Informazione

(francais / english / italiano)

MONTENEGRO

1. La privatizzazione del Montenegro
(Oss. Balcani / Courrier des Balkans, 27.12.2004)

2. Le sigarette di Djukanovic e l’indipendenza del Montenegro
(Oss. Balcani / Courrier des Balkans, 25.01.2005)

3. NEWS:
# Pentagon Herding Montenegro Toward NATO: Army reforms with Pentagon's
support
# Albanians in Montenegro seek autonomy
# Albanians in Montenegro demand autonomy

4. BREVI:
# POLEMICHE PER SENTENZA CASSAZIONE ITALIA SU PREMI (ANSA, 6 GEN 2005)
# CONTRABBANDO: DJUKANOVIC; CASSAZIONE, CAPACE DI CRIMINI (ANSA, 7 GEN
2005)
# MONTENEGRO: VICEMINISTRO FINANZE, ECONOMIA DIVERSA DA SERBIA
(ANSAMED, 19 GEN 2005)
# MAFIA: DDA BARI INDAGA SU AVVOCATO SVIZZERO PER RICICLAGGIO (ANSA, 25
GEN 2005)


=== LINKS ===


= francais: http://www.balkans.eu.org/montenegro


*** (18 janvier 2005) | Trafics de cigarettes : l’Italie ne reconnaît
aucune immunité judiciaire à Milo Djukanovic ***

Milo Djukanovic est un citoyen comme un autre d’un pays voisin de
l’Italie. La Cour de cassation italienne a estimé que le Premier
ministre monténégrin ne pouvait se prévaloir d’aucune immunité dans le
procès pour trafic de cigarettes qui lui est intenté. L’immunité ne
peut couvrir que les principaux dirigeants de pays souverains...

http://www.balkans.eu.org/article5002.html

(23 janvier 2005) | Monténégro : coke en stock au port de Bar

La police italienne a effectué une saisie record de 200 kilogrammes de
cocaïne provenant du Vénézula. La drogue était adressée à une
entreprise de Berane, dans le nord du Monténégro, mais sa destination
finale aurait été Vranje, en Serbie. Malgré les arrestations
spectaculaires effectuées au printemps 2003, les polices serbes et
monténégrines restent bien muettes sur ces réseaux transnationaux de
trafic des stupéfiants...

http://www.balkans.eu.org/article5023.html

(16 janvier 2005) | Migrations : les infirmières du nord du Monténégro
à la conquête de l’Italie

Une nouvelle vague d’émigration se prépare dans le nord du Monténégro,
à Bijelo Polje, Plav ou Berane. Au printemps prochain, des infirmières
envisagent de commencer à travailler en Italie. Cette nouvelle
migration provoque une petite révolution sociale : traditionnellement,
ce sont les hommes qui partaient à l’étranger pour nourrir leur famille.

http://www.balkans.eu.org/article4993.html

(31 janvier 2005) | Monténégro : les migrants albanais aux USA veulent
investir au pays, mais avec des conditions

http://www.balkans.eu.org/article5055.html

(1er février 2005) | Monténégro : les Russes font main basse sur le
Combinat d’aluminium de Podgorica

http://www.balkans.eu.org/article5056.html

Privatisation du combinat d’aluminium de Podgorica : pacte de
corruption entre Glencore et BNP-Paribas ?

http://www.balkans.eu.org/article4898.html

L’avenir économique du Monténégro : est-ce que cela ira mieux dans cent
ans?

http://www.balkans.eu.org/article3330.html

Les Slovènes seraient-ils les seuls à investir au Monténégro ?

http://www.balkans.eu.org/article3143.html

Privatisations au Monténégro : danse dangereuse avec les géants

http://www.balkans.eu.org/article1586.html

Bientôt des «Régions autonomes serbes» dans le nord du Monténégro ?
http://www.balkans.eu.org/article4872.html

Privatisations au Monténégro : des Russes font main basse sur le plus
bel hôtel de la côte

http://www.balkans.eu.org/article4870.html

Branko Lukovac : « Le Monténégro est au seuil de l’indépendance » (16
novembre 2004)

http://www.balkans.eu.org/article4787.html


= english:


Dan: NGO wants Albanian ethnic region with own police, flag in
Montenegro
http://news.serbianunity.net/bydate/2005/January_27/31.html?w=p

Albania, Montenegro Seek to Build on Ties, Boost Regional Stability (by
Antonela Krstovic)
http://www.setimes.com/html2/english/040721-ANTONELA-001.htm

Montenegrin PM: Association of Serbia and Montenegro does not have a
future
http://en.rian.ru/rian/
index.cfm?prd_id=160&msg_id=5228382&startrow=1&date=2004-12-
19&do_alert=0

