Informazione
BOSNIA: PROCESSO TRAVNIK,TESTI RICONOSCONO COMANDANTE PARAGA
(ANSA) - TRAVNIK (BOSNIA-ERZEGOVINA), 27 APR - Per due volte l'uomo
seduto in prima fila tra due poliziotti viene invitato ad alzarsi, per
due volte nella piccola sala risuona la frase ''e' lui'': davanti al
tribunale di Travnik, Agostino Zanotti e Cristian Penocchio hanno
riconosciuto oggi in Hanefija Prijic, detto Paraga, il responsabile
della morte dei volontari di Cremona e Brescia Fabio Moreni, Guido
Puletti e Sergio Lana, l'uomo che il 29 maggio 1993 a Gornji Vakuf,
nella Bosnia centrale, ha dato l'ordine di sparare. In due estenuanti
testimonianze Zanotti e Penocchio, i sopravvissuti dell'eccidio di
Gornj Vakuf, hanno ricostruito minuto per minuto quei giorni: la
partenza da Spalato con un camion pieno di aiuti destinati ai musulmani
e ai croati di Zavidovici e con una jeep affittata in Croazia. ''Siamo
stati bloccati sulla strada tra Gornj Vakuf e Novi Travnik da un gruppo
di uomini armati e portati in una strada laterale - ha raccontato
Zanotti - erano aggressivi e minacciosi, ci hanno preso i passaporti, i
soldi, ci hanno strappato le catenine''. I cinque uomini vengono fatti
salire su un carretto trainato da un trattore e portati per un'ora in
una strada che sale verso la montagna. Alla guida della jeep c'e'
Paraga che a tutti appare come il capo, accanto una donna. Sono gli
unici in divisa, gli altri sono in abiti civili, o con qualche
indumento militare spaiato, ma tutti sono armati. ''In una specie di
radura ci fanno scendere e dopo un ordine di Paraga incominciamo a
inoltrarci in un bosco - ha continuato Penocchio - camminavamo in fila
indiana , noi cinque, un soldato dietro e un davanti, ci fermiamo
vicino ad una scarpata. Sino a quel momento non pensavo potessero
ucciderci, stavamo portando aiuti per la loro gente. Poi ho visto uno
dei soldati staccarsi da noi, ho sentito che caricava il kalashnikov e
ho capito: stavano per sparare''. Penocchio si butta nella scarpata,
Zanotti scappa dall'altra parte. Moreni, Puletti e Lana vengono uccisi.
Zanotti vaghera' per i boschi per un giorno e due notti terrorizzato,
dal cespuglio dove si e' nascosto nelle prime ore vedra' portare via il
corpo martoriato di Moreni, sentira' spari e urla di dolore. Fuggendo
all'alba trovera' anche il corpo senza vita di Puletti. Solo la sera
del 31 maggio, stremato, viene soccorso da soldati dell'esercito
bosniaco e nella base dell'Unprofor dove viene condotto ritrovera'
Zanotti. Saranno loro che permetteranno ai caschi blu di ritrovare i
corpi dei loro compagni. Ma Paraga ha continuato a negare ogni
responsabilita'. Durante l'interrogatorio continuato oggi ha detto
di ''non sapere'', ''di non aver visto niente, di non aver mai dato
l'ordine di sparare''. Ha dichiarato che ''quei due soldati che hanno
aperto il fuoco sono morti''. Ma alle domande, sempre piu' incalzanti
dei giudici, Zanotti e Penocchio hanno continuato a dire che, anche se
non capivano la lingua era chiaro che il capo era lui''. ''Il suo
comportamento, il tono della voce, l'atteggiamento di rispetto e di
sudditanza di tutti gli altri soldati indicavano in lui il comandante -
ha detto Zanotti''. ''E' a lui che i soldati consegnano i passaporti -
ha aggiunto Penocchio - lui esamina con attenzione la lista delle donne
e i bambini che dovevamo portare a Brescia, e' lui che dice una frase
prima che ci facciano segno di camminare verso il bosco''. Zanotti e
Penocchio con Eliana Poletti, sorella di Guido, sono rientrati questa
sera alla base del Msu a Butmir ospiti dei carabinieri che in questi
due giorni li hanno scortati a Travnik garantendo in ogni momento la
loro sicurezza. Ripartiranno domani per l'Italia accompagnati dal
sindaco di Brescia Paolo Corsini che ha voluto assistere all'apertura
del processo. ''L'eccidio di Gornj Vakuf e una ferita ancora aperta per
la citta' - ha spiegato - ero sindaco anche nel 1993, ho accolto io le
salme di Moreni, Puletti e Lana, ho voluto fare io il riconoscimento
per evitare ulteriore dolore alle famiglie, questo viaggio lo dovevo
alla loro memoria''. (ANSA). VD
27/04/2001 20:12
> http://194.153.174.196/balcani/bosnia/20010426192131859433.html
BOSNIA: PROCESSO TRAVNIK, PARAGA NEGA OGNI RESPONSABILITA'
(ANSA) - SARAJEVO, 26 APR - Con un lungo interrogatorio al 'comandante
Paraga' e' incominciato questa mattina a Travnik il processo per
l'eccidio dei tre volontari italiani, Fabio Moreni, Guido Puletti e
Sergio Lana, uccisi il 29 maggio 1993 nei pressi di Gornji Vakuf, nella
Bosnia centrale, mentre portavano aiuti alla popolazione in guerra.
Hanefija Prijic, 38 anni, che si era sempre avvalso della facolta' di
non rispondere, oggi ha accettato di sottoporsi al lungo interrogatorio
della pubblica accusa. E come ha fatto in precedenza, ha continuato a
negare di aver mai dato l'ordine di sparare contro i tre uomini. ''Ero
sul posto, ho sentito degli spari - ha ammesso - ma non ho mai dato
l'ordine di uccidere, anzi avrei aiutato i volontari''. ''Nella zona -
ha aggiunto - operavano altre unita' oltre la mia''. Prima dell'inizio
dell'interrogatorio, Prijic ha letto e consegnato alla corte un
memoriale nel quale ricorda la sua attivita' durante la guerra (1992-
95). ''E' stata una lughissima udienza, ma Paraga non ha affatto
convinto ne' noi ne' la pubblica accusa - ha dichiarato all'Ansa
l'avvocato Lorenzo Trucco che rappresenta le famiglie delle vittime -
la sua e' stata un'esposizione piena di lacune e di
contraddizioni''. ''Si dilungava in dettagli irrilevanti - ha detto
l'avvocato Trucco - ma e' stato evasivo e poco puntuale sui punti
centrali della vicenda''. ''Aveva un atteggiamento molto freddo e
rispondeva come farebbe un soldato - ha aggiunto - e dava l'impressione
di essere li' per caso''. Prijic, peraltro, e' una figura controversa.
Tornato in Bosnia alla viglia della guerra, dopo aver lavorato per
alcuni anni in Germania, anche se musulmano si iscrive al partito
nazionalista croato (Hdz), espone la bandiera e la foto dell'allora
presidente della Croazia Franjo Tudjman sulla sua casa nel villaggio di
Voljice, presso Gornji Vakuf. Proprio per questo si guadagna
l'appellativo di 'Paraga', nome del leader di un partito dell'estrema
destra di Zagabria. A quel punto tra il 1992 e la primavera del 1993 si
tratta di un soprannome bonario, perche' fino ad allora croati e
musulmani combattevano insieme contro le truppe serbe. Quando inizia la
guerra nella guerra, come viene definito il conflitto croato-musulmano,
Hanefija Prijic, ovviamente e' nelle fila delle truppe musulmane,
portando, pero', sul berretto la mezzaluna e non i gigli, insegne
dell'esercito di Sarajevo. Questo particolare fara' dire allora ai
comandi dell'Unprofor che si trattava di truppe irregolari. Smobilitato
alla fine della guerra, Prijic ritorna nel suo villaggio dove da allora
vive con la moglie e sei figli senza un lavoro fisso. Ha tentato senza
molta fortuna la carriera politica candidandosi al consiglio comunale.
La storia dei tre volontari uccisi rimane un caso unico nelle pur
tragiche vicende della guerra in Bosnia. I volontari che portavano
aiuti venivano bloccati, derubati, rapinati oppure sono rimasti vittime
di combattimenti in corso. I tre italiani, invece, furono uccisi
deliberatamente, come hanno raccontato i due volontari sopravvissuti,
Agostino Zanotti e Christian Penocchio, che domani testimonieranno
davanti alla corte di Tarvnik.(ANSA). VD
26/04/2001 19:21
> http://194.153.174.196/balcani/bosnia/20010425165331857953.html
BOSNIA: UCCISIONE VOLONTARI ITALIANI,DOMANI SI APRE PROCESSO
(ANSA) - SARAJEVO, 25 APR - Si apre domani a Travnik, nella Bosnia
centrale, il processo per l'eccidio dei tre volontari bresciani, Fabio
Moreni, Guido Puletti e Sergio Lana, sequestrati assieme ad altri due
compagni e uccisi il 23 maggio 1993 nei pressi di Gornji Vakuf, mentre
portavano aiuti umanitari alla popolazione di Vitez e Zavidovici.
L'imputato e' Hanefija Prijic detto Paraga, che durante la guerra in
Bosnia (1992-95) comandava una formazione locale bosniaca e che i due
sopravvissuti, Christian Penocchio e Agostino Zanotti, chiamati a
testimoniare, hanno riconosciuto come responsabile dell'uccisione dei
loro compagni.
Ci sono voluti otto anni per arrivare a questo primo processo. Dopo
un'iniziativa mai conclusa della procura militare bosniaca durante la
guerra (1992-95) e una richiesta d'arresto per Paraga da parte della
Procura di Brescia arenatasi per motivi procedurali, la magistratura
ordinaria bosniaca ha aperto un'inchiesta nell'autunno del 1999, quando
Penocchio e Zanotti tornarono in Bosnia per deporre davanti a un
giudice istruttore.
Prijic, che dopo la guerra viveva nel suo paese Voljice presso Travnik
e negava un qualsiasi coinvolgimento nell'eccidio dei volontari
italiani, e' stato arrestato un anno dopo, lo scorso 6 ottobre, con
l'accusa di ''crimini di guerra ai danni di civili''.
''Noi riteniamo - ha detto all'Ansa il procuratore di Travnik Marinko
Jurcevic - di avere tutte le prove per farlo dichiarare
colpevole''. ''Per essere precisi - ha aggiunto - non abbiamo le prove
che Prijic abbia sparato personalmente, e' accusato di aver dato
l'ordine, a voce, di sparare''.
Le due persone che hanno materialmente falciato di colpi le tre vittime
sono latitanti. Per il primo che ha sparato ci sono indizi che sia in
Canada e la procura ha chiesto informazioni, ma ''dalle autorita'
canadesi - ha detto Jurcevic - non abbiamo mai ottenuto alcuna
risposta''. Prijic, intanto, da quando e' stato arrestato, si e'
avvalso della facolta' di non rispondere.
Una settimana fa dall'Italia e' arrivata a Travnik una richiesta di
estradizione per Prijic, ma il tribunale rispondera' negativamente
perche' la legge bosniaca non prevede l'estradizione di un proprio
cittadino. ''Processi di questo genere - secondo il procuratore -
possono richiedere anche 4-5 mesi, ci sono 18 testimoni da ascoltare,
ma l'inchiesta e' stata lunga e dettagliata, le prove ci sono e
percio' - ha detto - mi aspetto che si arrivi alla sentenza in un paio
di mesi''. Per assistere all'apertura del processo, oltre a Zanotti e
Penocchio chiamati a testimoniare, arriveranno oggi in Bosnia il
sindaco di Brescia Paolo Corsini, alcuni familiari delle vittime e
diversi rappresentanti delle associazioni di volontariato bresciane.
(ANSA). COR*VD
25/04/2001 16:53
---
Data: 15/05/2001 09:54
Da: Ilario Salucci
Oggetto: processo in Bosnia
cari compagni,
volevo informarvi che lo scorso 26 aprile e' iniziato a Travnik - in
Bosnia - il processo contro Hanefija Prijic "Paraga" responsabile
dell'uccisione di tre volontari in Bosnia centrale il 29 maggio 1993,
tra cui il compagno Guido Puletti.
Hanefija Prijic "Paraga" era al tempo ufficiale dell'Esercito di
Bosnia Erzegovina, al comando di un battaglione (circa 400
uomini), e godette di solide coperture per i crimini che commise.
Ancora oggi - pur risultando ufficialmente disoccupato e
nullatenente - ha come avvocato della difesa un personaggio tra i
piu' famosi in Bosnia (e' l'avvocata che difende regolarmente
ministri e uomini d'affari coinvolti in scandali per corruzione, ecc.).
Finora tutti i testimoni dell'accusa hanno ritrattato in aula.
Le autorita' italiane fanno sostanzialmente ostruzionismo alla
ricerca della verita' e della giustizia.
Di seguito vi allego un appello che come Associazione Guido
Puletti abbiamo fatto al termine della prima sessione del processo.
La prossima sessione inizia il prossimo 21 maggio. Chi volesse
informazioni puo' rivolgersi a me all'indirizzo salucci@...
Ringraziandovi dell'interessamento,
Ilario Salucci
-
APPELLO DELL�ASSOCIAZIONE GUIDO PULETTI DEL
12 MAGGIO 2001
Il fatto che �Paraga� sia stato arrestato e venga processato in
Bosnia e� di enorme importanza. Se il valore democratico di un
paese si misura anche dalla sua volonta� di perseguire i propri
criminali di guerra, il valore democratico bosniaco odierno e�
ben maggiore di quello che fu dell�Italia all�uscita della seconda
guerra mondiale, quando non vennero ne� perseguiti, ne�
estradati, ne� processati i criminali di guerra italiani ricercati dalla
Jugoslavia, dall�Albania, dalla Grecia, ecc. Esprimiamo quindi la
nostra profonda gratitudine ai PM Marinko Jurcevic e Behaija
Krnjic, a tutta la Procura di Travnik e in generale alle autorita�
bosniache.
Il Tribunale di Travnik sta giudicando �Paraga� in condizioni
processualmente molto difficili. L�accusa aveva a proprio
sostegno una serie di testimonianze che sono state tutte - senza
eccezioni - ritrattate in aula. E� piu� che plausibile pensare a
pressioni e intimidazioni fatte sui testimoni prima dell�apertura del
processo, come e� emerso da alcune di queste deposizioni.
Nella zona dove opero� �Paraga� la cappa di omerta� e�
tangibile e facilmente verificabile. Se questo processo si basera�
solo su queste testimonianze, la sua conclusione e� facilmente
prevedibile. La Procura di Travnik ha richiesto ai vari attori
interni e internazionali presenti nella zona la documentazione in
loro possesso - ma ha ottenuto solo rifiuti. Parte di questa
documentazione puo� essere facilmente fornita dalle autorita�
italiane. L�andamento del processo di Travnik dipendera� in
modo sostanziale dalla volonta� di queste autorita� di fornirla.
Per quanto riguarda la documentazione dell�Esercito della
Bosnia Erzegovina, la Procura di Travnik l�ha piu� volte
richiesta, e si e� sentita rispondere che era stata persa. Invece il
12 febbraio 2001 sono emersi tre smilzi documenti, forniti dal
Ministero della Difesa bosniaco: quindi le carte dell�Esercito non
sono andate perse. La tipologia di questi documentazione fa
ritenere che altri documenti, di ben diverso valore, siano ancora
inaccessibili, chiusi negli archivi del Ministero della Difesa.
Le autorita� italiane possono invece ottenere e rendere
disponibile la documentazione prodotta nel giugno 1993 dalle
forze delle Nazioni Unite presenti in zona, dalla Missione di
Monitoraggio dell�allora Comunita� Europea, e i risultati
dell�esame autoptico effettuato a Spalato il 3 giugno 1993.
La Missione di Monitoraggio della Comunita� Europea non
aveva compiti investigativi in Bosnia, ma raccoglieva informazioni
a largo raggio successivamente messe a disposizione dei
Ministeri degli Esteri dei vari paesi. Sui fatti del 29 maggio 1993
vennero stilati cinque rapporti. Il Ministero degli Esteri italiano ha
da otto anni questa documentazione: sarebbe ora di renderla
pubblica. L�attuale Missione di Monitoraggio dell�Unione
Europea si e� dichiarata disponibile a fornire tutto cio� che e� in
suo possesso su richiesta della Procura bresciana. E� essenziale
che la Procura bresciana consegni quanto prima questi rapporti
al Tribunale di Travnik.
