Informazione
Du Sandžak à Vienne : le parcours d’un islamiste radical des Balkans
Par R.T.
Mirsad Omerović, père de 5 enfants, originaire de la ville de Tutin dans le Sandjak de Novi Pazar, était plus connu sous le pseudonyme d’Ebu Tejma. Selon les informations données par les autorités autrichiennes, la veille de son arrestation il avait salué ses parents, leur indiquant son intention de se rendre en Syrie.
Omerović aka Ebu Tejma est accusé de faire partie d’un réseau terroriste qui collectait des fonds et recrutait des volontaires pour combattre dans les rangs de l’État islamique en Syrie. Il avait vécu dans la communauté salafiste de Gornja Maoča en Bosnie-Herzégovine, et il était très proche de Nusret Imamović et Bilal Bosnić, les chefs du mouvement wahhabite bosnien, eux aussi impliqués dans le recrutement de volontaires pour la jihad en Syrie.
Le nom d’Abu Tejma était sorti de l’ombre lors de la disparition de deux adolescentes autrichiennes d’origine bosniaque, Samra Kesinović (17 ans) et Sabina Selimović (15 ans). Les deux filles étaient parties en avril dernier pour aller se battre en Syrie, et leurs familles avaient immédiatement accusé Mirsad Omerović, très actif à cette époque dans la mosquée Altun-Alem de la capitale autrichienne, de les avoir subjuguées.
Omerović était un membre connu de cette « congrégation d’Altun-Alem », dirigé par son frère, connu sous le nom de Sheikh Adam. Bien connu de la police et des médias autrichiens, le groupe menait une politique active de radicalisation des musulmans d’Autriche, et on le soupçonne d’avoir organisé le départ de volontaires du djihad.
Touche pas à mon prophète : à Novi Pazar, 5 000 musulmans en colère contre Charlie Hebdo
Qualifiant la civilisation moderne de « faillite morale et religieuse », l’imam a affirmé que « ce que faisaient les journalistes de Charlie Hebdo en disait long sur eux-mêmes ».
« Nous ne touchons pas ce qui est sacré chez les autres. Nous respectons Jésus, Moïse et tous les autres envoyés de Dieu », a souligné l’imam. « Les musulmans du Sandžak se sentent moralement obligés de sortir aujourd’hui pour dire que chacun d’entre eux donnerait sa vie pour Mahomet. »
Irfan Malić a décrit les attentats de Paris comme « un assassinat », plutôt qu’une attaque terroriste. « Les musulmans ne sont pas des terroristes et n’ont rien à voir avec le terrorisme, même si ceux qui ont commandé les caricatures sont à blâmer pour les assassinats de Paris, car ils ont insulté 1,5 milliard de musulmans. »
« Si un, deux ou trois [individus] ont réagi, ils doivent être jugés, s’ils sont coupables [...] Ne blâmez pas l’islam et tous les musulmans. »
Le rassemblement a duré une heure et demie. « Plus on utilise le prophète dans un tel contexte, plus l’islam se renforcera », a averti l’imam.
Plus tôt dans la journée, le mufti de Serbie (et rival) Muhamed Jusufspahić avait de son côté fermement condamné les actions de l’État islamique.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/03/10/kosovo-comunita-islamica-i-20-i-30-mila-euro-nostri-giovani-per-unirsi-isis/1494638/
Kosovo, comunità islamica: “Tra i 20 e i 30 mila euro ai giovani per unirsi a Isis”
Tra i 20 e i 30 mila euro. E’ quanto viene offerto ai giovani disoccupati kosovari per sposare la causa dello Stato Islamico e andare a combattere in Siria e Iraq. A sostenerlo è il segretario della comunità islamica in Kosovo Resul Rexhepi, citato dal quotidiano di Pristina Bota sot.
Secondo Rexhepi, la precaria situazione economica e l’alto tasso di disoccupazione hanno contribuito in larga misura alla radicalizzazione di un gran numero di giovani kosovari. Il salario medio in Kosovo non supera i 200 euro mensili e la disoccupazione giovanile si attesta al 55%. Una situazione questa nella quale l’estremismo islamico ha facilmente attecchito, attirando un gran numero di adepti. I circa due milioni di abitanti del Kosovo – proclamatosi indipendente dalla Serbia il 17 febbraio 2008 – sono a larghissima maggioranza (più del 90%) di etnia albanese e religione musulmana [a seguito delle politiche di pulizia etnica e apartheid praticate congiuntamente da UCK e NATO sul territorio, ndCNJ].
Negli ultimi mesi si registra in Kosovo un esodo di massa, con decine di migliaia di persone che lasciano il Paese alla ricerca di lavoro e migliori condizioni di vita in stati Ue del nord Europa, a cominciare da Austria, Germania, Svezia e Francia.
https://www.facebook.com/ucrainaantifascista/posts/724160930998497
I comunisti hanno svolto un presidio sotto l'ambasciata statunitense per denunciare l'appoggio dato dagli USA ai fascisti e ai golpisti ucraini. I manifestanti hanno denunciato la presenza di istruttori e mercenari che agiscono sia nel Donbass che nel resto del paese nonché i finanziamenti provenienti dagli USA ai partiti e alle bande paramilitari.
I comunisti ucraini hanno anche denunciato l'aggressione (politica, economica e anche militare) contro la Russia, la Siria, Cuba e altri paesi sovrani, arrivando a sponsorizzare organizzazioni terroristiche come il cosiddetto "Stato Islamico".
La società di contractors Academi, erede della Blackwater addestrerà le truppe del regime di Kiev…
Fonte: http://tass.ru/en/world/770048 - segnalato dalla pagina FB « Fort Rus »)
Fonte: pagina FB "Comitato per il Donbass Antinazista", 23/1/2014
https://www.facebook.com/1464626327135220/photos/a.1464626383801881.1073741825.1464626327135220/1545857319012120/?type=1
Soldati statunitensi saranno dispiegati nell'Ucraina ovest per addestrare la Guardia Nazionale, riferisce il comandante delle forze statunitensi in Europa, durante una conferenza a Kiev. Il numero preciso di soldati sul suolo ucraino deve essere ancora stabilito, dice il Tenente Generale Ben Hodges.
Gli Stati Uniti sono pronti a spendere 19 milioni di dollari per questo progetto. Soldi che arriveranno dal Global Security Contingency Fund, richiesto dall'amministrazione Obama.
Washington ha anche accettato di finanziare la produzione dei veicoli ucraini SRM-1 Kozak al prezzo di 189.000 dollari l'uno. Il primo prototipo del Kozak è già stato consegnato lunedì. Il veicolo blindato ha il fondo a V, una funzione anti-mina, particolarità costruita dalla italiana Iveco.
Source: Lieutenant General Ben Hodges. Ukraine Crisis Media Center, 21st of January 2015
VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=GogTq_h2-Q8
Partenza prevista in primavera In arrivo altri 3 mila soldati «Mosca nega ma sappiamo che ha fornito cannoni, droni e razzi»
VICENZA. I soldati e i carri armati americani ai confini dell'Est Europa. Che succede, torna l'ombra della Guerra Fredda? Torna. Anzi, una guerra vera. Quella combattuta a colpi di razzi e artiglieria pesante dentro l'Europa. E così anche le basi Usa di Vicenza riprendono il loro posto in prima linea: dopo le spedizioni in Iraq, Afghanistan e Africa i paracadutisti della 173esima brigata di Ederle e Dal Din andranno in Ucraina. Vicino alle zone dove da un anno si fronteggiano in quella che è diventata una guerra vera e propria i separatisti filo-russi con l'esercito nazionale.
