di
infiltrati-spie alle dipendenze di servizi segreti.
Da rilevare invece la liturgica interpretazione che Gubitosa ,
mostrandosi anche lui vittima di intossicazione mediatica, da del ruolo
di nemici dell'imperialismo come Saddam e Milosevic. Afferma che si
tende a far dimenticare le collusioni che in passato, prima della
demonizzazione, ci sarebbero stati tra questi soggetti e l'imperialismo
che poi li ha attaccati. E' una falsit� radicale sia per quanto
riguarda Milosevic, sia per Saddam. Invece questa tesi vale
perfettamente per Bin Laden, i cui adepti, peraltro, lavorano tuttoggi
per interessi USA in Macedonia, Kosovo, Cecenia, Algeria, Filippine,
Indonesia, ecc. Cosa, questa s�, da far dimenticare. La tesi del
collaborazionismo passato di personaggi come Saddam e Milosevic viene
astutamente e discretamente fatta propagare dalle stesse centrali della
simultanea demonizzazione. Solo che per propagarla non si fa
prevalentemente ricorso ai grandi mezzi ufficiali allineati, ma a
elementi e mezzi del campo avverso, cio� della sinistra. Cos� a
demonizzazione da destra si aggiunge quella di sinistra ed il cerchio �
chiuso, senza possibilit� di scampo per il nemico. Un nemico non di
oggi, ma di sempre.
Quando un organo, un giornalista o un partito di sinistra affermano che
Milosevic o Saddam sono dei resistenti ed antimperialisti fasulli
poich� in passato - e magari, sotto sotto, anche adesso, mentre giudici
e bombe si accaniscono a distruggerli - erano amiconi e complici dei
loro nemici attuali, si mina alla base la fiducia e il sostegno che
pacifismo, sinistre, antimperialismo nel mondo potrebbero fornire alla
causa della resistenza a USA e Nato. Si forma cos� il famigerato
partito del n�-n� (n� con... n� con...), da me denunciato - direi con
successo notevole di adesioni - tante volte durante l'aggressione al
bastione anti-Nato ed antiliberista della Jugoslavia e la parallela
ambiguit� di tante forze e personalit� della sinistra detta antagonista
che ha bloccato - fin dalle aggressioni fisiche delle tute bianche ai
compagni che ad Aviano recavano la bandiera jugoslava, e dallo spietato
sabotaggio di giornalisti compagni - una mobilitazione incondizionata
e efficace contro la guerra, facendola invece annegare tra i distinguo
e la ripresa di intossicanti parole d'ordine dell'imperialismo.
Ricordiamoci che qualcuno in alto proib� vergognosamente alle forze
anti-guerra di invitare alle manifestazioni le comunit� serbe in
Italia, i concittadini e parenti di coloro che venivano massacrati
dalla Nato!
Curiosamente, o forse neanche tanto, si tratta delle stesse fonti
politiche, sociali e mediatiche che poi hanno clamorosamente toppato
nell'interpretazione degli eventi jugoslavi del 5 ottobre 2000 (che la
CIA ha potuto definire suo capolavoro), definiti sofrianamente e
panebiancamente "rivoluzione democratica" e attribuiti a una "Belgrado
che ride", per essere poi clamorosamente smentiti dalle rivelazioni e
vanterie degli stessi cospiratori al soldo della CIA. Sono impostazioni
di amici del re di Prussia e utili idioti che si perpetuano nel tempo e
rappresentano una linea di ininterrotte mistificazioni, fatte passare
per posizioni di sinistra e facenti invece leva sui pi� provinciali e
ciechi moralismi piccolo-borghesi.
Dal momento che contro le pi� volgari criminalizzazioni del nemico da
parte delle centrali apertamente imperialiste siamo, almeno a sinistra,
relativamente (ma non del tutto) vaccinati, ecco che si insinua, con lo
stesso scopo delle invenzioni pi� scoperte, la diffamazione da sinistra
di resistenti e patrioti fatti passare per complici del nemico
mascherati tardivamente da antimperialisti. E' una linea perfida e
disfattista, che drena energie a chi lotta mettendo sullo stesso piano
aggrediti ed aggressori ("la violenza nei territori", "Arafat e la
colomba Peres", "gli estremisti palestinesi e gli spiragli di
pace", "contro tutti i terrorismi") e frantuma ininterrottamente il
fronte della Resistenza . Il n�-n� rivolto allo scontro tra un carro
armato che polverizza case e viventi e un suicida imbottito di tritolo,
immobilizza la risposta di massa e favorisce ovviamente il carro
armato. E' una linea che arriva a invitare nel Movimento, del quale poi
accetta tutte le ambiguit� e tutti gli errori come fossero verit�
inedite e rivelate, forze come il serbo Otpor, confessa e
dimostrata organizzazione golpista creata dalla CIA, o spara una
controcopertina, dopo la vicenda delle Torri, in cui sentenzia (e
ordina) che "non possiamo pi� dire abbasso gli americani", mistificando
e cancellando l'ovviet� che quella sacrosanta parola d'ordine � sempre
stata indirizzata ai dirigenti politici, militari, economici USA e
certamente mai a Ramsey Clark, John Steinbeck, Humphrey Bogart, Scott
Fitzgerald, la Beat Generation e via elencando grandi valori
statunitensi. E, ancora una volta, lavorando per il re di Prussia nel
momento in cui in tutte le piazze del mondo, compresa la Washington
invasa dai compagni di Ramsey Clark, si urla "Abbasso l'imperialismo
USA" e "Yankee go home" e in tutto il mondo si vede dispiegarsi, con il
pretesto degli attentati (da chiunque molto misteriosamente - o neanche
tanto - voluti), la minaccia terroristica israelo-statunitense. Bel
lavoro davvero, in sintonia con i pi� profondi sentimenti delle masse
(o "moltitudini" di evangelica e aclassista memoria?). Ma quando
costoro verranno, dalla sinistra che non si fa turlupinare, chiamati a
rispondere delle loro responsabilit�? Fino a quando gli verr�
consentito di tagliare le gambe alle lotte antimperialiste? Anche
con le infantili e strumentali farneticazioni Negriane e Casariniane
sull'Impero consolidato, frutto di pessime letture, da Tolkien a Guerre
Stellari. Tutto questo, caro Gubitosa, oltre a essere imbecille, �
collateralismo, pi� o meno consapevole.
Un'ultima parola sulle "collusioni" di Saddam e Milosevic. Del primo si
dice che fu finanziato e armato dagli USA contro l'Iran. Falso. Le armi
irachene erano tutte sovietiche, francesi ed italiane, pi� qualcosa pi�
recentemente acquistato sui mercati. Mai Israele, che aveva gi�
bombardato una centrale nucleare irachena, avrebbe acconsentito che gli
USA armassero quello che rimane il loro nemico principale. L'interesse
imperialista era di contenere entrambe le potenze regionali, rivali
dell'egemonia terroristica israeliana, provocando uno scontro che, come
auspic� Kissinger, le dissanguasse entrambe. Non per nulla, se settori
USA (quelli minoritari, non legati a Israele) appoggiarono
diplomaticamente e finanziariamente l'Iraq, altri,
con Israele, equipaggiarono e armarono l'Iran, cui inviarono in piena
guerra piloti istruttori israeliani, quell'Iran di cui si avvalsero
anche nella distruzione, con i contras, del Nicaragua. Fu Khomeini, a
dispetto di tutte le menzogne, ad attaccare l'Iraq (ne fui testimone
personale nel 1979) servendosi anche della quinta colonna curda in
Iraq, da molti decenni (con Mustafa Barzani) al servizio della CIA. Era
L'Iraq di Saddam il massimo nemico dell'imperialismo-sionismo nella
regione, in quanto arabo, laico, punto di riferimento per le masse
oppresse arabe, con un modello sociale avanzato che avrebbe potuto
diventare contagioso tra le monarchie feudali del Golfo. Soprattutto
perch� proprio nel 1979, Saddam organizz�, in risposta alla resa araba
di Camp David, il pi� vasto fronte anti-USA e anti-Israele e
propalestinese mai visto nella regione. Si vada a vedere la
stampa internazionale sul vertice anti-Sadat a Baghdad del 1979: il pi�
grande schiaffo che il mondo arabo, dai tempi di Nasser e Bumedienne e
fino al tempo dell'Intifada e degli hezbollah, abbia mai dato a USA e
Israele. Si critichi Saddam per i gas contro i curdi o la repressione
dei comunisti (non dei curdi, inventata), che, peraltro, avevano
abbandonato la coalizione di governo e obbedito a Brezhnev che si era
schierato con Khomeini per pure ragioni di scacchiere, tradendo un
amico annoso come l'Iraq.
Quanto a Milosevic, sul quale purtroppo persistono le calunnie anche di
giornalisti eccellenti e coraggiosi come Tommaso di Francesco e di
compagni lucidi e lungimiranti come Piero Bernocchi, segno che tutti
possiamo inciampare sulle mine disseminate dalla disinformazione, si
citano a sinistra questi elementi di complicit� col nemico: aver
mestato con le banche USA e il FMI, aver accettato illimitate
privatizzazioni. A cui si aggiunge il crimine del "nazionalismo". Su
quest'ultimo, davvero risibile se riferito a un uomo che ha visto
strappare un arto dopo l'altro al corpo di un paese che ha tentato
disperatamente di tenere unito, sovrano, multinazionale e
multireligioso e che aveva dato fino alla guerra la prevalenza numerica
negli organismi militari e nelle istituzioni tutte a elementi non
serbi, il tempo ha gi� consolidato il giudizio. Quanto alle
banche USA, la collusione sta nel fatto che un bancario come Milosevic,
in et� giovane, ha fatto uno stage presso banche negli Stati Uniti. Il
rapporto con il FMI, dopoch� questo organismo USA aveva rastrellato i
debiti di una Jugoslavia in gravissima crisi per le spinte
secessioniste, i sabotaggi esterni ed interni, la crisi petrolifera, e
aveva messo in atto i suoi ricatti per la sopravvivenza economica e
sociale del paese, � terminato nel 1992, dopoch� l'accettazione delle
condizioni capestro FMI da parte di un premier liberista come Markovic,
nel 1989, aveva aggravato pesantemente le condizioni del paese.
Milosevic in persona pose fine al processo di subordinazione al FMI e
delle privatizzazioni selvagge e var� una legge di protezione sociale
per cui le privatizzazioni non dovevano coinvolgere settori strategici
se non per quote di minoranza (Telecom) e che, per ogni privatizzazione
di industrie, alle maestranze fosse riservata una quota di maggioranza,
non inferiore al 60%. Fu una delle "provocazioni" che accelerarono la
guerra contro la Jugoslavia e la persecuzione di un Milosevic, la cui
integrit�, dignit� e coerenza si sono imposte al mondo con le sue
apparizioni, pur represse e censurate, davanti al tribunale Nato
dell'agente Del Ponte.
Un'ultima cosa la sinistra utile idiota accetta delle frodi
imperialiste: il tesoro di Milosevic (non � rimasto altro, dopo le
smentite ONU, FBI, Tribunale dell'Aja, investigatori vari, delle
pulizie etniche ai danni degli albanesi e la dimostrazione di quelle
vere ai danni dei serbi da parte di UCK-Nato-ONU). E' stato cercato
affannosamente in Svizzera. L'ufficio del controllo bancario svizzero
ha dichiarato ufficialmente che "dopo accurate ricerche, non sono
risultati presenti in istituti finanziari svizzeri fondi
riconducibili a Milosevic o al suo entourage". Dopo questa buca, ci si �
affannati ad attribuire un tesoro a Cipro, il cui governo ha risposto
con indignazione contro queste "falsit�" e non se ne � parlato pi�.