La missione delle Nazioni Unite in Bosnia (Unprofor) aveva
invece anche compiti investigativi, ed era in modo significativo
presente in zona con un contingente inglese. I suoi rapporti, i
risultati delle sue commissioni d�inchiesta, sono depositati dal
1995 a New York. Pensiamo che le autorita� italiane, tramite
l�ambasciatore presso l�ONU, possano ottenere senza difficolta�
questi documenti. Da quello che sappiamo non sono mai stati
richiesti: oggi non c�e� piu� tempo da perdere.
La Procura di Travnik ha ottenuto dei significativi stralci
dell�esame autoptico effettuato a Spalato il 3 giugno 1993, da
cui risultano contraddizioni ed incongruenze con l�esame
autoptico effettuato a Brescia il 5 giugno 1993. E� essenziale che
le autorita� diplomatiche italiane ottengano copia completa
dell�autopsia effettuata in Croazia per poter raffrontare in modo
approfondito i due esami.
Il processo di Travnik dipendera� in modo significativo
dall�acquisizione di tutto questo materiale. Finora la Procura
bresciana non ha collaborato con il Tribunale di Travnik: il PM
Chiappani ha dichiarato al Giornale di Brescia il 24 aprile scorso
che �abbiamo fatto tradurre tutti gli atti a nostra disposizione e li
abbiamo trasmessi ai giudici di Travnik� questo lo abbiamo
fatto con una disponibilita� piena�. Se la disponibilita� della
Procura bresciana si misurasse in modo definitivo da questa
dichiarazione avremmo un quadro ben fosco: il PM Krnjic
Behaija ha dichiarato alla stampa il 27 aprile di non aver ottenuto
un solo foglio dalla Procura bresciana. Questo risulta anche in
modo inequivocabile dagli atti del processo. Gli unici atti
provenienti dall�Italia sono stati trasmessi dagli avvocati delle
parti lese (autopsia effettuata a Brescia e videocassetta che ritrae
Paraga nel 1992).
Le autorita� italiane hanno fatto ben poco per questo processo.
In specifico l�Ambasciata italiana a Sarajevo non ha mostrato
particolare interesse, inviando una propria funzionaria per una
sola udienza. Non ci risulta che siano stati tentati passi come
quello di costituzione di parte civile da parte dello Stato italiano.
L�unica figura istituzionale che ha avuto a cuore questa vicenda
e� stato il sindaco di Brescia, Paolo Corsini, che e� stato
presente al processo.
Il processo a Travnik riprendera� il 21 maggio. Fino alla
conclusione della parte dibattimentale e� possibile per il PM
produrre nuova documentazione. Rimangono pochissimi giorni.
Quanto non e� stato fatto in questi otto anni e� necessario che
venga fatto ora. La Procura bresciana e le autorita� del
Ministero degli Esteri possono e devono fare il possibile per
acquisire e rendere nuova documentazione e fornire quella gia� in
loro possesso. Se non lo faranno avranno il ben poco invidiabile
merito di aver salvato �Paraga�.
Associazione Guido Puletti
(dalla lista pck-yugoslavia@...)
---
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per un "errore procedurale" l'UNMIK rilascia 42 terroristi dell'UCK
presi mentre trasportavano armi dal Kosovo in Macedonia (Reuters); uomo
accusato della strage dell'autobus di Podujevo "scappa" dalla base USA
di Camp Bondsteel (AP); esponente dei "Corpi di Protezione del Kosovo"
lascia il redditizio lavoro (pagato dall'ONU) e si unisce ai terroristi
in Macedonia (BBC).
Segnaliamo anche:
PressInfo 118 on TFF's site:
> http://www.transnational.org/pressinf/2001/pf118_MacedoniaVictim.html
Macedonia: victim of Western conflict-mismanagement
---
Macedonia rebels held in Kosovo released - U.N.
By Beth Potter
PRISTINA, Yugoslavia, May 10 (Reuters) - The U.N.
mission in Kosovo on Thursday said 42 detained members
of an ethnic Albanian guerrilla group fighting
Macedonia's forces had been released after a
procedural glitch.
NATO-led peacekeepers detained the suspected members
of the ethnic Albanian National Liberation Army in
late March as they crossed into Kosovo with refugees
fleeing clashes in the mountains of northwestern
Macedonia.
New fighting erupted this month with government forces
pounding rebel-held villages in northeastern Macedonia
since last Thursday. Shelling on rebel-held villages
continued this Thursday as Western diplomats pressed
the Albanian Party of Democratic Prosperity to join an
emergency coalition government.
A U.N. spokesman said the 42 men, many of them ethnic
Albanians from Macedonia, were released on Wednesday
because of what he called a procedural glitch in
Kosovo's fledgling justice system.
"No decision to prosecute the (men) had been filed by
the investigating judge within the time stipulated,"
U.N. spokesman Andrea Angeli said. "There were some
juridical procedures which were not properly
fulfilled."
A United Nations official, who declined to be named,
said most of the men detained did not go in front of
an investigating judge, causing the legal problem.
NATO-led peacekeepers detained a total of 44 men on
March 29 for transporting weapons and explosives
illegally across the border into Kosovo, a separatist
Yugoslav province with an ethnic Albanian majority.
Two of them were released late last month. A Supreme
Court panel of two international judges and one ethnic
Albanian judge decided to let the rest go on
Wednesday.
The Skopje government has often said the Macedonian
insurgency was exported by Kosovo Albanian extremists
bent on dismembering the country, and has in the past
repeatedly accused the peacekeepers in Kosovo of
failing to secure the border.
Rebel leaders say they are fighting for equal rights
for the country's large ethnic Albanian minority.
A spokesman for the NATO-led peace force declined to
comment on the release of the suspected guerrillas.
"KFOR is in no position to say anything," said
Lieutenant Colonel Manfred Junk. "If some mistakes are
made then we have to live with that."
Kosovo, still technically part of Yugoslavia, has been
run by the United Nations as a de facto protectorate
since the end of NATO's 11-week bombing campaign in
1999 to halt Belgrade's repression of the province's
ethnic Albanians.
May 14, 2001
Kosovo Bus Bomb Suspect Flees
PRISTINA, Yugoslavia (AP) -- An ethnic Albanian
suspected of involvement in a bus bombing that killed
11 Serbs escaped from a U.S. Army-run detention
facility on Monday, a statement from the U.S. military
said.
Florim Ejupi, a Kosovo Albanian, was absent when
guards at the main American base, Camp Bondsteel, did
a routine check of the detention facility at 4:15
a.m., the statement said.
Ejupi was being held in connection with a bus bombing
in Podujevo, 25 miles northeast of Pristina, in
mid-February that killed 11 and wounded more then 40
Serbs on a religious pilgrimage in Kosovo.
Details of his escape were not immediately available,
and the search for the suspect is under way.
Ejupi was arrested March 19 along with three other
ethnic Albanians, and was transferred to Camp
Bondsteel on May 3.
BBC News
Monday, 14 May, 2001, 11:31 GMT 12:31 UK
Kosovo Albanian leader 'joins Macedonia rebels'
A high-ranking official in the civilian Kosovo
Protection Corps, is reported to have joined ethnic
Albanian rebels in northern Macedonia.
The reports - from both Kosovo and Macedonia - say the
man, Gezim Ostreni, has been made one of the military
commanders of the rebel forces.
He was suspended as the chief of staff of the Kosovo
Protection Corps last month over alleged links with
the rebel.
He had been absent from his post for a month.
The Macedonian authorities have accused Kosovo
Albanians of involvement in the fighting in the north
of the country.
Mr Ostreni - who is originally from Macedonia - served
in the Kosovo Liberation Army during the conflict in
the province.
>>From the newsroom of the BBC World Service
---
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Pancevo: gli agenti chimici rilasciati in seguito al bombardamento della
NATO infettano la citta' serba
'No one will be able to prove what killed us'
Chemicals released after Nato bombing infect Serbian
city
Paul Brown, environment correspondent
Tuesday May 15, 2001
The Guardian
When the Nato bombs started to fall on Pancevo's
petro-chemical factory, 10 miles east of Belgrade next
to the Danube in Serbia, the locals thought it must be
a mistake. Surely, even in war, no one would risk
releasing deadly chemicals less than two miles from a
city.
But, as the attacks continued, it was clear that they
were being aimed at storage tanks that contained the
raw materials for PVC.
As the air strikes continued, heroic efforts were made
to load them into rail tankers to save the civilian
population. But it was all in vain - 80,000 people
were exposed to a dose of one chemical 10,500 times
above the safe limit.
At the height of the Nato offensive, the bombing of
Pancevo was seen as a victory against a strategic
target because of its spectacularly burning oil
refinery, with only a footnote of regret about the
contamination of the canal that feeds into the Danube.
But two years on, the long-term damages caused to the
city, its people and their water supply are only now
being fully realised and dealt with. The UN
Environment Programme (Unep) and the city are
desperately trying to scrape together the funds to
save the area from continuing environmental disaster.
Already, 100 workers who tried to stop the leaks and
limit the damage of chemicals flowing into the ground
have been declared permanent invalids because of lung
damage. A number of young men have had unexplained
heart trouble.
Two years after the bombing, despite two winters of
heavy rains to cleanse the soil, still nothing grows
around the petrochemical works. The earth has patches
of dark-green algae in puddles but no other life;
elsewhere, the countryside is alive with verdant
growth.
The newly elected mayor of Pancevo, Borislava Kruska,
a quietly spoken woman, says by the time Nato experts
had arrived months after the bombing, the chemicals on
the surface, which were causing air pollution, had
evaporated.
Most of the chemicals, however, remain just below the
surface.
"It is what I call the perfect murder. Nobody will be
able to prove what killed us," she said. Unep says a
saturation level of one part per million of vinyl
chloride monomer (VCM) in the air is enough to trigger
cancer of the liver. It can cause brain tumours and
attacks the nervous system.
In Pancevo, the saturation reached 10,500 parts per
million.
It is too early to see the effects on the human
population, but there are alarming signs that
something is wrong: A rare bone cancer, previously
restricted to very old dogs, has being found in
abundance in puppies and adolescents.
And VCM is not the mayor's only worry. There is
another PVC chemical, 1,2-dichloroethane (EDC), which
is highly toxic and particularly attacks the liver and
kidneys. At least 2,000 tonnes of it leaked into the
ground after the bombing.
Eating all root vegetables in Pancevo has been banned
and tests show that EDC has penetrated deep into the
ground, close to the city's water supply.
A group of experts from several countries is trying to
work out how to recover the EDC before it reaches the
water table. An estimated 130,000 people use the local
water pumped from the ground.
Unep estimates that the pollution problem will cost
�14m to fix; so far it has raised �4.5m from the
international community that bombed Pancevo. Holes
will need to be drilled to pump out the contaminated
water before it reaches the water table.
The canal, which runs from the bombed water-treatment
plant at the factory to the Danube, needs �4m worth of
dredging to prevent the contaminants leaking into
Europe's longest river.
Some urgent remedial measures have been taken. In one
area, Unep has removed 80cms (31.5in) of topsoil to
collect most of the eight tonnes of mercury released
by the bombing.
The technical manager of the factory, Dmitar
Krivokuca, who is working with UNEP on the clean up,
said: "There has been some poisoning of our workers
and people are in jeopardy the whole time, but we have
to clear this up if we are going to restart and
provide employment."
The neighbouring oil refinery has started work again
providing the first jobs in an area that had 10,000
industrial workers before the war.
The smell of sulphur now dominates from the cheap
Russian oil being processed, but filters will be
fitted when funds permit.
The mayor said: "We are not pretending that before the
bombing the area was not polluted, it was, but not on
this scale.
"As we go on living and dying in Pancevo, we will
never be able to prove what is killing us. No
population has been exposed to this level of these
chemicals anywhere in the world. What we need is help
to stop it getting worse."
---
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Nico Varkevisser
Editor TARGETS Newspaper
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Monday, May 14, 2001
1. Pogrom in Belgrade
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http://emperors-clothes.com/articles/jared/sjf.htm
POGROM IN BELGRADE
by Jared Israel [14 May 2001]
"po�grom (pe-gr�m�, po�grem) noun
An organized, often officially encouraged massacre or persecution
of a
minority group, especially one
conducted against Jews." (Dictionary, MS Bookshelf 98)
Dr. Klara Mandic, a founder of the Serbian-Jewish Friendship
Association,
who lost her entire family to pro-Nazi thugs during World War II,
was
brutally murdered three days ago in Belgrade. Dr. Mandic and
other Yugoslav
Jews had worked tirelessly to expose anti-Serb lies in the
Western mass
media. (See the 'Open Letter to American Jews,' of which she was
a signer.
It is posted below.)
The mass media in the West and the Washington-dominated media in
Yugoslavia
are portraying this gruesome murder as a robbery gone wrong.
"Initial
police findings indicated that Klara Mandic...was killed during a
robbery
attempt." ( 'AP', May 11)
But although robbery is a clear-cut affair - i.e., something is
taken - the
'Associated Press' reported that:
"Police did not say whether any items were missing. They did not
say why
they thought it was a robbery attempt." ('AP')
"Killed during a robbery attempt" suggests that the robbers
murdered Dr.
Mandic because she caught them in the act or to prevent her from
identifying them later. But according to the Wire Service reports
she was
'beaten to
death' and then 'shot in the back of the head' and finally set on
fire.
('AP' and 'AFP', 11 May.)
This is not the behavior of robbers anxious to get the goods and
escape. It
is the behavior of murderers with a task: to leave a message of
terror.
As with any crime the question is: who gains? The answer here is,
only the
current Yugoslav authorities and their Washington controllers.
Belgrade's coup d'etat government has severe problems. The
Yugoslav economy
is functioning at about 1/3 the level prior to the coup d'etat.
The country
is riddled with strikes against government efforts to give
Yugoslav industry
away to Western interests. Desperate to prevent the formation of
an
unstoppable opposition, the current regime has silenced all
dissenting media.
For example, the popular Palma TV station was recently ordered to
stop
broadcasting political shows. Thugs working for the authorities
have beaten
and arrested scores of opponents. After ridiculously botching an
attempt by
thugs with women's stockings pulled down over their faces to
kidnap or
murder former Yugoslav President Slobodan Miloshevich on March
28, the
regime arrested him, claiming the arrest was urgently needed
because they
had proof of terrible crimes. As for what these crimes were,
various
members of the regime proposed different possibilities, ranging
from theft
to murder, but during the six weeks they have held Mr.
Miloshevich for
"investigation," these authorities have yet to produce a single
witness to
testify against Mr. Miloshevich, nor have they indicted him for
anything,
not even traffic violations. Clearly the arrest was carried out
to satisfy
orders from
Washington, as Richard Holbrooke more or less admitted in the 'NY
Times
Magazine' (April 8). Mr. Miloshevich's offense is he has
reisisted
Washington and he has refused to crawl.
A week ago, Dusan Matic, lawyer for the jailed former security
chief, Rade
Markovic, told a press conference that his client had been
threatened with
death if he refused to testify against Mr. Miloshevich. In jail,
Mr.
Miloshevich has been denied critically needed treatment for a
dangerous
heart condition.
Even as ordinary people desert the government, the atmosphere of
terror has
increased. Government operatives threaten anti-NATO activists
with beatings
or death. The authorities have put up with the words "We are
watching you!"
in imitation of the slogan "Big Brother is Watching you!" from
'1984',
George Orwell's book about a fascistic state. At least six
opponents of the
regime have died under 'mysterious' circumstances.
Dr. Mandic was murdered in order to send a message to Yugoslav
patriots in
general, but particularly to Yugoslav Jews who have credibility
in the West
and who have given Washington a pain in the neck.
Over the past decade, they continually denounced the anti-Serbian
statements made by American Jewish leaders as lies. The murder of
Klara
Mandic is intended as a message to these Jews: Beware! You were
driven from
Croatia,
Bosnia and Kosovo. Shut your mouths, or there may be more
'robberies'.
Meanwhile, American Jewish leaders have responded to the
terror-killing of
Dr. Mandic with deafening silence. Why? All evidence suggests she
was
killed to punish her for an ancient crime: being a Jew who told
the truth.
The American Jewish leadership, self-appointed Protectors of
World Jewry,
were also silent in 1990-92, when anti-Serb fascists seized
control of
Croatia and began terrorizing local Jews, many of whom fled to
Belgrade.
Similarly, Jews fled the Sarajevo regime of the Islamist, Alijah
Izetbegovic, a man ludicrously mis-portrayed by the American
media as a
tolerant democrat. In both cases American Jewish leaders said:
nothing. (1)
Why? Because the Croatian and Bosnian fascists were Washington's
allies.
Washington did not want them criticized. And these 'tamed'
leaders do what
Washington dictates. And today Washington dictates: silence
Serbia's Jews.
