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Ukraine: Meeting Borotba

0) LINKS
1) Intervista a Sergei Kirichuk: “L’Ucraina ostaggio dei nazisti e della Nato” (di Marco Santopadre, 6 Novembre 2014)
2) Meet Borotba (By Greg Butterfield / WW, on September 23, 2014)
3) Borotba leader Sergei Kirichuk responds to teardown of Lenin statue (By Sergei Kirichuk / WW, on October 2, 2014)


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Leggi anche / A lire aussi / Read also:

Workers World' extensive interview with Victor Shapinov, coordinator and leading theoretician of the Marxist organization Union Borotba (Struggle), Ukraine:
1: Ukraine communists ‘face to face with 21st century fascism’
2: The left in Ukraine and the origins of Borotba
3: The Ukraine junta’s fascist foot soldiers
4: Class forces in the Ukrainian civil war
5: Tasks of communists in Ukraine, Donbass and the West

Borotba: da dove viene e quale programma difende (Serge Goulart da www.marxismo.org.br – 06 Ottobre 2014)
http://www.marxismo.net/index.php?option=com_content&view=article&id=5842&catid=139&Itemid=571
Borotba : son origine et son programme. Entretien avec Dmitry Kolesnik, dirigeant de Borotba (Ukraine) et rédacteur en chef de la revue « Liva » (mardi 14 octobre 2014)

Anti-fascist leader recounts Odessa resistance, May 2 massacre (By Greg Butterfield on October 31, 2014)
Simferopol, Crimea — Odessa Regional Council Deputy Alexei Albu, a member of the Union Borotba (Struggle) of Ukraine, was a leader of the city’s AntiMaidan movement against the U.S.-backed coup…


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Intervista a Sergei Kirichuk: “L’Ucraina ostaggio dei nazisti e della Nato”

di Marco Santopadre, 6 Novembre 2014

Abbiamo incontrato a Roma Sergei Kirichuk, militante dell’organizzazione marxista ucraina Borotba ("Lotta"), e gli abbiamo rivolto alcune domande sulla situazione nel suo paese e sugli scenari futuri.

Prima di tutto abbiamo chiesto al nostro interlocutore di spiegarci cos’è Borotba.

Borotba è un’organizzazione marxista che si è formata nel 2011 dalla confluenza di diversi gruppi. Per lo più si trattava di giovani militanti critici nei confronti della linea del Partito Comunista e delle sue illusioni parlamentariste ma anche di militanti di altre organizzazioni marxiste. La nostra idea era quella della mobilitazione diretta dei lavoratori contro il capitalismo e l’oligarchia. Purtroppo lo scoppio della guerra civile ha dimostrato che la nostra organizzazione non era ancora pronta ad affrontare una situazione di scontro frontale e di clandestinità e pertanto siamo ora immersi in un processo di ricostruzione della nostra organizzazione. Abbiamo in corso un forte dibattito su come ricostruire la nostra struttura e il nostro intervento e su quali tattiche adottare sia nel Donbass sia nell’insieme dell’Ucraina. 
Noi crediamo che l’unica via d’uscita per l’Ucraina sia una soluzione federativa con il ricoscimento dell’autonomia per tutte le culture e le minoranze, oltre alla denazificazione del paese.

Cosa pensa Borotba di quello che è successo negli ultimi mesi, a partire dal movimento ribattezzato ‘EuroMaidan’. Qual è il vostro giudizio?

Da subito la nostra organizzazione è stata contraria a Maidan perché questo movimento che si presentava come favorevole all’integrazione dell’Ucraina nell’Unione Europea sapevamo che avrebbe significato la catastrofe per il tessuto produttivo e industriale del paese oltre che per le condizioni sociali della popolazione. Avevamo già degli ottimi – cioè pessimi – esempi provenienti da altri paesi dell’Europa Orientale che erano stati integrati nell’Ue, ad esempio in Bulgaria o nelle Repubbliche Baltiche, dove milioni di persone hanno perso il loro lavoro e sono state costrette a emigrare verso l’Europa nord-occidentale alla ricerca di lavori malpagati. E’ vero che l’Ucraina è uno dei paesi più poveri del  continente ma nella parte orientale del paese ancora si producono manufatti ad alta tecnologia come motori per aerei ed elicotteri, c’è l’industria aerospaziale. Sapevamo che questa produzione non avrà mai accesso al mercato dell’Unione Europea e pertanto l’integrazione significherebbe la distruzione di centinaia di migliaia di posti di lavoro altamente qualificati. E’ per questo che milioni di ucraini sono fortemente contrari all’ingresso dell’Ucraina nell’Ue. Noi abbiamo sostenuto questi lavoratori – in molti casi si tratta di tecnici e ingegneri – che hanno una posizione totalmente contraria perché difendono questi lavori qualificati. 
Inoltre fin da subito era chiaro che l’estrema destra aveva un ruolo fondamentale e centrale in ‘EuroMaidan’; anche se rappresentavano all’inizio una minoranza dal punto di vista numerico è riuscita ad egemonizzare la mobilitazione. Non condividiamo la loro idea di un’Ucraina “solo per gli ucraini”, di un paese etnicamente puro ed al contrario pensiamo che vadano rispettate tutte le diversità religiose, linguistiche ed etniche. 

Si è scritto che a Maidan c’era anche una presenza di movimenti di sinistra o quantomeno progressisti, e in Italia e in Europa esistono correnti di sinistra che nonostante tutto continuano ad affermare che quella mobilitazione è stata comunque positiva perché metteva in discussione un governo antipopolare e lo strapotere dell’oligarchia. Voi però non condividete questo punto di vista… 

Ci sono molte correnti di sinistra nel mondo che hanno il feticcio delle ‘masse che scendono in piazza’. Noi dobbiamo sapere che una massa di gente che scende in piazza può essere anche reazionaria o comunque sotto l’influenza di una direzione politica reazionaria. Ad esempio c’è stato un piccolo gruppo di sinistra che ha partecipato da subito alla mobilitazione di piazza a Kiev con delle parole d’ordine molto moderate, che parlavano della necessità di un’Europa sociale – mica del socialismo – e che però è stato fortemente attaccato e accusato dal resto della piazza secondo la quale l’Europa sociale era l’anticamera dei gulag staliniani!
Inoltre fin da subito era chiaro che ciò che animava coloro che scendevano in piazza era soprattutto l’individualismo, l’arrivismo, con l’idea e l’illusione che se l’Ucraina entrerà nell’Ue chiunque lavori duro avrà successo e si arricchirà. Nessun sentimento di solidarietà, di critica sociale era visibile nella mobilitazione.

Qual è adesso la situazione in Ucraina e nel Donbass, e cosa pensate del risultato delle elezioni che si sono tenute prima nei territori controllati dal regime e poi nelle Repubbliche Popolari? 

