Informazione


Cronache della pulizia etnica antirussa in Europa

0) NEWS - LINKS
1) Documento rivela: in Ucraina presto lager ed esecuzioni di massa (Franco Fracassi)
2) Occupate Slaviansk e Kramatorsk, Kiev bombarda e assedia Lugansk e Donetsk (M. Santopadre, 7 Luglio 2014)
3) Mogherini a Kiev: Poroshenko fa subito sparare contro pullman di profughi, nessun sopravvissuto (VoR, 7-8 Luglio 2014)
4) Ancora sul memorandum della RAND Corporation per la pulizia etnica dell'Ucraina (Igor Glushov)


=== 0: NEWS - LINKS ===

10-11.07.2014 Situazione in Ucraina. Crisi Ucraina

Donetsk: I combattenti della Battaglia dell'Aeroporto / Донецк 10 июля / Обстановка на блокпостах ополчения ДНР - Эксклюзивные кадры / 10.07.2014

09-10.07.2014 Situazione in Ucraina. Crisi Ucraina

09 07 2014 Situazione in Ucraina. Guerra in Ucraina

La marcia dei rifugiati. Mezzo milione in fuga dall’Ucraina (9/7/2014)

Il Punto di Giulietto Chiesa - 8 luglio 2014 - In attesa di una nuova Norimberga

Bombings Force Sloviansk Residents to Flee: Russian Roulette (Dispatch 49)

US-backed regime retakes Slavyansk, threatens bloodbath in eastern Ukraine
By Alex Lantier / WSWS, 7 July 2014

03-04 07 2014 Situazione in Ucraina. Guerra in Ucraina

Ucraina: bombardamenti a tappeto e armi chimiche
Marco Santopadre, 3 Luglio 2014

PTV News Speciale - La tragedia di Kramatorsk
2/lug/2014 - Ci giunge da Kramatorsk in Ucraina orientale, la testimonianza di Christian Malaparte e Patrick Lancaster, due coraggiosi giornalisti che da giorni vivono sotto le bombe delle milizie di Kiev. Raccontano in diretta il dramma che si svolge in queste ore, un massacro passato ancora una volta sotto silenzio dai media occidentali.

Ucraina: inviato britannico nel Donbass smentisce le menzogne dei media
28/06/2014 - Il giornalista britannico Mark Franchetti interviene a Shuster Live, il più importante talk show della televisione Ucraina. E getta lo sconcerto in studio con le sue risposte che mettono in grande imbarazzo l’intervistatore, chiaramente schierato pro-Kiev. Franchetti autore di un reportage dall’Ucraina orientale, descrive i filo-russi come “persone normali, assolutamente convinte di difendere le loro case dai fascisti” e smentisce i suoi interlocutori sulla presenza di infiltrati russi: “posso solo parlare di quello che ho visto con i miei occhi”, afferma via Skype, lasciando ancora più sconcertati i suoi interlocutori…


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Documento rivela: in Ucraina presto lager ed esecuzioni di massa

7 luglio 2014

È stato redatto dalla Rand Corporation, il centro studi che consiglia la Cia, il Pentagono e la Casa Bianca. Verrà accusato di terrorismo perfino chi presenta lividi o graffi. Pronti campi speciali anche per i vecchi e i bambini.

 
di Franco Fracassi
 

«I soldati avranno anche il compito di internare in campi di concentramento gli adulti maschi. Chiunque opponesse resistenza andrà giustiziato sul posto». In Ucraina si prepara un’estate di sangue. Il governo di Kiev sta preparando un’offensiva che dovrà avere come «unica soluzione la rapida sconfitta dei ribelli e dei terroristi». Il piano d’attacco è pronto. È stato preparato dagli specialisti del centro studi di Pittsburg Rand Corporation. Gli stessi che hanno pianificato le rivolte anti Mubarak in Egitto, anti Gheddafi in Libia e anti Assad in Siria. Due pagine che qualcuno ha deciso di rendere pubbliche. La Rand si è affrettata a smentire. Ma il documento porta la firma del centro studi, la fonte che lo ha rivelato autorevole (seppur segreta), il linguaggio del testo compatibile con i piani precedentemente elaborati dalla Rand.

 

La Rand Corporation è uno dei più importanti centri studi statunitensi. Elabora le politiche sul futuro per Dipartimento di Stato ma soprattutto per il Pentagono e per la Casa Bianca. La Rand è una delle menti del capitalismo globale, del mercato unico, della democrazia del consumo.

  

Popoff ha deciso di pubblicare la versione integrale del documento. Eccola.

 

“I vantaggi di una massiccia operazione Militare”

 

Nel caso in cui il negoziato con i separatisti dell’Est dovesse fallire, l’unica soluzione praticabile sarà quella della rapida sconfitta dei ribelli e dei terroristi. Bisogna ridurre al massimo i danni dei costi dell’operazione e nei confronti dell’opinione pubblica.

 

Ecco i vantaggi da un attacco su vasta scala contro il Donbass:

 

La decimazione degli attivisti dei movimenti politici russofoni e il caos tra i votanti pro-Russia.

Nel caso la vittoria non sia rapida, la distruzione durante i combattimenti di una quantità significativa della produzione di carbone delle regioni dell’Est, in modo da fiaccarne la resistenza.

La distruzione dell’apparato industriale del Donbass vorrebbe dire ridurre di molto il consumo di gas e ridurre, di conseguenza, le importazioni di gas dalla Russia.

La riduzione del peso politico dell’oligarca locale Rinat Akhmetov.

Le difficoltà economiche del popolo ucraino potrebbero essere facilmente spiegate con i danni dovuti alla guerra in corso, che il governo di Kiev non ha potuto evitare, vista l’intransigenza dei terroristi.

 


 

Le fasi dell’operazione militare

 

Fase 1: Totale isolamento delle regioni ribelli

 

Considerando che i residenti delle regioni di Donetsk e di Lugansk hanno avuto sufficiente tempo per abbandonare l’area, nel caso fossero rimasti vuol dire che sono apertamente ostili. Tutti i cittadini rimasti verranno considerati ostili e sostenitori dei terroristi.

 

La legge marziale verrà introdotta. Le autorità locali esautorate dal loro potere. La Costituzione sospesa. Verrà imposta direttamente l’autorità presidenziale.

 

L’area verrà totalmente isolata dal resto del mondo. Nulla dovrà entrare né uscire: né persone né cose. Attenzione speciale verrà messa sulle zone confinanti con la Russia. Le trasmissioni televisive, la connessione internet, le comunicazioni telefoniche e via cellulare dovranno essere interrotte. Verrà imposto il coprifuoco dalle dieci di sera alle sei di mattina. I giornalisti dei media internazionali dovranno essere sottoposti a una procedura speciale.

 

Fase 2: Assorbire

 

Graduale inasprimento dell’accerchiamento dei ribelli. Le offensive di terra dovranno essere precedute da attacchi aerei contro le infrastrutture nemiche, le batterie di artiglieria e di mortaio, e le truppe nemiche. In alcuni casi, per contenere le vittime tra le nostre truppe, non dovranno essere utilizzate armi non convenzionali.

 

Gli insediamenti nemici dovranno essere liberati uno a uno, impiegando prima i blindati e poi la fanteria, che avrà l’obiettivo di uccidere chiunque possegga un’arma. I soldati avranno anche il compito di internare in campi di concentramento gli adulti maschi. Chiunque opponesse resistenza andrà giustiziato sul posto. I bambini sotto i tredici anni e gli anziani oltre i sessanta dovranno essere spostati in strutture appositamente attrezzate in zone lontane dalle operazioni anti terrorismo in corso.

