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http://xcolpevolex.blogspot.it/2014/06/trieste-e-la-targa-della-falsa.html

13/06/14

Trieste e la targa della “falsa” liberazione del 12 giugno 1945, alcune menzogne dei 42 giorni di Trieste


Il primo maggio del 1945 alle sei di mattina con cinque carri armati leggeri e duecento mitragliatrici, i partigiani jugoslavi, entrando a Trieste, libereranno la città dall'occupazione nazifascista. Ma da quel momento sino al 12 giugno 1945 e soprattutto dopo il 12 giugno 1945, quando le truppe dell'esercito jugoslavo abbandoneranno la città in relazione agli accordi come maturati con gli anglo-americani nel 9 giugno del 1945, vi sarà una campagna di falsificazione storica, di revisionismo storico,talmente folle che è diventata verità, verità fatta propria anche dalla sinistra istituzionale. La liberazione di Trieste verrà trasformata in occupazione di Trieste. L'occupazione di Trieste da parte dei partigiani jugoslavi, nella memoria storica sia locale che nazionale, come condizionata da diverse falsità, diventerà più violenta ed irruenta di quella nazifascista. Si parlerà poco per esempio del 27 marzo 1944, quando in città vennero impiccati pubblicamente quattro partigiani del "Battaglione Triestino": Sergio Cebroni, Giorgio De Rosa, Remigio Visini e Livio Stocchi, si parlerà poco del  3 aprile quando vennero impiccati settantadue ostaggi in rappresaglia ad un attentato compiuto dalla Resistenza a Opicina  del 29 aprile, quando per rappresaglia rispetto all'uccisione di cinque tedeschi avvenuta a via Ghega a Trieste, i nazisti impiccarono altri cinquantasei partigiani, si parlerà molto, invece, della caccia all'italiano, falsa, esercitata dai partigiani jugoslavi. Si ricorderà poco, a livello nazionale, l'esistenza della Risiera, si ricorderà molto, invece tutta la mistificazione delle vicende delle foibe o dell'esodo e dei "tremendi" 42 giorni di Tito. Andando a rileggere i giornali di quel tempo, che in sostanza dedicheranno sempre spazio alla questione di Trieste, ben emerge la denuncia della menzogna come esercitata da diverse agenzie di stampa. Non si parlerà per esempio del fatto che dieci mila triestini erano riuniti in piazza a gridare viva Tito viva gli alleati antifascisti, la sera antecedente l'approvazione dell'accordo che avrebbe sancito il passaggio di poteri. Addirittura lo stesso Vescovo di Trieste dichiarerà che “l'atteggiamento delle autorità jugoslave e locali nei riguardi del clero sono invariabilmente corrette e rispettose” sull'Unità del 10 giugno del 1945 e la fonte sarà l'agenzia Reuters smentendo anche le voci che dicevano che il Vescovo fosse stato sottoposto a domicilio coatto da parte dei partigiani jugoslavi.  Unità, che come è noto, non è mai stata benevola nei confronti di Tito, e non aveva alcun interesse a tutelare la sua figura ed il suo ruolo. Il 17 maggio del 1945 si leggerà che a Trieste non vi sono state “Né stragi, né deportazioni di massa, né caccia all'italiano” ed a dire ciò sarà la signora Sprigge del Manchester Guardian . 

Velio Spano, che sarà successivamente membro dell'Assemblea costituente e senatore per le prime quattro legislature nell'Unità del 18 maggio del 1945 scriverà, in prima pagina, che andavano denunciate le falsità delle agenzie di stampa, sulla questione di Trieste, che avevano l'unico scopo di risvegliare "sentimenti nazionalistici e residui di fascismo" .
Come falsa sarà, per esempio, la notizia dell'ultimatum all'esercito di Tito. Il 19 maggio del 1945, dopo una riunione avvenuta al Rossetti, nascerà il comitato congiunto italo sloveno per l'amministrazione civile di Trieste, il corrispondente dell'Associated Press di Trieste renderà noto che vi erano trattative tra l'esercito jugoslavo e quello anglo americano e che i  rapporti erano cordiali, come diranno diverse agenzie di stampa anche del 31 maggio del 1945.

Dunque certamente i partigiani jugoslavi non potevano avere alcun minimo tipo di interesse, vista la situazione, di realizzare persecuzioni o violenze nefaste, sarebbe stato un controsenso illogico, sarebbe stato come buttarsi la zappa mortale sui piedi.

