Informazione

SABATO 1° LUGLIO 2006
PRESSO LA CASA DEL POPOLO “GIORGIO CANCIANI”
DI SOTTOLONGERA
(VIA MASACCIO 24 – BUS 35, LINEA B NOTTURNA)

 

 

Alfredo Lacosegliaz Patchwork Ensemble

 

Ornella Serafini (voce), Cristina Verità (violino), Daniele Furlan (clarinetto), Alfredo Lacosegliaz  (tamburitza)

 

presenta

Fratelli d’Italia

Documentario Fantasmagorico

 


 

Fratelli d’Italia mette in scena la cronaca delle “eroiche gesta” dell’esercito italiano
durante l’occupazione della Jugoslavia (1941-1943) attraverso canzoni, recitativi e proiezioni.

 

La rappresentazione vuole essere un contributo alla conoscenza di un periodo praticamente
sconosciuto della storia d’Italia, rimosso e cancellato dalla coscienza collettiva attraverso l’italica
pratica dell’insabbiamento  e del revisionismo.
Vuole altresì sottolineare le curiose analogie tra la società dei primi anni ’40 ed il periodo che stiamo vivendo: ora come allora futili canzonette e cinematografia populista, Lotterie da vincite vertiginose e informazioni distorte sull’operare del proprio esercito in terra “nemica”.

 

L’invito al ricordo ed alla speranza è affidato alla fiaba “Jama treh bratov” (la grotta dei tre fratelli),
che attraversa e percorre la rappresentazione alternandosi a documentazioni e ad esecuzioni musicali.

 

 
INIZIO ORE 20.30




HIER fuer diesen Text auf deutscher Sprache:
https://www.cnj.it/CULTURA/handke.htm#handke_de
ES LEBE DER TRÄUMER, DER AN DAS „NEUNTE LAND" GLAUBTE

HERE for the text of this petition in english:
https://www.cnj.it/CULTURA/handke.htm#handke_en
LONG LIVE THE DREAMER OF THE NINTH COUNTRY


https://www.cnj.it/CULTURA/handke.htm#appello


VIVA IL SOGNATORE DEL NONO PAESE


Qualcuno pensava di avere già visto tutto; invece mancava ancora qualcosa.

Avevamo già visto la guerra fratricida, scatenata dai revanscisti dell'Ordine Europeo hitleriano. Fatta di distruzioni, sevizie e spostamenti forzati di popolazioni intere.
Avevamo visto la cancellazione di un grande paese per decreto della "comunità internazionale", e, sempre per decreto della "comunità internazionale", la sua sostituzione con sei republichette delle banane, che pare diventeranno almeno otto, secondo il criterio del sangue, il criterio delle SS.
D'altronde, avevamo visto santificare i nazisti; bombardare i treni; trafficare armi nelle autoambulanze; delocalizzare lo sfruttamento; imporre che la stessa lingua fosse chiamata con quattro o cinque nomi diversi; chiamare "invasore" chi abitava la propria terra e "liberatore" chi usava uranio impoverito; regalare un feudo al contrabbandiere di sigarette; stuprare con le bottiglie; rapire e non restituire il cadavere; prendere a piccozzate gli affreschi medioevali; cannoneggiare i ponti; tagliare le teste; espropriare le case ai poveri per darle agli investitori stranieri; riscrivere la storia per infangare i partigiani della libertà e riabilitare visir e feudatari.

Qualcuno di noi pensava di avere già visto tutto. E invece mancava ancora la messa all'Indice dei poeti.

Al più grande drammaturgo di lingua tedesca contemporaneo stanno ritirando i riconoscimenti e stanno impendendo la rappresentazione delle sue pièces.

Non avviene laggiù, nel "paese delle guerre", bensì qui, in Francia e Germania, nell'Europa che vorrebbe essere di Voltaire e di Goethe. È qui, nel paese della Commissione, che viene considerato peccato mortale aver visto tutto quanto sopra e volerne persino riferire. È qui, nel paese dei Tribunali Internazionali, che è vietato porsi domande, viaggiare, interloquire con chi non si deve conoscere. È qui che è vietato descrivere il "nemico" come un essere umano, parlargli, capire.
La "colpa mortale" di Handke è infatti quella di aver presenziato - da "testimone", come ha precisato egli stesso - ai funerali di Slobodan Milosevic. Milosevic, che l' "Europa", per assolvere se stessa, vorrebbe capro espiatorio assoluto del dramma jugoslavo. Milosevic, che ha resistito alla prepotenza devastante dell' "Europa" fino a perirne.

