Informazione

(italiano / srpskohrvatski)

Sastanak Kom-Partija Balkana u Solunu

Materiali dall'Incontro dei Partiti comunisti e operai dei Balcani - Salonicco 26 gennaio 2013

1) Contributo introduttivo della Segretaria generale del KKE Aleka Papariga
2) NKPJ na sastanku kompartija balkana
3) Komunisti Srbije na Konferenciji komunističkih i radničkih partija Balkana u Grčkoj

Si veda anche la 
Dichiarazione congiunta del Partiti comunisti e operai dei Balcani, Salonicco 26/01/2013
http://www.resistenze.org/sito/te/pe/mc/pemcda29-012249.htm
oppure http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/7570


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http://www.resistenze.org/sito/te/pe/mc/pemcdb04-012298.htm
www.resistenze.org - pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 04-02-13 - n. 439

Incontro dei Partiti comunisti e operai dei Balcani - Salonicco 26 gennaio 2013
 
Il 26 gennaio 2013 si è svolto a Salonicco su iniziativa del KKE, un Incontro di 10 Partiti Comunisti e Operai provenienti da 7 paesi balcanici: Albania, Bulgaria, Croazia, FYROM, Grecia, Serbia e Turchia. La Segretaria Generale del Comitato Centrale del KKE, Aleka Papariga ha pronunciato il discorso introduttivo. E' stata approvata una risoluzione congiunta a conclusione dell'Assemblea.
 
Tema: Lo sviluppo della lotta di classe e dell'internazionalismo proletario come risposta al nazionalismo borghese e al pericolo della guerra imperialista
 
Contributo introduttivo della Segretaria generale del KKE Aleka Papariga
 
Aleka Papariga | kke.gr
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
26/01/2013
 
Cari compagni,
 
Vi diamo il benvenuto ai lavori della riunione dei Partiti Comunisti e Operai dei Balcani di Salonicco, organizzata su iniziativa del KKE. Riteniamo la vostra presenza alla riunione molto importante, non solo perché è una nuova occasione di scambio di informazioni ed esperienze e per coordinare la nostra azione militante, ma anche perché la vostra partecipazione è espressione concreta della solidarietà dei comunisti dei Balcani con le lotte dei lavoratori greci. Lotte che vengono condotte nelle condizioni di profonda crisi del capitalismo, di cui la classe borghese sta cercando di scaricare il peso sulle spalle dei lavoratori.
 
Negli ultimi anni, in cui la crisi va svolgendosi, milioni di lavoratori si trovano faccia a faccia con le sue gravi conseguenze, sperimentando in prima persona le difficoltà del modo di produzione capitalistico. Centinaia di migliaia di lavoratori hanno perso il posto di lavoro, mentre salari, pensioni e servizi pubblici vengono drasticamente ridotti. La causa di questi eventi non risiede nel dogmatico attaccamento dei partiti di governo al "neoliberismo", come sostiene il partito ora ufficialmente di opposizione, SYRIZA. Né è dovuto alla "incompetenza" di chi governa o al suo "tradimento", come quasi tutti i partiti di opposizione sostengono, con l'eccezione del KKE. Il nostro Partito non è d'accordo con queste altisonanti valutazioni sulle cause della dura realtà vissuta dai lavoratori nel nostro paese, in quanto sono estremamente superficiali e senza alcuna base scientifica.
 
Se i lavoratori, non solo in Grecia, ma in tutto il mondo, non afferrano le cause della crisi del capitalismo, delle sue tragiche conseguenze, ne saranno sempre vittime. Resteranno le "cavie di laboratorio" su cui lo staff borghese sperimenta la riorganizzazione della scena politica, proponendo nuove "formule" per la gestione del sistema, che non esita a definire di "sinistra" e "radicali", ma che in realtà ridanno ossigeno al sistema capitalista.
 
Le cause dei problemi che i lavoratori vivono sulla propria pelle, si trovano nella natura del sistema, in cui tutto funziona e si muove per il profitto, per la redditività del capitale. Una redditività che può essere salvaguardata solo attraverso un maggior e più intenso sfruttamento della classe lavoratrici e dei ceti popolari. Fino a quando la società ha come "forza motrice" il profitto dei capitalisti, i lavoratori sperimenteranno le conseguenze di una legge scientifica, chiamata crisi economica capitalista. L'inevitabilità della crisi si trova nel DNA del capitalismo: si rinviene nel carattere di merce assegnato alla produzione capitalistica, nella sua anarchia e irregolarità, nella contraddizione tra capitale e lavoro, nella contraddizione tra il carattere sociale della produzione e l'appropriazione privata dei suoi risultati causata dalla proprietà privata dei mezzi di produzione. La ricerca di sempre maggior profitto determina la tendenza alla progressiva riduzione del saggio medio di profitto. Da questo punto di vista, è quantomeno ingenuo credere nell'esistenza di una ipotetica gestione della crisi a favore del popolo o di "sinistra", sostenendo che sia possibile garantire profitti per il capitale e, allo stesso tempo, "mettere le persone al di sopra dei profitti".
 
Come è noto il nostro Partito, in particolare negli ultimi anni, ha dovuto ingaggiare un forte  conflitto politico ideologico contro le proposte di partecipare a un governo di "sinistra" per la salvezza del capitalismo, che agli occhi di una parte importante della classe operaia e dei ceti popolari è percepita come "via d'uscita" dalla crisi favorevole al popolo. Noi non cediamo! Continuiamo la lotta per "sradicare" questa menzogna dalla coscienza del popolo, diffusa dal governo e dall'opposizione. Né la pazienza e la sopportazione per le misure antipopolari né il cambiamento dell'attuale governo tripartito con un presunto governo di "sinistra" o "patriottico", possono umanizzare il capitalismo e indurlo a interessarsi delle sorti dei lavoratori, dei contadini poveri e dei lavoratori autonomi. Il potere borghese pervade le istituzioni, risiede nei suoi gangli aperti e occulti, che operano indipendentemente da quale partito borghese sia al governo, indipendentemente dalla maggioranza parlamentare formata. La crisi dimostra i limiti storici di questo sistema. La necessità e l'opportunità del socialismo è più che mai evidente per i lavoratori.
 
Tali questioni, ossia quale sia la reale alternativa per i lavoratori, la linea per l'unione della classe operaia e gli strati popolari, di quale partito abbiamo bisogno oggi, saranno le domande fondamentali del prossimo 19° Congresso del nostro Partito, che si terrà tra l'11 e il 14 aprile.
 
Compagni,
 
Nella battaglia che stiamo conducendo non dobbiamo trascurare che la crisi non è semplicemente in corso, ma oramai la recessione sta abbracciando e coinvolgerà nuovi paesi. Si sta acuendo la competizione tra le potenze imperialiste, tra i monopoli, per il controllo delle materie prime, delle loro vie di trasporto, per le quote di mercato. Così, in questi giorni è in fase di completamento l'installazione di una serie di missili patriot della NATO sulle frontiere di Turchia-Siria. Questo è un dato di fatto che ci approssima a un aperto coinvolgimento militare della NATO nell'intervento imperialista, dispiegato in Siria da un anno e mezzo. In questo lasso di tempo, sono in corso grandi esercitazioni militari russe nella regione del Mediterraneo orientale, già affollato di navi statunitensi e della NATO. Israele, insieme alla NATO, sta inoltre preparando un'esercitazione con l'impiego di 100 aerei da guerra. Un'operazione che è stata denunciata dal KKE come quelle effettuate da Israele in Grecia, perché puzzano di avventura imperialista contro l'Iran. Il confronto, che va concretizzandosi, può abbracciare la più ampia regione che va dal Medio Oriente al Nord Africa e il Golfo Persico, fino ai Balcani, al Caucaso e al Mar Caspio. In questi giorni la Francia sta trascinando nel sangue il popolo del Mali con l'approvazione dell'Unione europea e con il pretesto della "repressione del terrorismo". Questa offensiva è frutto della concorrenza tra i centri imperialisti e le potenze emergenti del capitalismo per la spartizione dei mercati, delle risorse energetiche, delle vie di trasporto.
 
E naturalmente, come in passato, le classi borghesi degli altri Stati capitalisti - che hanno una posizione intermedia nel sistema imperialista - sono coinvolte in varia misura nei confronti delle classi borghesi dei paesi capitalisti più forti. Questo è vero indipendentemente dal colore dei partiti in questi paesi, borghesi, riformisti e opportunisti.
 
Gli imperialisti usano qualsiasi pretesto per ottenere il sostegno o almeno la tolleranza del popolo alle guerre imperialiste: per "fermare la pulizia etnica", per presunti "motivi umanitari" (come nel caso della guerra contro la Jugoslavia), "contro il terrorismo" e per "consentire alle donne di abbandonare il burqa" (come ci hanno detto nella guerra contro l'Afghanistan), "in modo che le armi di distruzione di massa non siano utilizzate" (nella guerra contro l'Iraq) o anche "per sostenere la primavera araba" (come nel caso della Libia, e ora, in occasione degli sviluppi sanguinosi in Siria).
 
In queste condizioni vediamo le classi borghesi e i governi dei Balcani che partecipano attivamente ai piani imperialisti. In alcune occasioni forniscono territori, spazio aereo e marittimo, in altre occasioni provvedono forze armate, truppe.
 
Allo stesso tempo, queste sono le stesse forze che di volta in volta indossano il "costume" dell'irredentismo. La classe borghese greca, anche ora che si trova in una situazione di crisi, non ha mai smesso di sentire i "Balcani", come un cortile di Atene. Le esenzioni fiscali concesse alla borghesia greca, vengono investite negli altri paesi dei Balcani, dove, attualmente, sono possibili importanti margini di profitto. Allo stesso modo, la classe borghese della Turchia, con il governo Erdogan e il "neo-ottomanismo", sta cercando di intrappolare i lavoratori in un programma di rafforzamento del ruolo della borghesia turca, non solo in ambito regionale ma anche negli affari mondiali, svolgendo peraltro un ruolo molto sporco per quanto riguarda la Siria, oltre a promuovere rivendicazioni a scapito della Grecia nel Mar Egeo. Le posizioni recentemente espresse da Berisha in Albania sono anch'esse pericolose, in quanto contengono rivendicazioni territoriali a danno di molti Stati vicini, in nome di una "Grande Albania". Richieste simili sono promosse in Romania a spese della Moldova e Ucraina. E mentre nel nostro paese l'acuirsi del nazionalismo è al momento collegato, con il pretesto del problema dell'immigrazione, alla crescita del partito razzista nazista "Alba dorata", in altri paesi, come in Albania e anche in Romania vediamo che è collegato all'ambizione di annettere territori.
 
In ogni caso, il rafforzamento del nazionalismo borghese, dell'irredentismo, delle forze nazionalfasciste, in tutte le manifestazioni, è oggettivamente integrato, spesso in modo programmatico e operativo, ai piani della borghesia per ostacolare lo sviluppo della lotta di classe e di assimilazione della classe operaia e del suo movimento nel capitalismo. Al fine di raggiungere questo obiettivo, la borghesia si rivolge ai lavoratori utilizzando la metafora del "siamo tutti sulla stessa barca" o argomentazioni legate al "patriottismo", all'interesse comune per la "competitività dell'economia nazionale". Questi appelli spingono i lavoratori a dimenticare che in questa "barca comune", la maggioranza delle persone è in "sala macchine" per garantire, al prezzo di lacrime e sangue, la navigazione e i beni al suo interno; mentre un gruppo molto piccolo si gode il sole sul ponte, senza nemmeno muovere un dito! La borghesia vuole farci dimenticare la contraddizione di fondo che permea la società nel suo complesso. E non si ferma qui: chiede alla classe operaia e agli strati popolari di smettere di lamentarsi, e di sopportare ogni misura antipopolare con pazienza, in modo che la nostra supposta "barca comune" possa crescere ancora di più. E in effetti promettono che se questo accadrà, i lavoratori vivranno meglio.
 
