Informazione

http://www.tanjug.co.yu:86/RssSlika.aspx?13875

BEOGRAD, 25. maja (Tanjug) - Bulevar Zorana Đinđića u Beogradu
osvanuo je danas oblepljen plakatima sa natpisom Ulica Slobodana
Miloševića. "Omladinska inicijativa Rakovice" predstavila se kao
organizator akcije lepljenja plakata na Novom Beogradu i Rakovici pod
nazivom "Rehabilitacija Slobodana Miloševića".

Il Viale Zoran Djindjic a Belgrado, nella giornata odierna, è stato
tappezzato lungo tutto il percorso con locandine con la dicitura:
"Via Slobodan Milosevic". L'associazione "Iniziativa giovanile del
Comune di Rakovica (Belgrado)" ha rivendicato l'azione svolta a Nuova
Belgrado e Rakovica nell'ambito della campagna "Riabilitazione di
Slobodan Milosevic".




In molti hanno scritto dell’Almirante antisemita e dell’Almirante massacratore repubblichino e ci vuole un tir di Maalox (o lo stomaco di Veltroni, “nulla fermerà il dialogo con il PDL”) per mandarlo giù.

Ben pochi invece si sono soffermati sul fatto che Giorgio Almirante fu amnistiato solo perché ultrasettantenne dal reato di favoreggiamento aggravato agli autori della strage di Peteano, nella quale tre carabinieri furono fatti saltare in aria.


Giorgio Almirante, il grande statista al quale Gianfranco Fini rende omaggio e Gianni Alemanno vuol dedicare una strada romana, per la legge italiana è però un terrorista complice dell’assassinio di tre carabinieri. Ecco tutta la storia.


Il 31 maggio 1972, in Peteano di Sagrado, in provincia di Gorizia, mentre in televisione trasmettevano Inter-Ajax, morirono dilaniati in un attentato il brigadiere Antonio Ferraro di 31 anni e i carabinieri Donato Poveromo e Franco Bongiovanni di 33 e 23 anni. Rimasero gravemente feriti il tenente Francesco Speziale e il brigadiere Giuseppe Zazzaro.

Nonostante i morti fossero tre poveri carabinieri (nella foto), immediatamente una cortina di depistaggi fu elevata per coprire i responsabili. Come per Piazza Fontana si diede per anni la colpa ai rossi; la strategia della tensione serviva per quello e funzionava così.

Tra i principali depistatori vi fu il generale Dino Mingarelli, condanna confermata in Cassazione nel 1992 per falso materiale ed ideologico e per soppressione di prove, e il generale piduista Giovanbattista Palumbo, che all’epoca era comandante della divisione Pastrengo di Milano e che aveva competenza su tutto il Norditalia, che inventò la pista rossa di sana pianta. Per difendere gli assassini di tre carabinieri due dei maggiori in grado dell’arma delle vittime, per anni ne fecero di tutti i colori, manomettendo e facendo sparire le prove, come si legge nelle sentenze e come racconta benissimo il giudice Felice Casson in un libro intervista che uscirà in futuro.

La strage avvenne a 15 giorni dall’omicidio Calabresi e tre settimane dopo le elezioni politiche del 7 maggio nelle quali l’MSI era cresciuto fino all’8.67%, massimo storico e ad un passo dal PSI. I colpevoli materiali della strage, condannati all’ergastolo con sentenza definitiva, erano gli iscritti all’MSI friulano Carlo Cicuttini e Vincenzo Vinciguerra insieme ad Ivano Boccaccio, ucciso pochi mesi dopo i fatti in uno strano tentativo di dirottamento aereo all’aeroporto di Ronchi dei Legionari, in ottobre. Con Peteano c’entrano tutti, i vertici dei carabinieri, l’MSI (al quale erano iscritti tutti i terroristi) la P2, Gladio, i servizi italiani e la CIA nel pieno della strategia della tensione. Destabilizzare per stabilizzare.

Per trappolare la 500 di Peteano furono usati materiali di Gladio conservati ad Aurisina e tecniche che venivano insegnate alla Folgore a Pisa. Risoltosi il problema di Boccaccio, restavano Cicuttini e Vinciguerra. Abbiamo già detto che la strategia della tensione serviva a destabilizzare per stabilizzare e proprio l’MSI la stava capitalizzando, come il voto del 7 maggio aveva appena dimostrato. E quindi i camerati andavano salvati. E qui interviene il nostro. Dopo la morte di Boccaccio a Ronchi, Vinciguerra e Cicuttini, segretario dell’MSI a San Giovanni a Natisone, in provincia di Udine, che faceva i comizi con Giorgio Almirante, nonostante non fossero ancora stati inquisiti per Peteano (le piste fasulle staranno in piedi per anni), si erano comunque resi latitanti. Latitanza dorata nella Spagna di Francisco Franco, dove il loro punto di riferimento era Stefano delle Chiaie e dove con questo si dedicavano al traffico d’armi. Cicuttini sposò perfino la figlia di un generale. C’era un solo punto debole del piano: la voce di Cicuttini registrata sia nei comizi dell’MSI sia nella telefonata con la quale Cicuttini attira i carabinieri nella trappola a Peteano.

E fu proprio Giorgio Almirante, il fascista in doppio petto, quello rispettabile, quello con il senso dello Stato, a proteggere l’autore della strage di Peteano fino a mandargli 34.650 dollari statunitensi in Spagna proprio per operarsi alle corde vocali. Ciò è processualmente provato. Almirante consegnò personalmente i soldi all’avvocato goriziano Eno Pascoli che li fece avere a Cicuttini a Madrid, via Svizzera. Almirante e Pascoli, incriminati per favoreggiamento dell’autore della strage di Peteano furono rinviati a giudizio insieme. Ma mentre Pascoli sarà condannato, la condanna di Almirante seguirà un corso diverso. Il capo dell’MSI godeva infatti dell’immunità parlamentare dietro la quale si trincerò perfino per evitare di essere interrogato. La tirò avanti per anni di battaglie nelle quali non fu mai in dubbio la sua colpevolezza, finché non intervenne un’amnistia praticamente ad personam, della quale beneficiava solo in quanto ultrasettantenne. Giorgio Almirante, l’uomo d’ordine, dovette chiedere per sé l’amnistia perché il dibattimento lo avrebbe condannato e ne beneficiò (mentre il suo complice fu condannato) per il reato di favoreggiamento aggravato degli autori (militanti e dirigenti del suo partito) di un attentato terroristico nel quale vennero uccisi tre carabinieri. Non si parla di violenza politica o di strada, di giovani di destra e sinistra che si fronteggiavano e a volte si ammazzavano; stiamo parlando del peggiore stragismo. Dedichiamogli una strada, lo merita: Via Giorgio Almirante, terrorista.




Vi invitiamo a partecipare alla proiezione del video/documentario "YUGOSLAVIA: UN POPOLO INVISIBILE" - regia di Fulvio Grimaldi - organizzato nell'ambito  della rassegna  LE STORIE E LE CULTURE DELLE GENTI E DEI POPOLI DEL MONDO,  a cura  dell'Associazione La Conta in collaborazione con il Circolo ARCI Martiri di Turro che ci sarà, con ingresso  gratuito, con tessera Arci, alle ore 21.00 di lunedì 26 maggio  2008, al  Circolo ARCI Martiri di Turro - Via Rovetta 14 a Milano, come meglio indicato nella copia del volantino che riportiamo in seguito.

Parteciperà alla serata Alda Radaelli - giornalista ed esperta dei Balcani, dove per anni vi ha  vissuto e lavorato e Valeriano Cisini dell'Ass.ne La Conta, che ci parleranno della storia e della realtà dei popoli Yugoslavia.

FULVIO GRIMALDI
Giornalista per 15 anni alla RAI, TG1 e TG3, inviato di guerra ed esperto di ecologia per numerosi quotidiani e periodici italiani e stranieri. Si è occupato di lotte di liberazione, problemi di minoranze, abiente. Grimaldi è impegnato da sempre nel documentare fatti e situazioni che l'informazione ufficiale nasconde o falsifica. Nell'ottica dela liberazione dei popoli ha realizzato numerosi video e pubblicazioni, tra i quali: "Jugoslavia, il popolo invisibile", "Serbi da morire", "Iraq, genocidio nell'Eden", "Fuochi nel Chiapas", "Due, te, cento Vietnam, ieri ed oggi", "Popoli di troppo embargo". I suoi documentari, articoli ed interventi in dibattiti in Italia ed Europa hanno contribuito in misura rilevante a smascherare le strategie imperialiste di sottomissione economica, culturale e militare dei popoli.

Vi siamo grati se vorrete dare diffusione elettronica all'iniziativa di cui sopra e/o diffondere la stessa tra le persone che ne possono essere interessate. Vi ringraziamo in anticipo.

Ciao,

Associazione "La Conta"

---

l'Associazione "La Conta"
Storie e culture di genti del mondo

VI INVITA ALLA RASSEGNA

 "STORIE E LE CULTURE DEI PAESI E DEI POPOLI DEL MONDO"
FILM/DOCUMENTARIO
"YUGOSLAVIA: UN POPOLO INVISIBILE "
regia di Fulvio Grimaldi

con la partecipazione di:

ALDA RADAELLI
giornalista - esperta dei balcani

VALERIANO CISINI
Associazione La Conta

lunedì 26 maggio 2008 ore 21,00

C/o ARCI Martiri di Turro
Via Rovetta, 14 - Milano

INGRESSO GRATUITO CON TESSERA ARCI

LA SERATA E' ORGANIZZATA IN COLLABORAZIONE CON L'ARCI MARTIRI DI TURRO

Info: AssOCIAZIONE "La Conta" ONLUS - Via Bagutta, 12 - Milano - e mail: laconta @ interfree.it




Salutiamo la approvazione del cosiddetto "pacchetto sicurezza" da parte del governo Berlusconi con la canzone del compianto Fabrizio De Andrè (audio e video: http://www.youtube.com/watch?v=_RFOdJmBlz8 )



LA DOMENICA DELLE SALME

Tentò la fuga in tram
verso le sei del mattino
dalla bottiglia di orzata
dove galleggia Milano
non fu difficile seguirlo

il poeta della Baggina
la sua anima accesa
mandava luce di lampadina
gli incendiarono il letto
sulla strada di Trento

riuscì a salvarsi dalla sua barba
un pettirosso da combattimento

I Polacchi non morirono subito
e inginocchiati agli ultimi semafori
rifacevano il trucco alle troie di regime
lanciate verso il mare

i trafficanti di saponette
mettevano pancia verso est
chi si convertiva nel novanta
ne era dispensato nel novantuno

la scimmia del quarto Reich
ballava la polka sopra il muro
e mentre si arrampicava
le abbiamo visto tutto il culo

la piramide di Cheope
volle essere ricostruita in quel giorno di festa
masso per masso
schiavo per schiavo
comunista per comunista

La domenica delle salme
non si udirono fucilate
il gas esilarante
presidiava le strade
la domenica delle salme
si portò via tutti i pensieri
e le regine del ''tua culpa''
affollarono i parrucchieri

Nell'assolata galera patria
il secondo secondino
disse a ''Baffi di Sego'' che era il primo
-- si può fare domani sul far del mattino –
e furono inviati messi
fanti cavalli cani ed un somaro
ad annunciare l'amputazione della gamba
di Renato Curcio
il carbonaro

il ministro dei temporali
in un tripudio di tromboni
auspicava democrazia
con la tovaglia sulle mani e le mani sui coglioni
-- voglio vivere in una città
dove all'ora dell'aperitivo
non ci siano spargimenti di sangue
o di detersivo –
a tarda sera io e il mio illustre cugino De Andrade
eravamo gli ultimi cittadini liberi
di questa famosa città civile
perché avevamo un cannone nel cortile

La domenica delle salme
nessuno si fece male
tutti a seguire il feretro
del defunto ideale
la domenica delle salme
si sentiva cantare
-quant'è bella giovinezza
non vogliamo più invecchiare –

Gli ultimi viandanti
si ritirarono nelle catacombe
accesero la televisione e ci guardarono cantare
per una mezz'oretta
poi ci mandarono a cagare
-- voi che avete cantato sui trampoli e in ginocchio
coi pianoforti a tracolla travestiti da Pinocchio
voi che avete cantato per i longobardi e per i centralisti
per l'Amazzonia e per la pecunia
nei palastilisti
e dai padri Maristi
voi avete voci potenti
lingue allenate a battere il tamburo
voi avevate voci potenti
adatte per il vaffanculo —

La domenica delle salme
gli addetti alla nostalgia
accompagnarono tra i flauti
il cadavere di Utopia
la domenica delle salme
fu una domenica come tante
il giorno dopo c'erano i segni
di una pace terrificante
mentre il cuore d'Italia
da Palermo ad Aosta
si gonfiava in un coro
di vibrante protesta



Legge 633/41 art. 70 comma 1: "Il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di opera, per scopi di critica, di discussione ed anche di insegnamento,
sono liberi nei limiti giustificati da tali finalità e purchè non costituiscano concorrenza alla utilizzazione economica dell'opera." 




www.resistenze.org - popoli resistenti - serbia - 19-05-08 - n. 228

Elezioni dell’11 maggio 2008: la Serbia resiste
 
Si va verso un governo di unità nazionale dei partiti non asserviti agli interessi stranieri dell’occidente.
 
Risultati
 
Secondo i dati della Commissione elettorale della Repubblica di Serbia questi sono i risultati finali delle elezioni tenute l’11 maggio:

 

la lista “Per una Serbia europea” di B. Tadic ha ottenuto il 38,44 per cento dei voti, ovvero 102 seggi; 
il Partito Radicale Serbo il 29,36 per cento dei voti, ovvero 78 seggi; 
la lista “Partito Democratico di Serbia - Nuova Serbia” di V. Kostunica ha ottenuto l’11,59 per cento, ovvero 30 seggi; 
il Partito Socialista di Serbia - Partito dei pensionati uniti di Serbia - Serbia Unita il 7,60 per cento dei voti, ovvero 20 seggi; 
il Partito Liberal democratico di Cedomir Jovanovic 5,24 per cento, ovvero 13 seggi.

 

I partiti delle minoranze :

 

la “Coalizione ungherese” di I. Pastor ha avuto 1,83 per cento, ovvero quattro seggi; 
la “Lista dei bosniaci per il Sangiaccato europeo” di S. Ugljanin ha ottenuto 0,92 per cento, ovvero due seggi; 
la “Coalizione degli albanesi della Valle di Presevo” lo 0,39 per cento ovvero un seggio.
Alle elezioni hanno votato 4.098.318 elettori ovvero il 60,97 per cento.

 

Nonostante: 17 anni di embarghi e sanzioni, 4 guerre, una criminale aggressione con 78 giorni di criminali bombardamenti su fabbriche, scuole, ospedali, ponti, infrastrutture civili che hanno causato migliaia di civili uccisi (di cui il 30% bambini e donne); con il 20% del suo territorio occupato militarmente dalla Nato e Kfor, ed oggi dato in gestione ai leader terroristi e criminali dell’UCK, nel cosiddetto stato del Kosovo indipendente, illegale e fuori dal Diritto Internazionale.

 

Nonostante: una campagna elettorale basata su minacce da parte del Tribunale dell’Aja per la mancata consegna del generale Mladic e dell’ex presidente della Bosnia serba Karazdic; una prospettiva di scenari futuri drammatici se non si aderiva comunque alla UE ed alle politiche occidentali, compresa la Nato; le promesse da “Disneyland” di lavoro, salari, servizi, ad una popolazione stanca, immiserita, affamata, umiliata (l’ultima è stata la “favola” di un accordo tra la Fiat e la Zastava, dove ci sarebbero 700 milioni di euro in investimenti, lavoro per decenni, ristrutturazioni, sviluppo...soldi per tutti insomma...) con il piccolo particolare della scelta da parte dei serbi di una politica “europeista” ( leggere: di accettazione e interna agli interessi occidentali).

 

Accordo stipulato (guarda caso che coincidenza...) ad una settimana dalle più importanti elezioni della storia della Serbia, in cui si doveva scegliere tra un futuro di asservimento totale economico, politico, militare e culturale all’occidente ed una prospettiva fondata su un interesse nazionale di indipendenza e libera scelta. Sorgerebbe una banale domanda per questi signori: dov’erano in questi nove anni di devastazioni sociali dei servizi, svendite vergognose dei beni pubblici, di liberalizzazioni selvagge, di vera e propria rapina del patrimonio statale, di affamamento vero e proprio dei ceti popolari (un solo dato su tutti: la Zastava è passata in questi nove anni da 36.000 lavoratori agli attuali 3.500, oltre 32.000 famiglie sul lastrico. Nessuno ci ha fatto caso...fino a sette giorni da queste elezioni. Che anime candite questi politici “europeisti”!).

 

Tutto questo lavoro di bombardamento psicologico è stato fatto attraverso una campagna di migliaia di ore e di pagine dei media serbi finanziati dall’occidente, più quelli europei.

 

Nonostante tutto questo (che, in questi ultimi quindici anni, nel resto dei paesi dell’est Europa aveva funzionato), in Serbia gli è andata male!
 
Il popolo serbo resiste nel Kosovo occupato, con proteste e resistenza quotidiane, nelle enclavi assediate dalla Nato e dai terroristi ex Uck. 
Il popolo serbo resiste e respinge ancora una volta i bocconi avvelenati dei partiti filo occidentali, finanziati e guidati dagli interessi stranieri del governo. 
I fautori del liberismo selvaggio, della Nato, delle politiche di privatizzazioni dispiegate, sia a Belgrado che nelle capitali occidentali, coalizzati nel blocco elettorale “Per una Serbia europea” di B. Tadic, hanno cantato vittoria troppo presto.
 