Non si deve poi dimenticare che in quel periodo, in Italia, operavano i Tribunali straordinari per i collaborazionisti del nord, come da decreto del 22 aprile 1945, vi era la pena di morte per coloro che venivano accusati di aver avuto le maggiori responsabilità, ciò per far capire il clima di quel tempo, stesso discorso, in un certo senso, accadeva sotto la vigenza dell'esercito di liberazione jugoslavo, la guerra non finisce con la data stabilita a tavolino, gli effetti della guerra continuano nel tempo con le inevitabili  condanne anche a morte di chi fino a qualche giorno prima si era reso complice, direttamente od indirettamente, del regime fascista e nazifascista. Ed allora il fatto che la così detta sinistra voglia fare propria l'iniziativa di forze reazionarie e di destra, quale quella di dover considerare il 12 giugno come la vera liberazione di Trieste, come quella di dover considerare i 42 giorni di amministrazione italo-slovena e jugoslava a Trieste come tremendi, come momenti bui, equiparati all'occupazione nazifascista è una falsità storica sconvolgente.
Degli errori ci saranno stati, ma deve seriamente indurre alla riflessione ma anche alla reazione, quando accade che le istanze di forze nazionalistiche, che poi erano quelle che facevano circolare le false notizie e falsi allarmismi in quel tempo, vengono fatte proprie da forze politiche che deriverebbero proprio dalla resistenza, quella resistenza che si è battuta contro la menzogna e contro i fascismi. Il 12 giugno 1945 non vi è stata nessuna liberazione di Trieste, la forza che ha liberato Trieste, ha ceduto i poteri agli anglo-americani. Ed allora, per rigor di logica, se occupanti erano gli jugoslavi, occupanti saranno anche gli anglo-americani, occupazione che è continuata in Italia in modo poi non tanto sottile fino ai giorni nostri. D'altronde in Italia non vi è mai stata una Repubblica indipendente e la nota strategia del terrore, quale quella della tensione, deve essere letta anche in questo cupo ambito.
Ora, si dirà, perché questo intervento? Perché è stata rinnovata la promessa, da parte di alcuni esponenti politici locali, di voler realizzare una targa ,a Trieste, finalizzata a ricordare il 12 giugno del 1945 come giorno della liberazione della città.





http://www.diecifebbraio.info/2014/06/il-rapporto-dellispettore-de-giorgi-sulle-foibe/

IL RAPPORTO DELL’ISPETTORE DE GIORGI SULLE “FOIBE”

Nell’immediato dopoguerra l’ispettore della Polizia Civile del GMA Umberto De Giorgi si mise in luce come l’organizzatore dei recuperi delle salme degli “infoibati”.L’ispettore De Giorgi, già maresciallo di PS ai tempi del nazifascismo, fu uno dei fondatori della Polizia scientifica a Trieste e nell’immediato dopoguerra si mise in luce come organizzatore dei recuperi delle salme degli “infoibati”. Fu però un personaggio molto discusso all’epoca: da una parte venivano elogiati i suoi metodi di indagine, la sua capacità di identificare i responsabili delle inchieste che conduceva; dall’altra parte fu definito un “regista” di processi per il modo “disinvolto” ed a volte melodrammatico con il quale portava avanti le indagini.

Va anche ricordato che nel corso di un’intervista rilasciata pochi mesi prima di morire, l’ispettore De Giorgi disse che durante la guerra avevano spesso trovato “altri cadaveri che la banda Collotti (cioè l’Ispettorato Speciale di PS, n.d.r.) buttava in cespugli e anfratti dopo le torture, girando la notte con un furgoncino”, sequestrato all’impresa locale di pompe funebri. Tuttavia, pur essendo a conoscenza di questa “usanza” dell’Ispettorato, nel periodo in cui si dedicò al recupero delle salme dalle foibe De Giorgi non sembrò avere mai alcun dubbio nell’attribuire ai “partigiani” la responsabilità di tutti gli “infoibamenti”.

