Informazione
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La rivista "NIN" del 20/9/2001 dedica al ruolo di Bin Laden nei
Balcani la copertina e un lunghissimo articolo, facendo riferimento
a "fidatissime" fonti statunitensi, che pero' vengono citate di rado.
Di seguito riportiamo la traduzione di un piccolo frammento
dell'articolo, che getta luce sul comunicato ufficiale del Ministero
degli Esteri della Bosnia ed Erzegovina, pubblicato d'urgenza il
giorno precedente "dopo ricerche approfonditissime", come hanno
riferito le agenzie di tutto il mondo lo stesso giorno (19 settembre).
In questo caso l'autore cita anche la fonte: e' la rivista di Sarajevo
"Dani", numero 121, datata 24 settembre 1998.
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Da "NIN" (Belgrado), n� 2647, 20 settembre 2001:
http:/www.nin.co.yu/
(...) In seguito all'arresto di Mehreiz Adouni all'aeroporto di
Istambul, in possesso di passaporto bosniaco, la rivista "Dani"
preciso' che anche il suo amico Osama Bin Laden era in possesso
di passaporto bosniaco e che cio' aveva seminato il panico nelle
fila del governo bosniaco: "Il quale con misure urgentissime e nella
discrezione assoluta cerca di eliminare ogni traccia che potrebbe
condurre alle persone che a Vienna hanno consegnato il passaporto
bosniaco ad Osama Bin Laden nel 1993, al culmine della guerra [in
Bosnia]. All' epoca, il ministro degli affari esteri [di Izetbegovic]
era Husein Civalj ed � lui il coordinatore in capo dei suddetti
provvedimenti".
Adouni era in Bosnia tra maggio 1993 e 1995, fece richiesta della
cittadinanza bosniaca il 18 dicembre 1997 ottenendola cinque giorni
dopo insieme al passaporto bosniaco".
---
Le tracce di Bin Laden in Albania, Kosovo e Bosnia.
Tra terrorismo ed imprese economiche.
TUTTI GLI AFFARI DELLA JIHAD NEI BALCANI
Nella lunga vicenda della guerre della ex-Jugoslavia,
dove l'identita' etnica e religiosa e' servita da facile
bandiera per organizzare in realta' traffici criminali e
spartizioni economiche internazionali, anche i gruppi
fondamentalisti legati a Osama Bin Laden hanno avuto il
loro spazio. Due le piste principali sulle quali si puo'
cercare di seguire le tracce di questa inquietante presenza.
Da un lato, nell'epilogo attuale e parziale del conflitto
nei Balcani, c'e' la parte avuta dall'Albania nel sostegno
ai movimenti guerriglieri in Kosovo e Macedonia. Proprio in
questi giorni si parla del ruolo che potrebbero avere avuto
negli attacchi di New York elementi legati a Bin Laden, oltre
ad alcuni allievi delle scuole islamiche controllate dagli
integralisti, nel Paese delle Aquile; gia' nel 1998 erano
stati arrestati a Tirana ed estradati negli USA una quindicina
di uomini dello sceicco integralista. E dopo il primo attentato
del 1993 alle Torri Gemelle di New York, proprio in Albania
furono fermati alcuni sospetti sempre legati a Bin Laden. In
Albania opera anche la "Islamic Arab Bank", e una serie di
imprese dell'edilizia legate personalmente allo sceicco ed
alla sua famiglia. Da quando, nel 1995, Sali Berisha fece
entrare l'Albania nella Conferenza Islamica, la presenza
degli ambienti dell'Islam radicale nell'area ha continuato
a rafforzarsi. Da Tirana la filiera albanese del fondamentalismo
ha poi offerto apertamente il proprio appoggio all'UCK. Inoltre
una parte dei dirigenti dell'UCK avrebbe partecipato alla guerra
in Bosnia al fianco delle milizie musulmane. Del resto, oltre
alla presenza di istruttori tedeschi, inglesi e americani, e di
un migliaio di mercenari, provenienti dall'Albania, dalla Croazia,
dall'Arabia Saudita, dallo Yemen, dall'Afghanistan, particolarmente
forte sarebbe stata nell'UCK la componente dei mercenari reduci
delle brigate musulmane che hanno combattuto in Bosnia-Erzegovina.
Senza contare la presenza di alcuni "guardiani della Rivoluzione"
iraniani. Intrecciata alle rivelazioni sulle fonti malavitose,
in particolare legate al traffico dell'eroina, di parte
dei finanziamenti arrivati alla guerriglia kosovara, queste
notizie sulla presenza di gruppi vicini a Bin Laden avevano
fatto parlare su Limes il ricercatore Kiro Nokolovski del rischio
che con la guerra in Kosovo l'Europa potesse "avere insieme
l'Afghanistan dei talebani e il triangolo d'oro della droga
alle porte di casa".
L'altro capitolo del percorso di Bin Laden in queste regioni
riguarda evidentemente la Bosnia. Secondo quanto rivelato da
tempo dal settimanale di Sarajevo "Dani", questo personaggio
ha potuto utilizzare, al pari di altri leader delle milizie
volontarie fondamentaliste, per diversi anni un passaporto
bosniaco che gli era stato rilasciato a Vienna nel 1993
dalla rappresentanza diplomatica del governo di Izetbegovic.
In Bosnia, prima con il sostegno aperto ai gruppi armati e poi
con il vero businness della ricostruzione e della "islamizzazione"
del paese con la costruzione di innumerevoli moschee e centri
culturali musulmani, gli ambienti vicini a Bin Laden hanno
conosciuto una presenza costante.
Ancora oggi a Sarajevo, Bihac o nel settore musulmano di Mostar
e' palpabile la presenza degli interessi economici e politici
di questo settore dell'Islam politico radicale.
Guido Caldiron
(tratto da "Liberazione" del 24/9/2001, pag. 6-7)
---
Questa lista e' curata da componenti del
Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia (CNJ).
I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente
le posizioni ufficiali o condivise da tutto il CNJ, ma
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Powell: "Puniremo anche i paesi complici"
da La Repubblica 15 settembre pag. 4
"[...] La resistenza afgana [anche talebana ndr] � stata sostenuta
dai servizi di intelligence degli Stati Uniti e dell' Arabia Saudita con
quasi $6 miliardi di valore in armi.[...] "
In Afghan Taliban Camps Were Built by NATO - The New York Times
August 24, 1998
"[...] L?amministrazione Bush non si � lasciata intimidire. La
settimana scorsa ha versato altri 43 milioni di dollari in assistenza
all?Afghanistan, arrivando cos� ad un aiuto complessivo per quest?anno
di 124 milioni [di dollari] e ponendo cos� gli Stati uniti come primo
paese donatore umanitario.
Da 'The Washington Post,' 25 maggio 2001
Segue articolo tratto da 'Times of India' in:
http://emperors-clothes.com/docs/pak.htm dagli accenni anti-pakistani (�
un giornale indiano...) ma il commento � frutto di una collaborazione
eccellente, ignorata dalla CIA. L'articolo � datato all'indomani della
distruzione delle statue dei Buddha. La traduzione � semiautomatica per
cui pazientate...
Gian.
*** La CIA ha collaborato con il Pakistan per creare i Taliban ***
LONDRA: L'agenzia centrale di intelligence (CIA) ha lavorato in
tandem con il Pakistan per creare "il mostro" che � oggi il potere
Taliban nell'Afghanistan, � quanto afferma uno dei pi� importanti
esperti statunitensi sull'asia del sud.
"Li ho avvertiti che stavamo creando un mostro" Selig Harrison del
"Woodrow Wilson International Centre for Scholars" ne parla alla
conferenza sul "terrorismo e sicurezza regionale: Gestione delle sfide
in Asia" Harrison dice: "La CIA ha fatto un errore storico nel
consigliare ai gruppi islamici di tutto il mondo di venire
nell'Afghanistan".
Gli Stati Uniti hanno fornito 3 miliardi di dollari per lo sviluppo
dei questi gruppi islamici ed hanno accettato che fosse il Pakistan ad
allocarli, afferma ancora. Harrison, che ha parlato prima che l'assalto
di Taliban sulle statue di Buddha fosse lanciato, ha detto al gathering
degli esperti di sicurezza che aveva avuto riunioni con le guide della
CIA nel momento in cui le forze islamiche stavano rinforzando
nell'Afghanistan. "mi hanno detto che tanto pi� erano fanatici e tanto
pi� ferocemente avrebbero combattuto contro i Soviet". "lo li ho
avvertiti che stavamo creando un mostro" Harrison, che ha scritto cinque
libri sugli affari asiatici e sui rapporti degli Stati Uniti con l'Asia,
ha avuto un vasto contatto con la CIA e i leader politici in Asia del
Sud. Harrison era un membro d'onore della "Carnegie Endowment for
International Peace" fra 1974 e 1996. Harrison che ora � membro del "The
Century Foundation" ha ricordato anche una conversazione che ha avuto
con il vecchio Gen Zia-ul Haq del Pakistan.
"Gen Zia mi ha parlato dell'espansione della sfera di influenza del
Pakistan per gestire l'Afghanistan, l'Uzbekistan e Tajikstan ed ancora
l'Iran e la Turchia". Un disegno che continua.
Gen. Mohammed Aziz che � stato coinvolto in quanto il programma di
Zia ora � stato elevato ad una posizione chiave dall'esecutivo
principale, Gen. Pervez Musharraf.
Le vecchie associazioni fra le agenzie di intelligence continuano,
"La CIA ha ancora collegamenti vicini con il ISI (Inter-Services
intelligence del Pakistan)". Sono questi soldi e queste armi che hanno
aiutato l'accumulazione dei Taliban, "i Taliban non sono reclutati dai
madrassas (scuole teologiche musulmane) ma sono invece sul libro paga
del ISI (servizi interni di intelligence, l'ala di intelligence del
governo pakistano)"
I Taliban ora " stanno prendendo la via del terrorismo."
Harrison ha parlato anche delle richieste della risoluzione numero
1333 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per un embargo
delle armi ai Taliban. "ma � una risoluzione senza forza perch� non
fornisce le sanzioni per mancanza di conformit�" e inoltre "Gli Stati
Uniti non stanno sostenendo i Russi che desiderino dare pi� forza alla
risoluzione." Ora � il Pakistan che "ha in mano la chiave del futuro
dell' Afghanistan".
"La creazione del Taliban era centrale nella visione di
pan-Islamismo del Pakistan, la CIA fece l'errore storico di consigliare
ai gruppi islamici da tutto il mondo di venire in Afghanistan". La
creazione del Taliban "era stata attivamente consigliata dall'ISI e
dalla CIA".
"Il Pakistan ha solo sviluppato una quinta colonna afgana al potere
pakistano" (C) 'Times of India', 2001 Reprinted for Fair Use Only
http://emperors-clothes.com/docs/pak.htm
======================================
Perch� Washington vuole l'Afghanistan
di Jared Israel, Rick Rozoff & Nico Varkevisser [18 Settembre 2001]
da "Emperors-clothes" (ampi stralci)
Traduzione di Luca, Vicenza. Versione originale:
> http://emperors-clothes.com/analysis/afghan.htm
======================================
"Il mio Paese comprende realmente che questa � la Terza Guerra
Mondiale? E se questo attacco � la Pearl Harbor della Terza Guerra
Mondiale, significa che abbiamo davanti una lunga, lunga guerra".
(Thomas Friedman, 'New York Times,' 13 settembre 2001)
Gli uomini chiave del governo Usa e dei media hanno usato il
bombardamento del World Trade Center e del Pentagono per creare uno
stato internazionale di paura. Questo ha portato i pi� vicini alleati
di Washington (in particolare Germania e Gran Bretagna, ma non
l'Italia) ad accordare carta bianca per quanto riguarda la loro
partecipazione alle rappresaglie Usa.
Ed � servito ad oscurare la domanda pi� importante: Washington
nasconde altre intenzioni, una strategia che va oltre lo sganciare
bombe? E se esiste, cos'�, e che conseguenze ha per il mondo?
***
Alcuni titoli di prima pagina dei principali giornali statunitensi:
"Terza Guerra Mondiale" ('New York Times,' 13/9)
"Diamo una chance alla guerra" ('Philadelphia Inquirer,' 13/9)
"E' il momento di usare l'opzione nucleare" ('Washington Times,'
14/9).
Inizialmente, una serie di stati � stato minacciato in quanto
"sostenitori del terrorismo", che non sono "con noi", perci� sono
"contro di noi": Cuba, Iran, Iraq, Libia, Corea del Nord, Sudan e
Siria.
Pur diversi per molti aspetti, essi hanno in comune tre cose: hanno
affrontato decenni di ostilit� degli Stati Uniti, i loro governi sono
laici e non hanno connessioni con Osama bin Laden.
In "Diamo una chance alla guerra" ('Philadelphia Inquirer') David
Perlmutter ha avvertito che, se questi paesi non ubbidiranno agli
ordini di Washington, essi dovranno: "Prepararsi alla distruzione
sistematica di tutte le centrali energetiche, tutte le raffinerie,
tutti gli oleodotti, tutte le installazioni militari, tutti gli uffici
governativi in tutta la nazione... il collasso totale della loro
economia per una generazione."
