Informazione

Eroina e cocaina

1. Ennio Remondino: POLVERE BIANCA A RAMBOUILLET

2. CROAZIA: SEQUESTRATI 16 CHILI EROINA ALL'IMBARCO PER ANCONA;
SEQUESTRATI A ZAGABRIA OLTRE DUE CHILI DI COCAINA (ANSA)


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POLVERE BIANCA A RAMBOUILLET

Sulla pista delle curiosita' e degli episodi al confine con
l'inverosimile, il Kosovo e' una miniera. Oggi si parla apertamente di
emergenza criminale nel triangolo Kosovo, Albania e Montenegro. Si
sapeva da tempo, ma era considerato allora, a guerra appena finita,
politicamente poco elegante parlarne in pubblico. Cose per polizie e
analisti, ma nel chiuso questure e delle accademie. Anche dei Balcani
nel loro complesso si discuteva riservatamente, per capire cosa aveva
realmente prodotto quella guerra, senza creare eccessivi imbarazzi
governativi.
Nel novembre del 1999 i ministeri degli Esteri italiano e francese
riuniscono alla fondazione Cini di Venezia un gruppo di studiosi ed
esperti internazionali di quell'area. Fra di loro
c'e' il francese Xavier Raufer, direttore di ricerca sulle
«minacce criminali contemporanee» all'Universita di Parigi. Il
professor Raufer ci propone il frutto delle sue ricerche e un
ammonimento: «Nella societa dell'informazione, il rischio e' quello
dell'autoaccecamento, di voler ignorare quello che da fastidio».
Per riscuoterci da questa tentazione, Xavier Raufer racconta un
episodio difficile da dimenticare, e rimasto da allora bloccato dal
vincolo della riservatezza di quella occasione di confronto e di
studio. Credo sia giunto il momento di violare la consegna del
silenzio, almeno per sorriderne.
II racconto del professor Raufer ci riporta a Rambouillet, ed al
problematico arrivo della delegazione UCK. Nessuno sa chi e come abbia
scelto quei rappresentanti, ma comunque occorre farli arrivare a
Parigi. I personaggi sono ricercati dalla polizia serba, e sono privi
di passaporto. Si muove la diplomazia mondiale, e i 5 guerriglieri sono
prelevati all'aeroporto di Pristina da un velivolo milltare francese e
accompagnati in pompa magna al castello di Rambouillet, alle porte di
Parigi, scenario magico per I' auspicata «pace francese» per il Kosovo,
che Jacques Chirac sperava di celebrare alIa fine del semestre della
sua presidenza dell'Unione europea.
Gli ospiti illustri sono accolti con tutti gli onori, mentre gli
addetti provvedono a far arrivare nelle rispettive camere i bagagli
personali. Immaginiamo lo stupore dell'uomo della Sûreté francese
quando, nel dare la dovuta occhiata al bagaglio di uno dei delegati
Uck, trova una grossa quantita' di polvere bianca, sigillata in
sacchetti di plastica, che non era farina o borotalco.
Il professor Raufer nel suo racconto non e' entrato nei dettagli, salvo
accennarci dell'imbarazzo ai vertici della Sûreté e del ministero degli
Esteri francese, di fronte a quella scoperta.
Scrivo, e continuo a sorriderne. Rivivo la situazione e, immaginando,
sghignazzo. L'aviazione militare francese che fa da corriere della
droga, il presidente Chirac, padrone di casa, ridotto al ruolo di
«basista», la Sûreté e i servizi segreti d'oltralpe schierati a
garantire la protezione del «carico». Immagino la severa Madeleine
Albright a colloquio col "pusher" kosovaro, e immagino la cortesia da
gentiluomo di quest'ultimo. «Here you are, Mies?» Gradisce, signora?
Fantasie maligne.
Non sono, sino a oggi, riuscito a strappare a Raufer il nome del
delegato-trafficante. La mia curiosita' ovviamente riguarda il dopo.
Quale sara' stato il seguito della sua carriera politica, dopo
queIl'avvio diplomatico fulminante a livello mondiale? Almeno
presidente di qualcosa, o forse ministro? Data la sua particolare
esperienza, potrebbe essere un efficiente capo della polizia. Per la
storia, il negoziato di Rambouillet dovrebbe finire sepolto sotto una
nuvola di «neve».


da: Ennio Remondino, "LA TELEVISIONE VA ALLA GUERRA",
Ed. Sperling&Kupfer / ERI Rai, Milano 2002, pp. 175-177


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http://www.ansa.it/balcani/croazia/croazia.shtml

CROAZIA: SEQUESTRATI 16 CHILI EROINA ALL'IMBARCO PER ANCONA

(ANSA) - ZAGABRIA, 29 APR - La polizia croata ha sequestrato ieri
sera nel porto di Spalato, in Dalmazia, 16 chilogrammi di eroina,
destinata al mercato dell'Europa occidentale dove sarebbe dovuta
entrare attraverso l'Italia. Lo ha reso noto la polizia citata
dall'agenzia di stampa 'Hina'. La droga e' stata trovata
all'interno degli pneumatici di un mezzo pesante immatricolato in
Bosnia, alla guida del quale c'era il suo propietario, Vlado Zeljko,
48 anni, cittadino croato residente in Bosnia. Zeljko e' stato
fermato al controllo doganale del porto spalatino mentre si stava
imbarcando sul traghetto per Ancona. Si tratta del piu' grande
sequestro di eroina mai effettuato nella zona di Spalato, e uno dei
piu' grandi in Croazia. La polizia ha detto che insieme
all'Interpol sta conducendo le indagini per arrivare alle altre
persone implicate nel traffico di questo carico di droga ed
accertarne la provenienza. Il valore 'al ingrosso' dell'eroina
sequestrata e' stimato a circa 350 mila euro (ANSA) COR-VD
29/04/2004 15:43

CROAZIA: SEQUESTRATI A ZAGABRIA OLTRE DUE CHILI DI COCAINA

(ANSA) - ZAGABRIA, 4 MAG - La polizia croata ha sequestrato ieri sera
a Zagabria 2,3 chilogrammi di cocaina provenienti dal Venezuela e
destinati al mercato portoghese. Lo riferisce l'agenzia di stampa
'Hina'. La droga, del valore di circa 100 mila euro, e' stata
trovata nel doppio fondo della valigia di un uomo di 34 anni,
residente a Caracas e con doppia cittadinanza, venezuelana e croata.
L'uomo, di cui non e' stato reso noto il nome, e' stato fermato alla
stazione degli autobus di Zagabria, da dove intendeva raggiungere
l'aeroporto per andare a Lisbona. Era entrato in Croazia cinque
giorni fa, con un volo Caracas- Zagabria, via Francoforte, e il fermo
e' stato possibile grazie a una segnalazione della polizia tedesca.
Questo e' il secondo sequestro di una quantita' consistente di
droga avvenuto negli ultimi dieci giorni a Zagabria. Qualche giorno
fa e' stato fermato un croato con 3 chilogrammi di cocaina brasiliana
destinata al mercato di Belgrado. (ANSA). COR*VD 04/05/2004
16:07

La primavera dei vandali


A partire dallo scorso mese di marzo -- con l'inizio dei pogrom contro
le comunita' nazionali non-albanesi -- si e' registrata una nuova
ondata di vandalismo ai danni del patrimonio culturale e religioso
nella provincia serba di KosovoMetohija.