Insomma appena il tempo di notare che la strategia militare americana in Europa stava cambiando, che sono arrivate le conferme. E direttamente dal comandante delle forze armate Usa in Europa, il generale Ben Hodges. Che ha spiegato senza tanti giri di parole che adesso l'ex confine della Cortina di ferro demolito nel 1989 torna ad essere la zona calda. Dove bisogna «frenare l'aggressione russa, rassicurare gli alleati a est e rinforzare la partnership con le altre forze armate». (...)
http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/446_vicenza/1033068_i_par_della_ederle_spediti_in_ucraina/
Gli Usa puntano ad armare Kiev, vicini a una guerra per l’Ucraina? (di Luigi Ippolito, 2 febbraio 2015)
I ribelli filorussi vogliono ripristinare la leva obbligatoria per avere altri 100mila miliziani da lanciare al fronte. E la diplomazia sembra ormai scavalcata dalle armi...
http://www.corriere.it/esteri/15_febbraio_02/gli-usa-puntano-ad-armare-kiev-guerra-ucraina-l-escalation-d792d302-aacf-11e4-87bf-b41fb662438c.shtml
Dollari e mercenari: gli Usa spingono Kiev alla guerra (lunedì 2 febbraio 2015)
"Consiglieri" americano, fondi per riarmarsi e mercenari della "Blackwater": cosi' Kiev si prepara a sferrare un attacco alle regioni orientali che prelude alla pulizia etnica...
http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=68757&typeb=0&Dollari-e-mercenari-gli-Usa-spingono-Kiev-alla-guerra
L'America va in guerra contro la Russia (con i suoi soldi e le pelli degli europei) (di Giulietto Chiesa, 4 febbraio 2015 - da ilfattoquotidiano.it)
Ucraina: vincere contro "l'aggressione" della Russia. Nessun accenno a nessun negoziato. O la va o la spacca. Con una chiara predilezione per "la spacca"...
http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=115503&typeb=0&L-America-va-in-guerra-contro-la-Russia-con-i-suoi-soldi-e-le-pelli-degli-europei-
L'esercito degli Stati Uniti alla ricerca di personale che parla "ucraino"
https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=774094129326756&id=725233754212794
La "Army Recruiting Company" di Dallas, società che si occupa di fare selezione del personale per conto delle forze armate statunitensi, ha pubblicato il seguente annuncio:
"Siamo alla ricerca di persone che parlino la lingua ucraina e che possano lavorare per l'esercito". Continua quindi in maniera spedita l'occupazione americana dell'Ucraina. I padroni di tutte le galassie hanno bisogno di personale che possa andare nel Donbass a dare una mano ai "bravi ragazzi" degli squadroni della morte di Poroshenko e Kolomoysky. Farebbero comunque meglio a cercare del personale che parli la lingua russa, che resta di gran lunga la lingua più parlata in Ucraina. (Bes)
https://www.facebook.com/armyrecruiting.dallascompany
US Won't Let EU Solve Ukraine Crisis Peacefully
http://russia-insider.com/en/2015/02/11/3358
Tank Nato al confine con Mosca, Londra invia consiglieri militari a Kiev (di Marco Santopadre, 26 Febbraio 2015)
http://contropiano.org/internazionale/item/29374-tank-nato-al-confine-con-mosca-londra-invia-consiglieri-militari-a-kiev
Il capo di stato maggiore della Difesa USA: "E’ giunta l’ora di armare l’Ucraina" (4/3/2015)
http://it.sputniknews.com/mondo/20150304/72165.html
In arrivo 300 militari USA in Ucraina (5/3/2015)
http://it.sputniknews.com/politica/20150305/77157.html
Intervento all’incontro-dibattito “USA – NATO – Unione Europea: La crisi ucraina e la ricostruzione del movimento contro la guerra”, Roma, 6 marzo 2015
Per sostenere e “difendere” il regime fascista di Kiev, l’amministrazione Obama e il complesso militare-finanziario-industriale degli Stati Uniti d’America sono pronti a utilizzare i più micidiali strumenti di guerra. A metà febbraio, Washington ha ribadito le proprie intenzioni belliche di fronte ai partner europei e alla Russia di Putin, rischierando a Spangdahlem (Germania) dodici aerei da attacco al suolo A-10 Thunderbolt II e 300 aviatori del 355th Fighter Wing dell’US Air Force, provenienti dalla base aerea di Davis-Monthan (Arizona). I sofisticati velivoli hanno disseminato morte e distruzione in Afghanistan, Iraq e Libia: sono armati con cannoni lunghi più di sei metri, i GAU-8/ “Avenger” (vendicatori), in grado di sparare fino a 4.200 colpi al minuto. I proiettili di 30 centimetri contengono ognuno 300 grammi di uranio impoverito e riescono a perforare facilmente blindati e carri armati. “I Thunderbolt opereranno per i prossimi sei mesi congiuntamente ad altri velivoli da guerra della Nato principalmente lungo le frontiere di Russia, Lituania, Estonia, Romania e Bulgaria, ma potranno essere impiegati in caso di crisi anche nel continente africano”, ha dichiarato il Dipartimento della difesa Usa.
Il trasferimento in Europa degli A-10 dell’US Air Force è stato deciso nel quadro della cosiddetta “Operation Atlantic Resolve”, la missione militare avviata dal Pentagono dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina, e rientra nel Theater Security Package (TSP), il piano di sicurezza e di “difesa attiva” che prevede la predisposizione di reparti di pronto intervento nelle aree del pianeta ritenute “sensibili”. “Atlantic Resolve è un’ulteriore dimostrazione della volontà degli Stati Uniti di contribuire alla scurezza collettiva della Nato e supportare i nostri partner in Europa orientale, alla luce dell’odierno intervento russo in Ucraina”, ha riferito il generale Ben Hodges, comandante dell’Esercito americano in Europa (USAREUR, US Army Europe).
Il piano statunitense di rafforzamento della propria presenza militare in funzione anti-Russia prevede pure che ad aprile un imprecisato numero di cacciabombardieri F-15C “Eagles” siano trasferiti dagli Stati Uniti in alcune basi europee, sino ad oggi top secret. Sempre nel quadro dell’operazione “Atlantic Resolve”, lo scorso mese di gennaio 75 velivoli da combattimento “Stryker” del 2° Reggimento di Cavalleria di US Army sono stati schierati in alcuni paesi dell’est Europa per partecipare a una serie di esercitazioni con le forze terrestri dei partner Nato. Contemporaneamente, un centinaio di militari della IV Divisione di Fanteria dell’esercito Usa di stanza a Fort Carson (Colorado) sono giunti in Germania per coordinare in ambito alleato le operazioni terrestri di “contenimento” della Russia sul fronte orientale. A partire dal mese di marzo, oltre 3.000 militari del 1st Heavy Brigade Combat Team, della 3rd Combat Aviation Brigade, della Divisione d’artiglieria e della 3rd Infantry Division saranno distaccati per non meno di tre mesi in Germania, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania e Bulgaria. “Grazie a queste unità, il numero delle esercitazioni con i nostri alleati nel quadro di Atlantic Resolve aumenterà del 60% nel 2015”, ha spiegato il generale Tom Jones, vicecomandante dell’US Air Force in Europa.
