Informazione

TANTO PER RINFRESCARE LA MEMORIA

A pagina 43 dell'opuscoletto "E' tempo di pace", edito a cura
del Consorzio Italiano di Solidarieta' (ICS), viene dato risalto
alla ex-opposizione "democratica" serba, oggi al governo della
Jugoslavia con un manipolo di personaggi filoamericani, monarchici
o bigotti. Nell'opuscolo, quell'area e' rappresentata: dal "Gruppo
17", composto dagli economisti e intellettuali di orientamento
liberista, organici a Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale;
dai cosiddetti "studenti" di Optor, animatori dell'assalto al Parlamento
di Belgrado e del rogo delle schede elettorali; nonche' dalla ben nota
radio B-92 (da non confondersi con i bombardieri statunitensi B-52,
quelli del napalm sui contadini vietnamiti), finanziata dalla
Fondazione Soros e dal National Endowment for Democracy, cioe' dalla
CIA.

(un ringraziamento ai compagni romagnoli per la segnalazione)

---

Questa lista e' curata da componenti del
Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia (CNJ).
I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente
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IL MINISTRO NELLA PATTUMIERA

Branislav Lecic, Ministro della Cultura dell'attuale governo
serbo/servo, al culmine della sua carriera di attore ha
trovato il ruolo che piu' gli si addice: fa la parte
dell'immondizia dentro ad un cassonetto. E questo non
solamente a dimostrare la sua bravura nella recitazione delle
piece piu' improbabili, ma anche a ribadire il suo odio cieco
verso gli avversari politici, ed il carattere meramente
retorico e propagandistico della nuova drammaturgia
serba/serva.
L'idea teatrale, prontamente recensita con lodi ed encomi
sperticati dal giornaletto antijugoslavo e guerrafondaio "La
Repubblica", supera per cattivo gusto persino l'opera di
Biljana Srbljanovic (della quale abbiamo gia' avuto occasione
di parlare, vedasi:
http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/877 ),
tutta ambientata in una latrina pubblica a rappresentare
metaforicamente l'habitat delle sinistre jugoslave. Dai cessi
ai cassonetti, la drammaturgia serba/serva sta facendo dunque
enormi passi indietro, con l'attivo appoggio dei finanziatori
e dei media occidentali.
Un plauso particolare va all'autore della recensione, tal Nico
Garrone, anch'egli improvvisato balcanologo come tutti i suoi
colleghi della grande stampa di servizio, che in realta' non
capisce un tubo di quello che succede fuori dai confini italiani:
lo dimostra egli stesso parlando del "governo Kostunica", che
non esiste, poiche' Kostunica non e' presidente del Consiglio,
bensi' capo dello Stato. Ma se l'ignoranza non e' indispensabile per
fare il giornalista su un quotidiano simile, essa e' comunque
un "optional" che facilita il lavoro.

Italo Slavo

---

Al festival di Bisceglie ha fatto la parodia di un sostenitore
dell'ex presidente jugoslavo.

Lecic, attore e responsabile della Cultura del governo
Kostunica

SUL PALCO IL MINISTRO SERBO DIVENTA UN FAN DI MILOSEVIC

Nico Garrone

BISCEGLIE - Tra i tanti spettacoli stranieri passati durante
questa estate sui palcoscenici dei nostri festival il piu'
curioso e' sicuramente "Il cassonetto a cinque stelle"
sbarcato da Belgrado nel porto pugliese di Bisceglie dove
e' in corso la XIV edizione del Festival Mediterraneo diretto
da Gino Locaputo, stratega di "gemellaggi" coraggiosi fra zone
di confine ad alta turbolenza [sic!]. Il lavoro, un atto unico
presentato dal gruppo serbo dello Zverdara Teater [sic!] intriga
non solo perche' e' stato scritto e allestito da Dusan
Kovacevic, sceneggiatore di film come "Underground" di Emir
Kusturica, o perche' mette alla berlina un derelitto fautore
di "Slobo" Milosevic [sic!] nel momento appena precedente la
sua caduta. Ma perche' a interpretare, con straordinaria
bravura, il personaggio di questo Professore abbandonato da
moglie e figli, finito a pontificare in attesa di prestigiose
nomine accademiche o politiche in un cassonetto dell'immondizia
da lui stesso accessoriato di ruote d'automobile e altri
comfort, e' Branislav Lecic, attuale Ministro della Cultura
serbo del governo di Kostunica [sic!].
Attore di teatro e cinema (ad esempio, in "Underground"
interpretava il ruolo di Moustafa'), eletto ministro senza
passare attraverso la trafila degli incarichi di partito
[sic!], Lecic, che in un incontro ha detto di voler
mantenere i suoi rapporti con il teatro ("anche per
riallacciare, come in questo caso, i legami del mio
paese con il resto del mondo"), da' corpo a un caricaturale
relitto del passato regime. Abiti stretti e scuciti,
baschetto, bastone un po' chapliniano, pomelli rossi
da clown, Branislav Lecic incarna, con esilarante
immedesimazione e incrollabile fiducia nella stella
prossima al collasso del suo idolatrato "Slobo" le
paranoie, i fantasmi e le cecita' di un popolo [sic!]
giunto al capolinea della storia e della ragione [sic!]
sullo sfondo di parole d'ordine contraddittorie e di
una vita ridotta all'espiazione di un "ergastolo senza
colpa" [sic!].

Tratto da "La Repubblica" di domenica 26 agosto 2001

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"Il Manifesto", 22 Agosto 2001

Macedonia, l'oleodotto va alla guerra

Bulgaria, Macedonia, Albania. Tra Mar Nero e
Adriatico, il famoso "corridoio 8", l'oleodotto
petrolifero che fa gola alle compagnie
americane. Che, alleate con la Gran Bretagna,
intendono escludere il resto dell'Europa dalla
joint venture che lo controller�. Anche a
costo - com'� gi� avvenuto nei Balcani, in Albania
- di guerre sanguinose. Ecco gli affari e gli
affaristi che covano sotto il conflitto
armato in Macedonia

MICHEL CHOSSUDOVSKY *

La guerra nascosta di Washington in Macedonia mira
a consolidare la sfera di influenza americana
nell'Europa sud-orientale. La posta in
gioco � il "corridoio" strategico per i trasporti,
le comunicazioni e gli oleodotti che attraversa
Bulgaria, Macedonia e Albania collegando
il Mar Nero alla costa adriatica. La Macedonia si
trova a uno snodo strategico di tale corridoio.

Al fine di proteggere queste rotte petrolifere,
l'obiettivo di Washington � installare un "patchwork
di protettorati" lungo i corridoi strategici nei
Balcani. La promessa della "Grande Albania" usata
da Washington per fomentare il nazionalismo albanese
fa parte della manovra militare e di intelligence.
Questa manovra, come ampiamente documentato,
consiste nel finanziare ed equipaggiare l'Esercito di
liberazione (Uck) - prima del Kosovo poi "nazionale"
- e tutte le sue propaggini, incaricato di portare
a termine offensive di destabilizzazione terroristica
in Macedonia.
Lo sviluppo della sfera di influenza americana
nell'Europa sud-orientale - complice la Gran Bretagna
- favorisce gli interessi dei giganti petroliferi tra
cui la BP-Amoco-ARCO, la Chevron e la Texaco.
"Proteggere" le rotte degli oleodotti e assicurarne
il controllo � fondamentale per il successo di queste
ventures multimiliardarie.

Un regime petrolifero internazionale di successo
� una combinazione di accordi economici, politici
e militari per sostenere la produzione
petrolifera e il trasporto ai mercati. (1. Robert
V. Baryiski, The Caspian Oil Regime: military
Dimensions, Caspian Crossroads Magazine,
Volume 1, No. 2, Primavera 1995).

Il consorzio anglo-americano che controlla il
progetto Ambo per un oleodotto trans-balcanico che
colleghi il porto bulgaro di Burgas a Valona, sulla
costa adriatica albanese, esclude in larga misura
la partecipazione del gigante petrolifero europeo
concorrente Total-Fina-Elf. (2. Il riferimento
all'Unione Europea in questo articolo va
interpretato come "l'Unione Europea meno la Gran
Bretagna"). In altre parole, il controllo strategico
Usa sul corridoio dell'oleodotto � finalizzato
a indebolire il ruolo dell'Unione Europea e a
tenere a distanza gli interessi commerciali europei
concorrenti.

Chi c'� dietro l'oleodotto

Il consorzio per l'oleodotto Ambo, con sede negli
Stati Uniti, � direttamente collegato alla sede
del potere politico e militare negli Stati
Uniti e alla societ� del vice presidente Dick
Cheney, Halliburton Energy. (3. Vedi Agenzia
telegrafica albanese, Tirana, 28 luglio 1998 e
Milsnews, Skopje, 23 gennaio 1997, disponibile
all'indirizzo
http://www.freerepublic.com/forum/a379fb721329c.htm)
In base allo studio di fattibilit� per l'oleodotto
trans-balcanico Ambo, condotto dalla societ�
internazionale di progettazione della Brown & Root
Ltd. (consociata britannica della Halliburton),
questo oleodotto... diventer� parte della
infrastruttura - comprendente autostrade, ferrovie,
gasdotti e linee di telecomunicazione a fibre
ottiche - del cruciale corridoio est-ovest. (4.
Milsnews, op. cit.)

Inoltre, completato lo studio di fattibilit� da
parte della Halliburton, un alto dirigente della
Halliburton � stato nominato "chief executive
officer" dell'Ambo. La Halliburton ha anche
ottenuto un contratto per rifornire le truppe
americane nei Balcani e costruire in Kosovo
"Bondsteel", che oggi costituisce "la pi� grande
base militare americana all'estero costruita dai
tempi del Vietnam". (5. Vedi l'incisiva analisi
di Karen Talbot: "Former Yogoslavia: The Name of
the Game is Oil", People's Weekly World, maggio
2001,
http://www.ecadre.net/pages/news/stories/990197752.shtml.
Vedi anche Marjorie Cohn, "Pacification for a
pipeline: explaining the US Military presence in
the Balkans, The Jurist, Legal Education Network,
giugno 2001, http://jurist.law.pitt.edu/forumnew22.htm).
Per inciso, la White and Case Llt - lo studio legale
di New York in cui il presidente William J. Clinton
� entrato quando ha lasciato la Casa Bianca - ha
anch'essa degli interessi nell'affare dell'oleodotto
Ambo.

Corridoi militarizzati

Il progetto per l'oleodotto trans-balcanico Ambo
andrebbe a collegarsi agli oleodotti tra il Mar
Nero e il bacino del Mar Caspio, che si trova al
centro delle pi� grandi riserve petrolifere
inesplorate del mondo. (Vedi la mappa:
http://www.bsrec.bg/taskforce/SYNERGY/oilprojects2.html).
La militarizzazione di questi vari corridoi
costituisce parte integrante del disegno di Washington.

La politica Usa di "proteggere le rotte degli
oleodotti" provenienti dal bacino del Mar Caspio
(e che attraversano i Balcani) era stata
espressa dal Segretario all'Energia di Clinton,
Bill Richardson, appena pochi mesi prima dei
bombardamenti sulla Jugoslavia del 1999:

"Qui si tratta della sicurezza energetica
dell'America... Si tratta anche di prevenire
incursioni strategiche da parte di coloro che
non condividono i nostri valori. Stiamo cercando
di spostare questi paesi, da poco indipendenti,
verso l'occidente... Vorremmo vederli fare
affidamento sugli interessi commerciali e politici
occidentali, piuttosto che prendere un'altra
strada. Nella regione del Mar Caspio
abbiamo fatto un investimento politico
consistente, ed � molto importante per noi
che la mappa degli oleodotti e la politica abbiano
esito positivo". (6. George Monbiot, "A Discreet
Deal in the Pipeline", The Guardian, 15 febbraio
2001).

I giganti petroliferi anglo-americani, tra cui
BP-Amoco-Arco, Texaco e Chevron - sostenuti dalla
potenza militare statunitense - sono in
competizione con il gigante petrolifero europeo
Total-Fina-Elf (associati con l'italiana Eni),
che � un importante attore nei ricchi giacimenti
di Kashagan nella regione del Caspio nord-orientale
in Kazakistan. Gli interessi in gioco sono
grandi: i giacimenti di Kashagan sarebbero "cos�
grandi da superare perfino le dimensioni delle
riserve petrolifere del Mare del Nord". (7.
Richard Giragosian, "Massive Kashagan Oil Strike
Renews Geopolitical Offensive In Caspian", The
Analyst, Central Asia-Caucasus Institute, Johns
Hopkins University-Paul H. Nitze School of Advanced
International Studies, 7 giugno 2000,
http://www.soros.org/caucasus/0059.html).
Il concorrente consorzio dell'Unione Europea,
comunque, non controlla in modo significativo le
principali rotte degli oleodotti dal
bacino del Mar Caspio fino in Europa occidentale
(attraverso il Mar Nero e i Balcani). I pi�
importanti progetti di oleodotti - compreso
il progetto Ambo e il progetto Baku-Cehyan
che attraverserebbe la Turchia fino al Mediterraneo
- sono ampiamente in mano ai loro rivali anglo-
americani, che fanno fortemente affidamento sulla
presenza politica e militare Usa nel bacino del
Caspio e nei Balcani.

Il disegno di Washington � riuscire a distanziare
tutti e tre i paesi Ambo - ossia Bulgaria, Macedonia
e Albania - dall'influenza euro-tedesca attraverso
l'installazione di protettorati Usa creati a bella
posta. In altre parole, la militarizzazione e il
controllo geopolitico da parte degli Usa
sull'oleodotto che dovrebbe collegare Burgas in
Bulgaria al porto adriatico di Valona in Albania
mirano a minare l'influenza dell'Unione Europea
e a indebolire gli interessi petroliferi contrapposti
di Francia, Belgio e Italia.

Negoziazioni concernenti l'oleodotto Ambo hanno
ricevuto l'appoggio di funzionari governativi
americani attraverso la South Balkan
Development Initiative (Sbdi) della Trade and
Development Agency (Tda). La South Balkan
Development Initiative � "finalizzata ad
aiutare Albania, Bulgaria e Macedonia a sviluppare
e integrare ulteriormente la loro infrastruttura
di trasposti lungo il corridoio est-ovest che
le connette". (8. Vedi la Trade and Development
Agency (Tda) per regione all'indirizzo
http://www.tda.gov/region/sbdi.html).

La Trade and Development Agency esprime l'esigenza
che i tre paesi "utilizzino sinergie regionali per
ottenere nuovo capitale pubblico e privato [dalle
compagnie statunitensi] sottolineando allo stesso
tempo il ruolo del governo Usa "per avere
implementato l'iniziativa".
Per quanto riguarda l'oleodotto Ambo, apparirebbe
che l'Ue sia stata ampiamente esclusa dalla
programmazione e dalle negoziazioni. Con
i governi di Albania, Bulgaria e Macedonia
sono stati gi� firmati "Memorandum d'intesa"
che spogliano quei paesi della sovranit�
nazionale sui corridoi dell'oleodotto e dei
trasporti fornendo "diritti esclusivi" al
consorzio anglo-americano:

"...Il memorandum afferma che l'Ambo sar� il
solo soggetto autorizzato a costruire il
programmato oleodotto Burgas-Valona. Pi�
specificatamente, esso conferisce all'Ambo il
diritto esclusivo di negoziare con gli investitori
e i creditori del progetto. Esso impegna
inoltre [i governi di Bulgaria, Macedonia e
Albania] a non svelare certe informazioni
confidenziali sul progetto dell'oleodotto". (9.
Alexander, Gas and Oil Connections,
http://wwwgasandoil.com/goc/news/nte04224.htm,
ottobre 2000)

Il corridoio est-ovest 8

Il progetto per l'oleodotto Ambo � collegato
a un altro progetto strategico denominato
"Corridoio 8", inizialmente proposto
dall'amministrazione Clinton nel contesto
del "Patto di stabilit� nei Balcani". Di
importanza strategica sia per gli Usa che
per l'Unione Europea, il "Corridoio 8" include
infrastrutture autostradali, ferroviarie, per
l'elettricit� e le telecomunicazioni. Dal
canto loro, le infrastrutture esistenti in
questi settori sono candidate alla deregulation
e alla privatizzazione (a prezzi stracciati)
sotto la supervisione del Fondo monetario
internazionale-Banca mondiale.

Anche se approvato a occhi chiusi dai ministri
dei trasporti dell'Unione europea come parte
del processo dell'integrazione economica
europea, gli studi di fattibilit� del "Corridoio
8" sono stati condotti dalle compagnie Usa
finanziate direttamente dalla Trade and
Development Agency. In altre parole, Washington
sembra aver preparato il terreno per prendere
il sopravvento nell'infrastruttura dei
trasporti e delle telecomunicazioni di questi
paesi. Le corporation americane - tra cui
Bechtel, Enron e General Electric (con il sostegno
finanziario del governo Usa) - fanno concorrenza
alle compagnie dell'Unione europea.

Il disegno di Washington � di aprire l'intero
corridoio alle multinazionali americane in una
regione situata nel "cortile dietro casa", in
termini economici, dell'Unione Europea, in cui
il potere del marco tedesco tende a dominare
su quello del dollaro Usa.

L'allargamento dell'Ue

All'inizio del 2000, la Commissione Europea ha
avviato con la Macedonia, la Bulgaria e l'Albania
le negoziazioni sull'ingresso nell'Eu.
E nell'aprile 2001, nel pieno degli assalti
terroristici, la Macedonia � diventata il
primo paese nei Balcani a firmare un cosiddetto
"accordo di stabilizzazione e associazione" che
costituisce un passo importante verso la piena
appartenenza all'Ue. L'accordo fornisce la base
per la "liberalizzazione del commercio, la
cooperazione politica, la riforma economica e
istituzionale e il recepimento della legislazione
Ue". In base all'"accordo di stabilizzazione e
associazione", la Macedonia sarebbe (di fatto)
integrata nel sistema monetario europeo, con
libero accesso al mercato dell'Unione europea.
(10. In base alle cosiddette "asymmetric trade
preferences" con l'Ue).

