Informazione


Vietato l’ingresso ai rom, anche se paganti

1) Comunità serba di Milano: Lettera di solidarietà con Rom e Sinti

2) Hydromania (Roma): vietato l’ingresso ai rom, anche se paganti



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Comunità serba di Milano: Lettera di solidarietà con Rom e Sinti


Vi informiamo che la seguente lettera, preparata da Jasmina Radivojevic su iniziativa di una ventina di persone, è stata mandata alle varie associazioni, organizzazioni, stampa e altri media, ansa, liste on-line e privati. Vi preghiamo di inoltrarla anche ai vostri contatti. Grazie!

Obavestavamo vas da je na inicijativu oko 20-25 osoba poslato udruzenjima, organizacijama, stampi i ostalim medijima, ANSI, internet-listama i privatnim licima sledece pismo, koje je pripremila Jasmina u ime svih nas. Nadamo se da se slazete - bilo je nemoguce kontaktirati sve dovoljno brzo - i molimo vas da posaljete dalje vasim kontaktima. Hvala.
Ivana & ostali



Cari amici,

è terribile quello che deve capitare alle persone all'inizio del Terzo milennio! Sul continente europeo, nel paese fondatore della Comunità Europea.
Quando l'europarlamentare Rom ungherese Viktoria Mohacsi ha obbiettato la mancanza della banca dati riguardante la comunità Rom in Italia, non ha certo pensato a questi risvolti e alla schedatura. Ma alla possibilità di accedere ai fondi EU per l'integrazione dei Rom.
 
Questa necessità di censire viene strumentalizzata dalle Istituzioni italiane per una aperta discriminazione delle persone, il che è intolerabile. Appartenere ad un etnia diversa non è ne  mai potrebbe essere la prerogativa  ne al comportamento deviante ne a quello virtuoso.
 
Ci troviamo davvero davanti al paradosso che questa situazione possa alimentare:
    1) il divario tra Rom e Sinti italiani e Rom di altra cittadinanza o apolidi;
    2) il divario tra gli italiani di diverse etnie;
    3) la legittimazione del razzismo.
 
Esprimimo la nostra piena solidarietà alle famiglie che sono sottoposte a questa barbarie e diamo pieno appoggio ad una ricchiesta dell' Osservatore esterno tipo OSCE o di un altra associazione/organizzazione che nutre la fiducia nella popolazione per poter racoglere i dati anagrafici assieme alle Istituzioni italiane.
Noi siamo indisolubilmente legati alla popolazione Rom, abbiamo sofferto spesso insieme nella storia.  Il campo di concentramento di Jasenovac, dove sono morte alcune centinaia di migliaia di persone, è solo uno degli esempi che ci lega per sempre. Anche  nell'ultima guerra contro la Jugoslavia, condotta dalla Nato, gli amici Rom e Sinti in Italia erano al nostro fianco a protestare contro la guerra. Molti di loro erano fugiti dal nostro paese in Italia proprio scapando da questa guerra.
Oggi, in questo momento particolarmente triste per tutti noi nel vedere la storia ripetersi, siamo solidali con i nostri fratelli Rom e Sinti. Oggi noi dobbiamo e vogliamo essere a loro fianco.

Comunità serba di Milano

Ci vediamo alla Manifestazione del 13-14 giugno a Milano!


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Alla direzione di Hydromania,
Io sicuramente non avrei nessun problema se i miei figli si trovassero a fare il bagno a mare o in piscina con uno zingaro, quello che farò però sarà spiegargli perchè non li porterò mai più a Hydromania.
Leggo infatti su Repubblica di sabato 7 giugno una lettera firmata dalla signora Ilaria de Laurentiis (che ringrazio) dove denuncia di come a una famiglia rom, composta da padre, madre e una bambina , che voleva accedere al parco pagando regolarmente il biglietto d’ingresso, sia stata negata tale possibilità in quanto “zingari”. Alla richiesta di spiegazioni, alla signora il personale addetto ha risposto: “Signora, lei vorrebbe che suo figlio facesse il bagno in piscina con uno zingaro?” Non so cosa abbia fatto la signora Ilaria, io personalmente me ne sarei andata all’istante.
Esprimo piena solidarietà alla famiglia vittima di quanto sopra e a voi profondo disprezzo per il vostro atteggiamento.

Io la lettera l’ho mandata, questi gli indirizzi:

P.S Hydromania è un grande parco acquatico alle porte di Roma, anche molto bello, ma episodi di razzismo come questi sono GRAVISSIMI, non si può lasciar correre, io la lettera l’ho mandata e invito tutti voi a fare altrettanto, anche copincollando quella sopra, denunciando quanto più possibile questa vergogna, perchè simili fatti non si ripetano più.
Questi gli indirizzi:



Il Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - onlus aderisce e augura buon successo per la iniziativa del 12 giugno.

Ricordiamo anche l'altro appuntamento fissato a Milano contro le politiche razziste ed i pogrom per il fine settimana: sul nostro sito si può leggere il programma e scaricare la locandina ( https://www.cnj.it/AMICIZIA/rom.htm#manif08 )

Le motivazioni della nostra adesione e partecipazione alle iniziative antirazziste di questi giorni sono spiegate nel comunicato che trovate alla pagina: https://www.cnj.it/AMICIZIA/manif08.htm


----Messaggio originale----
Da: Dijana

 

VI INVITO A DARE LA VOSTRA ADESIONE E FATECI SAPERE LA DISPONIBILITA A PARTECIPARE AL PRESIDIO ENTRO MERCOLEDI' MATTINA. VI PREGO ANCHE A DIFFONDERE QUESTO APPELLO. GRAZIE
CARI SALUTI
DIJANA PAVLOVIC

 

 

COMUNICATO STAMPA

 

12 GIUGNO ORE 12. LE ASSOCIAZIONI ROM PROMUOVONO UN PRESIDIO CON CONFERENZA STAMPA DAVANTI ALLA PREFETTURA DI MILANO CONTRO I PROVVEDIMENTI DISCRIMINATORI VERSO ROM E STRANIERI

 
 

L’avvio, nei giorni scorsi, della schedatura su base etnica della popolazione rom e sinta insediata nei campi nomadi comunali e nelle aree private di Milano e Provincia da parte della Prefettura, e non di un normale e utile censimento conoscitivo, è stato accompagnato dall’indignazione e dalla protesta di numerosissimi concittadini che hanno fatto pervenire e continuano ad inviare centinaia di lettere e attestati di solidarietà e condanna.

In questo momento di grande incertezza ed apprensione per l’operato delle Istituzioni, su moltissimi cittadini si stanno infatti scaricando anche gli effetti di una profonda crisi sociale ed economica che ha allargato il divario tra ricchezza, povertà e disuguaglianze, dirottando le paure irrazionali e i problemi reali verso quei soggetti socialmente più deboli, in primis zingari e immigrati, che vengono avvertiti anche come potenziali competitori nella spartizione delle poche risorse ancora disponibili.

Eppure, il rogo dei campi rom a Napoli, le molotov contro le abitazioni dei Sinti di Pavia, i raid contro attività commerciali di extracomunitari, le sprangate a un militante gay di Roma, la sassaiola contro una madre e una bambina sinte di Brescia, l’aggressione a Rimini di una donna incinta al settimo mese, l’immigrato morto per mancanza di soccorso nel CPT di Torino, mentre le città d’Italia sono percorse da ronde di tutti i colori, sono alcune delle tante e diverse punte dello stesso violento iceberg che avvelena il nostro Paese: l’insofferenza diffusa contro il diverso, l’immigrato, lo zingaro ha assunto i connotati espliciti della xenofobia e della discriminazione razziale.