Con questi risultati la formazione del governo è per loro impossibile. Con un patetico e penoso dietrofront, a poche ore dai risultati che li vedevano perdenti, questi Quisling serbi al servizio degli interessi stranieri, questi esponenti della borghesia “compradora” serba, attraverso il loro leader B. Tadic, hanno fatto dichiarazioni di apertura e di apprezzamento, in conferenze stampa ed in TV, verso il Partito Socialista Serbo sottolineandone il successo ed il riconoscimento dei risultati.

 

Questo, sperando che il PSS abbandonasse e svendesse gli obiettivi ed il programma elettorale dichiarati ed andasse ad una alleanza con essi. Proprio loro che avevano venduto la vita del Presidente Slobodan Milosevic, consegnato all’Aja e poi lì ammazzato, per un pugno di dollari ed un potere effimero e corrotto, che ha prodotto per il popolo serbo miseria, disoccupazione, devastazioni sociali ed umane, umiliazioni, svendita della provincia del Kosovo alla Nato ed una politica statale alla mercé dell’interesse straniero, rinnegando l’interesse nazionale.

 

Il PSS, dopo anni in cui, tra persecuzioni, difficoltà, scissioni, pesanti contraddizioni interne era sull’orlo dell’estinzione materiale, in queste elezioni ha invece ottenuto quasi l’8% e 20 seggi; fondando la sua campagna elettorale sulla difesa dell’interesse nazionale sopra di tutto, della sovranità e integrità nazionali e della giustizia sociale, del lavoro, della sanità e delle pensioni.

 

Nella prima conferenza stampa subito dopo gli esiti elettorali, il giovane segretario e primo eletto del Partito, I. Dacic, ha dato la risposta più chiara e simbolica, dichiarando l’incompatibilità di un qualsiasi tipo di accordo di governo con chi nega o ha negato gli interessi statali e nazionali della Serbia e del popolo serbo, ed una politica fondata sulla giustizia sociale; ritenendo che occorra, al contrario, un governo basato su un blocco di partiti che hanno nella difesa degli interessi della Serbia, l’obiettivo primario. Per questo il Partito Socialista Serbo, ritiene che solo la proposta di un governo di unità nazionale, con il Partito Democratico di Serbia di Kostunica ed il Partito Radicale Serbo, oltre a formazioni minori, possa essere l’unico sbocco possibile per la difficilissima situazione della Serbia e del suo popolo, e solo a questa prospettiva il PSS intende collaborare.

 

Egli ha anche confermato che nelle riunioni tripartito di questi giorni, sia il PRS che il PDS hanno accettato i principi di giustizia sociale su cui il PSS non intende trascendere.

 

Anche se, va detto in queste ore vi è un serrato e forte confronto interno al Partito, dove una componente moderata e filoeuropeista (personaggi legati agli investimenti europei...quindi manipolabili dalle potentissime pressioni e ricatti che l’occidente sta attuando, per non perdere una situazione che riaprirebbe tutti gli scenari geopolitica e strategici, dai Balcani fino alla Russia ed alla Cina). Vedremo nei prossimi giorni come va a finire.

 

Sulla stampa serba e internazionale ha fatto incuriosire il suo viaggio post elettorale in Russia dove c’è stato un incontro ufficiale con S. Miranov, Presidente del Partito Russia Giusta alleato di Putin, ma Dacic non ha voluto spiegare il motivo del viaggio.

 

L’aspetto simbolico di tutto, era che tutto questo veniva dichiarato in TV da Dacic, quasi una rivincita della storia, con alle spalle una gigantesca immagine del Presidente Slobodan Milosevic. Come a significare che, anche in mezzo alle tempeste ed ai rivolgimenti della storia, chi non perde la bussola dell’orientamento e le radici, e non rinnega la propria identità, può avere un futuro.

 

Scenari per un nuovo governo
 
In questi giorni i tre portavoce dei partiti PRS, PDS e PSS, Pop Lazlic, Mladenovic e Ruzic, hanno annunciato che stanno lavorando alla proposta di un accordo per un “blocco di difesa della Serbia”, con le proposte e gli obiettivi di fondo per un nuovo Governo serbo patriottico, che possa essere un segnale positivo e una nuova speranza per un futuro migliore per la Serbia ed il popolo serbo.

 

Secondo le indiscrezioni ufficiose, Primo ministro sarebbe V. Kostunica, vice Premier sarebbe il socialista I. Dacic, Presidente del Parlamento serbo sarebbe T. Nikolic del PRS.

 

L’alternativa è quella di un ritorno a nuove elezioni.

 

La vice Presidente dei Radicali Serbi, Gordana Pop Lazic, ha dichiarato che “Ci sono grandi possibilità che la maggioranza in Parlamento sarà formata dai tre partiti indicati, perché non esistono grandi ostacoli o differenze sostanziali di obiettivi”. Il Segretario Generale dei Radicali, A. Vucic, probabile futuro Sindaco di Belgrado, ha anche ammonito in conferenza stampa la coalizione di Tadic “Di non usare mezzi violenti o provocatori per creare caos e disordini. Essi possono opporsi e protestare quanto vogliono, ma saranno tollerate solo proteste civili e pacifiche. Neanche per un secondo possono pensare di provocare incidenti di piazza, danneggiamenti, violenze fisiche contro alcunché, come essi fecero già una volta” riferendosi agli assalti al Parlamento del 2000, ed al colpo di stato, guidato dalla CIA e messo in atto dalla cosiddetta Opposizione Democratica della DOS, il 5 ottobre 2000. “Stavolta non gli sarà permesso e ci appelliamo a loro di non provocare caos nel qual caso sapremo come proteggere la volontà popolare e degli elettori”, ha aggiunto.

 

Mentre il portavoce dei Democratici Serbi di Kostunica, Andreja Mladenovic, ha dichiarato che “Ci sono forti intendimenti tra i tre Partiti, circa la formazione di un nuovo Governo, fondato su una politica nazionale per la difesa degli interessi nazionali della Serbia e del popolo serbo”, aggiungendo che anche la “Lista dei bosniaci per il Sangiaccato europeo di S. Ugljanin” con i suoi due seggi è disponibile ad entrare in questo accordo governativo; oltre ad alcuni altri rappresentanti non indicati, che sono disponibili. Kostunica, l’ex Premier ha aggiunto: “Inutile che Tadic sbraiti circa i suoi 102 seggi risultato della somma di 5 partiti, è indiscutibile in una democrazia che più di 126 seggi sono una maggioranza legittimata a governare. La Serbia avrà un legittimo Governo formato con più di 126 seggi (certi sono già 130), non vi sono altre strade”, ha dichiarato all’Agenzia Tanjug.

 

I cinque principi fondamentali per una nuova Coalizione di governo
 
Negli incontri finora fatti i tre partiti hanno stabilito i cinque primari obiettivi, per la formazione di un futuro programma di governo del paese.

 

1)      Il primo è la difesa degli obblighi Costituzionali serbi, da parte di tutte le istanze istituzionali a qualsiasi livello, un Governo della Serbia, prima di qualsiasi altra cosa deve proteggere e difendere la sovranità e l’integrità territoriale del paese. La difesa del Kosovo Metohija come parte della Serbia, così come il Governo serbo deve anche difendere la Repubblica Serba di Bosnia, sulla base degli Accordi di Dayton, dei quali la Serbia è parte garante.
2)      Il secondo obiettivo del Governo di unità nazionale è un forte impegno per una ripresa economica del paese, attraverso anche decisi investimenti sociali, dalla costruzione di autostrade per favorire il traffico internazionale, la costruzione dei gasdotti come negli accordi con la Federazione Russa, i Corridoi 10 e 7, nuove centrali idroelettriche, verso l’agricoltura, favorendo così uno sviluppo economico che significa nuovi posti di lavoro ed un incremento dell’economia dello stato.
3)      Il terzo obiettivo di questo Governo è privilegiare e realizzare risultati concreti circa la giustizia sociale, che significa anche cambiare leggi attuali che riguardano, per esempio, pensioni e sanità, per favorire uno stato sociale più giusto. Garantendo cure gratuite per tutti i cittadini, un incremento delle pensioni, salari legati al costo della vita ed un nuovo Patto del Lavoro che deve garantire maggiormente i lavoratori nei loro diritti e nei loro salari.
4)      Il quarto obiettivo di questo Governo, è che la Serbia insieme alla sua parte del Kosovo Metohija, e solo con la provincia kosovara integrata allo stato serbo, intende continuare la prospettiva dell’integrazione europea ed armonizzare le proprie legislazioni con quelle della Unione Europea.
5)      Il quinto obiettivo è quello di intraprendere una profonda e risoluta battaglia contro tutte le forme di corruzione e criminalità, come forma di ricostruzione morale e sociale del paese.

 

Penso sia inutile dire che chiunque, al di là degli orientamenti politico ideologici, abbia come obiettivo gli interessi generali di qualsiasi popolo, non possa non sperare che questo processo vada a buon fine, perlomeno come estremo tentativo di impedire che l’avvoltoio imperialista e liberista, inghiotta anche la Serbia, la sua indipendenza, la sua sovranità, la sua identità e quindi la sua libertà. Il popolo serbo per questa ostinata dignità e coscienza nazionale, ha pagato e continua a pagare prezzi durissimi, spaventosi (e chiunque è stato nella ex Jugoslavia in questi ultimi 15 anni ha visto con i suoi occhi, quali sono i prezzi per la gente comune, di resistere ai becchini dei popoli...); eppure dà ancora segni di vita, con un ennesimo colpo di coda, ha spiazzato tutte le previsioni occidentali e dei suoi agenti locali, che li davano trionfatori delle elezioni...per l’Europa.

 

Ancora per una volta le forze patriottiche, progressiste, vere democratiche tentano di impedire la disfatta politica, sociale, culturale e umana del proprio popolo; un popolo che con questi voti chiede a questi leader di essere all’altezza del mandato storico, con una coalizione fondata non su interessi di partito, ma su interessi di uno stato nazionale indipendente e sovrano, che risponda all’interesse del proprio popolo e non all’interesse della NATO, del FMI, dell’UE, del libero mercato o degli appetiti imperialisti. Sicuramente è un impresa improba e storica, che potrebbe anche non andare in porto, stante gli interessi strategici in gioco, nei prossimi giorni vedremo; ma, comunque vada, ad essa va tutta la solidarietà e sostegno di chiunque, in qualsiasi angolo del mondo, alza la testa e dice NO al liberismo, all’ingiustizia sociale, all’imperialismo e chiede solo di poter essere padrone e libero di scegliere il proprio destino.

 

21 maggio 2008

 

Enrico Vigna – Portavoce del Forum Belgrado Italia



AH, COSA NON SI FA PER L'EUROPA!


Su forum online del quotidiano belgradese "Politika" - www.politika.co.yu - si commentano le "rivelazioni" pubblicate nel libro di Carla Del Ponte "La caccia". Del Ponte riferisce delle indagini, subito abortite, relative ai desaparecidos serbi e ad altri sequestri compiuti in Kosovo dalle truppe di terra della NATO - cioè i terroristi dell'UCK - le quali si sarebbero rese responsabili anche dell'espianto di organi dalle vittime, prima del loro assassinio.
Afferma Rogozin: "Tutti sapevano dei sequestri e del trafico di organi".
Commenta sarcasticamente un lettore del sito di Politika:
"Sarebbe bene citare anche quali Cliniche europee si apprestavano al trapianto degli organi, e a favore di chi e a quale prezzo. E poi... perchè non inserire tutto negli accordi sull'adesione all' UE - come ulteriore contributo serbo, visto che non c'e' ragione di chiedere la restituzione di questi organi..."

Рогозин: Сви су знали за отмице на Косову и узимање органа


Vladimir NS, 14/05/2008, 23:37
I onda "Evropa nema alternativu". Stidi se Srbijo ako su ti važnije vize od ljudskih života. Ja se za takvu demokratiju nisam borio. Da te neko gazi i psuje a ti skute da mu ljubiš.

 


V T, 15/05/2008, 01:36
Bilo bi isto tako korisno oznaciti i Evropske klinike u kojima su vrsene transplantacije ovih organa , kome i po kojoj ceni , a onda sve to ugraditi u sporazum o pridruzivanju EU kao Srpski doprinos , jer nema smisla traziti povracaj tih organa. 




(Una ampia rassegna della rete transnazionale delle "rivoluzioni colorate", gestite dall'imperialismo per ricolonizzare i paesi sovrani, è fornita in “Orange Networks From Belgrade to Bishkek”, saggio pubblicato recentemente a San Pietroburgo...)


Strategic Culture Foundation
May 19, 2008

How Orange Networks Work.

On “Orange Networks From Belgrade to Bishkek”

Andrei Areshev


We have seen well-organized mobs - allegedly acting in
the name of “protesters” - occupy parliament buildings
in Belgrade and Tbilisi, paralyze Minsk and Budapest,
launch noisy campaigns in the streets of Kyiv, and
riot in downtown Bishkek and Yerevan. 

The events have taken place sufficiently long ago to
realize that the color revolutions have not led
Serbia, Ukraine, and Georgia to prosperity. 

They did transform the political landscape in the
post-Soviet space though, and the consequences they
have for neighboring countries, especially for Russia,
such as the drift in Ukraine's foreign politics which
followed the developments of 2004, can prove
long-lasting and dire. 

The phenomenon of “color revolutions” has been
examined by Russian political science in a number of
point studies, particularly those which dealt with the
2004 events in Ukraine. 

However, until recently, there was no broad study of
the of the “non-violent” coup d’état technology.
“Orange Networks From Belgrade to Bishkek”, a
collection of essays prepared by the Historical
Perspective Foundation and published in Saint
Petersburg by Alateya Press in 2008, is intended to
fill the gap. 

Altogether, the essays comprise a detailed
investigation of the technologies employed in the
“color revolutions” first in Serbia in 2000 and later
in several FSU [Former Soviet Union] Republics. 

The political dynamics in the post-Soviet space (the
essays were written by an international team of
authors) leaves no doubt as to the timeliness of the
studies. 

The collection was in press in March, 2008 when the
crisis erupted in Armenia – in many respects the
tragic events in the country can be regarded as a
failed “color” coup – and entailed fatalities. 

Efforts to similarly destabilize other countries,
particularly Belarus, are being made continuously, and
developments like the Andijan unrest in Uzbekistan and
the Tulip Revolution in Kyrgyzstan cannot be ruled
out. 

The forces which organized the upheaval in Bishkek in
2005 failed to take into account the specific features
of the local situation, and their initial objectives
largely remained unaccomplished. 

Most importantly, they failed to push Kyrgyzstan out
of the orbit of political and military cooperation
with Moscow (as discussed in the essay by A.Sh.
Niyazi). 

Another theme touched upon in “Orange Networks From
Belgrade to Bishkek” is the Cedar Revolution in
Lebanon and a number of other crises of the same
origin. 

Student protests in Iran in 2003 could also be
considered in this context, but the authors mainly
focused on the former Soviet Republics of Ukraine,
Georgia, Armenia, Azerbaijan, Kyrgyzstan, and on
Russia. 

The range of political and social circumstances
responsible for the radicalization of public protests
is well-known. 

The most significant destabilizing factor in the
post-Soviet Republics is the course of radically
liberal economic reforms, which were adopted in the
early 1990s largely under the influence of Western
advisers. 

The ideological vacuum, the dominance of petit
bourgeois philosophy in public life, a catastrophic
social stratification, mass poverty plaguing entire
social strata, the disorganization of key
administrative institutions (a phenomenon oftentimes
erroneously regarded as limited to corruption), the de
facto loss of a significant part of sovereignty by
Republics all tend to ignite public discontent and a
longing for change and justice, and to fuel the desire
to see immediate transformations and to shape history
“right here and right now”. 

The younger generation which is also the most
politically active part of the population in any
country is particularly affected by the atmosphere. 

Definitely, the situation is well-understood by
Western consultants seeking to manipulate the
population's protests so as to achieve their own
objectives. 

Color revolution strategies and scenarios are
generated by various Western think tanks. 

Their genesis and operations are analyzed by the
president of the Historical Perspective Foundation
N.A. Narochnitskaya. 

The ideological doctrines formulated in think tanks
are imposed on sovereign republics regardless of their
actual national interests. 

Organizations such as the Carnegie Foundation, the
Heritage Foundation, the Brookings Institution and
others teach local elites to view local politics
through the prism of “global thinking”, but the
efforts of the US think tanks are aimed exclusively at
promoting the interests of the US. 

In addition to making inroads into local elites, the
main task performed by the US think tanks
internationally is to export ideological concepts and
myths which the organizers of color revolutions plant
in the minds of the populations of the targeted
countries. 

In his essay, J. Laughland, a British political
scientist and writer, examines the key theoretical
provisions and the field practice of overthrowing the
legitimate authority in various countries. 

He marshals an impressive array of factual data to
prove that the color revolutions are a new coup d’état
technique developed by US think tanks in cooperation
with the CIA. 

