Informazione

From: ICDSM Italia
Date: Fri, 16 Jul 2004 14:08:38 +0200
To: icdsm -italia @yahoogroups.com
Subject: [icdsm-italia] Lettera di Aldo Bernardini alla Fondazione
Lelio Basso


[ Sulla iniziativa alla Fondazione Lelio Basso, menzionata di seguito,
vedi anche:
http://it.groups.yahoo.com/group/icdsm-italia/message/85 ]


Mittente: Prof. Dott. Aldo Bernardini
Ordinario di Diritto Internazionale
nell'Universita' di Teramo


A: Gent.ma Sig.ra Linda Bimbi
Fondazione Internazionale "Lelio Basso"
Fax 06 6877774

Roma, 8 luglio 2004


Ringrazio per il cortese invito all'incontro su: "La Corte penale
internazionale. Problemi e prospettive", che non posso purtroppo
onorare: lo stesso giorno dovro' essere a Teramo, dove presiedo una
Commissione di concorso a cattedra.

Non posso fare a meno di confermare la mia diffidenza nei confronti
degli strumenti della c.d. giustizia penale internazionale (su
individui), pur quando formalmente legittimi se risalenti a convenzioni
debitamente ratificate dagli Stati interessati, ma con l'ulteriore per
me ovvia condizione del rispetto delle garanzie costituzionali degli
Stati medesimi. Al di la' infatti della legittimita' formale, tutti
quegli strumenti (Corti e Tribunali) funzionano complessivamente come
"giustizia dei vincitori" e dei loro alleati. Cio' vale anche per
istituti come la giurisdizione universale di certi Stati: si pensi agli
esiti del caso Pinochet e alle vicende della denuncia contro il primo
ministro israeliano Sharon, in seguito alla quale la legislazione belga
e' stata modificata!

Esprimo comunque il rigetto totale dei Tribunali ad hoc stabiliti dal
Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che non ha certamente tale
potere: in base ai ragionamenti svolti a giustificazione, tale potere
potrebbe estendersi in qualunque campo e portare, sulla scorta dei
presupposti indicati dalla Carta ma "accertati" con assoluta
discrezionalita' dal Consiglio di sicurezza, a una dittatura mondiale
di questo organo (di cui non mancano alcune manifestazioni, come le
"liste nere" di organizzazioni e persone definite terroristiche).

A parte questa ed altre considerazioni di fondo, il Tribunale per la ex
Jugoslavia ha perduto ogni credibilita' quando ha rifiutato un
trattamento equo al presidente Milosevic, al quale si sono negati
finora condizioni adeguate al suo stato di salute e tempi per la
preparazione dell'autodifesa commisurati a quelli dell'accusa, ma
soprattutto, e senza appello, quando ha escluso "in limine" l'esame dei
crimini NATO contro la Jugoslavia e il suo popolo.

Istruttivo e' come si e' pronunciato in merito, in un'intervista
comparsa su "Junge Welt" del 17 aprile 2004, l'ex presidente del
Tribunale Antonio Cassese: "Carla Del Ponte avrebbe dovuto agire in
altro modo. Psicologicamente e moralmente e anche per i media, per
l'immagine del Tribunale, avrebbe potuto decidere di investigare su
non-jugoslavi gravati dal sospetto di crimini internazionali". La
dichiarazione e' notevole perche' da una parte afferma l'inevitabilita'
di quella indagine, che pur non vi e' stata, ma dall'altra - ed e' il
segnale univoco sulla morale e il rispetto del diritto che un ex
presidente si attende dal Tribunale - ritiene che quell'indagine, si
sarebbe dovuta effettuare "per l'immagine del Tribunale". Non dunque
per la verita', la quale e' dunque solo quella che si aspettano i veri
fondatori del Tribunale: la criminalizzazione e la condanna della
Jugoslavia aggredita e dei suoi dirigenti, per l'assoluzione degli
aggressori. Il gioco e' ormai fin troppo chiaro.

Resto dell'idea che specifici fatti criminosi vadano giudicati dallo
Stato nazionale degli autori o, a date condizioni, delle vittime o del
luogo di compimento, le sedi c.d. internazionali essendo inappropriate.
Ma le grandi vicende storiche non possono venir giudicate nelle aule
dei Tribunali. "Die Weltgeschichte ist das Weltgericht" (Schiller:  La
Storia e' il tribunale del mondo).

Con i migliori saluti
prof. Aldo Bernardini


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Da: ICDSM Italia
Data: Lun 12 Lug 2004 00:46:26 Europe/Rome
A: icdsm-italia @ yahoogroups.com
Oggetto: [icdsm-italia] Avvocato di Skopje dichiara guerra alla NATO e
all’Aia


http://www.resistenze.org/sito/te/po/ma/poma4f26.htm

www.resistenze.org - popoli resistenti - macedonia - 26-06-04

Fonte: © Osservatorio sui Balcani


Avvocato di Skopje dichiara guerra alla NATO e all’Aia


Un legale di Skopje, ex giornalista, annuncia in pubblico una storia
incredibile: funzionari della NATO e del Tribunale dell’Aia avrebbero
pagato dei testimoni per fornire prove false sui crimini di guerra nel
2001. Da Skopje la nostra corrispondente

(22/06/2004)

Da Skopje scrive, Stojanka Mitreska


La Macedonia tra poco potrebbe trasformarsi in una fonte feconda, che
potrebbe essere una buona fata o una musa per quegli scenaristi che
fino ad oggi non hanno visto né hanno avuto intenzione di filmare delle
soap opera di azione o di spionaggio, proprio qui, nei Balcani. Non si
tratta di una barzelletta che raccontano i Macedoni, e non si tratta di
esagerazioni, ma bensì si tratta di una qualificazione della realtà che
accade in questo Paese e ciò proprio nel momento in cui si ritorna a
parlare dei fatti del 2001. Appena si è iniziato a parlare dei crimini
di guerra, prima sono iniziate a filtrare informazioni su chi andrà a
fare compagnia a Slobodan Milosevic all’Aia, ma già da un mese si
discute apertamente su tutto questo e si forniscono pure “prove” solo
per far cadere la testa di qualcuno.

Il primo di questa lista nera, come noto, è stato l’ex ministro
dell’interno Ljube Boskovski, o come lo chiamano i suoi accoliti della
VMRO, fratello Ljube, il quale tempo fa è fuggito in Croazia perché
sospettato, secondo quanto affermato dal Ministero degli Interni, di
essere il principale responsabile del caso “Rastanski lozja”, dove sono
stati uccisi sei Pakistani e un Indiano in una località nei pressi di
Skopje, perché avrebbero coltivato dei piani criminali: attaccare le
ambasciate straniere in Macedonia.

La storia su Boskovski è finita come è iniziata: poco seriamente e
senza prove. Era un uomo sospetto tanto quanto lo stesso governo che lo
ha accusato poco seriamente e che aveva annunciato che non avrebbe mai
lasciato la Macedonia, ma due giorni dopo tali gesti patriottici, si
stava già abbronzando al sole dell’Adriatico. E appena tutto questo
polverone ha coperto le tracce di Boskovski e le prove sui suoi
mostruosi piani, ecco che all’opinione pubblica giunge un’altra storia,
piuttosto irreale, perché le prove ancora mancano all’appello.

Si tratta di un avvocato di Skopje, Ignjat Pancevski. La scorsa
settimana Pancevski ha buttato benzina su quel fuoco che ancora brucia
sia tra i Macedoni che tra gli Albanesi. L’avvocato di Skopje ha
tentato di aprire un altro dossier sul 2001. E con ciò ha sconvolto non
solo il pubblico macedone, ma anche quello internazionale, affermando
di avere le prove che alti ufficiali della NATO e del Tribunale
dell’Aia per i crimini di guerra, avrebbero pagato un’enorme somma di
denaro per poter proteggere della gente che avrebbe poi testimoniato
falsamente sui massacri verificatisi in Macedonia al tempo della crisi
militare di tre anni fa. L’avvocato afferma che funzionari stranieri
hanno offerto denaro sia agli Albanesi che ai Macedoni, e che sia gli
uni che gli altri hanno poi chiesto la sua difesa.