Neanche le centinaia di testimoni raccattati dal quisling Djindjic per
soddisfare la brama USA di liquidare l'"amico" Milosevic e che hanno
desposto durante i tre mesi della detenzione illegale del presidente
jugoslavo, hanno potuto portare la minima prova a sostegno delle accuse
di "abuso di potere" e "corruzione". Il tesoro di Milosevic andrebbe
cercato nei ponti di Novi Sad ricostruiti, nei 10.000 alloggi per i
senza tetto messi in piedi in un anno, nella Zastava ricostruita al 70%
in otto mesi (e ora spezzettata e venduta al migliore offerente), nel
sostentamento a 1.200.000 profughi delle pulizie etniche in Krajna,
Bosnia, Kosovo, serbi, rom, ebrei, egiziani, koranci, albanesi perbene,
nel cibo e nelle medicine acquistati di contrabbando sotto
l'embargo. Mentre, mancando "tesori" per loro, le ONG italiane e altre,
presenti fino al numero di 900 nel redditizio bordello narcotrafficante
kosovaro, qui hanno lasciato sgambettare nelle scuole qualche
volontario in cosiddette, patetiche "animazioni", o portato un pulmino,
o fatto gli auguri.
Chiudo aspettandomi di ascoltare tra poco anche collusioni col nemico
degli "amerikani" Arafat, o, meglio, Barghuti, o Ocalan. Vi sar� ancora
la firma di coloro che hanno trattato la Cecenia come una rivolta
democratica e indipendentista di guerriglieri della liberazione dai
sanguinari repressori russi e oggi devono leggere che Basajev e i suoi
tagliagole, sequestratori e trafficanti di droga sono stati armati,
sostenuti, finanziati da Bin Laden per conto degli USA allo scopo di
destabilizzare l'area del pi� importante oleodotto russo. Di coloro
che vedono nel minimo assembramento di gente - magari di plebi
subornate e ingannate - da Belgrado ad Algeri, i segni di
una rivoluzione democratica? In Algeria, caro Gubitosa, dove pochi sono
stati, ma di cui molti parlano con enfasi perentoria, i kabili sono
manovrati dalla Francia, i terroristi islamici da Bin Laden per conto
degli USA, nella guerra all'ultimo sangue - algerino - di queste due
poitenze per il petrolio, il gas e l'oro (che sta in Kabilia) algerini.
Il che nulla toglie alle rivendicazioni sociali delle masse algerine,
stufe di corruzione, clientelismi e, nella parte migliore della
sinistra e dell'FLN, delle svendite agli interessi stranieri.
Lavorare e osservare senza schemi, respingendo a priori
l'interpretazione imperialista, conservando la chiave della
contraddizione principale, sgomberando il campo da moralistiche
subalternit� ai valori imperialistici (l'ipocrisia dei "diritti umani")
dovrebbe essere la linea di un informatore di sinistra. Una razza che
sta peggio dei panda.
Fulvio Grimaldi
-----Messaggio Originale-----
Da: "Carlo Gubitosa"
Data invio: sabato 29 settembre 2001 16.15
Oggetto: MANUALE PER LA PROPAGANDA DI GUERRA
L'informazione in tempo di guerra.
Ho provato a calarmi nei panni di un esperto militare per riassumere in
alcuni punti chiave le strategie mediatiche utilizzate negli ultimi anni
dalle nostre Forze Armate e dall'Alleanza Atlantica per legittimare i
conflitti armati che hanno avuto come protagonista anche l'Italia. Il
risultato e' un "manuale per la Propaganda di Guerra" che comprende un
elenco impressionante di strategie e tecniche di manipolazione
dell'informazione e delle coscienze, a cui il movimento per la Pace
dovra' rispondere con altrettanta lucidita' ed efficacia per evitare di
essere schiacciato dall'"informazione a senso unico" che e' gia'
entrata in azione ben prima dei pacifisti, come dimostra l'editoriale
di Lucio Caracciolo su "Repubblica" del 26 settembre, un articolo che
ho letto solamente dopo aver realizzato questo scritto, ritrovando le
tecniche da me descritte applicate con sapiente maestria.
Di Carlo Gubitosa <c.gubitosa@...>
-------------------------------------
Piccolo manuale per la Propaganda di Guerra.
"La prima battaglia e' quella che si vince sul teleschermo"
(Anonimo)
Il punto fondamentale da cui partire e' la ricerca della "Giusta
Causa", un fatto reale ampiamente condannabile dal punto di vista etico
e politico, a partire dal quale compiere azioni che di etico hanno ben
poco. (Esempi di "Giuste Cause": Invasione del Kuwait, repressione
della popolazione albanese del Kossovo, azioni terroristiche)
Si passera' in seguito all'individuazione, personalizzazione e
demonizzazione del "Nemico". Negare o nascondere ogni legame passato o
presente, economico o politico con il nemico. Togliere ogni visibilita'
mediatica alle domande scomode: Chi ha venduto le armi a Saddam ? Chi ha
fatto affari con Milosevic e Bin Laden prima che si trasformassero nel
"nuovo Hitler" e nel capo del nuovo "Impero del Male" ? Far sfogare sul
nemico personalizzato l'odio e la rabbia creata ad arte nell'opinione
pubblica dimenticandosi che fino a ieri il "nemico" era anche nostro
partner di affari e che continua a gestire i suoi soldi tramite le
nostre banche. Affrontare la questione del segreto bancario con molta
delicatezza.
Anche se l'eliminazione dei paradisi fiscali e del segreto bancario
sulle transazioni internazionali sarebbero decisive per "ostacolare"
il "nemico", il terrorismo, il narcotraffico e il commercio delle armi,
queste soluzioni non vanno assolutamente menzionate.
Bisognera' poi prestare particolare attenzione alla ricerca di un
eufemismo per non impiegare mai l'uso della parola "guerra" (Operazione
di Polizia Internazionale, Missione Umanitaria, Operazione
antiterrorismo)
Ricordarsi di presentare all'opinione pubblica una sola verita' al
giorno.
In ogni conferenza stampa Nato o nelle dichiarazioni pubbliche dei capi
di Governo dei paesi in guerra va presentata una sola idea chiave che
sara' il titolo dei giornali del giorno successivo. Questo ha il
compito di semplificare il lavoro dei portavoce che devono gestire una
situazione molto complessa, piu' facile da descrivere se trasformata in
una affermazione monodimensionale.
In seguito alle prime reazioni si adottera' come risposta l'ostracismo e
accuse di collaborazionismo con il nemico verso i giornalisti colpevoli
di aver dato voce alle vittime dell'azione militare. Il teorema e': chi
non e' mio amico e' necessariamente amico del mio nemico. Quando i
giornalisti presenti "sul campo" manifestano opinioni critiche o non
allineate, precisare che nei paesi dove vengono realizzate queste
trasmissioni vige una strettissima censura militare che rende quelle
testimonianze prive di valore.
Davanti ai crimini di guerra documentati, agli "effetti collaterali" e
alle responsabilita' dell'"Alleanza" negare l'evidenza. E' una tecnica
efficacissima perche' ormai l'opinione pubblica e' abituata ad
affermazioni anche grossolanamente inesatte da parte delle autorita'
militari e politiche e perche' comunque i giornali danno piu' risalto
alle menzogne "amiche" che alle affermazioni del "nemico"
indipendentemente dal fatto che siano vere o meno. Quello che sembra
solamente faccia tosta e sfrontatezza nella menzogna e' in realta' una
spietata strategia di comunicazione ampiamente collaudata.
Un altro punto chiave e' la spettacolarizzazione e trasfigurazione della
guerra. Anni e anni di "lavoro culturale" realizzato a testa bassa dai
vari Stallone e Shwarzenegger hanno dato i loro frutti trasformando
ogni azione militare in un pulito videogame. Inquadrare preferibilmente
aerei, carri armati, alta tecnologia, soldati "amici" puliti e contenti
e far vedere il meno possibile il volto del "nemico", che non va
considerato nella sua umanita', evitare il piu' possibile riferimenti o
inquadrature sulla popolazione civile.
Sara' opportuno utilizzare come al solito un "pool" di giornalisti
amici, i soli ad essere abilitati ai "briefing" Nato, per dare
l'impressione di un controllo democratico da parte della stampa dietro
il quale si nasconde una censura e una selezione preventiva dei
soggetti abilitati a fare domande.
Ad essi va affiancato il lavoro certosino degli "intellettuali"
allineati e degli editorialisti compiacenti, con particolare riguardo
per Ernesto, Angelo, Lucio, Gianni, Paolo, Vittorio e altri che si sono
gia' distinti in passato per i servigi resi con le loro penne a
beneficio della "Giusta Causa".
Cercare a tutti i costi la polarizzazione delle posizioni senza lasciare
spazio alle sfumature. E' molto piu' efficace ridurre la dialettica a un
semplice "guerra si' - guerra no" per includere nel "guerra si'" anche
le posizioni "guerra si' ma come intervento militare dei Caschi Blu
ONU", "guerra si' ma senza impiego di armi radioattive", "guerra si' ma
non dal cielo con bombardamenti a tappeto", "guerra si' ma senza
violare le convenzioni di Ginevra scegliendo obiettivi civili come
ponti o palazzi della televisione", "guerra si' ma non con bombe a
grappolo che violano i trattati per la messa al bando delle mine".
Ovviamente una volta cooptate queste posizioni nel semplice "Guerra
si'", il fronte del "guerra no" sara' messo forzatamente in minoranza.
Se le reazioni dovessero persistere bisognera'adoperarsi per la
ridicolizzazione e la banalizzazione delle posizioni espresse del
movimento pacifista. Utilizzare la tecnica "hai ragione ma e' meglio
fare come dico io", ovvero "quello che dici e' un'utopia molto bella e
auspicabile, che io condivido, ma ora c'e' un'emergenza e va gestita
con realismo e con i piedi per terra". Nei dibattiti pubblici
selezionare figure "deboli", con una scarsa preparazione teorica e
politica, e mediaticamente poco efficaci per dare l'impressione di una
totale assenza di proposte concrete da parte di chi critica
l'intervento armato. Altre categorie utili in cui inquadrare i
pacifisti sono le seguenti: figli dei fiori, "quelli del G8", Black
Bloc, popolo di Seattle, ex-sessantottini, preti idealisti affetti
da "buonismo" cronico, ex-comunisti o veterocomunisti, ragazzini che
non hanno ancora capito la dura realta' della vita. Evitare
assolutamente personaggi legati al mondo accademico, ai centri di
ricerca sulla Pace, alle reti di formazione per la nonviolenza o a
qualunque realta' in grado di contrapporre una solida base teorica alla
teoria dell'intervento armato.
Utilizzare la tecnica del "dov'erano": "dov'erano i pacifisti quando
tizio faceva questo?", utilissima per dimostrare ad arte che il
pacifismo e' una cosa che si rispolvera solo in caso di guerra e che
non ha nessuna valenza nel campo della prevenzione e della risoluzione
pacifica dei conflitti.
Cercare per quanto possibile di utilizzare immagini con un forte impatto
emotivo, in grado di far scattare i meccanismi mentali che regolano
l'istinto, la rabbia e l'aggressivita', in modo da rendere cieca
l'opinione pubblica ad ogni discorso razionale, negato nei cuori e
nelle coscienze da una emotivita' esasperata artificialmente attraverso
il video. Anche se non e' di nessuna utilita' dal punto di vista
informativo, si consiglia di riproporre piu' volte al giorno sugli
schermi televisivi la sequenza dell'aereo che si schianta sulle torri
gemelle per mantenere vivo lo shock emotivo che puo' mantenere
l'opinione pubblica saldamente dalla nostra parte.
Un'altra tecnica efficace e' la negazione e l'occultamento delle
alternative grazie ad un falso senso di informazione. Dare la maggior
quantita' di informazione possibile, anche nel caso in cui non si
tratti di dati rilevanti, purche' favorevoli alla nostra posizione e
all'intervento armato. Far perdere la visione d'insieme con una cronaca
dettagliatissima di aspetti marginali. In questo modo e' possibile
soffocare le proposte alternative alla guerra in un mare di
informazioni, impossibili da gestire se non con una necessaria
semplificazione che va a nostro vantaggio, in quanto la maggior
quantita' di informazioni in circolazione spinge in direzione della
guerra. In quest'ottica sara' favorita la produzione a
ritmo serrato di una grande quantita' di notizie brevi, evitando il piu'
possibile l'approfondimento, i dossier, le retrospettive storiche e il
coinvolgimento di persone direttamente coinvolte nei problemi trattati,
ai quali vanno preferiti gli "pseudo-esperti" che dall'alto della loro
notorieta' o in virtu' di un titolo prestigioso sono pronti a riempire i
palinsesti dei nostri programmi televisivi.