I paesi che collaborarono alla creazione del regime talebano,
addestrando e finanziando le forze di Osama bin Laden, e che non
hanno mai smesso di versare fondi ai Talebani - cio� il Pakistan, i
fedeli alleati degli Usa Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, e gli
Stati Uniti stessi - non sono stati messi nella lista dei "nemici". Al
contrario, sono tutti alleati nella Nuova Guerra Mondiale contro il
terrorismo.
E solo ieri, tanto per alzare il tiro, il Segretario alla Difesa
Donald Rumsfeld ha detto: "Gli Stati Uniti si impegneranno in uno
sforzo multilaterale per colpire le organizzazioni terroristiche nei
60 paesi che le sostengono. Non abbiamo altra scelta".
La minaccia di bombardare un terzo delle nazioni del mondo ha
spaventato molta gente. E questa, secondo noi, ne era l'intenzione.
Per due motivi.
Primo, se Washington limiter� i suoi attacchi, aggredendo
principalmente l'Afghanistan, il mondo tirer� un sospiro di sollievo.
E noi pensiamo che Washington attaccher� fortemente l'Afghanistan -
per primo. Altre violazioni di sovranit�, oltre all'uso forzato del
Pakistan come base per gli attacchi, seguiranno a sostegno
dell'iniziativa principale. Potrebbe svilupparsi ad esempio altro
terrorismo di stato, come un aumento dei bombardamenti non provocati
sull'Iraq (come diversivo).
Ma al centro dell'attenzione nell'immediato, noi pensiamo ci sar�
l'Afghanistan.
Secondo, questa tattica del terrore serve a distrarre dalla strategia
principale di Washington, molto pi� pericolosa della minaccia di
bombardare numerosi paesi.
Washington vuole impossessarsi dell'Afghanistan al fine di accelerare
il completamento della frammentazione delle repubbliche ex sovietiche,
cos� come ha distrutto la ex Jugoslavia.
E questo � il pi� grave dei rischi che corre l'umanit�.
COSA VUOLE WASHINGTON DAL MISERO AFGHANISTAN?
Per rispondere a questa domanda bisogna prendere la carta geografica
dell'Europa e dell'Asia. Considerate l'enorme estensione dell'ex
Unione Sovietica, in particolare della Russia.
La Russia non � solo molto estesa, possiede ricchezze incalcolabili
(la maggior parte non ancora sfruttate), ma � l'unica potenza nucleare
mondiale oltre agli Usa.
A dispetto di ci� che crede l'opinione pubblica, la potenza militare
russa non � stata distrutta; anzi, � decisamente pi� forte, in
relazione agli Usa, che durante il primo periodo della Guerra Fredda.
Se gli Stati Uniti riusciranno a frantumare la Russia e le altre
repubbliche ex sovietiche in entit� deboli e controllate dalla Nato,
Washington avr� le mani libere per sfruttare le immense ricchezze di
quelle terre dove e come vorr�, senza temere reazioni.
E a dispetto delle chiacchiere che parlano di una collaborazione tra
Russia e Stati Uniti, e nonostante i gravi danni provocati in Russia
dal Fondo Monetario Internazionale, queste rimangono le intenzioni
della politica Usa. (3)
L'Afghanistan ha una posizione strategica, non solo perch� confina
con Iran, India, e persino (con una piccola striscia) con la Cina, ma,
molto pi� importante, condivide confini e religione con le repubbliche
centro asiatiche dell'ex Unione Sovietica: Uzbekistan, Turkmenistan e
Tajikistan. Le prime due confinano a loro volta con il Kazakhstan, che
confina direttamente con la Russia.
L'Asia centrale � strategica non solo per i vasti giacimenti
petroliferi, ma soprattutto per la sua posizione. Se Washington
dovesse arrivare a controllare queste repubbliche, a quel punto
avrebbe basi militari nelle aree seguenti: il Baltico, i Balcani, la
Turchia, e le repubbliche in questione.
E questo sarebbe un cappio attorno al collo della Russia.
Si aggiunga che Washington gi� controlla le repubbliche
dell'Azerbaijan e della Georgia, al sud, ed � facile capire come gli
Usa sarebbero nella posizione ideale per lanciare istigazioni alla
"ribellione" in tutta la Russia.
La Nato, la cui attuale dottrina permette di intervenire nei paesi
confinanti con gli stati membri, potrebbe poi iniziare "guerre a
bassa intensit�" che prevedano l'uso di armi nucleari tattiche (come
ufficialmente dichiarato nella dottrina ufficiale), in "risposta" alle
innumerevoli "violazioni dei diritti umani".
E c'� qualcosa di ironico nel fatto che Washington pretenda di
ritornare in Afghanistan per combattere il terrorismo islamico, dal
momento che per distruggere i sovietici gli Usa stessi crearono i
quadri del terrorismo islamico negli anni '80.
Non si tratt�, come molti credono, di una sorta di aiuto ai ribelli
che contrastavano l'espansionismo sovietico. Al contrario,
l'intervento sovietico in Afghanistan fu concepito come un'azione
difensiva per mantenere, e non alterare, l'equilibrio globale delle
forze.
Accadde infatti che gli Stati Uniti misero in atto azioni segrete al
fine di "incoraggiare" l'intervento dei russi, allo scopo di
trasformare la societ� tribale rurale afgana in una forza militare che
contribuisse a dissanguare l'Unione Sovietica.
Tutto questo � stato ammesso dallo stesso Zbigniew Brzezinski, a capo
della Sicurezza Nazionale statunitense a quel tempo.
Prendiamo in considerazione i seguenti brani tratti da articoli
giornalistici.
Il primo, dal 'N.Y. Times':
"La resistenza afgana fu sostenuta dai servizi di intelligence degli
Stati Uniti ed Arabia Saudita attraverso la fornitura di circa 6
miliardi di dollari di armamenti. E la zona bombardata la settimana
scorsa [l'articolo fu pubblicato dopo l'attacco missilistico
dell'agosto 1998], un complesso di sei accampamenti attorno a Khost,
dove l'esule saudita Osama bin Laden ha finanziato una sorta di
"universit� del terrorismo", � ben conosciuta alla Cia (secondo le
parole di un ufficiale esperto dei servizi di intelligence).
... alcuni degli stessi combattenti che lottarono contro i sovietici
con l'aiuto della Cia, stanno ora combattendo sotto la bandiera di Mr.
bin Laden..." ('NY Times,' 24 agosto 1998, pagine A1 & A7 ).
E questo articolo dal londinese 'Independent':
"La guerra civile afgana � in corso, e l'America � presente fin
dall'inizio - o prima dell'inizio, se dobbiamo credere alle parole di
Brzezinski [Zbigniew, ex Consigliere per la Sicurezza Nazionale ed ora
stratega di politica internazionale].
'Non abbiamo spinto i russi ad intervenire', ha affermato in una
intervista del 1998, 'ma abbiamo consapevolmente aumentato le
probabilit� che lo facessero. Questa operazione segreta fu un'idea
eccellente. Port� i russi nella trappola afgana. Vorreste che lo
negassi?'[afferm� Brzezinski].
Gli effetti a lungo termine dell'intervento americano secondo la
prospettiva da guerra fredda di Brzezinski, misero, 10 anni dopo,
l'Unione Sovietica in ginocchio. Ma ci furono anche altri effetti.
Per sostenere la guerra, la Cia, d'accordo con l'Arabia Saudita e
l'intelligence militare pakistana ISI (Direttorio Integrato
d'Intelligence), vers� milioni e milioni di dollari ai Mujahedeen. Fu
il pi� sicuro dei modi di condurre una guerra: gli Usa (e l'Arabia
Saudita) fornirono i fondi, e gli Stati Uniti anche un limitato
addestramento. Fornirono inoltre i missili antiaerei Stinger, che in
definitiva furono quelli che cambiarono il corso della guerra.
L'ISI pakistano fece dell'altro: addestramento, equipaggiamento,
indottrinamento e consulenza. E fecero il loro lavoro con
ostentazione: il leader militare di allora, il generale Zia ul Haq,
egli stesso di tendenza fondamentalista, si gett� nell'impresa con
passione." ('The Independent' (Londra) 17 settembre 2001. Sintesi.)
Per arrivare a tempi a noi vicini, va notato che gli Stati Uniti
hanno aiutato i Talebani anche recentemente, a dispetto delle
dichiarazioni di condanna per la violazione dei diritti umani:
"L'amministrazione Bush non si � lasciata intimidire. La settimana
scorsa ha versato altri 43 milioni di dollari in assistenza
all'Afghanistan, arrivando cos� ad un aiuto complessivo per quest'anno
di 124 milioni [di dollari] e ponendo cos� gli Stati uniti come primo
paese donatore umanitario.('The Washington Post,' 25 maggio 2001)
Perch� gli Usa e i loro alleati hanno continuato - fino ad oggi - a
finanziare i Talebani? E perch�, ci� nonostante, adesso attaccano la
loro mostruosa creatura?
E' nostra convinzione, cos� com'� quella di molti osservatori della
regione, che Washington ordin� all'Arabia Saudita e al Pakistan di
finanziare i Talebani affinch� essi facessero un lavoro: consolidare
il controllo sull'Afghanistan e da qui destabilizzare le repubbliche
ex sovietiche dell'Asia centrale sui loro confini.
Ma i Telebani hanno fallito. Non hanno smembrato l'alleanza dei paesi
controllati dalla Russia. Invece di sovvertire l'Asia centrale, hanno
iniziato a distruggere le statue di Buddha e a terrorizzare coloro che
non seguivano l'interpretazione super repressiva dell'Islam che ha il
regime.
Contemporaneamente, la Russia si � mossa nella direzione 'sbagliata',
dal punto di vista di Washington. La pedina completamente
controllabile Yeltsin � stato sostituito con il presidente Putin, che
in parte resiste ai voleri degli Usa - per esempio contrastando il
piano della Cia per impossessarsi della Cecenia attraverso l'uso di
terroristi islamici legati all'Afghanistan. E ancora, Cina e Russia
hanno siglato un patto di difesa reciproca. E a dispetto delle enormi
pressioni Usa/Europa, Putin ha rifiutato di isolare il presidente
bielorusso Lukashenko che, come l'incarcerato ma non spezzato
presidente jugoslavo Milosevic, sostiene la necessit� di opporsi alla
Nato.(3a)
E' questa sfavorevole sequenza di avvenimenti che ha convinto
Washington ad affidarsi alla sua tattica preferita: spingersi,
nell'azione politica, fin sull'orlo della guerra.
Un primo segno di questa tendenza � comparso due settimane fa, appena
prima delle elezioni presidenziali nella repubblica ex sovietica della
Bielorussia. La Bielorussia � situata nella regione baltica, vicino
alla Lituania ed alla Polonia. Washington e l'Unione Europea
detestano Lukashenko perch� ha rifiutato di sottomettere il suo
piccolo paese ai voleri del Fondo Monetario Internazionale, e di
smantellare tutte le garanzie sociali dell'era sovietica. Inoltre
prese posizione in difesa della Jugoslavia. E desidera persino
l'unione di Bielorussia, Ucraina e Russia. Questo desiderio di
rimettere assieme ex repubbliche sovietiche, lo mette nel mirino della
politica di Washington, che mira invece a frantumare ulteriormente
questi paesi.
Per mesi, Washington e gli europei si sono occupati delle elezioni
bielorusse. Washington ha ammesso di aver costituito circa 300
'Organizzazioni non governative'. Ci� in un paese di circa 10 milione
di anime. Inoltre, appena prima delle elezioni, l'ambasciatore degli
Stati Uniti Michael Kozak ha scritto ad un giornale britannico:
"'Obiettivo e metodologia degli Stati Uniti sono gli stessi in
Bielorussia come in Nicaragua', dove gli Stati Uniti hanno sostenuto i
Contras contro il governo di sinistra dei Sandinisti in una guerra che
ha provocato almeno 30.000 vittime." ("The Times", 3 Settembre 2001.)
(4)
Come ricorderete, i Contras furono uno strumento terrorista che
Washington finanzi� negli anni '80 per distruggere il governo
nazionalista di sinistra Sandinista in Nicaragua.
I Contras erano specializzati negli attacchi ai villaggi contadini,
dei quali massacravano gli abitanti; e questo quando non trafficavano
con la droga. Tutto ci� emerse durante lo scandalo "Iran-Contras".
Ora Washington sta cinicamente usando la strage del World Trade Center
per dirigere le strutture della Nato, invocando l'articolo 5 del
Trattato, secondo il quale tutti i membri dell'Alleanza devono
rispondere ad un attacco rivolto ad uno di essi.
Questo allo scopo di: a) mettere insieme una "forza per la pace" per
l'Afghanistan; b) lanciare attacchi aerei e, possibilmente, terrestri;
c) eliminare l'ostinata ed incompetente leadership dei Talebani; d)
assumere il controllo diretto nella creazione di una occupazione
militare della Nato.
Alcuni sostengono che la Nato sarebbe folle se tentasse di pacificare
l'Afghanistan. Sostengono che gli inglesi fallirono nell'800 ed i
Russi negli anni '80. Ma Washington non ha bisogno n� intende
pacificare l' Afghanistan.
