Alors que le nouveau président ukrainien, Petro Porochenko, vient de signer un accord avec les responsables de la République du Donbass, Andrew Korybko revient sur les raisons du soulèvement : il ne s’agit pas uniquement du refus de reconnaître les autorités putschistes de Kiev, mais bien d’une tentative de prévenir le projet officiel de nettoyage ethnique des populations russophones.
Informazione
German politicians, media seek to criminalize opponents of war
http://www.wsws.org/en/articles/2014/06/30/germ-j30-1.html
GFP, 2014/07/03 - The CDU and Green party-affiliated foundations have been holding conferences with prominent experts to continue Germany's campaign by elite circles to promote a more aggressive German global policy…
http://www.german-foreign-policy.com/en/fulltext/58764
Die Eliten wollen mehr (Debatte um aggressivere deutsche Weltpolitik)
GFP, 03.07.2014 - Mit prominent besetzten Fachtagungen haben die Parteistiftungen der CDU und von Bündnis 90/Die Grünen die deutsche Elitenkampagne für eine aggressivere deutsche Weltpolitik fortgeführt…
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/58903
Systematische Revision (Opposition sucht Anschluss an die offizielle Außen- und Militärpolitik)
GFP, 04.07.2014 - Die Führung der als kriegsablehnend geltenden Partei "Die Linke" sucht den Anschluss an die offizielle deutsche Außen- und Militärpolitik…
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/58904
EU summit in Ypres: National conflicts and militarism
http://www.wsws.org/en/articles/2014/06/30/euro-j30.html
BERLIN (Own report) - An influential German weekly opened a debate on the call for redefining EU - US relations. The West's current policy toward Ukraine is diametrically opposed to "European" interests, according to an article published in the online-edition of the German weekly "Die Zeit". "Europe should not deprive itself of cooperation with Moscow; it should rather be enhanced. At the same time, the EU should intensify its relations with Washington, while pursuing "its own concepts" with more determination. The objective should be a "new and more promising transatlantic grand strategy." The article was authored by an associate of the Global Policy Institute, a think tank in London, but his standpoint also reflects opinions being expressed within the German foreign policy establishment. Back-stage disputes over Germany's policy toward Ukraine are slowly surfacing into public view…
http://www.german-foreign-policy.com/en/fulltext/58759
Il settimanale tedesco “Die Zeit” è forse il prodotto giornalistico di più alta reputazione in Germania e notoriamente ha una linea editoriale politicamente liberale, genericamente centrista. Non è insomma da ritenere un organo “anti-imperialista” o ostile agli Stati Uniti. Ecco perché quanto successo il 6 giugno scorso ha dello straordinario. “Die Zeit“ ha infatti aperto il suo portale online con un incredibile attaco frontale alla politica vigente dell’Unione Europea, in riferimento al conflitto in Ucrania. Lo ha fatto dando voce a Chris Luenen, direttore del programma geopolitico del Global Policy Institute a Londra, il quale propone all’UE di smetterla di sottomettersi a una strategia made in USA, e imparare piuttosto a difendere i propri interessi: “L’Europa sin da sempre è stata debole nel difendere i propro interessi“, ha dichiarato l’autore.
L’UE non deve dipendere dagli USA
L’articolo, intitolato “Politica estera: L’Europa deve ricalibrare le relazioni con gli USA” (con a pagina 2: “La Grand Strategy statunitense non è nell’interesse dell’Europa“) constata che l’UE segue una strategia definita unilateralmente da Washington, invece di definire una strategia in base ai propri interessi. Interessi, i quali raccomanderebbero a Bruxelles di allearsi più strettamente con la Russia. L’UE dovrebbe sviluppare pure le relazioni transatlantiche, secondo l’autore, ma cercare di imporre i suoi interessi anche verso gli amici.
L’articolo ricorda la strategia formulata tempi addietro dall’ex-consigliere per la sicurezza nazionale statunitense Zbigniew Brzezinski, che definiva l’Europa quale “irrinunicabile testa di ponte geopolitica” degli USA nel territorio eurasiatico“. In effetti, Brzezinski aveva formulato in forma inequivocabile gli interessi degli USA nell’Ucrania: ”Senza l’Ucrania, la Russia non è più un impero euro-asiatico (…) Se invece M0sca dovesse riconquistare il dominio sull’Ucrania con 52 millioni di abitanti, importanti risorse naturali e l’accesso al Mar Nero, la Russia otterrebbe automaticamente i mezzi per diventare un impero potente di estensione euro-asiatica.” (Brzesinski, The Grand Chessboard, 1997).