In merito alle esplorazioni compiute dalla Squadra Esplorazioni Foibe (SEF) da lui diretta, esiste uno “specchietto”, conservato presso l’Archivio Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione di Trieste e pubblicato sul “Piccolo” del 3/9/96. In questo “specchietto” risultano esplorate tra il 1945 ed il 1948 71 cavità, dalle quali fu recuperato un totale di 464 salme; 23 di queste esplorazioni non portarono però ad alcun recupero. Non tutte queste esplorazioni si riferiscono alla provincia di Trieste: De Giorgi si spinse fino a Travesio (attuale provincia di Pordenone), dove da due fosse furono riesumati 12 corpi di persone uccise nel corso del conflitto; altri corpi furono recuperati da sommarie sepolture in fosse (non “foibe”) nella bassa friulana e nel monfalconese (una decina circa, alcuni risultarono essere stati vittime di rapinatori), ed altri (per lo più militari) nella zona corrispondente alla vecchia provincia di Gorizia passata sotto l’amministrazione jugoslava.

Sull’operato di De Giorgi hanno spesso speculato coloro che fecero della questione foibe il loro cavallo di battaglia politica, richiamandosi a quanto sarebbe scritto in un suo “rapporto”, del quale lo storico Roberto Spazzali scrisse: “un non meglio precisato rapporto che sarebbe stato redatto nel 1947 dall’ispettore capo della Polizia civile del GMA Umberto De Giorgi in merito ad alcune esplorazioni (…)Resta da verificare l’attendibilità del rapporto, la bibliografia indicata non fa alcun accenno personale e originale a questo rapporto” (in “Foibe. Un dibattito ancora aperto”, Lega Nazionale Trieste 1990).

Ciò che è stato reso pubblico di questo “rapporto” è sostanzialmente quanto Ugo Fabbri (noto a Trieste sia come speleologo, sia come militante in movimenti e partiti dell’estrema destra, autodefinitosi “incallito eversore”) pubblicò sul periodico “Il Borghese” del 25/4/76 (circa due settimane prima della morte di De Giorgi), asserendo di possedere una “copia autografa” di tale “rapporto”. Nell’articolo vengono descritte le esplorazioni di otto cavità operate dalla “squadra” di De Giorgi, dalle quali furono recuperate: una “cinquantina” di salme dalla “foiba di Monrupino” (militari germanici che caddero durante la battaglia di Opicina); 156 dalla Jelenka Jama (nella zona di Comeno), 70 dei quali militari di varie nazionalità; e per le altre sei cavità 11 persone in totale uccise in vendette individuali in parte avvenute durante il conflitto.

Questi dati, invece di confermare la tesi degli “italiani uccisi solo perché tali” dimostra invece come la maggior parte delle salme rinvenute nelle foibe fossero di militari uccisi in tempo di guerra, e, in misura molto minore, di singole vittime di regolamenti di conti.

Nel 2004 uno speleologo triestino ha rintracciato, tra i documenti della società speleologica del CAI, un “rapporto” su esplorazioni di foibe che può essere attribuito (non è firmato) alla squadra dell’ispettore De Giorgi. L’originale è ora conservato presso la Società speleologica di Postojna (Postumia) in Slovenia. Le parti pubblicate sul “Borghese” corrispondono a quanto contenuto in questo “rapporto”, quindi riteniamo si tratti del documento così spesso citato.

Questo “rapporto”, che consta di 60 pagine (la pagina n. 1 è bianca), contiene 26 relazioni che descrivono 33 ricognizioni in 27 cavità distinte (alcune cavità sono state esplorate più di una volta), svoltesi tra ottobre 1945 gennaio 1948. In totale risultano recuperate 246 salme; altri 62 corpi sono stati stimati in base al numero dei femori rinvenuti; una “cinquantina” infine furono localizzati nella 149 VG, ma non recuperati.

Dei corpi identificati, più di 200 sono di militari (italiani, germanici, alleati) o di formazioni simili (PS, Guardia civica, Vigili urbani). Una quarantina i civili; le vittime di singole azioni commesse dopo la fine della guerra sono una trentina, per la maggior parte di questi atti furono celebrati dei processi, ma è da dire che spesso quanto risulta dalle istruttorie non corrisponde a quanto scritto in queste relazioni (ad esempio i processi per la foiba di Gropada e per l’abisso Plutone).

Ma in conclusione quello che salta agli occhi dalla lettura è che questo rapporto non dimostra alcuna esecuzione di massa da parte dei partigiani jugoslavi nei confronti di “italiani uccisi sol perché italiani”, ma sostanzialmente invece che le “foibe” servirono o per occultare singole vittime di regolamenti di conti o per la sepoltura di militari caduti in combattimento. E non è detto che fossero tutti vittime dei “titini”, anzi.