Ha bisogno d'una presenza militare sufficiente per organizzare e
dirigere le forze indigene al fine di penetrare le repubbliche
dell'Asia centrale ed istigare conflitti. Piuttosto che provare a
sconfiggere i Talebani, Washington gli far� un'offerta che non
potranno rifiutare: lavorare per gli Stati Uniti; saranno argomenti
convincenti l'abbondanza di soldi e di armi, e le mani libere per
dirigere il traffico di droga, cos� come hanno consentito all'Uck di
fare una fortuna con la droga nei Balcani. (5)
Oppure potranno scegliere di opporsi agli Stati Uniti, e morire.
In questo modo, Washington spera di bissare ci� che ha fatto in
Kosovo, dove la Nato ha preso i gangsters trafficanti di droga e i
secessionisti anti-serbi, e ne ha fatto l'organizzazione terrorista
"Esercito per la liberazione del Kosovo", Uck.
In questo caso invece la materia prima sono i Talebani. Riorganizzati
e posti sotto stretto controllo, rinasceranno come "Combattenti della
Libert�", e saranno diretti contro le repubbliche dell'Asia centrale.
Poich� le repubbliche asiatiche combatterebbero gli intrusi, la Nato
potrebbe offrire loro assistenza militare, penetrando cos� nella
regione da entrambi i lati, per mezzo d'un conflitto istigato dalla
stessa Washington. Questa tattica simultaneamente di attacco e di
difesa dell'Asia centrale - � stata impiegata con grande effetto
contro la Macedonia. L'obiettivo � produrre nazioni dominate dalla
Nato.
Non pi� Uzbekistan, Turkmenistan e Tajikistan. (6) Poi il Kazakhstan
ed infine la Russia.
Questa strategia non pu� essere venduta al popolo americano.
Ripetiamo: non pu� essere venduta.
E' per queste ragioni che l'amministrazione Bush sta usando il tragico
incubo della strage di New York, che sua volta � accaduto con modalit�
tali da suggerire la complicit� di poteri governativi americani
occulti, per creare un'isteria internazionale sufficiente a trascinare
la Nato nell'occupazione dell'Afghanistan e ad intensificare l'attacco
all'ex Unione Sovietica.(7)
Prima che qualcuno dica con un sospiro "Ringrazio Dio, perch� ce la
siamo cavata con poco", si consideri che, a parte la violazione della
sovranit� nazionale ed i molti altri aspetti negativi dei piani di
Washington, l'attacco all'Afghanistan porta la Nato sulla soglia di
casa della Russia in Asia centrale. Ci� rappresenta un'escalation
strategica del conflitto, che ci avvicina di molto - anche se nessuno
pu� dire di quanto, n� la velocit� con cui avverr� - ad un conflitto
nucleare.
Washington vuole evitarlo? Washington, ed i potentati capitalisti che
la controllano, pensano che la Russia si lascer� distruggere. Ma
sappiamo che, come dicono i Greci, "l'orgoglio � seguito dall'
autodistruzione."
I Russi sono molto strani. Provano ad evitare la lotta. Ma come scopr�
il sig. Hitler , quando sono messi con le spalle al muro, combattono
con la forza dei leoni. E possiedono decine di migliaia di armi
nucleari.
E cos� Washington sta giocando con la possibilit� di una guerra che
ripeterebbe l'orrore dell'11 settembre al World Trade Center, o
persino il massacro su larga scala come i bombardamenti terroristici
sulla Jugoslavia.
E tutto ci� sembra essere solo l'anticamera dell'inferno. (8)
- Emperor's Clothes
***
Fonti ulteriori:
1) Come colui che ha la coscienza sporca, il governo Usa e I suoi
alleati della Nato denunciano continuamente il terrorismo, nel mentre
essi stessi lo usano lo usano nelle controversie internazionali. Si
veda ad esempio:
'WASHINGTON: PARENT OF THE TALIBAN AND COLOMBIAN 'DEATH SQUADS' at
http://emperors-clothes.com/articles/jared/mis.htm
'WHAT NATO OCCUPATION WOULD MEAN FOR MACEDONIANS'
First-hand report of the state of terror instituted when NATO took
over Kosovo. Can be read at
http://www.emperors-clothes.com/misc/savethe-a.htm
''Five Years On & the Lies Continue.' Discussion of the use by the
U.S.-sponsored Islamist regime in Sarajevo of systematic terror
against Serbian villagers in Bosnia.
Can be read at http://emperors-clothes.com/articles/jared/texts.htm
'Meet Mr. Massacre' - Concerning U.S. Balkans envoy William Walker's
death squad activities in Latin American. Can be read at
http://www.emperors-clothes.com/analysis/meetmr.htm
2) 'Criminal Negligence or Treason'.
Can be read at http://emperors-clothes.com/articles/jared/treason.htm
3) 'Why is NATO Decimating the Balkans and Trying to Force Milosevic
to Surrender?' by Jared Israel and Nico Varkevisser.
Can be read at http://emperors-clothes.com/analysis/whyisn.htm
3A) 'What The Hague Tribunal [sic!] Wouldn't Let Milosevic Say' This
is the statement which Milosevic tried to give. To prevent it 'Judge'
May cut off his mike. It can be read at
http://www.icdsm.org/more/aug30.htm
4) 'Tough Measures Justified in Belarus'
by Jared Israel at http://emperors-clothes.com/news/tough.htm
5) 'WASHINGTON: PARENT OF THE TALIBAN AND COLOMBIAN DEATH SQUADS' by
Jared Israel. Can be read at
http://emperors-clothes.com/articles/jared/mis.htm#a
6) 'SORRY VIRGINIA BUT THEY ARE NATO TROOPS, NOT 'REBELS' Can be read
at
http://emperors-clothes.com/mac/times.htm
8) 'Yugoslav Auto Workers Appealed to NATO's Humanity...' Can be read
at
http://www.emperors-clothes.com/misc/car.htm
9) Rick Rozoff analizza la risposta di Washington alla tragedia di
martedi' 11, nella conferenza stampa di Bush.
Into the Abyss' at
http://emperors-clothes.com/articles/rozoff/abyss.htm
10) Mentre Washington indica Osama bin Laden come "sospetto N.1" per
l'orrore di ieri, la verit� non viene detta al popolo americano:
'Washington cre� Osama bin Laden' di Jared Israel
can be read at http://emperors-clothes.com/articles/jared/sudan.html#w
11) Se si guarda con attenzione, si trover� nei media occidentali la
prova del coinvolgimento di bin Laden - dalla parte degli Usa - in
Kosovo, Bosnia ed ora in Macedonia.
Can be read at http://emperors-clothes.com/articles/jared/mis.htm
12) Bin Laden was propelled into power as part of the U.S. drive to
create an Islamist terrorist movement to crush the former Soviet
Union. See, the truly amazing account from the 'Washington Post,'
'Washington's Backing of Afghan Terrorists: Deliberate Policy.'
at http://emperors-clothes.com/docs/anatomy.htm
13) Head of Russian Navy says official scenario couldn't have
happened. See 'Russian Navy Chief Says Official 9-11 Story Impossible'
at
http://emperors-clothes.com/news/navy.htm
14) Emperor's Clothes has interviewed Rudi Dekkers from the Huffman
Aviation facility, at which two of the hijack suspects were students a
year ago.
Though Mr. Dekkers' told the interviewer he had received many calls,
the media has not published his comments. The interview was taped and
the text on Emperor's Clothes is a verbatim transcript, including the
grammatical errors common in daily speech. See "Interview With Huffman
Aviation Casts Doubt on Official Story" at
http://emperors-clothes.com/interviews/dekkers.htm
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19-Settembre-2001/art64.htm
"Il Manifesto", 19 Settembre 2001
La serpe in seno
Chi � Osama bin Laden/1. Un guerriero contro l'Unione sovietica
allevato dalla Cia
Ritratto in due puntate dell'uomo che George W. Bush vuole
prendere "vivo o morto". Come la biografia del terrorista
internazionale � intrecciata alla storia della politica
estera americana durante e dopo la guerra fredda
MICHEL CHOSSUDOVSKY
Poche ore dopo gli attacchi terroristici al World Trade Centre
e al Pentagono, l'amministrazione Bush ha concluso, senza
fornire prove, che "Osama bin Laden e la sua organizzazione
al-Qaeda sono i principali sospettati". Il direttore della Cia
George Tenet ha affermato che bin Laden ha la capacit� di
pianificare "attacchi multipli con poco o nessun allarme". Il
segretario di stato Colin Powell ha definito gli attacchi
"un atto di guerra" e il presidente Bush ha confermato in un discorso
alla nazione trasmesso in tv che non avrebbe "fatto distinzione
tra i terroristi che hanno commesso quegli atti e coloro che li
ospitano". L'ex direttore della Cia Woolsey ha puntato il dito
contro "la protezione da parte degli stati", dando per scontata la
complicit� di uno o pi� governi stranieri. Secondo le parole
dell'ex consigliere per la sicurezza nazionale Eagleburger,
"penso che dimostreremo che quando veniamo attaccati in questo
modo, la nostra forza e la nostra punizione sono terribili".
Frattanto, parafrasando le dichiarazioni ufficiali, il mantra
dei media occidentali ha approvato il lancio di "azioni punitive"
dirette contro target civili in Medio Oriente. William Saffire
ha scritto sul New York Times: "dopo aver ragionevolmente
identificato le basi e i campi dei nostri aggressori,
dobbiamo polverizzarli - minimizzando ma accettando il rischio
di danni collaterali - e agire in modo scoperto o occulto
per destabilizzare gli stati che ospitano il terrore".
Questo testo delinea la storia di Osama bin Laden e i
collegamenti esistenti tra la "Jihad" islamica e la formulazione
della politica estera Usa durante e dopo la guerra fredda.
Sotto l'egida della Cia
Principale sospettato negli attacchi terroristici di New York
e Washington, bollato dall'Fbi come "terrorista internazionale" per
il suo ruolo nei bombardamenti delle ambasciate statunitensi in
Africa, Saudi nato Osama bin Laden � stato reclutato
durante la guerra in Afghanistan "ironicamente sotto l'egida
della Cia, per combattere gli invasori sovietici" (1).
Nel 1979 � stata lanciata "la pi� grande operazione segreta
nella storia della Cia" in risposta all'invasione sovietica
dell'Afghanistan a sostegno del governo filo-comunista di
Babrak Kamal (2): "Con l'incoraggiamento attivo della Cia e della
pakistana Isi (Inter Services Intelligence), che volevano
trasformare la jihad afghana in una guerra globale mossa da tutti gli
stati musulmani contro l'Unione Sovietica, tra il 1982 e il
1992 si sono uniti alla lotta dell'Afghanistan circa 35.000 musulmani
integralisti di 40 paesi islamici. Altre decine di migliaia
di loro sono venuti a studiare nei madrasah del Pakistan. Alla fine, pi�
di 100.000 musulmani integralisti stranieri sono stati direttamente
influenzati dalla jihad afghana" (3).
La jihad islamica � stata sostenuta dagli Stati uniti e
dall'Arabia Saudita con una parte significativa del finanziamento
generato dal traffico del Golden Crescent: "Nel marzo 1985,
il presidente Reagan ha firmato la direttiva 166 della Decisione
sulla Sicurezza Nazionale,... [che] autorizza[va] un aumento di aiuti
militari segreti ai mujahideen, e chiariva che la guerra
segreta afghana aveva un nuovo obiettivo: sconfiggere le
truppe sovietiche in Afghanistan attraverso azioni occulte e
incoraggiare il ritiro sovietico. La nuova assistenza segreta
da parte degli Usa cominci� con un aumento drammatico delle
forniture di armi - una crescita stabile fino a 65.000
tonnellate all'anno nel 1987, ... cos� come un flusso interminabile di
specialisti della Cia e del Pentagono che si recarono nella
sede segreta dell'Isi sulla strada principale presso Rawalpindi, in
Pakistan. L� gli specialisti della Cia incontravano i funzionari
dell'intelligence pakistana per aiutarli a progettare operazioni
per i ribelli afghani". (4)
Usando l'intelligence militare pakistana (Isi), la Cia ha giocato
un ruolo chiave nell'addestramento dei mujahideen. A sua
volta, l'addestramento alla guerriglia sponsorizzato dalla Cia
� stato integrato con gli insegnamenti dell'Islam: "I temi
predominanti erano che l'Islam era una ideologia socio-politica
completa, che le truppe sovietiche atee stavano violando il
santo Islam, e che il popolo islamico dell'Afghanistan doveva
riaffermare la propria indipendenza rovesciando il sinistroide
regime sostenuto da Mosca" (5).
Per conto dello Zio Sam
L'Isi pakistano � stato usato come intermediario. Il sostegno
segreto della Cia alla jihad avveniva indirettamente attraverso
l'Isi. La Cia cio� non faceva arrivare il suo supporto direttamente
ai mujahideen. In altre parole, affinch� quelle operazioni
segrete avessero successo, Washington stava ben attenta a non
rivelare l'obiettivo ultimo della "jihad", che consisteva nel
distruggere l'Urss. "Noi non abbiamo addestrato gli arabi" ha
detto Milton Beardman, della Cia. Tuttavia, secondo Abdel
Monam Saidali, dell'Al-aram Center for Strategic Studies del
Cairo, bin Laden e gli "arabi afghani" avevano ricevuto "tipi di
addestramento molto sofisticati, cosa che era stata loro
consentita dalla Cia" (6). Beardman ha confermato, a questo
proposito, che Osama bin Laden non era a conoscenza del
ruolo che stava giocando per conto di Washington. Secondo le
parole di bin Laden (citate da Beardman): "N� io n� i miei
fratelli abbiamo visto qualcosa che dimostrasse l'aiuto americano" (7).