Ci sono due tendenze politiche principali in Donbass attualmente. Una è prettamente ‘separatista’ e afferma che non c’è più spazio per un ritorno sotto l’autorità del regime di Kiev e quindi spinge per una separazione delle Repubbliche Popolari affinché diventino uno stato del tutto indipendente. L’altra invece considera la creazione delle Repubbliche Popolari un primo passo per stabilire anche un dialogo con quei settori della popolazione ucraina che avevano sostenuto o tollerato EuroMaidan nella misura in cui lo consideravano una opposizione all’oligarchia. C’è una forte spinta a sinistra con una richiesta da parte di consistenti settori popolari affinché vengano attuate le nazionalizzazioni dei settori fondamentali dell’economia e vengano implementate misure sociali, ma devo dire che purtroppo anche la pressione dell’oligarchia russa è molto forte nel Donbass perché una possibile rivoluzione socialista in questa regione potrebbe costituire un ‘cattivo esempio’ per i settori popolari in Russia. Nel Donbass oggi è discorso comune tra la gente sentir dire che le privatizzazioni degli anni ’90 di miniere, industrie e del settore energetico sono state un furto della proprietà popolare. Queste spinte alla nazionalizzazione delle industrie e allo sviluppo di forme di proprietà collettiva in Donbass vengono considerate come un grosso pericolo tanto dalla borghesia di Kiev quanto da quella di Mosca. 
Per quanto riguarda l’Ucraina dalle elezioni è emersa una chiara virata a destra del parlamento. Anche se è vero che forze apertamente naziste come Svoboda o Praviy Sektor non sono riuscite ad entrare alla Rada occorre dire che tutti i partiti borghesi ‘rispettabili’ hanno subito una virata verso l’estrema destra, presentandosi con programmi estremisti e facendo eleggere i leader dei battaglioni punitivi, i comandanti militari di bande fasciste, gli oligarchi. Le elezioni ucraine sono un chiaro esempio di ipocrisia da parte sia dei governi occidentali sia della classe politica liberale locale che, ad esempio, ha sostenuto apertamente dei candidati neonazisti. A Kiev i circoli e i media liberali hanno sostenuto un candidato del Blocco Poroshenko che è un razzista dichiarato, un folle che parla di supremazia della razza bianca e di costruire un futuro basato sull’esclusione dei cittadini di lingua e cultura russa e di tutte le altre minoranze.

Anche su quanto sta succedendo in Donbass alcune correnti di sinistra qui in Europa – e praticamente tutti i media mainstream - hanno un giudizio diverso, identificando le forze principali della sollevazione del sud-est ucraino come puramente nazionaliste nella migliore delle ipotesi o addirittura reazionarie e fasciste. Qual è la reale composizione del panorama politico delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk? 

Non vogliamo fingere che non ci sia la presenza in Donbass di tendenze nazionaliste russe ma è impossibile negare il protagonismo di movimenti e forze di sinistra e di un forte sentimento antifascista. Uno dei principali e più popolari dirigenti militari delle milizie delle Repubbliche Popolari, Alexey Mozgovoy, ha più volte dichiarato che il nazionalismo non è la via d’uscita ma che la lotta del popolo del Donbass deve essere solo l’inizio della spallata contro l’oligarchia in tutto il paese. Ci sono molti comunisti o socialisti che combattono nelle milizie del Donbass così come ci sono anche molti elementi conservatori o nazionalisti e tra le varie correnti c’è mutuo rispetto e convivenza in nome della comune lotta. Il grande pericolo è che questo conflitto sfoci in uno scenario yugoslavo, con l’esplosione dell’odio reciproco tra la popolazione sulla base dell’appartenenza etnica, linguistica, religiosa. Quindi cerchiamo di sostenere ogni tendenza di sinistra in Donbass dove comunque esiste una forte tradizione e mobilitazione operaia. Dopo il golpe di febbraio nell’est del paese si è sviluppata una forte mobilitazione della popolazione che chiedeva pacificamente che il nuovo regime concedesse autonomia culturale e fiscale alle regioni abitate dalle minoranze e in particolare da quella russofona. Ma invece di concedere la richiesta federalizzazione dell’Ucraina il governo maidanista ha imposto una vera e propria feudalizzazione, nominando governatori delle province i più ricchi oligarchi del paese che hanno immediatamente creato milizie private infarcite di elementi di estrema destra. Le milizie private hanno immediatamente imposto un clima di terrore iniziando una vera e propria caccia ai comunisti, ai dissidenti con sedi politiche e sindacali assediate e distrutte, aggressioni, omicidi e sequestri. Ciò che è accaduto con la strage di Odessa - decine di persone massacrate, bruciate vive e assassinate a freddo all'interno della Casa dei Sindacati dagli estremisti di destra - è eclatante. 

In che modo la Russia sta supportando il movimento del Donbass e in quale misura lo sta invece frenando tentando di ricondurlo all’interno della sua necessità di arrivare ad un compromesso con l’Unione Europea, necessario dopo l’isolamento internazionale politico e militare di Mosca e le sanzioni economiche? 

Purtroppo la situazione in Ucraina dipende molto da questo conflitto tra Russia e paesi occidentali, in particolare con gli Stati Uniti. In questo senso l’oligarchia russa che pure supporta le Repubbliche Popolari tenta di utilizzarle come ‘moneta di scambio’ per alzare la posta di un eventuale accordo in particolare con l’Unione Europea. 

Che giudizio date dell’intervento e del ruolo dei paesi occidentali in quanto è accaduto in Ucraina a partire dall’inizio di EuroMaidan, pensate ci sia stata una differenza di azione tra Stati Uniti e Unione Europea? 

Innanzitutto uno dei motivi scatenanti della crisi è stato il rifiuto da parte del governo Yanukovich di firmare il trattato di associazione con l’Unione Europea che è interessata a conquistare un mercato importante soprattutto in condizioni di crisi economica. Naturalmente l’Unione Europea non è interessata a sviluppare una guerra di importanti dimensioni proprio ai suoi confini e tende più a un patto, a un accordo con le controparti seppure alle proprie condizioni e nel rispetto tendenziale dei propri interessi. Al contrario gli Stati Uniti spingono per uno scontro frontale. Ad esempio quando a febbraio il presidente Yanukovich, sotto la pressione della piazza e dell’Unione Europea, aveva praticamente firmato la sua uscita di scena e l’indizione di nuove elezioni, dopo poche ore alcuni cecchini di identità ignota hanno sparato sulla folla e sui poliziotti nel centro di Kiev uccidendo 70 persone e spingendo così lo scontro verso il colpo di stato. E’ ovvio che l’ordine di sparare non poteva provenire dal governo Yanukovich che ormai era fuori gioco… Quando dopo il colpo di stato la situazione economica è tracollata il Fondo Monetario Internazionale si è offerto di sostenere economicamente l’Ucraina, ma in cambio non solo di pesanti piani di austerity e privatizzazioni, ma anche a condizione che il nuovo regime riprendesse subito il controllo di tutto il paese. Di fatto il FMI ha contribuito all'inizio della guerra civile, spingendo il regime di Kiev a scatenare la guerra contro le popolazioni insorte del Donbass. Non possiamo dimenticare la visita del capo della Cia a Kiev, tenuta segreta ma poi ammessa quando la notizia è stata riportata da alcuni media, visto che il giorno dopo il governo di Kiev ha dato inizio alla cosiddetta “operazione antiterrorismo” contro i ribelli delle regioni sud-orientali dell’Ucraina. Gli Stati Uniti non hanno fatto nulla per nascondere il loro intervento in Ucraina. Ricordiamo la famosa conversazione tra Victoria Nuland e l’ambasciatore statunitense a Kiev e la visita di Joe Biden che quando è arrivato in Ucraina non ha neanche fatto finta di intavolare un dialogo paritario con gli esponenti del nuovo regime ma si è limitato a impartire ordini seduto in presidenza nella sede del governo. Dopo questo incontro alcuni dirigenti politici ucraini si sono lamentati che il vicepresidente statunitense era stato molto severo nei loro confronti… Poco tempo dopo uno dei figli di Biden è diventato presidente di una delle maggiori compagnie per l’estrazione del gas nel paese. 