Curare la gestione "umanitaria" dei profughi. L'inevitabile flusso di
profughi generato da ogni azione militare va gestito con molta
attenzione dal punto di vista mediatico, trasformando una massa umana
costretta alla fuga da un attacco militare in una popolazione sottratta
a un regime repressivo e finalmente approdata nella civilta' dove
potra' ricevere tutte le cure e le attenzioni necessarie, ovviamente
fino allo spegnimento delle telecamere.
Successivamente andra' curata l'enfatizzazione della vittoria e la
gestione della "mancata deposizione" del leader nemico. Saddam e'
ancora li', e Milosevic e' stato cacciato dalle elezioni, non certo
dalle nostre bombe.
Poiche' probabilmente anche Bin Laden rimarra' in piedi sui cadaveri dei
suoi seguaci e delle vittime civili della guerra, al termine dell'azione
armata, enfatizzare il raggiungimento di altri obiettivi (che andranno
individuati al momento) e affermare in ogni caso l'idea che "abbiamo
vinto", "il nemico si e' arreso", "sono state accettate
incondizionatamente tutte le nostre condizioni".
Non stancare e non impaurire l'opinione pubblica. Gestire in maniera
efficace il rientro alla normalita' e la "chiusura della ferita".
L'azione militare va chiusa nel piu' breve tempo possibile. Nel caso
cio' non avvenga dare sempre meno rilevanza alle informazioni sugli
sviluppi della guerra, relegandole in coda ai telegiornali o nelle
ultime pagine dei quotidiani, in modo da non "tirare troppo la corda"
rischiando il malcontento dell'opinione pubblica e l'adesione alle idee
contrarie alla guerra. In nessun caso la popolazione dei nostri paesi
deve sentirsi minacciata o avere l'impressione di trovarsi in uno stato
di guerra o di forte militarizzazione, cosi' come non vanno messi
assolutamente in discussione i nostri privilegi, il nostro benessere o
il nostro stile di vita. La guerra deve essere sempre vissuta come una
parentesi, anziche' come il normale svolgersi di eventi intercalati da
periodi piu' o meno lunghi di "pacificazione" militare forzata. Questa
tecnica e' gia' stata sperimentata con successo durante la guerra
contro la Jugoslavia, quando a bombardamenti ancora in corso siamo
riusciti a far dare come notizia di apertura dei telegiornali la
vittoria dello scudetto da parte del Milan. Al termine dell'intervento
armato chiudere rapidamente ogni strascico relativo agli eventi in
corso, senza approfondire le conseguenze dell'azione militare sulle
condizioni della popolazione civile e dei profughi, sull'equilibrio
ambientale e sulla situazione politica internazionale.
Tutte queste direttive vanno seguite scrupolosamente affinche' anche
questa guerra si trasformi in un eccezionale evento mediatico e in una
grande prova di forza per la nostra civilta' e la nostra democrazia.
Tutti gli operatori dell'informazione che proveranno a sottrarsi a
questo progetto, attraverso la produzione di informazioni non allineate
o l'utilizzo delle nuove tecnologie di comunicazione, verranno
inesorabilmente marginalizzati e penalizzati nella loro attivita'
lavorativa grazie al controllo capillare delle forze politiche,
responsabili dell'intervento militare, sui grandi gruppi
dell'informazione, un controllo che in Italia e' favorito anche
dall'altissimo livello di concentrazione della proprieta' nel settore
dell'editoria, delle telecomunicazioni e del multimedia.
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Carlo Gubitosa � un giornalista freelance che collabora con
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PER GLI ATTENTATI CONTRO LE TORRI GEMELLE
Parigi: editoriale di Louis Dalmas su "Balkan-Infos"
Uvodnik Luja Dalmasa: Americki bumerang sa posvetom K.d Ponte
In calce al suo commento sulla tragedia americana, dal titolo "Il
Boomerang Amerikano", Louis Dalmas (giornalista di professione, oggi in
pensione ma molto attivo nel movimento anti-global) scrive:
"La procuratrice generale della TPI, Carla del Ponte, ha rinunciato
stavolta ad incolpare S. Milosevic per aver concepito ed orchestrato
l'attentato dell' 11 settembre, mancando una buona occasione per
ampliare ancora il suo atto d'accusa!"
Balkan-Infos e' un mensile in lingua francese,
venduto in abbonamento in 2000 copie in tutto il mondo.
***
Autor je esejista i penzionisani novinar, urednik pariskog mesecnika:
Balkans-Infos koji se stampa u 2000 primeraka za pretplatnike sirom
sveta.
Naslov "Americki bumerang" je dovoljan da predstavi autorov stav,
istovetan stavu mislecih intelektualaca Francuske i sveta, uopste, a
evo prevoda njegovog post scriptum-a za one koji ne govore francuski.
"Kako saznajemo, glavni tuzilac TPI, Karla del Ponte, odustala je ovoga
puta da optuzi S. Milosevica da je idejni tvorac i izvrsilac atentata iz
11. septembra 2001., propustivsi ovog puta, zgodnu priliku da prosiri
svoju optuznicu. "
***
Subject: [BALKANS-INFO] Communiqu� de Louis Dalmas
Date: Fri, 14 Sep 2001 16:22:20 +0200
From: intelsecurite <intelsecurite@...>
Je serais heureux que ce texte soit diffus� sur internet par tous les
moyens possibles.
Merci d'avance � tous ceux qui voudront bien le faire circuler.
Cordialement,
Louis Dalmas
LE BOOMERANG AMERICAIN
Pour tous ceux qui, comme nous l'avons toujours fait, ont d�nonc� le
fanatisme, et en particulier le fanatisme religieux - dans toutes les
religions - les raids sur New York et Washington du 11 septembre dernier
sont un exemple de plus de l'abjection dans laquelle peuvent sombrer les
ali�n�s de la foi. Un tel m�pris de la vie humaine, qui a conduit au
suicide r�dempteur d'un gang de fous et au sacrifice de milliers
d'innocents, ne peut qu'inspirer l'horreur par sa d�mesure et sa
cruaut�. Le terrorisme aveugle n'est jamais justifiable. L'aur�ole
usurp�e d'une soit-disant guerre sainte n'enjolive pas le visage
grima�ant de sa barbarie.
Comme on aimerait s'arr�ter l�, et se joindre sans en dire plus au cheur
de solidarit� qu'a suscit� l'annonce de la trag�die. Ne manifester
aucune r�ticence dans l'�motion, plaindre sans restriction les proches
des victimes, condamner les assassins sans arri�re-pens�e.
Malheureusement, cette r�action simple n'est pas possible, tant il y a
de rappels g�nants qui viennent � l'esprit.
Celui, par exemple, d'un crime aussi sanglant, perp�tr� par l'Am�rique
et ses complices europ�ens : le bombardement de la Yougoslavie
par l'OTAN.
Un crime qui n'a pas dur� que quelques heures, mais 78 jours. Un crime
commis aussi l�chement que celui des terroristes, par des ex�cutants
hors d'atteinte, � 5.000 m d'altitude. Un crime qui, plus que quelques
�difices symboliques, a d�truit un pays tout entier, et qui a fait
vivre, pendant pr�s de trois mois, une population terroris�e dans le
fracas des explosions et la mis�re des d�combres Ce crime-l�, on ne l'a
pas d�nonc� sur laterre enti�re. On n'a pas montr�, dans une formidable
spirale de surench�re m�diatique destin�e � exacerber la compassion et
l'indignation du public, les images d'immeubles fracass�s, de fuyards
�pouvant�s, de ruines fumantes, d'usines broy�es, de cadavres
d�chiquet�s, de villages r�duits en cendres.
Si on l'avait fait, si on avait �voqu� avec le m�me retentissement
l'uranium appauvri ou les bombes � fragmentation, le monde aurait �t�
sensibilis� hier aux souffrances de la Serbie (et aux milliers de ses
victimes civiles) commeil l'est aujourd'hui � celles des USA, et il se
serait rendu compte que l'Occident n'a rien � envier au Proche-Orient
sur le terrain de la barbarie.
Rappelons aussi l'agression quotidienne de l'Irak, l'embargo sur Cuba,
les invasions de la Grenade et de Panama, les incursions rat�es en Iran
et en Somalie, l'occupation militaire de la Bosnie et du Kosovo, la
violence politique r�duisant les gouvernements � la servitude et le
chantage �conomique ruinant leurs peuples, toute cette entreprise
am�ricaine de colonisation de la plan�te qui n'a fait - dans les
Balkans, par exemple qu'attiser la haine et r�pandre le chaos.
C'est dur d'avoir � le souligner alors que des milliers de cadavres ont
�t� �cras�s sous les gravats de Manhattan. Mais on ne peut pas oublier
non plus que ce sont les Etats-Unis qui ont arm� et �quip� les Taleban,
et Osama ben Laden lui-m�me, pour expulser les Russes de Kaboul, arm� et
�quip� les musulmans pour massacrer les Serbes de Bosnie, arm� et �quip�
les terroristes albanais pour "purifier" le Kosovo et la Mac�doine. Par
aveuglement ou sinistre calcul, ils ont choy� eux-m�mes les artisans
islamistes de leur catastrophe.
Voir le pays qui a d�vast� la Yougoslavie touch� � son tour par des
frappes oh combien "chirurgicales" accompagn�es de "dommages
collat�raux" ; les fanatiques ch�ris de nagu�re se retourner contre lui
; ses g�n�raux vantards paniquer dans les flammes de leur orgueilleux
Pentagone ; le ma�tre du monde faire les d�tours de la peur dans ses
bases militaires avant d'oser rentrer chez lui ; ses centres vitaux
subir le sort meurtrier qu'il avait r�serv� � ceux de l'Irak ou de la
Serbie ; sa puissance invincible �tre humili�e et son arrogance voler en
�clats ; tout cela �voque une sombre justice, la justice du "chacun son
tour". Il est terrible de le constater : l'Am�rique r�colte l'horreur
qu'elle a sem�e.
Elle go�te, pour la premi�re fois chez elle, l'amertume de la guerre
qu'elle a si longtemps foment�e chez les autres. On dirait que
l'Histoire a la m�moire d'un �l�phant : elle y met du temps, mais il lui
arrive de ne pas laisser des forfaits impunis.
Louis DALMAS
Directeur du mensuel "Balkans-Infos"
BP 191, 75869 Paris Cedex 18, France
P. S. Aux derni�res nouvelles, le procureur g�n�ral du T.P.I. de La
Haye, Carla del Ponte, a renonc� � inculper Milosevic de la conception
et de la direction de l'attaque du 11 septembre, ratant ainsi une bonne
occasion d'�toffer son acte d'accusation.
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Articles by R.K. Kent, Berkeley
Raymond Knezevic Kent, naturalizzato americano di origine serba, e' oggi
ordinario di Storia alla Berkeley University. Ha lavorato in passato per
i servizi segreti occidentali in operazioni di "intelligence" ai danni
della Jugoslavia socialista. Oggi guarda affranto alla devastazione del
suo paese d'origine, per la quale mette sotto accusa la politica estera
statunitense.
BLOWBACK AND BODY BAGS:
Making Sense of "Balkan Policy" under George W. Bush
(received 26/9/2001)
WHO ARE WE? THE ENEMY WITHIN
(received 27/9/2001)
Letter to the Chinese Ambassador, U.N. Mission
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CARLA IN HAGUE'S WONDERLAND
(received 16/2/2001)
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GRANDE ALBANIE"...