Per Chris Luenen: ”sarebbe abbastanza facile cercare di assicurare gli interessi occidentali in fatto di energia e di sicurezza tramite la costruzione di un partenariato con la Russia (e con l’Iran), pittosto che che continuare a mirare di sottomettere la Russia agli interessi e strutture occidentali”. L’autore continua ritenendo “la decisione di allargare la zona di influsso occidentale verso Est, tramite una progressiva espansione dell’UE e della NATO” come il più grave ”errore strategico dell’Occidente sin dalla fine della guerra fredda”. Chiarissimo. Prima di lui era stato il ministro degli esteri di Cuba, il comunista Bruno Rodriguez che, proprio a seguito del golpe a Kiev in febbraio chiaramente eterodiretto, aveva dichiarato: ”La volontà di estendere la NATO sino alle frontiere della Federazione Russa costituisce una grave minaccia per la pace, la sicurezza e la stabilità internazionale”. Una constatazione ragionevolissima per chiunque non sia accecato da una visione neo-colonialista della geopolitica, ma che né la neutrale Svizzera né i liberi mezzi di informazione europei si erano degnati di sottoscrivere.
Una svolta politica sensazionale
Solitamente il giornale “Die Zeit” difende dei concetti e delle posizioni che sono rappresentati anche nell’establishment della politica tedesca. Nel conflitto dell’Ucrania il settimane aveva finora partecipato alla tendenza prevalente, cioè quella che giustificava il regime golpista di Kiev ad attaccare la Russia di Vladimir Putin e le forze definite come “separatisti pro-russi”. Se oggi invece questo giornale, i cui contenuti sono fortemente controllati, osa pubblicare un tale articolo che di fatto difende un riorientamento dei principi fondamentali della politica estera di Berlino (e di Bruxelles), siamo di fronte senza dubbio a qualcosa di sensazionale.
D’altronde non si tratta del tutto di una sorpresa, perlomeno per chi sappia analizzare le espressioni politico-ideologiche da un punto di vista materialista e dialettico: le forze dell’economia, le leggi dentro le quali si muovono i flussi di capitale, così come le leggi che determinano le relazioni tra gruppi capitalisti di diversa composizione nazionale, trovano forzatamente la loro espressione anche al livello delle sovrastrutture ideologiche. Importanti settori dell’industria tedesca, infatti, si sono nettamente opposti alle tendenze di seguire ciecamente il diktat di Obama, relativo alle sanzioni economiche contro la Russia. La Germania è oggi il Paese dell’area atlantica che si oppone in maniera più vigorosa all’egemonia statunitense. E il recente affare di spionaggio da parte del NSA americano (incluso lo spionaggio industriale) si rivolge non a caso in prima linea contro la Germania; arrivando addirittura a non risparmiare nemmeno la sfera privata della cancelleria democristiana Angela Merkel. Il che ha certamente aperto gli occhi all’uno o l’altro.
L’eco dell’articolo in Germania
Osserviamo ancora che la tendenza fortemente anti-russa dei media tedeschi, viene fortemente contestata dai lettori. Da mesi, i blogger si rivoltano in massa contro le direttive informative delle maggiori redazioni. La maggior parte dei commenti dei lettori sui siti dei vari giornali si pronunciano contro la politica occidentale. E anche qui troviamo un’eccezione: questa volta, infatti, i lettori concordano con l’articolo e lo lodano: “Grazie, un vero raggio di luce nell’oscurità!” scrivono vari blogger.
Il portale german-foreign-policy.com, che si è fatto un nome come critico della svolta imperialista e delle tendenze militariste della Germania riunificata, trova l’articolo uscito sul “Die Zeit“ notevole proprio perché nei principali veicoli di informazione tedeschi (e non solo) prevaleva finora una narrazione collettiva di matrice chiaramente anti-russa, individuando in Putin il nuovo nemico della civiltà occidentale. Il contributo di Chris Luenen invece deroga di maniera significante a questa linea che finora era seguita anche dalla redazione del “Die Zeit“.
La Neue Rheinische Zeitung (NRhZ, orientata al giornale omonimo fondato nel 1848 da Karl Marx) fa osservare che le idee espresse dall’articolo dell’esperto in geopolitica non sono isolate: se ne comincia a parlare, insomma, pure a Berlino e persino nei circoli tradizionalmente orientati verso l’atlantismo e alla lealtà verso il governo nordamericano.
La vita degli uomini ne determina la coscienza, non viceversa…
Non è la coscienza che determina la vita, ma la vita che determina la coscienza. E’ quanto asserivano i fondatori del socialismo scientifico Karl Marx e Friedrich Engels (nell’opera: “L’ideologia Tedesca“). Ciò che si vede adesso in Germania può sorprendere solo chi non è avvezzo all’analisi geo-politica su basi marxiste. Senza essere indovini, infatti, già da qualche mese in Svizzera qualcuno aveva previsto questa situazione. Stiamo parlando del Partito Comunista della Svizzera Italiana, che riunisce molti giovani esperti nello studio delle dinamiche economiche e nella cooperazione internazionale.