In 1992, American Jewish leaders did speak out. They took out an
ad in the
'N.Y. Times' and made speeches and wrote articles parroting the
Washington-Bonn lie that Serbs were the new Nazis and Miloshevich
the
(latest) new Hitler, spreading these slanders with evident relish
at
finding themselves on the right side of a pogrom. By comparing
Miloshevich,
an anti-racist, to Hitler, they belittled the suffering of
Hitler's victims
(including not only Jews but millions of Slavs, 'Gypsies',
leftists, etc.) (2)
Gentiles tend to view Jews as experts on genocide. So the Jewish
leaders
were invaluable to the anti-Serb propaganda effort. They lent an
air of
credibility to doctored pictures of supposed Serbian death camps
in Bosnia,
shown ad nauseum all over the world in August, 1992 - pictures
which have
been proven to be fakes. After all, if 'the Jews' said Serbs were
genocidal
it must be true. (3)
But while the leaders could fool many American Jews, who, like
most
Americans, are uninformed about political forces in the Balkans,
or, for
that matter, precisley where to find 'the Balkans' on a map -
they could
not fool
Jews in Yugoslavia. Yugoslav Jews knew exactly whom the U.S. and
Germany
were using as proxy forces in Bosnia, Croatia and Kosovo: the
political
descendents of Hitler's local allies who killed over 80,000 Jews
alongside
perhaps 750,000 Serbs during W.W.II, killed them in ways so
brutal that
visiting Nazis were shocked. For example, by beating them to
death and
burning them. In other words, just as they killed Dr. Klara
Mandic.
Yugoslav Jews have tried to awaken world opinion. Take one tiny
but
instructive example: it was a Yugoslav Jew, teaching in New
England, who
made me aware of the full story of what the Serbs had gone
through in World
War
II, how much they had suffered trying to protect their Jewish
countrymen. I
will write more about that in another article, 'The Jewish Debt
to the Serbs'.
It was a Yugoslav Jew, Chedomir Pralinchevich, who first told the
world
that several hundred thousand Serbs, Roma ("Gypsies"), Jews and
other
non-Albanians were being driven from Kosovo after its
'liberation' by NATO
forces, with the connivance of the NATO command. A Yugoslav Jew
located Mr.
Pralinchevich and a Yugoslav Jew translated the interview. (4)
The wire service reports suggest that since (they say) there was
no sign of
forced entry, Dr. Mandic probably knew her attackers. This is
nonsense.
Terrorist forces in the employ of the Belgrade authorities would
of course
have tools for picking locks. Moreover, even a woman living alone
will open
the door to certain people, for example, to policemen.
Both the 'Agence France Presse' and 'BBC' stories also include
the
following (identically worded) paragraph:
"At least five of Milosevic's allies have been killed since 1997,
including
Yugoslav defence minister Pavle Bulatovic and Serbian deputy
interior
minister Radovan Stojicic. Their murderers have never been found.
"(May 11)
The combination of "she knew her attackers" and "Milosevic allies
keep
getting killed" is clearly intended to suggest that this crime
may be the
work of the ever-accusable Mr. Miloshevich. This is consistent
with the
Washington-directed effort to blame all Washington's attacks on
the victims
of those attacks. Thus the former head of Serbian TV was held in
jail for
about two months (a high court just ordered that he be released).
The
charge against him? Well, no charge was actually filed but they
were
supposedly 'investigating' his 'responsibility' for the deaths of
16
technicians and reporters killed when NATO bombed Serbian
television.
And so we are supposed to believe that for some reason explicable
only to
himself, that mysteriously evil genius, Miloshevich, has chosen
this
moment, when his personal survival depends on rallying Serbian
patriots to
stand up
and be counted - that he has chosen this moment to have an old
friend
murdered in a manner calculated to terrorize - whom? His own
supporters!
Do they actually pay people to think up this crap?
In fact there is nothing mysterious about this murder.
Washington's proxies
have been using terror for ten years. Indeed, didn't Washington
drop
uranium-encased bombs on civilian targets during the 78 days of
bombing in
1999? What is the difference between blowing a child to bits with
a cluster
bomb and murdering and mutilating Dr. Mandic?
The Kosovo Liberation Army terrorists, who have killed thousands
of Serbs,
'Gypsies', anti-racist Albanians and others in the most brutal
ways, are in
the pay of NATO special forces. And the thugs who murdered Dr.
Mandic,
imitating the methods of World War II Nazis, are in the employ of
the
Washington-controlled gangsters who presently run Yugoslavia. (5)
Having been murdered by NATO thugs, Dr. Mandic is now being
murdered again
in the pro-NATO media. The 'AP' wrote:
"In 1990, Mandic helped found the Society of Serb-Jewish
Friendship, though
her role in it was viewed with suspicion by the local Jewish
community."
(May 11, 2001)
This is a lie and surely the 'AP' knows it. Almost all Yugoslav
Jews in
fact agree with Dr. Mandic's pro-Yugoslav sentiments, as
expressed in the
'Open Letter', below.
Today the Yugoslav Jewish community is small. Why? Because the
predecessors
of America's current Balkans allies killed over 80,000 Yugoslav
Jews during
W.W.II. Those who were not killed only survived due to the heroic
efforts
of Serbian people who risked their lives to hide them. (6)
Dr. Mandic's murder was a terrorist warning from an increasingly
isolated
puppet regime in Belgrade, a regime which, since it has seized
control of
Yugoslavia by means of a coup, has given the ordinary people
nothing but
growing misery and growing subservience to Washington.
Decent people will not forget this murder. Nor will they forgive
those who
sent the killers.
-- JI, 13 May 2001
*******************
Below is the 'Open Letter' from the Serbian-Jewish Friendship
Society. One
of the signers is Dr. Klara Mandic.
Open Letter to American Jews
Dear Fellow Jews,
We the Jewish members of the Belgrade chapter of the Jewish
Serbian
Friendship society, dedicated to the ongoing development of
friendly
relations between Jews and Serbs wherever they live together, are
taking
this initiative to address other Jewish organizations and their
leadership.
We protest the involvement of Jewish organizations, insitutions
and leading
Jewish personalities in the world for their condemnations and
attacks on
the Serbian people in Serbia, Montenegro and the former Yugoslav
republics .
It is with a deep sense of regret and irony that we learn of
widespread
Jewish support of the distorted and too often patently untrue
depiction of
the Serbian role in the civil war in Bosnia. We particularly
object to and
protest Jewish support of the foundationless, inhumane and cruel
economic
measures taken against the population of Serbia and Montenegro.
Still more disturbing is the active role taken by [these
prominent] Jews in
support of military intervention and attacks against Serbs
fighting against
overwhelming odds for their political rights and their basic
survival.
It is incomprehensible to us that Jewish insitutions and
individual Jews,
who have themselves for thousands of years been the victims of
prejudice,
exile and annihilation, would participate in a racist pogrom of
the same
nature
against the Serbs - nothing can exuse Jewish involvement in such
a campaign.
Not even during the Nazi era, when the great majority of German
people
supported Hitler, was there such an organized and systematic
propaganda
campaign against Nazism or particularly the German people as
there is in the
world today against Serbia and the Serbian people.
Most importantly, Nazism constituted a bona fide threat to the
entire
world: philosophycally, politically and militarily. It was no
contrivance
of Madison Avenue and international political manipulation, as is
the case
today with Serbs. It is yet the the greatest of ironies that it
was fascist
manipulations, in Germany, grotesquely similar to those of
Nazism, which
served as the impetus for the break up of Yugoslavia, set the
stage for the
ensuing civil war and the tone of the geopolitical agenda which
today
dominates Western perception of this tragedy.
These perceptions have been profoundly enhanced by modern media
technology
alliances of political and economic convenience and the woeful
lack of
historical knowledge, endemic in Western populations,
particularly in
America. Millions of people worldwide, well meaning people, have
been
manipulated; Jews among them.
In the religious, nationalistic civil war raging in Bosnia there
is indeed
brutality taking place. However, the guilt for that brutality
almost
exclusively attributed to the Serbs, is not founded in reality.
The Serbs today once again find themselves in a position familiar
to
themselves and similar to that in which the Jews have so often
found
themselves. For centuries, the Serbs were the victims of the
Turkish
conquerer; subjugated, exiled and forced into religious
conversion on the
one hand, and the object of Teutonic oppression under the
Austro-Hungarian
Empire on the other.
From 1941 through the end of World War II they were, alongside
Jews, the
victims of the Holocaust under the Nazis, the Ustashi and their
Muslim
allies under the leadership of Hitler's trusted crony, the Grand
Mufti of
Jerusalem, El-Husseini. Today, as the Serbs are again threatened
life and
limb by a new generation of Fascists, Nazis and Muslim
fundamentalists, and
the racist nationalism of Croatia under the anti-Semitic
leadership of
Franjo Tudjman, they are labeled as "aggressors".
Confronted by these old enemies who attack them in full regalia,
replete
with all the traditional symbols: Swastika, Shahevnitza, Star &
Crescent,
the Serbs are fighting for their biological survival on land that
has been
for a
millenium their own.
The entire history of the Serbs is one of struggle for survival
and
freedom. They live on lands which for centuries now have been the
cross-roads between great and often conflicting powers; the place
where
their borders meet: the
Christian church of the East and West - Orthodox and [Roman]
Catholic, the
Great Schism, the Muslim drive West, pitted against the German
drive east.
For many hundreds of years the Serbs have stood, in their fight
for
independence, as an unbridgeable obstacle to both these great
currents, the
rivers of blood swelling the shores of Serbian land with the
valiantly spent
lives of their sons and daughters - generation to generation.
In World Wars I and II the Serbs again carried the greatest
burden and
suffered the greatest losses in the "allied" fight against
tyranny in the
Balkans. So often alone in their struggle for liberation, they
have always
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RECOMMENDED WEBSITES
For news and special reports on Cuban affairs (english and
spanish)
see CUBAN REVIEW at: http://www.globalreflexion.org/cubanrev/
For special reports on the developments concerning Yugoslavia
see BELGRADE FORUM (forum for the world of equals) AT
http://www.belgrade-forum.org/
Critical webside to expose media lies and US-policy
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del Presidente Milosevic riguardo al suo mandato d'arresto
Appello circa il mio arresto del Tribunale del GIP di Belgrado n. 318/01
del 01/04/2001, per 3099 con la motivazione scritta degli art. 191 II
comma
e 1/2 ZKP della Legge Jugoslava.
In questo verbale e' scritto che io sono stato istigatore dei piu'
grandi
funzionari del Senato, del Ministero delle Finanze M. Sainovic, e S.
Zebic,
Direttore del Tribunale, di entrare in possesso di beni dello Stato per
usufruirne per altri scopi, dal 1994 sino al 5/10/2000.
Questi soldi sono stati destinati al nostro popolo e agli armamenti per
la
difesa del nostro Stato. All'interrogatorio dei giudici e dell'OJT
(auditori),
alla presenza del mio avvocato, credo di aver spiegato tutto. Dopo la
lettura
del verbale non ho avuto obiezioni.
Come presidente della Serbia posso affermare che tutti i colloqui con
gli
economisti e gli alti funzionari del mio paese erano soltanto sui
compiti
di ognuno per il bene della Serbia; i programmi contro l'inflazione del
94'.
E non ho mai sfruttato con i miei collaboratori la mia posizione, ne'
quella
che essi avevano. In tutti i discorsi ufficiali svolti con il Presidente
della Repubblica, con il Vice presidente del Senato ed altre
personalita',
non vi e' stata nessuna istigazione, ma soltanto valutazioni per la
sopravvivenza all'embargo totale e sugli aiuti umanitari (in tutti i
sensi),
per i nostri popoli oltre la Drina, nonostante che i nostri mezzi
fossero
minimi. Credo che tutti i miei collaboratori, sia quelli nominati nel
verbale d'accusa che quelli non nominati, abbiano svolto il loro lavoro
nel
miglior modo possibile.
Noi non abbiamo mai parlato di aiuti umanitari a persone individuali o a
gruppi, si e' discusso sempre di problemi dello Stato. I soldi che sono
stati prelevati dalla BeoBanka sono stati mandati nelle situazioni
sociali
ed economiche prioritarie, questo non era un segreto per nessuno, si
aiutavano quelli che avevano maggior bisogno, io ero orientato verso di
loro.
Ho sempre ccrcato di impedire situazioni di privilegio.
Riguardo ai soldi che sono stati usati per armamenti e munizioni
destinati
ai militari delle Repubbliche Serba di Bosnia e di Krajina, quelli non
potevano essere dichiarati ufficialmente perche' erano segreti militari
di
Stato.
Per quanto riguarda i finanziamenti ai nostri Reparti Speciali
Antiterrorismo, cui abbiamo fornito "dall'ago alla locomotiva", cioe'
dai
proiettili agli elicotteri a molti altri mezzi, che ancora oggi sono a
disposizione dello Stato (che avrebbero dovuto restare segreti militari)
e
a tutti gli altri mezzi che servivano ai militari della Repubblica Serba
di
Bosnia. Ritengo oggi che sarebbero dovuti rimanere segreti militari,
anche
se il Tribunale ha la facolta' di verificare i fatti. Tuttora le squadre
antiterrorismo per la sicurezza del nostro Paese hanno parecchio lavoro
nel
sud della Serbia.
Con questo, confermo che come Capo di questo Stato non ho istigato ad
appropriazioni di beni dello Stato per ragioni personali.
Nel verbale c'e' scritto che io come Presidente S. Milosevic ho istigato
il
Direttore delle Dogane di appropriarsi di beni per distribuirli in giro.
Riguardo al Partito Socialista Serbo, voglio attirare l'attenzione su M.
Sainovic, D. Matkovic e M. Kertes e molti altri funzionari che hanno
raccolto
soldi per il partito, pero' non mi risulta che queste persone abbiano
rubato
nulla dei soldi destinati al PSS. Anzi, credo che e' cosi. Queste
persone
avevano soltanto il compito di raccolta fondi per il Partito.
Al Tribunale ho dichiarato che io non mi sono mai personalmente occupato
dei
finanziamenti del mio partito in tutti questi anni. Non sarebbe neanche
logico che qualcuno mi chiedesse questo, come Presidente dcllo Stato,
neanche
i piu' stretti collaboratori del mio partito.
Dichiaro di non aver mai usufruito di neppure un dinaro dei beni del
partito
e nemmeno dei mezzi di trasporto messimi a disposizione dal PSS.
Durante il mio interrogatorio al Tribunale ho dichiarato di non aver mai
preso soldi, ne' direttamente ne' indirettamente per le cose personali,
ma
soltanto lo stipendio come Presidente della Repubblica di Serbia e
Presidente della Repubblica Federale di Jugoslavia, di altri
finanziamenti
non disponevo.
Voglio evidenziare tutto cio'.
Secondo le accuse del Tribunale e dell'OJT, mi sarei appropriato di beni
indebitamente ed amoralmente, e per questo avrei procurato gravi
problemi
economici e di sicurczza per lo Stato.
Sto presentando ricorso perche' esclusivamente credo nella verita,' non
mi
danno fastidio indagini di nessun genere, di tutto cio' che ho fatto
nella
mia vita, sono solo profondamente addolorato di essere trattato come un
criminale per quello che ho fatto per il mio Stato credendo di aver dato
il
meglio di me stesso. Credo che questo processo sia politicamente
costruito,
sotto gli ordini del Nuovo Stato, per infangare e sminuire il lavoro da
me
svolto in questi anni, in particolar modo per essermi opposto ai potenti
del
pianeta.
Sono convinto che sono stato arrestato per impedirmi di portare
testimoni
oppure di espatriare e non c'e' logica che il Tribunale e l'OJT
affermino
di non aver potuto consegnare il mandato di cattura a causa del popolo
che
faceva barriera contro l'avvicinamento alla mia casa. La motivazione del
mio
arresto e' per l'appropriazione di grandi fondi finanziari dalla
BeoBanka
per me stesso, non per i militari della Repubblica di Bosnia e di
Kraijna,
non per gli aiuti al popolo oltre la Drina, non per gli operai
metallurgici
e tanti altri. Esistono tante persone al mondo che non sono in galera e
si
possono difendere liberi, nonostante possano avere una influenza sui
testimoni. Io non desidero che essi vengano messi in galera, ma che mi
sia
data la stessa possibilita'.
Sono stato messo in carcere solo io, precisamente nella data del
31/03/2001
stabilita dai Paesi che hanno aggredito il nostro Paese, questo non e'
un
segreto per nessuno, perche' questa data era stata stabilita molti mesi
prima dalla stampa e dai media.
Io non potevo influire sui testimoni, dato che i miei telefoni erano
sotto
controllo e la mia porta di casa controllata dalla polizia, i testimoni
che dicono la verita' non possono essere contro di me, e quelli che
non dicono la verita' non possono certo avere una qualche influenza.