MONTENEGRO: SMOKERS KEEP ON PUFFING AWAY
Republic's 300,000 nicotine addicts have little to fear from
harsh-sounding law that no one is enforcing.
By Dusica Tomovic in Podgorica
http://www.iwpr.net/index.pl?archive/bcr3/bcr3_200501_539_2_eng.txt

MONTENEGRO: TRAFFICKING PROBE FURORE
Opposition challenge report dismissing claims that officials
trafficked and abused Moldovan woman.
By Nedjeljko Rudovic in Podgorica
http://www.iwpr.net/index.pl?archive/bcr3/bcr3_200412_534_2_eng.txt


= italiano:


Trafficking in Montenegro, riemerge lo scandalo

15.12.2004 Da Podgorica, scrive Jadranka Gilić
A distanza di parecchio tempo riaffiora il caso di trafficking della
ragazza moldava S.Č.. Una commissione governativa accusa alti
funzionari del Ministero dell’Interno e la comunità internazionale di
aver costruito lo scandalo che vide coinvolti uomini
dell'amministrazione statale

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3716/1/51/

Migrazioni: le infermiere montenegrine alla conquista dell’Italia

Un nuovo flusso migratorio si sta preparando nel nord del Montenegro: a
Bijelo Polje, Plav e Berane. La prossima primavera molte infermiere
inizieranno a lavorare in Italia. Una nuova migrazione, una piccola
rivoluzione sociale: tradizionalmente erano infatti gli uomini ad
emigrare all'estero per sfamare la loro famiglia.

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3806/1/47/


=== 1 ===


http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3739/1/51/

La privatizzazione del Montenegro

27.12.2004 - La privatizzazione sospetta del complesso industriale di
produzione dell’alluminio di Podgorica (KAP), che da solo rappresenta
quasi la metà dell’economia montenegrina. Principali attori del
romanzo: il gigante svizzero dell’acciaio Glencore, che già gestisce il
complesso industriale, e la banca francese BNP-Paribas, consigliere
finanziario del governo di Podgorica. I legami con il progetto di diga
sulla Tara

Di Milka Tadic-Mijovic, MONITOR, 10 dicembre 2004
Traduzione dal francese (Le Courrier des Balkans) per Osservatorio sui
Balcani: Carlo Dall’ Asta


Il periodo attuale è decisivo. Il Montenegro si trova di fronte a una
decisione che determinerà il suo sviluppo. Tutto dipende dalla
privatizzazione del complesso industriale di produzione dell’alluminio
di Podgorica (KAP): la bauxite, l’energia elettrica, il porto, la
ferrovia e perfino il fiume Tara. Dopo il 20 gennaio, data di chiusura
della gara d’appalto, quando il governo prenderà la sua decisione
riguardo al KAP, deciderà in effetti dell’avvenire di metà
dell’economia del Montenegro.

Pochi motivi di speranza

Il governo montenegrino ha permesso la privatizzazione del KAP in
dubbie condizioni. Sovraccarico di debiti e sfruttato male. Nella
strategia di privatizzazione, i principali creditori - Vektra, Glencore
e Standard Bank - sono autorizzati a discutere della sorte dei debiti
del KAP in negoziati diretti con i potenziali investitori. Di fatto,
sono loro che decideranno a chi apparterrà il complesso industriale.

Gli enormi debiti, tra cui quelli verso i principali creditori, che
assommavano a 130 milioni di dollari al momento della gara d’appalto,
hanno incitato i potenziali acquirenti a chiedere sovvenzioni per
l’elettricità, la materia prima, le imposte, la mano d’opera. Queste
sovvenzioni sarebbero disastrose per il Montenegro. Può darsi che il
Montenegro, nei prossimi cinque anni, faccia dono di 80 milioni di
dollari al futuro proprietario del KAP, unicamente per l’elettricità.

Si parla della privatizzazione del KAP con sempre minore ottimismo.
L’opinione pubblica si attende un ridimensionamento dei criteri
stabiliti. Il presidente Vujanovic ha dichiarato recentemente che il
KAP sarebbe stato venduto se ci fosse stata una offerta buona
sull’elettricità. Naturalmente, una offerta buona per l’investitore. Ma
cattiva per tutti i Montenegrini.

La compagnia russa Sual ha rinunciato all’acquisto, a suo dire a causa
dei costi molto elevati. La compagnia russa Rusal vorrebbe una
elettricità meno cara. Quanto alla Glencore, vuole tutto: elettricità,
tasse, mano d’opera... e il minor investimento possibile. Non sempre si
parla delle condizioni offerte dalla compagnia indiana Vedante. Le
autorità montenegrine ignorano quasi tutto di questa compagnia, benché
essa sia in espansione.

Glencore e BNP-Paribas favorite

Il gigante svizzero è un vecchio socio del KAP, creditore e potenziale
investitore. Forte dei propri crediti, la compagnia svizzera potrebbe
squalificare gli altri investitori che hanno presentato le loro
offerte. La vendita del KAP non si farà se Glencore e Vektra non
daranno il via libera.