Abbiamo deciso di pubblicare, in formato PDF, questo documento di cui negli anni si è tanto parlato, spesso senza cognizione di causa, in quanto non è stato finora reso noto se non in minima parte, ma ne anticipiamo una sintesi con alcune nostre annotazioni.

1) 18/10/45     149 VG Prazna Jama (corrisponde alla “foiba di Monrupino”, monumento nazionale): “una cinquantina” di salme di militari germanici uccisi nella battaglia di Opicina (aprile-maggio 1945), non recuperati.

2) 4/11/45       149 VG Prazna Jama: nessun recupero.

3) 22/2/46       517 VG e 519 VG presso Opicina, nessun recupero.

3) 23/2/46       8 VG Opicina campagna: recuperate 5 salme identificate per soldati tedeschi.

4) giugno 46    54 VG Gropada Orlek: localizzati 4 corpi non recuperati. Notizie del “Messaggero Veneto” indicavano la presenza di 34 salme

5) 13/08/46     54 VG Gropada Orlek: recuperate 5 salme, identificate per Dora Cok, Alberto Zarotti (PS) e Alberto Marega (dirigente del Fascio) uccisi nel maggio 1945; Rodolfo Zulian e Carlo Zerial uccisi nel gennaio 1945 (tutti per vendette personali). Per questi omicidi fu celebrato un processo nel 1947.

6) 20/03/47     605 VG San Lorenzo recuperata la salma di Boris Pieri, ucciso presumibilmente nel gennaio 1946; ex partigiano, secondo il rapporto sarebbe stato ucciso da suoi compagni, secondo i suoi ex compagni da speleologi fascisti.

7) 1/4/47         1492 VG San Pelagio: nessuna salma recuperata.

7) 1/4/47         242 VG Ternovizza: oltre a vari resti non meglio descritti, 12 salme recuperate, la maggior parte con divise militari, una in divisa da carabiniere. Equipaggiamento militare tedesco, medaglie con scritte tedesche e in cirillico, cartine per sigarette jugoslave, fanno pensare a militari nazisti uccisi nel corso del conflitto. Due salme legate col filo di ferro. Unico identificato il vigile urbano del distaccamento di Opicina Giuseppe Pesce, ucciso nel 1944.

8) 17/05/47     23 VG Abisso Plutone: 19 salme recuperate, 16 identificate. Si trattava di arrestati dalle autorità jugoslave che furono uccisi nel maggio 1945 da un gruppo di criminali comuni infiltrati nella Guardia del popolo. Il processo fu celebrato nel gennaio 1948.

9) 20/5/47       1328 VG Trebiciano nord: 1 salma recuperata

10) 31/5/47     61 VG Padriciano Stajerka jama: 2 salme recuperate, Gisella Dragan e Marcello Savi, uccisi nel maggio 1945, presumibilmente per motivi personali. Il processo fu celebrato nel 1947 nell’ambito di quello per i morti di Gropada Orlek.

11) 23/6/47     3099 VG Prepotto: 1 salma recuperata, identificata per il sacerdote don Giovanni Dorbolò che sarebbe stato ucciso il 20/3/45, da confessione di uno di coloro che occultarono il cadavere.

12) 29/7/47     1076 VG Pipenca (vicino Duttogliano): 23 salme recuperate. Di 3 non viene data alcuna indicazione, 13 in divisa militare (un tedesco e 3 carabinieri), 3 civili di cui una donna, 4 salme non repertate “per l’ora tarda”.

13) 30/7/47     509 VG Volci : 15 salme recuperate. 3 donne, divise militari e di carabinieri, due medagliette d’oro di cui una con scritta in ebraico. Alcune salme legate con filo di ferro.

14) 31/07/47   511 VG Jelenca Jama presso Comeno: la descrizione è molto confusa, ma risultano 94 salme recuperate più 62 stimate dal numero dei femori. Di esse 74 militari: 44 tedeschi, 25 italiani (Marina militare e Milizia confinaria), 3 alleati, 2 non identificabili; 19 civili, di cui 10 donne e un bambino di 9/10 anni. Unico identificato un certo Petelin della Marina militare. Data la diversità di salme si presume che le vittime siano state uccise in tempi diversi e non necessariamente dalle stesse persone (nella zona i combattimenti furono piuttosto intensi).