BALKANS: ALBANIANS PREPARE TERRORIST ATTACK AS LINK WITH BIN LADEN IS
EXPOSED
Envoy� : Samedi 22 septembre 2001, 11 h 38.
Visitez notre site : HTTP://WWW.STOPNATO.ORG.UK
BALKANS : Les Albanais ont l?intention de pr�parer des attaques
terroristes alors que l?on sait tout de leurs liens avec Bin Laden
Timothy BANCROFT-HINCHEY
PRAVDA.Ru
LISBON PORTUGAL
http://english.pravda.ru/main/2001/09/22/15933.html
Ces groupes terroristes proviennent de la r�gion de
Presevo-Bujanovac-Medveja en Serbie m�ridionale, une zone pacifi�e par
l?arm�e yougoslave
apr�s que l?Otan a permis aux extr�mistes albanais de contr�ler la
r�gion et d?y �tablir leur propre r�gime de terreur. Les forces de la
police serbe sont
au courant de ce que deux groupes de terroristes albanais, les " Black
Eagles " et le groupe " Cobra ", s?entra�nent en vue de lancer une
offensive sur
Belgrade dans un futur tr�s proche.
L?alerte a �t� donn�e par Nobojsa Covic, le coordinateur yougoslave pour
la r�gion, qui a d�clar� p�remptoirement : " Des groupes terroristes en
provenance du sud sont sur le point d?attaquer Belgrade. " Covic
d?ajouter que " ces groupes ne peuvent accepter les efforts des
autorit�s
d�mocratiques que Belgrade a consentis dans tout le pays et, plus
sp�cialement, en Serbie m�ridionale, afin que le pays retrouve une
existence
normale. " Par ailleurs, il d�clarait �galement que ces groupes " ont un
lien direct avec les �v�nements qui se sont produits aux Etats-Unis ".
Bosko Buha, le chef de la police de Belgrade, a ent�rin� ces rapports
mais a d�clar� qu?� ce jour, aucun nom n?avait �t� confirm�, si ce n?est
celui
d?un homme d?affaires d?origine albanaise qui finance le groupe. Du fait
m�me que le pr�sident Bush y va de d�clarations du type " Soit vous �tes
avec nous, soit avec les terroristes " et " Ne faites pas de distinction
entre les terroristes et ceux qui les abritent ", il serait peut-�tre
pertinent de
jeter un oeil dans les coulisses du projet d�sign� sous l?appellation de
" Grande Albanie ".
Les dirigeants de l?UCK (Arm�e de Lib�ration du Kosovo) et de la NLA
(Arm�e Nationale de Lib�ration de la Mac�doone) ont �galement b�n�fici�
du soutien des Etats-Unis, un pays qui a arm�, �quip� et entra�n� des
terroristes albanais pour qu?ils op�rent contre la r�publique f�d�rale
de
Yougoslavie. Les chefs des op�rations de l?UCK ont �t� emmen�s � Capitol
Hill o�, entre de savants d�jeuners et soupers, on leur a servi des
cours
de strat�gie, alors que, pendant 78 jours, la population civile de la
Yougoslavie �tait la proie d?une vague de bombardements qui allaient
d�truire
�glises, �coles, orphelinats, sanatoriums, monast�res, habitations
priv�es, h�pitaux et stations de t�l�vision. Ces attaques allaient
r�pandre le long
des routes, dans les foss�s ou les parcs publics et terrains de jeux les
entrailles de milliers d?hommes, de femmes et d?enfants, que l?OTAN
allait
d�signer sous le vocable de " d�g�ts collat�raux ".
Tout ceci a eu lieu en d�pit du fait que les Etats-Unis �taient au
courant des liens de Bin Laden avec les fanatiques musulmans des Balkans
et que
des cellules de l?organisation terroriste de Bin Laden, l?al-Qaeda (la
base) �taient impliqu�es dans le financement et l?entra�nement des
Albanais.
L?implication am�ricaine dans le projet d?une Grande Albanie n?a rien
d?une supposition, c?est un fait bien r�el. Maintenant que la communaut�
internationale commence � d�couvrir qui sont ces Albanais, les
Etats-Unis essaient de prendre leurs distances vis-�-vis du monstre
qu?ils eux ont
eux-m�mes engendr�.
La cr�ation de ce monstre n?avait rien d?une erreur. La Commission de la
Chambre am�ricaine des Repr�sentants sur le Terrorisme et la Guerre non
conventionnelle (Comit� de Recherche r�publicain de la Chambre, 1er
septembre 1992) s?est vu soumettre le rapport Yossef Bodansky intitul�
L?Iran : un tremplin vers l?Europe ?, qui affirmait : " T�h�ran et ses
alli�s se servent de la violence en Bosnie-Herz�govine comme d?un
tremplin pour
une guerre sainte en Europe. " Alors que, sept ans apr�s la pr�sentation
de ce rapport, certains citoyens am�ricains allaient uriner sur les
portes des
�glises orthodoxes serbes et que, dans leur pays m�me, des civils serbes
se faisaient d�sint�grer par des bombes � fragmentation, les fanatiques
musulmans continuaient � recevoir l?aide et les encouragements de Bin
Laden d?une part et des Etats-Unis de l?autre. Quoi qu?il en soit, la
seule
chose � laquelle on a assist� durant cet intervalle de sept ann�es entre
ce fameux rapport et la campagne contre le Kosovo a �t� l?accroissement
du
soutien institutionnel aux extr�mistes musulmans dans les Balkans.
Que les Etats-Unis et Bin Laden aient collabor� au soutien de la Grande
Albanie en constituant des groupes de terroristes albanais, cela ne fait
aucun
doute. Que la chose ait �t� faite consciemment ou pas, c?est une autre
question. Tout ce qu?il convient de d�couvrir, maintenant, ce sont des
preuves
que l?affaire a �t� men�e volontairement. Se pourrait-il qu?il y ait
plus dans les attentats contre le WTC et le Pentagone qu?on ne l?ait
imagin� jusqu?�
ce jour ?
Traduit de l' anglais
par notre ami Jean-Marie FLEMAL
avec tous mes remerciements.
Roger ROMAIN
a/conseiller communal PCB
B6180 COURCELLES
sites : http://homeusers.brutele.be/r.romain/Sommario.html
---
The Boston Globe
A new drug route is traced to the old Balkans anarchy
By Brian Whitmore, Globe Correspondent, 6/3/2001 LZEN,
Czech Republic - When Czech police busted Lubomir
Fiala at the German border with two kilos of heroin
stuffed into juice cartons, they suspected the
52-year-old carpenter of being a small hired hand in a
large drug-smuggling operation. They suspected right.
Fiala turned out to be a courier for two Kosovo
Albanian brothers, Nisret and Armend Uka, who paid
Fiala $800 to deliver the drugs to their accomplices
in Germany.
The Uka brothers' smuggling ring, the details of which
came out in their trial here in March, reflected an
increasingly common trend in Europe, in which Kosovo
Albanians have come to dominate the heroin trade.
Similar operations have been found in cities across
the continent; each, officials say, is a link in a
sprawling network that stretches from Turkey to
Scandinavia.
Kosovar drug traffickers, once bit players, have
prospered from the war and the chaos of the Balkans,
which culminated in NATO's bombing campaign against
Yugoslavia in 1999. Moreover, police say, the Kosovo
Liberation Army, NATO's ally in that war, helped to
fund its separatist uprising with proceeds from the
heroin trade. ''Kosovo Albanian drug smugglers have
become a major phenomenon,'' said Jiri Komorous, head
of the Czech Republic's national narcotics police, who
added that his heroin division ''spends about 80
percent of its time'' on Kosovar drug gangs.
Bordering Germany and Austria, the Czech Republic is a
principal gateway to Western Europe's lucrative
narcotics markets, and is on the front lines of the
continent's war on drug trafficking. Last month, Czech
police seized 1.5 kilograms of pure heroin and 83
kilograms of chemicals that could have turned the pure
drug into 110 kilos of street product. All of it was
tied to a gang headed by Kosovo Albanians. Police in
Solothurn, Switzerland, arrested a gang of Kosovo
Albanians they accused of smuggling ''tens of
kilograms'' of heroin into the country from Hungary
and the Czech Republic. Interpol estimates that Kosovo
Albanians may control 40 percent of the European
heroin trade. In Germany, Austria, Switzerland, and
the Czech Republic, they may have as much as 70
percent of the market, according to the estimates.
Kosovars became Europe's heroin kingpins by dominating
the ''Balkan route,'' a series of roundabout highways
that run from Turkey through Bulgaria, the former
Yugoslavia, Hungary, Slovakia, the Czech Republic,
Germany, and then, it is said, into Austria. Four to
six tons of heroin move along this route annually,
generating about $400 billion in revenues.
At the top of the drug-smuggling hierarchy, according
to Interpol, is a group of gangsters known as ''The
Fifteen Families,'' who are based in northern Albania,
near the Yugoslav border. Opium from Afghanistan and
Pakistan is exported to Turkey, where it is refined
into heroin, and then moved by Turkish gangs to the
Balkans. There, lieutenants of the Fifteen Families,
operating from anarchic border towns around
ill-defined Balkan borders, take over and administer
the drugs' movement across the continent.
In cities across Europe, smaller Kosovo Albanian gangs
oversee storage, sale and distribution. To avoid risk,
they hire local couriers, called donkeys or horses, to
move the drugs across borders. ''Heroin networks are
usually made up of groups of fewer than 100 members,
consisting of extended families residing along the
Balkan route from Eastern Turkey to Western Europe,''
Ralf Mutschke, assistant director of Interpol's
Criminal Intelligence Directorate, said in December,
in testimony to the US House of Representatives. The
large numbers of Albanian immigrants and refugees in
Europe provide fertile ground for drug gangs to
recruit members. ''For those emigrants ... the
temptation to engage in criminal activity is very
high, as most of them are young Albanian males, in
their 20s and 30s, who are unskilled workers and have
difficulties finding a job,'' Mutschke said.
Some Albanians say the drug gangs have tainted their
nation's reputation, and have led to widespread
prejudice against them. ''As an honest Albanian this
hurts me,'' said Saimir Bajo, a 29-year-old film
director who has lived in Prague for five years. ''It
gives us a bad image with the Europeans. We are normal
like any other nation, not better, not worse.''
But Kosovar involvement in the drug trade, he said,
fuels anti-Albanian
discrimination, creating ''invisible walls which we
cannot escape.'' In
1997, Albania descended into chaos when the collapse
of a pyramid
savings scheme brought down the government and led to
rioting and
looting.
>>From January to March 1997, according to Interpol,
outlaw groups seized hundreds of thousands of assault
rifles, machine guns, and rocket launchers from
military armories.
The organized crime groups mobilized to support the
national cause during the war in Kosovo, and that gave
them so much political cover that they were able to
operate with near impunity. ''Albanian organized crime
groups are hybrid organizations, often involved both
in criminal activity of an organized nature, and in
political activities, mainly relating to Kosovo,''
Mutschke said. He added that half of the estimated
$400 million that came into Kosovo from 1996 and 1999
is believed to be illegal drug money. Vera Brazdova,
chief prosecutor in the Uka brothers' case, said
telephone taps revealed the two ''discussing the
collection of money for Kosovo.''
Likewise, Petr Liska, the narcotics detective who
investigated the case, said he was ''100 percent
certain'' the two were sending money to the Kosovo
Liberation Army, although he added that the allegation
was difficult to prove.
The Uka brothers had been operating out of the western
Czech city of Plzen for years. But when Fiala
cooperated with prosecutors in exchange for a lighter
sentence, police were able to shut them down. In
March, all three were convicted of heroin smuggling.
The Ukas deny the charges and are appealing the
verdict.
In February 1999, months before the Ukas were
arrested, police in Prague scored one of their biggest
heroin busts to date, arresting Princ Dobroshi, a
high-level Albanian drug lord. In Dobrosi's apartment
investigators found evidence that he had placed orders
for light-infantry weapons and rocket systems.