 

I campi di concentramento dovranno essere costruiti vicino alle città ripulite. Le guardie dei campi dovranno essere ideologicamente pulite. Andranno cercate su chiunque tracce dei combattimenti, sul corpo e sui vestiti: ferite, lividi, graffi, tracce di polvere da sparo o di olio per armi. Se verrà trovato qualcosa la persona in questione dovrà essere processata con le accuse di separatismo e di terrorismo. Dopo due mesi di internamento, agli individui restanti verrà dato il permesso di rientrare nelle proprie abitazioni, poste nel frattempo sotto sorveglianza dei servizi di sicurezza.

 

Fase 3: Ritorno alla normalità

 

Specialisti delle forze armate dovranno essere utilizzati per riportare l’acqua, i riscaldamenti, l’energia elettrica e le comunicazioni.

 

I confini dovranno risultare blindati, per impedire provocazioni da parte della Russia e per prepararsi a un massiccio rientro dei rifugiati. A coloro che hanno consegnato le armi verrà concesso di poter tornare a casa. Tuttavia, gli uomini tra i diciotto e i sessant’anni verranno sottoposti a controllo in campi di concentramento, per verificare loro eventuali legami con i separatisti e i terroristi. Le proprietà dei condannati nelle regioni di Lugansk e di Donetsk verranno nazionalizzate, e successivamente concesse ai militari che si sono distinti nella campagna anti terrorismo.

 

Attenzione particolare dovrà essere posta sull’informazione. Ciò comporterà il completo isolamento dell’area delle operazioni dai media internazionali. Le storie di eroismo e coraggio da parte delle forze armate ucraine, della Guardia nazionale e di altre unità militari, storie di salvataggio di civili dai terroristi e dalle bande criminali dovranno essere diffuse il più possibile.

 

Nota: Se la campagna anti terrorismo non terminerà entro il primo settembre 2014, la legge marziale dovrà essere prolungata fino al primo gennaio 2015.



[LE FOTOGRAFIE DEL DOCUMENTO: 


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Occupate Slaviansk e Kramatorsk, Kiev bombarda e assedia Lugansk e Donetsk

Marco Santopadre, 7 Luglio 2014

E’ più massiccia di quanto sembrasse l’entità dell’avanzata delle truppe golpiste nei territori dell’Ucraina dell’est dove gli insorti hanno preso le armi contro il golpe nazionalista che a febbraio ha imposto a Kiev un regime filoccidentale dominato dagli oligarchi e da forze di estrema destra.

Oltre all’importante roccaforte di Slaviansk, nelle ultime 48 ore l’esercito di Kiev e le milizie neonaziste inquadrate nella Guardia Nazionale si sono impossessati anche di Kramatorsk, Druzhkovka e Konstantinovka dove ora gli occupanti sono impegnati in rastrellamenti diretti a bonificare il territorio da quei pochi miliziani delle autodifese rimasti dopo la decisione da parte delle Repubbliche Popolari di ripiegare su altre località meglio difendibili. 

Oleg Tsarev, presidente del parlamento dell'unione delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, ha denunciato che in realtà le autorità di Kiev stanno arrestando, a Slavjansk, tutti gli uomini dai 25 ai 35 anni, che siano miliziano o meno.
Il presidente ucraino, l’oligarca Poroshenko, ha cantato vittoria dopo la presa di Slaviansk e Kramatorsk. “Non è una vittoria totale ma liberare Slaviansk da una banda di mostri fortemente armati ha una grande importanza simbolica. E’ un punto di inflessione nella lotta contro i ribelli e per l’integrità territoriale dell’Ucraina” ha detto il capo di stato eletto a fine maggio, che ha ordinato alle truppe di Kiev di continuare l’offensiva ora che gli insorti sono in evidente difficoltà.

Le milizie di autodifesa hanno informato di un fitto scambio di colpi di mortaio durante la notte scorsa nei pressi dell’aeroporto di Lugansk, controllato da qualche giorno dall’esercito governativo e duri combattimenti sarebbero in corso anche a Mettalist, Krasni Yar e nel posto di frontiera di Izvarino, finora sottto il controllo delle milizie della Repubblica Popolare di Lugansk, che ha anche vantato l’uccisione di 130 soldati di Kiev. "L’esercito ucraino ha tentato di attaccare la città da tre fronti diversi (...). Tutti gli attacchi sono stati respinti” ha informato l’ufficio stampa degli insorti secondo i quali le milizie di autodifesa avrebbero anche distrutto un caccia Ilyushin-76, sette veicoli blindati per il trasporto truppe, quattro tra obici e mortai, un sistema di difesa antiaereo. Le truppe ucraine, tra cui il battaglione Azov composto dagli uomini di Pravyi Sektor e di Svoboda (formazioni apertamente neonaziste), avrebbero subito pesanti perdite durante il tentativo di prendere la cima Kurgan-Moghila, uno dei punti più alti della regione di Donetsk, molto utile per controllare la strada da Donetsk alla regione di Lugansk.
I militari di Kiev avrebbero invece ucciso un abitante di Lugansk e feriti altri 13. 
Ma il bilancio degli attacchi aerei dell’aviazione militare di Kiev è destinato a crescere, visto che il governo ha intensificato i bombardamenti nella grande città della regione mineraria e industriale del paese, concentrando gli attacchi soprattutto nei quartieri di Alexandrovka y Kamennobrodski. Più tardi i proiettili e le bombe – anche alcuni missili Grad - sono caduti su una stazione degli autobus, uccidendo un’altra persona e ferendone altre 32. Secondo i testimoni l’attacco era deliberato e l’obiettivo era distruggere una centrale elettrica vicina alla stazione degli autobus.
Sono settimane dure quelle che si annunciano nelle due grandi città di Lugansk e Donetsk, assediate ormai da vicino dalle truppe governative e prese di mira da bombardamenti sempre più violenti, nonostante le rassicurazioni del segretario generale del Consiglio di Sicurezza Nazionale e di Difesa ucraino, Andréi Lisenko.

 

Metà della popolazione dei due capoluoghi è già fuggita ma sono ancora molte centinaia di migliaia le persone coinvolte dalle operazioni militari indiscriminate delle truppe agli ordini della giunta golpista. Nelle ultime ore i combattimenti sono esplosi di nuovo a Górlovka e Yenákievo, città a circa 30 chilometri a nord di Donetsk, dove si sono asserragliate le milizie che sabato mattina hanno abbandonato larea di Slaviansk. Secondo il comandante delle milizie Igor Strelkov circa l80% dei combattenti e il 90% dei veicoli e dei mezzi blindati sarebbe riuscito a rompere laccerchiamento ucraino a Slaviansk e Kramatorsk e a ripiegare su Donetsk, grazie soprattutto ad una azione diversiva di un gruppo di volontari che però, ha riconosciuto Strelkov, sono stati uccisi quasi tutti. Nel tentativo di rifornirsi di armi le autodifese hanno attaccato la sede delle unità delite del Servizio Penitenziario dello Stato a Donetsk. Spavantato dalla prospettiva che i combattimenti devastino i quartieri centrali della grande città, il governatore di Donetsk designato dai golpisti, Sergej Taruta, ha chiesto allesecutivo di negoziare con gli insorti e di non spargere il sangue dei civili innocenti. Ma lo stesso Andréi Lisenko si è incaricato di informare che per ordine espresso delloligarca Poroshenko lesercito non cesserà gli attacchi fino a quando gli insorti non consegneranno le armi e libereranno i prigionieri nelle loro mani. Da parte sua il vice segretario del Consiglio di Sicurezza e Difesa Nazionale (Nsdc) ucraino, Mikhail Koval, ha annunciato l'intenzione di assediare con l'esercito ucraino Lugansk e Donetsk. "I due centri regionali saranno bloccati completamente e saranno applicate misure adeguate che porteranno i separatisti a deporre le armi", ha detto Koval. 