Though revolutions of the kind – the ones in Serbia,
Lebanon, Kyrgyzstan, Ukraine and Georgia, and the
failed one in Uzbekistan – are routinely portrayed as
the results of public protests, Laughland argues that
in reality the developments were carefully planned
operations in many cases including disinformation via
mass media, and that the operations were funded and
carried out by transnational networks serving as
instruments of the Western influence. 

The range of pertinent activities spans covert
operations, threats to resort to military intervention
or even a direct use of military force, smear
campaigns, secret political leverage, bribing
journalists, public disinformation, and the use of
other methods not excluding political assassinations.

For example, reconnaissance and target identification
were a part of the actual mission carried out by
agents of the CIA and other Western intelligence
agencies in the Kosovo Diplomatic Observer Mission in
1998. 

Irina Lebedeva, a US-based journalist and translator,
focuses on the role played by “angered youths” in
protest movements at least for the last 40 years. 

Already in 1967, prominent social scientist Fred Emery
of the Tavistock Institute of Human Relations argued
that by the late 1990s specific models of behavior
typical for younger people would possibly be used to
destabilize sovereign countries. 

From this standpoint, the progress in communications
technology opens extensive opportunities. Global
media, cell phones, mass SMS messaging, blogs, and web
sites are convenient tools for real-time guiding of a
youth mob and for ascribing great political
significance to any event, no matter how real or
imaginary. The potential of propaganda under the
current conditions was exemplified by the developments
around the Racak village in Kosovo. 

In 2000, Serbia became the starting point of a wave of
color revolutions. 

The authors of the essays in “Orange Networks From
Belgrade to Bishkek” see the NATO attack on Yugoslavia
and the October, 2000 unrest in Serbia as links in the
chain of events organized not only to overthrow the
political regime in Belgrade but also to induce an
irreversible partition of the country. 

In his essay, Belgrade-based political scientist and
historian Petr Ilchenkov supplies unique information
concerning the preparations for the protests which led
to the ouster of S. Milosevic. 

Serbia was the proving ground for many of the
techniques which were subsequently refined and
employed in later color revolutions. 

The techniques include the creation of mass opposition
movements and parties, the extensive application of
communication technologies to mobilize mass public
support, the pouring of large funds into spreading
protest movement logotypes, acts of individual terror
against authority figures, the formation of armed
support groups backing the protests presented as
“non-violent” by mass media, etc. Notably, the
revolution in Serbia did not translate into the
country's prosperity, and most of its activists
dropped out of politics after having played their
roles. 

Lawyer S.B. Mirzoev describes in detail the activities
of Western NGO's during the Orange Revolution in
Ukraine. 

The facts he presents show that the US and Canada, as
well as international organizations, both public and
governmental, were directly involved in the crisis of
the Ukrainian sovereignty. 

A key role in the power seizure in the country was
played by the mechanisms of the “international
legitimization” of the candidate supported by the
West. 

The activity of a large number of Western-funded
Ukrainian organizations was synchronized with that of
their Western peers. 

For example, an institute led by V. Yuschenko's
political ally and future Ukrainian Defense Minister
A. Gritsenko gave Yuschenko an 11% lead on the basis
of its exit polls in the immediate wake of the
second-round run-off. The figure has never been
confirmed, and the same is true of Yuschenko's alleged
15% lead in the illegitimate third round.
Nevertheless, the 11% became a street campaign slogan
already on November 21, that is, before the ballots
were actually counted. 

Dr. A.B. Krylov, a historian from the Institute for
the World Economy and International Relations of the
Russian Academy of Science, convincingly disproves the
official version of the Rose Revolution in Georgia. 

According to this version, the Revolution resulted
from mass protests provoked by the official election
results which were perceived as grossly rigged in
favor of the political regime. 

Following the Rose Revolution, Tbilisi's politics lost
the last signs of independence and ability to maintain
balance between various centers of power. 

The dynamics of the developments around Abkhazia and
South Ossetia shows that the radically pro-US course
adopted by Georgia can have extremely negative
consequences. Saakashvili's popularity is dwindling,
and, like his Ukrainian colleague, he has to turn to
his foreign patrons for legitimization and stirs a
nationalist hysteria by groundlessly portraying Russia
as an enemy of Georgia. 

In an essay entitled “Orange Technologies in Armenia,”
A. Areshev from the Strategic Culture Foundation
addresses the developments in the country in
2004-2007. 

Though the essay does not cover the events in Armenia
in February and March, 2008, many of the negative
tendencies in the Republic which stemmed from the
implementation of an extremely liberal economic model
were already evident at that time. 

The discontent due to these tendencies made it
possible for the opposition to openly proclaim
breaking up the country's statehood machine as its
goal.

The atmosphere in Armenia – aggressive rallies which
continued for days, the instigation of political
divisions in the army and law enforcement agencies,
the incitement of hostility towards people from a
particular region – combined the most repulsive
aspects of the scenar

(Message over 64 KB, truncated)


“L’operazione psicologica” dei diritti umani del Tibet


1) La CIA sponsor del Dalai Lama (Jean-Paul Desimpelaere)

2) Cina e America: “l’operazione psicologica” dei diritti umani del Tibet (Michel Chossudovsky)

Proseguiamo la rassegna di contributi sul tema dei secessionismi anticinesi. Molti altri articoli sul tema sono raccolti alla pagina:


=== 1 ===

L'originale française:
La CIA sponsor du Dalaï Lama
par Jean-Paul Desimpelaere, http://www.solidaire.org/ 31-05-2006 

---

La CIA sponsor del Dalai Lama

Jean-Paul Desimpelaere

 
Patrick French, mentre era direttore della «Free Tibet Campaign» (Campagna per l'indipendenza del Tibet) in Inghilterra, è stato il primo a poter consultare gli archivi del governo del Dalai Lama in esilio. Ne ha trato delle conclusioni stupefacenti.
 
I Cinesi hanno liquidato i Tibetani?


E’ arrivato alla conclusione disilludente che le prove del genocidio tibetano per mano dei Cinesi siano state falsificate e ha anche dato subito le sue dimissioni da direttore della campagne per l'indipendenza del Tibet(1).
Negli anni sessanta, sotto la direzione del fratello del Dalai Lama, Gyalo Thondrup, delle testimonianze furono raccolte tra i rifugiati tibetani in India. French constatò che le cifre dei morti erano state aggiustate in seguito. Altro esempio, lo stesso scontro armato, narrato da cinque diversi rifugiati, era stato contato cinque volte. Nel frattempo, la cifra di 1,2 milioni di uccisi per colpa dei Cinesi faceva il giro del monde.
French afferma che ciò non poteva essere assolutamente possibile: tutte le cifre concernevano solo uomini. E non c’erano che 1,5 milioni di Tibetani maschi, all'epoca. Non ce ne sarebbero quasi più oggi, dunque. Dopo, la popolazione è aumentata per raggiungere quasi 6 milioni di abitanti attuali, cioè quasi due volte quella del 1954. Cifre date sia dal Dalai Lama che dalle autorità cinesi, vi è per una volta un stupefacente accordo.
Degli osservatori internazionali (la Banca mondiale, l'Organizzazione mondiale del sanità) si allineano a tali cifre. Non impedisce oggi, ancora, che il Dalai Lama continui a pretendere che 1,2 milioni di Tibetani siano morti a causa dei Cinesi.
 
Il dalai lama è una sorta di papa del buddismo mondiale?

Qui, conviene relativizzare le cose. Il 6% della popolazione mondiale è buddista. E’ poco. Inoltre, il dalai lama non è per nulla il rappresentante del buddismo zen (Giappone), né del buddismo dell'Asia del Sud-Est (Thailandia), né tanto meno del buddismo cinese. Il buddismo tibetano rappresenta solo 1/60.mo di questo 6%. E, infine, esistono in Tibet quattro scuole separate. Il Dalai Lama appartiene a una di esse: la «gelugpa» (i berretti gialli). In breve, un papa seguito assai poco dai fedeli religiosi, ma molto dagli adepti politici..
 
Chi sono i suoi sponsor?

Dal 1959 al 1972:
- 180.000 dollari all’anno per lui personalmente, su assegni intestati alla CIA (documenti consegnati dal governo USA; il dalai lama ha negato la cosa fino al 1980)
- 1,7 milioni di dollari all’anno per l’attuazione della sua rete internazionale.
In seguito lo stesso ammontare è stato versato tramite la dotazione del NED, una organizzazione non governativa USA il cui budget è alimentato dal Congresso. Il Dalai Lama dice che i suoi due fratelli gestiscono «gli affari». I suoi due fratelli, Thubten Norbu (un lama di rango superiore) e Gyalo Thondrup erano stati arruolati dalla CIA dal 1951, il primo per raccogliere fondi e dirigere la propaganda e il secondo per organizzare la resistenza armata.
 
La bomba atomica indiana: il Buddha sorride

Fin dall’inizio, cioè da quando è divenuto manifesto che la rivoluzione cinese avrebbe avuto successo nel 1949, gli USA hanno tentato di convincere il dalai lama a esiliarsi. Misero soldi, logistica e la loro propagande a sua disposizione. Ma il dalai lama e il suo governo volevano che gli USA inviassero un esercito sul posto, come avevano fatto in Corea e trovarono dunque la proposta americana assai debole. (Modern War Studies, Kansas University, USA, 2002). Nel 1959, gli USA giunsero, quanto meno, a convincere il dalai lama ad abbandonare il Tibet, ma bisognava ancora convincere l'India ad accordargli l'asilo. Eisenhower propose uno «scambio» a Nehru: l'India accettava il dalai lama sul suo territorio e gli USA concedevano a 400 ingegneri indiani una borsa di studio affinché si addestrassero al la «tecnologia nucleare» negli USA. Lo scambio fu accettato(2). Nel 1974, la prima bombe A indiana fu apostrofata con il soprannome cinico di... «Buddha sorridente»(3).
 
1 «Tibet, Tibet», P. French, Albin Michel, 2005.
2 Il maggiore statunitense William Corson, responsabile dei negoziatio dell'epoca, Press Trust of India, 10/8/1999.
3 Raj Ramanna, ex direttore del programma nucleare dell'India, 10/10/1997, Press Trust of India.
 
Traduzione di Alessandro Lattanzio


=== 2 ===

L'originale in inglese del testo che segue, corredato di mappe, foto e hyperlink importanti:
The original text of the following article, enriched with maps, photos and hyperlinks:
China and America: The Tibet Human Rights PsyOp - by Michel Chossudovsky
is to be found at Global Research, April 13, 2008:

---

Cina e America: “l’operazione psicologica” dei diritti umani del Tibet

di Michel Chossudovsky

su Resistenze del 15/05/2008

www.resistenze.org - osservatorio - della guerra - 12-05-08 - n. 227 

http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=8673 globalresearch, 13 aprile 2008


La questione dei diritti umani è diventata il punto focale della disinformazione dei media.

Quanto ai diritti umani, la Cina non è un modello ma non lo sono neppure gli Stati Uniti ed il loro incrollabile alleato britannico, estesamente responsabili di crimini di guerra e violazioni di diritti umani in Iraq e nel mondo. Gli Stati Uniti ed i loro alleati, anche se sostengono la pratica della tortura, degli assassini politici e l’istituzione di campi segreti di detenzione, continuano ad essere presentati alla pubblica opinione come il modello di democrazia occidentale da emulare da parte dei paesi in sviluppo, in contrapposizione a Russia, Iran, Corea del Nord e Repubblica Popolare Cinese.

Diritti umani "doppio standard"

Mentre vengono messe in risalto le accuse di violazioni dei diritti umani alla Cina in relazione al Tibet, l’attuale ondata di massacri in Iraq e in Palestina non è menzionata: i media occidentali hanno appena segnalato il quinto"anniversario della Liberazione" dell'Iraq, coprendo il bilancio delle uccisioni patrocinate dagli Stati Uniti e delle atrocità perpetrate contro un’intera popolazione, nel nome di una "guerra globale al terrorismo".

Ci sono più di 1,2 milioni di civili iracheni uccisi, 3 milioni di feriti. L’Alta Commissione per i Rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR) indica un quadro di 2,2 milioni di iracheni rifugiati che hanno abbandonato il loro paese e 2,4 milioni di persone "spostatesi all’interno".

"La popolazione dell’Iraq al tempo dell'invasione degli Stati Uniti, nel marzo 2003, si aggirava sui 27 milioni di persone, oggi sono circa 23 milioni. Semplici calcoli aritmetici indicano che attualmente più di metà della popolazione dell'Iraq, o è rifugiata, o bisognosa di aiuti di emergenza, o ferita, o morta."

La scacchiera geopolitica

Ci sono obiettivi geopolitici profondamente radicati dietro alla campagna contro la leadership cinese.

I piani di guerra di Stati Uniti-Nato-Israele riferiti all'Iran sono in un stato avanzato di preparazione. Con il governo dell'Iran, la Cina ha legami economici ed anche un accordo di cooperazione militare bilaterale di vasta portata. La Cina inoltre è anche un alleato di Russia, Kazakhstan, Repubblica Kyrgysa, Tajikistan ed Uzbekistan nel contesto dell’Organizzazione della Cooperazione di Shanghai (SCO). Fin dal 2005, l’Iran ha uno status di ‘membro osservatore’ all'interno della SCO.

A sua volta la SCO ha legami con l'Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO), un accordo di pianificazione superiore per la cooperazione militare tra Russia, Armenia, Bielorussia, Uzbekistan, Kazakhstan, Repubblica Kyrgysa e Tajikistan.

Nell’ottobre dello scorso anno l'Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO) e l’Organizzazione della Cooperazione di Shanghai (SCO) hanno firmato un Memorandum di Intesa, ponendo le basi per la cooperazione militare tra le due organizzazioni. Questo accordo SCO-CSTO, appena menzionato dai media occidentali, comporta la creazione di una ben sviluppata alleanza militare tra la Cina, la Russia e gli stati membri di SCO/CSTO. E’ importante notare che la SCTO e la SCO nel 2006 tennero esercitazioni militari congiunte, in coincidenza con quelle condotte dall'Iran.

Nell’ambito dei piani di guerra degli Stati Uniti diretti contro l'Iran, gli Stati Uniti sono anche impegnati ad indebolire le alleanze dell'Iran, segnatamente con la Russia e con la Cina. Nel caso della Cina, Washington sta cercando di destabilizzare i legami bilaterali tra Pechino e Tehran, così come l’avvicinamento dell'Iran alla SCO, che ha la sua sede centrale a Pechino.

La Cina è un alleato dell'Iran. L'intenzione di Washington è di usare le accuse a Pechino di violazioni dei diritti umani come pretesto per colpire la Cina, alleata dell’Iran.

A questo riguardo, un'operazione militare diretta contro l'Iran può riuscire solamente se viene scardinata la struttura delle alleanze militari che collegano l'Iran, la Cina e la Russia. Questo è ciò che il cancelliere tedesco Otto von Bismarck aveva capito in relazione alla struttura prevalente delle alleanze militari in competizione alla vigilia della I Guerra Mondiale. La Triplice Alleanza era un patto stipulato nel 1882 tra la Germania, l'Impero Austro-Ungarico e l'Italia. Mentre nel 1907, un accordo anglo-russo preparò la strada per la formazione della Triplice Intesa, costituita da Francia, Regno Unito e Russia.

La Triplice Alleanza cadde nel 1914, quando dall'alleanza si ritirò l’Italia e dichiarò la sua neutralità, determinando in questo modo lo scoppio della I Guerra Mondiale.

La Storia insegna l'importanza delle alleanze militari in competizione. Nel contesto attuale, i partner degli Stati Uniti e della Nato stanno cercando di minare la formazione coesa di un’alleanza militare eurasiatica, SCO-CSTO, che potrebbe sfidare efficacemente e contenere l’espansionismo militare degli Stati Uniti-Nato nell’Eurasia, combinando le capacità militari non solo di Russia e Cina ma anche quelle di molte ex repubbliche sovietiche, tra le quali Bielorussia, Armenia, Kazakhstan, Tajikistan, Uzbekistan e Repubblica Kyrgysa.

L’accerchiamento della Cina

Con l'eccezione della sua frontiera Settentrionale, che confina con la Federazione Russa, la Mongolia e il Kazakhstan, la Cina è circondata da basi militari degli Stati Uniti

Il corridoio dell’Eurasia

Fin dall'invasione e dall’occupazione del 2001 dell'Afghanistan, gli Stati Uniti hanno una presenza militare sulla frontiera occidentale della Cina, in Afghanistan e in Pakistan. Gli Stati Uniti sono impegnati ad installare basi militari permanenti in Afghanistan- che occupa una posizione strategica, confinando con le ex repubbliche sovietiche, la Cina e l’Iran.

Gli Stati Uniti e la Nato inoltre , fin dal 1996, hanno anche stabilito legami militari con diverse ex repubbliche sovietiche sotto il GUUAM (Georgia, Ucraina, Uzbekistan, Azerbaijan e Moldavia). Nell’era posteriore all’11/9, Washington ha usato il pretesto della "guerra globale contro il terrorismo" per sviluppare ulteriormente una presenza militare statunitense nei paesi del GUUAM. (Nel 2002 l’Uzbekistan si è ritirato dal GUUAM, e ora l'organizzazione è diventata GUAM).


La Cina ha interessi petroliferi nell’Eurasia così come nell’Africa sub-sahariana, che confliggono con quelli anglo-americani. Quello che è in gioco è dunque il controllo geopolitico del corridoio eurasiatico.

