Informazione

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La rete di fuga dei criminali di guerra
tedeschi

I conventi, gli istituti religiosi e le organizzazioni caritatevoli
costituivano nel 1945 la rete attraverso la quale i nazisti poterono
sfuggire ai tribunali:

``Alcuni dei criminali di guerra pi� ricercati passarono
da Rauff, a Milano, al vescovo Hudal nel Pontificio
Collegio di Santa Maria dell'Anima a Roma, per finire
poi dall'arcivescovo Siri a Genova. Qui s'imbarcarono su
delle navi e salparono verso una nuova vita in
Sudamerica'' (48).

La rete era stata predisposta con un certo anticipo: Hudal incontr�
Walter Rauff, assassino di circa 100.000 persone uccise nei furgoni a
gas mobili, fin dalla primavera del 1943 (41). In quell'occasione
``furono stabiliti i primi contatti [...] che avrebbero portato, infine,
all'istituzione, da parte di Hudal, di una rete per l'espatrio
clandestino dei criminali nazisti'' (42).

``A seguito del crollo effettivo dell'esercito tedesco in Italia, Pio
XII
avvi� una campagna per ottenere il diritto di inviare i suoi
rappresentanti personali in visita alle decine di migliaia di
prigionieri
di guerra e internati civili che allora si trovavano nei campi
italiani'',
con particolare riferimento a quelli di lingua tedesca (43-44).
Ottenuto tale diritto, fu nominato ``per prestar soccorso alla
popolazione nemica sconfitta [il vescovo antisemita] Hudal'' (44). La
scelta ebbe il complice avallo degli Americani, che ``sapevano tutto
sulle convinzioni politiche del vescovo austriaco'' e il cui servizio
segreto aveva redatto un dossier sul libro filonazista che costui aveva
pubblicato nel 1936 (45).

``Senza la diretta intercessione diplomatica del Vaticano [egli] non
sarebbe mai riuscito a entrare in contatto con tanti criminali di
guerra nazisti'' (45).

Lo stesso Hudal, molti anni pi� tardi scrisse:

``Ringrazio Dio per avermi permesso di visitare e
confortare molte vittime nelle loro prigioni e nei campi di
concentramento e di aiutarle a fuggire con falsi
documenti di identit�.

[...] La guerra intrapresa dagli alleati contro la Germania
non fu motivata da una crociata, bens� dalla rivalit� dei
complessi economici per la cui vittoria essi avevano
combattuto. Questo cosiddetto business [...] si serv� di
slogan come democrazia, razza, libert� religiosa e
cristianesimo quali esche per le masse. Tutte queste
esperienze mi fecero sentire in dovere, dopo il 1945, di
dedicare la mia opera caritatevole principalmente ad
ex-nazionalsocialisti ed ex-fascisti, soprattutto ai
cosiddetti "criminali di guerra"'' (45).


Hudal era in grado di fornire qualsiasi tipo di documenti falsi: ``carte
d'identit� italiane, falsi certificati di nascita, persino dei visti per
il
paese verso cui si era diretti. I pi� utili erano i passaporti della
Croce
Rossa Internazionale'' (48).

``La Santa Sede patrocinava il traffico illecito di documenti della
Croce Rossa, ottenuti con un falso nome o una falsa nazionalit�. [...]
Il
perno di questa operazione era il prete ungherese Gallov'' (52).

I passaporti e documenti di identit� e di viaggio occorrenti per aiutare
i suoi amici nazisti erano forniti al vescovo Hudal da Montini tramite
la Commissione Pontificia di Assistenza ai profughi e la Caritas
Internazionale (43).

Il traffico illecito di documenti della Croce Rossa era noto ai servizi
segreti americani (49), ed anche il fatto che il Vaticano stava
agevolando la fuga di criminali di guerra, come � scritto nel
"Rapporto La Vista" del 1947: vi erano elencate ``pi� di venti
organizzazioni assistenziali vaticane implicate nell'emigrazione
illecita o sospettate di esserlo. In cima alla lista degli ecclesiastici
coinvolti c'era l'onnipresente vescovo Hudal'' (50). ``I burocrati di
Washington decisero, alla fine, di inoltrare soltanto una protesta
discreta e molto informale presso la Santa Sede'' (53). ``Il
Dipartimento di Stato sembrava preoccuparsi maggiormente del fatto
che i documenti falsi potessero inavvertitamente aiutare degli ebrei
diretti in Palestina o degli agenti segreti comunisti [...] diretti
verso
l'emisfero occidentale'' (53).

Inoltre il capitale privato americano aveva preso, autonomamente
rispetto al proprio governo, l'iniziativa di finanziare
quest'emigrazione illegale (54).


Le azioni di Hudal a favore dei nazisti non passarono inosservate, ed
una serie di articoli apparsi sulla stampa italiana nel 1947 fecero
scoppiare uno scandalo, mettendo in cattiva luce persino Pio XII (54).
Hudal fu costretto a ritirarsi, ma non per questo termin� il traffico:
``da quel momento vennero prese misure straordinarie per nascondere
i percorsi di fuga dei nazisti'' (55).

La rete fu riorganizzata meglio, e sempre con l'autorizzazione di alti
funzionari ecclesiastici: ``Il Vaticano sceglieva, per questo lavoro,
dei
preti fascisti dell'Europa Centrale'' (55).


La rete di fuga di Hudal era inserita nell'organizzazione nota con la
sigla ODESSA - Organisation der Ehemaligen SS Angeh�rigen
(organizzazione degli ex-appartenenti alle SS). Troviamo ulteriori
annotazioni nell'articolo "I segreti della ODESSA" su Storia
Illustrata:

``Segnando un giorno su un mappamondo gli itinerari percorsi nella
loro fuga da alcuni tra i maggiori criminali nazisti, Simon Wiesenthal
[un sopravvissuto del campo di concentramento di Mauthausen,
diventato poi cacciatore di nazisti e direttore del Centro di
Documentazione di Vienna sull'olocausto] si accorse che seguivano
grosso modo tre direttrici principali. Il primo di questi itinerari
conduceva dalla Germania in Austria, poi in Italia e di qui in Spagna.
Il secondo collegava la Germania con i paesi arabi, il terzo con il Sud
America, precisamente con l'Argentina. Questo paese infatti, fino al
1955 -l'anno in cui cadde la dittatura di Per�n- fu uno dei rifugi
preferiti dei criminali nazisti che in seguito si indirizzarono verso il
Paraguay.

Wiesenthal constat� che molte fughe, iniziate nelle pi� diverse citt�
tedesche, convergevano verso Memmingen, un centro medievale nel
cuore dell'Allg�u (regione della Germania meridionale, tra la
Baviera e il W�rttemberg); da qui i fuggiaschi si dirigevano a
Innsbruck e, attraverso il Brennero, passavano in Italia.

[...] Alla fine della guerra, in piena occupazione alleata, era sorta in
Germania una serie di reti di contatto tra i nazisti chiusi in carcere e
gruppi clandestini che facevano capo a ex-gerarchi i quali vivevano
nascosti sotto falsi nomi. Gi� molto tempo prima del crollo del Terzo
Reich, infatti, i capi nazisti avevano ricevuto dal partito documenti di
identit� con nomi falsi e stabilito dei codici segreti da usare in caso
di
necessit�.

[...] Le due principali vie di fuga andavano da Brema a Roma e da
Brema a Genova. Lungo tutto il confine austro-tedesco, nel distretto
di Salisburgo e in Tirolo, ogni 60 o 70 km di percorso c'era uno scalo
costituito da un massimo di cinque persone, le quali conoscevano
soltanto l'ubicazione dei due scali pi� vicini: quello da cui
giungevano a loro i fuggiaschi e quello a cui dovevano indirizzarli.
Questi scali erano mimetizzati nei luoghi pi� fuorimano: capanne
isolate, fattorie vicine ai confini, locande nascoste in mezzo ai
boschi.
Qui i fuggiaschi giungevano accompagnati dai "corrieri", persone che
si occultavano sotto le pi� impensate attivit�.

Tra questi corrieri, ad esempio, c'erano molti degli autisti tedeschi
che gli Alleati avevano assunto per guidare sull'autostrada
Monaco-Saliburgo i camion militari adibiti al trasporto del giornale
dell'esercito americano "The Stars and Stripes". Cos�, spesso, nascosti
dietro pacchi di giornali, viaggiavano criminali nazisti. Questi poi,
con documenti falsi e talvolta accompagnati da donne e bambini che
per sviare l'attenzione delle autorit� di frontiera si dichiaravano loro
parenti, riuscivano a varcare il confine.

[...] Fu grazie all'ODESSA -afferma Wiesenthal- che Bormann,
Eichmann, Mengele e altri, riuscirono a fuggire dalla Germania e a
far perdere cos� bene le loro tracce.

In seguito, da altre fonti, Wiesenthal apprese che uno dei principali
organizzatori dell'ODESSA era un ex-capitano delle SS: Franz
R�stel, che si nascondeva sotto il nome di Haddad Said, viaggiava con
passaporto siriano e faceva la spola da Lindau a Zurigo o Ginevra e
da qui verso la Costa Brava, in Spagna (altro rifugio prediletto dagli
ex-nazisti), l'Oriente, il Sud America. Scopr� anche che l'ODESSA si
era valsa pi� volte, tra l'Italia e l'Austria, della cosiddetta via dei
conventi, servendosi cio� di case religiose, soprattutto di frati i
quali,
per carit� cristiana, davano ospitalit� per qualche ora o per qualche
giorno ai fuggiaschi, come in passato avevano accolto gli ebrei
braccati dai nazisti.''

L'ODESSA era finanziata con i fondi degli ``industriali della
Renania e della Ruhr, che nel 1933 erano stati i sostenitori di Hitler,
[i quali] avendo compreso che la guerra era ormai perduta, avevano
deciso di buttare a mare il F�hrer. Si erano perci� accordati per
impedire che le ricchezze del Terzo Reich cadessero in mano agli
Alleati. Cos� cominciarono a trasferire cospicui fondi nei Paesi
neutrali, sotto la copertura di uomini di paglia che, con operazioni
commerciali legittime, diedero vita a colossali imprese.

Un rapporto pubblicato nel 1946 dal Dipartimento del Tesoro degli
Stati Uniti riferisce che le societ� create in tutto il mondo con il
denaro proveniente dai forzieri degli industriali nazisti erano allora
750, di cui 112 in Spagna, 58 in Portogallo, 35 in Turchia, 98 in
Argentina, 214 in Svizzera, 233 in vari altri paesi. Ma il segreto
bancario, inviolabile, copre questi trasferimenti di fondi e con essi i
nomi dei finanziatori dell'organizzazione ODESSA.''



La rete di fuga dei criminali di guerra
croati

``La maggior parte degli assassini non era neppure tedesca. Alla fine
della seconda guerra mondiale, c'erano decine di migliaia di europei
dell'Europa orientale e centrale che avevano collaborato con i nazisti
ed erano altrettanto colpevoli. Erano capi dei governi fantoccio
nazisti, funzionari municipali, capi di polizia e membri delle unit�
locali di polizia ausiliaria che avevano eseguito l'olocausto. Molti si
trovavano sulle liste nere degli alleati'' (97).

Fra gli stati fantoccio di Hitler vi era la Croazia indipendente,
governata dal movimento ustascia (fascisti croati) di Ante Pavelic. Se
la rete del vescovo Hudal era specializzata nella fuga dei criminali di
guerra tedeschi, esisteva una seconda rete specializzata negli ustascia.

``Padre Krunoslav Draganovic, segretario dell'Istituto Croato di San
Girolamo, era il principale organizzatore delle ratlines utilizzate da
noti criminali di guerra per sfuggire'' alla giustizia (85). ``Gli
ustascia furono i primi a beneficiare della protezione di Draganovic.''
Secondo gli storici ufficiali del Vaticano, infatti, si trattava di
"profughi croati" (98). La maggior parte dei fuggiaschi fin� per
trovare rifugio in Gran Bretagna, Canada, Australia e Stati Uniti (97).

Non era per puri fini umanitari che il Vaticano metteva in salvo
queste persone: ``Draganovic li reclutava per entrare a far parte dei
krizari'', e per utilizzarli in azioni terroristiche contro la
Federazione
Jugoslava (131).

Anche i fascisti sloveni fuggivano: ``nell'agosto del 1944 [...] gli
ecclesiastici sloveni stavano collaborando attivamente con i nazisti e
gi� operavano a stretto contatto con Draganovic per fornire assistenza
ai profughi'' (137).


``La Chiesa aveva conferito pieni poteri a Draganovic'' e, a dire di
padre Cecelja, ne approvava il lavoro (105).

``Una volta, all'inizio di marzo del 1946, il sacerdote croato si
appell� a eminenti figure ecclesiastiche in varie parti del mondo, tra
cui i cardinali Griffin e Gilroy in Inghilterra e in Australia,
richiedendo la loro assistenza. Poi fece pressioni sulla Segreteria di
Stato affinch� intervenisse ufficialmente. Infine, si rivolse
direttamente a Pio XII.

L'oggetto del suo appello erano duecento ex-miliziani ustascia e
numerosi membri delle scellerate divisioni SS Principe Eugenio e
Handzar. I primi erano slavi tedeschi, mentre i secondi venivano
raccolti tra la considerevole popolazione musulmana della Bosnia.
Entrambi i gruppi avevano commesso delle atrocit� contro civili
innocenti. Tra le altre persone difese da Draganovic, figuravano gli
ex-ministri del governo ustascia Dragutin Toth, Vjekoslav Vrancic,
Mile Starcevic, e Stjiepo Peric, come pure l'ex-capo dell'aviazione
Vladimir Kren. [...] Alcuni di questi uomini si nascondevano
all'interno dell'Istituto di San Girolamo o in Vaticano.

Il Vaticano ag� subito, sottoponendo questi casi all'attenzione dei
diplomatici inglesi e americani e raccomandando alla loro cortese
attenzione e considerazione l'appello di padre Draganovic. Fecero
seguito molti altri interventi diplomatici da parte del Vaticano, la
maggioranza dei quali in favore di uomini che avevano perpetrato di
recente l'olocausto nazista'' (126-127).


Come nel caso della rete di Hudal, i preparativi iniziarono con grande
anticipo. Sin dall'agosto 1943 Draganovic cominci� ad intercedere per
Ante Pavelic in Vaticano, e ad attuare ``i piani di Pavelic relativi
all'istituzione di un sistema per l'espatrio clandestino dei nazisti'',
coinvolgendo lo stesso papa Pio XII e ``alti funzionari della
Segreteria di Stato vaticana e dei servizi segreti italiani. Il suo
collegamento pi� importante era quello con monsignor Montini''
(66,98). Nel 1944, la ratline era gi� pronta per essere aperta (67).

``La maggior parte dell'organico [della ratline] era costituito da
sacerdoti croati'', la maggior parte dei quali erano legati alla
Confraternita di San Girolamo (107-108). ``Con l'aiuto di altri
ecclesiastici, fanatici nazionalisti croati, [la Confraternita] divenne
il
quartier generale delle ratlines'' (66).

``Sebbene Draganovic fosse noto ai diplomatici occidentali come
fanatico ustascia, i servizi segreti alleati gli diedero carta bianca''
per visitare i campi profughi, esattamente come avevano fatto con
Hudal (98-99).

``Nel maggio del 1945, servendosi di documenti di viaggio americani,
il sacerdote slavo si avventur� fuori di Roma. A bordo di
un'automobile americana, visit� l'Italia settentrionale e le zone
intorno a Klagenfurt e Villach, sul confine austro-jugoslavo. L� prese
contatto con i maggiori leader ustascia, nonch� con altri sacerdoti
fascisti che prendevano parte alle operazioni della ratline.

Il perno dell'organizzazione di Draganovic per l'espatrio clandestino
era la Confraternita di San Girolamo, che prendeva il nome
dall'omonimo istituto situato a Roma, in via Tomacelli 132, base
principale delle sue operazioni. Il comitato centrale della
confraternita era costituito da monsignor Juraj Magjerec, presidente e
rettore dell'Istituto, da padre Dominik Mandic, vicepresidente e
tesoriere, e dal suo assistente Vitomir Naletilic, nonch� naturalmente
da padre Krunoslav Draganovic, che ricopriva la carica di segretario.
La confraternita fu presto riconosciuta Comitato ufficiale croato della
Commissione Assistenziale Pontificia, il corpo papale di assistenza ai
profughi.

[...] In apparenza, il comitato croato offriva assistenza morale e
materiale ai profughi, ma attraverso la commissione pontificia
manteneva anche stretti collegamenti con la Croce Rossa
Internazionale e con le autorit� alleate in Italia. Draganovic aveva
rapporti particolarmente stretti con due ufficiali dei servizi segreti
occidentali, il colonnello C. Findlay, direttore della sezione profughi
e rimpatrio delle forze di occupazione, e il suo assistente, il maggiore
Simcock.

[...] Draganovic aveva anche stretti rapporti con importanti funzionari
italiani, specialmente col funzionario degli Affari Interni, Migliore,
che dirigeva il servizio segreto italiano e la sezione di polizia che si
occupava dei profughi in Italia. Draganovic raggiunse un accordo con
Migliore per ottenere ufficiosamente l'appoggio dell'Italia -in
particolare quello della sezione stranieri della questura- alla sua
ratline.

Attraverso questa ragnatela di influenti contatti, Draganovic costru�
una sofisticata organizzazione che si estendeva in Italia, in Austria e
in Germania. Il comitato croato della Commissione Profughi del papa
era in grado d'inviare i suoi agenti a far visita ai numerosi campi in
cui si erano rifugiati i criminali di guerra nazisti che cercavano di
fuggire. La maggior parte di questi agenti era costituta da sacerdoti
cattolici croati e, anche se gran parte del loro lavoro spirituale e
materiale consisteva nell'aiutare effettivamente i malati, gli invalidi,
le vedove e i veri profughi, c'era tempo in abbondanza per aiutare
anche i fuggiaschi'' (99-100).

Tra i fuggiaschi che ricevettero l'aiuto di Draganovic, il nome
eccellente � quello dell'ex-dittatore croato Ante Pavelic in persona.
``Nell'ambito dei servizi segreti occidentali, quasi tutti sapevano che
Draganovic stava proteggendo Ante Pavelic, che si nascondeva in
Vaticano. Inoltre, all'epoca, la ratline di Draganovic era nota a tutti
nell'ambito dei servizi segreti. Il sacerdote era tristemente noto per
il
suo vizio di aiutare i criminali di guerra a fuggire'' (123). Del resto,
gli anglo-americani non si limitavano a lasciarlo fare. ``Draganovic
faceva regolarmente visita al quartier generale dell'esercito e dei
servizi segreti a Roma, dove il maggiore Simcock gli rivelava i
dettagli delle imminenti operazioni di arresto dei fuggiaschi'' (121).

``Gli Italiani vennero a sapere che, presso la Confraternita di San
Girolamo, erano alloggiati molti criminali latitanti, tra i quali alcuni
alti membri del governo di Pavelic. Tuttavia non venne intrapresa
alcuna azione contro Draganovic n� contro i funzionari italiani che
gli davano una mano'' (109-110). Ed infatti, erano stretti i legami del
prete croato nei servizi segreti italiani (123).

Grazie all'aiuto di Montini e della Commissione papale per
l'assistenza ai profughi, Draganovic ``ottenne una gran quantit� di
documenti di identit�. [...] Migliaia di questi documenti aiutarono i
fuggitivi ad eludere la giustizia'' (67). ``La ratline di Draganovic era
una rete sofisticata e professionale. Era ottimamente organizzata e
poteva occuparsi di centinaia di fuggitivi alla volta. [In tutto] furono
fatte pervenire a Roma circa 30.000 persone provenienti dall'Austria,
per poi farle proseguire fino a Genova e a nuove patrie nell'America
settentrionale e meridionale e in Australia'' (96).


``Le operazioni di espatrio clandestino ebbero inizio in Austria, dove
padre Cecelja fungeva da collegamento con Roma'' (100). Cecelja era
il terminale austriaco di Draganovic, e aveva iniziato a lavorare alla
preparazione della rete di espatrio sin dal maggio 1944 (102).

Cecelja si trovava a Vienna. L'armata rossa avanzava, e la sconfitta si
avvicinava. Nella Pasqua del 1945 ``l'irriducibile "ustascia giurato"
(Cecelja) lasci� Vienna e trasfer� la sua base vicino a Salisburgo,
dove, alla fine della guerra, si erano riuniti molti fuggitivi nazisti''
(102).

Intervistato dagli autori del libro, ``Cecelja dichiar� con orgoglio
[che il suo compito era stato quello di] fornire documenti alle persone
che avevano perduto i propri. Non nascose di aver aiutato dei fuggitivi
a cambiare identit�:

Disponevo di moduli di domanda della Croce Rossa a
pacchi, per mezzo dei quali fornivo una nuova identit� a
chiunque volesse cambiare il proprio nome e la propria
storia personale'' (103).