Per questo sto facendo il mio ricorso contro la carcerazione, in base
all'art. 23 comma 6 (ZKP), con la richiesta di scarcerazione e di
potermi
difendere in liberta'.
In ogni momento sono disponibile a comparire davanti al Tribunale del
mio
Paese. Voglio sottolineare che in questi sei mesi sono stato aggredito
da
stampa e mass media di questo regime per crimini di tutti i tipi che
avrei
commesso, e non sono mai scappato.
Io sono molto orgoglioso per tutto cio' che ho fatto, credo che il
popolo
non credera' a tutti i crimini attribuitimi.
-
Tratto da:
YUGOSLAVIA... NOTIZIE - n.6, aprile 2001
bollettino a cura del Comitato Yugoslavia di Torino
tel. 0338-1755563
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LEBENDIGE VERGANGENHEIT
ZUR KONTINUIT�T DER DEUTSCHEN GROSSALBANIEN-POLITIK
Von Matthias K�ntzel
Tosender Beifall f�r den Kanzler. Zu Tausenden str�mten die
Kosovo-Albaner im
Juli 1999 in Prizren zusammen, um Gerhard Schr�der mit
"Deutschland
Deutschland"-Rufen zu feiern. "Es ist schon beeindruckend und hat
mich
tief
ber�hrt", bekannte er sp�ter, "als ich in Prizren auf der einen
Seite
deutsche Panzer
und deutsche Soldaten mit Maschinenpistolen gesehen habe,und auf
der
anderen
Seite konnte ich miterleben, wie mit ungew�hnlich euphorischem
Jubel ein
deutscher Bundeskanzler begr��t worden ist. Ich finde, dass das
vor dem
Hintergrund der spezifisch deutschenGeschichte in dieser Region
eigentlich jeden
ber�hren muss." Welche Geschichte hatte Schr�der hier eigentlich
gemeint? Im
September 1943 etablierte die Wehrmacht in Prizren unter dem
Beifall der
Kosovo-Albaner eine "Zweite Prizren-Liga", deren einziger Zweck
die T�tung und
Vertreibung der Serben zur Schaffung des "ethnisch
reinen"Gro�albaniens
war. Im
Februar 1944 wurde die albanische SS-Division"Skanderbeg" in
Prizren
stationiert. Im Oktober 1944 startete die deutsche SS von hier
aus ihren
letzten
Versuch, den Sieg der Allierten doch noch aufzuhalten. Damals wie
heute
steht
diese Stadt im Zentrum der deutschen Gro�albanien-Politik. Damals
wie
heute
werden hier Deutsche umjubelt, w�hrend alle Nicht-Albaner um ihr
Leben
f�rchten.
Seit dem M�rz 2001 spitzt die Situation sich weiter zu: In
Verbindung
mit
der UCK-Offensive gegen Tetovo hat Deutschland erstmals
�ffentlich die
Gro�albanien-Idee protegiert. Der Blick auf die Geschichte aber
offenbart, dass
sich die Anfl�ge einer neuen deutschen Gro�albanien-Politik
unvermeidlich in
jenen Spuren bewegen, die der Nationalsozialismus geschaffen hat.
Gleichzeitig
macht er den instrumentellen Charakter der deutschen
Vergangenheitspolitik
offenbar: Je beherzter die Bundesregierung an die Elemente der
nationalsozialistischen Kosovo-Politik ankn�pft, desto weniger
ist die
�ffentliche
Meinung an Kenntnissen dar�ber interessiert.
Vom italienischen...
Als Antwort auf den deutschen Einmarsch in Prag wurde Albanien am
7.April 1939
von italienischen Truppen besetzt. Dies Land war das mit Abstand
�rmste
und
r�ckst�ndigste Europas. Zwei Drittel seiner Einwohner war
tribalistisch
organisiert und der Blutrache treu geblieben. Die miserable
Infrastruktur verst�rkte
die Isolation der von Familienclans regierten Regionen. Von
albanischem
Nationalbewu�tsein konnte unter diesen Umst�nden keine Rede sein.
1941
�berfiel
und besiegte Deutschland Jugoslawien. Nach mehrt�gigen
deutsch-italienischen
Verhandlungen teilte man das bis dahin jugoslawische Kosovo in
drei
Besatzungszonen auf: Bulgarien bekam den �stlichen, an Mazedonien
grenzenden
Gebietsabschnitt zugesprochen. Deutschland sicherte sich die
rohstoffreiche
Gegend um Mitrovica im Norden der Provinz, w�hrend der gr��te
Teil des
Kosovo
unter italienische Kontrolle gelangte und am 12. August 1941 mit
dem
italienisch
beherrschten Kern-Albanien als "Gro�albanien" fusioniert wurde.
Das
Verh�ltnis
zwischen italienischen Besatzern und Kosovo-Albaner war von
Anfang an
gespannt.
So ging der Terror kosovo-albanischer Milizen gegen die Serben
den
faschistischen
Besatzungsbeh�rden oft zu weit: Wiederholt er�ffneten die
italienischen
Streitkr�fte das Feuer, um Kosovo-Albaner von Massakern an Serben
abzuhalten.
Gezielt wurden italienische Truppen in den St�dten stationiert,
um die
Gewalt in
Schranken zu halten. Nicht nur aus diesem Grund "haben die
Albaner die
Italiener
niemals respektiert. Den Albanern missfiel die gesamte
italienische
Weltanschauung und sie mochten nicht, was sie als schwache und
nicht-maskuline
Form der Selbstdarstellung und des Verhaltens bei den Italienern
wahr
genommen
haben. Viele Albaner glaubten, dass die Italiener L�gner und
Heuchler
seien." Deutsche Besatzer und Kosovo-Albaner verstanden sich
dagegen
besser.
So gew�hrte die Nazi-Generalit�t in der deutschen Zone den
Kosovo-Albanern ein
weitaus h�heres Ma� an Autonomie als in der italienischen. Damit
kn�pfte
die
Wehrmacht an die Tradition der �stereichischen Kosovo-Besetzung
im I.
Weltkrieg
an. 1916 wie 1941 wurden den Kosovo-Albanern autonome
Verwaltungen
einger�umt und die Benutzung des Albanischen als Amtssprache
erlaubt.
Und nicht
nur 1941 bis 1944,sondern auch schon 1916 bis 1918 "wurden mit
dem Ziel,
die
serbische Pr�senz in der Region zu unterminieren, mehr als 300
albanischsprachige
Schulen er�ffnet." Diese antiserbisch orientierte "Schul"politik
hat
den
spezifischen Nationalismus der Kosovo-Albaner erst hervorgebracht
oder gepr�gt.
...zum deutschen Gro�albanien
Nach dem Sturz Mussolinis im September 1943 besetzten deutsche
Truppen
die
gro�albanische Region, um mit einem Minimum an
Wehrmachtsverb�nden
die Landung des Kriegsgegners an der albanischen K�ste zu
verhindern. Vor
dem Einmarsch der deutschen Truppen wurde das Land mit
Flugbl�ttern
�bersch�ttet, in welchen Nazi-Deutschland sich als Schutzmacht
Albaniens
im
Kampf gegen seine Feinde - hier Italien und die Anglo-Amerikaner,
dort
Ru�land
und die Serben - empfahl. Der Versuch, eine deutschfreundliche
Marionettenregierung in Tirana zu etablieren, schlug angesichts
des
absehbaren
alliierten Sieges zun�chst fehl. Nun wurde das Kosovo der
ma�gebliche
Hebel der
deutschen Albanienpolitik. "Dort wohnen die rassisch besten und
politisch
entschlossensten, soldatisch geeignetsten Elemente des
albanischen
Volkes",
schw�rmte Neubacher im September 1943 in einem Telegramm nach
Berlin. "Es
besteht die M�glichkeit,", so Neubacher weiter,die "kossowarische
Miliz
... in
Tirana antreten zu lassen, welche die Freiheitsbewegung in
Schwung
bringen soll.
"Und schon wurden die Kosovo-Albaner mit akuell anmutenden
Argumentationsmustern umbuhlt: "Die Deutschen erweckten den
Eindruck",schreibt
der amerikanische Historiker B.J. Fischer, "dass erst jetzt, mit
ihrer
Ankunft, eine
wirkliche Vereinigung des Kosovo mit Albanien erreicht w�rde. ...
Die
Deutschen
vers�umten es nicht, die Albaner daraufhin zu weisen, dass die
Alliierten
in Sachen
Kosovo auff�llig schweigsam gewesen sind - ein Hinweis auf deren
Absicht, es
erneut den Jugoslawen zur�ckzugeben - und dass die Alliierten
weder eine
albanische Exilregierung noch ein albanisches Exilkomitee
anerkannt und
damit die
Frage der Existenz eines albanischen Staates in der
Nachkriegswelt in
der
Schwebe gelassen haben." Die so eingesetzte Kosovo-Karte zog:
Noch im
September 1943 wurde ein haupts�chlich aus Kosovo-Albanern
bestehendes
Nationalkomitee installiert und in Tirana die "Unabh�ngigkeit"
Albaniens
erkl�rt.
Deutschland freilich blieb das einzige Land, dass das
"unabh�ngige"
Gro�albanien
diplomatisch anerkannte. Mit dem "laschen Besatzungsregime"
gegen�ber den
Serben war es nach Beendigung der italienischen Phase vorbei. Von
nun an
lie�
man den Massakern der kosovo-albanischen Milizen an Serben freien
Lauf.
Noch
im September 1943 wurde mit tatkr�ftiger deutscher Unterst�tzung
eine
"ZweitePrizren-Liga" gebildet, deren erkl�rtes Ziel "ein ethnisch
reines
Gro�albanien" war. Die blutige Vertreibung der Serben, die die
�ber 12.000 Mitglieder z�hlende Liga nun ins Werk setzte, fand
unter
deutscher
Aufsicht und deutscher Anleitung statt. Neben der "Zweiten
Prizren-Liga"
rekrutierte die Wehrmacht ein 600-700 Mann starkes Bataillon, das
ausschlie�lich
aus deutschfreundlichen Kosovo-Albaner bestand und als
Eliteeinheit nach
Tirana
geschickt wurde. Ende 1943 wurden weitere 1.200 kosovoalbanische
Gendarmen
von Mitrovica nach Tirana entsandt. Im Februar 1944 gab Adolf
Hitler,
der "f�r
die letzte romantische Ecke Europas sehr viel �brig hatte" den
Befehl,
aus "diesem
Bergvolk stolzer Waffentr�ger" (Neubacher) einen eigenst�ndigen
SS-Verband,
die"SS-Division Skanderbeg", zu etablieren. Diese 6.500-k�pfige
Division
wurde
aus den albanischen Einheiten der 13.SS-Bosniaken-Gebirgsdivision
sowie
aus
albanischen Milizen zusammmengestellt. Ihr Standort war
Prizren,ihr
haupts�chliches Operationsgebiet das Kosovo, ihr erkl�rter
Auftrag
der"Schutz"
des "ethnisch reinrassigen" Albaniens. "Schutz" bedeutete: Wer
nicht
dazugeh�rte,
wurde get�tet oder Greueln ausgesetzt und verjagt. "Die Einheiten
dieser
Division", schreibt Fischer," erwarben sich schnell eine h�chst
unvorteilhafte
Reputation, da sie, besonders in den serbischen Gebieten, das
Vergewaltigen,
Pl�ndern und Ermorden dem K�mpfen vorzogen." Die au�erordentliche
Brutalit�t
der "Skanderbeg-Division" ist vielfach belegt. So t�tete sie am
28.
Juli 1944 im
Dorf Veliko 380 Ortsans�ssige (darunter 120 Kinder) und steckte
300
H�user in
Brand. Im April 1944 deportierte sie 300 Juden. Zwischen dem
28.Mai und
5. Juli
"hob die SS-Division auf albanischem Gebiet weitere 510 Juden,
Kommunisten,
Partisanen und verd�chtige Personen' aus", berichtet Raul
Hilberg. "249
von ihnen
wurden abtransportiert." Auch die Roma der Region Kosovo, die bis
September
1943, mit gelben Armbinden gezeichnet, Zwangsarbeit leisten
mussten,
wurden
nach �bernahme des Kosovo durch die Deutschen deportiert und in
Konzentrationslager in Jugoslawien, aber auch nach Buchenwald und
Mauthausen
verschleppt. Entgegen der sp�ter in Tirana gepflegten Legende war
das
Kosovo
auch f�r Titos Partisanen die mit Abstand unerfreulichste Region.
"Die
Bewegung
im Kosovo ist sehr schwach, fast tot", hei�t es in einem
Lagebericht der
KP
Jugoslawiens vom August 1943. Unter der Herrschaft der Deutschen
verschlimmert sich die Situation. In einem Bericht an das ZK der
KP
Jugoslawiens
von Anfang 1944 erkl�rte die kleine und isolierte kommunistische
Gruppe
dieser
Provinz, dass hier die albanischen Massen die
nationalsozialistischen
Besatzer als
ihre Befreier und die Deutschen als ihre gr��ten Freunde
betrachteten:
Selbst Ende
1944, als die s�dalbanischen Partisanen die Wehrmacht schon in
die Flucht
getrieben und Albanien befreit hatten, blieb speziell das Kosovo
noch im
Lager der
Achsenm�chte verankert. Keineswegs zuf�llig unternahm gerade hier
die SS
ihren
letzten Versuch, den unvermeidlichen Sieg der Allierten noch
aufzuhalten.
Nachdem
ihnen der Boden in Tirana zu hei� geworden war, setzten sich die
beiden
zur�ckgebliebenen Statthalter Deutschlands im Oktober 1944 nach
Prizren
ab und
unterst�tzten die Errichtung einer antikommunistischen Regierung
im
Kosovo unter
F�hrung ihres langj�hrigen Freundes, des Kollaborateurs Xhafer
Deva, und
f�hrten
ihr gro�e Mengen an Waffen, Munition, Lebensmittelvorr�ten und
vermutlich auch
Agenten zu. Die Deva-Truppen sollen um die Jahreswende 1944/45
�ber mehr
als
6000 Soldaten verf�gt haben, ihr �rtliches Zentrum war die
Drenica-Region. Der
Widerstand der Deva-Truppen gegen Titos Partisanenarmee dauerte
von
November
1944 bis Mai 1945 und konnte erst nach dem Einsatz einer
30.000-k�pfigen
Partisanenarmee zerschlagen werden. Die Gro�albanien-Idee blieb
jedoch
virulent
und lebte Anfang der 80erJahre im Kosovo wieder auf.
Das Pogrom als Programm
Seit Titos Verfassungs�nderung von 1974 konnte von einer
Diskrimierung
der Kosovo-Albaner keine Rede sein. Im Gegenteil: Diese genossen
s�mtliche Rechte und kontrollierten das gesamte "albanisierte"
Kosovo.
Dennoch
stand f�r die Nationalisten auch in dieser Situation die
Vertreibung und
Drangsalierung aller Nicht-Albaner ganz oben auf der
Tagesordnung. Das
Ziel
dieser Bewegung ist "ein ,ethnisch reines', das hei�t von Serben
und
anderen
Slawen ,ges�ubertes Gebiet', in dem nur Albaner siedeln",
berichtete
1986 Die
Welt. "Das Ziel der radikalen Nationalisten ist...ein ,ethnisches
Albanien, das
West-Mazedonien, S�d-Montenegro, Teile des s�dlichen Serbiens,
Kosovo
und
Albanien umfasst", notierte 1987 die New York Times. Die Flucht
der
Slawen vor
der andauernden Gewalt verwandelt das Kosovo in eben das, was die
Nationalisten unter den ethnischen Albanern seit Jahren ...
fordern - in
eine
,ethnisch reine' Region. "Mit der deutschen Einheit von 1990 kam
auch
die
traditionelle Schutzmacht der Gro�albanien-Idee wieder ins Spiel.
Noch
im selben
Jahr erkl�rten die Kosovo-Nationalisten ihre Provinz f�r
unabh�ngig.
Ibrahim
Rugova wurde zum "Pr�sidenten" und Bujar Bukoshi zum
"Regierungschef"
eines "unabh�ngigen Kosova" ernannt. Beide machten aus ihrer
weitreichenden
Zielsetzung keinen Hehl. "Ich pers�nlich strebe eine Vereinigung
mit
Albanien
an",erkl�rte1991 Rugova. "Die beste L�sung w�re allerdings, alle
Albaner
k�nnten
in einem Staat zusammenleben, auch die Albaner in Mazedonien
m��ten
daran
beteiligt werden." Bujar Bukoshi, der seine "Exilregierung" nicht
zuf�llig in
Deutschland installierte, stand dem nicht nach: "Wir werden alles
tun,
damit die
freie Republik Kosovo und Albanien eines Tages eins werden",
zitierte
ihn die taz
und f�gte hinzu: "Schon lernen die Kinder in den Privatschulen,
wie sie
sich bei
einem ,Vertreibungskrieg' zu verhalten haben." In der Tat: Dieses
Privatschulprogramm der Kosovo-Albaner -von Deutschland aus
geleitete,
von
albanischen Migranten finanzierte und von der Bundesregierung
politisch
unterst�tze - setzte mit seinen "grotesk nationalistisch und
antiserbisch" (W.