Pancevski è un avvocato piuttosto conosciuto, e un tempo è stato pure
giornalista, l’altro ieri per il quotidiano “Vreme” ha dichiarato che
nei prossimi giorni rivelerà i nomi di tutti i funzionari che sono
immischiati in questo scandalo finanziario di primo ordine e che sta
preparando un dossier che desidera consegnare personalmente alla
procuratrice dell’Aia Carla del Ponte. Forse la gente sa che l’avocato
Pancevski, come ex giornalista, è eccezionale quando deve rivelare
qualche notizia e quando deve costruire una qualche storia per la prima
pagina; sicché non ha preso sul serio queste sue dichiarazioni,
espresse durante la conferenza stampa della scorsa settimana. Tuttavia
“Vreme” sa per certo che queste dichiarazioni tra gli internazionali
non sono passate proprio inosservate.

Immediatamente dopo che Pancevski ha annunciato che tutto ciò di cui
parla è documentato, è apparso in pubblico anche il portavoce della
NATO. Quest’ultimo molto freddamente ha smentito tutte le accuse e ha
dichiarato:

“Sono sorpreso dalla capacità di alcune persone di creare una notizia
dal nulla. Credo che debba esistere la libertà di espressione e che
ognuno possa dire ciò che vuole. Ma non in modo tale da creare il caos.
Se Pancevski ha delle prove che le presenti. Questa è una offesa per
tutti perché si piazzano delle false informazioni”, ha dichiarato il
portavoce della NATO Craig Ratcliff.

E mentre tutti si aspettavano che questa dichiarazione del portavoce
della NATO richiamasse Pancevski al duello, l’avvocato macedone, che
vanta un’esperienza ventennale, è rimasto in silenzio e solo giorno per
giorno col contagocce ha piazzato una per una le sue informazioni, non
volendo, nemmeno ai giornalisti che gli erano più vicini, fare i nomi
di almeno uno dei funzionari stranieri che sarebbero immischiati in
questo scandalo.

Però, ieri per “Vreme” ha dichiarato che a breve, quando sarà sicuro
al cento per cento che i suoi clienti, i quali sono stati collaboratori
dietro l’offerta di denaro e hanno testimoniato falsamente, spiegherà
tutto per filo e per segno. Alla domanda sul perché si è comunque
rivolto al pubblico con queste accuse seriose quando non è ancora
pronto per andare fino in fondo, Pancevski ha dichiarato che il suo
motivo principale è che è stata messa in gioco la vita di uno dei suoi
clienti, perché agenti stranieri avrebbero cercato di rapirlo nel
centro della capitale macedone. L’intenzione principale, come afferma
l’avvocato Pancevski, era di liquidare questo cliente per ora anonimo,
che ha cercato la difesa del legale di Skopje.

“Dovevo dire all’opinione pubblica tutto quello che so. Il pubblico è
l’unica difesa per il mio cliente. Subito dopo che sono stato a Skopje
ho rivelato le mie intenzioni, agenti stranieri dei servizi segreti
sono giunti in contatto coi miei clienti e li hanno minacciati di
liquidare sia loro che le loro famiglie, nel caso in cui fosse giunta
in pubblico qualsiasi informazione o qualsiasi prova che alcuni alti
funzionari della NATO e del Tribunale dell’Aia hanno pagato i
testimoni”, ha dichiarato Pancevski.

L’avvocato afferma di essere in possesso di video, fatture per quanto
denaro è stato speso per le false dichiarazioni e altri materiali come
prove. Pancevski afferma di essere consapevole che ciò che sta facendo
ha il favore delle persone ai vertici della NATO e del Tribunale
dell’Aia perché quelli che hanno montato la storia e il mostruoso
scenario lo hanno fatto senza informare la centrale della NATO.

“Sono sicuro che i responsabili della NATO e del Tribunale dell’Aia
appoggeranno la difesa dei miei clienti perché si tratta di persone che
devono amministrare grandi somme di denaro, per questo gli servono casi
concreti. Credo che mi sostengano perché secondo tutte le convenzioni
internazionali e tutti gli accordi è vietato l’abuso di posizioni di
potere”, conclude Pancevski.

D’altra parte quest’uomo che afferma di voler proseguire sulla strada
che ha intrapreso finché non rivelerà i colpevoli per ciò che è
accaduto tre anni fa, è stato forse il primo avvocato in Macedonia che
ha iniziato a parlare pubblicamente dei crimini di “Vejce”, dove sono
stati massacrati otto membri delle forze armate macedoni e della
polizia, così come del caso “Karpalak” quando sono stati uccisi nove
riservisti.

“Quello che succede è un grosso scandalo e una grande vergogna. Ho
tutte le prove che alti funzionari della NATO e del Tribunale hanno
tentato illegalmente di addurre prove false per alcune situazioni che
si sono verificate nel 2001. Sono coinvolti nomi noti, ma non posso
ancora renderli pubblici a causa degli interessi e della difesa dei
miei clienti. Tutte le prove sono preparate in più copie e depositate
in diversi luoghi per impedirne la distruzione. Tutta la verità sarà
presto resa nota”, afferma Pancevski.

La cosa interessante di tutta questa storia è che nessuno degli organi
ufficiali, almeno non pubblicamente, si è interessato a ciò che dice
quest’uomo. Forse anche questo è coperto da un velo come di solito
succede in Macedonia, un Paese che sta ancora imparando cosa è uno
stato di diritto che non può essere selettivo quando è in questione la
giustizia, e dall’altra parte sogna alla grande su come entrerà a breve
in Unione europea o nella NATO.

 
» Fonte: © Osservatorio sui Balcani


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Da: andrea
Data: Dom 11 Lug 2004 23:38:41 Europe/Rome
A: superquark
Oggetto: Lettera di protesta a SuperQuark


Lettera di protesta a SuperQuark

Alla cortese att.ne di: Piero Angela, Lorenzo Pinna


Nel corso del programma "SuperQuark", trasmesso su RaiUno martedi 6
luglio 2004, un discutibile servizio a cura di Lorenzo Pinna dedicato
alle ditte militari private affrontava tra l'altro il tema scottante
del ruolo della MPRI nella guerra fratricida jugoslava.

Con particolare riferimento alle "gesta" dell'esercito di Tudjman, la
voce di sottofondo di SuperQuark definiva "altamente professionale" il
servizio reso dalla MPRI ai croati, attribuendo alla suddetta societa'
privata il "merito" di aver capovolto gli esiti del conflitto "contro i
serbi", e di avere consentito il "ristabilimento della pace" nel 1995.
I curatori del servizio sceglievano dunque di raccontare ai
telespettatori una versione dei fatti che e' certo "politicamente
corretta", a giudicare dagli sforzi diplomatici in atto oggi per
accreditare a tutti i costi e contro ogni evidenza la Croazia come
Stato "democratico" e maturo per l'entrata nella UE... Questa stessa
versione dei fatti e' pero' anche completamente falsa.

La MPRI (Military Professional Resources Inc.) e' una societa' con sede
in Virginia, USA, notoriamente implicata sin dai primi anni Novanta
nell'addestramento e nel supporto logistico ai neocostituiti eserciti
croato, musulmano-bosniaco, macedone, nonche' alle milizie albanesi
tanto in Macedonia quanto nella provincia serba del Kosovo: al servizio
dunque di tutte e solamente le fazioni del secessionismo armato e del
nazionalismo filo-occidentale ed antijugoslavo. La MPRI non avrebbe
potuto prestare alcuna assistenza all'esercito della Croazia di Tudjman
se tale assistenza non fosse stata prevista ed incoraggiata dal
Pentagono. Il ruolo effettivo della MPRI nelle "professionalissime"
operazioni "Lampo" e "Tempesta" nelle Krajine ed in Slavonia
(1994-1995) si puo' riassumere nel modo seguente: centocinquantamila
profughi (circa il doppio se si considera il dramma dei serbi della
Croazia nel suo complesso: si confrontino ad es. le cifre dei profughi
attualmente stanziati in Serbia), centinaia di morti (bombardati
persino nei convogli, mentre erano in fuga, sui ponti sulla Sava) ed
altrettanti scomparsi (sui "desaparecidos" serbi della Croazia vedi ad
es. la documentazione al sito www.veritas.org.yu).