Tuttavia, qual è la realtà? Sarà di aiuto ai lavoratori sostenere la classe borghese del proprio paese, mostrando ad esempio sopportazione davanti alle misure antipopolari, in modo da poter stimolare la redditività dei monopoli, che trasformeranno la fatica dei lavoratori in nuove esportazioni di capitali? I lavoratori dovrebbero marciare insieme con la classe borghese di ciascun paese per l'annessione di territori vicini?
 
L'esperienza ci ha insegnato che l'accettazione di questi argomenti da parte dei lavoratori in nessun caso porterà ad una vita migliore, anzi. La prova tangibile di ciò non è maturata di recente, ma è legata alle esperienze di tutto il 20° secolo. I lavoratori, se arrivano a comprendere che oggi ciascun paese capitalista, in relazione alle sue dimensioni, alla sua forza (economica, politica, militare), attraversa la fase del capitalismo monopolistico, la fase imperialista e finale del capitalismo, si renderanno conto che essi stessi non hanno nulla da guadagnare dal cambiamento della posizione del proprio paese nell'ambito di un'alleanza imperialista, per esempio all'interno della UE, o nell'ambito della "piramide" imperialista. Oggi anche nei paesi capitalisti più forti, come gli Stati Uniti e la Germania, ci sono milioni di disoccupati e sotto-occupati, incapaci di garantirsi il minimo per la soddisfazione dei bisogni relativi alla salute, all'istruzione, alla sicurezza sociale, all'abitazione, ecc. Anche i paesi che mantengono vestigia pre-capitaliste o paesi che non fanno parte di una specifica unione imperialista regionale o globale, sono anch'essi oggettivamente integrati e funzionano nel quadro del sistema imperialista internazionale.
 
Ancor di più, la classe operaia non ha alcun interesse a partecipare ai conflitti, nelle operazioni e nelle avventure di conquista dei territori, e più in generale nelle guerre imperialiste che sono in preparazione e possono provocare un pericoloso effetto "domino" con cruenti e sanguinosi cambi di confine nella nostra regione.
 
Da questo punto di vista, l'organizzazione della lotta popolare contro la partecipazione a nuove guerre imperialiste è un dovere importante per noi: contro la partecipazione delle forze armate dei nostri paesi, contro l'uso della terra, dello spazio aereo e marittimo in tutte le guerre imperialiste, e in particolar modo contro quelle in preparazione in Siria e Iran che sembrano essere all'ordine del giorno in questo momento. Deve esser rafforzata la lotta contro l'uso delle basi USA-NATO nella nostra regione per i nuovi conflitti e interventi imperialisti. Da questo punto di vista consideriamo di grande rilevanza l'iniziativa del TKP programmata la prossima settimana a Istanbul contro l'intervento militare della NATO in Siria, a cui parteciperà il nostro Partito.
 
Non dobbiamo permettere che la classe borghese trascini i popoli in nuove avventure irredentiste, avanzando questioni relative alle minoranze esistenti o inesistenti, al fine di raggiungere i loro obiettivi. I diritti delle minoranze nazionali e religiose nei Balcani devono essere rispettati: le minoranze devono essere motivo per gettare "ponti di amicizia" tra i popoli, e non motivo di carneficine.
 
I lavoratori non devono cessare la loro lotta, non devono mettersi al servizio degli obiettivi che il capitale ha in ogni paese. L'appello alla "patria", alla sua "difesa", quando viene dalla classe borghese, è del tutto ipocrita. Come la storia stessa ha dimostrato, la borghesia non esita a contrattare e cedere i diritti sovrani del proprio paese alle unioni imperialiste interstatali con l'obiettivo fondamentale di rafforzare la redditività del capitale e il suo potere. Gli appelli della classe borghese ai lavoratori di sostegno "alla patria, per uscire dalla crisi e diventare più forti", come ci dicono in Grecia, o anche di "allargamento", come abbiamo inteso in Albania e Romania, sono estremamente pericolosi. I Partiti comunisti devono aprire un fronte contro questi appelli, perché la lotta per l'indipendenza, per i diritti di sovranità di ogni paese è oggi inestricabilmente connessa con la lotta della classe operaia per il potere.
 
Abbiamo un potente strumento nelle nostre mani: il principio dell'internazionalismo proletario che mostra la strada per l'unità, l'unione di classe di tutti i lavoratori dei Balcani e di tutto il mondo. L'unione della classe operaia all'interno di ogni paese e la lotta per il rovesciamento del potere del capitale.
 
Azione comune, coordinamento della lotta di classe nella propria regione, e, a livello internazionale, contro il capitale e le unioni imperialiste.
 
Questo è uno dei compiti fondamentali dei Partiti comunisti, al centro della nostra attenzione.
 
Siamo ben consapevoli delle difficoltà. Sappiamo che il movimento comunista deve affrontare una crisi prolungata dopo la controrivoluzione. Ma noi abbiamo l'obbligo di superare noi stessi, lottare contro le debolezze e insistere sulla linea della riaggregazione rivoluzionaria del movimento comunista, rafforzando l'attività politico-ideologico e di massa dei nostri Partiti, rinsaldando i legami con la classe operaia e i ceti popolari, acquisendo e sviluppando la teoria marxista-leninista, la strategia rivoluzionaria.
 
Cari compagni!
 
Noi, i comunisti, dobbiamo contribuire con la nostra lotta, con le nostre posizioni in modo che i lavoratori comprendano che l'imperialismo non è solo una politica estera aggressiva che il governo di uno o dell'altro paese, più o meno grande, può adottare! L'imperialismo è il capitalismo monopolistico, l'economia capitalista globale, il capitalismo in decomposizione che non ha nulla da offrire ai lavoratori e in cui sono coinvolti tutti i paesi in base alla loro forza.
 
In nessun caso è dato che la politica sia disgiunta dall'economia! Questa relazione si basa sulla nascita e il rafforzamento dei monopoli, sul loro ruolo in costante aumento non solo in campo economico, ma anche nel funzionamento politico degli stati capitalisti.
 
Gli stati capitalisti imperialisti formano unioni interstatali come la NATO e l'UE. Il KKE, in opposizione alle forze opportuniste, che in Europa si addensano attorno al cosiddetto "Partito della Sinistra Europea", ritiene che l'Unione europea imperialista non può essere trasformata in una "Europa dei popoli", perché dal primo momento della sua fondazione è nata per servire gli interessi dei monopoli europei. Né la NATO può dissolversi da sé, come affermano le forze opportuniste, né il sistema imperialista può evitare le guerre imperialiste attraverso la presunta "democratizzazione delle relazioni internazionali", una nuova "architettura" o il cosiddetto "mondo multipolare", che in realtà evidenzia l'acuirsi delle contraddizioni interimperialiste.
 
Cari compagni,
 
La valutazione del KKE è chiara: è indispensabile la lotta del popolo per il disimpegno dalla NATO, dall'Unione europea, da ogni unione imperialista. L'esito positivo di tale lotta, può essere garantito solo dal potere della classe operaia che spezza le "catene" imperialiste, affrancando il paese dalle grinfie dei monopoli nazionali ed esteri e delle loro unioni.
 
Solo sul terreno del potere della classe operaia-popolare, sul terreno del socialismo i popoli possono vivere in pace, in modo creativo e utilizzare a proprio vantaggio, per la soddisfazione dei propri bisogni, le risorse naturali che saranno di proprietà del popolo.
 
La restaurazione capitalista non abolisce la necessità della lotta per il socialismo. Al contrario, la porta nuovamente in primo piano.
 
La nostra lotta deve convergere su questo, deve essere coordinata a livello globale e regionale e nei Balcani in modo che i nostri colpi contro l'imperialismo e le sue unioni diventino più forti ed efficaci.


=== 2 ===


http://www.skoj.org.rs/122.html

NKPJ NA SASTANKU KOMPARTIJA BALKANA


U organizaciji Komunističke partije Grčke – KKE u Solunu od 26. do 27,januara 2013. godine organizovan je sastanak komunističkih i radničkih partija Balkana pod nazivom: „Razvoj klasne borbe i proleterski internacionalizam kao odgovor na buržoaski nacionalizam i pretnju imperijalističkog rata“ koji je okupio partije iz sedam balkanskih zemalja među kojima je bila i Nova komunistička partija Jugoslavije (NKPJ) koju je predstavljao internacionalni sekretar drug Marijan Kubik.

Sastanak komunističkih i radničkih parija Balkana održava se uglavnom u Grčkoj u organizaciji KKE, dok je jedini do sada održani sastanak van Grčke bio u Beogradu u organizaciji Nove komunističke partije Jugoslavije 1999. godine u znak podrške SR Jugoslaviji koja je bila izložena vojnoj agresiji zapadnog imperijalizma i naporima NKPJ na jačanju komunističkog pokreta na Balkanu i ostvarivanju ideje o federaciji komunističkih partija Balkana.

Sastanak je otvorila drugarica Aleka Papariga, generalni sekretar KKE, ona ja pozdravila okupljene ističući „Smatramo da je vaše prisustvo na susretu veoma važno, ne samo zbog toga, što nam dajete mogućnost da razmenimo informacije i iskustvo borbe i da koordinišemo našu delatnost, već i zbog toga što je vaše učešće praktičan dokaz solidarnosti komunista Balkana sa borbom radnika Grčke. Borba se vodi u uslovima duboke ekonomske krize i težnje buržoazije da prenese njene posledice na pleća radnika. Sve dok „pokretačka snaga“ društva bude kapitalistički profit, radnici će trpeti posledice zakonitih kapitalističkih ekonomskih kriza. Neizbežnost kriza utemeljena je u DNK kapitalizma: u robnoj kapitalističkoj proizvodnji, u anarhiji i neujednačenosti, u protivurečnosti između rada i kapitala, u protivurečnosti između socijalnog karaktera vlasništva nad sredstvima za proizvodnju. Trka za prekomernim profitom dovodi tendenciju prosečne norme profita do snižavanja. Sa te tačke gledišta lakomisleno je verovati u tobože „pronarodno“ ili „levo“ upravljanje krizom i tvrditi, da je moguće sačuvati profit kapitala i u isto vreme tobože „postaviti čoveka iznad profita“.

Ocena učesnika je potpuno jasna: neophodna je narodna borba za izlazak iz NATO-a, EU i svakog imperijalističkog saveza, u onim zemljama koje su članice NATO i EU kao i borba protiv ulaska u te imperijalističke institucije u zemljama koje to nisu. Samo radnička vlast može da garantuje pozitivan ishod ove borbe, pokidavši imperijalistički „lanac“, oslobodivši zemlje Balkana iz kandži lokalnih i stranih monopola i njihovih saveza. Samo radnička, narodna vlast uz socijalizam mogu da omoguće narodima miran stvaralački život, zadovoljavanje vlastitih potreba i da prirodne resurse načini narodnim vlasništvom. Restauracija kapitalizma ne ukida, već naprotiv pokazuje neophodnost borbe za socijalizam. Tome treba da služi naša borba, koju treba da koordinišemo na svetskom i regionalnom nivou, delom i na Balkanu, da bi se zadali maksimalno snažni i efikasni udarci imperijalizmu i njegovim savezima.

NKPJ je kao i do sada potvrdila svoje bliske odnose sa partija regiona.

Učesnici sastanka usvojili su zajedničko saopštenje komunističkih i radničkih partija balkanskih zemalja:

Na inicijativu Komunističke partije Grčke 26-og januara 2013. godine u Solunu je održan sastanak komunističkih i radničkih partija iz 7 balkanskih zemalja.

Sastanak je doprineo razmeni mišljenja o situaciji na Balkanu i istočnom Sredozemlju u uslovima svetske kapitalističke ekonomske krize, rasta imperijalističke agresije protiv Sirije i zaoštravanja među-imperijalističkih protivurečnosti.