``In Austria era la sua sezione dell'organizzazione a prendersi cura
dei fuggitivi, dando loro i soldi, il cibo, l'alloggio e i documenti
falsi
di cui avevano bisogno per intraprendere il viaggio dall'Austria
all'Italia. A Roma, invece, era Draganovic il centro nevralgico
dell'operazione. Provvedeva ai documenti di viaggio internazionali e,
attraverso i suoi contatti ad alto livello con i consolati sudamericani
procurava i visti necessari, soprattutto per l'Argentina. Una volta a
settimana Cecelja chiamava Draganovic per sapere quanti posti
fossero disponibili per quella settimana, e poi inviava a Roma quel
numero esatto di persone'' (105).

Draganovic forniva ai fuggiaschi croati ``il necessario aiuto morale e
materiale, facendo in modo di farli fuggire in Sudamerica. Veniva
aiutato in questa attivit� dai suoi numerosi contatti con le ambasciate
e le legazioni del Sudamerica in Italia e con la Croce Rossa
Internazionale, nonch� dal fatto che la Confraternita croata del
Collegio di San Girolamo degli Illirici, dove aveva il suo ufficio,
emetteva false carte d'identit� a beneficio degli ustascia. Con tali
documenti e con l'approvazione della Commissione Pontificia per
l'Assistenza ai Profughi, situata in via Piave 41 a Roma e controllata
quasi esclusivamente dagli ustascia, si potevano ottenere passaporti
della Croce Rossa Internazionale, di cui Draganovic riusciva a
garantire l'emissione'' (109).

``Le carte d'identit� false rilasciate ai criminali di guerra in fuga
erano stampate nella tipografia francescana. [...] A organizzare tutto
questo era [il francescano] padre Dominik Mandic, il rappresentante
ufficiale del Vaticano presso la Confraternita di San Girolamo''
(109). ``Avvalendosi dei suoi collegamenti con la polizia segreta
italiana, Draganovic fece s� che le carte d'identit� francescane
venissero accettate come documenti ufficiali sulla cui base venivano
poi rilasciate le carte d'identit� italiane e i permessi di residenza''
(109).

Mandic ``mise anche la tipografia francescana a disposizione
dell'apparato propagandistico degli ustascia. Gran parte della
campagna, patrocinata dagli inglesi e intrapresa nei campi profughi
come quelli di Fermo, di Modena e di Bagnoli, dovette il suo successo
ai tipografi francescani. Lo stesso Mandic visitava regolarmente i
campi per pronunciare discorsi d'incitamento ai militanti ustascia
riuniti per ascoltarlo'' (109).


``La tappa successiva della sofisticata ratline del Vaticano era
Genova, dove un altro sacerdote croato si occupava dei passeggeri:
monsignor Karlo Petranovic'' (113).
``Draganovic gli telefonava regolarmente per dirgli di quanti posti
avesse bisogno. Petranovic aveva gi� visitato gli uffici d'imbarco
locali e prenotato delle cuccette. Diceva allora a Draganovic quante
fossero le cuccette disponibili e, un paio di giorni prima dell'imbarco,
veniva mandato a Genova un numero corrispondente di persone.
Draganovic aveva gi� fornito ai passeggeri i documenti di viaggio e i
visti necessari, perci� Petranovic non doveva fare altro che trovar loro
un alloggio per pochi giorni e poi condurli alla nave. Alcune delle
persone che aiut� erano senza dubbio profughi veri e propri; [tuttavia]
molti importanti criminali di guerra fuggirono da Genova grazie al
suo aiuto'' (116).

Gli inglesi conoscevano benissimo i movimenti di Petranovic a
Genova, dato che lo tenevano sotto sorveglianza speciale (116).

(2/6 - continua)

---

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Il testo che segue e` stato pubblicato in forma abbreviata sul numero
di maggio 2001 della rivista tedesca KONKRET
> http ://www.konkret.de


PASSATO PRESENTE
Sulla continuita` della politica grande-albanese della Germania

di Matthias Kuentzel


Scrosciante applauso per il Cancelliere. A migliaia, gli albanesi
kosovari si ritrovarono a Prizren nel luglio 1999 per festeggiare
Gerhard Schroeder al grido di "Deutschland-Deutschland". "E` davvero
impressionante e ne sono
rimasto molto commosso", ha dichiarato Schroeder in seguito, "vedere a
Prizren i Panzer tedeschi ed i soldati tedeschi con le mitragliatrici
spianate da un lato, e dall`altro vivere l`insolito giubilo euforico
con cui un cancelliere federale della Germania veniva salutato. Io
ritengo che questo debba commuovere chiunque, se si pensa ai
particolari trascorsi
della storia tedesca in questa regione."

A quale storia si riferiva in effetti Schroeder?
Nel settembre 1943 la Wehrmacht, tra gli applausi degli albanesi
kosovari, creava a Prizren una "Seconda Lega di Prizren", il cui unico
obiettivo era la uccisione o la cacciata dei serbi allo scopo di
istituire un Grande Albania "etnicamente pura". Nel febbraio del 1944
la divisione albanese delle SS "Skanderbeg" veniva stazionata a
Prizren. Nell`ottobre del 1944 le SS tedesche iniziavano qui il loro
estremo tentativo di impedire la vittoria degli Alleati. Allora come
oggi questa citta` si trova al centro della politica grande-albanese
della Germania. Allora come oggi i tedeschi
qui vengono acclamati, mentre tutti gli altri non-albanesi devono
temere per la loro vita.

Dal marzo del 2001 la situazione ha vissuto una accelerazione
ulteriore: in relazione alla offensiva dell`UCK contro Tetovo [la zona
occidentale della Macedonia ex-jugoslava, ndT], la Germania ha per la
prima volta fatto propria ufficialmente l`idea grande-albanese. Ma uno
sguardo sulla storia chiarisce che le mosse della nuova politica grande-
albanese da parte tedesca inevitabilmente seguono i passi che sono
stati preparati dal nazismo. Allo stesso tempo, tale sguardo
all'indietro rende palese il carattere strumentale della politica
tedesca rispetto al proprio passato [la "Vergangenheitsbewaeltigung",
cioe` la riconciliazione con
il passato perseguita dalla annessione della DDR in poi, ndT]. Tanto
piu` il governo federale si ricollega agli elementi della politica
nazional-socialista sul Kosovo, tanto meno all`opinione pubblica
interessa di venirne a conoscenza. [Si noti che in Italia, dove durante
questi dieci anni di guerra nei Balcani non e` stato scritto ne` detto
nulla sul nostro passato coloniale in quelle terre, la situazione e`
identica; ndT]

DALLA GRANDE ALBANIA ITALIANA...

Come risposta alla occupazione tedesca di Praga, il 7 aprile 1939
l`Albania fu occupata dalle truppe italiane. Questo paese era di gran
lunga il piu` povero ed il piu` arretrato d`Europa. Due terzi dei suoi
abitanti erano organizzati secondo schemi tribali ed erano rimasti
legati alle faide. Le misere infrastrutture aumentarono l`isolamento
delle regioni controllate dai clan familiari. Di un senso di
appartenenza
nazionale albanese, in quelle circostanze, non si poteva davvero
parlare.
Nel 1941 la Germania aggredi` e soggiogo` la Jugoslavia. Dopo alcuni
giorni di trattative tra tedeschi ed italiani, il Kosovo, fino ad
allora jugoslavo, fu suddiviso in tre zone d`occupazione: alla Bulgaria
fu assegnata la parte orientale, confinante con la Macedonia. La
Germania si assicuro` la zona di Mitrovica, ricca di materie prime, nel
nord della provincia, mentre la parte piu' grande del Kosovo fini'
sotto il controllo
italiano ed il 12 agosto 1941 fu saldata assieme al nucleo dell'Albania
sotto controllo italiano per dar vita alla "Grande Albania".

Il rapporto tra gli occupatori italiani ed i kosovaro-albanesi fu teso
sin dall'inizio. Spesso il terrore delle milizie albanesi kosovare
contro i serbi era troppo anche per la amministrazione coloniale
fascista: ripetutamente le forze dell'ordine italiane aprirono il fuoco
per impedire massacri da parte degli albanesi kosovari contro i serbi.
Le truppe italiane furono dislocate nelle citta' in maniera mirata, per
contenere la violenza. E non fu soltanto per questo motivo che "gli
albanesi non hanno mai avuto rispetto degli italiani. Agli albanesi era
estranea la loro visione del mondo e non gradivano quella che, secondo
loro, da parte italiana era una forma debole, non virile di presentarsi
e di comportarsi. Molti albanesi ritenevano gli italiani bugiardi ed
ipocriti".
Tra gli occupatori tedeschi e gli albanesi kosovari, invece, c`era
maggiore intesa. Percio' la amministrazione nazista garanti' agli
albanesi kosovari nella zona tedesca una autonomia molto maggiore di
quella che essi potevano godere nella zona italiana. In questo modo la
Wehrmacht si riallaccio' alla tradizione della occupazione austriaca
del Kosovo, che aveva avuto luogo durante la II Guerra Mondiale. Nel
1916 come nel 1941 ai kosovaro-albanesi furono concesse amministrazioni
autonome e fu permesso l'uso ufficiale della lingua albanese. E non
solo dal 1941 al 1944, ma anche dal 1916 al 1918 "allo scopo di minare
alle radici la presenza serba nella regione furono aperte piu' di 300
scuole in lingua albanese". Questa politica "scolastica" orientata in
senso anti-serbo ha stimolato inizialmente e poi segnato il particolare
nazionalismo degli albanesi kosovari.

...A QUELLA TEDESCA

Dopo la caduta di Mussolini nel settembre 1943, le truppe tedesche
occuparono la regione grande-albanese per impedire lo sbarco dei nemici
sulla costa della Albania, impiegando il minimo possibile di forze
della Wehrmacht. Prima dell'ingresso delle truppe tedesche il
territorio era stato riempito di volantini con i quali la Germania
nazista si dichiarava protettrice dell'Albania nella lotta contro i
suoi nemici -
in questo caso gli italiani e gli anglo-americani, altrove la Russia ed
i serbi... Il tentativo di creare a Tirana un regime-fantoccio alleato
dei tedeschi ando' a vuoto per la prevedibile incombente vittoria
alleata.
Percio' fu il Kosovo a diventare determinante per la politica
grande-albanese della Germania: "Li' abitano gli elementi migliori del
popolo albanese dal punto di vista razziale, quelli politicamente piu'
determinati e piu' capaci dal punto di vista bellico", dichiaro'
Neubacher nel settembre 1943 in un telegramma per Berlino. "Esiste la
possibilita'", continuo', "di far entrare le milizie kosovare... a
Tirana, per dare
slancio al moto di liberazione".
E cosi' i kosovaro-albanesi venivano sobillati con argomentazioni di
carattere efficacemente propagandistico: "I tedeschi suscitavano
l`impressione che solamente ora, con il loro arrivo, si sarebbe
arrivati ad una vera unificazione del Kosovo con l`Albania", scrive lo
storico americano B.J. Fischer. "I tedeschi non mancavano di dare ad
intendere
agli albanesi che sulla questione del Kosovo gli Alleati erano stati
evidentemente zitti - indicazione questa della loro volonta` di
ritornarlo alla Jugoslavia - e che gli Alleati non avevano riconosciuto
alcun governo albanese in esilio, e nemmeno un comitato di crisi,
gettando cosi` un`ombra sulla esistenza di uno Stato albanese dopo la
fine della guerra".

Questo il risultato della carta kosovara giocata dai nazisti:
gia` nel settembre 1943 fu istituito un comitato nazionale formato
essenzialmente da kosovaro-albanesi ed a Tirana fu proclamata
la "indipendenza" dell`Albania. Ma la Germania fu e resto` l`unico
paese a riconoscere diplomaticamente la Grande Albania "indipendente".
Con il "blando regime di occupazione" nei confronti dei serbi, dopo la
fine del periodo italiano, era finita. Da questo momento si lascio`
mano libera ai massacri delle milizie albanesi kosovare a scapito dei
serbi. Sempre nel settembre 1943, attraverso il fattivo appoggio
tedesco, venne costituita una "Seconda Lega di Prizren" il cui scopo
ichiarato
era "una Grande Albania etnicamente pura". La sanguinosa cacciata dei
serbi, che poteva adesso essere messa in pratica dalla Lega con i suoi
piu` di dodicimila membri, avvenne con la supervisione e con la regia
tedesca. Al fianco della "Seconda Lega di Prizren" la Wehrmacht
recluto` un battaglione di 600-700 uomini, formato esclusivamente da
albanesi kosovari amici dei tedeschi, che fu inviato a Tirana come
corpo d`elite.
Alla fine del 1943 altri 1200 gendarmi albanesi kosovari furono inviati
da Mitrovica a Tirana.
Nel febbraio del 1944 Adolf Hitler, che aveva "molto da dare per
l`ultimo angolo romantico dell`Europa", trasmise l`ordine di istituire
una autonoma formazione delle SS, la "Divisione SS Skanderbeg", formata
da "queste genti di montagna, che fieramente portano le armi"
(Neubacher). Questa Divisione, che contava 6500 componenti, raccolse le
unita` albanesi della 13.ma Divisione di Montagna delle SS Bosgnacche
ed altre milizie albanesi. Essa stazionava a Prizren, il suo principale
territorio di operazioni era il Kosovo, il suo compito dichiarato
era "la difesa" della Albania "etnicamente pura per razza". "Difesa"
significava: chi non ne faceva parte veniva ucciso o sottoposto a
violenze e scacciato. "Le unita`
di questa divisione", scrive Fischer, "si guadagnarono presto una poco
raccomandabile reputazione poiche`, soprattutto nelle zone serbe,
praticavano lo stupro, il saccheggio e l`omicidio". Sulla straordinaria
brutalita` della "Divisione Skanderbeg" esistono svariate attestazioni.
Il 28 luglio 1944 essa
uccise 380 abitanti del villaggio di Veliko, di cui 120 bambini, dando
alle fiamme 300 abitazioni. Nell`aprile del 1944 essa deporto` 300
ebrei. Tra il 28 maggio ed il 5 luglio "la Divisione delle SS in
territorio albanese prelevo` altri 510 tra ebrei, comunisti, partigiani
e persone sospette. Di
questi 249 furono deportati", scrive Raul Hilberg. Anche i rom della
regione del Kosovo, che fino al settembre 1943, con la fascia gialla al
braccio, avevano dovuto sopportare i lavori forzati, dopo il passaggio
del Kosovo in mano tedesca furono deportati e chiusi nei campi di
concentramento in Jugoslavia, ma anche a Buchenwald e Mathausen.
Contrariamente alla leggenda che fu coltivata in seguito a Tirana, il
Kosovo fu di gran lunga la regione che dette piu` filo da torcere anche
ai partigiani di Tito. "Il movimento in Kosovo e` molto debole, quasi
morto", recitava un rapporto del PC di Jugoslavia dell`agosto 1943.
Sotto il dominio tedesco la
situazione si aggravo` ulteriormente. In un rapporto al CC del PC di
Jugoslavia, all`inizio del 1944, il raggruppamento comunista di quella
provincia, piccolo ed isolato, dichiaro` che li` le masse albanesi
consideravano gli occupatori
nazionalsocialisti come liberatori e vedevano i tedeschi come i loro
piu` grandi amici: persino alla fine del 1944, quando i partigiani
della Albania meridionale avevano gia` costretto alla fuga la Wehrmacht
ed avevano liberato l`Albania, il Kosovo rimaneva decisamente ancorato
al campo delle potenze dell`Asse. Non per caso le SS tentarono proprio
qui per l`ultima volta
di impedire la ormai scontata vittoria degli Alleati. Dopo che il
terreno a Tirana era diventato troppo bollente per loro, nell`ottobre
1944, tutt`e due i legati tedeschi che erano rimasti si trasferirono a
Prizren per appoggiare l`istituzione di un governo anticomunista in
Kosovo, sotto la guida d`un loro amico di vecchia data, il
collaborazionista Xhafer Deva,
che rifornirono in abbondanza di armi, munizioni, derrate alimentari e
probabilmente anche di agenti. Le truppe di Deva, a cavallo tra il `44
ed il `45, contavano piu` di 6000 soldati; esse avevano il comando
nella regione di Drenica. La resistenza delle truppe di Deva contro
l`esercito partigiano di Tito duro` dal novembre 1944 al maggio 1945, e
fu sconfitta solamente con
l`impiego di 30mila partigiani. L`idea panalbanese, pero`, rimase
accesa e torno` alla ribalta in Kosovo all`inizio degli anni Ottanta.

(1/2 continua)


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(2/2 segue)

IL POGROM COME PROGRAMMA

Dopo le modifiche costituzionali di Tito, nel 1974, non si poteva
parlare di discriminazioni a danno degli albanesi kosovari. Al
contrario, questi godevano di ogni diritto e controllavano l`intero
Kosovo "albanesizzato". Tuttavia
per i nazionalisti anche in questa situazione la cacciata e la
persecuzione di tutti i non-albanesi rimaneva all`ordine del giorno.
Scopo di questo movimento e` "un territorio unitario, `etnicamente
puro`, cioe` `ripulito` dai serbi e dagli altri slavi, nel quale siano
insediati solamente gli albanesi", come
indicava "Die Welt" nel 1986. "Lo scopo dei nazionalisti radicali e`
(...) una `Albania etnica` che comprenda la Macedonia occidentale, il
sud del Montenegro, parti della Serbia meridionale, il Kosovo e
l`Albania", come scrisse il "New York Times" nel 1987. La fuga degli
slavi dinanzi al protrarsi delle violenze ha reso il Kosovo proprio
quello... che gli schipetari nazionalisti volevano da anni - una
regione "etnicamente pura".

Con l`unificazione tedesca del 1990 ritornava in campo anche la
tradizionale protettrice della idea panalbanese. Sempre nello stesso
anno i nazionalisti kosovari dichiararono l`indipendenza della loro
provincia. Ibrahim Rugova divenne il "presidente" e Bujar Bukoshi
il "capo del governo" del "Kosova indipendente". Nessuno dei due
nascondeva le proprie grandi ambizioni. "Personalmente mi batto per
l`unione con l`Albania", dichiaro` Rugova nel 1991. "Comunque la
migliore soluzione sarebbe che gli albanesi vivano tutti in un unico
stato, anche gli albanesi
della Macedonia dovrebbero farne parte". Bujar Bukoshi, che non a caso
insedio` il suo "governo in esilio" in Germania, non era da
meno: "Faremo di tutto perche` la libera repubblica del Kosova e
l`Albania un giorno siano tutt`uno", riporto` il
quotidiano "Tageszeitung", aggiungendo: "I bambini gia` imparano nelle
scuole private [quelle del sistema "parallelo" del quale con tanto
acritico apprezzamento si e` parlato anche in Italia, ndT] come ci si
debba comportare in caso di `guerra etnica`." Ed in effetti questo
programma delle scuole private degli albanesi kosovari - dirette dalla
Germania, finanziate dagli esuli albanesi ed appoggiate politicamente
dal governo federale tedesco [programma ed insegnamento cui hanno
attivamente lavorato settori "nonviolenti" ed associazioni
"per i diritti umani" di varie nazioni, tra le quali come capofila la
Gesellschaft fuer Bedrohte Voelker / Associazione Popoli Minacciati,
spec. la sua sezione italiana-sudtirolese, cfr. i loro siti internet -
ndT] attraverso i suoi materiali di orientamento "grottescamente
nazionalista ed antiserbo" (W. Oschlies) ha a tutti gli effetti
continuato l`opera di "formazione" che nelle zone sotto occupazione
tedesca era stata
interrotta nel 1944.

