Informazione

italiano / francais / english

Source: http://www.michelcollon.info


=== ITALIANO ===


Milosevic : 7 questioni imbarazzanti

di Michel Collon
12 marzo 2006

(traduzione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova)

Perché si continuerà a nascondervi quel che segue.

Che egli muoia !
« Sarebbe meglio se Milosevic morisse in cella, perché se il processo
seguisse il suo corso, potrebbe essere condannato solo per delle
accuse di poca rilevanza. »
JAMES GOW, « esperto in crimini di guerra » e fautore del Tribunale
dell'Aja, intervistato a Channel 4, 2004.
http://www.csotan.org/textes/texte.php?art_id=180&type=TPI

KUSTURICA
« Sono una vittima di una guerra di propaganda », canta Emir
Kusturica, il celebre cineasta nato a Sarajevo, con il suo gruppo
rock. Il suo film La vie est un miracle (La vita è un miracolo)
ridicolizza i media occidentali sulla Bosnia. Ma nelle sue interviste,
ha fatto ben comprendere che gli era impossibile dire la verità.

PINTER
Harold Pinter, Premio Nobel per la Letteratura 2005 :
« La Corte NATO-USA che giudica Slobodan Milosevic è sempre stata
totalmente illegittima. Impossibile considerarla come un tribunale
serio. La difesa di Milosevic è potente, convincente ed irrefutabile.»
Perché i media non hanno mai riportato il contenuto delle udienze di
questo processo?

CRIMINI SERBI
« Quando Milosevic è stato messo al corrente dei crimini commessi dai
riservisti della polizia, associati alla milizia di Slobodan Medic
`Boca', si è infuriato. Ha domandato come era potuto succedere che la
milizia degli Scorpioni aveva potuto essere attiva in Kosovo, e ha
preteso che i colpevoli fossero perseguiti e che questo non succedesse
più.»
Generale Farkas, capo dei servizi di sicurezza dell'Esercito Jugoslavo
nel 1999, testimonianza resa al Tribunale dell'Aja.

MITTERRAND - SARAJEVO
« Il Signor Boutros Ghali mi ha informato qualche giorno fa che il
proiettile che ha colpito il mercato di Markale a Sarajevo era un atto
provocatorio dei Musulmani di Bosnia.»
http://www.fantompowa.net/Flame/bosnia_sarajevo.htm

BIN LADEN DA IZETBEGOVIC
« Nel novembre 1994, mi trovavo con un collega di Spiegel,
nell'anticamera dell'ufficio del presidente di Bosnia, Izetbegovic.
Abbiamo visto Osama bin Laden scortato all'interno dell'ufficio di
Izetbegovic."
Eve-Ann Prentice, giornalista del Guardian e del Times, specialista
dei Balcani. Il giudice Robinson ha immediatamente soppresso questa
testimonianza, dichiarandola "irrilevante".
http://www.slobodan-milosevic.org/

PIANO « FERRO DI CAVALLO » :
Scharping, ministro tedesco della Guerra, 1999 "(Noi temevamo) un
cedimento del sostegno dei media, foriero di un ritorno dell'opinione
pubblica favorevole all'arresto della campagna di bombardamenti della
NATO e alla ripresa dei negoziati. Une catastrofe che il mio collega
Joshka Fischer voleva ad ogni costo evitare."
É il momento di annunciare una notizia sensazionale : il ministro
Scharping, dopo qualche giorno, disponeva della prova scritta che
Milosevic aveva programmato per la primavera un crimine contro
l'umanità in Kosovo di grandi dimensioni, giustificando a posteriori
l'intervento preventivo della Bundeswehr (l'Esercito Tedesco). «
Finalmente, abbiamo la prova che dal dicembre 1998 era stata
programmata una pulizia etnica sistematica e l'espulsione dei Kosovari
albanesi, una prova dettagliata e che specifica tutte le unità
jugoslave che vi dovevano partecipare. L'analisi mette in rilievo una
immagine raccapricciante chiarissima. Ho deciso che questo piano
"Ferro di Cavallo" sia reso di pubblico dominio.».

Due anni più tardi, l'8 febbraio 2001, la catena ARD diffonderà un
documentario esclusivo: « All'inizio fu la menzogna ». Quella sera, un
milione di telespettatori tedeschi sbalorditi, appresero quello che un
piccolo numero di persone ben informate già sapevano : non era mai
esistito un piano serbo "Ferro di Cavallo" e che i massacri erano
stati inventati di sana pianta. I telespettatori intesero inoltre l'ex
portavoce della NATO durante la guerra, il britannico Jamie Shea,
indirizzare un vibrante (ma fortemente compromettente) omaggio
all'eminente contributo dei dirigenti tedeschi: « Non solamente il
ministro Scharping, ma anche il cancelliere Schröder e il ministro
Fischer sono stati un esempio grandioso di leaders politici che non si
allineano sull'opinione pubblica, ma hanno la capacità di
condizionarla. Malgrado gli incresciosi danni collaterali e nonostante
la durata dei bombardamenti, loro hanno saputo mantenere la bussola.
Se noi avessimo perduto il sostegno dell'opinione pubblica tedesca,
avremmo perso anche quello dei paesi alleati.»

++++++++++

Ecco qualche esempio, fra i tanti altri, di mediamenzogne! Certamente
sono stati commessi crimini da entrambe le parti in questa guerra. Ci
sono cose da rimproverare a Milosevic. Ma, nello stesso tempo, le cose
importanti non sono certamente quelle raccontate dai media.
Soprattutto importante è tutto ciò che non dicono.
Se voi ritenete che i mezzi di comunicazione di massa vi abbiano
indotto qualche volta in errore sull'Iraq, su Israele, sul Vietnam e
su qualche altro conflitto, ma che per la Jugoslavia abbiano fatto
un'eccezione, e che in questo caso vi sia stato detto tutto senza
alcuna manipolazione, allora non cercate più, e dormiteci sopra!
Al contrario, se voi avete riscontrato che qualsiasi conflitto delle
grandi potenze è sempre stato accompagnato da propaganda di guerra e
da disinformazione, allora cercate di conoscere quello che vi è stato
nascosto, Provate a farvi una vostra opinione senza tabù.

Michel Collon

Sul mio sito http://www.michelcollon.info , utilizzando il motore di
ricerca, troverete numerosi fatti che vi sono stati nascosti

LIBRI E FILMS

-Poker menteur, Les grandes puissances, la Yougoslavie et les
prochaines guerres. (Mentitori a Poker; le grandi potenze, la
Jugoslavia e le guerre a venire.)
Beninteso, sono stato censurato e calunniato per aver dimostrato che i
media su questa guerra ci hanno manipolato. Ma Paul-Marie de la Gorce,
che è sato cronista al Monde Diplomatique e uno dei migliori
conoscitori delle strategie segrete degli USA nei Balcani, aveva
giudicato questo libro uno dei tre migliori dell'anno 1998. Nel
contempo, Gilles Perrault, Jean Ziegler, Samir Amin e molti altri
hanno salutato queste ricerche. Ma tutto questo è stato fatto sparire
dai media a senso unico.
Info : nessa.kovic @ skynet.be

- Monopoly – L'Otan à la conquête du monde. (Monopoli – la NATO alla
conquista del mondo)
Info : nessa.kovic @ skynet.be

- Les Damnés du Kosovo (I dannati del Kosovo)
Questo film documentario mostra la situazione catastrofica di tutte le
minoranze nazionali, oggi sotto l'occupazione della NATO. E la
gigantesca base militare costruita dagli Stati Uniti sul tracciato del
futuro oleodotto USA. Disponibile ora anche in DVD.
Info : nessa.kovic @ skynet.be

- Sous les bombes de l'Otan – 15 Belges en Yougoslavie (Sotto le bombe
della NATO – 15 Belgi in Jugoslavia).
Documentario sui crimini della NATO, che ha bombardato obiettivi
civili e numerose strutture produttive, nei fatti una privatizzazione
attraverso le bombe.
Info : nessa.kovic @ skynet.be


=== ENGLISH ===


Milosevic and the Media : 7 Troubling Questions

MICHEL COLLON

Why do they continue to hide these things from you:

LET HIM DIE!
« It would be better if Milosevic died in the dock, because if the
trial ran its course he might be sentenced for only relatively minor
charges »
James Gow, "an expert on war crimes" and supporter of The Hague
Tribunal, in an interview with Channel 4, 2004.
http://www.icdsm.org/more/Laughland1007.htm

KUSTURICA
« I am a victim of a propaganda war », sang Emir Kusturica, the famous
filmmaker who was born in Sarajevo, with his rock group. His film Life
Is a Miracle ridicules Western media coverage on Bosnia. But even in
his interviews, he also made people understand that it was impossible
to tell the truth.

PINTER
Harold Pinter, Nobel Prize in Literature 2005 :
« The US/NATO court trying Slobodan Milosevic was always totally
illegitimate. It could never be taken seriously as a court of justice.
Milosevic's defense is powerful, convincing, persuasive and impossible
to dismiss. »

SERBIAN CRIMES
« Gen. Farkas said that when Milosevic learned of crimes committed by
reserve policemen who had associated with Slobodan Medic "Boca," he
became extremely angry. He demanded an explanation of how the
Skorpions commander could have been active in Kosovo, then he demanded
that the perpetrators be prosecuted and that nothing like that be
permitted to happen in the future. »
General Farkas, chief of the Security Dept. of the Yugoslav Army in
1999, testimony given in The Hague.