(Nel video [ http://www.youtube.com/watch?v=75dlup0WXGY , girato a maggio 2014] la popolazione di Kramatorsk accoglie i soldati ucraini al grido di 'Andate via, fascisti')


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Ucraina: Mogherini a Kiev, serve cessate il fuoco bilaterale

KIEV, 7 luglio 2014 - 21:46 << … Il ministro Mogherini ha incontrato anche la leader del partito Patria, Yulia Timoshenko: "Abbiamo una data in comune da ricordare: io sono diventata ministro il giorno in cui lei è stata liberata dal carcere", ha detto, spiegando di aver  "scelto Kiev come prima visita del semestre di presidenza italiana della Ue perché c'è bisogno di sostenere la strada europea e delle riforme che l'Ucraina ha intrapreso. La firma dell'accordo di associazione per Kiev è da una parte un punto di arrivo e dall'altra un inizio…" >>  

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Redazione Online - 7 luglio 2014, 22:38

Nella regione di Lugansk aperto il fuoco contro pullman di profughi: nessun sopravvissuto

Nella regione di Lugansk vicino alla città di Krasnodon sconosciuti hanno aperto il fuoco con armi automatiche contro un pullman di rifugiati diretti in Russia. Secondo i dati preliminari, nessuna delle persone che si trovavano a bordo è sopravvissuto.

A seguito di un attacco di mortaio alla periferia di Lugansk, presso l'hotel "Inizial", è esplosa una mina vicino una macchina che sopraggiungeva. L'auto ha preso fuoco. L'autista ferito è stato ricoverato in ospedale. Nelle case vicine le finestre sono andate in frantumi.

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Fonte: pagina FB "Con l'Ucraina antifascista", 8/7/2014
https://www.facebook.com/ucrainaantifascista

Le onorevoli parole di Poroshenko...

8 luglio, ore 10.55. Riferendosi all'incontro di ieri tra Poroshenko e il sindaco di Donetsk Lukjachenko, presenti anche il deputato Kolesnikov e il premier Yatseniuk, la testata internet filogovernativa “Novosti Donbassa”, riporta la promessa di Poroshenko di non permettere bombardamenti aerei e l’uso di artiglieria pesante su Donetsk, "dove non saranno adottati gli stessi metodi di Slovjansk, Kramatorsk e Lugansk".

Alle ore 14.20, la stessa testata informa di un attacco aereo su Donetsk per colpire la centrale sede della Rep. Popolare, all'interno della quale, secondo la stampa locale, si trovavano 300 persone.

http://novosti.dn.ua/details/229293/

http://novosti.dn.ua/details/229317/


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Da: Игорь Глушков <igorglushkov@…>
Oggetto: Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli
Data: 06 luglio 2014 19:55:48 CEST

E' il mio grido pesonale a chi ha ancora un cuore, un'anima, una coscienza. 
 
http://rutube.ru/video/c77cac7dd4648a57e30d7bac107514f4/
 
(…)

AGGHIACCIANTE! ECCO GLI ESPORTATORI GLOBALI DI DEMOCRAZIA!

Un memo trapelato e attribuito alla RAND Corporation suggerisce che il Governo ucraino dovrebbe impegnarsi in una guerra a tutto campo nelle regioni dell'est, tra cui la chiusura di tutte le comunicazioni, mettendo i cittadini in campi di internamento e uccidendo tutti coloro che resistono tali azioni.

Nella scioccante lettera, che è trapelata ai media online, il memorandum offre una brutale guida passo passo su come trattare la popolazione in Ucraina orientale. L'autenticità del documento che porta il logo della RAND Corporation, tuttavia, non è ancora stata verificata.

La RAND Corporation è una organizzazione non-profit globale che offre ricerca e analisi alle forze armate degli Stati Uniti.

'I vantaggi di una massiccia operazione Militare'
Nella prima riga della nota viene rilevato che il piano di pace delineato dal nuovo presidente Poroshenko rischia di fallire. Tuttavia, chiarisce che gli svantaggi politici e materiali dell'operazione saranno "superati" dai guadagni.

L'agghiacciante lettera elenca poi i vantaggi che avrebbe un attacco militare su larga scala contro le due regioni dell'Ucraina orientale separatiste.

Il movimento politico filo-russo, sostiene il consiglio, verrebbe decimato e gli elettori pro-russi ne uscirebbero disorganizzati.

Invece di sostenere le forniture di carbone della regione come fonte di occupazione futura, dice che la decimazione dell'industria carbonifera nei combattimenti significherebbe la sua rapida chiusura, alleviando così l'Ucraina dagli onerosi costi di sovvenzione.

Lo spegnimento delle industrie del Donbass significherebbe anche una riduzione dei consumi del gas russo e la distruzione dell'oligarca locale Rinat Akhmetov e del suo peso politico ed economico.

Fase 1: Sospendere la Costituzione, imporre la legge marziale
Il memorandum scioccante elenca poi una campagna militare a tre fasi per garantire la vittoria. Fase uno, chiamata il "totale isolamento delle regioni ribelli", presumendo che tutti i civili che sono rimasti sono "complici o sostenitori dei disordini"

Si propone che la legge marziale dovrebbe essere imposta nell'area seguendo un rigido coprifuoco dalle 20:00 alle 06:00, mentre tutti gli enti locali dovrebbero avere cessate le loro competenze e la Costituzione nella zona dovrebbe essere sospesa.

Le regioni devono poi essere circondate dalle truppe con particolare attenzione alle aree che confinano con la Russia.

Per quanto riguarda i mezzi di comunicazione raccomanda che tutti i servizi di radiodiffusione, telefonici e di comunicazioni mobili e dei servizi internet della regione dovrebbero essere chiusi e che i media internazionali dovrebbero essere "oggetto di una procedura speciale."

Fase 2: Campi di internamento per gli adulti di sesso maschile, quelli che si oppongono devono essere uccisi sul posto.
Poi inizia la seconda fase dell'operazione, denominata "mop-up", che prevede un graduale inasprimento del cerchio di truppe intorno alla regione, seguita da attacchi aerei e di artiglieria e attacchi di mortaio contro le strutture strategiche "del nemico".

Senza alcun riguardo apparente per la vita umana, gli autori RAND consigliano quindi che l'uso di armi non convenzionali non deve essere escluso "al fine di garantire minori vittime tra il nostro personale".

Gli autori, che apparentemente hanno poca o nessuna conoscenza della situazione nella parte orientale dell'Ucraina, poi dicono che gli insediamenti devono essere liberati uno ad uno utilizzando prima i blindati e poi la fanteria che dovrebbe sparare per uccidere chiunque abbia armi.

In quello che sembra essere un consiglio per una vera e propria pulizia etnica, tutti maschi adulti devono essere deportati in campi di internamento, mentre chi tenta di resistere deve essere giutiziato; i bambini sotto i 13 anni e le persone di età superiore ai 60 dovrebbero essere spostati in strutture appositamente attrezzate in altre zone.

In un pezzo bizzarro, un consiglio che appare nella migliore delle ipotesi irrealistico e nella peggiore da squilibrati, la RAND dice poi che chiunque abbia lividi, graffi, tracce di polvere da sparo o di olio per armi sui propri vestiti dovrebbe essere processato in tribunale per separatismo e terrorismo. Tutti i residenti fortunati che non rientrano in queste categorie possono avere il permesso di tornare a casa dopo un periodo di due mesi "di internamento", e dovrebbero poi essere schiaffeggiati sotto sorveglianza dai servizi di sicurezza.