A differenza di episodi analoghi, o anche di minore gravita' (avvenuti
ad esempio in Bosnia-Erzegovina), sul problema della violenza contro il
patrimonio artistico e culturale in KosovoMetohija ben pochi
intellettuali e responsabili occidentali hanno espresso la loro
condanna. Ad esempio, il professor Predrag Matvejevic - che tanto ha
scritto ed ha detto sulla biblioteca di Sarajevo e sul ponte di Mostar
- e' rimasto finora in perfetto silenzio.
Fanno eccezione pochissime voci, tra le quali quella di Massimo
Cacciari (vedi di seguito, ed anche:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2345 ).

Riportiamo in questo messaggio parte della - pur scarsa -
documentazione che ha circolato in lingua italiana su questo problema
nelle scorse settimane. Invieremo prossimamente molti altri articoli in
lingua inglese e link a documentazione fotografica. I dispacci ANSA
sono tratti dal sito:
http://www.ansa.it/balcani/

(a cura di Italo Slavo)


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KOSOVO: INCENDIATO MONASTERO DI GJAKOVA DIFESO DA ITALIANI

(ANSA) - PRISTINA, 17 MAR - E' stato incendiato nel corso della notte
da manifestanti albanesi il piccolo monastero di Gjakova, difeso fino
a tarda sera dai soldati italiani: lo ha detto all'Ansa il portavoce
del contingente italiano della Kfor. Nel monastero vivevano quattro
anziane suore serbe che i paracadutisti della Folgore con un'azione
spericolata erano riusciti ad evacuare e mettere in salvo. Poi la
folla di albanesi era stata piu' volte respinta dagli stessi para'
che erano stati costretti a sparare in aria. Nel corso della
violenta sassaiola iniziata dai dimostranti, un nostro militare era
rimasto lievemente contuso. Nel corso della serata pero' la
situazione si e' ulteriormente aggravata e i soldati hanno dovuto
ritirarsi per evitare un confronto che non poteva non provocare
vittime fra gli assalitori. A quel punto, ormai privo di difesa, il
monastero e' stato assaltato e dato alle fiamme. (ANSA). BLL
18/03/2004 13:22


KOSOVO: ALBANESI INCENDIANO MONASTERO A SKENDERAJ

(ANSA) - PRISTINA, 18 MAR - Manifestanti albanesi hanno attaccato e
incendiato nel primo pomeriggio di oggi un monastero ortodosso a
Skenderaj, nel Kosovo centrale: lo ha detto all'Ansa un giornalista
della Radio televisione del Kosovo (Rtk1) che si trova sul posto.
La cittadina, che si trova nella valle della Drenica, e' da sempre la
culla dell'irredentismo albanese, ma finora non era stata coinvolta
negli incidenti. (ANSA). BLL 18/03/2004 16:50


KOSOVO: CHIESA ORTODOSSA IN FIAMME A PRISTINA

(ANSA) - PRISTINA, 18 MAR - Una chiesa ortodossa e' in fiamme poco
distante dal centro di Pristina: lo hanno detto all'Ansa fonti
militari. La chiesa e' stata incendiata da dimostranti albanesi che
si sono scontrati con agenti della polizia Onu e militari della
Kfor posti a difesa dell'edificio. (ANSA). BLL 18/03/2004
21:24

KOSOVO: CHIESA ORTODOSSA IN FIAMME A PRISTINA (2)

(ANSA) - PRISTINA, 18 MAR - La chiesa in fiamme si trova nel
quartiere residenziale di Taslixhe, ed era l'unica rimasta finora
aperta al culto per i serbi residenti a Pristina. Di fronte alla
chiesa vive anche una famiglia italiana composta da una donna e due
bambini: rappresentante diplomatico italiano a Pristina, Pasquale
Salzano, ha detto all'Ansa di ave chiesto l'intervento dei
carabinieri della Msu (Multinational Specialized Unit) per
organizzare la loro immediata evacuazione. (ANSA). BLL
18/03/2004 21:44