Il "successo" della MPRI in Croazia e' consistito cioe' nella piu'
grande e "meglio riuscita" operazione di epurazione etnica sul
territorio balcanico nel corso della guerra di squartamento della
Jugoslavia. Una operazione consistente nella eliminazione in toto della
componente autoctona serba e nella cancellazione della sua
rappresentanza politica (la Repubblica Serba della Krajina) dalle
cartine geografiche (*).

I sottoscritti - persone impegnate in attivita' di solidarieta'
internazionale e contro le guerre, operatori in ambito accademico, nel
settore della ricerca scientifica, italiani e jugoslavi - esprimono con
la presente la propria indignazione e sconcerto: il malcostume della
disinformazione e della propaganda di guerra ha evidentemente
attecchito anche la' dove si dovrebbe fare solo divulgazione
scientifica, persino dentro il piccolo spazio che la televisione
pubblica ancora (bonta' sua) riserva alla informazione scientifica.


Seguono adesioni:

Angelo Baracca, docente di Fisica all'Universita' di Firenze

Vincenzo Brandi, ricercatore presso l'ENEA Casaccia, Roma

Giuseppe Catapano, operatore nel settore delle telecomunicazioni, Roma

Andrea Catone, storico del movimento operaio, Bari

Franco Consalvi, funzionario pubblico, Roma

Olga Daric, traduttrice, Parigi

Pasquale De Sole, Laboratorio di Chimica Clinica del Policlinico
Gemelli (Università Cattolica S.Cuore), Roma

Spartaco Ferri, già partigiano nella Lotta di Liberazione contro il
nazifascismo, Roma

Miriam Pellegrini Ferri, scrittrice e Presidente del Gruppo Atei
Materialisti Dialettici (G.A.MA.DI.), Roma

Maria Fierro, funzionario pubblico, Roma

Babsi Jones, www.babsijones.org, Milano

Ivana Kerecki, sociologa e collaboratrice editoriale, Milano

Anita Krstic, operatore turistico, Milano

Serena Marchionni, bibliotecaria, Strasburgo (Francia)

Andrea Martocchia, Osservatorio Astronomico di Strasburgo

Edoardo Nucci, Ass. Internazionale per l'Amicizia e la Solidarieta' tra
i Popoli (AIASP), Roma

Ivan Pavicevac, conduttore della trasmissione radiofonica "Voce
jugoslava" , Roma

Cristiano Roman, lavoratore autonomo, Milano

Fabrizio Rossi, ingegnere industriale, Roma

Libero Vitiello, Dipartimento di Biologia, Universita' di Padova

Gilberto Vlaic, Dipartimento di Scienze Chimiche, Universita' di Trieste

Milica Vukelic, Milano


(*) Sulla pulizia etnica in Croazia vedi ad es.:
G. Scotti, "Operazione tempesta", Ed. Gamberetti

Per contatti: andreamartocchia @ libero.it


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http://liste.bologna.social-forum.org/wws/arc/forum/2004-07/
msg00150.html

Re: [BSF] Lettera di protesta a SuperQuark rossana
# From: rossana
# To: forum @ liste.bologna.social-forum.org
# Subject: Re: [BSF] Lettera di protesta a SuperQuark
# Date: Mon, 12 Jul 2004 08:24:21 +0200


At 23.38 11/07/2004, andrea wrote:
>Lettera di protesta a SuperQuark
>Alla cortese att.ne di: Piero Angela, Lorenzo Pinna
>Nel corso del programma "SuperQuark", trasmesso su RaiUno
>martedi 6 luglio 2004, un discutibile servizio a cura di Lorenzo Pinna
>dedicato alle ditte militari private affrontava tra l'altro il tema
scottante
>del ruolo della MPRI nella guerra fratricida jugoslava.


"I croati desiderano aderire alla NATO," ha aggiunto, "e se si vuole
essere ammessi a un club bisogna avere lo stesso aspetto dei membri".
Solo alcuni mesi dopo che la M.P.R.I. ha cominciato le sue attività in
Croazia, l'esercito di questo paese - fino ad allora raffazzonato e
incapace - ha lanciato una serie di sanguinose offensive contro le forze
serbe. Quella più importante é stata l'Operazione Tempesta di Tuoni,
cioé l'aggressione contro la regione della Krajina, durante la quale i
villaggi serbi sono stati saccheggiati e bruciati, uccidendo centinaia
di civili e scacciando dalle loro case circa 170.000 persone."

frammento tratto dall'articolo:

La privatizzazione della guerra di Ken Silverstein articolo pubblicato
da
"The Nation", 28 luglio 1997, tradotto nel n. 47, marzo 1998 di
<http://www.mercatiesplosivi.com/guerrepace/> Guerre&Pace


La storia degli interventi politici e militari dell'America abbonda di
inganni e scandali, con attori oscuri, avidi interessi e sforzi per
tenere
il pubblico al di fuori di quelle che di natura dovrebbero essere
decisioni
pubbliche. Ora questi sforzi hanno fatto un salto di qualità, per
portata e
dimensioni, che non ha precedenti. La privatizzazione, il processo
mediante il quale le responsabilità del governo vengono trasferite nelle
mani di aziende che non devono rendere conto a nessuno, è entrata
ora anche nelle sale dei signori della guerra.
Senza che se ne parlasse o discutesse, il governo ha inviato società
private - per la maggior parte dagli stretti legami con il Pentagono e
con
personale composto da esponenti delle Forze Armate in pensione - a
fornire assistenza militare e nel campo dell'ordine pubblico a alleati
esteri degli Stati Uniti. Il governo ha anche ampiamente esteso
l'impiego
di ditte private che forniscono supporto alle sue operazioni militari
all'estero, ivi incluse le azioni antidroga top-secret nell'America
Latina
e le attività di spionaggio e di addestramento militare per i "clienti"
degli
USA. Queste ditte non sono a loro volta per niente ansiose di parlare
delle loro attività. Nè lo è l'Ufficio del Dipartimento di Stato per il
Controllo sulle Attività Commerciali nel Settore Difesa, che ha il
compito
della supervisione della maggior parte di questo campo di attività
emergente e che ha respinto la mia richiesta di un'intervista per questo
servizio. Un funzionario del Dipartimento di Stato mi ha detto di
potermi
fornire informazioni molto scarse anche sul background generale, a
causa delle necessità di proteggere le "informazioni di proprietà" delle
società coinvolte (una scappatoia che rende il Freedom of Information
Act in effetti del tutto privo di incidenza in quest'area). Il
risultato é che la
maggior parte delle informazioni rimane nascosta dietro gli appelli del
governo al segreto o chiusa a chiave nei libri contabili delle società.