In un articolo del 15 aprile scorso, intitolato “Per la pace in Ucraina, no al neo-colonialismo!“, il Segretario politico di questa organizzazione, Massimiliano Ay, rivolgendosi esplicitamente contro la tendenza (accettata tristemente anche dal Partito Svizzero del Lavoro e da altre realtà di sinistra) di equiparere la Russia con le potenze imperialiste, spiegava: ”Se di conflitto inter-imperialista si vuole parlare, non è certamente la Russia a dover essere presa in analisi: la crisi ucraina con molta probabilità si è scatenata per la esplicita volontà degli USA di bloccare il rifornimento energetico russo all’Europa, inchiodando così in modo ancora più vincolante il Vecchio Continente al petrolio e al gas nordamericano: un passo necessario per evitare lo sviluppo dell’asse Berlino-Mosca-Pechino che potrebbe accerchiare Washington”. In pratica il confronto è fra l’imperialismo americano da un lato e i l’imperialismo tedesco (o comunque europeo) dall’altro. Una contraddizione che Russia e Cina, abilmente e senza sparare un colpo, stanno cercando di favorire così da indebolire le prassi guerrafondaie e neo-coloniali dei paesi occidentali contro i paesi emergenti e non allineati.
Durante una manifestazione di piazza per la pace in Ucraina a Bellinzona, lo scorso 31 maggio, Ay aveva tenuto un discorso nel quale, fra gli altri spunti di riflessione, indicava il fatto che “gli USA hanno un’economia molto indebolita, il dollaro presto non sarà più la moneta di scambio internazionale, i cinesi hanno appena salvato l’euro dal disastro e stanno ragionando sull’internazionalizazione della loro propria moneta. E ora la Russia ha fondato l’alleanza euroasiatica. Per l’economia americana sono tempi durissimi: Obama vuole impedire a tutti i costi che vi siano paesi europei che inizino a staccarsi dalla sfera di influenza di Washington per iniziare a cooperare strettamente con la Russia e le economia emergenti che girano intorno a Mosca e ai cosiddetti BRICS”. Il segretario del Partito Comunista aveva poi tuonato: “creare una guerra in Europa, far deteriorare le relazioni fra UE e Mosca è strategico per salvare l’economia americana a spese nostre!”. Ay aveva concluso spiegando come le sanzioni economiche contro la Russia stessero danneggiando solamente le industrie europee ed elvetiche: “lungi da me sostenere il capitalismo svizzero, ma il Consiglio Federale non riesce nemmeno più a difendere gli interessi nazionali della Confederazione e si rende schiavo degli Stati Uniti. E’ demenziale!”
Massimiliano Ay prendeva spunto dalle constatazioni che già in precedenza osservava l’economista marxista Gianfranco Bellini, autore de “La bolla del dollaro” (Edizioni Odradek), dirigente del Partito dei Comunisti Italiani (PdCI) e promotore della sezione Laika di Milano. Scomparso a fine 2012, Bellini era notoriamente molto legato ai comunisti della Svizzera Italiana (leggi), con cui condivideva le analisi sugli scenari geo-economici in atto.
Posizioni, quelle espresse da Ay, che non hanno però trovato eco sulla stampa svizzera allineata ai diktat atlantici, ma che oggi si sta rivelando vieppiù corretta. Come dicono i marxisti: l’analisi marxista aderisce a leggi scientifiche essenziali che un giorno o l’altro emergono in superficie e anche la borghesia sarà costretta a prenderne atto, come adesso è successo sul “Die Zeit“.
AC | solidarite-internationale-pcf.over-blog.net
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
27/06/2014
La notizia sembra assurda, ma è molto grave e sottolinea le crescenti tensioni ad Est: La Germania ha consegnato 120 dei suoi migliori carri al suo alleato polacco per contrastare l'avversario russo, in un contesto di crisi in Ucraina.
Carri armati tedeschi attraversano il confine polacco: anche se l'attraversamento avviene in treno, la notizia fa rabbrividire all'interno dell'opposizione ultra-nazionalista guidata da Kaszcynski.
Tuttavia, il governo polacco Tusk ha difeso strenuamente l'acquisizione: "In caso di conflitto, dovremo rivolgerci a Berlino," e Berlino ha risposto che avranno bisogno della Polonia "in caso di guerra nell'Europa orientale." Il "tono" è impostato, l'asse Berlino-Varsavia prepara il confronto con la Russia.
Un "regalo" tedesco per rafforzare il fronte orientale contro la Russia
In questa lotta comune, è la Polonia, ad essere in prima linea, in prossimità dell'enclave di Kaliningrad e della Bielorussia. Sarà necessario il meglio dell'industria bellica tedesca: il Leopard 2 consegnato in 120 esemplari.
Il contratto è stato firmato sei mesi fa, nel novembre 2013... Nello stesso periodo in cui l'allora presidente ucraino Yanukovich faceva marcia indietro e rifiutava di firmare l'accordo di associazione con l'Unione europea. Coincidenze inquietanti.