Questa nuova Italia che criminalizza per decreto la povertà, l’Italia della violenza contro gli ultimi, del pregiudizio elevato a verità (gli zingari rubano i bambini), della giustizia fai da te dovrebbe invece far riflettere sul lungo decorso della malattia della nostra società e sulle preoccupanti prospettive del suo futuro.

Il silenzio verso le ingiustizie però, può facilmente rendersi complice di chi inneggia quotidianamente, anche all’interno delle sedi istituzionali, all’odio etnico o persegue il fine di considerare e trattare con strumenti e regole eccezionali e umilianti particolari “categorie” di cittadini.

Contro tutto questo vi è stata una pronta e composta reazione civile che comprende persone di ogni età e condizione sociale, forse inaspettata, certamente non scontata.

L’angoscia che ci prende di fronte a questo scenario ci riporta, come tante delle persone che ci hanno scritto, alla memoria del passato, ma soprattutto ci pesa vedere il volto vile di un paese profondamente malato.

Coloro che aizzano i cani, lanciano molotov e sassi, percorrono in ronde minacciose le città, i sindaci che annunciano nei cartelloni luminosi dei loro borghi che “i clandestini possono stuprare i tuoi figli” sono il volto più vile di chi non è capace di guardare al male che porta dentro di sé, di chi rifiuta di affrontare la camorra che a Napoli controlla i rifiuti e organizza i roghi dei campi rom, la mafia che controlla la vita e il voto dei siciliani, la'ndrangheta che non solo è padrona del territorio calabrese ma di interi quartieri di città come Milano.

Noi riteniamo indispensabile che nel territorio milanese e della provincia, che con il rogo delle tende di Opera ha inaugurato la caccia al rom e la sua contropartita politica, ci sia una risposta di mobilitazione contro questa degenerazione.

Un percorso da costruire insieme con tutti coloro - forze politiche e sociali, cittadini, senza pregiudizi di schieramento - che ritengono necessario riportare il dialogo nelle realtà concrete del malessere, non lasciare soli gli esclusi, confrontarsi con le radici del disagio sociale e insieme costruire le ragioni e i valori di una cittadinanza per tutti che considera la legge uguale per tutti e protegge chi cerca accoglienza e dignità.

 

Opera Nomadi, OsservAzione, Comitato rom e Sinti insieme, Romanodrom

Per adesioni: operanomadimilano@..., dijana.pavlovic@...




CORSIE PREFERENZIALI


BUSH A ROMA: POLICLINICO, AREA "AMERICANA" PER EMERGENZE
Al Policlinico Gemelli e' stata allestita un'area per le eventuali emergenze durante la visita di George W. Bush a Roma. Secondo quanto apprende l'Agi, parte della zona rossa (quella in cui vengono trattati i casi piu' gravi) e' stata riservata agli americani dopo che alcuni agenti del Servizio Segreto, incaricato di proteggere il presidente, avevano ispezionato l'area di emergenza e la rianimazione. Il controllo rientra nelle procedure standard adottate dal servizio durante le visite del presidente all'estero: individuare vie di fuga alternative in caso di emergenze sul percorso prestabilito e localizzare le strutture sanitarie verso le quali dirigersi.

(segnalato da E. Magnone su scienzaepace@... )



Vladimiro Giacché
La fabbrica del falso
Strategie della menzogna nella politica contemporanea
pagg. 272 €18
DeriveApprodi www.deriveapprodi.org
978-88-89969-51-9

 

Il libro
Perché chiamiamo «democrazia» un paese dove il governo è stato eletto dal 20% degli elettori? Perché dopo ogni «riforma» stiamo peggio di prima? Come può un muro di cemento alto otto metri e lungo centinaia di chilometri diventare un «recinto difensivo»? Le torture di Abu Ghraib e Guantanamo sono «abusi», «pressioni fisiche moderate» o «tecniche di interrogatorio rafforzate»? Cosa trasforma un mercenario in «manager della sicurezza»? Perché nei telegiornali i Territori occupati diventano «Territori»?
Rispondere a queste domande significa occuparsi del grande protagonista del discorso pubblico contemporaneo: la menzogna. Se un tempo le verità inconfessabili del potere erano coperte dal silenzio e dal segreto, oggi la guerra contro la verità è combattuta e vinta sul terreno della parola e delle immagini. Questo libro ci spiega come funziona e a cosa serve l’odierna fabbrica del falso.

Vladimiro Giacché
Vladimiro Giacché è nato a La Spezia nel 1963. Si è laureato e perfezionato in Filosofia alla Scuola Normale di Pisa. Lavora nel settore finanziario. È autore di volumi e saggi di argomento filosofico ed economico, fra i quali Finalità e soggettività. Forme del finalismo nella Scienza della logica di Hegel (Pantograf 1990), La filosofia. Storia e testi (con G. Tognini, La Nuova Italia 1996) e Storia del Mediocredito Centrale (con P. Peluffo, Laterza 1997). Per le nostre edizioni ha pubblicato Escalation. Anatomia della guerra infinita (con A. Burgio e M. Dinucci, 2005). Suoi articoli sono stati pubblicati in volumi collettanei e ospitati su numerose riviste italiane e straniere.

 

Per acquisti online con lo sconto del 20%

 

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Libri: LA FABBRICA DEL FALSO - Strategie della menzogna nella politica contemporanea

DI VLADIMIRO GIACCHE'

da "Liberazione"

L'insidia rappresentata dall'attacco contemporaneo alla verità consiste per l'appunto nel fatto di non presentarsi, se non in casi estremi, sotto la veste della pura e semplice menzogna. Le strategie di attacco alla verità sono molteplici, e in genere meno rozze. 

La verità mutilata

Nella famosa sequenza dell'abbattimento della statua di Saddam Hussein a Bagdad, divenuta una delle icone della guerra in Iraq, le inquadrature mandate in onda sulle tv internazionali e pubblicate sui giornali erano così ravvicinate da non mostrare che la piazza era praticamente deserta e che la "folla festante" si riduceva a poche decine di iracheni. In questo caso la verità viene mutilata dal taglio delle foto, che impedisce di vedere lo spazio in cui ha luogo l'evento, e ne induce una falsa rappresentazione. Ma il contesto non è soltanto lo spazio circostante di una determinata scena. Sono anche le circostanze entro le quali va collocato un evento, come pure il prima e il dopo di quell'evento stesso. Come ha osservato lo storico Enzo Collotti, anche l'istituzione di una "giornata del ricordo" sulle foibe e sull'esodo istriano del dopoguerra è stata resa possibile soltanto dal fatto che «per i protagonisti di simili operazioni la storia comincia nel 1945». Non è così. 

Come scrissero anni fa i componenti di una Commissione mista di storici italiani e sloveni, «il fascismo cercò di realizzare nella Venezia Giulia un vero e proprio programma di distruzione integrale della nazionalità slovena e croata». Tale programma conobbe un'accelerazione nel 1941, quando l'Italia fascista incorporò nel proprio territorio la parte meridionale della Slovenia. Innumerevoli furono i rastrellamenti, gli incendi dei villaggi, le torture, le fucilazioni sommarie in Jugoslavia da parte dell'esercito fascista. Le stesse foibe furono utilizzate inizialmente proprio dai fascisti, già nei primi anni Venti.
La tragedia delle foibe - e poi dell'esodo - fu quindi una tragedia annunciata. Quanto si è visto non la giustifica in alcun modo, ma consente di comprenderne le radici, di inserirla nel contesto storico in cui nacque. E precisamente a questo scopo dovrebbe servire la "giornata del ricordo". È avvenuto il contrario.