Ma sulla base delle testimonianze di chi ha parlato - e la maggior parte
di queste persone ha accettato di farlo solo a condizione di non essere
nominati - risulta chiaro che decine di società, che vanno da giganti
dell'alta tecnologia con un giro d'affari da 1 miliardo di dollari,
come la
SAIC, a piccole imprese gestite da marines in pensione, offrono
addestramento militare e tutta la relativa assistenza a governi
stranieri,
su proposta degli Stati Uniti. "I programmi vengono messi a punto per
perseguire i nostri obiettivi di politica estera", spiega un ex-alto
ufficiale della Defense Intelligence Agency (la DIA, i servizi segreti
dell'esercito americano). "Se non c'é l'approvazione del governo, le
società non si muovono".
Tra le imprese di primo piano ci sono la Military Professional Resources
Inc. (M.P.R.I.) che sta addestrando due eserciti dei Balcani e sta
cercando di espandersi in Africa; la Vinnell, che addestra la Guardia
Nazionale in Arabia Saudita; la Betac, che lavora a stretto contatto con
il Comando per le Operazioni Speciali, un ufficio riservato del
Pentagono
che si occupa di azioni segrete nel Terzo Mondo.
Un illuminante esempio della collaborazione tra aziende e governo in
queste attività é stato dato il 24 giugno scorso, quando la DIA ha
sponsorizzato un incontro a porte chiuse, intitolato "La privatizzazione
delle funzioni di sicurezza nazionale nell'Africa sub-sahariana". Vi si
sono trovati fianco a fianco la M.P.R.I. e altri appaltatori privati
degli Stati
Uniti, oltre a Eeben Barlow, direttore della nota società sudafricana
Executive Outcomes, che negli ultimi anni ha fornito mercenari ai
governi
di Angola e Sierra Leone e Timothy Spicer della Sandline International,
una società britannica il cui ingaggio lo scorso gennaio da parte del
governo del Papua Nuova Guinea ha irritato l'esercito di questo stato,
provocando un golpe.
Spicer era accompagnato dal rappresentante della Sandline negli Stati
Uniti, Bernie McCabe, un ex- funzionario delle Forze Speciali
dell'Esercito. La DIA ha cercato di non dare grande ufficialità a questo
evento, ma un partecipante mi ha detto, "Tutti i funzionari si sono
dichiarati in quell'occasione d'accordo con le società private riguardo
al
fatto che questo tipo di attività andrà fortemente intensificandosi nei
prossimi anni".

Il governo difende il suo ricorso a società private e dice che non
permetterebbe mai loro di inviare mercenari a supporto di un governo
estero, come fanno invece la Executive Outcomes e la Sandline.
"Fornire un addestramento militare é molto più che insegnare a qualche
tizio come sparare diritto", dice un funzionario del Dipartimento di
Stato,
che ha parlato a condizione che il suo nome non venisse citato. "Le
società offrono istruzioni su come gestire una forza militare in una
democrazia, in subordinazione al controllo civile e nel rispetto dei
diritti
umani".
Questa spiegazione suona sospettosamente simile alla giustificazione
addotta dal Pentagono per la School of the Americas a Fort Benning,
nello stato della Georgia, nella quale migliaia di soldati dell'America
Latina sono stati addestrati, come veniva sostenuto, a rispettare i
diritti
umani, solo per poi lanciarsi in travolgenti carriere di criminali di
guerra
una volta tornati a casa. Una spiegazione alternativa é che il ricorso
ad
appaltatori militari privati consente agli Stati Uniti di perseguire i
propri interessi geopolitici senza dovere dispiegare il proprio
esercito,
un sistema molto utile nei casi in cui l'addestramento viene fornito a
regimi con un curriculum agghiacciante in fatto di diritti umani. "E'
politica estera per procura", afferma Dan Nelson, ex-alto consulente per
la politica estera del deputato Richard Gephardt e ora professore alla
Old Dominion University. "Le aziende vengono utilizzate per svolgere
compiti che il governo, per motivi di bilancio o di delicatezza
politica, non
può svolgere in prima persona".
L'attuale situazione differisce sia per portata che per dimensioni dalle
pratiche adottate in passato, di cui l'esempio più noto venuto alla
luce è
quello dello scandalo Iran/contra. Oggi, le società più pesantemente
coinvolte non sono ritagli della CIA utilizzati principalmente in
operazioni segrete, ma aziende da diversi milioni di dollari con
interessi
diversificati. Il loro lavoro viene approvato nel corso dello
svolgimento
delle normali attività di enti governativi e messo in atto non da
persone
locali del paese estero addestrate dalla CIA, ma da alti funzionari
militari americani appena usciti dalle forze armate. Prima di offrire
assistenza ai governi stranieri, le società devono innanzitutto chiedere
una licenza dall'Ufficio per i Controlli sulle Attività Commerciali nel
Settore della Difesa presso il Dipartimento di Stato. "Le richieste di
licenza vengono esaminate con grande attenzione", mi ha raccontato un
funzionario della SAIC. "Anche quando si è ancora allo stadio dei
colloqui, si passa a un vaglio molto stretto".

Lo snellimento della burocrazia militare della Guerra Fredda - il
livello
degli effettivi é sceso del 30 per cento dalla fine di quest'ultima - ha
spinto un numero enorme di veterani militari, dai ranghi più alti a
quelli
dei semplici fanti, nel settore privato. Le uniche capacità
professionali
che molte di queste persone sono in grado di offrire sul mercato sono le
loro esperienze militari e paramilitari.
James Woods, che é andato in pensione come Viceassistente del
Segretario alla Difesa per gli Affari Africani nel 1994 e attualmente
lavora
a Washington come lobbysta della Cohen & Woods International, mi ha
raccontato che intere unità guidate da ex-membri delle Forze speciali
stanno tentando di vendere addestramento militare a governi esteri.
Queste società, molte delle quali si sono insediate presso basi militari
nazionali, "consistono essenzialmente in un militare in pensione seduto
in una camera di appartamento con un fax e un Rolodex", spiega.
"Servono come ponte di collegamento con l'ampio gruppo di militari in
pensione. Nei periodi tra una missione e l'altra non hanno molto da
fare".
Questi "soldati di ventura", pur continuando a occupare una nicchia di
mercato, stanno incontrando sempre maggiori difficoltà a rimediare
qualcosa che vada al di là dei piccoli contratti di consulenza su
operazioni antiterrorismo o di incarichi limitati per offrire
protezione a
VIP in trasferta. Per i progetti di più ampio respiro, i guerrieri
"freelance"
hanno decisamente perso terreno rispetto alle società che hanno buone
connessioni con le alte sfere del governo e l'elite dei funzionari
militari
in pensione. Come mi ha detto un funzionario del Pentagono incaricato
della selezione del personale, "la privatizzazione é un modo come
l'altro
per ricompensare gli ex-alunni". E' sempre la stessa porta girevole:

* Alla M.P.R.I., ventidue funzionari dell'azienda sono ex-esponenti
militari di alto rango. Tra di essi vi é il Gen. Carl Vuono, Capo di
Stato
Maggiore dell'Esercito durante l'invasione del Panama e la Guerra del
Golfo, il Gen. Ed Soyster, gi` capo della DIA, e il Gen. Frederick
Kroesen,
ex-comandante delle forze USA in Europa.

* La Vinnell é di proprietà della B.D.M., una megazienda di Beltway
controllata dal Carlyle Group, una società di investimento diretta
dall'ex-Segretario di Stato James Baker, dall'ex-capo del bilancio della
Casa Bianca Richard Darman e dall'ex-Segretario alla Difesa Frank
Carlucci.
Il presidente della B.D.M., Philip Odeen, ha guidato la task force del
Pentagono incaricata di riorganizzare il settore militare per il
ventunesimo secolo.

* Del consiglio di amministrazione della SAIC hanno fatto parte due
ex-segretari alla Difesa, William Perry e Melvin Laird, e due ex-capi
della
CIA, John Deutch e Robert Gates.