Kapitalistička kriza pogoršava sve narodne probleme, širi siromaštvo i nezaposlenost, relativnu i apsolutnu bedu. To je dotaklo i najveći deo stanovništva balkanskih zemalja. Komunističke i radničke partije Balkanskog poluostrva smatraju da je stvarni uzrok krize zaoštravanje osnovne kapitalističke protivurečnosti – protivurečnosti između društvene proizvodnje i kapitalističkog prisvajanja njenih rezultata.

Svetska kapitalistička kriza dodatno zaoštrava konkurenciju među imperijalističkim državama i monopolom radi kontrole nad sirovinama, saobraćajnicama i udela na tržištu. To je očigledno i u našem regionu, gde NATO priprema vojnu intervenciju u Siriji.

Imperijalisti uvek koriste različite izgovore, da bi pridobili narodnu podršku ili u najmanju ruku tolerantnost za imperijalističke ratove. U ovim uslovima vidimo kako buržoazija i njeni politički predstavnici na Balkanu aktivno učestvuju u svim planovima, težeći da osnaže svoju ulogu u okviru imperijalističkog sistema, da bi takođe dobili deo imperijalističkog plena. Oni koriste porast nacionalizma i iredentizma.

U ovim uslovima Komunističke i radničke partije Balkana pozdravljaju radničku i antimperijalističku borbu u Grčkoj, Turskoj i drugde, borbu za zaštitu radnika, narodnih prava i tekovine, protiv nacionalizma, rasizma, za prava imigranata i protiv imperijalističkih ratova. Komunističke i radničke partije treba da budu avangarda u ovoj borbi, da je organizuju, štite prava radnika i naroda, da pojačavaju borbu protiv imperijalizma i njegovih saveza. Treba da dokažu da je kriza jasnije ispoljila istorijske granice kapitalističkog sistema, neophodnost i aktuelnost socijalizma.

Na susretu partije su izrazile uzajamnu želju da prošire i razviju zajedničku delatnost i koordinaciju, a takođe da prošire antiimperijalističku delatnost, konkretno:

* Solidarnost sa klasnom borbom radnika, a takođe sa rastućom borbom za prava radnika, omladine i žena na Balkanu.

* Učvršćenje i širenje balkanskih pokreta za mir, protiv NATO i imperijalizma. Protiv protivraketne odbrane, stranih baza i vojski, protiv učešća vojnih kontigenata balkanskih zemalja u misijama NATO i EU u drugim zemljama. Za izlazak zemalja -članica iz imperijalističkih organizacija i protiv učešća u njihovim planovima.

* Da se proširi narodna osuda antikomunizma i poistovećenje komunizma sa fašizmom od strane Evropske unije i buržoazije, koji iskrivljuje istoriju.

* U današnje vreme poseban zadatak naših naroda je da se suprostavljaju novim imperijalističkim ratovima protiv Sirije i Irana, a takođe na Bliskom Istoku, u Africi, na Kavkazu itd.

Nakon završetka sastanka kompartija Balkana drug Kubik, koji je ujedno i internacionalni sekretar Saveza komunističke omladine Jugoslavije (SKOJ) prisustvovao je seminaru komunističkih omladina Balkana u organizaciji Komunističke omladine Grčke (KNE). Pored domaćina i predstavnika SKOJ-a na seminaru su uzeli učešće i predstavnici omladine Komunističke partije Turske, Komunističke omladine Bugarske (omladina Komunstičke partije Bugarske) i omladine Partije bugarskih komunista. Seminar je imao istorijski značaj jer je reč o prvom sastanku komunističkih omladina Balkana nakon privremenog sloma socijalizma u Sovjetskom Savezu i Istočnoj Evropi.

Sekretarijat NKPJ,
Beograd,

7. februar 2013.


=== 3 ===

http://www.komunistisrbije.rs/grcka-kp-2013.html

KOMUNISTI SRBIJE NA KONFERENCIJI KOMUNISTIČKIH I RADNIČKIH PARTIJA BALKANA U GRČKOJ

 

U okviru ove strane, nalazi se:

 

1. Izveštaj o Susretu komunističkih i radničkih partija Balkana

2. Saopštenje partije Komunisti Srbije pod naslovom "Kako učiniti delotvornijom klasnu borbu komunističkih i radničkih partija Balkana"

3. Zajedničko saopštenje Komunističkih i Radničkih partija balkanskin zemalja

4. Govor Generalnog sekretara KP Grčke, drugarice Aleka Papariga: "Razvoj klasne borbe i proleterski internacionalizam kao odgovor na buržoaski nacionalizam i pretnju imperijalističkog rata"

 

Сусрет комунистичких и радничких партија Балкана

 

            На иницијативу Комунистичке партије Грчке у Солуну је 26/27. јануара 2013. године одржан сусрет представника 11 комунистичких и осам радничких партија са балканског простора (Комунистичка партија Албаније, Комунистичка партија Бугарске, Партија комуниста Бугарске, Комунистичка партија Македоније, Комунистичка партија Грчке, Комунистичка партија Румуније, Нова комунистичка партија Југославије, Комунистичка партија Турске, Радничка партија Турске (ЕМЕР), Социјалистичка радничка партија Хрватске и наше партије – Комунисти Србије).
            Грчки домаћини омогућили су представницима поменутих партија да размене корисне информације и искуство борбе, такође да координишу своје актуелне и планиране активности у нашем региону и на међународном нивоу против капитала и империјалистичких савеза. С друге стране присутни су на практичан начин доказали солидарност комуниста Балкана са борбом радника Грчке, која се одвија у условима дубоке економске кризе и тежњи буржоазије да пренесе последице исте на радничка плећа.
            Скуп је поздравила генерални секретар ЦК КПГ, другарица Алека Папарига. У свом излагању она се оштро и критички осврнула на тешке последице кризе, која се све више шири и стварност, сурову за радничку класуи друге народне слојеве, а и даље лагодну за буржоазију. Осудила је и крваве империјалистичке авантуре, које се наводно покрећу ради „прекида геноцида“, „против тероризма“, „против коришћења оружја масовног уништења“, „ као подршка арапском пролећу“, а између осталих, и владе наших балканских државица, уступа им своју територију, ваздушни простор, мора, а понекад и оружане снаге и војске.
            Другарица Папарига говорила је и о иредентистичким тенденцијама, као што су турски „неосманизам“, затим територијални апетити пројектоване Велике Албаније, такође и Румуније према Молдавији и Украјини...
            Сви остали представници комунистичких и радничких партија говорили су генерално о порасту незапослености, цена, пореза, криминала, општој беди.
Представник КП Албаније своју земљу види као полуколонијалну, осуђује амерички и руски империјализам.
Другови из Бугарске говорили су детаљније о неопходности оперативности и бољој координисаности борбе комуниста против пузећег фашизма новог типа и актуелизацији Треће интернационале. Приметили су да је народ, који је у некадашњем благостању добијао све на готово и без муке, изгубио револуционарност.
            Друг Владимир Капуралин из Социјалистичке радничке партије Хрватске осврнуо се на погоршано заоштрено стање у регији Балкана, Средоземљу, Африци и у ЕУ. Петогодишњу кризу не види као финансијску, јер предуго траје, а није да новца нема, него се он не користи, као у Чавезовој Венецуели или пређашњој Гадафијевој Либији за добробит широких слојева становништва, већ се вишак вредности у облику профита слива у џепове плутокрације на челу моћних финанасијских институција. Хрватска је периферна земља, којој предстоји распродаја јавних добара. Као противтежа одсуству радничке солидарности, недостатка класне свести, свеприсутној неслози, персоналним амбицијама, мултиплицирању броја организација са малобројним чланством, друг Капуралинафирмативно је говорио о трогодишњој успешној координацији комунистичких и радничких партија са простора бивше Југославије, коју је иницирала наша партија.
            Представник Нове комунистичке партије Југославије оштро је између осталог осудио неправедне пресуде Хашког трибунала.
            Представници Турске исказали су отпор како НАТО пакту, тако и „неосманизму“.
            Излагање наше партије, које је оцењено као коректно, прилажемо у целости (vidi sledeći tekst).

 

 
[SLIKA:] U ime partije Komunisti Srbije, predstavnicima KP i RP Balkana, obratila se drugarica Arijana Kolundžić, član Predsedništva KS

 

            Након излагања представника свих присутних партија усвојено је Заједничко саопштење Комунистичких и Радничких партија балканских земаља и интонирана је Интернационала.
            Наредног дана уприличена је посета изложби, посвећеној јубиларном 1000-ом броју гласила Комунистичке омладине Грчке „Одигитис“.
            И читав други дан  био је резервисан за тематске сусрете и излагања представника комунистичких омладинаца са простора Балкана.

 

Извештај приредила
Аријана Колунџић

    

КАКО УЧИНИТИ ДЕЛОТВОРНИЈОМ КЛАСНУ БОРБУ КОМУНИСТИЧКИХ И РАДНИЧКИХ ПАРТИЈА БАЛКАНА ?

 

     Комунисти Србије поздрављају представнике комунистичких и радничких партија Балкана и изражавају велику захвалност домаћину овог скупа, Комунистичкој партији Грчке !
 
            Другарице и другови,
    Комунистичке и радничке партије Балкана делују на подручју на коме се веома снажно испољавају негативне последице пораза социјализма у Европи, светске економске кризе, стања на јавној политичкој сцени, угрожености суверенитета и територијалног интегритета држава итд. Данашња расправа треба да прикаже стање у свим областима живота и да оцени утицај комунистичких и радничких партија  на друштвене токове у појединачним земљама и на нивоу региона.     
   Стање у Србији данас карактеришу:(1)Привредни и финансијски колапс, велика незапосленост и социјална беда;(2)Контролисани политички хаос уз доминантан утицај САД и ЕУ;(3)Снажна  антикомунистичка пропаганда и медијска блокада комуниста;(4)Окупација Косова и Метохије од стране НАТО пакта;(5)И поред тога што је убедљива већина грађана Србије против уласка у ЕУ, а нарочито против прикључења агресивном НАТО пакту, већина парламентарних странака подржава улазак у ЕУ, а отворено или прикривено и прикључење агресивном НАТО пакту;(6)Деловањем марионетских експозитура водећих капиталистичких држава ствара се поданички менталитет код грађана итд. Такво стање, поред других неповољних околности, је последица и тоталне разједињености комунистичких и радничких партија. Србија још увек немаснажну комунистичко-радничку левицу, која би била у стању да незадовољство грађана, опседнутих егзистенцијалним проблемима и борбом за голо преживљавање, каналише у организовану политичку снагу, да заустави привредно, социјално и општедруштвено безнађе у коме се Србија налази више од 20 година.
    ОДГОВОРНОСТ за одсуство сарадње, углавном, сносе утицајни појединци у руководствима, који стално потпирују сукобе везане за прошлост и упорно понављају да су они једини прави”, да још нису сазрели услови за организовану сарадњу и отварање пута ка уједињењу.
   Комунисти Србије о прошлости имају принципијелан критички став који гласи: Позитивна искуства КПЈ/СКЈ треба реафирмисати, а из негативних искустава извући потребне поуке, при чему нико не може бити ослобођен историјске одговорности за учињене грешке, а нарочито не истакнуте личности из наших редова. Ми не споримо чињеницу да међу комунистичким и радничким партијама Србије постоје неке разлике које имају и своје историјско исходиште. Међутим, мислимо да је штетно и контрапродуктивно ако и даље останемо заробљеници прошлости, уместо да се окренемо задатцима времена садашњег и непосредне будућности, да у пракси и на јавној политичкој сцени  проверавамо приврженост комунистичким идејама.
   Опадање угледа и утицаја комунистичких и радничких патија у Србији, које траје више од 20 година, карактеришу: узајамно оптуживање за грешке из прошлости, неповерење, личне сујете и нездраве лидерске амбиције. То су главни узроци што нема ни једног јединог комунисте у републичком парламенту нити у локалним органима власти. Грађани, који су наклоњени                  комунистима, већ годинама нам оштро замерају и стално постављају питање: Комунисти, зашто се не уједините, или макар не успоставите коректну међусобну сарадњу ? . Ако остане стање  разједињености и одсуства сарадње, онда ћемо и даље трпети поразе, све док не схватимо да је сарадња и отварање пута ка уједињењу ИМПЕРАТИВ ВРЕМЕНА У КОМЕ ЖИВИМО !
   Комунисти Србије су свесни да је успостављање сарадње и стварања услова за уједињење ,пре свега и изнад свега, задатак самих комунистичких и радничких партија у Србији. Међутим, све наше досадашње иницијативе за успостављање сарадње остале су без одзива. Зато, ми верујемо да би било корисно и сврсисходно, ако би данашњи састанак подстакао комунистичке и радничке партије на јачање међусобне сарадње и отварања пута ка уједињењу. Подразумева се да то треба чинити искључиво на Марксистичко-Лењинистичким принципима и јасном разграничењу са грађанском и националистичком десницом и