È una posizione che gli ha assicurato il potere montenegrino, malgrado
gli avvertimenti degli esperti, come quello che i creditori avevano dei
reali poteri. Il governo si è schermito dietro i suggerimenti ricevuti
dal consigliere per la privatizzazione, la banca francese BNP-Paribas.

Glencore e BNP-Paribas sono soci finanziari. La BNP ha recentemente
accordato alla Glencore un credito favoloso, di tre miliardi di
dollari. Entrambi sono legati agli altri potenziali investitori dello
stabilimento di Podgorica.

Inoltre, in questi giorni, la BNP-Paribas e la Glencore cercano di
regolare i problemi finanziari della Rusal, il secondo potenziale
investitore del KAP. Secondo le fonti di un noto giornale russo, la
Glencore ha accordato un prestito di 150 milioni di dollari alla Rusal
nel dicembre 2002. Ma quest’ultima, dopo anni di espansione, è caduta
in problemi finanziari che vanno accumulandosi, tanto che ci si domanda
se essa rappresenti un acquirente credibile per il KAP.

È vero che la Rusal è uno dei più grandi produttori d’alluminio del
mondo. Il suo annuale volume d’affari ammonta a miliardi di dollari.
Ma, secondo le fonti dei media di tutto il mondo, il proprietario di
maggioranza della Rusal, Oleg Deripaska, è senza liquidi dopo aver
acquistato il 25% delle azioni del suo socio Roman Abramovic. Deripaska
detiene il 75% della compagnia, ma la Rusal ha crescenti debiti nei
confronti, tra gli altri, del consigliere del governo montenegrino, che
altri non è che la BNP-Paribas.

La BNP-Paribas e la Glencore hanno accordato insieme dei crediti alla
Rusal. Ora, la BNP-Paribas è divenuta anche consigliere della Rusal in
progetti valutati centinaia di milioni di dollari.

Nessuno nel governo montenegrino ha sollevato il problema: come potrà
la BNP-Paribas consigliarlo per la vendita del KAP, quando dall’altra
parte del tavolo si trovano i suoi collaboratori più stretti: Glencore
et Rusal ?

Il fatto sorprendente che essa sia appunto il consigliere finanziario
del governo montenegrino, che deve giocare un ruolo determinante sui
principali creditori del KAP, si può allora spiegare.

La BNP-Paribas deve valutare la miglior offerta per il Montenegro. In
una recente lettera indirizzata al governo montenegrino, il consigliere
reagisce in modo negativo alla proposta dei socialdemocratici di dare
la priorità all’investitore che fornirà esso stesso l’elettricità e, di
conseguenza, otterrà meno sovvenzioni.

« Il consigliere ci vuole convincere che il prezzo di vendita del KAP è
la cosa più importante. E che noi non dovremmo rimetterci enormemente a
causa di una elettricità a basso prezzo, che dovremmo assicurare al KAP
», denuncia un responsabile dell’ SDP.

Nella sua lettera, la BNP-Paribas indica altresì la maniera di
valutazione in punti per gli offerenti del KAP e, oltre
all’elettricità, aggiunge alla fine della lista la protezione
ecologica. Apre le porte all’investitore che possa realizzare grandi
profitti su una elettricità a basso prezzo e su minori investimenti in
campo ambientale. Il consigliere sottolinea a più riprese nella sua
lettera che bisogna “tener conto delle offerte che sono
sufficientemente attraenti per rifondere i debiti ai principali
creditori ».

Ma torniamo alla Rusal. Dopo la gara d’appalto per la KAP, la Rusal ha
sempre più problemi. A New York, cerca di farsi concedere un prestito
di 800 milioni di dollari, ancora non sicuro. Il gigante russo non ha
più la fiducia dei suoi creditori e si è trovato sul banco degli
accusati di fronte a Putin e alle autorità fiscali russe. « Ora tocca a
Deripaska. Potrebbe diventare, dopo Hodorovski, proprietario della
Yukos, l’altro grande oligarca nel mirino di Putin ». Hodorovski è in
prigione per frode fiscale, la Yukos è rovinata. La Rusal non è dunque
in condizione di comprare, avendo più bisogno di liquidità che di nuovi
investimenti, stimano gli esperti finanziari stranieri.

Se questa è la situazione, perchè la Rusal non ha rinunciato alla gara
d’appalto come ha fatto l’altra grande compagnia russa Sual? «La Rusal
potrebbe fare il gioco del suo finanziatore Glencore, suo socio
svizzero, e quello della compagnia Vektra di Podgorica: domandare al
momento delle negoziazioni una riduzione supplementare del prezzo
dell’elettricità e altri vantaggi che il governo non può accettare.
Dopo il rifiuto del governo, la Glencore potrebbe apparire come un
salvatore», constata una fonte ben informata di Monitor.