KOSOVO: CITTA' SOTTO COPRIFUOCO, CHIESE IN FIAMME/ANSA

(di Carlo Bollino) (ANSA) - PRISTINA, 18 MAR - Il Kosovo e' ormai
sotto coprifuoco con migliaia di dimostranti tornati nelle piazze, le
chiese ortodosse in fiamme e i deputati albanesi che dal
parlamento, riunito in seduta straordinaria, chiedono l'indipendenza.
Esattamente a cinque anni dalla guerra lanciata dalla Nato, la
provincia e' ripiombata nel caos totale. Le forze della Kfor,
drasticamente ridotte di numero nei mesi di pace apparente che
avevano preceduto questa nuova esplosione di violenza, stanno
correndo ai ripari chiedendo rinforzi. ''I segnali politici erano
pessimi da molto tempo - ha detto all'Ansa un diplomatico a Pristina
- e siamo sorpresi che i militari sguarnendo la loro presenza non ne
abbiano tenuto conto''. La polizia delle Nazioni Unite, finita nel
mirino dei dimostranti con i quali piu' volte oggi si e' scontrata,
ha imposto il coprifuoco a Gjilane e a Ferizaj (nell'Est della
provincia) dopo che lo stesso provvedimento era stato adottato ieri a
Kosovska Mitrovica, nel Nord. La furia degli albanesi pero' non si
placa, e come in una tragica intifada balcanica, sfida le forze
internazionali per le strade lanciando sassi e coprendosi il volto
con mascherine mediche per difendersi dai gas lacrimogeni.
Scontri sono avvenuti a Prizren, nel Sud, dove i dimostranti nella
notte avevano gia' dato alle fiamme 48 abitazioni di serbi, quattro
chiese, un monastero e il palazzo episcopale: oggi hanno attaccato
frontalmente il comando della polizia Onu che si e' difesa come ha
potuto. Sette agenti sono rimasti feriti. Scontri violenti anche a
Kosovska Mitrovica, a Cagllavica, a Obiliq e, in serata, a Lipjane
dove i dimostranti stanno tentando di assaltare una chiesa ortodossa
facendosi strada con il lancio di bottiglie incendiarie. Il
bilancio, provvisorio, e' da guerra civile: 31 morti e oltre 500
feriti in appena 48 ore (fra i quali 34 soldati della Kfor e 61
agenti di polizia). Le autorita' serbe denunciano la distruzione di
14 fra chiese e monasteri ortodossi, compreso quello antichissimo di
Gjakova dedicato all'Ascensione e che fino a ieri sera i
paracadutisti italiani della Folgore avevano strenuamente difeso dopo
aver portato in salvo le quattro anziane suore che vivevano
all'interno. Trovandosi di fronte all'unica scelta di aprire il fuoco
sulla folla, i nostri soldati hanno preferito ritirarsi di fronte
alle pietre degli assalitori. Ormai senza freni, gli albanesi hanno
attaccato e incendiato l'edificio sacro. Stessa sorte di fuoco e
di fiamme e' toccata poi nel primo pomeriggio di oggi alla chiesa di
Sant'Ilija a Skenderaj (Vucitrn per i serbi), nella valle della
Drenica, da sempre culla dell'irredentismo albanese. Le violenze
hanno investito anche Pristina: prima nei sobborghi di Obiliq
(completamente evacuata dai serbi e chiesa ortodossa incendiata) e
Cagllavica, infine nel centro della citta'. In serata un migliaio di
dimostranti ha circondato il quartier generale delle Nazioni Unite,
anticipando di pochi minuti l'evacuazione del personale che ieri sera
era stata invece compiuta per tempo. ''Siamo chiusi qui dentro - ha
detto un funzionario Onu raggiunto telefonicamente dall'Ansa - e non
sappiamo cosa stia accadendo la' fuori perche' nessuno di noi puo'
uscire''. Il comando della Kfor ha fatto sapere che ''i nostri
soldati possono usare la forza'', e a qualcuno era sembrato fosse una
luce verde ad un irrigidimento delle reazioni. Poi fonti militari
hanno spiegato che in realta' le regole di ingaggio non sono
cambiate: i militari possono continuare a reagire solo in modo
''proporzionale all'aggressione subita''. ''Non possiamo certo
sparare contro dei ragazzi che ci attaccano lanciando pietre'' ha
sintetizzato un ufficiale. Una formula che riassume l'impotenza delle
superpotenze corazzate quando si impantanano nella guerriglia urbana.
Anche per questo dalla Bosnia sono giunti oggi in rinforzo 70
carabinieri dell'Unita' specializzata multinazionale (Msu), un corpo
addestrato e pronto a fronteggiare questo tipo di disordini. Per
domani e' invece l'atteso l'arrivo dall'Italia di 130 paracadutisti.
Il governatore Onu della provincia, Harri Holkeri, ha rivolto un
appello alla popolazione di rientrare nelle proprie case ''per non
compromettere il futuro del Kosovo''. Ma la leadership albanese, pur
criticando le violenze, ha rilanciato dall'aula del parlamento la sua
proposta: l'unica soluzione per uscire da questa crisi, hanno detto i
deputati, e' la nostra indipendenza. (ANSA) BLL
18/03/2004 20:59


KOSOVO: CHIESE SERBE COME BUDDHA TALEBAN,STORIA AL ROGO/ANSA

(Di Beatrice Ottaviano) (ANSA) - BELGRADO, 20 MAR - (...) Fra i 130
edifici ortodossi distrutti dopo l'esodo, nel giugno del '99, delle
forze serbe dalla provincia, figurano monumenti classificati
dall'Unesco (l'organizzazione dell'Onu per la cultura) ai primi posti
nella mappa del patrimonio culturale universale. Come la chiesa di
Bogorodica Ljeviska e il monastero dei Santi Arcangeli a Prizren,
entrambi del XIV secolo; o il monastero di Devic, nei pressi di
Srbica, sempre dello stesso periodo; o le medievali chiese di San
Giovanni battista, vicino a Pec, e della Madre di Dio a Belo Polje; o
il monastero dell'Ascensione di Djakovica, del XVIII secolo. Con essi
sono andati distrutti affreschi di inestimabile valore, preziosissime
icone, oggetti dell'artigianato medievale unici al mondo, pergamene,
documenti: reperti che avevano finora attraversato intatti i
sanguinosi vortici della storia delle due comunita'. (ANSA).
OT 20/03/2004 17:07
http://www.ansa.it/balcani/kosovo/20040320170732882468.html


KOSOVO: CACCIARI DENUNCIA DISTRUZIONE PATRIMONIO ORTODOSSO

(ANSA) - ROMA, 20 MAR - Il filosofo Massimo Cacciari ha denunciato
oggi la distruzione del patrimonio artistico e culturale cristiano
ortodosso nel Kosovo, minacciato dalle violenze fra le comunita'
albanese e serba. ''Alcune delle piu' importanti espressioni
artistiche e architettoniche della grande civilta' della Chiesa
d'Oriente - ha detto Cacciari in un comunicato pervenuto all'Ansa -
sono messe a ferro e fuoco in questi giorni. In Kosovo, centro da
secoli di questa civilta', bruciano chiese e monasteri. Oltre ai
morti e ai feriti, si stanno uccidendo testimonianze irrepetibili di
cio' che ancora vorremmo chiamare Europa''. ''L'appello
disperato dei monaci di Dakovica, di Pec, di Prizren, di Vitine, di
Urosevac - prosegue Cacciari -, sembra cadere nel piu' perfetto
vuoto. Dove sono le forze che avrebbero dovuto proteggere questi
tesori e questi uomini?'', si domanda Cacciari ricordando che
l'Occidente ''aveva scatenato una guerra proprio a questo scopo'' e
che l'anno scorso il ministero degli Esteri italiano ''aveva
assicurato il rafforzamento delle forze di protezione e
sorveglianza''. COM-LG 20/03/2004 18:32
http://www.ansa.it/balcani/kosovo/20040320183232882556.html