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http://www.diecifebbraio.info/2013/02/giorno-del-ricordo-2013-a-montebelluna/

GIORNO DEL RICORDO, GIORNO DELLA DISINFORMAZIONE STORICA: IL CASO MONTEBELLUNA

Da quando è entrata in vigore la legge istitutiva del Giorno del Ricordo (per mantenere viva la memoria “della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale” – e non solo, come dicono i propagandisti, “delle foibe e dell’esodo giuliano dalmato”), ci siamo trovati bombardati, nei giorni intorno al 10 febbraio, dalla propaganda pseudo storica che invece di fare chiarezza sui fatti della seconda guerra mondiale e dell’immediato dopoguerra, continua a diffondere le falsità sulla Resistenza comunista e jugoslava, create già ai tempi del nazifascismo, ed oggi assimilate purtroppo anche da settori di storici accademici e da politici sedicenti di sinistra.
Di conseguenza, noi volontari di Resistenza storica, ci siamo dati da fare, in collaborazione con alcune sezioni dell’Anpi, alcuni istituti storici, associazionismo culturale, organizzazioni studentesche ed altri, per far conoscere il frutto delle nostre ricerche su foibe ed esodo, sui crimini di guerra italiani in Jugoslavia, sulle mistificazioni che ormai da anni circolano intorno al Giorno del ricordo.
Le nostre iniziative hanno sempre avuto un buon successo di pubblico ed hanno iniziato ad incrinare, nella conoscenza generale, la monolitica visione astorica dei fatti di quel periodo. Così, avendo trovato documentazione che contrasta con quanto finora diffuso in materia, avendo, prove alla mano. smentito la maggior parte delle “bufale” che girano sull’argomento “foibe”, invece di vedere riconosciuta la nostra capacità di ricerca e di analisi, veniamo denigrati e definiti “negazionisti” dato che le nostre conclusioni “negano” la vulgata vigente, le “affermazioni” prive di fondamento di cui si fanno forti i propagandisti di oggi come quelli di ieri.
Quest’anno una novità: l’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, che non è nulla più che un’organizzazione priva di qualunque valore istituzionale e che non si avvale di alcuno studio storico serio nella sua attività per il 10 febbraio, ha inviato una sorta di circolare dal vago sapore intimidatorio ad organi di stampa, scuole ed istituzioni pubbliche nella quale leggiamo: si eviti di invitare tutti coloro che in un modo o nell'altro potrebbero venire meno allo spirito commemorativo espresso da relativa legge dello Stato (n° 92/2004) e anzi mostrarsi in palese contrasto con essa attraverso tesi vergognosamente negazioniste ed offensive, come purtroppo troppo spesso è accaduto in passato anche in sedi prestigiose.
Naturalmente non si fanno nomi, però vediamo cos’è accaduto a Montebelluna nei giorni scorsi.
L’Anpi locale aveva chiesto ed ottenuto il patrocinio del Comune per un’iniziativa di approfondimento storico “Fascismo, confine orientale, foibe. Non dimenticare le tragedie ed i crimini del fascismo. Ricostruire la problematica delle foibe in una analisi dettagliata” da tenersi il 9 febbraio, con la partecipazione delle storiche friulane Monica Emmanuelli ed Alessandra Kersevan. A pochi giorni dall’incontro la sezione locale della Giovane Italia (nome che oltre a riprendere reminiscenze mazziniane, durante gli anni della strategia della tensione fu la sigla di giovani neofascisti che cercavano lo scontro nelle piazze), per bocca del portavoce Claudio Borgia, ha minacciato contestazioni con cartelli, striscioni, fischietti e interventi durante il convegno”, perché, a sentir loro, non sarebbe “accettabile” che “una storica negazionista come Alessandra Kersevan faccia esibizione delle sue storielle, offendendo le tante vittime cadute sotto le armi dei partigiani titini e di qualche vigliacca milizia comunista italiana” nel corso di un convegno patrocinato dal Comune, che quindi doveva vietarlo.
Ora, se noi fossimo stati il sindaco di Montebelluna, di fronte ad un comunicato simile avremmo preso il telefono e chiamato in Questura per denunciare questa intimidazione e chiedere la vigilanza delle forze dell’ordine in modo da impedire che facinorosi provocatori mettessero in atto quanto annunciato.
Ma questo sindaco ha preferito annullare l'iniziativa, non si sa per timore delle minacce o perché connivente con esse, e non ci sentiamo di ipotizzare quale delle due alternative sia la peggiore.

[FOTO: La conferenza stampa, da sinistra Lorenzoni, Emmanuelli, Kersevan, Brunello.]

Il convegno si è però svolto ugualmente, grazie alla determinazione delle Anpi di Montebelluna e Treviso ed al sindaco di un comune vicino, Giavera, che, coraggiosamente e generosamente ha messo a disposizione una bella e prestigiosa sala, dimostrando in tal modo cosa significhi coerenza democratica in questo Paese.

[FOTO: Monica Emmanuelli.]

Mentre era in corso una conferenza stampa a Montebelluna in cui i rappresentanti dell’ANPI e le storiche hanno riassunto lo svolgimento dei fatti ed il motivo dello spostamento, nella strada sottostante si sono riuniti una ventina di provocatori presumibilmente aderenti alla Giovane Italia. E precisiamo che provocatori non è un termine che usiamo volentieri, ma mai come in questa occasione ci pare appropriato, dato che i suddetti non hanno fatto altro, nel tempo che hanno voluto trascorrere con noi, che cercare di arrivare ad uno scontro, se non fisico (data la presenza costante delle forze dell’ordine che hanno tenuto sotto controllo la situazione) quantomeno verbale, cercando in ogni modo di “attaccare briga”, anche a convegno concluso.

[FOTO: Davanti alla sede ANPI a Montebelluna, Giovane Italia schierata. Il primo a sinistra è il leader Claudio Borgia.]

Oltre agli insulti gridati in mezzo alla strada, la reiterata accusa di “negazionista” alla storica Kersevan ed il continuo ribatterle “lei è stata sbattuta fuori da tutti i convegni cui ha partecipato” (affermazione che, oltre ad essere sfacciatamente menzognera, non sarebbe comunque una nota di demerito per la storica, ma piuttosto per chi l’avrebbe “sbattuta fuori”: da questo però si può valutare il background culturale proprio di certa gente), i contestatori sono entrati in sala durante la relazione della storica Emmanuelli e l’hanno interrotta distribuendo volantini al pubblico, che ha dimostrato la propria contrarietà a questo atto di squadrismo bello e buono intonando “Bella ciao” ed invitando i disturbatori a comportarsi civilmente. Se volevano ascoltare, benissimo, ha giustamente detto la professoressa Kersevan, potevano prendere posto in sala, stare a sentire le relazioni ed eventualmente fare domande, nessuno glielo avrebbe impedito.
Alla fine il convegno è andato avanti con la presenza del gruppetto in fondo alla sala, che di tanto in tanto si lasciava andare a commenti e battutine talmente squallidi che qualificano perfettamente chi li ha emessi.

[FOTO: Alessandra Kersevan]

In complesso l'iniziativa è andata benissimo, nonostante lo spostamento della sede la partecipazione è stata corposa (un centinaio di persone, esclusi i provocatori), bella e significativa la premessa di Umberto Lorenzoni dell’Anpi di Treviso, interessanti ed esaustive le relazioni che hanno smascherato le menzogne che taluni vorrebbero far passare per memoria storica, e quando uno dei contestatori ha chiesto la parola è potuto intervenire serenamente, senza essere interrotto od insultato, ma nel suo intervento (peraltro abbastanza sconclusionato) non ha portato alcun dato storico che potesse smentire quanto illustrato dalle relatrici, ad ennesima prova che quando si passa dal terreno delle minacce e degli insulti a quello della competenza storica, certe persone non hanno più argomenti da far valere.

[FOTO: Umberto Lorenzoni durante il suo intervento.]

Ma se a Montebelluna e a Giavera le cose si sono risolte in modo positivo, è stato soprattutto grazie, va rimarcato, alla collaborazione del sindaco di Giavera, al comportamento responsabile degli organizzatori del convegno ed al servizio di ordine pubblico, che ha impedito azioni violente da parte di chi già le aveva preavvisate.
Dunque a lato dei diktat dell’Anvgd per non dare spazio nelle iniziative sul 10 febbraio a storici che non si identificano nello spirito della legge (ma a che titolo l'ANVGD si arroga il diritto di decidere chi si identifica e chi no?), a Montebelluna sono scese in campo le squadracce, persone che hanno minacciato sindaco dicendo che sarebbero andati a disturbare un convegno autorizzato per impedirne lo svolgimento (non a contestare pacificamente, che questo diritto nessuno glielo nega), persone che hanno, con petulanza, continuato a molestare le relatrici del convegno in strada dopo avere cercato di interromperlo con un atto aggressivo; ed il reiterato nervosismo e rifiuto a farsi riprendere in foto mentre agivano (al limite del penale) in luogo pubblico la dice lunga sulla buona fede delle loro intenzioni.
Il timore è che questi comportamenti prevaricatori si ripetano in altre città ed in altre occasioni. Avremo sempre amministratori disponibili, pubblico con i nervi saldi, servizio d’ordine messo a disposizione dalla Questura?
Consapevoli di avere assistito a nuove prove tecniche di squadrismo, che non ci fanno bene sperare nel futuro democratico del nostro Paese, la nostra intenzione di Resistenti storici è di continuare a dare il massimo di informazione su queste tematiche: continueremo a fare iniziative e convegni, a scrivere e pubblicare, a smentire chi pretende di abusare della storia per dare sfogo alle proprie ideologie che non dovrebbero più avere diritto di cittadinanza.

[FOTO: Schierati davanti alla sede ANPI a Montebelluna, in attesa di seguirci al convegno.]

11 febbraio 2013.