MITTERRAND - SARAJEVO
« Mr. Boutros Ghali advised me a few days ago that the projectile that
struck the Markale market place in Sarajevo was an act of provocation
by the Bosnian Muslims. »
http://www.fantompowa.net/Flame/bosnia_sarajevo.htm

BEN LADEN AND IZETBEGOVIC
"In November 1994, while she was waiting in Izetbegovic's foyer both
she, and a journalist from Der Speigel, saw Osama bin Laden being
escorted into Izetbegovic's office. Yes *that* Osama bin Laden -- the
same Osama bin Laden who masterminded the 9/11 terrorist attacks."
Eve-Ann Prentice, journalist writing for the Guardian and the Times
(UK), Balkans specialist. Judge Robinson immediately cut off her
testimony, and declared it to be "irrelevant".
http://www.slobodan-milosevic.org/news/smorg020306.htm

OPERATION HORSE SHOE :
Scharping, German Defense Minister, 1999 "(We fear that) a slackening
of support by the media, warnings of a reversal of public opinion in
favor of a halt to Nato's bombing campaign and a return to
negotiations. It is a catastrophe that my colleague Joshka Fischer
would like to avoid at all cost."
It was time to announce a new sensational news story : for several
days they had been preparing written proof that Milosevic had planned
for the spring a vast crime against humanity in Kosovo, providing a
posteriori justification for preventive intervention by the
Bundeswehr. «We finally have the proof that plans for the systematic
expulsion and ethnic cleansing of Kosovo Albanians have been in place
since December 1998, detailed proof that names all the Yugoslav units
that were going to participate in it. The analysis provides a clear
image of what was going to happen. I decided that Operation Horseshoe
should be made public».

Two years later, on February 8, 2001, the ARD network broadcast an
exclusive documentary : « In the Beginning Was the Lie ». That night,
one million German television viewers were stupefied to learn that
what a few well informed people had known all along : the Serbs never
had a plan called Operation Horse Shoe, and that the massacres had
been completely fabricated. They also heard the former NATO spokesman
during the Kosovo War, the Briton Jamie Shea, address a stirring (but
heavily compromising) homage for the eminent contribution made by
German leaders : « Not only Minister Scharping, but also Chancellor
Schröder and Minister Fischer were a grandiose example of political
leaders who did not align themselves with public opinion but who know
how to shape it. Despite the troublesome collateral damage and despite
the length of the bombardments, they knew how to stay the course. If
we had lost the support of German public opinion, we also would have
lost that of our partners. ».

++++++++++

Here are just a few of many examples of media lies.
Crimes had been committed by all three sides during the civil war.
Milosevic can be reproached for certain things. But the important
thing here is not what the media says. It's what the media doesn't say.
If you think that the media brought manipulated reports on Iraq,
Israel, Vietnam, and several other wars, but that Yugoslavia was an
exception, and that in this case they told you the truth without any
manipulation, then don't bother looking any further, and sleep well !
On the other hand, if you have noticed that each war waged by the
Great Powers has always been accompanied by war propaganda and
disinformation, then, find out what they have been hiding from you.
Try to formulate your own opinion, without taboos.
Of course, do not believe us just like that. Why not ask to your
favorite journalist if he knows about this, and if he will inform his
audience ?

MICHEL COLLON
March 12, 2006

You can find numerous facts that have been concealed with the search
engine on my site (only in French up to now) :

BOOKS AND FILMS

- Liar's Poker : The Great Powers, Yugoslavia and the Wars of the Future.
Of course, I have been censured and calumnied for having shown that
the media manipulated us during this war. But the late Paul-Marie de
la Gorce, a columnist with Monde Diplomatique and one of the
outstanding experts in the U.S.A.'s secret strategies in the Balkans,
rated this as one of the three best books that appeared in 1998.
Gilles Perrault, Jean Ziegler, Samir Amin and plenty of others thought
the same and they welcomed the research. But a one-way media has made
all of this vanish by sleight of hand.
Info : nessa.kovic @ skynet.be

- Monopoly - NATO in Search of World Conquest.
How that war prepared the one against Iraq and the next others...
Info : nessa.kovic @ skynet.be

- The Damned of Kosovo
This documentary film shows the catastrophic situation of all of the
minorities who are living today under NATO occupation. And the
gigantic military base built by the U.S. on the projected route of a
future U.S. oil pipeline.
Now also available on DVD.
Info : nessa.kovic @ skynet.be

- Beneath NATO's Bombs - 15 Belgians in Yugoslavia
A documentary on the crimes of NATO, which bombed civilian targets and
numerous companies, in fact, it was privatization by bombardment.
Info : nessa.kovic @ skynet.be


=== FRANCAIS ===


Milosevic et les médias : 7 questions gênantes

par Michel COLLON

Pourquoi continuera-t-on à vous cacher ceci :

1. QU'IL MEURE !
« Ce serait mieux si Milosevic mourait en cellule, parce que si le
procès suivait son cours, il pourrait bien n'être condamné que pour
des charges mineures". »
James Gow, "expert en crimes de guerre" et partisan du Tribunal de La
Haye, interview à Channel 4, 2004.
http://www.csotan.org/textes/texte.php?art_id=180&type=TPI

2. KUSTURICA
« I am a victim of a propaganda war », chante Emir Kusturica, le
célèbre cinéaste né à Sarajevo, avec son groupe rock. Son film La vie
est un miracle ridiculise les médias occidentaux sur la Bosnie. Mais
dans ses interviews, il a aussi fait comprendre qu'il lui était
impossible de dire la vérité.

3. PINTER
Harold Pinter, Prix Nobel de Littérature 2005 :
« La Cour US - OTAN qui juge Slobodan Milosevic a toujours été
totalement illégitime. Impossible de la considérer comme un tribunal
sérieux. La défense de Milosevic est puissante, convaincante et
irréfutable. »
Pourquoi les médias ne nous parlaient-ils plus des audiences de ce
procès ?

4. CRIMES SERBES
« Lorsque Milosevic a été mis au courant de crimes commis par des
réservistes de la police, associés à la milice de Slobodan Medic
'Boca', il a été furieux. Il a demandé comment il se faisait que la
milice des Scorpions avait pu être active au Kosovo, il a demandé que
les coupables soient poursuivis et que cela ne se reproduise plus. »
Général Farkas, chef de la sécurité de l'Armée Yougoslave en 1999,
témoignage à La Haye.

5. MITTERRAND - SARAJEVO
« Mr Boutros Ghali m'a informé il y a quelques jours que le projectile
qui a frappé le marché de Markale à Sarajevo était un acte de
provocation des Musulmans bosniaques. »
http://www.fantompowa.net/Flame/bosnia_sarajevo.htm

6. BEN LADEN CHEZ IZETBEGOVIC
"En novembre 94, je me trouvais avec un collègue du Spiegel, dans
l'antichambre du bureau du président de Bosnie, Izetbegovic. Nous
avons vu Osama bin Laden escorté entrer dans le bureau d'Izetbegovic."
Eve-Ann Prentice, journaliste du Guardian et du Times, spécialiste des
Balkans. Le juge Robinson a immédiatement coupé ce témoignage, le
déclarant "irrelevant". Que l'Occident ait utilisé des terroristes
pour attiser la guerre civile en Yougoslavie, pas intéressant ?
http://www.slobodan-milosevic.org/

7. PLAN FER A CHEVAL :
Scharping, ministre allemand de la Guerre, 99 "(Nous craignions) un
fléchissement du soutien des médias, annonciateur d'un retournement de
l'opinion en faveur d'un arrêt de la campagne de bombardements de
l'OTAN et de la reprise des négociations. Une catastrophe que mon
collègue Joshka Fischer voulait à tout prix éviter."
C'est le moment d'annoncer une nouvelle sensationnelle : il disposait
depuis quelques jours de la preuve écrite que Milosevic avait
programmé pour le printemps un crime contre l'humanité de grande
ampleur au Kosovo, justifiant a posteriori l'engagement préventif de
la Bundeswehr. « Nous avons enfin la preuve que dès décembre 1998 un
nettoyage systématique et l'expulsion des Kosovars albanais avaient
été planifiées, une preuve en détail et qui nomme toutes les unités
yougoslaves qui y participent. L'analyse fait apparaître une image
effroyablement claire. J'ai décidé que le plan Fer à cheval soit rendu
public demain ».
Deux ans plus tard, le 8 février 2001, la chaine ARD diffusera un
documentaire exclusif : « Au commencement fut le mensonge ». Ce soir
là, un million de téléspectateurs allemands médusés, apprirent ce
qu'un petit nombre de personnes bien informées savaient déjà : il n'y
avait jamais eu de plan Fer à cheval serbe, et des massacres avaient
été inventés de toute pièce. Ils entendirent également l'ancien
porte-parole de l'OTAN durant la guerre, le britannique Jamie Shea,
adresser un vibrant (mais fort compromettant) hommage à l'éminente
contribution des dirigeants allemands : « Non seulement le ministre
Scharping, mais aussi le chancelier Schröder et le ministre Fischer
furent un exemple grandiose de leaders politiques qui ne s'alignent
pas sur l'opinion publique mais savent la modeler. En dépit de fâcheux
dommages collatéraux et malgré la durée des bombardements, ils ont su
maintenir le cap. Si nous avions perdu le soutien de l'opinion
publique allemande, nous aurions aussi perdu celui des pays
partenaires. ».

++++++++++

Voilà quelques exemples de médiamensonges parmi bien d'autres.
Des crimes ont certes été commis de tous côtés dans cette guerre. Il y
a des reproches à formuler à Milosevic. Mais l'important, ici encore,
n'est pas ce que les médias disent. C'est surtout ce qu'ils ne disent pas.
Si vous pensez que les médias vous ont parfois induit en erreur sur
l'Irak, Israël, le Vietnam, et quelques autres guerres, mais que la
Yougoslavie fut une exception, et que là, on vous a tout dit sans
manipulation, alors ne cherchez plus, et dormez bien !
Par contre, si vous avez remarqué que toute guerre des grandes
puissances a toujours été accompagnée d'une propagande de guerre et
d'une désinformation, alors, recherchez ce qu'on vous a caché. Essayez
de vous faire votre propre opinion, sans tabous.
Et, bien sûr, ne nous croyez pas sur parole. Pourquoi ne pas demander
à votre journaliste habituel s'il est au courant de tout ceci, et s'il
compte en informer son public ?