Police said Dobroshi, who was extradited to Norway
where he had escaped from prison, planned to purchase
the weapons for the KLA. Despite such victories, Czech
police say they feel outgunned by the drug smugglers.
''We are only catching little pieces,'' Liska said.
''They are a step ahead of us.''
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Chi ha addestrato i guerriglieri di Bin Laden?
Se una bordata di "missili intelligenti" dovessero dirigersi - obbedendo
a criteri puramente logico-matematici - verso i primi campi di
addestramento dei guerriglieri di bin Laden quei missili dovrebbero
colpire due campi scozzesi, rispettivamente nei pressi di Criffel, nel
Dumfries e nella remota penisola di Applecross nella Scozia occidentale.
La fonte di queste informazioni � "Il Giornale" del 17/9/01 nel quale la
corrispondente Erica Orsini da Londra annota: "Soldati impeccabili, con
un debole per i western di John Wayne. Cos� erano i mujaheddin,
l'"esercito" segreto di Osama Bin Laden, che fu addestrato ad uccidere
nei campi militari britannici, tra le colline ricoperte d'erica della
selvaggia Scozia. A rivelarlo ieri, in un'intervista pubblicata sul
quotidiano 'Sunday Mail' � stato proprio uno degli "insegnanti" dei
guerriglieri afghani che negli anni Ottanta combatterono i russi
supportati dagli americani e dagli inglesi. Ken Connor, eroe dei corpi
speciali inglesi fu incaricato di organizzare i vari campi di
addestramento e per farlo senza il coinvolgimento dell'esercito
nazionale dovette perfino rassegnare le dimissioni da quest'ultimo".
In buona sostanza se negli anni Ottanta il Cremlino avesse adottato gli
stessi criteri di ritorsione annunciati ora da Bush per colpire gli
"stati canaglia" che hanno protetto e addestrato gli uomini di Bin
Laden, la Gran Bretagna sarebbe stata la prima vittima di una ritorsione
militare sovietica.
Ma vediamo cos'altro ha rivelato Ken Connor al Sunday Mail: "Gran parte
dell'infinita ricchezza dei Bin Laden - afferma - � stata costituita da
finanziamenti della Cia stanziati per la costituzione di un governo
"amico" afghano che combattesse la guerra per conto degli Stati Uniti".
Quindi l'altro "stato canaglia" da colpire, sempre se il Cremlino avesse
adottato gli stessi criteri di ritorsione militare annunciati da Bush,
sarebbe stato quello che oggi vuole infliggere la punizione esemplare a
Bin Laden: gli Stati Uniti.
"Oggi il presidente Bush - osserva Ken Connor - forse si star� chiedendo
quanto � costato veramente all'America l'addestramento dei futuri
soldati di Bin Laden".
I guerriglieri di Bin Laden vennero addestrati molto bene. "Alcuni di
loro furono addestrati anche alla guida di elicotteri e all'attacco dei
campi d'aviazione".
================================================
GLI ARABI ALLA PROVA DELLA "GIUSTIZIA INFINITA"
FULVIO GRIMALDI PER L'ERNESTO
Beirut
L'aria che tira da queste parti � assai meno tempestosa di
quella che ha soffiato sugli occidentali sotto forma di
delirio bellico. Beirut � l'osservatorio ideale sul Medio
Oriente, anche perch� qui tutte le tendenze politiche della
regione sono rappresentate da altrettanti giornali e
partiti, dal Baath ai comunisti, dagli integralisti sauditi
agli hezbollah, da Fatah alla destra israeliana (che ha il
suo equivalente nella Falange libanese), dai marxisti
palestinesi ai nasseriani e ai reazionari filoamericani o
filofrancesi. Ed � in questo arcipelago, che, in un paese
di non si sa quanti abitanti (ultimo censimento nel 1933,
dopodich� lo si � accuratamente evitato per non
scombussolare i delicatissimi equilibri etnici e tribali),
riassume la complessit� del mondo mediorientale, dove si
registrano con precisione omogeneit� e divergenze nelle
reazioni agli attentati e al successivo scatenarsi della
"crociata" statunitense.
Gi�, la "crociata". Uno spettacolare autogol di Bush lo
Scarso che qui, rievocando aggressioni e massacri storici
profondamente incastrati nella memoria collettiva, hanno
provocato notevole indignazione, minando alla base
quell'adesione all'"Alleanza" antiterrorista che, del
resto, per molti governi dell'area � stata un esercizio di
puro principio, perlopi� corredato dal corollario che per
terrorismo qui s'intende e si conosce su tutti il
terrorismo israeliano.
La compostezza, quasi freddezza con le quali il mondo arabo
ha risposto al nevrotico allarmismo occidentale, hanno il
segno di due consapevolezze. Freddezza mantenuta anche
quando Powell intimava ai sostenitori degli hezbollah Siria
e Libano di liberarsi dei "terroristi" pena l'inclusione
nella lista nera degli stati sterminandi, o quando
l'ambasciatore USA a Beirut � arrivato a pretendere la
consegna dei dirigenti hezbollah Fadlallah e Nasrallah e
dei loro vice, o ancora quando la CIA ha finalmente
estratto dal cilindro l'Iraq quale obiettivo vero del
senile impazzimento militaresco di un paese che sente sul
collo il fiato dell'inizio della crisi finale.
La prima consapevolezza, scaturita dall'aver vissuto sulla
propria pelle ogni genere di nefandezza terroristica
occidentale, dalla conquista colonialista alle guerre di
liberazione, dalle aggressioni israeliane alla guerra
civile in Libano innescata dagli ascari libanesi di USA,
Vaticano e Israele, dalle stragi sioniste in Palestina e
fuori fino a Sabra e Shatila e ai massacri di palestinesi
oggi, definite "violenze nei territori".
La seconda � il risultato di una capacit� di analisi di
politici e osservatori arabi che sfugge del tutto alla
maggioranza degli "esperti" o dei media occidentali, vuoi
per malafede, vuoi per stereotipi politico-culturali di
antica e sempre rinnovata potenza che ottundono qualsiasi
serenit� di giudizio. Vale per gli arabi quello che vale
per gli slavi, per cui a ogni Saddam (un tempo erano i
Nasser, i Gheddafi, i Ben Bella) corrisponde un Milosevic,
o un qualsiasi altro difensore della sovranit� e
dell'identit� nazionali contro il neocolonialismo
imperialista guidato dagli anglosassoni.
E' un'analisi che, senza paraocchi occidentocentrici, per i
quali la civilt� sta solo da una parte, spoglia tutta la
baraonda del vittimismo USA ed europeo della sua retorica e
delle strumentalizzazioni che tenta di operare, per andare
al nocciolo del cui prodest. E anche su questa analisi si �
creata un'unit� araba, appena increspata dall'allineamento
dei sauditi (tra gli arabi gli unici autentici alimentatori
dei terrorismi islamici) e dalle bizzarrie di un Gheddafi
ansioso di rassicurare l'Occidente e ormai lontano,
immerso come � nell'Africa, dalle questioni arabe e
palestinesi. A prescindere da chi abbia fatto fare gli
attentati - e sul nome di Osama bin Laden si levano ovunque
alti sghignazzi, insieme alla sottolineatura delle sue
attuali operazioni al servizio degli USA con mercenari
afghani e wahabiti in Kosovo, Macedonia, Cecenia, Asia
centrale, Algeria, Indonesia, Filippine - l'uso che ne �
poi stato fatto dagli USA, illustra, secondo gli arabi, una
strategia imperialista di grande respiro.
I dirigenti libanesi
Con la bufera recessiva determinata dalla demenzialit� del
mercato cosiddetto neoliberista, dove tutti sbranano tutti,
toccava ricorrere allo strumento statale capitalista per
eccellenza: il complesso militar-industriale, impersonato
in modo strabordante dal vicepresidente Cheney e sostenuto
dal consenso dell'integralismo cristiano-fascistoide
dilagante negli USA. La locomotiva del riarmo, in vista
della "guerra di lunga durata" preconizzata da Bush,
dovrebbe ridare fiato alla ripresa in USA e nei paesi
alleati, mentre l'azione verso l'Afghanistan consentirebbe
agli USA di riempire un vuoto strategico che il Pentagono
denuncia da tempo: quello tra Turchia e Corea del Sud, dove
gli statunitensi vantano solo la base insulare di Diego
Garcia. La guerra del Golfo, si ricorda, doveva consentire
alle forze statunitensi di installarsi nella penisola
arabica, quella contro la Jugoslavia ad insediarsi
permanentemente nei Balcani. Mancava una presenza sul
fianco sud per la spinta verso l'Asia centrale, la Russia e
la Cina (dove pure, nella provincia a maggioranza musulmana
del Xinyang, sono attivi gli ascari CIA di bin Laden), a
cavallo di tutti i maggiori oleodotti. Tanto pi� che i
Taleban, diventati figlioli riottosi, avevano negato agli
USA la costruzione dell'unico oleodotto che gli avrebbe
portato il petrolio caucasico verso l'Oceano Indiano.
Un'opinione questa, espressa da Talal Salman, direttore
(tre attentati in vent'anni fattigli dalle destre) del pi�
grande giornale di sinistra del mondo arabo, As Safir, e a
cui, col suo solito modo scanzonato e beffardo, il pi�
anticonformista dei politici libanesi, Walid Jumblatt,
leader dei drusi e del Partito Socialista Progressista,
aggiunge un'altra dimensione. Accontanato con disinvoltura
lo sbigottimento dei commentatori arabi per la sua
affermazione che gli attentati alle Torri Gemelle e al
Pentagono sarebbero stati opera di americani e israeliani,
Jumblatt punta il dito sulla fascistizzazione rilanciata a
ritmo accelerato dall'orrore di New York e Washington. "Lo
shock, lo sgomento, la revulsione per quelle stragi, mai
espressi in passato per le ecatombi di iracheni,
palestinesi, guatemaltechi, serbi, angolani e tanti altri
che non appartengono alla "civilt� occidentale", saranno
utilizzati dagli USA per una stretta repressiva ed
antidemocratica in tutto il mondo. E qui gli europei, che
sugli obiettivi militari degli USA, destinati a ricomporre
le forti contraddizioni soprattutto economiche tra
Washington ed UE, hanno forti riserve, vanno invece a
nozze. In Europa, come negli Stati Uniti, recessione e
aumento delle spese militari comporteranno sacrifici e
rinunce pesantissimi per i ceti pi� deboli, per i
lavoratori, e ulteriori devastazioni ecologiche per la
riduzione delle spese sociali ed ambientali. Ne nasceranno
tensioni e conflitti sociali difficili da controllare. Ecco
perch� la militarizzazione della societ�, i controlli, i
divieti, leggi e operazioni repressive del dissenso saranno
indispensabili anche ai governi europei, ormai quasi tutti
di destra, mascherata o vera".
La madre di tutti i terrorismi
Il fatto che da queste parti sono cinquant'anni che si
subisce il pi� feroce terrorismo di stato della storia,
quello degli israeliani contro gli arabi - e l'occasione �
buona perch� � appena caduto l'anniversario di Sabra e
Shatila, "la madre di tutti i terrorismi", quando, nel
1982, Sharon fece massacrare dai falangisti e
dall'esercito mercenario di Lahad 3000 inermi profughi nei
campi - e che si parli di "crociata" e che un difensore del
suo paese come Milosevic sia in prigione mentre un
macellaio come Sharon � il pi� caro degli alleati, rende
gli arabi indifferenti, non alle vittime, ma alla grancassa
vittimistica dei dirigenti occidentali.