KOSOVO: BOSNIA,A BUGOJNO MEMBRI SERBO E MUSULMANO PRESIDENZA

(ANSA) - SARAJEVO, 19 MAR - Dopo una riunione straordinaria della
presidenza collegiale bosniaca che ha lanciato un appello alla
tolleranza e alla calma in Kosovo, ma anche invitato i cittadini
della Bosnia a dimostrare la loro responsabilita', i membri musulmano
e serbo della presidenza si sono diretti a Bugojno, in Bosnia
centrale, dove ieri notte e' stata data alle fiamme la chiesa
ortodossa della citta' a maggioranza musulmana. Lo riferisce
l'agenzia di stampa Fena. Prima di partire
per Bugonjo, Sulejman Tihic, rappresentante musulmano e presidente di
turno, e il serbo Borislav Paravac hanno fortemente condannato ogni
forma di violenza e invitato i cittadini ''a dimostare che la Bosnia
ha superato simili problemi, che la forza e la violenza non vi hanno
piu' posto''. '' Tutti insieme - hanno aggiunto siamo fermamente
decisi a proseguire sulla via verso l'Europa''.
L'incendio alla chiesa serbo-ortodossa di Bugojno, di cui non
sono stati ancora scoperti gli esecutori, ha destato preoccupazione
in Bosnia e da tutte le parti piovono condanne e inviti alla calma e
alla tolleranza. Il ministro della
sicurezza, Barisa Colak, ha detto che la situazione a Bugojno adesso
e' calma e stabile e che non ci sono notizie di nuovi incidenti.
Colak ha ricordato che da ieri sono in atto misure di per impedire
che la violenza etnica esplosa in Kosovo travasi nella Bosnia.
Il presidente della Republika Srpska
(Rs, entita' a maggiranza serba della Bosnia), Dragan Cavic, ha
condannato l'incidente avvenuto a Bugojno ''definendolo un atto di
vandalismo e di estremismo al quale non si deve rispondere allo
stesso modo''.
''A quelli che pensano che con la distruzione di edifici religiosi si
possano risolvere dei problemi, dico di non farlo'', ha detto e ha
aggiunto che in questo modo si potrebbe complicare la situazione
nell'intera regione ''fatto che ci porterebbe indietro di anni''.
(ANSA). VD 19/03/2004 16:32

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http://www.verdi.it/econews/2004/040423.htm#8

Notiziario del 23 aprile 2004

Kosovo. Approvata mozione dei Verdi su difesa patrimonio artistico e
culturale

Alla unanimità la Commissione esteri della Camera ha approvato la
mozione delle deputate verdi Luana Zanella e Laura Cima che impegna il
Governo ad assumere ogni iniziativa nelle sedi internazionali affinché
sia salvaguardato il patrimonio artistico e culturale cristiano
ortodosso del Kosovo dalla distruzione. “L’iniziativa – spiegano le due
deputate – è nata da un appello lanciato recentemente dal filosofo
Massimo Cacciari il quale ha denunciato i rischi di distruzione di
alcune delle più importanti espressioni artistiche ed architettoniche
della grande civiltà delle chiese d’oriente. In Kosovo, centro da
secoli di questa civiltà, bruciano chiese e monasteri e, oltre alle
perdite umane, si assiste alla cancellazione di testimonianze della
storia d’Europa. Dal 1999 – ricordano - sono stati bruciati e distrutti
più di cento monasteri e chiese, migliaia di icone, di oggetti
liturgici, di libri sacri, decine di cimiteri ortodossi sotto gli occhi
della forza multinazionale di pace, un patrimonio artistico di valore
mondiale che rischia la completa estinzione nella totale indifferenza
di coloro che si sono presentati come i liberatori e protettori del
Kosovo. La mozione approvata ieri – concludono Zanella e Cima – deve
essere seguita da azioni concrete: vigileremo affinché il Governo si
assuma le proprie responsabilità, a difesa delle tradizioni storiche,
del rispetto della libertà religiosa e dei suoi simboli in ogni parte
del mondo”.

Da: "Vladimir Krsljanin" <slobodavk @ yubc.net>
Data: Mar 18 Mag 2004 22:19:17 Europe/Rome
Oggetto: "Ogledalo": Vladimir Krsljanin o Slobodanu Milosevicu, Srbiji
i Hagu

Vladimir Krsljanin, ekskluzivno za "Ogledalo"

BITKA ZA ISTINU JE BITKA ZA SRBIJU

U Haskom tribunalu, tokom juna, treba da pocne "drugo poluvreme" u
sudjenju Slobodanu Milosevicu. Tim povodom "Ogledalo" je posetilo
Udruzenje "Sloboda". Interesovalo nas je kako teku zavrsne pripreme
pred pocetak odbrane Milosevica, kao i druge aktivnosti "Slobode". Nas
sagovornik je Vladimir Krsljanin, pomocnik Slobodana Milosevica za
medjunarodne odnose i clan Upravnog odbora Udruzenja "Sloboda".

. Da li ce, gospodine Krsljanin, Slobodan Milosevic pobediti Haski
tribunal ili ce ostati dozivotni zatocenik?

- Ja sam uveren da ce Slobodan Milosevic pobediti u bici za istinu.
Takodje, uveren sam da ce izaci iz zatocenistva. Koliko brzo ce se to
dogoditi (izlazak iz zatocenistva) zavisi od sirine i intenziteta
politicke podrske u zemlji, a pre svega od toga da li ce nasa drzava
uskoro biti u stanju da se na medjunarodnom planu bori za svoje
interese. Haski tribunal je nelegalan i maksimalno ispolitizovan, ali
se o tome mora zvanicno progovoriti u Ujedinjenim nacijama i u
razgovorima sa najuticajnijim drzavama, sto je duznost nasih najvisih
drzavnih funkcionera. Nikada ne smemo zaboraviti da se u Hagu sudi
nasoj drzavi i nasem narodu, a dokle god Slobodan Milosevic bude
zatocenik ne mozemo ocekivati nista dobro.

. U junu pocinje odbrana Slobodana Milosevica, takozvano "drugo
poluvreme" sudskog procesa u Hagu. Kako je pripremljena odbrana i ko su
svedoci odbrane?

- Predsednik Slobodan Milosevic razume svoju istorijsku duznost i pun
je resenosti da je sto uspesnije izvrsi - da pred medjunarodnom i
domacom javnoscu iznese punu istinu o srpskoj i balkanskoj tragediji i
onima koji su je prouzrokovali sa posledicama koje ce se na ovim
prostorima jos dugo leciti, ali i sa posledicama na ukupne odnose u
svetu. U prvoj fazi on je srusio sve izmisljotine i lazi tzv.
optuznice. Prema tome, u svom poluvremenu, kao ni dosad - on se nece
braniti vec ce da iznosi istinu i da optuzuje. U nehumanom i nepravedno
kratkom roku koji mu je za to stavljen na raspolaganje, on je predao
spisak sa preko 3.000 dokaznih predmeta - dokumenata i knjiga i spisak
sa 1.631 svedokom.

. Zasto je na spisku toliko mnogo svedoka odbrane?