MICHEL COLLON
12 mars 2006-03-12

Sur mon site, avec le moteur de recherche, en tapant Milosevic, Otan,
La Haye, Clinton, médiamensonges, etc. vous trouverez de nombreux
faits qui vous ont été cachés :

LIVRES ET FILMS

- Poker menteur, Les grandes puissances, la Yougoslavie et les
prochaines guerres.
Bien entendu, j'ai été censuré et calomnié pour avoir montré que les
médias nous avaient manipulés sur cette guerre. Mais feu Paul-Marie de
la Gorce qui était chroniqueur au Monde Diplomatique et un des
meilleurs connaisseurs des stratégies secrètes des USA dans les
Balkans, avait jugé ce livre un des trois meilleurs de l'année 1998.
Pareillement Gilles Perrault, Jean Ziegler, Samir Amin et bien
d'autres ont salué ces recherches. Mais tout ceci a été escamoté par
des médias à sens unique.
Info : nessa.kovic @ skynet.be

- Monopoly - L'Otan à la conquête du monde.
Comment la première guerre a servi de banc d'essai à l'Irak et aux
prochaiunes guerres...
Info : nessa.kovic @ skynet.be

- Les Damnés du Kosovo
Ce film documentaire montre la situation catastrophique de toutes les
minorités nationales aujourd'hui sous l'occupation de l'Otan. Et la
gigantesque base militaire construite par les Etats-Unis sur le tracé
du futur pipe-line US. Disponible à présent aussi en DVD.
Info : nessa.kovic @ skynet.be

- Sous les bombes de l'Otan - 15 Belges en Yougoslavie
Documentaire sur les crimes de l'Otan qui a bombardé des objectifs
civils et de nombreuses entreprises, en fait une privatisation par les
bombes.
Info : nessa.kovic @ skynet.be

(Continuano a pervenire al Partito Socialista della Serbia messaggi di condoglianze, da partiti comunisti e socialisti, da organizzazioni di donne con sede a Belgrado e Salonicco, da associazioni comunali, da associazioni dei Veterani della Guerra di Liberazione... Selezione a cura di Ivan Istrijan)

Upisite se u knjigu zalosti (Firmate nel Libro delle condoglianze)

http://www.slobodanmilosevic.info/


===

Saopstenje povodom smrti Slobodana Milosevica

Slobodan Miloševic je umro u bastionu NATO „pravde" u imperijalistickom Haškom tribunalu. Savez komunisticke omladine Jugoslavije (SKOJ) smatra da je ovaj ilegalni, politicki sud imao samo jedan cilj, da spere krivicu sa zapadnih imperijalno-hegemonistickih krugova koji su odgovorni za rušenje SSSR-a, socijalistickog bloka Istocne Evrope i za krvavo razbijanje SRF Jugoslavije,i da spere krv sa ruku NATO zbog zlocina pocinjenih na prostoru bivše SFRJ.
SKOJ se izricito protivi postojanju imperijalistickog Haškog tribunala, jer za ratne zlocine ne mogu da sude oni koji finasiraju rad tog suda, koji su najveci ratni zlocinci i direktni krivci za razbijanje SFRJ i krvavi bratoubilacki rat na prostorima naše socijalisticke otadjžbine, a to su zapadni imperijalisti predvodjeni SAD.
SKOJ smatra da je svojim necinjenjem odnosno ne pružanjem adekvatne medicinske pomoci ozbiljno obolelom Slobodanu Miloševicu Haški sud direktno odgovoran za njegovu smrt.
Slobodan Miloševic je uživao podršku komunista i progresivnih ljudi širom sveta zbog svoje antiimperijalisticke orjentacije i suprotstavljanju NATO paktu, udarnoj pesnici zapadnog imperijalizma i globalizacije. Miloševic je uživao podršku i zbog politike ocuvanja Savezne Republike Jugoslavije, na koju su jugoslovenske socijalisticke patriote i medjunarodni komunisticki pokret gledali kao nukleus za obnavljanje SFRJ.
Njegov ispracaj zaista je bio kako je aktuelni ministar inostranih poslova Srbije i Crne Gore Vuk Draškovic zakljucio „sahrana Srbije", da „sahrana Srbije" onakve kakvu on i njegovi koalicioni partneri iz prozapadne buržoaske vlade žele – ojadjene, pogažene i ponižene i okupirane od strane zapadnog imperijalizma.
Medjutim, proletarijat naše zemlje iz dana u dan sve više prozire i prezire proimperijalisticku politiku buržoaskog režima u Srbiji i Crnoj Gori i veoma brzo ce doci trenutak kada ce pružiti ruku svojoj braci i sestrama proleterima sa prostora bivše SFRJ u borbi za stvaranje antiimaperijalistickog fronta koji ce se suprotstvaviti pogubnim globalizacionim procesima koji u crno zavijaju ne samo radnicku klasu sa prostora bivše SFRJ i Balkana vec i radne ljude u celom svetu.
Do pobede!

Sekretarijat SKOJ-a
21. mart 2006. god.

---

Date: Sun, 12 Mar 2006 19:47:30 -0000
From: "jugoslavbr"
Subject: 11. marta 2006 godine u Haskom zatvoru preminuo je Slobodan Milosevic.

11. marta 2006 godine u Haskom zatvoru preminuo je Slobodan Milosevic.

Slobodan Miloševic je rodjen 20. avgusta 1941. godine u Požarevcu, gde je završio osnovnu školu i gimnaziju. Poslije zavrsene gimnazije upisuje u Beogradu Pravni fakultet. Sa nepunih 18 godina postaje clan SKJ.
Posao sekretara za ideološko-politicki rad i predsednika Ideološke komisije obavljao je u Univerzitetskom komitetu SK Beograda od 1963. do 1966. godine , potom je tri godine obavljao poslove savetnika predsednika Skupštine grada Beograda za privredna pitanja, a kasnije rukovodioca gradske Službe za informacioni sistem.

U "Tehnogasu"je bio zamenik generalnog direktora od 1969. do 1973. , a zatim do 1978. generalni direktor. Nakon toga postaje predsednik Udružene Beogradske banke i ovu funkciju obavlja do kraja 1983. godine.

1986. je izabran za predsednika Centralnog komiteta Saveza komunista Srbije. 1990. osniva Socijalisticku partiju Srbije, koja u decembru iste godine pobedjuje na prvim višestranackim izborima. Ta partija je nastala ujedinjenjem Saveza komunista Srbije i Socijalistickog saveza radnog naroda Srbije.

Na prvim višestranackim predsednickim izborima u Srbiji, decembra 1990. godine, kao kandidat SPS dobio je 65,34 odsto glasova i postao prvi predsednik Republike Srbije.

Kriza u SFRJ se produbljuje i dolazi do izbijanja rata i raspada SFRJ. Slobodan ostaje dosljedan ideji Jugoslovenstva. Zapad koji u njemu vidi posljednjeg lidera komunizma u Evropi radi sve da oteza opstanak Jugoslavije. Ipak dvije republike , Srbija i Crna Gora odlucuju da zadrze ime Jugoslavija tako da 25. jula 1997 Slobodan Milosevic postaje predsjednik SR Jugoslavije.
Dolazi i 1999. godina u kojoj poslije visegodisnje blokade i raznih pritisaka na SR Jugoslaviju NATO zemlje upucuju ultimatum da SR Jugoslavija dozvoli NATO vojnicima da okupiraju i uvedu svoju upravu u SR Jugoslaviju. Milosevic raspisuje referendum na kojem narod odlucuje da se brani od okupacije.
U toku teroristickog bombardovanja SR Jugoslavije od strane NATO zemalja gine preko 2500 civila i unistavaju se mnoga vazna komunikacioni i industrijski objekti u zemlji. Poslije skoro tri mjeseca danonocnog raketiranja i bombardovanja u kojim je koristeno i nedozvoljeno oruzije kao sto je bojeva zrna sa osiromasenim uranom koji kontaminira zemljiste decenijama poslije upotrebe milosevic podlijeze i potpisuje mir kojim se Kosovo predaje u ruke albanskih nacionalista. Dolazi do etnickog ciscenja vise od 200 000 gradana Kosova koje se vrsi pod pokroviteljstvom zapadnih sila.
Zbog tog sto nije na miran nacin prepustio SR Jugoslaviju protiv Milosevica se podize optuznica u sudu u Hagu. Poslije izgubljenih izbora za predsjednika SR Jugoslavije 2000. godine dolazi do njegovog izrucenja Hagu 1. aprila 2001.
Nepunu godinu poslije hapsenja Milosevica, na zahtjev Solane, dolazi do ukidanja imena Jugoslavije.

Zadnjih mjeseci svog zivota Milosevic je patio od srcanih smetnji ali nije u Haskom zatvoru dobio pravo na adekvatnu ljekarsku pomoc.

===

Sa užasom, revoltom i velikim bolom primili smo vest iz Haga o ubistvu Slobodana Miloševi´ca. Glavni krivci za njegovu smrt su ne samo Haška inkvizicija ve´c i njene gazde u Londonu i Vašingtonu.
Sramna haška takozvana optužnica je krahirala i Miloševi´c je likvidiran da bi se prikrila zlocinacka agersija NATO na Jugoslaviju.
Miloševi´cevo herojsko držanje u Hagu i njegovo razoblicavanje NATO osta´ce kao svetao primer svim patriotskim i slobodoljubivim ljudima u našoj zemlji i svetu.
Primite najdublje sauceš´ce Nove komunisticke partije Jugoslavije i molimo vas da naše duboko sauceš´ce prenesete njegovoj porodici.

Za NKPJ Dr Branko Kitanovi´c.