Nel 2014, il personale Usa assegnato alle basi dell’Europa orientale è cresciuto di 3.000 unità, sommandosi così ai circa 67.000 militari già presenti nel continente. In particolare, più di 400 tra militari e dipendenti civili statunitensi sono giunti nella base di Mihail Kogalniceanu, Romania, elevata a vero e proprio hub aereo per il transito delle forze aeree Usa e Nato. Sempre in Romania si alternano 200 Marines Usa per partecipare ad esercitazioni e interventi marittimi nel Mar Nero, nell’ambito della Black Sea Rotational Force 14 di US Navy, attivata nel settembre 2014. Sei caccia F-15C e 150 avieri dell’US Air Force sono stati trasferiti nel marzo 2014 in Lituania dalla base britannica di Lakenheath per partecipare alla Baltic Air Patrol, la missione Nato di pattugliamento e sorveglianza dello spazio aereo delle Repubbliche baltiche e dell’Ucraina. Team dell’aeronautica statunitense si addestrano a rotazione in Polonia dove dal novembre 2012 è attivo un piccolo distaccamento aereo, la prima presenza in pianta stabile di personale Usa in territorio polacco. Sempre in questo paese sono periodicamente rischiarati i cacciabombardieri F-16 a capacità nucleare provenienti dalla base Italiana di Aviano (Pordenone) e i velivoli cargo C-130 “Hercules” impiegati in esercitazioni congiunte con le forze armate polacche. Dal prossimo mese di aprile, altri tre velivoli C-130 e un centinaio di avieri provenienti dalla grande base tedesca di Ramstein giungeranno nello scalo aereo di Powidz. Il 24 luglio 2014, il Comandante supremo delle forze Nato e Usa in Europa, generale Philip Breedlove, ha chiesto al Pentagono di realizzare in Polonia un deposito dove stoccare armi, munizioni ed equipaggiamenti militari “per supportare il rapido dislocamento di migliaia di militari contro la Russia”. Come se non bastasse, il governo polacco ha formalmente chiesto a Washington di trasferire stabilmente in Polonia perlomeno un gruppo di volo con cacciabombardieri F-16 di stanza oggi in Italia.
L’escalation militare statunitense in Ucraina
Ovviamente lo scoppio del conflitto in Crimea e nell’Ucraina orientale è stato utilizzato pretestuosamente da Washington per rafforzare la propria presenza militare nel martoriato paese europeo. L’escalation è stata rapida ed inarrestabile: prima sono giunti “consiglieri” e contractor, poi i parà, le forze speciali e i mezzi corazzati. Nel giugno 2014, un gruppo di ufficiali Usa sono stati inviati a Kiev per collaborare con le forze armate locali nella realizzazione “a medio e lungo termine” della “riforma del sistema difensivo ucraino”. Qualche mese dopo, gli uomini di vertice del Pentagono si sono incontrati con i generali ucraini per discutere “le modalità con cui gli Stati Uniti possono rafforzare la cooperazione militare e aiutare l’Ucraina a potenziare le proprie forze armate”, come riportato dal Dipartimento della difesa. Poi, a settembre, duecento paracadutisti della 173^ Brigata Aviotrasportata dell’esercito Usa di stanza a Vicenza, hanno raggiunto Yavoriv (nelle vicinanze di Lviv, a 50 km circa dal confine con la Polonia), per partecipare all’esercitazione multinazionale “Rapid Trident”, la prima in territorio ucraino dopo la crisi politico-militare in Crimea, insieme a più di 1.100 militari provenienti da 14 paesi (Ucraina, Azerbaijan, Bulgaria, Canada, Georgia, Germania, Gran Bretagna, Lettonia, Lituania, Moldavia, Norvegia, Polonia, Romania e Spagna). “Nel corso di Rapid Trident sono state eseguite operazioni di peacekeeping, trasporto mezzi, pattugliamento, individuazione e disattivazione di materiale esplodente”, ha riferito il portavoce del Pentagono, colonnello Steve Warren. “L’esercitazione ha contribuito a promuovere la stabilità e la sicurezza regionale, rafforzare la partnership con gli alleati e migliorare l’interoperabilità tra il Comando delle forze Usa in Europa USAREUR, le unità terrestri dell’Ucraina e gli altri paesi Nato”. Ancora nel grande centro di addestramento di Yavariv (uno dei più grandi d’Europa, con una superficie di 425 Km2), tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015, una squadra di specialisti del “Tobyhanna Army Depot” (Pennsylvania) - il principale centro logistico del Dipartimento della difesa per la gestione dei sistemi elettronici - ha addestrato i militari ucraini all’uso del nuovo sistema radar LCMR (Lightweight Counter Mortar Radar) AN/TPQ-48/5, in grado di individuare le provenienza dei tiri di artiglieria, mortai e razzi e indirizzare il tiro di contro-batteria. Secondo fonti stampa statunitensi, il Pentagono avrebbe fornito alle forze armate ucraine una ventina di esemplari di questo sistema radar.
Subito dopo la visita ufficiale a Kiev del generale Usa-Nato Phil Breedlove (26 e 27 novembre 2014), una dozzina di medici dell’Air Force Special Operations Command Europe (SOCEUR) di Stoccarda hanno raggiunto Khmelnytskyi, nell’Ucraina occidentale, per formare più di 600 dipendenti del ministero della difesa ucraino alle procedure mediche da seguire nei campi di battaglia. Il personale di SOCEUR, proveniente dall’US Army 1st Battalion, dal 10th Special Forces Group, dall’Air Force 352nd Special Operations Group e dalla Naval Special Warfare Unit 2, collabora oggi anche con l’organizzazione non governativa “Patriot Defense” che conduce corsi di formazione a favore delle forze armate ucraine e della famigerata Guardia nazionale. Le unità della Guardia nazionale, comprendenti non meno di 45-50.000 “volontari”, sono state costituite dal governo di Kiev nel marzo 2014 con un primo finanziamento Usa di 19 milioni di dollari e hanno incorporato le formazioni neonaziste Donbass, Azov, Aidar, Dnepr-1 e Dnepr-2, già addestrate nel 2006 da istruttori Nato in Estonia e poi utilizzate per il colpo di stato in Ucraina e le pulizie etniche contro le popolazioni di lingua russa. Il comandante di US Army Europe, gen. Ben Hodges, ha annunciato che entro la fine del mese di marzo 600 paracadutisti circa della 173^ Brigata di fanteria aviotrasportata di Vicenza saranno inviati al centro di Yavariv per addestrare tre battaglioni del Ministero dell’Interno. “Questa nuova missione in Ucraina serve a rimarcare l’impegno Usa per la sicurezza del Mar Nero”, ha spiegato Hodges. “I nostri paracadutisti avranno il compito di preparare le forze armate ucraine a difendersi dall’artiglieria e dai razzi dei Russi e dei ribelli e interverranno pure nella messa in sicurezza di strade, ponti e infrastrutture”.
Contemporaneamente al potenziamento del dispositivo militare Usa in Ucraina, sono aumentati a dismisura gli “aiuti militari” e le consegne di armamenti pesanti al governo di Kiev. Il primo massiccio stanziamento finanziario risale al marzo 2014 (23 milioni di dollari), con il “piano di assistenza alla difesa delle frontiere ucraine contro le provocazioni delle forze armate russe e le violenze fomentate dai ribelli filo-russi”, come riferito dal Pentagono. Successivamente, Washington ha approvato ulteriori stanziamenti a favore delle forze armate ucraine per 5 milioni di dollari in giubbotti antiproiettili, visori notturni, caschi protettivi, dispositivi robot anti-esplosivi, kit sanitari e equipaggiamenti per le telecomunicazioni. Altre attrezzature “non letali” (sistemi d’allarme, vestiario, escavatori, camion, generatori elettrici, apparecchiature radio, ecc.) sono state assegnate invece alla neo-costituita Guardia statale di protezione delle frontiere.