Motivati dal nazionalismo e dal fervore religioso, i guerrieri
islamici erano inconsapevoli di combattere l'esercito sovietico per
conto dello Zio Sam. Vi furono contatti ai livelli pi� alti
della gerarchia dell'intelligence, ma i leader dei ribelli islamici sul
campo non neebbero con Washington o con la Cia.
Con l'appoggio della Cia e l'afflusso di massicci quantitativi
di aiuti militari Usa, l'Isi si era trasformata in una "struttura
parallela con un enorme potere su tutti gli aspetti del governo" (8).
L'Isi aveva uno staff composto da ufficiali dell'esercito e
dell'intelligence, burocrati, agenti sotto copertura e
informatori ed era stimata in 150.000 persone (9).
Nel frattempo, le operazioni della Cia avevano anche
rafforzato il regime militare pakistano guidato dal generale Zia
Ul Haq:
"Le relazioni tra la Cia e l'Isi erano andate rinsaldandosi
dopo l'estromissione da parte del [generale] Zia di Bhutto e
l'avvento del regime militare... Durante quasi tutta la guerra
in Afghanistan, il Pakistan � stato pi� aggressivamente
anti-sovietico persino degli stessi Stati uniti. Nel 1980, poco
dopo che l'esercito sovietico aveva invaso l'Afghanistan, Zia
sped� il capo dell'Isi a destabilizzare gli stati sovietici
dell'Asia centrale. La Cia ader� a questo piano solo nell'ottobre
1984...
la Cia era pi� cauta dei pakistani. Sia il Pakistan che gli
Usa adottarono la linea dell'inganno all'Afghanistan. La loro
posizione pubblica era la negoziazione di un accordo mentre,
in privato, decidevano che il miglior modo di procedere era
l'escalation militare" (10).
Il triangolo del Golden Crescent
La storia del traffico di droga nell'Asia centrale � intimamente
collegata alle operazioni coperte della Cia. Prima della guerra
in Afghanistan, la produzione di oppio in Afghanistan e Pakistan
era diretta a piccoli mercati regionali. Non vi era produzione
locale di eroina (11). A questo proposito, lo studio di Alfred
McCoy conferma che entro due anni dal furioso attacco
dell'operazione della Cia in Afghanistan, "la zona di confine
Pakistan-Afghanistan divenne il principale produttore di eroina al
mondo, fornendo il 60% della domanda Usa. In Pakistan, la
popolazione tossicodipendente pass� da quasi zero nel 1979...
a 1.200.000 persone nel 1985 - una crescita molto pi� rapida
che in qualunque altro paese"(12): "Ancora una volta, la Cia
controllava questo traffico di eroina. Mentre conquistavano
territori all'interno dell'Afghanistan, i guerriglieri mujahideen
ordinavano ai contadini di piantare oppio come tassa rivoluzionaria.
Al di l� del confine, in Pakistan, i leader afghani e i
gruppi locali sotto la protezione dell'Intelligence pakistana
gestivano centinaia di laboratori di eroina. Durante questo
decennio di narcotraffico alla luce del giorno, l'americana
Dea (Drug Enforcement Agency) a Islamabad evit� di pretendere
grosse confische o arresti... I funzionari Usa avevano rifiutato di
indagare su accuse di traffico di eroina da parte dei suoi
alleati afghani "perch� la politica sui narcotici Usa in Afghanistan
� subordinata alla guerra contro l'influenza sovietica
nell'area". Nel 1995 l'ex direttore dell'operazione afghana
della Cia, Charles Cogan, ha ammesso che la Cia aveva
effettivamente sacrificato la guerra alla droga per combattere
la guerra fredda. "La nostra missione principale era arrecare il
maggior danno possibile ai sovietici. Non avevamo le risorse o
il tempo per dedicarci a un'indagine sul narcotraffico"... "Non
penso che dobbiamo scusarci per questo. Ogni situazione ha la
sua ricaduta... S�, c'� stata una ricaduta in termini di droga.
Ma l'obiettivo principale � stato realizzato. I sovietici
hanno lasciato l'Afghanistan"" (13).
NOTE
1. Hugh Davies, International: "'Informers' point the finger at
bin Laden; Washington on alert for suicide bombers", The Daily
Telegraph, London, 24 agosto 1998.
2. Cfr. Fred Halliday, "The Un-great game: the Country that
lost the Cold War, Afghanistan", New Republic, 25 marzo 1996.
3. Ahmed Rashid, "The Taliban: Exporting Extremism", Foreign
Affairs, November-December 1999.
4. Steve Coll, Washington Post, 19 luglio 1992.
5. Dilip Hiro, "Fallout from the Afghan Jihad", Inter Press
Services, 21 novembre 1995.
6. Weekend Sunday (NPR); Eric Weiner, Ted Clark; 16 agosto 1998.
7. Ibid.
8. Dipankar Banerjee; "Possible Connection of ISI With Drug
Industry", India Abroad, 2 dicembre 1994.
9. Ibid.
10. Cfr. Diego Cordovez e Selig Harrison, Out of Afghanistan:
The Inside Story of the Soviet Withdrawal, Oxford University
Press, New York, 1995, e la recensione di Cordovez and Harrison
in International Press Services, 22 agosto 1995.
11. Alfred McCoy, "Drug fallout: the Cia's Forty Year Complicity
in the Narcotics Trade". The Progressive; 1 agosto 1997.
12. Ibid.
13. Ibid.
1-continua.
Traduzione di Marina Impallomeni
Copyright Michel Chossudovsky, Montreal,
September 2001
> http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/
20-Settembre-2001/art60.htm
"Il Manifesto", 20 Settembre 2001
L'utile mostro "wanted"
Chi � Osama bin Laden / 2. Una chiave per le operazioni militari
e d'intelligence americane nei Balcani e nell'ex-Urss
Dopo l'89. Il fondamentalismo islamico diventa utile agli
interessi strategici di Washington |nell'ex Unione sovietica
MICHEL CHOSSUDOVSKY
Finita la guerra fredda, la regione dell'Asia centrale � strategica
non solo per le sue grandi riserve petrolifere. Essa produce
anche tre quarti dell'oppio mondiale, che rappresentano introiti
di molti miliardi di dollari per i cartelli d'affari, le istituzioni
finanziarie, le agenzie di spionaggio e il crimine organizzato.
Il ricavato annuale del traffico del Golden Crescent (tra 100 e
200 miliardi di dollari) costituisce circa un terzo del mercato
annuale mondiale dei narcotici, che le Nazioni unite stimano
dell'ordine di 500 miliardi di dollari (1).
Con la disintegrazione dell'Unione sovietica, nella produzione
dell'oppio si � verificata una nuova ondata. Potenti cartelli
d'affari nell'ex Unione sovietica alleati con il crimine
organizzato sono in competizione per il controllo strategico sulle rotte
dell'eroina.
L'estesa rete di intelligence militare dell'Isi non � stata
smantellata dopo la guerra fredda. La Cia ha continuato a sostenere
la jihad islamica fuori del Pakistan. Nuove iniziative segrete
sono state avviate in Asia centrale, nel Caucaso e nei Balcani.
L'apparato militare e di intelligence del Pakistan essenzialmente
"� servito come catalizzatore per la disintegrazione
dell'Unione sovietica e l'emergere di sei nuove repubbliche
islamiche in Asia centrale" (2).
Nel frattempo, i missionari islamici della setta Wahhabi
dell'Arabia saudita si erano stabiliti nelle repubbliche islamiche e
all'interno della federazione russa invadendo le istituzioni
dello Stato secolare. Nonostante la sua ideologia anti-americana, il
fondamentalismo islamico serviva largamente gli interessi strategici
di Washington nell'ex-Unione sovietica.
Successivamente al ritiro delle truppe sovietiche nel 1989, la
guerra civile in Afghanistan � continuata inesorabile. I Taleban
erano sostenuti dai Deobandi pakistani e dal loro partito politico,
lo Jamiat-ul-Ulema-e-Islam (Jui). Nel 1993, lo Jui � entrato
nella coalizione di governo della prima ministra Benazzir Bhutto.
Furono istituiti legami fra Jui, esercito e Isi. Nel 1995, con la
caduta del governo Hezb-I-Islami Hektmatyar a Kabul, i Taleban
hanno non solo installato un governo islamico oltranzista,
ma hanno anche "consegnato il controllo dei campi di addestramento
in Afghanistan a fazioni Jui..." (3). E lo Jui, con il
sostegno dei movimenti sauditi Wahhabi, ha giocato un ruolo chiave
nel reclutare volontari che combattessero nei Balcani e
nell'ex Unione sovietica.
Il Jane Defense Weekly conferma a questo proposito che "la met�
degli uomini e dell'equipaggiamento dei Taleban
proviene dal Pakistan mediante l'Isi" (4). In effetti, sembrerebbe
che dopo la ritirata dei sovietici entrambe le fazioni della
guerra civile afghana abbiano continuato a ricevere sostegno
occulto attraverso l'Isi pakistano. (5).
In altre parole, sostenuto dall'intelligence militare pakistana
(Isi) che a sua volta � controllata dalla Cia, lo stato islamico
Talebano � stato largamente funzionale agli interessi geopolitici
americani. Il traffico del Golden Crescent � stato anch'esso
usato per finanziare ed equipaggiare l'Esercito musulmano bosniaco
(a partire dai primi anni '90) e l'esercito di liberazione
del Kosovo (Kla). Esistono prove che, negli ultimi mesi, i
mercenari mujahideen stanno combattendo nei ranghi dei terroristi
Kla-Nla in Macedonia.
Questo spiega perch� Washington ha chiuso gli occhi sul regno
del terrore imposto dai Taleban, inclusi i plateali attacchi ai
diritti delle donne, la chiusura delle scuole per le bambine,
i licenziamenti femminili dagli impieghi pubblici e l'imposizione
delle "leggi punitive della Sharia" (6).
La guerra in Cecenia
Per quanto riguarda la Cecenia, i principali leader ribelli
Shamil Basayev e Al Khattab sono stati addestrati e indottrinati in
campi sponsorizzati dalla Cia in Afghanistan e Pakistan. Secondo
Yossef Bodansky, direttore della Task Force del
Congresso americano sul terrorismo e la guerra non convenzionale,
la guerra in Cecenia era stata pianificata durante un
summit segreto di Hizb Allah International tenuto nel 1996
a Mogadiscio, in Somalia (7). Al summit hanno partecipato Osama
bin Laden e funzionari di alto livello dell'intelligence iraniana
e pakistana. Sotto questo aspetto, il coinvolgimento dell'Isi
pakistano in Cecenia "va molto oltre la fornitura ai ceceni di
armi e expertise: l'Isi e i suoi rappresentanti fondamentalisti
islamici sono coloro che in effetti comandano in questa guerra" (8).
La principale rotta degli oleodotti della Russia transita
attraverso la Cecenia e il Dagestan. Nonostante la sbrigativa
condanna da parte di Washington del terrore islamico, i
beneficiari indiretti della guerra in Cecenia sono i conglomerati
petroliferi anglo-americani, che competono per il controllo
sulle risorse petrolifere e i corridoi degli oleodotti provenienti
dal bacino del Mar Caspio.
I due principali eserciti ribelli ceceni, guidati rispettivamente
dal comandante Shamil Basayev e Emir Khattab e stimati in
35.000 uomini, sono stati sostenuti dall'Isi, che ha anche
giocato un ruolo chiave nell'organizzare e addestrare l'esercito
ribelle ceceno: "[Nel 1994] l'Isi pakistano ha fatto in modo
che Basayev e i suoi fidati luogotenenti ricevessero un intensivo
indottrinamento islamico e l'addestramento alla guerriglia
nella provincia Khost dell'Afghanistan presso il campo di Amir
Muawia, creato all'inizio degli anni '80 dalla Cia e dall'Isi
e gestito dal famoso signore della guerra afghano Gulbuddin
Hekmatyar. Nel luglio 1994, dopo aver completato la preparazione
ad Amir Muawia, Basayev � stato trasferito al campo
Markaz-i-Dawar in Pakistan per essere addestrato in tecniche
avanzate di guerriglia. In Pakistan, Basayev ha incontrato i pi�
alti ufficiali militari e di intelligence pakistani: il ministro
della difesa generale Aftab Shahban Mirani, il ministro dell'interno
generale Naserullah Babar, e il capo del settore dell'Isi incaricato
di sostenere le cause islamiche, generale Javed Ashraf
(ora tutti in pensione). I rapporti ad alto livello si sono
dimostrati molto utili per Basayev" (9).
Dopo il suo lavoro di addestramento e indottrinamento, Basayev
� stato assegnato a guidare l'assalto contro le truppe
federali russe nella prima guerra cecena nel 1995. La
sua organizzazione aveva anche sviluppato forti collegamenti con
gruppi criminali a Mosca, nonch� legami con il crimine
organizzato albanese e l'esercito di liberazione del Kosovo. Nel
1997-98, secondo il servizio di sicurezza federale russo (Fsb)
"i signori della guerra ceceni hanno cominciato ad acquistare
beni immobili in Kosovo... attraverso svariate ditte immobiliari
come copertura in Jugoslavia" (10).