Fase 3: Le proprietà dei condannati e degli sfollati devono essere nazionalizzate
Terza fase, che è ridicolmente chiamata 'Back to Normal', dice che a tutti i rifugiati "dalla zona di guerra" si dovrebbe quindi dare il permesso di tornare a casa. Questo presumerebbe in primo luogo che abbiano una casa dove tornare e in secondo luogo che abbiano voglia di tornare a casa in una regione ormai così divisa tra l'etnia ucraina e russa.

Tuttavia gli uomini di età compresa tra 18-60 saranno "controllati" in campi di internamento, mentre la proprietà dei condannati e dei residenti sfollati delle regioni di Donetsk e Lugansk devono essere nazionalizzate.

Il memorandum conclude che la zona dell'operazione punitiva deve essere dichiarata "off limits" per i media stranieri.
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IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON CHIEDE LO STOP AI BOMBARDAMENTI

Il presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, di fronte al superamento del numero di 100 vittime a seguito del tiro-a-segno israeliano sulla città di Gaza, NON ha chiesto l'immediata cessazione dei bombardamenti.

Maggiori info: M.O.: Napolitano, invasione Gaza escalation con conseguenze imprevedibili (agenzia ASCA, 12/7/2014)





Sarajevo 100 anni dopo ovvero l'Europa 100 anni indietro

1) NEWS: Bosnia: i serbi boicottano le celebrazioni per Sarajevo 1914
2) I falsari di Sarajevo (Goran Marković)
3) Sarajevo 100 anni dopo: chi fu e cosa rappresenta oggi Gavrilo Princip (Carlo Perigli)


Isto procitaj/pogledaj: ФИЛМ О ВИДОВДАНУ НА ШПАНСКОМ ЈЕЗИКУ

A lire aussi: SARAJEVO, 28 JUIN : LE CENTENAIRE DE 1914, FIASCO EUROPÉEN, FIASCO FRANÇAIS
Courrier des Balkans, 30 juin 2014 - Le centenaire de l’attentat de Sarajevo aurait pu être l’occasion de lancer un message politique fort. Mais aucun dirigeant européen de premier plan n’a fait le voyage, et les cérémonies se sont limitées à un concert de musique classique et à un mauvais son et lumières... Ce vide illustre une évidence tragique : l’Union européenne n’a rien à dire et rien à proposer à la Bosnie-Herzégovine…


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Bosnia: i serbi boicottano le celebrazioni per Sarajevo 1914

Redazione Contropiano, 30 Giugno 2014

I serbi hanno boicottato in massa le cerimonie ufficiali per i cento anni dall'attentato a Sarajevo, il 28 giugno 1914, che nella pubblicistica storica viene considerato - a torto - l'elemento scatenante dell'inizio della Grande Guerra, e, in cambio, hanno reso omaggio all'eroe Gavrilo Princip, il nazionalista che in quel giorno uccise l'Arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono asburgico, e la consorte Sofia.
I leader serbi-bosniaci e di Serbia hanno deciso di rendere omaggio a Princip, un serbo di Bosnia, a Visegrad, città della Bosnia orientale che ospita il celebre ponte costruito dagli ottomani sul fiume Drina (che dà il titolo al romanzo "Il ponte sulla Drina", del premio Nobel della Letteratura yugoslavo Ivo Andric). Già ieri diverse centinaia di persone hanno partecipato all'inaugurazione a Sarajevo est, nella zona serba della città bosniaca, di una statua alla sua memoria. Centinaia di persone sono intervenute oggi ad "Andricgrad", cittadina che il regista serbo Emir Kusturica, padrino della cerimonia, ha fatto costruire per l'occasione nel cuore di Visegrad e a cui ha dato il nome del celebre scrittore. I lavori sono iniziati nel 2011 e la location servirà per girare il prossimo film del cineasta di "Underground" (1995). La via principale di Andricgrad porta il nome di Mlada Bosna (Giovane Bosnia), organizzazione che ha fomentato l'attentato contro Francesco Ferdinando.


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I falsari di Sarajevo

Goran Marković (*)

La Filarmonica di Vienna ha tenuto il concerto per il centenario … Di che cosa?  Dell'attentato a Sarajevo o dell'inizio della Prima guerra mondiale?

Questa musica dei viennesi non è altro che un sberleffo al sacrificio di Gavrilo Princip e dei compagni. Questo non è altro che un proseguimento »culturale ed artistico« della revisione e falsificazione della storia degli appartenenti all'organizzazione Giovane Bosnia presentati come terroristi e guerrafondai, che avrebbero provocato la Prima guerra mondiale. Questa storia che sta prendendo piede di nuovo fra i politici gli intellettualoidi di Sarajevo oggi serve a soddisfare due scopi. Il primo sarebbe di dimostrare al mondo che la attuale élite politica di Sarajevo fa parte del »mondo civilizzato«, che ha accettato i valori europei, quindi condanna i terroristi, istruiti dalla Serbia. L'altro scopo è di brandire un colpo al nazionalismo serbo, visto che Princip e compagni sarebbero stati nazionalisti serbi, che avrebbero agito sotto la tutela del governo di Serbia e dell'organizzazione „La mano nera“ di Apis Dimitrijević.

Quindi,  la Bosnia deve essere moderna, europea e libera dalle pretese granserbe e perciò bisogna fare un monumento a Ferdinando, il portatore della civiltà europea, ammazzato dal terrorista Princip.

Difficilmente si potrebbe inventare una tesi più servile e contraria alla verità, a rappresentare una spiegazione dell'attentato di Sarajevo e della Giovane Bosnia. Risulta che gli Stati capitalisti europei fossero oasi di pace e di libertà, mentre i fanatici bosniaci sono stati incitati dalla Serbia. La Serbia, fra l'altro, in quel momento, a causa delle due guerre balcaniche sanguinose, era la meno pronta ad una nuova guerra, tantomeno per la più grande guerra mai vista fino ad allora. Eppoi, quella guerra sarebbe scoppiata in tutta Europa soltanto a causa d'un attentato commesso in una periferia europea? Questo lo potrebbe considerare vero soltanto chi non sa assolutamente nulla della storia europea all'inizio di XX secolo, chi non ha alcuna nozione sul carattere imperialista degli Stati europei, Stato austro-ungarico compreso - o forse sa, ma semplicemente mente.

La stessa Austria-Ungheria che qualcuno in Bosnia reclama come portatrice della cultura e del progresso economico, si contraddistinse in quei tempi per una seria deficienza democratica proprio in Bosnia, mentre molte nazioni facenti parte di quell'Impero si sentivano oppresse. Nella Bosnia ed Erzegovina l'Austria-Ungheria aveva stabilito una specie di parlamento (Sabor) assolutamente inefficace, che non legiferava e che fu eletto sulla base di un sistema di voto circoscritto e limitato - chiamato sistema curiale, il quale sceglieva gli elettori in base ai loro redditi, alla loro istruzione, nonché alla loro professione. Quindi è impossibile dire che l'Austria-Ungheria ha portato un progresso civile alla Bosnia e Erzegovina.

Lo sparo di Princip rappresentava allora lo sparo contro una forza imperialista, che non conduceva una politica pacifista bensì una politica di oppressione e di sfruttamento in Bosnia ed Erzegovina più ancora che dalle altre parti. Lo sparo di Princip simboleggiava la resistenza all'oppressione nazionale, della quale hanno sofferto tutti i popoli slavi viventi sotto l'Impero austro-ungarico, ivi compresa anche una buona parte dei popoli jugoslavi nelle terre degli Slavi del Sud: Slovenia, Croazia, Bosnia ed Erzegovina e Vojvodina. Perciò, questo non fu lo sparo d'un terrorista, ma d'un uomo che amava il proprio popolo e che lottava per la sua liberazione. E non lottava soltanto per quella del proprio popolo, ma per la liberazione di tutti gli Slavi del Sud tenuti sotto il giogo dell'Austria-Ungheria.