Secondo quanto rivelato a fine gennaio dal New York Times, l’amministrazione Obama si prepara a fornire “aiuti militari” all’Ucraina per più di 3 miliardi di dollari nel triennio 2015-2017: tra essi spiccherebbero missili anti-tank, lanciamissili anti-blindati, radar, velivoli a pilotaggio remoto (UAV), contromisure elettroniche anti UAV, blindati “Humvees”, ecc. Agli ucraini verrebbero fornite inoltre armi e munizioni prodotte nell’ex Unione Sovietica, attualmente stoccate in un deposito della CIA in North Carolina. All’estensione del programma di riarmo hanno collaborato alcuni “assistenti esterni” dell’amministrazione Obama, come il generale in pensione Michèle Flournoy e l’(ex) ammiraglio James Stavridis, già Comandante delle forze armate Usa e Nato in Europa.
L’Ucraina è sempre più Nato
Le relazioni politiche-militari tra le autorità di Kiev e gli alti comandi della Nato si sono fatte sempre più strette a partire del 2002, anno in cui fu adottato il cosiddetto “Piano di azione Nato-Ucraina” e l’allora presidente Kuchma annunciò l’intenzione di aderire all’Alleanza Atlantica. Nel 2005, il presidente “arancione” Yushchenko fu ufficialmente invitato a partecipare al summit alleato di Bruxelles che lanciò un “dialogo intensificato” Nato-Ucraina e, tre anni più tardi, il vertice interalleato di Bucarest si espresse favorevolmente all’ingresso dell’Ucraina nella Nato. Nel 2009 le autorità ucraine firmarono un accordo che consentì il transito terrestre nel paese di mezzi e rifornimenti per le forze Nato in Afghanistan, mentre gli uomini guida delle forze armate ucraine furono ammessi a partecipare ai corsi del Nato Defense College a Roma e Oberammergau (Germania). Sempre in vista dell’integrazione delle forze armate ucraine con quelle Nato, presso l’Accademia militare di Kiev è stata poi istituita una “facoltà multinazionale” con docenti Nato. Con lo scoppio del conflitto in Crimea, il governo ucraino ha deciso di accelerare l’iter di adesione all’Alleanza atlantica: il 24 dicembre 2014, il Parlamento ha approvato la proposta di legge del presidente Petro Poroshenko con cui l’Ucraina rinuncia unilateralmente allo status di Paese non allineato e formalizza la richiesta di ingresso nella Nato.
Secondo fonti giornalistiche indipendenti, in questi mesi Bruxelles starebbe inviando in Ucraina carichi di armi, consiglieri militari ed “esperti in contro-insorgenza” in vista di un attacco in grande scala che le forze armate e i gruppi paramilitari locali intenderebbero sferrare in primavera a Donbas. Con le linee strategiche anti-russe approvate al vertice dei ministri della difesa della Nato tenutosi in Galles nel settembre 2014, si è deciso di raddoppiare i fondi annuali a favore dell’Ucraina del cosiddetto NATO Science for Peace and Security (SPS) Programme, il programma interalleato di cooperazione e formazione sui temi della “difesa” contro gli agenti chimici, biologici e nucleari e delle cyber war. Nel corso della sua visita a Kiev il 20 e 21 novembre 2014, il generale Bartels, presidente del Nato Military Committee, ha reso noto che saranno messi a disposizione dell’Ucraina i NATO Trusts Funds per coprire finanziariamente le spese per la formazione e l’assistenza del personale militare nei settori C3 (comando, controllo e comunicazioni), della logistica, della cyber defence e della riabilitazione del personale ferito in combattimento. A fine dicembre, nell’ambito del Defence Education Enhancement Programme (DEEP), un team di esperti militari Nato provenienti da Canada, Repubblica ceca, Lituania, Polonia e Stati Uniti ha dato vita a Kiev a una serie di corsi di formazione finalizzati ad accrescere l’interoperabilità dei reparti e dei mezzi da guerra ucraini con quelli delle forze armate alleate.
Una punta di lancia Nato contro Mosca
Sempre in occasione dell’ultimo vertice dei ministri della Nato in Galles è stato approvato all’unanimità il piano che modifica le azioni d’intervento ai confini meridionali e orientali dell’Alleanza e triplica il numero dei militari assegnati alla Response Force (NRF), la Forza congiunta di rapido intervento che così potrà disporre di 30.000 uomini. Prima dell’estate saranno definiti i dettagli logistici per il potenziamento della task force, mentre la piena operatività sarà raggiunta solo dopo il vertice Nato di Varsavia previsto nel giugno 2016. Sei i paesi che guideranno a rotazione la Response Force: Germania, Italia, Francia, Gran Bretagna, Polonia e Spagna. Corpo d’élite della nuova NRF sarà la brigata di terra Spearhead (punta di lancia) con 5.000 militari circa e che sarà supportata da forze aeree e navali speciali e, in caso di crisi maggiori, da due altre brigate con capacità di dispiegamento rapido. “Al fine di garantirne la massima prontezza operativa, la task force si avvarrà di sei nuovi centri di comando e controllo dislocati in Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia e Romania”, ha annunciato il Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. “Se esploderà una crisi, questi centri assicureranno che le forze nazionali e Nato, ovunque si trovino, possano agire subito. Essi renderanno ancora più rapidi i dispiegamenti, supporteranno la difesa collettiva e aiuteranno a coordinare l’addestramento e le esercitazioni”.
“L’Italia assicurerà il proprio supporto al processo di implementazione del Readiness Action Plan (RAP), il piano di risposta operativa della Nato, nella certezza che garantirà all’Alleanza un insieme di strumenti idonei a rafforzare la cornice di sicurezza globale, soprattutto in risposta alle minacce derivanti dalla crisi tra Russia e Ucraina ed a quelle provenienti dall’area mediorientale e del Nord Africa”, ha dichiarato poche settimane fa la ministra Roberta Pinotti. All’Italia, in particolare, è stato chiesto di ricoprire il ruolo di Framework Nation per la costituzione della forza congiunta di pronto intervento basata sulla brigata Spearhead. Inoltre, al nostro paese è stato assegnato dall’1 gennaio 2015 - e sino alla fine d’agosto - il comando della Baltic Air Patrol, la missione Nato di pattugliamento dei cieli delle Repubbliche baltiche avviata nel 2004 e che dopo lo scoppio della crisi ucraina ha visto quadruplicare il numero dei velivoli e dei militari impegnati. Per le operazioni aeree anti-russe, l’Italia ha messo a disposizione quattro caccia multiruolo Eurofighter “Typhoon”, rischierati nell’aeroporto militare di Šiauliai, in Lituania. Al comando italiano della BAP sono stati assegnati anche quattro caccia Mig-29 delle forme armate polacche schierati a Šiauliai, quattro Eurofighter spagnoli di base nell’aeroporto di Amari (Estonia) e quattro cacciabombardieri belgi F-16 a Malbork (Polonia).