Le prime cariche esplosive per la nuova Grande Albania scoppiarono nel
febbraio 1996: come primo atto pubblico l`UCK attacco` cinque campi
profughi serbi contemporaneamente con ordigni esplosivi. Cosi` ebbe
inizio "la guerra per la liberazione dei territori kosovari che sono
occupati da
serbi, macedoni e montenegrini", come dichiaro` in seguito un portavoce
dell`UCK. Non e` un caso se gia` questa prima azione fu rivendicata con
un riferimento alla vecchia divisione delle SS "Skanderbeg". Molti
quadri di comando dell`UCK, nonche` il suo fondatore Adem Jashari
[ucciso nella sua roccaforte di Drenica nel marzo 1998 in una vasta
operazione della polizia
jugoslava, che suscito` grande clamore; ndT], furono reclutati in
quanto figli o nipoti di appartenenti della vecchia divisione
SS "Skanderbeg".
Anche la organizzazione albanese di estrema destra "Balli
Kombetaer" (Fronte Nazionale), che nel 1944 era annoverata tra i
principali sostenitori del dominio nazista, si pregia volentieri di
esercitare il proprio influsso sull`UCK. Pure certe usanze ricollegano
l`UCK direttamente ai suoi precursori nazisti. Ad esempio, ancora oggi
almeno i membri macedoni
dell`UCK per richiamarsi al battaglione delle camicie nere che
stazionavano a Prizren nel 1941 indossano una casacca nera. Ed anche il
loro saluto originario - il pugno chiuso sulla nuca - deriva dalla
tradizione fascista. Questo saluto militare fu sostituito con quello
comunemente usato nella NATO solamente dopo che qualche osservatore
dotato di memoria storica ne fu infastidito. Il principale elemento di
continuita` tra la divisione delle SS "Skanderbeg" e l`UCK consiste
nel fatto che ad entrambi non interessa alcuna forma statuale albanese
che non sia fondata sulla "purezza etnica", per cui tutto cio`
che contrasta con l`ideale di omogeneita` nazionale o che ricorda il
vecchio dominio serbo deve essere distrutto e spazzato via. La loro
concezione di liberta` e` orientata nel senso della
nazionalsocialista "liberta` da": liberta` dagli ebrei, liberta` dai
rom, liberta` dai turchi e dagli slavo-macedoni... Questa concezione
di "liberta`" era stata
introdotta nei territori controllati dall`UCK sin dall`inizio. "Nelle
localita` in tal modo liberate l`UCK mise al bando tutti i partiti
politici e scateno` la violenza contro le minoranze dei serbi, dei rom
e dei gorani (macedoni islamizzati)". Questo modello di societa`
nazional-fascistoide rappresenta la caratteristica principale del
progetto della "Grande Albania".

UN PROTETTORATO PER L`UCK

Sin dall`inizio del protettorato della NATO in Kosovo i vecchi ricordi
della Grande Albania degli anni 1943-1944 si sono ridestati. Quando le
truppe tedesche hanno marciato su Prizren sono state salutate come da
vecchi commilitoni. "Sicuramente per i tedeschi sin dal primo istante
e` stato tutto piu` semplice di quanto non lo sia stato per il resto
delle truppe
della KFOR", ha commentato "Der Spiegel". "Per il loro appoggio alla
indipendenza degli albanesi ai tempi di Hitler le generazioni ancora
viventi sentono una fratellanza forgiata nella storia, da trasmettere
ai nipoti...
Come nell`anno 1943 (...), soprattutto le gerarchie dell`UCK esaltano
`il patto sancito nella storia`". In una "Guida per i contingenti della
Bundeswehr in Kosovo" il governo federale tedesco si e` soffermato su
questo affratellamento. "Non si puo` escludere che, a causa di questi
trascorsi storici (...) possa capitare di essere avvicinati da parenti
o amici di ex-membri della divisione SS `Skanderbeg`". Non
necessariamente questo va ricollegato ad una qualche mitizzazione del
periodo del dominio nazista: anche un riferimento ad un calciatore
tedesco potrebbe essere motivo per esprimere il "legame". Il "legame"
con la Germania, seguendo questo filo conduttore, puo` finire per
palesarsi attraverso la simpatia per il nazismo, e l`apprezzamento per
le azioni della Wehrmacht puo` essere considerato normale. La stessa
Bundeswehr dimostra giorno per giorno il suo legame con la Wehrmacht:
ripercorrendo
precisamente il rituale che l`emittente tedesca "Radio Belgrado" curava
dal 1941, a Prizren come sigla quotidiana della trasmissione
radiofonica militare tedesca si usa la nota hit della Wehrmacht "Lili
Marlene"; una provocazione che il governo federale tedesco si puo`
permettere solamente laggiu`, dove un tempo era il centro del
collaborazionismo nazista. E comunque questa scelta musicale ha un
senso piu` profondo, benche` non
trasparente: contemporaneamente alla trasmissione della vecchia
melodia, a Prizren si riparte con le "pulizie" della vecchia divisione
delle SS. Non esiste zona, in Kosovo, dove l`UCK goda di tanta mano
libera per attuare i suoi pogrom, quanto quella sotto amministrazione
tedesca. "A Prizren i soldati tedeschi hanno concesso ai miliziani
albanesi dell`Esercito di Liberazione del Kosovo di dettare legge in
citta`, affidando loro il destino delle famiglie serbe", criticava il
giornale
parigino "Le Figaro". "L`UCK ha dichiarato che Prizren e` totalmente
sotto il suo controllo", ha confermato la "Frankfurter Allgemeine
Zeitung". Persino il capo spirituale dei serbi-kosovari, il vescovo
Artemije, ha chiesto invano al contingente tedesco della KFOR a Prizren
garanzie di sicurezza.

"PUREZZA ETNICA" - UN IDEALE TEDESCO

Diecimila serbi di Prizren sono stati quasi tutti presi di mira o
scacciati, i rom del Kosovo sono stati perseguitati in modo
sistematico, e le ultime comunita` ebraiche di Pristina sono state
cacciate via con minacce e violenze. Eppure, per la politica tedesca
questo pare essere a tutti gli effetti
un bilancio positivo. "Nel Kosovo la criminalita` adesso e` inferiore
che a Mosca", ha detto esultante ad esempio Rudolf Scharping, mentre
l`ex comandante tedesco della KFOR Klaus Reinhardt si compiace
soddisfatto: "Oggi a Prizren
come a Pristina la situazione e` quella di altre citta` occidentali: le
discoteche sono piene, la gente siede lungo i viali ed e` contenta di
poter vivere in pace". La pace, secondo questa logica, sarebbe
sopraggiunta perche` "i diversi per nazionalita`" finalmente sono stati
di nuovo cacciati
via. Infatti, spiega Reinhardt, "solo nelle zone dove si confrontano i
vari gruppi etnici le tensioni sono ancora grosse". Per dirla in
un`altra maniera: il pericolo potenziale e` eliminato solamente nelle
zone e nei territori "etnicamente puri". Il Kosovo puo` essere un
modello di nazione in questo
senso? Gli ufficiali della Bundeswehr vogliono forse in questo modo
dire esplicitamente che "la concezione occidentale di una convivenza
pacifica tra vari gruppi nazionali in Stati multietnici (...) e` una
finzione"?

POTERE E FOLLIA

Come in passato, cosi` anche nel presente la Germania si profila come
la potenza protettrice del nazionalismo albanese - con attivismo,
competenza, e con un apparato fortemente motivato. Per questa politica
Gerhardt Schroeder e` stato accolto a Prizren con "un giubilo di
incredibile euforia". Fin qui tutto chiaro. Ma perche` mai Schroeder,
quando si vide
festeggiato in quel modo a Prizren, rimase "commosso"? Perche` mai ne
dedusse che quel giubilo "sulla scorta della particolare storia
tedesca" avrebbe dovuto commuovere chiunque? La spiegazione e`
semplice: il cancelliere federale non ha percepito l`applauso degli
albanesi kosovari come giubilo per la continuita` della politica
tedesca sulla Albania; viceversa,
in quell`applauso egli ha fantasticato esattamente il contrario, cioe`
la conferma di una presunta discontinuita` e l`affrancamento di una
Germania "cosciente del passato". Con narcisistica autostima Schroeder
ha ridisegnato la realta`, come se ad esaltare la Germania non fossero
i difensori del
collaborazionismo bensi` i seguaci dell`esercito partigiano di Tito. La
commozione del cancelliere esprime follia: una particolare disposizione
della psiche tesa a creare una realta` tutta propria. Per questa
disposizione, Auschwitz - cioe` il tema della colpa e della redenzione -
e` centrale. L`intervento della Bundeswehr contribuisce "a sostituire
la colpa storica
ed il crimine storico, commessi nel nome della Germania, con una
diversa immagine del nostro paese", ha spiegato il cancelliere ai
soldati stazionati a Prizren. Ma come possono le immagini "sostituire"
i crimini? Il guasto logico della formulazione di Schroeder corrisponde
al guasto
psico-logico della collettivita` tedesca: come il disco rigido di un
computer si cancella e si sovrascrive con un nuovo programma, cosi`
Schroeder & company devono cancellare i crimini del nazismo e
sostituirli con un programma di "orgoglio di essere tedeschi". Questa
disposizione in effetti cozza frontalmente contro la realta` politica:
gli elementi di continuita` tra la politica per il Kosovo attuale e
quella del nazionalsocialismo sono sotto gli occhi di tutti. Eppure la
realta` viene riconosciuta a livello di coscienza sociale solamente
nella misura in cui essa si armonizza con lo stato di necessita` psico-
sociale. Sembra che i tedeschi si siano confrontati tanto intensamente
con il loro passato come nessun altro ha fatto; eppure i crimini delle
SS albanesi-kosovare vengono ignorati quasi fossero nelle cose, se da
essi bisogna apprendere qualcosa per il presente. Certo, il tema
delle "pulizie etniche" gode di ampia popolarita`; pero` la cacciata
degli ebrei di Pristina, della quale si e` occupato pure il
Parlamento britannico, dalle nostre parti e` un tabu`, perche` ricorda
il passato. Tutte le chiacchiere sul pluralismo che riempiono i nostri
giornali e le nostre reti televisive, quasi fosse cosa assodata, si
trasformano repentinamente in un silenzio assoluto quando il bisogno di
redenzione implica dei conti da pagare, ed il retroterra
nazionalsocialista degli
attuali piani tedeschi di costituzione di una Grande Albania rischia di
venire a galla.

(Fine. Traduzione a cura del Coordinamento Romano per la Jugoslavia)

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Traduzioni a cura di "Soccorso Popolare" (Padova)
<soccorsopopolare@...>

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MESSAGGIO DI MICHEL COLLON 2 GIUGNO 2001

Cari amici,

Ci tengo molto ad informarvi sugli sviluppi del mio tumore.Vi ricordo
che sono appena stato operato per un tumore al rene; l'operazione ha
avuto buon esito e io mi sto rimettendo normalmente.

Disgraziatamente ho appena appreso che gli esami condotti sia sul
rene asportato, sia sull'altro rene e sulla ghiandola tiroide, hanno
rivelato la presenza di cesio 134 e 137 e anche di un terzo
elemento [radioattivo]. Tutti sono derivati dall'Uranio 235 che,
com'è noto, deriva dalle scorie delle centrali nucleari.

Delle verifiche saranno ancora effettuate nei giorni che vengono. Il
laboratorio dell'Istituto di Medicina Nucleare diretto dal professor
Frohling a dunque trovato delle sostanze radioattive nel mio corpo.
Questo fatto non fa che rafforzare la mia collera contro i caopi
della Nato che hanno trasformato dei territori interi in discarica
radioattiva.

Ho avuto la grande fortuna di essere stato diagnosticato presto e
curato da medici competenti e solidali. Ma io penso alle popolazioni
dei territori colpiti, alle centinaia di migliaia di persone che non
avranno accesso a queste diagnosi e cure sofisticate e costose. Negli
anni a venire dunque la nato provocherà ( e ha già provocato) in
queste regioni delle enormi sofferenze e angosce.

Mi auguro che la mia esperienza sia utile per portare a galla
clamorosamente la verità e per rinforzare la determinazione di tutti
quelli che vogliono far pagare i capi della Nato.

Quelli della Nato sono dei mostri che hanno mentito sulla loro guerra
che hanno preteso pulita. Non solamente hanno mentito sui loro scopi
sedicenti umanitari (in realtà economici e strategici), ma in più
hanno trattato come scorie tutte le popolazioni dei territori
aggrediti.

Sono risoluto a iniziare un azione giudiziaria d'urgenza, la Nato
deve pagare gli esami e le analisi costose. Il principio di
precauzione non è stato fatto valere per tutti i Belgi che si sono
recati in quei paesi (Irak, Bosnia, Kossovo, Jugoslavia) essi devono
anche poter beneficiare degli esami di depistaggio (individuazione
mediante ricerche

Medicina per il Terzo Mondo si impegna a coordinare i passi necessari

Médecine pour le Tiers Monde : 02/5040147
Colette Moulaert Email: colette.moulaert@...

---

Michel Collon 4 GIUGNO 2001

Il movimento anti- globalizzazione deve diventare anche un movimento
per la pace

Michel Collon ha tenuto delle conferenze nel mondo intero. Per
fermare le guerre al servizio del Nuovo ordine mondiale delle
multinazionali, per fare contrapposizione alle minacce che pesano su
tutti i paesi impegnati sulla via di uno sviluppo indipendente,
chiama a costruire con urgenza un movimento internazionale per la pace

Herwig Lerouge

Michel Collon Spero che quello che sta succedendo a me oggi aiuterà a
prendere coscienza della sofferenza causata dalle guerre sedicenti
pulite e umanitarie della Nato in Irak e nella ex-Jugoslavia. A causa
dell'uranio, ingannevolemte definito impoverito, centinaia di
migliaia di persone- particolarmente dei bambini- soffrono o stanno
per soffrire di tumori, di leucemie e di altre malattie. Il ministro
britannico della guerra diceva -già nel 1914-18, "Se le genti
sapessero veramente quello che succede, la guerra sarebbe fermata
domani". Possa il mio caso aiutare a strappare la cortina fumogena
che gkli specialisti in comunicazione occidentali innalzano per
dissimulare sia i loro veri obiettivi, sia gli orrori di queste
guerre.

E' possibile questo?
Michel Collon Si, la gente non è stupida. All'ospedale
un'infermieras congolese mi ha detto: "Le grandi potenze non sono
mai "umanitarie". Quando i massacratori si scatenavano nel povero
Ruanda hanno lasciato fare. Ma intervengono nel congo ricco per
controllare le sue ricchezze" Chiunque conosce bene il suo
territorio, la sua regione d'origine, può avere una visione chiara
malgrado la disinformazione. Bisogna allargare e mettere in comune
queste lucidità disperse

Tu insisti perché tutte queste guerre siano considerate come un
unico insieme..

Miche Collon Assolutamente sì. Di più in più vno paesi aggrediti e
minacciati. L'Irak: dopo le bombe, l'embargo che ha fatto già più di
un milione di vittime. La Jugoslavia, dal 1991 e non finisce qui. I
paesi petroliferi del Caucaso e, in Algeria, il via libera agli
estremisti islamici. Il Congo: 3,5 milioni di vittime in seguito
all'aggressione fomentata dietro le quinte dagli Stati Uniti. Vero
genocidio in un silenzio completo. La Colombia aggredita sempre dagli
usa, che minacciano anche la Corea, Cuba e forse un giorno la Russia
e la Cina.

Tutte queste guerre hanno lo stesso obiettivo: permettere alle
multinazionali di accaparrarsi delle ricchezze strategiche e dei
mercati. Il 28 marzo 1999, poco prima dei bombardamenti sulla
Jugoslavia, il New York Times scriveva: " Perché la globalizzazione
funzioni, l'America non deve temere di agire da superpotenza
onnipotente qual è in realtà. La mano invisibile del mercato non
funzionerà mai senza un pugno nascosto. Mc Donald non può prosperare
senza Mc Donnel Douglas, il costruttore dell'aereo F-15"

Il mondo progressista ne è cosciente?

Michel Collon Non ancora. Il movimento anti-globalizzazione deve
assolutamente acquisire anche un'altra valenza: la lotta per la pace.
La Nato è l'esercito, il braccio armato delle multinazionali. La Nato
ha bombardato la Jugoslavia non per farvi trionfare i diritti
dell'uomo, ma per obbligarla a applicare il programma del Fondo
monetario e del WTO. L'Irak deve sottomettersi alle multinazionali
del petrolio. La nato è il pugno incaricato di spezzare ogni
resistenza all'ordine assurdo delle multinazionali.

E' assurdo vedere delle imprese raddoppiare i loro profitti e nello
stesso tempo licenziare massicciamente con gli applausi della Borsa.
E' assurdo vedere un paio di Nike che si vendono a 90.000 lire quando
l'operaio che le ha prodotte prende poche centinaia di lire l'ora.
Chi può trovare sensato un sistema che impoverisce sistematicamente
quelli che dovrebbero acquistare? L'impoverimento di enormi masse
rende feroce la battaglia per i mercati "ricchi". La rivalità tra
grandi potenze, soprattutto USA e UE è diventata un aspetto
importante di tutte le guerre recenti.
Di qui l'intensificazione del militarismo. Aumento del bilancio
militare US del 70%. Rilancio della corsa agli armamenti, compresi
quelli nello spazio: lo scudo antimissile non ha niente di difensivo,
ma deve permettere agli USA di attaccare dovunque nel mondo, compresi
gli attacchi con armi nucleari, senza che i paesi aggrediti possano
rispondere. Nello stesso tempo si mette in funzione l'Euro-armata,
incaricata di condurre guerre sporche dello stesso tipo, ma per conto
delle multinazionali europee. Senza dimenticare il Giappone, numero
due mondiale, quanto alla percentuale del Prodotto lordo nazionale
dedicato alle spese militari.

Quali sarebbero i compiti di questo movimento della pace secondo te
necessario?

Primo, fare con a più gente possibile una vera controinformazione. Le
guerre sarebbero impossibili senza le mediaballe. I paesi che
resistono sono messi al bando da una disinformazione destinata a
disorientare l'opinione pubblica internazionale.

Secondo contribuire a far sì che tutte le resistenze si uniscano e si
rinforzino reciprocamente. Solidarieta' e mutuo soccorso

Oggi le resistenze alla guerra si conducono in ordine sparso. Siamo
divisi. Gli USA e la NATO attaccano la Jugoslavia facendo credere
agli Arabi che essi difendono i mussulmani di Bosnia contro
Milosevic. Invece essi attaccano la Jugoslavia per le stesse ragioni
della Palestina.

Infine il movimento contro la globalizzazione delle multinazionali,
il movimento ecologista e il movimento di solidarietà con i paesi
aggrediti dovrebbero unirsi per arrivare a far proibire l'uso di
certe armi, specificamente l'uranio.

Hai fatto conferenze nel mondo intero. La gente ti pare pronta?

Michel Collon Di più in più- anche nei paesi ricchi - cominciano a
inquietarsi per il numero crescente di guerre. Il movimento greco per
la pace ha ottenuto delle grandi vittorie contro l'uranio. Gli ex-
militari colpiti US e francesi anche. Sono informato che la lotta
cresce in Spagna, in germania..

Sostenere la resistenza dei paesi aggrediti, arrestare l'intervento
all'estero del proprio paese è fondamentale e cruciale. Il Viet-nam
ha potuto vincere gli stati Uniti grazie alla sua lotta eroica, ma
anche grazie a un movimento mondiale di solidarietà.

Verso chi deve orientarsi questo movimento?

Verso i giovani che sono sempre stati alla testa del combat, della
lotta contro l'ingiustizia. E verso il movimento operaio che deve
rendersi conto appieno che il denaro inghiottito nella spesa per
carriarmati e bombardieri non è più disponibile per l'occupazione, il
sociale, i servizi, gli ospedali, la scuola.

Questo movimento deve essere estremamente largo, ma permettere anche
di rimettere in questione il sistema che causa la guerra. Gli orrori
attuali devono servire a far comprendere che la dittatura del
profitto assoluto porta inevitabilmente alla guerra.

Aggiungo che occorre avere subito una dimensione europea e
internazionale.

Il campo che ci sta in faccia E' mondializzato. Dobbiamo esserlo
anche noi.

---

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La fonte delle citazioni che seguono, di Vllasi e di Milosevic,
e` il libro "Najteza bitka Josipa Broza Tita"
(La battaglia piu` difficile di Josip Broz Tito)
di Zvonko Staubringer - Ed. SK-PJ u Hrvatskoj,
Belgrado 1992.
(A cura del Coordinamento Romano per la Jugoslavia)

---

ADEM VLLASI, da segretario federale della SKOJ (gioventu`
comunista) dopo la morte di Tito dichiaro':

"A noi del Kosovo il compagno Tito spesso ricordava
il dovere e l`impegno di conservare la Fratellanza e
l`Unita`. Per questo motivo essere fedeli all`opera
ed al messaggio di Tito significa impegnarsi con
fermezza per la fratellanza, l`unita` e l`eguaglianza
di albanesi, serbi, montenegrini, turchi, musulmani, e degli
altri... La morte del compagno Tito ha toccato profondamente
ogni persona. Ci ritroviamo piu` poveri e difficilmente
potremo colmare la sua mancanza nelle nostre fila..."

Oggi Adem Vllasi non gode di particolare influenza politica, ma
trova credito tuttora nel sistema mediatico post-jugoslavo. All`inizio
della primavera di quest`anno (2001), nel corso di una trasmissione
dibattito alla radiotelevisione della Croazia, commentando la
figura di Tito Vllasi ha parlato di lui come del "capo di un regime
bolscevico", rinnegando in pratica non solo le sue stesse parole
piu` sopra riportate, ma anche il suo stesso passato di dirigente della
Lega della Gioventu` Comunista di Jugoslavia (SKOJ). Un giornalista
presente gli ha subito ribattuto intelligentemente: "Lei farebbe
meglio a tacere su Tito, poiche` non mi sembra la persona piu`
adatta ad esprimere giudizi".