Nel marzo 1999, il Congresso degli U.S., adottò l'Atto della Strategia della Via della Seta, che definiva gli ampi interessi economici e strategici dell’America in una regione che si estende dal Mediterraneo Orientale all’Asia Centrale. La Strategia della Via della Seta (SRS) traccia un quadro per lo sviluppo degli affari dell'impero Americano lungo un esteso corridoio geografico

La riuscita della realizzazione della SRS richiede la concomitante "militarizzazione" dell’intero corridoio eurasiatico, come mezzo per assicurarsi il controllo sulle grandi riserve di petrolio e di gas naturale, così come per "proteggere"i gasdotti e i corridoi commerciali. Questa militarizzazione è ampiamente diretta contro Cina, Russia ed Iran.

Anche la militarizzazione del Mare del Sud Cinese e degli Stretti di Taiwan è parte integrante di questa strategia che, nell’era post 11/ 9, è basata nel dispiegamento su "molti fronti".

Anche nell'era post-Guerra Fredda, la Cina resta comunque un obiettivo per un attacco nucleare di primo colpo degli Stati Uniti.

Nella Rassegna della Situazione Nucleare del 2002 (NPR), la Cina e la Russia sono identificate, insieme ad una lista di "stati canaglia", come obiettivi potenziali di un attacco nucleare preventivo degli Stati Uniti. Nella NPR la Cina è elencata come "un paese che potrebbe essere coinvolto in un’immediata o potenziale emergenza". Specificamente, la Rassegna della Situazione Nucleare indica uno scontro militare sullo status di Taiwan come uno degli scenari che potrebbero condurre Washington ad usare contro la Cina le armi nucleari.

La Cina è stata accerchiata: l’esercito degli Stati Uniti è presente nel Mare del Sud della Cina e negli Stretti di Taiwan, nella Penisola Coreana e nel Mar del Giappone così come nel cuore dell'Asia Centrale e sui confini occidentali cinesi, nelle regioni autonome dello Xinjiang-Uigur. Come tratto dell’accerchiamento della Cina, inoltre, “il Giappone è stato gradualmente amalgamato, armonizzando le sue politiche militari con quelle degli Stati Uniti e della Nato”.

Indebolire la Cina dall’interno: sostegno coperto ai movimenti secessionisti

Coerentemente con la sua politica di indebolire e alla fine di dividere la Repubblica Popolare della Cina, Washington sostiene movimenti secessionisti sia in Tibet sia in regioni autonome come lo Xinjiang-Uigur, che confina verso nord-est con il Pakistan e l'Afghanistan.

Nello Xinjiang-Uigur, l'intelligence pachistana (ISI), agendo in collegamento con la CIA, sostiene diverse organizzazioni islamiche, tra le quali il Partito Riformatore Islamico, l’Unione dell’Alleanza Nazionale del Turkestan Orientale, l’Organizzazione della Liberazione Uigur e il Partito Uigur della Jihad Centro-asiatica. Molte di queste organizzazioni islamiche hanno ricevuto appoggio e addestramento da Al Qaeda, che è un’attività finanziata dall'intelligence degli Stati Uniti. L'obiettivo dichiarato di queste organizzazioni islamiche basate in Cina è di "instaurare un califfato islamico nella regione". Il califfato integrerebbe l'Uzbekistan, il Tajikistan, il Kyrgyzstan (Turkestan occidentale) e la regione autonoma Uigur della Cina (Turkestan orientale) in un sola entità politica.

Il "progetto del califfato" viola la sovranità territoriale cinese. Il secessionismo sulla frontiera occidentale della Cina, sostenuto da diverse "fondazioni" wahabite degli Stati del Golfo, è, ancora una volta, solidale con gli interessi strategici americani nell’Asia Centrale. Nel frattempo la potente lobby basata negli Stati Uniti sta erogando appoggio alle forze separatiste in Tibet.

Promuovendo tacitamente la secessione della regione di Xinjiang-Uigur (usando come "intermediario" l'ISI del Pakistan), Washington sta tentando di provocare un processo più ampio di destabilizzazione politica e di frammentazione della Repubblica Popolare Cinese. Queste varie manovre coperte si aggiungono all’installazione da parte degli Stati Uniti di basi militari in Afghanistan e in molte delle ex repubbliche sovietiche, direttamente sul confine occidentale della Cina. Anche la militarizzazione del Mare del Sud Cinese e degli Stretti di Taiwan è parte integrante di questa strategia.

Le rivolte di Lhasa

Le violente insurrezioni nella capitale del Tibet di metà-marzo sono state un evento inscenato con cura. Nel loro immediato seguito, è stata lanciata una campagna di disinformazione mediatica, diretta contro la Cina, sostenuta da dichiarazioni politiche dei leader occidentali.

Ci sono indicazioni che l'intelligence degli Stati Uniti abbia giocato un ruolo dietro alle quinte, per quella che molti osservatori hanno descritto come un’operazione attentamente premeditata.

L'evento di Lhasa di metà-marzo non è stato il "pacifico movimento spontaneo" di protesta descritto dai media occidentali. Le rivolte, che hanno coinvolto una banda di malfattori, sono state premeditate; progettate con cura. Attivisti tibetani in India, affiliati al governo in esilio del Dalai Lama, "hanno detto che stavano effettivamente aspettando i disordini. Ma hanno rifiutato di precisare quello che sono venuti a sapere o chi erano i loro collaboratori " (Guerilla News)

Le immagini non suggeriscono un partecipazione massiccia alla protesta ma piuttosto una furia condotta da poche centinaia di individui. Monaci buddisti sono coinvolti nelle violenze. Secondo il China Daily (31 marzo 2008), dietro alle violenze c’era anche il Congresso della Gioventù tibetano (TYC), con sede in India, considerato dalla Cina come una"organizzazione dalla linea dura", affiliato al Dalai Lama- I campi di addestrando del TYC sono finanziati dalla Fondazione Nazionale per la Democrazia (NED)-.

Lo svolgimento del video conferma che dei civili sono stati presi a sassate, colpiti e, in alcuni casi, uccisi. La maggior parte delle vittime erano cinesi Han. Almeno dieci persone sono restate arse vive come risultato di azioni incendiarie, secondo le dichiarazioni del governo del Tibet. Queste dichiarazioni sono state confermate dal racconto di molti testimoni oculari. Secondo il rapporto di People's Daily:

"Cinque commessi di un negozio di abbigliamento sono arsi vivi prima di poter avere una opportunità di fuga. Un uomo alto 1,70 metro, chiamato Zuo Yuancun è morto orrendamente carbonizzato. Un lavoratore migrante è stato pugnalato al fegato dai malfattori. Ad una donna, duramente picchiata dagli assalitori, è stato asportato l’orecchio"... (People’s Daily, 22 marzo 2008)

Tuttavia i media occidentali hanno descritto disinvoltamente il saccheggio e l’incendio come una "dimostrazione pacifica", soffocata con l'uso della forza dalle autorità cinesi. Non ci sono rapporti precisi (ne di fonte cinese, ne dei giornali occidentali) sul numero di feriti causati dalla polizia cinese nell'operazione lanciata per reprimere le insurrezioni. I resoconti della stampa occidentale indicano un dispiegamento su larga scala, di più di 1000 soldati e poliziotti, su veicoli blindati nella capitale tibetana.

Uffici e scuole sono stati attaccati, automobili sono state date alle fiamme. Secondo il rapporto cinese, ci sono stati 22 morti e 623 feriti. "I rivoltosi hanno appiccato il fuoco in più di 300 ubicazioni, prevalentemente case private, negozi e scuole, hanno distrutto veicoli e danneggiato installazioni pubbliche".

La pianificazione delle insurrezioni è stata coordinata con la campagna di disinformazione dei media, che hanno accusato le autorità cinesi di avere istigato il saccheggio e gli incendi. Il Dalai Lama ha accusato Pechino di “aver travestito le truppe da monaci” per dare l'impressione che i monaci buddisti fossero dietro alle insurrezioni. Tale tesi era fondata su una fotografia, di quattro anni prima, di soldati vestiti come monaci nella performance di uno spettacolo teatrale

( South China Morning Post, 4 aprile 2008).

Il giornale del continente (People’s Daily) ha notato che le forze di sicurezza che hanno contenuto le insurrezioni a Lhasa non potevano verosimilmente essere vestite con le uniformi mostrate nella fotografia, perché quelle erano uniformi estive, non adatte al freddo di marzo. Inoltre gli ufficiali armati mostrati nella fotografia erano in uniformi di vecchio tipo, dismesse dal 2005. ... Xinhua afferma che la fotografia era scattata anni fa durante uno spettacolo, quando i soldati presero in prestito da monaci i loro mantelli prima di salire sul palcoscenico.

L’affermazione del Dalai Lama che siano state le autorità cinesi ad istigare le insurrezioni, riportata nei media occidentali, è sostenuta dalla dichiarazione di un ex funzionario del Partito Comunista, Mr. Ruan Ming, che afferma "che il CCP ha inscenato gli incidenti in Tibet per costringere il Dalai Lama a dimettersi e giustificare la repressione futura dei tibetani. Mr. Ruan Ming è stato un speechwriter dell’ex Segretario Generale CCP, Hu Yaobang."

(citazione da The Epoch Time)

Il ruolo dell'intelligence degli Stati Uniti

L'organizzazione delle insurrezioni di Lhasa è parte di un modello costante. Le rivolte costituiscono un tentativo per provocare in Cina un conflitto etnico. Servono gli interessi della politica estera degli Stati Uniti.

In quale misura l'intelligence degli Stati Uniti ha giocato segretamente un ruolo nell’attuale ondata di proteste che riguardano il Tibet?

Data la natura coperta delle operazioni di intelligence, non c'è nessuna prova tangibile del coinvolgimento diretto della CIA, tuttavia vi sono varie organizzazioni tibetane, collegate al "governo in esilio" del Tibet, che sono note per essere sostenute dalla CIA e/o dall'organizzazione del fronte civile del CIA, la Fondazione Nazionale per la Democrazia (NED).

Il coinvolgimento della CIA nel fornire sostegno coperto al movimento secessionista tibetano risale alla metà egli anni ‘50. Il Dalai Lama è stato sul libro paga della CIA dalla fine degli anni ‘50 fino al 1974:

A partire dal 1956 la CIA ha condotto una campagna su larga scala di azioni coperte contro i comunisti cinesi in Tibet. Questo portò alla disastrosa sollevazione cruenta del 1959, che lasciò decine di migliaia di tibetani morti, mentre il Dalai Lama e circa 100.000 seguaci furono indotti alla fuga attraverso gli infidi passi dell’Himalaya, in India e in Nepal.

La CIA fondò un campo di addestramento militare segreto per i combattenti dell’insurrezione del Dalai Lama a Camp Hale, vicino a Leadville, in Colorado, negli Stati Uniti. I combattenti tibetani furono addestrati ed equipaggiati dalla CIA per una guerra di guerriglia ed operazioni di sabotaggio contro i comunisti cinesi.

I guerriglieri addestrati dagli Stati Uniti compirono regolarmente incursioni in Tibet, occasionalmente guidati da contrattisti mercenari della CIA e appoggiati da aerei della CIA. Il programma di addestramento iniziale finì nel dicembre 1961- anche se pare che il campo del Colorado sia rimasto aperto almeno fino al 1966.

A fianco dell'esercito di guerriglia ‘tibetano’, la Task Force tibetana della CIA, creata da Roger E. McCarthy, ha proseguito l'operazione con il nome in codice di "ST CIRCUS" per molestare le forze cinesi per altri 15 anni, fino al 1974, quando è stato ufficialmente ratificato il cessato coinvolgimento.

McCarthy, che ebbe anche il ruolo di comandante della Task Force del Tibet, fu in attività dal 1959 al 1961; più tardi andò a seguire operazioni simili in Vietnam e Laos.

Dalla metà degli anni ’60, la CIA cambiò la sua strategia paracadutando in Tibet ‘guerriglieri’ ed agenti dell’intelligence per allestire il Chusi Gangdruk, un esercito da guerriglia di circa 2.000 combattenti di etnia Khamba in basi come “Mustang” in Nepal (questa base fu chiusa dal governo del Nepal solamente nel 1974, dopo le forti pressioni di Pechino.)

Dopo la Guerra tra India e Cina del 1962, il CIA sviluppò una stretta relazione con i servizi d'intelligence indiani, sia per l’addestramento sia per il rifornimento degli agenti del Tibet."

La Fondazione Nazionale per la Democrazia (NED)

La Fondazione Nazionale per la Democrazia (NED), che eroga il sostegno finanziario ai gruppi di opposizione filo-statunitensi in tutto il mondo, ha giocato un ruolo significativo nel manovrare le "rivoluzioni di velluto" che servono gli interessi geopolitici ed economici di Washington.

La NED, anche se non formalmente parte della CIA, svolge un'importante funzione di intelligence all'interno dell'arena di partiti politici e ONG. Fu creata nel 1983, quando la CIA era stata accusata di corrompere clandestinamente statisti e di allestire un fronte di organizzazioni fasulle nella società civile. Secondo Allen Weinstein, che fu il responsabile per l’avviamento la NED durante l'Amministrazione Reagan, "molto di quello che noi facciamo oggi, 25 anni fa era fatto clandestinamente dalla CIA." (Washington Post, 21 settembre1991).

La NED opera attraverso quattro istituti centrali: l'Istituto Nazionale Democratico per gli Affari Internazionali (NDIIA), l’Istituto Internazionale Repubblicano (IRI), il Centro americano per la Solidarietà Internazionale del Lavoro (ACILS) ed il Centro Internazionale per l’Impresa Privata.

La NED fornì i fondi alle organizzazioni della "società civile" in Venezuela, che organizzarono un tentato colpo di stato contro il Presidente Hugo Chavez. Ad Haiti, la NED sostenne i gruppi di opposizione dietro all'insurrezione armata che contribuirono a far cadere il Presidente Bertrand Aristide nel febbraio 2004. Il colpo di stato di Haiti è stato il risultato di un'operazione militare e di intelligence accuratamente inscenata.

La NED finanzia diverse organizzazioni del Tibet, sia all'interno sia all'esterno della Cina. La principale organizzazione filo-Dalai Lama finanziata dalla NED per l’indipendenza del Tibet è la Campagna Internazionale per Tibet (ICT), fondata a Washington nel 1988. L'ICT ha uffici a Washington, Amsterdam, Berlino e Bruxelles. Diversamente da altre organizzazioni sovvenzionate dalla NED in Tibet, l'ICT ha una relazione di stretta intimità e "sovrapposizione" con la NED e il dipartimento di Stato degli Stati Uniti:

Alcuni dei direttori della ICT sono anche membri integranti dell’istituto ‘di promozione della democrazia’, ed includono Bette Bao Lord (che è presidentessa della Casa della Libertà e direttrice del Foro della Libertà), Gare A. Smith (chi prima aveva mansione di vice-primo deputato nel Dipartimento di Stato U.S., Ufficio della Democrazia, Diritti Umani e Lavoro), Julia Taft (che è stata direttrice della NED, ed ex Assistente del Segretario di Stato e Coordinatore Speciale per le questioni tibetane, ha lavorato per USAID, ed è anche stata Presidente del CEO di InterAction), e in fine, Mark Handelman (che è anche direttore della Coalizione Nazionale per i diritti degli haitiani, un'organizzazione il cui lavoro è ideologicamente collegato agli interventi di vecchia data della NED ad Haiti).

Il quadro di consulenti dell'ICT presenta anche individui che sono direttamente collegati alla NED, Harry Wu e Qiang Xiao (che è l’ex direttore esecutivo dei Diritti Umani in Cina, finanziati dalla NED).

Come il loro consiglio di amministrazione, il consiglio internazionale di consulenti dell’ICT include molti notabili ‘democratici’ come Vaclav Havel, Fang Lizhi (che nel 1995 era un membro del consiglio dei Diritti Umani in Cina), Jose Ramos-Horta (che lavorò nel consiglio consultivo internazionale per il Progetto di Coalizione Democratica), Kerry Kennedy (che è una dirigente del Centro di Informazioni della Cina, finanziato dalla NED), Vytautas Landsbergis (che è un patron internazionale della neoconservatrice Società Henry Jackson – con sede in Gran Bretagna) e, fino alla sua recente morte, la moglie del neocon Jeane J. Kirkpatrick (che fu anche legata a gruppi democratici come la Casa della Libertà e la Fondazione per la Difesa delle Democrazie).

Altre organizzazioni tibetane finanziate dalla NED comprendono, come primi assegnatari, gli Studenti per il Tibet Libero (SFT). La SFT fu fondata nel 1994 a New York City “come un progetto di impegno U.S.-Tibet”. La SFT è nota soprattutto per aver dispiegato, in rivendicazione del Tibet libero, una bandiera di 450 piedi sulla Grande Muraglia della Cina. “Lo scorso gennaio, la SFT, insieme con altre cinque organizzazioni tibetane, ha proclamato "l'inizio di una sollevazione di persone tibetane"... e co-fondato un ufficio provvisorio con compito di coordinamento e finanziamento."

La NED finanzia inoltre il Tibet Multimedia Center (con sede anche a Dharamsala) per la
diffusione di informazioni che indirizzano la lotta per i diritti umani e la democrazia in Tibet”. Sempre la NED finanzia il Centro tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia.

Esiste una divisione di compiti tra la CIA e la NED. Mentre la CIA fornisce appoggio coperto a gruppi paramilitari di ribelli armati e ad organizzazioni terroriste, la NED finanzia i partiti politici "civili" e le organizzazioni non governative nell’ottica di instaurare la "democrazia americana" attorno al mondo.

