Informazione

Subject: [CdS] Il governo D'Alema nacque per rispettare gli
impegni Nato
Date: Thu, 7 Jun 2001 10:47:44 +0200
From: Marco Trotta
Reply-To: pck-pace@...
To: Rete NoOcse-Bologna <Ova adresa el. pošte je zaštićena od spambotova. Omogućite JavaScript da biste je videli.>,
Ova adresa el. pošte je zaštićena od spambotova. Omogućite JavaScript da biste je videli.,
pck-pace@..., Ova adresa el. pošte je zaštićena od spambotova. Omogućite JavaScript da biste je videli.


Se qualcuno aveva ancora dubbi sulle colpe del centro-sinistra per la
sua
sconfitta e su quelle pi� gravi della subalternit� coltivata ed
ostentata
(che ha trovato in D'Alema un "ottimo" interprete), la lettera di oggi
di
Carlo Scognamiglio pubblicata dal Corriere della Sera, scioglie ogni
dubbio.
Un ulteriore spunto di riflessione per la sinistra che vuole fare
autocritica rispettosa ed intransigente sugli sbagli di questi anni.

Unica nota: sul fatto che la guerra sia "stata vinta", dissento da
Scognamiglio al quale ricordo di essere stato denunciato di nuovo, e con
tutti i membri del suo ex-governo, per reati contro la costituzione
visto
che si continua a parlare di "guerra" laddove non hanno avuto neanche il
coraggio politico ed istituzionale di dichiararla formalmente a termine
di
legge. Il dopo, fatto di uranio impoverito e spaventose menzogne ormai
svelate a difesa del concetto "umanitario", sono solo l'ultimo ed il pi�
pesante dei giudizi morali nei confronti di chi questa guerra l'ha
voluta e
sostenuta, per calcolo politico e tornaconto personale.

MT.

--
"L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libert�
degli
altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie
internazionali" (Costituzione Italiana, Art. 11)



_[Ripostato da: Corriere della Sera - http://www.corriere.it
]____________
[http://www.corriere.it/edicola/index.jsp?path=COMMENTI&doc=SCOGNA]


Gioved� 7 Giugno 2001
COMMENTI
LA LETTERA

�Il governo D'Alema nacque per rispettare gli impegni Nato'

di CARLO SCOGNAMIGLIO PASINI*


Nel dibattito sulla caduta del governo Prodi pubblichiamo l'intervento
di
Carlo Scognamiglio Pasini, ministro della Difesa nel successivo
esecutivo
guidato da D'Alema .
Caro Direttore,
forse in conseguenza dell'esito elettorale, la pi� autorevole stampa
italiana ha pubblicato numerose interviste a protagonisti ed articoli
autorevoli che qualificano la formazione del Governo presieduto dall'on.
D'Alema (22 ottobre 1998) come la conseguenza dei peggiori vizi del
machiavellismo minore, cio� il complotto, il tradimento e l'ambizione.
Avendo avuto una parte non secondaria in quella vicenda desidero
testimoniare che una simile ricostruzione non corrisponde affatto alla
verit� storica, e costituisce invece il frutto di una percezione della
politica che vede soltanto le questioni interne e non conosce, o non
comprende, le ragioni della politica internazionale che talvolta sono
ben
pi� forti e rilevanti di quelle domestiche.
Il Governo D'Alema non fu formato in conseguenza di questioni interne,
poich� - per quanto io sappia - il protagonista avrebbe volentieri
differito l'appuntamento, ma da ragioni di politica internazionale che
derivavano dalla pi� grave crisi che il Paese si trov� ad affrontare
negli
oltre 50 anni della Repubblica.
Questi sono i fatti. Il Governo presieduto dall'on. Prodi perse il voto
di
fiducia alla Camera il 7 ottobre 1998. Cinque giorni pi� tardi il Nac
(North Atlantic Council, cio� la Nato) deliber� l'Activation Order
contro
il dittatore serbo Milosevic. Si tratta del terzo e ultimo passo della
procedura di attacco militare in vigore presso l'Alleanza Atlantica,
passo
che affida al Segretario Generale e al comandante militare (Supreme
Allied
Commander in Europe - Saucer) il mandato, irrevocabile senza una nuova
procedura di voto, di premere il grilletto, cio� di scatenare l'attacco
che
verr� compiuto dalle forze alleate, gi� schierate per questo scopo.
La delibera del 12 ottobre prevedeva una sospensiva di 96 ore, cio� fino
al
16 ottobre, nell'esecuzione, per dare modo al Governo jugoslavo di
dimostrare la propria disponibilit� a riprendere il negoziato con la
comunit� internazionale. Questo fu, infatti, quanto si percep�, per cui
alla scadenza la sospensiva fu protratta per ulteriori 96 ore, cio� fino
al
20 ottobre, data alla quale l'Act Ord fu definitivamente sospeso, ma non
revocato. Alla data del 20 ottobre 1998, cio� allo spegnersi
dell'allarme
rosso, la procedura per la risoluzione della crisi di governo italiana
si
era compiuta, avendo il Presidente della Repubblica concluso le
consultazioni ed affidato all'on. D'Alema l'incarico di formare il
Governo.
Rammentando questi fatti, � impensabile che qualcuno ritenga che vi
possa
essere stato un solo rappresentante politico o istituzionale che nel
corso
delle consultazioni non si sia espresso per un Governo istituzionale,
cio�
senza maggioranza parlamentare, oppure per lo scioglimento anticipato
del
Parlamento (e per votare, quando: a Natale?).
In quelle circostanze n� il Presidente Scalfaro, n� l'on. D'Alema,
avevano
altra scelta se non tentare di formare un governo politico, cio�
sostenuto
da una propria maggioranza parlamentare, ancorch� formata da una
coalizione
(i governi di coalizione sono la norma non l'eccezione nelle situazioni
di
guerra) diversa da quella formatasi con le elezioni politiche del 1996,
un
governo che garantisse alle Forze Armate italiane la possibilit� di
assolvere con dignit� i propri compiti nell'Alleanza di fronte alla
imminenza di un conflitto che di necessit� avrebbe visto l'Italia nel
ruolo
di protagonista.
Sono testimone all'on. D'Alema di aver mantenuto i propri impegni con
scrupolo e determinazione. Nel mese di novembre acconsent� alla
richiesta
di far partecipare l'Italia alla costituzione dello Kfor in Macedonia,
che
sarebbe poi divenuto il corpo di spedizione in Kosovo, su basi
paritetiche
con le maggiori potenze europee, Francia e Inghilterra.
Nel mese di gennaio acconsent� al conferimento di una rilevante forza
aerea
italiana di 40 (poi 50) aerei da combattimento al comando Nato. Il 24
marzo
1999 si assunse la responsabilit� di acconsentire l'inizio delle
ostilit�,
nel corso delle quali pur impegnandosi - come era suo dovere - nella
ricerca di una soluzione diplomatica, non ostacol� l'azione militare
dell'Alleanza. Verso la fine del conflitto autorizz� l'eventuale
partecipazione dell'Italia alla formazione di un corpo di invasione, con
una imponente aliquota di forze.
L'Italia usc� da questa drammatica vicenda avendo conquistato il
rispetto e
la considerazione degli Alleati in una misura che mai si era espressa in
passato, e avendo offerto un contributo insostituibile all'azione
militare.
Queste furono le ragioni della formazione del Governo D'Alema e della
maggioranza che lo sostenne.
E' possibile che prima e dopo la conclusione vittoriosa della guerra nel
Kosovo si siano compiuti errori nella politica interna. Ma questa �
questione diversa dalle vicende che si svolsero nell'ottobre 1998, e
sulla
quale non saprei esprimermi per difetto di competenza.
*Ex ministro della Difesa


__________________________________________________________________________



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Il manifesto, 03 Giugno 2001

Corridoi di guerra

Petrolio e gas: L'approvvigionamento energetico dell'occidente � stato
alle
orgini delle guerre balcaniche. La regia � statunitense
MICHEL COLLON*

Sinistra ripetizione? Dopo che i separatisti dell'Uck hanno attaccato i
villaggi della Valle di Presevo nella Serbia del sud, dai quali per
concessione della Nato si sono ritirati - forse - e dopo che per due
anni
sono stati uccisi in Kosovo civili serbi, moderati albanesi, rom
e persone di altra etnia, le milizie albanesi dell'Uck, ecco che hanno
portato la guerra nella vicina Macedonia. E, nuovamente, ecco che
ricompaiono litanie di profughi lungo le strade. Finisce o ricomincia
nei
Balcani?
Comunque sia sono avvenimenti che permettono di capire meglio quanto �
successo nel 1999.
1. Macedonia regione strategica?
S�, lo spieghiamo su Solidaire e nel nostro libro Monopoli citando il
Generale Michael Jackson, allora comandante delle truppe della
Nato a Pristina: "Noi resteremo qui, certamente, molto tempo al fine di
garantire la sicurezza dei corridoi energetici che attraversano la
Macedonia".
Corridoi energetici? Abbiamo presentato le carte geografiche che
dimostrano i progetti dell'Europa (una rete completa di oleodotti e
gasdotti che la uniscono, attraverso i Balcani, alle enormi fonti di
petrolio e gas del Caucaso ex Sovietico) e quelli degli Stati Uniti (un
oleodotto Bulgaria-Macedonia-Albania-Adriatico che assicurerebbe alle
multinazionali petrolifere statunitensi il controllo di questa
stessa via del petrolio e del gas). Progetti rivali, in effetti. Ecco
perch� tutte le grandi potenze cercano da dieci anni il controllo della
Jugoslavia. La via del petrolio e del gas passa di l�. Noi
sottolineiamo
anche che, dal 1992, � in Macedonia - anche se molto lontano
dalle zone di conflitto - e da nessuna altra parte che Washington aveva
inviato un battaglione.
Siamo franchi: anche a sinistra, alcuni trovavano esagerato sospettare
di
Washington di disegni cos� neri... come il petrolio. Ma
proprio recentemente, il rispettabilissimo quotidiano britannico
Guardian
ha confermato: "Un progetto chiamato "Trans-Balkan
Pipeline" non � mai stato menzionato dalla stampa europea o americana.
Questa linea partir� da Burgas (Mar Nero) per raggiungere
l'Adriatico a Vlore (Valona), passando per la Bulgaria, la Macedonia e
l'Albania. Per l'Occidente sar� probabilmente la principale via
verso il petrolio ed il gas attualmente estratti in Asia centrale,
750.000
barili al giorno. Un progetto necessario, secondo l'Agenzia
americana del Commercio e dello Sviluppo, perch� "fornir� una fonte
costante di greggio alle raffinerie americane, attribuir� un ruolo
chiave alle compagnie americane nello sviluppo di questo corridoio
vitale
est-ovest e far� progredire nella regione la volont� di
privatizzazione del governo americano. Chiaro, no?
Inoltre, il segretario americano all'energia Bill Richardson ha
dichiarato
nel 1998, quindi prima della guerra: "Si tratta della sicurezza
energetica dell'America". Un discorso radicalmente copiato, indurito e
approfondito dalla nuova amministrazione Bush. Quando gli
Stati uniti parlano di "sicurezza energetica", bisogna sapere cosa vuol
dire: preservare il dominio mondiale e i superprofitti delle loro
multinazionali petrolifere. E Richardson prosegue: "Vorremmo vedere
questi
paesi nuovamente indipendenti appoggiarsi su interessi
commerciali e politici dell'Ovest, piuttosto che rivolgersi in un'altra
direzione. Noi abbiamo effettuato un'importante investimento
politico nella regione del Caspio ed � importante per noi che sia il
tracciato degli oleodotti che la politica siano corretti".
E il Guardian aggiunge questo, essenziale: "Il 9 dicembre '98 (prima
della
guerra, ndr) il presidente dell'Albania ha assistito ad una
riunione su questo argomento a Sofia: "A mio parere personale, nessuna
soluzione che si trovi in seno alle frontiere serbe porter�
una pace durevole". Il messaggio poteva difficilmente essere pi�
chiaro:
se voi volete l'accordo con gli albanesi per l'oleodotto
Trans-Balcanico, dovete togliere il Kosovo ai serbi.
2. L'offensiva dell'Uck � una sorpresa?
Gli Stati uniti si sono messi in combutta con il diavolo allora. Perch�
numerosi rapporti diplomatici americani attestavano: l'Uck
separatista assassinava non soltanto i poliziotti e i civili serbi, ma
anche albanesi sposati a serbe o semplicemente per aver accettato
di vivere nello stato jugoslavo. E l'inviato speciale di Washington nei
Balcani, Robert Gelbard, aveva lui stesso affermato in tre riprese
alla stampa internazionale, all'inizio del '98: "Vi dico che questi
dell'Uck sono terroristi". Ma tre mesi pi� tardi questi terroristi si
erano
trasformati miracolosamente in "combattenti per la libert�" e la Nato
sarebbe ben presto diventata la loro forza aerea.
Oggi, gli Stati uniti fingono sorpresa davanti alla "violenza
estremista"
che attacca la Macedonia. Bella ipocrisia! Dal giugno '98, l'Uck
diffondeva fra i suoi simpatizzanti europei una carta della "Grande
Albania". In Monopoli (pag.69), riproduciamo questa carta con il
commento: "Oltre al Kosovo questa Grande Albania toglierebbe vasti
territori alla Macedonia, al Montenegro e alla Grecia. Le guerre
sono quindi inevitabili se l'Uck riesce a realizzare i suoi piani".
Questa Albania implica non soltanto l'espansionismo, ma anche la
pulizia
etnica. Oggi, sotto gli occhi e con il tacito accordo della
Nato, 350.000 non Albanesi sono gi� stati espulsi dal Kosovo: serbi, ma
anche rom, goranci, turchi eccetera. Il Kosovo � quasi "puro".
Una sorpresa? Veramente no, poich� gi� il 12 luglio 1982 il New York
Times
intervistava un responsabile jugoslavo del Kosovo,
d'origine albanese: "I nazionalisti albanesi hanno un programma di due
punti: inizialmente creare una repubblica albanese
etnicamente pura, e in seguito la fusione con l'Albania per formare una
Grande Albania". D'altra parte, al tempo della insurrezione
anti-jugoslava del 1981, i nazionalisti albanesi avevano gi� stabilito
una
stretta collaborazione fra le loro unit� di Macedonia, Serbia e
Montenegro.
Tutto questo non ha impedito all'influente senatore americano Joseph
Lieberman di dichiarare nell'aprile '99: "Gli Stati uniti e l'Armata
di Liberazione del Kosovo difendono gli stessi valori umani, gli stessi
principi. Battersi per l'Uck, � battersi per i diritti umani e i valori
americani". In breve: Usa-Uck, stesso combattimento. D'altra parte,
chiunque viaggi in Kosovo pu� vedere un po' dappertutto, per
esempio sopra le stazioni di benzina, le bandiere albanese e americane
strettamente associate.
3. La versione della Nato sta in piedi?
Cosa ci diceva la Nato per giustificare i suoi bombardamenti mortali?
Che
la sua guerra era umanitaria. Falso: era per il petrolio e per
spezzare un'economia che resisteva alle multinazionali occidentali e al
Fmi. Che aveva tentato tutto per trovare una soluzione
negoziata. Ugualmente falso: sappiamo adesso che non c'� mai stato un
negoziato a Rambouillet, soltanto una commedia per
giustificare una guerra gi� decisa. Che era una guerra pulita. Falso
ancora: 2000 civili jugoslavi uccisi, innumerevoli fabbriche e
infrastrutture distrutte. Pi� l'uso di armi proibite e criminali come
bombe a frammentazione (cluster bomb) o munizioni all'uranio. Con
pi� vittime di quelle addebitate al perfido Milosevic.
Al momento, si sta sciogliendo anche il poco che rimane della versione
ufficiale. Ci avevano detto: "I problemi del Kosovo provengono
da Milosevic". Il Kosovo non funziona meglio con Kostunica.
Ci dicevano che bisognava intervenire per fermare un genocidio serbo e
stabilire un Kosovo multietnico. Ma il generale tedesco Heinz
Loquai ha dimostrato che il preteso documento "Piano ferro-di-cavallo",
presentato dal ministro tedesco Scharping per giustificare
l'intervento armato, era un falso, e che il genocidio era una menzogna
mediatica. Ci� rende la guerra ingiustificata e rende la Nato
colpevole di aver provocato due catastrofi umanitarie: un esodo
massiccio
di albanesi, poi un altro di serbi. E il generale Michael Rose,
che comandava le forze Onu in Bosnia, rimprovera alla Nato "di aver
introdotto una cultura di violenza".
Infine, per tentare di scusare l'attuale pulizia etnica in Kosovo, i
sostenitori della Nato e dell'Uck hanno preteso di descriverla come
una sequenza di "vendette per ci� che hanno fatto i Serbi". E ora,
nella
Macedonia dove non � successo nulla, con quale pretesto
giustificare l'aggressione dell'Uck? E' tempo di riconoscere la sola
spiegazione possibile: l'Uck mira a creare uno stato etnicamente
puro e non pu� realizzare questo programma che con l'escalation
dell'odio
e con il terrorismo.
4. Washington fa il doppio gioco?
Gli Stati uniti fanno finta d'indignarsi per le attuali violenze
dell'Uck.
Ma bisogna far rimarcare diverse cose. Non hanno alzato un dito
quando l'Uck � uscita dal Kosovo per attaccare la regione di Presevo in
Serbia centrale. Peggio: l'infiltrazione si � prodotta a partire
dalla zona di occupazione americana del Kosovo. Washington e la Nato
pretendono oggi "di cercare di fermare il flusso d'armi e di
combattenti verso la Serbia del Sud e verso la Macedonia". Ma chiunque
si
rechi in Kosovo pu� osservare barriere e controlli della Kfor
ogni cinque chilometri. Soltanto, questa stessa Kfor lavora con
interpreti
e altro personale uscito dall'Uck. Che si �, d'altra parte,
trasformato nel molto ufficiale "Corpo di Protezione del Kosovo". In
breve, chi non cerca le armi dell'Uck, non le trover�.
D'altra parte, il maggiore Jim Marshall, portavoce della Kfor
americana,
ha dichiarato il 6 marzo scorso: "Abbiamo identificato fra 75 e
150 ribelli a Tanusevci (Macedonia), li abbiamo fatti entrare e uscire
dal
Kosovo, e sbarazzarsi del loro equipaggiamento e delle loro
armi prima di passare la frontiera". Una domandina stupida: cosa vi
impediva di arrestarli? 45.000 soldati Nato occupano il Kosovo e
non possono arrestare 150 terroristi? Ora quei pochi "fermati"
stazionano
nella grande base Usa di Bondsteel (Urosevac) costruita in
dispregio degli accordi di Kumanovo (dove ora si combatte).
5. L'Uck scatener� un'altra guerra?
Cosa succeder�? Dopo aver giocato su diversi tavoli, gli Stati uniti
possono trovarsi all'angolo. Da un lato, continuano a utilizzare l'Uck
per ottenere maggiori concessioni in Serbia: la privatizzazione totale
e
l'eliminazione del principale partito di opposizione, il Sps
(inviandone il presidente al tribunale dell'Aja). Ma, dall'altro lato,
se
lasciano che l'Uck vada troppo oltre, si metteranno contro alcuni
alleati preziosi: il governo macedone e la Grecia, paesi ugualmente
minacciati dalle rivendicazioni dell'Uck. E anche Kostunica, che non
pu� presentare alla sua opinione pubblica alcun bilancio positivo sul
Kosovo, anzi - tranne forse nella Valle di Presevo, nella Serbia
del sud ora ricontrollata dalle truppe di Belgrado, ma settori dell'Uck
(Ucpmb) non hanno intenzione di deporre le armi nemmeno l�.
Ma se Washington mollasse l'Uck e rovesciasse le sue alleanze, potrebbe
succedere che la sua alleata (in realt� rivale) Germania si
metta nuovamente a sostenere clandestinamente l'Uck. La quale ha quindi
interesse a spingere oltre le sue provocazioni.
Rovesciare le alleanze? Abbiamo gi� visto cose di questo tipo da parte
degli Stati uniti, per esempio fra Iran, Iraq e Siria. Ma lo scopo
degli americani � di assicurarsi nei Balcani uno stato (o staterelli, o
stati-mafie) "portaerei". Per fare ci�, la scelta numero uno resta
uno stato fantoccio albanese che dovrebbe tutto a Washington. Solo le
potenze europee rifiutano una modifica delle frontiere nei
Balcani. Queste provocherebbero nuove guerre tra i piedi dell'Europa e
destabilizzerebbero i progetti di "corridoi" descritti pi� sopra.
Una cosa � sicura: l'intervento della Nato, per interessi nascosti, non
ha
portato e non porter� la pace.