Da contratto, i carri sono stati venduti per circa 1 milione di euro l'uno, lontano dal prezzo stimato in 3 milioni di euro. Secondo il quotidiano polacco Politika, alcuni paesi sarebbero disposti a offrire molto di più, ma la Germania ha fatto una scelta geopolitica consapevole, anche a costo di perdere denaro nella transazione.
Già nel 2001 già, la Polonia aveva ricevuto in regalo 120 vecchi Leopard di prima generazione per la somma simbolica di 1 milione di euro.
Si conferma - con la consegna di questi carri costruiti nella RFT per combattere il nemico sovietico - il forte asse, volto a strutturare il fronte europeo della NATO, in caso di conflitto con la Russia.
Il Leopard 2 è considerato come uno dei migliori carri armati al mondo, il carro più esportato tra i modelli europei (in quasi 20 paesi). Gli equipaggi polacchi, che hanno conosciuto il T-72 sovietico, ora vantano la sua manovrabilità.
Godendo di uno scudo e di armi di ultima generazione, si dice che sia superiore ai modelli russi ereditati dall'era sovietica, T-72 o T-80.
Riarmo polacco per l'"alleato strategico" degli Stati Uniti
Per l'esercito polacco, questa acquisizione fa parte di un riarmo generale: a breve, la Polonia vuole sviluppare propri carri armati come ha fatto con il mezzo di trasporto blindato "Rosomak", originariamente un modello finlandese, già in uso in Afghanistan e Ciad.
La Polonia vuole sostituire il suo armamento di origine sovietica (T-72 e BMP), derivante dal Patto di Varsavia con materiali conformi agli standard della NATO.
Essa prevede inoltre di diversificare le proprie forze armate, compreso l'acquisto di sottomarini per contrastare la marina russa nel Baltico.
Allo stesso tempo, l'integrazione della Polonia nel sistema di difesa antimissile americano rivela chiaramente il ruolo di "alleato strategico " degli Stati Uniti, per citare Obama durante la sua visita a Varsavia nel giugno 2013, pilastro della NATO sul fronte orientale.
... e svolta militarista per la Germania presente su tutti i fronti
(Ucraina, Mali, Centrafrica)
Dalla parte tedesca, questa "vendita" è compresa nella svolta militarista evidenziata da un anno, se seguiamo il discorso del presidente Gauck e dei ministri degli Esteri Westerwelle e Steienmeier.
Discorsi tutti incentrati sulla necessità per la Germania di svolgere un ruolo più importante nel mondo, un ruolo di leader in Europa, e di intervenire sistematicamente nelle aree di conflitto.
Una nuova "Weltpolitik" (politica mondiale) basata sulla rimozione del tabù della ricostruzione della potenza militare e del nazionalismo tedesco.
Una politica che non è tardata a concretizzarsi. E' noto che le azioni dell'opposizione ucraina erano alimentate dalle ambasciate polacche in prima linea e tedesche, più defilate.
Oltre all'Ucraina, la Germania ha deciso lo scorso anno di partecipare, è una novità, a interventi in Africa. Truppe tedesche sono presenti al fianco di quelle francesi in Mali da un anno, in Centrafrica da qualche settimana.
Cento anni dopo lo scoppio della prima guerra mondiale, nel momento in cui il militarismo tedesco rinasce dalle proprie ceneri, occorre guardare indietro nella storia: la crisi del capitalismo, le rivalità imperialiste, la corsa agli armamenti, le crescenti tensioni, tutti elementi che hanno portano alla carneficina del popolo.
Il grido "Nie wieder Krieg", mai più guerra, risuona ancora in Francia, in Germania come sul Fronte orientale!
1 Juli 2014. Ansprache des russischen Präsidenten Wladimir Putin vor der Versammlung der Diplomaten und Botschafter des russischen Außenministeriums in Moskau. Ausschnitte.
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=WVQsoIcevLI
http://www.tribunodelpopolo.it/russia-putin-si-scaglia-contro-i-revisionisti-della-seconda-guerra-mondiale/
Russia. Putin si scaglia contro i revisionisti della Seconda Guerra Mondiale
“I consider the initiative to define a legal basis for countering a surge of nationalism and glorification of Nazi criminals timely,” Putin said at a meeting of the Presidential Council for Interethnic Relations.
The Russian president stressed that in some countries neo-Nazi organizations are reviving and gaining ground in politics. According to Putin, ethnic and religious intolerance and calls for violence are turning into slogans for groups striving for power.
On May 5, Putin signed a bill introducing a punishment of up to five years in jail for the rehabilitation of Nazism, denying facts established by the Nuremberg trials and dissemination of false information about the Soviet Union’s activities during World War II.
The measure also stipulates a fine of up to 300,000 rubles ($8,400) or up to a year of community service for desecrating symbols of Russian military glory.
A bill that equates symbols of organizations that cooperated with fascists, including Bandera insignia, to Nazi symbols is currently under consideration in Russia’s parliament.