“In Ucraina è in gioco la sicurezza dell’Europa e degli Stati Uniti d’America e per questo dobbiamo rafforzare in questo paese il nostro ruolo e la nostra presenza militare”, ha dichiarato il 25 febbraio scorso il generale Philip Breedlove nel corso di un’audizione al Comitato per le forze armate del Congresso degli Stati Uniti d’America. “Non sappiamo cosa farà alla fine Putin, ma dobbiamo prepararci al peggio. Le forze russe continuano ad operare sul campo in Ucraina, fornendo sostegno diretto ai separatisti. Mosca ha inoltre inviato più di 1.000 pezzi di armi pesanti, come carri armati e sistemi d’artiglieria e di difesa aerea. L’aggressione della Russia non è solo contro l’Ucraina ma riguarda altri stati ex-URSS come la Moldavia, dove le forze armate russe sono presenti nella conflittuale regione del Trans-Dniester”. Così l’Europa torna a sentire le odi alla guerra totale.
http://rt.com/news/231439-ukraine-us-army-training/
US military to train Kiev troops fighting in E. Ukraine – US Army commander
Published time: February 11, 2015
The US military will train Kiev troops fighting against militias in southeast Ukraine, Ben Hodges, US Army Europe commander, said hours before the start of “Normandy Four” talks dubbed a “last chance” for the peaceful resolution of the conflict.
The training, which is scheduled to kick off in March, will see a battalion of American troops training three battalions of Ukrainians, he said.
“We’ll train them in security tasks, medical [tasks], how to operate in an environment where the Russians are jamming [communications] and how to protect [themselves] from Russian and rebel artillery," Hodges was cited as saying by Reuters.
Hodges’ recent statement echoes a similar announcement he made in Kiev in January. At the time, he did not provide information on the numbers of US troops participating.
READ MORE: American instructors to train Ukrainian troops this spring – US general
http://rt.com/usa/225499-us-military-instructors-ukraine/
Previously, the Pentagon said that the US military training would be provided to 600 members of the Ukrainian National Guard, The Washington Post reported.
The officers from the 173rd Airborne Brigade Combat Team in northeast Italy will be deployed to Ukraine as part of the plan, said Pentagon spokeswoman Lt. Col. Vanessa Hillman.
According to Hillman, the military aid requested by the Kiev authorities was to help the formation and strengthening of the National Guard, which Kiev launched shortly after the coup in February 2014.
READ MORE: US to boost European contingent with 3,000 troops, 150 tanks in 2015 – report
http://rt.com/news/221471-us-tanks-troops-europe/
The March training will be held at the 40,000-square km Yavoriv Training site close to the Polish-Ukrainian border. This is the largest military firing range in Europe, near the western Ukrainian city of Lvov.
A delegation of US Army instructors has already arrived in Kiev to discuss the details of the program with the Ukrainian military officials and examine the training sights, LifeNews reports.
The Donbass volunteer battalion will be one of the first to get US military training, Semyon Semenchenko, the unit’s commander, wrote on social networks.
The National Guard troops will be exercising according to “the traditional training systems of the US Navy Seals and Delta Force,” Semenchenko said.
Since the fighting began in southeast Ukraine, the National Guard has been repeatedly accused of war crimes, including deliberate artillery fire at residential areas in the Donetsk and Lugansk Regions, and of blocking humanitarian aid for the regions.
Last September, an Amnesty International report confirmed that abductions, executions and extortion had been committed by the Aidar volunteer battalion.
READ MORE: Crimes of Ukrainian Aidar battalion confirmed in Amnesty Int’l report – Russia
http://rt.com/news/186576-ukraine-battalion-war-crimes/
Earlier this week, Obama said that the US was also examining the possibility of supplying “lethal defensive weapons” to the Kiev authorities.
The plan is opposed by both Russia and the EU, who agree that there can be no military solution to the Ukrainian crisis.
The leaders of the “Normandy Four” (Russia, Germany, France and Ukraine) are holding a meeting in Minsk, Belarus on Wednesday in an effort to restart the peace process to end the conflict in southeast Ukraine.
According to sources, the talks will center around the creation of a demilitarized zone, the withdrawal of heavy weaponry, and the initiation of dialogue between Kiev and the rebels.
READ MORE: 'Normandy 4' Ukraine peace talks in Minsk
http://rt.com/news/231327-minsk-peace-talks-updates/
The Ukraine conflict began last April, when Kiev sent regular forces and volunteer battalions to the southeastern Donetsk and Lugansk Regions, after rebels there refused to recognize the country’s new, coup-imposed authorities. The civil war has so far claimed the lives of at least 5,300 people, according to UN estimates.
Ha detto: nel febbraio 2014 la situazione in Ucraina è diventata critica, perché il potere non poteva pagare alla Russia il gas con i nuovi prezzi. La UE e soprattutto la Germania ha cercato di fare l'arbitro tra l'Ucraina e la Russia. Quindi “quella txxxa della Susan Rice” ha passato l'ordine direttamente alla Nuland affinchè i cecchini “devono creare un po’ di panico” a Kiev. Il giorno dopo l'Ucraina aveva già insediato il “nuovo governo”, “eletto” sopratutto da Nuland e McCaine, rappresentanti del National Republican Institute. Quando l'amministrazione USA ha dichiarato che i cecchini erano stati preparati dalla NATO in Polonia e tutta l'operazione del cambiamento del potere a Kiev era stata organizzata dalla Vanguard, CIA e Dipartimento di Stato USA, Obama ha avuto quasi un infarto.
Ora Obama ha capito anche lui che Poroshenko è stato usato solo come una marionette nel teatro sanguinario. All’inizio gli idioti nazisti ucraini dovevano massacrare tante donne e bambini per fare intervenire Putin nella guerra. Ma da come si sviluppa la situazione si capisce, che si può insegnare ad un animale a sparare, ma non a ragionare. A proposito, quando il 18 maggio 2014 le “forze ucraine” hanno attaccato Slaviansk, 19 agenti di CIA e dell’FBI sono rimasti uccisi e feriti. La “Greystone” ha perso 17 persone, “Akademi”59."
In realtà gli agenti dell’FBI erano gli uomini di Vanguard. Con i documenti ucraini falsi (saluti a Poroshenko con i passaporti russi in mano) potevano dare gli ordini a tutti i poliziotti ucraini. L’uomo arrestato ha detto che i massacri maggiori e terribili in Ucraina sono stati organizzati da “Vanguard Corporation” e “Greystone”. Lui anche ha detto che lui di persona “ha collaborato” con Kolomojskij (il macellaio di Odessa del 2 maggio) e che la banca di Kolomoyskij “Privatbank” ha distribuito i dollari falsi per tutta l'Ucraina.
I tedeschi hanno promesso libertà e asilo a quest’uomo se lui racconterà tutto che sa. Oltre a ciò due altri collaboratori della “Vanguard Corporation” hanno rubato milioni di dollari falsi e volevano fare finta di essere stati catturati, torturati e feriti dalla polizia della Novorossija. Ma “Greystone” e “Vanguard Corporation” hanno ucciso uno di loro ed l’altro è stato portato a Londra, in una loro clinica, per “le cure mediche” e successivamente dichiarato morto di infarto. La moglie, una persona famosa e pubblica, adesso ha fornito informazioni ai servizi segreti importanti e ricatta la “Vanguard Corporation”.