===

U povodu iznenadne smrti predsjednika Slobodana Miloševi´ca Vama, svim organima, clanovima SPS i gradanima Srbije upu´cujemo izraze našeg najdubljeg sauceš´ca. Vijest o njegovoj iznenadnoj i misterioznoj smrti bolno i duboko je potresla sve gradane Republike Srpske a posebno clanove Socijalisticke partije. Svi mi kao gradani Republike Srpske žalimo zbog nenadoknadivog gubitka i njegovog preranog odlaska. U ovim trenucima osje´canja tuge i bola gradani Republike Srpske i clanovi SP posebno osje´caju ogromnu zahvalnost za pomo´c, podršku i zaštitu koju je Sloba pružio u svim trenucima pa i onim za njega najtežim kada je pred Haškim sudom branio i pred cijelom svjetskom javnoš´cu demonstrirao dostojanstvo u odbrani i zaštiti srpskog naroda i svih drugih
obespravljenih i ljudi na prostorima bivše Jugoslavije.

SOCIJALISTICKA PARTIJA REPUBLIKE SRPSKE

===

Saucestvujemo u bolu povodom nenadoknadivog gubitka, velikog coveka, državnika i vode Srpskog naroda Slobodana Miloševi´ca koji je u odbrani osnovnih ljudskih prava, prava na život i prava da se brani taj život kada si narod ili nacionalna manjina napadnut surovo od okruženja u kome vekovima živiš kao što je bila SFRJ i to samo zato što si pripadnik države ili rase. Položivši svoj život umro je pravednik štite´ci sve gradane, sve vere, sve rase istrajno casno argumentovano do kraja. S poštovanjem Slobodanu Miloševi´cu hvala i slava.

Generalni sekretar Saveza žena
Asocijacije za medu balkansku saradnju žena za Srbiju i Crnu Goru
sa sedištem u Beogradu i Solunu
Olivera Nikoli´c

===

Borci narodnog oslobodilackog rata Moravickog okruga duboko su potrešeni smr´cu druga Slobodana Miloševi´ca predsednika Socijalisticke partije,
velikog državnika i patriote, hrabrog borca u odbrani slobode i nezavisnosti zemlje. NJegova smrt predstavlja veliki gubitak za naše narode. U ime toga primite sauceš´ce boraca cacanskoga kraja. Molimo da njegovoj porodici prenesete naše sauceš´ce.

Okružni odbor SUBNOR-a Cacak

===

Užasnuti veš´cu da je u Hagu ubijen drug Slobodan Miloševi´c, njegovoj porodici i vama partijskim saborcima izražavamo najdublje sauceš´ce. U ime Komunisticke partije Srbije i svoje licno ime,

PREDSEDNIK KOMUNISTICKE
PARTIJE SRBIJE
Boško Jarcevi´c

===

Povodom muckog ubistva predsednika Socijalisticke partije Srbije druga Slobodana Miloševi´ca od strane fašistickog tribunala u Hagu, Slobodan
Miloševi´c je branio nacionalni korpus srpskog i drugih naprednih naroda na Balkanu, branio i odbranio na politickom sudu u Hagu. Zato srpski i
drugi narodi bili su ponosni na Slobodana Miloševi´ca koji je citavom svijetu dokazao da srpski narod nije nikada bio osvajacki ni genocidan
narod. Zato smo ponosni na ono što je ucinio za srpski narod i svu Srbiju. Borci NOR-a opštine Doboj Republike Srpske upu´cuju vama, Socijalistickoj partiji Srbije i porodici Slobodana Miloševi´ca najiskrenije sauceš´ce.

OPŠTINSKI ODBOR
SAVEZA UDRUŽENJA BORACA
NOR-a Doboj

===

Dragi drugovi,

Od prve vesti o hapšenju i odvodenju u Hag predsednika Slobodana Miloševi´ca, kao i o njegovoj lavovskoj borbi sa silama zla do ovih tužnih dana, naše misli, misli saose´canja boraca-partizana Narodnooslobodilackog rata iz Novog Beograda bile su sve vreme upu´cene coveku koji se u dalekoj tudini herojski borio za istinu, za dobro i sre´cu svoje napa´cene otaxbine.
Danas je tre´ci dan žalosti zbog preranog fizickog nestanka našeg predsednika Slobodana Miloševi´ca. Kažemo tre´ci, jer ni tri godine, ni tri decenije, koliko budu živeli Slobodanovi sledbenici, tuga za njim ne´ce prestati.
Sre´cu u ovoj 2006. godini, koju nam je Slobodan iskreno poželeo - nikom od drugova socijalista ne može danas biti sretna. Otuda se mora znati,
kad je rec o smrti izuzetnog državnika, casnog coveka, Slobodana Miloševi´ca, da nema te pocasti koja bi mogla odrediti velicinu tuge i žalosti za tako velikim drugom.
Smrt Slobodana Miloševi´ca nije samo gubitak za Socijalisticku partiju Srbije ve´c i za svekoliki srpski narod koji je izgubio svog najve´ceg sina i državnika.
Hvala Slobodanu Miloševi´cu za naslede koje nam je podario.
Upu´cujemo Vam, dragi saborci i drugovi Slobodana Miloševi´ca, izraze našeg dubokog sauceš´ca. Ujedno Vas molimo da to isto prenesete i Slobodanovim najdražim clanovima porodice.

Za organizaciju SUBNOR-a
predsednik
Gojko Marceta

===

Drugarice i drugovi, Poštovani prijatelji!
Povodom smrti bivšeg predsednika Srbije i Jugoslavije, Pokret Moralnog Otpora iz Poljske, izraža najdublje sauceš´ce porodici Miloševi´c, Glavnom odboru
Socijalisticke partije Srbije, srpskim levicarima i svim našim prijateljima iz Srbije i prostora bivše Jugoslavije. Smatramo, da ´ce licnost Slobodana Miloševi´ca uvek biti velika stranica u sjajnoj knjizi srpske istorije i da žrtva njegovog života, položena za slobodu, mir i bezbednost svih Srba nikada ne bude zaboravljena. Vecnaja pamjat!

POLITICKI SAVET POKRETA
MORALNOG OTPORA U VARŠAVI

===

Povodom nasilne i zlocinom izazvane smrti predsednika Socijalisticke partije i predhodnog predsednika Srbije i SR Jugoslavije upu´cujemo vam iskreno duboko sauceš´ce i molimo vas da i porodicu Miloševi´c obavestite o našem velikom žaljenju i izrazu sauceš´ca.

ZA UDRUŽENJE SAMOSTALNIH
FILMSKIH UMETNIKA
MILORAD JAKŠI´C FANDO

===

U ime Saveza društava Roma Republike Srbije želim da izrazim duboko sauceš´ce Glavnom odboru SPS i porodici pokojnog predsednika SPS Slobodana Miloševi´ca i bivšeg predsednika SRJ.
Iskreno žalimo što je Srbija, SCG i Evropa izgubila jednog velikana za borbu protivu globalne politike i novog svetskog poretka, koja je imala
za cilj da razbije teritorijalni integritet i suverenitet naše države i uništi identitet malih naroda. Slobodan Miloševi´c je bio i ostao jedini državnik koji je uvažavao sve nacionalne zajednice i njihovu borbu da se kroz institucije sistema bore za svoja nacionalna, politicka i kulturna prava. 20. vek ´ce biti zapam´cen po njegovom maksimalnom angažovanju u borbi za mir i slobodu.

SAVEZ DRUŠTAVA ROMA SRBIJE
PREDSEDNIK JOVAN DAMJANOVI´C

===

Povodom tragicne smrti druga Slobodana Miloševi´ca predsjednika SPS i bivšeg predsjednika Srbije i SRJ istaknutog borca za socijalizam primite izraze našeg iskrenog sauceš´ca.
Istorija Srbije i Crne Gore re´ci ´ce ko je bio SLOBODAN MILOŠEVI´C a ne nikako sud Haškog Tribunala.
Prenesite izraze sauceš´ca u bolu njegovoj porodici.

UPRAVNI ODBOR SUBNOR-a
KOJI PODRŽAVA DRŽAVNU ZAJEDNICU
SRBIJA I CRNA GORA

L'articolo che segue appare sull'ultimo numero - 1/2006 - de L'ERNESTO
(Per l'indice si veda: http://www.lernesto.it/index.aspx?m=53&did=4 )

www.resistenze.org - popoli resistenti - serbia - 11-03-06

Perché occorre ritirarsi dal Kosovo


Per affrontare e sostenere l'argomentazione e la parola d'ordine del
ritiro delle truppe italiane dal Kosovo (e dagli altri paesi dove sono
presenti...) intendo affrontare il problema da due angolature: una è
quella relativa alla situazione sul campo, verificando cioè nei fatti
e nella situazione concreta se le giustificazioni o obiettivi che si
diceva sarebbero stati raggiunti attraverso queste operazioni di
guerra, hanno effettivamente cambiato la situazione precedente che si
diceva "necessitare" di cambiamenti e come.

La seconda va vista invece, dal punto di vista "interno", cioè del
nostro paese, cosa questo ha comportato e comporta in termini
politici, civili e sociali, e quali sono le conseguenze dirette sulle
condizioni di vita dei lavoratori e i rischi dal punto di vista degli
equilibri e della convivenza internazionali del nostro paese.

Come si sa, l'aggressione alla Repubblica Federale Jugoslava del 1999,
culmina nei 78 giorni di bombardamenti da parte dei 19 paesi della
Nato, a cui l'Italia ha contribuito con 1381 missioni aeree (è bene
ricordarlo...); ma non bisogna dimenticare i precedenti otto anni
costellati di ricatti, pressioni, sanzioni, embarghi, guerre e
tragedie, che erano già stati necessari per distruggere la vecchia
Jugoslavia. L'8 giugno si arrivava al cessate il fuoco ed agli accordi
di pace di Kumanovo, che attraverso la Risoluzione 1244 del Consiglio
di Sicurezza dell'ONU, sancivano il ritiro delle forze militari
jugoslave (esercito e polizia), sostituite da forze internazionali
(KFOR) che avrebbero dovuto, da un lato garantire la cessazione delle
violenze e la salvaguardia della popolazione civile del Kosovo, e
dall'altro avviare un processo di pacificazione che doveva favorire la
ripresa della vita civile, sociale, economica e politica della regione
serba. L'avevano chiamato "intervento umanitario".