L'organizzazione di Basayev � stata anche coinvolta in una quantit�
di attivit� illegali tra cui narcotici, intercettazioni illegali e
sabotaggio degli oleodotti russi, rapimenti, prostituzione,
commercio di dollari falsi e contrabbando di materiali nucleari (vedi
"Mafia linked to Albania's collapsed pyramids" (11)). Accanto
all'esteso riciclaggio di soldi della droga, gli introiti di
varie attivit� illecite sono stati destinati al reclutamento
di mercenari e all'acquisto di armi.
Durante il suo addestramento in Afghanistan, Shamil Basayev �
entrato in contatto con "Al Khattab", il comandante
mujahideen veterano, nato in Arabia Saudita, che aveva combattuto
come volontario in Afghanistan. Solo pochi mesi dopo il
ritorno di Basayev a Grozny, Khattab � stato invitato (all'inizio
del 1995) a creare una base militare in Cecenia per
l'addestramento dei combattenti mujahideen. Secondo la Bbc,
l'incarico di Khattab in Cecenia era stato "organizzato
attraverso l'[International] Islamic Relief Organisation,
un'organizzazione religiosa militante con base in Arabia Saudita
finanziata da moschee e ricchi individui che hanno spedito fondi in
Cecenia" (12).
Fra la Cia e l'Fbi
Dall'epoca della guerra fredda, Washington ha appoggiato
consapevolmente Osama bin Laden, inserendolo allo stesso
tempo nella lista dei "most wanted" dell'Fbi come principale
terrorista al mondo.
Mentre i mujahideen sono occupati a combattere la guerra
dell'America nei Balcani e nell'ex Unione Sovietica, l'Fbi -
operando come una forza di polizia con base negli Usa - sta
combattendo una guerra interna contro il terrorismo, agendo
per alcuni aspetti indipendentemente dalla Cia che ha, dalla
guerra in Afghanistan in poi, sostenuto il terrorismo
internazionale attraverso le sue operazioni segrete.
Per una crudele ironia, mentre la jihad islamica - definita
dall'amministrazione Bush come una "minaccia all'America" -
viene criticata per gli attacchi terroristici sul World Trade
Centre e il Pentagono, queste stesse organizzazioni islamiche
costituiscono uno strumento chiave delle operazioni americane
militari-di intelligence nei Balcani e nella ex Unione Sovietica.
Dopo gli attacchi terroristici a New York e Washington, la verit�
deve prevalere per impedire che l'amministrazione Bush, e i
suoi partner della Nato, si imbarchino in una avventura militare
che minaccia il futuro dell'umanit�.
NOTE
1. Douglas Keh, "Drug Money in a changing World", Technical document
no. 4, 1998, Vienna UNDCP, p. 4.
2. International Press Services, 22-8-1995.
3. Ahmed Rashid, The Taliban: Exporting Extremism, Foreign Affairs,
November-December, 1999, p. 22.
4. Citato in Christian Science Monitor, 3-9-1998
5. Tim McGirk, "Kabul learns to live with its bearded conquerors", The
Independent, Londra, 6-11-1996.
6. Vedi K. Subrahmanyam, "Pakistan is Pursuing Asian Goals", India
Abroad, 3-11-1995.
7. Levon Sevunts, "Who's calling the shots? Chechen conflict finds
Islamic roots in Afghanistan and Pakistan", 23 The
Gazette, Montreal, 26-10- 1999.
8. Ibid
9. Ibid.
10. Vedi Vitaly Romanov e Viktor Yadukha, Chechen Front Moves To Kosovo
Segodnia, Mosca, 23-2-2000.
11. The European, 13-2-1997. Vedi anche Itar-Tass, 4/5-1-2000.
12. BBC, 29-9-1999
2/ fine. La prima puntata � stata
pubblicata ieri
Traduzione di Marina Impallomeni
Copyright Michel Chossudovsky,
Montreal, September 2001
---
L'AUTORE
Michel Chossudovsky insegna economia all'Universit� di Ottawa
ed � collaboratore di Le Monde Diplomatique. Ha scritto, fra
l'altro, "La Mondialisation del pauvret�" (Ecosociet�, Montreal,
1998). Ha dedicato un ampio studio alle dinamiche
economiche sottostanti alla frantumazione, e poi alle guerre,
della ex Jugoslavia.
---
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Ho conosciuto Walter Dall'Omo solo recentemente.
Pubblicher� il libro delle sue memorie, ma lui forse non far� in tempo a
vederlo.
Sta morendo, disperato perch� lascia la sua compagna senza casa.
Vi prego di corrispondere all'appello.
Claudio Del Bello (casa editrice Odradek)
---
Walter Dall�Omo ha 74 anni e una vita tutta da raccontare. Nato nel �27
a Sasso Marconi partecipa giovanissimo alla Resistenza, diventando
comandante di compagnia della 63^ brigata garibaldina �Bolero�.
Viene decorato per la battaglia di via delle Lame a Bologna. E� un
comunista vecchia maniera: dopo la liberazione, convinto che la
resistenza sia stata tradita, comincia a collaborare con i servizi di
informazione dell�Unione sovietica. La guerra tra le spie in quegli
anni � dura e nel 1946 viene condannato a morte da un tribunale
militare alleato, ma Walter riesce a scampare alla cattura fuggendo in
Jugoslavia e poi da qui in Unione sovietica, a Minsk.
Walter � un uomo d�azione. Il suo soggiorno in Urss � breve: viene
rispedito a combattere in Jugoslavia contro gli ustascia e i cetnici. La
Jugoslavia diventa la seconda patria di Walter che al momento della
rottura con l�Urss sceglie senza esitazione Tito. Walter � un
rivoluzionario: non ha frontiere e sta sempre dalla parte di chi
combatte per la libert�. E cos� partecipa alla formazione e
all�addestramento del Fln in Algeria. Nel 1952 la svolta: viene
arrestato a Gorizia; la pena di morte nel frattempo � stata trasformata
in ergastolo. Walter in carcere passa �solo� 18 anni: nel 1970 l�allora
presidente della repubblica, Giuseppe Saragat, gli concede la grazia (e
diventa l�ultimo detenuto per fatti connessi a episodi del dopoguerra a
lasciare il carcere).
In carcere Walter si rende conto che la guerra � finita e le cose contro
le quali combattere sono diventate altre: l�emarginazione, la droga, il
reinserimento dei detenuti. E su questi obiettivi si impegna
generosamente assieme alla sua compagna. Vive a Parma in una casa in
affitto aperta a chiunque abbia bisogno, anche se, da vecchio montanaro,
preferirebbe vivere nella sua vecchia baita.
Walter ora sta molto male. E� ricoverato all�ospedale di Parma. E� stato
sfrattato dalla casa in affitto per morosit�: ha sempre utilizzato tutti
i (pochi) soldi che aveva per aiutare chi di denaro non ne aveva
proprio. Gli ultimi mesi li ha passati nella baita. Un posto non ideale
per chi sta male, visto che � isolata, distante dai centri abitati e a
oltre 800 metri di altezza. Ora rischia di perdere anche la baita:
l�azione giudiziaria dell�ex padrone di casa per recuperare gli affitti
arretrati sta per andare in porto.
Walter ha bisogno di aiuto immediato: soldi (occorrono almeno una
ventina di milioni per sistemare le pendenze e aiutarlo
nell�assistenza). Chi vuole aiutarlo pu� fare un versamento sul conto
corrente conto corrente postale n.90887001, intestato a ODRADEK
edizioni,via delle Canapiglie 112, 00169 Roma, specificando nella
causale �Per Walter Dall'Omo, partigiano�.
---
Questo stesso appello, in forma sintetica, � apparso anche a pag. 12 de
�il manifesto� del 19 settembre 2001; chi vuole, pu� anche mettersi in
contatto con la segreteria di redazione, telefonando allo 06.68719576 e
chiedendo di Marina, che fornir� informazioni relative al conto corrente
del giornale, con identica specificazione nella causale.
---
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III (AFFARI ESTERI E COMUNITARI) E IV (DIFESA) DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
E 3A (AFFARI ESTERI, EMIGRAZIONE) E 4A (DIFESA) DEL SENATO DELLA
REPUBBLICA
AUDIZIONE
Seduta di marted� 21 agosto 2001
Comunicazioni del ministro della difesa e del ministro degli affari
esteri in ordine alla partecipazione di un contingente militare
italiano alla missione NATO Essential Harvest in Macedonia.
ELETTRA DEIANA. Rappresento una voce fuori dal coro. Esprimo un dissenso
molto meditato e responsabile rispetto a questo ulteriore impegno
italiano nella regione dei Balcani. Il dissenso � espresso a nome del
gruppo di Rifondazione comunista ed � legato sia allo specifico della
missione sia al problema che i ministri degli esteri e della difesa
hanno ben espresso, relativo alla continuit� che questa missione
presenta in relazione alle nuove strategie di difesa del nostro paese.
Si tratta di nuove strategie di difesa che sono legate al nuovo
concetto strategico della NATO, di cui prima, con grande acutezza, il
senatore Andreotti rilevava le incongruenze, le contraddizioni e le non
trasparenze sul piano della metodica dei trattati di diritto
internazionale: voglio infatti ricordare che la ridefinizione
dello statuto della NATO, avvenuta nel vertice svoltosi a Washington il
24 e 25 aprile del 1999 in piena guerra cosiddetta umanitaria, che
sancisce un nuovo concetto strategico, cio� un ruolo attivo di
intromissione che va oltre la definizione che la NATO dava di se stessa
nell'articolo 6 del precedente trattato istitutivo -, non � mai stata
sottoposta a discussione e ratifica da parte dei parlamenti interessati.
Tutto questo prefigura un nuovo concetto di difesa dei paesi
dell'Alleanza atlantica che ritengo, come tanti altri cittadini e
cittadine di questo paese, non legato assolutamente alla giusta
esigenza di difesa dei confini, ma ad una volont� di ingerenza e di
gendarmeria planetaria.
Quindi, quegli aspetti di continuit� della missione che i ministri -
giustamente - rivendicavano, rappresentano gli elementi strategici di
fondo in base ai quali noi gi� alla Camera abbiamo votato contro il
provvedimento che proroga le missioni italiane all'estero. Questo
perch� rileviamo che nel provvedimento in questione � presente un
affastellamento di iniziative e missioni delle quali non sono
assolutamente chiare la natura e le finalit�.
Soprattutto non � decifrabile l'intenzione di pace; noi pensiamo che su
questo terreno l'iniziativa debba essere presa da un organismo
internazionale rilegittimato come l'ONU; il solo organismo che possa
parlare ed operare a nome della stragrande maggioranza dei paesi
intenzionati a collaborare e a far convivere pacificamente i popoli e
le popolazioni.
Sulla base di questo ragionamento, a nome del mio gruppo avanzo al
Governo due richieste: innanzitutto di soprassedere all'invio del
contingente italiano. Infatti, non ci sono le condizioni che prima il
ministro Martino illustrava, le condizioni che sulla carta, sulle
dichiarazioni dell'accordo rendono legittimo e operativo l'accordo
stesso e cio� la tregua firmata, il processo di pacificazione ed il
cessate il fuoco tra l'UCK e la Macedonia.
Mi pare una missione incongrua relativamente al suo profilo ed alla sua
stessa configurazione. Se c'� un accordo bilaterale cos� definito e
stringente, non si capisce perch� bisogna inviare un ulteriore
contingente di militari a svolgere un'operazione di questo genere.
Basterebbe istituire centri di raccolta spontanei che le forze in campo
potrebbero gestire.
VALDO SPINI. E' proprio questo il punto! Gli albanesi non vogliono
consegnare le armi.
ELETTRA DEIANA. Appunto, non le vogliono consegnare; quindi, di fatto,
c'� una non realizzazione delle condizioni di cui parla il trattato
cartaceo. In realt� l'operazione si configura come non contigua, non
coerente con quello che il trattato di pace asserisce.
Credo non esistano quelle condizioni di sicurezza, di assenza di
rischi, di basso profilo operativo di cui i ministri ci hanno parlato.
In realt� sulla missione si addensano tutte le incognite, tutti i
rischi e le ambiguit� di cui queste missioni, cosiddette di pace, sono
cariche.
Tra l'altro vorrei parlare anche del terribile incidente in cui sono
morti i due alpini. Certo, ne parleremo dopo, per� gli argomenti in
questione presentano una logica d'intreccio con quella vicenda; siamo
sempre nell'ambito di quel teatro operativo riguardante operazioni che
presentano molti elementi di contiguit�. Poi vedremo che cosa ci dir�
il ministro Martino riguardo all'insieme delle informazioni di cui
possiamo disporre relativamente alla missione in cui sono morti quei
due ragazzi. Bisogna stabilire se si trattava di una missione operativa
o di addestramento; comunque, se si � trattato di una missione di
addestramento, bisogner� chiarire a che cosa fosse rivolto
l'addestramento. Il quadro in ogni caso � fortemente a rischio; � un
quadro, ripeto, in cui non � chiara la natura delle missioni svolte dai
militari italiani e da quelli dell'Alleanza atlantica.