- Tzv. tuzilastvo izvelo je veliki broj - oko 300 svedoka, imali su
veliku muku da pronadju one koji bi bilo kako potvrdili njihove lazne
navode. Rezultat je kao sto znamo bio velika bruka. Pokazalo se da su
mnogi lagali ili bili ucenjeni cak i od samog Tuzilastva. Vecina onih
za koje se ocekivalo da ce biti njihovi kljucni svedoci, pretvorili su
se u svedoke odbrane. Vidi se da je laz tesko, odnosno nemoguce
dokazati. Veliki broj svedoka i dokumenata na nasoj strani posledica su
toga da ima mnogo vise onih koji su spremni da govore istinu nego da
lazu. Medju svedocima se nalaze: strani i domaci drzavnici, generali,
clanovi parlamenata, strucnjaci, pisci, umetnici. Kao eksperti pojavice
se neki od najistaknutijih clanova SANU. Naravno, mnogo je i obicnih
boraca, i unesrecenih gradjana koji su neposredno doziveli nebrojene
zlocine pocinjene protiv srpskog naroda. Uprkos razumljivom
interesovanju javnosti, dogovorili smo se da imena svedoka, zvanicno ne
saopstavamo dok lista ne postane konacna (sto zavisi od Tribunala), a u
nekim slucajevima i do samog njihovog pojavljivanja, zato sto je
masinerija koja radi protiv interesa naseg naroda jos uvek jaka i ti
ljudi bi mogli doziveti neprijatnosti.

. Kako ocenjujete dosadasnji tok sudjenja i da li je Milosevic
zadovoljan ishodom prvog poluvremena?

- Samo tuzilastvo je priznalo da nije uspelo da dokaze navodnu
odgovornost predsednika Slobodana Milosevica za genocid. Tzv.
Prijatelji suda su zatrazili da se jos neke tacke optuznice odbace pre
druge faze procesa. O tome nema odluke Sudskog veca koje je i nije
moglo doneti u sadasnjem nepotpunom sastavu. Ali vaznije od toga je da
su svi nepristrasni posmatraci i kod nas i u svetu jedinstveni u oceni
da Tuzilastvo nije dokazalo prakticno nista. U tom smislu, Udruzenje
"Sloboda", a i mnoge druge inostrane organizacije i pojedinci uputili
su pisma i apele Ujedinjenim
nacijama, stalnim clanicama Saveta bezbednosti, samom Tribunalu, ali i
drzavnim organima SCG, trazeci da se zaloze da se opasna farsa u Hagu
okonca i predsednik Slobodan Milosevic bude oslobodjen. Takav zahtev
usvojila je nedavno gotovo jednoglasno i ruska drzavna Duma u novom
sastavu.

. Ovih dana u tom smislu oglasili su se i intelektualci?

- Da, svojim apelom oglasila se i grupa najistaknutijih svetskih
umetnika, medju kojima su: Harold Pinter, Peter Handke, Aleksandar
Zinovjev, Robert Dikson...
Ukupna delatnost "Slobode" dobila je medjunarodno priznanje proslog
novembra, prijemom nase organizacije u Svetski savet za mir. Narednih
dana odrzace se u Atini Skupstina ove vazne medjunarodne organizacije
koja se odrzava jednom u cetiri godine. Ocekuje se ucesce preko 150
organizacija-clanica iz citavog sveta. Ocekujem da ce nasi zahtevi
dobiti podrsku i na ovom velikom medjunarodnom skupu u Atini. "Slobodu"
ce zastupati medjunarodna delegacija u cijem se sastavu nalaze: prof.
Volfgang
Rihter, poznati borac za ljudska prava iz Berlina i kopredsedavajuci
Evropskog mirovnog foruma, zatim Dimitri Analis, poznati francuski
pesnik grckog porekla, nekadasnji savetnik grckog premijera Papandreua,
i ja.
Na sudjenju ovakvog tipa (koje se bazira na anglosaksonskom pravu)
elemenat javnosti je veoma vazan. Ne moze se zamisliti da neko bude
osudjen, ako je citava javnost stekla utisak da krivica nije dokazana.
Tesko je opravdati, iako se moze razumeti, zasto Tribunal i oni koji
stoje iza njega (SAD, V. Britanija, neke druge zapadne vlade, Dzordz
Soros, Saudijska Arabija i citavo zmijsko klupko tzv. nevladinih
organizacija koriscenih u medijskom i subverzivnom ratu protiv nas),
insistiraju na nastavku procesa i posle ostavke sudije Meja.
Tribunal se sve vise kompromituje i gazi iz apsurda u apsurd. Nikada u
istoriji nije zabelezeno da u jednom sudskom procesu bude uvedeno
toliko pisanog materijala, koliko je tzv. Tuzilastvo tokom svoje dve
godine uvelo u ovom sudjenju.
Ocigledno je da najveci deo tog materijala nema nikakve veze sa
navodnim dokazivanjem navodne krivice predsednika Milosevica. Takodje,
nije zabelezeno da se novi sudija ukljuci u tako odmakloj fazi procesa,
jer je prakticno nemoguce da se neposredno upozna sa svim tim
materijalima i da na kraju bude u stanju da pravedno sudi.

. Da li je Slobodan Milosevic zadovoljan pripremom odbrane?

- U pripreme dosadasnjeg iznosenja predsednika Milosevica u Hagu, a
posebno onoga sto ce iznositi u svom "poluvremenu" ulazu se ogromni,
nadcovecanski napori, u potpuno nemogucim uslovima - gotovo bez novca i
bez ikakve drzavne podrske (do juce vlasti su cak otvoreno otezavale
ovakav rad i pokusavale da otezaju ukupni polozaj predsednika
Milosevica, izlazuci progonu clanove njegove porodice i njegove
saradnike). U ovakvoj bici, uz istorijski teske i
dramaticne moguce posledice eventualno loseg ishoda, jedino bi
adekvatno bilo da drzava pruzi neogranicenu, organizovanu podrsku, da
angazuje timove strucnjaka i da stavi u funkciju odbrane sve
odgovarajuce drzavne institucije i arhive. Za sada, pripreme se
zasnivaju na volonterskom doprinosu velikog broja patriota, a u
organizovanju toga kljucno mesto i ulogu ima Udruzenje "Sloboda". Kada
je predsednik Milosevic u pitanju, on, naravno, zna i ceni svaki
pozitivan doprinos koji se pruza njegovoj borbi.
Ono sto kod njega stalno dominira, uprkos nehumanim zatvorskim
uslovima, ogromnim naporima i odsustvu neophodne medicinske nege, jeste
neverovatna psihicka snaga koja fascinira i osvaja svakoga ko sa njim
dodje u kontakt, resenost da bitku za istinu i pravdu u interesu svog
naroda vodi do kraja, do pobede u koju je cvrsto ubedjen.