15) 13/08/47   Brestovizza: 1 salma recuperata identificata per Danica Leghissa, uccisa nel 1944 presumibilmente per motivi personali.

16) 30/08/47   2703 VG Rupinpiccolo: 3 salme recuperate, identificate per i militi ferroviari Vittorio Cima, Mario Mauri, Luciano Manzin uccisi ad Opicina nel maggio 1945 dopo un processo sommario. Un processo fu celebrato nel 1948.

17) 12/09/47   2996 VG Antro colombi (presso Utovlie): 1 salma recuperata, identificata per Francesco Mazzaroli (Macarol) di Križ presso Tomaj, scomparso nel dicembre 1945. Il rapporto ipotizza che volesse vendicarsi di coloro che avevano fatto la spia nel 1940 perché era antifascista e per questo era stato mandato militare in Africa.

18) 02/12/47   161 VG Pozzo del cane presso Gropada: nessun recupero. Le informazioni parlavano di una “trentina di ex agenti di PS” gettati dentro. Una successiva esplorazione (5/2/48) portò al recupero di 8 salme.

19) 03/12/47   1328 VG Caverna a nord di Trebiciano: recuperata 1 salma identificata per un cittadino di Lubiana abitante presso la zia ad Orlek nel maggio 1945. Nella precedente esplorazione (punto 9) non si faceva cenno a possibili altri corpi presenti nella voragine.

19) 3/12/47     24 VG e 1720 VG nei pressi di Gropada: nessun recupero.

20) 05/12/47   294 VG Voragine di San Lorenzo: 2 salme recuperate, un militare e un civile.

21) 10/12/47   8 VG Opicina campagna :recuperate 14 salme, di cui 6 militari tedeschi, 3 militari ignoti e altre 4 salme di cui “una italiana”. Inoltre in una fossa poco distante recuperati 2 militari tedeschi.

22) 11/12/47   8 VG Opicina campagna: altre 7 salme recuperate, 5 militari germanici e 2 militari italiani.

23) 16/12/47   131 VG Pozzo di Borgo Grotta gigante: 3 salme recuperate, identificati per Kriegsmarine.

24) 19/12/47   147 e 85 con esito negativo, poi 149 VG Prazna Jama: pochi resti appartenenti a 3 persone diverse. Annotazione: stato diverso da come visto nell’ultima esplorazione del settembre 1945, scomparsi resti umani che all’epoca erano stati lasciati lì. Bisogna annotare che le esplorazioni della 149, secondo questo “rapporto”, risultano fatte in ottobre e novembre 1945, non in settembre.

25) 26/12/47   3251 VG Abisso Carlini presso Prosecco: recuperate 3 salme “in perfetto stato di conservazione”. Ricerche proseguite il giorno dopo e recuperate altre 29 salme identificate per Gebirgsjaeger e Kriegsmarine fucilati il 12/5/45 da Partigiani slavi”. Nella fossa ipotizzata anche la presenza del corpo del bidello della scuola di Prosecco (non viene fatto il nome né la data di scomparsa).

26) 08/01/48   3 VG Colle Pauliano (nome “indigeno Jama Kerzisce” – sic). Rinvenute 2 salme; una persona anziana e un bambino o una donna.


Claudia Cernigoi, Trieste, 20 giugno 2014


SCARICA IN FORMATO PDF IL RAPPORTO DE GIORGI SULLE “FOIBE”

PRIMA PARTE: http://www.diecifebbraio.info/wp-content/uploads/2014/06/Rapporto-De-Giorgi-prima-parte1.pdf

SECONDA PARTE: http://www.diecifebbraio.info/wp-content/uploads/2014/06/Rapporto-De-Giorgi-seconda-parte1.pdf

TERZA PARTE: http://www.diecifebbraio.info/wp-content/uploads/2014/06/Rapporto-De-Giorgi-terza-parte.pdf




(english / francais
Leggi anche:
Chi ha sabotato il gasdotto South Stream ( Tommaso Di Francesco, Manlio Dinucci, Il Manifesto 9.6.2014)
http://ilmanifesto.info/chi-ha-sabotato-il-gasdotto-south-stream/
en francais: http://www.voltairenet.org/article184185.html )