Corrispondenza da Mosca di Giulietto Chiesa. L'Ucraina va verso la soluzione finale, i bombardamenti a tappeto fanno decine di vittime e distruggono le città. In occidente tutto tace. Il silenzio colpevole dei media occidentali è più pesante di tutte le censure. Mentre continua l'operazione di pulizia etnica di Kiev basata sul massacro della popolazione civile…
http://www.pandoratv.it/?p=1322
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=PCZAd0tqps8
Il punto di Giulietto Chiesa – 13 06 2014 – Il vero motivo del genocidio dei russi
http://www.pandoratv.it/?p=1199
http://www.pandoratv.it/?p=1245
VIDEO: http://rutube.ru/video/394d3a9f5e2a155741a7272a73d0b397/
GFP - 02.07.2014
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/58902
June 30, 2014 - Victor Shapinov of the Marxist organization Union Borotba (Struggle) analyzes the forces at work behind President Petro Poroshenko’s announcement officially ending the Kiev junta’s ceasefire with the Donetsk and Lugansk people’s republics of the Donbass region. The article originally appeared on the website ActualComment.ru and was translated by Workers World contributing editor Greg Butterfield
http://www.workers.org/articles/2014/07/03/ukraine-democracy-minority/
The following article is by Kai Ehlers, a German-based expert on the former Soviet Union. We publish it as a progressive contribution to the discussion on Ukraine and food for thought about the developments there. Translation by Workers World managing editor John Catalinotto.
http://balkans.courriers.info/article25084.html
By Peter Schwarz / WSWS, 4 July 2014
By Chris Marsden - 2 July 2014
RÉSEAU VOLTAIRE | 1ER JUILLET 2014
par Andrew Korybko - RÉSEAU VOLTAIRE | 14 JUIN 2014
di Andrew Korybko - RETE VOLTAIRE | 17 GIUGNO 2014
RÉSEAU VOLTAIRE | 11 JUIN 2014
RETE VOLTAIRE | 11 GIUGNO 2014
La guerra civile in Ucraina sempre più sanguinosa e dimenticata schiera in prima linea un reparto fedele a Kiev, che arruola volontari europei provenienti da Italia, Svezia, Finlandia, paesi Baltici e Francia…
http://www.pandoratv.it/?p=635
VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=iyOnb2wsEcY
Le sostanze chimiche nell'assassinio di Odessa
VIDEO: http://rutube.ru/video/baffa22512d4474c35de994ce863fb00/
prima parte
https://www.youtube.com/watch?v=0Uy6R...
http://vimeo.com/96070079
seconda parte
https://www.youtube.com/watch?v=X7BO0...
http://vimeo.com/98322875
Inglese
prima parte
https://www.youtube.com/watch?v=9yFqU...
seconda parte
https://www.youtube.com/watch?v=4mjUD...
Tedesco
prima parte
https://www.youtube.com/watch?v=cRyVI...
http://vimeo.com/96982788
Francese
prima parte
http://vimeo.com/99570936
Se ne parla da un pò e ora ne ha parlato anche Nicolai Lilin su L’Espresso. Stiamo parlando dei campi di concentramento “democratici” che il governo di Kiev vorrebbe utilizzare in Ucraina per rinchiudere i cittadini dell’Est identificati come “terroristi” (29/6/2014)
Alexander Donetsky | strategic-culture.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
15/06/2014
Gli ucraini hanno una data triste da commemorare il prossimo settembre 2014: la costruzione dei campi di concentramento di Terezin e Talerhof, realizzati per isolare il segmento filo-russo della popolazione residente nella Galizia austro-ungarica. Migliaia di rusin [1], persero la vita perché avevano simpatie per la Russia e volevano preservare la loro identità storica. Rifiutarono di chiamarsi ucraini come volevano le autorità austro-ungariche e così finirono internati.
Le condizioni erano orribili. I primi acquartieramenti di Talerhof furono costruiti nel 1915. I prigionieri non avevano riparo per la pioggia. Dormivano sotto il cielo aperto. La condizione per ottenere la libertà era l'abiura della nazionalità rutena. I guardiani erano galiziani che accettarono di chiamarsi ucraini. Furono loro a sterminare i ruteni. I loro crimini sono descritti nell'Almanacco di Talerhof pubblicato dal comitato dei detenuti nel 1920.
I nazionalisti ucraini servirono fedelmente i tedeschi durante i giorni di occupazione del paese. Odiavano tutto ciò che era russo. Erano disposti a servire come aguzzini e guardie in numerosi campi di concentramento. 700mila soldati dell'Armata Rossa furono fatti prigionieri quando le truppe sovietiche furono circondate vicino a Kiev. Molti di loro erano di etnia ucraina. C'erano due campi di concentramento vicino Brovary nei pressi di Kiev. I prigionieri venivano regolarmente fucilati vicino al villaggio di Bykovnya. Secondo gli abitanti locali, i carnefici erano hitleriani nonché poliziotti ucraini. Secondo le testimonianze, c'erano 1.200 poliziotti ucraini su 1.500 aguzzini a Babi Yar, e questo significa che soltanto 300 di loro erano tedeschi. Pochi ricordano che prima dell'eccidio di massa degli ebrei, i prigionieri di Babi Yar furono prevalentemente ucraini, fatti passare attraverso il "campo di filtraggio" di Syrets. Avevano combattuto i fascisti tedeschi insieme ai russi.