Questa "Europa" che crea nemici mortali nel suo seno è ripugnante. L'Europa senza la Jugoslavia è ripugnante. Essa non potrà mai essere il nostro paese.

Handke si riferì al "Nono Paese" come metafora della Jugoslavia nel primo testo da lui scritto in merito alla tragedia scatenatasi nei Balcani dal 1991.

Abbiamo un fortissimo bisogno di "sognatori del Nono Paese"come Peter Handke. A lui va tutta la nostra stima, ammirazione e solidarietà.

<< La Jugoslavia, per quanto frammentata sia potuta essere, era il modello per l'Europa del futuro. Non l'Europa come e' adesso, la nostra Europa in un certo senso artificiale, con le sue zone di libero scambio, ma un posto in cui nazionalità diverse vivono mischiate l'una con l'altra, specialmente come facevano i giovani in Jugoslavia, anche dopo la morte di Tito. Ecco, penso che quella sia l'Europa, per come io la vorrei. Perciò, in me l'immagine dell'Europa è stata distrutta con la distruzione della Jugoslavia. >>       
(P. Handke)

Primi firmatari (in ordine alfabetico):
 
Tamara Bellone (Torino)
Peter Behrens (Trieste / Trst) 
Giuseppe Catapano (Roma)
Paola Cecchi (Firenze) 
Claudia Cernigoi (Trieste / Trst)
Adriana Chiaia (Milano) 
Spartaco Ferri (partigiano, Roma)
Mauro Gemma (Torino) 
Fulvio Grimaldi (Roma)
Dragomir Kovacevic (Alessandria)
Olga Juric (Paris)
Teodoro Lamonaca (Torino)
Serena Marchionni (Bologna)
Andrea Martocchia (Bologna)
Gian Luigi Nespoli (Sanremo)
Sandra Paganini (Roma)
Ivan Pavicevac (Roma) 
Miriam Pellegrini Ferri (partigiana, Roma)
Fausto Sorini (Bologna) 
Jasna Tkalec (Zagreb)
Gilberto Vlaic (Trieste / Trst)
Giuseppe Zambon (Frankfurt am Main)

Successive adesioni pervenute (in ordine cronologico):
 
Enzo Apicella (London)
Alessandro Leoni (PRC Toscana) 
Aldo Manetti (PRC Toscana)
Mauro Lenzi  (PRC Toscana) 
Stefano Cristiano  (PRC Toscana)
Susanna Angeleri  (PRC Arezzo) 
Donella Petrucci (PRC Toscana)
Ugo  Bazzani (PRC Pistoia) 
Sandro Trotta (PRC Livorno)
Luciano  Giannoni  (PRC Livorno) 
Roberto Cappellini (PRC Pistoia)
Claudia Rosati (PRC Firenze) 
Jacopo  Borsi (PRC Firenze)
Mauro  Gibellini  (PRC Massa-Carrara) 
Sergio Quarta (Giugliasco, CH)
Mirella Ruo (Casale Monferrato) 
Francesco Pappalardo (PRC Piombino)
Angela Biscotti (Mainz) 
Luciano Giannoni (PRC Livorno)
Gio Batta (Titen) Prevosto (Circolo SanremoCuba, Sanremo) 
Pasquale Vilardo (Giuristi Democratici, Roma)
Carlo Pona (Roma)
Marcello Graziosi (Modena)
Andrea Catone (Bari)
Enrico Barba (Gorizia / Stara Gorica)
Jean Toschi Marazzani Visconti (Milano)
Boris Bellone (Torino)


Per aderire all'appello scrivere a: jugocoord @ tiscali.it . Per informazioni sulle opere di Handke e per alcuni dei suoi testi riguardanti Milosevic e la Jugoslavia, oltre a tutti gli aggiornamenti sulle censure operate dalla Comedie Francaise e dal Comune di Duesseldorf si veda: https://www.cnj.it/CULTURA/handke.htm




### Comment le Djihad est arrivé en Europe
par Jürgen Elsässer, préface de Jean-Pierre Chevènement.
Éditions Xenia (Suisse), 304 pages, 19 euros.
http://www.amazon.fr/exec/obidos/ASIN/2888920042/qid=1149522318/
sr=8-1/ref=sr_8_xs_ap_i1_xgl/403-4260395-4442061 ###


http://www.voltairenet.org/article139861.html

Le chaudron yougoslave

Jürgen Elsässer : « La CIA a recruté et formé les djihadistes »

par Silvia Cattori*

Dans son dernier ouvrage, « Comment le Djihad est arrivé en Europe »,
le journaliste allemand Jürgen Elsässer met en évidence la continuité
de la filière djihadiste. Des combattants musulmans recrutés par la
CIA pour lutter contre les Soviétiques en Afghanistan ont été
employés successivement en Yougoslavie et en Tchétchènie, toujours
avec le soutien de la CIA, mais peut-être parfois hors de son
contrôle. S’appuyant sur des sources ouvertes diversifiées,
principalement yougoslaves, néerlandaises et allemandes, il a
reconstitué le parcours d’Oussama Ben Laden et de ses lieutenants en
Bosnie-Herzégovine aux côtés de l’OTAN.