Gli attentati terroristici hanno coinciso
cronologicamente con il processo di "allargamento
dell'Ue", acquistando impeto appena poche
settimane prima della firma dello storico
"accordo di associazione" con la Macedonia. Come
ampiamente documentato, gli Usa hanno
consiglieri militari che lavorano con i terroristi.
Una mera coincidenza?

Inoltre Robert Frowick, "un ex diplomatico Usa",
� stato nominato capo della missione Osce in
Macedonia a met� marzo, anche in questo
caso appena poche settimane prima della firma
dell'"accordo di associazione". In stretto
collegamento con Washington e l'ambasciata Usa
a Skopje, Frowick ha avviato un "dialogo" con il
leader ribelle dell'Uck in Macedonia, Ali Ahmeti.
Egli ha anche fatto da mediatore a un
accordo fra Ahmeti e i leader dei partiti
albanesi, che fanno parte della coalizione di
governo.

Questo accordo negoziato da Frowick ha ampiamente
contribuito a destabilizzare le istituzioni
politiche, mettendo allo stesso tempo a
repentaglio il processo di allargamento dell'Ue.
(11. Per ulteriori dettagli sul ruolo di Robert
Frowick, vedi Michel Chossudovsky, Macedonia:
Washington's Military-Intelligence Ploy, giugno
2001). Inoltre il deteriorarsi della situazione
di sicurezza in Macedonia ha fornito un pretesto
per l'accresciuta interferenza politica,
"umanitaria" e militare da parte degli Usa,
contribuendo allo stesso tempo a indebolire i
legami economici e politici di Skopje con la
Germania e la Ue. Sotto questo aspetto, una delle
"condizioni vincolanti" dell'"accordo di
associazione" � che la Macedonia si conformi
agli "standard dell'Ue sulla democrazia".
(12. Vedi Afp, 10 aprile 2001).
Non c'� bisogno di dire che, senza un "governo
funzionante" in Macedonia, il processo di
associazione all'Ue e a Bruxelles non pu�
procedere.

I governi fantoccio installati a Tirana, Skopje
e Sofia, mentre rispondono largamente ai diktat
americani, vengono attualmente sospinti in
direzione dell'Ue. L'intento ultimo di Washington
� di tenere a freno il "Lebensraum" ("spazio
vitale", ndt) della Germania nell'Europa
sudorientale. Mentre, a parole, si dichiarano
favorevoli all'"allargamento dell'Ue", gli Usa
favoriscono in modo consistente
l'"allargamento della Nato" come mezzo per
perseguire i loro interessi strategici nell'Europa
orientale e nei Balcani, mentre la Germania
e la Francia si sono opposte ad esso.

Mentre il tono della diplomazia internazionale
rimane gentile ed educato, la politica estera
americana sotto l'amministrazione Bush �
diventata chiaramente "anti-europea". Secondo
un osservatore: Nel cuore del team Bush, Colin
Powell � (considerato) l'amico degli
europei, mentre gli altri ministri e consiglieri
sono considerati arroganti, duri e riluttanti
ad ascoltare gli europei o a dare loro un posto".
(13. Secondo Pascal Boniface, direttore
dell'Istituto per le relazioni internazionali
e strategiche di Parigi, Upi, 11 aprile 2001).

* docente di economia, Universit� di Ottawa.
Traduzione di Marina Impallomeni (1. continua)


"Il Manifesto" del 24 Agosto 2001

Oro giallo e nero nell'oleodotto

Le nuove alleanze mondiali attraversano il
conflitto nei Balcani e lo fomentano. Insieme al
famigerato "Corridoio 8", che consentirebbe il
passaggio del mega oleodotto tra Mar Nero e
Adriatico

MICHEL CHOSSUDOVSKY *

Come ampiamente documentato, c'� la Cia dietro
i ribelli dell'Uck che stanno conducendo gli
assalti terroristici contro le forze di
sicurezza macedoni. Mentre l'omologo tedesco
della Cia - il Bundes Nachrichten Dienst (Bnd) -
ha collaborato con la Cia nel sorvegliare
e finanziare il Kla prima della guerra del 1999,
sviluppi recenti suggeriscono che il Bundes
Nachrichten Dienst non � coinvolto nella
manovra militare e di intelligence di Washington
in Macedonia. (14. Per ulteriori dettagli
sull'appoggio da parte della Cia-Bnd all'Uck
vedi Michael Chossudovsky, "Kosovo Freedom
Fighters Financed by Organised Crime", Covert
Action Quarterly, autunno 1999,
disponibile anche all'indirizzo
http://www.heise.de/tp/english/inhalt/co/2743/1.html).

Appena poche settimane prima della firma
dell'"accordo di associazione" con l'Unione
Europea (met� marzo 2001), le truppe tedesche di
stanza in Macedonia nella regione di Tetovo
sono state "accidentalmente" bersagliate dall'Uck.
Mentre i media occidentali, echeggiando in
coro le dichiarazioni ufficiali, sostengono che
le truppe tedesche sono state "prese nel fuoco
incrociato", resoconti provenienti da Tetovo
suggeriscono che il bombardamento da parte
dell'Uck "� stato deliberato". In ogni caso,
l'incidente non sarebbe accaduto se il Bnd tedesco
avesse lavorato con l'esercito ribelle: "Fino a
600 militari tedeschi sono stati costretti a
lasciare Tetovo durante la notte dopo che la loro
caserma... era stata colpita dal fuoco
incrociato... Erano armati in modo troppo leggero
per difendersi dagli albanesi. I tedeschi
rimpiazzeranno i militari in partenza con una
squadra di tank Leopard [appartenente alla
divisione panzer-artiglieria-batteria di stanza
nel Nordrein-Westphalen]. ... La nuova potenza
di fuoco (tedesca) pu� essere usata per fare
fuori le postazioni albanesi che ora si trovano
intorno a Tetevo..." (15. Tom Walker, "Nato
Troops caught in a Balkan Ulster", Sunday Times,
Londra, 18 marzo 2001).

Per una amara ironia, due dei comandanti
responsabili degli attacchi terroristici nella
regione di Tetovo erano stati addestrati dalle
forze speciali britanniche: "Tra l'imbarazzo
della Kfor, � emerso che due dei comandanti di
stanza in Kosovo che guidavano l'offensiva albanese
(nella regione di Tetovo) erano stati addestrati
da ex ufficiali del reggimento paracadutisti e
della Sas britannici nei giorni in cui la Nato
era pi� a suo agio con il nascente Uck. Un ex
membro di una unit� europea di forze speciali,
che accompagnava l'Uck durante il conflitto in
Kosovo, ha riferito che un comandante col nome
di battaglia di Bilal organizzava il flusso di
armi e uomini verso la Macedonia e che il
comandante dell'Uck, il veterano Adem Bajrami,
aiutava a coordinare l'assalto su Tetovo.
Entrambi erano stati preparati dai soldati
britannici nei campi di addestramento segreti
che operavano sopra Bajram Curri, nel nord
dell'Albania, durante il 1998 e il 1999" (16.
ancora Tom Walker, "Nato Troops caught in a
Balkan Ulster").

Strane coincidenze

Questi stessi britannici hanno addestrato i
comandanti ribelli a vedere la Germania come
il "nemico" perch� le truppe della Bundeswehr
stanziate in Macedonia e Kosovo - piuttosto che
fornire "protezione" ai "combattenti per la
libert�" dell'Uck allo stesso modo delle loro
controparti Kfor britanniche e americane -
detengono frequentemente "sospetti terroristi"
al confine: "Un portavoce dell'Esercito di
liberazione nazionale albanese a Pristina ha
messo in guardia la Bundeswehr che il suo
coinvolgimento avrebbe costituito "una
dichiarazione di guerra da parte della Repubblica
Federale di Germania"". [17. ancora Tom Walker,
"Nato Troops caught in a Balkan Ulster").
In risposta alle minacce dell'Uck, la Bundeswehr
ha inviato le sue Forze Speciali, i
Fallschirmj�ger (paracadutisti) a lavorare con
la sua squadra panzer-artiglieria-batteria.
(18. Vedi "Deutsche Fallschirmj�ger nach Tetovo",
Spiegel Online, 24 marzo 2001. Vedi anche
"Bundeswehr verlegt Soldaten ins Kosovo", Spiegel
Online, 23 marzo 2001).
Il ministro della difesa tedesco Rudolf Scharping
ha confermato che era "pronto a inviare pi� tank
e uomini per sostenere le forze della
Bundeswehr". (19. Deutsche Press Agentur, 19 marzo
2001). Tuttavia, recentemente, Berlino ha deciso
di ritirare la maggior parte delle sue truppe
dalla regione di Tetovo senza sfidare in alcun
modo la manovra militare e di intelligence
americana in sostegno dei ribelli dell'Uck.
Alcune di queste truppe tedesche sono attualmente
stanziate sul lato kosovaro del confine.

La Germania in Macedonia

Mentre l'Esercito di liberazione nazionale ha
ricevuto una fornitura di armi nuove e avanzate
"made in America", la Germania (a met� giugno) ha
donato alle forze di sicurezza macedoni tutti i
veicoli di terra nonch� armi "per sofisticati
tracciati a raggi infrarossi nel campo
di battaglia". Secondo un resoconto proveniente
dalla Macedonia, il piccolo contingente di truppe
tedesche che ancora resta nella regione di
Tetovo "ha sub�to pesanti attacchi dai terroristi
che li bersagliavano con i mortai dai monti
sopra Tetovo. Questa � probabilmente la
risposta alla donazione, avvenuta il 14 giugno
2001, al nostro esercito fatta dal governo
tedesco" (20. Informazione trasmessa all'autore
da Skopje, giugno 2001).

Mentre le divisioni fra gli "alleati Nato" non
vengono mai rese pubbliche, il ministro degli
esteri tedesco Joschka Fisher - in una
dichiarazione dai toni decisi al Bundestag
diretta contro "gli estremisti albanesi in
Macedonia" - ha auspicato un "accordo a lungo
termine, finalizzato ad avvicinare l'intera
regione all'Europa" (cio� a liberarla dalle
violazioni degli Usa). La posizione tedesca �
fortemente in contrasto con quella degli Stati
Uniti. Che invece richiedono che il governo di
Skopje garantisca l'amnistia ai terroristi,
modifichi la costituzione del paese e incorpori
i ribelli dell'Uck nella vita politica civile:
"Il patto avrebbe previsto che i ribelli
smettessero di combattere in cambio di garanzie
sull'amnistia. I ribelli avrebbero anche avuto il
diritto di porre il veto su future decisioni
politiche riguardanti i diritti dei cittadini di
etnia albanese. L'accordo sarebbe stato mediato
da Robert Frowick, un ex diplomatico americano,
che in quel momento prestava servizio come
rappresentante dei Balcani per l'Organizzazione
per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa".
(21. Facts on File, World News Digest, 30 maggio 2001).

L'asse anglo americano

Lo scontro fra Germania e America nei Balcani
� parte di un processo molto pi� ampio che tocca
il cuore del complesso militare-industriale
occidentale e dell'establishment difensivo.

Dall'inizio degli anni '90, gli Usa e la Germania
hanno agito uniti in quanto partner della Nato nei
Balcani, coordinando le loro rispettive iniziative
militari, di intelligence e di politica estera. Pur
mantenendo nelle loro dichiarazioni pubbliche un
sembiante di unit� politica, serie divisioni sono
cominciate a emergere dopo gli accordi di Dayton
(1995), quando le banche tedesche si sono date da
fare per imporre il marco tedesco e prendere il
controllo del sistema monetario degli stati eredi
della Jugoslavia.

Inoltre, dopo la guerra in Jugoslavia del 1999, gli
Usa hanno rafforzato i loro legami strategici,
militari e di intelligence con la Gran Bretagna,
mentre quest'ultima ha tranciato molti dei suoi
legami (particolarmente nell'area della produzione
aerospaziale e della difesa) con la Germania e la
Francia.

L'ex segretario alla Difesa americano William
Cohen e il suo omologo britannico, Geoff Hoon,
hanno firmato una "Dichiarazione di princ�pi per
l'equipaggiamento difensivo e la cooperazione
industriale" lanciata all'inizio del 2000. (22.
Reuters, 5 febbraio 2000).
L'obiettivo di Washington era incoraggiare la
formazione di un "ponte transatlantico attraverso
cui il Dipartimento della difesa americano
potesse portare in Europa la sua politica di
globalizzazione". (23. L'accordo � stato firmato
- secondo un funzionario del Pentagono citato
in Muradian - poco dopo la creazione di British
Aerospace Systems, risultata dalla fusione di Bae,
British Aerospace, con Gec Marconi.
British Aerospace era gi� saldamente alleata ai
maggiori produttori del settore della difesa in
America, Lockheed Martin e Boeing. Per
ulteriori dettaglia vedi Vago Muradian, "Pentagon
Sees Bridge to Europe", Defense Daily, volume
204, n. 40, 1 dicembre 1999).

Armi, oro nero, conflitti armati

L'industria difensiva americana - che ora include
British Aerospace Systems - � in competizione con
il consorzio difensivo franco-tedesco Eads, un
conglomerato composto da France's Aerospatiale
Matra, Deutsche Aerospace (che fa parte del potente
gruppo Daimler), e la spagnola Casa. In altre
parole, nel complesso militare-industriale
occidentale � avvenuta una grossa frattura, con
Usa e Gran Bretagna da una parte e Germania e Francia
dall'altra.

Petrolio, armi e l'alleanza militare occidentale
sono processi intimamente correlati. Washington
mira ad assicurarsi, alla fine, il dominio
del complesso militare-industriale in alleanza
con i giganti petroliferi anglo-americani e i
maggiori produttori di armi britannici. Come
� evidente, questi sviluppi hanno anche una
relazione con il controllo sui corridoi strategici
di oleodotti, trasporti e comunicazioni nei
Balcani, nell'Europa orientale e nell'ex Unione
Sovietica.

A sua volta, questo asse anglo-americano �
accompagnato anche da una maggiore cooperazione
tra la Cia e l'Mi5 britannico nella sfera
dell'intelligence e delle operazioni coperte, come
evidenziato dal ruolo svolto dalle Forze Speciali
britanniche Sas nell'addestramento dei
ribelli dell'Uck.

Il nuovo ordine mondiale

"Protezione" degli oleodotti, attivit� coperte
e riciclaggio dei soldi provenienti dal narcotraffico
in sostegno di insurrezioni armate,
militarizzazione di corridoi strategici,
approvvigionamento di armi ai paesi della
"Partnership for Peace" sono tutti elementi integranti
dell'asse anglo-americano e del suo tentativo
di dominare le rotte degli oleodotti e dei gasdotti
e i corridoi dei trasporti che dal bacino del
Mar Caspio e dal Mar Nero attraversano i Balcani.

Pi� in generale, quanto sta accadendo nell'ampia
regione che collega l'Europa orientale e i Balcani
alle ex repubbliche sovietiche � un
instancabile tentativo di controllare le economie
nazionali mediante conglomerati d'affari. E dietro
questo processo c'� il tentativo da parte
dell'establishment finanziario di Wall Street -
d'intesa con i giganti petroliferi e della difesa
- di destabilizzare e screditare il marco tedesco
(e l'Euro) con l'intenzione di imporre il dollaro
Usa come unica valuta per la regione.

Controllare la "creazione di denaro" - imponendo
il potere del Federal Reserve system americano
in tutto il mondo - � diventato un obiettivo
centrale dell'espansionismo americano. Sotto
questo aspetto, la manovra militare e di
intelligence di Washington non consiste
solo nel minare "l'allargamento dell'Ue", ma �
anche tesa a indebolire e spiazzare il dominio
delle pi� grandi istituzioni bancarie tedesche
(come Deutsche Bank, Commerbank e WestDeutsche
Landesbank) nei Balcani.

In altre parole, il Nuovo ordine mondiale � segnato
dallo scontro fra Europa e America per il
"controllo coloniale" sulle valute nazionali.
E questo conflitto tra "blocchi capitalistici in
competizione" diventer� ancora pi� acuto quando
molte centinaia di milioni di persone,
dall'Europa orientale e i Balcani all'Asia centrale,
cominceranno a usare l'Euro come loro valuta
nazionale "di fatto" il 1 gennaio 2002.

* docente di economia, Universit� di Ottawa.
Traduzione di Marina Impallomeni (2. fine)
(La prima parte dell'articolo � stata pubblicata
mercoled� 22 agosto)

-

Rigraziamo Olga per la segnalazione!