Invito il Governo ad un ripensamento complessivo e totale sulle
missioni di pace all'estero, missioni che sono la conseguenza del nuovo
quadro di difesa dell'Alleanza atlantica, per cui non si tratta quindi
di missioni di pace.
Ripeto, ben altro dovrebbe essere l'impegno dell'Italia per riattivare
quegli istituti internazionali rappresentativi di tutti i paesi che,
effettivamente, operano in questo senso. � terribile la presunzione dei
paesi appartenenti all'Alleanza atlantica di essere tutor e detentori
del diritto di pace, come sono stati tutor e detentori della guerra
umanitaria.
Queste conclusioni le traggo dall'analisi dei processi che sono
avvenuti in Macedonia. Prima � stato detto da alcuni colleghi e dai
ministri che le forze della NATO hanno svolto un ruolo di pacificazione
e di stabilizzazione. Io lo nego! Dico che il ruolo � stato di
destabilizzazione e di accensione di conflittualit�. Prima dell'arrivo
dei contingenti NATO, la Macedonia era uno Stato relativamente
pacifico, in questi ultimi dieci anni si era mantenuta fuori da un
processo di etnicizzazione dei conflitti e di conflittualit� interna.
Credo che la legittimazione che � stata concessa dalla NATO all'UCK e lo
scarso impegno a controllare il traffico delle armi in quei territori
abbiano contribuito fortemente ad un processo di destabilizzazione e
riaccensione del conflitto. Mi sembra che ci siano ragioni - finisco
veramente, signor Presidente - di fondo affinch� si desista e si
ripensi a tutto.
Forum delle donne di Rifondazione comunista
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ed e' stata da noi gia' diffusa nell'originale, oltreche' in inglese ed
in francese. Ringraziamo Giulia per la traduzione.
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Abbiamo bisogno di un aiuto leale
Il primo ministro serbo Zoran Djindjic si sente ingannato
dall'Occidente. In questa intervista si lamenta delle grottesche
manovre dilatorie di Bruxelles nel pagamento degli aiuti internazionali
alla costruzione del suo paese e mette in guardia di fronte a nuove,
possibili crisi nei Balcani.
Spiegel: Lei ha corso il rischio di consegnare Milosevic al Tribunale
per i Crimini di guerra. Ne � valsa la pena?
Djindjic: Noi non abbiamo posto alcuna condizione per la consegna. Col
nostro gesto volevamo mostrare la nostra buona volont� in vista
dell'integrazione nella comunit� internazionale. Ma devo ammettere che
sono scioccato di fronte alla farsa degli "aiuti occidentali" che
dovrebbero ammontare nel complesso a 1,3 miliardi di dollari.
Spiegel:...cosa vuol dire farsa? Si tratta di un bel mucchio di denaro.
Djindjic: Meglio; la conferenza dei donatori non avrebbe avuto luogo e
ci si sarebbe limitati a ficcarci in mano 5o milioni di marchi. Qui ( a
Belgrado) cerchiamo di riformare il paese e, ad onta dei bombardamenti
della NATO, di avviare un nuovo corso filooccidentale.- e a Bruxelles
ci sono dieci burocrati che operano secondo la massima: se la luce se
ne va, si frena.
Spiegel: Pu� spiegarsi meglio?
Djindjic: In agosto avrenmmo dovuto incassare una prima rata di 300
milioni di Euro. E all'improvviso ci viene comunicato che nel totale
vengono conteggiati 225 milioni di Euro di debiti, che risalgono in
parte ai tempi di Tito. Due terzi del totale sono "interessi di mora",
perch� Milosevic per dieci anni si � rifiutato di restituire i crediti.
I restanti 75 milioni di Euro li riceveremo al pi� presto a novembre.
Questi sarebbero i principi secondo cui si opera in Occidente, ci �
stato detto. Come dire che a un ammalato grave si d� una medicina
quando ormai � morto. I nostri momenti pi� difficili sono i mesi di
luglio, agosto e settembre.
Spiegel: Lei teme la caduta del suo governo?
Djindjic: Se non ci viene fatta immediatamente un'"iniezione"
finanziaria, al massimo a settembre ci troveremo di fronte a
manifestazioni e disordini sociali. Perch� non abbiamo potuto mantenere
le nostre promesse. 330.000 famiglie vivono con un reddito inferiore ai
40 marchi, 6oo.ooo rifugiati pesano sul nostro bilancio, e 100.000
persone perderanno il lavoro a causa delle trasformazioni economiche
richieste dai nostri creditori occidentali. Non ci sono investimenti,
non c'� lavoro, non si costruisce. E, d'altra parte, i vecchi quadri
socialisti di Milosevic continuano a controllare posizioni decisive per
il funzionamento dell'economia e aspirano a far precipitare il paese
nel caos.
Spiegel: A quanto pare i socialisti riguadagnano terreno. Potrebbero
tornare ad essere un pericolo per la coalizione di governo fra DOS e
Democratici?
Djindjic: Socialisti e radicali registreranno certamento un aumento dei
voti alle elezioni. A ci� si aggiunge il presidente jugoslavo
Kostunica, con il suo scetticismo nei confronti dell'Occidente e i suoi
continui ammonimenti che non arriver� nulla del denaro promesso...
Spiegel:..e che L'ha insultata, a causa della consegna di Milosevic,
definendoLa un golpista che ha portato la vergogna sul paese.
Djindjic: Un po' pi� di lealt� da parte sua, mi farebbe certamente
bene. Comunque � pericoloso quando con queste dichiarazioni
patriottarde si risvegliano i traumi antioccidentali nella popolazione.
Perci� non escludo che un altro governo, magari del leader radicale
Seselj, possa incassare la prima rata del pacchetto di aiuti. Io volevo
porre l'accento prioritariamente sui problemi economici e sminuire
l'importanza degli altri. Ora metto in guardia seriamente l'Occidente;
se il mio governo cade, ci� coster� dieci miliardi di dollari alla
Comunit� internazionale.
Spiegel: Ci sar� una nuova guerra?
DjindJic: Ci saranno crisi in Vojvodina, in Montenegro, in Kosovo, nel
Sangiaccato, nella Serbia del sud. Non ci sar� pi� collaborazione col
Tribunale dell'Aja. E- come sempre- centinaia di migliaia di rifugiati
cercheranno asilo altrove. Ma allora si troveranno i soldi nei budgets
occidentali. Nessuno si stupir�. Tutti saranno d'accordo sulla formula
fideistica che i Balcani non trovano pace. Quello di cui abbiamo
bisogno � un aiuto sincero, e non vuote dichiarazioni di simpatia.
Quando ero all'opposizione, l'Unione Europea ci aveva promesso per la
caduta di Milosevic tre miliardi di marchi in contanti. E ora dove sono?
Spiegel: Lei aveva espresso l'intenzione di dare le dimissioni, se la
consegna di Milosevic al Tribunale fosse fallita. Lascer� perdere se i
ministri finanziari occidentali non cambieranno rotta?
Djindjic: Non posso continuare a parlare al mio popolo dell'aiuto
occidentale, quando qui non se ne vede traccia. In questo modo finisco
per perdere la mia credibilit� e non posso garantire la stabilit� del
paese. Perch� dovrei rischiare di vedere la mia famiglia vittima di
un'autobomba, se qui in ogni caso tutto � di nuovo azzerato?
Spiegel: Consegner� il generale Mladic al Tribunale dell'Aja, se mai si
far� vedere nella sua residenza belgradese?
Djindjic: Non si possono caricare sulle mie spalle tutti i problemi di
questa regione. Spero di non incontrarlo.
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AMERICANI DA SEMPRE, QUESTO BIN LADEN?"
L'attacco alle torri e al Pentagono sembra
aver seminato scintille nelle
teste di molti compagni e per la prima
volta in parecchio tempo leggo
analisi serie e interessanti.
Aggiugno un pensierino. Stasera da Santoro
c'era il trio della banda
musicale CIA e Mossad: Annunziata, Magdi
Allam e Luigi Caligaris. Oggetto
del massimo interesse nel contesto della
Terza Guerra Mondiale, per cui in
particolare sbavava la nota Lucia
Annunziatenstein, era ovviamente l'eterno
Bin Laden. La Lucy gli affiancava subito
gli stati fiancheggiatori e, guarda
un p�, sono Iraq, Siria e Iran, proprio
quelli per i quali sono in
preparazione attacchi strategici del
pacifista Sharon. Il Magdi Bin Allam
nell'illustrare le nefandezze di Bin Laden
in giro per il mondo, per
un'improvvisa amnesia si scordava della
sua lunga carriera CIA (mai
interrotta). Cos� il generale da variet�
Caligaris. Del Lutwack che spara
bombe di merda non fa conto parlare.
Quando Santoro al Caligaris ha fatto
rotolare tra i piedi la granata "Ma scusi
non � stato al servizio degli
americani da sempre, questo Bin Laden?"
generale, Allam da Langley e Lucy
Annunziasharon cadevano in deliquio e
farfugliavano imbarazzi.
Allora, precisiamo per il beneficio di
questi comunicatori da minareto
afghano. Osama Bin Laden � il fiduciario
USA e CIA nella guerra degli
ottenebrati taliban contro il governo
progressista, laico e democratico di
Najibullah, amico dei sovietici. I soldi,
le armi e il sostegno logistico e
propagandistico pompato dalla CIA nella
banda Bin Laden porta i pretonzoli
islamici alla vittoria e il paese alle
barbarie. Due colpi sono riusciti:
Gli USA sono, seppure per proxy, al
confine sovietico e possono pianificare
la costruzione del pi� grande oleodotto
dal Caucaso a Karachi e alla loro
colonia nell'isola strategica di Garcia,
massima base USA nell'Oceano
Indiano; secondo, i taliban si
adoperaranno per sostituire gli inaffidabili
colombiani, pressati ed angustati dalla
guerriglia comunista, come centrale
mondiale di produzione e smistamento della
droga destinata ad alimentare
altri eserciti mercenari, banche svizzere
e molndiali e a distruggere
generazioni di giovani oppositori ovunque,
nonch� ad alimentare l'ondivago
sistema finanziario mondiale per
permettere le manovre genocide del FMI e
della BM.
Poi, dicono i moderati, Bin Laden, cambia
casacca. Da eroe del l'american
way of life a fanatico antagonista del
capitalismo, dell'imperialismo,
della cristianit�, di Israele.
Stupefacente. In quattro e quattr'otto.
Come Sofri (Liguori, De Aglio, Mieli,
Marcenaro, Lerner, Ferrara... in senso
inverso: dai cortei per i palestinesi e
contro il mostro USA, ai
corteggiamenti e servizi per Israele e
USA) Credibile?
Credibile come Abu Nidal, il Bin Laden
degli anni'70-80. Lo intervistai,
rottame umano che fumava trenta sigarette
all'ora, in Iraq, dove si era
rifugiato dopo essere stato cacciato dalla
Siria. Era il 1980. Stava in un
campetto militare, con qualche dozzina di
armati, non capiva un cazzo di
politica e ripeteva come il pappagallo del
gentile Mantovani formulette
antisioniste ed antiamericane. Gli
iracheni lo studiarono, lo segregarono e
poi, dopo poco, lo cacciarono verso
destinazione ignota. Era lo spauracchiol
del mondo, il terrorista numero uno,
l'assassino dei migliori e pi� radicali
dirigenti palestinesi, il provocatore al
servizio dei colpi di mano
israeliani. Con un attentato fasullo a
Londra, spian� l'assalto di Sharon al
Libano e le stragi di 30.000 risalendo a
Beirut e di 3-4000 donne, bambini,
vecchi, a Sabra e Shatila, a fedajin
partiti dal Libano con la garanzia
occidentale della protezione dei campi,
subito tradita. Poi scomparve.
Quanto a Osama Bin Laden, � di ieri il suo
lavoro per consegnare agli USA,
al Pakistan filo-USA e ai monaci taliban
un enorme paese come l'Afghanistan.
Ma, al di l� delle attribuzioni a Bin
Laden degli attentati alle ambasciate
USA a Nairobi e Dar Es Salam (1995), per
poter mettere fuori gioco la pi�
grande fabbrica farmaceutica dell'Africa,
in Sudan, a vantaggio delle
multinazionali farmaceutiche USA - stesso
meccanismo di Abu Nidal - Bin
Laden � il provato e documentato
comandante pagatore addestratore, armatore
e speditore di tutti i mercenari
integralisti che lavorano con gli ascari
criminali degli USA nelle varie zone di
crisi accese dagli USA e dove
penetrano le armate e gli interessi USA:
Kosovo, Macedonia, Cecenia,
Algeria. In queste operazioni Bin Laden �
aiutato e finanziato dai sauditi.
Sono numerosi i mercenari afghani - o
altri, ma addestrati da Bin Laden -
catturati, inteerrogati, confessi e
imprigionati in Jugoslavia, Algeria
(dove sono al centro del terrorismo
islamico finalizzato a destabilizzare il
governo di Bouteflika e a ricattarlo a
favore delle multinazionali USA, di
recente entrati alla grande nel petrolio
algerino, e a disfavore dgli
interessi francesi, che invece serpeggiano
nella rivolta dei kabili).
Mercenari afghani addestrati da Bin Laden
sono in carcere nella zona
controllata da Massud e sono stati
intervistati da giornalisti occidentali,
nonch� nello XinYang, dove lavorano
all'intossicazione separatista contro la
Cina. Ovunque l'imperialismo USA �
all'opera, troviamo al suo fianco,
fanteria di tagliagole e impalatori, gli
uomini di Bin Laden.