L’ultima domanda sul ruolo dei nazisti in Ucraina. E’ la prima volta nel corso di molti decenni che l’estrema destra apertamente neonazista accede a importanti incarichi di governo in un paese europeo.  Come valutate prospetticamente questo fatto? Inoltre, come valutate la contraddizione di un’estrema destra che si dichiara teoricamente contro l’Unione Europea o degli Stati Uniti ma poi si mette al servizio degli interessi strategici di questi due poli imperialisti?

Se è vero che nel resto d’Europa generalmente l’estrema destra si dichiara contro l’Unione Europea da noi non è così, anzi. Le organizzazioni ultranazionaliste e fasciste ucraine da tempo sono generalmente filoeuropee e in questo momento il governo ucraino rivendica apertamente il coinvolgimento diretto dell’Ue e della Nato nel conflitto. Ciò rappresenta un pericolo enorme che potrebbe portare a un conflitto di dimensioni globali, pertanto crediamo che in Italia e nel resto dell’Europa l’obiettivo centrale delle mobilitazioni delle forze comuniste e di sinistra debba essere proprio impedire questo coinvolgimento. 
Naturalmente il presidente Poroshenko e la sua amministrazione non hanno nessun interesse a concedere eccessivo potere all’estrema destra apertamente neonazista, anzi vorrebbero che i fascisti, dopo aver svolto il lavoro sporco a Maidan come forza d’urto contro il governo Yanukovich e poi nel Donbass per reprimere la ribellione ora si togliessero di mezzo. Una sorta di arrivederci e grazie. Ma i fascisti non sono stupidi, ora sono ben organizzati e radicati, hanno armi e soldi, infrastruttura militare e addestramento, oltre a una nutrita rappresentanza parlamentare, e quindi non è affatto facile liberarsi di loro. Anzi sono proprio queste forze di estrema destra che cercano di condizionare il governo come quando in alcune occasioni alcuni battaglioni neonazisti hanno abbandonato il fronte, sono tornati a Kiev assediando il parlamento e minacciando Poroshenko che se arriverà a un compromesso con le Repubbliche Popolari o la Russia rovesceranno con la forza anche lui.


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Meet Borotba

By Greg Butterfield on September 23, 2014 

Simferopol, Crimea — Since arriving on Sept. 16, I’ve been able to spend time with many of the extraordinary Union Borotba (Struggle) activists living in exile here. All have scars of some kind from the events of the past eight months, but they are also determined to return to Ukraine and fight for socialism.

There’s Alexei, father of two, an elected regional deputy from Odessa. He survived the fascist massacre at the House of Trade Unions on May 2. Shortly afterwards, he and his family were forced to flee to Crimea, where he helped to establish the Committee for the Liberation of Odessa and 2May.org, a website gathering information for an independent investigation of the massacre.

Quiet, intense Masha, an activist from Dnepropetrovsk, was detained by the Security Service of Ukraine (SBU) in June. She and her companion Sasha then came here. Sasha, a former teacher, enjoys pointing out the architectural highlights of Simferopol.

Vanya has a wry wit that served him well living through the siege of Slavyansk. He is very knowledgeable about the international communist movement, and loves “film noir” and U.S. mafia shows. He is an international visitor’s best friend.

Svetlana and Denis are two of the best-known radical trade union activists in Ukraine. They are also high on the junta’s hit list. Forced to leave Kiev after the coup, they went first to Kharkov, where they helped to lead the city’s anti-fascist protest movement. In May, a death squad attempted to kidnap them in broad daylight following a rally. They fled to Svetlana’s native Donetsk, and recently arrived here.

Naya is a single mom and longtime resident of Crimea. She used to work as a press secretary for a local leader of the Communist Party of Ukraine. Now she is Borotba’s information hub, writing articles, updating the website Borotba.su, reaching out on social media and arranging interviews.

Then there’s Comrade M., who undertakes dangerous work as liaison between the exile community in Crimea and activists working underground in Ukraine.

Mayya is a new arrival in Simferopol. A friend of Borotba from Odessa, she is also the companion of political prisoner Vlad Wojciechowski.

Maxim is a burly, gregarious fellow, Siberian by birth. He travels frequently between Crimea and other areas of the Russian Federation, where he is also an organizer for the Left Front.

Victor is the glue that holds them all together. He makes sure that everyone has tasks to carry out and no one is left out or neglected. He is constantly on his cell phone or laptop, negotiating with allies, organizing.

These revolutionary activists, who are so similar to their counterparts in the U.S., have seen their country and their efforts torn out from under them this year. They have lost comrades, sacrificed jobs and homes, been separated from family and friends. They have struggled just to survive.

Thanks to their Marxist outlook, they  know the moment will come when they can intervene — in Ukraine, in Donbass — with the program of revolutionary proletarian socialism.

They mourn. They support one another. They prepare.

They live to fight another day.



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Borotba leader responds to teardown of Lenin statue

By Sergei Kirichuk on October 2, 2014 

This article was written by Sergei Kirichuk, a leader of the Ukrainian organization Borotba (Struggle), now living in exile, in response to the fascists’ tearing down the statue of Vladimir Lenin in the city of Kharkov on Sept. 29.  


Today the oligarchy is experiencing a “golden age,” when participants in any protest can be declared terrorists. And to break up demonstrations, they are using Nazi militants.

In Kharkov, the monument to Vladimir Lenin was torn down. The organizers of this operation did not conceal that it was revenge for an attempt by Communist Party activists to hold a peace march. As you know, the march was broken up by the police, in conjunction with the Nazi gangs.