* Giornalista belga
esperto di Balcani

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RATLINES: La guerra della Chiesa contro il comunismo


Indice:

Premessa
1. Il titolo
2. Note sull'olocausto
3. Geopolitica vaticana
4. Geopolitica europea
5. Intermarium
6. Strategia americana
7. L'Unione Continentale
8. La rete di fuga dei criminali di guerra tedeschi
9. La rete di fuga dei criminali di guerra croati
10. I krizari
11. Riciclaggio di denaro sporco (di sangue)
12. I personaggi
o I preti
+ Pio XII
+ Giovanni Montini
+ Alois Hudal
+ Siri
+ Krunoslav Draganovic
+ Vilim Cecelja
+ Karlo Petranovic
+ Gregory Rozman
+ Dragutin Kamber
+ Milan Simcic
+ Dominik Mandic
+ Josip Bujanovic
o I nazisti
+ Ferenc Vajta
+ Walter Rauff
+ Franz Stangl
+ Gustav Wagner
+ Alois Brunner
+ Adolf Eichmann
o Gli ustascia
+ Ante Pavelic
+ Vladimir Kren
+ Vjekoslav Vrancic
+ Vilko Pecnikar
+ Ivo Omrcanin
+ Ljubo Milos
+ Lovro Susic
+ Dragutin Toth
+ Bozidar Kavran
+ Srecko Rover
+ Miha Krek
o L'agente statunitense William Gowen
13. Le sigle
14. Bibliografia

----------------------------------------------------------------------------

Il titolo

``Letteralmente, una ratline � la scala di corda che arriva fino
in cima all'albero della nave e rappresenta l'ultimo luogo sicuro
quando l'imbarcazione affonda. Pertanto ratline � diventato il
termine generico con cui i servizi segreti identificano le reti o
le organizzazioni istituite allo scopo di far fuggire qualcuno''
(7).


----------------------------------------------------------------------------

Note sull'olocausto

1. Il campo di Treblinka, comandato da Franz Stangl

``Al loro arrivo a Treblinka, gli uomini, le donne e i bambini, stipati
nei
loro carri merci chiusi, trovavano ad attenderli una normale stazione
ferroviaria, graziosamente decorata con cassette di fiori. A distanza,
si
scorgevano alcune baracche dall'aria innocua. Franz Stangl ci teneva
all'ordine. Ai passeggeri veniva detto di scendere dai carri per
riposare e
per farsi una doccia. Mentre si svestivano, veniva detto loro di mettere
al
sicuro i loro oggetti di valore in cassette numerate, di modo che, dopo
la
doccia, avrebbero potuto ritrovarli facilmente.

Tutto si svolgeva in maniera cos� rapida, organizzata, letale. Le docce
erano, in realt�, camere a gas dove 900.000 persone, per la maggior
parte
ebrei, furono uccise immediatamente al loro arrivo. A differenza di
Auschwitz, l� non si svolgeva alcun lavoro. Treblinka esisteva solo per
uno
scopo: lo sterminio'' (33-34).

2. La Croazia Indipendente di Ante Pavelic

La dittatura croata si macchi� di gravi crimini, ``tra cui gli orribili
massacri di serbi, ebrei e zingari nel corso dei quattro anni [in cui
stette
in piedi il regime]: mezzo milione di civili innocenti trucidati per
ordine
personale [di Pavelic]. Molti erano stati giustiziati con metodi da
pieno
Medioevo: erano stati cavati loro gli occhi, recise le membra, strappati
gli
intestini e gli altri organi interni dai corpi ancora vivi. Alcune
persone
furono massacrate come bestie: venne tagliata loro la gola da un
orecchio
all'altro con coltelli speciali. Altre morirono in seguito a colpi di
maglio
sulla testa. In numero ancora maggiore furono semplicemente bruciate
vive''
(80).

``Durante i primi mesi del regime di Pavelic furono massacrate circa
150.000
persone di fede serbo-ortodossa. In molti casi -� un fatto documentato-
fu
offerta loro la salvezza se avessero rinunciato alla loro fede per
divenire
cattolici'' (92). ``Le conversioni forzate [venivano celebrate] da preti
cattolici sotto l'attento controllo di unit� di polizia ustascia armate
fino
ai denti. Su tali cerimonie incombeva la minaccia di morte, poich� i
contadini serbi erano perfettamente a conoscenza dei massacri condotti
da
quelle stesse unit� nelle zone limitrofe'' (106). A dirigere le
conversioni
forzate era padre Draganovic (106).

3. Le posizioni del Vaticano e dell'Occidente durante la guerra

``Nell'aprile del 1943 [...] il Foreign Office e il Dipartimento di
Stato
temevano entrambi che il Terzo Reich fosse disposto a fermare le camere
a
gas, a svuotare i campi di concentramento e a lasciare che centinaia di
migliaia (se non milioni) di superstiti ebrei emigrassero in Occidente''
(21).

Anche il papa, sebbene ne fosse a conoscenza, tacque sull'olocausto:
``Il
terribile silenzio da parte del Vaticano nei confronti degli ebrei si
accord� completamente con la politica occidentale'' (22). Tuttavia, a
fronte
dell'indifferenza degli anglo-americani, per lo meno (magra
consolazione)
``il papa tacque in pubblico, ma in segreto aiut� alcuni ebrei'' (24).

Fu tramite il Vaticano, inoltre, che nel 1944 le SS cercarono di
``stabilire
contatti [...] con le potenze occidentali'' per convincerle a ``troncare
i
rapporti con Stalin e a unirsi alla Germania nella lotta contro i
bolscevichi'' (25).

``Durante la guerra il Vaticano non si era pronunciato pubblicamente
riguardo alle atrocit� compiute dai sovietici e dai tedeschi'' (qui
Aarons e
Loftus mettono Hitler e Stalin sullo stesso piano, cosa molto
discutibile,
dato che Hitler uccise 11 milioni di civili innocenti, met� dei quali
erano
ebrei). Ma nel 1945, a guerra perduta per i nazisti, papa Pio XII
``capovolse la sua politica e decise che era giunto il momento di levare
la
voce della Chiesa contro i crimini commessi da Stalin'', mentre continu�
a
tacere quelli commessi da Hitler, approvandoli tacitamente (27).

Per ulteriori note sull'olocausto, leggere il numero di Storia
Illustrata
citato in bibliografia.

----------------------------------------------------------------------------

Geopolitica vaticana

L'interesse secolare della Chiesa � sempre stato quello
dell'evangelizzazione, ossia della trasformazione in cattolici di quanti
pi�
uomini sia possibile, e la contrapposizione a tutte le altre filosofie o
religioni. In questo modo il Vaticano si assicura un vero e proprio
controllo politico su territori e nazioni. Il papato ha dunque una sua
politica estera che � ben definita, anche se per molti non percettibile:
``Pensano in termini di secoli e fanno piani per l'eternit�; questo
rende la
loro politica inevitabilmente imperscrutabile, disorientante e, in certe
occasioni, riprovevole per le menti pratiche e condizionate dal tempo''
(lettera dell'ambasciatore inglese Sir D'Arcy Osborne, marzo 1947,
riportata
nell'epigrafe).

``Era desiderio del Vaticano aiutare chiunque a prescindere dalla sua
nazionalit� o dalle sue opinioni politiche, fintantoch� quella persona
possa
dimostrare di essere cattolica. Il Vaticano giustifica inoltre la sua
partecipazione col desiderio di introdursi non soltanto nei paesi
europei,
ma anche in quelli latino-americani, attraverso persone di qualsiasi
convinzione politica, purch� anticomuniste e favorevoli alla Chiesa
Cattolica'' (57).

L'obiettivo del papa per l'Europa era molto semplice: ``la creazione di
un
grande Stato federale danubiano'' che raggruppasse le nazioni cattoliche
d'Europa centrale (60), insomma in un certo senso un ritorno ai bei
tempi
del potere temporale della Chiesa; la creazione di una nazione sulla
quale
il pontificato possa esercitare la sua autorit�. In questo quadro, �
fondamentale la posizione della Croazia: ``La Santa Sede considerava la
Croazia come la frontiera della cristianit�; tra la Croazia e il papa
esisteva un rapporto particolare che risaliva al 700 d.C.'' (80). ``La
Croazia � una delle nazioni pi� benvolute dalla Chiesa, un baluardo
cattolico contro gli scismatici ortodossi'' (66). ``Nell'isterismo che
caratterizz� i primi anni della guerra fredda, il Vaticano considerava
la
Croazia come la propria roccaforte nei Balcani'' (136).

Per raggiungere i suoi scopi, il papa opt� per lo spionaggio (29) e sul
reclutamento di ex-nazisti per combattere i comunisti, cio� coloro che
gli
contendevano i territori dell'Unione Danubiana (32). Il Vaticano cerc�
anche
di riutilizzare l'organizzazione clandestina costituita durante la
guerra
dai disertori dell'esercito russo in Germania ed in Austria: Estoni,
Lituani, Cechi e altri cittadini di cultura prevalentemente cattolica
(30-31). ``Per essere ammesso, ogni membro doveva prestare giuramento di
fedelt� alla Chiesa, impegnandosi a a metterne gli interessi al di sopra
persino della propria nazione di appartenenza'' (31).

----------------------------------------------------------------------------

Geopolitica europea

Le potenze europee avevano dei progetti molto simili a quelli del
papato:

1. Francia

``Non appena cessarono le ostilit�, De Gaulle indisse un'agguerrita
campagna
per ottenere la simpatia dei popoli dell'Europa orientale. Il suo scopo
era
quello di creare un contraltare ai piani inglesi. [...] Il leader
francese
riteneva infatti che fosse necessario prepararsi a una nuova guerra
contro
Stalin per ristabilire il "legittimo" ruolo della Francia nella
regione''
(62). De Gaulle aveva allacciato stretti contatti con il Vaticano,
tramite
il cardinale francese Tisserant (63).

``De Gaulle voleva l'aiuto del papa per creare una confederazione
europea
che riunisse, tra gli altri, i cattolici di Spagna, Francia, Italia,
Austria, Germania, Polonia, Ungheria, Slovacchia, Croazia, Slovenia e
Stati
baltici. [...] La Francia avrebbe dovuto firmare dei trattati di
amicizia
con la Spagna e con l'Italia, stabilendo cos� un potente triangolo che
avrebbe ricevuto in seguito, grazie all'influenza del papa, l'aiuto
degli
stati cattolici sudamericani'' (63).

La riuscita di questo triangolo era legata a quella della ``creazione di
uno
stato federale della Germania cattolica, separato dalla maggioranza
protestante. L'ultimo anello del piano di De Gaulle era rappresentato da
una
Confederazione Pandanubiana Cattolica dell'Europa centrale. Un'alleanza
con
la Polonia e con gli Stati baltici avrebbe permesso agli slavi cattolici
di
staccarsi dai loro compatrioti ortodossi e protestanti assicurando il
crollo
della Jugoslavia, della Cecoslovacchia e di gran parte dell'Unione
Sovietica'' (63).

In poche parole, la Francia auspicava esattamente quello che � accaduto
negli ultimi anni!

2. Gran Bretagna

``Gli Inglesi erano convinti che presto sarebbe scoppiata la guerra
contro i
sovietici'' (65). Il premier inglese Winston Churchill stava portando
avanti
sin dagli inizi del 1944 la politica di ``creare una confederazione di
nazioni dell'Europa centrale sotto l'influenza di Londra. Quando fin� la
guerra il SIS lanci� una sofisticata operazione spionistica per
reclutare
gli emigrati politici dell'Europa centrale e orientale. Il SIS mirava ad
istituire un'unione politica contro il bolscevismo e a fornire un aiuto
materiale con lo scopo di attirare gli esuli nella sfera d'influenza
inglese
per operazioni di controspionaggio antisovietico e paramilitari. Gli
inglesi
avevano anche istituito delle logge massoniche tra gli esuli, attraendo
in
tal modo i pi� importanti leader balcanici'' (64).

Padre ``Draganovic cominci� a far pressioni sugli inglesi in favore
della
Confederazione Pandanubiana agli inizi del 1944, quando consegn�
all'ambasciatore inglese presso il Vaticano una lunga nota, con cui
inoltrava proposte fatte da alti ministri ustascia a Zagabria'' (66).

3. Gli intrighi degli Inglesi

Il dato che emerge � la rivalit� che c'era subito dopo la fine della
guerra
fra Londra e Parigi, entrambe nel tentativo di controllare l'Europa
centrale. Tuttavia le loro politiche si concretizzavano in piani molto
simili, e simili a quelli del papato: essenzialmente l'idea della
Confederazione Danubiana. Molto presto gli inglesi riuscirono a togliere
l'iniziativa ai francesi. ``Alla fine dell'estate 1946 i servizi segreti
inglesi avevano ottenuto un innegabile predominio sui rivali francesi''
(65).

``Esisteva almeno un importante punto di accordo tra Parigi e Londra: si
sarebbero dovuti escludere gli Stati Uniti da queste operazioni
clandestine.
Fu adottato lo slogan "l'Europa agli Europei, senza Russi n� Americani.
Facciamo combattere gli Stati Uniti contro i Russi e sfruttiamo la
vittoria"'' (65).

Gli inglesi ``avevano fatto infiltrare alcuni agenti tra gli emigrati
politici, istituendo cos� dei centri spionistici a Graz e a Klagenfurt,
nella zona austriaca [da loro] controllata'' (64). ``Gli inglesi diedero
assistenza persino ai nazisti e agli ustascia e, fin dall'inizio,
costituirono centri militari e terroristici tra tutti i profughi
balcanici.
Avevano fretta e non volevano perdere tempo, per cui ebbero presto una
magnifica organizzazione che si estendeva fino alle parti pi� remote dei
Balcani'' (65).

``John Colville, del Foreign Office, [...] ammise di aver permesso
deliberatamente a molti fanatici ustascia di sfuggire alla giustizia''
(111). ``Nel maggio del 1945, gli inglesi avevano riconsegnato molti
croati
relativamente innocenti nelle mani del governo comunista di Tito,
destinandoli a una morte sicura. Invece molti criminali di guerra
colpevoli
di orrendi delitti erano fuggiti'' (98). ``Avvalendosi dei seguaci di
Pavelic, gli inglesi avevano intenzione di rovesciare il governo
comunista
di Belgrado. Alcuni simpatizzanti americani collaboravano gi� a queste
operazioni senza autorizzazione ufficiale'' (94).

``La maggior parte delle volte, le operazioni occidentali [di arresto
dei
criminali di guerra] facevano fiasco in maniera spettacolare. La ragione
di
questo era molto semplice. Interi settori delle autorit� alleate
collaboravano, in realt�, con il Vaticano per garantire che a molti
fuggiaschi fosse permesso di partire di nascosto da Genova. Un
diplomatico
statunitense scopr� che le potenze occidentali erano apparentemente
conniventi con il Vaticano e con l'Argentina per portare al sicuro in
quest'ultimo paese persone colpevoli di crimini di guerra. Le cose
stavano
effettivamente cos�. Sia Washington sia Londra erano scese a patti con
la
Santa Sede per aiutare molti collaboratori dei nazisti a emigrare verso
il
sistema di espatrio clandestino messo a punto da Draganovic. Il Vaticano
veniva cinicamente usato come copertura per la condotta immorale
dell'occidente'' (119).

``In quel periodo si poteva quasi parlare di cariche dirigenziali
interdipendenti tra i servizi segreti occidentali e il Vaticano'' (123).

----------------------------------------------------------------------------

Intermarium

Intermarium era una ``rete ben organizzata di emigrati politici nazisti
dell'Europa centrale e orientale, la quale riceveva segretamente
sostegno da
parte di una piccola ma potente congrega di cui faceva parte lo stesso
Pio
XII'' (59). Le radici di quest'organizzazione anticomunista risalivano
``agli anni Venti, [...] sorta a partire da un cosiddetto gruppo di
esuli
russi bianchi che fuggirono a Parigi in seguito alla presa del potere da
parte dei bolscevichi'' (59).

``L'Intermarium proclamava la necessit� di una potente Confederazione
Anticomunista Pandanubiana, composta per la maggior parte dalle nazioni
cattoliche dell'Europa centrale. Prima della guerra, essa aveva ricevuto
grandi aiuti dai servizi segreti francesi e inglesi per operazioni
anticomuniste. [Nella fase prebellica] lo scopo dell'Intermarium era
quello
di creare un cordon sanitaire sia contro i russi sia contro i tedeschi''
(60).

Durante la guerra era stata uno ``strumento nelle mani dei servizi
segreti
tedeschi: [...] nel 1939 la maggior parte dei capi dell'Intermarium
aveva
unito le proprie sorti a quelle di Hitler. Dopo la guerra, riuscirono a
non
farsi punire aiutando gli inglesi contro i sovietici'' (71).

``Il Vaticano aveva appoggiato [le operazioni relative
all'organizzazione di
movimenti clandestini contro i russi] lavorando ufficiosamente con i
francesi e con gli inglesi affinch� dopo la seconda guerra mondiale
l'Intermarium tornasse in attivit�'' (61). ``La grande maggioranza dei
capi
dell'Intermarium era composta da ex-capi fascisti che lavoravano per i
servizi segreti inglesi o francesi'' (67).

``Per iniziativa di Rohracher, [arcivescovo di Salisburgo,] il vescovo
di
Klagenfurt indisse un incontro per discutere l'opportunit� di riunire,
in
questa Confederazione [Pandanubiana] le nazioni cattoliche dell'Europa
centrale. Oltre a Rohracher e al vescovo di Klagenfurt, parteciparono
all'incontro anche i vescovi Gregory Rozman di Lubiana e Ivan Saric di
Sarajevo. Questi ultimi due prelati erano stati collaboratori entusiasti
dei
nazisti'' (136).

Il presidente di Intermarium era lo sloveno Miha Krek (67).. Il
principale
organizzatore era l'ungherese Ferenc Vajta. Secondo quest'ultimo,
occorreva
``una Confederazione Danubiana in cui venisse riconosciuta la libert� di
tutti i popoli attraverso una democrazia sana e tradizionale. [Secondo
lui
era] giunto il momento di creare la grande unit� europea e una
Confederazione Pandanubiana composta da popoli aventi la stessa cultura
e le
stesse tradizioni'' (72).

``Sotto la direzione francese, Vajta form� dei centri spionistici ad
Innsbruck, Friburgo e Parigi. Gli emigrati politici viaggiavano coi
documenti dell'Etat Majeur, cos� da poter andare in giro in tutta
sicurezza
e costituire una sofisticata rete di spionaggio'' (62). Erano coinvolti
anche i gesuiti, ``come agenti chiave del Vaticano, coinvolti in un
programma di penetrazione all'interno di zone occupate dai comunisti''
(68).

``Molti personaggi di spicco dell'Intermarium guidavano i corpi
d'emigrazione patrocinati dal Vaticano:'' il vescovo Hudal, padre
Draganovic, monsignor Preseren, il vescovo Bucko, e padre Gallov (68).

Il CIC, servizio segreto americano, indagando trov� ``tracce di questa
confederazione pandanubiana nella rinascita postbellica del movimento
ustascia. Formatosi alla fine degli anni Venti, questo gruppo fascista
aveva
condotto, negli anni Trenta, una campagna terroristica a livello
internazionale. Poi, durante la guerra, fu messo al potere in Croazia
dai
nazisti e procedette allo sterminio di centinaia di migliaia di civili
innocenti. Il 25 giugno, soltanto sette settimane dopo la conclusione
della
guerra, gli ustascia si erano messi in contatto con la missione papale a
Salisburgo, nella zona dell'Austria controllata dagli Stati Uniti.
Chiedevano l'assistenza del papa per creare un altro Stato croato
indipendente, o almeno un'unione adriatico-danubiana in cui la Croazia,
secondo le leggi di natura, avrebbe potuto avere la possibilit� di
svilupparsi'' (60).

Intermarium sfoci�, fra le altre cose, nel movimento dei krizari, ossia
un'organizzazione di terroristi croati, reclutati nelle file degli
ex-ustascia, al fine di destabilizzare la Federazione di Jugoslavia
(136).

In Italia, il referente politico era la Democrazia Cristiana (68).