Ma Bin Laden e i sauditi sono uomini
d'onore... cio� autentici terroristi
antiamericani...
O no?
Bin Laden fiancheggia con combattenti le
azioni militari USA, UCK, di
Basajev in Cecenia (altro amico di Sofri),
dei forsennati d'Algeria, e, come
risulta da catture, anche i separatisti
filippini ed indonesiani. Nessuna
grande nazione, magari multinazionale come
la Jugoslavia, sul cammino del
cristiano rullo compressore imperialista.
Frantumare, smembrare, dividere,
quanto meno tenere in costante
fibrillazione e destabilizzazione. Ma Bin
Laden compie anche un atto di guerra
contro gli USA sfasciandogli i simboli
del potere capitalista e militarista. Con
l'Air Force, la Navy, la Army, la
CIA, la NSA , l'FBI e Echelon che
osservano. Cos'�, un giochino da
Settimana Enigmistica? Un ossimoro del
povero reduce Marcos?
O � un nuovo Abu Nidal, che, come quello
aveva spianato la strada al
macellaio Sharon per la madre di tutti i
terrorismi a Sabra e Shatila, ora
spiana la strada al ricoverando Bush e
allo stesso Sharon (con sulle spalle
le cornacchie Lucy e Magdi) per togliersi
la soddisfazione di polverizzare
palestinesi, iracheni, iraniani e, magari,
a copertura, un po' di afghani? E
nel contempo togliersi di torno le zanzare
veggenti, i Tiresia e le
Cassandre, dell'antimperialismo
anticapitalista?
Una cosa � certa. Il quasi monopolio
dell'eroina concesso dagli USA e dalla
sua mafia all'Afghanistan non croller�,
magari verr� amministrato da altri
appaltatori, ma continuer� a funzionare al
servizio di tutte le cosiddette
globalizzazioni, militari ed economiche. E
finch� c'� oppio, c'� un
Afghanistan sotto il tallone USA.
E un'altra cosa � certa. La necessit�
urgente e imprescindibile di stare con
l'Iraq, con i serbi veri, con i patrioti
macedoni, con i palestinesi, con i
siriani, con i sudanesi, con i congolesi,
con i russi in Cecenia e, anche se
obtorto collo perch� non di gran governo
si tratta, con l'Algeria del FLN. A
cui, del resto, come Festival Mondiale
della Giovent� comunista abbiamo dato
un salutare scossone e molta materia da digerire
Tutto il terrorismo del dopoguerra � tutto di Stato.
Fulvio Grimaldi
---
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* "Why Washington Wants Afghanistan" (J. Israel, R. Rozoff
& N. Varkevisser)
---
"...mia figlia da Londra mi ha inoltrato
un articolo apparso sull'Economist di questa settimana.
Ed � l'Economist!!
un abbraccio
m.m."
>
> Afghanistan
>
> A bitter harvest
> Sep 13th 2001 | LAHORE
> From The Economist print edition
>
> The sufferings of Afghanistan come to New York
>
> IN ITS understandable rage for justice, America may be tempted to
overlook
> one uncomfortable fact. Its own policies in Afghanistan a decade and
more
> ago helped to create both Osama bin Laden and the fundamentalist
Taliban
> regime that shelters him.
>
> The notion of jihad, or holy war, had almost ceased to exist in the
Muslim
> world after the tenth century until it was revived, with American
> encouragement, to fire an international pan-Islamic movement after the
> Soviet invasion of Afghanistan in 1979. For the next ten years, the
CIA
and
> Saudi intelligence together pumped in billions of dollars' worth of
arms
and
> ammunition through Pakistan's Inter-Services Intelligence agency (ISI)
to
> the many mujahideen groups fighting in Afghanistan.
>
> The policy worked: the Soviet Union suffered such terrible loses in
> Afghanistan that it withdrew its forces in 1989, and the humiliation
of
that
> defeat, following on from the crippling cost of the campaign, helped
to
> undermine the Soviet system itself. But there was a terrible legacy:
> Afghanistan was left awash with weapons, warlords and extreme
religious
> zealotry.
>
> For the past ten years that deadly brew has spread its ill-effects
widely.
> Pakistan has suffered terrible destabilisation. But the afghanis, the
name
> given to the young Muslim men who fought the infidel in Afghanistan,
have
> carried their jihad far beyond: to the corrupt kingdoms of the Gulf,
to
the
> repressive states of the southern Mediterranean, and now, perhaps, to
New
> York and Washington, DC.
>
> Chief among the afghanis was Mr bin Laden, a scion of one of Saudi
Arabia's
> richest business families. Recruited by the Saudi intelligence chief,
Prince
> Turki al Faisal, to help raise funds for the jihad, he became central
to
the
> recruitment and training of mujahideen from across the Muslim world.
Mr
bin
> Laden fought against the Russians on the side of the ISI's favourite
Afghan,
> Gulbuddin Hikmatyar, whose Hezb-e-Islami party became the largest
recipient
> of CIA money.
>
> After the Russians withdrew from Afghanistan in 1989, the Americans
quickly
> lost interest in the country and a struggle for power erupted among
the
> mujahideen. But since no group was strong enough to capture and hold
Kabul,
> the capital, Afghanistan slumped into anarchy. In 1995-96, a movement
of
> Pathan students-Taliban-from religious schools in the border regions
of
> Afghanistan and Pakistan swept the country, promising a restoration of
> order. They enjoyed Pakistani backing, and almost certainly the
approval
of
> the Americans.
>
> Meanwhile, Mr bin Laden had become a self-avowed enemy of America,
appalled
> at the presence of American troops on holy Saudi soil during the Gulf
war.
> Exiled to Sudan, he was soon forced to leave. He secretly returned to
> Afghanistan, becoming a guest of the Taliban, whose interpretation of
Islam
> and hostility to the West he shares. After attacks on two American
embassies
> in 1998, America tried to persuade the Taliban to surrender him. When
the
> regime refused, the Americans retaliated by raining cruise missiles on
> guerrilla camps in Afghanistan. The Taliban have steadfastly refused
to
hand
> Mr bin Laden over. As their guest he remains.
>
---
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www.tenc.net
[Emperor's Clothes]
======================================Why Washington Wants Afghanistan (revised)
by Jared Israel, Rick Rozoff & Nico
Varkevisser [posted 18 September 2001]
======================================
"Does my country really understand that
this is World War III? And if this
attack was the Pearl Harbor of World War
III, it means there is a long, long
war ahead." (Thomas Friedman, 'New York
Times,' September 13, 2001)
Key U.S. government representatives and
media figures have used the bombing
of the World Trade Center (WTC) and
Pentagon to create an international state
of fear.
This has swept Washington's closest allies
(notably Germany and England,
though not Italy) into agreeing carte
blanche to participate in U.S.
reprisals.
It has also served to obscure a most
important question: does Washington have
a hidden agenda here, a strategy other than
hurling bombs? If so, what is it,
and what does it mean for the world?
***
Amid the increasingly implausible and
frequently contradictory explanations
(2) offered by U.S. government officials
for their inability or unwillingness
to intervene effectively before and during
this past Tuesday's aerial attacks
in New York and Washington, D.C. - and as
the cries for war drown out the
voices of reason - a deadly scenario is
unfolding.
Columns in major mainstream newspapers have
borne such titles as:
"World War III" ('New York Times,' 9/13)
"Give War A Chance" ('Philadelphia
Inquirer,' 9/13)
"Time To Use The Nuclear Option"
('Washington Times,' 9/14).
A government that claims it had no
knowledge of or was at a loss knowing how
to deal with painstakingly organized
terrorist attacks now calls for
"exterminating" previously unseen
assailants by, in the words of Deputy
Secretary of Defense Paul Wolfowitz,
"ending states who sponsor terrorism,"
Henry Kissinger argues ('Los Angeles
Times,' 9/14) that alleged terrorist
networks must be uprooted wherever they
exist. Former Israeli Prime Minister
Netanyahu writes an article entitled
"Dismantle Terrorist Supporting Regimes"
('Jerusalem Post,' 9/14). And to raise the
level of international
intimidation a notch, we have R.W. Apple,
Jr. in the 'Washington Post'
(9/14):
"In this new kind [of] war...there are no
neutral states or geographical
confines. Us or them. You are either with
us or against us."
Initially, a mix of countries was
threatened as so-called 'states supporting
terrorism,' who are not with us and
therefore must be against us: Cuba, Iran,
Iraq, Libya, North Korea, Sudan and Syria.
Although differing in most
respects, especially political ideology,
they are indeed alike in three ways:
They all bear decades of U.S. government
hostility; they all have secular
governments; they all have no connection to
Osama bin Laden.
In, "Give War A Chance" ('Philadelphia
Inquirer') David Perlmutter warns that
if these states do not do Washington's
bidding, they must:
"Prepare for the systematic destruction of
every power plant, every oil
refinery, every pipeline, every military
base, every government office in the
entire country...the complete collapse of
their economy and government for a
generation."
Meanwhile, the countries which collaborated
to create the Taliban, training
and financing the forces of Osama bin
Laden, and which have never stopped
pouring money into the Taliban - namely
Pakistan, close U.S. allies Saudi
Arabia and the United Arab Emirates, and
the United States itself - have not
been placed on the "we've got to get them"
list. Instead these states are
touted as core allies in the New World War
against terrorism.
Raising the pitch, yesterday:
"Defense Secretary Donald Rumsfeld said the
US would engage in a
'multi-headed effort' to target terrorist
organizations and up to 60
countries believed to be supporting them.
"The US, Mr. Rumsfeld told American TV,
"had no choice" other than to pursue
terrorists and countries giving them
refuge."
The threats to bomb up to a third of the
world's countries has scared many
people, worldwide. This, we think, is the
intention. It serves two functions.
First, it means that if Washington limits
its aggressive action mainly to
attacking Afghanistan, the world will
breathe a sigh of relief.
And we think Washington will mainly attack
Afghanistan - at first. Other
immediate violations of sovereignty, such
as the forced use of Pakistan, will
be backup action to support the attack on
Afghanistan. There may also be some
state terror, such as increased, unprovoked
bombing of Iraq, as a diversion.
But the main immediate focus will, we
think, be Afghanistan.
Second, this scare tactic is meant to
divert attention from Washington's real
strategy, far more dangerous than the
threat to bomb many states. Washington
wants to take over Afghanistan in order to
speed up the fulfillment of its
strategy of pulverizing the former Soviet
Republics in the same way
Washington has been pulverizing the former
Yugoslavia. This poses the gravest
risks to mankind.
WHAT DOES WASHINGTON WANT WITH IMPOVERISHED
AFGHANISTAN?
To answer this question, look at any map of
Europe and Asia. Consider the
immense spread of the former Soviet Union,
particularly Russia.
European Russia is 1,747,112 square miles.
That's between a third and half
the landmass of all Europe. Add the Asian
part of Russia and you get
6,592,800 sq. mi. That's equal to most of
the US and China combined. More
than half of Africa.
Russia borders Finland in the far West. It
borders Turkey and the Balkans in
the south. It extends to the edge of Asia
in the Far East. It is the rooftop
of Mongolia and China.
Not only is Russia spectacularly large,
with incalculable wealth, mostly
untapped, but it is the only world-class
nuclear power besides the U.S.
Contrary to popular opinion, Russia's
military might has not been destroyed;
indeed, it is arguably stronger, in
relation to the US, than during the early
period of the Cold War. It has the most
sophisticated submarine technology in
the world.
If the U.S. can break-up Russia and the
other former Soviet Republics into
weak territories, dominated by NATO,
Washington would have a free hand to
exploit Russia's great wealth and do
whatever it wanted elsewhere without
fear of Russian power.
Despite talk of Russia and the U.S. working
together, and despite the great
harm that has been done to Russia by the
International Monetary Fund (IMF),
this remains the thrust of US policy. (3)
Afghanistan is strategically placed, not
only bordering Iran, India, and
even, for a small stretch, China (!) but,
most important, sharing borders and
a common religion with the Central Asian
Republics of the former Soviet Union
(SU): Uzbekistan, Turkmenistan and
Tajikistan. These in turn border
Kazakhstan, which borders Russia.
Central Asia is strategic not only for its
vast deposits of oil, as we are
often told, but more important for its
strategic position. Were Washington to
take control of these Republics, NATO would
have military bases in the
following key areas: the Baltic region; the
Balkans and Turkey; and these
Republics. This would constitute a noose
around Russia's neck.
Add to that Washington's effective
domination of the former Soviet Republics
of Azerbaijan and Georgia, in the south,
and the US would be positioned to
launch externally instigated 'rebellions'
all over Russia.
NATO, whose current doctrine allows it to
intervene in states bordering NATO
members, could then initiate "low intensity
wars" including the use of
tactical nuclear weapons, also officially
endorsed by current NATO doctrine,
in 'response' to myriad 'human rights
abuses.'
It is ironic that Washington claims it must
return to Afghanistan to fight
Islamist terrorism, because it was
precisely in its effort to destroy Russian
power that Washington first created the
Islamist terrorist apparatus in
Afghanistan, during the '80s.