Il presidente della repubblica
Mi ha detto il capo dello Stato, Generale Emile Lahoud, che
"fin quando saranno definiti terroristi ragazzini con i
sassi e gente che si immola contro gli occupanti del suo
paese, e non quelli che assaltano i colonizzati e assediati
con carri armati e F-16, nessuno potr� prendere sul serio
la campagna antiterrorismo. Includano anche i terroristi
israeliani, ("quelli islamici in Kosovo, Cecenia e
Macedonia", aggiunge Jumblatt) e coloro che bombardano ogni
giorno l'Iraq, poi si vedr�". E cos� anche l'adesione
all'alleanza antiterrorista dei governi-clienti degli USA,
dal Kuwait agli Emirati, dai sauditi ai giordani, si �
sempre portata dietro la richiesta di intervenire su
Israele. Un'Israele che, secondo molti commentatori arabi,
verr� si frenata dagli USA nella persecuzione dei
palestinesi, ma in compenso potr� vedere gli americani
farla finita una volta per tutte con l'Iraq, tuttora,
insieme all'Intifada, il catalizzatore di una rabbia araba
che rischia di scuotere i gi� fragili regimi feudali. Il
pur moderato presidente Lahoud si spinge fino a ribattere
alla pretesa USA di neutralizzazione degli hezbollah da
parte di Libano e Siria, con una vera sparata in favore
del "Partito di Dio". "Assurdo chiamarli terroristi. Sono
patrioti libanesi che hanno difeso la dignit� e la libert�
del loro paese. Ci hanno riempito di orgoglio per avere
liberato la nostra terra dall'occupazione israeliana. Sono
amati da tutti. Inutile aggiungere che Lahoud, l'ex-capo di
stato maggiore che ha saputo riunire un esercito frantumato
da mille lealismi a capiclan e capi politici vari, ha
contribuito a unificare anche buona parte delle tante
anime, confessionali, etniche, politiche, del mosaico
nazionale, superando ostracismi e promuovendo la
convivenza.
Hezbollah
Gli hezbollah, stimati e applauditi per il forte ruolo
sociale che svolgono, in assenza di uno Stato che campa di
speculazioni edilizie e finanziarie, anche grazie ai fondi
di Teheran, nonch� per la prima vittoria militare ottenuta
da un esercito arabo sugli israeliani, sono amici di tutti,
esclusa ovviamente la destra fascista cristiana, tuttora,
come ai tempi di Sabra e Shatila, quinta colonna israeliana
in Libano. Ne ho incontrato il fondatore nel 1982 e
vicesegretario generale, Sheikh Naim Kassem, numero due
dopo Hasran Nasrallah. Le misure di sicurezza da superare
nel quartier generale, nel poverissimo quartiere degli
sciti alla periferia sud di Beirut, non sono inferiori a
quelle imposte oggi a chi va a incontrare Bush. Armati
tutt'intorno, blocchi di cemento e sbarre agli ingressi,
esame minuzioso degli ospiti e dei loro oggetti, fino alle
penne, anch'esse prese, passate ai raggi x, e restituite.
Ci si augura che ci sia anche un bunker a prova di missile
all'uranio, vista la serie di assassini mirati realizzati
dagli israeliani e i recenti avvertimenti USA, rimbeccati
dalla fatwa del leader spirituale, Fadlallah, che vieta a
tutti i fedeli di aderire all'"alleanza antiterrorismo"
voluta dagli USA.
D) Come giudica la situazione?
R) L'infinita tragedia palestinese e il sostegno
incondizionato ed acritico di Europa e USA a Israele hanno
posto la regione in uno stato di costante
destabilizzazione. E' una responsabilit� gravissima nei
confronti degli arabi e di tutta l'umanit�, che ora si
tenta di coprire con vuoti slogan sui diritti umani, sulla
democrazia, sui paesi "civili". E' opportuno che siate
venuti in questi giorni (si riferisce alla delegazione
italiana, guidata da Stefano Chiarini, con esponenti di RC,
DS, PDCI, FIOM e Verdi, venuta a commemorare Sabra e
Shatila e a promuovere con le famiglie dei sopravvissuti
l'incriminazione di Ariel Sharon), � un'ottima risposta
allo strabismo euro-americano, per cui il terrorismo c'�
solo quando si colpiscono i cristiani e i bianchi. Se il
mondo avesse riservato la stessa attenzione e commozione
alla carneficina di Sabra e Shatila che alle Torri Gemelle,
oggi la situazione sarebbe ben diversa. Purtroppo gli
arroganti non vedono il nostro martirio, ai diritti umani
preferiscono la difesa dei loro interessi.
D) Pensa che la campagna antiterrorismo miri soprattutto a
criminalizzare e dunque eliminare i palestinesi?
R) La causa palestinese non verr� liquidata. Nessuno di noi
resistenti si fa impressionare dalla potenza USA. E noi
hezbollah abbiamo battuto il quinto esercito del mondo. Per
secoli i crociati hanno cercato di schiacciarci, ma sono
stati sconfitti. Questo vale anche per i nuovi crociati,
vale per tutte le occupazioni. Alla fine viene sempre la
liberazione e l'Intifada � la magnifica espressione del
rifiuto di tutto quanto di miserabile � stato offerto ai
palestinesi in 50 anni. La volont� dei popoli, come si
vede, viene misurata non sulla potenza, ma sulla
determinazione. E noi pensiamo di avere ogni diritto di
concorrere alla lotta di liberazione dei palestinesi.
D) Gli USA vi annoverano tra i gruppi terroristi da
obliterare.
R) Abbiamo fatto un comunicato in cui abbiamo espresso
tutto il nostro dolore per le vittime. Nessuno ha mai
offerto condoglianze per le migliaia che sono rimasti
sottole bombe israeliane in Libano. Gli USA, per�, non
hanno il diritto di utilizzare quegli attentati come
pretesto per assalire chi gli pare. Non si possono
attribuire responsabilit� a caso o a convenienza. Non siamo
pi� nell'epoca in cui ci si faceva guidare da spiriti
tribali. Non si possono colpire paesi perch� qualche loro
cittadino ha commesso qualcosa. Di questo bisogna
convincere i governi asserviti agli USA, o dagli USA
intimiditi. Per i popoli � pi� facile: ogni aggressione USA
provoca un aumento dell'odio, anche per i loro alleati.
Tutti capiscono che questi tamburi di guerra rullano contro
innocenti.
D) Gli USA accusano i cosiddetti integralisti islamici.
Eppure in Kosovo, Cecenia, Algeria, Macedonia e in molte
altre aree, i terroristi islamici lavorano a fianco degli
USA, da loro addestrati, finanziati col narcotraffico
governato dalla CIA, armati ed indirizzati. Pensi all'UCK,
ai banditi ceceni anti-russi allenati da Bin Laden, come
Shamil Basajev. Con che faccia?
R) Non ho gli elementi per classificare gruppi o partiti di
varia natura. Preferisco fare un discorso globale e
valutare le varie azioni e ripercussioni. E' vero, gli USA
sponsorizzano il terrorismo in tutto il mondo, coprono il
genocidio attuato da Israele, hanno creato i Contras del
Nicaragua, golpe ovunque, dittature, hanno le mani in pasta
nell'Afghanistan anche oggi. Pu� darsi che, a causa di
certe contraddizioni, di certi conflitti d'interesse
(magari sulla droga, magari mafiosi. Ndr), si verifichino
dei cambiamenti, dei rovesciamenti politici. Noi, comunque,
condanniamo ogni terrorismo, di Stato o di gruppi. C'�
differenza tra terrorismo e resistenza, tra interessi
colonialisti e liberazione. Oggi la direzione in cui si
sono imbarcati gli occidentali favoriranno il dilagare del
terrorismo in tutto il mondo e chiss� se saranno ancora in
grado di gestirlo ai propri fini. Con il pretesto del
terrorismo si legalizza l'uccisione di milioni di persone.
Pensi solo all'Iraq. Il terrorismo non appartiene all'Islam
vero. Identificarlo con l'Islam e con gli arabi significa
voler aumentare la paura e l'odio della gente
e costringere tutti ad allinearsi agli USA.
D) Come reagire al dilagare delle guerre?
R) Noi stiamo preparando risposte a varie opzioni. Vedremo
cosa succede e poi decideremo. In ogni caso tutte queste
interferenze nella sovranit� degli Stati si risolver� in un
incubo per gli USA, resteranno del tutto isolati e odiati.
D) Si � verificato un allargamento della frattura tra
Occidente e mondo arabo-islamico, parallelo alla rottura
totale tra Israele e Palestina. A quali condizioni tornare
al dialogo?
R) Ogni dialogo deve esser tra due parti che devono essere
alla pari. Solo cos� si arriva a una conclusione. Ma il
dialogo tra Israele e Palestina e tra gli USA e gli arabi
non � mai stato un dialogo, a dispetto del termine. E'
sempre stato pressione, ricatto, dominazione. Noi siamo
disponibili, ma non a essere dominati. Contro la
dominazione siamo disposti a sacrificare tutto, vita
compresa. I tempi degli schiavi e dei padroni sono finiti,
anche se loro vorrebbero farli tornare. Noi abbiamo
resistito e vinto e oggi collaboriamo con la prima
generazione di palestinesi nata dopo la strage di Sabra e
Shatila e ci impegniamo a livello sociale e parlamentare
(agli hezbollah � andato il 10% dei parlamentari libanesi,
oltre a centinaia di amministratori locali). Per questo ci
chiamano terroristi. Voi vedete di quanto sostegno godiamo
in tutti gli ambienti libanesi.
D) Le vostre priorit� oggi.
R) Promuovere democrazia e benessere in Libano, resistere
all'aggressione, rappresentare il popolo nelle istituzioni,
opporsi agli errori del governo, potenziare i servizi ai
bisognosi, opporsi a tutte le potenze arroganti.
D) Un'ultima domanda. Voi oggi collaborate con i
palestinesi nei campi. Come intendete lavorare per la
liberazione della Palestina?
R) In tutti i modi. Il come � un dettaglio. Non occorre
entrare nei dettagli. Intanto ci battiamo perch� in Libano
ai palestinesi, degradati a non-cittadini, vengano
riconosciuti i diritti civili.
Il nodo palestinese resta la base ed il vertice delle
tensioni che sconvolgono il pianeta. Senza soluzione della
questione palestinese e senza la liquidazione della trincea
irachena, gli USA sanno che la regione, lungi dall'essere
normalizzata, come si sperava con le sceneggiate di Oslo e
con la tentata uccisione sul nascere dell'Intifada, sar�
fonte di sempre pi� forti destabilizzazioni e i risultati
che ci si era aspettati dalla guerra del Golfo potranno
essere del tutto vanificati.
Di questo parlo con un padre nobile della Resistenza
palestinese, Shafiq el Hout, segretario generale dell'OLP
in Libano, che nel 1992 si dimise in protesta contro le
disponibilit� negoziali di Arafat, ma non venne mai
sostituito e, dunque, riveste tuttora questa carica. La sua
autorit� si esercita sulla regione da Beirut ai confini
nord del paese, dominio delle sinistre palestinesi, ma �
contrastata nei campi di Sidone e Tiro, dove resiste
l'egemonia arafattiana. La forza delle sinistre di FPLP,
FDLP, Saika, PC, e della neonata Fatah-Intifada, maggiore
in Libano che non in Palestina, si fonda da un lato sulla
maturazione politica delle fasce vissute in ambiente
metropolitano, dall'altro sulla delusione provocata ai
400.000 profughi del Libano dall'accantonamento da parte di
Arafat della questione "ritorno" durante i negoziati di
Oslo. Questione tornata prepotentemente alla ribalta grazie
all'Intifada e ai recenti collegamenti tra le due comunit�,
in esilio e in patria, ressi possibili dalla telematica (e
i profughi invocano computer) e che stanno sviluppando un
forte senso unitario dopo decenni di oblio.
L'OLP
Shafiq el Hout esordisce dicendo con una certa
soddisfazione di avere 16 anni pi� dello Stato israeliano.