La privatizzazione comporta per il governo tutta una serie di vantaggi.
Oltre a fornire un motivo plausibile per negare la paternità delle trame
estere, consente a Washington di apportare tagli al personale militare,
conservando allo stesso tempo la capacità di influenzare e dirigere
missioni di portata enorme. Società che lavorano in appalto possono
addestrare un intero esercito straniero. Il Programma Internazionale di
Addestramento ed Educazione Militare del Pentagono (IMET) fornisce
invece generalmente istruzioni a non più di qualche decina di soldati.
La
maggiore tra le operazioni dell'IMET in corso é quella in Honduras, dove
266 soldati e ufficiali sono in corso di addestramento. "Le società
private
aumentano la nostra capacità di fornire addestramento all'estero",
afferma il Tenente Generale Larry Skibbie, che attualmente lavora
all'America Defense Preparedness Association. "Continueremo a vedere
un intensificarsi di questo fenomeno, mentre proseguiranno i tagli alle
nostre forze in uniforme".
Nel campo dell'addestramento militare é la M.P.R.I. a fare la parte del
leone. La società, che ha sede ad Alexandria, in Virginia, é stata
fondata
nel 1987 da un generale dell'esercito in pensione, Vernon Lewis. Un
opuscolo riporta orgogliosamente che la M.P.R.I. - la quale mantiene un
archivio computerizzato con i nomi di 2000 membri delle forze armate in
pensione - offre la "migliore esperienza aziendale militare del mondo e
dispone di "unità operative e/o rappresentanti sul campo presso sedi
militari in tutti gli Stati Uniti e all'estero".

L'anno scorso il governo bosniaco ha dato incarico alla M.P.R.I. - che
ha
avuto la meglio, in un'offerta d'appalto, sulla SAIC e la B.D.M. - di
addestrare le sue forze armate. Il programma, il cui costo é di 400
milioni
di dollari, viene pagato in gran parte dall'Arabia Saudita, dal Kuwait,
dal
Brunei e dalla Malaysia. L'obiettivo di questo programma di
addestramento, che é supportato da ampie forniture di armamenti da
parte degli Stati Uniti all'esercito bosniaco, secondo quanto si
afferma é
quello di fare da deterrente rispetto all'esercito serbo, meglio
armato. Ma
essendo l'esercito serbo in gravi difficoltà, molti osservatori della
regione
sono sempre più preoccupati della possibilità che un esercito bosniaco
riaddestrato e dotato di nuove armi possa sentirsi incoraggiato ad
attaccare le forze serbe dopo che le forze multinazionali si saranno
ritirate, come si prevede che debbano fare nel 1998. [SIC]
La M.P.R.I. ha offerto consulenze anche ai militari croati, una
relazione
che é cominciata nell'aprile del 1995, in occasione di uno dei periodi
di
combattimento più intensi della guerra balcanica. La M.P.R.I. ha inviato
in Croazia un team guidato da un certo numero di ufficiali in pensione,
tra cui il Gen. Vuono, il Gen. Richard Griffits e il Gen. Crosbie
Saint, che
dal 1988 al 1992 ha comandato l'Esercito USA in Europa. Un portavoce
del Dipartimento di Stato, John Dinger, ha detto che la M.P.R.I. ha
aiutato
i croati a evitare "eccessi o atrocità nelle operazioni militari". Il
portavoce della M.P.R.I., il capo della DIA in pensione Ed Soyster, mi
ha
detto che la società ha semplicemente "offerto consulenza sul ruolo
dell'esercito in una società democratica".
"I croati desiderano aderire alla NATO," ha aggiunto, "e se si vuole
essere ammessi a un club bisogna avere lo stesso aspetto dei membri".
Solo alcuni mesi dopo che la M.P.R.I. ha cominciato le sue attività in
Croazia, l'esercito di questo paese - fino ad allora raffazzonato e
incapace - ha lanciato una serie di sanguinose offensive contro le forze
serbe. Quella più importante é stata l'Operazione Tempesta di Tuoni,
cioé l'aggressione contro la regione della Krajina, durante la quale i
villaggi serbi sono stati saccheggiati e bruciati, uccidendo centinaia
di
civili e scacciando dalle loro case circa 170.000 persone.
Roger Charles, un tenente colonnello in pensione e ricercatore militare
della Marina americana, che é stato premiato per la sua opera dalla
Investigative Reporters and Editors Association, é convinto che la
M.P.R.I. abbia svolto un importante ruolo nella campagna di Krajina.
"Nessun paese può passare dalle milizie composte da canaglie raccolte
per la strada alla messa in atto di un'offensiva militare professionale,
senza avere ricevuto aiuto", afferma Charles, che ha analizzato per
lungo tempo le attività della M.P.R.I. "I croati hanno fatto un buon
lavoro
di coordinamento dei mezzi blindati, dell'artiglieria e della fanteria.
Non é
qualcosa che si impara mentre si riceve un addestramento sui valori
democratici".
Un ufficiale di collegamento croato ha raccontato alla stampa locale che
solo alcune settimane prima dell'offensiva il Generale Vuono ha tenuto
un incontro segreto ad alto livello nell'isola di Brioni, di fronte
alla costa
della Croazia, con il Gen. Cervenko, l'architetto della campagna di
Krajina. Nei cinque giorni che hanno preceduto l'attacco, si sono tenute
almeno dieci riunioni tra il Generale Vuono e gli ufficiali che hanno
partecipato alla campagna.

In un certo senso, il fatto che la M.P.R.I. abbia diretto la campagna di
Krajina o meno è secondario. "Una volta che si é fornito addestramento
non c'é modo di controllare come le abilità che avete insegnato vengono
usate", dice Loren Thompson, uno specialista militare presso l'Alexis de
Tocqueville Institution, un'organizzazione conservatrice. Dato il
curriculum della Croazia nel ventesimo secolo, afferma - soprattutto la
sua collaborazione con i nazisti - "non siamo sicuri che sia
desiderabile che questo paese abbia un esercito professionale".
La M.P.R.I. nega di avere aiutato i croati ad armarsi, ma anche in
questo
caso si trovava in una posizione per svolgere come minimo un ruolo
indiretto. Secondo un funzionario governativo in pensione, che fa da
intermediario per gli accordi relativi agli acquisti di apparecchiature
militari, Zagabria ha comprato armamenti da un commerciante di armi
tedesco, Ernst Werner Glatt, fino ad almeno l'anno scorso. Negli anni
'80,
Glatt era il mercante d'armi preferito dalla CIA, che lo ha scelto per
vendere armi ai contras in Nicaragua e ai mujahedin in Afghanistan, tra
gli altri. Glatt é arrivato a fornire 200 milioni di dollari di armi
all'anno,
denaro che gli è servito per acquistare una tenuta in Virginia, che ha
chiamato Aquila Nera, un simbolo della Germania nazista.
Durante lo stesso periodo Soyster, che ora lavora presso la M.P.R.I.,
lavorava per la DIA, che assegnava anch'essa l'appalto di affari a
Glatt.
Quest'ultimo ha ricevuto somme enormi dalla DIA nel corso degli anni
'80 affinché si procurasse armi sovietiche da spedire negli Stati
Uniti, da
dove venivano inviate a strutture militari che lavoravano per gli USA in
America Latina, Asia e Africa. Dopo che Soyster si é ritirato, lui e
Glatt
sono diventati soci d'affari in almeno un contratto per la vendita di
armi.

Il coinvolgimento nei balcani della M.P.R.I. é un caso eloquente di
"ricompensa per gli ex-alunni". Il Tenente Gen. James Chambers ha
servito per trentasei anni nell'Aviazione, con l'incarico per un certo
tempo
di direttore delle operazioni estemporanee in Bosnia. Dopo il suo
pensionamento, é diventato vicepresidente della M.P.R.I. Il Gen. John
Sewall, che ora lavora per la società in Croazia, prima di andare in
pensione é stato consulente speciale del Pentagono per la Federazione
Musulmano-Croata, creata nel 1994 su iniziativa degli Stati Uniti.
L'anno
successivo, Sewall e un altro ufficiale hanno effettuato numerosi viaggi
in Bosnia e Croazia. Gli osservatori europei ritengono che la loro
missione fosse quella di offrire consulenze militari, un'attività allora
bandita da un embargo delle Nazioni Unite. "Se non sono coinvolti in
qualche programma di pianificazione militare, cosa ci fanno ll?" si é
lamentato all'epoca un comandante francese, "dobbiamo forse credere
che Sewall e i suoi siano dei turisti?". [...]