Sono stati raggiunti questi obiettivi nel Kosovo Methoija ?

Prima di tutto facciamo chiarezza sulle presunte motivazioni che
avevano "indotto" all'intervento "umanitario": genocidio, pulizia
etnica e fosse comuni per un "totale massimo" della campagna di
disinformazione strategica, raggiunto nei media di "500.000" albanesi
kosovari uccisi. Penso sia fondamentale scrivere anzi scolpire nella
memoria storica, la cifra non presunta, ma ufficiale finora sancita
dalle forze investigative di 17 paesi, coadiuvate dalla CIA, dall'FBI,
dalla Kfor, dall'Osce, dall'Unmik. ecc. ecc., a tutt'oggi il numero di
corpi identificati è di 2108 vittime appartenenti a tutte le etnie e
decedute per varie cause. A questo proposito vedere l'articolo di F.
Battistini sul Corriere della Sera del 28 novembre 2003.

Sfido chiunque a dimostrare, attraverso dati e documentazioni alla
mano, che uno solo dei diritti negati nell'attuale "Kosovo liberato" e
"democratico" ai serbi, ai rom e alle altre minoranze non albanesi che
vivevano lì da secoli, fosse negato prima del marzo '99 a qualsiasi
minoranza lì residente. Fino all'intervento della Nato erano 14 le
minoranze lì riconosciute e garantite paritariamente. Oggi quante
sono?... Una sola, le altre sono dovute scappare dalla regione o
vivere come prigionieri nelle enclavi circondati dalle forze militari
della Kfor per non essere uccisi. E anche alcune decine di migliaia di
albanesi kosovari sono dovuti scappare in Serbia in quanto
jugoslavisti e considerati traditori dalle forze secessioniste e
scioviniste dell'UCK.

Come detto da Dragan B., un ex lavoratore della Zastava di Pec
nell'intervista raccolta nel video "Kosovo 2005, viaggio
nell'apartheid in Europa" :

"...La democrazia dell'Occidente è una parola falsa e vuota, un
linguaggio che non riusciamo a capire. La democrazia l'avevamo prima,
perché ognuno aveva il proprio lavoro, la propria terra, le proprie
chiese, diritti e doveri sanciti per tutti. Oggi c'è solo distruzione,
odio, violenza, terrore, criminalità. Ecco cosa ha portato qui la
democrazia occidentale...". (1)

Dov'era il genocidio? Dove sono le fosse comuni, i massacri, la
pulizia etnica, gli stupri di massa, le persecuzioni, i diritti
negati? Domande a cui oggi, risponde solo il silenzio da parte di
tutti coloro che si sentirono arruolati nella lotta per il bene contro
il male. Dove naturalmente il bene era la Nato con le sue bombe
umanitarie, politici e mass media occidentali, persino grandi parti
del movimento pacifista, che pur con qualche distinguo ritennero
"necessario" fermare "demoni", violentatori, assassini... ovviamente
tutti rigorosamente serbi.

Oggi che le menzogne di guerra così attentamente descritte dal
giornalista tedesco J. Elsasser nel suo libro (2), oggi che la
sbornia collettiva mass mediatica ispirata dalle strategie di
disinformazione di guerra è superata, e hanno preso nel mirino nuovi
obiettivi: Iraq, Siria, Iran, Bielorussia, Corea Nord, ecc. ecc.; oggi
dove sono, cosa dicono quelle anime candide della politica (anche
pacifista) e della disinformazione, che scrivevano e declamavano in
televisione la loro indignazione contro le ingiustizie e la violenza?
Perché ora tacciono? Dove sono e cosa dicono o cosa scrivono dei
seguenti dati presi da fonti totalmente occidentali e documentati riga
per riga, numero per numero (3), che sintetizzano e inchiodano la
verità storica e le loro menzogne:

oltre 300.000 mila profughi di tutte le etnie, ma nella stragrande
maggioranza serbi e rom, scacciati dalla loro terra; più di 3.000 casi
di desaparecidos denunciati all'Onu e quasi 5.000 presunti, rapiti e
assassinati dal marzo '99 ad oggi; quasi 100.000 persone sopravvissute
alle violenze e alla pulizia etnica dei secessionisti albanesi, che
vivono in poche decine di enclave, veri e propri campi di
concentramento a cielo aperto, di fatto in un regime di apartheid in
Europa (4); centinaia di migliaia di case bruciate e distrutte; 148
monasteri e luoghi di culto ortodosso, distrutti o danneggiati dalle
forze criminali dell'UCK; il Kosovo è oggi indicato dalla stessa DEA (
Agenzia Antidroga Usa) come un narcostato nel cuore dell'Europa;
questa regione è oggi indicata da tutti gli esperti investigativi
occidentali, come il crocevia e lo snodo internazionale di tutti i
traffici criminali, dalla droga alle armi, dalla prostituzione al
traffico di organi, lo stesso ex premier albanese kosovaro B. Bukoshi
ha dichiarato al giornale tedesco Der Spiegel del 1 agosto 2004 :
"...il nostro governo si basa di fatto su strutture mafiose...". E'
una regione senza più apparati produttivi, dove la disoccupazione
degli stessi albanesi kosovari comprende i due terzi della
popolazione; una regione completamente uranizzata dai bombardamenti
umanitari e dove i dati sulle nascite di neonati malfermi o i decessi
per linfomi di Hodgins, sono assolutamente top secret, ma basta
parlare con sanitari del luogo per farsi un'idea della situazione reale.

La verità storica sotto gli occhi di tutti è una sola: l'operazione
Kosovo, ha raggiunto gli obiettivi politici, militari e geostrategici
della Nato e dell'imperialismo, ma è stato un totale fallimento per i
popoli della regione.

Il totale "silenziamento" degli sviluppi dell'illegale Tribunale
dell'Aja per l'ex Jugoslavia, dove l'ex Presidente della RFJ, S.
Milosevic è uno degli accusati, dovrebbe far riflettere. Come mai,
invece di pubblicizzare e far conoscere all'opinione pubblica
occidentale, i risultati, le prove, i fatti documentati, di questo
processo non c'è traccia nei mass media occidentali, se non rare e
limitate eccezioni che non raggiungono il grande pubblico? Il motivo
molto semplicemente è che l'ex Presidente Milosevic, sta frantumando,
azzerando e smantellando tutte le accuse e soprattutto tutto
l'impianto politico, strategico e disinformativo, su cui si fondano
accuse che non hanno neanche uno straccio di prove concrete, dove i
testimoni, spesso addirittura anonimi indicati con sigle, vengono
sistematicamente smentiti o smascherati come falsi, o peggio si
contraddicono e abbandonano l'aula. Dove i testi "eccellenti"
richiesti dalla difesa non accettano di presentarsi al contradditorio
per timore di essere accusati loro stessi di un atto criminale come
l'aggressione e la distruzione di un Paese, la Jugoslavia e dei suoi
popoli, ridotti in miseria e annichilimento. (5) Anche in questo caso
per l'imperialismo un fallimento, anche se la condanna è già stata
emessa prima del processo (6); ma Milosevic non l'hanno piegato e un
libro con gli atti della sua difesa durata giorni è appena stato
editato in Italia (7), dove ogni riga è un atto d'accusa documentato e
suffragato da fatti e documentazioni inoppugnabili, contro la Nato e
l'imperialismo, e di difesa della Jugoslavia e del popolo serbo di
fronte alla storia.

C'è un altro aspetto che non va sottovalutato e che riguarda tutta la
comunità internazionale: i pericoli dell'esplosione di nuove
conflittualità nell'area, legate alla definizione dello status
internazionale della regione, scadenza ormai delineata per giugno
2006, e indirizzata ad una indipendenza "de facto" perseguita come
obiettivo non negoziabile dalla parte albanese e rifiutata in varie
forme e modi dalla comunità serba kosovara e dal governo di Belgrado;
in questo evolversi della situazione si potrebbe determinare un
effetto domino anche per i paesi limitrofi. In quanto la
destabilizzazione dell'area balcanica toccherebbe nuovamente la Serbia
nelle sue zone meridionali, nel Sangiaccato dove ormai da anni la
situazione è in uno stato di tensione quotidiana con violenze,
minacce, attentati e dove una gran parte della popolazione serba e rom
ha deciso di andare via; e nelle valli del Presevo, Medvedja e
Bujanovac dove opera un clandestino Esercito di Liberazione PMB della
minoranza albanese che chiede l'unificazione con il Kosovo. La
Macedonia, dove, forse pochi lo sanno, in molte zone è tuttora vigente
il coprifuoco serale e dove da anni l'agguerrita minoranza albanese
tenta da anni la secessione e l'unificazione con il Kosovo e
l'Albania, anche qui mediante una formazione guerrigliera legata
all'ANA (Armata Nazionale Albanese). Il Montenegro dove nella sua zona
meridionale, dove numerosa e folta è la presenza della comunità
albanese, in cui il controllo statale è ormai di fatto impossibile, e
dove la comunità albanese, negli ultimi anni ha ottenuto numerose
agevolazioni giuridiche, economiche e politiche in una partita di
scambi di favori tra l'ex Uck e l'attuale presidente montenegrino
Djukanovic, perseguito da numerose inchieste legate alla mafia (tra
cui quella della Procura di Bari), ma sostenuto dai secessionisti
albanesi. Per arrivare poi alla Grecia, dove dall'anno scorso si è
formato un partito della minoranza albanese che rivendica il nord del
paese come territorio albanese e predica la separazione, cominciando a
fomentare disordini, violenze e tensioni sociali. E' evidente che la
posta in gioco in quest'area è notevole e che la cenere di nuove
violenze e guerre cova e potrebbe incendiare nuovamente quelle
regioni; le stesse forze internazionali presenti sul campo denunciano
l'alto rischio conflittuale, capace di far precipitare i Balcani in
nuove spirali di guerra. In questo modo verrebbero azzerati tutti i
disegni di pacificazione armata pianificati in questi anni di
occupazione da parte della Nato e si riproporrebbe uno scenario di
"instabilità regionale" con nuovi stravolgimenti di quella parte
d'Europa, probabilmente con ripercussioni anche delle strategie della
stessa Russia, da sempre molto attenta e interessata, per i suoi
stessi interessi nazionali agli equilibri balcanici.