Rispondiamo alla domanda di inizio testo. Cent'anni di che cosa bisogna segnare in questi giorni? Cent'anni dall'inizio della Prima guerra mondiale? Se le cose stanno così, i Giovani bosniaci dovrebbero essere incolpati persino per lo scoppio della Guerra mondiale. Oppure, se quelli sono stati strumento nelle mani del governo serbo, allora della guerra sarebbe stata responsabile la Serbia. Però, il 28 giugno non rappresenta il centenario dello scoppio della Prima guerra mondiale. La guerra non scoppiò il 28 giugno, ma il 28 luglio, con la dichiarazione di guerra dell'Austria-Ungheria alla Serbia. La guerra non inizia con l'attentato, bensì con la dichiarazione di guerra e con i preparativi di guerra. I preparativi di guerra devono essere preceduti da uno scopo politico, essi servono per raggiungere certi obiettivi. Quindi, responsabile per lo scoppio della guerra diventa colui che sta preparando la guerra, e, in definitiva, colui che inizia la guerra. La verità è che alla guerra non si preparava soltanto l'Austria-Ungheria, ma anche le altre potenze mondiali, visto che all'inizio del XX secolo tutto era già pronto per una nuova divisione del mondo. La Francia e l'Inghilterra volevano conservare il loro dominio nel mondo, mentre la Germania e l'Austria-Ungheria volevano metterlo in discussione. Quella fu una guerra imperialista, e lo sparo di Princip in tutto questo non poteva cambiare nulla, né è stato esso a provocare lo scatenamento degli appetiti imperialisti. La guerra intervenne in un momento che non conveniva affatto alla Serbia, visto che in quegli anni essa era appena uscita da due guerre, le mancavano gli uomini e le capacità materiali e certamente non aveva nessun desiderio di iniziare una guerra con un nemico talmente superiore ad essa nella potenza militare.

I falsari in Oriente

Al presidente Dodik le stelle hanno sorriso ancora una volta, sicché le elezioni si sono tenute proprio nel momento in cui stava cadendo il centenario dell'attentato. Lui si è affrettato ad erigere il monumento a Gavrilo Princip a Sarajevo Est, e quindi ad inviare un messaggio al proprio e agli altri popoli della Bosnia ed Erzegovina. Il suo messaggio si è ben inserito nel contesto: »La Repubblica Srpska farà di tutto per rafforzare la propria autonomia, finché non riuscirà ad essere indipendente.«

Lasciamo da parte il fatto che questo messaggio è anticostituzionale, visto che significa un invito alla spartizione dello Stato. Per la nostra storia è più importante capire come Dodik e i suoi strumentalizzano le gesta della Giovane Bosnia e dei suoi membri per i propri scopi politici odierni. Visto da un lato, potrebbe sembrare che Dodik propugna una specie di continuazione della lotta politica di Princip, partendo dal fatto che tutti e due difendono il popolo serbo dall'odioso nemico. E il quadro coincide a pennello con il fatto che uno degli Alti rappresentanti oggi in Bosnia è austriaco di nazionalità.

E' vero che siamo occupati, se non formalmente, senz'altro sostanzialmente, in un modo molto simile a come lo eravamo cent'anni fa, ai tempi di Princip. Ma né gli ideali di Princip né la sua politica hanno alcunché di simile con le posizioni delle élites politiche serbe nella Bosnia ed Erzegovina di oggi. I nazionalisti serbi semplicemente abusano del fatto che Princip e molti dei Giovani Bosniaci erano di nazionalità serba. Ma quelli non furono mai inclini alla disuguaglianza fra le nazionalità della Bosnia ed Erzegovina, proprio il contrario. La esclusività della nazione serba e dell'idea serba e la costituzione d'uno Stato esclusivamente serbo in Bosnia sono sempre stati estranei e lontanissimi ai membri della Giovane Bosnia e quindi ogni paragone con »i militanti odierni per l'interesse nazionale serbo« non è altro che una falsificazione storica.

Liberazione nazionale e sociale

I Giovani bosniaci erano, come è già stato detto, dei rivoluzionari. Alcuni di loro, come Gavrilo Princip e Vladimir Gaćinović, sono stati ispirati dalla letteratura anarchica, mentre altri sono stati socialisti (tenendo conto che i socialisti all'inizio del XX secolo erano rivoluzionari, a differenza di quelli dei nostri giorni). Loro vedevano enormi ingiustizie sociali ed erano nemici del vigente stato di cose nella società, anche se non avevano nozioni chiare su come combatterlo. Il lavoro nelle organizzazioni operaie era allora proprio agli albori come anche la creazione d'un legame fra le lotte contadine e operaie. In questo senso si potrebbe discutere se i metodi di lotta politica dei Giovani bosniaci fossero giusti, ma rimane fuor di dubbio che essi appartenevano ideologicamente ai movimenti di sinistra, ai movimenti rivoluzionari.

Secondo Veselin Masleša, comunista e marxista jugoslavo nonché eroe della Resistenza, i Giovani bosniaci discutevano fra di loro se fosse il caso di orientarsi al lavoro politico spicciolo, il che voleva dire scegliere nell'alternativa fra un lavoro politico di lungo termine per preparare la rivoluzione, istruire socialmente il popolo, creare le organizzazioni politiche ed altre per poter aspirare ad un cambiamento sociale, oppure, dall'altra parte, tentare un gesto come l'attentato, per arrivare in fretta ai cambiamenti politici e sociali. In questo senso l'attentato per loro rappresentava il mezzo per provocare grandi movimenti di massa e sconvolgimento sociale, e non era un mero assassinio politico.

In queste poche righe sulla natura del movimento dei Giovani bosniaci come organizzazione politica vogliamo mostrare che non si trattò d'un gruppo di »terroristi« radunati per ammazzare la gente, fra cui persino donne incinte (!), come oggi gli si imputa artatamente, bensì di un organizzazione rivoluzionaria che mancava d'una struttura ben ramificata e nel programma poteva soffrire di lacune ed imprecisioni ideologiche, ma aveva propri membri ai quali non mancava il coraggio, che pur partendo da posizioni ideali differenti e con differente grado di coscienza politica, erano uniti da un'unico pensiero – quello della liberazione nazionale e sociale dall'occupazione straniera.

Qualcuno potrebbe dire che guesti giovani non possedevano un chiaro programma politico e che adoperarono i metodi sbagliati nella lotta politica, ma non si possono contestare le loro idee; anche se non abbastanza chiare, quelle idee erano giuste, perché colui che lotta per la liberazione sociale e nazionale non può avere torto. Si possono discutere certe opinioni su come raggiungere lo scopo prefisso, ma nell'obiettivo storico esse sono incontestabili, se si prende il loro valore nei suoi tratti più salienti.

Infine, ma non meno importante: nessuno può contestare il sacrificio in prima persona di quei giovani, che avevano compiuto vent'anni appena (alcuni erano anche più giovani), che erano pronti a sacrificare ogni cosa, mentre avrebbero potuto fare una vita comoda - essendo istruiti abbastanza per i tempi che correvano - ottenendo i posti impiegatizi lautamente pagati. Una scelta simile risulta incomprensibile ai piccoli borghesi dei nostri tempi, che facilmente omettono questo dato di fatto. Probabilmente perché per loro stessi sarebbe inconcepibile poter compiere di un simile sacrificio.