Da: Gilberto Vlaic
Data: Lun 12 Lug 2004 13:47:46 Europe/Rome


RITORNO DALLA ZASTAVA DI KRAGUJEVAC

Viaggio del 2-5 luglio 2004
(resoconto di viaggio a cura Gilberto Vlaic del gruppo ZASTAVA Trieste)

Questa relazione e’ suddivisa in cinque parti:

1. Introduzione
2. Materiale trasportato, cronaca del viaggio, assemblea con i
lavoratori
3. L'incontro con i profughi da Pec (Kosovo)
4. Il microprogetto artigianato
5. Stato attuale della Zastava e situazione generale in Serbia


Introduzione

Vi invio un resoconto del viaggio appena concluso alla Zastava di
Kragujevac per consegnare le adozioni a distanza che fanno capo al
Gruppo Zastava di Trieste e al Coordinamento Nazionale RSU CGIL.
Questo resoconto si lega alle altre relazioni scritte con cadenza
praticamente trimestrale.

Sono tutte reperibili su diversi siti, tra i quali
- il sito del coordinamento RSU, all’indirizzo:
http://www.ecn.org/coord.rsu/
seguendo il link: Solidarietà con i lavoratori della Jugoslavia:
http://www.ecn.org/coord.rsu/guerra.htm
dove sono anche descritte in dettaglio tutte le iniziative in corso.
L'ultima relazione relativa al viaggi di marzo 2004 si trova
all'indrizzo
http://www.ecn.org/coord.rsu/doc/altri2004/2004_0315zastava.htm

Nello stesso sito segnalo un interessantissimo articolo di Enrico
Vigna, della associazione SOS Jugoslavia di Torino, che ha incontrato a
marzo scorso Cedomir Pajevic, vice segretario del Sindacato Samostalni
della Zastava, e Ruzica Milosavljevic, che dello stesso sindacato della
Zastava è stata segreteria generale. Ne è uscita fuori una vasta
intervista che descrive in dettaglio il drammatico quadro della realtà
serba post bellica.
Segnalo inoltre come molto interessante la relazione del viaggio svolto
a maggio scorso dall'associazione di Roma ABC, solidarieta' e pace
all'indirizzo
http://www.ecn.org/coord.rsu/doc/altri2004/2004_0527_abc.zip

Tutti I nostri resoconti sono presenti anche sul sito del Coordinamento
Nazionale per la Jugoslavia, all'indirizzo:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/messages
che contiene inoltre centinaia di articoli sulla situazione nei Balcani
difficilmente reperibili sulla stampa nazionale.


Materiale trasportato e cronaca del viaggio

A questo viaggio ha partecipato una delegazione piuttosto numerosa:
Arianna, Adriano e Gilberto da Trieste, Barbara da Spinea (VE) Matej da
Gorizia, Kristian da Udine e Antonella, Alberto, Giorgio Gilberto,
Flaudio e Maria Assunta da Sacile (PN).
Abbiamo utilizzato due pullmini fornitici gratuitamente dalla
cooperativa Itaca e dalla Associazione Triestina di Solidarieta'
Internazionale.

Avevamo una ventina di scatole di vestiario usato, due scatoloni di
giocattoli ed una dozzina di pacchi di regali alle famiglie jugoslave
da parte delle famiglie adottanti italiane.

Inoltre avevamo 150 sacchetti contenti ciascuno:
mezzo chilo di sapone liquido
mezzo litro di shampoo
due dentifrici
per un valore totale di 1200 euro offerti dai distretti sociali
dell'Area 4 delle COOP consumatori Nord-Est da distribuire ai ragazzi
da noi adottati.

Le adozioni da distribuire erano 130, di cui ben 19 nuove, per un
valore complessivo di 15.585 euro. La maggior parte erano quote
trimestrali da 75 euro.

Avevamo anche medicinali per circa 1.200 euro, costituiti da bende
umide per due fratelli colpiti da una rara malattia della pelle (li
abbiamo presi a nostro carico da sei mesi), da antibiotici pediatrici e
da insulina.

Infine avevamo 1.749,50 euro frutto della vendita dei prodotti di
uncinetto di otto operaie licenziate e una delle ragazze adottate, che
ci avevano affidato i loro lavori in conto vendita a marzo scorso,
all’interno del microprogetto artigianato.

Avevamo già acquistato a Kragujevac materiale scolastico e per igiene
personale per un totale di 2100 euro. Illustrerò questo aspetto nella
terza parte di questa relazione (L'incontro con i profughi da Pec).

Ricordo che le spese di viaggio sono state direttamente sostenute dai
partecipanti, senza alcuno storno dai fondi ricevuti per le quote di
adozione a distanza da distribuire (come del resto in tutti i
precedenti viaggi effettuati). Il viaggio e' costato complessivamente,
compresi pernottamenti e pasti, poco meno di 1600 euro.

Siamo partiti da Trieste alle 9 del mattino e siamo arrivati a
Kragujevac alle 10 di sera, senza alcun problema durante il viaggio se
non una estenuante coda (piu' di due ore) per il passaggio da Croazia a
Serbia, dovuta al gran numero di emigrati che tornavano a casa per
l'estate. Tempo bello sia durante il viaggio che durante i due giorni
trascorsi a Kragujevac.
Dopo lo scarico dei furgoni, cena con Rajka e Milja dell'ufficio
adozioni del Sindacato Samostanli, e con Delko e Rajko, rispettivamente
segretario e vicesegretario dello stesso Sindacato.

Il mattino del sabato abbiamo verificato le liste delle adozioni e
preparato le buste con il denaro.

Abbiamo incontrato anche i direttori e i delegati di due delle unita'
di produzione in cui è scomposta la Zastava: Zastava ALATI
(fabbricazione di utensili, 352 dipendenti) e Zastava 21 ottobre
(stampaggio componenti plastiche per auto e loro verniciatura, 637
lavoratori). E' in corso la sbobinatura della registrazione di questi
due incontri.

Ci siamo poi recati all'incontro con i profughi da Pec (di cui scriverò
dopo) passando attraverso il suggestivo Parco della Rimembranza di
Kragujevac, dove il 21 ottobre 1941 furono sterminate per rappresaglia
dai nazisti 7300 persone, tra le quali 2500 operai della Zastava e gli
studenti del locale liceo, insieme ai loro professori. Molti monumenti
costruiti con pietre provenienti dalle varie Repubbliche che
costituivano la Repubblica Federativa Socialista di Jugoslavia
ricordano quell'eccidio. E' un luogo di straordinaria intensita'.

Pomeriggio dedicato alla visita di varie famiglie con figli adottati
dai membri della delegazione; le condizioni di queste famiglie sono
sempre difficili, e non si vedono prospettive per il futuro, ma questi
incontri si svolgono sempre in un clima di festa e di vera amicizia.
Dobbiamo sempre stare attenti a non esagerare con gli squisiti dolci
che ci offrono!

La sera vediamo con interesse che il telegiornale regionale di Sumadija
dà ampio e approfondito spazio alla nostra presenza e trasmette lunghi
pezzi del nostro incontro con i bambini provenienti da Pec.

Il mattino di domenica abbiamo distribuito le quote delle adozioni
delle nostre associazioni; la costante crescita del numero delle
adozioni dei nostri gruppi fa sì che la grande sala della direzione
dove avvengono questi incontri sia praticamente al suo limite di
capienza. L'atmosfera è festosa, siamo sommersi di bottiglie di rakja
fatta in casa, di marmellate, di miele, doni che riporteremo con noi in
Italia e che, pur con qualche difficolta' di tipo geografico,
consegneremo alle famiglie italiane.

Alla fine dell’assemblea abbiamo consegnato il ricavato della vendita
dei prodotti di artigianato nel periodo dicembre-marzo e prelevato
tutto il materiale che le donne avevano preparato (alcune valigie);
come sempre ci e' stato consegnato in conto vendita.