SLOBODAN MILOSEVIC non si occupava di politica ai
tempi della morte di Tito; inizio` solo nel 1983. Ha citato
il nome e l`opera di Tito raramente nei suoi discorsi, ma
ha fermamente difeso quanto era stato realizzato nel periodo
titino, e negli anni Ottanta ha aspramente criticato gli
anticomunisti ed i nazionalisti. Cosi` ad esempio nel giugno
1987, al IX Congresso del CC della LCJ, dichiarava:

"I comunisti serbi ed il popolo serbo non hanno mai avuto comprensione
verso i propri traditori. Ancora oggi essi ricordano con ribrezzo,
e le nuove generazioni sanno, che cosa e` stato il movimento
cetnico, ovvero il piu` grande tradimento nella storia del
popolo serbo. Percio` tutti in Jugoslavia devono sapere che
come durante la guerra cosi` anche oggi ne` il vecchio ne` tantomeno
il nuovo movimento cetnico, ne` il vecchio ne` il nuovo
nazionalismo passeranno in Serbia".

Solamente in una occasione, e cioe` al VII Congresso del CC
della LC di Serbia, nel settembre 1987, Milosevic parlo` direttamente
di Tito, dicendo tra l`altro:

"Il pensiero e la forza creativa, e la sua stessa opera
rivoluzionaria creano tutt`oggi, come allora, ponti di comprensione
tra le generazioni, nella gente, tra i popoli, e rappresentano
una costante ispirazione per le nuove generazioni, per tutti coloro
che continuano ininterrottamente il corso della rivoluzione.
La sua vita intensa ed il suo percorso rivoluzionario non sono
entrati semplicemente nella storia, bensi` sono diventati storia essi
stessi, e la sua opera non appartiene al passato... Tito portava
dentro di se un profondo e forte sentimento di energia, di
sicurezza e di ottimismo. Queste sue qualita` avevano un significato
sociale, politico, storico a tutti gli effetti, nel fatto che non
dicevano qualcosa solamente su Tito come uomo, ma anche su Tito come
combattente, come uomo politico, come rivoluzionario. Percio`
egli poteva allo stesso tempo essere a capo della rivoluzione,,
e percio` egli, questa rivoluzione, pote` condurla alla vittoria".

Slobodan Milosevic oggi e` in prigione accusato di ogni
crimine. Dai suoi ultimi discorsi pubblici e dalle ultime
interviste rilasciate non abbiamo appreso alcun nuovo
giudizio sulla figura di Tito, ma piuttosto la contrarieta`
alla svendita incondizionata della RF di Jugoslavia al capitale
straniero, e la convinzione di essere diventato un
perseguitato politico per aver voluto strenuamente difendere
la indipendenza del proprio paese.

---

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- "MONOPOLY" TO BE PUBLISHED SOON IN ENGLISH!
- AN URGENT APPEAL: "THE ANTI-GLOBALIZATION MOVEMENT MUST ALSO BECOME
AN ANTI-WAR MOVEMENT" (english - francais - espanol)

Here are the Internet adresses of an interview in 'Real Audio' of
Michel Collon in English
> http://clients.loudeye.com/imc/belgium/michelcolon_02.ram
et en fran�ais:
> http://clients.loudeye.com/imc/belgium/m_colom_0101.ram
both on the IndyMedia-Belgium web site at the address
> http://www.indymedia.be/theme/index_uranium.php3
where you can also find some interventions at the 1st March event
"Uranium, the victims speak off"

---

"MONOPOLY" TO BE PUBLISHED SOON IN ENGLISH!

Michel Collon:

Monopoly
NATO, Toward World Conquest

Coming Soon in English!
Contact:
Michel Collon at michel.collon@...
Milo Yelesiyevich at serbianclassics@...

Table of Contents
1. Media-Test: How Good Is Our Information about Kosovo? 9
The Four Principles of War Propaganda 12
What They Did Not Say about the Ra*ak Massacre 13
Preliminary Media Lies 24
How Washington Made the War Inevitable 26
Who Read the Text of the Rambouillet Accords? 38
Genocide, Ethnic Cleansing and Mass Graves 42

2. Serbs and Albanians: Hidden Aspects of the �Ethnic� Problem 59
The Suppression of Autonomy (1989) 62
The Great Powers Behind the KLA 68
The Military Tactics of the Two Camps 77
Causes of the Exodus of Refugees 81
What Does the Future Hold in Store for Kosovo? 85

3. NATO�s Future Targets 89
An Army at the Service of Globalization 90
The Next Targets: Irak, Algeria, Congo� and Moscow! 102
Caucasus: The Next War for Oil 112
What They Are Concealing about Chechnya 112
Towards Planetary Expansion 131
China: The Bombardment Was a Warning 144
International Law Ridiculed 157
Why the U.S. Armaments Budget Grew by 70% 163
The Birth of the Euro-Army 172

4. Was the War that Nato Fought a Dirty War? 179
Images of Suffering 181
The Theory of �Collateral Damage� 189
The Resistance of a People 195
Nato and the KLA Have �Ethnically Cleansed� Kosovo 204
How the Multinationals have Cut Up Kosovo 210
To Re-establish the Dialogue 217

5. The Necessity of a Global Peace Movement 221

Are We Condemned to Always Learn
the Truth too Late?

Each war begins with media lies. Public opinion must support the
troops, isn�t that so?
We learn the truth years later. That, for example, the United States
had completely invented the attack by Vietnamese gunboats in the Tonkin
Gulf, which served as a pretext for starting the Vietnam War. That the
horrifying theft of incubators from Kuhwait City by the Iraqi Arm was
itself a complete fabrication invented by a U.S. public relations firm
in 1990. That the military interventions against the island of Granada
(1983), Panama (1989), Somalia (1993), Bosnia (1995) were equally
�justified� with the aid of media lies and clever deceptions.
Are we condemned to always learn the truth too late?
No. The primary objective of this book is to teach the reader to
recognize media-lies. Taking as an example the war against Yugoslavia,
we will study the procedures utilized to spread disinformation. These
are the great principles of �war propaganda.� Massacres, mass graves,
ethnic cleansing: how can one disentangle truth from falsehood as
concealed by these spectacular images?
But, if disassembling spectacular media lies is important, it is even
more important to understand the true objectives of the great powers in
these wars. To understand what is concealed from us.
Have we really said all we have to say about the �ethnic� conflict
between Serbs and Albanians? Why have they concealed from us the fact
that Western secret service agencies have been for a long time
delivering weapons to the KLA? Just as they had delivered arms to the
Croat and Muslim separatists well before the outbreak of the war in
Croatia and Bosnia, in 1991. Who was fanning the flames of the
conflict behind the scenes?
And for what interests did the United States systematically provoke the
war? Most notably with the presentation at Rambouillet of an �accord�
which it knew was unacceptable because it demanded the military
occupation of all of Yugoslavia. Was it really about the U.S. imposing
itself as the cop in Europe through NATO?
We were told that NATO intervened for humanitarian reasons. But NATO
itself has armed Turkish generals to bomb Kurdish refugees. And
Madeleine Albright has publicly acknowledged that �[it was worth it to
kill five hundred thousand Iraqi children by the embargo]� in order to
control Middle East oil. What interests are concealed behind this
strange humanitarianism?
Could there be a secret agenda? Since 1996, the chief of the Belgian
Air Force, General Van Hecke, warned: �If Russia goes to pieces,
Europe should intervene militarily, and then we�ll have a Yugoslavia
raised to the tenth power.� Since the famous Brzezinski strategy
declared that it would divide Russia into three parts, is the United
States going about this peacefully to achieve this plan?
What are NATO�s future targets? Who has armed the separatist militias
in Chechnya? and will it be the next Kosovo? Step by step, NATO is
pursuing eastward expansion. We will examine the secret aspects of the
wars which are emerging: Caucasus, Russia, perhaps China. And most of
all the economic stakes, because NATO doesn�t go just anywhere. It
wants to control oil and gas routes, sources of colossal profits, the
keys to the world of tomorrow.
The war against Yugoslavia is merely the other side of the battle that
took place in Seattle over the unjust economic rules imposed by
multinational corporations. An American strategy has declared that: �
[The principal role of NATO is to integrate numerous regions into the
western economic community].� Is NATO, therefore, the army that
belongs to multinational corporations?
And when this NATO goes to war, does the media tell us the truth about
its actions? What are they concealing behind the term �collateral
damage�? Did NATO really bomb two refugee columns, an international
train, the Chinese embassy, the market and the hospital in Nish, and
numerous civilian targets �by mistake�? Does it really wage war in a
�civilized� manner?
A lot of questions. To which we must respond. In order to avoid
having them entrap us in the next war.

Michel Collon

37 Rue Andr� Renard T�l + Fax: 32 / 4 / 246 28 81
4430 Ans � Belgique E-mail: michel.collon@...

_ Journalist, writer for the weekly Solidaire.
_ Author of Attention, m�dias! (EPO, Brussels, 1992).
Subtitle: Media Lies about the Gulf War
Anti-manipulatin manual.
Analysis of general media systems
Three editions, more than 6,000 copies (out-of-print)
Translations in Spanish and Arabic
_ Author of Liar�s Poker (EPO, Brussels, 1998)
Subtitle: The Great Powers, Yugoslavia and the Wars to Come
Two editions, more than 4,000 copies.
Translations in Spanish, Dutch, and soon in Italian, Serbo-Croat and
English
Analysis of hidden strategies (U.S., Germany, NATO) in the Balkans.
Foresaw the Kosovo War, NATO expansion into the Caucasus
_ Numerous trips to Yugoslavia and the ex-Yugoslavia
_ Moving force in the Belgian Peace Movement. Led a delegation of
fifteen Belgians to Yugoslavia in May 1999 during the bombardment.
_ Co-Producer of the film, �Sous les bombes de l�Otan� (Regards
Crois�s, Brusells, 1999, 45 minutes) during the above-mentioned trip to
Yugoslavia.
_ More than two hundred conferences and debates, in numerous countries
(France, England, Netherlands, Italy)

---

AN URGENT APPEAL TO THE ANTI-GLOBALIZATION MOVEMENT

(you could find hereafter this text: en fran�ais - en espa�ol)

Michel Collon makes an urgent appeal:
�The anti-globalization movement must also become an anti-war movement�

Michel Collon has held conference around the entire world. To stop wars
in the service of the New World Order of the multinational monopolies,
to counteract the threats weighing on all countries engaged in
independent development, he is calling for the urgent formation of an
international movement for peace.

(Herwig Lerouge doing the interview)

Michel Collon. I hope that what is happening to me now will help others
to become more conscious of the suffering caused by NATO�s so-called
clean and humanitarian wars in Iraq and in the former Yugoslavia.
Because of uranium�deceivingly called depleted�hundreds of thousands of
people, particularly children, are suffering or will suffer from
cancers, leukemias and other illnesses. The British minister of war in
1914-1918 already said at that time: "If the people truly knew, the war
would be stopped tomorrow." If only my experience could help to cut
through the curtain of smoke that the Western spin-doctors have put up
to disguise the true aims as well as the horrors of these wars.

Is it possible?

Michel Collon. Yes, people are not truly dupes. In the hospital, a
Congolese nurse told me, "The great powers are never �humanitarian."
When genocide was taking place in Rwanda, a poor country, they let it
go on. But they intervened in the rich Congo to control those riches."
Someone who is familiar with her region of origin can have a clear view
despite the disinformation. We must generalize these isolated instances
of clear thinking and make them common knowledge.

You insist that we consider all these wars as a collection...

Michel Collon. Absolutely. More and more countries are attacked or
threatened. Iraq: after the bombs, the sanctions, making already more
than a million victims. Yugoslavia since 1991, and it�s not finished
yet. The oil-producting countries of the Caucausus and in Algeria
through the use of right-wing religious fundamentalists. The Congo: 3.5
million victims following an aggression fomented and supported behind
the scenes by the United States. A veritable genocide with complete
silence about it. Colombia still under attack by the USA. Washington
also threatens Korea, perhaps Cuba and even one day China or Russia.

All these wars serve the same objective: to permit the multinational
corporations to monopolize strategic resources and markets. On March
28, 1999, just a few days after the bombing of Yugoslavia started
[bombing started March 24�jc], Thomas Friedman wrote in the New York
Times, "For globalization to succeed, America cannot fear to act like
the omnipotent superpower that it is. The hidden hand of the market
will never work without a hidden fist. McDonald's cannot flourish
without McDonald-Douglas, the designer of the F-15."

Is the progressive community conscious enough of what is needed?

Michel Collon. Not yet. The anti-globalization movement must absolutely
acquire an additional dimension: the struggle for peace. NATO is the
army of the multinational corporations. NATO bombed Yugoslavia not to
bring about a triumph for human rights, but to force that country to
apply the program of the International Monetary Fund and the World
Trade Organization. And Iraq should bow before the oil monopolies. NATO
is the fist charged with breaking all resistance to the absurd order of
the multinationals.

It is absurd to see these enterprises doubling their profits at the
same time they carry out massive layoffs, all to the applause of the
stock markets. To see that a pair of Nike sneakers sells for $75 while
the work who makes them only is paid 30 cents an hour is absurd. Who
can find such a system sensible�on that systematically impoverishes
those to whom it must sell? This impoverishment of the greatest number
makes the battle for markets so ferocious. The rivalries between the
great powers�especially between the United States and the European
Union�has become an important aspect of all recent wars.

Then there is the intensification of militarism. Increase of the
military budget of 70 percent in the U.S. Resumption of the arms race,
including that in space: the belt of anti-missile missiles has nothing
to do with defense, but would permit the USA to attack anywhere in the
world, even to use nuclear weapons, without allowing the attacked
country to respond. At the same time a Euroarmy is being put in place,
charged with carrying out the same dirty wars but for the European
multinational corporations. Without forgetting Japan, number two in the
world for percentage of GNP devoted to military spending.

What would the tasks of this peace movement be?


Michel Collon. First, to bring to as broad a public as possible a true
counter-information. Wars would be impossible without the organized and
systematic media lie campaigns. Countries that resist are put beyond
the pale by a disinformation campaign designed to disorient
international public opinion.

Second, contribute to the unification and mutual reinforcement of those
who resist.

Today, the opposition to war is carried out in a dispersed manner. We
are divided. The USA and NATO attack Yugoslavia while trying to make
the Arabs believe they are defending Muslims against Milosevic. But
they are attacking Yugoslavia for the same reasons they attack Iraq or
Palestine.

Finally, the movement against globalization and the profits of the
multinationals, the movement to defend the environment, and the
movement of solidarity with the countries under attack should also
unite to succeed in stopping the use of certain weapons, most notably
that of uranium.

You have held conferences all over the world. Are the people ready?

Michel Collon. More and more�even in the rich countries�people are
disturbed about the growing number of wars. The Greek peace movement
has had great victories against uranium, former U.S. and French
soldiers also, and I�ve just learned that the movement is growing
stronger also in Germany, in Spain, etc. ...

To support the resistance in the countries under attack, to stop
foreign intervention by one�s own country, that is crucial. Vietnam was
able to triumph over U.S. aggression thanks to its own heroic struggle,
but also thanks to a worldwide solidarity movement.

Toward whom should this movement orient?

Michel Collon. Toward the youth, who have always been at the front
lines of the battle against injustice. And toward the worker�s movement
that has to be aware that the money buried in the tanks and bombers is
no longer available for jobs, social services and education.

This movement should be extremely broad but also permit those
participating to call into question the system that causes these wars.
The current horrors should serve to make it understandable that the
absolute dictatorship of profit inevitably leads to war.

I add that we need right away a dimension European and international.
The opponent camp is organized globally. We have to be too.

(translation from French: John Catalinotto)



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Michel Collon lance un appel urgent: �Le mouvement anti-globalisation
doit devenir aussi un mouvement pour la paix�
Michel Collon a donn� des conf�rences dans le monde entier. Pour
arr�ter les guerres au service du Nouvel Ordre mondial des
multinationales, pour contrer les menaces pesant sur tous les pays
engag�s dans un d�velopement ind�pendant, il appelle � construire
d'urgence un mouvement international pour la paix.

Herwig Lerouge

Michel Collon. J�esp�re que ce qui m�arrive aujourd�hui aidera �
prendre conscience de la souffrance caus�e par les guerres pr�tendument
propres et humanitaires de l�Otan en Irak et en ex-Yougoslavie. A cause
de l'uranium trompeusement appel� appauvri, des centaines de milliers
de personnes - particuli�rement des enfants - souffrent ou vont
souffrir de cancers, de leuc�mies et d�autres maladies. Le ministre
britannique de la Guerre disait en 14 - 18 d�j� : �Si les gens savaient
vraiment, la guerre serait arr�t�e demain.� . Puisse mon cas aider �
d�chirer le rideau de fum�e que les sp�cialistes en communication
occidentaux dressent pour dissimuler tant les v�ritables objectifs que
les horreurs de ces guerres.

Est-ce possible?

Michel Collon. Oui, les gens ne sont pas vraiment dupes. A l�h�pital,
une infirmi�re congolaise m'a dit: � Les grandes puissances ne sont
jamais "humanitaires". Quand les g�nocidaires se d�cha�naient dans le
Rwanda pauvre, elles ont laiss� faire. Mais elles interviennent au
Congo riche pour contr�ler ses richesses �. Quiconque conna�t bien sa
r�gion d�origine, peut avoir une vue claire malgr� la d�sinformation.
Il faut �largir et mettre en commun ces lucidit�s dispers�es�

Tu insistes pour qu'on consid�re toutes ces guerres comme un ensemble�

Michel Collon. Absolument. De plus en plus de pays sont agress�s ou
menac�s. L'Irak: apr�s les bombes, l'embargo, faisant d�j� plus d�un
million de victimes. La Yougoslavie depuis 1991, et ce n'est pas fini.
Les pays p�troliers du Caucase et en Alg�rie via les extr�mistes
islamistes. Le Congo: 3,5 millions de victimes suite � l�agression
foment�e en coulisses par les Etats-Unis. V�ritable g�nocide dans un
silence complet. La Colombie agress�e toujours par les USA. Lesquels
menacent aussi la Cor�e, peut-�tre Cuba et m�me un jour la Chine ou la
Russie.

Toutes ces guerres servent le m�me objectif : permettre aux
multinationales de s�accaparer des richesses strat�giques et des
march�s. Le 28 mars 1999, peu avant les bombardements sur la
Yougoslavie, le New York Times �crivait : � Pour que la globalisation
marche, l�Am�rique ne doit pas craindre d�agir comme la superpuissance
omnipotente qu�elle est. La main invisible du march� ne finctionnera
jamais sans un poing cach�. Mc Donalds ne peut �tre prosp�re sans Mc
Donnel Douglas, le constructeur de l�avion F-15 �.

Le monde progressiste en est-il assez conscient?

Michel Collon. Pas encore. Le mouvement anti-globalisation doit
absolument acqu�rir une dimension suppl�mentaire : la lutte pour la
paix. L�Otan c�est l�arm�e des multinationales. L�Otan a bombard� la
Yougoslavie non pour y faire triompher les droits de l�homme, mais pour
l'obliger � appliquer le programme du FMI et de l�OMC. Et l�Irak doit
se soumettre aux multinationales du p�trole. L�OTA, c'est le poing
charg� de briser toute r�sistance � l�ordre absurde des
multinationales.

Il est absurde de voir des entreprises doubler leurs b�n�fices tout en
licenciant massivement sous les applaudissements de la bourse. De voir
qu�une paire de Nike se vend � 3.000 francs alors que l�ouvrier qui les
produit ne touche que 11 francs de l�heure. Qui peut trouver sens� un
syst�me appauvrissant syst�matiquement ceux � qui il devrait vendre?
Cet appauvrissement du plus grand nombre rend si f�roce la bataille
pour les march�s. La rivalit� entre grandes puissances - surtout USA et
U.E. - est devenue un aspect important de toutes les guerres r�centes.

D'o� l'intensification du militarisme. Augmentation du budget militaire
US de 70%. Relance de la course aux armements y compris dans l�espace:
le bouclier antimissiles n�a rien de d�fensif, mais doit permettre aux
USA d'attaquer partout dans le monde, y compris avec des armes
nucl�aires, sans que le pays agress� puisse riposter. En m�me temps se
met en place l'Euro-arm�e, charg�e de mener les m�mes sales guerres
mais pour les multinationales europ�ennes. Sans oublier le Japon, n� 2
mondial quant au pourcentage du PNB consacr� � l�armement.

Quelles seraient les t�ches de ce mouvement pour la paix?

Michel Collon. Primo, apporter � un public aussi large que possible une
v�ritable contre-information. Les guerres seraient impossibles sans les
m�diamensonges. Les pays qui r�sistent sont mis au ban par une
d�sinformation destin�e � d�sorienter l�opinion publique
internationale.

Secundo, contribuer � ce que les r�sistances s�unissent et se
renforcent mutuellement.