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SERGIO ENDRIGO, MOLTO DI PIU' CHE UN ARTISTA "ITALIANO"


Al grande cantautore, che improntò le sue tematiche al più genuino internazionalismo e antifascismo, non poteva essere tributato omaggio migliore di questo che gli è venuto dagli artisti dell'Istria e del Quarnero, descritto nell'articolo che riportiamo di seguito. 
Vogliamo rendere omaggio a Endrigo anche noi oggi - rigettando le manipolazioni di segno nazionalista e neo-irredentista che mirano a stravolgere e ribaltare gli ideali nei quali egli è vissuto ed a cui ha mantenuto fede fino alla morte - ricordando in particolare le canzoni che egli cantò in lingua serbocroata:

Spletka pjesama
http://www.youtube.com/watch?v=2Y0D1cLR7tM

Više te volim
http://www.youtube.com/watch?v=NxpiaIaiIp0

Kud plovi ovaj brod
http://www.youtube.com/watch?v=0s3sSj-Kw7M

Si veda anche:

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Ricchezza di approcci per il polese Endrigo

di Patrizia Venucci Merdžo
da La Voce del Popolo del 28 dicembre 2012

È il frutto di una risposta corale da parte di tutti i musicisti di spicco della regione Istria e del Quarnero il CD “1947 hommage à Sergio Endrigo”, l’interessante progetto discografico realizzato con il contributo della Città di Pola, della Regione Istriana, dell’Unione Italiana, prodotto dalla casa discografica “Menart” di Zagabria. Il fatto che i più bei nomi della musica leggera croata (dei più diversi generi), e in particolare dell’Istro-quarnerino, abbiamo aderito a tale iniziativa è indicativo di quale popolarità, simpatia, considerazione e ammirazione goda questo personaggio di cantautore fuori del comune; un cantautore polese, italiano “di frontiera”, che nel corso della sua fertile attività ha sempre espresso con semplicità e autenticità il grande mondo che si portava dentro: le nostalgie, gli amori, gli ideali, la speranza di un mondo migliore, le disillusioni, le ferite dell’esule e le sue lacerazioni, cantate sempre in quella sua maniera sommessa, discreta, e tanto vera. Tanto vera da andare diritto al cuore della gente.

Il doppio CD contiene ben 30 canzoni di Endrigo ed altrettanti interpreti. Ora, questa vasta adesione sottintende pure una grande eterogeneità di approcci alla canzone stessa, una rivisitazione di Endrigo, in particolare in riferimento agli arrangiamenti che a seconda del tipo di complesso o cantante risultano di volta in volta di carattere vagamente etno, rockettaro, con accenni di tipo heavy metal, oppure restituzioni molto intime e trasparenti. Da ciò ne consegue una grande varietà dei timbri, di modulazioni coloristiche dagli effetti più vari, ottenuti con il sintetizzatore oppure con la chitarra classica, con gli impasti delle voci corali, con il tamburello e/o i flautini, la fisarmonica a bocca, le percussioni e quant’altro. E ciò sicuramente rappresenta un motivo di curiosità e di interesse. Poi resta da vedere in che misura si riesca a restituire lo spirito di Endrigo cantautore.

Ad ogni modo si tratta certamente di un “esperimento” interessante valido, che dimostra ricchezza d’idee e di riletture legate ad un grande autore, un classico, il quale continua ad ispirare i protagonisti più diversi della variegata musica leggera, in questo caso nella sua terra d’origine. E così abbiamo un sofisticato Arsen Dedić, che nel suo personalissimo stile interpreta, in croato, “Mani bucate“/Rasipne ruke”; abbiamo Tamara Obrovac e il “Transhistria ensemble” in “Io che amo solo te”, con vaghi sentori “istri” e fantasia improvvisativa (fisarmonica a bocca). Indovinata pure la rilettura di Franko Krajcar e dell’“Indivia band”, e quella delicata da Tatiana e Mauro Giorgi in “Dimmi la verità”.

Un autentico maestro si dimostra Bruno Krajcar in “Trieste”, con il solo sostegno del pianoforte, in un’interpretazione molto vissuta e affascinante. Poeta e “menestrello” si rivela Bruno Načinović, che con la sua inseparabile chitarra offre un Endrigo sentimentale e sciolto ne “Il dolce paese”. Molto godibile risulta l’arrangiamento dell’“Arca di Noè”, con le belle voci maschili e quella solista di Alessandro Ghersin della Società artistico culturale “Lino Mariani” della Comunità degli Italiani Pola, dirette da Edi Svich. Altrettanto felice e sul solco della tradizione l’esecuzione dell’Orchestra di fisarmoniche “Stanko Mihovilić”, della SAC “Istra”, e dell’Orchestra di fisarmoniche dell’Università “Juraj Dobrila” di Pola, con “Il treno viene dal sud”.

Sembra quasi un madrigale del Rinascimento la rilettura in chiave corale di “Lontano dagli occhi”, del coro femminile “Teranke”, mentre rievocano la sonata barocca il violoncello e il flauto in “Questo amore per sempre”, con Matija Ferlin/Sandro Peročević/ Nataša Dragun. Fresca e carina l’esecuzione della filastrocca “Ci vuole un fiore” da parte del coro di voci bianche “Zaro”, diretto da Linda Milani. “Coloratissimo” e concitato “Il papagallo” con “Cigo man band” in versione etno. Ben fatta pure “La ballata dell’ex”, con Jadranka Đokić e la voce recitante di Milan Rakovac.

La canzone “1947”, da cui il CD prende il titolo, si riferisce all’anno in cui Sergio Endrigo, allora quattordicenne, lasciò da esule la sua natia Pola, come fecero tanti connazionali. L’immagine che ricorre spesso è quella dell’imbarco sul piroscafo “Toscana”. Ora, questa sua malinconica “ballata dell’esodo” si avvale della voce “lirica”, come usava al tempo, del tenore Alessandro Ghersin, che, accompagnata da un lamentoso e rustico violino (Dario Marušić), riempie il canto di un infinito senso di desolata incertezza.

Decisamente rockettaro (anche troppo) “Aria di neve”, con i “Popeye”. Validissimi interpreti sono Livio Morosin (“Elisa Elisa”), “East rodeo” (“La prima compagnia”), “The Cweger” (“La prima compagnia”); Magdalena e Helena Vodopija, Massimo (“Canzone per te”), Franka Strmotić-Ivančić (“Trasloco”), Nola (“Adesso si”), “Gustafi” (“Il primo bicchiere di vino”), Branko Sterpin (“back home someday”), Kristina Jurman Ferlin/Anđela Jeličić (“Te lo leggo negli occhi”), Dogma/ Anelidi (“Lettera da Cuba”), Deboto (“Dove credi di andare”). Chicca finale con “Kud ovaj brod plovi” (Juras-Arnautalić-Enriqez) interpretata dallo stesso Sergio Endrigo – al Festival di Spalato nel 1970 –, con quella intensità e stile inconfondibili che lo rendono unico e destinato a durare nel tempo.








The Srebrenica massacre was a gigantic political fraud - exclusive interview

Jan 31, 2013 15:29 Moscow Time



Renowned author Dr. Edward Herman spoke with the Voice of Russia regarding the facts surrounding the Srebrenica Massacre, the pretext for the "humanitarian" invasion of the former Yugoslavia, and takes apart the "official" version that has always been promoted by the West. Dr. Herman reveals that there were in fact multiple massacres at Srebrenica, and that the killing of Bosnian-Muslim soldiers at Srebrenica (the West's pretext) was in response to the killing of over 2,000 Serb civilians, mostly women and children, at the location.



Robles: My first question is about “The Srebrenica Massacre” and the way that the establishment manipulated the media. Can you tell us, or give us some insights, on that?

Herman: The Srebrenica Massacre, actually I always put it in quote marks, because actually there were lots of massacres in the Srebrenica area, the one before July 1995 there were vast numbers of Serbs killed by Muslim, Bosnian Muslim, forces who went out of Srebrenica.

One estimate is that there were more than 150 Serbs villages that were totally wiped out and one study gives actually gives the namesof 2,383 Serb civilians who were killed between 1992 and July, 1995. So then we’d call that “The First Srebrenica Massacre”. Then in July 1995…

Robles: Just to be very clear, these were Serbs, that were being killed.

Herman: Yes! We’re talking about 2,383 Serb civilians killed before July 1995. And the Bosnian Serb Army took over Srebrenica in July, 1995, and there were deaths and executions after that. That’s what’s called in the West “The Srebrenica Massacre”, but, in fact, that’s really mainly a political construct.

The numbers executed there were probably in the order of between 500 and 1,000. In other words, less than half of the number of Serbs civilians killed before July, 1995.

And the Western claim is that 8,000 men and boys were executed in the quote Srebrenica massacre, but notice these were men, always men, all men, they were all soldiers, whereas those 2,383 civilians killed included very large numbers of women and children.

We’re talking about the execution in the Second Massacre of essentially army people. And of course they had never proved that there were 7,000 or 8,000, even men and boys killed. The bodies in the graves added up to something like 2,500.

A lot of those bodies were combat deaths. One of the beauties of the Western propaganda system is that all the bodies they found after July, 1995, they count as executed, even though we know very well that a large number were killed in combat.

Reminder

Herman: Also another important fact about the Srebrenica massacre is that all those killings of Serbs took place coming out of an area that was supposed to be a “safe haven”. Srebrenica was a safe place, a safe haven. It was supposed to be demilitarized, but it never was.

So the Bosnian Muslim soldiers would come out to Srebrenica and they would kill Serb civilians. This is all completely ignored in the Western media. It’s as if the Serbs came in July and started to kill arbitrarily.

In fact, the U.N. military in that area, a French Offical name Phillip Movion, was asked by the Yugoslav tribunal, “Why the Serbs did it?”

He said he’s absolutely convinced that they did it because of what the commander of Srebrenica’s Bosnian Muslims did to the Serbs before July 1995.

This is the UN Army head, but you won’t see that in the Western press!

In other words, the first massacre is what led to the lesser second massacre of namely military aged people.

The whole business of the Srebrenica Massacre is a gigantic political fraud. There was a massacre, but it was a responsive vengeance massacre, women and children were not killed.

One of the features of the “quote” Srebrenica Massacre, that is the second one, is that 20,000 Srebrenica women and children were bussed to safety by the Serb army. Women and children were not killed, only military aged people and a very large fraction of those that did die, died in combat.

So my own estimate, as I said, is that maybe there were 500 to 1,000 executions. Vengeance executions.

Robles: I’m sorry. How many?

Herman:500 to 1,000 I would say.

Robles: 500 to 1,000.

Herman:Yes. So there was a significant massacre, but put it in its context! This was a war, this was an army that had seen their own civilians massacred on a much larger scale. That is completely suppressed in the West, as if the Serbs came in to Srebrenica and started to kill because of a blood lust! It’s absolutely a fraud!

So, I regard the Srebrenica massacre as a tremendous propaganda triumph. The West wanted to go after Serbia and they avoided peace. They needed this massacre.

Robles: You said, about 2,380 civilians, women and children mainly…

Herman:Serbian women and children, yes.

Robles: … were killed initially. This was the Srebrenica…

Herman:The first massacrebetween 1992 and July 1995. These were Serb civilians. There were also hundreds of Serb military killed in that period, I am just talking about civilians!

Robles: The civilians, right! And then in retaliation approximately 2,500 Muslim… Bosnian Muslims soldiers were killed.

That’s misleading, because the thrust of the 8,000 claim is that they were executed but those 2000-plus that were killed, a very large fraction were killed in combat.

Robles: In combat. Okay, I see. I see.

Herman:Yes, and the executions were, as I say probably in the order of 500 to 1,000.

Robles: Okay. So those were Bosnian Muslims who were found to be directly responsible for killing massive numbers of Serbian civilians. Right?

Herman:The Serbs actually had lists of Bosnian Muslim soldiers they wanted to get, but I can’t honestly say they were the only ones who were executed. But certainly, a significant number of those executed were on those lists, those vengeance lists.

Edward S. Herman (born April 7, 1925) is an American economist and media analyst with a specialty in corporate and regulatory issues as well as political economy and the media.

He’s a Professor Emeritus of Finance at the Wharton School at the University of Pennsylvania. He’s also the author of several books, namely “Manufacturing Consent” which he wrote with Noam Chomsky and “The Srebrenica Massacre: Evidence, Context and Politics”.





(Dominique De Villepin contro la deriva guerrafondaia della Francia. La dignitosa lezione dell'era Chirac, il presidente francese che nel 2003 si oppose alla aggressione statunitense contro l'Iraq, è portata avanti ancora oggi da colui il quale fu Ministro degli Esteri all'epoca. Che scavalca così a sinistra il Partito Comunista Francese, o per meglio dire: quello che del PCF rimane.)