(*) Goran Marković, dott.sc., insegnante all'Università di Sarajevo, Facoltà di Giurisprudenza

(Trad. Jasna Tkalec, rev. A.M.)


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http://www.wakeupnews.eu/sarajevo-100-anni-chi-fu-cosa-rappresenta-oggi-gavrilo-princip/

Sarajevo 100 anni dopo: chi fu e cosa rappresenta oggi Gavrilo Princip


A un secolo esatto dall'attentato di Sarajevo è ancora acceso il dibattito intorno alla figura di Gavrilo Princip, giovane che uccise Francesco Ferdinando


28/06/2014

Sarajevo, 28 giugno 1914, l’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo sta visitando la città. C’è nervosismo, poche ore prima il nobile è sfuggito a un attentato dinamitardo e ora si sta recando all’ospedale della città per visitare i feriti. Durante il tragitto, all’altezza del ponte latino, la macchina incrocia un ragazzo di diciannove anni. Il giovane riconosce la vettura, si avvicina, estrae la pistola e spara due colpi, uccidendo l’arciduca e la moglie Sofia. Inizia così la storia di Gavrilo Princip e del casus belli della Prima Guerra Mondiale. Ma chi era veramente questo ragazzo di appena diciannove anni? Un eroe jugoslavo o un terrorista accecato dal nazionalismo?

UN NAZIONALISTA? – È corretto identificare Gavrilo Princip come un nazionalista? Nel procedimento che lo vide condannato per l’omicidio dell’arciduca lui stesso dichiarò apertamente la sua identità, affermando: «Sono un nazionalista jugoslavo, che punta all’unificazione di tutti gli jugoslavi». Lontano dal nazionalismo aggressivo che si paleserà in Italia e Germania negli anni venti e trenta, quello di Gavrilo è al contrario assimilabile a quel sentimento che ispirò i movimenti anti-coloniali del Novecento. È ciò che viene definito “nazionalismo non-aggressivo“, e che si basa fondamentalmente sul principio di autodeterminazione dei popoli. In questo senso, come sottolineato anche da Filip Balunovic, Princip era un nazionalista come lo era Simon Bolivar, il simbolo della lotta anti-coloniale in Sud America, e può a pieno titolo essere inquadrato come il simbolo del Risorgimento jugoslavo contro l’Austria.

EROE JUGOSLAVO – Come scritto recentemente da Muharem Bazdulj, è corretto affermare che la Jugoslavia, tanto il Regno del 1918 quanto la Repubblica Socialista nata nel 1945, nasce dall’eco di quel colpo di pistola, dallo sparo di Princip. Non è un caso che nel 1920 i resti di Gavrilo, precedentemente tenuti in luogo segreto dagli austro-ungarici, vennero riesumati e trasportati a Sarajevo, dove furono sepolti con cerimonia solenne. Durante il Regno di Jugoslavia Princip viene considerato come un patriota e a ridosso del ponte latino viene inaugurata una targa commemorativa in suo onore. Nella seconda Jugoslavia, quella socialista, Gavrilo è considerato narodni heroji – eroe del popolo. Alla sua figura è dedicato un museo, le sue impronte vengono incise nel punto preciso dal quale sparò, ed il ponte latino cambia nome, diventando principov most cioè il ponte di Princip. La sua abitazione nella sua città natale diviene un museo che attira visitatori da tutto il mondo.

IL REVISIONISMO POST-JUGOSLAVO – Il mito di Princip segue la Jugoslavia in tutto e per tutto, condividendone, anche se solo parzialmente, la triste fine. Con la disintegrazione dello Stato federale inizia una fase di forte revisionismo. Durante la guerra le orme di Gavrilo vengono nuovamente  rimosse e  la sua casa natale viene data alle fiamme dai paramilitari croati. E dire che nel 1970 Safet Isovic, uno dei più conosciuti musicisti bosniaci, musulmano, scrisse un brano su Princip, in cui lo definisce «un giovane eroe della Bosnia, fonte di orgoglio per i suoi connazionali» proseguendo nel finale con i versi «prigione dolorosa, preziosa libertà. A Princip rende onore il suo Paese, dove il Milajacka scorre, c’è ancora l’orma delle sue scarpe».

LA SOSTITUZIONE DELLA TARGA – Il particolare significato simbolico della storia di Princip è racchiuso nel destino della targa commemorativa di quel particolare giorno. Nella versione apposta dal governo jugoslavo vi era scritto: «Da questo posto il 28 giugno 1914 Gavrilo Princip sparando ha espresso la protesta popolare contro la tirannia e l’aspirazione secolare dei nostri popoli per la libertà». La targa  è posta quindi a ricordo della volontà di un popolo, quello jugoslavo, di liberarsi dall’occupante. La quantità di significati che racchiude è dimostrata dalla rapidità con cui i nazisti la rimossero una volta entrati a Sarajevo nel 1941. Dopo la guerra dei primi anni novanta, e la nascita della Bosnia indipendente, la targa venne cambiata. La nuova incisione recita: «Da questo posto il 28 giugno 1914 Gavrilo Princip ha assassinato l’erede al trono Francesco Ferdinando e sua moglie Sofia». Com’è evidente, il significato di liberazione viene meno, ciò che rimane è solo il ricordo di un omicidio.

COSA RAPPRESENTA GAVRILO PRINCIP OGGI? – Si può affermare con sicurezza che attualmente a Sarajevo, così come in Bosnia, esistano due Gavrilo Princip. Nella parte a maggioranza musulmana è in programma per oggi un concerto dell’orchestra filarmonica di Vienna, che si esibirà sulle note di “Dio salvi l’Imperatore” di Joseph Haydn. Non è raro da quelle parti sentire oggi discorsi che rimpiangono la tolleranza ed il carattere multi-culturale dell’Impero Asburgico, così come è probabile sentir parlare di Gavrilo come di un terroristaaccecato dall’ultra-nazionalismo serbo, responsabile unico dello scoppio della prima guerra mondiale. Di tutt’altro sapore questo anniversario viene sentito nella parte serba della città, nella quale ieri è stata inaugurata una statua in onore di Princip, ricordato come un eroe nazionale che ha sacrificato se stesso per l’unificazione dei serbi. Terrorista e martire, due immagini opposte che in questa storia sono racchiuse nella stessa figura. Quella di un eroe del popolo jugoslavo.

Carlo Perigli

@c_perigli






Julski praznici 

1) 4. Jul, Dan Borca. SRP: Domovinski rat nije bio nastavak antifašističke borbe
2) Srbija: Vratite 7. Jul !