Per così dire la NED costituisce il “braccio civile” della CIA. Gli interventi CIA-NED in diverse parti del mondo sono caratterizzati da un modello costante, applicato in numerosi paesi.

PsyOp: screditare il governo cinese

L'obiettivo di breve termine è screditare il governo cinese nei mesi che portano ai giochi olimpici di Pechino, usando la campagna del Tibet anche per distogliere l’opinione pubblica dalla guerra del Medio Oriente e dai crimini di guerra commessi da Stati Uniti, Nato e Israele. Vengono sottolineate le presunte violazioni dei diritti umani della Cina per depistare e offrire un volto umano agli Stati Uniti che guidano la guerra in Medio Oriente.

Gli Stati Uniti che in realtà hanno patrocinato piani di guerra diretti contro l'Iran trovano ora credito e giustificazione per l’inadempienza di Tehran alle richieste "della comunità internazionale"; con il Tibet che fa titolo, le vere crisi umanitarie nel Medio Oriente non vanno in prima pagina sui giornali.

Più generalmente, la questione dei diritti umani è distorta: le realtà sono invertite, gli enormi crimini commessi dagli Stati Uniti e dai loro partner di coalizione sono ora celati, ora giustificati come mezzi per proteggere la società contro i terroristi.

E’ stato instaurato un "doppio standard" nell'accertamento delle violazioni dei diritti umani: in Medio Oriente, l'uccisione di civili è classificata come danno collaterale, ed è giustificata come parte della "guerra globale al terrorismo." Le vittime sono dichiarate responsabili per la loro propria morte.

La torcia olimpica

Nelle capitali occidentali sono state messe in atto manifestazioni calcolate con cura sulle violazioni dei diritti umani in Cina

Un parziale boicottaggio dei giochi olimpici sembra essere in preparazione. Bernard Kouchner, Ministro degli Esteri francese (strenuo protagonista degli interessi degli Stati Uniti, in rapporto con il Bilderbergs), ha chiesto un boicottaggio delle cerimonie inaugurali delle Olimpiadi. Kouchner ha affermato che l'idea dovrebbe essere discussa alla riunione dei Ministri degli Esteri dell’UE

La torcia olimpica è stata accesa in Grecia in una cerimonia che è stata turbata da "attivisti pro-Tibet." L'evento è stato patrocinato da "Reporter Senza Frontiere", un'organizzazione nota per avere collegamenti con l'intelligence degli Stati Uniti. "Reporter Senza Frontiere" riceve anche finanziamenti dalla Fondazione Nazionale per la Democrazia (NED).

La torcia olimpica è simbolica. L'operazione psicologica (PsyOp) consiste nel prendere come obiettivo la torcia olimpica nei mesi che portano ai giochi olimpici di Pechino: ad ogni fase di questo percorso, il governo cinese viene denigrato dai media occidentali.

Le implicazioni economiche globali

La campagna del Tibet, diretta contro il governo cinese, potrebbe avere dei contraccolpi.

Stiamo attraversando la crisi economica e finanziaria più seria della storia moderna. La crisi economica che sta sviluppandosi è soggetta a una diretta relazione con l’avventura militare patrocinata dagli Stati Uniti in Medio Oriente e nell’Asia Centrale

La Cina gioca un ruolo strategico rispetto all’espansionismo militare US. Finora non ha esercitato il suo potere di veto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulle molte delibere dirette contro l’Iran presentate dagli Stati Uniti presso il CSNU

La Cina ha un ruolo centrale anche nel sistema economico e finanziario globale.

la Cina detiene ora il valore di 1,5 miliardi $ di strumenti debitori statunitensi (inclusi buoni del Tesoro U.S.), risultante da un'eccedenza commerciale accumulata con gli Stati Uniti. Ha la capacità di destabilizzare significativamente i mercati valutari internazionali. Il $ U.S. verrebbe spinto a livelli ancora più bassi, se la Cina svendesse le sue partecipazioni azionarie di debito denominate in dollari.

Inoltre, la Cina è la più grande produttrice di un’ampia serie di beni manufatti che costituiscono, per l'occidente, una parte significativa del consumo mensile delle famiglie. I giganti della vendita al dettaglio occidentali contano sul flusso continuato e ininterrotto di merci industriali a basso costo di fabbricazione cinese.

Per i paesi occidentali, l'inserimento della Cina nelle strutture globali del commercio, dell’investimento, della finanza e dei diritti di proprietà intellettuale sotto l’Organizzazione Commerciale Mondiale (WTO) è assolutamente cruciale. Se Pechino decidesse di ridurre il proprio"Made in China" nelle esportazioni manifatturiere agli Stati Uniti, la base produttiva fragile e declinante dell'America non sarebbe in grado di colmare il vuoto, almeno nel breve termine.

Inoltre, gli Stati Uniti ed i loro partner di coalizione, Regno Unito, Germania, Francia e Giappone hanno importanti interessi da investimento in Cina. Nel 2001, prima dell'accesso della Cina WTO, gli Stati Uniti e la Cina firmarono un accordo commerciale bilaterale. Questo accordo permette agli investitori statunitensi, inclusi i grandi istituti di credito di Wall Street, di entrare nel sistema finanziario e commerciale di Shanghai così come nel mercato bancario nazionale della Cina

Mentre la Cina è, per qualche aspetto, la “colonia industriale per il lavoro a basso costo", dell'Occidente, le relazioni della Cina con il sistema del commercio globale non sono affatto immutabili.

La relazione della Cina con il capitalismo globale ha le sue radici nella "politica della Porta Aperta" formulata inizialmente nel 1979. Fin dagli anni ottanta, la Cina è divenuta nei mercati occidentali il principale fornitore di beni industriali. Ogni minaccia contro la Cina e/o azzardo militare diretto contro gli alleati eurasiatici della Cina, incluso l'Iran, potrebbero potenzialmente scardinare l’esteso commercio di beni fabbricati dalla Cina.

L'esportazione industriale della Cina è fonte di un’enorme formazione di ricchezza nelle economie capitaliste avanzate. Da dove viene la ricchezza della famiglia Walton, proprietaria di Wal Mart ? Wal Mart non produce niente. Importa merci "Made in China" a basso costo e le rivende nel mercato al dettaglio negli Stati Uniti a più di dieci volte il loro prezzo di produzione.

Questo processo "di sviluppo guidato dall’importazione" ha permesso ai paesi occidentali "industrializzati" di chiudere una grande parte del loro outlets manifatturieri. A sua volta, i sweatshops industriali della Cina servono a generare i profitti multimiliardari, in dollari, per le società occidentali, compresi i giganti della vendita al dettaglio, che acquistano e/o subappaltano la loro produzione alla Cina.

Ogni minaccia di natura militare diretta contro la Cina potrebbe avere conseguenze economiche devastanti, molto oltre l’usuale spirale crescente del prezzo del greggio.

Traduzione dall’inglese a cura del CCDP


http://www.lernesto.it/index.aspx?m=77&f=2&IDArticolo=17336




Beograd 19/4: KONGRES UJEDINJENJA KOMUNISTA SRBIJE

Si è svolto a Belgrado lo scorso 19 aprile un congresso per la unificazione di quattro raggruppamenti comunisti della Serbia. Al congresso hanno partecipato, direttamente o inviando comunicati e indirizzi di saluto, comunisti dalle altre repubbliche jugoslave e dall'estero. In particolare, hanno inviato il loro saluto i comunisti del Comitato Sloveno (SKO) con un lungo documento analitico:

SLOVENSKI KOMUNISTIČNI ODBOR: Pozdravno pismo / 
Comité Slovène Communiste: Lettre adressée au Congrès d'Unification des Communistes Serbes


0) Održan kongres ujedinjenja Komunista Srbije

1) Svetozar Markanović: POLITIČKI REFERAT

2) Delegati Kongresa ujedinjenja građanima Srbije


Pročitajte dalje dokumente na:



Održan kongres ujedinjenja Komunista Srbije

Subota, 19 april 2008.

Dana 19.42008. godine, u Zemunu, održan je Kongres ujedinjenja Komunista Srbije. Posle 20 godina rasparčavanja, lutanja,… komunisti iz partija: Jugoslovenski komunisti, SKJ u Srbiji,  delovi SKJ iz Srbije i više grupa komunista iz Kruševca Kragujevca i drugih gradova, formirali su novu, ujedinjenu partiju Komunisti Srbije.


=== 1 ===

     KONGRES UJEDINJENJA

      KOMUNISTA SRBIJE

 

P  O  L  I  T  I  Č  K  I    R  E  F  E  R  A  T

KONGRESA UJEDINJENJA KOMUNISTA SRBIJE

(održanog 19.Aprila.2008 godine.)

     

                     Uvaženi gosti Kongresa, drugarice i drugovi delegati !

 

      Današnji KONGRES je posvećen ujedinjenju većinskog dela komunističkih partija jugoslovenske orjentacije u Srbiji: Partije jugoslovenskih komunista; 9 opštinskih organizacija SKJ u Srbiji, što čini apsolutnu većinu; zatim dela SKJ koji deluje u Srbiji a nije u sastavu SKJ u Srbiji, kao i dve grupe mladih komunista iz Kruševca i Kragujevca. Ujedinjena partija će u buduće delovati pod imenom:KOMUNISTI SRBIJE. 

      Počev od razbijanja SKJ na 14 Kongresu pa do danas neprekidno traju nesporazumi i podele među komunistima Srbije. Zato želimo da današnji KONGRES UJEDINJENJA označi početak kraja nesporazumima i podelama među komunistima, iako on pretstavlja samo prvi korak na putu ujedinjavanja komunističkih i komunistima bliskih partija i pokreta u Srbiji. Kažemo samo prvi korak zato što u Srbiji ima još komunističkih i radničkih partija koje istrajavaju na konfrontacijama i podelama oko pitanja vezanih za događaje iz prošlosti i ulogu istaknutih ličnosti u tim događajima, koji su u odnosu na sadašnje aktuelne zadatke komunista izgubili na značaju. Ove partije IDEJI UJEDINJENJA, kao imperativu vremena u kome živimo, suprotstavljaju IDEJU SARADNJE, koju  u proteklih dvadesetak godina nismo uspeli u praksi ostvariti. Posle svih negativnih iskustava, mi komunisti Srbije smo uvereni da samo ujedinjenje omogućava da komunističke ideje prežive sadašnja teška i zla vremena i da se zaustave retrogradni društveni procesi, što bi morao biti naš najvažniji zadatak, bez čijeg ostvarenja  nećemo moći uspešno vršiti svoju progresivnu istorijsku društvenu misiju. Biće  neoprostiva greška, ako neke komunističke i radničke partije i dalje nastave da deluju samostalno; ako i dalje deo komunističkih potočićanastavi da teče svaki na svoju stranu. Zato, neka današnji KONGRES označi pozitivan istorijski zaokret, jačanje saradnje komunističkih i radničkih partija na jugoslovenskim prostorima i ujedinjenje svih komunista Srbije u JEDINSTVENU REVOLUCIONARNU MARKSISTIČKO-LENJINISTIČKU PARTIJU, sposobnu da preuzme svoj deo istorijske odgovornosti pred Radničkom klasom i građanima Srbije.

 

            Drugarice i drugovi delegati, poštovani gosti !

 

     Nemam nameru, a ni mogućnost, da opširnije govorim o svim pitanjima kojima bi danas trebalo da se bave komunisti. Zato mi dozvolite da se kratko  osvrnemo na istorijsku prošlost komunističkog i radničkog pokreta u svetu i u našoj zemlji, na sadašnje stanje u našem društvu i da istaknem neke najznačajnije zadatke u sadašnjim društvenim prilikama i u neposrednoj budućnosti, o kojima se opširnije govori u NACRTU PROGRAMSKIH OSNOVA KOMUNISTA SRBIJE, datih delegatima na razmatranje i usvajanje.

     Ako se osvrnemo na protekli istorijski period, počev od kraja 19 veka  do danas, uočavamo da je jedna od najznačajnijih karakteristika proteklog razdoblja velika disproporcija između epohalnih dostignuća u svim oblastima prirodnih i društvenih nauka i posebno zadivljujućeg tehničko-tehnološkog razvija, kao i ogromnih napora progresivnog većinskog dela čovečanstva da se uspostavi pravedniji i humaniji svet, s jedne strane, a u stvarnosti velikog zaostajanja procesa istinske demokratizacije i humanizacije odnosa među ljudima, narodima i državama, s druge strane.

     Počev od KOMUNISTIČKOG MANIFESTA i pojave RADNIČKE KLASE kao organizovane političke snage sa svojom komunističkom avangardom, pobedom Velike Oktobarske Socijalističke Revolucije u Rusiji, kao i pobedom niza socijalističkih revolucija, antikolonijalnih i oslobodilačkih pokreta  u svetu, među kojima istaknuto mesto pripada NOB i socijalističkoj revoluciji u Jugoslaviji, postepeno su počele da se ostvaruju iskonske težnje potlačenih i eksploatisanih za pravednim besklasnim društvom; da se šire prostori slobode, humanizma i solidarnosti među ljudima. Ono što predstavlja neosporne pozitivne domete na putu emancipacije, demokratizacije i humanizacije odnosa među ljudima, rezultat je, pre svega, dugotrajne i mukotrpne klasne borbe Radničke klase, predvođene komunističkom avangardom i drugih progresivnih snaga  čovečanstva.

    Komunistički i radnički pokret u Srbiji, kao i na čitavom jugoslovenskom prostoru, razvijao se pod snažnom uticajem revolucionarnih gibanja u Evropi, crpeći idejnu, revolucionarnu i moralnu snagu iz iskustava Radničke klase Evrope i sveta, a naročito iz tekovina Velike Oktobarske Socijalističke Revolucije. Bez obzira na izuzetno teške uslove delovanja u ilegali, povremena kolebanja, frakcionaške borbe i zastoje, KPJ je svoje najvažnije istorijske zadatke izvršavala uspešno.Omasovljenje organizacije proverenim kadrovima, idejno i organizaciono jačanje Partije, predvođenje radnika u klasnoj sindikalnoj borbi, organizovanje mladih u SKOJ i priprema za NOB i socijalističku revoluciju. 

    Organizovanje i predvođenje patriotskih snaga u NOB, KPJ je izvršila veličanstveno, ne samo zato što je pobedonosno okončala NOR i postavila temelje nove socijalističke vlasti, već i zato što je iz rata izašla sa velikim ugledom u narodu, sa ogromnom moralnom i političkom snagom i velikim brojem u ratu prekaljenih boraca i komunista, snažno nadahnutih idejama socijalizma i komunizma, bratstva i jedinstva i jugoslovenskog patriotizma. Svojom antifašističkom borbom narodi i narodnosti Jugoslavije, predvođeni KPJ, služili su kao primer drugim porobljenim narodima Evrope i sveta. Slobodarski jugoslovenski narodi i naradnosti, među kojima Srpski narod zauzima  jedno od najistaknutijih mesta, nisu čekali da se vidi kakav će biti ishod Drugog svetskog rata nego su, na poziv KPJ od 4.Jula 1941 godine, krenuli u antifašističku borbu, rame uz rame sa slavnom Crvenom armijom i drugim snagama antihitlerovske koalicije. Posebno treba istaći da je KPJ, predvodeći patriotske snage u NOB, jednovremeno sprovodila i AUTENTIČNU SOCIJALISTIČKU REVOLUCIJU, u kojoj je porazila sve desne građanske, monarhističke, klerikalne i nacionalističke snage, koje su u visokom procentu bile na strani okupatora. Po tome se NOP, zahvaljujući vodećoj ulozi KPJ, značajno razlikovao od svih drugih POKRETA OTPORA, koji su se pred kraj Drugog svetskog rata pojavili u Evropi.  

    Po završetku Drugog svetskog rata glavni zadaci su bili obnova Zemlje i izgradnja nove socijalističke vlasti, u čemu su građani, a naročito mlade generacije predvođene SKOJ-em, ispoljile neviđeni entuzijazam i pregalaštvo. To je bilo vreme u kome su mladi ljudi sa oduševljenjem prihvatali komunističke ideje i verovali u njih. Zemlja je bila u punom zamahu obnove,  izgradnje i prosperoteta u svim oblastima života. Takav pozitivan razvoj u Državi i Partiji traje sve do izlaska Rezolucije IB 1948 godine, posle čega nastaje jedan od najtežih i najsudbonosnijih perioda u istoriji KPJ. To vreme karakterišu unutarpartijski sukobi, koji su koštali Partiju gubitka značajnog broja u ratu i revoluciji prekaljenih komunista. Dolazi do zastoja u obnovi i izgradnji Zemlje, do ekonomske blokade od strane SSSR-a i drugih istočnoevropskih zemalja, do oružanih sukoba na granicama, do međusobnog sumnjičenja i nepoverenja u redovima Partije. Sa današnje vremenske distance se može dovoljno pouzdano oceniti da je Rezolucija IB, bez obzira na to koji njeni stavovi su,eventualno, bili ispravni a koji ne,  imala velike negativne posledice  ne samo na dalji tok događaja u KPJ/SKJ i SFRJ, već i u čitavom međunarodnom komunističkom i radničkom pokretu, a naročito u Evropi.    