« Non, la guerre ce n’est pas la France »

par Dominique de Villepin
RÉSEAU VOLTAIRE | PARIS (FRANCE)  | 10 FÉVRIER 2013

Le Mali, pays ami, s’effondre. Les djihadistes avancent vers le sud, l’urgence est là.
Mais ne cédons pas au réflexe de la guerre pour la guerre. L’unanimisme des va-t-en-guerre, la précipitation apparente, le déjà-vu des arguments de la « guerre contre le terrorisme » m’inquiètent. Ce n’est pas la France. Tirons les leçons de la décennie des guerres perdues, en Afghanistan, en Irak, en Libye.
Jamais ces guerres n’ont bâti un Etat solide et démocratique. Au contraire, elles favorisent les séparatismes, les Etats faillis, la loi d’airain des milices armées.
Jamais ces guerres n’ont permis de venir à bout de terroristes essaimant dans la région. Au contraire, elles légitiment les plus radicaux.
Jamais ces guerres n’ont permis la paix régionale. Au contraire, l’intervention occidentale permet à chacun de se défausser de ses responsabilités.
Pire encore, ces guerres sont un engrenage. Chacune crée les conditions de la suivante. Elles sont les batailles d’une seule et même guerre qui fait tache d’huile, de l’Irak vers la Libye et la Syrie, de la Libye vers le Mali en inondant le Sahara d’armes de contrebande. Il faut en finir.
Au Mali, aucune des conditions de la réussite n’est réunie.
Nous nous battrons à l’aveuglette, faute de but de guerre. Arrêter la progression des djihadistes vers le sud, reconquérir le nord du pays, éradiquer les bases d’Al-Qaida au Magreb islamique (AQMI) sont autant de guerres différentes.
Nous nous battrons seuls, faute de partenaire malien solide. Eviction du président en mars et du premier ministre en décembre, effondrement d’une armée malienne divisée, défaillance générale de l’Etat. Sur qui nous appuierons-nous ?
Nous nous battrons dans le vide, faute d’appui régional solide. La Communauté des Etats de l’Afrique Occidentale reste en arrière de la main et l’Algérie a marqué ses réticences.
Un processus politique est seul capable d’amener la paix au Mali.
Il faut une dynamique nationale pour reconstruire l’Etat malien. Misons sur l’union nationale, les pressions sur la junte militaire et un processus de garanties démocratiques et de l’Etat de droit à travers des politiques de coopération fortes.
Il faut aussi une dynamique régionale, en mobilisant l’acteur central qu’est l’Algérie et la Communauté économique des Etats de l’Afrique de l’Ouest (CEDEAO) en faveur d’un plan de stabilisation du Sahel.
Il faut enfin une dynamique politique pour négocier en isolant les islamistes, en ralliant les Touareg à une solution raisonnable.
Comment le virus néoconservateur a-t-il pu gagner ainsi tous les esprits ? Non, la guerre ce n’est pas la France. Il est temps d’en finir avec une décennie de guerres perdues. Il y a dix ans, presque jour pour jour, nous étions réunis à l’ONU pour intensifier la lutte contre le terrorisme. Deux mois plus tard commençait l’intervention en Irak. Je n’ai depuis jamais cessé de m’engager pour la résolution politique des crises et contre le cercle vicieux de la force.
Aujourd’hui notre pays peut ouvrir la voie pour sortir de l’impasse guerrière, s’il invente un nouveau modèle d’engagement, fondé sur les réalités de l’histoire, sur les aspirations des peuples et le respect des identités.
Telle est la responsabilité de la France devant l’histoire.


Source : Le Journal du Dimanche (France)


Dominique de Villepin
Ancien secrétaire général de l’Élysée (1995-2002), ancien ministre français des Affaires étrangères (2002-2004) et de l’Intérieur (2004-2005), Premier ministre (2005-2007). Président de République solidaire (depuis 2010)




APOLOGIA DEL TERRORISMO


Da: Claudia Cernigoi <nuovaalabarda(a)gmail.com>

Oggetto: lettera aperta al Comune di Trieste in merito alla presentazione del libro su Maria Pasquinelli.

Data: 09 febbraio 2013 10.25.25 GMT+01.00

A: robertocosolini(a)comune.trieste.it
Cc: ufficio_stampa(a)comune.trieste.it, trst(a)primorski.eu, segreteria.redazione(a)ilpiccolo.it, ansa.trieste(a)ansanet.it, tele4(a)telequattro.it

caro Sindaco, ieri sono andata a sentire, nella sede della Lega Nazionale, la presentazione del libro di Mocavero sulla storia di Maria Pasquinelli, l'ex agente della Decima Mas che uccise a sangue freddo il generale britannico De Winton, che, come ha asserito lo storico Fulvio Salimbeni nel corso della presentazione, non aveva colpa alcuna se non quella di rappresentare le "potenze" che avevano portato alla firma del Trattato di Pace del 1947.
Alla conferenza era presente l'assessore Grim in rappresentanza ufficiale  del Comune, e vorrei chiedere all'Amministrazione comunale se intenda ora prendere le distanze da questa iniziativa, alla luce del fatto che in conclusione del  dibattito sul libro e sulla vicenda Pasquinelli, il generale Basile abbia esternato definendo questa assassina terrorista (perché come altrimenti definire una persona che uccide una persona presa a caso solo perché "simbolo" di una politica da lei contestata?) "una donna grandissima" ed "un'eroina".
Il generale De Winton era un ufficiale della compagine alleata, alla quale il Regno d'Italia si era unito come cobelligerante nell'ambito della lotta antinazifascista, e che una cittadina italiana abbia commesso un simile attentato di stampo terroristico (fu lei stessa a spiegare che voleva si scatenasse una reazione di piazza ed armata di tipo nazionalista per mantenere l'Istria entro i confini italiani) contro i propri alleati, non mi sembra un'azione di cui fare apologia a tanti anni di distanza.

Cordialità

Claudia Cernigoi
candidata alla Camera nella lista Rivoluzione Civile




(Comunicato di V. Kapuralin, presidente del SRP di Croazia, in occasione del 92.mo anniversario della Repubblica di Albona - la comune rivoluzionaria che venne proclamata in Istria mentre in Italia si era nel pieno del "biennio rosso")


http://www.srp.hr/labinska-republika/

7.2.2013.
 
UZ 92. GODIŠNJICU POBUNE RUDARA, DOGAĐAJA POZNATOG KAO LABINSKA REPUBLIKA

1.III.1921. godine, vračajući se iz Trsta istaknuti sindikalni i socijalistički vođa Ivan Pipan napadnut je i maltretiran u Pazinu od strane fašista. Po dolasku predstavnika vlasti, fašista već nije bilo, a Pipanu su savjetovali, da više ne dolazi u Pazin.
Stigavši u Vinež o događajima u Pazinu informirao je rukovodstvo sindikata, a vijest o tome proširila se Labinštinom. Ozlojeđeni tim, a i ostalim nasillnim ispadima fašista sindikat donosi odluku o stupanju u protestni štrajk, koji je počeo 2. III.1921. g. u 13 sati.
Štrajk je prešao prvobitno zamišljene okvire. Razvio se u pobunu i pokret političkog ekonomskog i revolucionarnog karaktera, trajao je 37 dana, ugušen je vojnom intervencijom a u njemu je učestvovalo više od 2000 ljudi, pripadnika barem sedam različitih nacionalnosti.
Vjerodostojnih dokumenata iz socijalističke stranke Italije ili iz sindikalne federacije nema, pa se sva saznanja o događaju baziraju na službenim talijanskim izvorima i na kazivanju svjedoka. Po tome izlazi, da je odluku o štrajku donjela sindikalna federacija 2.III. prije podne. Prijedlog je podnio sekretar federacije Ivan Pipan.
Za slijedeći dan 3.III. sazvana je skupština u 9 sati u Vinežu na koju je došlo i mnogo mještana iz okolnih sela. Na skupu je potvrđeno stupanje u štrajk u znak protesta protiv sve većeg fašističkog terora. Po svršetku skupa došlo je do incidenta između štrajkaša i fašista, kojom prilikom je bilo i povrijeđenih.

Nacionalni zadružni konzorcij za proizvodnju ugljena i njihovih ekstrakata iz Firence pozvao je rudare proglasom, da od dotadašnjih vlasti ugljenokopa u Italiji, preuzmu u svoje ruke rudnike ugljena i njihovih ekstrakata. Poziv je glasio ovako:
” RUDARI !
Vi sigurno znate da je u ovo posljednje vrijeme konstituiran sa sjedištem u Firenci Nacionalni zadružni konzorcij za industriju ugljena i njihovih derivata.
Konzorcij je zadružna asocijacija radnika.
Njegovo se članstvo sastoji isključivo od radnika: on pripada Generalnoj konferenciji rada i Nacionalnom savezu kooperativa. Cilj Konzorcija je u tome, da se u formi zadruga iskorištavaju rudnici, isključujući odatle državnu birokraciju i kapitalističku špekulaciju. Naš je program da bez plaćanja

odštete zaposjednemo ugljenokope, proširujući to dalje i na ostale grane ekstraktne industrije. Socijalizacija podpovršine je krajnji cilj, za kojim teži djelovanje Konzorcija. IZ SVIH RUDNIKA TREBA DA BUDU UKLONJENI VLASNICI, privatni kapitalisti i izrabljivači radničkog truda!
U svakom rudniku neka se konstituira po jedna radnička zadruga, organ Konzorcija, koja treba da preuzme upravu rada pod svojim rukovodstvom. SVE KORISTI I DOHODAK INDUSTRIJE TREBA DA PRIPADNU RADNIČKOJ MASI!
Konzorcij namjerava da na području rudarstva započne novi život, novi početak rada i neposredna oživotvorenja velikih socijalnih ideala, koje razvija radnički svijet….”