La verità dimenticata

Fu Napoleone il primo a formulare esplicitamente il progetto di «dirigere monarchicamente l'energia dei ricordi», proponendo la storia come instrumentum regni. Oggi la più alta realizzazione di quel progetto è rappresentata, in modo solo apparentemente paradossale, dalla negazione e distruzione del passato. È il trionfo della storia-Disneyland. La storia Disneyland ristruttura il tempo così come le onnipresenti filiali delle multinazionali organizzano lo spazio: intorno al consumo. Così il passato, ciò che è lontano nel tempo, diviene una copia sbiadita e banalizzata del nostro presente, al massimo condita da bizzarrie e superstizioni un po' patetiche.
Per ciò che riguarda il passato recente, si ricorre ad una diversa strategia comunque sempre basata sulla indefinita riscrivibilità del passato. Una strategia che ha due volti complementari. 
Per un verso, intellettuali pensosi caldeggiano la "strategia dell'oblìo" e della "riconciliazione". Tale strategia viene proposta per l'Italia, ma anche per i delitti di Pinochet in Cile e di Videla in America Latina. Anni fa, per giustificare il progetto di erigere una chiesa sul luogo della strage di Portella della Ginestra, dove il bandito Salvatore Giuliano nel 1947 massacrò a colpi di mitra braccianti comunisti e socialisti, il sindaco di Piana degli Albanesi, Gaetano Caramanno (di Forza Italia), ha invocato la "riconciliazione". Giustamente c'è chi si è interrogato perplesso: «Che significa riconciliazione? Le nostre vittime sono state uccise dalla mafia, dobbiamo riconciliarci con la mafia?». Ma precisamente questo è ciò che la parola d'ordine della "riconciliazione" richiede e vuole: far vincere l'ingiustizia anche nel ricordo, cancellando i simboli e la memoria delle lotte passate, dei morti e dei crimini subiti.
Che questo sia più in generale il vero obiettivo anche degli appelli alla "riconciliazione" tra fascisti e antifascisti, ce lo dice l'altra faccia della strategia per il dominio della memoria messa in campo negli ultimi anni: che è, con estrema chiarezza, l'apologia (diretta o indiretta) del fascismo, della sua memoria e dei suoi simboli. Abbiamo così un pullulare di strade dedicate a Giorgio Almirante, nonché ad altri fascisti e gerarchi vari; in qualche caso, fascisti sconosciuti prendono il posto di illustri vittime del fascismo: come a Guidonia, dove il nome di Antonio Gramsci è stato sostituito da quello di un fascista ignoto, tale Aldo Riccardo Chiorboli. 

La verità messa in scena

Che oggi la verità sia messa in scena, è vero in più di un senso. 
È vero innanzitutto nel senso che gli eventi vengono organizzati in funzione della loro rappresentazione e proiezione mediatica. Così, il raid statunitense del 1986 sulla Libia fu programmato in modo da coincidere con i telegiornali di maggiore ascolto. Anche l'attentato alle Torri Gemelle, del resto, fu concepito in maniera tale da avere la massima copertura mediatica possibile: tanto che si è potuto sostenere che l'attentato sia stato realizzato avendo in vista prima di ogni altra cosa «il suo effetto spettacolare».
Ma è vero anche che ormai importanti eventi politici sono inscenati come uno spettacolo. L'esempio più impressionante degli ultimi anni è senz'altro rappresentato dalla vera e propria recita di Colin Powell sul palcoscenico delle Nazioni Unite - con l'esibizione della famosa "fialetta di armi chimiche di Saddam". In questo caso si potrebbe obiettare che si tratta di uno spettacolo riuscito a metà, in quanto la recitazione di Powell non convinse pressoché nessuno dei suoi colleghi delle Nazioni Unite. Ma bisogna tenere conto che esso ebbe un ben diverso impatto sull'opinione pubblica degli Stati Uniti - che era in fondo la vera destinataria del discorso di Powell.
Abbiamo infine gli accadimenti inscenati in senso stretto, ossia vere e proprie messinscena nel senso deteriore del termine. Tutta la storia della cosiddetta "guerra al terrorismo" è disseminata di casi del genere. 

La verità rimossa 

L'altra faccia della messa in scena è ciò che viene spinto fuori scena. Come osservava Susan Sontag, «fotografare significa inquadrare, e inquadrare vuol dire escludere». Spesso l'importanza del posizionamento di un riflettore non dipende da ciò che illumina, ma da quello che decide di lasciare al buio. Ad una verità gridata e messa in scena corrisponde sempre una verità taciuta e rimossa. 
Spesso la rimozione della verità non ha proprio nulla di metaforico. La messa in scena dei Giochi Olimpici 2004 in Grecia ha richiesto la deportazione di gran parte degli 11mila senzatetto che vivevano ad Atene. 
Si tratta di una modalità di "soluzione" dei problemi che oggi conosce numerosissime varianti, in tutto il mondo. Pensiamo al divieto, formulato dal comune di Las Vegas, di fornire cibi e bevande ai senzatetto nei parchi cittadini (in quanto i barboni scoraggiano il turismo e vanificano "gli sforzi di abbellimento" del comune). O al gas maleodorante - ma anche tossico e irritante - che il sindaco della città francese di Argenteuil ha fatto spruzzare sui luoghi di ritrovo dei senzatetto nel centro della città. O alle fantasiose ordinanze comunali che in molte città italiane vietano - volta a volta - di chiedere l'elemosina, di lavare i vetri delle macchine agli incroci, di vendere merci per strada, e così via. Su un altro piano - ma ispirata alla stessa estetica dell'occultamento e della rimozione - è degna di essere ricordata anche la prima iniziativa assunta da Rumsfeld a tutela del buon nome degli Stati Uniti dopo lo scoppio dello scandalo delle torture in Iraq: vietare ai soldati l'uso dei videofonini. 

La verità capovolta

Anziché censurare una notizia, si può ottenere lo stesso effetto limitandosi a distorcerla. Per questa via si può giungere sino a capovolgere completamente la verità dei fatti. Come nel caso della sineddoche indebita. La sineddoche è una figura retorica ben nota già ai maestri di eloquenza dell'antichità. Nella sua variante più usata, essa consiste nell'adoperare la parte di una cosa per designare la cosa nella sua interezza ( pars pro toto ). Così, nell'espressione "accolse sotto il suo tetto", il termine "tetto" indica la casa nel suo insieme. Si tratta di un modo di esprimersi che può essere letterariamente efficace, e che comunque nel caso specifico non è improprio: infatti il tetto è una parte essenziale della casa. Spostiamoci adesso dal mondo delle belle lettere e passiamo a quello della cattiva informazione. È qui che ci imbattiamo nella sineddoche indebita. Che consiste nel trascegliere, all'interno di un fenomeno complesso, un elemento irrilevante (e comunque non caratterizzante) ed utilizzarlo quale elemento qualificante per descrivere e definire tutto quel fenomeno. Sembra un procedimento astruso, invece è concretissimo. È il metodo che la stampa italiana, nella sua quasi totalità, ha adoperato a proposito di diverse manifestazioni di protesta degli ultimi anni. 
Un esempio per tutti. Sabato 18 novembre 2006. Decine di migliaia di persone manifestano pacificamente a Roma per la creazione di uno Stato palestinese. Nove idioti gridano slogan idioti su Nassirija e bruciano 3 pupazzi raffiguranti dei soldati. L'indignazione riempie le prime pagine di tutti i giornali per diversi giorni. «Insulti, roghi: bufera sul corteo»: così la Repubblica, 19 novembre 2006 (titolo in prima, corredato di una foto tipo guerriglia urbana anni Settanta). Nell'articolo di Miriam Mafai pubblicato in prima pagina, dal titolo "Chi marcia con i teppisti ", i nove idioti sono già diventati «poche centinaia». Nessun quotidiano informa i propri lettori su quello che era veramente successo in piazza. Nove persone ne oscurano sessantamila.