---

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ULTERIORI PROVE DEL FATTO CHE DIETRO GLI
ATTACCHI TERRORISTICI IN MACEDONIA SI NASCONDE LA NATO

> http://www.mediamonitors.net/gowans23.html

Media Monitors
August 23, 2001

More signs NATO is behind ethnic Albanian attacks on
Macedonia

by Stephen Gowans
A Canadian journalist has evidence that NATO is arming
and equipping the ethnic Albanian guerillas who have
waged a five-month long insurgency against the
Macedonian government in Skopje.
Scott Taylor, editor of Espirit de Corps magazine,
says that on a visit to guerilla bunkers overlooking
the besieged Macedonian city of Tetovo he was welcomed
with shouts of, "God bless America and Canada too for
all they have provided to us." Canada is a member of
the US-led NATO coalition.
Taylor says guerrilla commanders showed off their
arsenal, which included side arms, sniper rifles and
grenade launchers, all marked "Made in the USA." Says
Taylor, one commander remarked that, "thanks to Uncle
Sam, the Macedonians are no match for us."
Taylor isn't the first to charge that Washington is
aiding the guerillas. The Macedonian government
alleged that US helicopters were delivering supplies
to guerillas in the mountains above Tetovo. US
officials don't deny that airdrops were made, but say
helicopters were transporting vital humanitarian aid.
But Taylor says the local guerilla commander told him
that the helicopters were delivering heavy mortars and
ammunition. The guerillas have bombarded Tetovo with
artillery.
Taylor says ethnic Albanian villagers cheer at the
sight of US helicopters, while guerillas at brigade
headquarters wear Nike-style T-shirts bearing the
phrase, "NATO Air - Just do it!" Meanwhile, one
Macedonian police officer lamented to Taylor that "if
NATO hadn't been arming and equipping the (KLA) in
Kosovo there would be no need for them to disarm these
guerillas now."
This isn't the first time complaints about the US and
NATO arming ethnic Albanian guerillas have been made.
In March, a European K-For battalion commander told
the London Observer that, "the CIA has been allowed to
run riot in Kosovo with a private army designed to
overthrow Slobodan Milosevic...Most of last year,
there was a growing frustration with US support for
the radical Albanians." And in January the BBC
reported that Western forces were training guerillas,
then opening a new front in southern Serbia and
Macedonia.
In June, when Macedonian forces were closing in on
guerillas in the town of Aracinovo, NATO intervened,
transporting ethnic Albanian rebels out of the
besieged town in air-conditioned busses. According to
the German newspaper Hamburger Abendblatt, 17 US
advisors, belonging to an American mercenary firm
involved in other Balkan conflicts, were among the
guerillas. And the newspaper pointed out that 70
percent of the equipment carried away by the guerillas
was US made.
Days earlier, a American diplomat was slightly wounded
by Macedonian gunfire as he emerged from the woods
(around Aracinovo) with two other Americans,"
according to the International Herald Tribune. The
diplomats were emerging from rebel-held territory.
Two months ago, the London Sunday Times reported that
at least 800 ethnic Albanian guerillas fighting in
Macedonia are members of the Kosovo Protection Corps,
a paramilitary police unit created by the UN from the
KLA. The Times says, "Hundreds of KPC reservists were
called up by their Albanian commander Agim Ceku, in
March. They subsequently disappeared to former KLA
training camps in Albania and are now re-emerging in
Macedonia."
Ceku, one of the top leaders of the KLA, along with
Hacim Thaci, was artillery chief of the Croatian army
when it launched a war in the Krajina region of
Croatia, which led to 250,000 Serbs being driven from
their homes. Under the KPC, 250,000 Serbs, and another
100,000 Roma, Gorani, Turks and Jews have been driven
from Kosovo. Now, the KLA offshoot in Macedonia, the
NLA, seems intent on ethnically cleansing the largely
Albanian Tetovo region. Over 120,000 Macedonians have
fled or have been driven from their Tetovo area homes
by guerillas. Ilir Hoxha, a 25-year old ethnic
Albanian said, "Let them leave. They should never
return. Tetovo is Albanian and it will remain
Albanian."
For years, many Albanians have dreamed of resurrecting
the greater Albania established under the Italian
fascists, and then under the Nazis. It incorporated
parts of Macedonia and Greece, southern Serbia, and
Kosovo into Albania proper. Some reports say an ethnic
Albanian Liberation Army of Chameria will open a new
front in Greece soon.
Skopje has been hampered in its response to the
guerillas. NATO and the EU have warned Macedonia not
to crack down on the guerillas, and Ukraine, which was
providing equipment to the under-equipped Macedonian
army, was warned to stop shipments of materiel.
Meanwhile, press reports in the West describe NATO and
EU diplomatic efforts as aimed at preventing a civil
war, though the intention appears to be to prevent a
strong Macedonian response.
The guerillas say they're fighting to win language
rights, but critics point out that an armed attack is
highly disproportional to the NLA's stated aims.
Moreover, the fact that the guerillas have been
recruited from Kosovo, pass freely over a
Kosovo-Macedonia border presumably patrolled by NATO
K-For forces, and have driven non-Albanians from their
homes in an apparent effort to ethnically cleanse the
Tetovo region, points to the pursuit of other goals,
fully backed by NATO.
Taylor, who served in the Canadian Armed Forces, says
NATO's support of the guerillas is so blatant "it is
little wonder that the Macedonian majority have staged
violent anti-NATO riots."

Mr. Steve Gowans is a writer and political activist
who lives in Ottawa, Canada.

---

NUOVI LEADER ATLANTICI:
RITRATTO DEL TERRORISTA PAN-ALBANESE ALI AHMETI

> http://www.ekathimerini.com/news/content.asp?aid=96757

On the road to power
Ali Ahmeti, Albanian rebel leader in FYROM, cannot be
ignored

By Stavros Tzimas

Kathimerini
August 23, 2001

Ali Ahmeti has been denounced as a criminal by the
FYROM government. Hardline Interior Minister Ljube
Boshkovski wants Ahmeti arrested and then brought
before what he calls "independent Macedonian courts."

But this has not prevented the hunted political leader
of the Albanian rebels from traveling unhindered from
Kosovo to the village of Sivkovica, north of Tetovo,
for an interview. He went through the Slav-Macedonian
checkpoints, and in a state-owned vehicle his fellow
Albanians had put at his disposal. The armed Albanian
rebel movement he represents has become a powerful
political force which is soon expected to demand legal
participation in the political life of FYROM and
possibly form a party.

In the future the rebels, in or out of uniform, will
be the ones to make decisions about developments on
behalf of the ethnic Albanians, whose traditional
leadership is on the brink of political disappearance.
The Albanians of Tetovo and the other western regions
of FYROM are on the side of the rebels who have become
heroes in their eyes.

A Western diplomat who recently visited the so-called
liberated zones told Kathimerini that the young boys
and girls there wear ribbons bearing the initials of
the National Liberation Army (NLA), and that the walls
in all the villages are covered with slogans
supporting the NLA.

Arben Xhaferi and Imer Imeri have signed an agreement
in which the Albanians have registered their historic
claims, but in fact it is Ali Ahmeti and his armed men
who have dictated the stance of the leaders of the two
legal political parties. Without the consent of the
rebels, no agreement would have been signed, nor
indeed could the peace process have made any progress.

Now that their armed struggle has succeeded, Ali
Ahmeti and the other rebel commanders will want to
make political capital from their military action, as
did Hakim Thaci and the other captains in Kosovo. The
amnesty granted by President Boris Trajkovski allows
the rebels to participate unimpeded in society, and
this will happen, says their leader, after they have
attended social reintegration seminars.

Ali Ahmeti is waiting it out at Prizren in Kosovo,
directing political developments from there. His
triumphant appearance in Tetovo is considered only a
matter of time. Similarly, as the new situation
demands, it won't be long until he is no longer
branded a war criminal and common murderer.

---

LA RUSSIA CONTRARIA ALLE OPERAZIONI DELLA NATO IN MACEDONIA

> http://timesofindia.indiatimes.com/articleshow.asp?art_id=800265427

THURSDAY, AUGUST 23, 2001
THE TIMES OF INDIA

Russia warns against NATO operation in Macedonia

MOSCOW (AFP): Russia issued a thinly veiled warning on
Wednesday that a NATO operation to collect arms from
ethnic Albanian rebels in the former Yugoslav republic
of Macedonia could act as an incitement to armed
actions by Albanian extremists.

The alliance has "undoubtedly assumed a great
responsibility for what is happening in Macedonia and
for the perspectives of ending the crisis" there, the
foreign ministry said in a statement, referring to
recent incidents involving Albanian rebels.

Citing the destruction Monday of a 14th-century
Orthodox church at Lesok, the ministry said that
international actions such as the Essential Harvest
arms collection operation "must not appear as an
encouragement of extremism and a de facto
legitimisation of separatism."

Peace and stability "can only be achieved by means of
strengthening a multi-ethnic democratic society in a
united and sovereign Macedonia," the statement said.

Russia has expressed serious reservations about the
NATO operation, describing it as a palliative move
unlikely to resolve the crisis in the region.

Russian troops would not take part in the NATO
operation, as it had not been approved by the UN
Security Council, defense ministry officials said as
quoted by the RIA-Novosti news agency.

"NATO and the US leaders will bear full responsibility
for the negative consequences NATO's military
intervention in Macedonia may have," the officials
said.

---

LA DESTABILIZZAZIONE DELLA FYROM E' PREPARATA IN KOSOVO

Macedonian Sources Say Albanian Rebels Regroup in
Kosovo

SKOPJE, Aug 20, 2001 -- (dpa) Macedonian army sources
were reported Monday as saying that 700 Albanian
rebels were poised in Kosovo to enter Macedonia.

In addition, some 2,000 Albanian troops could join
them at "any time", the newspaper Dnevnik quoted the
sources as saying.

Albanian rebels were regrouping near the village of
Radusha, on Kosovo side of the Macedonian-Yugoslav
border, the report said. The watchtower in the village
was "in the hands" of the rebels.

"No one from KFOR (Kosovo peacekeeping) units does
anything to stop rebels from entering in the village
of Radusha from the Kosovo side. The Polish soldiers
from KFOR sit like on picnic", army sources were
quoted as saying.

The paper also said Macedonian soldiers in the border
area were angered by the failure of the Macedonian
command to send any reinforcements for a week.

The situation in the crisis areas in Macedonia was
calm on Monday morning after rebels had stopped their
attacks on security forces in the villages above
Tetovo after midnight Sunday, police sources said.

There were no injured on the Macedonian side, the
sources said.

The NATO commander for Europe, U.S. General Joseph W.
Ralston, was due to arrive in the Macedonian capital
on Monday ahead of the planned deployment of 3,500
troops to collect arms from ethnic Albanian rebels.

His assessment of the stability of the ceasefire would
be crucial in deciding whether to go forward with
operation Essential Harvest, officials in Brussels
said.

The NATO alliance was expected to reach a decision on
the disarmament mission this week.

Several hundred advance troops have arrived in
Macedonia since Friday. If the mission goes ahead, the
soldiers would be tasked with collecting the rebels'
weapons within 30 days.

(C)2001. dpa Deutsche Presse-Agentur

> http://sg.news.yahoo.com/010812/1/1bej4.html

"I, personally, consider this an official declaration
of war by the international protectorate of Kosovo and
by the Kosovo Protection Corps (KPC), which is
unfortunately part of the UN civil administration in
Kosovo.
"This is an unprecented event in international
politics, in which a sovereign and democratic country
has been the object of aggression from an
international protectorate of the United Nations."

Monday August 13, 3:46 AM

Macedonian PM accuses UN-run Kosovo of waging war

SKOPJE, Aug 12 (AFP) -
Macedonian Prime Minister Ljubco Georgievski accused
the United Nations protectorate of Kosovo of waging
war against his country, in a letter to UN Secretary
General Kofi Annan made public Sunday.

Georgievski said in a message read in Macedonian on
state television that 600 members of a militia
supported by Kosovo's international administration had
crossed into Macedonia on Saturday and attacked
government forces.

"I, personally, consider this an official declaration
of war by the international protectorate of Kosovo and
by the Kosovo Protection Corps (KPC), which is
unfortunately part of the UN civil administration in
Kosovo," Georgievski said.

"This is an unprecedented event in international
politics, in which a sovereign and democratic country
has been the object of aggression from an
international protectorate of the United Nations," the
letter to Annan said.

The hardline Macedonian leader repeated Skopje's
longstanding criticism of Kosovo's NATO-led
peacekeeping force, accusing it of allowing ethnic
Albanian fighters to cross the border with impunity.

Both Georgievski and President Boris Trajkovski, who
wrote separately to NATO Secretary General George
Robertson to complain about the incursion, accused the
rebels of firing shells from bases within the UN-run
province. The guerrilla's military leader, Gezim
Ostreni denied that the KPC was helping its fellow
ethnic Albanians south of the border.

"The KPC is not involved in Macedonia and has not
fired from Kosovo ... in Macedonia there is only one
Albanian armed force, and that's the National
Liberation Army (NLA)," Ostreni told Kosovo
television.

Ostreni was himself a high-ranking member of the KPC
until March this year, when he was sacked after taking
leave and returning to his home town of Debar, in
Macedonia, to join the NLA.

Georgievski also attacked Kosovo's chief UN
administrator, Hans Haekkerup, urging Annan to "think
about releasing him from his duties".

Macedonian forces on Saturday exchanged fire with a
group of ethnic Albanian rebels near the village of
Radusa, two kilometres (one mile) south of the
republic's frontier with Kosovo.

Government officials said that the rebels had crossed
from Kosovo 15 kilometres (nine miles) northwest of
Skopje and surrounded a police unit.

The KPC was set up by NATO and the United Nations in
1999 to provide employment for former guerrillas of
the officially disbanded Kosovo Liberation Army.

The unit -- which receives funding, training and
equipment from Western countries -- was supposed to be
an unarmed civil defence militia, but its members have
frequently been implicated in criminal activity inside
and outside the province.

KPC leaders make no secret of their ambition to one
day form the basis for the army of an independent
Kosovo, but have denied involvement in the six-month
ethnic Albanian uprising in Macedonia.

Trajkovski called on NATO and the United Nations to
shut down the KPC's training camps, state television
reported.

Georgievski and his nationalist VMRO-DPMNE party are
due to sign a peace accord Monday with the leaders of
Macedonia's three other main democratic parties --
including two representing ethnic Albanians.

The government in Skopje on Sunday called a unilateral
ceasefire to prepare the ground for the signing, but
Georgievski warned that the rebels were not ready to
make peace.

"Today when the political parties in Macedonia are one
step towards signing the peace agreement, the Albanian
paramilitary groups organised by the KPC continue with
their aggression," the letter said.

"That confirms that they don't want any kind of
agreement and it shows that they are not interested in
peace," he said.

---

UN NUOVO NOME PER LO STESSO PROGETTO DELLA GRANDE ALBANIA

Albanian Group Wants Slav Troops out of Kosovo

PRISTINA, Aug 17, 2001 -- (Agence France Presse) The
Albanian National Army (ANA), a rebel group opposed to
the Macedonian peace accord, on Thursday demanded the
pullout of troops from Slavic countries serving in the
NATO-led Kosovo force.

"The ANA demands that KFOR withdraw its Slavic
soldiers from the zones where there are ANA units, in
particular Ukrainians," said a statement sent to AFP
signed by ANA leaders Alban Berisha and general
Shqiponja e Sharrit I.

"ANA considers that KFOR soldiers from Slavic
countries intentionally provoke these units," it said.

The ethnic Albanian rebels are worried about Ukrainian
arms deals with Macedonia and maintain that many
Ukrainian mercenaries are fighting in the ranks of the
Macedonian army.

ANA, a little-known rebel group fighting to create a
Greater Albania in the Balkans, on Tuesday rejected a
peace accord signed in Skopje to end the ethnic
Albanian insurgency.

It claims to have bases in Kosovo, Macedonia,
Montenegro, Albania proper and Greece from which it
plans to launch attacks as part of its campaign.

ANA claimed responsibility for the murder of two
Serbian policeman in southern Serbia earlier this
month and the deaths of 18 Macedonian soldiers in
attacks this month. ((c) 2001 Agence France Presse)

---

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NEW ALBANIAN REBEL GROUP SURFACES IN SOUTHERN SERBIA
PRISTINA, Aug 7 ( AFP) A hitherto unknown organization, the
Albanian National Army (ANA), has claimed responsibility for the killing
of two policemen in southern Serbia on Friday.
"A special unit of the Albanian National Army successfully
staged an operation against enemy forces August 3, 2001 in Muhovac," the
group said in a statement received by AFP today in Pristina.
Muhovac was the stomping ground of Muhamet Xhemaili, one of the
most radical members of the Liberation Army of Presevo, Medvedja and
Bujanovac, which was disbanded in late May.
The rebel group said Friday's attack was a "warning to the
occupier of the Albanian territory of Anamorava and its international
and Albanian-speaking allies." Anamorava is the Albanian name for the
Presevo, Medvedja and Bujanovac areas of southern Serbia.
"The war is not over, any more than it is in Macedonia," the
statement said. It vowed a war "even more violent and better organized"
for "the national reunification of Albanians in a unified Albania."
Conflicts in Kosovo, southern Serbia and Macedonia were merely
a "training ground for the fighters of the ANA for an overall Albanian
rebellion," the statement ended. It was signed by the "ANA high
command."

In fondo a questo messaggio:

LA NATO INVADE LA MACEDONIA - di M. Chossudovsky
(22 agosto 2001)
> http://globalresearch.ca/cho/natoinvades.htm

---

Altri dispacci in inglese / more agencies on the issue:
> http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/1251

ULTERIORI PROVE DEL FATTO CHE DIETRO GLI
ATTACCHI TERRORISTICI IN MACEDONIA SI NASCONDE LA NATO

> http://www.mediamonitors.net/gowans23.html
Media Monitors, August 23, 2001
More signs NATO is behind ethnic Albanian attacks on
Macedonia - by Stephen Gowans

NUOVI LEADER ATLANTICI:
RITRATTO DEL TERRORISTA PAN-ALBANESE ALI AHMETI

> http://www.ekathimerini.com/news/content.asp?aid%ef%bf%bd757
On the road to power
Ali Ahmeti, Albanian rebel leader in FYROM, cannot be ignored
By Stavros Tzimas - Kathimerini, August 23, 2001

LA RUSSIA CONTRARIA ALLE OPERAZIONI DELLA NATO IN MACEDONIA

> http://timesofindia.indiatimes.com/articleshow.asp?art_id%ef%bf%bd0265427
THURSDAY, AUGUST 23, 2001 - THE TIMES OF INDIA
Russia warns against NATO operation in Macedonia

LA DESTABILIZZAZIONE DELLA FYROM E' PREPARATA IN KOSOVO

Macedonian Sources Say Albanian Rebels Regroup in Kosovo
SKOPJE, Aug 20, 2001 (dpa)
> http://sg.news.yahoo.com/010812/1/1bej4.html
Monday August 13, 3:46 AM
Macedonian PM accuses UN-run Kosovo of waging war
SKOPJE, Aug 12 (AFP)

"TUTTE LE TRUPPE KFOR DI RAZZA SLAVA FUORI DALLA KOSSOVA!"