Durante il pranzo abbiamo raccolto i dati aggiornati sulla fabbrica e
alcune informazioni generali della situazione economica e sociale
complessiva del Paese; sono riportate di seguito.

Nel pomeriggio abbiamo visitato altre famiglie; infine abbiamo salutato
i nostri amici con la promessa di rivederci al prossimo viaggio che si
svolgera' dal 10 al 13 settembre prossimi..

Lunedi' durante il viaggio di ritorno ci siamo fermati a Belgrado dove
abbiamo attraversato il viale delle ambasciate, che ospita tutta una
serie di ministeri completamente distrutti dai bombardamenti del 1999.

Abbiamo anche visitato il parco di Tasmaidan, dove sono eretti il
monumento in ricordo delle 16 persone uccise dal bombardamento della
sede della televisione e quello ai bambini vittime dei bombardamenti
sulla Jugoslavia; e' una semplicissima stele di marmo nero dove, su due
ovali, in Serbo e in Inglese, e' incisa la frase "Eravamo solo bambini".

A Novi Beograd, malgrado non avessimo medicinali da consegnare, ci
siamo fermati a salutare la dottoressa Dragana e le sue collaboratrici
al reparto sterile dell'ospedale pediatrico; appuntamento anche qui a
settembre prossimo.
Siamo ripartiti per Trieste, dove siamo arrivati verso le 10 di sera di
lunedi' 5 luglio.


L'incontro con profughi di Pec

Dobbiamo ricordare che in Serbia vivono circa un milione di profughi
provenienti dalle varie repubbliche (nate dopo la dissoluzione della
RFSJ) e dal Kosovo; la loro è una situazione disperata, senza aiuti,
senza prospettive. Sono invisibili a tutto il mondo.

Una nostra adottante aveva deciso ad aprile di chiedere ai propri
familiari ed amici, in occasione del suo compleanno, di trasformare in
sottoscrizione a noi i regali per questa ricorrenza; ci ha consegnato
quindi 1000 euro.
E' così nata l'idea di fornire a un gruppo di 65 bambini figli di
profughi il materiale scolastico per il prossimo anno.
La sottoscrizione straordinaria lanciata tra i nostri adottanti a
maggio ha fruttato ulteriori 864 euro.

Abbiamo quindi comperato direttamente a Kragujevac i seguenti materiali
scolastici e di igiene personale
650 quaderni formato A4
65 albums da disegno
390 penne biro
65 scatole di pennarelli
65 righelli e sqadrette
65 compassi
195 gomme da matita
260 matite
65 scatole di acquarelli
65 confezioni di detersivo in polvere da 3 kili
65 bottiglie di shampoo da 1 litro
130 saponette
65 spazzolini da denti
65 dentifrici
Inoltre abbiamo acquistato 100 zainetti con la scritta
Gruppo Zastava Trieste (in Serbo, alfabeto cirillico)
Non bombe ma solo caramelle (in Italiano)
per una spesa complesiva di 2.099,25 euro.

Abbiamo riportato con noi in Italia gli zainetti in eccesso, che
porremo in vendita come ulteriore forma di finanziamento tra i nostri
sottoscrittori.

I bambini che così abbiamo aiutato sono 65, figli di lavoratori Zastava
dello stabilimento di Pec (Kosovo) e di numerose famiglie Rom della
stessa città, espulsi dalla loro terra e dalle loro case dall'UCK.

L'incontro con loro è stato straziante.
Sono ammassati in un piccolo ex centro commerciale, dove con tramezzi
di legno sono state ricavate "stanze" di circa 20 metri quadrati dove
sopravvivono in totale circa 200 persone; ciascuna stanza è occupata da
una famiglia, spesso allargata a nonni e zii, ed è costituita da 5 -
10 persone.
Un solo bagno a disposizione di tutti, senza riscaldamento, in
condizioni igieniche e sanitarie tragiche.
Manca tutto, ma proprio tutto quello che dovrebbe salvaguardare almeno
i diritti minimi, l'essenziale per la sopravvivenza.

Consegnamo in strada ai bambini il nostro regalo e loro, dapprima
timidissimi, ci ringraziano con canzoni della loro terra, a cui si
uniscono poi uomini e donne, ed in questi canti si sente tutta la
nostalgia per il luogo di origine e di fronte a loro si pensa subito
che non è abbastanza e che al nostro ritorno non potremo abbandonarli,
facendoli diventare di nuovo invisibili.

La gente vuole che entriamo nell'edificio, e con molta dignità ci
mostra le proprie condizioni di vita; le barriere linguistiche cadono
di fronte agli sguardi, e si capisce tutta l'impotenza di questi
genitori, fino a ieri operai che potevano sperare in un futuro per i
loro figli, ed ora senza alcuna prospettiva per il domani.

Ecco, il gruppo Zastava Trieste ha da adesso altre decine di bambini a
cui portare periodicamente la solidarietà degi loro amici italiani.
Sarà difficile, ma speriamo di farcela, con il vostro aiuto.


Il microprogetto artigianato

Questo progetto e' iniziato nel maggio 2003 e coinvolge al momento
circa una decina di operaie licenziate.
Su prezzi decisi dalle donne, noi riportiamo in Italia lavori di ricamo
e di uncinetto e li poniamo in vendita.
Si tratta di un salto di qualita' all'interno della campagna di
solidarieta'. Nel campo delle adozioni infatti c'e' inevitabilmente la
differenza tra chi da' e chi riceve; qui invece c'e' un rapporto
assolutamente paritario tra chi produce una merce e chi la compra.
La vendita di questi lavori si era svolta fino a marzo scorso nelle
forme a noi consuete, attraverso rapporti personali con gli acquirenti,
nelle sagre e nelle feste a cui partecipiamo con i nostri banchetti.
La presenza delle COOP ha fatto per il momento decollare questo
progetto, in quanto si sono allargati notevolmente i canali di
vendita, soprattutto grazie al prezioso lavoro di Gaetano.

In questo viaggio abbiamo consegnato alle donne la cifra di 1.749,50
euro,
Il totale generale del denaro consegnato fino ad ora è giunto quindi a
2.866,50 euro.

Anche questa volta abbiamo riportato in Italia tutto il materiale
prodotto, che ha coinvolto 10 donne.


Stato attuale della Zastava e situazione generale in Serbia

Nelle relazioni dei nostri viaggi precedenti, a partire da ottobre
2002, sono state fornite ampie e dettagliate informazioni sulla
situazione occupazionale, salariale e sindacale dei lavoratori della
Zastava, aggiornate ogni tre mesi. Di tanto in tanto sono stati anche
forniti dati aggregati per l'intero Paese.
Gli indirizzi a cui ritrovare queste relazioni sono riportati
nell’introduzione di questo documento.

Non si registrano significative variazioni rispetto ai dati contenuti
nella relazione di marzo 2004. Riporto i dati piu' significativi.

Il cambio attuale euro/dinaro e' salito a 1 a 71,7 (era 1 a 70 a
marzo)..

La popolazione totale del Paese e' di 10,5 milioni circa, di cui circa
3 milioni in Kosovo.

Il numero totale degli occupati in Serbia (escluso Kosovo) e' di 1,8
milioni.
Di questi almeno 400.000 lavoratori ricevono solo saltuariamente il
salario.
Il salario medio pesato su tutte le categorie e' di 13.455 dinari (188
euro).
Per poter vivere in modo dignitoso una famiglia costituita da tre
persone dovrebbe poter avere un reddito pari a 1.8 volte il salario
medio (cioè 24.000 dinari).
Gli scaglioni salariali nazionali sono i seguenti:
percepisce uno stipendio fino a 7657 dinari/mese il 11.2% dei lavoratori
da 7657 a 15314 il 44.9%
da 15314 a 22971 il 32.4%
al di sopra di 22971 il restante 11.5%

Il rapporto lavoratori/pensionati e' ora di 1,21; era di 5 nel 1980.
Attualmente si può andare in pensione con 60 anni di età o 35
lavorativi per le donne e con 65 anni di età o 40 di lavoro per gli
uomini.