----------------------------------------------------------------------------

Strategia americana

Secondo Ferenc Vajta, dopo la guerra i servizi segreti americani
avrebbero
assoldato ``soltanto ebrei: sovietofili e idioti'', credendo i
"profughi"
dei paesi cattolici dell'Europa centrale essere ``tutti nazisti, tutti
collaboratori, traditori e gente con cui non si poteva lavorare'' (72).
Questo era il motivo per cui i migliori esperti dell'Intermarium si
misero a
disposizione dei servizi francesi ed inglesi, i quali a differenza degli
americani li accolsero ``a braccia aperte''. La conseguenza per gli USA
fu
la perdita del controllo delle attivit� spionistiche in Austria e
Germania
(72).

Nel 1947, Vajta tent� di ottenere l'inversione di questa politica
americana,
cercando di convincere l'agente del CIC Gowen: ``ne abbiamo abbastanza
dei
piccoli intrighi inglesi e francesi. Ora, finalmente, � giunto il
momento di
riorganizzare l'Europa orientale in modo che la pace sia fruttuosa.
[...]
Gli inglesi e i francesi non ci possono pi� aiutare economicamente, ma
gli
Stati Uniti possono farlo'' (72).

Alcuni agenti americani stavano gi� collaborando con gli inglesi al
piano
per rovesciare il governo comunista di Belgrado avvalendosi dei seguaci
di
Pavelic, ma questo avveniva senza autorizzazione da parte dei comandi a
Washington (94). ``Nei primi giorni di luglio 1947, invece, Gowen
cominci� a
sostenere energicamente che i servizi segreti americani avrebbero dovuto
assumere il controllo dell'Intermarium; non molto tempo dopo, il
funzionario
del CIC smise di dare la caccia ai nazisti, ed incominci� piuttosto ad
ingaggiarli'' (70). In particolare, gli americani rinunciarono a portare
a
compimento l'arresto di Ante Pavelic, marcando cos� la conclusione della
loro alleanza con Vajta (92).

Nel settembre 1947, gli Stati Uniti aiutarono Vajta a fuggire
dall'Italia
verso la Spagna, e gli promisero ``che, se l'ungherese fosse riuscito ad
organizzare un nuovo movimento, avrebbe avuto a disposizione i fondi
statunitensi'' (74).

----------------------------------------------------------------------------

L'Unione Continentale

Nell'autunno 1947 ``Vajta decise di fondare un nuovo gruppo
anticomunista,
che battezz� Unione Continentale. Il suo scopo era quello di togliere
all'Intermarium, controllato dagli inglesi, i capi degli immigrati
politici,
per attirarli nell'orbita di Washington'' (74-75).

Vajta e Gowen ``ricevettero anche l'aiuto di un alto sacerdote cattolico
ungherese, monsignor Zolt�n Ny�sztor. [...] Ci� consent� loro di
procurarsi
il sostegno del nunzio papale a Madrid, che giunse in loro aiuto con una
lettera dai toni accesi di quattro pagine, indirizzata al ministro degli
esteri [spagnolo] Artajo, avvertendo che l'Intermarium aveva subito
delle
infiltrazioni da parte della massoneria francese e inglese. In seguito
all'intervento diplomatico del Vaticano, Artajo ordin� ai suoi
funzionari di
aiutare Vajta e la sua Unione Continentale'' (75).

Insieme al suo ``vecchio amico'' Marjan Szumlakowski, Vajta intavol�
``dei
negoziati con alti funzionari del governo del generale Franco, il cui
risultato fu l'istituzione di un nuovo centro di emigrati politici a
Madrid'' (75). Gli uomini dell'Unione Continentale avevano ``libero
ingresso
in Spagna [...] in cambio di informazioni segrete sulle operazioni
sovietiche'' (75).

Erano stati stabiliti contatti con l'arcivescovo di Toledo (68). Era
inoltre
coinvolto anche Joaquin Ruiz-Gim�nez, il quale poco dopo ``venne
nominato
ambasciatore del generale Franco presso la Santa Sede'' (75). L'istituto
culturale spagnolo diretto da Gim�nez costituiva la copertura ai
finanziamenti governativi spagnoli (75).

L'Unione Continentale mor� nel 1948, quando Vajta fu arrestato negli
Stati
Uniti (77).

(1/6 - continua)

---

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L'ex capo dello Stato � stato arrestato con l'accusa
di aver messo in piedi un traffico d'armi con Croazia
ed Ecuador

Argentina, in manette l'ex presidente Carlos Menem

Si � presentato dal giudice ma non ha voluto
rispondere alle sue domande. Andr� ai domiciliari

BUENOS AIRES - L'ex presidente argentino Carlos Menem � stato
arrestato con l'accusa di aver venduto illegalmente armi alla
Croazia e all'Ecuador: un traffico che si sarebbe svolto nel
periodo compreso tra il 1991 e il 1995...

> http://www.marx2001.org/crj/DOCS/rojnica.html

Argentina: vecchi camerati arruolano mercenari per la Croazia

di Gary Weber
(tratto da "WoZ-die Wochenzeitung", n.29 del 23/7/1993, Zurigo, CH)

Nessun cartello e nessuna bandiera danno ad intendere che in un
grattacielo della via C�rdoba, al n.
679, nel centro di Buenos Aires, si svolge un pezzetto di guerra dei
Balcani. Al secondo piano,
nascosto al termine di un lungo corridoio, un foglietto scritto a mano
sta appeso dietro al
campanello: dice semplicemente "Croacia". Solo un paio di giorni fa,
secondo una vicina,
campeggiava sulla porta un rappresentativo cartello con la dicitura:
"Ambasciata Croata". Poi per�
ci sono state questioni, e lo hanno rimosso. Infatti nel Corpo
Diplomatico dell'Argentina non esiste
alcuna Ambasciata croata, n� alcun Ambasciatore croato [l'articolo
risale al 1993, n.d.crj].

O almeno non ancora. Il Presidente Menem spinge per il riconoscimento
del nuovo Stato e vuole
che sia nominato Ambasciatore il suo vecchio compare Ivo Rojnica. Egli
ha con lui un debito di
gratitudine, visto che il croato avrebbe sostenuto con forza il
peronista nella battaglia elettorale.
Rojnica entra ed esce dalla residenza presidenziale, sempre pi� preso
negli ultimi giorni dalle
preoccupazioni. La stampa gli d� la caccia e cerca, invano finora, di
cavargli un commento sulle
ultime rivelazioni. La comunit� ebraica di Buenos Aires accusa Rojnica
di essere stato "complice
attivo ed esecutore della volont� dei nazisti" - secondo il "Semanario
Israelita", che esce nella
capitale. Il settimanale ebraico cita una disposizione degli Ustascia,
emanata nella citt� di
Dubrovnik il 25 maggio 1941, che impone il coprifuoco tra le 19 e le
sette del mattino per gli ebrei
e per i serbi. Questa disposizione porta la firma di Rojnica. Fintanto
che le acque non si sono
placate, il Senato, dal quale dipende la nomina dell'Ambasciatore, non
vuole prendere alcuna
decisione.

Gli Ustascia governarono la Croazia insieme all'Italia e alla Germania
dal 1941 al '45. Per quanto
di loro competenza essi presero parte alla persecuzione dei partigiani,
dei serbi e degli ebrei. Ante
Pavelic, fondatore degli Ustascia (1) e capo del governo della Croazia
nazista, dopo la
capitolazione della Germania di Hitler scapp� nell'Argentina di Juan
Per�n, travestito da frate
francescano, con l'aiuto del Vaticano. Anche Rojnica nell'Europa del
dopoguerra temette la
giustizia alleata. In principio si rifugi� a Trieste. Ma l� fu
arrestato, dopo che una delle sue vittime,
una ebrea, lo ebbe riconosciuto. I suoi commilitoni ustascia lo fecero
scappare dal carcere e lo
condussero lungo le cosiddette "linee dei topi" fino alla sicura
Argentina. Di l� Pavelic e Rojnica
proseguirono le loro attivit� ustascia, tra l'altro pubblicando a Buenos
Aires la "Gazzetta Croata".

Dopo la caduta di Per�n, negli anni cinquanta, Pavelic ebbe delle
difficolt�. La Jugoslavia lo aveva
accusato di essere responsabile della creazione di 22 campi di
concentramento e dell'assassinio di
un milione di serbi e 60mila ebrei, e ne aveva chiesto la estradizione
al governo argentino. In
effetti la estradizione fu negata nel 1957. Dopo essere scampato ad un
attentato, il "Duce", come si
definiva lui stesso, riusc� a portarsi nella Spagna di Franco, dove mor�
nel 1959.

Rojnica rimase a Rio de la Plata, e divenne una delle maggiori figure
dell'imprenditoria tessile del
paese. Secondo il quotidiano "P�gina 12", egli avrebbe fornito dieci
milioni di dollari ai suoi
fratelli croati per l'acquisto di armi.
Per� dall'Argentina i vecchi camerati non inviano soltanto denaro.
Nell'ufficio della via C�rdoba
si � indaffarati anche a reclutare mercenari, compito questo del quale
si occupa in special modo
Domagoj Antonio Petric, che ufficialmente appare come l'addetto-stampa
della ipotetica
Ambasciata. La "mano destra" di Rojnica appartenne per dieci anni al
Battaglione n.601 del
servizio segreto militare, ai tempi della dittatura argentina dei
Generali, tristemente noto per la
pratica della tortura. Tra i suoi ex-colleghi, Petric � soggetto ad una
particolare attenzione, poich�
la maggior parte di loro non ha mai appreso un vero mestiere, a parte la
"guerra sporca", ed �
pertanto oggi disoccupata. Particolarmente entusiasti per il nuovo
compito nella ex-Jugoslavia
sono i cosiddetti "carapintadas", l'ala fascista interna all'esercito,
cui sono dovute svariate rivolte
contro il governo. I legionari vengono preparati al loro intervento in
Bosnia-Erzegovina in un
campo di addestramento segreto, a Villa Alpina, distante circa 700 km.
da Buenos Aires.

Finora sono stati inviati in Croazia 329 mercenari argentini. Secondo
fonti argentine, 34 di loro
sono gi� morti. Generalmente i combattenti vengono imbarcati su voli di
linea diretti a Roma o a
Budapest, di qui essi sono condotti a Zagabria in pullman. Il metodo di
inviare Caschi Blu
argentini nelle zone di guerra si � rivelato particolarmente economico.
Tanti soldati, sottoposti dal
governo Menem al comando dell'ONU, svolgono nel frattempo il loro
servizio nelle file della
legione straniera croata.

(1) Il fondatore del movimento Ustascia fu in realt� Ante Starcevic,
morto nel 1896, che riteneva i
serbi "carne da macello" (cfr. Karlheinz Deschner, "Die Politik der
P�pste im XX Jahrhundert",
ed. Rowohlt, Leck (RFT) 1991 [n.d.crj]


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(2/6 - continua)

> http://www.citinv.it/iniziative/info/ratlines.html

La rete di fuga dei criminali di guerra
tedeschi

I conventi, gli istituti religiosi e le organizzazioni caritatevoli
costituivano nel 1945 la rete attraverso la quale i nazisti poterono
sfuggire ai tribunali:

``Alcuni dei criminali di guerra pi� ricercati passarono
da Rauff, a Milano, al vescovo Hudal nel Pontificio
Collegio di Santa Maria dell'Anima a Roma, per finire
poi dall'arcivescovo Siri a Genova. Qui s'imbarcarono su
delle navi e salparono verso una nuova vita in
Sudamerica'' (48).

La rete era stata predisposta con un certo anticipo: Hudal incontr�
Walter Rauff, assassino di circa 100.000 persone uccise nei furgoni a
gas mobili, fin dalla primavera del 1943 (41). In quell'occasione
``furono stabiliti i primi contatti [...] che avrebbero portato, infine,
all'istituzione, da parte di Hudal, di una rete per l'espatrio
clandestino dei criminali nazisti'' (42).

``A seguito del crollo effettivo dell'esercito tedesco in Italia, Pio
XII
avvi� una campagna per ottenere il diritto di inviare i suoi
rappresentanti personali in visita alle decine di migliaia di
prigionieri
di guerra e internati civili che allora si trovavano nei campi
italiani'',
con particolare riferimento a quelli di lingua tedesca (43-44).
Ottenuto tale diritto, fu nominato ``per prestar soccorso alla
popolazione nemica sconfitta [il vescovo antisemita] Hudal'' (44). La
scelta ebbe il complice avallo degli Americani, che ``sapevano tutto
sulle convinzioni politiche del vescovo austriaco'' e il cui servizio
segreto aveva redatto un dossier sul libro filonazista che costui aveva
pubblicato nel 1936 (45).

``Senza la diretta intercessione diplomatica del Vaticano [egli] non
sarebbe mai riuscito a entrare in contatto con tanti criminali di
guerra nazisti'' (45).

Lo stesso Hudal, molti anni pi� tardi scrisse:

``Ringrazio Dio per avermi permesso di visitare e
confortare molte vittime nelle loro prigioni e nei campi di
concentramento e di aiutarle a fuggire con falsi
documenti di identit�.

[...] La guerra intrapresa dagli alleati contro la Germania
non fu motivata da una crociata, bens� dalla rivalit� dei
complessi economici per la cui vittoria essi avevano
combattuto. Questo cosiddetto business [...] si serv� di
slogan come democrazia, razza, libert� religiosa e
cristianesimo quali esche per le masse. Tutte queste
esperienze mi fecero sentire in dovere, dopo il 1945, di
dedicare la mia opera caritatevole principalmente ad
ex-nazionalsocialisti ed ex-fascisti, soprattutto ai
cosiddetti "criminali di guerra"'' (45).


Hudal era in grado di fornire qualsiasi tipo di documenti falsi: ``carte
d'identit� italiane, falsi certificati di nascita, persino dei visti per
il
paese verso cui si era diretti. I pi� utili erano i passaporti della
Croce
Rossa Internazionale'' (48).

``La Santa Sede patrocinava il traffico illecito di documenti della
Croce Rossa, ottenuti con un falso nome o una falsa nazionalit�. [...]
Il
perno di questa operazione era il prete ungherese Gallov'' (52).

I passaporti e documenti di identit� e di viaggio occorrenti per aiutare
i suoi amici nazisti erano forniti al vescovo Hudal da Montini tramite
la Commissione Pontificia di Assistenza ai profughi e la Caritas
Internazionale (43).

Il traffico illecito di documenti della Croce Rossa era noto ai servizi
segreti americani (49), ed anche il fatto che il Vaticano stava
agevolando la fuga di criminali di guerra, come � scritto nel
"Rapporto La Vista" del 1947: vi erano elencate ``pi� di venti
organizzazioni assistenziali vaticane implicate nell'emigrazione
illecita o sospettate di esserlo. In cima alla lista degli ecclesiastici
coinvolti c'era l'onnipresente vescovo Hudal'' (50). ``I burocrati di
Washington decisero, alla fine, di inoltrare soltanto una protesta
discreta e molto informale presso la Santa Sede'' (53). ``Il
Dipartimento di Stato sembrava preoccuparsi maggiormente del fatto
che i documenti falsi potessero inavvertitamente aiutare degli ebrei
diretti in Palestina o degli agenti segreti comunisti [...] diretti
verso
l'emisfero occidentale'' (53).

Inoltre il capitale privato americano aveva preso, autonomamente
rispetto al proprio governo, l'iniziativa di finanziare
quest'emigrazione illegale (54).


Le azioni di Hudal a favore dei nazisti non passarono inosservate, ed
una serie di articoli apparsi sulla stampa italiana nel 1947 fecero
scoppiare uno scandalo, mettendo in cattiva luce persino Pio XII (54).
Hudal fu costretto a ritirarsi, ma non per questo termin� il traffico:
``da quel momento vennero prese misure straordinarie per nascondere
i percorsi di fuga dei nazisti'' (55).

La rete fu riorganizzata meglio, e sempre con l'autorizzazione di alti
funzionari ecclesiastici: ``Il Vaticano sceglieva, per questo lavoro,
dei
preti fascisti dell'Europa Centrale'' (55).


La rete di fuga di Hudal era inserita nell'organizzazione nota con la
sigla ODESSA - Organisation der Ehemaligen SS Angeh�rigen
(organizzazione degli ex-appartenenti alle SS). Troviamo ulteriori
annotazioni nell'articolo "I segreti della ODESSA" su Storia
Illustrata:

``Segnando un giorno su un mappamondo gli itinerari percorsi nella
loro fuga da alcuni tra i maggiori criminali nazisti, Simon Wiesenthal
[un sopravvissuto del campo di concentramento di Mauthausen,
diventato poi cacciatore di nazisti e direttore del Centro di
Documentazione di Vienna sull'olocausto] si accorse che seguivano
grosso modo tre direttrici principali. Il primo di questi itinerari
conduceva dalla Germania in Austria, poi in Italia e di qui in Spagna.
Il secondo collegava la Germania con i paesi arabi, il terzo con il Sud
America, precisamente con l'Argentina. Questo paese infatti, fino al
1955 -l'anno in cui cadde la dittatura di Per�n- fu uno dei rifugi
preferiti dei criminali nazisti che in seguito si indirizzarono verso il
Paraguay.

Wiesenthal constat� che molte fughe, iniziate nelle pi� diverse citt�
tedesche, convergevano verso Memmingen, un centro medievale nel
cuore dell'Allg�u (regione della Germania meridionale, tra la
Baviera e il W�rttemberg); da qui i fuggiaschi si dirigevano a
Innsbruck e, attraverso il Brennero, passavano in Italia.

[...] Alla fine della guerra, in piena occupazione alleata, era sorta in
Germania una serie di reti di contatto tra i nazisti chiusi in carcere e
gruppi clandestini che facevano capo a ex-gerarchi i quali vivevano
nascosti sotto falsi nomi. Gi� molto tempo prima del crollo del Terzo
Reich, infatti, i capi nazisti avevano ricevuto dal partito documenti di
identit� con nomi falsi e stabilito dei codici segreti da usare in caso
di
necessit�.

[...] Le due principali vie di fuga andavano da Brema a Roma e da
Brema a Genova. Lungo tutto il confine austro-tedesco, nel distretto
di Salisburgo e in Tirolo, ogni 60 o 70 km di percorso c'era uno scalo
costituito da un massimo di cinque persone, le quali conoscevano
soltanto l'ubicazione dei due scali pi� vicini: quello da cui
giungevano a loro i fuggiaschi e quello a cui dovevano indirizzarli.
Questi scali erano mimetizzati nei luoghi pi� fuorimano: capanne
isolate, fattorie vicine ai confini, locande nascoste in mezzo ai
boschi.
Qui i fuggiaschi giungevano accompagnati dai "corrieri", persone che
si occultavano sotto le pi� impensate attivit�.

Tra questi corrieri, ad esempio, c'erano molti degli autisti tedeschi
che gli Alleati avevano assunto per guidare sull'autostrada
Monaco-Saliburgo i camion militari adibiti al trasporto del giornale
dell'esercito americano "The Stars and Stripes". Cos�, spesso, nascosti
dietro pacchi di giornali, viaggiavano criminali nazisti. Questi poi,
con documenti falsi e talvolta accompagnati da donne e bambini che
per sviare l'attenzione delle autorit� di frontiera si dichiaravano loro
parenti, riuscivano a varcare il confine.

[...] Fu grazie all'ODESSA -afferma Wiesenthal- che Bormann,
Eichmann, Mengele e altri, riuscirono a fuggire dalla Germania e a
far perdere cos� bene le loro tracce.

In seguito, da altre fonti, Wiesenthal apprese che uno dei principali
organizzatori dell'ODESSA era un ex-capitano delle SS: Franz
R�stel, che si nascondeva sotto il nome di Haddad Said, viaggiava con
passaporto siriano e faceva la spola da Lindau a Zurigo o Ginevra e
da qui verso la Costa Brava, in Spagna (altro rifugio prediletto dagli
ex-nazisti), l'Oriente, il Sud America. Scopr� anche che l'ODESSA si
era valsa pi� volte, tra l'Italia e l'Austria, della cosiddetta via dei
conventi, servendosi cio� di case religiose, soprattutto di frati i
quali,
per carit� cristiana, davano ospitalit� per qualche ora o per qualche
giorno ai fuggiaschi, come in passato avevano accolto gli ebrei
braccati dai nazisti.''

L'ODESSA era finanziata con i fondi degli ``industriali della
Renania e della Ruhr, che nel 1933 erano stati i sostenitori di Hitler,
[i quali] avendo compreso che la guerra era ormai perduta, avevano
deciso di buttare a mare il F�hrer. Si erano perci� accordati per
impedire che le ricchezze del Terzo Reich cadessero in mano agli
Alleati. Cos� cominciarono a trasferire cospicui fondi nei Paesi
neutrali, sotto la copertura di uomini di paglia che, con operazioni
commerciali legittime, diedero vita a colossali imprese.