Albanian Group Wants Slav Troops out of Kosovo
PRISTINA, Aug 17, 2001 -- (Agence France Presse)

tutti i documenti citati si trovano alla URL:
> http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/1251

Inoltre:

UN NUOVO NOME PER LO STESSO PROGETTO DELLA GRANDE ALBANIA
> http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/1252
NEW ALBANIAN REBEL GROUP SURFACES IN SOUTHERN SERBIA
PRISTINA, Aug 7 ( AFP)

--

NATO INVADES MACEDONIA

by

Michel Chossudovsky

Professor of Economics, University of Ottawa

22 August 2001

The URL for this article is:
http://globalresearch.ca/cho/natoinvades.html

Some 3500 heavily armed NATO troops have entered Macedonia
with a mandate to "disarm the Albanian rebels". Whereas a token
collection and destruction of obsolete weapons is envisaged, the
evidence amply confirms that the "National Liberation Army" has
been armed, equipped and financed by Washington. NATO's
ultimate goal is to protect rather than disarm the terrorists, weaken
and disable the Macedonian Security Forces and install a
protectorate under direct military rule. The US-EU brokered
"peace" agreement constitutes an act of surrender and submission
to the NATO aggressor.

________________________________________________________________

In the hours preceding the "initialing" of the Ohrid "peace"
agreement on August 8th, the terrorists renewed their assaults
leading to the death of ten Macedonian soldiers in an ambush in
Prilep. On the next day, a major KLA-NLA military offensive
directed against the Macedonian Security forces was launched.
And two days later, several hundred troops belonging to the United
Nations Kosovo Protection Corps (KPC) stationed in Kosovo
crossed the border and attacked the Macedonian Security Forces
(ARM) in the Radusha area.1 These carefully planned military
actions were also accompanied by violent assaults directed against
civilians.

In an atmosphere of public protests and renewed terrorist assaults,
the "framework peace agreement" was signed on the 13th of
August, allowing NATO to deploy troops throughout Macedonia
with a mandate to "disarm the Albanian rebels".

The Western media mantra --parroting NATO's official
statements-- concluded without further examination that the
"Albanian rebels" were attempting to stall the ratification and
implementation of the "framework document" (yet to be approved
by the Macedonian parliament), undermining "the painstaking
efforts of the international community": "We have unequivocally
stood against all acts of violence in Macedonia and all breaches of
the cease-fire?" said US State Department spokesperson Richard
Boucher?".2 Meanwhile, Yugoslav President Voijislav Kostunica
accused the American and European mediators of "having been
duped by the Albanian rebels."3

Pentagon and US State department planners (from the most
powerful nation on earth) "duped" by "Albanian rebels"? According
to the Western media, the military alliance had no prior knowledge
of these terrorist assaults launched at the time of crucial "peace"
negotiations. The enemy is presented, as a peace "facilitor", the
identity of the NATO aggressor and its relationship to the
terrorists, are not mentioned.

WHO ORDERED THE TERRORIST ASSAULTS?

The so-called "Albanian rebels" do not make key military decisions
on their own. Amply documented, the KLA-NLA and its various
affiliated factions constitute America's proxy army integrated by
US military advisers, trained by British Special Forces, financed
and equipped by Washington. War is always waged in terms of
carefully designed political objectives; military operations
--including covert activities in support of "freedom fighters"-- are
never haphazard. The terrorist assaults are part of Washington's
military-intelligence agenda in Macedonia.

Senior US military advisers detached from private mercenary
companies are working with KLA-NLA commanders. NLA
Commander Gezim Ostremi, was trained by British Special Forces
to head the UN sponsored Kosovo Protection Corps (KPC).4
Confirmed by British military sources, the task of arming and
training of the KLA had been entrusted in 1998 to the US Defence
Intelligence Agency (DIA) and Britain's Secret Intelligence
Services MI6, together with "former and serving members of 22
SAS [Britain's 22nd Special Air Services Regiment], as well as
three British and American private security companies".5:

"'The US DIA approached MI6 to arrange a training
programme for the KLA,' said a senior British military
source. `MI6 then sub-contracted the operation to two
British security companies, who in turn approached a
number of former members of the (22 SAS) regiment. Lists
were then drawn up of weapons and equipment needed by
the KLA.' While these covert operations were continuing,
serving members of 22 SAS Regiment, mostly from the
unit's D Squadron, were first deployed in Kosovo before the
beginning of the bombing campaign in March. 6



OPERATION "ESSENTIAL HARVEST": REPLICATING
KOSOVO

The First and Third Parachute battalions ("1 PARA" and "3
PARA") detached to Macedonia under Operation "Essential
Harvest" have a history of active collaboration with the KLA. The
British Paras led the invasion into Kosovo in June 1999 in liaison
with KLA forces.7 The evidence amply confirms that the US and
British military-intelligence establishment has continued to support
the KLA in its terrorist operations in Macedonia:


"two of the Kosovo-based commanders leading the
Albanian push [into the Tetovo region] were trained by
former British SAS and Parachute Regiment officers? [A]
commander with the nom de guerre of Bilal was organising
the flow of arms and men into Macedonia, and ? veteran
KLA commander Adem Bajrami was helping to co-ordinate
the assault on Tetovo. Both were taught by British soldiers
in the secretive training camps that operated above Bajram
Curri in northern Albania during 1998 and 1999. "8


In a bitter irony, the officers of the British parachute regiment
dispatched under Operation "Essential Harvest" had previously
collaborated and forged personal ties with KLA-NLA commanders
now in charge of military operations in Macedonia. The evidence
would suggest that the British Para battalions were sent in "to
assist" rather than "'disarm" the KLA-NLA. 9

Moreover, US military advisers --on assignment to the KLA-NLA
(through private mercenary companies)-- remain in contact with
NATO and US military and intelligence planners, who are in turn in
liaison with the US State Department. Ultimately, Washington and
London decide on the broad direction of KLA-NLA military
operations in Macedonia. What this means is that while the
Washington call for a cease-fire a diplomatic level, it also decides
when "to breach" the cease-fire, and when to actually implement
the cease-fire.

In other words, the so-called "breaches of the cease-fire"
--marked by a renewed wave of terrorist attacks-- during the final
stages of the US-EU sponsored "peace negotiations"-- were not
decided by the "Albanian rebel" commanders without consulting
Washington.

What this means is that by allowing the "National Liberation
Army", America's proxy military force in Macedonia, to launch a
new wave of terrorist assaults at the time of crucial negotiations,
Washington had consciously and deliberately stalled its own bogus
"peace" initiative, while precipitating the country to the brink of
civil war.

NATO controls the cease-fire because NATO controls the
terrorists!

NATO has stated that they will only intervene and "disarm the
rebels" if there is a cease-fire. But what NATO really wants is that
the Macedonian ARM remain in the barracks under a unilateral
cease-fire, while their proxy forces continue to make further
territorial gains.

Already, the unilateral cease-fire ordered by President Trajkovski
in the wake of the Ohrid peace agreement has enabled the
KLA-NLA terrorists to take up strategic positions in the Crna
Gora mountain range near Skopje while also reinforcing their control
in the Tetovo region.10 These NLA territorial advances at the time
of crucial negotiations are part and parcel of NATO planning.

Following the visit to Skopje of General Joseph Ralston, NATO's
supreme allied commander in Europe (20 August) the President
ordered (under a new unilateral cease-fire) the Macedonian
Security Forces to remain in the barracks. The ARM has been
instructed:

"?to carry out a withdrawal of troops as a contribution
towards de-escalation in advance of a planned NATO
mission to the country? the [defence] ministry in Skopje
said warplanes and helicopters would accordingly not be
used in crisis areas and the army was to withdraw heavy
weapons from combat positions".11

In other words, the invading army imposes a unilateral cease-fire to
facilitate the process of territorial conquest.

INVADING A MEMBER COUNTRY OF THE UNITED
NATIONS

The command structures of the KLA, the NLA and the United
Nations sponsored Kosovo Protection Corps (KPC) overlap and
coincide. The so-called Albanian National Army (AKSh) (a
paramilitary group linked to the KLA-NLA) which claimed
responsibility for the Prelic killings was formed by members of the
United Nations KPC. These killings coincided (almost like
clockwork) with the final stages of the "peace" negotiations at
Ohrid. Everything suggests that this action had been carefully
planned in advance and was known to Western intelligence
agencies.12

Moreover, the decision to dispatch several hundred KPC troops
across the border from Kosovo in the days following the conclusion
of the Ohrid negotations, could not have been taken without the
acquiescence of NATO and UN military personnel stationed in
Kosovo.

What this means is that a UN sponsored military force (using UN
equipment and resources) has invaded a member country of the
United Nations, with the knowledge and approval of NATO forces
in Kosovo.

To say that this constitutes "a violation of the UN charter" would
be a gross understatement. In the words of Macedonia's Prime
Minister Ljubo Georgevski in a letter to addressed to the Secretary
General of the United Nations Kofi Annan:

"I, personally, consider this an official declaration of war by
the international protectorate of Kosovo and by the Kosovo
Protection Corps (KPC), which is unfortunately part of the
UN civil administration in Kosovo."13

While representing a dissenting political voice, Prime Minister
Georgevski, nonetheless signed the "framework document" opening
the door to the invasion of his country by NATO troops.

"DISARMING THE REBELS"

The disarmament process is totally fictitious. Why would NATO
disarm its own proxy force, which has been re-equipped in the last
few months with brand new weapons "Made in America".

Following the signing of the framework document, NATO
announced it had agreed "with the NLA on terms and procedures
for an eventual arms turnover". In this regard, NATO plans to
replicate the token "disarmament" of the KLA implemented in the
wake of the 1999 bombing campaign in Kosovo, where small arms
and AK-47s were handed in on a "voluntary" basis. This process
was then followed by the arming and equipping of the KLA with
advanced weaponry leading into the terrorist attacks in Southern
Serbia and Macedonia.

The whole disarmament process is an obvious hoax. In fact, the
terms of the "disarmament" are being negotiated with the terrorists
rather than with the Macedonian authorities:

"the rebels will collect their own weapons and deposit
them at pre-arranged collection sites. NATO troops will
then move in, seal the area, pick up the guns for destruction
in a third country and leave."14

While NATO "weapons collection teams" have been deployed,
NATO has clarified that the handing in of weapons will be entirely
"voluntary": "what we prefer from a NATO force point of view is
that the insurgents collect the weapons on our behalf?"15

But if the handing in of the weapons is "voluntary", then why does
NATO need to bring in large amounts of heavy military equipment in
British military transport planes? There is reason to believe that one
of the objectives of Operation "Essential Harvest" is to channel
arms and supplies to the terrorists inside their territorial enclaves,
while at the same time disarming all forms of armed resistance,
including the civilian defense groups which have developed in
opposition to the terrorists and the NATO led invasion.

While the Western media is spreading rumours that the rebels are
"armed with assault rifles and knives" 16 (Associated Press, 20
August 2001), the evidence confirms that the US is continuing to
equip the terrorists with advanced weaponry:

"In the well-built guerrilla bunkers overlooking the besieged
city of Tetovo, there is ample evidence of U.S. military
hardware ? An abundant stock of sophisticated night-vision
goggles provide the guerrillas with a tremendous tactical
advantage over the Macedonian security forces? Snake
Arifaj, a 22-year-old guerrilla platoon commander, proudly
displayed his unit's impressive arsenal and said, 'Thanks to
Uncle Sam, the Macedonians are no match for us.'?
Commander "Mouse," a 47-year-old UCK officer in the
Tetovo sector? confirmed that two US Chinook Heavy
Transport Helicopters had in fact delivered "heavy mortars
and ammunition" [in early August] to the guerrillas?
[A]mmunition supply is not a problem for the guerrillas. 'We
have all the equipment and men we need to capture Skopje
in 24 hours,' said Commander "Jimmy", a 22-year-old
Albanian guerrilla who is already a veteran of Chechnya,
Kosovo, and south Serbia. "Militarily, the Macedonians are
no match for our soldiers."17

HIDDEN AGENDA

While paying lip service to the social rights of ethnic Albanians,
Washington has no interest in the process of constitutional reform
as contained in the "framework document". Washington's objective
is not to "disarm the rebels" but to disable the Macedonian Security
Forces (ARM) and dismantle State institutions. In this regard,
NATO forces are working hand in glove with the KLA-NLA.

Moreover, once the so-called "disarmament" process has been
completed, "unarmed observers" from the Organisation for Security
and Cooperation in Europe (OSCE) and the EU Monitoring Mission
(EUMM) are slated to enter "NLA enclaves to begin
confidence-building measures before the return of Macedonian
police."18

MEDIA FALSEHOODS

All the appearances of an "internal conflict" are retained. The links
of NATO to the terrorists are never mentioned by the Western
media. The confrontation between Macedonians and ethnic
Albanians is the cornerstone of most news stories, logically
providing a justification for a "peacekeeping" intervention.

With a shaky framework agreement on constitutional reform and
the country on the brink of civil war, the main players retain their
full legitimacy. In the eyes of public opinion, they are not
"aggressors", they are peace-keepers intervening on
"humanitarian ground".

While the media upholds the NLA as a liberation army fighting for
the social rights of an oppressed minority, the process of
"demonisation" of the Macedonians has commenced with
one-sided news stories relating to presumed war crimes and
alleged atrocities committed by the Macedonian police and security
forces.

Meanwhile, everything indicates that ethnic tensions have been
further heightened with the entry of NATO troops. Terrorist gangs
linked to the KLA-NLA are assaulting Macedonian civilians as
occurred in Kosovo in 1999.

INSTALLING A NATO PROTECTORATE

Washington has pushed Macedonia to the brink of civil war with a
view to justifying a NATO led intervention "on humanitarian
grounds".

Deliberately jeopardised as a result of the terrorist assaults and the
NATO invasion, Washington is fully aware that the "peace"
agreement (including the constitutional amendments) has little
chance of becoming operational under a "functioning democracy". In
this regard, NATO has already hinted that it "has contingency
plans" if it is unable to accomplish its mission under the framework
"peace" agreement.19

In the days following the signing of the framework agreement, the
International Crisis Group (ICG), a "Non-governmental
Organisation" (funded by George Soros') with links to US State
department pointed to the need to "changing the mandate" of the
NATO led "Operation Essential Harvest":

"NATO cannot limit its mission to 30 days. It must be
prepared to do more than collect arms that are voluntarily
given to it. It must seal the border with Kosovo and should
provide the security assurance required to see the 13
August agreement through to parliamentary ratification and
implementation. And it must be prepared to use all
necessary force to make that assurance real?
Unfortunately, despite the agreement, there is little trust or
even expectation of peace among either ethnic Albanians or
Macedonians. That puts a heavy burden on the international
community, which will need to decide? whether the mission
should have a more open-ended time frame and a more
vigorous, traditional peacekeeping role?"20

In turn, the US media has already started to build a "justification"
for a more permanent NATO presence as a means to guaranteeing
the social rights of ethnic Albanians. An Associate Press report,
for instance, quotes:

"Mustafa Arifi, 26, sitting with his uncle in the cool shadow
of the local mosque? Not only does he want NATO troops
to come, he wants them to stay far longer than the 30 days
envisioned by the alliance. 'I know the big powers are on
our side,'' he said with certainty. 'I would love for them to
be here for 20 years.''' 21


And no doubt once the NATO mandate has been redefined --using
a "humanitarian" or "peacekeeping" pretext-- the next stage will
be to extend NATO's "mission" beyond the agreed 30 days, leading
to a more permanent military presence of NATO troops, as a
stepping stone towards the installation of a full-fledged NATO
protectorate on the Kosovo-Bosnia model.

In this regard, it is worth recalling that Bosnia-Herzegovina was
carved up "along ethnic lines" under the 1995 Dayton Agreement.
Similarly, Under Operation "Essential Harvest", the arrangement
imposed by NATO on the Macedonian government, is that the
terrorists will remain in the territories they occupy and NATO will
ensure that Macedonian troops will not enter rebel controlled
territory. This also means that Macedonians who were expulsed by
the terrorists will not be able to return to their homes. And NATO
has confirmed, in this regard, that it will not assist in the return of
"internally displaced persons".22

In other words, by firmly protecting the KLA-NLA in their
territorial enclaves and allowing the process of ethnic cleansing to
proceed, NATO has deliberately created conditions which favour
the partition of Macedonia, opening the door to "the detachment" of
the so-called "Albanian regions" occupied by KLA-NLA forces
and their (possible) annexation to a so-called "free Kosovo".

Meanwhile, the Atlantic Military Alliance --while paying lip
service to the territorial integrity of the Yugoslav federation-- is
also promoting the secession of a "free Kosovo" from Yugoslavia,
which would lead to a fracture of Yugoslavia as well as much
broader conflagration in the Balkans.


ENDNOTES

1, Macedonia Information Agency (MIA), Skopje, 11 August 2001.

2. US State Department Briefing, Washington, 9 August 2001.

3. Interview with Belgrade's Politika, quoted in the Nouvel
Observateur, Paris, 11 August 2001 at
http://quotidien.nouvelobs.com/etranger/20010810.OBS7336.html.

4. UPI, 1 July 2001.

5. The Scotesman, Glasgow, 29 August 1999.

6. Ibid.

7. See the webpage of the Parachute Regiment at
http://www.army.mod.uk/infantry/para/make_up.htm).

8. Sunday Times, London, 18 March 2001. See also The Observer,
London, 11 March 2001.

9. From their experience in Northern Ireland, the British Paras have
also developed techniques of dealing with civilians going back to
the 1971 "Bloody Sunday Massacre" in Derry, Northern Ireland. In
a bitter irony, General Michael Jackson who led the Allied Forces
invasion into Kosovo in 1999, was Second in Command in the
"Bloody Sunday Massacre".

10. Krasnaya Zvezda, Moscow, 16 August 2001, BBC Monitoring
Service, London, 18 August 2001.

11. Deutsche Press Agentur, 20 August 2001.

12. On the origins of the AKSh, see Nedelnik Start's report on an
intelligence document submitted to the Prime Minister in 2000
which confirms AKSh links to the KPC, Skopje, 2 June 2000.

13. MIA, Skopje, 13 August 2001.

14. BBC, 18 August 2001.

15. See Transcript of NATO Press Conference, Skopje 15 and 17
August, at
http://www.afsouth.nato.int/operations/skopje/APICSKOPJE.htm#STARTNATO)

16. Associated Press, 20 August 2001,

17. Scott Taylor, "Thanks to Uncle Sam, Macedonians are no match
for us!", 20 August 2001, at
http://emperors-clothes.com/analysis/taylor.htm).