Ovaj poziv odaslan je prije 2.III. i sa sigurnošću možemo pretpostaviti da je Ivan Pipan bio u Trstu radi zauzimanja stavova o tome.
Osim napada fašista na Pipana i poziva konzorcija iz Firence, na odluku o izlasku u štrajk uticalo je i opće stanje u rudnicima, niske plaće, slabi uvjeti života, visoke norme.
Oktobra 1920. Godine, rudari su sklopili sa upravom nepovoljni kolektivni ugovor. Po njemu za jedan dan neopravdanog izostanka s posla mijesečno, imao je za posljedicu gubitak cijele zarade. Zatim, prethodni austrijski sistem priznavao je 24 praznika godišnje, a novi talijanski 12.
Sam tok štrajka govori o visokom stupnju organiziranosti. Štrajku se pridružio i dio uprave. Postavljen je i novi direktor, rudari su preuzeli rudnike, postrojenja, separaciju na Štalijama, skladište eksploziva i luku Brščica.
Formiran je Centralni komitet koji rukovodi svim aktivnostima. Organizirano je prikupljanje hrane u okolnim selima. Osnovane su crvene straže koje su branile pristup rudniku, minirana su skladišta, rudarska okna, separacija, u svrhu obrane od napada. Naoružanje kojim su rudari raspolagali sastojalo se od desetak pušaka nešto bombi i revolvera i eksploziva.
Zadatak komiteta bio je i održavanje reda i mira, rješavanje eventualnih sporova, a uhapšena je i grupa rudara sa Sicilije koja je surađivala sa vlastima.
Preuzimanje rudnika pod parolom KOVA JE NASA, isticanje crvene zastave, obnova proizvodnje bili su ona razdjelnica koja dijeli klasični štrajk od pobune odnosno pokreta koji se dogodio u ovom slučaju. Štrajk podrazumijeva prestanak radnih aktivnosti. Ovdje imamo slučaj, da su radnici 21.III. nastavili sa vađenjem ugljena, ali za svoj račun. 7. IV. isplovio je brod pun ugljena iz luke Štalije, koji međutim nije bio isplaćen zbog gušenja pokreta.
Iako je među fašistima prevladavala želja da se pobunjeni rudari napadnu već na početku, vlasti nisu bile sklone takvom rješenju. Računali su, da će štrajk biti kratak, a i kao nova vlast na ovom području priželjkivali su prihvaćanje, a ne odbojnost lokalnog stanovništva.
Kako je vrijeme odmicalo tako se kod vlasti učvršćivalo saznanje o potrebi razbijanja štrajka. To je vršeno konkretnim akcijama u više pravaca: pregovorima, pokušajima podmićivanja i prijetnjama. Kako sve to nije dalo rezultata 7.IV. dana je naredba, da se nasilno zauzme Labinština. U tu svrhu angažirano je oko 1000 dobro naoružanih vojnika, a u Štalije su uplovila dva ratna broda sa vojskom.
Vlasti su u razgovoru sa Pipanom predložile rudarima kapitulaciju, što je sindikalni vođa u ime rudara odbio i prihvatio borbu sa vojskom. Vojna akcija protiv rudara započela je 8. IV. u jutarnjim satima kod sela Štrmac. U 13 sati zauzet je rudnik u Krapnu. U 13,30 zauzet je rudnik u Vinežu. Skladište na Štalijama zauzeli su financi iz Pule. Izgleda da je svaki otpor rudara prestao u popodnevnim satima.
Na strani rudara poginula su dva rudara: Maksimilijan Orter i Adalbert Sikura, a bilo je i ranjenih. Na strani vojske bilo je dvoje ranjenih. Uhapšeno je 40-ak rudara koji su sprovedeni u zatvor u Rovinj, gdje su dvojica podlegla usljed zlostavljanja.
Istraga je trajala sedam mjeseci, a glavna rasprava zakazana je 16.XI.1921. g.
pred Okružnim sudom u Puli. Ukupno su bila optužena 52 rudara.
Iz optužnice je vidljivo da su vlasti štrajk i događaje na Labinštini tretirale kao uspostavljanje Sovjetskog režima. Tužilac tretira optužene kao pobunjenike, a branitelji smatraju, da su optuženi u nepovoljnijem položaju u odnosu na slično optužene u Italiji jer se na njih primjenjuju austrijski zakoni. Traže da se na njih primijeni dekret o amnestiji.
Kako novoj vlasti koja se još učvršćivala nije bilo stalo do zatezanja odnosa sa lokalnim stanovništvom donesena je oslobađajuća presuda i rudari su pušteni kućama.
Dio rudara bojeći se represija emigrirao je u Jugoslaviju i druge evropske zemlje i Ameriku. Centralni rudarski komitet se raspao, ali aktivnost rudara na Labinštini nije prestajala.
Životne su prilike bivale sve teže, pa je u augustu 1922. g. ponovno izbio
štrajk, koji nije bio uspješan kao prethodni jer je i nova vlast u međuvremenu ojačala. Tom je prilikom dosta rudara otpušteno.
30.X.1922. g. na vlast dolazi Musolini, Squadre d azione krstare gradovima i selima i teroriziraju stanovništvo.
27.IV.1923. g. dekretom se daju ovlaštenja da se slavenski nazivi naselja promjene u talijanska, a isto to je učinjeno i sa prezimenima u nastojanju talijanizacije Istre.
Novonastala Komunistička Partija Italije postaje onaj politički subjekt u kojemu rudari prepoznaju sebi najbližu političku opciju. U crvenu federaciju koju vodi komunistička partija učlanjeno je 850 rudara.
U izvještaju fašističke milicije od 9.VI1.1925. g. se navodi: Grad Labin je, kao što je poznato, uvijek glavni centar boljševizma u Istri.
Usprkos nastojanja fašista da onemoguće bilo kakvu aktivnost, 1925. g. rudari ponovno štrajkaju. Tom su prilikom izborili 25% povećanje plaće.
6.XI. donesen je zakon o zaštiti države po kojemu je osnovan SPECIJALNI SUD ZA ZAŠTITU DRŽAVE, koji je najviše sudio komunistima i ostalim rodoljubima.
Imajuči u vidu događaje koji su se odvijali i dostupna saznanja o njihovoj uzročno posljedičnoj vezi i postavljenim ciljevima, nameće se pitanje jeli LABINSKA REPUBLIKA imala u sebi elemente državnosti. Iz analiza svjedoka i dokumentacije nema potvrda da je LABINSKA REPUBLIKA zbog toga proglašena niti formalno organizirana. Narod je govorio o SLOBODNOJ REPUBLICI. U štampi ovaj se pokret nazivao: LA REPUBBLICA ROSSA, SAN MARINO COMUNISTA ili COMUNE PARIGINA ISTRIANA.
Drugo pitanje koje se nameće, dali je ta zamisao bila utopija. Uzimajući u obzir ukupno stanje stvari nebi se to moglo reći, naime rudari su bili duboko uvjereni, da je Italija pred revolucijom i da je samo pitanje vremena kad će ona izbiti. Za pretpostaviti je, da se tim uvjerenjem vodio i Nacionalni zadružni konzorcij iz Firence prilikom upućivanja proglasa rudarima u Italiji. U tom kontekstu oni svoju akciju nisu vidjeli kao izolirani slučaj.
Ustvari bila je to istinska prirodna želja čovjeka za svojim oslobođenjem i željom da ovlada rezultatima svoga rada. Pokušaj realizacije Marksove misli tvornice radnicima, drugim riječima samoupravljanje.
To je na ovim prostorima uspjelo dva i pol desetljeća kasnije kada su bili ispunjeni i ostali socijalni, klasni i povijesni uvjeti potrebni za ostvarenje tih vrijednosti. A epizoda Labinske republike svakako je poslužila kao dobar putokaz u izgradnji potrebne klasne svijesti, ali i revolucionarne prakse, nadolazećoj generaciji, koja je ideju uspješno sprovela.

Kapuralin Vladimir


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"NON FATELI PARLARE"


Gentili Presidenti,
Il prossimo 10 febbraio verrà celebrato il Giorno del Ricordo in memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata (...) si eviti di dare voce a coloro i quali, in qualsiasi modo, leniscono lo spirito commemorativo espresso dalla legge dello Stato, poiché ciò equivarrebbe a porre sullo stesso piano, offensivamente, vittime ed aguzzini di una tragedia storica...

(fonte: lettera del presidente nazionale ANVGD, Antonio Ballarin, al Presidente RAI Dr.ssa Anna Maria Tarantola, al Presidente MEDIASET Dr. Fedele Confalonieri, al Presidente Telecom Italia Media Dr. Severino Salvemini, al Presidente Sky Italia Sig. James Rupert Jacob Murdoch http://www.anvgd.it/notizie/14479-giorno-del-ricordo-2013-ballarin-anvgd-scrive-alle-tv-25gen13.html )


... Mentre ci avviciniamo al 10 Febbraio (...) sono tutti impegnati ad informare in modo giusto, obiettivo e puntuale sulle pagine di storia che ci riguardano.  Spesso però, come abbiamo avuto modo di rilevare e denunciare ogni anno, si fanno avanti e offrono la propria interpretazione, individui di poco scrupolo, per non dire dei negazionisti, il cui unico fine è quello di sminuire la portata di una tragedia spesso considerandola la normale conseguenza della contrapposizione bellica, nazionale ed ideologica.
Ecco perché chiediamo a tutti coloro – amministrazioni, scuole, circoli, enti, testate giornalistiche - che, dovendo operare una scelta, si trovassero a dubitare della legittimità di un intervento, di un articolo, di una conferenza, di consultare le nostre associazioni, affinché ciò che la legge ci concede non ci venga tolto, o semplicemente vanificato, da un approccio indicibile di genti di poco scrupolo e spessore...

(fonte: lettera aperta del Cav. Renzo Codarin, Presidente FederEsuli, 


... Il prossimo 10 febbraio si celebrerà il Giorno del Ricordo in memoria delle vittime delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata. Desideriamo  rammentarvi che sarebbe assai inopportuno che tale ricorrenza venisse snaturata, ponendo artificiosamente in dubbio le ragioni che hanno portato il Parlamento a votare (a stragrande maggioranza) la sua stessa istituzione. 
Viceversa, il Giorno del Ricordo è un'occasione pensata e concepita per onorare il dramma delle genti giuliano-dalmate ed il sacrificio di tanti italiani vittime degli orrori della barbarie umana. Si spera pertanto che nel corso delle manifestazioni culturali nonché delle trasmissioni radio-televisive da voi organizzate e promosse si eviti di invitare tutti coloro che in un modo o nell'altro potrebbero venire meno allo spirito commemorativo espresso da relativa legge dello Stato (n°92/2004) e anzi mostrarsi in palese contrasto con essa attraverso tesi vergognosamente negazioniste ed offensive, come purtroppo troppo spesso è accaduto in passato anche in sedi prestigiose... 

(fonte: messaggio della Mailing List Histria - www.mlhistria.it - a Redazioni, Comuni, Istituti scolastici





Alessandra Kersevan in Veneto tra intimidazioni e censure

1) MINACCE NEOFASCISTE A MONTEBELLUNA. Sabato 9 febbraio alle 15.00 CONFERENZA STAMPA; alle 17.00 iniziativa pubblica FASCISMO, CONFINE ORIENTALE, FOIBE spostata nel vicino comune di Giavera del Montello
2) Verona martedì 12 febbraio 2013: INCONTRO CON LA STORICA ALESSANDRA KERSEVAN


=== 1 ===


MINACCE NEOFASCISTE A MONTEBELLUNA


Posted on 8 febbraio 2013 by admin
 

Un convegno su “fascismo, confine orientale e foibe”  scatena polemiche e minacce neofasciste. È quello organizzato dall’Anpi di Montebelluna (TV), in programma per sabato 9 febbraio all’Auditorium della biblioteca civica. La Giovane Italia di Treviso guidata da Claudio Borgia, promette contestazioni pubbliche prima e durante il convegno.La motivazione è la presenza tra le relatrici della storica Alessandra Kersevan.

Il Comune di Montebelluna dopo le minacce di Giovine Italia, ha ritirato il proprio pratrocinio e la concessione della sala della biblioteca.

L’ANPI di Montebelluna e di Treviso ha deciso allora di fare una conferenza stampa, a Montebelluna sabato 9 alle 15.00 e di spostarsi poi per la conferenza in un comune vicino, Giavera.

Quelli di Giovine Italia, definiti come l’organizzazione giovanile del PDL, hanno annunciato che sposteranno la “contestazione” a Giavera.

La Digos ha contattato l’ANPI, preoccupata per l’ordine pubblico.

Sarebbe necessario essere più numerosi possibile a Montebelluna e a Giavera.

Gli articoli sull’argomento, conditi asetticamente di accuse di negazionismo alla Kersevan, si possono trovare nel sito della Tribuna di Treviso:

http://ricerca.gelocal.it/tribunatreviso?query=kersevan&view=web_locali.la+tribuna%20di%20Treviso

COMUNICATO ANPI MONTEBELLUNA

dall’EVENTO FACEBOOK: https://www.facebook.com/events/479461162112895/?ref=2

L’ANPI di Montebelluna deplora il comportamento della Giunta Comunale di Montebelluna che all’ultimo momento ha ritirato la collaborazione e revocato l’uso della biblioteca comunale impedendo lo svolgimento della conferenza tenuta dalle ricercatrici:
MONICA EMMANUELLI e ALESSANDRA KERSEVAN.

L’ANPI di Montebelluna annuncia che la conferenza su:
FASCISMO, CONFINE ORIENTALE, FOIBE
si terrà a Giavera del Montello
presso Villa Wassermann, lo stesso sabato 9 febbraio alle ore 17.00

L’ANPI di Montebelluna denuncia il clima di intolleranza che si è determinato in questi giorni
da sedicenti amici della libertà, montando una gratuita campagna di denigrazione
e tentando di impedire una libera discussione su un tema di sempre notevole interesse
storico e politico che ha dolorosamente coinvolto tante popolazioni del confine orientale.