Queste dinamiche se si realizzano, potrebbero coinvolgerci nuovamente,
in quanto membri della Nato, in nuove avventure militari... ovviamente
umanitarie.


Dal punto di vista "interno"

La violazione dell'Art. 11 della Costituzione, avvenuta con
l'aggressione alla Jugoslavia per il Kosovo, della Nato al di fuori
dell'ONU, non è stato solo un problema etico o formale, ma significa
che quando in un paese vengono disconosciuti o calpestati i suoi
ordinamenti statuali, sanciti da una lotta di liberazione nazionale
antifascista, è evidente che anche una formale volontà popolare ne
esce disconosciuta e annichilita; e con essa anche gli stessi
"diritti" in quanto lavoratori e cittadini ne escono fortemente
indeboliti, anche se non ce ne accorgiamo. Quando l'illegittimità
giuridica viene "giustificata" una volta, sarà sempre più difficile
per il futuro, imporre anche a "poteri forti" l'arretramento o la loro
fermata con le armi costituzionali; ognuno troverà le motivazioni o
giustificazioni di "necessarietà" contingente.

Ritengo questo uno dei tasselli attraverso cui da anni sta andando
avanti il processo di "revisionismo storico" su tutti i terreni, che
pezzo per pezzo stanno smantellando quelle radici e quell'identità
nazionale nate il 25 aprile 1945. E su questo le responsabilità della
cosiddetta "sinistra italiana" non sono certo leggere o superficiali;
e questo vale purtroppo anche per coloro che, nello stesso PRC si
avventurano su terreni quali quelli della "...Resistenza che ha
commesso anche orrori", "...la questione Foibe", le teorizzazioni
astoriche e apolitiche circa la questione non violenza, ecc. ecc.

La vicenda Kosovo ha fatto anche emergere la questione della
limitatezza della nostra indipendenza nazionale e della nostra
sovranità, in quanto l'appartenenza all'unica alleanza militare
rimasta, la Nato, comporta l'impossibilità di dire no alle avventure e
strategie militari che questa, assolutamente obsoleta storicamente e
totalmente asservita all'imperialismo USA, persegue per suoi
interessi geopolitici e geostrategici, spesso anche in contrasto con
interessi economici nazionali del nostro paese.

Per rafforzare la posizione contro la guerra è necessario legare alla
nostra realtà sociale l'aspetto materiale dei costi delle guerre. Le
guerre si fanno per gli interessi imperialisti, ma le pagano i
lavoratori ed i popoli; gli imprenditori ed il capitale internazionale
si spartiscono il bottino dei mercati conquistati, i lavoratori, oltre
a "pagare" monetariamente la guerra, avranno anche un ulteriore massa
di diseredati ed immiseriti dalle varie guerre, che busseranno alle
porte dell'occidente, per cercare un lavoro, sottoposti a ricatti e
sfruttamento bestiale, che indebolisce di fatto lo stesso movimento
dei lavoratori e le sue conquiste.

Solo in Kosovo l'Unione Europea ha speso fino ad oggi circa 4 miliardi
e 400 milioni di euro, ed il mantenimento del nostro contingente di
2800 soldati, fa parte delle spese militari delle varie finanziarie; e
queste non vengono mai tagliate, anzi di volta in volta crescono,
mentre le voci dello stato sociale vengono costantemente tagliate se
non levate del tutto. Mentre i soldi per il rinnovo del contratto di
milioni di lavoratori (quest'anno sono quasi 4 milioni i lavoratori
che lottano per il rinnovo dei loro contratti), si dice che non ci
sono e occorrono sacrifici, i soldi per le loro "guerre" cosiddette
"umanitarie" non mancano mai.

Così come va denunciato che nel perpetrare logiche e politiche di
guerra, gli stessi diritti civili e sociali di qualsiasi paese,
vengono ristretti o in casi estremi sospesi; fino ad arrivare
ipoteticamente, ma non assurdamente, a poter sospendere lo stesso
diritto di sciopero o di manifestazioni pubbliche, perché antinazionali.

Occorre far capire che dire no alla guerra significa anche lottare
concretamente per la difesa dei salari e delle conquiste economiche e
sociali dei lavoratori e dei ceti popolari.

Il nostro possibile che fare, come comunisti, movimento per la pace e
antimperialista, e per la difesa degli interessi dei lavoratori.

Con la caduta del campo socialista e progressista formatosi nel corso
del secondo Novecento, al di là dei giudizi nello specifico, tranne i
paladini (a volte inconsci) del liberismo e dell'imperialismo (a volte
umanitario e ammantato di socialdemocrazia), si sarebbe dovuto ormai
aver compreso sia politicamente che storicamente, quale peso e ruolo
di deterrenza sui destini dei popoli e di ogni paese "renitente" al
nuovo ordine mondiale, aveva quella contrapposizione e quel
bilanciamento. E per quantificare materialmente quanto tragico sia
stato il prezzo pagato dai popoli: sia dal punto di vista economico,
sociale, di sviluppo, che in termini di vite umane sacrificate nelle
ormai centinaia di guerre, fatte scatenare dalle politiche
imperialiste di rapina e assoggettamento, basta semplicemente scorrere
una cronaca internazionale di questi ultimi quindici anni. Attraverso
la concezione di "guerra infinita", sulle macerie del muro di Berlino,
dal punto di vista economico si è dispiegata da parte
dell'imperialismo, una vera e propria corsa ai territori di conquista,
utilizzando la disponibilità e gli interessi delle varie "borghesie
compradore" e fomentando e gestendo divisioni, odi o contraddizioni
locali. Questo permette poi attraverso ricatti, pressioni e
imposizioni, anche l'intervento militare in quelle situazioni che
oppongono "resistenza" sotto qualsiasi forma e orientamento, ma che di
fatto sono un ostacolo al controllo e all'assoggettamento al dominio
imperialistico, dei suoi obiettivi ed interessi. Ecco perché qualsiasi
popolo o paese, al di là del tipo di leadership abbia, se cerca di
portare avanti un proprio modello di sviluppo, un proprio percorso di
trasformazione sociale che non è interno e subalterno alle strategie
imperialiste predeterminate, è già un ostacolo, è potenzialmente un
nemico, e davanti a lui si erge una spaventosa e all'apparenza
invincibile macchina da guerra, dove l'imperialismo USA la fa da
padrone ed i vari sub imperialismi europei si arrabattano nella
ricerca degli avanzi per ritagliarsi un ruolo.
Io penso che da questa sintetica e schematica lettura, si possa e si
debba necessariamente partire, sia per comprendere quale disparità di
forze ci sia in campo (e questo non dobbiamo mai scordarlo, per non
fare i grilli parlanti o i liberi pensatori fuori dalla realtà del
mondo); sia per comprendere quali tipi di alleanze, mediazioni,
programmi a breve termine sia possibile e realistico fare (nei terreni
sociali, politici ed economici). Soprattutto io credo, per definire
cosa sia necessario fare, per contribuire ad un processo
internazionale di ricostruzione di un campo di forze comuniste da un
lato e antimperialiste dall'altro; non perché siano in antitesi, ma
semplicemente penso che hanno passaggi, dialettiche e strategie
differenti, pur ritenendo necessario e fondamentale che i comunisti
siano interni e motore, di qualsiasi processo dove vivono forme di
antimperialismo.

Questo seppur faticosamente e tra grandi difficoltà nel contesto
internazionale sta crescendo e avvenendo, essendone testimone diretto
in varie assisi internazionali in questi ultimi anni.

Concretamente, alcuni indirizzi possibili di lavoro:

- Riaffermazione e difesa della Costituzione nata della Resistenza
antifascista e dalla lotta di liberazione nazionale, fondata sul
ripudio della guerra come strumento di soluzione dei conflitti.

- Riapertura di una forte e larga campagna per l'uscita dell'Italia
dalla Nato e delle basi straniere dal nostro territorio, non in una
lettura solo strettamente ideologica, ma fondata sulla base degli
interessi nazionali dei lavoratori e dei ceti popolari, e della lotta
per la pace.

- Riproporre e mantenere costante una campagna contro gli embarghi e
le sanzioni, armi e strumenti di ricatto e annichilimento in primis
dei popoli.

- Chiedere ai candidati comunisti o schierati nella lotta per pace
contro le logiche di guerra, una dichiarazione di intenti, dove si
prende un solenne e pubblico impegno, di rispettare nel loro mandato
una ferma e irresoluta posizione contraria a qualsiasi politica di
guerra del futuro governo, comunque sia camuffata o giustificata (noi
non dimentichiamo che la guerra in Kosovo e l'aggressione alla
Jugoslavia è avvenuta da parte di un governo cosiddetto di centro
sinistra, e un certo signor D'Alema, ancora solo pochi mesi fa in TV
ha ribadito la sua convinzione della giustezza di quella infame
scelta...).

E inoltre prendano l'impegno di sostenere e portare avanti le parole
d'ordine del ritiro dei militari italiani dalle zone di guerra e
dell'uscita dell'Italia dalla Nato.

Sottoscrivendo il concetto basilare che se una guerra viene fatta
senza essere aggrediti, è sempre una guerra d'aggressione e non
difensiva, quindi anticostituzionale.
A noi poi l'impegno di pubblicizzarne i firmatari, come candidati da
sostenere da parte di tutte le realtà di lotta per la pace ed
antimperialiste.

Ritenendo che solo in questo modo, un governo che pretende di voler
essere di cambiamento e intende essere diverso dalle politiche
aggressive e antipopolari del centro destra, potrà costruire una
politica estera fondata su un ruolo di equilibrio nello scenario delle
contraddizioni e conflittualità internazionali, fondata e imperniata
su strategie di pace, collaborazione e sviluppo paritario tra i paesi
ed i popoli.