Nel febbraio del 2014 sono saliti al potere i successori e ammiratori dei nazisti, con il sostegno degli Stati Uniti e della Germania. Nel parlamento tedesco ha provocato una discussione l'intervento di Sahra Wagenknecht, economista e pubblicista, membro del Bundestag e membro del Comitato Nazionale del Partito della Die Linke. La deputata ha accusato Angela Merkel di ingannare le persone presentando gli avvenimenti in Ucraina in luce scorretta. Ha invocato pressioni su Poroshenko per farlo desistere dalla guerra contro il suo stesso popolo. Sahra Wagenknecht ha detto che quattro membri del gabinetto ucraino sono colpevoli di coltivare l'odio verso gli ebrei e i russi. Intendeva i membri del partito Svoboda guidati da Oleg Tyagnibok, chiamato Partito nazional-socialista fino al 2004. Una delle persone di cui stava parlando era Andriy Parubiy, il Segretario del Consiglio di Sicurezza Nazionale e Difesa dell'Ucraina nominato dopo il colpo di stato ucraino del 2014. La lista di solo quattro nomi non è sufficiente. Ci sono membri del gabinetto che nascondono le loro opinioni e altri che sono orgogliosi. Ad esempio, Sergei Kvit, Ministro dell'Istruzione, Presidente dell'Accademia Kyiv-Mohyla. E' lui che ha ordinato il divieto della lingua russa nelle istituzioni.
La Rada dell'Ucraina ha nominato il colonnello Michael Koval Ministro della Difesa. Al suo confronto gli altri impallidiscono nella professione di fedeltà agli ideali nazisti. Dopo l'elezione di Poroshenko, si recò al parlamento per presentare i piani del governo. Secondo lui, tutti i giovani delle repubbliche di Donetsk e Lugansk, comprese le donne, dovevano essere internati in «campi di filtraggio», per verificare l'eventuale collegamento ai terroristi, e poi spediti in diverse regioni d'Ucraina.
Così, nei piani per il futuro del governo ucraino c'è la creazione di campi di concentramento: i bei vecchi tempi della Germania fascista sono tornati! La popolazione del recalcitrante Donbass è di circa sei milioni e mezzo di persone. Molte di queste persone stanno per perdere le case ed essere internate nei campi. Dopodiché il governo dirà loro dove vivere in caso riescano a passare attraverso il processo di filtrazione e dimostrare che non avevano nulla a che fare con il movimento di resistenza antinazista. Coloro che si sono opposti alle uccisioni di massa della popolazione da parte delle forze regolari ucraine dovranno affrontare un processo: si può facilmente intuire che cosa significa.
L'Europa contemporanea non ha mai conosciuto nulla di simile: il trasferimento di massa di persone che vivono in alcune regioni. Gli Stati Uniti e i leader politici europei sosterranno le autorità ucraine qualsiasi azione compiano, in violazione della responsabilità ai sensi dell'articolo II (c) della Convenzione sulla prevenzione e la repressione del crimine di genocidio (CPPCG) approvata dall'Assemblea delle Nazioni Unite il 9 dicembre 1948, come Risoluzione 260 dell'Assemblea Generale?
Ndt
1. Ruteni, gli abitanti della "piccola Russia", ovvero i russi di frontiera. Soprattutto tra i secoli XVI e XVIII indicava per estensione tutti coloro che oggi vengono identificati come ucraini. Fonte wikipedia
Projet officiel de nettoyage ethnique en Ukraine
- [PHOTO: Source : Embassy of Ukraine in the United States, 15 juin 2014.]
- [PHOTO: Au moins un millier de prisonniers sont morts durant leur internement à Telerhof.]
- [PHOTO: Selon le gouvernement russe, plusieurs centaines de milliers d’Ukrainiens se sont réfugiés en Russie depuis le début de la crise. Ils y sont hébergés par leurs familles et leurs amis. Cependant, les autorités occidentales réfutent ce chiffre au motif qu’ils ne sont pas rassemblés dans des camps de réfugiés.]
Traduction
Gérard Jeannesson
Source
Oriental Review
[1] « Daily Press Briefing », State Department, 16 juin 2014.
[2] “Ukraine’s Land Agency give land to soldiers in the east for free”, Interfax Ukraine, 16 juin 2014.
[3] « Ukraine fires defense minister who lost Crimea to Russia », par Kathy Lally, The Washington Post, 25 mars 2014.
[4] « Le Livre blanc sur les violations des Droits de l’homme en Ukraine », Réseau Voltaire, 5 mai 2014.