Germans have arrested Victoria Nuland’s assistant, who in addition, is an employee of Vanguard Corporation, with almost a billion of high quality fake dollars, printed by Vanguard Corporation. This employee (is a member of the State Department), and now, during his interrogations, he “put under bus” Vanguard Corporation with all of its companies and “putting under bus” Nuland, McCain, Kerry, Brennan and others…
He testified how the Vanguard Corporation has printed billions of high quality fake dollars and paid to mercenaries in Syria, Iraq, Ukraine, Libya, etc and paid mercenaries of Greystone and ISIS. He testifies about connections and oil deals between Vanguard Corporation and ISIS.
He said,
In February, Ukraine’s position has become critical because they cannot pay the new prices for Russian gas. EU, especially the Germans, tried to act as arbitrators. Then from this bitch Susan Rice order came to us directly from Nuland that snipers must create “a bit of panic.”
On the day after that Ukraine has a new government, chosen mainly Nuland and John McCain from the National Republican Institute.
When the US administration recognize that the snipers were trained NATO (in Poland – TV), and the whole operation was organized by Vanguard, the CIA and the State Department – Obama almost had a heart attack.
Now he realizes that he is nothing more than a puppet on a string in our theater, the bloody nigger. Originally stupid Nazis had to kill many more women and children in order to drive Putin into a corner so that he was forced to intervene in the war.
But all this just shows that you can teach a pig to shoot, but do not teach her to think. By the way, when the May 18 “Ukrainian” troops attacked Sloviansk, 19 FBI agents and CIA were killed and 14 injured. Greystone lost 17, Academi 59 people.
“FBI agents” were actually people of Vanguard. With forged documents desk they received special Ukrainian identity cards that give them power over all Ukrainian police forces.
He described how all of the major mass murders and atrocities were organized by the Vanguard Corporation and Greystone mercenaries; how he communicated with Igor Kolomoyskiy and how together they were spreading fake dollars in Ukraine…
Germans promised him freedom, to hide him and support if he will tell everything he knows…
Also, two other employees of the Vanguard Corporation stole millions of fake dollars, and pretended that they were high jacked by Novorossiyan militia and murdered. Greystone and Vanguard Corporation have send their mercenaries to Novorossiya and killed one of them and return the second.., after which they brought him to London to their hospital and murdered him, saying that he died from a heart attack. His wife, a famous enough person has now provided information to important people and blackmails the Vanguard Corporation…
Shocked Merkel and President Francois Hollande on their way to Moscow…
20.11.2013 - Parlamento ucraino - Un intervento interessante del deputato Oleg Tsarov del Partito delle Regioni di Yanukovich, un giorno prima delle rivolte di EuroMaidan, utile a comprendere la destabilizzazione di matrice statunitense nel paese.
«Onorevoli colleghi
Onorevole Vladimir Vasiljevitch
Nel mio ruolo di rappresentante del popolo ucraino ...
... Gli attivisti dell'organizzazione "Volya" si sono rivolti a me ...
... Fornendo prove chiare ...
... Che nel nostro territorio ...
... Con il sostegno e la partecipazione diretta ...
... Della ambasciata americana a Kiev ...
... E' stato realizzato il progetto "TechCamp" ...
... In base al quale sono stati messi in atto i preparativi per una guerra civile in Ucraina.
Il progetto "TechCamp" prepara specialisti per la guerra dell'informazione ...
... Ed il discredito delle istituzioni statali con l'uso dei mezzi di comunicazione moderni ...
... Potenziali rivoluzionari ...
... Per l'organizzazione di proteste ...
... E per la caduta dello Stato dell'Ordine.
Il progetto è attualmente sorvegliato e sotto la responsabilità ...
... Dell'ambasciatore statunitense in Ucraina ...
... Geoffrey R. Pyatt.
Dopo la conversazione con l'organizzazione "Volya" ...
... Ho imparato ...
... Che sono riusciti a far accedere risorse nel progetto "TechCamp" ...
... Mascherandosi come una squadra di specialisti IT.
Si sono tenuti briefing sulle peculiarità dei media moderni.
Istruttori americani hanno spiegato come social network ed altre tecnologie su Internet ...
... Possono essere utilizzati per la manipolazione mirata dell'opinione pubblica ...
... Nonché per attivare proteste ...
... Per provocare disordini violenti sul territorio dell'Ucraina ...
... Per la radicalizzazione della popolazione e per innescare lotte intestine.
Istruttori americani hanno mostrato esempi in cui i social network ...
... Hanno scatenato proteste con successo
... In Egitto, Tunisia e Libia.
Rappresentanti "TechCamp" attualmente tengono conferenze in tutta l'Ucraina.
Un totale di cinque eventi si sono tenuti finora.
Circa 300 persone sono state formate come operatori, che sono ora attivi in tutta l'Ucraina.
L'ultima conferenza "TechCamp" ha avuto luogo il 14 e 15 Novembre 2013 ...
... Nel cuore di Kiev sul territorio dell'ambasciata degli Stati Uniti!
Mi dite quale paese al mondo avrebbe permesso ...
... Una ONG di operare fuori dall'ambasciata degli Stati Uniti?
Questa è mancanza di rispetto per il governo ucraino, e contro il popolo ucraino!
Mi appello alle autorità costituzionali di Ucraina con la seguente domanda:
E' concepibile che i rappresentanti dell'ambasciata degli Stati Uniti ...
... Organizzino conferenze del "TechCamp" ...
... Abusando della loro missione diplomatica?
- Lasciatelo parlare -
Prosegua
Risoluzione ONU del 21 Dicembre 1965 regolamenta ...
... Irricevibilità di ingerenza negli affari interni di uno Stato ...
... Per proteggere la sua indipendenza e la sua sovranità ...
... Ai sensi dei paragrafi uno, due e cinque.
Vi chiedo di considerare questo come un invito ufficiale ...
... per l'apertura di un'indagine su questo caso
Grazie»
Video: www.youtube.com/watch?v=y9hOl8TuBUM
http://www.remocontro.it/2015/03/05/petrolio-croazia-affare-italiano/
di Massimo Lauria
Il petrolio della Croazia è anche un problema italiano. Zagabria vuole dare in mano ai giganti degli idrocarburi la propria fetta di Mare Adriatico e indice un referendum popolare. Ma per la legge europea non lo può fare senza un accordo con l’Italia. Anche se l’oro nero si trova nei fondali croati, infatti, l’interesse ambientale è comune. Ma bisogna fare presto, perché se l’Italia non interviene l’Adriatico diventerà presto un campo di raccolta di petrolio i cui rischi sanitari ed economici li pagheranno le comunità italiane che affacciano su quel tratto di mare.
La faccenda però non sfugge alle associazioni ambientaliste, Greenpeace in testa, che sentono puzza di bruciato e iniziano una mobilitazione popolare per avvertire del pericolo trivelle. Fino a quel punto le istituzioni italiane sembrano ignorare la vicenda. Ma poi nelle commissioni Ambiente e Industria dei due rami del Parlamento qualcuno si fa venire il dubbio: trivelle sì, trivelle no. Il movimento di Grillo presenta diverse interrogazioni parlamentari a cui il governo Renzi non risponde, ma l’esecutivo sembra svegliarsi dal torpore in cui è caduto.
Ci vuole qualche giorno prima che il ministero dell’Ambiente reagisca. Poi finalmente –poche ore fa e con grande ritardo- Gian Luca Galletti annuncia: «abbiamo chiesto e ottenuto dal governo croato l’avvio di consultazioni transfrontaliere sul piano di trivellazioni lanciato da Zagabria nel mare Adriatico». Entro il 17 aprile l’Italia deve mandare le proprie osservazioni alla Croazia sulla Valutazione ambientale strategica (Vas) per la garanzia dell’applicazione dei più alti standard di sicurezza ambientale.