Il resto sono solo chiacchiere e solite trite promesse elettorali.

- La necessità di un processo di ricostruzione di un vasto e forte
movimento antimperialista, fondato sul rafforzamento e propugnamento
di politiche e strategie di sostegno e difesa delle aspirazioni di
emancipazione e sviluppo dei popoli; di difesa delle sovranità e
integrità territoriali dei paesi; delle indipendenze nazionali di
ciascun paese; e della non ingerenza come pietre miliari delle
relazioni tra popoli e nazioni. Il tutto fondato su una concezione di
diritto internazionale legato agli obiettivi di sviluppo,
emancipazione e difesa dei popoli.

- Nello specifico un appello lo rivolgo sia alla rivista che ospita
questo articolo, L'Ernesto, sia alle altre realtà informative e di
solidarietà, del movimento, ed è quello di sostenere la Campagna
Kosovo Metohija che in anteprima annuncio tramite questa occasione, e
che sarà lanciata a livello nazionale dal Forum Belgrado Italia e SOS
Yugoslavia, concordata e decisa nell'ultima riunione fatta in Dicembre
a Belgrado, a cui ero presente, con esponenti politici, giornalisti,
accademici, militanti della Serbia e dalle comunità delle enclavi
serbe nel Kosovo. Una campagna tesa ad informare e solidarizzare con
gli oppressi e i dimenticati di questa realtà, in concomitanza con il
dibattito dei prossimi mesi per la definizione statutaria della
regione serba.

Un obiettivo concreto che viene proposto all'interno di questa
campagna è quello di chiedere al movimento per la pace ed
antimperialista, e al maggior numero di esponenti istituzionali
coerenti con la lotta per la pace e contro le logiche di guerra, di
sostenere nelle istanze istituzionali e come battaglia politica,
l'applicazione della Risoluzione 1244 dell'ONU, che sancisce la
sovranità federale della Serbia Montenegro sulla regione, la presenza
della polizia e dell'esercito serbo a garanzia e protezione della
legalità costituzionale di tutte le etnie e il diritto al ritorno
delle centinaia di migliaia di profughi di tutte le minoranze
costrette a fuggire.

Per chiunque si ritiene impegnato a difendere gli interessi dei
popoli, questa pacifica parola d'ordine, che fa fede al semplice
rispetto del Diritto Internazionale, può essere unificante e
costruttiva di politiche di pace e rispetto dei diritti dei popoli.
Oltrechè suonare come risarcimento morale e politico per non essere
stati capaci, noi tutti, di impedire la guerra di aggressione e
distruzione della Jugoslavia.


Per ulteriori informazioni, articoli, materiali, libri riguardanti il
Kosovo, vedere sul sito www.resistenze.org, che raccoglie molta
documentazione e indicazioni di altri siti. Comprendente,oltre le
attività di informazione tra cui il Forum di Belgrado Italia, quelle
di solidarietà, tra cui il Progetto SOS Kosovo Metohija di SOS Yugoslavia.

Oppure contattare il 338/1755563.


NOTE:

1) "Kosovo 2005, viaggio nell'apartheid in Europa", Video di SOS
Yugoslavia

2) J. Elsasser, "Menzogne di guerra", La Città del sole Ed.

3) Vedere sul sito www.resistenze.org e sul sito del CNJ, la mole di
articoli e documentazioni di tutti questi anni.

4) Idem, "Kosovo 2005..."

5) Vedere sul sito www.resistenze.org, nel periodico Tribunale Aja
Notizie alcune traduzioni di udienze significative e documentazioni
internazionali circa il Tribunale e i riferimenti di altri siti che
seguono le vicende del processo.

6) Vedere "Jugoslavia 2001, atti fatti e misfatti", Manes ed. dove è
documentato prima che accadesse, che già prima di essere rapito dalla
Nato, Milosevic era cosciente che non sarebbe mai più stato libero.

7) S. Milosevic, "In difesa della Jugoslavia", Zambon ed. (curato da
Icdsm Italia)


Febbraio 2006,

Enrico Vigna, Portavoce del Forum di Belgrado Italia e dei Nuovi
Partigiani della Pace.

(dalla coppia Bonini-D'Avanzo, esperti professionali di
disinformazione strategica, un articolo che spiega molto...)

http://www.repubblica.it/2006/c/sezioni/spettacoli_e_cultura/librobodav/librobodav/librobodav.html

Dal libro "Il mercato della paura" di Carlo Bonini e Giuseppe D'Avanzo
la storia delle brigate "Al Masri", troppo occidentali per essere vere

Quei misteriosi scrivani del web che minacciavano l'Italia

Dal capitolo VI del libro "Il Mercato della Paura" di Carlo Bonini e
Giuseppe D'Avanzo (ed. Einaudi, euro 15,50)


Quando si mostrano il 12 marzo del 2004 per attribuirsi la
responsabilità della strage di Madrid, le "Brigate Abu Hafs Al Masri"
sono materia per soli addetti. La sigla ha un che di misterioso
esattamente come il profilo dei militanti di cui sostiene di essere la
voce. Di loro si sa poco o nulla.

Si sa che hanno rivendicato la strage nella sede delle Nazioni Unite a
Bagdad del 19 agosto 2003 e gli attentati del 15 novembre di quello
stesso anno alle sinagoghe di Istanbul. Si sa che Abu Hafs Al Masri è
il nome di battaglia dell'egiziano Mohammed Atef, caduto nei
combattimenti dell'autunno del 2001 in Afghanistan, quando gli archivi
di intelligence lo fotografano "massimo dirigente militare di Al Qaeda".

Si sa che utilizzano un unico, inafferrabile, strumento di
comunicazione - internet - "postando" le loro rivendicazioni via
e-mail alle redazioni di quotidiani in lingua araba ora a Londra, ora
nei Paesi del Golfo Persico. Si sa che sintassi e immagini utilizzate
nelle loro rivendicazioni hanno molto a che fare con stilemi e
categorie politiche dell'Occidente, assai poco con quelle del moderno
Islam radicale.

Ce n'è abbastanza per nutrire qualche sana diffidenza sull'originalità
della sigla e sulla dichiarata intenzione di chi ne fa uso di dare a
intendere che le Brigate hanno le stimmate di Osama Bin Laden. Ma la
prudenza non abita il nostro cortile e il 2 luglio del 2004, a Parigi,
a conclusione di un vertice bilaterale con il Presidente francese
Jacques Chirac, è il Presidente del Consiglio a spiegare che le
minacce intestate "Abu Hafs Al Masri" "vanno prese sul serio".

A sollecitarne la sortita sono le prime pagine dei quotidiani in
lingua araba "Al Hayat" e "Al Sharq al-Awsat", su cui, quella mattina,
le brigate sono tornate a discettare con un lunghissimo comunicato. La
mossa di Berlusconi si muove in una logica politica che si libera in
un colpo solo di ciò che il buon senso degli addetti dovrebbe
suggerirgli. Il testo del 2 luglio sembra uscito dallo scantinato di
qualche attento collezionista di materiale tutto italiano. Chi lo ha
confezionato puzza di provocatore. Usa arnesi familiari all'album di
famiglia della nostra storia politica recente. Una storia che,
evidentemente, conosce, con cui ha avuto a che fare o che
semplicemente orecchia.

Non si spiegherebbero altrimenti i riferimenti a un fronte di lotta
per svuotare le carceri americane dai prigionieri della guerra al
terrore, espressioni quali "allargare l'area del conflitto" o il
riferimento alla caduta di "fiducia degli investitori nei mercati
americani". Non è un caso, del resto, che mentre Roma promuove le
"Brigate" a nuova stella di prima grandezza del firmamento
fondamentalista, a Berlino, Rainer Lingenthal, portavoce del ministero
dell'interno federale, si smarchi con una sola, semplice mossa:
"Queste affermazioni delle sedicenti Brigate Abu Hafs Al Masri vanno
prese con molta prudenza. E' un gruppo misterioso che è arrivato ad
attribuirsi persino il black-out energetico negli Stati Uniti".

Due settimane dopo, tra il 15 e il 16 luglio, il gioco mostra il
trucco. Nello spazio di quarantotto ore, due comunicati telematici
firmati "un ammiratore tunisino dei due sceicchi" e "Brigate Abu Hafs
Al Masri" riducono la campagna estiva del terrore ad affare
squisitamente italiano. Alla figura di Silvio Berlusconi. La mano che
verga proclami comincia a giocare con l'ultimatum di Osama Bin Laden
scaduto il 15 luglio e ne riscrive i termini a piacere. Il 26 luglio
dà al presidente del consiglio "pochi giorni" per ritirarsi dall'Iraq.
Il 28 luglio promette un futuro imminente di devastazione. Il primo
agosto torna a spostare la deadline del terrore di un paio di
settimane. Per poi riaffacciarsi ossessivamente il 7, il 10, l'11, il
15, il 21 e il 29 di quello stesso mese.

Se si ha voglia di leggere questo scartafaccio se ne coglie il tratto
artefatto. Il segno "italiano" dell'autore si rivela in un prolisso
crescendo di riferimenti presenti e passati al dibattito pubblico di
casa nostra. Dai rapporti Putin-Berlusconi, alla morte violenta del
giornalista Antonio Russo, al dichiarato disprezzo per alcuni noti
commentatori in lingua araba della nostra stampa quotidiana. Le
minacce delle "Brigate" hanno l'attendibilità di uno zero, esattamente
quanto la rivendicazione di fatti di sangue le cui responsabilità
portano ad altri indirizzi. A Bagdad, a Madrid, a Istanbul.