18. Jane Defence Weekly, 15 August 2001.

19. Washington Post, 18 August.

20. See International Crisis Center (ICG) web page at
http://www.crisisweb.org/.

21. Associated Press, 18 August 2001.

22. See NATO Press Conference, Skopje, 20 August 2001, at
http://www.afsouth.nato.int/operations/skopje/TRANSCRIPT-20AUG.htm)


ARTICLES BY THE AUTHOR ON MACEDONIA:

"The Military Occupation of Macedonia", August 2001, at
http://globalresearch.ca/articles/chossudovsky/macedonia-occupation.html

"Washington Behind Terrorist Assaults in Macedonia", Ottawa,
July 2001, at
http://emperors-clothes.com/articles/choss/washbe.htm also at

"America at War in Macedonia", June 2001,
http://emperors-clothes.com/articles/choss/pipe.htm

"Macedonia: Washington's Military Intelligence Ploy", June 2001,
http://www.transnational.org/forum/meet/2001/Chossudov_WashingtPloy.html

"Washington Finances Ethnic Warfare in the Balkans", Ottawa,
April 2001, http://emperors-clothes.com/articles/choss/fin.htm


C Copyright by Michel Chossudovsky, August, 2001. All rights
reserved.

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L'"IMPERIALISMO ETICO" DEGLI STATI UNITI D'AMERICA


"Il Manifesto" 22. avgusta 2001.
IMPERIJALIZAM SAD : "nova" struja americkog misljenja
S. D. W. iz Vasingtona

Izraz "imperijalizam", kojim sirom sveta zigosemo americku politiku,
ne treba uzimati kao "pogrdu", vec naprotiv, kao odavanje
priznanja Sjedinjenim Americkim drzavama za ulogu garanta u
istorijski presundoj etapi " sveopste bezbednosti i blagostanja
u znaku pax amerikana". To je nova struja misljenja koja uzima
maha u SAD. Njeni nosioci su intelektualci reganovskog kova
okupljeni u naucnom centru u Vasingtonu sa nazivom "Project for
the New American Century" (projekat za novi americki vek).
Podpredsednik Centra, Thomas Donnelly (Tomas Doneli) kaze da
negirati ulogu SAD ostvarenu uspostavljanjem vojne
prevlasti u svetskom poretku po zavrsetku hladnog rata, znaci
negirati ono sto je ocigledno, odnosno da su SAD istorijski
naslednici odgovornosti koju su nekada nosili Rimsko i Britansko
carstvo. Na to, prof. Andrew Bacevich, penzionisani
pukovnik i docent na Bostonskom univerzitetu, dodaje da nema
smisla pitatanje da li je to pravicno ili ne, takvo je stanje
stvari te SAD nikako ne mogu da beze od svoje istorijske
odgovornosti: Bez obzira na sve lepe reci " nema te javne
licnosti koja bi imala da iznese nesto protiv toga da SAD
ostanu doveka jedina velesila sveta."
Mozemo slobodno da odahnemo! Rimsko i britansko carstvo su
propali, ali ce zato americko ziveti "doveka." Kraj Istorije!

"Il Manifesto", 22/8/2001
Imperialismo Usa
"Nuova" corrente di pensiero americana
S.D.W. - WASHINGTON

La parola "imperialismo" usata nel mondo per bollare la politica
americana non va presa come un "insulto" ma, al contrario, come il
riconoscimento del ruolo degli Stati uniti per garantire una fase
storica di "sicurezza e prosperit� per tutti all'insegna della pax
americana". E' questa la nuova corrente di pensiero che sta prendendo
piede negli Usa, divulgata dagli intellettuali di stampo reaganiano
riuniti intorno al centro studi Project for the New American Century di
Washington. Dice Thomas Donnelly, il suo vicedirettore, che
negare il ruolo svolto dagli Usa con la loro predominanza militare
nell'ordine mondiale emerso dalla fine della Guerra fredda, significa
negare l'evidenza dal momento che gli Stati uniti hanno ereditato dalla
storia la responsabilit� che furono dell'impero romano e di quello
britannico. E aggiunge il professor Andrew Bacevich, ex colonnello e
docente alla Boston University, che � inutile chiedersi se ci� sia
giusto o no perch� la realt� delle cose � questa e gli Usa non possono
sottrarsi alla loro responsabilit� storica: al di l� di tanti bei
discorsi "non c'� un solo personaggio pubblico che abbia a ridire
sull'idea che gli Stati uniti rimangano l'unica superpotenza militare
fino alla fine del tempo". Mettiamoci il cuore in pace. Anche se gli
imperi romano e britannico sono crollati, quello americano durer� "fino
alla fine del tempo". La Storia � finita.

(Hvala Olgi za prevod!)

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OB POIMENOVANJU SEKCIJE ANPI-VZPI TRZASKEGA
PARTIZANSKEGA PEVSKEGA ZBORA PO STIRIH
BAZOVISKIH JUNAKIH:

BIDOVEC - MARUSIC - MILOS - VALENCIC

Trst, 24. april 1988

Primorsko ozemije, ki ga je novembra 1918 zasedla
italijanska vojska in je bilo januarja 1921 z rapalsko
pogodbo prikljuceno k Italiji, se je v razdobju
med obema vojnama imenovalo Julijska krajina -
Venezia Giulia. Od 1924 dalje je tudi Reka pripadala
Italiji.
Po nekaterih ocenah je po prvi svetovni vojni pripadlo
Italiji okrog 550.000 Slovencev in Hrvatov, od tega
nad 300.000 Slovencev, kar je v tistem obdobju
pomenilo skoraj tretjino slovenskega naroda.
S prikljucitvijo dezele k Italiji je bil porusen
gospodarski sistem, na katerem je slonel stoletni
razvoj in napredek. Nove drzavne meje so postavile
meje tudi gospodarstvu. Z novo razmejitvijo so bile
pretrgane zveze z zalednimi dezelami. Te spremembe
so povzrocile gospodarsko krizo. Kriza v dezelnem
gospodarstvu je povzrocila druzbeno krizo, ki se je
kazala v obubozanju kmeta, brezposelnosti in
izseljevanju. Izseljevanje Slovencev in Hrvatov je
znacilno za vse obdobje med vojnama. Pred prvo vojno
je bilo znacilno preseljevanje iz podezelja v bliznja
mesta, po prvi vojni pa se je preusmerilo v tujino.
Izseljevanje pa se zdalec ni bilo zgolj
sociogospodarske narave, temvec je bilo v glavnem
posledica narodnega in politicnega Pritiska.
Kmalu po vojni so se izselili ljudje, ki so prisli
na Primorsko po sluzbeni poti: uradniki, zeleznicarji,
ucitelji. Izobrazence slovenske narodnosti je
italijanska oblast nacrtno izganjala preko meje v
Jugoslavijo, ces da so nevarni italijanskim interesom.
Mnogi pa so se umaknili pred negotovo politicno in
gospodarsko bodocnostjo. Izseljevanje Slovencev je
doseglo visek med splosno gospodarsko krizo in ob
istocasni zaostritvi fasisticnega totalitarnega rezima,
to je po letu 1926. Tedaj so bili prisiljeni oditi
politicni in kulturni delavci, ucitelji in uradniki,
brezposelni delavci ter kmetje, ki jim je posestvo
prislo na boben. Znacilno je bilo odhajanje kmeckih
deklet v notranjost Italije ali v tujino, zlasti v
Egipt. Poseben val spada v leto 1935, ko so bezali v
Jugoslavijo mozje in fantje, da so se izognili
mobilizaciji za vojno v Abisiniji. Pred drugo
svetovno vojno je bilo samo v Jugoslaviji nastetih
priblizno 70.000 Slovencev in Hrvatov iz Julijske
krajine, okoli 30.000 jih je bilo v Juzni Ameriki
(od tega 20.000 v Argentini), nad 5.000 pa v ostalih
evropskih dezelah. Na vsak nacin gre za izredno
visoke stevilke, ki ponovno dokazujejo vsestranski
pritisk, ki ga je izvajal fasizem nad slovanskim
prebivalstvom v Julijski krajini. Na drugi strani
pa so se iz notranjosti Italije doseljevali predvsem
funkcionarji, policisti, fasisticni milicniki,
oficirji, ucitelji, zdravniki, uradniki itd. Leta
1931 je stevilo priseljenih Italijanov znasalo okrog
130.000.

Italijanske oblasti so prisle v nase kraje
nepripravljene na srecanje s prebivalstvom druge
narodnosti. Niso poznale okoliscin. Nadalje so bile
pod jasnim vplivom tradicionalne miselnosti
italijanskega mescanstva. Ravnale so se po
njihovem merilu. Tako so se najprej poostrili
policijski ukrepi, da bi odstranili vse, kar bi
utegnilo ogrozati t.i. �nacionalne interese�
italijanske drzave.
13. julija 1920 so fasisti zazgali Narodni dom v
Trstu, sedez osrednjih politicnih, kulturnih in
gospodarskih organizacij. Dva meseca po pozigu,
septembra 1920, je v Juljiski krajini izbruhnila
najvecja splosna stavka. Na eni strani so delavci
zahtevali odpravo izrednega okupacijskega rezima,
na drugi strani so hoteli prepreciti vzpon
fasisticnega gibanja, ki je po pozigu Narodnega
doma napadal tudi delavske sedeze. Neuspeh stavke
je okrepil nacionalisticne struje in dokoncno
postavil fasiste na celo vseh konservativnih sil.
Fasisticno nasilje se je nato v letu 1921 razvilo
v pravo ofenzivo, ki je trajala do prihoda fasistov
na oblast v oktobru 1922. Nadalje se je fasisticno
gibanje stevilcno toliko okrepilo, da je lahko
zacelo s splosnim terorjem. Mnozicna osnova
fasisticnega gibanja so bili ljudje iz srednjega
sloja, priseljenci iz Italije, demobilizirani
castniki in podcastniki, politicno nezgrajena
mladina. Financno so gibanje podpirali visoki
mescanski krogi. Uradna pest so bile oborozene
cete - squadre d'azione, ki so stele 30 do 50
moz. Najprej in najpogosteje so fasisti napadali
v mestih (Trst, Trzic, Pulj). Iz mest pa so
cete s tovornjaki odhajale na podezelje, v
slovenske in hrvaske vasi, kjer so nastopale
kot kazenske vojaske ekspedicije. Visek je
fasisticni teror dosegel med volilno kampanjo
aprila in maja 1921. Po podatkih italijanskih
zgodovinarjev je bilo do konca leta 1921 v
Julijski krajini pozganih ah razdejanih 134
zgradb, med temi kar 100 sedezev kulturnih
drustev slovenske narodnjaske in komunisticne
smeri, 21 delavskih domov in tri zadruge.
Oblastveni organi, generalni civilni komisariat,
vojaska poveljstva, policijski komisarji,
karabinjerji so fasiste podpirali.
Fasisticno nasilje je znacilno za vso Italijo.
V Julijski krajini pa je bilo hujse, saj je
bilo naperjeno proti dvojnemu nasprotniku:
proti slovenskohrvaski narodni skupnosti in
proti delavskemu gibanju. Porast fasisticnega
gibanja je omogocilo vec dejavnikov:
protidemokraticna in nacionalisticna usmerjenost
italijanskega mescanstva, nesposobnost naprednih
sil delavskega razreda, podpora oblasti fasizmu,
globoka gospodarska kriza. Kakor je bila
sociogospodarska podrejenost Slovencev in
Hrvatov pogoj za razvoj komunizma, tako sta
bila nacionalna zanesenost in pravi sovinizem
vzvod za uspeh fasizma. Od tod izvira enacenje
fasizma z italijanstvom, komunizma pa s
slovenstvom. Razredni spopadi med fasizmom
in komunizmom so spodbujali stare nacionalne
spore med Slovenci in Italijani. V tem spopadu
je fasizem v Julijski krajini videl obrambo
italijanskih nacionalnih interesov, zato je boj
proti delavskemu gibanju imel izraziti znacaj
boja proti narodnemu razvoju slovanske skupnosti.
Fasizem se je imel za nekaksnega uradnega
predstavnika italijanstva v teh krajih, ki jih
je hotela Italija poitalijanciti. To �poslanstvo�
je postalo pravi mit in istocasno politika
italijanske drzave.

28. oktobra 1922 je fasisticna stranka s t.i.
�pohodom na Rim� prevzela oblast v drzavi.
Prihod fasistov na oblast v Julijski krajini
ni pomenil bistvene prelomnice, saj je fasizem
ze pred tem obvladoval polozaj. Fasisticna vlada
je do konca leta 1926 odpravila demokraticne
oblike drzavne ureditve in uvedla totalitarni
fasisticni rezim, ki ga je vzdrzevala z nasiljem.
V okviru splosnih sprememb predstavlja ravnanje
s slovensko-hrvasko narodno skupnostjo posebno
poglavje v zgodovini fasizma.
Pod fasisticno vladavino pa raznarodovalna
politika ni vec dezelna posebnost, temvec sestavni
del drzavne italijanske fasisticne politike o
nasilni asimilaciji neitalijanskega prebivalstva.
Temeljila je na nacionalisticno-imperialisticnem
pojmovanju, da so Slovani manjvredni.

Poleg izrednih zakonov, ki so prizadeli vso napredno
italijansko javnost, so bili za obstanek slovenske
in hrvaske skupnosti usodni sklepi tajnikov
fasisticne stranke iz obmejnih pokrajin, sprejeti
na konferenci v Trstu 12. junija 1927. Sklepe so
uradno potrdili pokrajinski prefekti in sam Mussolini.
Konferenca fasisticnih kolovodij je ugotovila, da
so �slovanski ucitelji, slovanski duhovniki,
slovanska drustva in drugo anahronizem in anomalija
v dezeli, ki je bila anektirana�. Iz te ugotovitve
je izvirala zahteva, da se obmejne pokrajine naglo
vsestransko poitalijancijo, da se odpravijo se
zadnji razredi sol, zadnja drustva, slovenski tisk
itd. in da postane slovenski jezik le narecje, ki
naj bi se pod vplivom italijanskih mest spremenil
v �italijansko narecje�.
Nacrt o totalni fasizaciji in raznaroditvi Slovencev
iz leta 1927 je bil le krona osemletnega delovanja
v tej smeri ali milostni strel ze prej krepko
zatrtim slovanskim narodnim organizmom.
Fasisticni totalitarni rezim, ki je nastal in se
vzdrzeval z nasiljem, je vzbudil odpor naprednih
sil v Italiji in jim vsilil posebne metode boja.
Ce so posebne metode boja veljale za italijanske
protifasiste, so tembolj veljale za slovensko-
hrvasko narodnostno skupnost, saj jo je fasisticna
diktatura prizadela z dvojno mero. Vsestranski
pritisk in nacelno nasilje sta porodila radikalne
oblike odpora in boja. Najbolj pomembno pa je
dejstvo, da je fasizem vzbudil odpor vseh plasti
slovenskega prebivalstva. Protifasisticni odpor
primorskih Slovencev se je v glavnem razvijal
preko dveh ilegalnih politicnih organizacij:
komunisticne in narodno-revolucionarne.

Komunisticno organizacijo v Julijski krajini so po
uveljavitvi fasisticnih izrednih zakonov prizadele
se tezje izgube kakor narodnjasko gibanje. Od
nastopa fasizma je bila dejansko v polilegali ter
glavna tarca nasilja. Po emigraciji in konfinaciji
voditeljev so stopili na njihova mesta mlajsi
komunisti. Organizacija je vkljucevala clane
vec narodnosti: italijanske, slovenske in hrvaske.
Njihovo stevilo je nenehoma nihalo zaradi aretacij
in emigracije, zato ga ni mogoce zatrdno ugotoviti.
Stranka je v ilegali organizirala sindikalno
organizacijo, ustanavljala posebne protifasisticne
odbore, vzdrzevala �rdeco pomoc� za zrtve fasizma.
Glasilo komunisticnih idej med Slovenci je bilo
Delo, ki so ga primorski komunisti po letu 1926
razmnozevali ilegalno: v letih 1927 in 1928 v
predmestju Gorice, leta 1929 v Ljubljani, v letih
1933-35 pri Rencah in pri Volcji Dragi, v letih
1937-1940 pa pri Zgoniku in Divaci. Komunisticna
dejavnost je bila poleg organizacijskega utrjevanja
v glavnem usmerjena na razsirjanje revolucionarnih
in protifasisticnih idej za mobilizacijo delovnih
mnozic.
Za komunisticno organizacijo v Julijski krajini je
bilo bistveno razmerje do nacionalnega vprasanja
slovensko-hrvaske narodnostne skupnosti in s tem v
zvezi odnos do slovenskega narodnjaskega gibanja.
V prvi dobi po ustanovitvi (1921-1926) se
komunisticna stranka z vprasanjem narodnih manjsin
ni posebei ukvarjala. Priznavala je splosno
pravico in nacelo o pravici narodov do samoodlocbe.
Resitev nacionalnega vprasanja je videla samo v
zmagi proletarske revolucije. Po letu 1924 so
slovenski komunisti ugotavijali, da je mogoce
obdrzati in poglobiti vpliv na mnozice le, ce
bo stranka zastopala zahteve narodne manjsine in
ce bo boj za socialne pravice povezovala z bojem
za narodne pravice. Hkrati je skupina mlajsih
komunistov nakazala resitev narodnega vprasanja
po leninisticnih nacelih: svobodna samoodlocba
Slovencev in Hrvatov do odcepitve od Italije in
ustanovitev delavsko-kmeckih republik, povezanih
v federacijo balkanskih republik. To nacelo je
sprejel tretji kongres Komunisticne stranke Italije
januarja 1926, ko je med nosilce revolucije uvrstil
tudi zatirane narodne manjsine. Odtlej se stranka
temu nacelu ni vec odrekla. V tridesetih letih
se je stranka zacela zavzemati za enotno fronto
vseh plasti slovenskega prebivalstva. Izhodisce
za enotnost je bil boj proti fasizmu.