This was not, as some say, a matter of
aiding rebels against Russian
expansionism. Whatever one thinks about the
Soviet intervention in
Afghanistan, it was in fact conceived as a
defensive action to preserve, not
alter, the world balance of power. It was
the United States which took covert
action to 'encourage' Russian intervention,
with the goal of turning the
conservative rural Afghan tribesmen into a
force to drain the Soviet Union.
This is admitted by Zbigniew Brzezinski,
the key National Security chief at
the time.
Consider the following excerpts from two
newspaper reports.
First, from the 'N.Y. Times':
"The Afghan resistance was backed by the
intelligence services of the United
States and Saudi Arabia with nearly $6
billion worth of weapons. And the
territory targeted last week [this was
published after the August, 1998 U.S.
missile attack on Afghanistan], a set of
six encampments around Khost, where
the Saudi exile Osama bin Laden has
financed a kind of 'terrorist
university,' in the words of a senior
United States intelligence official, is
well known to the Central Intelligence
Agency.
"... some of the same warriors who fought
the Soviets with the C.I.A.'s help
are now fighting under Mr. bin Laden's
banner.... ('NY Times,' 24 August 1998
pages A1 & A7 )
And this from the London 'Independent':
"The Afghan Civil War was under way, and
America was in it from the start -
or even before the start, if [former
National Security Adviser, and currently
top foreign policy strategist Zbigniew]
Brzezinski himself is to be believed.
'"We didn't push the Russians to
intervene,' he told an interviewer in 1998,
'but we consciously increased the
probability that they would do so. This
secret operation was an excellent idea. Its
effect was to draw the Russians
into the Afghan trap. You want me to regret
that?' [said Brzezinski]
"The long-term effect of the American
intervention from cold-warrior
Brzezinski's perspective was 10 years later
to bring the Soviet Union to its
knees. But there were other effects, too.
"To keep the war going, the CIA, in cahoots
with Saudi Arabia and Pakistan's
military intelligence agency ISI
(Inter-Services Intelligence Directorate),
funneled millions and millions of dollars
to the Mujahedeen. It was the
remotest and the safest form of warfare:
the US (and Saudi Arabia) provided
funds, and America also a very limited
amount of training. They also provided
the Stinger missiles that ultimately
changed the face of the war.
"Pakistan's ISI did everything else:
training, equipping, motivating, and
advising. And they did the job with
panache: Pakistan's military ruler at the
time, General Zia ul Haq, who himself held
strong fundamentalist leanings,
threw himself into the task with a
passion." ('The Independent' (London) 17
September 2001. Our emphasis.)
Right up to the present, U.S. ally Saudi
Arabia has been perhaps the key
force in financing the Taliban. But the
U.S. itself has provided direct
support despite the Taliban's monstrous
record of humanitarian abuse:
"The Bush administration has not been
deterred. Last week it pledged another
$ 43 million in assistance to Afghanistan,
raising total aid this year to $
124 million and making the United States
the largest humanitarian donor to
the country." ('The Washington Post,' 25
May 2001)
Why have the US and its allies continued -
up to now - to fund the Taliban?
And why nevertheless is the US now moving
to attack its monstrous creation?
It is our conviction, and that of many
observers from the region in question,
that Washington ordered Saudi Arabia and
Pakistan to fund the Taliban so the
Taliban could do a job: consolidate control
over Afghanistan and from there
move to destabilize the former Soviet
Central Asian Republics on its borders.
But the Taliban has failed. It has not
defeated the Russian-backed Northern
Alliance. Instead of subverting Central
Asia in businesslike fashion, it has
indulged in blowing up statues of Buddha
and terrorizing people who deviate
from the Taliban's super-repressive
interpretation of Islam.
At the same time, Russia has also been
moving in the 'wrong' direction, from
Washington's perspective. The completely
controllable Yeltsin has been
replaced with President Putin, who
partially resists the U.S. - for example,
putting down the CIA-backed takeover of
Chechnya by Islamist terrorists
linked to Afghanistan. Further, China and
Russia have signed a mutual defense
pact. And despite immense European/U.S.
pressure, Russian President Putin
refused to condemn Belarussian President
Lukashenko who, like the jailed but
unbroken Yugoslav President Milosevic,
calls for standing up to NATO. (3a)
It is this unfavorable series of
developments that has caused Washington to
increase its reliance on its all-time
favorite tactic: extreme brinkmanship.
An early sign of this brinkmanship appeared
two weeks ago, just before the
Presidential elections in the former Soviet
Republic of Belarus. Belarus is
in the Baltic region near Lithuania and
Poland. Washington and the European
Union loathe Lukashenko because he has
refused to turn his small country over
to the International Monetary Fund and
dismantle all the social guarantees of
the Soviet era. Moreover he called for
defending Yugoslavia. He even wants
Belarus, Ukraine and Russia to reunite.
This desire to have former Soviet
Republics get back together puts him square
in the path of Washington's
policy, which is to break these Republics
up into even smaller pieces.
For months, Washington and the Europeans
have been meddling in the
Belarussian elections. Washington admits to
funding some 300
'Non-Governmental Organizations' in
Belarus. This in a country of some 10
million souls.
As if this wasn't sufficient, just before
the elections, U.S. Ambassador to
Belarus Michael Kozak issued a truly
startling statement:
"[Ambassador Kozak wrote to a British
newspaper that] America's 'objective
and to some degree methodology are the
same' in Belarus as in Nicaragua,
where the US backed the Contras against the
left-wing Sandinista Government
in a war that claimed at least 30,000
lives." ("The Times" (UK), 3 September
2001.) (4)
As you may recall, the Contras was a
terrorist outfit that Washington
financed during the 1980s to destroy the
Left-wing Nationalist Sandinista
government in Nicaragua. the Contras
specialized in raiding farming villages
where they slaughtered the inhabitants;
that when they were not smuggling
drugs. This all came out during the
Iran-Contra scandal.
Now Washington has cynically used the mass
slaughter at the World Trade
Center and the lesser attack on the
Pentagon to rally its NATO forces,
invoking Article Five of NATO's charter,
under which all members of NATO must
respond to an attack on any one. This has
the goal of a) putting together a
"peacekeeping force" for Afghanistan b)
launching air and possibly ground
attacks c) eliminating the obstinate and
incompetent leadership of the
Taliban and d) taking direct control
through the creation of a U.S.-dominated
NATO military occupation.
Some argue that NATO would be crazy to try
to pacify Afghanistan. They say
the British failed to do it in the 1800's,
and the Russians failed in the
1980's.
But Washington does not need or intend to
pacify Afghanistan. It needs a
military presence sufficient to organize
and direct indigenous forces to
penetrate the Central Asian republics and
instigate armed conflict.
Rather than trying to defeat the Taliban,
Washington will make the Taliban an
offer they cannot refuse: work with the
U.S.; get plenty of money and guns
plus a free hand to direct the drug trade,
just as the U.S. has permitted the
KLA to make a fortune from drugs in the
Balkans. (5)
Or oppose the U.S., and die.
In this way, Washington hopes to duplicate
what it did in Kosovo where NATO
took drug-dealing gangsters and violently
anti-Serbian secessionists and out
of that raw material fashioned the
terrorist Kosovo Liberation Army.
In this case the raw material would mainly
be members of the Taliban.
Reorganized and under strict direction,
reborn as Liberation Fighters, they
would be directed against the Central Asian
Republics of the former Soviet
Union. This would duplicate what NATO has
done in the Balkans. There it has
sent the KLA, beefed up by Islamist
reinforcements and 'advised' by U.S.
specialists, against neighboring Macedonia.
As the Central Asian Republics battle the
intruders, NATO could offer them
military assistance, thus penetrating the
region on both sides by means of a
conflict instigated by Washington. This
tactic of simultaneously attacking
and defending Central Asia - has been
employed to great effect against
Macedonia. The goal is to produce
decimated, NATO-dominated territories. No
more Uzbekistan, Turkmenistan and
Tajikistan. (6) Then on to Kazakhstan, and
then Russia.
This strategy cannot be sold to the
American people. We repeat: it cannot be
sold.
It is for that reason that the Bush
administration is using the tragic
nightmare of murder in New York, which
itself occurred under circumstances
suggesting the complicity of Washington's
covert forces, to create
international hysteria sufficient to drag
NATO into the strategic occupation
of Afghanistan and an intensified assault
on the former Soviet Union. (7)
Before anyone sighs with relief, thinking,
"Thank God this is all that's
happening," consider that apart form the
violation of national sovereignty
and many other very negative aspects of
Washington's plans, the attack on
Afghanistan brings NATO to Russia's Central
Asian doorstep. This is a
strategic escalation of conflict, moving us
all much closer - nobody knows
how much closer and nobody knows how fast
things will escalate - to worldwide
nuclear war.
Will Washington get away with it?
Washington, and the giant capitalists who
control it, obviously think Russia will let
itself be destroyed. But then, as
the Greeks say, "Pride is followed by
self-destruction."
The Russians are very deceptive. They try
to avoid a fight. But as Mr. Hitler
discovered, when they are pushed to the
wall, they fight with the ferocity of
lions. And they have tens of thousands of
nuclear weapons.
Thus Washington is playing with the
possibility of a war which would make the
horror that occurred last Tuesday at the
World Trade Center, or even the much
larger-scale horror of the U.S.
terror-bombing of Yugoslavia, look like
previews of hell. (8)
- Emperor's Clothes
***
Further Reading:
1) Like a man with a guilty conscience, the
U.S. government and its NATO
allies constantly denounce terror while
routinely employing it in
international affairs. See for example:
'WASHINGTON: PARENT OF THE TALIBAN AND
COLOMBIAN 'DEATH SQUADS' at
http://emperors-clothes.com/articles/jared/mis.htm
'WHAT NATO OCCUPATION WOULD MEAN FOR
MACEDONIANS'
First-hand report of the state of terror
instituted when NATO took over
Kosovo. Can be read at
http://www.emperors-clothes.com/misc/savethe-a.htm
''Five Years On & the Lies Continue.'
Discussion of the use by the
U.S.-sponsored Islamist regime in Sarajevo
of systematic terror against
Serbian villagers in Bosnia. Can be read at
http://emperors-clothes.com/articles/jared/texts.htm
'Meet Mr. Massacre' - Concerning U.S.
Balkans envoy William Walker's death
squad activities in Latin American. Can be
read at
http://www.emperors-clothes.com/analysis/meetmr.htm
2) 'Criminal Negligence or Treason' Can be
read at
http://emperors-clothes.com/articles/jared/treason.htm
3) 'Why is NATO Decimating the Balkans and
Trying to Force Milosevic to
Surrender?' by Jared Israel and Nico
Varkevisser. Can be read at
http://emperors-clothes.com/analysis/whyisn.htm
3A) 'What The Hague Tribunal [sic!]
Wouldn't Let Milosevic Say' This is the
statement which Milosevic tried to give. To
prevent it 'Judge' May cut off
his mike. It can be read at
http://www.icdsm.org/more/aug30.htm
4) 'Tough Measures Justified in Belarus' by
Jared Israel at
http://emperors-clothes.com/news/tough.htm
5) 'WASHINGTON: PARENT OF THE TALIBAN AND
COLOMBIAN DEATH SQUADS' by Jared
Israel. Can be read at
http://emperors-clothes.com/articles/jared/mis.htm#a
6) 'SORRY VIRGINIA BUT THEY ARE NATO
TROOPS, NOT 'REBELS' Can be read at
http://emperors-clothes.com/mac/times.htm
7) - Click here please.
8) 'Yugoslav Auto Workers Appealed to
NATO's Humanity...' Can be read at
http://www.emperors-clothes.com/misc/car.htm
9) Rick Rozoff takes a critical look at
Washington's response to Tuesday's
tragedies in 'Bush's Press Conference: Into
the Abyss' at
http://emperors-clothes.com/articles/rozoff/abyss.htm
10) While Washington points to Osama bin
Laden as "suspect # 1" in
yesterday's horrific violence, the truth is
not being told to the American
people: 'Washington Created Osama bin
Laden' by Jared Israel can be read at
http://emperors-clothes.com/articles/jared/sudan.html#w
11) If one looks carefully, one can find in
the Western media evidence that
bin Laden has been involved - on the
U.S.-backed side - in Kosovo, Bosnia and
now Macedonia. Can be read at
http://emperors-clothes.com/articles/jared/mis.htm
12) Bin Laden was propelled into power as
part of the U.S. drive to create an
Islamist terrorist movement to crush the
former Soviet Union. See, the truly
amazing account from the 'Washington Post,'
'Washington's Backing of Afghan
Terrorists: Deliberate Policy.' at
http://emperors-clothes.com/docs/anatomy.htm
13) Head of Russian Navy says official
scenario couldn't have happened. See
'Russian Navy Chief Says Official 9-11
Story Impossible' at
http://emperors-clothes.com/news/navy.htm
14) Emperor's Clothes has interviewed Rudi
Dekkers from the Huffman Aviation
facility, at which two of the hijack
suspects were students a year ago.
Though Mr. Dekkers' told the interviewer he
had received many calls, the
media has not published his comments. The
interview was taped and the text on
Emperor's Clothes is a verbatim transcript,
including the grammatical errors
common in daily speech. See "Interview With
Huffman Aviation Casts Doubt on
Official Story" at
http://emperors-clothes.com/interviews/dekkers.htm
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