. Da li je nedavno doneti Zakon "o pomoci haskim optuzenicima" poceo da
se primenjuje?

- Ustavni sud je privremenom merom obustavio primenu zakona i to upravo
na dan kada je trebalo da vlada Srbije donese Uredbu bez cijeg
postojanja nije moguce u praksi primeniti Zakon. Ako pogledate ko se
sve na ovaj ili onaj nacin ogradio od ovog zakona ili je javno ustao
protiv njega, dobicete kompletnu listu onih koji su tokom devedesetih
bili na americkom platnom spisku za rad protiv interesa Srbije i koji
su sada u politickom strahu jer su zaduvali novi vetrovi, a oni se
plase ne samo da ce ih ti vetrovi zauvek oduvati sa politicke i javne
scene, vec i da ce ih uciniti objektom najveceg javnog prezrenja, a i
ostaviti ih bez prihoda.

. Iz razgovora sa Milosevicem mozete li da zakljucite sta mu najteze
pada, a sta ga iznenadjuje?

- Poslednji put bio sam u Hagu pocetkom marta, posle visemesecnog
perioda izolacije kojoj je predsednik Milosevic bio izlozen, navodno
zbog izbora u Srbiji. Iako sam mu vec nekoliko godina bliski saradnik,
svako novo vidjenje sa njim uvek ponovo izaziva u meni dva upecatljiva
utiska. Jedan je da se radi o velikom coveku, ogromne moralne snage
koji ohrabruje svakoga ko sa njim dodje u kontakt, a drugi da se radi o
coveku jednostavnom, skromnom i neposrednom, velikog licnog morala i
postenja, koji veoma brine ne samo o svojoj porodici nego se uvek
interesuje i za licne i porodicne prilike svojih drugova. Iz toga se
lako dolazi do odgovora na Vase pitanje. Na opstem planu najteze mu
pada sto njegov narod jos uvek nema slobodu, a na licnom nepravedni
progon clanova njegove porodice o kojima se on - bez obzira na najteze
uslove u kojima se sam nalazi - uvek brine mnogo vise nego
o sebi. Njega raduje svaki pozitivan korak i svaka akcija koja ima za
cilj slobodu. Zeli - i s pravom ocekuje od svih nas koji nismo u
zatvoru - da ucinimo mnogo vise.
Usudio bih se da kazem da je bilo dosta stvari koje su ga obradovale,
ali da "pozitivnih iznenadjenja" jos uvek nema.

. Sta Milosevic misli sada o Srbima. Birali su ga tri puta za
predsednika, a potom isporucili u Hag?

- Da se razocarao u svoj narod ne verujem da bi se sa takvom
odlucnoscu, energijom i samopozrtvovanjem borio. On je ubedjen u snagu
istine i slobodarske tradicije svog naroda. Uveren je da to mora odneti
prevagu i u Hagu i u Beogradu. Da je vreme izdaje i kratko i
privremeno, i da mu se vec vidi kraj. Naravno da je on i licno doziveo
mnoge izdaje i mnoga razocaranja. To mu je tesko palo, ali ga nije
pokolebalo. Borba za slobodu je usla u novu fazu, on sebe dozivljava
kao vojnika u toj borbi; sve sto cini u toj borbi i sve sto cini u Hagu
smatra svojom istorijskom obavezom.
Ne moze da tolerise kada kompromise sa neprijateljima cine oni koji bi
trebalo da predvode narod u toj borbi.

. U cuvenoj DOS-ovoj akciji "Sablja" privodjeni i hapseni su pripadnici
"Slobode"?

- U periodu otvorene diktature koju pominjete niko ko je privodjen ili
zadrzan u pritvoru nije dobio adekvatno obrazlozenje tog cina. Cak ni
samo policijsko ispitivanje, po obimu i sadrzaju, nije bilo takvo da
makar indirektno opravda zadrzavanje nasih drugova u pritvoru. Cilj je
bio da se narod zastrasi, a time oteza bitka predsednika Milosevica i
delovanje "Slobode". Ipak, mi se nismo uplasili, "Sloboda" je prosirila
oblike svog delovanja. Javno i od drzavnih organa zahtevali smo
pustanje nasih drugova na slobodu. Oglasili su se i brojni prijatelji i
organizacije iz inostranstva. Nase ambasade i konzulati dobili su
veliki broj protestnih pisama. Jedino je "Sloboda" te godine, znacajnim
skupom u svojoj sali obelezila godisnjicu NATO agresije. Tada su javno
izrecene najostrije ocene na racun nosilaca diktature u Srbiji i
njihovih stranih mentora. Da nismo tada pokazali snagu, napad na
"Slobodu" bio bi sigurno jos zesci.

. U kakvim je odnosima Sloboda sa SPS-om i kog kandidata ce Vase
udruzenje podrzati na predstojecim predsednickim izborima?

- Vecina aktivista "Slobode" su najdosledniji socijalisti. Ljudi svih
uzrasta i obrazovnih profila, ono sto ih povezuje je da nisu ni jednog
trenutka zastali niti se pokolebali kada je bilo najteze. Smatram da je
to velika snaga, veliki potencijal koji u ovom trenutku niko u Srbiji
nema, a to je valjda i u skladu sa karakterom "Slobode" kao
nadstranacke organizacije koja se bavi pitanjima od najviseg
opstenacionalnog interesa.
"Sloboda" u ovom trenutku ima moralnu snagu narodnog fronta. Ono sto
joj jos nedostaje je da organizovano poveze sve one koji su spremni da
u borbi koju predvodi Slobodan Milosevic, a to je borba za slobodu,
nacionalno dostojanstvo i bolju buducnost nase dece, neposredno
ucestvuju.
"Sloboda" sada radi na stvaranju takve organizacije, a vrednosti koje
sam pomenuo uvek ce javno i snazno afirmisati.
Svi politicari u ovoj zemlji, ako misle da budu uspesni, moraju da vode
racuna o visokom, gotovo nedostiznom politickom i moralnom standardu
koji je postavio Slobodan Milosevic. U skladu sa tim vrednostima narod
ce se opredeljivati na izborima, a to ce ciniti i aktivisti "Slobode".

. Sta biste rekli a da Vas nisam pitao?