South Stream ... Loukachenko et Lavrov à Belgrade


1) Vučić à Berlin, Loukachenko et Lavrov à Belgrade
2) Bulgaria suspends construction of South Stream pipeline (WSWS)


=== 1 ===

http://balkans.courriers.info/article25093.html

Le Courrier des Balkans

Étonnante diplomatie serbe : Vučić à Berlin, Loukachenko à Belgrade


Correspondance particulière

Mise en ligne : jeudi 12 juin 2014
La presse serbe consacre ses gros titres au voyage de deux jours qu’effectue le Premier ministre Aleksandar Vučić à Berlin. Pendant ce temps, le Président biélorusse Alexandre Loukachenko est en visite d’État à Belgrade, à l’invitation de son homologue serbe, Tomislav Nikolić.

Par JAD

(Avec B92) - « L’Allemagne est le pays le plus important pour nous comme pour l’Union européenne », a assuré le Premier ministre serbe Aleksandar Vučić à l’issue de sa rencontre avec la Chancelière allemande Angela Merkel.

Angela Merkel a expliqué qu’Aleksandar Vučić lui avait présenté son « ambitieux calendrier de réformes ». Le gouvernement serbe fera l’objet de toutes les attentions, et « la coopération de l’Allemagne dépendra de sa transparence et du respect des principes de l’État de droit ». La chancelière a précisé que l’Allemagne avait des « exigences précises » concernant la poursuite du processus d’intégration européenne de la Serbie, concernant notamment le Kosovo.

En s’adressant aux journalistes, le Premier ministre serbe a rejeté toutes les accusations de censure. Il a par ailleurs expliqué que la poursuite de la construction du gazoduc South Stream ne dépendait pas de la Serbie, mais des relations entre l’Union européenne et la Russie.


[FOTO: Alexandre Loukachenko dépose une couronne au mémorial du Soldat inconnu, à Avala]


Alexandre Loukachenko et les charmes discrets de l’Union eurasiatique

Pendant ce temps, le président biélorusse Alexandre Loukachenko a entamé mercredi une visite d’État de deux jours en Serbie - sa dernière visite officielle remonte à 1999, quand il était venu apporter son soutien à Slobodan Milošević, à la veille des bombardements de l’Otan. Le président biélorusse s’était aussi, toutefois, rendu plus discrètement en Serbie en février 2009 pour participer au Sommet économique de Kopaonik.

Alors que le régime biélorusse est frappé par des sanctions de l’Union européenne, le pays a rejoint l’Union eurasiatique, créée à l’initiative de Vladimir Poutine et qui regroupe également la Russie et le Kazakhstan. À la veille de son départ pour Belgrade, Alexandre Loukachenko a déclaré que cette Union avait « de grandes perspectives », et suscitait « l’intérêt de beaucoup de pays, dont la Serbie ».

En avril 1999, durant les bombardements de l’Otan, le Parlement de la République fédérale de Yougoslavie (SRJ, Serbie et Monténégro) de l’époque avait voté une décision de principe en faveur de l’adhésion à l’Union douanière Russie-Biélorussie, qui n’a jamais été suivie d’effets. Les relations entre la Serbie et la Biélorussie s’étaient considérablement rafraichies après les changements démocratiques d’octobre 2000.

Le ministre russe des Affaires étrangères, Serguei Lavrov est attendu en début de semaine prochaine pour une visite de deux jours à Belgrade.


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http://balkans.courriers.info/article25130.html

Le Courrier des Balkans

Lavrov à Belgrade : la Serbie poursuit son étrange ballet entre l’UE et la Russie

De notre correspondant à Belgrade

Mise en ligne : mercredi 18 juin 2014
Le ministre russe des Affaires étrangères, Serguei Lavrov, achève une visite de deux jours à Belgrade. Au menu des discussions, l’avenir du gazoduc South Stream, la crise en Ukraine, mais aussi la candidature européenne de la Serbie.

Par J.A.D.

Au cours de ses deux jours de visite, Serguei Lavrov a rencontré le ministre serbe des Affaires étrangères, Ivica Dačić, puis le Premier ministre Aleksandar Vučić et le président Tomislav Nikolić.