Here is what Minister of Interior Arsen Avakov wrote on Facebook: “Lenin? Let him fall … If only people were not injured. If only this bloody communist idol, in leaving, had not added to his victims. If only rogues and scoundrels had not taken advantage of the storm of emotions of Kharkovites, did not use it for regular clashes.” That is, the minister recognizes that the act of vandalism could cause an escalation of tension, but still indulges the Nazis. They make sure that everything is under control. Avakov writes: “The Interior Ministry Special Forces and the National Guard are ready to face provocateurs who want to exploit the situation. And they should not try.”

We have no doubt, by the way. No doubt that “provocateurs” will be the label for any participants in any protests that result from the policy of the current government. Inna Bohoslovska [described in next paragraph], who is now, of course, a supporter of the new regime, rejoices in the demolition of Lenin: “For so long we struggled for normal police in Kharkov. And now, 20 percent of police officers are absolutely patriotic. Police took over the crazy work, and every day they catch terrorists and separatists.”

Bohoslovska has never been an independent person; she was always a “talking head” for [oligarch Victor] Pinchuk. Her voice speaks for the Ukrainian oligarchy. They are building the state of their dreams, where they can loot and pillage while any dissenters are called “terrorists.” Our neoliberals openly rejoice, as the mill grinds a direct route to 1970s’ Latin American-style dictatorships of neoliberal economy against the backdrop of military dictatorship. Toward Pinochet — the idol of neoliberal society.

Today the oligarchy is experiencing a “golden age,” when participants of any protest can be declared terrorists. And to break up demonstrations, they are using Nazi militants. Of course, this system requires a furious injection of frenzy and extensive brainwashing in matters of history. The whole history of the territory of modern Ukraine (from “protoukrov” until now) is described as the nation’s struggle for independence and what made it necessary to establish the current political regime. This is a war between civilization and barbarism.

Kharkov was the first capital of Ukraine; it built planes and missiles, split the atom and created the T-34 tank, and created turbines for power plants that have been shipped around the world. Kharkov without Lenin is nationalism without principle; it’s a degradation of education and science. It’s not for nothing that a few of the Nazis were injured during the destruction of the monument — their level of understanding is not enough even to destroy an object, let alone to build one.

Of course, it would be an exaggeration to say that Lenin was the founder of Ukraine. That Ukraine exists in its present borders, however, is as a result of the activities of Lenin and his political party. The Nazis’ demolition of the monument to one of the founders of the country is a death sentence for its existence with these borders in the future.

Translation by Greg Butterfield, original at liva.com.ua/lenin.html.






Trovammo qui
Fede, madre, pane, fucili.
I morti lo sanno.
I vivi non dimenticheranno.
Fiumi di sangue
divisero due Popoli.
Li unisce oggi
il sacrificio
dei Compagni migliori

Compagno,
quando vedrai piangere mia madre,
dille di non piangere.
Non sono solo.
Giace con me
un Compagno jugoslavo.

Nessuno ardisca gettare fango
sul sangue versato
nella lotta comune.


SLAVA DRUGU NELU, BORCU ZA SLOBODU

Profondamente addolorati per la notizia della morte di Nello Marignoli, partigiano italiano nell'Armata Popolare di Liberazione della Jugoslavia, partecipiamo in particolare al lutto dei compagni dell'ANPI di Viterbo che in questi anni hanno saputo valorizzare l'esperienza di Marignoli raccogliendone accuratamente la testimonianza e trasformandola in un vivido strumento di mobilitazione delle coscienze.
Le produzioni saggistico-memorialistiche ed artistico-teatrali basate sui racconti di Marignoli, prima tra tutte la toccante e bellissima piece "Drug Gojko" curata e magistralmente interpretata da Pietro Benedetti, rimangono per il presente e per il futuro. Perciò il compagno Marignoli muore oggi ma non scompare né oggi né domani: la sua vicenda rimane esempio e riferimento per tutti noi, nei valori della Libertà (Sloboda) e della Fratellanza (Bratstvo). 
Ai compagni dell'ANPI di Viterbo va il nostro abbraccio solidale e il nostro giuramento: continueremo insieme, coscienti di dover combattere ancora a lungo una battaglia diversa, meno cruenta ma non meno dura di quella che Nello combattè sui monti della Bosnia. E' la guerra contro l'oblio, contro il tradimento della Resistenza operato da questa classe politica, contro il fango che viene continuamente gettato sul sacrificio eroico dei partigiani italiani e jugoslavi, in Jugoslavia e in Italia. 

HAJDE DRUZE NELO, U TVOJE IME BORBA SE NASTAVLJA

Il Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - onlus


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Da: "anpi.vt  @libero.it"
Oggetto: E' morto Nello Marignoli
Data: 23 novembre 2014 12:40:29 CET


Se ne è andato l’ultimo nostro Partigiano

NELLO MARIGNOLI

Radiotelegrafista della Marina militare italiana, Combattente nell’Esercito popolare di liberazione jugoslavo, Presidente onorario del Comitato provinciale Anpi Viterbo

Alle 4,30 di questa mattina, presso l’Ospedale di Belcolle, ricoverato a seguito di un’insufficienza renale, è morto Nello Marignoli. Nato a Viterbo, il 19 aprile 1923, figlio di Giuseppe, benzinaio - gommista presso viale Raniero Capocci, Nello è arruolato il 26 gennaio 1942 nella Regia marina militare italiana, in qualità di radiotelegrafista. Nel maggio dellanno successivo è inviato sul Fronte greco - albanese, a bordo del dragamine Rovigno, ove ha compiuto cinque missioni. LArmistizio lo sorprende al porto di Valona. Proprio in qualità di marconista aveva captato la notizia dalle emissioni ad onde corte di Radio Cairo. Portata linformazione in plancia, il Comandante in seconda gli aveva puntato la pistola intimandogli di non divulgare quello che considerava solo un messaggio della propaganda nemica. Il 12 settembre i tedeschi salgono direttamente sulla nave e chiedono ai marinai chi vuole passare immediatamente a combattere per il Terzo Reich. Solo uno aderirà; gli altri saranno fatti prigionieri. Marignoli è internato in Bosnia, nei campi di concentramento di Dubrovnik, Zitomislici e Citluk, dove, tra sofferenze, soprusi e privazioni dogni tipo, svolge la professione di vulcanizzatore, cioè riparatore di gomme. Grazie ad uno stratagemma organizzato dallEsercito popolare di liberazione jugoslavo (Eplj) tramite infiltrazioni nel campo di concentramento, Marignoli riesce ad evadere nellagosto 1944. A Mostar, gli ufficiali jugoslavi gli propongono di entrare nella Lotta di liberazione. Proprio nel passaggio alla Resistenza, si ritrova in un accampamento con diverse migliaia di alpini della Divisione Tuarinense, in procinto di diventare la Taurinense - Garibaldi. Così, in un esercito che per le comunicazioni si serviva delle staffette, Marignoli diviene radiotelegrafista presso la X Brigata Herzegovaska dellEplj. Prende parte a diverse battaglie sul fronte di Bileca, Dubrovnik, Mostar e Sarajevo sino a raggiungere Trieste, la città contesa, nel maggio 1945. Durante la Resistenza, Marignoli è stato, altresì, testimone dei crimini commessi dal nazifascismo contro le popolazioni balcaniche e contro i soldati italiani stessi, dopo l8 Settembre. Farà ritorno a piedi e in autostop sino a Roma, per giungere a Viterbo con il treno della Roma nord. Al posto però della casa, in via Garibaldi, troverà un cumulo di macerie, in una città semidistrutta dai bombardamenti alleati. A riconoscerlo, un cugino di secondo grado, Domenico Morelli, che lo accompagnerà dalla madre, sfollata con tutta la famiglia in via delle Piagge, nel quartiere di S. Faustino.