- Hag je srpskom narodu omca oko vrata. Razvoj dogadjaja u Bosni i na
Kosovu, pa i u samoj Srbiji (akcija Sablja) u koje je Hag umesan
pokazuje da ako pobedi Hag nece biti Srbije, na duzi rok mozda ni
srpskog naroda.
Rat protiv nas mora biti zaustavljen. Zato su na nasoj strani sve
istorijske i pravne pretpostavke, ali i razvoj dogadjaja u svetu.
Nelegalno osnovani Tribunal svojim radom nije ucinio nista da poveca
svoj legitimitet, naprotiv, u svemu se kompromitovao. U izrazitoj
politickoj pristrasnosti, u postovanju pravnih normi i sopstvenih
pravila, u krsenju ljudskih prava, u sopstvenom finansiranju, pa cak i
u nedopustivom, ponekad i subverzivnom uplitanju u unutrasnje stvari
nase zemlje. S druge strane, predsednik Milosevic je kidnapovan, sto
dokazuju tri odluke Saveznog Ustavnog suda pa cak i eksplicitna izjava
tadasnjeg predsednika SRJ - Kostunice. Krajnje je vreme da nasa vlada
presavije tabak i o svemu tome uz mnostvo dokaza obavesti Savet
bezbednosti.
U prilog nam ide, vec duze vreme rezervisan, pa cak i kriticki stav
Rusije prema radu Tribunala, kao i sve ociglednije nastojanje Rusije da
se vrati na Balkan, sto se jasno vidi u njenoj aktivnoj poziciji posle
najnovijeg pogroma na Kosovu i Metohiji. A upravo taj pogrom i njegov
jasno fasisticki karakter direktna su posledica agresije NATO i
delovanja Haskog tribunala.
Dok ne presecemo tu omcu, dok ne oslobodimo Slobodana Milosevica, za
nas nema nade. A on sam je najvise doprineo da to presecanje omce bude
moguce. I realno.

Razgovarao: Slavko Veselinovic

NAPOMENA: Spisak svedoka koji je odstampan u antrfileu uz ovaj
intervju, nije deo intervjua, vec kompilacija, koju je, na osnovu
pisanja drugih medija, sacinila redakcija.

"Ogledalo", broj 24, sreda 12. maj 2004
http://www.srpskenovineogledalo.co.yu/clanak.php?ID=520


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BITKA ZA ISTINU PREDSEDNIKA MILOSEVICA JE BITKA ZA NASU BUDUCNOST.
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Milosevic)
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http://www.icdsm-us.org/ (US section of ICDSM)
http://www.icdsmireland.org/ (ICDSM Ireland)
http://www.wpc-in.org/ (world peace council)
http://www.geocities.com/b_antinato/ (Balkan antiNATO center)

Campagna per il ritiro dei soldati italiani dall'Iraq:
Resoconto riunione a Firenze del 15 maggio '04


Il giorno 15 maggio si è svolto come previsto presso il Cpa di Firenze
l’incontro tra le varie realtà che diedero vita allo spezzone
anticapitalista nella manifestazione del 20 marzo con lo slogan “Fuori
le truppe dall’Iraq senza se e senza Onu” in previsione della visita di
Bush in Italia.

Dalla discussione sono emersi orientamenti largamente condivisi e di
seguito sintetizzati:

 

La venuta di Bush in Italia rappresenta un tentativo di rilanciare
l’immagine degli Usa come potenza liberatrice ora e nel passato,
mascherando dietro l’esportazione della democrazia gli interessi
economici, politici e militari della potenza imperialista statunitense.
Essa inoltre ha lo scopo di rinsaldare i legami con il governo
Berlusconi fedele alleato nella occupazione neocoloniale in Iraq, ma
anche, viste le difficoltà incontrate a “normalizzare” il paese, di
contrattare con le altre potenze europee (Francia e Germania) la
possibilità di proseguire, magari dietro mandato Onu, l’occupazione
dell’Iraq e la spartizione più “equa” del bottino petrolifero e delle
commesse per la ricostruzione.

Il movimento contro la guerra italiano non può restare passivo ed
indifferente di fronte alla presenza di Bush in Italia, ma, dando
continuità alla sua strenua opposizione prima all’aggressione e poi
all’occupazione ancora in atto, ha il dovere di protestare e
manifestare nella maniera più vistosa ed ampia possibile per far
sentire tanto a Bush quanto al proprio governo, la richiesta del ritiro
immediato delle truppe dall’Iraq dietro qualunque bandiere le si voglia
mascherare.

La crescente e sempre più unitaria resistenza popolare in Iraq ha dato
un durissimo colpo all’immagine di “liberatori” degli eserciti
occupanti, smascherando ancora più apertamente le ragioni di rapina e
di sfruttamento che stanno dietro la guerra infinita in generale e
all’aggressione irachena in particolare.

La legittima resistenza del popolo iracheno con la sua stessa presenza
ha dato un impulso notevole allo stesso movimento contro la guerra nei
paesi occidentali, impedendo che l’occupazione cadesse nel
dimenticatoio, come già avvenuto nel caso della ex Jugoslavia o
dell’Afghanistan che pure sono il frutto della stessa strategia di
guerra infinita. Essa ha anche determinato uno stop temporaneo alla
tabella di marcia prevista dalla guerra infinita preventiva, rendendo
impossibile dare vita a nuove aggressioni verso altri paesi candidati
al ruolo di “stati canaglia”.

Contro tale resistenza non si è esitato a ricorrere a tentativi di vero
e proprio genocidio come nel caso di Falluja o al sistematico uso delle
torture nel disperato tentativo di piegare la volontà di un intero
popolo. Non sono stati da meno i media occidentali asserviti agli
interessi delle classi dominanti nel dipingere tale resistenza come
terrorismo per giustificare la permanenza delle truppe occupanti.
Ancora oggi, di fronte all’evidente processo di unità tra le varie
componenti etnico religiose, prodotto dalla stessa ferocia
dell’occupazione, si ha il coraggio di paventare i “pericoli” ed il
“caos” derivabili da un intempestivo ritiro, come se per gli iracheni
potesse esserci qualcosa di peggio dell’inferno portato dalle truppe di
invasione e come se il caos non fosse proprio il risultato
dell’occupazione in atto.

Ma è altrettanto vero che se fino ad oggi le potenze occupanti non
hanno potuto procedere verso una “soluzione finale” nella vicenda
irachena ciò è dipeso, anche dall’esistenza di un forte movimento di
opposizione che si è sviluppato in tutto l’occidente ed in particolare
nei paesi della coalizione che, se non è riuscito con le sue grandiosi
mobilitazioni ad impedire l’aggressione dello scorso anno, ha
sicuramente reso più difficile lo scatenamento di tutto il potenziale
bellico e distruttivo degli eserciti occupanti, fino ad ottenere un
primo visibile risultato con la decisione del nuovo governo spagnolo di
ritirare le proprie truppe.