Disarmiamoli!

www.disarmiamoli.org

Sono passati più di due anni dalla costituzione del Comitato
nazionale per il ritiro dei militari italiani dall'Iraq e l'obiettivo
della nostra ragion d'essere ha assunto un ruolo sempre più centrale
nell'agenda politica italiana.

L'opinione pubblica del paese nella sua gran maggioranza è contraria
alla presenza dei soldati italiani in Iraq. Le forze politiche di
centro sinistra, tra mille contraddizioni, hanno vinto la campagna
elettorale inserendo il ritiro nel programma di governo.

L'obiettivo sembra acquisito, ma a Nassirya i soldati italiani
continuano a morire, al servizio degli interessi dell'ENI e dei
comandi anglo americani.
Si discetta sui tempi del ritiro dal Sud della Mesopotamia e nel
contempo si raddoppiano gli effettivi in Afghanistan, nelle zone più
conflittive, per "smarcare" le truppe U.S.A impantanate dalla
Resistenza irachena.

Intanto altre tensioni covano sotto le ceneri di un Kosovo mai
pacificato dopo i criminali bombardamenti N.A.T.O. dell'aprile 1999.

Che dire poi della nostra presenza in Albania, Congo, Egitto,
Macedonia, Libano, Marocco, Palestina/Egitto, Cipro, Sudan... In
tutto 28 missioni per 8.514 uomini in 19 paesi.

Ovviamente tutte missioni "di pace", per una spesa annua di miliardi
di euro, pagati dai soliti noti.

I vari governi succedutisi in questi ultimi 20 anni hanno lavorato
alacremente per la realizzazione di queste "proiezioni di pace",
dotando il paese di un esercito professionale guidato da "saldi
principi", sintetizzati nel Nuovo Modello di Difesa: Obiettivo
centrale del nuovo esercito la salvaguardia degli interessi italiani
in ogni area geografica nella quale maturino minacce concrete contro
di essi.
Il Pentagono ha fatto scuola e tracciato la strada, imponendo al
mondo una tabella di marcia fatta d'aggressioni unilaterali sempre
più ampie e devastanti, ora in procinto di investire altri paesi,
come l'Iran, e continenti, come l'America Latina e l'estremo Oriente.

L'Italia è stata da sempre trampolino di lancio delle avventure
belliche a stelle e strisce, attraverso la ragnatela di basi USA e
NATO sparse sul territorio.

Con la prima guerra d'aggressione all'Iraq del 1991 anche i nostri
soldati sono stati impiegati in uno scenario di guerra, alla ricerca
di ruolo e spazio fuori dei confini per il "belpaese".

I numeri odierni della proiezione bellica italiana dicono di quanta
strada è stata fatta in questi anni dalle nostre "imprese".

L'"Azienda Italia" anche in questo caso ha seguito le indicazioni
d'oltre Oceano, per cui se per l'economia statunitense McDonald non
può esistere senza McDonnell, così da noi l'ENI non ha mercato senza
l'ALENIA.

La richiesta a gran voce del ritiro delle truppe dall'Iraq è quindi
l'inizio di una grande battaglia antimilitarista, in grado di imporre
nell'agenda politica italiana una concezione della politica estera,
delle relazioni internazionali e con i popoli del vicino Medio
Oriente completamente diversa e opposta da quella attuale.

L'alternativa sarà un baratro di guerre devastanti, morte, lutti e
miseria.

In questo percorso abbiamo ragioni da vendere, ma non per questo
minori ostacoli da affrontare.

Per dare voce a queste ragioni, migliorare la comunicazione con le
varie realtà, diffondere e socializzare notizie, proposte, lotte e
mobilitazioni in Italia e nel mondo proponiamo un nuovo strumento di
comunicazione: il sito Internet

www.disarmiamoli.org

Il Comitato nazionale per il ritiro dei militati italiani dall'Iraq

viadalliraqora@...