Sarebbe insomma consigliabile non cavalcare questa tigre di carta che
incupisce l'estate italiana. Ma non è quel che accade. Le parole di
Berlusconi dei primi di luglio e il credito aperto alle minacce delle
"Brigate" consiglia a una parte degli apparati mosse accorte e qualche
piccola furbizia. Nessuno trova la forza di denunciare pubblicamente
questa montagna di frottole per quel che è. Il ministro dell'Interno
Giuseppe Pisanu invita genericamente a "non sottovalutare il rischio"
e predica "compostezza nella risposta". Il Sismi arriva a tratteggiare
il possibile profilo di chi si nasconde dietro la sigla "Brigate Abu
Hafs al Masri": "Tutti i messaggi rimandano ad un unico autore,
verosimilmente nordafricano con buona conoscenza dell'attualità
italiana". Qualcuno lo cerca? E chi e cosa lo muove?

Sono domande che restano a ciondolare nel vuoto. Un'urgenza cui
nessuno ritiene di dover dare precedenza. Anche perché, forse, tra gli
addetti nessuno sa poi bene quanto convenga davvero venire a capo di
quella rumorosa campagna di intimidazione. Meglio per tutti resti in
aria come un pallone che, se proprio si deve sgonfiare, è meglio si
sgonfi da solo. Del resto, che il rischio per il nostro Paese non
debba misurarsi sul delirio locutorio della "Brigate" lo spiega con
franchezza proprio il direttore del Sisde, il generale Mario Mori. Il
26 agosto, a Rimini, di fronte alla platea del meeting di Comunione e
Liberazione, l'uomo che ha le chiavi del nostro spionaggio interno si
sottrae al coro dei profeti di sventura. Dice: "La minaccia di un
attentato in Italia esiste, ma non è diversa da quella che incombe su
tutti quei Paesi portatori di una cultura o di una politica che non si
confanno ad un certo estremismo radicale islamico. Ma, credetemi,
l'Italia non è in una situazione pre-spagnola. A chi intende colpirci
manca quel supporto tecnico-logistico che li attarda e li
appesantisce. Se un attacco dovesse arrivare sarebbe improvviso,
imprevedibile, perché può essere lanciato da gente che vive in Italia
da dieci anni, che lavora in un supermarket e, ricevuto un ordine,
cerca di portare a termine il suo compito...".

L'autunno si porta via le "Brigate" neanche fosse un fatto stagionale.
Il misterioso scrivano di Internet si tace d'improvviso e chi, tra gli
addetti, ne ha pesato ogni parola perde interesse nell'affare. Al
punto da ridurlo a semplice accidente, come documenta il breve
passaggio che il Cesis dedica alla misteriosa sigla nella sua
relazione al Parlamento sull'attività della nostra intelligence nel
secondo semestre del 2004: "E' proseguita intensa la propagazione
sulla rete di testi di caratura programmatica, di rivendicazioni e di
comunicati minatori, strumenti di vere e proprie campagne offensive
virtuali che hanno conosciuto il proprio apice durante l'estate, con
una forte accelerazione mediatica anti-italiana. Interamente svoltasi
nel cyberspazio, tale stagione minatoria è stata opera di sigle e
nickname vari, con una netta preponderanza delle sedicenti "Brigate
Abu Hafs Al Masri", comparse a rivendicare anche gli attentati di
Madrid del marzo 2004. Il fenomeno va valutato soprattutto in
relazione alla sua tempistica e ai tratti salienti della minaccia che
intende enfatizzare e amplificare".

Non una parola sulla natura delle "Brigate" e sul lavoro - ammesso ci
sia stato - per venirne a capo. Non un cenno per segnalare che tutti
gli attentati rivendicati con quella sigla (a cominciare da quello di
Madrid) hanno visto accertate altre responsabilità. Tra la fine del
2004 e l'inizio del 2005, la fretta nel mettere in un canto e senza
eccessivi clamori l'estate delle "Brigate" tradisce la convinzione dei
più avvertiti tra gli addetti che la sigla nasconda una campagna di
disinformazione che con Al-Qaeda nulla ha a che fare, ma che nessuno
ha convenienza a raccontare in questi termini. Almeno fino a quando il
gioco non si allarga, come abbiamo visto nel primo capitolo, il 4
maggio del 2005 e Abu Faraj Al Libbi viene catturato nel villaggio di
confine tra Pakistan e Afghanistan. Le "Brigate Abu Hafs Al-Masri" non
hanno nulla a che fare con Al Qaeda.

Nel luglio 2005, le bombe nei metrò di Londra offrono un'altra fugace
opportunità alle "Brigate". Ma è una finestra che si apre e chiude
nello spazio di un mattino. La loro rivendicazione è di cartapesta,
come il comunicato che la segue e la smentisce. "Sono solo una sigla
telematica", conviene ora il ministro dell'interno Giuseppe Pisanu.

Pesano evidentemente le confessioni di Abu Faraj raccolte dagli
americani. Pesa un contesto domestico che comincia a mostrare sintomi
di rigetto di fronte alla sciatta riproposizione della sequenza
allarme-paura-consenso. Pesa un nuovo, grave infortunio della nostra
intelligence militare. E' storia degli inizi di luglio 2005. Alla
vigilia del primo attacco a Londra, una nota del Sismi "informa" che
"fonti di intelligence segnalano la presenza di una scuola di kamikaze
in Lombardia". Si discetta di "istruttori di esplosivi" itineranti,
"appena giunti dall'estero", capaci di fornire know-how in grado di
trasformare aspiranti martiri in bombe umane. La notizia galleggia nel
circuito degli addetti per qualche settimana, quindi, a fine luglio,
dopo il secondo attacco a Londra, il Sismi pensa bene di "spingerla".

La nota, secondo uno schema sperimentato, finisce sulla prima pagina
di un quotidiano che avverte: "Da quanto filtra, il rapporto è "molto
concreto"". Dunque, accende l'allarme e conferma, a posteriori, che la
nostra intelligence ha visto lungo e per tempo il pericolo che ha
appena colpito al cuore Londra. Che anche in Italia si avanza -
peggio, è pronta a colpire - una nuova leva di "homegrown terrorists",
di estremisti domestici pronti a farsi saltare nelle città in cui sono
cresciuti.

La circostanza che esista una "scuola" lombarda in cui diventare
"kamikaze" è un'iperbole che si muove - come sempre - sul sottile
crinale della inverosimiglianza che soltanto la paura può trasformare
in informazione degna di fede. Come sempre, c'è chi, lesto, sale sul
carro del pubblico allarme. A cominciare dal sindaco di Milano
Gabriele Albertini: "Sapevamo dell'esistenza di questi santuari...".
Come sempre, il gioco si mostra subito corto.

La procura della Repubblica di Milano cade dalle nuvole. "Una scuola
di kamikaze? Non ne sappiamo nulla". Cadono dalle nuvole carabinieri e
polizia. Cade dalle nuvole il Sisde, il servizio informazioni interno.
Curioso. Una notizia di questo genere circola da un mese (la nota è
dei primi di luglio) e nessuno ha avuto cuore di condividerla con chi
protegge la quiete delle strade di Milano. Se è una notizia vera,
qualcuno non sta facendo il suo mestiere. Se è una bufala, il Sismi
dovrebbe smentirne la fondatezza.

In entrambi i casi, qualcuno dovrebbe chiedere conto di che cosa sta
succedendo. Colpevolmente non accade nulla. Nei suoi informali
conversari con il Comitato parlamentare di controllo, il direttore del
Sismi conferma l'esistenza di quella allarmata nota e dà appuntamento
alla riapertura del Parlamento per eventuali chiarimenti. La Procura
di Milano ordina al Ros dei carabinieri di vederci più chiaro.
L'estate passa indenne (forse anche la "scuola" ha chiuso per ferie)
e, il 28 settembre, la storia si rivela per quella che è.

Il rapporto del Sismi è una palla gonfiata dalle informazioni
visionarie di un "disturbato mentale, uso al consumo di alcool e
cocaina". Chi immagina a questo punto che lo svelamento della
fanfaluca si traduca in un qualche esito istituzionale, sbaglia.
All'affare, viene dedicata l'attenzione che si riserva a un incidente
stradale in provincia. Dal Comitato parlamentare di controllo si leva
una sola voce. Irata e furiosa. Il senatore di Rifondazione Comunista,
Luigi Malabarba si muove non contro i fabbricatori della bufala, ma
sorprendentemente contro chi (procura di Milano, Ros dei carabinieri,
media) ha osato smascherare l'infondatezza dell'informazione diffusa
dall'intelligence militare. Accusa il senatore: "Mi pare che ci sia
qualcuno che vuole la testa del direttore del Sismi, forse perché poco
disponibile a sposare la tesi del "partito americano" e della
riorganizzazione dell'ordine pubblico e della sicurezza in questo Paese".

Inconsapevolmente, Luigi Malabarba si lascia imprigionare da un'altra
tecnica "sporca" dell'intelligence: la propaganda nera, così
codificata nei manuali di guerra psicologica delle forze armate
statunitensi. "Si tratta di una tecnica impiegata soprattutto dai
militari per screditare il capo di forze guerrigliere ostili (il
leader di un governo nemico o degli insorti) o, genericamente, per
screditare l'avversario principale".

Al senatore viene fatto credere dagli uomini dell'intelligence che ci
sono "inconfessabili ragioni" o "interessi e disegni politici" dietro
le critiche al Sismi. Accecato, il senatore non vede più i fatti e non
si accorge di essere stato preso in trappola dalla propaganda nera
nella sua forma di "eliminazione della credibilità". Così definita dai
manuali: "Di fronte a un'accusa, si può reagire sostenendo che chi
l'ha formulata è una persona squalificata o moralmente equivoca o che
mente per calcolo. Aggredire e depotenziare la fonte significa, di
conseguenza, rendere meno credibile tutto ciò che da quella fonte
proviene".

Naturalmente il silenzio privo di esiti negativi che conclude l'affare
della scuola dei kamikaze non scoraggia il Sismi dal provarci ancora.
Questa volta, la favola in circolazione narra addirittura della
spedizione in Italia di una bomba atomica nella disponibilità di al
Qaeda. Ma la tecnica di disinformazione dovrebbe essere, a questo
punto, trasparente nel suo metodo e nelle sue finalità. Quest'ultima
fanfaluca si può trascurare.

(20 marzo 2006)