"Avevo un passaporto palestinese di prima del 1948, ne
ricordo il numero: 202083. Mi venne confiscato dagli
israeliani quando arrivarono qui nel 1982. Vi ringrazio di
essere qui a sostenere i diritti di un popolo povero, non
come quello di Manhattan, a cui tutti pensano e a cui anche
noi abbiamo espresso profonde condoglianze. Noi palestinesi
non abbiamo mai invaso nessuno, mai mosso guerra a nessuno,
fino a quando non ci siamo accorti che la nostra terra era
stata data ad altri. L'aggressivit� israeliana e
statunitense � determinata anche dal riemergere, grazie
all'Intifada, della questione del ritorno a casa di 4
milioni di palestinesi. Dicono che non c'� posto, per�
invitano tutti gli ebrei del mondo a immigrare. Il fatto �
che con il nostro ritorno, anche solo parziale, finirebbe
il dominio razzista e cambierebbero tutti gli equilibri. In
Palestina come in Medio Oriente. Avevamo offerto varie
soluzioni. Nel 1974 lo stato unico, laico israelo-
palestinese. Fu respinto. Poi, ai termini della risoluzione
ONU 181, due stati in Palestina, uno ebraico e uno
palestinese, per noi un enorme sacrificio visto che ci
avevano lasciato appena il 22% della Palestina storica.
Niente da fare. Ora gli USA usano il terrorismo per
staccare i paesi arabi da noi, dall'Iraq e dalla Siria,
lasciandoci magari alcuni bantustan (il famoso 40% del 22%
attuale). Israele con Sharon, ha una strategia di
spopolamento attraverso le stragi, il blocco economico, la
blindatura dei villaggi, l'impossibilit� di vivere.
Svuotare i territori occupati col terrore, come ai tempi in
cui Begin, Shamir e Sharon facevano saltare i villaggi con
dentro gli abitanti. Disperderci nel mondo. Un popolo senza
terra per una terra senza popolo, come diceva Herzl.
L'attualizzazione della questione "ritorno" ha reso tutto
questo molto pi� difficile. Per cui l'accelerazione di
oggi, che per� preoccupa gli USA per le ripercussioni che
potrebbe avere nei paesi arabi vassalli. Ecco una bella
contraddizione tra imperialismi alleati, o tra imperialismo
e colonialismo. Con Sharon che d� del bin Laden ad Arafat e
Bush che lo riceve con tutti gli onori alla Casa Bianca.
D) Ancora molti, anche a sinistra, credono che la via per
evitare la catastrofe generale, e forse finale, avvicinata
dagli attentati in Usa, sia la ripresa delle trattative, il
ritorno ad Oslo:
R) L'intifada non la pu� fermare neanche Arafat. Del resto
la presa in giro degli incontri e delle trattative � ormai
manifesta. Se non sono riusciti a tirare fuori
assolutamente niente per noi in 8 anni, figuriamoci col
clima di adesso e con Sharon. E' stato ingenuo fin
dal'inizio Arafat, ad accettare questi negoziati. Negoziati
che hanno prodotto quanto si vede oggi nei territori
occupati.. Noialtri avevamo voluto dare una chance ad
Arafat. Dovrebbe ormai aver capito quanta fiducia meritino
USA e Israele. E pensare che Arafat viene chiamato
terroriusta, quando a pochi metri da qua, sotto i miei
occhi, Sharon ha massacrato 3000 persone. Se ci rapportiamo
alla popolazione USA di 250 milioni, noi abbiamo avuto
45.000 morti. Io sono un apolide da mezzo secolo. Ora lo
sono anche mio figlio e mio nipote. Fino a quando un popolo
pu� sopportare questo?
D) Una via d'uscita dalla morsa tra la soluzione finale di
Sharon e la colonizzazione perpetua di Bush? E gli
interessi USA nei paesi del petrolio, messi a rischio
dall'assolutismo israeliano?
R) Finch� verranno adoperati due pesi e due misure sui
diritti umani e sul terrorismo ci saranno guerra e
terrorismo, non solo in Palestina, ma per tutto il mondo.
Non ci illudiamo sui paesi arabi cui gli USA, con la
campagna antiterrorismo, forniscono strumenti ed alibi per
la repressione interna. Fino a dieci anni fa, prima della
guerra del Golfo, poteva esserci un certo equilibrio tra
interessi USA e interessi indipendenti dei regimi arabi.
Oggi non pi�. A parole i regimi chiedono che si agisca per
i diritti palestinesi, ma ipocritamente, per paura dei loro
popoli. Prima di cedere alle masse, tenteranno ogni forma
di repressione. Non vedo nessun governo del petrolio che
non sia amico e vassallo degli USA. Farebbero guerra a noi
piuttosto che urtare gli USA. Gli arabi non vogliono bere
il petrolio, lo vogliono vendere, e vendere a chi ha i
soldi.
D) Ma pare che Bush e Powell abbiano ripetutamente tentato
di frenare Sharon.
R) Comunque prevalgono in questa classe dirigente senza
saggezza e senza cultura gli automatismi irrazionali. Il
cowboy � caduto dal cavallo e ora deve risalire e
riconquistare un'immagine forte. I termini sparati per
aprire la strada alle traiettorie dei missili erano
"terrorismo" e "guerra". Parole astratte, che si possono
riempire di qualsiasi cosa, come gli assalti ai paesi di
cui si afferma apoditticamente che avrebbero ospitato, o
appoggiato terroristi: Afghanistan, Iraq, Siria, il Libano
degli hezbollah. Hanno dato del terrorista anche a me. Io
rispondo: datemi i fucili, i missili, le bombe atomiche, i
carri armati che hanno gli israeliani e io non user� pi�
n� sassi, ne giubbotti imbottiti di tritolo. Cos� sar� il
soldato della civilt� occidentale e non pi� un terrorista".
Lasciamo la sede dell'OLP, sepolta sotto le superfetazioni
mattonare in cui formicolano i dannati della terra di
Shatila, tra rigagnoli fognari e ragnatela pencolanti di
fili elettrici, tra muri butterati di colpi della strage e
della successiva "guerra dei campi". Raggiungiamo il corteo
palestinese nella ricorrenza del peggiore atto terroristico
dalla seconda guerra mondiale: 3000 persone uccise a vista,
sventrate, scuoiate, affettate, appese per le viscere.
Sventolano centinaia di bandiere delle varie
organizzazioni, pi� frequenti di tutte quelle gialle col
fucile degli hezbollah. Si finisce sulla fossa comune dei
3000, fino a ieri, quando il sindaco hezbollah della
periferia sud l'ha fatta ripulire, una discarica. Piantiamo
alberi di ulivo e di limone. Ci guardano con occhi fermi e
facce segnate le superstiti di Sabra e Shatila. Le madri e
mogli di terroristi.
(Questo articolo e' di prossima uscita su "L'Ernesto":
http://www.lernesto.it )
---
Questa lista e' curata da componenti del
Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia (CNJ).
I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente
le posizioni ufficiali o condivise da tutto il CNJ, ma
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one article/day.
======================================NATO Buildup in the Balkans: a Deadly Game
[posted 26 September 2001]
======================================
In a London 'Times' article, entitled 'U.S. to
Build Buffer Zone in the
Balkans,' U.S. Ambassador to England William
Farish expresses great concern
for the stability of the Balkans.
Take this with a generous dose of salt.
Ambassador Farish says the Balkans needs a NATO
troop build-up to make it "a
potential buffer against terror threats from the
east."
The problem is, the Balkans is itself rife with
terrorism.
There are presently tens of thousands of NATO
troops in the Balkans. Are they
working to stamp out this widespread terrorism?
If this were the case it would be a nice little
picture: NATO (directed by
Washington) fights terror in the Balkans, in
Afghanistan, everywhere. Nice; just not true.
According to the 'Times,' one of the places where
NATO would increase its
troop strength is Macedonia, a country which has
been attacked by the world's
worst terrorists, the Kosovo Liberation Army or
KLA.
The KLA, based in the neighboring Serbian
province of Kosovo, works under
various names. In Macedonia it calls itself the
NLA. In Kosovo it uses the
cover of the United Nations-sponsored Kosovo
Protection Corps, or KPC. A UN
document, prepared for Secretary General Kofi
Annan, accuses the KPC of
'murder, torture and extortion.' Aside from
driving 350,000 Serbs, 'Gypsies,'
Jews, Turks and Slavic Muslims from Kosovo and
making life hell for those who remained:
"The KPC has been running protection rackets
across Kosovo - in Pristina,
Suva Reka, Dragash, Istok and Prizren - demanding
'contributions' from
shopkeepers, businessmen and contractors. In Suva
Reka, KPC members are
alleged to have forced petrol stations to accept
coupons rather than money for fuel.
"In Vucitrn, the KPC reportedly demanded
protection money from members of an
ethnic minority, the Ashkali, originally from
India. One family member had
previously been kidnapped and the family had been
bombed.
"The KPC has a nice line in death threats, says
the UN. Two members
threatened to kill K-For interpreters after being
arrested by Nato troops in
Kosovo. Following the arrests, 20 KPC men mobbed
the police station and
demanded their release. They were freed the next
day.
"The KPC may be running prostitution rackets,
says the UN." [And so on, and on...]
(From the 'London Observer,' 12 March 2000. To
read more, see 'How will you
plead at your trial, Mr. Annan,' at
http://emperors-clothes.com/news/howwill.htm
The KLA (or KPC or NLA) appears to be just the
kind of terrorist outfit that
has finally driven Washington to stand up and
take action against Evil. Right?
Wrong.
"AMERICAN intelligence agents have admitted they
helped to train the Kosovo
Liberation Army before Nato's bombing of
Yugoslavia. The disclosure angered
some European diplomats, who said this had
undermined moves for a political
solution to the conflict between Serbs and
Albanians. Central Intelligence
Agency officers were cease-fire monitors in
Kosovo in 1998 and 1999,
developing ties with the KLA and giving American
military training manuals
and field advice on fighting the Yugoslav army
and Serbian police." ('Sunday
Times,' 12 March 2000, for which see 'The Cat Is
Out of the Bag' at
http://emperors-clothes.com/news/ciaaided.htm )
Did the U.S./NATO stop sponsoring the KLA when
NATO occupied Kosovo in the
summer of 1999? No, admits the BBC. As recently
as the winter of 2001:
"Western special forces were still training the
guerrillas, as a result of
decisions taken before the change of government
in Yugoslavia " (From BBC, 29
January, 2001, See 'Diplomats Admit NATO Backs
KLA Invasion of Inner Serbia'
at http://emperors-clothes.com/docs/admi.htm .)
The NATO command has worked closely with the KLA
in the day to day running of
Kosovo. It is no exaggeration to say that without
NATO, the KLA could not
have terrorized the non-Albanian population of
Kosovo. (1)
= = = = = = = = = = = = = = = = = = = What's Wrong With Those
Darn Macedonian Hard-Liners?
= = = = = = = = = = = = = = = = = = =
If NATO were sincere about fighting terror, one
would expect terrorists in
the Balkans to oppose a NATO buildup. One would
expect the local
anti-terrorists to support it. Isn't that
correct?
Yet according to the 'Times:'
"Nato planners are hoping many of the troops
involved can stay on until a
follow-up mission is agreed with the Macedonian
government. [But] Hardline
members of the government in Skopje want Nato out
of the country." ('Times,' posted below)
Why do those Macedonian government "hard-liners"
oppose NATO? Because NATO
has been trying to force them to surrender to the
NLA (that is, KLA)
terrorists. More horrifying, NATO operatives have
served as the terrorists'
military advisers - that is, as their officer corps:
"A delicate task was posed for the American peace
keepers from Kosovo in
neighboring Macedonia. On the one hand 400
Albanian Guerillas with their
weapons and ammunition had to be transported out
of Aracinovo, which is
situated six kilometers north of the capital,
Skopje. The 113th UCK [Kosovo
Liberation Army's Albanian initials] brigade had
entrenched itself there for
two weeks to defend itself against violent
attacks. The second part of the
task was more explosive. Among the retreating
rebels there were also 17 "
instructors" - former US officers, who tutored
the rebel in military matters.