Isto procitaj na: http://www.subnor.org.rs

АНТИФАШИЗАМ  И  СЛОБОДAРСТВО ЗА  СВА  ВРЕМЕНА

u Kragujevcu: ЦРВЕНИ  ГРАД  НЕ  ЗАБОРАВЉА
http://www.subnor.org.rs/kragujevac-14789

СВЕЧАНО И СКРОМНО, СА НАРОДОМ
http://www.subnor.org.rs/julski-praznici



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SRP: Domovinski rat nije bio nastavak antifašističke borbe

"Prošle su 73 godine od kada je politbiro Komunističke partije Jugoslavije pod predsjedavanjem Josipa Broza Tita u Beogradu donio povijesnu odluku o pokretanju općenarodnog ustanka protiv okupatora i njihovih domaćih slugu. Bio je to najznačajniji događaj i kruna ukupnih aktivnosti, koje je partija provodila nakon okupacije zemlje, od strane sila Trećeg Reicha. A posebnu povijesnu dimenziju daje mu činjenica u vidu jedinstvenog modela pružanja otpora na okupiranim teritorijima
Evocirajući uspomenu na taj događaj, mi ne umanjujemo nijednu aktivnost, koja je doprinosila zajedničkom cilju, oslobođenju zemlje.
Međutim, da nije bilo ovog događaja i spomenute odluke, sasvim je izvjesno da bi tok oslobodilačke borbe i otpor neprijatelju bio potpuno drugačiji.
Vrlo je vjerojatno da bi se ona vodila neorganizirano, nekoordinirano i razjedinjeno po pojedinim dijelovima zemlje, poput otpora razjedinjenih indijanskih plemena. Teško je zamisliti da bi u takvim uvjetima bila izvediva i socijalistička revolucija, a izostala bi i vlastita pobjeda te bi sloboda bila donesena na bajunetima tuđih vojski. Stoga je ovaj događaj prirodno značajan i svim autentičnim ljevičarima i antifašistima.
Revizija povijesti i restauracija retrogradnih poraženih ideja koja traje od secesije 90-ih, može samo na određeno vrijeme odložiti rezultate, povijesne poruke i društvene vrijednosti proizišle iz događaja koje slavimo, ali ih ne može izbrisati, ni zaustaviti njihovo povijesno poslanje.
Zato u jeku klero-fašističke regeneracije na širem prostoru, raduje svaka pojava koja odudara od tog trenda.
S time u vezi treba istaknuti hvale vrijednu odluku slovenske vlade iz 2011. godine, koja je povodom 100. godišnjice rođenja španjolskog borca, partizanskog generala i narodnog heroja Jugoslavije Franca Rozmana-Staneta, emitirala prigodnu kovanicu od dva eura s likom heroja Rozmana i stiliziranom petokrakom zvijezdom, 'kao simbolom pokreta, kojemu je komandant Rozman pripadao', kako stoji u obrazloženju, koje je tom prilikom objavljeno.
Istovremeno s indignacijom odbijamo svaki pokušaj usporedbe i povezivanja Narodno oslobodilačke i antifašističke borbe s kontrarevolucijom provedenom 90-ih godina prošlog stoljeća, u vidu međuetničkog i konfesionalnog oružanog sukoba. Pa s time i vrlo česte izjave predstavnika hrvatskog establišmenta na svim nivoima i u svim prilikama, kako je 'Domovinski rat bio nastavak antifašističke borbe'. Pri tome dotična gospoda tu tvrdnju ne potkrjepljuju nijednim argumentom iz jednostavnog razloga što argumenata za to naprosto nema. Oružani sukob iz 90-ih je bio sušta suprotnost i negacija antifašističke borbe. Njime su ukinuta sva dostignuća antifašističke borbe i poslijeratne izgradnje društva, u tom sukobu nije zapijevana nijedna antifašistička pjesma, ali jesu ustaške; u tom sukobu nije istaknut nijedan antifašistički simbol, ali jesu ustaški i u tome je sukobu i nakon njega uništeno između 3000 i 4000 spomen-obilježja koja su podsjećala upravo na antifašističku borbu, što znači da je izostala svaka poveznica između ta dva događaja", stoji u priopćenju Socijalističke radničke partije, koje potpisuje predsjednik SRP-a Vladimir Kapuralin.


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L'appello del SUBNOR (equivalente dell'ANPI in Serbia) per il ripristino della festività del 7 Luglio, Giorno dell'insurrezione contro il nazifascismo: 


Захтев властима
Објављено 24. јануар 2013. | Од СУБНОР

ВРАТИТЕ СЕДМИ ЈУЛ!

На седници Председништва Републичког одбора СУБНОР Србије, одржаној 23. јануара 2012. године, закључено је да се Републичком одбору на усвајање упути предлог Влади Републике Србије поново поднесе Предлог за измену и допуну Закона о државним празницима.

1. Републички одбор СУБНОР-а Србије, у име око 100.000 својих чланова и антифашистичи опредељених грађана Србије, предлаже да се 7. јул 1941. године као дан почетка устанка народа Србије, законом утврди као државни празник у Републици Србији који се радно обележава, и у том смислу очекује да Влада упути у примереном року овај предлог Закона  Народној Скупштини на усвајање.

Ранији Предлог СУБНОР-а Србије био  је достављен тадашњој Влади Републике Србије септембра 2011. године, али није било реаговања.

2. Републички одбор СУБНОР-а Србије предлаже Влади Републике Србије да се 4. децембар 1943.године – дан Пријепољске битке, од ове године уврсти у Владин програм годишњица које се обележавају.

Погинуло је, како је досад утврђено, 520 бораца 1.шумадијске,  2.пролетерске, 2.далматинске, 3.санџачке, 4. и 10.крајишке бригаде и бораца Пријепољског и Пљеваљског одреда, борећи се храбро против немачких снага, четничких јединица Драже Михаиловића и Муслиманске милиције.

Републички одбор је усвојио ове захтеве и предлог је упућен Влади Републике Србије са жељом да буду усвојени у најскоријем времену.



ДАН УСТАНКА СРБИЈЕ


Седми јул, као Дан устанка народа Србије, мора да буде уврштен у Закон о джавним празницима.

Овај предлог је упућен председнику Владе Ивици Дачић после седнице Републичког одбора СУБНОР-а Србије, а писмо са образложењем послао је председник проф. др Миодраг Зечевић.

Портал СУБНОР-а објављује у целости тај текст.

„Поштовани господине председниче, у Закону о државним празницима 7.јули дан почетка четворогодишње Антифашистичке народноослободилачке борбе народа Србије 1941-1945. против окупатора и домаћих квислинга није уврштен у државни празник.

Републички одбор СУБНОР-а Србије у име својих чланова и антифашистичи опредељених грађана Србије захтева и предлаже да се 7. јули  дан почетка устанка  Законом утврди као држави празник у Републици Србији и у том смислу очекује да Влада упути такав прeдлог Закона Скупштини на усвајање.

Предложени Закон требало би усвојити  до овог датума, што би био и доказ да Србија припада европској заједници народа чије антифашистичко определење није спорно, која је иначе усвојила 9.мај као општи празник победе над фашизмом.

У прилог  нашем предлогу указујемо на неке битне чињенице.

1.Седми јули је избрисан из Закона о државним празницима, мада је он

један од најзначајнијих датума у борби против окупатора савремене историје Србије. Изостављање овог Дана омаловажена је и непризнавана борба  народа Србије противу најокрутнијег  непријатеља човечанства XX века  у лицу Хитлерове Немачке, Мусолинијеве Италије, Хортијеве Мађарске и Борисове Бугарске и домаћих квислинга и колаборације у њиховој служби. Мислимо да не постоји ни један иоле озбиљан разлог за овакав поступак законодавца.  Сматрамо да је ово политички обрачун са антифашизмом и антифашистичком борбом народа Србије у функцији рехабилитације фашистичке прошлости, српског квислинштва и колаборације са фашистичким окупатором.

У  Србији  нема ни једне општине, ни једног места, у коме се не обележава 7.јули и тог дана полажу венци палим борцима за слободу, у коме се не одаје пошта убијеним цивилима, старцима, деци и женама, које је фашистички окупатор и домаћи квислинзи лишили живота, само зато што припадају том народу, што су се борили за слободу и што им нису били наклоњени. Из којих разлога законодавац не поштује вољу народа, заборавља на његову вековну борбу за слободу, и игнорише надчовечанску борбу народа Србије у периоду 1941-1945.године. Зашто се нарушава континуитет непокоравању окупатору изражену још од времена  Карађорђа и Милоша, херојства српских војника на Церу и Колубари, одбрани Београда, Албанској голготи и отпору агресији 1999.године.