Nel pomeriggio di sabato 9 febbraio l’ANPI di Montebelluna terrà una conferenza stampa
su questi argomenti a cui interverrà il presidente provinciale dell’ANPI Umberto Lorenzoni.

Si ringrazia la disponibilità dell’Amministrazione Comunale di Giavera del Montello a rispettare il diritto di pensiero e di parola garantito dalla nostra grande Costituzione.

 

La locandina aggiornata dell’evento: http://www.diecifebbraio.info/wp-content/uploads/2013/02/locandina.jpg

La precedente locandina: http://www.diecifebbraio.info/wp-content/uploads/2013/02/foibe-9-feb-2013.jpg




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Verona, martedì 12 febbraio 2013

ore 16:00 aula 1.5 Polo Zanotto - Veronetta

INCONTRO CON LA STORICA ALESSANDRA KERSEVAN




Foibe: tra mito e realtà


by studentilenti


Non è semplice affrontare la questione delle Foibe: stereotipi consolidati (1) ed interessi politici contingenti invadono il terreno della ricerca storica. Negli ultimi anni in Italia si è sollevato un acceso dibattito pubblico attorno alla costruzione di una verità ufficiale che ha dato il via ad un walzer di commemorazioni, monumenti, lapidi, intitolazioni di strade. Grazie al contributo di Alessandra Kersevan, attraverso un esercizio di rigorosa contestualizzazione storica (2), ci proponiamo di individuare e discutere quelli che appaiono elementi di mistificazione, falsificazione e propaganda (3).

Quali sono i dati più realistici relativi al numero degli infoibati? Perchè dalle diverse ricerche emergono numeri tanto discordanti? E’ possibile parlare di “pulizia etnica” nei confronti della popolazione italiana? Che ruolo hanno giocato le politiche del fascismo in quei territori? Quali sono le effettive responsabilità dei partigiani comunisti di Tito? Queste alcune delle domande su cui ci confronteremo.

Siete tutte e tutti invitati a partecipare.

Alessandra Kersevan è una storica, insegnante ed editrice italiana, specializzata in storia e cultura del Friuli-Venezia Giulia e del confine orientale tra le due guerre. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo “Un campo di concentramento fascista: Gonars 1942-1932” (Kappa Vu 2010) e “Lager italiani. Pulizia etnica e campi di concentramento fascisti per civili jugoslavi 1941-1943″ (Nutrimenti 2008).

(1) Il sempreverde mito degli “italiani brava gente” poggiante su un sistematico lavoro di rimozione, viene qui utilizzato in chiave vittimistica, operando una decontestualizzazione dei fatti in funzione di un costante tentativo di rivalutazione del fascismo. Interessanti in questo senso le recenti dichiarazioni di Silvio Berlusconi secondo cui “Il fatto delle leggi razziali è stata la peggiore colpa di un leader, Mussolini, che per tanti altri versi invece aveva fatto bene”.

(2) A tal proposito suggeriamo la visione di “Fascist Legacy – L’eredità del fascismo”, documentario incentrato sui crimini di guerra commessi dagli italiani durante l’invasione dell’Etiopia e del Regno di Jugoslavia. La sezione che esamina l’occupazione della Jugoslavia cita oltre 200 campi di prigionia italiani sparsi nei Balcani, in cui morirono 250.000 internati (600.000 secondo il governo jugoslavo), e si sofferma sulle testimonianze relative al campo di concentramento di Arbe (Rab in lingua serbo-croata) e le atrocità commesse nel villaggio croato di Podhum, presso Fiume: http://youtu.be/2IlB7IP4hys

“So che a casa vostra siete dei buoni padri di famiglia, ma qui voi non sarete mai abbastanza ladri, assassini e stupratori” Benito Mussolini ai soldati della Seconda Armata in Dalmazia, 1943.

(3) Riscrivere la memoria: foibe, media e revisionismo storico:
http://www.casoesse.org/2012/02/10/riscrivere-la-memoria-foibemedia-e-revisionismo-storico/

Un esempio: i carnefici italiani trasformati in vittime dalla Rai
http://www.linkiesta.it/blogs/c-era-volta/i-carnefici-italiani-trasformati-vittime-dalla-rai

In collaborazione con Pagina/13
Foglio di scrittura studentesco
www.pagina3dici.blogspot.com





CHE BELLA GENTE

Da:  Claudia Cernigoi <nuovaalabarda  @  gmail.com>

Oggetto:  comunicato stampa

Data:  05 febbraio 2013 14.58.13


Il 21/9/44 furono uccisi nella Risiera di San Sabba i quattro martiri della missione alleata (congiunta tra SIM del Regno del Sud ed Intelligence Service britannico) guidata dal capitano Valentino Molina: il capitano stesso, il tenente colonnello Francesco Sante De Forti, Guido Gino Pelagalli e la signora Clementina Tosi vedova Pagani, uccisi dai nazisti il 21/9/44.

Da alcuni documenti reperiti nell’Archivio dello Stato maggiore dell’Esercito viene ricostruita la vicenda della Missione Molina. Il capitano aveva cercato contatti con i suoi ex sottoposti del Servizio statistica, senza sapere che molti di essi erano stati inquadrati in un servizio di spionaggio alle dirette dipendenze dell’Abwehr nazista, il Gruppo Baldo, e ciò causò la sua tragica fine.

Alcuni membri del Gruppo Baldo furono arrestati dalle autorità jugoslave nel maggio 1945: tra essi Alfredo Germani, Remo Lombroni ed Ermanno Callegaris, che compaiono nell’elenco degli incarcerati a Lubiana: morto in prigionia Callegaris (del quale in un processo celebrato a Trieste nel dopoguerra viene ricordata l’attività di collaboratore con le SS); “fatti uscire” dal carcere (e non si sa se condannati a morte o trasferiti altrove) il 23/12/45 Germani, il 6/1/46 Lombroni. Rientrano dunque questi nel novero di coloro che vengono comunemente considerati “infoibati dagli Jugoslavi”, e che le Autorità italiane nel Giorno del Ricordo del 10 febbraio indiscriminatamente commemorano ed a cui rendono onori civili e militari, solo due settimane dopo avere reso onore anche alla missione Molina, fucilata dai nazifascisti per essere stata tradita da militari italiani che non avevano mantenuto il giuramento fatto alla propria Patria, ma avevano accettato di collaborare con gli occupatori, mandando a morire i propri ex commilitoni e compatrioti.


Claudia Cernigoi

candidata di Rivoluzione Civile alla Camera per la regione FVG

Tel. 3450858761


[Per dettagli sul caso della missione Molina e della infiltrazione da parte del Gruppo Baldo si veda:
I DELATORI DELLA MISSIONE ALLEATA MOLINA RISULTANO TRA I MARTIRI DELLE FOIBE
di Claudia Cernigoi (febbraio 2013)
http://www.nuovaalabarda.org/leggi-articolo-giorno_del_ricordo_2013%3A_i_delatori_della_missione_alleata_molina_risultano_tra_i_martiri_delle_foibe..php

oppure http://www.diecifebbraio.info/2013/02/i-delatori-della-missione-alleata-molina-risultano-tra-i-martiri-delle-foibe/
oppure http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/7573 ]

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SALUTI DALLA CROAZIA (SQUADRISTI IN AZIONE)

 

Così come è accaduto per la foto della fucilazione di Ljubo Cupic, non è raro imbattersi nel mercato del collezionismo in reperti che ricordano i misfatti dell’esercito italiano e degli squadristi nei territori occupati della Jugoslavia.

Pratica comune era infatti quella di documentare le azioni compiute e farsi immortalare sul luogo del delitto come se si trattasse di una foto ricordo di una qualche scampagnata. Evidenza di ciò si può trovare su larga scala nelle pubblicazioni dedicate a raccogliere i crimini italiani in Jugoslavia.

Le prime tre foto che abbiamo recuperato mostrano degli incendi a delle proprietà (sul retro di una di queste si legge: squadristi fascisti in azione – Croazia); le altre due la requisizione e l’allontanamento di persone da una casa (sul retro: Croazia – sede comando squadristi).


Vai alle fotografie: http://www.diecifebbraio.info/2013/02/saluti-dalla-croazia-squadristi-in-azione/

Posted on 5 febbraio 2013 by admin


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Giorno del Ricordo: iniziative a Modena, Roma, Padova

Modena 6/2 - Roma 7-8/2 - Padova 9/2


=== MODENA ===

http://www.diecifebbraio.info/2013/02/modena-622013dominio-e-repressione-fascista-nelle-terre-del-confine-orientale/

Modena, mercoledi 6 febbraio 2013
ore 20:30 - presso la sala "Giacomo Ulivi"
Viale Ciro Menotti 137 (ex Mercato Ortofrutticolo)

l'Ass. politico-culturale ASinistra
organizza un'assemblea pubblica sul tema:

DOMINIO E REPRESSIONE FASCISTA NELLE TERRE DEL CONFINE ORIENTALE

Intervengono:

prof.ssa Alessandra Kersevan
storica, autrice del volume "Un campo di concentramento fascista. Gonars 1942-1943"

dott.ssa Toni Rovatti
dottore di ricerca, ricercatrice presso INSMLI

Presiede: Giorgio Prampolini
presidente dell'Ass. ASinistra

scarica la locandina: http://www.diecifebbraio.info/2013/02/modena-622013dominio-e-repressione-fascista-nelle-terre-del-confine-orientale/


=== ROMA ===

Roma, giovedì 7 febbraio 2013
ore 18.00, presso il Nuovo Cinema Palazzo San Lorenzo
Piazza dei Sanniti 9A, 00185 Roma - http://www.nuovocinemapalazzo.it/

"Sapienza Antifascista: la memoria che unisce"

Nasce la sezione ANPI partigiani sempre "Walter Rossi" Università-Castro Pretorio

Partecipano
Bianca Bracci Torsi  (ANPI)
Vito Francesco Polcaro  (Presidente Roma e Provincia ANPI)
Davide Conti  (Storico)
Contributo Artistico di: Attrice Contro

evento Facebook: http://www.facebook.com/events/116865915159323/
scarica il volantino: https://www.cnj.it/INIZIATIVE/volantini/roma070213.jpg

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Roma, 8 febbraio 2013
ore 18:00, presso la Casa della Memoria e della Storia
Via San Francesco di Sales, 5 - ingresso libero

DRUG GOJKO 

MONOLOGO DI PIETRO BENEDETTI
REGIA DI ELENA MOZZETTA
UNO SPETTACOLO PRODOTTO DAL CP ANPI VITERBO
TRATTO DAI RACCONTI DI NELLO MARIGNOLI, PARTIGIANO VITERBESE COMBATTENTE IN JUGOSLAVIA

scarica la locandina: https://www.cnj.it/INIZIATIVE/volantini/roma080213.jpg
maggiori informazioni sullo spettacolo: https://www.cnj.it/cultura.htm#druggojko


=== PADOVA ===

http://www.diecifebbraio.info/2013/02/padova-922013-nessun-ricordo-per-i-fascisti-di-ieri-nessuno-spazio-per-quelli-di-oggi/

Padova, sabato 9 febbraio 2013

NESSUN RICORDO PER I FASCISTI DI IERI
NESSUNO SPAZIO PER QUELLI DI OGGI
 
- ore 16:00 Piazza dei Signori: PRESIDIO ANTIFASCISTA

- ore 20:00 presso Infospazio Chinatown, Piazzetta Toselli: esposizione della mostra “TESTA PER DENTE” e proiezione del video UN CAMPO DI CONCENTRAMENTO A CHIESANUOVA. Musica e ricco buffet

C.doc. C. Giacca comandantegiacca@...

Collettivo Politico Gramigna – www.cpogramigna.org

scarica la locandina: http://www.diecifebbraio.info/2013/02/padova-922013-nessun-ricordo-per-i-fascisti-di-ieri-nessuno-spazio-per-quelli-di-oggi/


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