Per i meriti di guerra, Marignoli, riconosciuto con il grado di Maresciallo, conseguirà la Medaglia di bronzo, la Croce di guerra e la Qualifica di Partigiano combattente allestero, dal Ministero degli interni. Dal Presidente della Repubblica federativa socialista jugoslava, Josip Broz Tito, riceverà, nel 1964, la Spomen medalju, la Medaglia commemorativa in ricordo della Lotta partigiana nel territorio jugoslavo.

Da civile, Marignoli riprenderà lapprezzata attività di gommista. Da pensionato otterrà, quindi, il Leone del Comune per limpegno nellimprenditoria.

Iscrittosi allAnpi nellimmediato Secondo dopoguerra, ha partecipato assiduamente allattività dellAssociazione, presenziando alle cerimonie pubbliche, finché le condizioni di salute glielo hanno consentito. Nel Congresso del 29 gennaio 2011, difatti, il Comitato provinciale Anpi lo ha eletto Presidente onorario.

In questi anni lAnpi si è impegnata a divulgare lesperienza di Marignoli, promuovendo e sostenendo pubblicazioni cartacee, audiovisive e drammaturgiche. Dieci anni fa uscivano le sue memorie di guerra, scritte su invito del figlio Massimo e curate dallon. Angelo La Bella (Diario di guerra di Nello Marignoli, Radiotelegrafista della Marina Militare, Partigiano combattente all’estero, Viterbo, Anpi Comitato provinciale, 2004). Tre anni dopo, veniva prodotta una docuintervista (Mio fratello Gojko, Intervista a Nello Marignoli, partigiano viterbese combattente in Jugoslavia, di Giuliano Calisti e Francesco Giuliani, Dvd_Italia_2007_60’). Nel 2008, su iniziativa del Comitato provinciale Arci, le vicende di Marignoli si inserivano in un progetto per la salvaguardia della memoria partigiana locale. Ne sortivano uno spettacolo teatrale - musicale, La Cerimonia, di Ferdinando Vaselli, e una mostra audiofotografica, Morale della favola, a cura di Daniele Vita, che riceverà il premio Epson - Le Logge, completate da una monografia (Morale della favola, Raccontare la Resistenza oggi, a cura di Marco Trulli, Roma, Purple Press, 2009). È del 2012 il debutto dello spettacolo Drug Gojko, di e con Pietro Benedetti, per la regia di Elena Mozzetta, il cui testo è stato pubblicato presso l’editore Ghaleb: un monologo teatrale interamente dedicato all’esperienza bellica di Marignoli, con all’attivo ormai decine e decine di repliche e migliaia di spettatori in giro per l’Italia e presto, auspichiamo, anche all‘estero. Sempre nel 2012, i trascorsi resistenziali di Marignoli sono inseriti in un volume collettaneo di respiro nazionale con le testimonianze dei partigiani ancora in vita (Io Sono lultimo, Lettere di partigiani italiani, a cura di Stefano Faure, Andrea Liparoto e Giacomo Papi, Torino, Einaudi, 2012, pp. 214-219).

Con Nello se ne va l’ultimo Combattente partigiano di Viterbo. Per noi viene a mancare una figura umana esemplare, una testimonianza resistenziale eroica proprio perché priva di retorica e di autocelebrazione, un’esistenza onesta segnata dal proprio lavoro nell‘artigianato, senza prebende o vantaggi dati dalla politica. Il Partigiano Nello è stato tutto questo, “e poi.., quello che te dico è poco”.

Facciamo le condoglianze ai figli: Claudio, Giuseppe, Massimo, ai familiari e ai parenti tutti.

Invitiamo la cittadinanza a partecipare all’Ultimo saluto, domani, lunedì 24, ore 10,30, presso la Chiesa del Sacro Cuore al quartiere Pilastro.

Silvio Antonini

Presidente Cp Anpi Viterbo

23 novembre 2014



(italiano / english)

EULEX: abuse, bribery, financial crime

1) Bamieh: ‘EU foreign missions open to abuse, bribery, financial crime’
2) Kajtazi, “Dall’inchiesta su EULEX dipende la credibilità dell’UE”


Sullo stesso argomento vedi anche:

EULEX corrotta per Kosovo criminale (13/11/2014)

Dalla nostra pagina sull'irredentismo pan-albanese


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http://rt.com/shows/sophieco/206019-eu-foreign-crisis-kosovo/

‘EU foreign missions open to abuse, bribery, financial crime’ – Kosovo prosecutor


November 17, 2014 08:30

The EU’s biggest foreign crisis mission, expected to tackle corruption in troubled Kosovo, has itself become a target of bribe-taking allegations. Maria Bamieh, the prosecutor who shed light on the crimes within the EULEX program, is on SophieCo today, to talk about who’s to blame and why the EU still hasn’t properly investigated her revelations.


Sophie Shevarnadze: Prosecutor, member of the EU Rule of Law Mission to Kosovo Maria Bamieh. Welcome to the show, it’s great to have you with us. Now, you accused top officials who were part of the EULEX mission in Kosovo of corruption and taking bribes. Did you confront them right away? 

Maria Bamieh: No, I didn’t. I confronted one of them in 2012 as I was reporting the evidence that I’ve found to the Head of Justice. Myself and my direct manager, line manager both went to see him as a result of the interceptions that I came by innocently, and one of the perpetrators was in his room and I was made to confront her directly. The main perpetrator, Judge Florit (former chairman of EULEX’ Assembly of Judges - RT), I didn’t confront directly. I thought EULEX were investigating the matter, but I subsequently found out they weren’t, but recently on KTV in Kosovo I confronted the other perpetrator directly.

SS: But you voiced your corruption concerns back in 2012. Why is it only getting attention now?