Do leta 1930 je bila obcutna dejavnost ilegalne
narodnorevolucionarne organizacije BORBA, ki jo je
ustanovila napredna narodnjaska mladina. Menila je,
da se je treba s fasizmom spoprijeti s silo.
Narodnorevolucionarna organizacija BORBA se je
razvila po letu 1927, to je po razpustu vseh drustev.
Koncni cilj organizacije je bila prikljucitev
primorskih Slovencev in istrskih Hrvatov k
Jugoslaviji. Njen akcijski program je bil: z
nasilnimi dejanji proti fasisticnim raznarodovalnim
ustanovam opozoriti svetovno javnost na vprasanje
narodnostnih skupnosti v Italiji in tako ustrahovati
nosilce raznarodovalne politike; med mnozicami
siriti propagando, da je moznost odpora; siriti
sovrastvo do fasizma; preprecevati sodelovanje
narodnih odpadnikov. Boj za narodni obstanek je
povezovala z bojem za socialno pravicnost. V skladu
s tem programom organizacija ni izbirala sredstev.
Konkretne akcije so zbujale pozornost in simpatije
sirsih mnozic. Oblasti v vecini primerov izvajalcev
niso odkrile, ceprav so zaprli veliko stevilo ljudi.
Do prvih hujsih ukrepov je prislo v letu 1929, koje
policija prijela skupino narodnih revolucionarjev v
Istri. Od 14. do 17. oktobra 1929 je bil sodni
proces v Pulju pred posebnim fasisticnim sodiscem,
ki se je koncal z ustrelitvijo Vladimirja Gortana.

Organizacijo v slovenskem delu Julijske krajine so
odkrili spomladi 1930 po razstrelitvi uredniskih
prostorov fasisticnega glasila "Il Popolo di Trieste".
Od 1. do 5. septembra 1930 se je vrsil pred posebnim
fasisticnim sodiscem prvi trzaski proces. Na tem
procesu so bili stirje junaki-voditelji Ferdo Bidovec,
Franjo Marusic, Zvonimir Milos in Alojz Valencic
obsojeni na smrt in 6. septembra ustreljeni na gmajni
pri Bazovici. Takrat je organizacija BORBA prenehala
obstajati. Smrtne obsodbe pa so nasprotno rodile
drugacne posledice, kot jih je pricakovala fasisticna
oblast.

Po letu 1930 je komunisticna stranka Italije
usklajevala delovanje s stalisci jugoslovanskih
komunistov. Na posvetovanju predstavnikov obeh strank
januarja 1930 so bila dolocena enotna akcijska gesla.
Tedaj je bilo sklenjeno, da postane casopis Delo
glasilo obeh strank za Slovence v Italiji in
Jugoslaviji. Delo je izhajalo v letih 1930-35 kot
skupno glasilo ter je posvecalo posebno pozornost
slovenskemu narodnemu vprasanju. Aprila 1934 pa so
tri komunisticne stranke (Avstrije, Italije in
Jugoslavije) sprejele skupno izjavo o resitvi
slovenskega narodnega vprasanja. Izjavile so, da ne
priznavajo nasilnega razkosanja slovenskega naroda,
zato bodo podpirale pravico Slovencev do samoodlocbe.
To je bil nov kvaliteten korak v narodni politiki.
Za slovenske komuniste v vseh teh drzavah je izjava
pomenila zacetek novega obdobja, ki je vodilo v
oborozen narodnoosvobodilni boj pod geslom zdruzene
in neodvisne Slovenije. Tristranska izjava je bila
sprejeta v trenutku, ko je stopala v ospredje nova
doba v razvoju delavskega gibanja: doba povezovanja
vseh demokraticnih sil v svetu v ljudsko Fronto za
boj proti fasizmu.

Tako je bil v januarju 1936 sprejet pakt o akcijski
enotnosti med komunisti in narodno-revolucionarno
organizacijo TIGR. Obe strani sta se nadalje
zavezali, da ustvarita slovensko in hrvasko ljudsko
fronto in jo povezeta z italijansko ljudsko fronto.
To je bil prvi sporazum, ki ga je italijanska
partija sklenila z neko nedelavsko organizacijo.
Bil pa je le logicna posledica dotedanjega razvoja.
Aktivnost komunisticne in narodnorevolucionarne
organizacije se je zrcalila v razpolozenju mnozic.
Protifasizem med Slovenci v Julijski krajini je
bil splosen pojav. Po razpustu vseh kulturnih,
gospodarskih, sportnih, podpornih, mladinskih in
drugih slovenskih drustev se je dejavnost
nadaljevala v ilegali, na skrivaj po posameznih
domovih, na izletih ali v cerkvah. Vsaka slovenska
hisa je postala sola, vsaka cerkev oder za
slovensko besedo in pesem. Slo je za zavestno
potrebo po narodni samoohranitvi. Tradicionalne
ideoloske razlike med katolisko in liberalno
usmerjenimi so se v ilegali na podezelju skoraj
izbrisale. To pomeni, da je nastajalo enotno
narodno in protifasisticno gibanje. V Trstu in
Gorici se je narodno delovanje razvijalo po
tradiciji ukinjenih politicnih drustev,
liberalne in krscanskosocialne smeri.
Kakor se je protifasisticni znacaj mnozicnega
gibanja kazal navzven, je razvidno iz
italijanskih policijskih dokumentov. Pojavljale
so se slovenske in delavske zastave, napisi proti
fasizmu, letaki, ilegalni casopisi, javno
izrazanje protifasisticnega razpolozenja ipd.
Mnozica policijskih prijav zgovorno prica o
dejanjih, ki so se mnozila z blizajoco se vojno.
Represalije proti upornim Slovencem so bile ostre:
od opomina, svarila, policijskega nadzorstva in
konfinacije do obsodb pred posebnim (fasisticnim)
sodiscem za zascito drzave. Med leti 1927 in 1943
je bilo po nekaterih izracunih 131 sodnih
procesov proti 544 obtozencem slovenske in
hrvaske narodnosti. Na enega obsojenega
italijanskega protifasista je bilo obsojenih ali
obtozenih kar deset Slovencev ali Hrvatov.
Upostevati je treba, da navedeni podatki zajemajo
dobo 1927-1943, kar pomeni ze leta 1941-43, ko je
na Primorskem ze plamtel narodnoosvobodilni boj.
Na ta nacin se razlaga podatek, da je bilo izmed
42 smrtnih obsodb kar 33 izrecenih proti
Slovencem ali Hrvatom. Deset zivljenj je
fasisticno sodisce zahtevalo se pred pricetkom
oborozenega narodnoosvobodilnega boja.
S priblizevanjem svetovnega spopada je aktivnost
narascala na vseh podrocjih. V teh razgibanih
okoliscinah so imeli slovenski komunisti dobro
priloznost za ustvarjanje protifasisticne fronte.
Tega se je zavedal zlasti Pinko Tomazic. Po letu
1937 se je lotil sestave novega programa. Program
je vseboval zahtevo po neodvisni sovjetski
slovenski republiki, po zdruzitvi vseh naprednih
slovenskih sil v enotno protifasisticno fronto,
nadalje povezave te fronte z italijanskim
naprednim gibanjem. Te nacrte je s sodelavci
uresniceval v okviru ilegalne kulturne dejavnosti,
zlasti med trzasko in gorisko mladino. V letih
1939-1940 ze lahko govorimo o protifasisticni
fronti med Slovenci v Julijski krajini, kakor jo
je predvideval Tomazicev program. Obstajala je
delovna zveza med komunisticno, narodnoliberalno
in krscanskosocialno mladino, obstajala je zveza
med narodnimi revolucionarji in komunisti.

Sredi leta 1940 je fasisticna tajna policija OVRA
usodno posegla v razvijajoce se gibanje. Nasla je
devet skrivalisc orozja in razstreliva,
radiooddajno postajo, tri tiskarske centre, goro
ilegalne literature. Izmed 300 aretiranih je bilo
240 kaznovanih z opominom, policijskim nadzorstvom
ali internacijo. 60 najbolj odgovornih pa je
policija izrocila posebnemu sodiscu za zascito
drzave. Razdelila jih je na tri skupine: 26
komunistov, 12 narodnih revolucionarjev, 22
izobrazencev. Vsem skupaj pa je sodisce sodilo na
znanem drugem trzaskem procesu decembra 1941.
Celotno gibanje je imelo enoten cilj, ceprav
razvejano po raznih nazorih: vse to je razvidno
iz dokumentov. Cilj je bil: resitev jugoslovanske
narodne skupnosti izpod fasisticnega jarma. Cas
procesa, 2. - 14. december 1941, je bil ze cas
narodnoosvobodilnega boja tudi na Primorskem. Z
ostrimi razsodbami je hotel fasisticni rezim
ustrahovati uporno prebivalstvo. 15. decembra 1941
so bili na streliscu na Opcinah usmrceni: komunist
Pinko Tomazic ter narodni revolucionarji Viktor
Bobek, Simon Kos, Ivan Ivancic, Ivan Vadnal. Tako
kot Vladimir Gortan in stirje junaki, ustreljeni v
Bazovici, so postali simbol boja primorskih
Slovencev za osvoboditev, simbol protifasisticnega
boja.
Ustanovitev Osvobodilne fronte slovenskega naroda
v aprilu 1941 je pomenila zacetek vseslovenskega
oborozenega narodnoosvobodilnega boja. Ta boj se
je na Primorskem zacel hkrati kot v ostalih
slovenskih pokrajinah. Temeljni cilji so bili
isti: izgon okupatorjev, zdruzitev vseh Slovencev,
socialna preobrazba slovenskega naroda.
Osvobodilna fronta se na Primorskem v letu 1941
ne bi mogla tako hitro razviti, ce ne bi bilo tako
mocnega protifasisticnega gibanja v obdobju med
obema vojnama. Narodnoosvobodilno gibanje je bilo
logicno nadaljevanje protifasisticnega gibanja.
Osvobodilna fronta predstavlja sklepno obdobje
protifasisticnega gibanja, ki je privedlo do
osvoboditve v maju 1945 ter do poraza fasizma.
Ko se spominjamo navedenih dogodkov, se seveda
povezemo na sedanjost. Poznavanje nase zgodovine
nam omogoca, da se istocasno soocamo s preteklimi
in sedanjimi problemi slovenske narodnostne
skupnosti v Italiji. Sedaj gre za resnicno
enakopravnost in sozitje z vecinskim narodom.
Soudelezba na spominskih svecanostih,
manifestacijah, ki so vezane na obdobje
protifasisticnega in narodnoosvobodilnega boja,
nam omogoca primerjavo med preteklostjo in
sedanjostjo. To pomeni tudi utrjevanje narodne
pripadnosti in zavesti, vendar na podlagi
sporazumevanja z demokraticnim delom vecinskega
italijanskega naroda. Zavedati se moramo, da ne
proslavljamo le obletnic, temvec nekaj globoko
cutenega, ki je zasidrano v srcu naroda. Vso to
dediscino si mora prisvojiti mladina in jo nato
predati novemu rodu. Tako bo se enkrat dokazano,
da vse dosedanje zrtve niso bile zaman. Stopamo
po poti, ki so nam jo zacrtali padli tovarisi.
Istocasno se zavedamo, da je pot, ki je pred
nami tezka, vendar ima jasne cilje. Za vzor naj
nam bodo zivljenje, delo in ideali tovarisev, ki
so dali svoja zivljenja za boljsi jutri, za
svobodo, za zmago nad mracnimi silami clovestva.

---

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SOLDATI DELLA NATO IN PARTENZA:
VANNO IN MACEDONIA A FAR FINTA DI FARSI RESTITUIRE DAI TERRORISTI
LE ARMI CHE HANNO LORO PRESTATO PER DESTABILIZZARE IL PAESE

MACEDONIA: ARRIVA IN FORZE LA NATO TRA MOLTE INCOGNITE /ANSA
(ANSA) - SKOPJE, 22 AGO - Da mezzogiorno di oggi e' partita
ufficialmente in Macedonia la missione della Nato che dovra' portare al
disarmo della guerriglia albanese. Con l'ordine di attivazione lanciato
da Tirana (dove si trovava in visita), il comandante supremo
dell'Alleanza atlantica per l'Europa, generale Joseph Ralston ha
avviato il dislocamento nell'ex republica jugoslava dei 3.500 uomini
che parteciperanno alla missione. L'arrivo del primo nucleo dei 700
soldati italiani che vi prenderanno parte e' atteso per venerdi'. La
raccolta delle armi potrebbe iniziare tra lunedi' e martedi' della
prossima settimana, e da quel momento decorreranno i 30 giorni entro i
quali il disarmo dovra' essere completato. La missione 'Raccolto
essenziale' ha ricevuto l'appoggio delle autorita' di Skopje e dei
guerriglieri albanesi, eppure le incognite che pesano sul suo
svolgimento sono ancora molte. Il comandante generale, Gunnar Lange,
oggi ha sentito il dovere di avvertire che ''se i nostri uomini
verranno attaccati, avranno l'ordine di rispondere al fuoco''. Con
altrettanta chiarezza Lange ha ricordato che in nessun modo i militari
della Nato interverranno in eventuali combattimenti che dovessero
scoppiare tra ribelli albanesi e forze di sicurezza macedoni. ''Il
percorso della pace e' ancora lungo e carico di ostacoli'', ha poi
riconosciuto il portavoce del ministero della Difesa macedone, Marjan
Gjurovski. La prima incognita e' costituita dalla presenza sul
territorio (in particolare nella regione nord occidentale di Tetovo) di
guerriglieri che rifiutano di consegnare le armi. L'organizzazione
paramilitare conosciuta come Ana (Armata nazionale albanese), che ha
respinto il piano di pace dissociandosi dal resto del movimento armato,
e' stata fino a luglio parte integrante dell'Uck, ma non e' ancora
chiaro quanti combattenti siano confluti nelle sue fila dopo la
spaccatura interna. Fonti informate sostengono addirittura che gran
parte della 'brigata 112' dell'Uck abbia di fatto accettato di
sottoporsi al nuovo comando dell'Ana. La seconda incognita e'
rappresentata dal mistero che ancora regna sul numero effettivo di armi
che la Nato dovra' raccogliere. Il generale Lange si e' rifiutato di
fornire alcuna cifra, fonti della guerriglia (non ufficiali) sostengono
di essere in possesso di poche migliaia di pezzi mentre il ministero
dell'Interno macedone, al contrario, ha affermato che l'arsenale degli
albanesi conta addirittura 85.000 tra mitragliatrici, cannoni, mortai,
missili, mine e granate. Oltre a cinque milioni di munizioni. Un dato
gia' categoricamente smentito dalla guerriglia. Eppure conoscere quel
numero e' fondamentale perche' il piano di pace prevede l'avvio dei
cambiamenti costituzionali pretesi dagli albanesi, solo quando un terzo
degli armamenti sara' raccolto: ma appare impossibile calcolare la
percentuale di una cifra che al momento e' difficile persino
immaginare. Per non parlare poi di come potra' essere dichiarato
concluso il disarmo e quindi compiuta la missione. La Nato ha ribadito
anche oggi che il ritiro delle armi avverra' solo su base volontaria:
saranno allestiti 15 centri di raccolta presidiati dai militari
dell'Alleanza atlantica nei quali le forze armate macedoni non avranno
diritto di accesso. Durante l'intera durata della missione l'esercito
governativo dovra' mantenere nelle caserme i suoi mezzi pesanti, mentre
l'Uck avra' l'obbligo di ritirarsi a due chilometri da strade e centri
abitati. Condizioni che fino a questo momento nessuno ha ancora
rispettato. (ANSA). BLL
22/08/2001 19:30

MACEDONIA: MANIFESTANTI ANTI-NATO BLOCCANO FERROVIA
(ANSA-AFP) - SKOPJE, 21 AGO - Manifestanti nazionalisti [sic!] macedoni
bloccano da oggi, oltre alla strada che conduce al confine con il
Kosovo, anche la ferrovia che collega la capitale Skopje al posto di
frontiera di Blace, per protestare contro l' arrivo della Nato in
Macedonia. Lo si e' appreso da fonti militari macedoni. I dimostranti,
il cui numero non e' stato accertato - riferiscono le fonti - hanno
posto diversi ostacoli sui binari vicino a Blace, nei pressi del
confine con il Kosovo, impedendo la circolazione dei treni. La ferrovia
rappresenta un importante asse di comunicazione tra la Forza
multinazionale della Nato in Kosovo (Kfor) e le sue basi di
retroguardia in Macedonia. La provincia serba popolata in maggioranza
da albanesi e' amministrata dall'Onu dopo la fine del conflitto, nel
giugno 1999. La protesta si svolge su appello del Congresso mondiale
dei macedoni, che riunisce diverse organizzazioni non governative, e di
un comitato che raggruppa profughi macedoni del nord e del nordovest
cacciati di casa dalla guerriglia albanese. I manifestanti si oppongono
all'intervento della Nato in Macedonia, ritenendo che esso potrebbe
portare a un blocco della situazione sul terreno, in particolare a un
congelamento delle posizioni conquistate dai guerriglieri. (ANSA-AFP).
DIG
21/08/2001 22:33

MACEDONIA: SKOPJE ACCUSA UCK DI ATTACCHI AD ALTRE CHIESE
(ANSA) - SKOPJE, 22 AGO - Le autorita' macedoni hanno accusato oggi i
guerriglieri albanesi dell'Uck di aver attaccato e danneggiato altre
chiese ortodosse oltre a quella di Sant'Atanasie annessa all'antico
monastero di Lesok, fatta saltare in aria ieri mattina con una carica
di esplosivo. L'agenzia di stampa ufficiale 'Mia' riferisce che ''i
terroristi albanesi hanno incendiato la chiesa di San Nicola nel
villaggio di Slatina e danneggiato le chiese dei villagi di Neprosteno,
Jelosnik, Brezno, Lavce, Otunje e Varvara''. L'agenzia non precisa
quando queste azioni sarebbero state compiute. Secondo la stessa
agenzia i guerriglieri albanesi ''approfittando del cessate il fuoco,
stanno occupando nuovi territori nella regione nordoccidentale di
Tetovo'' costringendo la popolazione macedone alla fuga e incendiando
le loro abitazioni. Un crescente numero di ribelli albanesi viene
inoltre segnalato sulla strada che da Tetovo conduce a Jazince, posto
di confine con il Kosovo. Non c'e' al momento conferma da parte di
fonti indipendenti. (ANSA). BLL
22/08/2001 16:26