La verità imbellettata

Come abbiamo visto, i metodi per distorcere la verità sono molto più semplici a praticarsi della sua semplice rimozione. Ad esempio si può imbellettarla, metterle un po' di cerone per farla sembrare meno brutta di quello che è. A questo riguardo l'arma principale è rappresentata dall'eufemismo. 
Molti eufemismi fioriscono nel campo dell'economia. Anni fa l'amministratore delegato di Mediaset, Fedele Confalonieri, ad un giornalista che gli chiedeva come valutasse l'elusione fiscale, rispose testualmente: «Dipende. Se la consideriamo una forma di ottimizzazione fiscale non c'è nessun problema». E lo stesso termine di "capitalismo" è praticamente sparito dal lessico contemporaneo, per essere sostituito da termini anodini (e sostanzialmente privi di significato) quali "società di mercato", "sistema di mercato", o addirittura "mondo delle imprese". 
Ma ovviamente è la guerra, per sua natura (ossia per il suo intrinseco orrore), l'àmbito privilegiato per l'impiego degli eufemismi. Molti eufemismi adoperati a questo riguardo sono stati inventati (o sono entrati nel lessico corrente) a partire dagli anni Novanta. I più usati: "operazione di polizia internazionale", "azione militare" (possibilmente "delle Nazioni Unite"), e poi un classico come "forza". Gli eufemismi per la guerra non finiscono qui: abbiamo "regime change" (che sta per "invasione militare"), "difesa preventiva" e "attacco preventivo" (che stanno per "attaccare un paese che non ci ha attaccato"). 

Ma nel caso della guerra, in fondo, lo stesso tabù rappresentato dall'uso di questa parola - che reca il marchio d'infamia indelebile della realtà a cui si riferisce - è ormai caduto. E l'eufemismo si può esprimere quindi sotto forma di qualificazione ed aggettivazione della parola "guerra": abbiamo così la "guerra al terrorismo", come prima avevamo avuto "guerra umanitaria" (uno degli ossimori più macabri escogitati nei nostri anni). In occasione della guerra all'Iraq è stato risuscitato addirittura il concetto di "guerra etica"; e non va dimenticato che questa guerra si è infine magicamente trasformata in "guerra per la democrazia", allorché è stato chiaro che delle famose "armi di distruzione di massa" di Saddam non c'era neanche l'ombra. Infine, Bush jr. ha avuto il coraggio di dire alle famiglie dei soldati feriti in Iraq che «la guerra in Iraq è davvero una guerra per la pace». Questo è Orwell: nel suo 1984 , "la guerra è pace" è addirittura il primo degli slogan dipinti sulla facciata del Ministero della Verità. Se guardiamo alle date, dobbiamo constatare che Orwell si era sbagliato di neanche vent'anni. Ma non avrebbe mai immaginato che la sua satira, scritta in funzione anticomunista, si sarebbe applicata così bene al capitalismo reale.

Vladimiro Giacché è nato a La Spezia nel 1963. Si è laureato e perfezionato in Filosofia alla Scuola Normale di Pisa. Lavora nel settore finanziario. È autore di volumi e saggi di argomento filosofico ed economico, fra i quali Finalità e soggettività. Forme del finalismo nella Scienza della logica di Hegel (Pantograf 1990), La filosofia. Storia e testi (con G. Tognini, La Nuova Italia 1996) e Storia del Mediocredito Centrale (con P. Peluffo, Laterza 1997). Per le nostre edizioni ha pubblicato Escalation. Anatomia della guerra infinita (con A. Burgio e M. Dinucci, 2005). Suoi articoli sono stati pubblicati in volumi collettanei e ospitati su numerose riviste italiane e straniere.

3.06.08

Tratto da "La fabbrica del falso. Strategie della menzogna nella politica contemporanea", DeriveApprodi, pp.276, euro 18 
uscita prevista per metà giugno 2008



FARANNO UN DESERTO, LO CHIAMERANNO... DISNEYLAND


anglais: 
War Propaganda: Disneyland goes to war-torn Iraq
by Michel Chossudovsky - Global Research, April 28, 2008

Disneyland va s'installer en Irak 
Michel Chossudovsky  
  
Bien que l'Irak soit dévasté par la guerre, Disneyland va s'y installer avec un complexe de divertissements de plusieurs millions de dollars devant être construit sur un espace de 50 acres adjacent à la Zone Verte. (« Un Parc amusant s'élèvera des ruines du jardin zoologique de Bagdad, » The Times, Londres, le 24 avril 2008)  

  

4 juin 2008 
Titre original : Disneyland va s'installer en Irak, un pays dévasté par la guerre 

Le parc d'attractions à la mode américaine mettra en vedette un parc de planche à roulettes, des manèges, une salle de concerts et un musée. 
Les forces d'occupation croient que Bagdad « manque de divertissements. » Le général David Petraeus est perçu comme un « grand partisan » de ce projet qui consiste à permettre à Disneyland de s'établir à Bagdad. 

Le réseau de télévision américain Fox News estime que ce projet est un « signe que le commerce reprend. 
" Nous ne devons pas tourner la tête lorsque de bonnes choses se produisent en Iraq. Pour commencer, un entrepreneur de Los Angeles déclare qu'il souhaite investir des millions afin de créer un vaste centre d'attractions et d'amusements au centre-ville de Bagdad. " (Fox News, le 26 avril 2008) 

Appuyé par le Pentagone, un société inconnue et anonyme de la ville de Los Angeles « C3, » une société de financement par capitaux propres, servira à développer le projet du « Bagdad Zoo and Entertainment Experience. » 
Le parc sera conçu par la société Ride and Show Engineering (RSE). 
Les deux fondateurs de la société RSE, Eduard Feuer et William Watkins, ont été les pionniers des technologies de l'imagerie (Imagineering), du design et de l'ingénierie de Walt Disney et ce, bien avant d'avoir fondé sous une entité distincte la société RSE. 
La société RSE a développé plusieurs grands complexes de divertissements dans le monde, notamment le projet du Disneyland dans la ville d'Anaheim en Californie. 


Le rêve américain 

Le parc d'attractions fait partie intégrante de la propagande de guerre. 
Établir une colonie culturelle américaine dans un territoire occupé permet de soutenir la légitimité des envahisseurs et leurs « valeurs culturelles » essaimées à travers le monde. 

La plupart des infrastructures culturelles et pédagogiques du pays dont les musées, les écoles, les universités, les parcs, les théâtres et les cinémas ont été détruits et voilà maintenant que les envahisseurs vont « aider à les reconstruire. » 
Sous cet « effort de reconstruction, » les États-Unis vont donner 200,000 planches à roulettes à la mode californienne aux enfants iraquiens. 
La planche à roulettes est un symbole de la culture « pop » américaine qui a séduit « un type de jeunesse dure, indépendante, rebelle et qui s'est créée une culture propre à elle-même. » 
Que se produira-t-il lorsque, sous les auspices du Pentagone, ces planches à roulettes aux couleurs vives (avec des images subliminales suggestives) seront apportées de Los Angeles à Bagdad ... Quels impacts auront-elles sur les enfants iraquiens et les adolescents démunis vivant sous l'occupation américaine? 