Oschlies) ausgerichteten Materialien eben jene "Bildungsarbeit"
fort, die
1944 in
den deutschen Besatzungszonen abgebrochen worden war. Die ersten
Sprengs�tze
f�r ein neues Gro�albanien gingen Februar 1996 hoch: Als erste
�ffentlichen Aktion
attackierte die UCK f�nf serbische Fl�chtlingslager zeitgleich
mit
Bombenanschl�gen. So begann, wie ein UCK-Sprecher sp�ter
erkl�rte, "der
Krieg
f�r die Befreiung der Kosovo-Territorien, die von Serben,
Makedonern und
Montenegrinern okkupiert sind." Es ist kein Zufall, dass schon
diese
erste Aktion
die Handschrift der alten SS-Division "Skanderbeg" trug. Viele
F�hrungskader der
UCK, so etwa ihr Gr�nder Adem Jashari, wurden als die Kinder oder
Enkel
von
Angeh�rigen der alten SS-Division Skanderbeg rekrutiert. Gern
prahlt auch
die
rechtsextreme albanische Organisation "Balli Kombetar"(Nationale
Front),
die
1944 zu den wichtigsten St�tzen der Nazi-Herrschaft z�hlte, mit
ihrem
Einfluss in
der UCK. Mit einigen Gebr�uchen kn�pfte die UCK auch unmittelbar
an ihre
Nazi-Vorl�ufer an. So werden bis heute zumindest die
mazedonischen
UCK-Mitglieder in Anlehnung an das 1941 in Prizren stationierte
faschistische
Schwarzhemden-Bataillon in eine schwarze Kluft gesteckt. Und auch
ihr
urspr�nglicher Gru� - geballte Faust an die Stirn - enstammt der
faschistischen
Tradition. Erst nachdem dies bei historisch versierten
Beobachtern
Irritationen
ausl�ste, wurde der milit�rische Gru� dem in der Nato �blichen
angepasst. Der
wichtigste Kontinuit�tsbezug zwischen der SS-Division Skanderbeg
und der
UCK
liegt in der Tatsache begr�ndet, dass es beiden nicht um
irgendeine Form
albanischer Eigenstaatlichkeit, sondern stets um eine "ethnisch
reine"
Eigenstaatlichkeit gegangen ist, die alles, was vom v�lkischen
Homogenit�tsideal
abweicht oder an die ehemalige serbische Herrschaft erinnert,
zerst�ren
und
ausrotten will. Ihr Freiheits-Begriff ist am
nationalsozialistischen
"frei von"
orientiert: Frei von Juden, frei von Roma, frei von T�rken und
mazedonischen
Slawen. Dieses Verst�ndnis von "Befreiung" hatte die UCK von
Anbeginn in
den
von ihre kontrollierten Gebieten vorgef�hrt. "In den solcherma�en
befreiten D�rfern
verbot die UCK alle politischen Parteien und ging gewaltsam gegen
die
Minorit�ten der Serben, Roma und Goranen (islamische Makedonier)
vor."
Mit
diesem v�lkisch-faschistoiden Gesellschaftsmodell ist das wohl
wichtigste
Merkmal des Projekts "Gro�albanien" benannt.
Schutzzone f�r die UCK
Seit Beginn des Nato-Protektorats im Kosovo wurden alte
Erinnerungen
andas
Gro�albanien der Jahre 1943/44 wach.Als die deutschen Truppen in
Prizren
einmarschierten, wurden sie wie alte Wehrmachtsfreundebegr��t.
"Sicher
hatten es
die Deutschen von der ersten Stunde an leichter als die �brigen
Kfor-Truppen",
berichtete der Spiegel. "Deren Parteinahme zu Zeiten Hitlers f�r
die
Unabh�ngigkeit der Albaner haben die heute noch lebenden
Jahrg�nge
absichtsvoll
zu einer geschichtlich beglaubigten Bruderschaft verewigt und an
ihre
Enkel
weitergereicht. ... Wie anno 1943... preisen besonders die
UCK-Hierarchen
den
,historisch belegten Pakt'." In einem "Leitfaden f�r
Bundeswehrkontingente im
Kosovo" hat die Bundesregierung diese Verbr�derungen
thematisiert. "Es
ist nicht
auszuschlie�en", hei�t es darin, "dass Sie von Verwandten oder
Freunden
ehemaliger Angeh�riger der SS-Division ,Skanderbeg' ... auf diese
geschichtlichen
Bez�ge angesprochen werden." Dies habe jedoch mit einer
Heroisierung der
Nazi-Herrschaft nicht unbedingt zu tun. Genauso gut k�nne,um
"Verbundenheit"
auszudr�cken, ein deutscher Fu�baller genannt werden.
"Verbundenheit mit
Deutschland wird in diesem Leitfaden mit "nazifreundlich"
gleichgesetzt
und der
Begeisterung f�r die Taten der Wehrmacht Normalit�t attestiert.
Ihre
Verbundenheit
mit der Wehrmacht demonstriert tagt�glich aber auch die
Bundeswehr. In
pr�ziser Nachahmung eines seit 1941 vom deutschen Sender "Radio
Belgrad"
gepflegten Rituals wird in Prizren als t�glicher Ausklang des
deutschen
Soldatensenders der Wehrmachtsschlager "Lili Marleen"
ausgestrahlt; eine
Provokation, die sich die Bundesregierung nur dort erlauben kann,
wo
einstmals ein
Zentrum der Nazi-Kollaboration gewesen war. Und doch hat diese
Musikauswahl
einen tieferen, wenn auch unbeabsichtigten Sinn: Zeitgleich zur
Ausstrahlung der
alten Melodie wurde in Prizren an die "S�uberungen" der fr�heren
albanischen
SS-Division angekn�pft. In keiner anderen Besatzungszone des
Kosovo
erhielt die
UCK eine gr��ere Pogromfreiheit als in der deutschen. "In Prizren
haben
es die
deutschen Soldaten den albanischen K�mpfern der
Kosovo-Befreiungsarmee
�berlassen, das in der Stadt geltende Recht zu bestimmen, und
damit die
serbischen
Familien ihrem Schicksal �berlassen",kritisierte der in Paris
erscheinende Figaro.
"Die UCK habe erkl�rt, Prizren stehe vollst�ndig unter ihrer
Kontrolle",
best�tigte
auch die FAZ. Selbst das geistliche Oberhaupt der Serben im
Kosovo,
Bischof
Artemije, hatte vergeblich Sicherheitsgarantien vom deutschen
Kfor-Kontingent in
Prizren erbeten.
"Ethnische Reinheit" - deutsches Ideal.
10.000 Serben aus Prizren wurden fast vollz�hlig erschlagen oder
vertrieben, die
Roma aus dem Kosovo systematisch verfolgt und die letzte j�dische
Gemeinde von
Pristina unter Gewaltandrohung verjagt. Und doch scheint dies f�r
die
deutschePolitik in erster Linie eine Erfolgsbilanz zu sein. "Im
Kosovo
sei die
Kriminalit�t nun geringer als in Moskau", frohlockte zum Beispiel
Rudolf
Scharping und auch der ehemalige deutsche Kfor-Kommandant Klaus
Reinhardt
strotzt nur so vor Zufriedenheit: "Heute geht es in Prizren und
Pristina
wie in
anderen westlichen St�dten zu: Die Discos sind voll, die Leute
sitzen
auf den
Boulevards und freuen sich, dass sie in Frieden leben k�nnen."
Frieden,
so die
Logik, sei eingekehrt, weil die "Fremdv�lkischen" endlich wieder
verjagt
worden
sind. "Nur in den Zonen", schr�nkt Reinhard ein, "wo die
verschiedenen
ethnischen
Gruppen aufeinandersto�en, sind die Spannunge noch gro�." Anders
formuliert:
Nur in Zonen und L�ndern mit "ethnischer Reinheit" sind
Gefahrenpotentiale
eliminiert. Das Kosovo als v�lkisches Musterland? Schon haben
Bundeswehr-Offiziere ihrer Auffassung Ausdruckverliehen, dass
"die
westliche
Vorstellung nach einem friedlichen Zusammenleben der
unterschiedlichen
Bev�lkerungsgruppen in multiethnischen Staatsgebilden ... nichts
als
eine Fiktion"
ist?
Macht und Wahn
Wie in der Vergangenheit, so hat sich Deutschland auch in der
Gegenwart
als
Schutzmacht des v�lkischen albanischen Nationalismus profiliert
-mit Verve, mit
Kompetenz und mit einem hochmotivierten Apparat. F�r diese
Politik wurde
Gerhard Schr�der in Prizren mit "ungew�hnlich euphorischem Jubel"
bedacht.
Soweit ist alles klar. Warum aber war Schr�der, als er sich in
Prizren
feiern lie�,
so "tiefber�hrt"? Warum ging er davon aus, da� dieser Jubel "vor
dem Hintergrund
der spezifisch deutschen Geschichte" eigentlich jeden ber�hren
m�sse?
Die Erkl�rung liegt auf der Hand: Der Bundeskanzler hat den
Beifall
der Kosovo-Albaner nicht als einen Jubel �ber die Kontinuit�t der
deutschen Albanien-Politik wahrgenommen, sondern in diesen
Beifall das
genaue
Gegenteil hinein phantasiert: die Best�tigung einer
vermeintlichen
Diskontinuit�t
und die Belobigung eines "geschichtsgel�uterten" Deutschlands. Im
narzisstischen
Hochgef�hl realisierte Schr�der die Wirklichkeit und tat so, als
h�tten
nicht die
Verteidiger der Kollaboration Deutschland hochleben lassen,
sondern die
Nachfahren von Titos Partisanenarmee. Die Ber�hrtheit des
Kanzlers macht
den
Wahn manifest: Eine spezifische psychologische Disposition formt
sich
ihre eigene
Wirklichkeit. F�r diese Disposition ist Auschwitz - also das
Schuld- und
Entlastungsmotiv -zentral. Der Einsatz der Bundeswehr, rief
der Kanzler den in
Prizren stationierten Soldaten zu, trage dazu bei, "historische
Schuld
und
historisches Verbrechen, die im deutschen Namen begangen wurden,
durch
ein
anderes Bild Deutschlands zu ersetzen." Der logische Defekt in
Schr�ders
Formulierung - k�nnen Bilder Verbrechen "ersetzen"? -
korrespondiert mit
dem
psycho-logischen des deutschen Kollektivs: Nach dem Modell der
Festplatte, die
man l�scht und mit einem neuen Programm �berschreibt, stehen
Schr�der
und Co.
unter dem Zwang, die Nazi-Verbrechen l�schen und mit einem "Stolz
auf
Deutschland" - Progamm �berschreiben zu wollen. Zwar kollidiert
diese
Disposition mit der politischen Realit�t: die Kontinuit�tslinien
zwischen
aktueller
und nationalsozialistischer Kosovo-Politik liegen offen zutage.
Die
Wirklichkeit
wird vom gesellschaftlichen Bewu�tsein jedoch nur soweit
anerkannt, wie
sie
mit der sozialpsychologischen Bedarfslage harmoniert. Zwar haben
sich
die Deutschen angeblich so intensiv mit ihrer Vergangenheit
befasst, wie
niemand
sonst. Doch die Verbrechen der kosovo-albanischen SS werden wie
selbstverst�ndlich ignoriert, erinnern sie doch an die Gegenwart.
Zwar
erfreut sich
das Thema "Vertreibung" einer allgemeinen Popularit�t. Doch die
Vertreibung der
Juden von Pristina, die u.a. das britische Parlament
besch�ftigte, wird
hierzulande
tabuisert, erinnert sie doch an die Vergangenheit. Das gro�e
pluralistische
Geschwafel, das im Gestus der absoluten Aufgekl�rtheit die
deutschen
Gazetten
und Kan�le f�llt, weicht abrupt einem durchg�ngigen Schweigen,
sofern
der Bedarf
nach Entlastung zu Schaden kommen k�nnte und der
nationalsozialistische
Hintergrund der aktuellen deutschen Gro�albanienpl�ne kenntlich
zu
werden droht.
LA POLITICA ESTERA DEL CENTRODESTRA E DEL CENTROSINISTRA
La emozionante campagna elettorale e' terminata, e finalmente si va ad
esercitare il diritto democratico di scegliere chi deve governare... Chi
legge il "Corriere della Sera" sapra' che in questi ultimi giorni c'e'
stata una pagina del Corriere stesso dedicata al confronto fra i due
schieramenti in lizza. Il giornale pone domande su temi vari e pubblica
le due risposte.
Nel numero dell'11 maggio si parlava di politica estera.
Alla domanda
"come giudicate la politica dell'Italia nei Balcani? Ritenete che
Slobodan Milosevic debba essere estradato,come chiede il
Tribunale
dell'Aja, oppure processato a Belgrado?"
le risposte sono state
Casa delle liberta':
"Sulla politica italiana nei Balcani abbiamo qualche riserva,
anche
se, avendola resa possibile, ne approviamo l'impianto collettivo.
Milosevic dovrebbe essere processato all'Aja se, e soltanto se,
questo non dovesse tradursi in una reazione del nazionalismo
serbo"
Ulivo:
"L'Italia deve continuare ad assolvere il proprio ruolo a favore
della stabilita' dei Balcani, come abbiamo fatto con la
partecipazione, piena e responsabile, a Sfor, Kfor e
all'operazione
Alba. Piu' di altri abbiamo dimostrato di comprendere la
differenza
fra compiti di sicurezza collettiva e puro e semplice intervento
militare, sia pure con effetti umanitari. Le aggressioni etniche
sono
drasticamente diminuite. A Belgrado e' mutato il regime e il
clima
politico. Il processo a Milosevic puo' essere un primo passo
verso
l'applicazione di una giustizia internazionale che va costruita e
sostenuta, ma con modi e tempi che evitino contraccolpi
nazionalistici"
Qualcuno percepisce la profonda differenza??
(tratto una una segnalazione di M.B. sulla lista "scienzaepace")
---
Questa lista e' provvisoriamente curata da componenti della
ASSEMBLEA ANTIMPERIALISTA (ex Coord. Naz. "La Jugoslavia Vivra'"):
> http://www.tuttinlotta.org
I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
opinioni delle realta' che compongono questa struttura, ma
vengono fatti circolare per il loro contenuto informativo al
solo scopo di segnalazione e commento ("for fair use only").
Archivio:
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volonta' della NATO di bombardare i serbi della Bosnia.
Data: 11/05/2001 03:38
Da: john_peter maher
A: john_peter maher
Pope blessed bombing of the Serbs 1994,
after a CIA/Muslim massacre in Sarajevo
Inside the Vatican, November 1995
Vatican Watch (A regular section on Vatican affairs, listing
events for
the
month or months.)
By Mariaceleste De Martino
p. 55
Thursday August 31
A "Just" Use Of Force?
The Vatican gave guarded support to NATO's bombings of Bosnian
Serb
targets,
saying it should not be considered an act of war against one
party but a
warning that the rights of all must be respected. An editorial in
the
Osservatore Romano called the air strikes a "painful recourse to
force"
and
said they should be followed immediately by diplomatic efforts to
find
peace.
The Pope himself has not made any comment on yesterday's NATO
raids, but
last
month indicated he was prepared to support, as a last resort,
limited
intervention to halt the war in Bosnia under the "just war"
theory. In
Catholic doctrine, the concept of a "just war" is accepted but
only if a
number of criteria are met. Among them: the intention of those
fighting
must
be just, the means used must be proportionate, just and
discriminate,
and the
use of force must be a last resort.
Sunday September 10
"We Kneel In Tears"
A day after the Pope came close to crying publicly over the war
in
Bosnia, he
told hundreds of thousands of people that the conflict there had
become
intolerable and demanded peace. The Pontiff paid homage to the
young
dead of
the conflict. "We kneel down before the tombs of so many young
people,
with
their mothers and fathers, in tears," he said. The 300,000-strong
crowd
held
up hundreds of candles under a full moon. A violin played a
somber
melody as
one youth told the crowd: "We are all citizens of Sarajevo
tonight."