Седмом јулу треба вратити место које му припада у историји Србије, јер је то један од најзначајнијих датума  у херојској борби за слободу коју су водили народи  Србије. То је дан почетка трећег Устанка народа Србије у последња два века против окупатора.

2. Организатор устанка против фашистичког окупатора и домаћег квислинштва и колаборације у Србији и Југославији била је, што је неспорно, Комунистичка партија Југославије. Тај устанак противу фашистичког окупатора и квислинштва и колаборације је ослободилачка борба  окупираног народа за слободу а не идеолошка борба за власт једне партије како је данас потомци и поштоваоци српске колаборације и квислиништва представљају.

У Београду је 4.јула Политбиро ЦК КПЈ донео Одлуку о дизању устанка и позвао народе Југославије на оружану борбу противу фашистичких окупатора и домаћих квислинга. Рађевска партизанска чета Ваљевског народноослободилачког партизанског одреда у међусобном сукобу ликвидирала је  квислиншку жандармеријску патролу која је дошла да растера народни збор и успостави окупаторски ред и мир у Белој Цркви 7.јула. Тај дан је узет за дан почетка устанка народа Србије против фашистичких окупатора и српског квислинштва и колаборације у служби окупатора.

3. Главни штаб НОПОЈ у свом Упутству од 10.августа 1941.г, указао је на карактер устанка и народноослободилачке борбе утврдивши задатке народоослободилачких партизанских одреда, на које указујемо:

- Највећи наш непријатељ је фашизам и његови трабанти. Против њих се треба борити до њиховог потпуног уништења;

- Партизански одреди нису војска ни једне партије укључујући ту и Комунустичку, већ борбени одреди народа у којима има места за све патриоте који желе да се боре против окупатора;

- Главни циљ НОПО је ослобођење земље од окупатора и домаћих издајника, помагача тог фашистичког освајача;

- Народноослободилачки партизански одреди поред оружаних активности имају и друге многобројне задатке као што су рушење пруга, мостова, фабрика, складишта оружја и других објеката који служе окупатору. Одреди морају спречавати пљачку сељака и онемогућити окупатора да убира порезе и друге дажбине.

4. Ни једна  политичка партија, изузев КПЈ пре и касније 7. јула, покрет, нити орган  није се у Србији појавио, нити организовао отпор фашистичком окупатору. Грубе су неистине да се тај узвишени национални догађај припише неком другом укључујући и четнички покрет Драже Михаиловића. Истине ради треба рећи да је пук. Дража Михаиловић у повлачењу из Словеније стигао на Равну гору половином маја 1941. године са групом од 26 официра, подофицира, војника и жандарма. Историјска је истина да су се његови тзв. четнички одреди,  појавили тек после образовања партизанских одреда, односно у току лета 1941. године и да Равногорски покрет никада није у току рата позвао народ на устанак и оружану борбу против окупатора и домаћих квислинга. Њихова девиза је била да „још није време“ и да „устанка се треба бојати као живе ватре“.  

У складу са определењем да у борбу против окупатора треба укључити све постојеће националне снаге, представници Ваљевског НОП одреда у јулу месецу 1941. године водили су преговоре са представницима  Врховне четничке  команде са Равне горе о заједничкој борби који нису са успехом завршени. Осмог септембра 1941.г, уследили су нови разговори делегата Главог штаба НОПО Србије са представницима Врховне команде са Равне горе. Дража Михаиловић је категорички одбио предлог о заједничкој борби против окупатора, прихвативши само међусобну толеранцију са партизанским одредима.

У селу Струганику 20.септембра одржан је састанак измђу Тита и команданта четничких одреда Драже Михаиловића. И овога пута Дража је одбацио Титов предлог о заједничкој борби против окупатора под изговором да још није време за борбу и устанак, мада су у то време неки  четнички одреди без сагласности Врховне команде у сливу западне Мораве водили заједничку борбу са партизанским јединицама против окупатора.

У међувремену је образован Врховни штаб НОПОЈ у јесен  1941. године на саветовању у Столицама. Врховни командант Јосип Броз Тито упутио је Дражи Михаиловићу предлог о образовању заједничке команде и вођење заједничких операција против окупатора. Дошло је и до састанка 27.октобра у селу Брајићима код Горњег Милановца. Михаиловић је одбио оба предлога Јосипа Броза Тита.

5. Велика територија западне Србије и Шумадије 1941.г, била је слободна. Ужице је постало центар слободне територије па је с правом та велика слободна територија названа Ужичка Република. Предузета је немачка офанзива великих размера и жестоке борбе са партизанским снагама вођене су широм Србије. Крајем октобра  четничке јединице под командом Драже Михаиловића извршиле су велики број напада на  партизанске одреде и ослобођена места. У Пожеги је убијен командант 1.шумадијског НОП одреда и члан Главог штаба паризанских одреда Србије Милан Благојевић, а 1. и 2.новембра четнички одреди напали су Ужице.  Ужички  и други партизански одреди одбиле су овај напад, прешле у гоњење и опколиле Равну гору. Под утицајем Југословенске Избегличке владе ове борбе су обустављене и тако спашена ликвидација четничке Врховне команде.

Надмоћност снага окупатора и домаћих квислинга уз директно учешће четника Драже Михаиловића довела је до повлачења дела  партизанских јединица са територије Србије у Босну. Убрзо је у Рудом 21.12. 1941, формирана је 1. пролетерска бригада са шест батаљона од којих су четири била из централне Србије, а два из Црне Горе.

6. О учешћу четничких јединица у великој офанзиви окупаторских снага на слободну територију Србије.  Указујемо само на два значајна догађаја:

- У време заједничких борби у западној Србији и Шумадији, Дража Михаиловић 29.08. 1941.г. (дан када је ген. Милан Недић постао председник квислиншке владе) упућује Недићу у Београд делегацију са мајором Мишићем ради договора о заједничкој борби против партизана. После преговора који су трајали неколико дана, закључен је намеравани споразум.

- У току највећих борби за одбрану слободне територије Дража Михаиловић, 11.новембра 1941. предводи своју делегацију на преговорима са представницима немачког Вермахта у селу Дивцима, недалеко од Ваљева. Основни захтев ове Дражине делегације био је тражење оружја и муниције ради обрачуна са НОПО у Србији, уз посебу изјаву да није била намера четничких јединица да се боре против окупатора и да су то чинили без његове сагласности поједини неодговорни његови команданти. Том приликом Дража Михаиловић  немачкој делегацији даје обећање које гласи: „Нећемо се борити против Немаца, па ни онда ако нам ова борба буде наметнута“. Овог обећања из 1941. године Драгољуб-Дража Михаиловић са својим четничким снагама држао се до краја Другог светског рата.

Изложени разлози недвосмислено упућују на два закључка:

1. Борбу против окупатора у Србији отпочели су партизански одреди под руководством Комунистичке партије Југославије и водили је сами све четири године и ослободили окупирану Србију уз огромне жртве.

2. За почетак Устанка узет је догађај у Белој Цркви који се догодио 7. јула 1941. године, сукоб са квислиншком жандармеријом упућена да казни устанике и очува окупациони ред и мир у овом месту.

Из свих изнетих разлога, овај један од највећих историјских датума не може се заобићи као државни празник у низу других познатих великих датума из историје народа Србије.

О свим наведеним чињеницама у  домаћим и страним архивима постоје непобитна документа“ – стоји у писму које је председнику Владе Републике Србије Ивици Дачићу упутио председник СУБНОР-а Србије проф. др Миодраг Зечевић поводом захтева Репуличког одбора да се 7.јул уврсти у државне празнике у нашој земљи.