Un rapporto pubblicato nel 1946 dal Dipartimento del Tesoro degli
Stati Uniti riferisce che le societ� create in tutto il mondo con il
denaro proveniente dai forzieri degli industriali nazisti erano allora
750, di cui 112 in Spagna, 58 in Portogallo, 35 in Turchia, 98 in
Argentina, 214 in Svizzera, 233 in vari altri paesi. Ma il segreto
bancario, inviolabile, copre questi trasferimenti di fondi e con essi i
nomi dei finanziatori dell'organizzazione ODESSA.''



La rete di fuga dei criminali di guerra
croati

``La maggior parte degli assassini non era neppure tedesca. Alla fine
della seconda guerra mondiale, c'erano decine di migliaia di europei
dell'Europa orientale e centrale che avevano collaborato con i nazisti
ed erano altrettanto colpevoli. Erano capi dei governi fantoccio
nazisti, funzionari municipali, capi di polizia e membri delle unit�
locali di polizia ausiliaria che avevano eseguito l'olocausto. Molti si
trovavano sulle liste nere degli alleati'' (97).

Fra gli stati fantoccio di Hitler vi era la Croazia indipendente,
governata dal movimento ustascia (fascisti croati) di Ante Pavelic. Se
la rete del vescovo Hudal era specializzata nella fuga dei criminali di
guerra tedeschi, esisteva una seconda rete specializzata negli ustascia.

``Padre Krunoslav Draganovic, segretario dell'Istituto Croato di San
Girolamo, era il principale organizzatore delle ratlines utilizzate da
noti criminali di guerra per sfuggire'' alla giustizia (85). ``Gli
ustascia furono i primi a beneficiare della protezione di Draganovic.''
Secondo gli storici ufficiali del Vaticano, infatti, si trattava di
"profughi croati" (98). La maggior parte dei fuggiaschi fin� per
trovare rifugio in Gran Bretagna, Canada, Australia e Stati Uniti (97).

Non era per puri fini umanitari che il Vaticano metteva in salvo
queste persone: ``Draganovic li reclutava per entrare a far parte dei
krizari'', e per utilizzarli in azioni terroristiche contro la
Federazione
Jugoslava (131).

Anche i fascisti sloveni fuggivano: ``nell'agosto del 1944 [...] gli
ecclesiastici sloveni stavano collaborando attivamente con i nazisti e
gi� operavano a stretto contatto con Draganovic per fornire assistenza
ai profughi'' (137).


``La Chiesa aveva conferito pieni poteri a Draganovic'' e, a dire di
padre Cecelja, ne approvava il lavoro (105).

``Una volta, all'inizio di marzo del 1946, il sacerdote croato si
appell� a eminenti figure ecclesiastiche in varie parti del mondo, tra
cui i cardinali Griffin e Gilroy in Inghilterra e in Australia,
richiedendo la loro assistenza. Poi fece pressioni sulla Segreteria di
Stato affinch� intervenisse ufficialmente. Infine, si rivolse
direttamente a Pio XII.

L'oggetto del suo appello erano duecento ex-miliziani ustascia e
numerosi membri delle scellerate divisioni SS Principe Eugenio e
Handzar. I primi erano slavi tedeschi, mentre i secondi venivano
raccolti tra la considerevole popolazione musulmana della Bosnia.
Entrambi i gruppi avevano commesso delle atrocit� contro civili
innocenti. Tra le altre persone difese da Draganovic, figuravano gli
ex-ministri del governo ustascia Dragutin Toth, Vjekoslav Vrancic,
Mile Starcevic, e Stjiepo Peric, come pure l'ex-capo dell'aviazione
Vladimir Kren. [...] Alcuni di questi uomini si nascondevano
all'interno dell'Istituto di San Girolamo o in Vaticano.

Il Vaticano ag� subito, sottoponendo questi casi all'attenzione dei
diplomatici inglesi e americani e raccomandando alla loro cortese
attenzione e considerazione l'appello di padre Draganovic. Fecero
seguito molti altri interventi diplomatici da parte del Vaticano, la
maggioranza dei quali in favore di uomini che avevano perpetrato di
recente l'olocausto nazista'' (126-127).


Come nel caso della rete di Hudal, i preparativi iniziarono con grande
anticipo. Sin dall'agosto 1943 Draganovic cominci� ad intercedere per
Ante Pavelic in Vaticano, e ad attuare ``i piani di Pavelic relativi
all'istituzione di un sistema per l'espatrio clandestino dei nazisti'',
coinvolgendo lo stesso papa Pio XII e ``alti funzionari della
Segreteria di Stato vaticana e dei servizi segreti italiani. Il suo
collegamento pi� importante era quello con monsignor Montini''
(66,98). Nel 1944, la ratline era gi� pronta per essere aperta (67).

``La maggior parte dell'organico [della ratline] era costituito da
sacerdoti croati'', la maggior parte dei quali erano legati alla
Confraternita di San Girolamo (107-108). ``Con l'aiuto di altri
ecclesiastici, fanatici nazionalisti croati, [la Confraternita] divenne
il
quartier generale delle ratlines'' (66).

``Sebbene Draganovic fosse noto ai diplomatici occidentali come
fanatico ustascia, i servizi segreti alleati gli diedero carta bianca''
per visitare i campi profughi, esattamente come avevano fatto con
Hudal (98-99).

``Nel maggio del 1945, servendosi di documenti di viaggio americani,
il sacerdote slavo si avventur� fuori di Roma. A bordo di
un'automobile americana, visit� l'Italia settentrionale e le zone
intorno a Klagenfurt e Villach, sul confine austro-jugoslavo. L� prese
contatto con i maggiori leader ustascia, nonch� con altri sacerdoti
fascisti che prendevano parte alle operazioni della ratline.

Il perno dell'organizzazione di Draganovic per l'espatrio clandestino
era la Confraternita di San Girolamo, che prendeva il nome
dall'omonimo istituto situato a Roma, in via Tomacelli 132, base
principale delle sue operazioni. Il comitato centrale della
confraternita era costituito da monsignor Juraj Magjerec, presidente e
rettore dell'Istituto, da padre Dominik Mandic, vicepresidente e
tesoriere, e dal suo assistente Vitomir Naletilic, nonch� naturalmente
da padre Krunoslav Draganovic, che ricopriva la carica di segretario.
La confraternita fu presto riconosciuta Comitato ufficiale croato della
Commissione Assistenziale Pontificia, il corpo papale di assistenza ai
profughi.

[...] In apparenza, il comitato croato offriva assistenza morale e
materiale ai profughi, ma attraverso la commissione pontificia
manteneva anche stretti collegamenti con la Croce Rossa
Internazionale e con le autorit� alleate in Italia. Draganovic aveva
rapporti particolarmente stretti con due ufficiali dei servizi segreti
occidentali, il colonnello C. Findlay, direttore della sezione profughi
e rimpatrio delle forze di occupazione, e il suo assistente, il maggiore
Simcock.

[...] Draganovic aveva anche stretti rapporti con importanti funzionari
italiani, specialmente col funzionario degli Affari Interni, Migliore,
che dirigeva il servizio segreto italiano e la sezione di polizia che si
occupava dei profughi in Italia. Draganovic raggiunse un accordo con
Migliore per ottenere ufficiosamente l'appoggio dell'Italia -in
particolare quello della sezione stranieri della questura- alla sua
ratline.

Attraverso questa ragnatela di influenti contatti, Draganovic costru�
una sofisticata organizzazione che si estendeva in Italia, in Austria e
in Germania. Il comitato croato della Commissione Profughi del papa
era in grado d'inviare i suoi agenti a far visita ai numerosi campi in
cui si erano rifugiati i criminali di guerra nazisti che cercavano di
fuggire. La maggior parte di questi agenti era costituta da sacerdoti
cattolici croati e, anche se gran parte del loro lavoro spirituale e
materiale consisteva nell'aiutare effettivamente i malati, gli invalidi,
le vedove e i veri profughi, c'era tempo in abbondanza per aiutare
anche i fuggiaschi'' (99-100).

Tra i fuggiaschi che ricevettero l'aiuto di Draganovic, il nome
eccellente � quello dell'ex-dittatore croato Ante Pavelic in persona.
``Nell'ambito dei servizi segreti occidentali, quasi tutti sapevano che
Draganovic stava proteggendo Ante Pavelic, che si nascondeva in
Vaticano. Inoltre, all'epoca, la ratline di Draganovic era nota a tutti
nell'ambito dei servizi segreti. Il sacerdote era tristemente noto per
il
suo vizio di aiutare i criminali di guerra a fuggire'' (123). Del resto,
gli anglo-americani non si limitavano a lasciarlo fare. ``Draganovic
faceva regolarmente visita al quartier generale dell'esercito e dei
servizi segreti a Roma, dove il maggiore Simcock gli rivelava i
dettagli delle imminenti operazioni di arresto dei fuggiaschi'' (121).

``Gli Italiani vennero a sapere che, presso la Confraternita di San
Girolamo, erano alloggiati molti criminali latitanti, tra i quali alcuni
alti membri del governo di Pavelic. Tuttavia non venne intrapresa
alcuna azione contro Draganovic n� contro i funzionari italiani che
gli davano una mano'' (109-110). Ed infatti, erano stretti i legami del
prete croato nei servizi segreti italiani (123).

Grazie all'aiuto di Montini e della Commissione papale per
l'assistenza ai profughi, Draganovic ``ottenne una gran quantit� di
documenti di identit�. [...] Migliaia di questi documenti aiutarono i
fuggitivi ad eludere la giustizia'' (67). ``La ratline di Draganovic era
una rete sofisticata e professionale. Era ottimamente organizzata e
poteva occuparsi di centinaia di fuggitivi alla volta. [In tutto] furono
fatte pervenire a Roma circa 30.000 persone provenienti dall'Austria,
per poi farle proseguire fino a Genova e a nuove patrie nell'America
settentrionale e meridionale e in Australia'' (96).


``Le operazioni di espatrio clandestino ebbero inizio in Austria, dove
padre Cecelja fungeva da collegamento con Roma'' (100). Cecelja era
il terminale austriaco di Draganovic, e aveva iniziato a lavorare alla
preparazione della rete di espatrio sin dal maggio 1944 (102).

Cecelja si trovava a Vienna. L'armata rossa avanzava, e la sconfitta si
avvicinava. Nella Pasqua del 1945 ``l'irriducibile "ustascia giurato"
(Cecelja) lasci� Vienna e trasfer� la sua base vicino a Salisburgo,
dove, alla fine della guerra, si erano riuniti molti fuggitivi nazisti''
(102).

Intervistato dagli autori del libro, ``Cecelja dichiar� con orgoglio
[che il suo compito era stato quello di] fornire documenti alle persone
che avevano perduto i propri. Non nascose di aver aiutato dei fuggitivi
a cambiare identit�:

Disponevo di moduli di domanda della Croce Rossa a
pacchi, per mezzo dei quali fornivo una nuova identit� a
chiunque volesse cambiare il proprio nome e la propria
storia personale'' (103).

``In Austria era la sua sezione dell'organizzazione a prendersi cura
dei fuggitivi, dando loro i soldi, il cibo, l'alloggio e i documenti
falsi
di cui avevano bisogno per intraprendere il viaggio dall'Austria
all'Italia. A Roma, invece, era Draganovic il centro nevralgico
dell'operazione. Provvedeva ai documenti di viaggio internazionali e,
attraverso i suoi contatti ad alto livello con i consolati sudamericani
procurava i visti necessari, soprattutto per l'Argentina. Una volta a
settimana Cecelja chiamava Draganovic per sapere quanti posti
fossero disponibili per quella settimana, e poi inviava a Roma quel
numero esatto di persone'' (105).

Draganovic forniva ai fuggiaschi croati ``il necessario aiuto morale e
materiale, facendo in modo di farli fuggire in Sudamerica. Veniva
aiutato in questa attivit� dai suoi numerosi contatti con le ambasciate
e le legazioni del Sudamerica in Italia e con la Croce Rossa
Internazionale, nonch� dal fatto che la Confraternita croata del
Collegio di San Girolamo degli Illirici, dove aveva il suo ufficio,
emetteva false carte d'identit� a beneficio degli ustascia. Con tali
documenti e con l'approvazione della Commissione Pontificia per
l'Assistenza ai Profughi, situata in via Piave 41 a Roma e controllata
quasi esclusivamente dagli ustascia, si potevano ottenere passaporti
della Croce Rossa Internazionale, di cui Draganovic riusciva a
garantire l'emissione'' (109).

``Le carte d'identit� false rilasciate ai criminali di guerra in fuga
erano stampate nella tipografia francescana. [...] A organizzare tutto
questo era [il francescano] padre Dominik Mandic, il rappresentante
ufficiale del Vaticano presso la Confraternita di San Girolamo''
(109). ``Avvalendosi dei suoi collegamenti con la polizia segreta
italiana, Draganovic fece s� che le carte d'identit� francescane
venissero accettate come documenti ufficiali sulla cui base venivano
poi rilasciate le carte d'identit� italiane e i permessi di residenza''
(109).

Mandic ``mise anche la tipografia francescana a disposizione
dell'apparato propagandistico degli ustascia. Gran parte della
campagna, patrocinata dagli inglesi e intrapresa nei campi profughi
come quelli di Fermo, di Modena e di Bagnoli, dovette il suo successo
ai tipografi francescani. Lo stesso Mandic visitava regolarmente i
campi per pronunciare discorsi d'incitamento ai militanti ustascia
riuniti per ascoltarlo'' (109).


``La tappa successiva della sofisticata ratline del Vaticano era
Genova, dove un altro sacerdote croato si occupava dei passeggeri:
monsignor Karlo Petranovic'' (113).
``Draganovic gli telefonava regolarmente per dirgli di quanti posti
avesse bisogno. Petranovic aveva gi� visitato gli uffici d'imbarco
locali e prenotato delle cuccette. Diceva allora a Draganovic quante
fossero le cuccette disponibili e, un paio di giorni prima dell'imbarco,
veniva mandato a Genova un numero corrispondente di persone.
Draganovic aveva gi� fornito ai passeggeri i documenti di viaggio e i
visti necessari, perci� Petranovic non doveva fare altro che trovar loro
un alloggio per pochi giorni e poi condurli alla nave. Alcune delle
persone che aiut� erano senza dubbio profughi veri e propri; [tuttavia]
molti importanti criminali di guerra fuggirono da Genova grazie al
suo aiuto'' (116).

Gli inglesi conoscevano benissimo i movimenti di Petranovic a
Genova, dato che lo tenevano sotto sorveglianza speciale (116).

(2/6 - continua)

---

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Il testo che segue e` stato pubblicato in forma abbreviata sul numero
di maggio 2001 della rivista tedesca KONKRET
> http ://www.konkret.de


PASSATO PRESENTE
Sulla continuita` della politica grande-albanese della Germania

di Matthias Kuentzel


Scrosciante applauso per il Cancelliere. A migliaia, gli albanesi
kosovari si ritrovarono a Prizren nel luglio 1999 per festeggiare
Gerhard Schroeder al grido di "Deutschland-Deutschland". "E` davvero
impressionante e ne sono
rimasto molto commosso", ha dichiarato Schroeder in seguito, "vedere a
Prizren i Panzer tedeschi ed i soldati tedeschi con le mitragliatrici
spianate da un lato, e dall`altro vivere l`insolito giubilo euforico
con cui un cancelliere federale della Germania veniva salutato. Io
ritengo che questo debba commuovere chiunque, se si pensa ai
particolari trascorsi
della storia tedesca in questa regione."

A quale storia si riferiva in effetti Schroeder?
Nel settembre 1943 la Wehrmacht, tra gli applausi degli albanesi
kosovari, creava a Prizren una "Seconda Lega di Prizren", il cui unico
obiettivo era la uccisione o la cacciata dei serbi allo scopo di
istituire un Grande Albania "etnicamente pura". Nel febbraio del 1944
la divisione albanese delle SS "Skanderbeg" veniva stazionata a
Prizren. Nell`ottobre del 1944 le SS tedesche iniziavano qui il loro
estremo tentativo di impedire la vittoria degli Alleati. Allora come
oggi questa citta` si trova al centro della politica grande-albanese
della Germania. Allora come oggi i tedeschi
qui vengono acclamati, mentre tutti gli altri non-albanesi devono
temere per la loro vita.

Dal marzo del 2001 la situazione ha vissuto una accelerazione
ulteriore: in relazione alla offensiva dell`UCK contro Tetovo [la zona
occidentale della Macedonia ex-jugoslava, ndT], la Germania ha per la
prima volta fatto propria ufficialmente l`idea grande-albanese. Ma uno
sguardo sulla storia chiarisce che le mosse della nuova politica grande-
albanese da parte tedesca inevitabilmente seguono i passi che sono
stati preparati dal nazismo. Allo stesso tempo, tale sguardo
all'indietro rende palese il carattere strumentale della politica
tedesca rispetto al proprio passato [la "Vergangenheitsbewaeltigung",
cioe` la riconciliazione con
il passato perseguita dalla annessione della DDR in poi, ndT]. Tanto
piu` il governo federale si ricollega agli elementi della politica
nazional-socialista sul Kosovo, tanto meno all`opinione pubblica
interessa di venirne a conoscenza. [Si noti che in Italia, dove durante
questi dieci anni di guerra nei Balcani non e` stato scritto ne` detto
nulla sul nostro passato coloniale in quelle terre, la situazione e`
identica; ndT]

DALLA GRANDE ALBANIA ITALIANA...

Come risposta alla occupazione tedesca di Praga, il 7 aprile 1939
l`Albania fu occupata dalle truppe italiane. Questo paese era di gran
lunga il piu` povero ed il piu` arretrato d`Europa. Due terzi dei suoi
abitanti erano organizzati secondo schemi tribali ed erano rimasti
legati alle faide. Le misere infrastrutture aumentarono l`isolamento
delle regioni controllate dai clan familiari. Di un senso di
appartenenza
nazionale albanese, in quelle circostanze, non si poteva davvero
parlare.
Nel 1941 la Germania aggredi` e soggiogo` la Jugoslavia. Dopo alcuni
giorni di trattative tra tedeschi ed italiani, il Kosovo, fino ad
allora jugoslavo, fu suddiviso in tre zone d`occupazione: alla Bulgaria
fu assegnata la parte orientale, confinante con la Macedonia. La
Germania si assicuro` la zona di Mitrovica, ricca di materie prime, nel
nord della provincia, mentre la parte piu' grande del Kosovo fini'
sotto il controllo
italiano ed il 12 agosto 1941 fu saldata assieme al nucleo dell'Albania
sotto controllo italiano per dar vita alla "Grande Albania".

Il rapporto tra gli occupatori italiani ed i kosovaro-albanesi fu teso
sin dall'inizio. Spesso il terrore delle milizie albanesi kosovare
contro i serbi era troppo anche per la amministrazione coloniale
fascista: ripetutamente le forze dell'ordine italiane aprirono il fuoco
per impedire massacri da parte degli albanesi kosovari contro i serbi.
Le truppe italiane furono dislocate nelle citta' in maniera mirata, per
contenere la violenza. E non fu soltanto per questo motivo che "gli
albanesi non hanno mai avuto rispetto degli italiani. Agli albanesi era
estranea la loro visione del mondo e non gradivano quella che, secondo
loro, da parte italiana era una forma debole, non virile di presentarsi
e di comportarsi. Molti albanesi ritenevano gli italiani bugiardi ed
ipocriti".
Tra gli occupatori tedeschi e gli albanesi kosovari, invece, c`era
maggiore intesa. Percio' la amministrazione nazista garanti' agli
albanesi kosovari nella zona tedesca una autonomia molto maggiore di
quella che essi potevano godere nella zona italiana. In questo modo la
Wehrmacht si riallaccio' alla tradizione della occupazione austriaca
del Kosovo, che aveva avuto luogo durante la II Guerra Mondiale. Nel
1916 come nel 1941 ai kosovaro-albanesi furono concesse amministrazioni
autonome e fu permesso l'uso ufficiale della lingua albanese. E non
solo dal 1941 al 1944, ma anche dal 1916 al 1918 "allo scopo di minare
alle radici la presenza serba nella regione furono aperte piu' di 300
scuole in lingua albanese". Questa politica "scolastica" orientata in
senso anti-serbo ha stimolato inizialmente e poi segnato il particolare
nazionalismo degli albanesi kosovari.