MACEDONIA: MONASTERO LESOK, APPELLO SGARBI PER TUTELA ATTIVA
(ANSA) - ROMA, 21 AGO - Un ''appello alla comunita' internazionale''
perche' intervenga in difesa del patrimonio cristiano ortodosso in
Macedonia e' stato lanciato dal sottosegretario ai Beni culturali,
Vittorio Sgarbi, dopo l'attentato che la scorsa notte ha gravemente
danneggiato il monastero di S. Atanasie a Lesok, nel nord-ovest del
paese. Occorre ''una difesa, una resistenza, un presidio militare - ha
affermato Sgarbi - in Kosovo i monumenti sono presidiati dai militari e
quindi difesi da attentati, evidentemente in Macedonia questo non
avviene ancora''. ''Ogni convento nel Kosovo ha intorno una polizia,
finlandese, italiana o tedesca, con carri armati, ed e' imbarazzante,
ma impediscono l'accesso indiscriminato ai terroristi. Anche
dall'Italia capisco che evidentemente se qui hanno potuto mettere le
bombe non doveva esserci nessuna tutela'', ha proseguito. Il
sottosegretario ha detto che durante le sue visite in Kosovo ha potuto
constatare quali danni siano stati causati alle chiese e alle moschee
della provincia serba. ''C'e' un'iniziativa della Normale di Pisa per
la tutela di questi monasteri - ha affermato - noi cercheremo di dare
aiuto, anche con finanziamenti italiani, ai monasteri del Kosovo
attraverso il Ministero e la Normale di Pisa''. Sgarbi intende ora
farsi carico di una qualche iniziativa anche per la
Macedonia. 'Provero' a vedere in che modo possiamo vigilare noi, ma
credo sia una questione che riguarda la Difesa, ne parlero' con il
ministro Martino - ha detto - faccio un appello alla Nato e all'Osce
perche' questo orrore, che riguarda i monumenti, venga impedito
attraverso una tutela attiva''. L'attentato al complesso di Lesok,
secondo le autorita' macedoni, e' stato opera dei guerriglieri albanesi
dell'Uck ma questi hanno negato ogni responsabilita'. (ANSA). COM/IMP
21/08/2001 20:46

Wednesday August 22 11:10 AM ET
Macedonia Government Lauds NATO Mission but People
Wary
By Ana Petruseva
SKOPJE, Macedonia (Reuters) - The Macedonian
government on Wednesday praised NATO's decision to
install a 3,500-strong force to collect ethnic
Albanian guerrilla weapons but most ordinary people
seemed resigned or cynical about the mission.
``We welcome the decision of (NATO�s) North Atlantic
Council for the activation of Operation Essential
Harvest. This is another decisive step forward toward
a peaceful settlement of the crisis in Macedonia,��
Defense Minister Vlado Buckovski said.
``Together with our partners and friends from NATO as
well as with the international community�s support, we
will continue along this difficult track toward
peace,�� he told Reuters.
NATO's 19 member governments earlier in the day
approved the third alliance venture into the Balkans
since 1995. But unlike NATO missions in Bosnia and
Kosovo, alliance diplomats insisted the new force
would not act as peacekeepers or mediators.
Macedonians, still bitter over being pushed by the
West into sheltering 230,000 Albanian refugees from
Kosovo's 1999 war only to be hit by an uprising by
guerrillas who earlier fought in Kosovo, were
generally dismissive of NATO's decision.
``Nothing will change,�� said Goran Antevski, aged 28.
``They will collect only those weapons that are not
buried. Provocations and incidents will happen again
and the army won�t respond any more. So I don�t see
how anything can change.��
FEARS OF REBEL GAINS
``I don�t see how NATO can help or worsen matters,��
Valentina Janevska, 31, said. ``I think they need to
be present on the ground but it won�t make much
difference.��
Vese Petkovski, 42, resorted to Balkan fatalism:
``(NATO) will do whatever they want and we will just
continue with our lives because there just isn�t
anything else we can do.��
The guerrilla National Liberation Army signed an
accord with NATO a week ago to surrender arms and
ammunition to NATO troops in exchange for new laws
improving Albanian minority rights. Disarmament and
legislation are to proceed side by side.
Many Macedonians, however, believe the NLA will hide
weapons or stage violence to bog down NATO in another
policing role that would cement the territorial gains
of the rebels.
``I think this is just a discreet way to split
Macedonia and NATO is going to represent some kind of
buffer zone between Macedonian and Albanian parts of
the country,�� said Dragan, a 48-year-old man who did
not want his last name used.
But Vlado Jovanovski, 35, disagreed. ``I think it�s
very good that NATO is coming into the country because
it will bring an end to this six-month crisis,�� he
said of the revolt by minority ethnic Albanians who
have occupied wide areas of Macedonia�s hilly north.
GUERRILLAS SAY ``NO LOSERS��
A government-guerrilla cease-fire has generally held
for the past week despite a fierce gun and mortar
battle outside the mainly ethnic Albanian city of
Tetovo Sunday night and the demolition of an Orthodox
church in rebel territory Tuesday.
Just 6 km up the mountain overlooking Tetovo is the
village headquarters of the NLA ``general staff��
where guerrillas with mobile phones milling about the
main square received news of the imminent NATO
deployment.
There was the occasional rattle of unexplained machine
gun fire outside Sipkovica and two NATO peacekeepers'
helicopters from nearby Kosovo whirred occasionally
overhead.
NLA commander Ali Ahmeti's spokesman Dren Korabi, who
also fought with Kosovo Albanian guerrillas against
Serbian rule in 1998-99, said NATO's arrival would
boost peace prospects.
``There are no losers in this agreement. If the
Macedonians want peace, they can have it. If not, then
we have a problem. And they will see they have a
problem,�� he told Reuters.
He rejected Macedonian suspicions that the NLA would
give up only worthless old weapons and go back to war
when it suited.
Speaking to Reuters in the home of a friend, he picked
up a rudimentary shotgun fashioned from piping and
said: ``We will hand over this one but we�ll also hand
over our other weapons.��
``It�s going to be hard to take off my uniform and put
on normal clothes,�� Korabi said. ``I�m used to this
way of life now. But we have promised to change and
stop being soldiers and we will.��

---

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LA SEZIONE ANPI-VZPI DEL CORO PARTIGIANO TRIESTINO
INTITOLATA A QUATTRO CADUTI ANTIFASCISTI:

BIDOVEC - MARUSIC - MILOS - VALENCIC

Trieste, 24 aprile 1988

Il territorio del Litorale, occupato dall'esercito
italiano nel 1918 e annesso all'Italia con l'accordo
di Rapallo del 1921 veniva comunemente identificato
nel periodo tra le due ultime guerre con il nome di
Venezia Giulia. Dopo il 1924 anche la citta' di
Fiume apparteneva all'Italia.
Si puo' stimare che dopo la grande guerra sul
territorio identificato comunemente come Venezia
Giulia vivevano almeno 550.000 sloveni e croati, dei
quali oltre 300.000 sloveni, cioe' - secondo i dati
di allora - quasi 1/3 del popolo sloveno.
Con l'annessione della regione all'Italia crollava
anche un sistema economico che aveva assicurato al
territorio un costante sviluppo: i nuovi confini
statali limitarono gli scambi economici, le
relazioni con l'entroterra naturale venivano
interrotte. Ne segui' un'inevitabile crisi
economica e sociale che colpi', come sempre, le
classi piu' deboli: i contadini e gli operai,
costretti ad emigrare. Il periodo che precedette
la prima guerra mondiale fu caratterizzato
dall'emigrazione dalle campagne nelle citta',
quello successivo dall'emigrazione verso l'estero.
Nel periodo tra le due guerre l'emigrazione degli
sloveni e dei croati divenne un fenomeno di massa,
provocato dalla nuova situazione socio-economica,
ma influenzato in maniera determinante dalle
pressioni di carattere nazionale e politico.

Nei primi anni che seguirono la guerra, emigrarono
- o meglio furono costretti ad emigrare - gli
sloveni ed i croati che erano venuti nel Litorale
per ragioni di servizio: impiegati, ferrovieri,
maestri, in genere i dipendenti del pubblico
impiego. Soprattutto gli intellettuali, ritenuti
elementi pericolosi per il sistema, venivano
sistematicamente discriminati dalle autorita'
italiane che facevano di tutto per costringerli
ad andare oltre confine, in Jugoslavia. Molti
preferirono andarsene anche per sfuggire all'incerto
clima politico, le scarse prospettive economiche
non potevano che favorire il fenomeno. Dopo il 1926
con l'accentuarsi delle pressioni del regime
fascista l'emigrazione degli sloveni raggiunse
il culmine. Furono obbligati ad andarsene tutti
gli uomini politici, gli uomini di cultura, gli
insegnanti, gli impiegati, i contadini che
perdevano le proprie terre in quanto non erano
in grado di restituire i prestiti che avevano
contratto a tassi di usura per sfamare le proprie
famiglie. Le ragazze contadine andavano a lavorare
come domestiche, o meglio allora come �serve�,
presso le famiglie benestanti di tutta l'Italia;
molte emigrarono in Egitto. Un'ondata particolare
si ebbe nel 1935, quando molti giovani scapparono
in Jugoslavia per sottrarsi alla guerra di Abissinia.
Nel periodo tra le due guerre se ne andarono in
Jugoslavia almeno 70.000 tra sloveni e croati,
30.000 emigrarono nell'America del Sud (20.000
nella sola Argentina), oltre 5.000 trovarono una
sistemazione nei vari paesi europei. Si tratta di
cifre impressionanti, che parlano da sole ed
indicano chiaramente a quali pressioni veniva
sottoposta la popolazione slava della Venezia
Giulia. Nel frattempo era nato un notevole flusso
immigratorio: dall'interno dell'Italia giungevano
i funzionari statali, i poliziotti, i miliziani
fascisti, i medici, gli insegnanti ecc. Tra la
fine della guerra ed il 1931 immigrarono nella
Venezia Giulia oltre 130.000 italiani.

Le autorita italiane erano giunte nel Litorale
completamente impreparate: non avevano previsto
l'incontro con un'altra comunita' nazionale ed
avevano affrontato il problema con il ricorso
alle misure di polizia, con l'intento di eliminare
tutto cio' che avrebbe potuto in qualsiasi maniera
minacciare i cosiddetti �interessi nazionali�
dello stato italiano.
I1 13 luglio 1920 i fascisti bruciarono la Casa di
cultura Balkan a Trieste, sede di tutte le
principali organizzazioni politiche, economiche e
culturali, il segnale era chiaro: agli sloveni ed
ai croati che vivevano in Italia non si doveva
permettere alcuna forma di sviluppo nazionale.
Due mesi dopo il criminale incendio del Balkan
fu proclamato nella Venezia Giulia uno sciopero
generale; gli operai chiedevano l'abolizione
delle leggi speciali e volevano impedire la
crescita del movimento fascista, che aveva gia'
iniziato ad attaccare ed a distruggere le sedi
operaie. L'insuccesso dello sciopero rafforzo'
il movimento nazionalista, i fascisti si posero
alla testa di tutte le forze conservatrici.

La violenza fascista si estese rapidamente ed
assunse nel 1921 il carattere di una vera e
propria offensiva che duro' fino all'ascesa dei
fascisti al potere nell'ottobre del 1922. Il
movimento fascista - con l'appoggio finanziario
della borghesia - si era rafforzato
numericamente ed era in grado di sviluppare la
violenza e di terrorizzare la popolazione. Le
squadre di azione fascista, formate da 30 - 50
uomini armati iniziarono delle vere e proprie
spedizioni punitive contro gli sloveni ed i
croati, sia nelle citta' che nei paesi.
Il terrore raggiunse il culmine durante la
campagna elettorale nell'aprile e maggio del
1921. Secondo i dati degli storici italiani
sino alla fine del 1921 vennero bruciati o
distrutti nella Venezia Giulia 134 edifici, tra
i quali 100 sedi delle associazioni culturali
slovene, del partito comunista o del movimento
operaio, oltre a 21 case operaie e tre
cooperative. Tutte le autorita' costituite,
comprese il commissariato civile, l'esercito,
la polizia ed i carabinieri appoggiavano i
fascisti, che potevano cosi liberamente
svolgere le proprie azioni criminose.
La violenza e la sopraffazione fascista, ormai
generalizzate in tutta la penisola, raggiunsero
dei toni particolarmente aspri nella Venezia
Giulia, dove due erano gli avversari da colpire:
il movimento operaio e gli sloveni ed i croati.
La crescita del fascismo fu favorita da vari
fattori: soprattutto dalla mentalita'
antidemocratica e nazionalista della classe
borghese, dall'incapacita' operativa delle forze
progressiste e del movimento operaio, della
profonda crisi economica, dall'atteggiamento
permissivo e di fatto fiancheggiatore delle
autorita'.

Da una parte quindi la subordinata posizione
economica degli sloveni e dei croati aveva
costituito la premessa per lo sviluppo del
comunismo, dall'altro il nazionalismo e lo
sciovinismo avevano fatto da molla per il
successo del fascismo. Da qui anche
l'equiparazione del fascismo con l'italianita'
e del comunismo con lo slavismo. Gli scontri
sociali tra il comunismo ed il fascismo
riaccesero vecchi rancori nazionali tra gli
sloveni e gli italiani. In questa situazione
conflittuale il fascismo si identificava con
la difesa degli interessi nazionali italiani;
la lotta contro il movimento operaio era in
realta' una lotta contro lo sviluppo della
comunita' slava. Il fascismo si erse cosi' a
difensore ufficiale dell'italianita' di queste
terre che l'Italia voleva da parte sua assimilare
ed italianizzare. Questa �missione� venne di
fatto mitizzata e rappresento' nello stesso tempo
la linea politica statale.

Il 28 ottobre del 1922 il fascismo assunse con la
marcia su Roma anche formalmente il potere. Nella
Venezia Giulia questa svolta non porto' a dei
mutamenti radicali in quanto il fascismo aveva di
fatto gia' in precedenza assunto il controllo
della situazione. Il governo fascista soppresse
nel 1926 tutte le istituzioni democratiche e
diede vita ad un regime totalitario. I rapporti
del fascismo con la comunita' slovena e croata
rappresentano un capitolo a parte. La
snazionalizzazione e la assimilazione divennero
due punti fermi della politica del regime e si
fondavano sulla concezione nazionalimperialistica
che gli slavi erano una razza inferiore.
Oltre alle leggi speciali, che colpivano in modo
indiscriminato tutte le forze democratiche, si
dimostrarono come fatali per l'esistenza delle
comunita' nazionali slovena e croata le decisioni
ad hoc assunte dai segretari del partito fascista
delle province di confine nella conferenza del
12 giugno 1927, ratificate poi dai prefetti
competenti e dallo stesso Mussolini. I gerarchi
fascisti constatarono �che gli insegnanti ed i
preti sloveni, le loro associazioni culturali e
tutto il resto rappresentavano qualcosa di
anacronistico ed anomalo che non poteva essere
tollerato in una regione annessa�. Logica
conseguenza di questa tesi fu la richiesta di
una rapida italianizzazione di queste province;
la soppressione definitiva di quello che era
rimasto delle scuole, dei circoli della stampa
slovena ecc. La lingua slovena doveva essere
considerata come un semplice dialetto destinato
a scomparire ed a trasformarsi, sotto l'influsso
delle citta', in �dialetto italiano�.
Il programma della totale fascistizzazione ed
assimilazione degli sloveni stilato nel 1927
non fu altro che la conseguenza di un'azione
condotta in tal senso gia' da otto anni e
rappresento' il colpo di grazia per quel poco
che era rimasto delle organizzazioni slave.

La dittatura fascista, nata e fondata sulla
violenza, provoco' la reazione e l'opposizione
di tutte le forze democratiche italiane e le
piu' svariate forme di lotta. Nella comunita'
slovena l'opposizione al fascismo assunse un
carattere plebiscitario e si estese a tutti
gli strati sociali, sotto la guida prevalente
di due organizzazioni clandestine: quella
comunista e quella nazionalrivoluzionaria.
Il movimento comunista della Venezia Giulia -
che operava ormai da anni nella clandestinita'
ed includeva gli operai italiani, sloveni e
croati - fu colpito duramente dalle leggi
speciali fasciste e subi' delle perdite
maggiori rispetto a quelle sofferte dal
movimento patriottico. I suoi dirigenti piu'
in vista furono costretti ad emigrare o
vennero confinati, il loro posto fu preso
dalle giovani leve. Il numero degli attivisti
e degli iscritti comunisti fluttuava
continuamente sia per gli arresti che per
l'emigrazione, ed e' quindi difficile
stabilire l'entita' esatta. Il partito, pur
operando nella clandestinita', organizzo' un
movimento sindacale, dei comitati antifascisti,
curo' il cosiddetto �soccorso rosso� a favore
delle vittime del regime. Il giornale �Delo�
(II Lavoro), portavoce degli ideali comunisti
tra gli sloveni, veniva diffuso clandestinamente
sin dal 1926, nel 1927 e 1928 nella periferia di
Gorizia, nel 1929 a Lubiana, tra il 1933 ed il
1935 a Rence ed a Volcja Draga, tra il 1937 ed
il 1940 anche a Sgonico e Divaccia. Gli
attivisti comunisti tendevano soprattutto a
diffondere e consolidare gli ideali rivoluzionari
ed antifascisti, mobilitando le masse.
II Partito comunista italiano non aveva dedicato
negli anni immediatamente susseguenti alla sua
costituzione (1921-1926) una particolare
attenzione al problema delle minoranze nazionali:
riconosceva il principio generale dell'auto-
determinazione a favore di tutti i popoli ed
identificava la soluzione del problema nazionale
con la vittoria della rivoluzione proletaria.
Dopo ii 1924 i comunisti sloveni constatarono
che avrebbero potuto mantenere ed anche aumentare
la loro influenza sulle masse facendo proprie le
richieste delle minoranze nazionali, collegando
la lotta per lo sviluppo sociale con quella per
i diritti nazionali. Un gruppo di giovani
comunisti indico' la soluzione del problema
nazionale secondo i principi leninisti: bisognava
riconoscere agli sloveni ed ai croati il diritto
all'autodeterminazione, con il conseguente
distacco dall'Italia e la costituzione di
repubbliche operaie e contadine, riunite in una
federazione di repubbliche balcaniche. Il
principio fu accolto nel 1926 dal terzo congresso
del Partito comunista italiano, che inizio'
successivamente ad adoperarsi attivamente per la
costituzione di un fronte unitario tra tutti gli
strati sociali della popolazione slovena. Le
associazioni culturali clandestine erano le
migliori portatrici, il veicolo ideale, per la
diffusione di questo spirito unitario, che aveva
come punto fermo la lotta al fascismo.