Qualche malizioso ha letto nel ritardo dell’Italia l’imbarazzo di aver approvato pochi mesi fa il cosiddetto decreto Sblocca Italia, che consente le trivellazioni un po’ ovunque sulla nostra penisola. Come farà ora il governo Renzi a fermare le trivelle croate senza smentire se stesso è un mistero. A patto che voglia davvero bloccare il piano della Croazia. Ambientalisti ed esperti del settore energetico prevedono che l’Italia troverà una soluzione di comodo che in futuro non metta in discussione piani simili.
Intanto dall’altra parte dell’Adriatico cittadini, ambientalisti e attivisti croati di ogni tipo si stanno mobilitando per spuntare i trapani alle trivelle. Anche perché il piano di Zagabria è privo di uno studio approfondito sui rischi ambientali e sulla gestione di eventuali incidenti, accusano. L’obiettivo della popolazione è fare pressione sui due governi per fermare le prospezioni di idrocarburi. Secondo gli scienziati, infatti, una piattaforma rilascia circa 90,000 tonnellate di materiale di scarto durante l’arco della sua vita temporale, danneggiando la vita marina e la qualità dell’aria.
Dagli impianti si riversano in acqua “fluidi di perforazione e scarti metallici, che includono sostanze tossiche, fra cui cromo, mercurio e benzene”. Mandare avanti i piani di ricerca del petrolio metterebbe dunque a rischio intere economie locali, basate sulla pesca e sul turismo. Senza contare i pericoli per la salute. Molte famiglie italiane e croate pagherebbero il prezzo della speculazione di poche mutinazionali. E le ricadute occupazionali di un piano del genere sarebbero decisamente molto marginali.
http://www.lupiga.com/vijesti/fojbe-i-drugi-zlocini-povijest-je-prevazna-da-bi-ju-prepustili-povjesnicarima
Povijest je prevažna da bi ju prepustili povjesničarima
Zakonom proglašenim 30. ožujka 2004. godine Italija je 10. veljače (dan kada je 1947. godine potpisan Ugovor o miru s Jugoslavijom) ove godine deseti put obilježila Dan sjećanja »s ciljem očuvanja i obnavljanja sjećanja na tragediju Talijana i na sve žrtve fojbi, na egzodus Istrana, Riječana i Dalmatinaca iz njihove postojbine nakon Drugog svjetskog rata te na složena zbivanja na istočnoj granici«.
Da se ne radi o obilježavanju sjećanja na povijesne činjenice već državnoj propagandi govori i podatak kako je egzodus Talijana počeo i prije kraja Drugog svjetskog rata zbog savezničkih bombardiranja Zadra 1943. godine. Tome u prilog ide i sama formulacija Dan sjećanja koja događaje što se odvijaju od 1943. do kasnih '50-ih godina stavlja posve izvan konteksta stoljeća kolonijalizma i dvije decenije fašističkog terora. Šira povijesna slika od bar stoljeća stisnuta je u prilično neodređenu formulaciju „složenih zbivanja na istočnoj granici“.
Žrtve zločina trebaju biti priznate u najmanju ruku kao opomena za budućnost. No, Dan sjećanja jedan je od najboljih primjera na koji se način povijesne tragedije koriste u političke svrhe. Izvrtanje činjenica, izmještanje konteksta i manipulacija brojkama stalni su pratioci ovog događaja u Italiji, ali slični dani rezervirani su u kalendaru gotovo svake države s istim ciljevima i posljedicama.
U obliku u kojem se trenutno slavi Dan sjećanja u Italiji ponajviše doprinosi netrpeljivosti spram istočnih susjeda koji su, reći će prosječni Talijan, „ u fojbama pobili na desetine tisuća Talijana te protjerale stotine tisuća samo zato što su Talijani“ ili kako je to 2007. godine izjavio tadašnji predsjednik Italije, Giorgio Napolitano „Bio je to događaj s primjesama etničkog čišćenja“.
Razmjere općeg neznanja ili više desetljeća ignoriranja činjenica najbolje oslikava famozna fotografija kojom se nerijetko u talijanskim medijima ilustrira Dan sjećanja. Fotografija koja bilježi trenutak u kojem streljački vod ubija petoricu nedužnih civila i ove godine je na službenoj stranici nacionalne televizijske kuće Rai ilustrirala najavu obraćanja predsjednika republike Sergija Mattarelle u parlamentu. Jedini je problem što je fotografija snimljena 1942. godine, što puške u rukama drže pripadnici Grenadirske divizije sa Sardegne i što su žrtve Franc Žnidaršič, Janez Krajc, Franc Škrebec, Feliks Žnidaršić i Edvard Škrebec.
Premda se istina o fotografiji zna još od 2012. godine i danas se koristi. „No, nije problem samo u toj jednoj fotografiji. Na kraju krajeva, postoje desetine takvih fotografija koje su prezentirane kao stradanja Talijana dok u stvari predstavljaju zrcalnu sliku. U pozadini korištenja ovakvih fotografija stoji puno više od pukog neznanja. Pošteno istraživanje, može nas provesti kroz labirint antijugoslavenske propagande ukoliko prevaziđemo predrasude o povijesti naše istočne granice. Druga važna stvar koja proizlazi iz široke upotrebe ove fotografije u Italiji jest sljedeće. Nju su na različitim medijima, od televizije na dalje, vidjele tisuće ljudi među kojima i novinari i povjesničari. Ako i ne znamo ništa o talijanskoj agresiji na Jugoslaviju (o čemu Talijani uglavnom i ne znaju puno), zar nije očito da su ovi s puškama vojnici, a ne partizani? Kako je uopće moguće da je tako mali broj ljudi prepoznao o čemu se zapravo radi? U psihologiji to zovu „reduktivna pretpostavka“. To su naime, duboko usađene ideje koje uvjetuju našu svijest. U Italiji je riječ o pojednostavljenoj pretpostavci kako su svo nasilje na tom području radili „Titovi“ nad Talijanima“, zaključuje povjesničarka Alessandra Kersevan objašnjavajući koliko je propaganda o zločinima na „istočnoj granici“ raširena u Italiji.
„Viktimizacija i stereotip o dobrom Talijanu temelj su na kojem počiva talijanski nacionalni identitet. Nakon Drugog svjetskog rata zbog političkog mira i rekonstrukcije nacije posve su izbrisani zločini počinjeni od strane fašizma i talijanske vojske. U školskim udžbenicima se puno govori o fašizmu ali jako malo o talijanskim zločinima ili pak okupaciji na Balkanu ili ratu u Africi. Generalni diskurs uvijek je viktimistički. Talijanski narod bio je žrtva jednog diktatorskog režima te su stoga ratovi i svi eventualni zločini uvijek krivnja fašista. Sâm Dan sjećanja instituiran je u suglasju između partija koje su sljednice fašizma i komunizma. Bivši komunisti time su se htjeli legitimirati kao „pravi“ Talijani dok su ga nacionalisti iskoristili kao legitimaciju njihove žrtve na kraju rata.“, za Lupigu objašnjava talijanski povjesničar Eric Gobetti dodajući kako se u javnosti zna jako malo o samim zločinima, stanju na granici te je narodom vrlo lako manipulirati obzirom da se o tome u školama ne uči niti se širokim masama realno predstavljaju događanja kojih bi se trebali prisjećati.