[5] “Russia’s investigators pledge to prosecute those guilty in civilians’ deaths in Ukraine”, Itar-Tass, 30 mai 2014.
[6] « Kiev envoie des mercenaires étrangers pour écraser l’insurrection dans le Sud-Est », par Natalia Kovalenko, La Voix de la Russie, 6 juin 2014.
Sono almeno 164mila gli sfollati in seguito alla crisi in Ucraina orientale, secondo quanto ha reso noto il 27 giugno a Ginevra l'agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr).
Melissa Fleming, portavoce dell'Unhcr, si rivolge ai giornalisti: "Dall'inizio dell'anno circa 110.000 cittadini ucraini sono arrivati in Russia, e 750 hanno chiesto asilo in Polonia, Bielorussia, Repubblica Ceca e Romania”. Dei rifugiati in Russia, solo 9600 hanno chiesto asilo: "La maggior parte di queste persone sono alla ricerca di altre forme di soggiorno regolare, spesso ci viene detto a causa delle preoccupazioni circa complicazioni o rappresaglie in caso di ritorno in Ucraina". Gli arrivi degli ultimi giorni sono raggruppati principalmente a Rostov na Donu (12.900 persone, tra cui 5.000 bambini) e Bryansk (6.500 persone). A Rostov, le persone vengono alloggiate in edifici pubblici e in alcuni campi con tende. A Bryansk la maggior parte vivono presso parenti e amici. L'UNHCR ha visionato anche rapporti ancora non confermati di ulteriori recenti arrivi dall’est dell'Ucraina verso lo Crimea. "L'aumento nel numero di rifugiati della scorsa settimana coincide con un recente deterioramento della situazione nell’Ucraina orientale. Gli sfollati parlano del peggioramento della legalità e l'ordine, la paura di rapimenti, la violazione dei diritti umani e l'interruzione dei servizi statali".
Tutto l’articolo (in inglese):
Sharp rise in Ukrainian displacement, with more than 50,000 internally displaced
News Stories, 27 June 2014
Gli ucraini non ricevono niente di quanto avevano sperato (Evghenij Tsarkov)
La firma c'è. A margine del vertice dei 28 l'Unione Europea ha siglato gli accordi di associazione con l'Ucraina, la Georgia e la Moldova. Durante il vertice, in corso a Bruxelles, i capi di Stato e di governo dovrebbero valutare l'ipotesi di intensificare le sanzioni alla Russia in relazione alla situazione in Ucraina.
Kiev firma la parte economica del trattato
In particolare con Kiev è stato messo nero su bianco il lato economico del trattato, dopo che il lato politico era stato siglato a marzo. "E' un giorno storico per il mio Paese - ha dichiarato il presidente Petro Poroshenko - il più importante dall'indipendenza". A novembre il rinvio della firma degli accordi aveva aperto la crisi politica ucraina con la rivolta di Maidan che ha portato alla destituzione del presidente filorusso Yanukovich.
Van Rompuy e Barroso: giornata storica, rassicurazioni a Mosca
"E' un grande giorno per l'Europa - ha commentato il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, parlando davanti ai leader delle tre ex repubbliche sovietiche a Bruxelles - l'Unione sta al vostro fianco, oggi più che mai". Parole alle quali va Rompuy ha fatto seguire una rassicurazione a Mosca, che non ha mai celato la sua contrarietà a questi accordi: "Niente, nell'accordo - ha detto - è suscettibile di colpire la Russia. Parole, quelle di Van Rompuy, cui ha fatto eco il presidente della Commissione europea Jose Manuel Barroso, secondo il quale l'accordo "è positivo e non è contro nessuno".
Il monito di Mosca: ci saranno serie conseguenze
L'Accordo di Libero Scambio e di Cooperazione Politica, come è noto, trova la ferma opposizione di Mosca che per bocca del portavoce di Putin avverte che "verranno presi i provvedimenti del caso" qualora l'accordo avesse effetti negativi sull'economia russa. E ancora: il viceministro degli Esteri Grigory Karasin fa sapere che ci saranno "serie conseguenze". Karasin ha riconosciuto peraltro come la sottoscrizione dell'accordo rientri in un "diritto sovrano spettante a ogni Stato" e ha evocato la necessita' di evitare "incomprensioni e sospetti in futuro".
Ucraina: scaduta la tregua, 4 morti
E' ufficialmente terminata alle 10 del mattino di Kiev (le 9 in Italia) la tregua annunciata venerdì scorso dal presidente ucraino Petro Poroshenko e confermata lunedì da uno dei leader separatisti. La fine del cessate il fuoco, che non aveva spento del tutto i combattimenti, ha subito portato nuove vittime. E' quello che sostiene Dmitro Timchuk, direttore di Resistenza Ucraina: sarebbero morti quattro soldati ucraini in uno scontro in un posto di blocco vicino a Kramatorsk, nell'Ucraina orientale. I militari di Kiev - sostiene - hanno distrutto un carro armato dei miliziani mentre i separatisti hanno fatto saltare in aria quattro blindati governativi.