Aujourd'hui, les r�sistances � la guerre se se m�nent en ordre
dispers�. On est divis�s. USA et Otan attaquent la Yougoslavie en
faisant croire aux Arabes qu'ils d�fendent les Musulmans contre
Milosevic. Or, ils attaquent la Yougoslavie pour les m�mes raisons que
l�Irak ou la Palestine.

Enfin, le mouvement contre la globalisation au profit des
multinationales, le mouvement �colgiste et le mouvement de solidarit�
avec les pays agress�s devraient s�unir aussi pour arriver � interdire
l�usage de certaines armes, et notamment celles � l�uranium.

Tu as donn� des conf�rences dans le monde entier. Les gens te semblent
pr�ts?

Michel Collon. De plus en plus - m�me dans les pays riches -
s'inqui�tent du nombre croissant de guerres . Le mouvement grec pour la
paix a obtenu de grandes victoires contre l'uranium, les anciens
soldats US ou fran�ais aussi, je viens d'apprendre que la lutte se
renforce aussi en Allemagne, en Espagne, etc�

Soutenir la r�sistance des pays agress�s, arr�ter l'intervention �
l'�tranger de son propre pays, c'est crucial. Le Viet-nam a pu vaincre
l'agression US gr�ce � sa propre lutte h�roique , mais aussi gr�ce � un
mouvement mondial de solidarit�.

Vers qui doit s'orienter ce mouvement?

Michel Collon. Vers la jeunesse, qui a toujours �t� � la pointe du
combat contre l�injustice. Et vers le mouvement ouvrier qui doit se
rendre compte que l�argent englouti dans les chars et les bombardiers
n�est plus disponible pour l'emploi, le social et l��ducation.

Ce mouvement doit �tre extr�mement large mais permettre aussi de
remettre en question le syst�me qui cause ces guerres. Les horreurs
actuelles doivent servir � faire comprendre que la dictature du profit
absolu m�ne in�vitablement � la guerre.

J'ajoute qu'il nous faut d�embl�e une dimension europ�enne et
internationale. Le camp en face est mondialis�. Nous devons l��tre
aussi.


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--------

Michel Collon hace un llamamiento urgente:

"El movimiento anti-globalizaci�n debe convertirse tambi�n en un
movimiento por la paz"
Michel Collon ha dado conferencias por todo el mundo. Para detener las
guerras al servicio del Nuevo Orden mundial de las multinacionales,
para oponerse a las amenazas que pesan sobre cualquier pa�s
comprometido en un desarrollo independiente, hace un llamamiento para
crear urgentemente un movimiento internacional por la paz.

Herwing Lerouge.

Michel Collon: Espero que lo que hoy me ocurre ayude concienciar acerca
del sufrimiento ocasionado por las guerras supuestamente limpias y
humanitarias de la OTAN en Irak y en la antigua Yugoslavia. A causa del
uranio enga�osamente denominado empobrecido, centenares de miles de
personas -en especial, ni�os- sufren o ven sufrir de c�nceres,
leucemias y otras enfermedades. El ministro brit�nico de la guerra
dec�a ya en la guerra de 1914-1918: " Si la gente conociera la verdad,
la guerra ser�a parada ma�ana". Que mi caso pueda ayudar a deshacer la
cortina de humo que los especialistas de comunicaci�n occidentales
levantan para ocultar tanto los verdaderos objetivos como los horrores
de estas guerras.

�Es eso posible?

M.C: S�, la gente no est� tan enga�ada. Una enfermera congole�a me dijo
en el hospital: "Las grandes potencias nunca son "humanitarias". Cuando
se desencadenaron los genocidios en la Ruanda pobre, ellas dejaron
hacer. Sin embargo, intervienen en el Congo rico para controlar sus
riquezas". Cualquiera que conozca bien su regi�n de origen puede
hacerse una idea clara, a pesar de la desinformaci�n. Hay que ampliar y
poner en com�n esas lucideces desperdigadas.

Insistes en que todas estas guerras se consideren como un conjunto...

M.C: Desde luego. Cada vez m�s pa�ses son agredidos o amenazados. Irak:
despu�s de los bombardeos, el embargo, y han causado ya m�s de un
mill�n de v�ctimas. Yugoslavia desde 1991, y a�n no ha terminado. Los
pa�ses petrol�feros del C�ucaso y en Argelia, v�a los extremistas
isl�micos. Congo: tres millones y medio de v�ctimas a consecuencia de
la agresi�n fomentada entre bastidores por EEUU. Un aut�ntico genocidio
en completo silencio. Colombia, a la que EEUU siempre agrede . EEUU
amenaza tambi�n a Corea, quiz� a Cuba, y puede que un d�a incluso a
China o Rusia.

Todas estas guerras est�n al servicio del mismo objetivo: permitir a
las multinacionales acaparar las riquezas estrat�gicas y los mercados.
El 28 de marzo de 1999, un poco antes de los bombardeos sobre
Yugoslavia, en el New York Times se dec�a: "Para que la globalizaci�n
funcione, Am�rica no debe tener miedo a actuar como la superpotencia
omnipotente que es. La mano invisible del mercado no funcionar� nunca
sin un pu�o oculto. McDonals no puede ser pr�spero sin Mc Donnel
Douglas, constructor del avi�n F-15".

�Es el mundo progresista lo bastante consciente?

M.C: Todav�a no. El movimiento anti-globalizaci�n debe adquirir una
dimensi�n suplementaria: la lucha por la paz. La OTAN bombarde�
Yugoslavia no para hacer triunfar ah� los derechos humanos, sino para
obligar a aplicar el programa del FMI y del OMC. E Irak debe someterse
a las multinacionales del petr�leo. La OTAN es el pu�o encargado de
acabar con cualquier resistencia al orden absurdo de las
multinacionales...

Es absurdo ver como las empresas duplican sus beneficios con despidos
masivos con el aplauso de la Bolsa. Ver que un par de zapatillas NIKE
se vende a 3.000 francos mientras que el obrero que las fabrica no
recibe m�s que 11 francos a la hora. �A qui�n le puede parecer sensato
un sistema que empobrece sistem�ticamente a quienes deber�a vender
productos? Este empobrecimiento de un n�mero cada vez mayor de personas
hace m�s feroz la batalla por los mercados. La rivalidad entre las
grandes potencias -en especial, EEUU y la UE- se ha convertido en un
aspecto importante de todas las guerras recientes.

De ah� la intensificaci�n del militarismo. Aumento de un 70% del
presupuesto militar de EEUU. Reactivaci�n de la carrera de armamentos,
incluido el espacio: el escudo antimisiles no tiene nada de defensivo,
pero puede permitir a EEUU atacar a cualquier parte del mundo, incluso
con armas nucleares, sin que el pa�s agredido pueda responder. Al mismo
tiempo, se pone en marcha el Euroej�rcito, encargado de llevar a cabo
las misma guerras sucias, pero para las multinacionales europeas. Sin
olvidarnos de Jap�n, n�2 mundial en porcentaje del PNB dedicado al
armamento.

�Cu�l ser�a la tarea de ese movimiento por la paz?

M.C: En primer lugar, proporcionar a un p�blico lo m�s numeroso posible
una verdadera contra-informaci�n. Las guerras no ser�an posibles sin
las mentiras medi�ticas. Los pa�ses que se resisten son marginados por
medio de una desinformaci�n destinada a desorientar a la opini�n
p�blica internacional.

En segundo lugar, contribuir a que las resistencias se unan y refuercen
mutuamente.

Hoy en d�a, la resistencia a la guerra se lleva a cabo de una manera
dispersa. Hay divisiones. EEUU y la OTAN atacan Yugoslavia haciendo
creer a los �rabes que est�n defendiendo a los musulmanes frente a
Milosevic. Ahora bien, atacan Yugoslavia por las mismas razones que
atacan Irak o Palestina.

En una palabra, el movimiento contra la globalizaci�n en beneficio de
las multinacionales, el movimiento ecologista y el movimiento de
solidaridad con los pa�ses agredidos deber�an unirse para lograr que se
proh�ba el uso de algunas armas, en especial, las de uranio.

Has dado conferencias por todo el mundo, �te parece que la gente est�
preparada?

M.C: Cada vez m�s -incluso en los pa�ses ricos- hay inquietud por el
creciente n�mero de guerras. El movimiento griego por la paz ha
obtenido grandes victorias contra el uranio, tambi�n los veteranos
franceses y estadounidenses; acabo de saber que la lucha se refuerza
tambi�n en Alemania, Espa�a, etc...

Es crucial apoyar la resistencia de los pa�ses agredidos, parar la
intervenci�n del propio pa�s en el extranjero. Vietnam pudo vencer la
agresi�n de EEUU gracias a su propia lucha heroica, pero tambi�n
gracias a un movimiento mundial de solidaridad.

�Hacia qui�n debe orientarse ese movimiento?

M.C: A la juventud, que siempre ha estado a la cabeza de la lucha
contra la injusticia. Y hacia el movimiento obrero, que debe darse
cuenta de que el dinero que devoran los carros de combate y los
bombarderos ya no est� disponible para el empleo, lo social y la
educaci�n.

Este movimiento debe ser extremadamente amplio, pero tambi�n debe
permitir cuestionar el sistema que causa estas guerras. Los actuales
horrores deben servir para hacer comprender que la dictadura del
beneficio absoluto lleva inevitablemente a la guerra.

A�ado que de entrada nos hace falta una dimensi�n europea e
internacional. El campo que tenemos ante nosotros est� mundializado.
Nosotros debemos serlo tambi�n.

(Traducci�n del franc�s: Beatriz Morales Bastos)

---

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Nuove informazioni trapelano sull'operato di Krunoslav Draganovic, il
prete croato che alla fine delle II Guerra Mondiale organizzo' la fuga
dei criminali nazisti, tra cui Ante Pavelic, attraverso il Vaticano (e
precisamente attraverso la Chiesa di San Girolamo dei Croati, in Via
Tomacelli a Roma), verso l'America Latina ed altre destinazioni. Su
quegli episodi invieremo a breve una sintesi del libro "Ratlines" di
Aaron e Loftus (Newton Compton Editori), del quale consigliamo vivamente
la lettura. (CRJ)


---

For Immediate Release: US Army Releases Cold War Documents on Vatican
Spy

Priest was Nazi War Criminal and US Secret Agent


Reply-To: "Jonathan Levy" <jlevy1@...>
From: "Jonathan Levy" <jlevy1@...>
To: <advocate@...>
Subject: For Immediate Release: US Army Releases Cold War Documents on
Vatican Spy: Priest was Nazi War Criminal and US Secret Agent
Date: Sun, 3 Jun 2001 16:57:49 -0700


NEWS ADVISORY FOR IMMEDIATE RELEASE
Monday June 4, 2001

US Army Releases Cold War Documents on Vatican Spy:

Priest was Nazi War Criminal and US Secret Agent

Jonathan Levy - Tom Easton
Attorneys
TEL. 513-528-0586
<mailto:jlevy1@...>jlevy1@...
www.vaticanbankclaims.com

Cincinnati, Ohio - A pending lawsuit filed in the United States District
Court for the Southwestern District of Ohio against the Army and CIA has
resulted in the release of over 300 pages of Cold War documents by the
Army. The documents are all from the file of a Nazi war criminal, Fr.
Krunoslav Draganovic, who was responsible for the slaughter of tens of
thousands of Serbs in wartime Yugoslavia. Draganovic founded the Vatican
"ratline" or escape route that was responsible for the escape of
thousands
of Nazis to South America postwar including Adolph Eichman and Klaus
Barbie.

The lawsuit filed by attorney Jonathan Levy sought declassification and
release of documents under the Nazi War Crimes Disclosure Act. Levy and
Tom Easton are lead counsel for plaintiffs in a class action lawsuit
brought against the Vatican Bank for return of Nazi gold to Holocaust
survivors and their families. According to Levy, "Draganovic was the key
Vatican operative who participated in the postwar laundering of Nazi
gold." Draganovic worked for a number of intelligence agencies including
the American Army and CIA, all were aware of his Nazi past and hatred of
Serbs, but chose to disregard this in favor his equally rabid
anti-communism.

The newly released documents detail Army payments to Draganovic for data
on a variety of Cold War matters. Some of the operations detailed
included
recruitment of Croatian mercenaries to help the Dominican Republic fight
Castro, Army help in obtaining a US tourist visa for the war criminal to
visit Cleveland and New York in 1961, purchase of the Yugoslav Army
order
of battle, and details on numerous other operatives in the Vatican,
including a well known Irish Monsignor. Of significance to the Vatican
Bank lawsuit which also names the Franciscan Order as a codefendant, was
the Army assessment that Draganovic commanded the loyalty of all
Franciscan priests in Yugoslavia, even exceeding the Vatican s
authority.

Scans of select documents are available at

http://www.vaticanbankclaims.com/press.html

The lawsuit, Alperin v. Vatican Bank, was originally filed in November
1999 in the United States District Court for the Northern District of
California. Levy v. Army and CIA is pending in the Southwestern District
of Ohio and seeks release of additional documents.

For more information contact:

Jon Levy Tel. (513) 528-0586

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Most za Beograd - Un ponte per Belgrado in terra di Bari
Associazione culturale di solidariet� con la popolazione jugoslava

via Abbrescia 97, 70121 BARI CF 93242490725 - tel/fax 0805562663
conto corrente postale n. 13087754
e-mail most.za.beograd@...

La conferenza-dibattito di gioved� 7 giugno .si svolge in coincidenza
con il secondo anniversario
della cessazione dei bombardamenti della NATO contro la Jugoslavia che
in 78 lunghi, durissimi
giorni, hanno messo in ginocchio l'economia e la vita di un piccolo e
fiero e popolo, gi�
pesantemente provato da anni di embargo. Insieme con i relatori e con i
presenti cercheremo di
comprendere come la situazione � mutata in questi ultimi due anni di
"pace armata", imposta sotto il
ricatto di ulteriori e ancor pi� micidiali bombardamenti e dell'assedio
economico, che, alla lunga, come
l'esperienza dell'Iraq insegna, uccide quanto e pi� delle bombe
"umanitarie".

Dal punto di vista della popolazione, di chi soffre, suda e lavora, la
situazione in tutta l'area investita
dall'�intervento militare� della NATO (non lo si pu� chiamare "guerra",
perch� guerra non fu mai
dichiarata e perch� da una parte vi era chi bombardava, e, dall'altra,
la popolazione civile inerme) �
notevolmente peggiorata.

In Kosovo si � realizzata, sotto gli occhi compiacenti della NATO, la
pulizia etnica di oltre 300.000
serbi, rom, goranci e di tutte le altre minoranze non albanesi che da
secoli popolavano quella regione;
i pochi rimasti sono costretti a vivere come in riserve indiane,
segregati in casa, sotto la continua
minaccia di morte o rapimento da parte delle bande dell'UCK. Queste
ultime - sempre grazie alla
"disattenzione" delle decine di migliaia di addestratissimi soldati NATO
in Kosovo, in particolare di
quelli USA - da due anni stanno operando nel Sud della Serbia, nella
valle di Presevo, con attentati,
assassinii, aggressioni alla popolazione civile e alla polizia
jugoslava. Pi� di recente, si sono spostati
in Macedonia, con un'escalation di attacchi che rischia di
destabilizzare il fragile equilibrio di questo
paese e di provocare un ulteriore incendio nella regione balcanica.

Val la pena notare come - a seconda degli interessi delle grandi potenze
della NATO - cambi il
linguaggio dei mass media: due anni fa, quando occorreva organizzare il
consenso all'aggressione
militare della NATO contro la Jugoslavia, i combattenti dell'UCK erano
definiti "patrioti"; oggi, quando
alcune potenze occidentali sono interessate alla stabilit� della
regione, oramai "normalizzata" e
piegata, per fare buoni affari con le multinazionali e sfruttare risorse
e manodopera a basso costo (�
questo in sostanza il "Patto di stabilit�"), l'UCK diventa (o ridiventa)
sulla grande stampa
un'�organizzazione terroristica� e "narcotrafficante". E l'esercito
macedone, che interviene
massicciamente con aviazione e carri armati (con un dispiegamento di
armi e un'intensit� di fuoco
superiore a quella impiegata dalla polizia serba in Kosovo nei mesi
precedenti l'�intervento
umanitario� della NATO della primavera '99) � elogiato, incoraggiato,
consigliato e rifornito di armi
dall'Occidente.

In Serbia, i mutamenti politici successivi al 5 ottobre 2000,
intervenuti sotto il palese e
pesantissimo condizionamento di USA e UE (ammesso, non senza un certo
compiacimento, in
alcune ricostruzioni "a freddo" dei pi� autorevoli giornali
occidentali), hanno significato, per gli strati
socialmente pi� deboli e meno difesi della popolazione, un fortissimo
peggioramento delle condizioni
di vita: nel '99 e fino all'estate 2000 il paniere minimo di
sopravvivenza di una famiglia operaia si
aggirava intorno alle 100.000 lire, mentre oggi ne occorrono non meno di
300.000; cala sensibilmente
la produzione industriale, la ricostruzione del paese segna il passo,
alcuni grandi ponti sul Danubio
rimangono macerie...

E intanto, cominciano a manifestarsi chiaramente le terribili
conseguenze del disastro ecologico
provocato dai bombardamenti sulle industrie chimiche - da Pancevo a
Kragujevac a Novi Sad -
e dall'impiego dei proiettili all'�uranio impoverito�, di cui i mass
media hanno parlato diffusamente a
dicembre-gennaio scorsi, denunciando diversi casi di leucemie e malattie
tumorali tra i militari italiani,
tedeschi, spagnoli, belgi, inviati per alcuni mesi in missione in Bosnia
e in Kosovo. E la popolazione
civile? Essa � due volte vittima: dei bombardamenti, prima, dei suoi
terribili effetti prolungati nel
tempo, poi. Da Kragujevac, da Pancevo, dalle citt� della Serbia, ci
giungono sempre pi� spesso
appelli, richieste di aiuti e di medicinali per la cura di leucemie e
tumori, e spesso, troppo spesso, i
casi sono disperati, e vani i tentativi di cura.

Ma i potenti che hanno scatenato un inferno chimico e radioattivo su
donne e bambini inermi, i
potenti che, impuniti, hanno bombardato dal cielo ospizi di anziani e
convogli di profughi, contano
sulla memoria corta della gente per mettere tutto a tacere. Padroni dei
principali mezzi di
comunicazione, condizionano l'informazione: chi parla pi� di "uranio
impoverito", salvo qualche
cocciuto e minoritario giornale? Chi parla pi� delle centinaia di
migliaia di profughi serbi scacciati
dalla Krajina nell'agosto del 1995 - "Operazione Tempesta" -
dall'esercito croato, finanziato ed
addestrato da Germania e USA? E di quelli della Slavonia? E degli oltre
trecentomila dal Kosovo? E
di un'economia distrutta dall'embargo e dai bombardamenti, e, oggi,
dalle politiche neoliberiste del
nuovo governo serbo?

Chi ha scatenato due anni fa la "guerra umanitaria" e ha costruito. per
giustificarne la necessit� e
l'ineluttabilit�, un castello di menzogne, di disinformazione strategica
- equiparando i serbi ai
nazisti, Milosevic a Hitler - punta sulla distrazione,
sull'assuefazione, sull'indifferenza di quanti, irretiti
nella ragnatela dei fatti quotidiani, hanno perso la capacit� di
indignarsi, di gridare forte il loro NO alla
guerra e al massacro della verit�.

Con noi, e con quelle non numerose ma resistenti voci fuori del coro,
non ci sono ancora riusciti.
Conserviamo la capacit� di indignarci e di reagire, non possiamo, non
vogliamo, essere
indifferenti. Da due anni la nostra associazione, con le piccole forze e
i pochi mezzi a sua
disposizione - che sono soprattutto la volont�, la passione,
l'intelligenza, lo spirito di sacrificio dei
suoi membri pi� attivi - opera su due fronti, strettamente legati tra
loro: l'informazione, l'analisi, la
critica della guerra, da un lato; la solidariet� con la popolazione
jugoslava, dall'altro.

Sinora abbiamo concentrato principalmente i nostri sforzi nel progetto
di "adozioni a distanza" dei
figli dei lavoratori della Zastava, quella che era la pi� grande
fabbrica automobilistica dei Balcani,
bombardata nei suoi punti nevralgici dai missili della NATO. Sono 205 i
bambini che siamo
impegnati a sostenere con un contributo mensile di 50.000 lire, che non
risolve certo tutti i
problemi della sopravvivenza quotidiana di chi � senza lavoro e senza
salario da anni, ma costituisce
ancora - nonostante l'inflazione degli ultimi mesi abbia fatto
triplicare i prezzi - un aiuto importante.
Abbiamo inoltre cominciato a collaborare con un'altra associazione di
solidariet� a Belgrado, "La
verit� dei bambini", che si occupa dei piccoli rifugiati serbi e rom
scacciati negli ultimi due anni dal
Kosovo.