MB: It’s only getting attention now because following my report of corruption I suffered victimisation by one of the persons involved who continued to be my second line manager. Then it came to the point where I was being interviewed for my own position and she was sitting on the panel. And with the greatest of respect, if she was innocent she would have hated me, and if she was guilty she would have hated me. So she shouldn’t have been on the panel at all. I objected, and then there was a second selection exercise where two of senior colleagues who worked closely to her were on the panel. Now, on this panel some of the candidates apart from myself were very strong candidates with tons of prosecution experience, but then they just selected a few friends which they had gone on holidays with, which they had gone to visit the Pope with, just a week before my interview. And I was not selected. There were some hard-hitting American DAs who had applied – they were not selected, it was only the friends. I accepted that, I was ready to go, and then they came and frog-marched me out of the building as if I were a criminal, with two security staff, and said that I committed an act of gross misconduct. I hadn’t done anything. Then I discovered they were alleging that I leaked documents to a newspaper, which I had never done: the journalist has confirmed to everybody that I just never was his source. Furthermore, in EULEX documents are being leaked on a daily basis that had nothing to do with me. So there’s obviously someone within EULEX who’s leaking information, but they just jumped to a conclusion that it was me, without a shred of evidence. Kosovo is a small place and everybody talks, everybody would have thought that I’ve done something terribly wrong, and the only way I could explain my position was by going public about what had happened within EULEX. It was not done out of revenge, it was not done out of maliciousness, it was done to protect my own reputation.

SS: But back then, when you actually said that there was something wrong, did you know why the case wasn’t moving along, or did you perhaps not realize?

MB: Well, no, I didn’t know that the case was not moving along. I drafted my indictment in that case in the firm belief that there was an internal investigation going on. My first line manager believed that they were investigating. It was only till some time later that I realized nothing had been done about the first case. And then, when I discovered the bribes that the family were claiming that bribes had been paid to this judge, my officers went to see head of mission, and initially he refused to investigate. Then my two police officers, one from America, one from Belgium, told them in no uncertain terms that it would look bad for EULEX if they did not investigate, so in 2013 they opened preliminary investigation into the judge, half-heartedly, because then the judge was under investigation by a task force. But the line managers invited him in for a quiet chat – I don’t know why they needed to speak to him while they were investigating him, the investigated should’ve only been spoken to by the investigating officers – and then when I looked on the act in the Kosovo programme, he quite clearly had been given confidential investigation documents. I could not believe that they had passed this information to him.

SS: Tell me something – were highly placed EU officials covering the case? How far up did that go?

MB: I think this scandal goes all the way to the Civilian Commander’s Office. Because there is no way…

SS: Hm. And what’s in it for them?

MB: Oh no, I don’t say that the Civilian Commander was corrupt. The hiding of the complaint and the failure to deal with it goes up to the Civilian Commander’s Office. In relation to the officials, I believe that there was a scam that just didn’t involve my two cases, but involved a number of cases under investigation whereby they were just milking suspects and defendants for money for manipulating the judicial process.

SS: But why didn’t you take your concerns to Brussels straight away, or at least now, instead of going to the press?

MB: Because they wouldn’t listen.

SS: How do you know?

MB: I wrote to the Civilian Commander, I sent e-mails to Alexis Hupen, I sent e-mails to a number of people in the Civilian Commander’s Office. I believe that they just covered this up and they did not pass it in the chain of command. Although I cannot say what they did or didn’t do, it’ll be a matter for them to answer you as to what they actually did with the information I gave them.

SS: Tell me something, have you been intimidated? Has anyone tried to intimidate you?

MB: Have I been intimidated? Of course, I have! They brought a parking investigation against me. When everyone just gets a little warning on the e-mail, “Please don’t do it again”, I went through a full-scale investigation. There is evidence of people from Brussels under the influence of alcohol overturning cars, and they didn’t investigate them. There is evidence that the mayor of Pristina wrote to EULEX about an illegally parked vehicle, which happened to belong to a very senior member of staff close to the head of mission – nothing happened. But for me, I had to have a full-scale investigation when I parked outside my house, no inconvenience to anybody – it just did not make sense. Then I was attacked constantly by the second line manager I had complained against.

SS: Do you believe there are other cases of corruption other than the bribes that you witnessed? 

MB: Yes, there are. I hope that this is not widespread.

SS: Do you feel the media attention to the case will help bring about justice?

MB: Well, I certainly hope that some lessons can be learned from all of this. I don’t know what the terms of reference of the new EU investigator are and whether they are wide enough to cover all the issues surrounding the conduct of high EULEX officials, but that is something that I have to wait and see.

SS: EULEX was planned to stay for two years, but it’s been in Kosovo for seven years. Now, you’ve been there all the time. Is it working?

MB: I think, having EULEX in Kosovo is important. It does create stability and it is one of the mechanisms, I hope, that will help Kosovo to develop and help the various communities living and working in Kosovo. But there is another side to EULEX, which appears to me to be a bit totalitarian in a manner which I have been treated.

SS: Like you’ve said, it does seem like EULEX is behaving like it thinks it is above the law. 

MB: Absolutely.

SS: And some would argue that EULEX is now part of the problem, rather than solution in Kosovo. 

MB: The problem really is that they haven’t been open and transparent, and people just don’t trust them. When it comes to their own staff, they treat them appallingly. They do not recognize the rights of staff, they preach rule of law and don’t practice rule of law. And when you behave in that manner, you lose credibility with the people, because you cannot give a message that it’s OK to hide corruption, not in Kosovo, anywhere. But you cannot give a message that people who report corruption, that you can penalize them or dismiss them, or treat them appallingly, because you believe they have no legal rights. You cannot behave like that, not in this day and age, no.

SS: Moreover, Kosovo opposition politicians, they insist that corruption has only grown under EULEX. Do you feel the same?

MB: I don’t think it’s grown and I don’t think it’s diminished. There is still tons of corruption. You have to understand, in Kosovo, it’s almost endemic in the culture. In order to get a contract, you have to pay a percentage, in order to do business with THIS person, you have to pay THAT. If you want to win a tender, you get friends to intermediate, to get a percentage or to win the tender. I mean, it’s in the Kosovo health system with the drugs, it’s everywhere you look. There is corruption in every sector of life. But the ordinary people live very poor and frugal lives. And, quite honestly, the corruption in Kosovo… EULEX being there to deal with corruption in Kosovo hasn’t improved the lives of the ordinary people.

SS: From what you’re saying, it seems to me that EULEX mission is kind of useless. 

MB: Well, it’s not as effective as it could be, and really is not effective as it should be.

SS: In volatile regions like Kosovo, corruption is often part of the culture, it’s part of the mentality. So can a rule of law mission change that around?

MB: I believe, a rule of law mission can change that around, but it will not be just through prosecutions and convictions, although those will be an important part, but it would be by looking at other areas, where you encourage people to come forward and report. By making sure you have proper witness protection schemes, by making sure that people who do come forward are not penalized if they happen to work in one of the government institutions, by huge media campaigns, education in the schools and in the universities to help future generations break out of that culture. It’s the whole system change…

SS: Is it happening within the EULEX mission? 

MB: I don’t believe so, but you’re welcome to ask them.

SS: But since you worked with them.

MB: Well, I work in the judicial side, I’ve seen some media campaigns, but they have a central bank, they don’t have the kind of regulation, internal regulation like we do in the UK or the US, or Germany, or France. So, a lot of corruption goes behind the scenes through the banking system. And also I don’t know what programmes, if any there are, in the schools to change the mentality of accepting corruption as the price of living in Kosovo.