But this isn't all: Macedonian security circles
maintain that 70 per cent of
the equipment that was carried away by the
Guerillas were US made - among
them also the most modern type of third
generation night-viewers. "
('Hamburger Abendblatt,' 28 June 2001, See
'GERMAN PAPER CHARGES: U.S. IS
'ADVISING' ALBANIAN TERRORISTS' at
http://emperors-clothes.com/docs/advise.htm )
Nothing like a delicate task.
In a recent trip to Macedonia, Canadian combat
veteran and military writer
Scott Taylor met with the NLA terrorist leaders.
These people boasted about
the support they get from the USA and they
proudly displayed their
state-of-the-art U.S. weapons: (1a)
"In the well-built guerrilla bunkers overlooking
the besieged city of Tetovo,
there is ample evidence of U.S. military
hardware. Everything from sidearms
and sniper rifles to menacing-looking grenade
launchers is emblazoned Made in the USA.
"An abundant stock of sophisticated night-vision
goggles provide the
guerrillas with a tremendous tactical advantage
over the Macedonian security
forces. By nightfall, the Macedonians are
compelled to hole up in their
bunkers while the guerrillas roam with impunity
throughout the Tetovo streets.
"Snake Arifaj, a 22-year-old guerrilla platoon
commander, proudly displayed
his unit's impressive arsenal and said, 'Thanks
to Uncle Sam, the Macedonians
are no match for us.'"
Among the terrorists attacking Macedonia are the
same so-called 'Afghan
Arabs' whom the U.S. sponsored, starting in the
1980s, and whom virtually
every Russian believes the U.S. has backed in
Chechnya. These are the forces
associated with Osama bin Laden. (2)
The plain truth is: the U.S. Establishment's
policy in the Balkans has been
to create terrorist-gangster regimes and weaken
the forces sympathetic to Russia.
The Balkans is a key area to control for any
Power wishing to attack Russia.
That is not a speculative remark; it is an
historical fact. According to the
'Times' article, Washington's troop buildup is
aimed at "turning the Balkans
into a prominent theatre of operations and
training." We are supposed to
believe this is being done to create "a potential
buffer against terror threats from the east."
"Prominent theater of operations" sounds like a
staging zone for military
action to this writer. Why the urgent need to
create a "prominent theater of
operations" at this time? Because of the danger
of "terrorism from the east"
reports the 'Times.' And from where in the East
might said terror come? Why,
maybe it could come from - Turkey, reports the
'Times.'
So let's get this straight. NATO, led by the
U.S., is backing a huge buildup
in the Balkans to protect against a possible
danger from Turkey, the main
U.S./ NATO ally in the Balkans. Meanwhile NATO,
led by Washington, has
created a huge terrorist apparatus in the
Balkans. And why? Why has NATO
supported the ethnic cleansing of Kosovo and a
terrorist attack on Macedonia?
Why, obviously, so that the Balkans can be a
bulwark against terrorists. Got
it, class? Study hard. There may be a quiz.
So let's get this straight. NATO, led by the
U.S., is backing a huge buildup
in the Balkans to protect against a possible
danger from Turkey, the main
U.S./ NATO ally in the Balkans. Meanwhile NATO,
led by Washington, has
created a huge terrorist apparatus in the
Balkans. And why? Why has NATO
supported the ethnic cleansing of Kosovo and a
terrorist attack on Macedonia?
Why, obviously, so that the Balkans can be a
bulwark against terrorists. Got
it, class? Study hard; there may be a quiz.
Let us depart from this absolute and complete
doubletalk and consider what is
actually happening.
The transformation of the Balkans into a
"prominent theater" must be
considered in the context of NATO's threatening
behavior in the Baltic
region, including NATO troop maneuvers in
Lithuania and Washington's
publicly-made threat (3) to instigate
Contra-style terror against the former
Soviet Republic of Belarus. It must be considered
in the context of the
massive deployment of US and British forces
moving towards strategic Afghanistan.
The Balkans, the Baltic region and Central Asia -
the three strategic points
if one wishes to attack Russia. One gets the
distinct impression that
Washington is slipping a noose around Russia's
neck.(4) And all the stuff
about fighting terrorism, all Washington's
newfound hatred of Islamism
(Washington's creation), all the Hollywood photo
ops with Bush declaring
"We'll get him dead or alive" and all the
heartfelt reassurances that "the
Islamic faith is not the enemy" and the mutual
recriminations between Muslims
and Jews - all this is a public spectacle meant
to divert the masses from the
real event, which is a massive military buildup
whose only possible strategic goal can be: Russia.
And why, you may ask, do the masses in the NATO
countries need to be diverted
from the truth? Because the masses are not Nazis.
The masses are not in favor
of dying for Imperial expansion, and the masses
are most definitely not in
favor of risking nuclear war.
= = = = = = = = = = = = = = = = = = Deadly Fascination
= = = = = = = = = = = = = = = = = =
Amidst the doubletalk about "promoting stability"
and "buffers against
terror,' the London 'Times' offers readers a
glimpse into U.S. Ambassador to
England Farish's inner man:
"A son of one of the five great oil families of
Houston, Texas, Farish is
fascinated by the 'black gold' that lies in large
quantities in the countries
around the Caspian Sea. He sees America's
relationship with Russia and its
leader, Vladimir Putin, as vital to its future
influence in the area."
(http://www.sunday-times.co.uk/news/pages/sti/
2001/09/23/stifgneur02003.html)
Oil is only part of the fascinating treasure in
the former Soviet Union. For
instance, Siberia is a treasure house of gold,
natural gas, virgin forests
and more. Moreover, this vast wealth is only part
of the reason Washington
wants to dominate the former Soviet Union. The
rest of the reason is this:
only the former Soviet Republics have the
military might to resist U.S.
domination. Washington wants to crush this
potential power before the former
Soviet Republics have time to re-group and
possibly re-establish some
semblance of a bi-polar world.
Washington is dead serious, and this is a very
serious game
To read the The 'Times' article, go to
http://www.sunday-times.co.uk/news/pages/sti/
2001/09/23/stifgneur02003.html
-- Jared Israel
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(1) The KLA terrorists marched into Kosovo
alongside NATO occupiers.
Emperor's Clothes has published eyewitness
accounts of their collaboration.
(Feel free to re-post these and all other
articles written for Emperor's
Clothes in any non-commercial venue. For
commercial use, contact us. When
posting, please credit Emperor's Clothes. Thank
you.)
See for example: 'Driven from Kosovo,' the
account by the leader of the
Jewish community of how he and thousands of other
residents were driven from
Pristina, capital of Kosovo. Can be read at
http://emperors-clothes.com/interviews/ceda.htm
Also see "What NATO Occupation Would Mean For
Macedonians' - eyewitness
accounts of the NATO/KLA takeover of the Kosovo
town of Orahovac. Can be read
at
http://www.emperors-clothes.com/misc/savethe-a.htm
(1a) "Terrorist Thug Boasts: "Thanks to Uncle
Sam, Macedonians are no match
for us!" Can be read at
http://emperors-clothes.com/analysis/taylor.htm
(2) ''CHECHEN SEPARATISTS ARE FIGHTING IN
MACEDONIA' Can be read at
http://emperors-clothes.com/cos/chechen.htm
(3) 'Tough Measures Needed in Belarus!' Can be
read at http://emperors-clothes.com/news/tough.htm
(4) 'Why Washington Wants Afghanistan' at
http://emperors-clothes.com/analysis/afghan.htm
5) U.S.-backing for the terrorists attacking
Macedonia is thorughly
documented from mainstream media sources. Some of
that mainstream media
documentation can be found in Emperor's Clothes.
See 'Washington and its
Partners are Waging a Proxy War in Macedonia' at
http://emperors-clothes.com/mac/list-m.htm
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Il nazionalista-separatista Ibrahim Rugova accusa
i nazionalisti-separatisti dell'UCK di legami con
il terrorismo islamista:
KLA IS HIDING INTERNATIONAL TERRORIST BASES -
KOSOVO ALBANIAN LEADER
ROME, Sept 26 (Tanjug) - Democratic League of Kosovo leader
Ibrahim Rugova has said that the KLA (so-called Kosovo
liberation army) is hiding international terrorist bases at the
territory under its control, and that KLA members are ready to
organize terrorist attacks to support Osama bin Laden, the
Saudi-born dissident suspected of the Sept 11 terrorist attacks at
New York and Washington.
Rugova, leader of the moderate Kosovo Albanian wing, has
reiterated his warning to the world about the KLA's terrorist
nature, the Itar-TASS news agency said, quoting a special
statement it received from Rugova's information service in Italy.
"One must not forget that bin Laden's organization got established
on the territory of Albania and Kosovo as early as in 1994," and
that "in 1996 bin Laden ordered his detachments to get prepared
for actions in Kosovo and Albania," Rugova said.
According to Rugova, one of bin Laden's associates, Mohammed
Zawhiri, personally supervised the training of ethnic Albanian
extremists.
"KLA is not just a rebel organization capable of devastating the
territory of Kosovo and Macedonia," but "on the international
level it is ready to act, using the same means as in Kosovo, and to
render assistance to terrorist groups," the statement said.
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ED IL CAMBIAMENTO DELLA TOPONOMASTICA, LA CROAZIA PROSEGUE
NELLA CRIMINALIZZAZIONE DEI COMBATTENTI ANTIFASCISTI
La Croatie pourrait accuser les anciens partisans de crimes de guerre
ZAGREB, 25 septembre 2001 -- (dpa)
Le gouvernement croate envisage de faire compara�tre en justice, pour
crimes de guerre, des partisans qui, durant la Seconde Guerre mondiale,
ont combattu sous les ordres du dirigeant yougoslave Josip Broz Tito,
rapportait l'agence nationale de presse HINA, ce mardi.
L'agence citait un fonctionnaire du gouvernement - qui a insist� pour
garder l'anonymat - selon qui, jusqu'� pr�sent, seuls les crimes des
Oustachis, les forces de l'Etat nazi fantoche durant la guerre, � ont
�t� punis �.
Dans la Yougoslavie de Tito, les crimes des partisans ont �t� consid�r�s
comme � des crimes se justifiant au nom de l'id�ologie (communiste) �, a
ajout� l'agence de presse.
Le fonctionnaire du gouvernement a �galement d�clar� que cela visait les
crimes commis par les partisans de Tito contre des civils et des
prisonniers de guerre, en mai 1945.
(C)2001. dpa Deutsche Presse-Agentur
Traduit de l'anglais
par Jean-Marie FLEMAL
avec tous mes remerciements.
Roger ROMAIN
a/conseiller communal PCB
B6180 COURCELLES
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1) The date of the attack. 9/11. 9+1+1
2)September the 11th is the 254th day of the year 2+5+4.
3) After September 11th there are 111 days left to
the end of the year.
4) The twin towers, side by side, looked like the
number 11
5) The first plane to hit the towers was flight
number 11.
6) New York City = 11 letters.
7) Afghanistan = 11 letters.
8) The Pentagon = 11 letters.
9) Ramzi Yousef = 11 letters. (Convicted of the 1993
attack on the > towers.)
10) Flight 11 had 92 people on board. 9+2.
11) Flight 77 had 65 people on board. 6+5.
(Questa sconcertante serie di speculazioni sul numero "11",
assolutamente inutile ma certo non piu' inutile di tante idiozie
che si sentono in tv, essendoci pervenuta da un nostro affezionato
lettore ci e' sembrata azzeccata per confezionare la nostra
Ciliegina numero... 111)
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STELLE E STRISCIE: CONFEZIONATE IN CINA LE BANDIERE
E' confezionata in Cina gran parte dei milioni di bandiere a stelle e
striscie che i patriottici americani stanno issando su balconi e
finestre. Lavorano infatti non-stop le fabbriche di Shangai e di altre
citta' cinesi per soddisfare tutti gli ordinativi, in continua crescita
dall'undici settembre scorso. Ne stanno confezionando 500mila alla
Shangai Mei Li Hua Flags Co. e 600mila alla Jin Teng Flag Co., nella
vicina provincia dello Zhejiang.
(tratto da "Liberazione" del 21/9/2001)
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