Wednesday October 11
The "Insane Ideology"
The Pope called on the UN today to draw up a "charter of nations"
outlining
the rights and duties of countries in promoting peace. But, in an
apparent
reference to the war in former Yugoslavia and other ethnic
conflicts, he
said
the rights of nations should not be confused with what he called
"the
insane
ideology of nationalism." The Pope was speaking to thousands of
pilgrims
and
tourists gathered in St. Peter's Square for his first general
audience
since
his return from the US trip.
- - - - - - - - - -
The Pope was featured on the cover of this issue with the title
"Herald
of
Peace."
[Inside the Vatican provides a comprehensive, independent report
on
Vatican
affairs. Published monthly,
except July and September by Urbi et Orbi Communications, 3050
Gap Knob
Road,
New Hope, Kentucky, 40052. Editorial Offices: Inside the Vatican,
via
delle
Mura Aurelie 7c, Rome 00165, Italy. Tel: 39-06-3938-7471. Fax:
39-06-638-1316.]
------------------------------------------------------------------------
-----
[Note: Since the Markale incident occurred on Saturday, February
5,
1994, the
Pope met with NATO officials, according to this article, on
Monday,
February
7, 1994. A few days later, either February 9 or 10, the ultimatum
to
the
Serbs with threat of bombing was announced.]
The Catholic World Report, March 1994, p. 6
THE VATICAN, Anything for Peace
Pope renews appeals on Bosnia
Pope John Paul is moving closer toward supporting military
intervention
in
Bosnia. He traditionally says the rosary together with a few
thousand
people
on the first Saturday of each month, and in February that
coincided with
a
brutal mortar attack in Sarajevo that killed more than 60 people
and
injured
nearly 200.
The Pope called the attack a massacre by criminal hands "which
continue
systematically to slaughter and destroy." He said those
responsible
would
have to answer before God. He urged world leaders to "try
everything" to
bring about a cease-fire.
"Europe cannot tolerate seeing entire populations deprived of the
most
fundamental rights, cities annihilated, sons exterminated," the
Pope
said. "I
beg those responsible for acts so unworthy of humanity to stop
these
crimes.
They will have to answer for them before God."
Two days later the Pope met with officials from the NATO Defense
College,
which is based in Rome, and told them to defend and uphold the
rights of
all,
especially the victims of injustice and violence. Europe needs to
remember
that its destiny does not depend on strategic or economic
interests
alone,"
he said. "It needs above all to recover its soul."
- - - -
The Winston-Salem Journal, W-S NC, Thu, February 10,1994, Journal
Wire
Report:
"Serbs Given 10 Days
NATO puts itself in position to be on the attack for the first
time.
Brussels, Belgium
"NATO set a 10-day deadline yesterday for Bosnian Serb forces to
withdraw the
heavy weaponry and mortars they have used to encircle the Bosnian
capital for
the past 22 months, or face air strikes...."
--------------------------
---
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Von: Klaus von Raussendorff [mailto:raussendorff@...]
Gesendet: Donnerstag, 10. Mai 2001 12:47
An: Klaus von Raussendorff
Betreff: FREIHEIT FÜR SLOBODAN MILOSEVIC !
Liebe Leute,
zur Verfolgung von Präsident Slobodan Milosevic durch die "Justiz" d=
er
NATO
und zur "Rechts"entwicklung unter den Bedingungen der kapitalistisch=
en
Globalisierung dokumentiere ich:
FREIHEIT FÜR SLOBODAN MILOSEVIC!
HÄNDE WEG VON JUGOSLAWIEN!
Aufruf des Internationales Komitees für die Verteidigung von Sloboda=
n
Milosevic
(Quelle des englischen Originals:
http://emperors-clothes.com/petition/petition.htm)
- Anl. 1 -
MEMORANDUM ZUR "ANKLAGE" DES HAAGER TRIBUNALS GEGEN
PRÄSIDENT MILOSEVIC
Von Professor Hans Köchler, Präsident der International Progress
Organization
(Quelle des englischen Originals: http://i-p-o.org/yu-tribunal.htm)
- Anl. 2 -
HERRSCHAFT DER GEWALT - RECHT DER STARKEN UND REICHEN:
DAS INTERNATIONALE KRIEGSVERBRECHERTRIBUNAL FÜR
JUGOSLAWIEN - BEZAHLT VON DER US-REGIERUNG UND EINIGEN
MILLIARDÄREN.
Von Michel Collon
(erscheint voraussichtlich demnächst in "junge Welt")
-Anl. 3 -
GEKAUFTE JUSTIZ ODER VERKAUFTES RECHT?
ZUM STRASBOURGER URTEIL
von H. M. <Professor Hanfried Müller>
(Weißensseer Blätter, hrsg. im Auftrage des Weissenseer Arbeitskreis=
es
<Kirchliche Bruderschaft in Berlin-Brandenburg> Hefte zu Fragen aus
Theologie,
Kirche und Gesellschaft, 1/2002 <Jan./März>, S. 59-60)
- Anl. 4 -
IMPERIALISTISCHES STRAFRECHT ?
Von Professor Erich Buchholz
("TOPOS - Internationale Beiträge zur dialektischen Theorie" , hrsg.=
von
Hans
Heinz Holz und Domenico Losurdo, Heft 16, Napoli: Editioni La Città =
del
Sole,
2000; S. 109-120 (ISBN 88-8292-107-7) Anschrift der Redaktion: Dr.
Dieter
Kraft, Rosenthaler Str. 19, D 10119 Berlin Tel.&Fax: +49 (0) 30 -
2820780;
Email: Redaktion-Topos@...)
- Anl. 5 -
Zu den Texten:
1 ) Die "Anklage" des "Tribunals" in Den Haag gegen den ehemaligen
jugoslawischen Staatspräsidenten Slobodan Milosevic ist ein
herausragendes
Beispiel für die vielfältigen und systematischen Versuche der Herren=
der
Globalisierung, sich ihre eigene von der traditionellen bürgerlichen=
Gesetzesbindung weitgehend losgelöste "Justiz" zu schaffen. Im gleic=
hen
Sinne
maßt sich ein spanischer Richter an, Fidel Castro "anzuklagen". Ein
belgischer
Richter "ermittelt" gegen einen ehemaligen Minister des ermordeten
kongolesischen
Präsidenten Laurent Désiré Kabila. Deutsche Richter verurteilen
Ausländer
(überwiegend Serben) wegen im Ausland (im ehemaligen Jugoslawien)
begangener
Taten. Das "Tribunal" für Ruanda verfolgt tatsächliche und angeblich=
e
Tatbestände
von Völkermord und Mord ausschließlich auf Seiten der früheren Regie=
rung
Ruandas, nicht auf Seiten des ruandischen Kagame-Regimes, das seit
August 1998
zusammen mit Uganda gegen die Demokratische Republik Kongo einen
Angriffskrieg führt, der bereits über 3 Millionen (!) Menschenleben
gefordert hat,
und die systematische Plünderung der Bodenschätze des Kongo durch di=
e
Aggressoren ermöglicht, dies selbstverständlich mit Unterstützung de=
r
USA. Für
diese neue imperialistische "Rechts"entwicklung in gewissem Sinne
bahnbrechend
ist seit 1990 die massenhafte, systematische und andauernde
Strafverfolgung
ehemaliger Funktionsträger der DDR.
Willfährige Richter soll es zu allen Zeiten gegeben haben. Unter den=
Bedingungen
der kapitalistischen Globalisierung wird Willkür zur Methode. Die
verfolgten
Zwecke sind offenkundig: Kriminalisierung politischer Gegner,
Rechtfertigung
imperialistischer Angriffskriege und Kriegsverbrechen, Rekolonierung=
ehemals
unabhängiger Territorien, Manipulation breiter Bevölkerungskreise im=
Sinne einer
systematischen Mißachtung der nationalen Souveränität und des
Selbstbestimmungsrechts der Völker. Transnationale "Justiz" im Diens=
te
der
"Einsatzkräfte" der neuen Bundeswehr und anderer imperialistischer
Militärmaschinen !
Vor diesem Hintergrund ist vor kurzem im Internet der Aufruf:
"FREIHEIT FÜR SLOBODAN MILOSEVIC ! HÄNDE WEG VON
JUGOSLAWIEN ! "
(http://emperors-clothes.com/petition/petition.htm)
erschienen, dessen deutsche Fassung hier dokumentiert wird.
(Anl. 1)
____________________________________________________________________=
____
Dieser Aufruf wird vom "Internationalen Komitee für die Verteidigung=
von
Slobodan Milosevic" verbreitet.
Vorsitzender des Komitees ist Prof. Velko Velkanov, Abgeordneter des=
bulgarischen Parlaments und Vorsitzender der Antifaschistischen Unio=
n
Bulgariens,
Vizevorsitzende sind Prof. Michail N. Kusnezov, Russland, und Jared
Israel, USA.
Deutsche Gründungsmitglieder des Komitees sind: Klaus Hartmann
(Offenbach a.
M.) , Präsident der Weltunion der Freidenker, Ralph Hartmann (Berlin=
),
ehemaliger DDR-Botschafter in Jugoslawien, Lorenz Knorr (Frankfurt a=
.
M.),
Publizist, VVN/Bund der Antifaschisten, und Klaus von Raussendorf
(Bonn),
Antiimperialistische Korrespondenz.
Die deutschen Komiteemitglieder bitten alle, die mit dem Inhalt des
Aufrufs
einverstanden sind, um Ihre Unterschrift. Mit dieser Unterschrift is=
t
nicht
automatisch eine Mitgliedschaft im Komitee verbunden. Einzelpersonen=
,
Gruppen
und Organisationen werden gebeten, diesen Aufruf zu verbreiten, zu
drucken oder
auf eigenen Websites zu veröffentlichen.
Zu den ersten Unterzeichnern des Appells gehört der international
bekannte
Dramatiker Harold Pinter.
Wer den Aufruf unterzeichnen oder selbst Mitglied des Komitees werde=
n
möchte,
sendet bitte eine e-mail an: Klaus Hartmann
<klaus.hartmann@...>
____________________________________________________________________=
__
2 ) Die Einrichtung des Haager "Tribunals", die aufgrund einer von d=
en
USA
erpreßten Entschließung des UNO-Sicherheitsrats im Jahre 1994 erfolg=
te,
ist ein
offener Verstoß gegen die Charta der Vereinten Nationen und mißachte=
t
elementare
Prinzipien des Rechts. Das "Tribunal" hat im geltenden Völkerrecht k=
eine
Grundlage. Seine Äußerungen sind im juristischen Sinne ungültig. Die=
Funktionäre
des Tribunals agieren wie Quasi-Politiker. Die Schaffung des Haager
"Tribunals"
ist als aggressiver Akt zu werten. Sie stellt in der Anklageschrift
gegen die
NATO-Führer, die der ehemalige US-Justizminister Ramsey dem unabhäng=
igen
Internationalen Tribunal in New York vorlegte, einen gesonderten
Anklagepunkt
dar. Ramsey Clark führt darin aus: "Durch das gezielte Vorgehen mit
Ad-Hoc-Tribunalen und der Anklage wegen Völkermord gegen einzelne
Gegner,
erreichen sie (die USA) deren internationale Isolierung, üben auf de=
ren
eigene
Länder Druck aus, sie von der Macht zu entfernen, korrumpieren und
politisieren
die Justiz und benutzen den Anschein des neutralen internationalen
Rechts, um
Gegner als Kriegsverbrecher zu verurteilen und zu bestrafen und selb=
st
als
Vorkämpfer des Rechts dazustehen."
Zu einem gleichen Ergebnis kommt das hier dokumentierte Memorandum v=
on
Prof.
Dr. Hans Köchler, dem Präsidenten der International Progress
Organisation.
(Anl. 2)
3 ) Die Praktiken des Haager "Tribunals" sind ein Hohn auf alle
zivilisierten
Verfahrensregeln des Strafprozesses. Die direkte Abhängigkeit des
"Tribunals" von
seinen kapitalistischen Geldgebern ist offenkundig. Der Autor des hi=
er
dokumentierten Artikels, der belgische Journalist Michel Collon, ist=
Verfasser
mehrere Bücher über Medienmanipulation und die NATO-Balkanpolitik.
(Anl. 3)
4 ) Der Europäischen Gerichtshof für Menschenrechte hat am 22. März =
2001
in
zwei Urteilen entschieden, die völkerrechtswidrige Praxis der
bundesdeutschen
Gerichte gegen DDR-Politiker zu sanktionieren. Sinn des Urteils ist,=
wie
der
Parteivorstand der DKP in einer Erklärung feststellt, nicht Recht zu=
sprechen,
sondern den Sozialismus "als gesellschaftliche Alternative zum
Kapitalismus und
als anzustrebendes Ziel" zu kriminalisieren. Das Urteil soll
signalisieren, "daß es
jenseits des Kapitalismus keine Alternative geben darf." Der
Richterspruch ist, wie
der Theologe Prof. Hanfried Müller in dem hier dokumentierten Kommen=
tar
feststellt, nicht nur antikommunistisch, sondern überdies
deutschnational. "Das
Urteil ist im Geiste nicht nur des ganz allgemeinen europäischen,
sondern des
höchst spezifischen deutschen Imperialismus verfaßt, der, nachdem di=
e
grobschlächtige faschistische Methode der 'Neuordnung Europas' nicht=
zum
Ziele
geführt hat, nun flexibler unter Etikettenschwindel einfach 'europäi=
sch'
nennt, was
germanodominant gemeint ist. " " 'Europa' hätte sich den Luxus leist=
en
können, nach
dem Untergang sozialistischer Macht auf dem Kontinent dem geltenden
Völkerrecht
vor deutschnationalistischen Rechtskonstruktionen den Vorrang zu geb=
en."
Daß der
Straßburger Gerichtshof dazu den Mut nicht aufbrachte, zeigt dass di=
e
großdeutsche
europäische Ordnung bereits soweit realisiert ist, "daß das gekaufte=
Europa die
Durchsetzung großdeutscher Interessen als Recht ausgibt. - Armes
Europa!"
(Anl. 4)
5 ) Die "Entwicklung" des internationalen Strafrechts unter der
Herrschaft der
Transnationalen Konzerne fußt, so scheint es, auf einer entsprechend=
en
reaktionären
Anpassung des innerstaatlichen bürgerlichen Strafrechts and die
Bedingungen des
Imperialismus als höchstem Stadium des Kapitalismus. Der hier
dokumentierte
Artikel des aus der DDR stammenden Berliner Strafrechtlers Prof. Eri=
ch
Buchholz
zeigt, wie das deutsche Strafrecht als "Strafrecht des Imperialismus=
"
seit Anfang
des 20. Jahrhunderts nicht nur eine Fortsetzung des sogenannten
klassischen
Strafrechts ist sondern auch dessen Negation. Kennzeichnend für das
klassische
Strafrecht sind das Prinzip der Legalität (Keine Strafe ohne Gesetz)=
,
das Prinzip
der Bestrafung allein von kriminellen Handlungen und nicht mit Blick=
auf
die
Persönlichkeit des Täters und seine Gesinnungen sowie das Prinzip de=
r
Verhältnismäßigkeit von strafbarer Handlung und zu verhängender Stra=
fe.
Das
Strafrecht des Imperialismus entfernt sich von diesen Prinzipien und=
negiert
dadurch in gewisser Weise das klassische Strafrecht. Selbstverständl=
ich
wird dies
nicht offen zugegeben. Vielmehr geht diese Distanzierung auf geheime=
und
verborgene Weise vor sich, nahezu unsichtbar und auf verschiedenen
Wegen, zum
Beispiel durch die Aufwertung der Rolle des Richters gegenüber dem
geschriebenen Recht, durch juristische Lehrmeinungen, die dem Richte=
r
eine
subjektivere Rechtsfindung erlauben oder durch Abstellen auf Person =
und
Geistesverfassung des Täters bei der Bestimmung der Strafe.
(Anl. 5)
Mit internationalistischen Grüßen
Klaus von Raussendorff
---------------------------------------------------------
Anti-Imperialistische Korrespondenz (AIK)
Redaktion: Klaus von Raussendorff
Postfach 210172, 53156 Bonn
Tel.&Fax: 0228 34.68.50
Email: raussendorff@...
Anti-Imperialistische Online-Korrespondenz
Webmaster: Dieter Vogel
http://home.t-online.de/home/aik-web/
Email: aik-web@...
Wer die AIK nicht empfangen möchte,
schicke bitte eine Mail mit dem Betreff
"unsubscribe" an raussendorff@...
********************************************************************=
******
Anlage 1
I n t e r n a t i o n a l e s K o m i t e e
f ü r d i e V e r t e i d i g u n g v o n S l o b o d a n M i
l o s e v i c
FREIHEIT FÜR SLOBODAN MILOSEVIC!