    Nakon što su savladani ključni privredni i politički problemi izazvani Rezolucijom IB, u Jugoslaviji nastaje dugogodišnji period ubrzanog industrijskog razvoja i prosperiteta u svim oblastima života.Zadivljujući rezultati u porastu i modernizaciji industrijske i poljoprivredne proizvodnje, uvođenje socijalističkog samoupravljanja i demokratizacija društvenih odnosa, ubrzani razvoj nauke, kulture, umetnosti i sporta, nesvrstana politika i veliki ugled SFRJ u svetu kao borca za mir i ravnopravnu međunarodnu saradnju. Međutim, paralelno sa zadivljujućim pozitivnim rezultatima, u partijskim i državnim rukovodstvima su uzimale maha i neke negativne pojave kao što su karijerizam, separatizam i nacionalizam. SKJ se postepeno sve više ispoljava kao labavi savez republičkih partija, što je snažno potsticalo konfederalizaciju i dezintegraciju celog jugoslovenskog društva. Procesi konfederalizacije i Partije i Države dobijaju snažno na zamahu nakon usvajanja Ustava 1974 godine, tako da se sve teže usaglašavaju stavovi u državnim i partijskim rukovodstvima. Nejedinstvo dostiže zabrinjavajuće razmere, tako da posle smrti druga Tita koji je, iako u poodmaklim godinama života, svojim autoritetom uspevao da drži sve na okupu, prerasta u otvorene političke sukobe, koji su dostigli kulninaciju na 14 Kongresu, kada je SKJ pod snažnim dejstvom separatističkih i nacionalističkih snaga unutar i van Partije, snažno podržanih od spoljnjih neprijatelja konačno razbijen.  

   Nakon zvaničnog silaska SKJ sa vlasti, dolazi do krvavog sleda događaja, koji se slobodno mogu nazvati tragedijom. Razbijena je jedna od veoma prosperitetnih i najcenjenijih zemalja u svetu. To je učinjeno krvavim građanskim bratoubilačkim ratom, čiji rezultati su ogromne ljudske žrtve, materijalni gubitci i stvaranje patuljastih državica na čijem čelu su marionetske vlade koje služe interesima stranih sila. Te iste strane sile, čiji je cilj bio razbijanje SFRJ, su bile inspiratori i organizatori krvavog sleda događaja, angažujući kao svoje izvršioce, pre svega, separatiste i ekstremne nacionaliste, kao i sve ostale vrste antikomunista kojih je, nažalost, bilo i u rukovodećim organima Partije i Države. Mi komunisti moramo priznati da je za vreme SFRJ, bez obzira na sve pozitivne rezultate čiji smo bili sudionici i svedoci, sticajem raznih nepovoljnih istorijskih okolnosti i našom nebudnošću, u rukovodeće organe Partije i Države prodiralo sve više karijerista, separatista, nacionalista i drugih vrsta antikomunista. Svi ti ljudi su bili antijugoslovenski opredeljeni. To znači da su komunisti ostali u manjini u svojoj Partiji, naročito u rukovodećim organima Partije i Države, još osamdesetih godina prošloga veka, a po nekima i znatno ranije, što je u velikoj meri kompromitovalo komunističke ideje u praksi i značajno uticalo, pored nepovoljnih spoljnih okolnosti, na razbijanje Jugoslavije.  U tome je sadržan i odgovor na pitanje: Kako je bilo moguće da se u jednom odsudnom istorijskom trenutku, kada je odnos snaga u Evropi počeo da se menja na štetu socijalizma, u rukovodećim organima Partije i Države nađe tako malo iskreno i čvrsto jugoslovenski opredeljenih ljudi ?  Ima dosta onih koji veliki deo krivice za dezintegraciju Jugoslavije pripisuju uvođenju samoupravljanja kao koncepta društveno-ekonomskih odnosa i izgradnje političkog sistema SFRJ. U praktičnoj primeni samoupravljanja je zaista bilo dosta grešaka i deformacija. U privredi je bilo došlo do pojave atomizacije privrednih subjekata, grupnosvojinskih odnosa i zatvaranja privrede u republičke okvire. Na taj način se sve više ispoljavao etatistički i separatistički karakter samoupravljanja. U prilog takvoj oceni ide i način funkcionisanja političkog sistema Zemlje, gde su separatističke i nacionalističke snage, zloupotrebom samoupravljanja, radile na razbijanju jedinstvenog ekonomskog, političkog i odbrambenog sistema Države. Međutim, bez obzira na ispoljene slabosti u koncipiranju i praktičnoj primeni samoupravljanja, bila bi velika greška odbaciti samoupravljanje kao celoviti koncept društveno-ekonomskih i političkih odnosa za sva vremena. Naprotiv, SOCIJALISTIČKO SAMOUPRAVLJANJE, oslobođeno ključnih grešaka iz prošlosti, predstavlja najbolji put istinskog društvenog progresa, na osnovama naučnog socijalizma. Ovo radi toga što socijalističko samoupravljanje pruža najveće mogućnosti za postepeno ukidanje najamne svesti i najamnih odnosa u društvu tj. obezbeđuje najbolju prohodnost ka besklasnom komunističkom društvu kao konačnom cilju. Takođe, u koncipiranju društveno-ekonomskih i političkih odnosa, kada komunisti dođu na vlast, treba koristiti i druga pozitivna iskustva socijalističke teorije i prakse, koja su u sklada sa osnovnim postavkama naučnog socijalizma.

      Negativan tok događaja u svetu i u našoj zemlji, koji je dobio na intenzitetu u poslednjoj deceniji prošloga veka na talasima antikomunizma i koji još uvek traje, nije nastao sam od sebe već je posledica delovanja brojnih negativnih činilaca, među kojima treba naročito istaći dva, koji su imali presudnu ulogu. Prvi je snažno političko, ekonomsko i vojno delovanje protiv socijalističkih zemalja, od strane našeg glavnog antagoniste iz metropole imperijalizma, koji je imao svoje ekspoziture u svim socijalističkim zemljama, uključujući i Jugoslaviju. Drugi ništa manje važan faktor, bile su brojne unutrašnje slabosti ispoljene kroz deformacije i nedoslednosti u izgradnji socijalizma.    

      Koristeći nepovoljnu situaciju u kojoj su se našli komunisti, naši idejni  protivnici danas govore da više nema podele na levicu i desnicu, nastoji se zamutiti linija idejnog ragraničenja između istinske komunističko-radničke levice i svih drugih idejnih koncepata i na taj način OTUPETI OŠTRICA  KLASNE BORBE RADNIČKE KLASE. 

     Nažalost, ima bivših članova SKJ koji su se pod pritiskom ružne stvarnosti razočarali i pasivizirali ili, što je još gore, iz nekih šićarzijskih razloga prešli na suprotnu stranu. Naseda se pričama o tzv. komunističkoj utopiji, o tome da su društvena svojina i socijalizam doživeli definitivni istorijski poraz, a da je liberalni kapitalizam, zasnovan na apsolutnoj dominaciji privatne svojine bez ograničenja, sistem društvenih odnosa za sva vremena i da, navodno, označava kraj političke istorije ?! Međutim, ako pogledamo šta su osnovne karakteristike tog mnogo hvaljenog liberalnog kapitalizma i kako se on ispoljava u praksi, lako uočavamo bezkrupuloznu trku za profitom putem eksploatacije tuđeg rada, pljačku  prirodnih bogatstava nerazvijenih zemalja i zagađenje životne sredine, stalno povećanje jaza između razvijenih i nerazvijenih, podsticanje potrošačkog mentaliteta u najnegativnijem smislu, u funkciji povećanja profita vlasnika mega kapitala, umesto da proizvodnja bude u funkciji zdrave, racionalne i pravedne potrošnje, za šta se mi komunisti zalažemo. Na sceni je neviđena zloupotreba tehničko-tehnološkog razvoja u nehumane i agresivne svrhe, političko, ekonomsko, vojno i kulturno porobljavanje i ponižavanje naroda i država, što sve zjedno govori da je reč o neokolonijalizmu koji se sprovodi putem tzv. globalizacije, tranzicije i pljačkaške privatizacije. To su samo neka od obeležja te pogubne apokaliptičke vizije liberalnog kapitalizma, koji danas pritiska čovečanstvo, a naročito male i nerazvijene, u koje spada i naša Zemlja, u kojoj je na sceni pljačkaška privatizacija i kriminalizacija društva, pad proizvodnje i velika nezaposlenost, okupacija KiM tj. stvaranje NATO DRŽAVE na teritoriji Republike Srbije i njeno ponižavanje na svakom koraku. Razvijanje podaničkog mentaliteta kod građana, kada je većina stanovništva opsednuta egzistencijalnim problemima, ima za posledicu gubljenje moralne snage, entuzijazma i dostojanstva naroda. Zato je danas za komuniste jedno od ključnih pitanja:Kako Narodu i Državi vratiti moralnu snagu, samopouzdanje i dostojanstvo ? Samo ujedinjena, organizovana i akciono sposobna komunističko-radnička levica, zajedno sa drugim progresivnim snagama, može dati pravi odgovor na postavljeno pitanje, tako što će nezadovoljstvo građana postojećim stanjem u društvu kanalisati u organizovanu političku snagu. Zapravo, komunisti moraju naći odgovor na pitanje:Kako u savremenim društvenim prilikama voditi delotvornu KLASNU BORBU, u interesu eksploatisanih, socijalno ugroženih i obespravljenih ?  Ako taj urgentni zadatak komunisti ne shvate i ne ujedine svoje snage, onda će i dalje na političkoj sceni dominirati antikomunistički koktel sastavljen od građanske i nacionalističke desnice i pseudolevice, čije delovanje proizvodi nesagledive negativne posledice u svim oblastima društvenog života. Ne podcenjujući pitanje nacionalne politike komunista, u kojoj princip ravnopravnosti naroda i narodnosti ostaje KONSTANTA našeg političkog delovanja, kao ni zadatke komunista u drugim oblastima života, ističemo da pitanje klasne borbe komunista mora imati apsolutni prioritet, kako u operativno-političkoj tako i u idejno-teorijskoj ravni. Zapravo, komunisti moraju stalno tragati i pronalaziti najbolje odgovore na pitanja koja nameću savremeni život i ubrzani razvoj prirodnih nauka, u okviru čega posebno tehničko-tehnološki razvoj, kao i njihv uticaj na oblast ekononskih, socijalnih i političkih odnosa u društvu. Sve te promene, zakonomerno rezultiraju promenama socijalne strukture i položaja RADNIČKE KLASE u društvu. Drugim rečima, u postindustrijskom društvu, koje sve više dobija karakteristike informatičkog društva, komunisti moraju  reagovati na sve društvene fenomene i procese i u vezi sa tim stalno USAVRŠAVATI STRATEGIJU I TAKTIKU KLASNE BORBE.       

     Kada je reč o našim urgentnim zadatcima u operativno-političkoj ravni,  vezanim za životne i socijalne probleme ugroženih slojeva društva, za komuniste su najžnačajnija ona pitanja koja se odnose na uspostavljanje pokidanih veza sa radnicima i seljacima, sa mladim generacijama koje su danas pod snažnim uticajem građansko-liberalne i nacionalističke desnice ili pseudolevice, kao i sa drugim slojevima koji su po svom socijalnom položaju i političkom stavu bliski komunistima. Moramo na konkretnim primerima iz života, u svakoj radnoj i društvenoj sredini, stalno razobličavati demagoške priče pobornika liberalnog kapitalizma, koji umesto zapošljavanja i rešavanja nagomilanih ekonomskih, socijalnih i mnogih drugih problema, nude navodna demokratska i ljudska prava i slobode. Mi komunisti na njihove demagoške priče odgovaramo:Nema istinske slobode, ljudskih prava ni demokratije, bez socijalne pravde, jednakosti i ravnopravnosti među ljudima i narodima, što se može ostvarivati samo u socijalizmu tj. u državi sa socijalnim likom, u kojoj vlada kult rada i stvaralaštva. 

    Ništa manje nisu značajni zadaci komunista koji se odnose na idejno-teorijski rad. U ovoj oblasti komunisti moraju duboko zaorati, razumeti društvene fenomene, procese i protivrečnosti i dati jasne odgovore na otvorena pitanja, kako ona vezana za prošlost, tako i ona koja se odnose na sadašnje stanje i trendove u društvu, kao i naznačiti pravce uspešnog razvoja u savremenim društvenim prilikama, zasnovanog na naučnom socijalizmu. Ako komunisti toga nisu svesni, onda preti opasnost da ostanu zarobljenici prošlosti i dogmatske svesti i da pod pritiskom ružne stvarnosti i oni, poput brojnih partija i pokreta, zaplivaju niz maticu i nađu se u pseudolevičarskom glibu i sivilu, gde nema mesta za ideje naučnog socijalizma i istinske komunističko-radničke levice.   

                         Drugarice i drugovi,

   Jedan od najznačajnijih dokumenata Kongresa, pored nacrta novog Statita, svakako su PROGRAMSKE OSNOVE KOMUNISTA SRBIJE. Taj dokument, uključujući primedbe i predloge iz današnje rasprave, treba da bude putokaz za naše političko delovanje u narednom periodu. Pošto su delegati Kongresa u materijalu dobili NACRT PROGRAMSKIH OSNOVA, dozvolite mi da istaknem samo nekoliko najznačajnijih stavova iz tog dokumenta.  

    U NACRTU SE PROGRAMSKIH OSNOVA se najpre ističe da je jasna idejna pozicija KOMUNISTA SRBIJE sadržana u stavovima: Da se KOMUNISTI SRBIJE PROFILIŠU KAO REVOLUCIONARNA MARKSISTIČKO-LENJINISTIČKA PARTIJA, čiji je osnovni zadatak borba protiv kapitalističkog sistema, a za SOCIJALIZAM, interese RADNIČKE KLASE i za besklasno komunističko društvo kao svoj krajnji cilj; Da sastavni deo PROGRAMSKIH OSNOVA čine: KOMUNISTIČKI MANIFEST, POZITIVNA ISKUSTVA SVETSKOG KOMUNISTIČKOG I RADNIČKOG POKRETA, POZITIVNA ISKUSTVA KPJ/SKJ a naročito pozitivna iskustva iz dugogodišnjeg perioda kada je drug Tito bio na čelu Partije i Države, u okviru čega i pozitivna dostignuća u izgradnji samoupravnog socijalizma na osnovu PROGRAMA SKJ iz 1958 godine; Da se KOMUNISTI SRBIJE ne bore za vlast komunista nego za VLAST RADNIČKE KLASE i svih progresivnih ljudi koji dele njenu sudbinu; Za prevladavanje podela među komunističkim partijama, a za stvaranje JEDINSTVENE PARTIJE, što se može postići zajedničkom izradom i usvajanjem JEDINSTVENE IDEJNE PLATFORMME; Da se ostvari jasno idejno razgraničenje sa svim drugim idejnim konceptima koji su, manje ili više, na antikomunističkim pozicijama, pri čemu je pitanje svojinskih odnosa od ključnog značaja; Da je borba protiv svih pojavnih oblika separatizma, nacionalizma i antikomunizma, kao i zalaganje za postepenu reintegraciju, na dobrovoljnoj osnovi, ravnopravnih i slobodoljubivih naroda i narodnosti u jedinstvenu jugoslovensku državu u AVNOJ-evskim granicama jedan od značajnih dugoročnih zadataka KOMUNISTA SRBIJE; Da je za KOMUNISTE SRBIJE jedan od prioriteta uspostavljanje saradnje sa komunističkim i radničkim partijama u svetu, a naročito u bivšim jugoslovenskim republikama; U međunarodnim odnosima borba protiv svih oblika političkog, ekonomskog, kulturnog i vojnog porobljavanja, koje vlasnici mega kapitala i njihove vlade sprovode putem globalizacije, tranzicije i pljačkaške privatizacije, kojoj mi komunisti suprotstavljamo proleterski internacionalizam, koji podrazumeva klasnu solidarnost eksploatisanih i poniženih, odnosno zalaganje za svet socijalne pravde, jednakosti i ravnopravnosti među ljudima narodima i dežavama.

   Kada je reč o pravcima daljeg društvenog razvoja, u PROGRAMSKIM OSNOVAMA se najpre daje odgovor na pitanje: Šta je istinski društveni progres, u okviru koga treba definisati osnovne pravce STRATEGIJE DUGOROČNOG RAZVOJA u svim oblastima života. Definisani su ključni stavovi u oblasti DRUŠTVENO-EKONOMSKIH I POLITIČKIH ODNOSA, gde je istaknuto da će se komunisti, kada dođu na vlast,  zalagati za društveno-ekonomski razvoj koji počiva na dominaciji kolektivnih oblika svojine kao ekomomske osnove samoupravnog socijalizma. Stav KOMUNISTA SRBIJE, kada je reč o POLITIČKOM SISTEMU ZEMLJE, proizilazi iz osnovnog idejnog opredeljenja u kome ključno mesto ima borba za vlast RADNIČKE KLASE I RADNOG NARODA. Drugim rečima, okosnica izgradnje POLITIČKOG SISTEMA mora biti stalno jačanje neposrednog učešća radnika u  odlučivanju o uslovima i rezultatima svoga rada, kao i neposrednom učešću građana u odlučivanju o svim bitnim pitanjima društva. U međunarodnim odnosima, od ključnog je značaja očuvanje državnog suvereniteta, prevladavanje političke supremacije i dominacije u međunarodnim odnosima, zalaganje za stvarnu demokratizaciju OUN, rešavanje svih međunarodnih problema bez upotreba sile, ucena i pretnji.