L'objectif dissimulé est de couper la jeunesse iraquienne de sa propre réalité sociale, de la dépolitiser et d'endiguer le sentiment anti-américain. 
De façon plus générale, avec son imagerie Hollywoodienne, le Disneyland version Bagdad est destiné à servir de terreau visant à faire croître dans l'opinion publique iraquienne une vision proaméricaine du monde et en parallèle, un affaiblissement du mouvement de résistance contre l'occupation américaine. 

Par l'utilisation de simulations cinématographiques et d'équipements de divertissements sophistiqués, les réalités quotidiennes et insoutenables de la pauvreté et de l'occupation militaire seront remplacées par un monde de fiction et de fantastique. 
Le concept inhérent aux technologies de l'imagerie (Imagineering) de Disney (mis au point par la société RSE) consiste à « franchir les barrières entre la réalité et les rêves. » 
Le but est de remplacer la réalité par un monde de rêve. 
La mort, la destruction et la torture qui sont la réalité quotidienne de l'Irak seront remplacées par un « un monde de rêve Made in USA. ». 

Les technologie de l'imagerie et de la simulation cinématographique destinées aux enfants et aux adolescents iraquiens donnent un « visage humain » aux envahisseurs américains. 
Ce projet constitue une forme abjecte de propagande de guerre. Il consiste à dissimuler l'ampleur des crimes de guerre commis à l'encontre du peuple irakien au nom d'un illusoire « rêve américain. » 

Ce projet doit se réaliser dans l'actuel parc Al Zawra et dans le jardin zoologique de Bagdad, qui ont été mis à sac lorsque les troupes américaines sont entrées à Bagdad en avril 2003. 
Pareillement, en avril 2003, les trésors archéologiques de l'Iraq ont été pillés avec l'appui des envahisseurs américains. Le pillage du patrimoine culturel irakien était un acte prémédité. Les pillards étaient protégés par les envahisseurs. 
Aujourd'hui, les pillards retournent à Bagdad avec le projet d'un nouveau musée. 


La guerre psychologique 

Le projet du Disneyland de Bagdad comporte toutes les caractéristiques d'une opération psychologique (PsyOp). Un tel projet est destiné à inculquer les valeurs américaines et à détruire l'identité irakienne. « Le peuple [de l'Irak] a besoin de ce type d'influence positive. Cela aura un énorme impact psychologique», a déclaré M. Werner de la société C3. . 

Par une cruelle ironie, le groupe cible de cette opération psychologique (PsyOp) sont les enfants iraquiens: 
« Il y a plusieurs opportunités d'investissement partout en Irak. Il ne s'agit pas seulement de pétrole. La moitié de la population irakienne a moins de 15 ans. Ces enfants souhaitent réellement avoir quelque chose à faire, » (M. Brinkley, cité dans le journal The Times, le 24 avril 2008) 

Le patrimoine culturel iraquien est détruit. 
La mémoire historique de la Mésopotamie est à jamais effacée. 
Les investisseurs américains vont « combler de façon inappropriée le besoin manquant de divertissements » à ce théâtre de guerre. 
Le promoteur du projet, M. Llewellyn Werner, a déclaré que le moment est venu pour une « parc d'amusements : » 
« Je crois que la population va l'aimer. Ils vont y voir une opportunité pour leurs enfants, peu importe qu'ils soient chiites ou sunnites. Ils diront que leurs enfants méritent une place pour jouer et ils y laisseront leurs enfants seuls. » (Ibid) 
Tel que déclaré par un porte-parole du gouvernement fantoche irakien mis au pouvoir par les États-Unis: 

« Il manque de divertissements dans la ville. Les cinémas ne peuvent pas ouvrir. Les aires de jeux ne peuvent pas ouvrir. Le parc d'attractions est absolument nécessaire pour Bagdad. Les enfants n'ont pas toutes les possibilités de jouir de leur enfance, » déclarait M. Al-Dabbagh en ajoutant que l'entrée au parc sera strictement contrôlée. » (Times, le 24 avril 2008) 

« Les enfants n'ont pas toutes les possibilités de jouir de leur enfance? » 
De quelle enfance peut-on « jouir » dans un pays où l'infrastructure publique et où les écoles et les hôpitaux ont été transformés en décombres? 
Imaginez les routes barrées et les points de contrôle militaire que ces enfants iraquiens démunis devront traverser par aller voir Mickey Mouse ... 

La société d'investissement américaine prendra possession des terres municipales par un accord conclu sous le sceau du secret avec le maire de Bagdad. 
Actuellement, sur ce site on retrouve le parc Al-Zawra et le jardin zoologique où les résidents de Bagdad se rencontrent toutes les fins de semaine. Le parc est typiquement irakien avec des étangs, des fontaines, des sculptures et des terrains de jeux pour enfants. 


«Ici, tout est motif à profit » 

Le site est un parc national populaire, mais il est maintenant destiné à être privatisé. Il s'agit du premier bien foncier à passer aux mains d'investisseurs américains. La société californienne C3 envisage d'utiliser cet espace pour y faire des investissements lucratifs dans des hôtels et aussi dans des logements haut de gamme. Pour que le projet soit rentable et viable sur le plan financier, il ne fait aucun doute qu'il devra également être financé directement par le Pentagone. 

« Je ne le ferais pas si je ne pouvais pas y tirer profit: " 
« M. Werner conservera des droits exclusifs sur les développements de complexes hôteliers et de logement qui, dit-il, seront rentables culturellement et économiquement ... J'ai aussi ce merveilleux sentiment que nous faisons la bonne chose, nous emploieront des milliers d'irakiens. Mais par-dessus tout, c'est le profit qui compte. » 

Traduction de Dany Quirion pour Alter Info. 

  

  



Contro la visita di Bush, la guerra
l'imperialismo degli USA e dell'Italia
 
A Roma la mobilitazione contro la visita di Bush 
comincia già da lunedi 9 giugno

 Comincerà già da lunedi la mobilitazione contro la nuova visita di Bush in Italia. Alle 12.00 il Patto contro la guerra che promuove la manifestazione dell'11 giugno, terrà una conferenza stampa davanti al carcere di Regina Coeli, scelto significativamente dopo la diffusione della notizia che nel carcere romano sono stati trasferiti 220 detenuti per far posto ad eventuali decine di arresti tra gli attivisti No War. Nel pomeriggio, alle 17.30 è previsto invece un primo sit in davanti all'Ambasciata USA in Via Veneto per protestare contro la conferma della condanna dei Cinque agenti cubani detenuti da dieci anni nelle carceri statunitensi. Il sit in è promosso da un cartello di associazioni di solidarietà con Cuba e con l'America Latina che hanno aderito alla mobilitazione dell'11 giugno e saranno presenti con un proprio spezzone alla manifestazione contro la visita di Bush.