Malgré l’absence d’accord gazier avec l’Ukraine et la récente décision de la Bulgarie de suspendre les travaux du gazoduc South Stream, la Serbie et la Russie ont décidé de poursuivre ce projet, « clé de la sécurité énergétique de l’Europe ». Ivica Dačić a souligné que la construction de South Stream relevait de « l’intérêt national » de la Serbie, tout en demandant pourquoi, quand le gazoduc North Stream a déjà été construit, South Stream ne le serait pas.

Le chef de la diplomatie russe a déclaré que son pays « respectait la volonté de la Serbie de poursuivre ses négociations avec l’Union européenne ». Ivica Dačić a rétorqué que l’adhésion de la Serbie à l’UE ne remettrait nullement en cause les relations privilégiées du pays avec la Russie. « Nous souhaitons et l’UE et le développement de bonnes relations avec la Russie. Pourquoi la Serbie devrait-elle être sommée de faire un choix ? »

À la veille de la visite de Serguei Lavrov, le Premier ministre Aleksandar Vučić avait confirmé que la Serbie « soutenait l’intégrité territoriale de l’Ukraine, mais ne voulait pas prendre de sanctions contre la Russie ».

La semaine dernière, un étonnant chassé-croisé s’était produit : tandis qu’Aleksandar Vučić se rendait à Berlin pour rencontrer Angela Merkel et discuter de l’intégration européenne de la Serbie, le président Nikolić recevait à Belgrade son homologue biélorusse Alexandre Loukachenko, dont le pays fait toujours précisément l’objet de sanctions européennes.

Serguei Lavrov a bien sûr évoqué le rôle de l’OSCE, dont la Serbie va prendre la présidence en 2015 après la Suisse, en espérant que cette organisation pourra revenir « à ses principes fondateurs ». Le ministre russe a notamment appelé à multiplier les pressions sur Kiev pour que les dirigeants ukrainiens appliquent la feuille de route élaborée par la présidence suisse de l’OSCE.


=== 2 ===

http://www.wsws.org/en/articles/2014/06/19/bulg-j19.html

Bulgaria suspends construction of South Stream pipeline


By our correspondents 
19 June 2014


On June 8, 2014, Bulgarian Prime Minister Plamen Oresharski announced that the laying of the South Stream gas pipeline will be discontinued until further notice.

The South Stream project, which is operated by the Russian energy giant Gazprom, is of major geostrategic importance. It links the Russian Black Sea coast with Bulgaria, enabling Russia to bypass Ukraine and deliver 63 billion cubic metres of natural gas annually and directly to Bulgaria, Serbia, Hungary, Slovenia, Austria and Italy.

Until now, a large part of Russian gas exports to Europe have passed through Ukraine, which demands high fees for the transit routes and uses them as a powerful bargaining chip in its dispute with the Kremlin. Supplies to several eastern European countries were interrupted in January 2006, when Russia responded to abortive price negotiations by cutting off gas supplies to Ukraine, which in turn channelled gas intended for Europe for its own consumption.

The Ukrainian transit network is also in urgent need of renovation. The high cost of such an undertaking would hardly be warranted, however, if a part of Russia’s European gas supply could bypass Ukraine.

The recent suspension of the South Stream project is a direct result of the confrontational stance taken by the US and the European Union (EU) against Russia in the Ukraine conflict. The stoppage was instigated following massive pressure from Brussels and Washington.

The EU Commission has been trying to abort the project for some time, justifying its efforts by referring to codes of competition. Following Russia’s launching of the construction in December 2012, the EU declared that all agreements between Russia and the European project participants were invalid because the project breached EU law. Although the EU had originally offered to help in the renegotiation of contracts, it insisted on termination of the project after the outbreak of the Ukraine crisis.

In the first week of June, the European Commission initiated criminal proceedings against the Bulgarian government, accusing it of infringing European market laws in its support for the pipeline. It then increased the pressure by freezing EU financial aid to Bulgaria.

The Bulgarian government, which maintains close relations with Moscow, initially opposed the freeze on construction. European governments involved in the project also tried to prevent the wind-down of construction. Italian Prime Minister Matteo Renzi joined seven other governmental heads to draft a letter to the EU in support of the project.

The countries involved have major concerns about their energy supply. In addition to Gazprom, which has a 50 percent stake in South Stream, the Italian ENI energy group has a 20 percent share, while both Germany’s Wintershall and France’s EdF each have 15 percent.