Sabato 2 giugno un giovane attivista di Most za Beograd si � recato a
Kragujevac (insieme con
volontari di associazioni e gruppi di solidariet� dell'Abruzzo e delle
RSU lombarde, che portano un tir
di medicinali e altri aiuti) per consegnare a tutte le famiglie
"adottate" con la nostra
associazione le quote dei mesi di marzo e aprile. Avremmo desiderato
consegnare anche quelle
di maggio, ma non ci � stato possibile per i ritardi con cui alcuni
sostenitori fanno pervenire le loro
quote e per alcune defezioni. In alcuni casi - quando ci � stato
comunicata formalmente la scelta di
non proseguire nell'�adozione� - siamo riusciti a trovare dei nuovi
sostenitori; in altri, abbiamo
affrontato l'emergenza con sottoscrizioni straordinarie; inoltre, grazie
al versamento della quota di
un intero anno (o di gran parte di esso) da parte di alcuni sostenitori,
siamo riusciti a
mantenere in piedi il progetto e a distribuire sinora il contributo
mensile a tutti gli "adottati",
nessuno escluso. Ci siamo basati sul principio di una distribuzione
egalitaria e cos� opereremo in
futuro: riteniamo che sia la scelta pi� giusta in questa iniziativa di
solidariet�. La somma raccolta
dalla nostra associazione e consegnata in solidariet� alla popolazione
jugoslava ammonta
sinora a 171.750.000 lire.

Ci auguriamo che l'iniziativa possa continuare ed ampliarsi grazie
all'apporto attivo di quanti si
oppongono alla pratica e all'ideologia della "guerra umanitaria.



A due anni dalla pax della NATO...


gioved� 7 giugno - ore 17.00
Facolt� di Lingue Aula B
via Garruba 4 Bari

Ne discutiamo con

Raniero La Valle
Presidente del Comitato per la Democrazia Internazionale
A due anni dalla "guerra umanitaria" della NATO: effetti e poste in
gioco...

Vincenzo Starace
docente di Diritto internazionale - Universit� di Bari
L'intervento militare in Jugoslavia e il diritto internazionale

Francesco Tammacco
attore e regista de "Il grande sogno", spettacolo realizzato due anni fa
a Molfetta con il Servizio Civile Internazionale
interpreta
Benvenuti a Rai Bomba
Tutta la guerra in diretta
(da un testo di Stefano Benni)

Dragan Mraovic
console capo Repubblica Federale Jugoslava
economia e politica nella Jugoslavia oggi

Antonello Rustico
direttivo nazionale FILCEA CGIL e coord naz. RSU
"Progetto Zastava": la solidariet� dei lavoratori italiani con i
lavoratori jugoslavi

introduce e coordina
Andrea Catone
associazione Most za Beograd

---

Gioved� 31 maggio 2001 � partita da LODI una delegazione di delegati Rsu
organizzata dal Coordinamento RSU alla Zastava di Kragujevac.

L'iniziativa aveva due obiettivi: Portare alle famiglie dei lavoratori
della
Zastava le nuove adozioni a distanza raccolte in queste settimane dal
Coordinamento (per informazioni vedere il sito) ed un TIR di aiuti in
generi
di conforto (35 palets di
detersivi e dentifrici per un totale di 46.000 confezioni per le
famiglie
dei lavoratori Zastava) e medicinali per un valore di circa 10.000.000
di
lire (per il presidio sanitario Zastava).

I materiali del carico sono stati recuperati tramite le RSU
dell'UNILEVER di
Casalpusterlengo (lodi) e di Gaggiano (Milano) per i detersivi e
dentifrici,
e dalla RSU Sammontana di Empoli tramite il coinvolgimento
dell'associazione
"Pubbliche Assistenze" di Empoli.

L'organizzazione del Convoglio (costi per il noleggio del TIR e delle
spese
di viaggio) � stata possibile grazie alla disponibilit� della
FILCEA-CGIL di
Brescia ed ai contributi della Provincia di Pescara e di Rifondazione
Comunista Nazionale (l'interessamento � stato del compagno Grassi
Claudio
della segreteria nazionale del PRC), oltre che dall'utilizzo di una
parte
dei fondi realizzati con la vendita del CD "non bombe ma solo
caramelle".

La delegazione al seguito del convoglio era formata da 3 compagni della
RSU
Unilever di Lodi (che portavano anche i soldi delle nuove adozioni a
distanza
fatte nel Lodigiano, a Siena, ed alcuni rinnovi della provincia di
Milano),
da due compagni di Pescara
e da un compagno di Bari (dell'associazione "un ponte per .. in terra di
Bari) che doveva consegnare le quote dei rinnovi per le adozioni a
distanza
realizzate in Puglia.

------------------------------------------

La nuova legislazione Jugoslava in materia di importazione di aiuti
umanitari
ci ha fatto lavorare non poco per preparare i documenti di viaggio
adeguati
al passaggio della dogana Serba. Quindi ci sentivamo sicuri.
Purtroppo non sapevamo invece che solo due settimane fa la Croazia ha
pesantemente
modificato le sue leggi per il transito delle merci destinate alla
Jugoslavia. La delegazione si � quindi trovata alla frontiera Croata
senza i
nuovi documenti richiesti .. (una garanzia che le merci non sarebbbero
state
scaricate nel territorio Croato o l'esborso di circa un milione di lire
per
pagare una scorta che avrebbe dovuto seguire il TIR fino alla frontiera
serba).
La nuova legislazione ha sicuramente un suo fondamento (il fatto che
molti
in Croazia si sono e si stanno arricchendo intercettando aiuti umanitari
destinati alla Serbia ma trattenuti e poi venduti nel territorio Croato
...
cosa che la dice lunga su una discutibile gestione dei flussi umanitari)
ma
nessuno (nemmeno i doganieri Italiani) sembrava esserne a
conoscenza. Ritenevamo quindi i documenti da noi predisposti (uguali a
quelli dei precedenti viaggi) conformi e sufficienti.
Per colpa di questo inghippo il convoglio, arrivato alla frontiera
slovena/croata alla mezzanotte del 31/5 � rimasto bloccato fino alle
8.00
del giorno 2/6/2001 senza poter entrare in Croazia.
Va sottolineato che la possibilit� alla fine di passare la frontiera
Croata
� stata possibile grazie ad una inattesa ma significativa
collalborazione in
Tandem (tramite telefono e
fax) tra uno spedizioniere serbo di Novi Sad ed uno spedizioniere della
dogana di Trieste che hanno lavorato per fornire alla dogana Croata
tutte le
garanzie che
la nuova legge prevedeva (Importante � stato l'impegno del compagno
Knaip
della Cgil di trieste che assieme ai sindacalisti della zastava ha
favorito
questo collegamento ).
Ma anche questo non sarebbe stato sufficiente se
non ci fosse stato alla fine anche l'interessamento della Ambasciata
Italiana a Zagabria che da noi contattata dall'Italia si � attivata per
ottenere (anche rilasciando una propria garanzia) lo sblocco del
convoglio
che � poi avvenuto nella mattina del 2 giugno alle 9,30.
Infine il Convoglio � arrivato a Kragujevac nella serata dello stesso 2
giugno.

A causa del ritardo nell'arrivo del convoglio le adozioni portate dai
compagni di Lodi saranno distribuite alle famiglie solo luned� 4 giugno
alle
10 presso la sede del sindacato zastava. Le adozioni di bari sono state
gi�
consegnate alle famiglie la mattina del 2 giugno.

------------------------------------------------------

Al rientro della delegazione vi forniremo una relazione sull'incontro
con i
delegati sindacali della Zastava e sulla consegna degli aiuti e delle
adozioni.

ciao

Alma Rossi - email - alma@...
indirizzo email del coordinamento RSU - coord.naz.rsu@...
indirizzo internet del Coordinamento RSU - http://www.ecn.org/coord.rsu/

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Dal Corriere della Sera del 22 maggio 2001

�Cos� l' Italia vinse la sfida in Kosovo�

Il generale Usa Clark: �Volevo usare i vostri elicotteri per prendere
Pristina�
In un libro di memorie elogi al governo di Roma che offr� 18 mila
uomini per la guerra
�Il comandante inglese rifiut� di eseguire i miei
ordini per battere sul tempo i russi�
Caretto Ennio

�Cos� l' Italia vinse la sfida in Kosovo�
Il generale Usa Clark: �Volevo usare i vostri elicotteri per
prendere Pristina�
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON - Se qualcuno si aspettava
che le memorie del generale Wesley Clark, l' ex comandante della
Nato, il vincitore della guerra del Kosovo, fossero un regolamento
di conti con i timidi alleati europei, in particolare
l' Italia, si sbagliava.
In "Waging modern war" (Combattere la guerra moderna),
pubblicato da Public Affairs, il generale, per quanto paradossale
sembri, mette sotto processo il Pentagono, come ha sottolineato
ieri il New York Times. Da soldato, con poche eccezioni, Clark
non ha che elogi per l' Europa e per l' Italia. Sorvola
elegantemente sui contrasti con i loro leader politici, lodando
l' appoggio avuto da quelli militari. Sul nostro Paese scrive: �La
coalizione al potere dal ' 98 era guidata da un ex comunista
(Massimo D' Alema, ndr) il cui partito sembrava assai meno
convinto di lui dell' intervento, ma il conflitto diede all' Italia
una voce pi� significativa nella Nato e nella politica europea�.
E ancora: �A volte, l' America non ha capito i sacrifici europei.
L' Italia ad esempio apr� nuove basi aeree durante la guerra a
scapito del turismo. E la sua industria della pesca fu danneggiata
dalle munizioni scaricate nell' Adriatico dagli aerei�. Wesley
Clark, costretto a ritirarsi anzitempo dal suo nemico personale
(cos� appare nel libro) l' ex ministro della Difesa William Cohen,
si divide oggi tra gli studi strategici e le consulenze finanziarie.
Le sue memorie sono in parte un trattato militare, in parte uno
spassionato resoconto dell' unica guerra combattuta dalla Alleanza
Atlantica negli oltre cinquant' anni della sua esistenza. L' Italia,
dipinta da una corrente della diplomazia e dei media americani
come il �ventre molle dell' Alleanza�, ne esce a testa alta. Clark
riferisce di avere avuto un ottimo rapporto con il suo vice a
Bruxelles, l' ammiraglio Guido Venturoni, e con il nostro Capo di
Stato Maggiore, il generale Mario Arpino. E fa due annotazioni:
�gli italiani disponevano di circa 18 mila soldati che
potevano impiegare all' estero e ne avevano gi� alcune migliaia
in Albania, Bosnia e Macedonia�: Clark ricorda che Arpino dichiar� la
disponibilit� a partecipare a un attacco di terra con tutti gli
uomini disponibilii e che lui aveva pensato di usarne tremila.
L' Italia aggiunse che avrebbe partecipato alla corsa a Pristina,
subito dopo la resa serba, con gli elicotteri Mangust a, se la Nato
la avesse ordinata. Contrariamente all' opinione comune, il nostro
Paese fu uno dei pi� impegnati e coerenti per tutta la campagna.
Il Corriere ha ricevuto le bozze delle quasi 500 pagine di "Waging
modern war". I fatti meno noti sono quelli della fine del maggio
'99, quando l' invasione alleata del Kosovo apparve inevitabile
e si calcol� che avrebbe coinvolto 100 mila soldati. Nel ruolo
di presidente del Comitato militare Nato, Venturoni, racconta
Clark, medi� con i governi sui bombardamenti che avevano causato
vittime tra i civili, e che molti volevano limitare drasticamente.
Arpino espresse l' opinione che l' Italia �avrebbe fatto ci� che
poteva� con le truppe di terra. Nel libro Clark non nomina D' Alema,
allora capo del governo, n� il ministro degli Esteri Dini, ma
chiarisce che i francesi, non gli italiani, costituirono
l'opposizione interna all' Alleanza, in particolare ai negoziati
di Rambouillet con Milosevic, falliti nel febbraio ' 99: fu un
ufficiale francese, a esempio, a fornire ai serbi alcuni dei piani
di bombardamento della Nato. Clark fa dell' allora segretario
della Nato Javier Solana, che spesso l' appoggi� nel suo braccio
di ferro con il Pentagono, l'eroe politico della situazione.
Con straordinario candore, l' ex comandante della Nato riporta
parola per parola il suo scontro con il generale inglese Michael
Jackson a proposito dell' aeroporto di Pristina, dove a pace
conclusa stavano marciando a tappe forzate i carri armati russi.
Per batterli sul tempo Clark voleva inviarvi gli elicotteri
Apache e i Mangusta. Jackson si oppose: �Non scatener�
la terza guerra mondiale per te�. �Non � quello che ti chiedo -
ribatt� Clark - ti chiedo di bloccare l' aeroporto�. �Sono un
generale a tre stelle, e non puoi darmi un ordine del genere�,
replic� l' inglese. �E io sono un generale a quattro stelle, e
posso�. Jackson si rivolse al premier britannico Blair, che concord�
il �no� con il presidente Clinton. L' ex comandante della Nato ammette,
retrospettivamente, che fu per il meglio. Ma con lo stesso candore,
rivolge accuse pesantissime al Pentagono. Di avergli impedito nel
'98 di ammonire Milosevic che la Nato lo avrebbe bombardato se
avesse toccato i kosovari; e di avergli vietato a lungo i preparativi
dell' intervento �perch� i Balcani non figuravano nel quadro del
ministero della Difesa, orientato a battersi solo nel Golfo Persico
e in Corea�.

Ennio Caretto

(trascritto da Gian, che ringraziamo)

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Message from Michel Collon, May 30, 2001 (en fran�ais ci dessous)

Dear friends

I am committed to keeping you informed of the
developments with my cancer. I remind you that I was to be
operated on for a cancer of the kidney; the operation went
very well and I am convalescing normally.

Unfortunately, I learned that the tests carried out on the
kidney that was removed, as well as on the other kidney and
on the thyroid gland, revealed the presence of Cesium 134
and 137 as well as that of a third element.

All three are products of the decomposition of Uranium 235,
which, as is known, is derived directly from the waste
products of nuclear power plants.

Tests to verify these results will be carried out in the
coming days. The laboratory of the Institute of Nuclear
Medicine, directed by Professor Frohling, has therefore
found these radioactive substances in my body. This only
reinforces my anger against the heads of NATO, who have
transformed entire territories into radioactive garbage
dumps.

I had the good fortune to have had the radioactive
substances discovered very early and to have been cared for
by people both competent and committed to their work.

But I think also of the local population, of the hundreds of
thousands of people who will have no access to this
sophisticated and costly health care. In the years to come
in these regions, NATO will therefore cause (and has already
caused) enormous suffering and anguish.

I would like to use my personal experience to break into the
media with the truth and reinforce the determination of all
those who want to make sure the heads of NATO pay for what
they did.

The NATO leaders are the monsters who lied about their war,
claiming that it was clean. Not only did they lie about
their so-called humanitarian goals that were in reality
economic and strategic goals, but also they treated all the
peoples of the region like garbage.

I have decided to open an emergency suit to gain justice.
NATO must pay for the costly medical examinations and tests.
NATO ignored the principle of prudence for all Belgians who
were sent in these countries--Iraq, Bosnia, Kosovo,
Yugoslavia--and they also should be able to benefit from the
examinations and explorations.

Medicine for the Third World is committed to coordinating
the necessary steps.
Medicine for the Third World: 02/5040147 Colette Moulaert
Email: colette.moulaert@...

---------------------------------------------------------------------------
Chers amis,
Je tenais absolument � vous faire part des suites de mon cancer.
Je vous rappelle que je viens de me faire op�rer pour un cancer du
rein ; l'
op�ration s'est tr�s bien d�roul�e et je me remets normalement.
Malheureusement, je viens d'apprendre que les tests pratiqu�s sur
le rein
pr� lev� ainsi que sur l'autre rein et la glande thyro�de ont
r�v�l� la
pr�sence de C�sium 134 et 137 ainsi que celle d'un troisi�me
�l�ment. Tous
sont d�riv�s de l'Uranium 235 qui comme on le sait, est d�riv�
directement
des d�chets des centrales nucl�aires.
Des v�rifications seront encore effectu�es dans les jours qui
viennent. Le
laboratoire de l'Institut de M�decine Nucl�aire dirig� par le
professeur
Frohling a donc d�tect� des substances radioactives dans mon corps.
Ceci ne fait �videmment que renforcer ma col�re contre les chefs de
l'OTAN
qui ont transform� des territoires entiers en poubelle radioactive.
J'ai eu une grande chance d'avoir �t� d�tect� tr�s t�t et soign�
par des
gens comp�tents et d�vou�s.
Mais je pense aux populations locales, aux centaines de milliers de
gens qui
n'auront pas acc�s � ces soins sophistiqu�s et co�teux.
Dans les ann�es � venir, l'OTAN va donc provoquer (et a d�j�
provoqu�) dans
ces r�gions d'�normes souffrances et angoisses.
Je souhaite que mon exp�rience soit utile pour faire �clater la
v�rit� et
renforcer la d�termination de tous ceux qui veulent faire rendre
des comptes
par les chefs de l'OTAN.
L'OTA N, ce sont des monstres qui ont menti sur leur guerre
pr�tendument
propre, non seulement ils avaient menti sur leur but soi-disant
humanitaire
mais en r�alit� �conomique et strat�gique mais en plus, ils ont
trait� comme
de v�ritables d�chets toutes ces populations.
Je suis d�cid� � entamer une action en justice d'urgence, l'OTAN
doit payer
les examens et tests co�teux. Le principe de pr�caution n'a pas �t�
rencontr� pour tous les Belges qui se sont rendus dans ces pays
(Irak,
Bosnie, Kosovo, Yougoslavie.), ils doivent aussi pouvoir b�n�ficier
des
examens de d�pistage.
M�decine pour le Tiers Monde s'engage � coordonner les d�marches
n�cessaires.

M�decine pour le Tiers Monde : 02/5040147
Colette Moulaert Email: colette.moulaert@...

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NATO: MINISTRO ESTERI JUGOSLAVIA A VERTICE BUDAPEST

(ANSA) - BUDAPEST, 30 MAG - Il ministro
degli esteri jugoslavo Goran Svilanovic
partecipa, oggi a Budapest, ai lavori del
vertice della Nato. In particolare il capo della
diplomazia di Belgrado e' giunto stamani
nella capitale ungherese per prendere parte
alla riunione del Consiglio Euro-atlantico di
Partenariato che raccoglie i 19 Paesi membri dell' Alleanza Atlantica ed
i 27
paesi partner.

La presenza di Svilanovic ha un valore particolare perche' e' la prima
volta
che la Jugoslavia viene invitata a colloqui di questo livello da parte
della
Nato.
Il segretario generale della Nato, George Robertson, ha dato un caloroso
e
pubblico benvenuto a Svilanovic all' inizio della sessione di lavoro del
Consiglio Euro-atlantico di Partneriato, ricordando che Belgrado ha
''rigettato le politiche del passato'' ed che adesso condivide i
''comuni
obiettivi di pace e stabilita' nella regione dei Balcani''. Si tratta di
un altro
''segnale'', ha detto ancora Robertson, sulla strada del completo
rientro di
tutti i Paesi della regione nella comune casa europea. (ANSA). PST
30/05/2001 11:41

PRESSIONI DAL VERTICE NATO PER LA CONSEGNA DI MILOSEVIC

NATO MINISTERS CALL ON YUGOSLAVIA TO COOPERATE WITH ICTY
BUDAPEST, May 29 (Beta) - NATO foreign ministers welcomed the
policy of the new authorities in Yugoslavia, especially in resolving
problems in southern Serbia, but also called on the authorities in
Belgrade
to fully cooperate with the Hague Tribunal.
In a statement issued after the morning session of the two-day
meeting that started on May 29, the ministers positively assessed the
resolving of the crisis in southern Serbia and especially the Yugoslav
security forces' entry into the buffer zone along the administrative
border
between Kosovo and Serbia proper, as well as the first steps in
establishing the multi-ethnic police.
The NATO ministers called on Belgrade and Podgorica to continue
"constructive dialog" in order to find a solution for their future
relations that would be acceptable for both sides and at the same time
condemned all unilateral acts that could be "a threat not only to
Yugoslavia, but to the entire region."
"We express support to a democratic Montenegro in a democratic
Yugoslavia," NATO ministers said.
Estimating that the Yugoslav authorities were "much more
cooperative" in relation to the Hague Tribunal and that positive
measures
have been taken, the NATO foreign ministers said they expected
Yugoslavia
to establish full cooperation with this court, including the adoption of
the corresponding legal framework.

PROMESSE DI CONSEGNA DAL MINISTRO DELL'INTERNO

ZIVKOVIC-EXTRADITION LAW AHEAD OF DONOR'S CONFERENCE
VILNIUS, May 30 (Reuters) Belgrade will sanction extradition to
The Hague before next month's international donor's conference, Federal
Interior Minister Zoran Zivkovic predicted yesterday.
"This law will allow the extradition of those who are indicted for
war crimes," Zivkovic told press, in reference to Yugoslavia's expected
law
on cooperation with The Hague Tribunal.
Addressing press on the fringe of a NATO Parliamentary Assembly
meeting in the Lithuanian capital, Zivkovic urged NATO to take similar
cooperative steps with Belgrade by inviting Yugoslavia to join the
"Partnership for Peace program". The Alliance "should recognize their
strategic partner in the Balkan region that is Yugoslavia," the interior
minister said.