 

Mercoledì 11 giugno mobilitazione nazionale
gli appuntamenti

 

ROMA: ore 17.00 corteo da Piazza della Repubblica
MILANO: ore 18.30 al consolato USA (largo Donegani)
PALERMO: ore 17.00 al consolato USA (via Vaccarini- Marchese di Villabianca)
VICENZA: ore 20.30 rotonda di viale Ferrarin (davanti aeroporto Dal Molin)
LECCE: ore 18.30 a Piazza S. Oronzo

 

Tutti in piazza  contro la visita di Bush riaffermando i nostri obiettivi:

- ritiro immediato delle truppe italiane dall'Afghanistan, dal Libano, dai Balcani

- revoca della decisione di costruire una nuova base militare USA a Vicenza e lo smantellamento delle basi militari USA/NATO nel nostro territorio per riconvertirle ad uso civile

- revoca dell'adesione dell'Italia allo Scudo missilistico USA, della partecipazione alla costruzione degli F35, dell'accordo di cooperazione militare tra Italia e Israele

- taglio delle spese militari a favore di quelle sociali.

Patto permanente contro la guerra




OPERA NOMADI MILANO
Ente Morale DPR n. 347 del 26 marzo 19670
Sezione di Milano
Sede Operativa - Via De Pretis n. 13
20141 Milano
02 84891841 - 3393684212
www.operanomadimilano.org


COMUNICATO STAMPA

L’operazione di controllo di un insediamento rom, che ha preso il via questa mattina verso le ore 5,00 in Via Impastato 7 a Milano e che ha riguardato c.ca 35 persone, cittadini italiani residenti a Milano da oltre 4 decenni, ha dato il via a quella che era stato preannunciata nei giorni scorsi dal Commissario Straordinario e Prefetto di Milano come un più vasto censimento di tutte le comunità rom e sinte presenti a Milano e nella Provincia.
C.ca 50 agenti di Polizia di Stato, Polizia Locale e Carabinieri hanno fotografato i documenti d’identità di tutti gli appartenenti alla comunità (dati per altro già in possesso delle autorità comunali e dell’anagrafe di zona presso cui sono regolarmente iscritti), configurando così l’intera operazione come una vera e propria schedatura su base “etnica” di una parte di concittadini, in violazione dei più elementari diritti costituzionali delle persone.
L’operazione è avvenuta in assenza della stampa e di organismi autonomi di controllo, ragione per cui è ipotizzabile che gli interventi che seguiranno negli altri insediamenti, dove la consistenza numerica dei Rom e Sinti è assai maggiore e i problemi sociali più rilevanti, potrebbero dar luogo ad abusi d’autorità e procedure irregolari ancor più gravi per le persone che saranno identificate.
L’Opera Nomadi chiede che al più presto vengano quindi date effettive garanzie di tutela e rispetto dei diritti delle persone che saranno sottoposte ad operazioni di censimento del territorio e che queste avvengano nel pieno rispetto delle leggi vigenti, anziché configurarsi come iniziative discriminatorie su base etnica.
Per fare questo si chiede che alle operazioni venga autorizzata la presenza di un comitato di controllo indipendente sul modello di quelli previsti dall’OSCE.
Nelle ultime 24 ore sono giunte all’Opera Nomadi di Milano perché trasmettessero alle famiglie di via Impasto oltre 100 lettere di solidarietà da parte di autorità politiche, culturali e associative nonché di cittadini e di molti ex deportati nei campi di concentramento.
Tutti hanno ugualmente manifestato per iscritto la loro indignazione e profonda preoccupazione per quanto sta accadendo.


On Jun 5, 2008, at 10:48 PM, Coord. Naz. per la Jugoslavia wrote:


(Anche sulla scorta di quanto riportato di seguito, ricordiamo gli appuntamenti di Roma e Milano contro le politiche razziste ed i pogrom:
http://www.cnj.it/AMICIZIA/rom.htm#manif08
- appuntamenti cui CNJ ONLUS aderisce con le motivazioni spiegate nel comunicato:
http://www.cnj.it/AMICIZIA/manif08.htm )


Sulla questione “razziale” italiana nei confronti dei nomadi.
 
Questa ignobile schedatura non può dar luogo a fraintendimenti: anche se per giustificarla venissero addotti motivi di prevenzione e/o repressione della criminalità, vediamo qui all’opera una forma implicita di razzizzazione; le presunte qualità “criminali” vengono attribuite non a singoli individui ma all’intera categoria “zingari”, intesa proprio in quanto gruppo etnico. Il problema del loro inserimento nell’ordinamento statale viene così risolto applicando ad ogni nomade misure di polizia: schedatura preventiva,... in vista di qualche successivo internamento in Centri di Permanenza Nomadi?!
Se i Prefetti danno la stura a schedature di massa, sarebbe di obbligo presentarci tutti per farci schedare e portare sul petto la scritta “Zingaro”.
Renata Franceschini e Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova
 
Milano, 5 giugno 2008-06-05
 
Cari compagni!
Vi mando la lettera del nostro amico Giorgio, che ho ricevuto tramite Tommaso, prof di Bicocca. Non ho parole! Solidarietà!
Ivana

Oggi ho ricevuto una lettera da parte di un caro amico, Giorgio Bezzecchi.
Giorgio Bezzecchi è vice-presidente nazionale dell'Opera Nomadi e da anni lavora per la promozione sociale, politica e culturale dei rom a Milano.
La sua famiglia vive in un campo a Milano, il padre è stato deportato in un campo di concentramento, a cui fortunatamente è sopravvissuto. Il nonno, deportato in un altro campo non è sopravvissuto. Domani tutta la sua famiglia sarà fotografata e schedata, conformemente alle attuali decisioni del Prefetto che prevedono un rilevamento completo di tutti i rom residenti nel territorio milanese. E' stato deciso un rilevamento di identità da parte della polizia su base esclusivamente etnica. 
Credo che la sua e.mail debba essere letta e ragionata. 
Per inviare messaggi di solidarietà è importante scrivere sia all'indirizzo dell'opera nomadi di Milano, sia della cooperativa Romano Drom, di cui Giorgio è presidente.
 mailto:segreteria@... 
 mailto:ROMANDROM@... 
Un saluto molto cordiale,
Tommaso Vitale

Testo della lettera di Giorgio Bezzecchi  (Rom-medaglia d'oro al valor civico):

Oggetto: Prossimo intervento differenziale per cittadini Italiani (censimento fotografico e schedatura-Polizia), domani mattina, presso il campo comunale di via Impastato a Milano (famiglie Bezzechi).

Sono passati sessant'anni dalla promulgazione delle leggi razziali e dalla pubblicazione della rivista "La difesa della razza" di Guido Landra e dei primi rastrellamenti che sfociarono dopo un breve periodo di tempo in un ordine esplicito di "internamento degli zingari italiani" in campi di concentramento (Circ.Bocchini 27/04/41), quei "campi del Duce" di cui in Italia si è preferito perdere la memoria.
"RICORDARE PER NON DIMENTICARE"
Sono passati sessant'anni, ma le preoccupazioni, la percezione del pericolo,
 I PROVVEDIMENTI PUBBLICI SONO GLI STESSI DI OGGI.
E' agghiacciante quello che sta avvenendo oggi sotto i nostri occhi, a Milano.
Rimanere in SILENZIO oggi vuol dire essere responsabili dei disastri di domani.
NESSUNA collaborazione di Enti o Associazioni è giustificata (VERGOGNA!)........
Mi appello alla società civile, chiedo un sostegno per le comunità di rom e sinti Milanesi.............voci dal silenzio........
Ricordo che domani sarà schedato anche mio padre, CITTADINO ITALIANO, che ha patito la persecuzione nazi-fascista con l'internamento in campo concentrazionale italiano (Tossicia).................mio nonno deportato a Birkenau e uscito dal camino................VERGOGNA!
MI VERGOGNO, IN QUESTO MOMENTO, DI ESSRE CITTADINO ITALIANO E CRISTIANO.................
Chiedo in questo momento tragico per la democrazia e la cultura a Milano ed in Italia, di URLARE il proprio dissenso per questa politica razzista, incivile e becera.
RICORDO E NON DIMENTICO che oggi siamo noi e domani..............................