I disoccupati ufficiali sono 944.900; la disoccupazione e' salita del
4.5% nello scorso anno.

La privatizzazione ha interessato fino ad ora 1133 aziende con 156.660
dipendenti.

Lo stato attuale dei lavoratori Zastava e' il seguente:
• poco meno di 10.000 lavoratori sono stati licenziati nell’agosto del
2001, ricevendo una una liquidazione di 100 euro per anno lavorato
• circa 17.000 lavoratori sono attualmente occupati, suddivisi in 38
unita' produttive indipendenti.
Le realta' piu' importanti sono:
- Zastava automobili con circa 4300 lavoratori (a fronte di 13500 prima
dei bombardamenti); i due terzi sono impiegati ed un terzo operai; si
aggiungono a questi per 10-15 giorni al mese 550 lavoratori in cassa
integrazione (chiamati ZZO dal nome dell'ufficio di collocamento
interno alla Zastava: Zastava Zaposljvanje i Obrazovanje).
- Zastava camion con circa1500 lavoratori.
Il piano di produzione per il 2004 per le auto è stato rivisto al
ribasso a maggio scorso e la cifra ora pianificata è di 18.000 vetture
(modelli Florida e Yugo).
La produzione reale nei primi sei mesi dell'anno è stata di 5140 auto.
Ricordiamo che venivano prodotte prima dei bombardamenti 220.000
vetture/anno

Per quanto riguarda i camion a fronte di 70 unità previste al mese la
produzione reale è di 40 al mese.

Il salario medio di questi 17.000 lavoratori è di 15.666 dinari/mese.

• Circa 9400 lavoratori erano stati posti in cassa integrazione a zero
ore nell'agosto del 2001, con indennita’ mensile di circa il 45% del
salario della categoria di appartenenza; la cassa scade il 31/8/2005 e
non si ha alcuna previsione sul destino di questi lavoratori.
Al 1-7-2004 restano in cassa integrazione 6581 lavoratori.
Rispetto al dato iniziale infatti nel periodo agosto 2001 - giugno 2004:
67 sono morti
2196 hanno accettato una liquidazione di 100 euro per anno lavorato,
perdendo quindi ogni rapporto con la fabbrica
90 sono andati in pensione di invalidità
321 hanno trovato altro lavoro a tempo indeterminato
55 si occupano della gestione di ZZO

Circa 900 trovano saltuariamente lavoro a chiamata presso altre aziende
(per esempio raccolta stagionale della frutta)

Il piano di privatizzazioni a Kragujevac citta’ ha interessato al
momento 10 fabbriche con complessivi 950 lavoratori.

Per quanto riguarda la Zastava, nel periodo coperto da questa
relazione, non ci sono state altre privatizzazioni, oltre quelle già
segnalate in precedenza (Jugomedica con 12 lavoratori e il reparto
Zastava Engineering con 27 lavoratori);

I lavoratori jugoslavi continuano ad essere in condizioni di oggettiva
debolezza e devono fare i conti con la necessità di una ricostruzione
post-bombardamenti che ha ormai da quasi tre anni assunto una chiara
direttrice iper-liberista.
Lo Stato, governato da una coalizione di centro destra e fortemente
allettato e subordinato alle promesse di aiuto occidentali, ha lasciato
al libero mercato ogni decisione. Così i prezzi aumentano, le scuole e
la sanità diventano prestazioni disponibili solo per i più ricchi, le
fabbriche, le zone industriali sono all’asta di profittatori
occidentali che comprano tutto a prezzi bassi e ponendo condizioni di
lavoro inaccettabili.
Le famiglie che aiutiamo materialmente esprimono la loro gratitudine
per questi aiuti che sono indispensabili per la loro sopravvivenza; una
delle loro grandi preoccupazioni e’ di non rimanere soli, abbandonati
ed invisibili al resto del mondo.

Dobbiamo continuare i nostri sforzi affinche’ giunga a loro la nostra
solidarieta’ e fratellanza materiale e politica.

-----

Intervento
a nome della Associazione Non Bombe ma solo Caramelle, del gruppo
Zastava Trieste, del coordinamento delle RSU della CGIL e delle COOP
del Nord-Est

svolto da Gilberto Vlaic all’assemblea dei lavoratori della Zastava di
Kragujevac il 4 luglio 2004 in occasione della consegna delle adozioni
a distanza raccolte a favore delle famiglie dei lavoratori tutt’ora
senza lavoro e senza salario a causa dei bombardamenti del 1999 della
NATO sulle fabbriche della Jugoslavia.


Care ragazze e cari ragazzi, porto a voi e ai vostri genitori il più
affettuoso e fraterno saluto delle associazioni che qui rappresentiamo:
l'Associazione Non bombe ma solo Caramelle
il Gruppo Zastava Trieste
il coordinamento delle Rappresentanze Sindacali Unitarie della CGIL
le Cooperative dei consumatori del Nord-Est.
Per quanto riguarda me, sono più che felice di poter essere una altra
volta con voi, che considero le mie sorelle e i miei fratelli jugoslavi.
In questo viaggio abbiamo con noi 130 adozioni, di cui 19 sono
competamente nuove.
Ormai ho già parlato molte volte in questa sala di fronte a voi sui
motivi di questa campagna di solidarietà e quindi potrei fare a meno di
dirli di nuovo, ma la presenza di numerose famiglie nuove mi spinge a
ripetermi.

Noi non abbiamo dimenticato ciò che la NATO ed il governo italiano
hanno fatto a voi e alla Jugoslavia nel 1999. La Jugoslavia, al centro
dell'Europa, è stata aggredita in nome di una presunta ingerenza
umanitaria, in realtà per scardinarne il sistema politico e sociale e
per impadronirsi del suo territorio, dal quale si controllano tutti i
flussi delle merci dall'Asia all'Europa.
E poi è capitato all'Afghanistan, e poi all'Iraq, mentre il popolo
palestinese è prigioniero e massacrato nella propria terra.
A ognuna di queste aggressioni sono stati dati nomi diversi: operazione
di polizia internazionale, ingerenza umanitaria, guerra preventiva al
terrorismo.
La realtà è sotto gi occhi di tutti, basta volerla vedere: queste
aggressioni servono per distruggere sistemi sociali e politici invisi
all'Occidente, a controllare territori ritenuti strategici, a
impadronirsi di materie prime fondamentali.
Il mondo che invece noi vogliamo deve essere un mondo di pace, che
abbia la dignita' del lavoro come suo elemento principale, un mondo
libero senza barriere, dove non esistono popoli sfruttatori e popoli
sfruttati, dove i giovani possono istruirsi e poi lavorare nella
propria terra, senza diventare servi a basso costo del capitale.

Il nostro NO alle guerre di aggressione dell'imperialismo deve essere
senza condizioni, non solo perchè portano lutti, distruzioni,
incertezza per il futuro, ma perche' i loro scopi sono assolutamente
opposti ai nostri interessi come classe sociale.
E l'arma piu' forte che abbiamo è la solidarietà internazionalista tra
i lavoratori.
Questi nostri viaggi e gli incontri tra di noi sono un esempio
concreto di questa solidarietà, e non potrebbero aver luogo senza la
generosa partecipazione di tanti lavoratori, di tante famiglie italiane.

Care ragazze e cari ragazzi, care bambine e cari bambini, vi rinnovo
caldamene l'invito a scrivere ai vostri amici italiani, perchè una sola
vostra lettera vale più di mille dei nostri discorsi.

Un'ultima cosa voglio dirvi.
Siate fieri dei vostri genitori. Non potevate averne dei migliori.
E siate orgogliosi della storia del vostro grande Paese. La Jugoslavia
è stata un punto di riferimento per milioni di persone e per molti
popoli per decenni, e noi non la dimentichiamo.

SVE VAS VOLIM

Kragujevac, 4 luglio 2004