CARLA DEL PONTE SARA' DI NUOVO A BELGRADO

DEL PONTE DUE IN BELGRADE IN LATE JUNE
HAGUE, May 29 (Tanjug) Hague Tribunal Chief Prosecutor Carla Del
Ponte will visit Belgrade in midJune, before leaving for New York, where
she will attend a U.N. Security Council session, Del Ponte's spokeswoman
Florence Hartmann told Tanjug on Tuesday.
In a phone statement from Arusha, Tanzania, Hartmann said that
Yugoslavia was still violating its commitment to the United Nations, by
refusing cooperation with the Hague Tribunal.
Hartmann went on to explain she was not only referring to arrests
and extradition of war crimes indictees, but also to denied access to
archives, documents, witnesses, and other sources.
The nature of the Tribunal's report to the U.N. Security Council
definitely depends on Belgrade's attitude towards the court, according
to
Hartmann.
Asked what the report would be like if Del Ponte were to submit it
now, Hartmann replied that it would be quite negative.
Hartmann said that the time of waiting was over, recalling that
there over six months have passed since the coming to power of the new
Yugoslav authorities. In the meantime, parliamentary elections in Serbia
have been held, and Serbia's government formed, so there are no grounds
for
excuses and noncooperation, she said.

LE PRIORITA' DELLA "NUOVA" JUGOSLAVIA: UE, TPI E NATO

YUGOSLAV FOREIGN MINISTER EXPLAINS FOREIGN POLICY PRIORITIES
BUDAPEST, May 30 (Tanjug) Belgrade's foreign policy priorities
are to have Yugoslavia join the European Union, to upgrade regional
cooperation, to establish balanced relations with the eight most highly
developed countries (G8) and to maintain friendly ties with all
countries
in mutual interest, Yugoslav Foreign Minister Goran Svilanovic said
Wednesday in Budapest.
Yugoslavia has successfully reintegrated all most important
international organizations and is considering joining the Partnership
for
Peace, Svilanovic told a session of the EuroAtlantic Partnership Council
(EAPC), held within the framework of the NATOEU ministerial conference
which started Tuesday in the Hungarian capital.
Svilanovic described Yugoslavia's participation in the EAPC work
for the first time as a guest as a result of the democratic changes in
the
country and of the renewed support to its new democratic government.
Although all countries in the region have democratically elected
governments, which contributes to regional stability, there are new
challenges that must be faced immediately. Reinforcing regional
stability
is therefore extremely important and endeavors to that end should be
based
on respecting the sovereignty and integrity of all countries in the
region
in line with the Helsinki Final Act, Svilanovic said.
Svilanovic consequently urged all governments to clearly and
unequivocally condemn violence, extremism and terrorism and to secure
the
respect of human and minority rights.
Referring to the situation in KosovoMetohija, Svilanovic noted
that the Yugoslav government has already informed the head of the UN
Civilian Mission in the province (UNMIK) Hans Haekkerup of its views on
his
Constitutional Framework for Kosovo.
The Yugoslav government believes that the necessary conditions for
holding elections in KosovoMetohija have not been secured, but has
nevertheless decided to support the process of registration of voters
for
the elections scheduled for November 17, expecting at the same time that
several preconditions will be secured before it can agree to the
participation of Serbs, Svilanovic said.
These preconditions include better safety for all inhabitants of
KosovoMetohija, the return of refugees and displaced persons, completion
of
the demobilization process and progress in resolving the issue of
missing
persons, Svilanovic said.
In addition, Yugoslavia insists on a full and consistent
implementation of the Security Council Resolution 1244, including its
provisions on the return of Yugoslav forces to Kosovo and on full
protection of Serbs, other minorities and all honest people living in
the
province. Yugoslavia would also like to sign with KFor and UNMIK
agreements
on status, privileges and immunities. Finally, the arms embargo imposed
by
the Security Council Resolution 1160 should be lifted, Svilanovic said.
Referring to the situation in southern Serbia, Svilanovic said
that Yugoslav forces are successfully executing their reentry into the
Ground Safety Zone Sector B, and that Yugoslav and Serbian authorities
are
ready for dialogue with representatives of the local ethnic Albanian
community.
Demilitarization and multiethnic police have an outstanding
importance for the full implementation of the plan drawn up by Nebojsa
Covic, head of the state coordinating team for southern Serbia,
Svilanovic
said, adding that should a full integration of the ethnic Albanian
community in political and social structures be achieved, one could say
that a step forward has been made.
Yugoslavia supports Macedonia's sovereignty and territorial
integrity and the endeavors of its new government and of the
international
community for stabilizing the situation, Svilanovic said, warning that
KFor
should halt arms trafficking across the borders and boundaries in the
region.
An end must be put to the era of disintegration in the region,
Svilanovic said, and underlined that the Yugoslav government believes
that
a process should be initiated to upgrade regional stability, guarantee
inviolability of present borders, secure the respect of human and
minority
rights and provide a strong impetus to the integration of the region and
its countries with Europe, and that a conference could be held to that
end.
As a start, the basic principles and norms of the Organization for
Security and Cooperation in Europe (OSCE) which guarantee the
sovereignty
and integrity of all states must be reaffirmed, after which talks can be
held on minority issues and the status of ethnic communities which have
become a key problem in some parts of the region.
This process should secure full protection of minorities and halt
all forms of extremism, intolerance or violence. Simultaneously, the
issue
of minorities can be considered to be a security issue and in some cases
bilateral agreements on minority rights can be concluded. This process
should be accompanied by economic and infrastructure projects and by
confidencebuilding measures, Svilanovic said in conclusion.
SVILANOVIC MEETS IN BUDAPEST WITH ROBERTSON, IVANOV, KUKAN
BUDAPEST, May 30 (Tanjug) At a meeting of the EuroAtlantic
Partnership Council (EAPC) Yugoslav Foreign Minister Goran Svilanovic
held
brief separate meetings with NATO Secretary General George Robertson,
Russian Foreign Minister Igor Ivanov and Slovakian counterpart Kukan.
In all the talks, Svilanovic told Tanjug, dominated regional topics.
During the meeting with Robertson, who on several occasions
welcomed the Yugoslav delegation to the meeting held under the auspices
of
the Western military alliance, was discussed the situation in Macedonia,
and also the situation in southern Serbia and in Kosovo and Metohija.
Robertson praised the cooperation of the two sides during the
entry of the Yugoslav security forces into sector B in southern Serbia.
In the talks between Svilanovic and Ivanov, who is expected to
arrive June 17 on an official visit to Belgrade, were exchanged opinions
about circumstances in Kosovo and Metohija and about relations between
Serbia and Montenegro.
KosovoMetohija was the main subject of the talks between
Svilanovic and Kukan.
Svilanovic underlined that the meeting in Budapest, besides
lending support to the authorities in Belgrade, also raised the issue of
tighter cooperation of Yugoslavia with The Hague tribunal.
All participants in the meeting from senior officials of NATO and
the European Union to Russia and other countries urged the continuance
of
democratic Montenegro within democratic Yugoslavia, Svilanovic said.
NATO WELCOMES YUGOSLAV READINESS TO JOINT PARTNERSHIP FOR PEACE
BUDAPEST, May 30 (Tanjug) Senior NATO officials welcomed in
Budapest Wednesday the readiness of Yugoslavia to join the Partnership
for
Peace, noting that official Belgrade should confirm its intention by
concrete steps.
Positive reactions ensued after Foreign Minister Goran Svilanovic
at a session of the EuroAtlantic Partnership Council (EAPC), which
rallies
all 19 NATO members and 26 states of Europe and Central Asia, said that
the
Yugoslav government wants the country to join Partnership for Peace.
Representatives of the Western Alliance unofficially welcomed such
an intention of Belgrade, but pointed out that Yugoslavia should confirm
it
by concrete steps and that at this moment NATO was not in position to
give
any kind of response.
Participants in the meeting unanimously supported democratic
changes in Yugoslavia, indicating that in only two years the country has
practically turned from an opponent into a NATO ally and a factor of
stability in the region.
Also welcomed was the announced adoption of a new Yugoslav law
enabling not only tighter cooperation between Yugoslavia and The Hague,
but
also the extradition of war crime suspects.
Underscored finally was the swift improvement of relations between
NATO and Belgrade, which was indicated also on several occasions by NATO
Secretary General George Robertson.

RICATTI E PRESSIONI CRESCENTI CONTRO LA JUGOSLAVIA
DA PARTE DI QUELLI CHE L'HANNO BOMBARDATA

LAW ON COOPERATION WITH ICTY - CONDITION FOR DONORS CONFERENCE.
BRUSSELS, May 30 (Beta) - European Commission officials told BETA
in Brussels, on May 30, that the EU and the World Bank want the donors
conference to be a "complete success" in order to aid the reconstruction
and long-term recovery of Yugoslavia. However, the U.S. and several EU
countries demanded, as a condition for their participation in the
conference, that the Yugoslav parliament adopt a law on cooperation with
the International Criminal Tribunal for Former Yugoslavia (ICTY).
European Commission spokesman Gunnar Wiegand, told BETA that the
donors conference is "very important for the long-term perspective of
Yugoslavia's economic development and political stabilization" and that
this is the reason "the EU and the European Commission are closely
watching
all the steps being taken to fulfill Yugoslavia's obligation to
cooperate
fully with the ICTY."

SECONDO DJINDJIC BISOGNA ACCONTENTARLI, ALTRIMENTI IL GOVERNO HA VITA
BREVE

SURVIVAL OF YUGOSLAV GOVERNMENT DEPENDS ON COOPERATION WITH THE
HAGUE
BELGRADE, May 30 (Tanjug) Serbian Premier Zoran Djindjic said
Wednesday that, in the event that the bill on cooperation with The Hague
tribunal is not adopted, the federal state and government would fall
into a
crisis, calling into question the donors conference, as well as the
standby
arrangement and the reprogramming of our debts.
Djindjic told reporters in Serbian parliament that "refusal of
cooperation with The Hague tribunal would greatly deteriorate our
position
in international relations."
"By contrast, the passing of the bill would enable the continuing
of the process of the gradual return of Yugoslavia into international
relations, which would in general reflect on our international
position,"
he said. Djindjic underlined that the main hurdle in the talks between
coalition partners at the federal level the Socialist People's Party
(SNP)
of Montenegro and the Democratic Opposition of Serbia (DOS) is the
position at what level should be adopted regulations about concrete
cooperation with The Hague tribunal.
The bill on cooperation with The Hague tribunal would have to
envisage extradition, according to Djindjic.

IN CERCA DI UNA SOLUZIONE PER LA LEGGE SULLA "ESTRADIZIONE"

SOLUTION TO PROBLEM IN SIGHT
BELGRADE, May 31 (Tanjug) After a meeting between the Democratic
Opposition of Serbia (DOS) and the Socialist National Party (SNP) late
on
Wednesday, there is more ground for optimism and a solution to the
problem
we are facing, not through our fault, is in sight, the Yugoslav
president's
office said in a statement.
After the Executive and Main Boards meetings, SNP representatives
came up with some very constructive proposals, which largely take care
of
national and state reasons, needs of our state and the obligations it
has
as a signatory to the Dayton Accords and a UN member.
They will make additional consultations at their municipal boards,
the statement said and added that there was ground to expect that a
final
agreement on a bill on cooperation with the Hague war crimes tribunal
would
be reached on Sunday.
FINAL STAND OF SOCIALIST PEOPLE'S PARTY ON COOPERATION WITH HAGUE ON
JUNE 3.
BELGRADE, May 30 ( Beta) - The Serbian Justice Minister Vladan
Batic stated on May 30 that the talks between the leaders of the
Democratic
Opposition of Serbia (DOS) and the Socialist People's Party of
Montenegro,
on cooperation with the Hague Tribunal, will continue in the evening of
June 3, if the municipal boards and then the Steering Committee of the
Socialist People's Party opt for the adoption of the law on cooperation
with the Tribunal.
After the talks between representatives of DOS and of the
Socialist People's Party in Belgrade, Batic stated that, if their
Montenegrin partners send a positive reply, the draft law on cooperation
with the Hague Tribunal will be discussed by the federal government on
June
4 and, if not, "everyone will bear the consequences".
Batic said he hoped that a delay in the process of adopting this
law would not jeopardize the donors' conference for Yugoslavia.
One of the representatives of the Socialist People's Party Srdja
Bozovic said that the party leadership will decide on this issue by June
3.
"After tonight's meeting with the representatives of the Socialist
People's Party, there is more reason for optimism. The solution to the
problem that we face, which is not through our own doing, is at hand,"
it
was stated by the office of the Yugoslav President Vojislav Kostunica
after
the meeting.
According to the statement, the representatives of the Socialist
People's Party "came to the meeting with very constructive proposals,
which
take care of national and state interests and the needs of our union, as
well as of the obligations which our country is under as a signatory of
the
Dayton agreement and a member of the UN."
"We have many reasons to expect a final agreement on Sunday," it
was concluded in the statement.

DJINDJIC E LABUS PREOCCUPATI: GLI USA DA NOI CHIEDONO UN PO' TROPPO

DJINDJIC COMPLAINS OF GREAT EXPECTATIONS
BELGRADE, May 31 (FoNet) Serbian Prime Minister Zoran Djindjic
has lashed out at American expectations of Belgrade describing them as
"highly unrealistic." Djindjic criticised the US demand for the
extradition of Slobodan Milosevic, before Washington will confirm
participation in the international donor's conference for Yugoslavia.
Whilst he conceded it was fair to expect the adoption of the law
on cooperation with The Hague before the June 29 conference, Djindjic
reserved judgement on whether the extradition clause could be used by
that
time.
"It is highly unrealistic for us to specify even the approximate
date for extradition," the prime minister said at Belgrade's
International
Media Centre.
He did not know who would take that decision, nor who would see it
through, Djindjic added.
YUGOSLAV DEPUTY PM: ALL IMPOSED CONDITIONS ARE COUNTERPRODUCTIVE
BELGRADE, June 1 (Tanjug) All imposed conditions are
counterproductive, Yugoslav Deputy Prime Minister Miroljub Labus said on
Friday and added that he was not satisfied with the information that
Belgrade had received from the International Monetary Fund (IMF).
"We have already had this pressure phase, which has brought
nothing good to anybody," Labus told a news conference, referring to the
new conditions Belgrade had received from the IMF.
Labus said that Yugoslavia "does not want to be part of a
stickandcarrot system."
The issue of Yugoslavia's cooperation with the Hague war crimes
tribunal will be settled normally, after an adequate legal frame has
been
made, Labus said.
He said that the donors conference would not be delayed, but that
the question was how successful it would be.
Labus said that the "Paris Club meeting may be even more important
for us" than the donors conference and that the scheduling of this
meeting
would depend on the existence of a favourable political climate.

DALL'AIA INSISTONO: NON BISOGNA DARE TREGUA ALLA JUGOSLAVIA

WAR CRIMES COURT PROSECUTOR SEEKS EUROPEAN PRESSURE ON YUGOSLAVIA
BERLIN, June 1 (Tanjug) The international war crimes court's
chief prosecutor is on Friday quoted as urging European countries to put
pressure on the Belgrade government to cooperate with the Haguebased
tribunal.
Carla del Ponte told Germany's Fokus newspaper that European
countries should do something together to make Belgrade more
cooperative.
According to her, there were signals in March that Yugoslavia
would cooperate with the tribunal, but many problems have since come up,
not only about arrests, but about witnesses and documents.
Serbs have probably felt pressure on them diminish after the US
Congress approved financial assistance which had depended on cooperation
in
connection with the arrest of former Yugoslav President Slobodan
Milosevic,
according to del Ponte.

JUGOSLAVIA: INEVITABILE CONSEGNARE MILOSEVIC A TPI, DJINDJIC

(ANSA-AFP) - MADRID, 3 GIU - La Jugoslavia non puo' evitare di
consegnare l'ex presidente Slobodan Miloevic al Tribunale penale
internazionale dell'Aja (Tpi) se vorra' uscire dal suo isolamento. Lo ha
detto il primo ministrop serbo Zoran Djindjic in un'intervista al
giornale
spagnolo 'El Mundo'. ''Non possiamo permetterci il lusso di perdere un
aiuto economico necessario per non aver collaborato con il Tribunale
dell'Aja - ha spiegato il premier serbo - Non possiamo evitare di
consegnare Milosevic se non volgiamo rimanere isolati''. Per Djindjic
Milosevic non deve comunque ''essere inviato come un pacchetto all'Aja''
senza essere prima processato in Jugoslavia. ''Abbiamo un'occasione
unica per far chiarezza sull'ultimo decennio della nostra storia, che
invece
cosi' sarebbe dimenticato'', ha aggiunto Djindjic, secondo il quale
inoltre
la divisione del Kosovo in due entita' (una serba e una albanese), come
proposto dal suo vice Nebojsa Covic, ''e' un'idea realistica''.
(ANSA-AFP). TV
03/06/2001 10:28

JUGOSLAVIA: MILOSEVIC, MONTENEGRINI BLOCCANO LEGGE SU TPI

(ANSA) - BELGRADO, 4 GIU - Il parlamento federale jugoslavo rischia
una crisi che potrebbe condurre ad elezioni anticipate a causa della
legge
sulla collaborazione con il Tpi, che riguarda anche l'eventuale
estradizione dell'ex presidente Slobodan Milosevic. Dopo giorni e notti
di intense trattative, la coalizione democratica Dos non e' riuscita a
convincere gli alleati del Partito socialista popolare montenegrino
(Snp)
ad includere nel disegno di legge la clausola dell'estradizione. L'Snp,
un
tempo alleato di regime di Milosevic, teme di scontentare i suoi
elettori,
che vedono ancora con simpatia la figura di Slobo, e vorrebbe quindi che
le due repubbliche decidessero separatamente e caso per caso sulla
consegna all'Aja di persone incriminate dal Tpi. Una nuova
tornatanegoziale a Belgrado e' prevista per oggi, ma al momento le
posizioni dei
democratici serbi e dei socialisti montenegrini restano molto distanti.
Il
varo della legge sulla collaborazione con i giudici del tribunale
internazionale e' la condizione posta dagli Stati Uniti per partecipare
a
giugno a una conferenza di donatori per la Jugoslavia. [SI NOTI
L'OPPORTUNA
INSERZIONE DELLA "NOTIZIA" SEGUENTE NEL DISPACCIO ANSA] Affiorano
intanto
nuovi macabri particolari sui crimini della guerra nel Kosovo, per i
quali
Milosevic e' chiamato in causa dal Tpi: secondo la radio B-92, i
cadaveri
di civili kosovari ripescati dal Danubio nell'aprile del 1999 e
successivamente fatti sparire dal regime, sarebbero stati ritrovati in
questi
giorni dalla polizia in un sobborgo di Belgrado. Fra le 86 vittime, vi
sarebbero tre teste prive del corpo. (ANSA). OT
04/06/2001 12:01

---

Questa lista e' provvisoriamente curata da componenti della
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opinioni delle realta' che compongono questa struttura, ma
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[Emperor's Clothes]

The so-called non-governmental organization 'Human
Rights Watch' has launched a public campaign accusing
Macedonian forces who are fighting terrorists of
rampant abuses. Do we dare ask:

WHY 'HUMAN RIGHTS WATCH' IS GUNNING FOR MACEDONIA


By Jared Israel [2 June 2001]

Followed by Paul Treanor's most revealing examination
of the HRW European Section leadership. They are not
who you thought they were ...

Human Rights Watch has made the news the last few days
with public accusations that Macedonia is racist and
brutal towards Albanians. These charges are
reminiscent of claims made against the Serbian
government during the fall and winter of 1998 and the
winter of 1998-1999. The reports are invariably
anecdotal relying on supposed anonymous, eyewitness
(that is, unconfirmable) accounts of beatings and
other abuses. Names are withheld:

"...because they fear further retaliation from the
Macedonian police, and have in some cases been warned
by their abusers not to discuss their maltreatment.
(HRW Report on Macedonia)

Two problems with this sort of account.

First problem: We have to accept the honesty of HRW on
faith. As we shall prove below, HRW is in essence the
U.S. foreign policy elite. The people who dropped
humanitarian cluster bombs all over Kosovo. Still feel
comfortable trusting them?

How do we know that HRW 'investigators' actually
interviewed the people it claims they interviewed?

If these people were interviewed, how do we know that
HRW has accurately reported what the alleged people
said?