 Milano,05/06/2008

 Rag. Giorgio Bezzecchi (Rom-medaglia d'oro al valor civico)



TATUAGGI


L'autodenunciatosi presunto ideatore del raid razzista di Roma (*) dice che non è di destra né di sinistra, però ha un tatuaggio di Che Guevara sul braccio.

Mi ricordo che quando arrestarono Gianfranco Bertoli, subito dopo che aveva tirato la bomba alla questura di Milano il 17 maggio 1973, dissero che stavolta la pista anarchica era certa perché Bertoli aveva una a cerchiata tatuata sul braccio. Poi Bertoli si rivelò essere di tutto e di più, tranne che un vero anarchico.

Corsi e ricorsi storici...

Claudia Cernigoi

(*) vedi ad esempio: http://www.repubblica.it/2008/05/sezioni/cronaca/pestaggio-nazi-roma/ricercato-pigneto/ricercato-pigneto.html




INNO DEL KOSOVO


Il futuro inno del "Kosovo" si chiamerà "Europa" e sarà fatto di sola musica, senza le parole cantate.

Danke Europa, siamo senza parole!

-----------------------------------

http://www.tanjug.co.yu/news.aspx?rbx=20&rbxn=Kosovo%20i%20Metohija

"UPR:KOSOVO-HIMNA-PREDLOG
USVOJEN PREDLOG ZA HIMNU KOSOVA
5.6.2008 11:44 PRIŠTINA (Tanjug) - Kosovska himna će sadržinski biti samo muzičko delo, bez teksta, a zvaće se Evropa, piše danas prištinski list na albanskom ''Kosova sot''.
Predlog himne je delo kompozitora Mehdi Menđićija, dodaje list i prenosi navode predsednika ustavne komisije i predsednika radne grupe za himnu Hajredina Kućija, koji kaže da je oko predloga postignuta saglasnost u radnoj grupi i s predstavnicima parlamentarnih grupa i članovima Predsedništva Skupštine Kosova."

(segnalazione a cura di DK)




(Anche sulla scorta di quanto riportato di seguito, ricordiamo gli appuntamenti di Roma e Milano contro le politiche razziste ed i pogrom:
- appuntamenti cui CNJ ONLUS aderisce con le motivazioni spiegate nel comunicato:


Sulla questione “razziale” italiana nei confronti dei nomadi.
 
Questa ignobile schedatura non può dar luogo a fraintendimenti: anche se per giustificarla venissero addotti motivi di prevenzione e/o repressione della criminalità, vediamo qui all’opera una forma implicita di razzizzazione; le presunte qualità “criminali” vengono attribuite non a singoli individui ma all’intera categoria “zingari”, intesa proprio in quanto gruppo etnico. Il problema del loro inserimento nell’ordinamento statale viene così risolto applicando ad ogni nomade misure di polizia: schedatura preventiva,... in vista di qualche successivo internamento in Centri di Permanenza Nomadi?!
Se i Prefetti danno la stura a schedature di massa, sarebbe di obbligo presentarci tutti per farci schedare e portare sul petto la scritta “Zingaro”.
Renata Franceschini e Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova
 
Milano, 5 giugno 2008-06-05
 
Cari compagni!
Vi mando la lettera del nostro amico Giorgio, che ho ricevuto tramite Tommaso, prof di Bicocca. Non ho parole! Solidarietà!
Ivana

Oggi ho ricevuto una lettera da parte di un caro amico, Giorgio Bezzecchi.
Giorgio Bezzecchi è vice-presidente nazionale dell'Opera Nomadi e da anni lavora per la promozione sociale, politica e culturale dei rom a Milano.
La sua famiglia vive in un campo a Milano, il padre è stato deportato in un campo di concentramento, a cui fortunatamente è sopravvissuto. Il nonno, deportato in un altro campo non è sopravvissuto. Domani tutta la sua famiglia sarà fotografata e schedata, conformemente alle attuali decisioni del Prefetto che prevedono un rilevamento completo di tutti i rom residenti nel territorio milanese. E' stato deciso un rilevamento di identità da parte della polizia su base esclusivamente etnica.
Credo che la sua e.mail debba essere letta e ragionata.
Per inviare messaggi di solidarietà è importante scrivere sia all'indirizzo dell'opera nomadi di Milano, sia della cooperativa Romano Drom, di cui Giorgio è presidente.
 mailto:segreteria@...
 mailto:ROMANDROM@...
Un saluto molto cordiale,
Tommaso Vitale

Testo della lettera di Giorgio Bezzecchi
  (Rom-medaglia d'oro al valor civico):

Oggetto: Prossimo intervento differenziale per cittadini Italiani (censimento fotografico e schedatura-Polizia), domani mattina, presso il campo comunale di via Impastato a Milano (famiglie Bezzechi).

Sono passati sessant'anni dalla promulgazione delle leggi razziali e dalla pubblicazione della rivista "La difesa della razza"di Guido Landra e dei primi rastrellamenti che sfociarono dopo un breve periodo di tempo in un ordine esplicito di "internamento degli zingari italiani" in campi di
concentramento (Circ.Bocchini 27/04/41), quei "campi del Duce" di cui in Italia si è preferito perdere la memoria.
"RICORDARE PER NON DIMENTICARE"
Sono passati sessant'anni, ma le preoccupazioni, la percezione del pericolo,
 I PROVVEDIMENTI PUBBLICI SONO GLI STESSI DI OGGI.
E' agghiacciante quello che sta avvenendo oggi sotto i nostri occhi, a Milano.
Rimanere in SILENZIO oggi vuol dire essere responsabili dei disastri di domani.
NESSUNA collaborazione di Enti o Associazioni è giustificata (VERGOGNA!)........
Mi appello alla società civile, chiedo un sostegno per le comunità di rom e sinti Milanesi.............voci dal silenzio........
Ricordo che domani sarà schedato anche mio padre, CITTADINO ITALIANO, che ha patito la persecuzione nazi-fascista con l'internamento in campo concentrazionale italiano (Tossicia).................mio nonno deportato a Birkenau e uscito dal camino................VERGOGNA!
MI VERGOGNO, IN QUESTO MOMENTO, DI ESSRE CITTADINO ITALIANO E CRISTIANO.................
Chiedo in questo momento tragico per la democrazia e la cultura a Milano ed in Italia, di URLARE il proprio dissenso per questa politica razzista, incivile e becera.
RICORDO E NON DIMENTICO che oggi siamo noi e domani..............................

 Milano,05/06/2008

 Rag. Giorgio Bezzecchi (Rom-medaglia d'oro al valor civico)



UCCIDONO, MA SENZA INQUINARE


La cinica definizione pubblicizza una ricerca dell'Università di Monaco
Con sostanze alternative a tritolo e ciclonite potranno uccidere in modo "pulito"

"Uccidono, ma senza inquinare"
Il paradosso delle eco-bombe

di GIORGIO CAPPOZZO

Continueranno a uccidere, ma senza turbare l'ambiente naturale. Sono le "Eco-friendly bomb", armi esplosive dotate di sensibilità ecologica. La definizione, cinica e contraddittoria (gli esseri umani non sono parte integrante dell'ambiente?), pubblicizza una ricerca condotta dall'Università di Monaco di Baviera con fondi europei e americani per la produzione di sostanze alternative al Tnt (il tritolo) e al Rdx (la ciclonite). 