Contro i tanti denigratori del movimento, della sua presunta inutilità,
contro tutti coloro che cercano di depotenziarne i suoi connotati, per
trasformarlo al massimo un’appendice di apparati istituzionali e di
interessi elettorali, va quindi ribadita la giustezza delle grandiosi
proteste che hanno punteggiato l’aggressione all’Iraq. Queste vanno
casomai rese ancora più efficaci ed incisive dando ad esse maggiore
continuità e saldando le mobilitazioni contro la guerra con i crescenti
fenomeni di opposizione e di resistenza alla politica interna dei
nostri governi. Il militarismo crescente, la blindatura autoritaria
delle istituzioni, il diffuso ricorso alla repressione di ogni dissenso
sociale e politico, così come il generale attacco alle condizioni di
vita e di lavoro, dalle pensioni, alla diffusione della precarietà e
flessibilità, alla scuola, l’odioso regime cui vengono sottoposti i
migranti, non sono “altra cosa” rispetto alla politica estera. Essi
sono solo l’altra faccia dell’unica medaglia che spinge le classi
dominanti a sopperire alle crescenti difficoltà del proprio sistema
economico, con il ricorso a qualsiasi mezzo per difendere i propri
profitti ed i propri privilegi di classe, tanto all’interno che
all’estero.

Oltre alle giuste ragioni di repulsione morale ed etiche contro le
aggressioni in atto, esiste quindi una oggettiva convergenza di
interessi tra la resistenza del popolo iracheno e degli altri popoli
del terzo mondo che si oppongono alle conseguenza della guerra infinita
ed i proletari dei paesi occidentali in lotta contro le conseguenze
sulla propria pelle della globalizzazione capitalistica.

La sconfitta della politica di rapina, sfruttamento, oppressione ed
aggressione verso i popoli del terzo mondo, comporta un indebolimento
delle possibilità delle classi dirigenti occidentali di proseguire
agevolmente nell’offensiva contro i propri proletari, così come il
rafforzamento delle proteste contro la guerra e quelle in difesa delle
proprie condizioni di vita e di lavoro nei paesi occidentali, rendono
più difficile realizzare quella “pace sociale interna”, condizione
essenziale per proseguire impunemente nella strategia di guerra
infinita dichiarata contro i popoli oppressi.

Inoltre la forte mobilitazione nei paesi occidentali contro le
aggressioni neocoloniali è anche la premessa decisiva per procedere
sulla strada di un confronto autorevole con le varie resistenze in
atto, spesso caratterizzate da ideologie religiose e conservatrici e da
una subordinazione agli interessi delle classi dirigenti locali.

La questione delle indiscutibili distanze di valori, di prospettive e
di progettualità esistenti tra movimento no-global, no war e resistenze
nei paesi del terzo mondo, è infatti spesso utilizzata come alibi per
non assumersi le proprie responsabilità di netta opposizione alle
aggressione condotte dai paesi occidentali e dell’incondizionato
riconoscimento del diritto alla resistenza. Se oggi non ci sono le
condizioni per una identificazione tra movimento contro la guerra e
resistenze contro le aggressioni imperialiste, tali differenze non
vanno nascoste, ma consapevolmente assunte per lavorare però nel corso
della comune lotta ad un loro proficuo e reciproco superamento in
direzione di una netta prospettiva anticapitalista.

 

Sulla base di queste comuni convinzioni i presenti alla riunione del 15
hanno deliberato alcuni orientamenti relativamente alle prossime
scadenze del movimento di seguito riportate e che si intendono proporre
unitariamente anche ad altri settori del movimento che in esse
ritengono di potersi riconoscere.

 

·       Il sostegno alle proposte di una manifestazione nazionale per
il pomeriggio del 4 giugno e ad iniziative di denuncia che
caratterizzino tutto il corso della giornata da coordinare
eventualmente con quelle decise da altri settori del movimento contro
la guerra.

·       Legare la manifestazione del 4 a quelle del 5 giugno che si
svolgeranno rispettivamente a Parigi, dove Bush si recherà il giorno
successivo, e negli Usa promosse dal movimento contro la guerra
statunitense. Si cercherà in tal senso di garantire la presenza di una
delegazione della coalizione Answer con cui sono già stati presi
contatti e che ha già dato una disponibilità di massima.

·       La realizzazione anche dentro la manifestazione del 4 giugno di
uno spezzone anticapitalista, che nell’ambito della unitaria
mobilitazione contro la guerra si caratterizzi con le parole d’ordine:
“Ritiro immediato delle truppe senza se e senza Onu” “Iraq Libero” e
“Legittimità della resistenza irachena contro l’occupazione”.

·       Considerando che la data del 4 sarebbe giorno lavorativo, si è
espresso apprezzamento per la scelta dei sindacati di base di
proclamare uno “sciopero tecnico” per favorire la partecipazione
soprattutto a chi vive fuori Roma. Nonostante ciò si è convenuto circa
l’utilità che in tutti i luoghi di lavoro dove sia possibile partano
richieste, appelli, petizioni da parte delle strutture di base del
sindacato e dai lavoratori stessi per esprimere l’opposizione alla
visita di Bush ed al prosieguo dell’occupazione dell’Iraq, con
richieste di partecipazione alla manifestazione nazionale.

·       Assunzione della data del 2 giugno in cui si celebrano le forze
armate, già proposta da altre componenti del movimento quale giorno di
mobilitazione con azioni nelle varie città per contestare dette
celebrazioni e denunciare il ruolo di truppe occupanti svolto dal
nostro esercito.

·       Realizzare azioni di denuncia degli specifici interessi del
capitalismo italiano in Iraq nei giorni precedenti il 4 giugno in ogni
città presso le sedi dei vari istituti coinvolti nella gestione di tali
interessi, come hanno già fatto i compagni di Firenze nei giorni scorsi.

·       Realizzazione di eventi in cui sia possibile esprimere la
solidarietà con gli immigrati in particolare con quelli di origine
araba ed islamica oggetto di una vergognosa campagna di
criminalizzazione e repressione.

·       La partecipazione alle varie mobilitazioni in vista della
venuta di Bush con un volantone comune che esprima i contenuti sopra
esposti.

 

Come già detto sopra tali proposte lungi da qualsiasi logica
autoreferenziale vogliono andare nella direzione di un generale
rafforzamento e radicalizzazione del movimento contro la guerra, e ci
si dichiara sin da ora disponibili a coordinare la propria
partecipazione alle mobilitazioni in vista del 4 giugno con tutte
quelle realtà anticapitalistiche che intendono attivizzarsi in tale
direzione.

 

Per contatti: redlink @ virgilio.it        
oppure            cpiano @ tiscalinet.it