Ieri bilaterale Poroshenko-Renzi
Nel bilaterale di ieri sera Poroshenko ha discusso con Matteo Renzi "i prossimi passi del piano di pace del presidente ucraino" per l'Ucraina dell'est "ed espresso la speranza di una rapida fine delle violenze e del ritorno della situazione alla stabilità, così come previsto dal piano".
Victor Shapinov | borotba.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
27/06/2014
Poroshenko ha firmato la parte economica dell'Accordo d'Associazione con l'Unione Europea. Cercherò molto brevemente di descrivere le implicazioni che esso ha per l'economia ucraina.
L'integrazione economica con l'UE è probabile che si verifichi in condizioni di crescente crisi economica mondiale, mentre i paesi ricchi e potenti della UE cercano di salvare le loro economie a scapito della "periferia interna" composta da paesi come Grecia, Portogallo e Spagna.
L'Unione Europea ha realizzato un sistema di "salari da crisi" diseguali tra i principali paesi dell'UE e la "periferia" intra-Europea - Grecia, Italia, Spagna, Portogallo, Irlanda, Europa dell'Est. E' chiaro che in questa gerarchia, l'Ucraina avrà un posto "al di sotto del piano più basso", cioè, nella "periferia esterna" dell'UE.
Premesso ciò, "l'integrazione economica europea" porterà:
La caduta della produzione o la completa distruzione della produzione non solo del settore minerario (soprattutto minerale) e probabilmente dell'industria siderurgica. La produzione ucraina di velivoli, automobili e industrie chimiche non può competere con i produttori europei, che ricevono maggiore credito e sostegno governativo. Inoltre, i produttori ucraini saranno costretti a comprare petrolio, gas ed elettricità a prezzi europei, cosa che ridurrà ulteriormente la competitività delle imprese ucraine e porterà alla loro chiusura.
L'agricoltura ucraina, che è impiega alti livelli di tecnologia e richiede un alto grado di trasformazione, non può sostenere la concorrenza con i produttori europei, la cui competitività è supportata da enormi sussidi, senza regolamentazione tariffaria e meccanismi flessibili.
L'introduzione degli standard europei di produzione (che mirano alla tutela protezionistica dei produttori UE) porterà alla chiusura delle imprese che non sono in grado di rispettare queste norme. In particolare, questo vale per il settore altamente redditizio dell'energia n
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Indipendenza di Puerto Rico, nuova richiesta nell’ONU agli Stati Uniti
Gli indipendentisti portoricani sottolineano il sostegno nell’ONU alla loro causa
da Cubadebate
L’iniziativa presentata da Cuba, con l’appoggio di Venezuela, Nicaragua, Ecuador e Bolivia, chiede a Washington di assumere la sua responsabilità e permettere che il paese portoricano eserciti quelle prerogative, in sintonia col proclama lanciato nel 1960 dall’Assemblea Generale dell’ONU di mettere fine al colonialismo nel pianeta. Inoltre, ratifica il carattere latinoamericano e caraibico di Puerto Rico, questione che la co-presidente del Movimento Indipendentista Nazionale Hostosiano (MINH), Wilma Reverón Collazo, ha detto che neutralizza il discorso nordamericano di qualificare il tema come un tema interno. Il testo riflette anche il rispetto del rifiuto della maggioranza dei portoricani del loro attuale status di subordinazione politica, che impedisce di prendere decisioni sovrane per soddisfare le loro necessità e sfide, compresi i gravi problemi economici e sociali dell’isola. La risoluzione approvata dal Comitato raccoglie il dibattito esistente tra le diverse forze politiche e sociali portoricane per la ricerca di un procedimento che permetta loro di iniziare il processo di decolonizzazione. Un altro punto forte è la dichiarazione adottata lo scorso gennaio dalla Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici (Celac), che nel suo secondo vertice, tenutosi a La Habana, ha difeso il carattere regionale di Puerto Rico e ha insistito che il suo caso è di interesse per il blocco di 33 paesi. Nella sessione del Comitato di Decolonizzazione delle Nazioni Unite sono intervenuti Cuba, Bolivia, Nicaragua, Ecuador, Venezuela e Siria per esprimere il loro appoggio alla causa dell’autodeterminazione e dell’indipendenza portoricani. L’ambasciatore alterno cubano presso le Nazioni Unite, Oscar León, ha ringraziato per l’appoggio all’iniziativa. “Stiamo compiaciuti, inoltre, perché la risoluzione è stata adottata un’altra volta per consenso con l’appoggio di tutti i membri del Comitato”, ha affermato. Secondo il diplomatico, gli interventi realizzati durante il forum per stati e blocchi come la Celac ed il Movimento di Paese Non Allineati costituiscono prova certa dell’appoggio alla causa del popolo portoricano.