...A QUELLA TEDESCA

Dopo la caduta di Mussolini nel settembre 1943, le truppe tedesche
occuparono la regione grande-albanese per impedire lo sbarco dei nemici
sulla costa della Albania, impiegando il minimo possibile di forze
della Wehrmacht. Prima dell'ingresso delle truppe tedesche il
territorio era stato riempito di volantini con i quali la Germania
nazista si dichiarava protettrice dell'Albania nella lotta contro i
suoi nemici -
in questo caso gli italiani e gli anglo-americani, altrove la Russia ed
i serbi... Il tentativo di creare a Tirana un regime-fantoccio alleato
dei tedeschi ando' a vuoto per la prevedibile incombente vittoria
alleata.
Percio' fu il Kosovo a diventare determinante per la politica
grande-albanese della Germania: "Li' abitano gli elementi migliori del
popolo albanese dal punto di vista razziale, quelli politicamente piu'
determinati e piu' capaci dal punto di vista bellico", dichiaro'
Neubacher nel settembre 1943 in un telegramma per Berlino. "Esiste la
possibilita'", continuo', "di far entrare le milizie kosovare... a
Tirana, per dare
slancio al moto di liberazione".
E cosi' i kosovaro-albanesi venivano sobillati con argomentazioni di
carattere efficacemente propagandistico: "I tedeschi suscitavano
l`impressione che solamente ora, con il loro arrivo, si sarebbe
arrivati ad una vera unificazione del Kosovo con l`Albania", scrive lo
storico americano B.J. Fischer. "I tedeschi non mancavano di dare ad
intendere
agli albanesi che sulla questione del Kosovo gli Alleati erano stati
evidentemente zitti - indicazione questa della loro volonta` di
ritornarlo alla Jugoslavia - e che gli Alleati non avevano riconosciuto
alcun governo albanese in esilio, e nemmeno un comitato di crisi,
gettando cosi` un`ombra sulla esistenza di uno Stato albanese dopo la
fine della guerra".

Questo il risultato della carta kosovara giocata dai nazisti:
gia` nel settembre 1943 fu istituito un comitato nazionale formato
essenzialmente da kosovaro-albanesi ed a Tirana fu proclamata
la "indipendenza" dell`Albania. Ma la Germania fu e resto` l`unico
paese a riconoscere diplomaticamente la Grande Albania "indipendente".
Con il "blando regime di occupazione" nei confronti dei serbi, dopo la
fine del periodo italiano, era finita. Da questo momento si lascio`
mano libera ai massacri delle milizie albanesi kosovare a scapito dei
serbi. Sempre nel settembre 1943, attraverso il fattivo appoggio
tedesco, venne costituita una "Seconda Lega di Prizren" il cui scopo
ichiarato
era "una Grande Albania etnicamente pura". La sanguinosa cacciata dei
serbi, che poteva adesso essere messa in pratica dalla Lega con i suoi
piu` di dodicimila membri, avvenne con la supervisione e con la regia
tedesca. Al fianco della "Seconda Lega di Prizren" la Wehrmacht
recluto` un battaglione di 600-700 uomini, formato esclusivamente da
albanesi kosovari amici dei tedeschi, che fu inviato a Tirana come
corpo d`elite.
Alla fine del 1943 altri 1200 gendarmi albanesi kosovari furono inviati
da Mitrovica a Tirana.
Nel febbraio del 1944 Adolf Hitler, che aveva "molto da dare per
l`ultimo angolo romantico dell`Europa", trasmise l`ordine di istituire
una autonoma formazione delle SS, la "Divisione SS Skanderbeg", formata
da "queste genti di montagna, che fieramente portano le armi"
(Neubacher). Questa Divisione, che contava 6500 componenti, raccolse le
unita` albanesi della 13.ma Divisione di Montagna delle SS Bosgnacche
ed altre milizie albanesi. Essa stazionava a Prizren, il suo principale
territorio di operazioni era il Kosovo, il suo compito dichiarato
era "la difesa" della Albania "etnicamente pura per razza". "Difesa"
significava: chi non ne faceva parte veniva ucciso o sottoposto a
violenze e scacciato. "Le unita`
di questa divisione", scrive Fischer, "si guadagnarono presto una poco
raccomandabile reputazione poiche`, soprattutto nelle zone serbe,
praticavano lo stupro, il saccheggio e l`omicidio". Sulla straordinaria
brutalita` della "Divisione Skanderbeg" esistono svariate attestazioni.
Il 28 luglio 1944 essa
uccise 380 abitanti del villaggio di Veliko, di cui 120 bambini, dando
alle fiamme 300 abitazioni. Nell`aprile del 1944 essa deporto` 300
ebrei. Tra il 28 maggio ed il 5 luglio "la Divisione delle SS in
territorio albanese prelevo` altri 510 tra ebrei, comunisti, partigiani
e persone sospette. Di
questi 249 furono deportati", scrive Raul Hilberg. Anche i rom della
regione del Kosovo, che fino al settembre 1943, con la fascia gialla al
braccio, avevano dovuto sopportare i lavori forzati, dopo il passaggio
del Kosovo in mano tedesca furono deportati e chiusi nei campi di
concentramento in Jugoslavia, ma anche a Buchenwald e Mathausen.
Contrariamente alla leggenda che fu coltivata in seguito a Tirana, il
Kosovo fu di gran lunga la regione che dette piu` filo da torcere anche
ai partigiani di Tito. "Il movimento in Kosovo e` molto debole, quasi
morto", recitava un rapporto del PC di Jugoslavia dell`agosto 1943.
Sotto il dominio tedesco la
situazione si aggravo` ulteriormente. In un rapporto al CC del PC di
Jugoslavia, all`inizio del 1944, il raggruppamento comunista di quella
provincia, piccolo ed isolato, dichiaro` che li` le masse albanesi
consideravano gli occupatori
nazionalsocialisti come liberatori e vedevano i tedeschi come i loro
piu` grandi amici: persino alla fine del 1944, quando i partigiani
della Albania meridionale avevano gia` costretto alla fuga la Wehrmacht
ed avevano liberato l`Albania, il Kosovo rimaneva decisamente ancorato
al campo delle potenze dell`Asse. Non per caso le SS tentarono proprio
qui per l`ultima volta
di impedire la ormai scontata vittoria degli Alleati. Dopo che il
terreno a Tirana era diventato troppo bollente per loro, nell`ottobre
1944, tutt`e due i legati tedeschi che erano rimasti si trasferirono a
Prizren per appoggiare l`istituzione di un governo anticomunista in
Kosovo, sotto la guida d`un loro amico di vecchia data, il
collaborazionista Xhafer Deva,
che rifornirono in abbondanza di armi, munizioni, derrate alimentari e
probabilmente anche di agenti. Le truppe di Deva, a cavallo tra il `44
ed il `45, contavano piu` di 6000 soldati; esse avevano il comando
nella regione di Drenica. La resistenza delle truppe di Deva contro
l`esercito partigiano di Tito duro` dal novembre 1944 al maggio 1945, e
fu sconfitta solamente con
l`impiego di 30mila partigiani. L`idea panalbanese, pero`, rimase
accesa e torno` alla ribalta in Kosovo all`inizio degli anni Ottanta.

(1/2 continua)


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(2/2 segue)

IL POGROM COME PROGRAMMA

Dopo le modifiche costituzionali di Tito, nel 1974, non si poteva
parlare di discriminazioni a danno degli albanesi kosovari. Al
contrario, questi godevano di ogni diritto e controllavano l`intero
Kosovo "albanesizzato". Tuttavia
per i nazionalisti anche in questa situazione la cacciata e la
persecuzione di tutti i non-albanesi rimaneva all`ordine del giorno.
Scopo di questo movimento e` "un territorio unitario, `etnicamente
puro`, cioe` `ripulito` dai serbi e dagli altri slavi, nel quale siano
insediati solamente gli albanesi", come
indicava "Die Welt" nel 1986. "Lo scopo dei nazionalisti radicali e`
(...) una `Albania etnica` che comprenda la Macedonia occidentale, il
sud del Montenegro, parti della Serbia meridionale, il Kosovo e
l`Albania", come scrisse il "New York Times" nel 1987. La fuga degli
slavi dinanzi al protrarsi delle violenze ha reso il Kosovo proprio
quello... che gli schipetari nazionalisti volevano da anni - una
regione "etnicamente pura".

Con l`unificazione tedesca del 1990 ritornava in campo anche la
tradizionale protettrice della idea panalbanese. Sempre nello stesso
anno i nazionalisti kosovari dichiararono l`indipendenza della loro
provincia. Ibrahim Rugova divenne il "presidente" e Bujar Bukoshi
il "capo del governo" del "Kosova indipendente". Nessuno dei due
nascondeva le proprie grandi ambizioni. "Personalmente mi batto per
l`unione con l`Albania", dichiaro` Rugova nel 1991. "Comunque la
migliore soluzione sarebbe che gli albanesi vivano tutti in un unico
stato, anche gli albanesi
della Macedonia dovrebbero farne parte". Bujar Bukoshi, che non a caso
insedio` il suo "governo in esilio" in Germania, non era da
meno: "Faremo di tutto perche` la libera repubblica del Kosova e
l`Albania un giorno siano tutt`uno", riporto` il
quotidiano "Tageszeitung", aggiungendo: "I bambini gia` imparano nelle
scuole private [quelle del sistema "parallelo" del quale con tanto
acritico apprezzamento si e` parlato anche in Italia, ndT] come ci si
debba comportare in caso di `guerra etnica`." Ed in effetti questo
programma delle scuole private degli albanesi kosovari - dirette dalla
Germania, finanziate dagli esuli albanesi ed appoggiate politicamente
dal governo federale tedesco [programma ed insegnamento cui hanno
attivamente lavorato settori "nonviolenti" ed associazioni
"per i diritti umani" di varie nazioni, tra le quali come capofila la
Gesellschaft fuer Bedrohte Voelker / Associazione Popoli Minacciati,
spec. la sua sezione italiana-sudtirolese, cfr. i loro siti internet -
ndT] attraverso i suoi materiali di orientamento "grottescamente
nazionalista ed antiserbo" (W. Oschlies) ha a tutti gli effetti
continuato l`opera di "formazione" che nelle zone sotto occupazione
tedesca era stata
interrotta nel 1944.

Le prime cariche esplosive per la nuova Grande Albania scoppiarono nel
febbraio 1996: come primo atto pubblico l`UCK attacco` cinque campi
profughi serbi contemporaneamente con ordigni esplosivi. Cosi` ebbe
inizio "la guerra per la liberazione dei territori kosovari che sono
occupati da
serbi, macedoni e montenegrini", come dichiaro` in seguito un portavoce
dell`UCK. Non e` un caso se gia` questa prima azione fu rivendicata con
un riferimento alla vecchia divisione delle SS "Skanderbeg". Molti
quadri di comando dell`UCK, nonche` il suo fondatore Adem Jashari
[ucciso nella sua roccaforte di Drenica nel marzo 1998 in una vasta
operazione della polizia
jugoslava, che suscito` grande clamore; ndT], furono reclutati in
quanto figli o nipoti di appartenenti della vecchia divisione
SS "Skanderbeg".
Anche la organizzazione albanese di estrema destra "Balli
Kombetaer" (Fronte Nazionale), che nel 1944 era annoverata tra i
principali sostenitori del dominio nazista, si pregia volentieri di
esercitare il proprio influsso sull`UCK. Pure certe usanze ricollegano
l`UCK direttamente ai suoi precursori nazisti. Ad esempio, ancora oggi
almeno i membri macedoni
dell`UCK per richiamarsi al battaglione delle camicie nere che
stazionavano a Prizren nel 1941 indossano una casacca nera. Ed anche il
loro saluto originario - il pugno chiuso sulla nuca - deriva dalla
tradizione fascista. Questo saluto militare fu sostituito con quello
comunemente usato nella NATO solamente dopo che qualche osservatore
dotato di memoria storica ne fu infastidito. Il principale elemento di
continuita` tra la divisione delle SS "Skanderbeg" e l`UCK consiste
nel fatto che ad entrambi non interessa alcuna forma statuale albanese
che non sia fondata sulla "purezza etnica", per cui tutto cio`
che contrasta con l`ideale di omogeneita` nazionale o che ricorda il
vecchio dominio serbo deve essere distrutto e spazzato via. La loro
concezione di liberta` e` orientata nel senso della
nazionalsocialista "liberta` da": liberta` dagli ebrei, liberta` dai
rom, liberta` dai turchi e dagli slavo-macedoni... Questa concezione
di "liberta`" era stata
introdotta nei territori controllati dall`UCK sin dall`inizio. "Nelle
localita` in tal modo liberate l`UCK mise al bando tutti i partiti
politici e scateno` la violenza contro le minoranze dei serbi, dei rom
e dei gorani (macedoni islamizzati)". Questo modello di societa`
nazional-fascistoide rappresenta la caratteristica principale del
progetto della "Grande Albania".

UN PROTETTORATO PER L`UCK

Sin dall`inizio del protettorato della NATO in Kosovo i vecchi ricordi
della Grande Albania degli anni 1943-1944 si sono ridestati. Quando le
truppe tedesche hanno marciato su Prizren sono state salutate come da
vecchi commilitoni. "Sicuramente per i tedeschi sin dal primo istante
e` stato tutto piu` semplice di quanto non lo sia stato per il resto
delle truppe
della KFOR", ha commentato "Der Spiegel". "Per il loro appoggio alla
indipendenza degli albanesi ai tempi di Hitler le generazioni ancora
viventi sentono una fratellanza forgiata nella storia, da trasmettere
ai nipoti...
Come nell`anno 1943 (...), soprattutto le gerarchie dell`UCK esaltano
`il patto sancito nella storia`". In una "Guida per i contingenti della
Bundeswehr in Kosovo" il governo federale tedesco si e` soffermato su
questo affratellamento. "Non si puo` escludere che, a causa di questi
trascorsi storici (...) possa capitare di essere avvicinati da parenti
o amici di ex-membri della divisione SS `Skanderbeg`". Non
necessariamente questo va ricollegato ad una qualche mitizzazione del
periodo del dominio nazista: anche un riferimento ad un calciatore
tedesco potrebbe essere motivo per esprimere il "legame". Il "legame"
con la Germania, seguendo questo filo conduttore, puo` finire per
palesarsi attraverso la simpatia per il nazismo, e l`apprezzamento per
le azioni della Wehrmacht puo` essere considerato normale. La stessa
Bundeswehr dimostra giorno per giorno il suo legame con la Wehrmacht:
ripercorrendo
precisamente il rituale che l`emittente tedesca "Radio Belgrado" curava
dal 1941, a Prizren come sigla quotidiana della trasmissione
radiofonica militare tedesca si usa la nota hit della Wehrmacht "Lili
Marlene"; una provocazione che il governo federale tedesco si puo`
permettere solamente laggiu`, dove un tempo era il centro del
collaborazionismo nazista. E comunque questa scelta musicale ha un
senso piu` profondo, benche` non
trasparente: contemporaneamente alla trasmissione della vecchia
melodia, a Prizren si riparte con le "pulizie" della vecchia divisione
delle SS. Non esiste zona, in Kosovo, dove l`UCK goda di tanta mano
libera per attuare i suoi pogrom, quanto quella sotto amministrazione
tedesca. "A Prizren i soldati tedeschi hanno concesso ai miliziani
albanesi dell`Esercito di Liberazione del Kosovo di dettare legge in
citta`, affidando loro il destino delle famiglie serbe", criticava il
giornale
parigino "Le Figaro". "L`UCK ha dichiarato che Prizren e` totalmente
sotto il suo controllo", ha confermato la "Frankfurter Allgemeine
Zeitung". Persino il capo spirituale dei serbi-kosovari, il vescovo
Artemije, ha chiesto invano al contingente tedesco della KFOR a Prizren
garanzie di sicurezza.

"PUREZZA ETNICA" - UN IDEALE TEDESCO

Diecimila serbi di Prizren sono stati quasi tutti presi di mira o
scacciati, i rom del Kosovo sono stati perseguitati in modo
sistematico, e le ultime comunita` ebraiche di Pristina sono state
cacciate via con minacce e violenze. Eppure, per la politica tedesca
questo pare essere a tutti gli effetti
un bilancio positivo. "Nel Kosovo la criminalita` adesso e` inferiore
che a Mosca", ha detto esultante ad esempio Rudolf Scharping, mentre
l`ex comandante tedesco della KFOR Klaus Reinhardt si compiace
soddisfatto: "Oggi a Prizren
come a Pristina la situazione e` quella di altre citta` occidentali: le
discoteche sono piene, la gente siede lungo i viali ed e` contenta di
poter vivere in pace". La pace, secondo questa logica, sarebbe
sopraggiunta perche` "i diversi per nazionalita`" finalmente sono stati
di nuovo cacciati
via. Infatti, spiega Reinhardt, "solo nelle zone dove si confrontano i
vari gruppi etnici le tensioni sono ancora grosse". Per dirla in
un`altra maniera: il pericolo potenziale e` eliminato solamente nelle
zone e nei territori "etnicamente puri". Il Kosovo puo` essere un
modello di nazione in questo
senso? Gli ufficiali della Bundeswehr vogliono forse in questo modo
dire esplicitamente che "la concezione occidentale di una convivenza
pacifica tra vari gruppi nazionali in Stati multietnici (...) e` una
finzione"?

POTERE E FOLLIA

Come in passato, cosi` anche nel presente la Germania si profila come
la potenza protettrice del nazionalismo albanese - con attivismo,
competenza, e con un apparato fortemente motivato. Per questa politica
Gerhardt Schroeder e` stato accolto a Prizren con "un giubilo di
incredibile euforia". Fin qui tutto chiaro. Ma perche` mai Schroeder,
quando si vide
festeggiato in quel modo a Prizren, rimase "commosso"? Perche` mai ne
dedusse che quel giubilo "sulla scorta della particolare storia
tedesca" avrebbe dovuto commuovere chiunque? La spiegazione e`
semplice: il cancelliere federale non ha percepito l`applauso degli
albanesi kosovari come giubilo per la continuita` della politica
tedesca sulla Albania; viceversa,
in quell`applauso egli ha fantasticato esattamente il contrario, cioe`
la conferma di una presunta discontinuita` e l`affrancamento di una
Germania "cosciente del passato". Con narcisistica autostima Schroeder
ha ridisegnato la realta`, come se ad esaltare la Germania non fossero
i difensori del
collaborazionismo bensi` i seguaci dell`esercito partigiano di Tito. La
commozione del cancelliere esprime follia: una particolare disposizione
della psiche tesa a creare una realta` tutta propria. Per questa
disposizione, Auschwitz - cioe` il tema della colpa e della redenzione -
e` centrale. L`intervento della Bundeswehr contribuisce "a sostituire
la colpa storica
ed il crimine storico, commessi nel nome della Germania, con una
diversa immagine del nostro paese", ha spiegato il cancelliere ai
soldati stazionati a Prizren. Ma come possono le immagini "sostituire"
i crimini? Il guasto logico della formulazione di Schroeder corrisponde
al guasto
psico-logico della collettivita` tedesca: come il disco rigido di un
computer si cancella e si sovrascrive con un nuovo programma, cosi`
Schroeder & company devono cancellare i crimini del nazismo e
sostituirli con un programma di "orgoglio di essere tedeschi". Questa
disposizione in effetti cozza frontalmente contro la realta` politica:
gli elementi di continuita` tra la politica per il Kosovo attuale e
quella del nazionalsocialismo sono sotto gli occhi di tutti. Eppure la
realta` viene riconosciuta a livello di coscienza sociale solamente
nella misura in cui essa si armonizza con lo stato di necessita` psico-
sociale. Sembra che i tedeschi si siano confrontati tanto intensamente
con il loro passato come nessun altro ha fatto; eppure i crimini delle
SS albanesi-kosovare vengono ignorati quasi fossero nelle cose, se da
essi bisogna apprendere qualcosa per il presente. Certo, il tema
delle "pulizie etniche" gode di ampia popolarita`; pero` la cacciata
degli ebrei di Pristina, della quale si e` occupato pure il
Parlamento britannico, dalle nostre parti e` un tabu`, perche` ricorda
il passato. Tutte le chiacchiere sul pluralismo che riempiono i nostri
giornali e le nostre reti televisive, quasi fosse cosa assodata, si
trasformano repentinamente in un silenzio assoluto quando il bisogno di
redenzione implica dei conti da pagare, ed il retroterra
nazionalsocialista degli
attuali piani tedeschi di costituzione di una Grande Albania rischia di
venire a galla.