    Politički stavovi KOMUNISTA SRBIJE u svim ostalim oblastima, kao što su: bezbednost i odbrana zemlje, gde je naglašeno da su komunisti protiv ulaska Srbije u NATO, koji pretstavlja udarnu pesnicu svetskog imperijalizma i militarističku organizaciju opasnu po svetski mir. Nacionalni odnosi, reintegracija Jugoslavije,  tehničko-tehnološki razvoj, obrazovanje i zdravstvo, gde se ističe da čovek ne može biti slobodan i dostojanstven ako nije obrazovan, socijalno osiguran i ako nema krov nad glavom. Poljoprivreda,  kultura i umetnost, sport itd., takođe proizilaze iz naših osnovnih idejnih opredeljenja, u čijoj osnovi je borba za izgradnju SOCIJALIZMA tj. prosperitetne i pravedne države sa socijalnim likom.   

      NAŽALOST, kao što znamo, naša viđenja društvenog razvoja, potpuno su suprotna sadašnjem stanju i prisutnim retrogradnim trendovima u društvu, koji imaju sve karakteristike kontrarevolucije. To najubedljivije potvrđuje činjenica da su već poništena gotovo sva pozitivna dostignuća perioda socijalizma u našoj zemlji. Takvo stanje obavezuje komuniste i njima bliske društvene snage, da se ujedine i da što pre organizovano izađu na javnu političku scenu, intenziviraju KLASNU BORBU i za početak osvoje, najmanje, POZICIJU KOREKTIVNOG FAKTORA U DRUŠTVU. Iako svesni liceerstva buržoaskog višepartijskog parlamentarnog sistema, komunisti prihvataju oblik parlamentarne borbe za širenje svojih ideja i osvajanje vlasti, ali se ne odriču ni vanparlamentarnih metoda borbe, kada to stanje u društvu i konkretni uslovi zahtevaju i omogućavaju, pri čemu će sarađuvati sa levo orjentisanim partijama i pokretima, kao i sa drugim progresivnim društvenim snagama.

     U PROGRAMSKIM OSNOVAMA se prepoznaje razlika između najvažnijih zadataka komunista u periodu borbe za osvajanje vlasti i onih dugoročnih za čije ostvarenje će se komunisti boriti kada dođu na vlast. Deo PROGRAMSKIH OSNOVA govori, takođe, o najznačajnijim operativno-političkim zadatcima Partije, kao i metodama i oblicima delovanja u društvu. Kroz stalnu političku akciju u društvu, komunisti će se boriti za omasovljenje organizacije, sadržajno obogaćivanje unutarpartiskog života, reafirmaciju lika i ugleda komunista kod građana i za jačanje saradnje sa drugim levo orjentisanim partijama, pokretima i organizacijama u našoj zemlji, u bivšim republikama SFRJ  i u svetu.

   Iz jasnih idejnih stavova, koji u PROGRAMSKIM OSNOVAMA imaju karakter POLITIČKIH INSTRUKCIJA za praktičan rad, posebno treba istaći one koji se odnose na učešće komunista na izborima, kao i one koji govore o informativno-propagandnoj delatnosti Partije i probijanju medijske blokade kojoj su komunisti već godinama izloženi. Kada je reč o učešću komunista na izborima, najznačajniji je stav da KOMUNISTI SRBIJE ne treba da učestvuju na izborima na listama drugih partija, jer dobiti neko odborničko ili poslaničko mesto, učešćem na tuđim listama ili u nekim politički sumnjivim koalicijama, nanosi komunistima više štete nego koristi i ruši njihov ugled kod građana koji su im naklonjeni. Druga, ne manje značajna politička instrukcija kaže da KOMUNISTI SRBIJE treba samostalno da učestvuju na izborima kad god se proceni da za to postoje povoljni politički i drugi uslovi, u koaliciji sa drugim progresivnim i levo orjentisanim organizacijama ili grupama građana, kada se proceni da za to postoje povoljni uslovi.

    U informativno-propagandnoj delatnosti i naporima da se probije medijska blokada, pred komunistima se, takođe, nalaze vrlo ozbiljni poslovi. Dvadesetogodišnje iskustvo komunističkih i radničkih partija, nastalih posle razbijanja SKJ i SFRJ, jasno pokazuje u kojoj meri je redukovan naš politički uticaj na društvene tokove, zbog neviđene antikomunističke propagande i snažne medijske blokade komunista. Zato, da bi se štetne posledice antikomunističke propagande i medijske blokade što više neutralisale, komunisti moraju pojačati svoje napore i u ovoj oblasti. Da bi se ostvario značajniji napredak, biće neophodno objediniti intelektualne snage svih koji pripadaju komunističko-radničkoj levici, kao i obezbediti značajnija finansijska sredstva za informativno-propagandnu delatnost. To znači da moramo unaprediti i koordinirati delovanje preko naših INTERNET SAJTOVA, preko agresivnijeg nastupa na LOKALNIM i naročito na CENTRALNIM ELEKTRONSKIM MEDIJIMA, u najčitanijim ŠTAMPANIM MEDIJIMA, putem NAŠIH ŠTAMPANIH GLASILA, LETAKA, ali i organizovanjem tematskih OKRUGLIH STOLOVA, NAUČNIH SKUPOVA I TRIBINA GRAĐANA.

                                 Drugarice i drugovi delegati, uvaženi gosti !

       Dozvolite da se na kraju još jednom osvrnemo na urgentno pitanje ujedinjenja svih komunističkih i radničkih partija u Srbiji. Političke partije koje pripadaju antikomunističkom bloku, a čine ga građanska i nacionalistička desnica i pseudolevica, danas vrše vlast u Srbiji i imaju dominantnu poziciju na javnoj političkoj sceni. Sa druge strane imamo usitnjene i razjedinjene komunističke snage, koje su gotovo bez ikakvog uticaja u društvu. Brojni su uzroci koji su doveli do toga da je, u poslednjih dvadesetak godina, uticaj komunista na društvene tokove u Srbiji gotovo potpuno isčezao. Mnogi od tih uzroka su za nas komuniste objektivne prirode, zato što nismo mogli na njih nikako ili značajnije uticati. Međutim, ima dosta toga što se može pripisati u greh nama komunistima. Tu pre svega mislim na dugotrajne nesporazume među čelnicima komunističkih i radničkih partija, spočitavanje grešaka iz prošlosti jednih prema drugima, nepoverenje, podele i izdaje. Teško je poverovati, pored nekih razlika koje imaju svoje idejno i istorijsko ishodište, kao i ličnih sujeta i nezdravih liderskih ambicija nekih najuticajnijih pojedinaca među nama, da tu nisu umešali svoje prste i naši idejni protivnici i neprijatelji-antikomunisti svih vrsta i boja, čiji je interes da komunisti što duže ostanu posvađani i razjedinjeni. Komunističke i Radničke partije, koje su protiv ujedinjenja, objektivno rade u korist nove srpske kapitalističke klase, koja je itekako svesna da su za nju jedina prava opasnos ujedinjeni i snažni komunisti.  Članstvo svih komunističkih partija u Srbiji, već godinama postavlja pitanje:Kako je moguće da neki naši drugovi, koji svojim istupanjem u javnosti pokazuju da su komunistički opredeljeni, da se istovremeno snažno suprotstavljaju ujedinjenju komunističkih i radničkih partija u Srbiji ? Neki od njih čak ne nalaze za potrebno da obrazlože takav svoj nesuvisli politički stav. Stiče se  utisak da je pojedincima važnija lična promocija u javnosti nego ujedinjenje komunista Srbije ?! Neki od njih ističu da su protiv ujedinjenja zato što postoji opasnost od frakcionaških borbi unutar ujedinjene partije. Takva opasnost zaista postoji, ali samo ako bi UJEDINJENA PARTIJA ostala zarobljenik prošlosti i dogmatske svesti, što nikako nebi smeli dozvoliti. Po uverenju Komunista Srbije, nesuglasice među komunističkim i radničkim partijama ipak je moguće  prevazići uz dobru volju čelnika i najodgovornijih ljudi u ovim partijama, što najbolje dokazuje i današnji Kongres ujedinjenja značajnog dela KP u Srbiji. Većina članstva komunističkih partija, već odavno je shvatila da je ujedinjenje komunista imperativ vremena u kome živimo, pa je krajnje vreme da to konačno shvate i najodgovorniji ljudi ovih partija. Mi smo uvereni da je takav pozitivni istorijski zaokret moguć, ako bi predstavnici svih KP i RP Srbije, zajedničkim naporima usaglasili idejne i političke stavove po ključnim pitanjima, vezanim za sadašnjost i neposrednu budućnost, a ne da ostanu zarobljenici prošlosti, napravili JEDINSTVENU IDEJNU PLATFORMU, čijim usvajanjem bi bio otvoren put ka ujedinjenju svih  komunista, koji bi samo ujedinjeni bili u stanju da ponovo  preuzmu istorijsku odgovornost i ulogu AVANGARDE RADNIČKE KLASE u Srbiji. Zato i ovom prilikom pozivamo rukovodstva KP, koja se protive ujedinjenju, da još jednom preispitaju svoj politički stav u vezi ovog urgentnog pitanja. Komunisti Srbije očekuju političku podršku ideji ujedinjenja od bratskih KP I RP iz bivših jugoslovenskih republika, kao i svih bratskih KP i RP iz Evrope i Sveta. U suprotnom, ako i dalje ostane stanje razjedinjenosti i konfrontacija među rukovodstvima komunističkih i radničkih partija, onda protivnici ujedinjenja preuzimaju na sebe veliku istorijsku odgovornost zbog razjedinjenosti komunističkih snaga u Srbiji.  

   No, bez obzira na sadašnje loše stanje u društvu i za nas nepovoljan odnos snaga na javnoj političkoj sceni,  komunisti nemaju nikakvog razloga da sumnjaju u ispravnost svojih ideja. Naprotiv, komunističke ideje su i dalje superiorne. Zato, neka današnji KONGRES UJEDINJENJA KOMUNISTA SRBIJE označi istorijski početak ujedinjavanja svih komunista u JEDINSTVENU REVOLUCIONARNU MARKSISTIČKO-LENJINISTIČKU PARTIJU SRBIJE.

 

ŽIVELI KOMUNISTI SRBIJE !

 

ŽIVELO UJEDINJENJE SVIH

KOMUNISTIČKIH I RADNIČKIH PARTIJA SRBIJE!

 

ŽIVELA SARADNJA KOMUNISTIČKIH I RADNIČKIH

PARTIJA JUGOSLAVIJE I SVETA !

 

 

  Beograd, 19.Aprila.2008 godine.                                                    Svetozar Markanović

 

=== 2 ===

GRAĐANIMA SRBIJE

 

Poštovani građani!

 

Počev od razbijanja Socijalističke federativne republike Jugoslavije, u Srbiji kao i u dugim bivšim republikama SFRJ, neprekidno traju negativna ekonomska i politička kretanja, kojima je ugrožena egzistencija većine građana i njihova ljudska, nacionalna i druga prava. U toku je totalno i temeljno socijalno raslojavanje stanovništva, što je ubrzano dolaskom na vlast sadašnjeg režima, koji je u taj proces uključio i interese stranih sila. U stvari, modeliranje političkog, ekonomskog i pravnog sistema i čitave društvene nadgradnje vrši se po zahtevima i uputstvima SAD i vodećih zemalja EU. Imamo politički i ekonomski sistem koji nije u stanju da sačuva celovitost i nezavisnost Države.

 

Sadašnja vlast sudbinu naše Zemlje i njenog daljeg razvoja stavila je potpuno u funkciju geopolitičkih, ekonomskih i vojnih interesa EU i SAD. Rezultat takve politike je krajnje zabrinjavajuće stanje u svim oblastima života. O tome svedoče: drastičan pad proizvodnje, masovno otpuštanje radnika, pljačkaška privatizacija i kriminalizacija društva, materijalna beda  većine građana, gubljenje suvereniteta i teritorijalnog integriteta Zemlje itd. Razvijanje podaničkog mentaliteta, u uslovima opsednutosti većine građana egzistencijalnim problemima, ima za posledicu gubljenje moralne

(Message over 64 KB, truncated)




Komsomolskaya Pravda
May 13, 2008

Kosovo killers. Part 1

After Kosovo declared independence, the Prosecutor of
the International Criminal Tribunal for the Former
Yugoslavia (ICTY) Carla Del Ponte raucously quit her
position at The Hague. 

She slammed the door so loudly behind her that the
ceiling plaster cracked at parliaments across the
European Union. 

After her exile to Argentina as Switzerland's
ambassador, Ponte said the new Kosovo was run by
butchers who made a fortune trafficking organs
extracted from kidnapped Serbs. 

In her book titled, "The Hunt: Me and the War
Criminals," Ponte describes how a black organ market
formed during the Kosovo War. Meanwhile, she says, the
European Union played dumb, paying no attention to the
crimes. KP journalists went to Kosovo to learn more
about the crimes.

Iron Carla's revelation 

Hardly a day goes by without fragments of Ponte's book
hitting Belgrade newspapers. Here is a commonly quoted
section that details the horrors of Kosovo organ
trafficking:

"According to the journalists' sources, who were only
identified as Kosovo Albanians, some of the younger
and fitter prisoners were visited by doctors and were
never hit. They were transferred to other detention
camps in Burrel and the neighboring area, one of which
was a barracks behind a yellow house 20 km behind the
town. 

"One room inside this yellow house, the journalists
said, was kitted out as a makeshift operating theater,
and it was here that surgeons transplanted the organs
of prisoners. These organs, according to the sources,
were then sent to Rinas airport, Tirana, to be sent to
surgical clinics abroad to be transplanted to paying
patients. 

"One of the informers had personally carried out a
shipment to the airport. The victims, deprived of a
kidney, were then locked up again, inside the
barracks, until the moment they were killed for other
vital organs. In this way, the other prisoners in the
barracks were aware of the fate that awaited them, and
according to the source, pleaded, terrified to be
killed immediately. 

"Among the prisoners who were taken to these barracks
were women from Kosovo, Albania, Russia and other
Slavic countries. Two of the sources said that they
helped to bury the corpses of the dead around the
yellow house and in a neighboring cemetery. According
to the sources, the organ smuggling was carried out
with the knowledge and active involvement of middle
and high ranking involvement from the KLA (ed. Kosovo
Liberation Army).

"A few months after [October 2002] the investigators
of the tribunal and UNMIK reached central Albania and
the yellow house which the journalists sources had
revealed as the place where the prisoners were killed
to transplant their organs. The journalists and the
Albanian prosecutor accompanied the investigators to
the site. 

"The house was now white. The owner denied it had ever
been repainted even though investigators found traces
of yellow along the base of its walls. Inside the
investigators found pieces of gauze, a used syringe
and two plastic IV bags encrusted with mud and empty
bottles of medicine, some of which was of a muscle
relaxant often used in surgical operations. The
application of a chemical substance revealed to the
scientific team traces of blood on the walls and on
the floor of a room inside the house, except for in a
clean area of the floor sized 180x60cm.

"The investigators were not able to determine whether
the traces they found were of human blood. The sources
did not indicate the position of the grave of the
presumed victims and so we did not find the bodies."

However, Serbian journalists began conducting their
own investigations into the purported organ
trafficking. 

Correspondents from the Press newspaper were said to
have found the barracks described by Ponte. However,
they refused to share detailed information with KP. 

The tabloid published several photos related to the
incident, but many local media representatives believe
their authenticity is dubious. 

"They wanted to fabricate this huge story, but they
ended up with a piece of crap," said Aleksandr
Bechich, deputy chief editor of the Pravda opposition
newspaper. "Press has been caught lying on more than
one occasion. But there is truth to the article. 

"Many Serbs heard about these crimes even before the
book's publication. Serbia's Justice Minister Vladan
Batich gave Ponte numerous materials about executed
and kidnapped Serbs. There was also evidence, but no
one was sure if the organs had actually been
trafficked. 

"I originally heard about this 5 years ago from
Serbia's former head of Military Intelligence. But no
one listened to special agents at the time. The
Serbian special forces had documents that certified
that medical equipment had been brought to camps in
Albania. 

"This evidence was given to Western intelligence
agencies. 'We can't work in Albania,' they said. 'Help
us with this.' But no one did a thing. 

"U.S. and German special forces knew that Serbs had
been kidnapped in 1999. As they didn't do anything to
fix the situation, we should assume they were also
were involved in the trafficking network. 

"How was the system organized? The KLA received huge
sums of cash for the organs. 

"This money was used to buy drugs from Afghanistan,
which were later sold in Western Europe. 

"The KLA bought arms using this money. Enough facts
had been dug up to indict Kosovo's former Prime
Minister Ramush Haradinaj, current head of state
Hashim Thaci and other prominent Albanians. 

"But as opposed to being sent to prison, Haradinaj was
released from The Hague in early April even though he
had been charged with murdering Serbian civilians.
They said he wasn't guilty. 

"But we have documented facts proving that Haradinaj
personally executed 60 Serbs and ordered 300 more to
be killed. Haradinaj's release was a severe blow for
the families of the deceased." 

The tribunal's decision to set Haradinaj free was as
hurtful for Serbs as when the West recognized Kosovo's
independence. 

The KLA's field commander was the equivalent of an
Albanian Shamil Basaev — cruel and uncompromising. 