HÄNDE WEG VON JUGOSLAWIEN!
Wir, die Unterzeichner, fordern von den serbischen Behörden die
sofortige
Haftentlassung von Slobodan Milosevic und allen anderen serbischen
Patrioten.
Die Verhaftung von Slobodan Milosevic stellt einen Versuch der
NATO-Führer
dar, dem serbischen Volk die Schuld für jene Verbrechen zuzuweisen, =
die
die
NATO gegen Jugoslawien begangen hat.
Wir fordern eine sofortige ordnungsgemäße medizische Behandlung der
Herzerkrankung von Slobodan Milosevic, die erst nach seiner Inhaftie=
rung
auftrat,
durch Ärzte und in einer Klinik seiner Wahl.
Wir fordern, dass weder Slobodan Milosevic noch irgend ein anderer
jugoslawischer Bürger an das Den Haager Tribunal ausgeliefert wird.
Wir fordern ein Ende der willkürlichen Kidnappings, Verhaftungen,
Schikanen und
Verfolgungen jugoslawischer Politiker, Soldaten und einfacher Bürger=
,
deren
einziges Verbrechen darin besteht, gegen die NATO-Aggression
Widerstand
geleistet und damit der Welt ein Beispiel gegeben zu haben!
Unverzügliche Freilassung von Slobodan Milosevic !
Sofortige Einstellung der Verfolgung von Slobodan Milosevic und alle=
r
jugoslawischen Patrioten und Soldaten !
Inhaftierung der wirklichen Kriegsverbrecher, d.h. der NATO-Führer, =
die
Verbrechen gegen die Menschheit und gegen die Souveränität Jugoslawi=
ens
begangen haben und weiterhin begehen !
____________________________________________________________________=
____
Der Aufruf wird verbreitet vom "Internationalen Komitee für die
Verteidigung von
Slobodan Milosevic".
Vorsitzender des Komitees ist Prof. Velko Velkanov, Abgeordneter des=
bulgarischen Parlaments und Vorsitzender der Antifaschistischen Unio=
n
Bulgariens,
Vizevorsitzende sind Prof. Michail N. Kusnezov, Russland, und Jared
Israel, USA.
Deutsche Gründungsmitglieder des Komitees sind
Klaus Hartmann (Offenbach a. M.) , Präsident der Weltunion der
Freidenker,
Ralph Hartmann (Berlin), ehemaliger DDR-Botschafter in Jugoslawien,
Lorenz Knorr (Frankfurt a. M.), Publizist, VVN/Bund der Antifaschist=
en,
und
Klaus von Raussendorf (Bonn), Antiimperialistische Korrespondenz.
Die deutschen Komiteemitglieder bitten alle, die mit dem Inhalt des
Aufrufs
einverstanden sind, um Ihre Unterschrift. Mit dieser Unterschrift is=
t
nicht
automatisch eine Mitgliedschaft im Komitee verbunden. Einzelpersonen=
,
Gruppen
und Organisationen werden gebeten, diesen Aufruf zu verbreiten, zu
drucken oder
auf eigenen Websites zu veröffentlichen.
Zu den ersten Unterzeichnern des Appells gehört der international
bekannte
Dramatiker Harold Pinter.
Wer den Aufruf unterzeichnen oder selbst Mitglied des Komitees werde=
n
möchte,
sendet bitte eine e-mail an: Klaus Hartmann
<klaus.hartmann@...>
*****************************************************************
Anlage 2
Quelle des englischen Originals: http://i-p-o.org/yu-tribunal.htm
International Progress Organization
MEMORANDUM
über die Anklage des Präsidenten der Bundesrepublik Jugoslawien, des=
Präsidenten der Republik Serbien und anderer Amtsträger Jugoslawiens=
durch das
"Internationale Tribunal für die Strafverfolgung von Personen, die f=
ür
schwere seit
1991 auf dem Gebiet des ehemaligen Jugoslawien begangene Verletzunge=
n
des
humanitären Völkerrechts verantwortlich sind"
Die International Progress Organization verweist auf ihre Stellungna=
hmen
vom 7.
April und 23. April 1999 zu den schweren Verstößen gegen die Charta =
der
Vereinten Nationen und die Regeln des humanitären Völkerrechts durch=
den
unerklärten Krieg gegen die Bundesrepublik Jugoslawien. Zu der heuti=
gen
"Anklage" des "Internationalen Straftribunals" legt die Internationa=
l
Progress
Organization hiermit folgende rechtliche Stellungnahme vor:
1. Die "Anklage", die von der "Chefanklägerin" des sogenannten
"Internationalen
Straftribunals" erhoben wurde, ist rechtlich ungültig, weil das
"Tribunal" keine
Gerichtsbarkeit über den vorliegenden Fall oder irgendeinen anderen =
Fall
innehat.
2. Das "Tribunal" leitet die Begründung seiner Existenz ausschließli=
ch
aus der
Resolution 827 des Sicherheitsrats her, die dieser in seiner 3217.
Sitzung am 25.
Mai 1993 angenommen hat. In dieser Resolution, die das "Internationa=
le
Straftribunal" einrichtet, erklärt der Sicherheitsrat, daß er "aufgr=
und
von Kapitel
VII der Charta der Vereinten Nationen" handelt.
3. Mit der Annahme der vorgenannten Resolution handelte der
Sicherheitsrat in
Überschreitung seiner satzungsgemäßen Befugnisse. Nach den Bestimmun=
gen
der
VN-Charta hat der Rat keinerlei Zuständigkeit in Angelegenheiten der=
Rechtsprechung. Die Vorschriften von Kapitel VII bestimmen die
Befugnisse des
Rates in Angelegenheiten der internationalen Sicherheit jedoch nicht=
in
Angelegenheiten der Strafjustiz oder anderen Angelegenheiten der
Rechtsprechung.
Die alleinige Autorität in Angelegenheiten der internationalen
Rechtsprechung liegt
beim Internationalen Gerichtshof.
4. Die "Feststellung" in der Präambel von Sicherheitsratsresolution =
827,
Paragraph
vier, dass die "verbreiteten und offenkundigen Verletzungen des
humanitären
Völkerrechts" auf dem Gebiet des ehemaligen Jugoslawien "eine Bedroh=
ung
des
internationalen Friedens und der Sicherheit darstellen", bietet kein=
e
tragfähige
rechtliche Grundlage dafür, dass der Sicherheitsrat als eine
quasi-rechtsprechende
Behörde handelt oder einen internationalen Gerichtshof mit Zuständig=
keit
für
diesen oder irgendeinen anderen Fall schafft.
5. Es ist bedauerlich, daß der Sicherheitsrat, der unfähig ist, den
unerklärten Krieg
zu stoppen, den die NATO-Länder in Verletzung des internationalen Re=
chts
gegen
Jugoslawien führen, und der aufgrund des Vetorechts der Mächte, die =
den
gegenwärtigen Krieg führen, daran gehindert ist, den internationalen=
Frieden und
die Sicherheit in Jugoslawien wiederherzustellen, jetzt als Institut=
ion
dazu benutzt
wird, sogenannte "rechtsprechende" Maßnahmen gegen das legitime
Staatsoberhaupt und andere hohe Amtsträger des angegriffenen Landes =
zu
ergreifen.
6. Unter den gegenwärtigen Umständen kann das Vorgehen der
"Chefanklägerin"
des sogenannten "Tribunals", Frau Louise Arbour, nur als seinem
Charakter nach
politisch bewertet werden. Diese Auffassung wird durch die heutige
Erklärung des
Präsidenten der Vereinigten Staaten bestätigt, dass die "Anklage" du=
rch
das
"Tribunal" als eine Billigung der Kampagne der NATO gesehen werden k=
ann.
7. Die rein politische Natur dieser "Anklage" und das Fehlen jeglich=
er
rechtlichen
Gültigkeit dieser Entscheidung kann ferner aus der Tatsache ersehen
werden, daß
die "Präsidentin" des sogenannten "Tribunals", Frau Gabrielle Kirk M=
c
Donald
(Vereinigte Staaten von Amerika), die "Chefanklägerin", Frau Louise
Arbour
(Kanada), und der untersuchende "Richter" in dem vorliegenden Fall, =
Herr
David
Anthony Hunt (Australien), Staatsbürger entweder eines für diesen
unerklärten
Krieg gegen Jugoslawien direkt verantwortlichen NATO-Mitgliedslandes=
oder
eines den NATO-Krieg voll unterstützenden Landes sind. Hätte das
"Tribunal"
allgemeingültige rechtliche Maßstäbe der Unparteilichkeit ernst
genommen, wäre
es nicht umhingekommen festzustellen, daß für "Richter" aus Ländern,=
die
einen
unerklärten Krieg gegen Jugoslawien führen, ein Interessenkonflikt
vorliegt, wenn
sie einem Spruchkörper angehören, der "rechtsprechende" Maßnahmen ge=
gen
das
Staatsoberhaupt des angegriffenen Landes einleitet.
8. Die politische Natur der "Anklage" geht ferner ganz offensichtlic=
h
aus der
heutigen Presseerklärung der "Chefanklägerin" hervor, in der sie die=
Auffassung
vertritt, dass das "angeklagte" Staatsoberhaupt nicht als Partner be=
i
allfälligen
Verhandlungen über eine friedliche Regelung des Konflikts in Betrach=
t
kommen
könne. Eine solche Erklärung spricht jeglichen rechtlichen Maßstäben=
Hohn, die
das sogenannten "Tribunal" selbst zu beachten vorgibt. Mit ihrer
Erklärung hat die
"Chefanklägerin" versucht, wie eine quasi-Politikerin zu agieren und=
die
politischen Ereignisse im Interesse derjenigen NATO-Länder zu
beeinflussen, die
gegenwärtig gegen Jugoslawien Krieg führen.
9.Wenn eine selbsternannte Gruppe von Staaten in Verletzung der Char=
ta
der
Vereinten Nationen behauptet, im Namen des internationalen Friedens =
und
der
Menschenrechte zu handeln, einen Krieg mit allen Mitteln gegen einen=
souveränen
Mitgliedsstaat der Vereinten Nationen führt und ungestraft vorsätzli=
ch
die zivile
Infrastruktur dieses Landes zerstört, dann kann das derzeitige
Unterfangen von
Funktionsträgern des sogenannten "Tribunals", die legitimen Führer d=
es
angegriffenen Landes zu Straftätern zu erklären, nur als ein Akt
angesehen werden,
der die Bemühungen der internationalen Gemeinschaft behindert, den
Konflikt in
Jugoslawien mit friedlichen Mitteln zu lösen. Dieses Vorgehen unterg=
räbt
alle
Anstrengungen, den Konflikt im Rahmen der Vereinten Nationen zu löse=
n,
und
verlängert nur die Leiden des Volkes von Jugoslawien, einschließlich=
der
Kosovo-Albaner.
10. Es wäre allerdings angebracht, dass das sogenannte "Tribunal" -
falls es denn
seine Glaubwürdigkeit ungeachtet seiner oben dargelegten juristische=
n
Unzuständigkeit wenigstens in Bezug auf moralische Maßstäbe unter Be=
weis
zu
stellen wünscht, seine Aufmerksamkeit auf die Praktiken richtet, die=
von
der
NATO-Koalition in ihrem unerklärten Krieg gegen das Volk von Jugosla=
wien
(einschließlich der Provinz Kosovo) angewandt werden. Die Bestimmung=
en
von
Artikel 3 des sogenannten "Tribunals" bezeichnen unter anderem die
folgenden
Praktiken als "Verletzungen des Kriegs- oder Kiegsgewohnheitsrechts"=
:
(a)
Verwendung von giftigen Waffen oder anderen Waffen, die geeignet sin=
d,
unnötiges
Leiden zu verursachen;" (c) "Angriff oder Bombardierung, gleich mit
welchen
Mitteln, gegen unverteidigte Städten, Dörfer, Wohnungen oder Gebäude=
;"
etc. Der
Einsatz von Urangeschossen und Kassettenbomben durch die NATO, die
Angriffe
der NATO auf Dörfer, zivile Busse etc. fallen eindeutig unter die
Definition von
"Verletzungen des Kriegs- oder Kiegsgewohnheitsrechts", wie sie im
Statut eben
dieses "Tribunals" formuliert sind, nicht zu reden von den zahlreich=
en
schweren
Verstößen gegen die Genfer Konventionen von 1949, die von der
NATO-Allianz
begangen wurden, und für welche das "Tribunal" ebenfalls behauptet, =
nach
Artikel
2 seines Statuts zuständig zu sein. Solange das "Tribunal" nicht geg=
en
jene Politiker
und Militärs der NATO vorgeht, die für diese schweren Verstöße gegen=
humanitäres Völkerrecht verantwortlich sind, kann das "Tribunal" nur=
als
eine
weitere verfehlte Übung in politischer Ausnutzung gerichtlicher
Verfahren im
Rahmen einer "Politik des Messens mit zweierlei Maß" angesehen werde=
n,
die der
Wesensgehalt der Machtpolitik in der "Neuen Weltordnung" der NATO zu=
sein
scheint.
11. Durch diesen neuen Einsatz rechtsprechender Verfahren zu Zwecken=
der
Machtpolitik wird ein gefährlicher Präzedenzfall geschaffen. Die
Gewaltentrennung, eine der Grundvoraussetzungen für die Herrschaft d=
es
Rechts,
wird völlig außer Acht gelassen, wenn ein rein politisches Organ der=
Vereinten
Nationen, der Sicherheitsrat, sich widerrechtlich rechtsprechende
Befugnisse
aneignet, indem er ein "Internationales Straftribunal" schafft, und =
wenn
die
Funktionsträger dieses "Tribunals" wie quasi-Politiker agieren und d=
amit
effektiv
eine politische Lösung eines internationalen bewaffneten Konflikts
behindern. Die
alleinige Zuständigkeit für Gegenstände der Rechtsprechung in
internationalen
Angelegenheiten liegt beim Internationalen Gerichtshof. Diese
Institution allein
entscheidet über rechtliche Fragen im Zusammenhang mit der Aggressio=
n
eines
Staates oder einer Koalition von Staaten gegen einen anderen Staat s=
owie
über
Streitfragen auf dem Gebiet des humanitären Völkerrechts.
12. Wegen der bedauerlichen Lähmung des Sicherheitsrates sollten die=
in
der
Generalversammlung vertretenen Mitgliedsstaaten der Vereinten Nation=
en
auf der
Grundlage der "Uniting for Peace Resolution" (res. 377 A [V] der
Generalversammlung) unverzüglich tätig werden, um eine weitere
gefährliche
Zuspitzung der Lage in Jugoslawien zu verhindern. Wenn auf der ander=
en
Seite
unwirksame rechtliche Verfahren angewandt werden, um eine gerechte
politische
Lösung zu verhindern, und wenn die anhaltenden massiven Bombardierun=
gen
Jugoslawiens eine ökologische Katastrophe verursachen, die weite Geb=
iete
unbewohnbar machen, ist unverzügliches Handeln der internationalen
Gemeinschaft
geboten. Falls dieser neuen Form selbstgerechter Machtpolitik nicht
Einhalt
geboten wird, könnten künftig ähnliche Aktionen gegen andere souverä=
ne
Staaten
und ihre Führung unternommen werden. Damit wird die "Herrschaft der
Gewalt" an
die Stelle dessen treten, was in den internationalen Beziehungen noc=
h an
"Herrschaft des Rechts" übrig geblieben ist. Internationale Anarchie=
wird das
unausweichliche Ergebnis sein. Alle politischen Führer und Menschen
guten
Willens sollten sich vereinen gegen diese ernsteste Bedrohung der
internationalen
Ordnung seit dem Ende des Kalten Krieges.
Caracas, den 27. Mai 1999
Dr. Hans Köchler, Präsident
(Übersetzt aus dem englischen Original von Klaus von Raussendorff)
Anmerkung: Hans Köchler ist seit 1982 Professor für anthropologische=
,
politische
und Rechtsphilososphie in der Rechtsfakultät der Universität Innsbru=
ck
(Österreich). Aus ethischer und rechtlicher Sicht äußerte er sich zu=
vielen
politischen Fragen, darunter zu den Sanktionen gegen den Irak sowie =
zum
Lockerbie-Verfahren, das er als einer der fünf UNO-Beobachter verfol=
gte.
Er ist
Begründer der International Progress Organization in Wien, die
internationalen
Austausch und eine offene, kritische Haltung zu ideologischen und
politischen
Systemen fördert.
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HERRSCHAFT DER GEWALT
RECHT DER STARKEN UND REICHEN: DAS INTERNATIONALE
KRIEGSVERBRECHERTRIBUNAL FÜR JUGOSLAWIEN - BEZAHLT VON
DER US-REGIERUNG UND EINIGEN MILLIARDÄREN.