SS: The EU has also missions similar to the one in Kosovo, in Ukraine, Afghanistan, Palestine, number of African countries. How big is the danger of corruption in all these schemes? You know the system from inside, that’s why I’m asking. 

MB: Well, I think, the EU is open to abuse, and I’ll explain to you why. And this would apply to all the missions. They are liable to have abuses in any one of these missions, because there is no oversight and there is no accountability beyond their respective Civilian Commanders.

SS: But how come, why is there no accountability? Why is there no public oversight of those? 

MB: Well. That’s the way the EU planned these missions, that’s the way they did the structure. It’s never made sense to me, that anyone can hide information. Say, a colleague of mine wrote to the Member State Committee, the permanent social committee at the EEAS, their demission came and took his letter, said: “No, no, no, internal matter, not for you to deal with, leave it with me, I’ll sort it out.” So, whilst the Member States agree the direction of the mission and the various missions carry out the direction the Member States want, the Member States do not get to hear of the day-to-day matters that occur in the various missions, and therefore matters can hidden from them and from the Parliament. There is no independent oversight that maybe could report directly to the Parliament or directly to the head of the EAS, the External Action Service. Even the ombudsman, the EU ombudsman has difficulties finding anyone to accept responsibility when issues arise. The External Action Service says ‘no assets to Council’, the Council says ‘no assets to External Action Service’, nobody provides documents to enable the ombudsman to do his job. Even basic data protection – I asked for documents they had that contain my name, which I’m entitled to by law. They didn’t respond, I’m going to have to go court to have these documents, but that’s the kind of thing that’s lacking within the structure.

SS: But also, all the money that’s being spent on these missions, I know Kosovo mission is about one billion dollars. Is it worth it, does anyone even know where it all goes? I mean, as a taxpayer are you willing to fund this? 

MB: Personally, I do believe there is considerable wastage within this mission. For example, these downsizing exercises that they’ve had – they had one two years ago, they had another one this time. Everybody spends the first month sitting on interviews for their own jobs. Then they spend the next three months being on panels for interviews for other people’s job. Why that could not be done as a paper exercise based on performance, I do not know. Another example. We had a case of medics, which involved organ trafficking – very important case. I do not detract from that, but the prosecutor went to Israel so many times, to America a number of times, to Turkey, globe-trotting in order to make this case succeed. This case ended up with a conviction of a six month sentence. That is all. So value for money, the amount of they went in the case, compared to the sentence that was achieved, whereas other people within the unit, for example, myself, I’ve never taken a duty trip to gather evidence. Yeah, I’ve got sentences of 25 years, 15 years, 5 years, without having to waste money on travelling round the world to get evidence. And they should be in audit of how we investigate our cases or whether the resources are properly applied to the cases. There is just two examples of it, you sit with me for another hour - go through many more, where there is wastage within the EU.

SS: Maria Bamieh, thank you for this interview, we were talking about EU mission scandal in Kosovo. Thanks a lot for this interesting insight. That’s it for this edition of SophieCo, we’ll see you next time.


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da www.eastjournal.net

KOSOVO: Kajtazi, “Dall’inchiesta su EULEX dipende la credibilità dell’UE”

Posted 19 novembre 2014 in Balcani occidentali »KosovoSliderUnione Europea with 0 Comments 
di Lavdrim Lita


Sospetti di corruzione a carico di alti funzionari e responsabili di giustizia di Eulex, la missione europea in Kosovo, sono stati denunciati da Maria Bamieh, procuratore britannico della stessa Eulex. A riferirlo e’ il quotidiano di Pristina Koha Ditore. Bamieh avrebbe raccolto in particolare elementi su almeno tre inchieste penali chiuse da funzionari Eulex in cambio di denaro. La stessa Bamieh e’ stata sospesa nei giorni scorsi e accusa la missione europea di voler insabbiare lo scandalo. EastJournal ha intervistato il giornalista Vehbi Kajtazi, autore di una serie di articoli investigativi sulle accuse di corruzione pubblicati sul quotidiano kosovaro Koha Ditore.

Vehbi Kajtazi, sembra che abbiate scoperto uno scandalo all’interno di EULEX. Si sospetta che alcuni magistrati abbiano preso contatti e soldi per “chiudere” questioni giudiziarie. Può dirci come è iniziato tutto questo? Come ha avuto sentore di questo scandalo?

Come giornalista lavoro all’investigazione sulla corruzione e la criminalità di alto livello, come nei casi in cui sono inclusi i politici e alti funzionari di governo, avevo una conoscenza generale su molte inchieste giudiziarie, su cui ho anche scritto. Ho seguito i noti casi “Sekiraca”, di Ilir Tolaj (ex alto funzionario) o Fatmir Limaj (ex comandante dell’UCK), perciò sono sempre alla ricerca di indizi sulla corruzione. In questo caso avevo sentito che qualcuno aveva pagato delle tangenti, ma non avevo ancora alcuna prova concreta. Circa tre settimane prima della pubblicazione del primo articolo sono riuscito a scovare alcuni file che gettano forti dubbi in merito alla partecipazione di EULEX in attività di corruzione in cambio della chiusura di diversi casi importanti come quelli di cui sopra ho citato. I documenti che ho li ho ottenuti dalle mie fonti all’interno di EULEX, come ho anche altri numerosi file nel corso degli anni”.

Kajtazi, l’ex procuratore internazionale di Eulex, la britannica Maria Bamieh, è l’unica “testimone” che ha confermato il coinvolgimento nella corruzione dei suoi colleghi nei ministeri e giudici EULEX. Ma ci sono altri testimoni che vogliono parlare?

Il Procuratore internazionale Maria Bamieh in Kosovo è venuto prima dell’avvento della missione EULEX. Lei faceva parte della missione ONU, UNMIK, nel 2007. Lady Bamieh è uno dei pubblici ministeri internazionali di maggior successo che ha lavorato in Kosovo. Oltre 30 casi gravi sono stati oggetto delle sue indagini. Lady Bamieh non aveva mai parlato pubblicamente di corruzione prima della pubblicazione del mio primo pezzo su Koha Ditore il 27 ottobre. Tre giorni prima della pubblicazione, Lady Bamieh è stata sospesa. Certo quando è stata sbattuta fuori dal suo ufficio e gli sono stati presi tutti i file, ha parlato prima con me e poi per molti altri media. Io credo che dentro Eulex ci sono altri funzionari che vogliono parlare. Mi aspetto che alcuni entrino in contatto. Ciò sebbene la missione EULEX abbia adottato alcune misure di austerità dopo lo scandalo per impedire il flusso di documenti e di cooperazione con i giornalisti, in particolare con me”.

Se non esiste una voce qualcosa c’è, dice un proverbio albanese. Lei pensa che ci sarà un’indagine approfondita su questa materia? E come ha visto la prima reazione delle istituzioni internazionali?