In early June, three US senators headed by John McCain paid a visit to the Bulgarian head of government. Marcie Ries, the US ambassador in Sofia, threatened Bulgarian companies involved in the project with sanctions. The reason she gave was that the Russian company, Stroytransgaz, was involved in the consortium that was building the 3.5-billion-dollar Bulgarian section. The US has imposed sanctions on oligarch Gennady Timchenko, Stroytransgaz’s proprietor and a close associate of Vladimir Putin.

Two days after the visit from the US, Bulgarian Prime Minister Oresharski threw in the towel and announced the cessation of the construction project.

Russian EU ambassador Vladimir Chizhov condemned the move as a “creeping shift to economic sanctions against Russia,” adding, “It is hard to shake off the feeling that the European Commission’s blocking of the start of work on the construction of Bulgaria’s key section of South Stream has been done for purely political purposes.”

There is now also speculation as to whether the plans for the shelved Nabucco project will be resumed. Nabucco had been promoted for many years by the EU and US as a means of transporting gas to Europe from the Caspian region via Georgia and Turkey, and thereby reducing European dependency on Russian gas. After several European countries opted for South Stream, plans for Nabucco were halted in the summer of 2013.

The EU Commission has long sought to curb the influence of the Russian Gazprom gas company in Europe. Currently, the EU gets 36 percent of its gas and about 20 percent of its oil imports from Russia.

In September 2012, the EU opened an antitrust suit against Gazprom for breach of market rules and abuse of its dominant market position in Bulgaria, Estonia, Latvia, Lithuania, Poland, Slovakia and the Czech Republic. The EU claims that the Russian side is engaging in unfair price fixing and business practices that are contrary to a liberalized market.

Basing its policy on the Third EU Energy Package of 2009, which prohibits a company from simultaneously operating as a network provider and energy supplier, the EU is trying to force Russia to privatize Gazprom. It intends to open the way for the entry of Western energy companies into the Russian energy market.

However, the EU member states are far from achieving a unified strategic approach. On June 13, at a meeting in Luxembourg, German Energy Commissioner Günther Oettinger called on European energy ministers to take a firm and consistent stand against Russia and Gazprom.





LA FORMALE ANNESSIONE COMINCIA IN CLASSE


http://balkans.courriers.info/article25106.html

Koha Ditore

L’Albanie et le Kosovo signent l’unification de leurs systèmes scolaires


Traduit par Nerimane Kamberi

Publié dans la presse : 4 juin 2014
Mise en ligne : lundi 16 juin 2014
Le Kosovo et l’Albanie ont signé un accord qui prévoyant l’unification des programmes scolaires dans l’enseignement primaire et secondaire. « Un jour spécial dans l’histoire du développement de l’enseignement albanais », estime le Premier ministre albanais Edi Rama.


Le 3 juin dernier, le Kosovo et l’Albanie ont signé un accord prévoyant l’unification des programmes scolaires dans l’enseignement primaire et secondaire. « C’est fait, nous sommes arrivés à unifier le système scolaire entre le Kosovo et l’Albanie », s’est félicité la ministre albanaise de l’Éducation et des Sports, Lindita Nikolla.

Le nouveau programme garantit aussi la mobilité des enfants scolarisés : ainsi un élève albanais pourra faire ses études au Kosovo sans aucun problème, et vice-versa.

Ce programme, comparable à celui de l’Union européenne, sera expérimenté dès septembre dans douze cantons d’Albanie. La ministre albanaise a déclaré que le système pré-universitaire albanais serait aligné sur celui du Kosovo et que les élèves et les enseignants seront préparés pour le marché européen.

Pour le Premier ministre albanais, « la signature de l’accord pour l’unification des programmes scolaires entre l’Albanie et le Kosovo marque un jour spécial dans l’histoire du développement de l’enseignement albanais ». Edi Rama a estimé que le travail des ministères de l’Éducation des deux côtés de la frontière pour parvenir à cet accord délimitait un nouvel « espace national actif ».

« Les pas faits vers l’unification du système scolaire ne sont pas un mouvement vers l’unification mécanique de nos deux États, mais une marche commune vers ce que nous aimerions avoir demain pour la génération à venir, de Pristina à Tirana. Le mouvement pour l’unification qui a commencé va ouvrir une nouvelle voie, donner un meilleur accès à la connaissance et ouvrir de nombreux chantiers de travail commun, depuis la langue et la littérature jusqu’aux sciences dures », a poursuivi le Premier ministre.