Second problem: since names are withheld, how do we
know who was actually talked to (if anyone) and
whether they told the truth? If these people do exist,
how do we know they are not KLA terrorists (called
'NLA' when they're attacking Macedonia) or their
families, friends or supporters? Any of these people
would have an interest in slandering Macedonian
forces. HRW's reports constitute a public trial for
whomever they attack - in this case, Macedonian
security forces. But unlike a proper trial, in this
one only the witnesses for the prosecution are heard.

The HRW is manifestly biased. Its reports use clever
wording to trick readers into assuming that the guilt
of Macedonian forces has already been proven when this
is the very thing the HRW is supposedly investigating.


For example consider this sentence:

"[They]have in some cases been warned by their abusers
not to discuss their maltreatment."

Very cute. By telling us that "the victims have been
warned to be silent" (a completely unproven and
possibly fabricated accusation) HRW tricks our minds
into assuming that Albanians must in fact be victims.
How can they not be victims if they are being warned?

I call this kind of trickery the "Do you still beat
your wife?" argument and it has been used by HRW as
well as the Western media and an assortment of
experts, including some supposed critics of Western
foreign policy, to 'prove' the guilt of Serbs in
Serbia, of Macedonians, of Mr. Miloshevich, of Bosnian
Serbs, and so on.

(For example, in the case of Slobodan Miloshevich, we
have been hearing for eight months that "investigators
have still not located Miloshevich's stolen money."
The failure to prove guilt (that is, finding no money)
is cleverly worded to make it sound like evidence of
guilt ("still not located"). Still not located takes
for granted that the money is out there somewhere and
we'll find it sooner or later.

The impression created by HRW, that "those poor
Albanians are being abused again by the nasty Slavs,"
undercuts potential public opposition to U.S. policy
in the Balkans. Indeed, it creates a public relations
pressure on Washington to 'help the rebels' or at
least "get the Macedonians to compromise." This is
peachy for Washington since the 'rebels' are in fact
Washington's proxy Army. Washington loves being
pressured to support its children.

Why is HRW effective?

There are several reasons. Let's consider two: First,
its reports are given wide exposure in the mass media;
second the press fosters the impression that HRW is
some kind of issue-oriented activist group, you know,
two dozen dedicated college kids and a starving
attorney ferreting out the facts. They have to be
motivated by idealism; why else would folks go
traipsing around Macedonia in the middle of a war?

Below is Paul Treanor's description of HRW's European
Section Steering Committee. It turns out the HRW
leadership is comprised of America's foreign policy
elite. As Mr. Treanor says:

"It is not a association of "concerned private
citizens". HRW board members include present and past
government employees, and overlapping directorates
link it to the major foreign policy lobbies in the US.
Cynically summarized, it is a joint venture of George
Soros and the State Department."

HRW is a "forward strike force" for U.S. government
intervention. Masquerading behind the appealing title
of 'Human Rights' it launches propaganda forays
against targets chosen to advance the open and/or
hidden goals of U.S. policy. Right now Washington has
covertly sent its KLA terrorists to attack Macedonia
while pretending to support Macedonian independence.
Hence the current HRW focus on Macedonia. HRW precedes
the flag.

Here is Paul Treanor:

WHO IS ON THE HUMAN RIGHTS WATCH
Helsinki Steering Committee
By Paul Treanor

This is the Europian section of the Board of HRW,
which is split into sections approximately by
continent. The section was established in 1978 (in the
late 1970's human rights became the main issue in Cold
War propaganda). The unit in the organisation is
called the Europe and Central Asia Division. It is
affiliated with the International Helsinki Federation
for Human Rights, which co-ordinates the "Helsinki
committees". Source: HRW Board of Directors & Advisory
Committees

Jonathan Fanton, Chair

An academic and foundation man. Former Vice President
of the University of Chicago, in 1982 appointed as
President of the New School for Social Research, now
the New School University. He is active in building US
academic contacts with eastern Europe, directed at the
new pro-western elites, see the Transregional Center
for Democratic Studies (TCDS) page.

Alice H. Henkin, Co-Vice Chair

Director of the Justice and Society Program at the
Aspen Institute, an elite think-tank.

Note their report Honoring Human Rights: From Peace to
Justice proposing United Nations mission strategies
later used in Kosovo.

Peter Osnos, Co-Vice Chair

George Soros' publisher. He is Chief Executive of
Public Affairs publishers.

Morton Abramowitz

A link to the US Foreign Policy establishment, one of
several at HRW. Abramowitz was U.S. Ambassador to
Turkey (1989-91) and Assistant Secretary of State for
Intelligence and Research (1985-89), among other
posts: see his personal details at the Council on
Foreign Relations, CFR, where he is a Fellow. The CFR
is the heart of interventionist US policy since 1921
(and hated by the isolationist right).

He directed the CFR Balkan Economic Task Force, which
published a report on "Reconstructing the Balkans".

Barbara Finberg

A donor of HRW, see the list below. A retired vice
president with the Carnegie Corporation of New York,
who donated $1 million to Stanford University.

Felice Gaer

Human rights specialist at the American Jewish
Committee and chair of the Steering Committee for the
50th anniversary of the UN Human Rights Declaration,
see this biography:
"Ms.Gaer is Director of the Jacob Blaustein Institute
for the Advancement of Human Rights. Author, speaker,
and activist, she is a member of the Council on
Foreign Relations, the Board of Directors of the
Andrei Sakharov Foundation, a member of the
International Human Rights Council at the Carter
Center, ...Vice President of the International League
for Human Rights."
According to this JTA report, Gaer praised Madeleine
Albright for her "outstanding human rights record".

Felice Gaer was also a non-governmental member of the
United States delegation to a United Nations Human
Rights Commission meeting in Geneva, where (according
to the Voice of America) she denounced Sudan, saying
the the U.S. "cannot accept those who invoke Islam or
other religions as justification for atrocious human
rights abuses." However, more interesting is this
speech at the Geneva meeting, where she suggested the
UN should no longer investigate prison rapes in the
US: "we would urge the Special Rapporteurs to focus
their attention on countries where the situation is
the most dire and the abuses the most severe."

Michael Gellert

Vice Chairman of the Board at Fanton's New School for
Social Research. Investment manager and Trustee of the
Carnegie Institute.

Gellert is a director of Premier Parks Inc., owner of
the Six Flags and Walibi theme park chains. Also a
director of:
High Speed Access Corp.,
Devon Energy Corporation,
Humana Inc..

Paul Goble

Director of Communications and political commentator
at Radio Free Europe/Radio Liberty, the Cold War
propaganda transmitters that survived the end of the
Cold War. From their website

"Free Europe, Inc., was established in 1949 as
non-profit, private corporations to broadcast news and
current affairs programs to Eastern European countries
behind the Iron Curtain. The Radio Liberty Committee,
Inc., was created two years later along the same lines
to broadcast to the nations inside the Soviet Union.
Both were funded principally by the U.S. Congress,
through the Central Intelligence Agency, but they also
received some private donations as well. The two
corporations were merged into a single RFE/RL, Inc. in
1975."

It is still funded by the US Government, through
Congressional appropriation.

Bill Green

Former Republican member of Congress, a trustee of the
New School for Social Research (where Fanton is
President), with many other public and business posts:
see the biography at the American Assembly, an
academic/political think-tank.

Stanley Hoffman

A pro-interventionist theorist (of course that means
US intervention, not a Taliban invasion of the US).
Professor at Harvard, see his biography. Note that his
colleagues include Daniel Goldhagen, who openly
advocated occupation of Serbia, to impose a US-style
democracy: see A New Serbia.

Robert James

Also on the Board of Human Rights in China, another
Soros-funded organisation.

Jack Matlock

US Ambassador to the Soviet Union during its collapse,
1987-1991. Author of Autopsy On An Empire: The
American Ambassador's Account of the Collapse of the
Soviet Union (Random House, 1995).

Member of the large Board of Directors of the Atlantic
Council. The Atlantic Council is more than a pro-NATO
fan club: it supports an expansionist US foreign
policy in general. Note their recent paper (in pdf
format) Beyond Kosovo, a redesign of the Balkans
within the framework of the proposed Stability Pact.

The Atlantic Council list of sponsors is a delight for
corporate-conspiracy theorists. Yes, it is all paid
for by the Rockefeller foundation, the Soros
foundation, the Nuclear Energy Institute, Boeing,
Lockheed, Northrop, Exxon, British Nuclear Fuels, the
US Army and the European Union.

Conspiracy theorists will also be delighted to see
that Matlock attended the 1996 Bilderberg Conference.

Herbert Okun

Career diplomat, former Special Advisor on Yugoslavia
to Secretary of State Cyrus Vance, Deputy Co-Chairman
of the International Conference on the former
Yugoslavia. Member of the Board of the Lawyers
Alliance for World Security (LAWS) and its affiliate
the Committee for National Security (CNS) which gives
this biography:

Ambassador Herbert Okun is the U.S. member and
Vice-President of the International Narcotics Control
Board, and Visiting Lecturer on International Law at
Yale Law School. Previously, he was the Deputy
Chairman on the U.S. delegation at the SALT II
negotiations and led the U.S. delegation in the
trilateral U.S.-U.K.-USSR Talks on the CTBT. From 1991
to 1993 Ambassador Okun was Special Advisor on
Yugoslavia to Secretary of State Cyrus Vance, Personal
Envoy of the U.N. Secretary General, and Deputy
Co-Chairman of the International Conference on the
former Yugoslavia. He also served as Deputy Permanent
Representative of the United States to the UN from
1985 to 1989 serving on the General Assembly, the
Disarmament Committee and the Committee on Peaceful
Uses of Outer Space. Amb. Okun was also U.S.
Ambassador to the former German Democratic Republic.

He was from 1990-97 Executive Director of the
Financial Services Volunteer Corps, "a non-profit
organization providing voluntary assistance to help
establish free-market financial systems in former
communist countries", see his biography at
International Security Studies at Yale University,
where he is also a board member. This Corps is a de
facto agency of USAID, see how it is listed
country-by-country in their report. Although it is not
relevant to Human Rights Watch, this curriculum vitae
gives a good impression of the kind of international
elite created by such programs.

Okun is also a member emeritus of the board of the
European Institute in Washington, an Atlanticist
lobby. It organises the European-American Policy
Forum, the European-American Congressional Forum, and
the Transatlantic Joint Security Policies Project.
Okun is a special advisor to the Carnegie Commission
on Preventing Deadly Conflict funded by the Carnegie
Corporation. (It links pro-western international elite
figures advocating a formal structure for control of
states by the "international community").

Okun was a member of a Task Force (including Bianca
Jagger and George Soros) on war criminals: see their
report . Although it also demands "UN Sanctions
Against States Harboring Indicted War Criminals" it is
unlikely that the Task Force members meant the man
quoted at the start of their report, President
Clinton.

A curiosity: this human rights supporter is accused of
an attempt to destroy the right to free speech, in his
post at the International Narcotics Control Board: see
A Duty to Censor: U.N. Officials Want to Crack Down on
Drug War Protesters in the libertarian Reason
Magazine.

Jane Olson

Also co-chair of the California section of HRW, see
this biography. One of the few who are simply human
rights activists, although her views are clearly 100%
acceptable to the US Government. She was appointed a
member of the U.S. delegation to the 1991 Conference
on Security and Cooperation in Europe (CSCE) in
Moscow.

Again note, that US citizens consider it normal to
travel to Europe, to decide on that continents
Security and Cooperation - but there is absolutely no
"Conference on North American Security and
Cooperation", where Europeans arrive to tell Americans
what to do.

She is also a member of the Board of the Nuclear Age
Peace Foundation, one of many small globalist groups,
advocating peace and some vague form of world
government.

Barnett Rubin

Academic and Soros-institutes advisor. Director of the
"Center for Preventive Action" at the Council on
Foreign Relations.The center is funded by the US
Government through USIP, and by the Carnegie
Corporation as part of their program Preventing Deadly
Conflict. "Preventive Action" means intervention.

He is a member of the centers South Balkans Working
Group, and edited a 1996 Council on Foreign Relations
study Towards Comprehensive Peace in Southeast Europe:
Conflict Prevention in the South Balkans. Rubin is an
Afghanistan specialist, also on the Board of the Asia
division of HRW. He authored and edited several works
on Afghanistan. Rubin apparently has a curious
attitude to the Taliban, seeing them as a bulwark
against Islamic radicalism . See this letter to NPR,
entitled Afghanistan Whitewash:
While the Lyden-Rubin conversation made no mention of
US support for the Taliban, they referred several
times to US "pressure" on the Taliban to now respect
human rights. This is a total white wash which
distorts the historical record beyond recognition.

Rubin is on the Advisory Board of the Soros Foundation
Central Eurasia Project. He is an advisor of the
Forced Migration Project of Soros' Open Society
Institute, and he is also on the Board of the Soros
Humanitarian Fund for Tajikistan. Perhaps most
interesting is that the U.S. Institute of Peace (a de
facto government agency) gave him a grant to research
"formation of a new state system in Central Eurasia".
Barnett Rubin articles on Central Asia

This may be repetitive, but note once again that there
are absolutely no Foundations or Institutes in Central
Asia, which pay people to design "new state systems"
in North America. For people like Rubin "human rights"
mean simply that the US designs the world: at the same
time, the US might accept the Taliban, if it was a
strategic interest. See this article at the Soros
Central Asia site, The Political Economy of War and
Peace in Afghanistan, advocating a de facto colonial
government in Afghanistan financed by oil revenues.

Rubin is also a member of the US State Department
Advisory Committee on Religious Freedom Abroad. The
Final Report of this Committee also sums up what the
United States can do, when it finds religious freedom
has been infringed. The list begins at "friendly,
persuasive: open an embassy" and ends with "act of
war".

Rubin was also involved in the 1997 New York meeting,
where the United States attempted to create a unified
Yugoslav opposition, with among others Vuk Draskovic.
(The effort failed at the time, and ever since).

Leon Sigal

NOTE: I can find no website matching this info on
"Leon Sigal" to HRW. I assume it is the same person,
although I do not understand why an expert on Asian
issues is on the board for the European division of
HRW.

Consultant to the Social Science Research Council,
member of the Board of Advisors at Globalbeat
Syndicate, part of the New York University Dept of
Journalism. See their article on Lessons From The War
In Kosovo.

From Globalbeat:
He is a former member of the Editorial Board of The
New York Times, where he wrote frequently on nuclear
issues, and is the author of many books and articles
on both international security and media issues.

Sigal authored Disarming Strangers: Nuclear Diplomacy
with North Korea (Princeton University Press 1998). He
is a Project member of the Committee on Nuclear
Policy.

Malcolm Smith

no information yet

George Soros
From the Public Affairs site, the biography of George
Soros, financier of HRW and of numerous organisations
in eastern Europe with pro-American, pro-market
policies.

George Soros was born in Budapest, Hungary in 1930. In
1947 he emigrated to England, where he graduated from
the London School of Economics. While a student in
London, Mr. Soros became familiar with the work of the
philosopher Karl Popper, who had a profound influence
on his thinking and later on his philanthropic
activities. In 1956 he moved to the United States,
where he began to accumulate a large fortune through
an international investment fund he founded and
managed.

Mr. Soros currently serves as chairman of Soros Fund
Management L.L.C., a private investment management
firm that serves as principal investment advisor to
the Quantum Group of Funds. The Quantum Fund N.V., the
oldest and largest fund within the Quantum Group, is
generally recognized as having the best performance
record of any investment fund in the world in its
twenty-nine-year history.

Mr. Soros established his first foundation, the Open
Society Fund, in New York in 1979 and his first
Eastern European foundation in Hungary in 1984. He now
funds a network of foundations that operate in
thirty-one countries throughout Central and Eastern
Europe, and the former Soviet Union, as well as
southern Africa, Haiti, Guatemala, Mongolia and the
United States. These foundations are dedicated to
building and maintaining the infrastructure and
institutions of an open society. Mr. Soros has also
founded other major institutions, such as the Central
European University and the International Science
Foundation. In 1994, the foundations in the network
spent a total of approximately $300 million; in 1995,
$350 million; in 1996, $362 million; and in 1997, $428
million. Giving for 1998 is expected to be maintained
at that level.

In addition to many articles on the political and
economic changes in Eastern Europe and the former
Soviet Union, Mr. Soros is the author of The Alchemy
of Finance, Opening the Soviet System, Underwriting
Democracy, and Soros on Soros: Staying Ahead of the
Curve.

Mr. Soros has received honorary doctoral degrees from
the New School for Social Research, the University of
Oxford, the Budapest University of Economics, and Yale
University. In 1995, the University of Bologna awarded
Mr. Soros its highest honor, the Laurea Honoris Causa,
in recognition of his efforts to promote open
societies throughout the world.

Soros Foundations Network

Open Society Institute Staff Directory

Privatization Project

Open Society Institute Budapest

Donald J. Sutherland

Also on the advisory board of the World Policy
Institute.

Ruti Teitel

Professor of Constitutional Law at the New York Law
School, see his biography. In the last few years he
has specialised in the Constitutions of eastern
European countries, and advised on the new Ukrainian
constitution.

William D. Zabel

George Soros legal advisor, on foundation and charity
law. A estate and family financial lawyer for the rich
at Schulte, Roth, and Zabel. His biography lists his
involvement with these Soros Foundations: "Newly
Independent States and the Baltic Republics, Hungary,
Romania, Bulgaria and Central European University and
Open Society Fund". See this biographical article
originally from the National Law Journal:
When fate knocks, rich ring for Zabel

He is a trustee of Fanton's New School of Social
Research, and member of the Advisory Board of the
World Policy Institute at the New School.

Zabel is a director of the Lawyers Committee for Human
Rights. The Lawyers Committee for Human Rights is one
of the partners in the "Apparel Industry Partnership",
a group set up by the Clinton administration and the
US clothing and footwear industries to defuse
criticism of conditions in their factories. The (not
particularly radical) US trade union federation
refuses to co-operate with it.

Zabel is also on the Board of Doctors of the World,
the USA branch of M�decins du Monde, founded by
Bernard Kouchner in 1980. Kouchner is now the UN
Representative ( the "governor") in Kosovo. Despite
the name, M�decins du Monde is a purely western
organisation, see the affiliate list.

Warren Zimmermann

US Ambassador to Yugoslavia during its break-up,
author of Origins of Catastrophe: Yugoslavia and Its
Destroyers. A Cold-War career diplomat, long active in
US human rights campaigns against eastern Europe. See
this site for an extreme pro-Bosniac assessment of his
book by Branka Magas, alleging he appeased Milosevic:
"In the event, by pursuing Yugoslavia's unity rather
than supporting Slovenia and Croatia in their demands
for either the country's confederal transformation or
its peaceful dissolution, the United States helped
ensure its violent break-up". (I think it is logically
consistent with US values and interests, that the US
supported one policy around 1990 and another in
Kosovo. The real problem is that so many people in
Europe expect the US to design their states and write
their Constitutions. It is because of this attitude,
that people like Zimmermann, and organisations like
HRW, can flourish) Zimmermann is now a professor of
Diplomacy at Columbia University. If you think the
"amoral diplomat" is a stereotype, look at his
Contemporary Diplomacy course. This is his assignment
for the young future diplomats:

Imagine that you are a member of Secretary Albright's
Policy Planning Staff. She has asked you to write a
strategy paper for one of the following diplomatic
challenges:

--Dealing with NATO expansion and with the countries
affected;

--Crafting a more energetic and assertive US approach
to the Israeli-PLO deadlock;

--Raising the American profile in sub-Saharan Africa;

--Developing a US initiative to improve relations with
Cuba;

--Forging an American approach to Central Asia and its
energy wealth;

--Making better use of the UN and other multilateral
organizations like OSCE;

--Weighing the relative priorities between pursuing
human rights

and keeping open lucrative economic opportunities;

--Increasing interest in, and support for, US foreign
policy among the American people.

With Barnett Rubin, Zimmermann is a member of the
Advisory Board of the Forced Migration Project at
Soros Open Society Institute.

With Felice Gaer, Zimmermann is also on the Board of
the quasi-commercial International Dispute Resolution
Associates. (Peacemaking has become big business, but
IDR is also funded by the US Government through the
USIP).

He is a Trustee of the Carnegie Council on Ethics and
International Affairs

***

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FUNDRAISING APPEAL
May 31, 2001

EMPEROR'S CLOTHES URGENTLY NEEDS YOUR HELP!

Our only source of money is contributions from people
like you.

We are several months behind on our long distance and
overseas phone bill. All but local service has been
turned off.

We use long distance for interviews, to consult
writers and translators and for information. That's
how we maintained an open line to witnesses outside
Mr. Miloshevich's house when it was attacked March
28th and 29th. We posted the only accurate reports in
the world.

Our phone bills are very high, over a thousand dollars
a month. We are now so far behind that long distance
and overseas service has been turned off. Getting
information is difficult, sometimes impossible. We are
in danger of losing phone service altogether. And we
are behind on other expenses. For instance, we owe
$1580 to Lexis, the Internet tool that finds media
quotes over 20 years.

If everyone chips in - $20, $50, $100 or $1000 - we'll
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