(Fine. Traduzione a cura del Coordinamento Romano per la Jugoslavia)

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Traduzioni a cura di "Soccorso Popolare" (Padova)
<soccorsopopolare@...>

---

MESSAGGIO DI MICHEL COLLON 2 GIUGNO 2001

Cari amici,

Ci tengo molto ad informarvi sugli sviluppi del mio tumore.Vi ricordo
che sono appena stato operato per un tumore al rene; l'operazione ha
avuto buon esito e io mi sto rimettendo normalmente.

Disgraziatamente ho appena appreso che gli esami condotti sia sul
rene asportato, sia sull'altro rene e sulla ghiandola tiroide, hanno
rivelato la presenza di cesio 134 e 137 e anche di un terzo
elemento [radioattivo]. Tutti sono derivati dall'Uranio 235 che,
com'è noto, deriva dalle scorie delle centrali nucleari.

Delle verifiche saranno ancora effettuate nei giorni che vengono. Il
laboratorio dell'Istituto di Medicina Nucleare diretto dal professor
Frohling a dunque trovato delle sostanze radioattive nel mio corpo.
Questo fatto non fa che rafforzare la mia collera contro i caopi
della Nato che hanno trasformato dei territori interi in discarica
radioattiva.

Ho avuto la grande fortuna di essere stato diagnosticato presto e
curato da medici competenti e solidali. Ma io penso alle popolazioni
dei territori colpiti, alle centinaia di migliaia di persone che non
avranno accesso a queste diagnosi e cure sofisticate e costose. Negli
anni a venire dunque la nato provocherà ( e ha già provocato) in
queste regioni delle enormi sofferenze e angosce.

Mi auguro che la mia esperienza sia utile per portare a galla
clamorosamente la verità e per rinforzare la determinazione di tutti
quelli che vogliono far pagare i capi della Nato.

Quelli della Nato sono dei mostri che hanno mentito sulla loro guerra
che hanno preteso pulita. Non solamente hanno mentito sui loro scopi
sedicenti umanitari (in realtà economici e strategici), ma in più
hanno trattato come scorie tutte le popolazioni dei territori
aggrediti.

Sono risoluto a iniziare un azione giudiziaria d'urgenza, la Nato
deve pagare gli esami e le analisi costose. Il principio di
precauzione non è stato fatto valere per tutti i Belgi che si sono
recati in quei paesi (Irak, Bosnia, Kossovo, Jugoslavia) essi devono
anche poter beneficiare degli esami di depistaggio (individuazione
mediante ricerche

Medicina per il Terzo Mondo si impegna a coordinare i passi necessari

Médecine pour le Tiers Monde : 02/5040147
Colette Moulaert Email: colette.moulaert@...

---

Michel Collon 4 GIUGNO 2001

Il movimento anti- globalizzazione deve diventare anche un movimento
per la pace

Michel Collon ha tenuto delle conferenze nel mondo intero. Per
fermare le guerre al servizio del Nuovo ordine mondiale delle
multinazionali, per fare contrapposizione alle minacce che pesano su
tutti i paesi impegnati sulla via di uno sviluppo indipendente,
chiama a costruire con urgenza un movimento internazionale per la pace

Herwig Lerouge

Michel Collon Spero che quello che sta succedendo a me oggi aiuterà a
prendere coscienza della sofferenza causata dalle guerre sedicenti
pulite e umanitarie della Nato in Irak e nella ex-Jugoslavia. A causa
dell'uranio, ingannevolemte definito impoverito, centinaia di
migliaia di persone- particolarmente dei bambini- soffrono o stanno
per soffrire di tumori, di leucemie e di altre malattie. Il ministro
britannico della guerra diceva -già nel 1914-18, "Se le genti
sapessero veramente quello che succede, la guerra sarebbe fermata
domani". Possa il mio caso aiutare a strappare la cortina fumogena
che gkli specialisti in comunicazione occidentali innalzano per
dissimulare sia i loro veri obiettivi, sia gli orrori di queste
guerre.

E' possibile questo?
Michel Collon Si, la gente non è stupida. All'ospedale
un'infermieras congolese mi ha detto: "Le grandi potenze non sono
mai "umanitarie". Quando i massacratori si scatenavano nel povero
Ruanda hanno lasciato fare. Ma intervengono nel congo ricco per
controllare le sue ricchezze" Chiunque conosce bene il suo
territorio, la sua regione d'origine, può avere una visione chiara
malgrado la disinformazione. Bisogna allargare e mettere in comune
queste lucidità disperse

Tu insisti perché tutte queste guerre siano considerate come un
unico insieme..

Miche Collon Assolutamente sì. Di più in più vno paesi aggrediti e
minacciati. L'Irak: dopo le bombe, l'embargo che ha fatto già più di
un milione di vittime. La Jugoslavia, dal 1991 e non finisce qui. I
paesi petroliferi del Caucaso e, in Algeria, il via libera agli
estremisti islamici. Il Congo: 3,5 milioni di vittime in seguito
all'aggressione fomentata dietro le quinte dagli Stati Uniti. Vero
genocidio in un silenzio completo. La Colombia aggredita sempre dagli
usa, che minacciano anche la Corea, Cuba e forse un giorno la Russia
e la Cina.

Tutte queste guerre hanno lo stesso obiettivo: permettere alle
multinazionali di accaparrarsi delle ricchezze strategiche e dei
mercati. Il 28 marzo 1999, poco prima dei bombardamenti sulla
Jugoslavia, il New York Times scriveva: " Perché la globalizzazione
funzioni, l'America non deve temere di agire da superpotenza
onnipotente qual è in realtà. La mano invisibile del mercato non
funzionerà mai senza un pugno nascosto. Mc Donald non può prosperare
senza Mc Donnel Douglas, il costruttore dell'aereo F-15"

Il mondo progressista ne è cosciente?

Michel Collon Non ancora. Il movimento anti-globalizzazione deve
assolutamente acquisire anche un'altra valenza: la lotta per la pace.
La Nato è l'esercito, il braccio armato delle multinazionali. La Nato
ha bombardato la Jugoslavia non per farvi trionfare i diritti
dell'uomo, ma per obbligarla a applicare il programma del Fondo
monetario e del WTO. L'Irak deve sottomettersi alle multinazionali
del petrolio. La nato è il pugno incaricato di spezzare ogni
resistenza all'ordine assurdo delle multinazionali.

E' assurdo vedere delle imprese raddoppiare i loro profitti e nello
stesso tempo licenziare massicciamente con gli applausi della Borsa.
E' assurdo vedere un paio di Nike che si vendono a 90.000 lire quando
l'operaio che le ha prodotte prende poche centinaia di lire l'ora.
Chi può trovare sensato un sistema che impoverisce sistematicamente
quelli che dovrebbero acquistare? L'impoverimento di enormi masse
rende feroce la battaglia per i mercati "ricchi". La rivalità tra
grandi potenze, soprattutto USA e UE è diventata un aspetto
importante di tutte le guerre recenti.
Di qui l'intensificazione del militarismo. Aumento del bilancio
militare US del 70%. Rilancio della corsa agli armamenti, compresi
quelli nello spazio: lo scudo antimissile non ha niente di difensivo,
ma deve permettere agli USA di attaccare dovunque nel mondo, compresi
gli attacchi con armi nucleari, senza che i paesi aggrediti possano
rispondere. Nello stesso tempo si mette in funzione l'Euro-armata,
incaricata di condurre guerre sporche dello stesso tipo, ma per conto
delle multinazionali europee. Senza dimenticare il Giappone, numero
due mondiale, quanto alla percentuale del Prodotto lordo nazionale
dedicato alle spese militari.

Quali sarebbero i compiti di questo movimento della pace secondo te
necessario?

Primo, fare con a più gente possibile una vera controinformazione. Le
guerre sarebbero impossibili senza le mediaballe. I paesi che
resistono sono messi al bando da una disinformazione destinata a
disorientare l'opinione pubblica internazionale.

Secondo contribuire a far sì che tutte le resistenze si uniscano e si
rinforzino reciprocamente. Solidarieta' e mutuo soccorso

Oggi le resistenze alla guerra si conducono in ordine sparso. Siamo
divisi. Gli USA e la NATO attaccano la Jugoslavia facendo credere
agli Arabi che essi difendono i mussulmani di Bosnia contro
Milosevic. Invece essi attaccano la Jugoslavia per le stesse ragioni
della Palestina.

Infine il movimento contro la globalizzazione delle multinazionali,
il movimento ecologista e il movimento di solidarietà con i paesi
aggrediti dovrebbero unirsi per arrivare a far proibire l'uso di
certe armi, specificamente l'uranio.

Hai fatto conferenze nel mondo intero. La gente ti pare pronta?

Michel Collon Di più in più- anche nei paesi ricchi - cominciano a
inquietarsi per il numero crescente di guerre. Il movimento greco per
la pace ha ottenuto delle grandi vittorie contro l'uranio. Gli ex-
militari colpiti US e francesi anche. Sono informato che la lotta
cresce in Spagna, in germania..

Sostenere la resistenza dei paesi aggrediti, arrestare l'intervento
all'estero del proprio paese è fondamentale e cruciale. Il Viet-nam
ha potuto vincere gli stati Uniti grazie alla sua lotta eroica, ma
anche grazie a un movimento mondiale di solidarietà.

Verso chi deve orientarsi questo movimento?

Verso i giovani che sono sempre stati alla testa del combat, della
lotta contro l'ingiustizia. E verso il movimento operaio che deve
rendersi conto appieno che il denaro inghiottito nella spesa per
carriarmati e bombardieri non è più disponibile per l'occupazione, il
sociale, i servizi, gli ospedali, la scuola.

Questo movimento deve essere estremamente largo, ma permettere anche
di rimettere in questione il sistema che causa la guerra. Gli orrori
attuali devono servire a far comprendere che la dittatura del
profitto assoluto porta inevitabilmente alla guerra.

Aggiungo che occorre avere subito una dimensione europea e
internazionale.

Il campo che ci sta in faccia E' mondializzato. Dobbiamo esserlo
anche noi.

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La fonte delle citazioni che seguono, di Vllasi e di Milosevic,
e` il libro "Najteza bitka Josipa Broza Tita"
(La battaglia piu` difficile di Josip Broz Tito)
di Zvonko Staubringer - Ed. SK-PJ u Hrvatskoj,
Belgrado 1992.
(A cura del Coordinamento Romano per la Jugoslavia)

---

ADEM VLLASI, da segretario federale della SKOJ (gioventu`
comunista) dopo la morte di Tito dichiaro':

"A noi del Kosovo il compagno Tito spesso ricordava
il dovere e l`impegno di conservare la Fratellanza e
l`Unita`. Per questo motivo essere fedeli all`opera
ed al messaggio di Tito significa impegnarsi con
fermezza per la fratellanza, l`unita` e l`eguaglianza
di albanesi, serbi, montenegrini, turchi, musulmani, e degli
altri... La morte del compagno Tito ha toccato profondamente
ogni persona. Ci ritroviamo piu` poveri e difficilmente
potremo colmare la sua mancanza nelle nostre fila..."

Oggi Adem Vllasi non gode di particolare influenza politica, ma
trova credito tuttora nel sistema mediatico post-jugoslavo. All`inizio
della primavera di quest`anno (2001), nel corso di una trasmissione
dibattito alla radiotelevisione della Croazia, commentando la
figura di Tito Vllasi ha parlato di lui come del "capo di un regime
bolscevico", rinnegando in pratica non solo le sue stesse parole
piu` sopra riportate, ma anche il suo stesso passato di dirigente della
Lega della Gioventu` Comunista di Jugoslavia (SKOJ). Un giornalista
presente gli ha subito ribattuto intelligentemente: "Lei farebbe
meglio a tacere su Tito, poiche` non mi sembra la persona piu`
adatta ad esprimere giudizi".

SLOBODAN MILOSEVIC non si occupava di politica ai
tempi della morte di Tito; inizio` solo nel 1983. Ha citato
il nome e l`opera di Tito raramente nei suoi discorsi, ma
ha fermamente difeso quanto era stato realizzato nel periodo
titino, e negli anni Ottanta ha aspramente criticato gli
anticomunisti ed i nazionalisti. Cosi` ad esempio nel giugno
1987, al IX Congresso del CC della LCJ, dichiarava:

"I comunisti serbi ed il popolo serbo non hanno mai avuto comprensione
verso i propri traditori. Ancora oggi essi ricordano con ribrezzo,
e le nuove generazioni sanno, che cosa e` stato il movimento
cetnico, ovvero il piu` grande tradimento nella storia del
popolo serbo. Percio` tutti in Jugoslavia devono sapere che
come durante la guerra cosi` anche oggi ne` il vecchio ne` tantomeno
il nuovo movimento cetnico, ne` il vecchio ne` il nuovo
nazionalismo passeranno in Serbia".

Solamente in una occasione, e cioe` al VII Congresso del CC
della LC di Serbia, nel settembre 1987, Milosevic parlo` direttamente
di Tito, dicendo tra l`altro:

"Il pensiero e la forza creativa, e la sua stessa opera
rivoluzionaria creano tutt`oggi, come allora, ponti di comprensione
tra le generazioni, nella gente, tra i popoli, e rappresentano
una costante ispirazione per le nuove generazioni, per tutti coloro
che continuano ininterrottamente il corso della rivoluzione.
La sua vita intensa ed il suo percorso rivoluzionario non sono
entrati semplicemente nella storia, bensi` sono diventati storia essi
stessi, e la sua opera non appartiene al passato... Tito portava
dentro di se un profondo e forte sentimento di energia, di
sicurezza e di ottimismo. Queste sue qualita` avevano un significato
sociale, politico, storico a tutti gli effetti, nel fatto che non
dicevano qualcosa solamente su Tito come uomo, ma anche su Tito come
combattente, come uomo politico, come rivoluzionario. Percio`
egli poteva allo stesso tempo essere a capo della rivoluzione,,
e percio` egli, questa rivoluzione, pote` condurla alla vittoria".

Slobodan Milosevic oggi e` in prigione accusato di ogni
crimine. Dai suoi ultimi discorsi pubblici e dalle ultime
interviste rilasciate non abbiamo appreso alcun nuovo
giudizio sulla figura di Tito, ma piuttosto la contrarieta`
alla svendita incondizionata della RF di Jugoslavia al capitale
straniero, e la convinzione di essere diventato un
perseguitato politico per aver voluto strenuamente difendere
la indipendenza del proprio paese.

---

Questa lista e' provvisoriamente curata da componenti della
ASSEMBLEA ANTIMPERIALISTA (ex Coord. Naz. "La Jugoslavia Vivra'"):
> http://www.tuttinlotta.org
I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
opinioni delle realta' che compongono questa struttura, ma
vengono fatti circolare per il loro contenuto informativo al
solo scopo di segnalazione e commento ("for fair use only").
Archivio:
> http://www.domeus.it/circles/jugoinfo oppure:
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Sito WEB (non aggiornato):
> http://digilander.iol.it/lajugoslaviavivra

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- "MONOPOLY" TO BE PUBLISHED SOON IN ENGLISH!
- AN URGENT APPEAL: "THE ANTI-GLOBALIZATION MOVEMENT MUST ALSO BECOME
AN ANTI-WAR MOVEMENT" (english - francais - espanol)

Here are the Internet adresses of an interview in 'Real Audio' of
Michel Collon in English
> http://clients.loudeye.com/imc/belgium/michelcolon_02.ram
et en fran�ais:
> http://clients.loudeye.com/imc/belgium/m_colom_0101.ram
both on the IndyMedia-Belgium web site at the address
> http://www.indymedia.be/theme/index_uranium.php3
where you can also find some interventions at the 1st March event
"Uranium, the victims speak off"

---

"MONOPOLY" TO BE PUBLISHED SOON IN ENGLISH!

Michel Collon:

Monopoly
NATO, Toward World Conquest

Coming Soon in English!
Contact:
Michel Collon at michel.collon@...
Milo Yelesiyevich at serbianclassics@...

Table of Contents
1. Media-Test: How Good Is Our Information about Kosovo? 9
The Four Principles of War Propaganda 12
What They Did Not Say about the Ra*ak Massacre 13
Preliminary Media Lies 24
How Washington Made the War Inevitable 26
Who Read the Text of the Rambouillet Accords? 38
Genocide, Ethnic Cleansing and Mass Graves 42

2. Serbs and Albanians: Hidden Aspects of the �Ethnic� Problem 59
The Suppression of Autonomy (1989) 62
The Great Powers Behind the KLA 68
The Military Tactics of the Two Camps 77
Causes of the Exodus of Refugees 81
What Does the Future Hold in Store for Kosovo? 85

3. NATO�s Future Targets 89
An Army at the Service of Globalization 90
The Next Targets: Irak, Algeria, Congo� and Moscow! 102
Caucasus: The Next War for Oil 112
What They Are Concealing about Chechnya 112
Towards Planetary Expansion 131
China: The Bombardment Was a Warning 144
International Law Ridiculed 157
Why the U.S. Armaments Budget Grew by 70% 163
The Birth of the Euro-Army 172

4. Was the War that Nato Fought a Dirty War? 179
Images of Suffering 181
The Theory of �Collateral Damage� 189
The Resistance of a People 195
Nato and the KLA Have �Ethnically Cleansed� Kosovo 204
How the Multinationals have Cut Up Kosovo 210
To Re-establish the Dialogue 217

5. The Necessity of a Global Peace Movement 221

Are We Condemned to Always Learn
the Truth too Late?

Each war begins with media lies. Public opinion must support the
troops, isn�t that so?
We learn the truth years later. That, for example, the United States
had completely invented the attack by Vietnamese gunboats in the Tonkin
Gulf, which served as a pretext for starting the Vietnam War. That the
horrifying theft of incubators from Kuhwait City by the Iraqi Arm was
itself a complete fabrication invented by a U.S. public relations firm
in 1990. That the military interventions against the island of Granada
(1983), Panama (1989), Somalia (1993), Bosnia (1995) were equally
�justified� with the aid of media lies and clever deceptions.
Are we condemned to always learn the truth too late?
No. The primary objective of this book is to teach the reader to
recognize media-lies. Taking as an example the war against Yugoslavia,
we will study the procedures utilized to spread disinformation. These
are the great principles of �war propaganda.� Massacres, mass graves,
ethnic cleansing: how can one disentangle truth from falsehood as
concealed by these spectacular images?
But, if disassembling spectacular media lies is important, it is even
more important to understand the true objectives of the great powers in
these wars. To understand what is concealed from us.
Have we really said all we have to say about the �ethnic� conflict
between Serbs and Albanians? Why have they concealed from us the fact
that Western secret service agencies have been for a long time
delivering weapons to the KLA? Just as they had delivered arms to the
Croat and Muslim separatists well before the outbreak of the war in
Croatia and Bosnia, in 1991. Who was fanning the flames of the
conflict behind the scenes?
And for what interests did the United States systematically provoke the
war? Most notably with the presentation at Rambouillet of an �accord�
which it knew was unacceptable because it demanded the military
occupation of all of Yugoslavia. Was it really about the U.S. imposing
itself as the cop in Europe through NATO?
We were told that NATO intervened for humanitarian reasons. But NATO
itself has armed Turkish generals to bomb Kurdish refugees. And
Madeleine Albright has publicly acknowledged that �[it was worth it to
kill five hundred thousand Iraqi children by the embargo]� in order to
control Middle East oil. What interests are concealed behind this
strange humanitarianism?
Could there be a secret agenda? Since 1996, the chief of the Belgian
Air Force, General Van Hecke, warned: �If Russia goes to pieces,
Europe should intervene militarily, and then we�ll have a Yugoslavia
raised to the tenth power.� Since the famous Brzezinski strategy
declared that it would divide Russia into three parts, is the United
States going about this peacefully to achieve this plan?
What are NATO�s future targets? Who has armed the separatist militias
in Chechnya? and will it be the next Kosovo? Step by step, NATO is
pursuing eastward expansion. We will examine the secret aspects of the
wars which are emerging: Caucasus, Russia, perhaps China. And most of
all the economic stakes, because NATO doesn�t go just anywhere. It
wants to control oil and gas routes, sources of colossal profits, the
keys to the world of tomorrow.
The war against Yugoslavia is merely the other side of the battle that
took place in Seattle over the unjust economic rules imposed by
multinational corporations. An American strategy has declared that: �
[The principal role of NATO is to integrate numerous regions into the
western economic community].� Is NATO, therefore, the army that
belongs to multinational corporations?
And when this NATO goes to war, does the media tell us the truth about
its actions? What are they concealing behind the term �collateral
damage�? Did NATO really bomb two refugee columns, an international
train, the Chinese embassy, the market and the hospital in Nish, and
numerous civilian targets �by mistake�? Does it really wage war in a
�civilized� manner?
A lot of questions. To which we must respond. In order to avoid
having them entrap us in the next war.