Von Michel Collon
Das Internationale Kriegsverbrechertribunal für Jugoslawien mit
Sitz in
Den Haag
hat bereits während des NATO-Krieges vor zwei Jahren Slobodan
Milosevic,
den
damaligen Präsidenten Jugoslawiens, wegen Kriegsverbrechen und
Verbrechen
gegen die Menschlichkeit angeklagt. Gleichzeitig lehnt es das
Tribunal
ab,
Kriegsverbrechen der NATO und albanischer Terroristen zu
untersuchen.
Bereits
die Einrichtung des Tribunals durch den Sicherheitsrat der
Vereinten
Nationen war
äußerst umstritten. Aber vor allem seine Arbeitsweise verletzt
Grundprinzipien des
internationalen Rechts.
Nach Artikel 16 Statut des Tribunals arbeitet der Ankläger
unabhängig.
Insbesondere darf er keine Weisungen einer Regierung
entgegennehmen.
Artikel 32
besagt, daß die Vereinten Nationen für die Kosten des Tribunals
aufkommen
müssen. Diese beiden Prinzipien - Unabhängigkeit der Anklage
und
unabhängige
Finanzierung - werden jedoch systematisch mißachtet.
Gabriella Kirk McDonald, die Präsidentin des Tribunals selbst,
sagte vor
dem
US-Supreme Court: "Wir profitieren von der starken
Unterstützung durch
die
beteiligten Regierungen und uns zugeneigter Einzelpersonen wie
Ministerin
Albright. Als ständige Vertreterin bei den Vereinten Nationen
war sie
fest
entschlossen, das Tribunal einzurichten. Wenn wir von ihr
sprechen,
nennen wir sie
oft die Mutter des Tribunals'" Eine bezaubernde Mutter! Erst
kürzlich
im
US-Fernsehen auf das Embargo gegen den Irak angesprochen,
erklärte die
mehrjährige Außenministerin der USA, der Tod einer halben
Million
irakischer
Kinder sei "gerechtfertigt".
Als die Chefanklägerin des Tribunals, Louise Arbour, Anklage
gegen
Slobodan
Milosevic erhob, informierte sie erst den damaligen
US-amerikanischen
Präsidenten William Clinton. Zwei Tage später dann den Rest der
Welt.
Wie ihre
Nachfolgerin Carla Del Ponte traf sie sich mehrfach öffentlich
mit
US-amerikanischen und NATO-Offiziellen. 1996 traf sie den
NATO-Generalsekretär und den Oberkommandierenden der NATO für
Europa um
die Modalitäten der Zusammenarbeit zu diskutieren. Anschließend
wurde
ein
entsprechendes Memorandum unterzeichnet.
Wes Brot ich ess' ...
1994 und 1995 erhielt das Kriegsverbrechertribunal von der
US-Regierung
700000
US-Dollar (1,5 Millionen DM) in bar und Computer im Wert von
fünf
Millionen
DM. Von der Rockefeller Foundation erhielt es 50000 US-Dollar
(110000
DM)
und vom Börsenspekulanten George Soros 150000 US-Dollar (330000
DM). Zur
selben Zeit finanzierte Soros die wichtigste
Separatistenzeitung im
Kosovo.
Weitere Spender sind der Mediengigant Time Warner, was
vielleicht
erklärt,
warum die dunklen Seiten des Tribunals von den Medien
verschwiegen
werden,
und das von Ronald Reagen gegründete "Institute for Peace".
Viele Juristen des Tribunals kommen von der "Coalition for
International
Justice".
Diese "Koalition für internationale Gerechtigkeit" wurde
ebenfalls von
George
Soros gegründet und wird von ihm finanziert. Im Mai letzten
Jahres
bedankte sich
die Präsidentin dieser Organisation bei der US-Regierung für
"die
großzügige
Spende von 500000 US-Dollar" (1,1 Millionen DM). In einer Rede,
die sie
am 12.
Mai 2000 vor dem US-amerikanischen Rat für internationale
Beziehungen in
New
York hielt, sagte sie: "Der moralische Auftrag, die Gewalt in
der Region
zu
beenden, wird von allen geteilt, inklusive der
Privatwirtschaft. Ich
freue mich
daher, daß ein führendes Unternehmen uns kürzlich Computer im
Wert von
drei
Millionen Dollar (6,6 Millionen DM) gespendet hat."
.... des Lied ich sing'
Bei diesen Sponsoren ist es leicht verständlich, daß das
Kriegsverbrechertribunal
nur Feinde der USA verfolgt. Die von kroatischen und
muslimischen
Nationalistenführern zwischen 1991 und 1995 begangenen
Verbrechen werden
hingegen nicht verfolgt. Ebenso wenig werden die Führer der UCK
oder der
NATO
angeklagt. Letztere sind immerhin verantwortlich für einen
illegalen
Angriffskrieg,
die gezielte Zerstörung der jugoslawischen zivilen
Infrastruktur und die
Verwendung von verbotenen Waffen wie Clusterbomben und
DU-Geschosse. Und
genau hier liegen auch die wahren Gründe für die Jagd auf
Milosevic:
Erstens
handelt es sich um den Versuch, das ganze serbische Volk zu
beschuldigen
und
dabei die Tatsache zu verbergen, daß die USA und Deutschland
die Kriege
in
Jugoslawien provozierten und verlängert haben. Zweitens sollen
Staatschefs, die
sich der kapitalistischen Globalisierung widersetzen,
eingeschüchtert
und drittens
soll der kriminelle Krieg der NATO reingewaschen werden,
nachdem der
Vorwand des Krieges und die Medienlügen immer weniger geglaubt
sind.
Das Internationale Kriegsverbrechertribunal für Jugoslawien
wurde 1993
auf
Drängen von Madeleine Albright durch den von den USA
dominierten
Sicherheitsrat der Vereinten Nationen eingerichtet. Der
damalige
Generalsekretär
der Vereinten Nationen stellte in seinem Report fest, daß der
normale
Weg zur
Einrichtung eines solchen internationalen Strafgerichts "ein
internationaler Vertrag"
gewesen wäre, "ausgearbeitet und anerkannt durch die
Mitgliedsstaaten,
denen
volle Souveränität zugestanden wird". (Report Nr. X S/25704,
Abschnitt
18) Aber
die USA setzten sich mit ihrer willkürlichen Interpretation von
Kapitel
VII der
Charta der Vereinten Nationen durch, das dem Sicherheitsrat
erlaubt,
"zur
Wiederherstellung des Weltfriedens und der internationalen
Sicherheit
erforderliche Maßnahmen durchzuführen". Ist die Einrichtung
eines
Strafgerichts
eine solche Maßnahme im Sinne der Charta der Vereinten
Nationen? Wohl
kaum.
Schon die Einrichtung des Kriegsverbrechertribunals verletzte
somit
internationales Recht.
Ohne Präzedenzfall in der Geschichte des internationalen
Rechts, wurde
das
Tribunal beauftragt, sein eigenes Statut selbst festzulegen.
Dieses
Statut wurde im
Folgenden mehrfach verändert, was keine Schwierigkeit
darstellt: Die
Präsidentin
kann Veränderungen selbständig vornehmen, sie muß sie sich
lediglich per
Fax von
den anderen Richtern bestätigen lassen. Die Normen des
Tribunals wirken
außerdem rückwirkend und können so den Ereignissen nachträglich
angepaßt
werden. Auch die Anklage kann, im Gegensatz zur Verteidigung,
einige
Regelungen
verändern. Besonders problematisch ist, daß nicht die Richter,
sondern
die
Anklage die Untersuchung leitet, es also keinen investigativen
Richter
gibt.
Außerdem kann das Gericht Verteidigungsanwälte ablehnen oder
ihre Arbeit
unterbrechen, wenn sie sich seiner Meinung nach "aggressiv"
verhalten.
Die Anklage kann mit Zustimmung der Richter der Verteidigung
den Zugang
zu
bestimmten Büchern, Dokumenten, Fotos und anderen
Beweisgegenständen
verweigern. Außerdem kann die Quelle von Aussagen und
Informationen der
Verteidigung gegenüber geheim gehalten werden. Dies hat zur
Folge, daß
das
Tribunal Geheimdienstberichte verwenden kann, auch wenn diese
Informationen
illegal, zum Beispiel durch Telefonüberwachung, Korruption oder
Diebstahl,
erlangt wurden. Eine Nachprüfung oder Gegenuntersuchung seitens
der
Verteidigung wird damit unmöglich gemacht. Auch Repräsentanten
andere
Staaten,
die an dem Konflikt beteiligt waren, können vertrauliche
Informationen
eingeben,
ohne sich selbst einer Befragung unterziehen zu müssen.
Außerdem kann
eine
Anklage "im Interesse der Gerechtigkeit" geheim gehalten
werden, so das
der
Beschuldigte nicht weiß, wogegen er sich verteidigen muß.
Verdächtige
(also noch
nicht Beschuldigte) können 90 Tage ohne Anklage eingesperrt
werden -
Zeit genug
um ein Geständnis zu erzwingen. Geständnisse wiederum haben
auch dann
Bestand,
wenn der Beschuldigte das Gegenteil beweisen kann.
Fazit: Kein nationales Gericht, in den USA oder sonst wo auf
der Welt
arbeitet so
eklatant ungesetzlich und willkürlich wie das
Jugoslawientribunal. Aber
wenn es
gegen die Feinde der USA geht, zählen juristische Prinzipien
nicht mehr.
Für die
Herren der Welt gehört das Recht den Stärksten und Reichsten.
(Übersetzung aus dem Englischen: Oliver Wagner)
Anmerkung:
Der hier leicht gekürzte Artikel von Michel Collon erschien
zuerst in
der
Wochenzeitung der Partei der Arbeit Belgiens "Solidaire" Nr. 15
vom
11.04.2001.
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Anlage 4
Aus: Weißensseer Blätter, hrsg. im Auftrage des Weissenseer
Arbeitskreises
(Kirchliche Bruderschaft in Berlin-Brandenburg) Hefte zu Fragen
aus
Theologie,
Kirche und Gesellschaft, 1/2002 (Jan./März), S. 59-60
GEKAUFTE JUSTIZ ODER VERKAUFTES RECHT?
ZUM STRASBOURGER URTEIL
Am 22. 3. 2001 gab der Kanzler des "Europäischen Gerichtshofes
für
Menschenrechte" ein Pressekommuniqué heraus. Darin teilte er
mit:
"Die Große Kammer des Europäischen Gerichtshofes für
Menschenrechte hat
am
22. März 2001 in zwei Urteilen entschieden, daß Deutschland
durch die
Verurteilung von hohen DDR-Funktionären bzw. eines
DDR-Grenzsoldaten
wegen
Tötungsdelikten an der Grenze zwischen beiden deutschen Staaten
Artikel
7 Abs. 1
der Europäischen Menschenrechtskonvention nicht verletzt hat."
Erst die noch ausstehende Publikation dieser Urteile mit ihrer
Begründung im
Wortlaut wäre die Voraussetzung dafür, es fachjuristisch zu
werten. Der
publizierte
Tenor allerdings läßt bereits jeden juristischen Laien
eindeutig
erkennen, daß sich
der hohe Gerichtshof insbesondere darum bemüht hat, die
Bundesrepublik
Deutschland nicht zu verletzen, und so dürfte das Urteil
weniger
hinsichtlich
rechtlicher Fragen als vielmehr hinsichtlich der Machtfrage
aussagekräftig sein:
Gilt für die BRD europäisches Recht oder gilt für Europa
deutsch-imperialistisches Recht?
Unter der treffenden Überschrift "Der Europäische Gerichtshof
hat sich
der Macht
gebeugt" erklärte der Parteivorstand der DKP: "Mit der
Entscheidung des
Europäischen Gerichtshofs, die völkerrechtswidrige Praxis der
bundesdeutschen
Gerichte gegen die DDR-Politiker zu sanktionieren, wurde einmal
mehr der
Beweis erbracht, daß ökonomische und politische Macht
Justizentscheidungen
beinflussen." Nicht Recht zu sprechen, sondern den Sozialismus
"als
gesellschaftliche Alternative zum Kapitalismus und als
anzustrebendes
Ziel" zu
kriminalisieren, sei Sinn des Urteils: "Die Verurteilung des
Sozialismus, jetzt auch
durch den Europäischen Gerichtshof, soll offensichtlich
signalisieren,
daß es
jenseits des Kapitalismus keine Alternative geben darf" -
erklärt die
DKP und
betont: "Die Bundesrepublik Deutschland ist die ökonomisch
stärkste
Macht in der
EU, deren Führungsrolle ausgebaut werden soll. Die Justiz hat
diese
Position
gestärkt. Jedes andere Urteil hätte weitreichende Konsequenzen
für die
EU gehabt
... Das Recht ist und bleibt unter diesen
Gesellschaftsbedingungen das
Recht der
Mächtigen. Die Sieger der Geschichte, von 1989/90, wollen die
Geschichte
auch
durch Gerichtsentscheidungen aus ihrer Sicht festschreiben..."
Und ebenfalls wohl begründet überschreiben GRH und
Solidaritätskomitee
ihre
gemeinsame Erklärung zum Urteil: "Strasbourg beugte sich dem
'deutschen
Leitrecht'".
Wir haben uns angewöhnt, Strasbourg mit "s" und "ou " zu
schreiben, weil
wir
anerkennen, was der deutsche Imperialismus verbrecherisch
verspielt hat.
Aber
eben weil Strasbourg sich dem deutschen Leitrecht beugte wäre
es mit
nicht minder
guten Gründen als "Straßburger Urteil" - mit "ß" und "u" zu
bezeichnen.
Denn dieser Richterspruch war nicht nur antikommunistisch,
sondern
überdies
deutschnational.
Das Urteil ist im Geiste nicht nur des ganz allgemeinen
europäischen,
sondern des
höchst spezifischen deutschen Imperialismus verfaßt, der,
nachdem die
grobschlächtige faschistische Methode der "Neuordnung Europas"
nicht zum
Ziele
geführt hat, nun flexibler unter Etikettenschwindel einfach
"europäisch"
nennt, was
germanodominant gemeint ist. Und Europa wird zu spät merken,
worauf es
sich z.B.
auch mit dem Straßburger Urteil eingelassen hat, wenn es
demnächst
vielleicht
nicht wieder unter den Stiefeln deutscher Landser, wohl aber
unter Druck
und
Ausbeutung durch deutsche Ökonomie stöhnen wird.
"Europa" - das heißt der westliche Teil unseres Kontinentes,
der dem
revolutionären Anlauf zu historischem Fortschritt im jüngst
abgeschlossenen
Jahrhundert entgangen war und sich nach der Niederlage des
Faschismus im
zweiten Weltkrieg unter dem Schutz der USA imperialistisch
restauriert
hatte -
hatte insgesamt viel gegen den Sozialismus, aber kaum etwas
gegen die
"deutsche
Teilung" einzuwenden. Nicht nur dem später kriminalisierten,
einst
rennomierten,
europäischen Politiker Andreotti schrieb die westeuropäische
Publizistik
den
Ausspruch zu, er liebe Deutschland so sehr, daß er sich freue,
daß es
gleich zwei
davon gäbe, sondern auch ein besser renommierter Europäer wie
General de
Gaulles äußerte sich in vergleichbarer Richtung. Somit hätte
man von
einem
"Europäischen" Gerichtshof - wäre er dies nicht nur solo titulo
-
hinsichtlich der
einstigen Souveränität der DDR ein Urteil erwarten können, das
zwar dem
antikommunistischen Geist des gesamteuropäischen Imperialismus
entsprochen
hätte, nicht aber dem spezifisch deutschen Hegemonieanspruch
gegenüber
(dem aus
deutscher Sicht) Resteuropa. "Europa" hätte sich den Luxus
leisten
können, nach
dem Untergang sozialistischer Macht auf dem Kontinent dem
geltenden
Völkerrecht
vor deutschnationalistischen Rechtskonstruktionen den Vorrang
zu geben.
Daß der
Straßburger Gerichtshof das nicht wagte, zeigt, daß auch er
europäisch
nennt, was
großdeutsch ist. Womit dann wieder einmal offenkundig würde,
daß die
großdeutsche europäische Ordnung, vor wenig mehr als einem
halben
Jahrhundert
blutig mit militärischer Macht erstrebt und am Widerstand
europäischer
Völker
gescheitert, nunmehr mit ökonomischer Gewalt so sehr realisiert
ist, daß
das
gekaufte Europa die Durchsetzung großdeutscher Interessen als
Recht
ausgibt. -
Armes Europa! H.M.
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