EULEX e alcune istituzioni dell’Unione europea sono stati a conoscenza almeno una settimana prima della pubblicazione della prima parte del caso su cui stavo lavorando. Inizialmente hanno deciso di non dichiarare niente su questo tema. Nel frattempo, si è deciso di dare una breve dichiarazione dal nuovo capo della misione EULEX, Mr. Meucci. Ma quando lo scandalo è emerso e i media hanno cominciato a trattare la faccenda, a Bruxelles hanno deciso di avviare un’indagine completa e nominare un esperto. Credo che Bruxelles, con la maniera con cui ha cercato di gestire questa situazione, lo faccia sembrare più un tentativo di nasconderlo piuttosto che dare il messaggio che sono pronti per un’indagine significativa. Dubito che ci sarà una indagine profonda, anche se questa indagine sarà cruciale per il futuro delle missioni al di fuori dell’UE.

Il nuovo capo della politica estera e di sicurezza dell’Unione europea, Federica Mogherini, ha chiesto che le accuse di corruzione nelle file di EULEX, siano trattate con la massima trasparenza. Cosa ne pensa? Cosa si aspetta da queste indagini?

Non mi aspetto che qualcuno arrivi davanti alla giustizia, anche se questo è necessario. I dubbi sono molto forti. Con questi indizi i procuratori EULEX in precedenza hanno arrestato e portato davanti alla giustizia funzionari del Kosovo. Bruxelles è spinta a indagare sul caso fino in fondo perché da esso dipende anche la credibilità e serietà dell’Ue.





(english / italiano)
 
L'Anti-antifascismo di UE e USA
 
Fonte: pagina FB "Con l'Ucraina antifascista", 22/11/2014

Tre paesi hanno votato NO alla risoluzione contro la glorificazione del nazismo, adottata dalla III Commissione dell'Assemblea Generale dell'ONU: si tratta di USA, Canada e, ovviamente, Ucraina.
115 paesi hanno votato a favore, 55 si sono astenuti tra cui i paesi UE.
Attraverso questa risoluzione, promossa originariamente dalla Federazione Russa, l'ONU "esprime preoccupazione per la diffusione in tutto il mondo di vari partiti politici, movimenti e gruppi estremisti, tra cui i neo-nazisti nonché movimenti estremisti e ideologie razziste" e impegna i paesi a prendere misure adeguate per combattere questi fenomeni nella sfera della salvaguardia dei diritti umani.
Il testo mette in guardia anche contro la glorificazione del movimento nazista e degli ex membri dell'organizzazione Waffen-SS biasimando la costruzione di monumenti e memoriali in loro onore. (http://en.itar-tass.com/russia/761115)

 
A parte il vergognoso e scontato no degli Usa, del Canada ed, ovviamente, del regime golpista ucraino, va segnalata l'astensione dei paesi dell'Unione Europea, Italia compresa.
 
Non stupisce il voto contrario dell'Ucraina golpista, mentre gli USA abbandonano una volta tanto la loro maschera di ipocrisie. Gravissima l'astensione dei paesi UE, nei quali si consumò la tragedia nazifascista: un'astensione che da un lato è in linea con la politica servile verso Washington, e che dall'altro avalla l'operato della giunta di Kiev e la riabilitazione del nazifascismo e dei collaborazionisti in vari paesi europei, come quelli baltici.
 
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US, Canada & Ukraine vote against Russia’s anti-Nazism resolution at UN
November 22, 2014
 
UN General Assembly’s Third Committee passed a Russia-proposed resolution condemning attempts to glorify Nazism ideology and denial of German Nazi war crimes. The US, Canada and Ukraine were the only countries to vote against it.

The resolution was passed [ http://www.un.org/en/ga/third/69/docs/voting_sheets/L56.Rev1.pdf ] on Friday by the committee, which is tasked with tackling social and humanitarian issues and human rights abuses, by 115 votes against three, with 55 nations abstaining, Tass news agency reported.

The document voiced concern over the rise of racism-driven crimes around the world and the influence that parties with extremist agendas are gaining.

It called for a universal adoption of the International Convention on the Elimination of All Forms of Racial Discrimination [ http://www.ohchr.org/EN/ProfessionalInterest/Pages/CERD.aspx ]. Many nations including the US, the UK, China and India, signed the convention but did not recognize a mechanism resolving individual complaints it establishes, which makes the convention unenforceable in their jurisdictions.

The resolution also decried attempts to whitewash Nazi collaborators by depicting them as fighters of nationalist resistance movements and honoring them as such.

It condemned any form of denial of Nazi war crimes, including the Jewish Holocaust.
 
Russia, which submitted the draft resolution, said it regretted that it could not be adopted anonymously.

“The fact that the US, Canada and Ukraine voted against, while delegations from EU member states abstained in the vote on this draft resolution, which was supported by an overwhelming majority of the UN member states, is extremely regrettable,” the Russian Foreign Ministry said in a statement.

“Ukraine’s position is particularly dispiriting and alarming. One can hardly understand how a country, the people of which suffered their full share of the horrors of Nazism and contributed significantly to our common victory against it, can vote against a resolution condemning its glorification,” the ministry said.

Moscow proposes similar documents to the UN General Assembly annually, but the US and Canada have consistently voted against them. Ukraine is a new nation among the opponents, as in previous years it has abstained.

Kiev’s representative at the session, Andrey Tsymbalyuk, said that while Ukraine did condemn Nazism and neo-Nazism, it could not endorse the Russian resolution, because it suffered not only from Nazism, but also from Stalinism in the past.

“As long as Stalinism and neo-Stalinism are not condemned as strongly as Nazism, neo-Nazism and other forms of hatred, Ukraine would not be able to back this document,” the diplomat said.

The resolution is to be formally adopted by the UN General Assembly as a body in December.
 
 
--- Leggi anche:

Le giuste dichiarazioni di Vladimir Putin a "Politika": << Il ‘vaccino’ al virus nazista perde efficacia in Europa >>
https://aurorasito.wordpress.com/2014/10/17/putin-il-vaccino-al-virus-nazista-perde-efficacia-in-europa/
 
Putin si scaglia contro i revisionisti della Seconda Guerra Mondiale
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/8034
http://www.tribunodelpopolo.it/russia-putin-si-scaglia-contro-i-revisionisti-della-seconda-guerra-mondiale/
http://en.ria.ru/russia/20140703/190798678/Putin-Says-Legal-Initiative-to-Counter-Nazism-Timely.html
http://comunicati.russia.it/vladimir-putin-ha-accusato-l-ucraina-e-lettonia-dell-espansione-del-neonazismo.html
http://rt.com/politics/official-word/196284-ukraine-putin-nazi-europe/

L'Onu: “condanniamo il nazismo”: l’Ue si astiene, Usa e Ucraina votano contro
di Marco Santopadre, 22 Novembre 2014