Michel Collon

37 Rue Andr� Renard T�l + Fax: 32 / 4 / 246 28 81
4430 Ans � Belgique E-mail: michel.collon@...

_ Journalist, writer for the weekly Solidaire.
_ Author of Attention, m�dias! (EPO, Brussels, 1992).
Subtitle: Media Lies about the Gulf War
Anti-manipulatin manual.
Analysis of general media systems
Three editions, more than 6,000 copies (out-of-print)
Translations in Spanish and Arabic
_ Author of Liar�s Poker (EPO, Brussels, 1998)
Subtitle: The Great Powers, Yugoslavia and the Wars to Come
Two editions, more than 4,000 copies.
Translations in Spanish, Dutch, and soon in Italian, Serbo-Croat and
English
Analysis of hidden strategies (U.S., Germany, NATO) in the Balkans.
Foresaw the Kosovo War, NATO expansion into the Caucasus
_ Numerous trips to Yugoslavia and the ex-Yugoslavia
_ Moving force in the Belgian Peace Movement. Led a delegation of
fifteen Belgians to Yugoslavia in May 1999 during the bombardment.
_ Co-Producer of the film, �Sous les bombes de l�Otan� (Regards
Crois�s, Brusells, 1999, 45 minutes) during the above-mentioned trip to
Yugoslavia.
_ More than two hundred conferences and debates, in numerous countries
(France, England, Netherlands, Italy)

---

AN URGENT APPEAL TO THE ANTI-GLOBALIZATION MOVEMENT

(you could find hereafter this text: en fran�ais - en espa�ol)

Michel Collon makes an urgent appeal:
�The anti-globalization movement must also become an anti-war movement�

Michel Collon has held conference around the entire world. To stop wars
in the service of the New World Order of the multinational monopolies,
to counteract the threats weighing on all countries engaged in
independent development, he is calling for the urgent formation of an
international movement for peace.

(Herwig Lerouge doing the interview)

Michel Collon. I hope that what is happening to me now will help others
to become more conscious of the suffering caused by NATO�s so-called
clean and humanitarian wars in Iraq and in the former Yugoslavia.
Because of uranium�deceivingly called depleted�hundreds of thousands of
people, particularly children, are suffering or will suffer from
cancers, leukemias and other illnesses. The British minister of war in
1914-1918 already said at that time: "If the people truly knew, the war
would be stopped tomorrow." If only my experience could help to cut
through the curtain of smoke that the Western spin-doctors have put up
to disguise the true aims as well as the horrors of these wars.

Is it possible?

Michel Collon. Yes, people are not truly dupes. In the hospital, a
Congolese nurse told me, "The great powers are never �humanitarian."
When genocide was taking place in Rwanda, a poor country, they let it
go on. But they intervened in the rich Congo to control those riches."
Someone who is familiar with her region of origin can have a clear view
despite the disinformation. We must generalize these isolated instances
of clear thinking and make them common knowledge.

You insist that we consider all these wars as a collection...

Michel Collon. Absolutely. More and more countries are attacked or
threatened. Iraq: after the bombs, the sanctions, making already more
than a million victims. Yugoslavia since 1991, and it�s not finished
yet. The oil-producting countries of the Caucausus and in Algeria
through the use of right-wing religious fundamentalists. The Congo: 3.5
million victims following an aggression fomented and supported behind
the scenes by the United States. A veritable genocide with complete
silence about it. Colombia still under attack by the USA. Washington
also threatens Korea, perhaps Cuba and even one day China or Russia.

All these wars serve the same objective: to permit the multinational
corporations to monopolize strategic resources and markets. On March
28, 1999, just a few days after the bombing of Yugoslavia started
[bombing started March 24�jc], Thomas Friedman wrote in the New York
Times, "For globalization to succeed, America cannot fear to act like
the omnipotent superpower that it is. The hidden hand of the market
will never work without a hidden fist. McDonald's cannot flourish
without McDonald-Douglas, the designer of the F-15."

Is the progressive community conscious enough of what is needed?

Michel Collon. Not yet. The anti-globalization movement must absolutely
acquire an additional dimension: the struggle for peace. NATO is the
army of the multinational corporations. NATO bombed Yugoslavia not to
bring about a triumph for human rights, but to force that country to
apply the program of the International Monetary Fund and the World
Trade Organization. And Iraq should bow before the oil monopolies. NATO
is the fist charged with breaking all resistance to the absurd order of
the multinationals.

It is absurd to see these enterprises doubling their profits at the
same time they carry out massive layoffs, all to the applause of the
stock markets. To see that a pair of Nike sneakers sells for $75 while
the work who makes them only is paid 30 cents an hour is absurd. Who
can find such a system sensible�on that systematically impoverishes
those to whom it must sell? This impoverishment of the greatest number
makes the battle for markets so ferocious. The rivalries between the
great powers�especially between the United States and the European
Union�has become an important aspect of all recent wars.

Then there is the intensification of militarism. Increase of the
military budget of 70 percent in the U.S. Resumption of the arms race,
including that in space: the belt of anti-missile missiles has nothing
to do with defense, but would permit the USA to attack anywhere in the
world, even to use nuclear weapons, without allowing the attacked
country to respond. At the same time a Euroarmy is being put in place,
charged with carrying out the same dirty wars but for the European
multinational corporations. Without forgetting Japan, number two in the
world for percentage of GNP devoted to military spending.

What would the tasks of this peace movement be?


Michel Collon. First, to bring to as broad a public as possible a true
counter-information. Wars would be impossible without the organized and
systematic media lie campaigns. Countries that resist are put beyond
the pale by a disinformation campaign designed to disorient
international public opinion.

Second, contribute to the unification and mutual reinforcement of those
who resist.

Today, the opposition to war is carried out in a dispersed manner. We
are divided. The USA and NATO attack Yugoslavia while trying to make
the Arabs believe they are defending Muslims against Milosevic. But
they are attacking Yugoslavia for the same reasons they attack Iraq or
Palestine.

Finally, the movement against globalization and the profits of the
multinationals, the movement to defend the environment, and the
movement of solidarity with the countries under attack should also
unite to succeed in stopping the use of certain weapons, most notably
that of uranium.

You have held conferences all over the world. Are the people ready?

Michel Collon. More and more�even in the rich countries�people are
disturbed about the growing number of wars. The Greek peace movement
has had great victories against uranium, former U.S. and French
soldiers also, and I�ve just learned that the movement is growing
stronger also in Germany, in Spain, etc. ...

To support the resistance in the countries under attack, to stop
foreign intervention by one�s own country, that is crucial. Vietnam was
able to triumph over U.S. aggression thanks to its own heroic struggle,
but also thanks to a worldwide solidarity movement.

Toward whom should this movement orient?

Michel Collon. Toward the youth, who have always been at the front
lines of the battle against injustice. And toward the worker�s movement
that has to be aware that the money buried in the tanks and bombers is
no longer available for jobs, social services and education.

This movement should be extremely broad but also permit those
participating to call into question the system that causes these wars.
The current horrors should serve to make it understandable that the
absolute dictatorship of profit inevitably leads to war.

I add that we need right away a dimension European and international.
The opponent camp is organized globally. We have to be too.

(translation from French: John Catalinotto)



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Michel Collon lance un appel urgent: �Le mouvement anti-globalisation
doit devenir aussi un mouvement pour la paix�
Michel Collon a donn� des conf�rences dans le monde entier. Pour
arr�ter les guerres au service du Nouvel Ordre mondial des
multinationales, pour contrer les menaces pesant sur tous les pays
engag�s dans un d�velopement ind�pendant, il appelle � construire
d'urgence un mouvement international pour la paix.

Herwig Lerouge

Michel Collon. J�esp�re que ce qui m�arrive aujourd�hui aidera �
prendre conscience de la souffrance caus�e par les guerres pr�tendument
propres et humanitaires de l�Otan en Irak et en ex-Yougoslavie. A cause
de l'uranium trompeusement appel� appauvri, des centaines de milliers
de personnes - particuli�rement des enfants - souffrent ou vont
souffrir de cancers, de leuc�mies et d�autres maladies. Le ministre
britannique de la Guerre disait en 14 - 18 d�j� : �Si les gens savaient
vraiment, la guerre serait arr�t�e demain.� . Puisse mon cas aider �
d�chirer le rideau de fum�e que les sp�cialistes en communication
occidentaux dressent pour dissimuler tant les v�ritables objectifs que
les horreurs de ces guerres.

Est-ce possible?

Michel Collon. Oui, les gens ne sont pas vraiment dupes. A l�h�pital,
une infirmi�re congolaise m'a dit: � Les grandes puissances ne sont
jamais "humanitaires". Quand les g�nocidaires se d�cha�naient dans le
Rwanda pauvre, elles ont laiss� faire. Mais elles interviennent au
Congo riche pour contr�ler ses richesses �. Quiconque conna�t bien sa
r�gion d�origine, peut avoir une vue claire malgr� la d�sinformation.
Il faut �largir et mettre en commun ces lucidit�s dispers�es�

Tu insistes pour qu'on consid�re toutes ces guerres comme un ensemble�

Michel Collon. Absolument. De plus en plus de pays sont agress�s ou
menac�s. L'Irak: apr�s les bombes, l'embargo, faisant d�j� plus d�un
million de victimes. La Yougoslavie depuis 1991, et ce n'est pas fini.
Les pays p�troliers du Caucase et en Alg�rie via les extr�mistes
islamistes. Le Congo: 3,5 millions de victimes suite � l�agression
foment�e en coulisses par les Etats-Unis. V�ritable g�nocide dans un
silence complet. La Colombie agress�e toujours par les USA. Lesquels
menacent aussi la Cor�e, peut-�tre Cuba et m�me un jour la Chine ou la
Russie.

Toutes ces guerres servent le m�me objectif : permettre aux
multinationales de s�accaparer des richesses strat�giques et des
march�s. Le 28 mars 1999, peu avant les bombardements sur la
Yougoslavie, le New York Times �crivait : � Pour que la globalisation
marche, l�Am�rique ne doit pas craindre d�agir comme la superpuissance
omnipotente qu�elle est. La main invisible du march� ne finctionnera
jamais sans un poing cach�. Mc Donalds ne peut �tre prosp�re sans Mc
Donnel Douglas, le constructeur de l�avion F-15 �.

Le monde progressiste en est-il assez conscient?

Michel Collon. Pas encore. Le mouvement anti-globalisation doit
absolument acqu�rir une dimension suppl�mentaire : la lutte pour la
paix. L�Otan c�est l�arm�e des multinationales. L�Otan a bombard� la
Yougoslavie non pour y faire triompher les droits de l�homme, mais pour
l'obliger � appliquer le programme du FMI et de l�OMC. Et l�Irak doit
se soumettre aux multinationales du p�trole. L�OTA, c'est le poing
charg� de briser toute r�sistance � l�ordre absurde des
multinationales.

Il est absurde de voir des entreprises doubler leurs b�n�fices tout en
licenciant massivement sous les applaudissements de la bourse. De voir
qu�une paire de Nike se vend � 3.000 francs alors que l�ouvrier qui les
produit ne touche que 11 francs de l�heure. Qui peut trouver sens� un
syst�me appauvrissant syst�matiquement ceux � qui il devrait vendre?
Cet appauvrissement du plus grand nombre rend si f�roce la bataille
pour les march�s. La rivalit� entre grandes puissances - surtout USA et
U.E. - est devenue un aspect important de toutes les guerres r�centes.

D'o� l'intensification du militarisme. Augmentation du budget militaire
US de 70%. Relance de la course aux armements y compris dans l�espace:
le bouclier antimissiles n�a rien de d�fensif, mais doit permettre aux
USA d'attaquer partout dans le monde, y compris avec des armes
nucl�aires, sans que le pays agress� puisse riposter. En m�me temps se
met en place l'Euro-arm�e, charg�e de mener les m�mes sales guerres
mais pour les multinationales europ�ennes. Sans oublier le Japon, n� 2
mondial quant au pourcentage du PNB consacr� � l�armement.

Quelles seraient les t�ches de ce mouvement pour la paix?

Michel Collon. Primo, apporter � un public aussi large que possible une
v�ritable contre-information. Les guerres seraient impossibles sans les
m�diamensonges. Les pays qui r�sistent sont mis au ban par une
d�sinformation destin�e � d�sorienter l�opinion publique
internationale.

Secundo, contribuer � ce que les r�sistances s�unissent et se
renforcent mutuellement.

Aujourd'hui, les r�sistances � la guerre se se m�nent en ordre
dispers�. On est divis�s. USA et Otan attaquent la Yougoslavie en
faisant croire aux Arabes qu'ils d�fendent les Musulmans contre
Milosevic. Or, ils attaquent la Yougoslavie pour les m�mes raisons que
l�Irak ou la Palestine.

Enfin, le mouvement contre la globalisation au profit des
multinationales, le mouvement �colgiste et le mouvement de solidarit�
avec les pays agress�s devraient s�unir aussi pour arriver � interdire
l�usage de certaines armes, et notamment celles � l�uranium.

Tu as donn� des conf�rences dans le monde entier. Les gens te semblent
pr�ts?

Michel Collon. De plus en plus - m�me dans les pays riches -
s'inqui�tent du nombre croissant de guerres . Le mouvement grec pour la
paix a obtenu de grandes victoires contre l'uranium, les anciens
soldats US ou fran�ais aussi, je viens d'apprendre que la lutte se
renforce aussi en Allemagne, en Espagne, etc�

Soutenir la r�sistance des pays agress�s, arr�ter l'intervention �
l'�tranger de son propre pays, c'est crucial. Le Viet-nam a pu vaincre
l'agression US gr�ce � sa propre lutte h�roique , mais aussi gr�ce � un
mouvement mondial de solidarit�.

Vers qui doit s'orienter ce mouvement?

Michel Collon. Vers la jeunesse, qui a toujours �t� � la pointe du
combat contre l�injustice. Et vers le mouvement ouvrier qui doit se
rendre compte que l�argent englouti dans les chars et les bombardiers
n�est plus disponible pour l'emploi, le social et l��ducation.

Ce mouvement doit �tre extr�mement large mais permettre aussi de
remettre en question le syst�me qui cause ces guerres. Les horreurs
actuelles doivent servir � faire comprendre que la dictature du profit
absolu m�ne in�vitablement � la guerre.

J'ajoute qu'il nous faut d�embl�e une dimension europ�enne et
internationale. Le camp en face est mondialis�. Nous devons l��tre
aussi.


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Michel Collon hace un llamamiento urgente:

"El movimiento anti-globalizaci�n debe convertirse tambi�n en un
movimiento por la paz"
Michel Collon ha dado conferencias por todo el mundo. Para detener las
guerras al servicio del Nuevo Orden mundial de las multinacionales,
para oponerse a las amenazas que pesan sobre cualquier pa�s
comprometido en un desarrollo independiente, hace un llamamiento para
crear urgentemente un movimiento internacional por la paz.

Herwing Lerouge.

Michel Collon: Espero que lo que hoy me ocurre ayude concienciar acerca
del sufrimiento ocasionado por las guerras supuestamente limpias y
humanitarias de la OTAN en Irak y en la antigua Yugoslavia. A causa del
uranio enga�osamente denominado empobrecido, centenares de miles de
personas -en especial, ni�os- sufren o ven sufrir de c�nceres,
leucemias y otras enfermedades. El ministro brit�nico de la guerra
dec�a ya en la guerra de 1914-1918: " Si la gente conociera la verdad,
la guerra ser�a parada ma�ana". Que mi caso pueda ayudar a deshacer la
cortina de humo que los especialistas de comunicaci�n occidentales
levantan para ocultar tanto los verdaderos objetivos como los horrores
de estas guerras.

�Es eso posible?

M.C: S�, la gente no est� tan enga�ada. Una enfermera congole�a me dijo
en el hospital: "Las grandes potencias nunca son "humanitarias". Cuando
se desencadenaron los genocidios en la Ruanda pobre, ellas dejaron
hacer. Sin embargo, intervienen en el Congo rico para controlar sus
riquezas". Cualquiera que conozca bien su regi�n de origen puede
hacerse una idea clara, a pesar de la desinformaci�n. Hay que ampliar y
poner en com�n esas lucideces desperdigadas.

Insistes en que todas estas guerras se consideren como un conjunto...

M.C: Desde luego. Cada vez m�s pa�ses son agredidos o amenazados. Irak:
despu�s de los bombardeos, el embargo, y han causado ya m�s de un
mill�n de v�ctimas. Yugoslavia desde 1991, y a�n no ha terminado. Los
pa�ses petrol�feros del C�ucaso y en Argelia, v�a los extremistas
isl�micos. Congo: tres millones y medio de v�ctimas a consecuencia de
la agresi�n fomentada entre bastidores por EEUU. Un aut�ntico genocidio
en completo silencio. Colombia, a la que EEUU siempre agrede . EEUU
amenaza tambi�n a Corea, quiz� a Cuba, y puede que un d�a incluso a
China o Rusia.

Todas estas guerras est�n al servicio del mismo objetivo: permitir a
las multinacionales acaparar las riquezas estrat�gicas y los mercados.
El 28 de marzo de 1999, un poco antes de los bombardeos sobre
Yugoslavia, en el New York Times se dec�a: "Para que la globalizaci�n
funcione, Am�rica no debe tener miedo a actuar como la superpotencia
omnipotente que es. La mano invisible del mercado no funcionar� nunca
sin un pu�o oculto. McDonals no puede ser pr�spero sin Mc Donnel
Douglas, constructor del avi�n F-15".

�Es el mundo progresista lo bastante consciente?

M.C: Todav�a no. El movimiento anti-globalizaci�n debe adquirir una
dimensi�n suplementaria: la lucha por la paz. La OTAN bombarde�
Yugoslavia no para hacer triunfar ah� los derechos humanos, sino para
obligar a aplicar el programa del FMI y del OMC. E Irak debe someterse
a las multinacionales del petr�leo. La OTAN es el pu�o encargado de
acabar con cualquier resistencia al orden absurdo de las
multinacionales...

Es absurdo ver como las empresas duplican sus beneficios con despidos
masivos con el aplauso de la Bolsa. Ver que un par de zapatillas NIKE
se vende a 3.000 francos mientras que el obrero que las fabrica no
recibe m�s que 11 francos a la hora. �A qui�n le puede parecer sensato
un sistema que empobrece sistem�ticamente a quienes deber�a vender
productos? Este empobrecimiento de un n�mero cada vez mayor de personas
hace m�s feroz la batalla por los mercados. La rivalidad entre las
grandes potencias -en especial, EEUU y la UE- se ha convertido en un
aspecto importante de todas las guerras recientes.

De ah� la intensificaci�n del militarismo. Aumento de un 70% del
presupuesto militar de EEUU. Reactivaci�n de la carrera de armamentos,
incluido el espacio: el escudo antimisiles no tiene nada de defensivo,
pero puede permitir a EEUU atacar a cualquier parte del mundo, incluso
con armas nucleares, sin que el pa�s agredido pueda responder. Al mismo
tiempo, se pone en marcha el Euroej�rcito, encargado de llevar a cabo
las misma guerras sucias, pero para las multinacionales europeas. Sin
olvidarnos de Jap�n, n�2 mundial en porcentaje del PNB dedicado al
armamento.

�Cu�l ser�a la tarea de ese movimiento por la paz?

M.C: En primer lugar, proporcionar a un p�blico lo m�s numeroso posible
una verdadera contra-informaci�n. Las guerras no ser�an posibles sin
las mentiras medi�ticas. Los pa�ses que se resisten son marginados por
medio de una desinformaci�n destinada a desorientar a la opini�n
p�blica internacional.

En segundo lugar, contribuir a que las resistencias se unan y refuercen
mutuamente.

Hoy en d�a, la resistencia a la guerra se lleva a cabo de una manera
dispersa. Hay divisiones. EEUU y la OTAN atacan Yugoslavia haciendo
creer a los �rabes que est�n defendiendo a los musulmanes frente a
Milosevic. Ahora bien, atacan Yugoslavia por las mismas razones que
atacan Irak o Palestina.

En una palabra, el movimiento contra la globalizaci�n en beneficio de
las multinacionales, el movimiento ecologista y el movimiento de
solidaridad con los pa�ses agredidos deber�an unirse para lograr que se
proh�ba el uso de algunas armas, en especial, las de uranio.

Has dado conferencias por todo el mundo, �te parece que la gente est�
preparada?