Composti che, come è noto, presentano un tragico ventaglio di effetti collaterali: sviluppano emissioni cancerogene, inquinano terreni e falde acquifere e, laddove non dovessero detonare (in ambito industriale) o esplodere completamente, rappresentano minacce vaganti pronte a ripetere l'infausta missione. 

Ecco dunque le "bombe verdi"; gli scienziati tedeschi sostengono che, se riempite con una forma recentemente scoperta di tetrazolio - composto già usato in campo farmaceutico - e fatte esplodere con l'azoto in luogo del carbonio, rilasciano una quantità minore di sostanze tossiche. Meno piogge acide, ma certo non aria pulita. 

"In laboratorio - ha spiegato il ricercatore chimico Thomas Klapötke - abbiamo registrato tracce di cianuro di idrogeno. Ma siamo convinti che, mescolando questi composti con un ossidante, eviteremo la produzione di gas letali e miglioreremo le performance. Soprattutto - ha aggiunto Klapötke - per quanto riguarda gli armamenti pesanti di carri e navi". 

L'unico dato effettivamente incoraggiante è che i due ordigni, battezzati con le sigle Hbt e G2zt, avrebbero dimostrato, a differenza dei loro cugini politicamente scorretti, una minore attitudine a saltare in aria accidentalmente. Evento diffuso non solo sul fronte militare, ma anche su quello civile: basti pensare agli esplosivi utilizzati per le demolizioni edili o per l'industria mineraria. 

Le "eco-bombe" ricordano - per la loro capacità di discernimento - le bombe al neutrone, progettate per uccidere senza onda d'urto, graziando così palazzi e altre strutture architettoniche, o le smart bomb (dette anche "intelligenti"), in grado di selezionare tra tanti la loro preda. 

Lo sforzo di limitare gli effetti collaterali della guerra - o di renderla mediaticamente meno insopportabile - ha prodotto in passato notizie al limite del grottesco. Come riportò qualche anno fa il sito della Bbc, nel 1994 il Dipartimento della difesa americano investì circa 8 milioni di dollari per sviluppare armi non letali. La "gay bomb", per esempio: avrebbe dovuto rilasciare un gas afrodisiaco tra le fila nemiche, invogliandole a festini in tuta mimetica. O le "sting me/attack me" (pungimi/attaccami): un po' di chimica e i militari sarebbero diventati cibo irresistibile per api e ratti affamati. O ancora, le "who? me?" (chi? Io?): bombe che avrebbero dovuto simulare flatulenza tra le truppe, demoralizzandole. Poi si scoprì che in molti paesi quel cattivo odore non è offensivo, e l'idea fu ritirata. 
Progetti sperimentati fino al 2000. Poi arrivò l'11 settembre, e le bombe furono liberate da ogni velleità. 

(3 giugno 2008)




A proposito delle spese inutili del Parlamento europeo

“E chi se ne frega” si diranno i deputati – parlamentari! Tanto per loro non ci sono problemi, salariali s’ intende. D’ altronde cosa ci si puo’ aspettare da questa Europa dei capitali,  con la sua miope socio-politica, “che l’occhiolino fa al tiranno...” (Đuro Jaksić)?
E cosa possiamo aspettarci dalla destra nazionalista delle ex Repubbliche jugoslave, ex socialiste, in primis nella cattolicissima Croazia. “Ringraziando” anche la stessa sinistra riformista (e venduta), che si e’ negata l’internazionalismo!
Si poteva casomai entrare in Europa come Jugoslavia unita o confederata, giacche’ nel 1989 non si era contrari a certi cambiamenti mondiali in corso. Ora ognuno di questi politici sciocchi fanno i capricci chi sara’ il capo piu’ importante in queste Repubbliche seccessioniste, sottomesse e lecchine, con i loro “intellettuali dei miei stivali”.
Almeno sulla disputa linguistica, da parte degli intellettuali, degli scrittori, dei professori una precisazione sarebbe dovuta. E invece niente!... Noi jugoslavi, anche di media cultura linguistica, sapevamo bene tutti che la nostra lingua era il “serbo o croato”! Non ho sentito ancora che gli austriaci per esempio, non  parlino il tedesco, ma la loro “madrelingua”!...
(sulla posizione assurda di un “interprete” di serbo – croato, vedere la vignetta)

Ma valeva una regola nei compiti in classe di serbo o croato: se si iniziava con la parlata “jekava”, tutto il compito doveva essere scritto in “jekavo”; e viceversa con la variante "ekava" (es. "rijeka" in jekavo – "reka" in ekavo - "fiume").
Al Parlamento europeo suggerirei di ufficializzare la lingua “serba o croata”, (serbo-croata o croato-serba), usando il linguaggio che comprendono e usano tutti i cittadini delle ex-Repubbliche jugoslave (compresi  sloveni e macedoni) e che tuttora usano in grande maggioranza o in toto - come in Bosnia-Erzegovina e Montenegro (nella variante “jekava”).  Anche per uno straniero e’ comprensibile che januar, februar eccetera indicano i mesi. Nel mio lavoro per non  turbare certi animi ho preferito usare la “numerazione” del mese: primo, secondo... dodicesimo. Al Tribunale dell’Aia, che tanto per coprire un po’ la sua faziosita’ ha processato alcuni esponenti croati e musulmani bosniaci ("bosgnazzi"), Milosevic ha elegantemente risposto alla traduzione di un croato doc: "Studeni sara’ senz’ altro un mese invernale" (giacche’ “studeni” vuol dire freddo). E tutti comprendono cos’e’ televizor, helikopter, aerodrom, etc, etc ... 

Altre note sulla disputa linguistica alla pagina https://www.cnj.it/CULTURA/jezik.htm , che cercheremo di arricchire con articoli e documenti già segnalati.

Ivan Pavicevac


On May 28, 2008, at 8:09 PM, Coord. Naz. per la Jugoslavia wrote:

LE SPESE INUTILI DEL PARLAMENTO EUROPEO


SPR:HRVATSKA-PREVOD-EP U Evropskom parlamentu prevođenje s hrvatskog na srpski 

ZAGREB, 28. maja (Tanjug) - Na inicijativu Doris Pak i Hansa Svobode, u Evropskom parlamentu je od juče uvedeno prevođenje s hrvatskog na srpski jezik, jer su hrvatski prevodioci izdvojeni u posebnu kabinu, odvojenu od zajednilke kabine za srpski, bosanski i crnogorski jezik, javljaju danas hrvatski mediji. Hrvatski predstavnici bili su protiv ideje Sekretarijata EP da, shodno praksi Haškog suda, obezbedi zajednički prevod na hrvatsko-srpsko-bosanskom jeziku. (Kraj)

http://www.tanjug.co.yu:86/RssSlika.aspx?14006

Agendo in base all'iniziativa di Doris Pak e Hans Svoboda, ieri, nel Parlamento UE, è stata introdotta la traduzione dal croato al serbo (SIC), cosicchè i traduttori croati sono stati collocati in una cabina a parte, separata dalla cabina congiunta per serbo, bosniaco e montenegrino (SIC SIC). L'informazione giunge dai media della Croazia. I rappresentanti della Croazia erano contrari all'idea del Parlamento UE che, sulla scia della prassi del Tribunale dell'Aja, fosse procurata una traduzione unica per la lingua croata-serba-bosniaca.

(a cura di DK)