Kako pojašnjava aktivistkinja Claudija Cernigoi pitanje fojbi i egzodusa esula nikada u Italiji nije bilo kontekstualizirano. „Rijetko se referiramo na povijesne studije. Radije se oslanjamo stvari koje je lako naći i pročitati na internetu. No, tu je u glavnom riječ o propagandnim tekstovima punim grešaka i falsifikata“, zaključuje naša sugovornica.
Da bi se odmakli od propagandne magle koja se u Italiji širi brojkama ubijenih, a u Hrvatskoj posvemašnjom nezainteresiranošću, do realnih podataka smo pokušali doći kod najupućenijih – povjesničara što se bave upravo tematikom fojbi i egzodusa Talijana s „naših“ prostora.
Profesor Raol Pupo s Odjela za suvremenu povijest na Sveučilištu u Trstu i jedan od najupućenijih Talijana u materiju prokomentirao nam je talijansko viđenje.
„Povijesni događaji uvijek su objekti interpretacije. Ono što je važno jest da se ta interpretacija bazira na rigoroznim znanstvenim metodama a ne na predrasudama. U tom pogledu nacionalnost povjesničara ne bi trebala igrati ulogu u interpretaciji događaja. Kada govorimo o fojbama razlike u interpretacijama proizlaze iz naših identitetâ. U medijima se to, više nego u krugovima povjesničara, još uvijek uglavnom bazira na jakim stereotipima“, ocjenjuje profesor Pupo.
Činjenica jest, kako nam tvrdi dr. Nevenka Troha s Instituta za noviju povijest u Ljubljani i, kao i profesor Pupo članica međunarodne talijansko-slovenske Komisije za utvrđivanje povijesnih činjenica, kako brojka ubijenih u fojbama nije poznata. „Naša komisija ocijenila je kako se radi o broju manjem od četiri tisućeinfoibatih“, objašnjava.
Problem s brojevima nastaje i u samoj definiciji, govori profesor Pupo „termin „infoibati“ u Italiji se koristi kao sinonim za ubijene i nestale pa kada govorimo samo o ubijenima brojke se očito mijenjaju i to poprilično“.
Kada baratamo pojmom fojbe, važno je naglasiti kako se zapravo radi o poistovjećivanju dva različita događaja. „Prvi se odvija u jesen 1943. godine nakon kapitulacije Italije kada su pripadnici NOB-a, uglavnom na području Hrvatske uhitili i strijeljali između 400 i 500 osoba dok je na području pod upravom slovenskih partizana ubijeno manje od 30 ljudi. Ta su hapšenja i ubojstva većinom odraz osvete za događaje tijekom i prije rata. No, drugi val koji počinje nakon rata, u ljeto 1945. godine, ima drugačiji karakter. Osim odmazde važan je čimbenik bio i rješavanje pitanja eventualnih i realnih protivnika novih (komunističkih) vlasti kao i pripajanje teritorija koji su do tada bili pod upravom Italije. U tim se događajima hapsilo Talijane, Slovence i Hrvate ukoliko su smatrani „neprijateljima sistema“, zaključuje dr. Nevenka Troha s čime se slaže i talijanski stručnjak dodavši kako su procjene o desetinama tisuća ubijenih, koje se u Italiji nerijetko čuju, bez osnove. „Ono što se u Jugoslaviji događalo poslije rata bilo je dijelom konstrukcije novog društva i režima koji je organizirala politika. Za razliku od '43 godine promijenio se politički neprijatelj“, dodaje profesor Pupo.
Egzodusu Talijana nakon rata uvelike je pridonio i raskol između Tita i Staljina 1948. godine. „Uistinu, do tada su Jugoslavenske vlasti provodile politiku „bratstva Talijana i Slavena“. To je značilo kako je određeni dio talijanske manjine karakteriziran kao „pošteni Talijani“ koji su se mogli integrirati u društvo sa svojim manjinskim pravima. Uglavnom je to radnička klasa, odnosno komunisti. No, nakon krize sa Staljinom KP Italije staje na stranu Sovjetskog Saveza čime i talijanski komunisti u Jugoslaviji postaju neprijatelji naroda. Vođe su poslane na Goli Otok dok su ostali završili u egzilu u Italiji ili drugim zemljama. Istu sudbinu doživjelo je i nekoliko tisuća talijanskih komunista, prije svega zidari iz Monfalconea, koji su 1947. godine otišli u Jugoslaviju (prije svega u Rijeku) želeći graditi socijalizam. I oni su nakon krize informbiroa morali napustiti novu domovinu.“, prepričava Pupo sudbinu talijanskih idealista u raljama realpolitike.
U talijanskom javnom diskursu često se barata brojkom od oko 350 tisuća esula, no riječ je o nerealnim brojkama objašnjava dr. Troha. „Na području Istre ukupno je u to vrijeme živjelo manje od 400 tisuća ljudi pa je nemoguće da ih je pobjeglo toliko. Realnije procjene se gibaju između 200 i 250 tisuća.“ Zaključuje slovenska povjesničarka dodajući kako je zajednička komisija jednoglasno zaključila kako fojbe i egzodus nikako ne mogu biti genocid.
Ono što fojbe jesu, tužna epizoda koja se još uvijek koristi za lokalne političke prilike kako u Italiji tako i u Sloveniji i Hrvatskoj. No, ako se narodne mase koje potpaljuju političari sa svih strana možda i ne slažu, talijanski i slovenski povjesničari o zajedničkom problemu barem razgovaraju. Ispravno se stoga zapitati zašto ne postoji hrvatsko-talijanska komisija?
„Do određenih arhiva i podataka možete doći samo ukoliko postoji politička volja. Posebno se to ističe kada se radi o kompleksnim događajima poput egzodusa Talijana i fojbi gdje je riječ ne o jednoj, već o tri ili četiri države koje moraju biti spremne na suradnju.“ tumači nam profesor Darko Dukovski s Odjela za povijest Filozofskog fakulteta u Rijeci koji se bavio istraživanjima fojbi na području Istre.
Jednom ili čitavom timu, povjesničara, teško je naći slobodnog vremena obzirom na svakodnevne obveze na fakultetu. Još je teže pronaći financijska sredstva za dugotrajno kopanje po arhivima kako bi se napokon razriješile povijesne dileme.
„Mnogi su papiri u Državnom arhivu u Beogradu što znači da vam treba suradnja s ambasadom, što pak znači suradnju i dobru volju Ministarstva vanjskih poslova. Ja si ne mogu dozvoliti tjedan dana boravka u hotelu u Beogradu kako bi tražio po arhivu. Pogotovo ne u situaciji u kojoj ne znam hoće li mi uopće dozvoliti da tamo istražujem. To su kompleksni odnosi koji prije svega moraju biti riješeni na političkoj razini kako bi se nama povjesničarima dozvolilo da radimo svoj posao. No, očito, još uvijek je povijest previše važna da bi ju ostavili povjesničarima“, zaključuje profesor Dukovski.
Ukoliko događaje iz Istre i slovenskog primorja uzmemo kao primjer, teško je očekivati da će se i ovi noviji zločini u dogledno vrijeme prepustiti povjesničarima. Dapače, svakodnevno iznova vidimo kako se i dalje koriste u dnevnopolitičke svrhe. Bez obzira na državu, svaka ima svoj Dan sjećanja, svoje fojbe i svoje esule za svakodnevnu upotrebu. Ne treba ići dalje od Savske 66.