M.C: Cada vez m�s -incluso en los pa�ses ricos- hay inquietud por el
creciente n�mero de guerras. El movimiento griego por la paz ha
obtenido grandes victorias contra el uranio, tambi�n los veteranos
franceses y estadounidenses; acabo de saber que la lucha se refuerza
tambi�n en Alemania, Espa�a, etc...

Es crucial apoyar la resistencia de los pa�ses agredidos, parar la
intervenci�n del propio pa�s en el extranjero. Vietnam pudo vencer la
agresi�n de EEUU gracias a su propia lucha heroica, pero tambi�n
gracias a un movimiento mundial de solidaridad.

�Hacia qui�n debe orientarse ese movimiento?

M.C: A la juventud, que siempre ha estado a la cabeza de la lucha
contra la injusticia. Y hacia el movimiento obrero, que debe darse
cuenta de que el dinero que devoran los carros de combate y los
bombarderos ya no est� disponible para el empleo, lo social y la
educaci�n.

Este movimiento debe ser extremadamente amplio, pero tambi�n debe
permitir cuestionar el sistema que causa estas guerras. Los actuales
horrores deben servir para hacer comprender que la dictadura del
beneficio absoluto lleva inevitablemente a la guerra.

A�ado que de entrada nos hace falta una dimensi�n europea e
internacional. El campo que tenemos ante nosotros est� mundializado.
Nosotros debemos serlo tambi�n.

(Traducci�n del franc�s: Beatriz Morales Bastos)

---

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Nuove informazioni trapelano sull'operato di Krunoslav Draganovic, il
prete croato che alla fine delle II Guerra Mondiale organizzo' la fuga
dei criminali nazisti, tra cui Ante Pavelic, attraverso il Vaticano (e
precisamente attraverso la Chiesa di San Girolamo dei Croati, in Via
Tomacelli a Roma), verso l'America Latina ed altre destinazioni. Su
quegli episodi invieremo a breve una sintesi del libro "Ratlines" di
Aaron e Loftus (Newton Compton Editori), del quale consigliamo vivamente
la lettura. (CRJ)


---

For Immediate Release: US Army Releases Cold War Documents on Vatican
Spy

Priest was Nazi War Criminal and US Secret Agent


Reply-To: "Jonathan Levy" <jlevy1@...>
From: "Jonathan Levy" <jlevy1@...>
To: <advocate@...>
Subject: For Immediate Release: US Army Releases Cold War Documents on
Vatican Spy: Priest was Nazi War Criminal and US Secret Agent
Date: Sun, 3 Jun 2001 16:57:49 -0700


NEWS ADVISORY FOR IMMEDIATE RELEASE
Monday June 4, 2001

US Army Releases Cold War Documents on Vatican Spy:

Priest was Nazi War Criminal and US Secret Agent

Jonathan Levy - Tom Easton
Attorneys
TEL. 513-528-0586
<mailto:jlevy1@...>jlevy1@...
www.vaticanbankclaims.com

Cincinnati, Ohio - A pending lawsuit filed in the United States District
Court for the Southwestern District of Ohio against the Army and CIA has
resulted in the release of over 300 pages of Cold War documents by the
Army. The documents are all from the file of a Nazi war criminal, Fr.
Krunoslav Draganovic, who was responsible for the slaughter of tens of
thousands of Serbs in wartime Yugoslavia. Draganovic founded the Vatican
"ratline" or escape route that was responsible for the escape of
thousands
of Nazis to South America postwar including Adolph Eichman and Klaus
Barbie.

The lawsuit filed by attorney Jonathan Levy sought declassification and
release of documents under the Nazi War Crimes Disclosure Act. Levy and
Tom Easton are lead counsel for plaintiffs in a class action lawsuit
brought against the Vatican Bank for return of Nazi gold to Holocaust
survivors and their families. According to Levy, "Draganovic was the key
Vatican operative who participated in the postwar laundering of Nazi
gold." Draganovic worked for a number of intelligence agencies including
the American Army and CIA, all were aware of his Nazi past and hatred of
Serbs, but chose to disregard this in favor his equally rabid
anti-communism.

The newly released documents detail Army payments to Draganovic for data
on a variety of Cold War matters. Some of the operations detailed
included
recruitment of Croatian mercenaries to help the Dominican Republic fight
Castro, Army help in obtaining a US tourist visa for the war criminal to
visit Cleveland and New York in 1961, purchase of the Yugoslav Army
order
of battle, and details on numerous other operatives in the Vatican,
including a well known Irish Monsignor. Of significance to the Vatican
Bank lawsuit which also names the Franciscan Order as a codefendant, was
the Army assessment that Draganovic commanded the loyalty of all
Franciscan priests in Yugoslavia, even exceeding the Vatican s
authority.

Scans of select documents are available at

http://www.vaticanbankclaims.com/press.html

The lawsuit, Alperin v. Vatican Bank, was originally filed in November
1999 in the United States District Court for the Northern District of
California. Levy v. Army and CIA is pending in the Southwestern District
of Ohio and seeks release of additional documents.

For more information contact:

Jon Levy Tel. (513) 528-0586

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Most za Beograd - Un ponte per Belgrado in terra di Bari
Associazione culturale di solidariet� con la popolazione jugoslava

via Abbrescia 97, 70121 BARI CF 93242490725 - tel/fax 0805562663
conto corrente postale n. 13087754
e-mail most.za.beograd@...

La conferenza-dibattito di gioved� 7 giugno .si svolge in coincidenza
con il secondo anniversario
della cessazione dei bombardamenti della NATO contro la Jugoslavia che
in 78 lunghi, durissimi
giorni, hanno messo in ginocchio l'economia e la vita di un piccolo e
fiero e popolo, gi�
pesantemente provato da anni di embargo. Insieme con i relatori e con i
presenti cercheremo di
comprendere come la situazione � mutata in questi ultimi due anni di
"pace armata", imposta sotto il
ricatto di ulteriori e ancor pi� micidiali bombardamenti e dell'assedio
economico, che, alla lunga, come
l'esperienza dell'Iraq insegna, uccide quanto e pi� delle bombe
"umanitarie".

Dal punto di vista della popolazione, di chi soffre, suda e lavora, la
situazione in tutta l'area investita
dall'�intervento militare� della NATO (non lo si pu� chiamare "guerra",
perch� guerra non fu mai
dichiarata e perch� da una parte vi era chi bombardava, e, dall'altra,
la popolazione civile inerme) �
notevolmente peggiorata.

In Kosovo si � realizzata, sotto gli occhi compiacenti della NATO, la
pulizia etnica di oltre 300.000
serbi, rom, goranci e di tutte le altre minoranze non albanesi che da
secoli popolavano quella regione;
i pochi rimasti sono costretti a vivere come in riserve indiane,
segregati in casa, sotto la continua
minaccia di morte o rapimento da parte delle bande dell'UCK. Queste
ultime - sempre grazie alla
"disattenzione" delle decine di migliaia di addestratissimi soldati NATO
in Kosovo, in particolare di
quelli USA - da due anni stanno operando nel Sud della Serbia, nella
valle di Presevo, con attentati,
assassinii, aggressioni alla popolazione civile e alla polizia
jugoslava. Pi� di recente, si sono spostati
in Macedonia, con un'escalation di attacchi che rischia di
destabilizzare il fragile equilibrio di questo
paese e di provocare un ulteriore incendio nella regione balcanica.

Val la pena notare come - a seconda degli interessi delle grandi potenze
della NATO - cambi il
linguaggio dei mass media: due anni fa, quando occorreva organizzare il
consenso all'aggressione
militare della NATO contro la Jugoslavia, i combattenti dell'UCK erano
definiti "patrioti"; oggi, quando
alcune potenze occidentali sono interessate alla stabilit� della
regione, oramai "normalizzata" e
piegata, per fare buoni affari con le multinazionali e sfruttare risorse
e manodopera a basso costo (�
questo in sostanza il "Patto di stabilit�"), l'UCK diventa (o ridiventa)
sulla grande stampa
un'�organizzazione terroristica� e "narcotrafficante". E l'esercito
macedone, che interviene
massicciamente con aviazione e carri armati (con un dispiegamento di
armi e un'intensit� di fuoco
superiore a quella impiegata dalla polizia serba in Kosovo nei mesi
precedenti l'�intervento
umanitario� della NATO della primavera '99) � elogiato, incoraggiato,
consigliato e rifornito di armi
dall'Occidente.

In Serbia, i mutamenti politici successivi al 5 ottobre 2000,
intervenuti sotto il palese e
pesantissimo condizionamento di USA e UE (ammesso, non senza un certo
compiacimento, in
alcune ricostruzioni "a freddo" dei pi� autorevoli giornali
occidentali), hanno significato, per gli strati
socialmente pi� deboli e meno difesi della popolazione, un fortissimo
peggioramento delle condizioni
di vita: nel '99 e fino all'estate 2000 il paniere minimo di
sopravvivenza di una famiglia operaia si
aggirava intorno alle 100.000 lire, mentre oggi ne occorrono non meno di
300.000; cala sensibilmente
la produzione industriale, la ricostruzione del paese segna il passo,
alcuni grandi ponti sul Danubio
rimangono macerie...

E intanto, cominciano a manifestarsi chiaramente le terribili
conseguenze del disastro ecologico
provocato dai bombardamenti sulle industrie chimiche - da Pancevo a
Kragujevac a Novi Sad -
e dall'impiego dei proiettili all'�uranio impoverito�, di cui i mass
media hanno parlato diffusamente a
dicembre-gennaio scorsi, denunciando diversi casi di leucemie e malattie
tumorali tra i militari italiani,
tedeschi, spagnoli, belgi, inviati per alcuni mesi in missione in Bosnia
e in Kosovo. E la popolazione
civile? Essa � due volte vittima: dei bombardamenti, prima, dei suoi
terribili effetti prolungati nel
tempo, poi. Da Kragujevac, da Pancevo, dalle citt� della Serbia, ci
giungono sempre pi� spesso
appelli, richieste di aiuti e di medicinali per la cura di leucemie e
tumori, e spesso, troppo spesso, i
casi sono disperati, e vani i tentativi di cura.

Ma i potenti che hanno scatenato un inferno chimico e radioattivo su
donne e bambini inermi, i
potenti che, impuniti, hanno bombardato dal cielo ospizi di anziani e
convogli di profughi, contano
sulla memoria corta della gente per mettere tutto a tacere. Padroni dei
principali mezzi di
comunicazione, condizionano l'informazione: chi parla pi� di "uranio
impoverito", salvo qualche
cocciuto e minoritario giornale? Chi parla pi� delle centinaia di
migliaia di profughi serbi scacciati
dalla Krajina nell'agosto del 1995 - "Operazione Tempesta" -
dall'esercito croato, finanziato ed
addestrato da Germania e USA? E di quelli della Slavonia? E degli oltre
trecentomila dal Kosovo? E
di un'economia distrutta dall'embargo e dai bombardamenti, e, oggi,
dalle politiche neoliberiste del
nuovo governo serbo?

Chi ha scatenato due anni fa la "guerra umanitaria" e ha costruito. per
giustificarne la necessit� e
l'ineluttabilit�, un castello di menzogne, di disinformazione strategica
- equiparando i serbi ai
nazisti, Milosevic a Hitler - punta sulla distrazione,
sull'assuefazione, sull'indifferenza di quanti, irretiti
nella ragnatela dei fatti quotidiani, hanno perso la capacit� di
indignarsi, di gridare forte il loro NO alla
guerra e al massacro della verit�.

Con noi, e con quelle non numerose ma resistenti voci fuori del coro,
non ci sono ancora riusciti.
Conserviamo la capacit� di indignarci e di reagire, non possiamo, non
vogliamo, essere
indifferenti. Da due anni la nostra associazione, con le piccole forze e
i pochi mezzi a sua
disposizione - che sono soprattutto la volont�, la passione,
l'intelligenza, lo spirito di sacrificio dei
suoi membri pi� attivi - opera su due fronti, strettamente legati tra
loro: l'informazione, l'analisi, la
critica della guerra, da un lato; la solidariet� con la popolazione
jugoslava, dall'altro.

Sinora abbiamo concentrato principalmente i nostri sforzi nel progetto
di "adozioni a distanza" dei
figli dei lavoratori della Zastava, quella che era la pi� grande
fabbrica automobilistica dei Balcani,
bombardata nei suoi punti nevralgici dai missili della NATO. Sono 205 i
bambini che siamo
impegnati a sostenere con un contributo mensile di 50.000 lire, che non
risolve certo tutti i
problemi della sopravvivenza quotidiana di chi � senza lavoro e senza
salario da anni, ma costituisce
ancora - nonostante l'inflazione degli ultimi mesi abbia fatto
triplicare i prezzi - un aiuto importante.
Abbiamo inoltre cominciato a collaborare con un'altra associazione di
solidariet� a Belgrado, "La
verit� dei bambini", che si occupa dei piccoli rifugiati serbi e rom
scacciati negli ultimi due anni dal
Kosovo.

Sabato 2 giugno un giovane attivista di Most za Beograd si � recato a
Kragujevac (insieme con
volontari di associazioni e gruppi di solidariet� dell'Abruzzo e delle
RSU lombarde, che portano un tir
di medicinali e altri aiuti) per consegnare a tutte le famiglie
"adottate" con la nostra
associazione le quote dei mesi di marzo e aprile. Avremmo desiderato
consegnare anche quelle
di maggio, ma non ci � stato possibile per i ritardi con cui alcuni
sostenitori fanno pervenire le loro
quote e per alcune defezioni. In alcuni casi - quando ci � stato
comunicata formalmente la scelta di
non proseguire nell'�adozione� - siamo riusciti a trovare dei nuovi
sostenitori; in altri, abbiamo
affrontato l'emergenza con sottoscrizioni straordinarie; inoltre, grazie
al versamento della quota di
un intero anno (o di gran parte di esso) da parte di alcuni sostenitori,
siamo riusciti a
mantenere in piedi il progetto e a distribuire sinora il contributo
mensile a tutti gli "adottati",
nessuno escluso. Ci siamo basati sul principio di una distribuzione
egalitaria e cos� opereremo in
futuro: riteniamo che sia la scelta pi� giusta in questa iniziativa di
solidariet�. La somma raccolta
dalla nostra associazione e consegnata in solidariet� alla popolazione
jugoslava ammonta
sinora a 171.750.000 lire.

Ci auguriamo che l'iniziativa possa continuare ed ampliarsi grazie
all'apporto attivo di quanti si
oppongono alla pratica e all'ideologia della "guerra umanitaria.



A due anni dalla pax della NATO...


gioved� 7 giugno - ore 17.00
Facolt� di Lingue Aula B
via Garruba 4 Bari

Ne discutiamo con

Raniero La Valle
Presidente del Comitato per la Democrazia Internazionale
A due anni dalla "guerra umanitaria" della NATO: effetti e poste in
gioco...

Vincenzo Starace
docente di Diritto internazionale - Universit� di Bari
L'intervento militare in Jugoslavia e il diritto internazionale

Francesco Tammacco
attore e regista de "Il grande sogno", spettacolo realizzato due anni fa
a Molfetta con il Servizio Civile Internazionale
interpreta
Benvenuti a Rai Bomba
Tutta la guerra in diretta
(da un testo di Stefano Benni)

Dragan Mraovic
console capo Repubblica Federale Jugoslava
economia e politica nella Jugoslavia oggi

Antonello Rustico
direttivo nazionale FILCEA CGIL e coord naz. RSU
"Progetto Zastava": la solidariet� dei lavoratori italiani con i
lavoratori jugoslavi

introduce e coordina
Andrea Catone
associazione Most za Beograd

---

Gioved� 31 maggio 2001 � partita da LODI una delegazione di delegati Rsu
organizzata dal Coordinamento RSU alla Zastava di Kragujevac.

L'iniziativa aveva due obiettivi: Portare alle famiglie dei lavoratori
della
Zastava le nuove adozioni a distanza raccolte in queste settimane dal
Coordinamento (per informazioni vedere il sito) ed un TIR di aiuti in
generi
di conforto (35 palets di
detersivi e dentifrici per un totale di 46.000 confezioni per le
famiglie
dei lavoratori Zastava) e medicinali per un valore di circa 10.000.000
di
lire (per il presidio sanitario Zastava).

I materiali del carico sono stati recuperati tramite le RSU
dell'UNILEVER di
Casalpusterlengo (lodi) e di Gaggiano (Milano) per i detersivi e
dentifrici,
e dalla RSU Sammontana di Empoli tramite il coinvolgimento
dell'associazione
"Pubbliche Assistenze" di Empoli.

L'organizzazione del Convoglio (costi per il noleggio del TIR e delle
spese
di viaggio) � stata possibile grazie alla disponibilit� della
FILCEA-CGIL di
Brescia ed ai contributi della Provincia di Pescara e di Rifondazione
Comunista Nazionale (l'interessamento � stato del compagno Grassi
Claudio
della segreteria nazionale del PRC), oltre che dall'utilizzo di una
parte
dei fondi realizzati con la vendita del CD "non bombe ma solo
caramelle".

La delegazione al seguito del convoglio era formata da 3 compagni della
RSU
Unilever di Lodi (che portavano anche i soldi delle nuove adozioni a
distanza
fatte nel Lodigiano, a Siena, ed alcuni rinnovi della provincia di
Milano),
da due compagni di Pescara
e da un compagno di Bari (dell'associazione "un ponte per .. in terra di
Bari) che doveva consegnare le quote dei rinnovi per le adozioni a
distanza
realizzate in Puglia.

------------------------------------------

La nuova legislazione Jugoslava in materia di importazione di aiuti
umanitari
ci ha fatto lavorare non poco per preparare i documenti di viaggio
adeguati
al passaggio della dogana Serba. Quindi ci sentivamo sicuri.
Purtroppo non sapevamo invece che solo due settimane fa la Croazia ha
pesantemente
modificato le sue leggi per il transito delle merci destinate alla
Jugoslavia. La delegazione si � quindi trovata alla frontiera Croata
senza i
nuovi documenti richiesti .. (una garanzia che le merci non sarebbbero
state
scaricate nel territorio Croato o l'esborso di circa un milione di lire
per
pagare una scorta che avrebbe dovuto seguire il TIR fino alla frontiera
serba).
La nuova legislazione ha sicuramente un suo fondamento (il fatto che
molti
in Croazia si sono e si stanno arricchendo intercettando aiuti umanitari
destinati alla Serbia ma trattenuti e poi venduti nel territorio Croato
...
cosa che la dice lunga su una discutibile gestione dei flussi umanitari)
ma
nessuno (nemmeno i doganieri Italiani) sembrava esserne a
conoscenza. Ritenevamo quindi i documenti da noi predisposti (uguali a
quelli dei precedenti viaggi) conformi e sufficienti.
Per colpa di questo inghippo il convoglio, arrivato alla frontiera
slovena/croata alla mezzanotte del 31/5 � rimasto bloccato fino alle
8.00
del giorno 2/6/2001 senza poter entrare in Croazia.
Va sottolineato che la possibilit� alla fine di passare la frontiera
Croata
� stata possibile grazie ad una inattesa ma significativa
collalborazione in
Tandem (tramite telefono e
fax) tra uno spedizioniere serbo di Novi Sad ed uno spedizioniere della
dogana di Trieste che hanno lavorato per fornire alla dogana Croata
tutte le
garanzie che
la nuova legge prevedeva (Importante � stato l'impegno del compagno
Knaip
della Cgil di trieste che assieme ai sindacalisti della zastava ha
favorito
questo collegamento ).
Ma anche questo non sarebbe stato sufficiente se
non ci fosse stato alla fine anche l'interessamento della Ambasciata
Italiana a Zagabria che da noi contattata dall'Italia si � attivata per
ottenere (anche rilasciando una propria garanzia) lo sblocco del
convoglio
che � poi avvenuto nella mattina del 2 giugno alle 9,30.
Infine il Convoglio � arrivato a Kragujevac nella serata dello stesso 2
giugno.

A causa del ritardo nell'arrivo del convoglio le adozioni portate dai
compagni di Lodi saranno distribuite alle famiglie solo luned� 4 giugno
alle
10 presso la sede del sindacato zastava. Le adozioni di bari sono state
gi�
consegnate alle famiglie la mattina del 2 giugno.

------------------------------------------------------

Al rientro della delegazione vi forniremo una relazione sull'incontro
con i
delegati sindacali della Zastava e sulla consegna degli aiuti e delle
adozioni.

ciao

Alma Rossi - email - alma@...
indirizzo email del coordinamento RSU - coord.naz.rsu@...
indirizzo internet del Coordinamento RSU - http://www.ecn.org/coord.rsu/

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