Sino al 1930 era rilevante anche l'attivita'
clandestina dell'organizzazione nazional-
rivoluzionaria �BORBA �, formata dai giovani
patrioti progressisti che sostenevano la
necessita' di una lotta armata contro il
fascismo, alla violenza ed alla sopraffazione
del regime bisognava rispondere con la forza.
Il movimento BORBA crebbe nel 1927, dopo lo
scioglimento di tutti i circoli culturali sloveni.
II suo programma d'azione prevedeva delle azioni
violente contro le organizzazioni fasciste, in
modo da richiamare l'attenzione dell'opinione
pubblica mondiale sul problema delle minoranze
nazionali che vivevano in Italia e di intimorire
cosi' i portatori ed i fautori della politica
snazionalizzatrice. Bisognava inoltre convincere
le masse che una resistenza attiva ed armata era
possibile, divulgare l'odio contro il fascismo;
impedire l'attivita' dei rinnegati e dei traditori,
collegare la lotta per l'esistenza nazionale con
quella per la giustizia sociale. Queste azioni
fecero guadagnare al movimento l'attenzione e la
simpatia delle masse. Nella maggioranza dei casi
il regime non riusci' ad individuare gli
esecutori materiali degli episodi di lotta, pur
arrestando un gran numero di persone. Nel 1929
la polizia arresto' in Istria un gruppo di
nazionalrivoluzionari, il processo si svolse a
Pola tra il 14 ed il 17 ottobre davanti al
Tribunale speciale fascista e si concluse con la
fucilazione di Vladimir Gortan.
Nella parte slovena della Venezia Giulia
l'organizzazione venne scoperta nella primavera
del 1930 in seguito all'attentato dinamitardo
contro la sede della redazione del quotidiano
�Il Popolo di Trieste�. Dall'1 al 5 settembre si
svolse davanti al Tribunale speciale fascista il
noto primo processo triestino: Ferdo Bidovec,
Franjo Marusic, Zvonimir Milos e Alojz Valencic,
quattro giovani eroi, vennero condannati a morte
e fucilati a Basovizza. Le condanne a morte
sortirono pero' l'effetto contrario a quello
atteso dalle autorita' fasciste.

Dopo il 1930 il Partito comunista italiano
inizio' a conformare la propria attivita' alle
posizioni dei comunisti jugoslavi. I due partiti
si consultarono nel gennaio del 1930 e si
accordarono per un'azione unitaria; tra l'altro
decisero che il giornale �Delo� doveva diventare
la voce ufficiale dei due partiti per gli
sloveni che vivevano in Italia ed in Jugoslavia.
II �Delo� usci' tra il 1930-35 come organo
ufficiale comune dei due partiti e dedico' una
particolare attenzione alla problematica slovena.
Nel 1934 il Partito comunista italiano, quello
austriaco e quello jugoslavo votarono un
documento comune in merito alla soluzione del
problema nazionale sloveno, si dichiararono
contrari alla divisione coatta del popolo sloveno
e si impegnarono a sostenere il suo diritto alla
autodeterminazione. Si era verificato cosi' un
importante passo qualitativo nei confronti della
politica nazionale, per i comunisti sloveni dei
tre paesi la dichiarazione segno' l'inizio di
una nuova era che porto' successivamente alla
lotta di liberazione nazionale, con il fine di
costituire una Slovenia unita ed indipendente.
La dichiarazione dei tre partiti comunisti venne
assunta in circostanze molto delicate ed ha un
rilevante valore storico, significo' anche la
volonta' della ricerca di un collegamento tra
tutte le forze democratiche, al fine di arrivare
alla costituzione di un fronte unitario
antifascista.
Come logica conseguenza della ricerca di una
azione unitaria fu concordato nel 1936 un patto
di collaborazione tra i comunisti ed i nazional-
rivoluzionari TIGR. Le due parti si impegnarono
a dar vita ad un fronte popolare sloveno e croato
e di collegarlo con quello italiano. Il Partito
comunista italiano siglo' cosi' per la prima
volta un accordo con un movimento non operaio.

L'unita' operativa raggiunta tra il Partito
comunista italiano ed il movimento nazional-
rivoluzionario non era altro che il riflesso
dell'atteggiamento assunto in tal senso dalle
masse. L'antifascismo era tra gli sloveni ormai
generalizzato; dopo lo scioglimento coatto
delle associazioni economiche, sportive,
assistenziali, creditizie, in genere di tutte
le attivita' delle minoranze nazionali,
l'attivita' delle stesse continuo' nella
clandestinita', si svolse nelle case, durante
le escursioni e le gite, si trasferi' nelle
chiese ecc. Ogni casa slovena si trasformo' in
scuola, in ogni chiesa venivano diffuse la
lingua slovena ed i canti popolari. Era
necessario lottare uniti contro il nemico
comune per mantenere l'identita' nazionale e
per sopravvivere come popolo; le tradizionali
differenze ideologiche tra i cattolici ed i
liberali si affievolirono, fino a scomparire
del tutto, soprattutto nei paesi.

Nacque cosi' un unitario fronte nazionale
antifascista, come movimento di massa molto
attivo, il che traspare chiaramente anche dai
verbali della polizia. Unitamente a quelle
rosse apparvero anche le prime bandiere slovene,
si moltiplicarono le scritte contro il regime,
si distribuivano volantini, giornali;
l'atteggiamento antifascista della popolazione
diventava sempre piu' evidente. L'elevatissimo
numero delle denunce spiccate dalla polizia
rappresenta una prova evidente della crescente
attivita' antifascista, che si accentuo' con
l'approssimarsi della guerra. Il sistema
adotto' contro gli sloveni dei metodi di
repressione molto duri: dall'ammonimento, al
domicilio coatto, al confino, alle condanne del
Tribunale speciale fascista per la difesa dello
Stato. Tra il 1927 ed il 1943 si svolsero 131
procedimenti processuali contro 544 imputati
sloveni e croati. Il rapporto tra le condanne
emesse contro gli antifascisti italiani e
quelli sloveni o croati era di uno contro dieci;
delle 42 condanne a morte, ben 33 riguardavano
imputati sloveni e croati. Dieci esecuzioni
capitali vennero richieste dal Tribunale
speciale nel periodo che precedette l'inizio
della lotta di liberazione nazionale.

Con l'avvicinarsi del nuovo conflitto mondiale
l'attivita' antifascista si intensifico' in
tutti i settori. In tali circostanze si offriva
ai comunisti sloveni un'occasione favorevole per
l'organizzazione di un fronte antifascista. In
particolare Pinko Tomazic percepi' le condizioni,
allora particolarmente favorevoli, e stese dopo
il 1937 un nuovo programma che rivendicava la
costituzione di una repubblica autonoma slovena
di tipo sovietico, che doveva nascere
dall'unione di tutte le forze progressiste
slovene in un unico fronte antifascista,
collegato con il movimento progressista italiano.
Pinko Tomazic ed i suoi compagni riuscirono a far
conoscere questo loro programma con l'attivita'
clandestina dei circoli culturali, in modo
particolare tra la gioventu' triestina e
goriziana. Negli anni 1939-40 si puo' gia' parlare
dell'esistenza nella Venezia Giulia di un fronte
antifascista sloveno, secondo le previsioni
programmatiche del Tomazic. Si era ormai
consolidata la collaborazione e l'unita' operativa
tra la gioventu' comunista e quella nazional-
liberale e cristianosociale; veniva anche
mantenuto il collegamento operativo tra i
nazionalrivoluzionari ed i comunisti.

Nell'estate del 1940 il servizio segreto fascista
(0VRA) riusci' a colpire in modo vitale il
movimento unitario nella sua fase di sviluppo.
Riusci' a scoprire nove depositi clandestini di
armi e munizioni, una stazione ricetrasmittente,
tre tipografle ed una montagna di pubblicazioni
illegali. Vennero arrestate 300 persone; 240
vennero condannate al confino, al domicilio
coatto o vennero ammonite in modo formale. I
sessanta elementi piu' rappresentativi,
considerati come i maggiori responsabili,
vennero consegnati dalla polizia al Tribunale
speciale fascista, che li divise in tre gruppi:
26 comunisti, 12 nazionalrivoluzionari, 22
intellettuali. Tutti insieme vennero sottoposti
al cosiddetto secondo processo triestino, nel
dicembre del 1941. Tutto il movimento aveva un
fine comune anche se traeva la propria origine
in matrici ideologiche diverse, il che emerse
chiaramente dagli atti processuali. Il fine
comune era rappresentato dalla liberazione di
tutte le comunita' nazionali iugoslave dalla
dittatura fascista. Il processo si svolse tra
il 2 ed il 14 dicembre del 1941, quando nel
Litorale gia' divampava la lotta di liberazione
nazionale. Le condanne del Tribunale speciale
furono molto dure; il regime fascista voleva
cosi' intimorire la popolazione che si stava
ormai ribellando apertamente. Il 15 dicembre
del 1941 vennero fucilati nel poligono di
Opicina il comunista Pinko Tomazic ed i
nazionalrivoluzionari Viktor Bobek, Simon Kos,
Ivan lvancic e Ivan Vadnal. Essi divennero con
Vladimir Gortan ed i quattro eroi fucilati a
Basovizza il simbolo della lotta antifascista
per la liberazione degli sloveni del Litorale.

La costituzione del fronte di liberazione
nazionale sloveno nell'aprile del 1941 segno'
l'inizio di una generale resistenza armata che
inizio' nel Litorale contestualmente a quella
delle altre regioni slovene; il fine era comune:
scacciare l'occupatore, riunire tutti gli
sloveni e trasformare la struttura sociale. Il
fronte di liberazione nazionale non avrebbe
potuto comunque svilupparsi tanto rapidamente
nel Litorale se nel periodo precedente non vi
fosse stato un forte movimento antifascista. La
lotta armata non fu che la logica conseguenza
della resistenza precedente e si concretizzo'
nel 1945 con la sconfttta del fascismo e la
liberazione nazionale.
Ricordando questi fatti storici dobbiamo anche
cercare di cogliere il collegamento con il
presente; la conoscenza del passato puo' e
deve aiutarci a comprendere la situazione attuale.
II consolidamento della nostra identita'
nazionale deve accompagnarsi ad una sempre
maggiore collaborazione ed alla ricerca
dell'appoggio delle forze democratiche e
progressiste italiane. Gli ideali della
resistenza e della lotta di liberazione
nazionale vanno tramandati ai giovani, che
devono farli propri. Solo cosi' saremo certi
che i sacrifici sostenuti dalle precedenti
generazioni, dai compagni caduti, avranno un
seguito ideale. Cerchiamo di prendere ad esempio
coloro che hanno vissuto, lottato e sacrificato
la propria vita per la liberta', per una societa'
piu' equa, per un domani migliore, per la vittoria
contro l'oscurantismo fascista.

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T.I.G.R.

Nell'ambito di uno scambio epistolare molto polemico con
esponenti di un piccolo partito sloveno attuale, guidato da
Zmago Jelincic, su "Il Manifesto" del 28 ottobre 2000 Giacomo
Scotti cosi' descriveva il TIGR:

<< ...un'organizzazione terroristica e stragista, anti-italiana,
i cui adepti operarono fra le due guerre mondiali con l'obiettivo
dichiarato di "restituire" alla Slovenia e alla Croazia Trieste,
Gorizia e Fiume e cio' mediante attentati e l'eliminazione fisica
di persone scelte a casaccio e senza distinzione di nazionalita',
da un punto all'altro della Venezia Giulia. La TIGR era collegata
ai gruppi piu' neri, cetnici, di Belgrado e finanziata dai servizi
segreti del regime monarchico jugoslavo. Fu "antifascista" solo
nel senso che l'Italia, contro i cui cittadini venivano compiute
le stragi, era dominata purtroppo dal regime fascista. Alla base
c'era l'odio razzista contro gli italiani. Un male di cui
Jelincic e i suoi dovrebbero guarire, ora che Mussolini ed i suoi
da tempo sono sotto terra e l'Italia e' da oltre mezzo secolo un
paese democratico. (E questo giornale "davvero" antifascista). >>

La lettura di queste righe a suo tempo ci ha lasciati a dir
poco stupefatti. Ci siamo allora messi alla ricerca di documentazione
sul tema, ed abbiamo trovato un opuscolo, dedicato ai tanti martiri
antifascisti sloveni - compresi gli adepti del TIGR - il cui testo
abbiamo adesso potuto riprodurre integralmente, sia nella versione
in lingua italiana:
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/1248
che nella versione in lingua slovena:
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/1246

L'opuscolo, edito in tempi non sospetti (1988) dalla sezione ANPI /
Coro Partigiano Triestino intitolata ad alcuni di quei martiri,
spiega chiaramente che anche l'ala nazionalrivoluzionaria del
movimento sloveno di liberazione, e quindi anche il TIGR, strinse
un patto di alleanza in chiave antifascista non solo con i comunisti
jugoslavi, ma persino con il Partito Comunista Italiano.

Senza ulteriori commenti su quegli episodi, invitiamo tutti a
leggere il testo ed a consultare le immagini che si possono
scaricare dalla rete:

- il frontespizio dell'opuscolo, la fotografia del luogo della
fucilazione dei martiri di Bazovizza e le immagini delle loro
commemorazioni svoltesi l'8 settembre 1945 ed il 7 settembre 1980:
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/984

- i ritratti dei militanti antifascisti fucilati a Basovizza:
Ferdo Bidovec, Franjo Marusic, Zvonimir Milos ed Alojz Valencic:
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/985

(...Poi, un bel giorno, qualcuno ci spieghera' il motivo per cui
la "sinistra" italiana, in questi anni di guerra fratricida ed
imperialista nei Balcani, anziche' stringere contatti e rapporti
con le sinistre e con gli antifascisti delle varie repubbliche ex-
federate abbia preferito ignorarli, denigrarli, o addirittura
infangare la memoria delle alleanze internazionaliste e delle lotte
eroiche del passato...)

Italo Slavo,
Trieste-Roma 2001

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"ABBIAMO ESAURITO I MONASTERI DEL KOSMET, ADESSO
DIAMOCI SOTTO A FAR SALTARE IN ARIA QUELLI DELLA MACEDONIA!"

Oggi 21 agosto "ribelli" albanesi-macedoni (quelli sostenuti dalla
NATO) hanno preso di mira un monastero del tredicesimo secolo.


Blast Rocks Macedonian Monastery
By Aleksandar Vasovic
Associated Press Writer
Tuesday, Aug. 21, 2001; 8:09 a.m. EDT
SKOPJE, Macedonia -- Ethnic Albanian rebels attacked a
13th century Orthodox Christian monastery Tuesday,
damaging the building and placing a severe strain on a
fragile cease-fire that is a key requirement for NATO
deployment in Macedonia.
The insurgents set off a 3 a.m. blast that caused
"major damage" to the Sveti Atanasi monastery in the
town of Lesok, the government said. Ethnic Albanian
rebels began launching assaults last month on the
village, which is just outside Tetovo, Macedonia's
second-largest city.
"This is barbarism," said Antonio Milososki, the
Macedonian government spokesman. The ethnic Albanians
are Muslim, while the country's majority are Orthodox
Christian Slavs.
The blast and other sporadic cease-fire violations
come at a time when NATO troops are trying to
determine if it is peaceful enough here to fan out and
collect weapons from ethnic Albanian rebels.
The rebels launched their insurgency six months ago,
claiming they were fighting for more rights for ethnic
Albanians, who make up as much as one-third of the
country's population of 2 million.
The Macedonian government says the insurgents want to
capture territory and create their own state.
Dozens of people were killed and thousands were
displaced before ethnic Albanian and Macedonian
leaders accepted a peace deal. Under the agreement,
which grants ethnic Albanians more rights, NATO troops
will move in to disarm the rebels.
NATO has said it will deploy a 3,500-member,
British-led force to Macedonia when it is confident
that the cease-fire is viable. No one is really
offering a definition of just how much fighting NATO
is willing to endure and still claim a cease-fire is
holding.
To help determine if the time is right, NATO's supreme
commander in Europe, U.S. Gen. Joseph Ralston, met
Monday with the country's top officials and senior
military leaders. He will report to the alliance's
ruling council Tuesday and advise them whether to give
the go-ahead for full deployment.
NATO officials said it was unlikely the North Atlantic
Council, made up of ambassadors from each of
alliance's 19 member nations, will decide on the
deployment Tuesday. More likely, they said, the
council will discuss the findings and decide later in
the week.
The council's next regularly scheduled meeting is
Wednesday.
Ralston's visit came as an advance team moved into the
countryside to make contact with ethnic Albanian
rebels.
The British liaison team from the 16 Air Assault
Brigade traveled to Nikustak, a rebel-held village
along the front line about 10 miles northeast of the
capital, Skopje. The team was meeting with local rebel
commanders to discuss details of how the British-led
weapons collection mission, dubbed Operation Essential
Harvest, would work.
Even if NATO decides to move in, they'll find it hard
to persuade those under attack that lasting peace is
achievable.


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