Nine witnesses were lined up to testify against
Haradinaj at The Hague. But they were all killed under
various circumstances during the trial. Two were
killed by a sniper, one died in an automobile accident
in Montenegro, two were stabbed, two were burned to
death in their car while serving in Kosovo's Police
and two were killed in a village cafe in Kosovo. 

Many people in Serbia believe that Ramush Haradinaj
was a key figure in the organ trafficking network. 

"Thaci was a criminal," Deyan Mirovich, a radical
party deputy in Serbia's parliament, told KP before
our trip to Kosovsku-Mitrovitsu. 

He spouted off his version of a brief history of
modern-day Serbia. "First, Thaci was involved in drug
trafficking, then he headed a gang and later a
terrorist group. 

"Now he's a U.S. and EU ally. Haradinaj is the same
story. He was a bouncer at a night club and ended up
running a terrorist organization. 

"In the forward to his book 'Peace and Freedom,' he
wrote: 'I've killed Serbian policemen. I've killed
civilian Serbs and Albanians who were disobedient.' 

"This is why I believe everything Ponte wrote. We know
all about this in Serbia. Haradinaj had a camp on Lake
Radonich in Metokhia. People were taken there from
Prizren, Pecha and Djakovitsa. 

"Many were executed. People were also selected for
so-called medical centers. They were kept captive
while their organs were systematically extracted. You
want proof? Look for their relatives in Kosovo. That's
the only way. All the other evidence is destroyed." 

Nothing to lose for Serbs in Kosovo's enclaves

Many people have heard the phrase "humanitarian
catastrophe," but few have actually seen one. 

Serbian enclaves in Kosovo fall into this category. 

Homeless children roam the streets. Adults loiter in
the sun, or wait for clients who never come in
self-styled cabs. Piles of trash lie by the roadside. 

Disfunctional state services that won't do anything
even if they're asked to. 

Forty last names of deceased Serbs are written on an
obelisk on the Serbian side of the bridge dividing the
town along ethnic lines. The Albanians have tried to
annex the Serbian section of the city on numerous
occasions. The bridge has served as a stage for bloody
wars. 

KP traveled to the Kosovska-Mitrovica enclave in north
Kosovo to learn more about the enclave phenomenon. 

Our journalists sat in a dilapidated cafe waiting for
the Kosovo Serbian rally to begin. The cafe's windows
were covered in bullet holes. The rally was to
commence at 12:44. The number has a special subtext. 

It's the number of a UN resolution on Kosovo declaring
the territory an indelible part of Serbia. 

Romanian soldiers from the NATO Kosovo Force (KFOR)
took the cover off the machine gun on the small
armored car. They knew they had to be ready. 

Meanwhile, we drank coffee behind the UN courthouse.

Shrapnel had killed a Ukrainian peacekeeper there only
a week before. He had been on a peacekeeping mission
to introduce constitutional order in the country. 

But Serbian lawyers weren't a part of that order. 

They had been asked to leave the courthouse and were
later replaced by Albanians. Those who refused to
leave were arrested. 

The peacekeepers hadn't realized Kosovo Serbs had been
on the edge of an explosion for several years. 

They had nothing to lose. Their country had been taken
from them, and they had been left in poverty waiting
for a miracle. As we were told numerously, many Kosovo
Serbs consider a miracle to be 250,000 Russian
volunteers. Russian journalists, like us, were taken
for spies or advanced detachment. 

"Sweet life" of guardians of the east

Mitrovica isn't really an enclave. It practically
borders Serbia, but a bridge divides the city into
Albanian and Serbian sections. Unofficial guards man
the Serbian side. This small detail shows who is the
aggressor in the situation and who is on the defense. 

Forty last names of deceased Serbs are written on an
obelisk on the Serbian side. The Albanians have tried
to annex their section of the city on numerous
occasions. 

The bridge served as a stage for bloody wars. It's
quiet on the Serbian side. 

Muscular men sit in a pink 24-hour cafe. They're
officially called the bridge's guardians, as their job
is to stop Albanians attacking from across the bridge.
They greeted us cautiously. The waiter approached us
slowly and indifferently. 

"One coffee, one bottle of water," we asked in
Serbian, adding in Russian that we were Russian
journalists writing about Kosovo Serbs. The demeanour
of the waiter and the guards changed immediately. 

They offered us the table with a view of the bridge. 

Soon after, the leader of the local branch of National
Serbs Union, Neboysha Iuvovich, came to the cafe and
greeted us. 

"Many politicians are straying from their positions
and writing about the truth," Neboysha said. "Carla
del Ponte didn't want to write about what really
happened before because she would have had to launch
investigations into crimes connected with organ
trafficking. It would have been career suicide for an
EU politician in Kosovo. 



riceviamo e volentieri segnaliamo:
----------

Sesto S. Giovanni (MI) 20-27 maggio 2008

ROMANIA - UNA COLUMNA DEI POPOLI

Biblioteca Civica “Pietro L. Cadioli”
Villa Visconti d’Aragona - via Dante 6
SESTO SAN GIOVANNI
(MM1Sesto Rondò)

Romania, terra ancora poco conosciuta, nonostante le sue bellezze naturali e artistiche, terra conquistata dall’imperatore Traiano, le cui vittorie sono state celebrate nella famosa Colonna Traiana, per i romeni Columna lui Traian, un “film di marmo” e “un’epopea di pietra” secondo Italo Calvino, che raffigura scene di guerra della campagna di Dacia, ma anche scene di vita quotidiana del popolo di quella terra in cui le legioni romane rimasero per colonizzarla interamente. Dopo diciannove secoli, gli eredi di quella cultura romana e di quella cultura “mista” in cui l’ascendenza romana è tuttora evidente, si incontrano ancora. Una nuova columna potrebbe essere eretta per raccontare la vita di gente che, oltre e fuori gli stereotipi, dialoga e cerca di conoscersi e condividere un rinnovato modo di stare insieme, per una rinnovata colonna di popoli, appunto. La Biblioteca Civica di Sesto San Giovanni in collaborazione con il Cespi e l’Associazione “Romeni in Italia” - Milano intende iniziare a “scolpirla” organizzando due incontri: il primo, per conoscere i nuovi scenari aperti dalla Rivoluzione dell’89 e dall’entrata nella Comunità Europea nel 2007, ricchi di contraddizioni ma anche di promesse; il secondo, per scoprire - attraverso suoni, immagini e parole - i saperi e i sapori della Romania.


Martedì 20 maggio 2008
ore 21.00
Sala Conferenze
ROMANIA
NUOVI SCENARI
INTERVENGONO:
Tiberiu Mugurel Dinu Console Generale
di Romania a Milano
Cristina Carpinelli giornalista esperta dei Paesi dell’Est
Europa
Traian Valdman Vicario eparchiale
delle Comunità Ortodosse romene in Italia
Don Massimo Mapelli responsabile
Casa della Carità di Milano
Popescu Romulus Imprenditore, Presidente
Associazione “Romeni in Italia” Milano
MODERA: Giovanni Bianchi Presidente Cespi
Inaugurazione mostra
Cartoline storiche dalla Romania
di Enos Guidetti
Sala Affreschi
Dal 21 al 27 maggio, ore 10.30-12.30 / 14.00-18.00
sabato e domenica aperta

Martedì 27 maggio 2008
ore 21.00
Spazio Contemporaneo
Immagini,
suoni e parole
Mihai Mircea Butcovan, educatore, scrittore e poeta
presenta il suo libro
Allunaggio di un immigrato innamorato
INTERVIENE:
Raffaele Taddeo, insegnante esperto di letteratura
della migrazione
Letture sceniche
a cura dell’attore Giancarlo Monticelli
e del Gruppo bovisateatro
Lettura brani tratti dalle opere di Butcovan,
Cartarescu, Cioran, Eminescu, Eliade, Istrati, Manea
Sguardi sulla Romania
Proiezione diapositive accompagnate da violino
MODERA: Patrizia Minella
Buffet di vini e dolci romeni a cura dell’Associazione Romeni in Italia


LA LOCANDINA della iniziativa è scaricabile all'indirizzo:


(english / srpskohrvatski)

9. Maj - Dan pobjede

1) SKOJ 
warmly congratulates the day of victory over fascism / srdačno čestita Dan pobede nad fašizmom!

2) Vladimir Kapuralin
STRADAVANJE NEVOJNE SILE NASTAVLJENO I DO DANAŠNJIH DANA


=== 1 ===


The Communist Youth League of warmly congratulates the day of victory over fascism

On european ground, apart from the Red Army, the Yugoslav People's Liberation Army was the strongest member of the anti-fascist coalition. It was very special in the sense that, inter alia, it was founded not by a resistance movement, but by a massive popular uprising under the leadership of the communists. This popular uprising in fact created the second front in Europe. 
The current government is trying to conceal by all means the truth about the heroic anti-fascist struggle. They also try to represent the anti-fascist struggle as pointless and to rehabilitate forces, which lost the war. It tries to hide historical facts, which show that the only true patriots in our country during the Second World War were the communists at the top of the Liberation Movement. We are justifiably proud of the heroic resistance of our people under the leadership of the KPJ have done. We will continue building on the achievements of the People's Liberation War and the socialist revolution and we will protect the values that our ancestors created at great sacrifice. 
True anti-fascists will never forget that the partisans under the leadership of the Communists and the  Red Army, the army of the glorious Soviet Union, the first socialist state in the world, liberated our country. 
True patriots and anti-fascists will never forget that this fight was also the socialist revolution, which  built a better society. Never should we forget the fallen warriors and we have this heroic example. Fascism awakens again in the world in various forms. Fascism was, however, once by our fathers and grandfathers defeated and we will defeat it again.

The Secretariat of SKOJ
May 9, 2008

Savez komunističke omladine Jugoslavije srdačno čestita Dan pobede nad fašizmom!

Na tlu kontinentalne Evrope NOVJ, je izuzimajući herojsku Crvenu armiju, bila najjača članica Antifašističke koalicije. Ona je bila osobena po mnogo čemu, između ostalog i po tome što nije stvorena kroz pokret otpora već je ponikla u masovnom narodnom ustanku s komunistima na čelu koji je faktički stvorio drugi front u Evropi.
Aktuelna vlast gotovo sa prezirom pokušava da sakrije istinu o slavnoj i herojskoj antifašističkoj borbi koju su predvodili komunisti i kojoj se divio ceo svet. Ona na sve načine pokušava da antifašistički otpor prikaže kao uzaludno žrtvovanje i rehabilituje snage koje su sramno izgubile rat.  Pokušava se prikriti istorijska činjenica da su jedini pravi patrioti, u toku Drugog svetskog rata, na ovim prostorima bili komunisti koji su se stavili na čelo oslobodilačkog pokreta i naroda koji nije želeo da se preda drskom i surovom nacističkom okupatoru.
Mi se spravom ponosimo herojskim otporom koji su naši narodi predvođeni KPJ iskazali  u borbi sa neprijateljem. Vaspitavajući se na slobodarskim i borbenim tradicijama NOR-a i socijalističke revolucije, mi ćemo kao i do sada nepokolebljivo štititi i razvijati vrednosti koje su uz ogromne žrtve, stvarale generacije naših slavnih predaha.
Iskreni antifašisti nikada neće zaboraviti istorijsku činjenicu da su našu zemlju oslobodili partizani predvođeni komunistima uz nesebičnu bratsku pomoć Crvene Armije, vojske Prve zemlje socijalizma, slavnog Saveza Sovjetskih Socijalističkih Republika. Nikada neće, svi iskreni antifašisti i rodoljubi, zaboraviti i to da je oslobobodilačka borba bila istovremeno i socijalistička revolucija koja je uspešno trijumfovala i nakon koje je izgrađeno pravednije drušvo i bolja budućnost.
Nikada ne smemo zaboraviti pale borce za oslobođenje i moramo slediti njihov herojski primer kako se treba boriti protiv okupatora i tiranije. Razlog više je taj što se fašizam u raznim svojim oblicima povampirio i danas i pokušava da zatre sve što je progesivno i humano. Međutim, fašizam je već jednom poražen, najviše zahvaljujući komunistima i SSSR,a porazićemo ga opet na isti način na koji su to uradili naši očevi i dedovi.

Sekretarijat SKOJ-a
9. maj 2008. god.


=== 2 ===



STRADAVANJE NEVOJNE SILE NASTAVLJENO I DO DANAŠNJIH DANA

Piše: Vladimir Kapuralin

Danas kad slavimo 9. maj službeni završetak jednog strašnog rata, onog II sv. doduše samo na tlu Evrope, mada je on na Pacifiku trajao još tri mjeseca. Sve do uništenja Hirošime i Nagasakija zajedno sa nekoliko stotina hiljada njihovih stanovnika, upotrebom najstrašnijeg oružja, kojeg je čovjek do tada izradio, onog atomskog. Moramo se sa pijetetom prisjetiti, svih onih koji su boreći se za slobodu svih nas položili svoje živote, ali i svih onih civilnih žrtava fašističkog terora,koji prati svaki rat. Izraziti moramo i svoju zahvalnost svim preživjelim učesnicima, koji su se borile protiv onih koji su namjeravali nametnuti tzv. novi svjetski poredak. Nakon svakog velikog rata, ljudi naivno misle, da će destrukcija i užas koji rat ostavlja za sobom, biti dovoljno snažna opomena i poticaj ljudskoj svijesti, da nikad više ne ponovi nešto takvo iracionalno. Međutim to se još nikada nije ostvarilo, pa niti iza dosada najstrašnijeg II sv. rata. I ne može se ni ostvarit, dok god budemo živjeli u klasnom društvu. Jer je rat jedan od odrednica opstanka klasnog društva, odnosno njegov instrument dominacije klase izrabljivanja, nad klasom izrabljivanih. Osim što čovječanstvo nije izvuklo nikakvu pouku iz dosadašnjih sukoba, oni su i sve okrutniji, a odnos stradavanja nevojne u odnosu na vojnu komponentu stanovništva, sve više ide na štetu nevojne komponente. Nemoguće na jednom ograničenom prostoru, poput ovoga nabrojati sve primjere vojnih intervencija širom svijeta, od završetka II sv. rata, pa do danas. Ali rat na Balkanu, 90-ih odnosno divljačko bombardiranje Jugoslavije, u proljeće 1999. godine, od strane SAD i NATO, zorno prikazuju svu okrutnost današnjih metoda vođenja ratova, koje koriste nosioci, ponovno, tzv. novog svjetskog poretka. Bio je to jedan od najneravnopravnijih ratova vođen u novijoj ljudskoj povijesti. Odnos stanovnika SRJ prema NATO iznosio je 1:70. A činom agresije prekršeni su osnovni principi pravnih sistema svih suverenih država i temeljna načela na kojima počiva međunarodni pravni poredak, kao i Povelja UN. Konkretno, prekršen je Helsinški dokument, ženevska konvencija, niz principa Završnog akta Konferencije o bezbednosti i saradnji u Evropi, kao i osnivački Ugovor NATO, kojim se ovaj savez definira kao "obrambeni savez", koji djeluje samo na teritoriji svojih članica. Meta napada, koji su trajali 78 dana, bili su ne samo vojni, već i brojni civilni ciljevi. Bombardirane su škole, bolnice, tržnice, mostovi, diplomatska predstavništva. Pri čemu je poginulo oko 3500 osoba, medu kojima najviše civila. Tokom bombardiranja teško je oštećena privredna infrastruktura, kao i škole, zdravstvene ustanove, medijske kuće, spomenici kulture, a ukupna materijalna šteta kretala  se oko 100 milijardi dolara. Vojni gubici SRJ u odnosu na civilne bili su neznatni, 13 tenkova uništenih na Kosovu te 100-tinjak vojnika. Najkriminalniji postupak u NATO agresiji bio je upotreba osiromašenog urana, koji kontaminira zemljište i dugoročno ugrožava zdravlje stanovništva. I to nije bilo prvi put, da se koristi to iracionalno oružje, koje nema nikakvu vojnu upotrebljivost, niti za agresora. Ono je upotrebljeno i u zaljevskom ratu, u Bosni, a i na lokacijama za koje javnost ne zna. O pravoj dimenziji te opasnosti, govori i podatak o stradavanju pripadnika snaga agresora, koji su bili u doticaju sa tim kontaminiranim sredstvima. Apsurd civilizacijskog dometa XXI st. je da oni kojima su puna usta slobode, demokracije, ljudskih prava i ostaloga, iniciraju, generiraju i učestvuju u sličnim agresijama širom svijeta. A ljude koji im se suprostave nerijetko brutalno kažnjavaju. Pa je tako, upravo nedavno u aprilu sud u Firenci izrekao presudu, kojom su 13-orica hrabrih i savjesnih ljudi osuđeni na 7 godina zatvora svaki, zbog protivljenja agresiji na Jugoslaviju 1999. godine, na manifestaciji ispred američke ambasade. Zločini koje su počinili SAD i NATO nad Jugoslavijom, bili su nastavak sličnih zločina činjenih prije toga u službi svjetskog imperijalizma, a oni se nastavljaju i danas u Afganistanu, Iraku i drugdje. I oni će se nastaviti i ubuduće, dok god budemo živjeli u klasnom društvu. Znači borba za svjetski mir, podrazumijeva borbu protiv eksploatacije čovjeka po čovjeku, za jedan bolji, pravedniji svijet, u kojemu će oslobođeni stvaraoci nove vrijednosti biti gospodari vlastitesudbine. Drugim riječima budućnost svijeta je socijalizam ili barbarstvo. 

Pula, 9. maj 2008 


Objavljeno 09/05/08 u 10:36 PM