In questo caso, Glencore et Vektra non avrebbero che da legalizzare la
loro proprietà del KAP, che di fatto già gestiscono e di cui raccolgono
tutti i guadagni derivanti dalla vendita dell’alluminio.

Il KAP produce attualmente più che mai. Ma poiché è schiavo dei suoi
debiti, tutto quello che guadagna va nelle casse della Vektra, della
Glencore e della Standard Bank. Queste accumulano profitti, utilizzano
l’elettricità poco costosa, la bauxite e la mano d’opera per rivalersi
su debiti la cui origine non è mai stata del tutto chiarita. E tutto
avviene come se la BNP e il governo montenegrino stessero facendo di
tutto affinché rimanga così anche in futuro.


=== 2 ===


http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3834/1/51/

Le sigarette di Djukanovic e l’indipendenza del Montenegro

25.01.2005 - La Corte di Cassazione italiana ha negato la immunità
diplomatica al Primo Ministro Djukanovic, indagato dalle Procure di
Napoli e Bari per il traffico di sigarette tra le due sponde
dell'Adriatico. I riflessi della decisione della Corte italiana nella
stampa montenegrina alla luce del dispositivo della sentenza, che non
considera la repubblica un Paese sovrano

Da Monitor, Podgorica, 14.01.05
Traduzione dal francese (Le Courrier des Balkans -
http://www.balkans.eu.org/article5002.html) per Osservatorio sui
Balcani: Carlo Dall'Asta


La Corte suprema italiana, dopo un'analisi della carta costituzionale
dell'Unione di Serbia e Montenegro condotta dagli esperti del Ministero
degli Affari Esteri, ha concluso: «Il Montenegro non è uno Stato
sovrano (...), il che significa che i suoi organi istituzionali e i
membri del suo governo non hanno diritto all'immunità nel diritto
penale».

La decisione della Corte, scavalcando l'avvocato di Djukanovic, è stata
prima di tutto inviata all'agenzia ANSA che riceve le informazioni
esclusive concernenti il caso del capo del governo montenegrino. Questo
ha provocato una violenta reazione a Podgorica. L'entourage di Milo
Djukanovic nota che questa informazione è stata diffusa subito dopo
l'annuncio in Italia che nuovamente il Primo Ministro montenegrino
stava facendo decisamente rotta verso l'indipendenza.

«È impensabile che un tribunale straniero metta in discussione la
struttura di un altro Stato. Sono i circoli nazionalisti fautori della
"grande Serbia" e i loro centri lobbistici all'estero, che sono dietro
a tutto ciò. Queste accuse sono state lanciate per l'ennesima volta
dagli stessi media, dopo che un nuovo passo è stato fatto verso
l'indipendenza. Io sono certo che, anche questa volta, tutto si
risolverà in vani tentativi di discreditare i leader e le istituzioni
montenegrine», ha dichiarato Miodrag Vukovic, dirigente del Partito
Democratico dei Socialisti (DPS), la formazione di Milo Djukanovic.

Branko Lukovac, ambasciatore di Serbia-Montenegro a Roma, pensa che la
motivazione della Corte di Cassazione non riguardi solamente il Primo
Ministro Djukanovic, ma tutto il governo sotto l'egida del quale
l'affare delle sigarette è stato organizzato. «Ciò che è da deplorare,
è che il Montenegro sia trattato come una regione, una provincia, più
del fatto che un procuratore italiano cerchi, dopo anni, di farsi
valere contro il Primo Ministro di un altro Paese», nota l'ambasciatore.

Le inchieste di Bari e di Napoli

Milo Djukanovic è da molto tempo oggetto di una inchiesta a Bari e a
Napoli. Nel corso dell'estate 2003, l'agenzia ANSA aveva annunciato che
la Procura di Napoli aveva spiccato un mandato d'arresto contro il
Primo Ministro montenegrino, in quanto egli avrebbe, in complicità con
Paolo Savina, Dusanka Jeknic e Veselin Barovic, «promosso, fondato e
diretto una associazione a scopo criminale, il cui fine era il traffico
di sigarette dal Montenegro all'Italia e in altri Paesi dove ci sono
zone commerciali franche».

I documenti della Procura sono stati molto velocemente inviati alla
stampa montenegrina. Il quotidiano Vijesti ha pubblicato in appendice
una parte del voluminoso materiale comprovante le collusioni nel
traffico di sigarette, come la trascrizione delle conversazioni
telefoniche intercettate tra i protagonisti montenegro-italiani sul
telefono di Dusanka Jeknic, allora rappresentante commerciale del
Montenegro a Milano.

La Procura di Napoli ha accusato direttamente Milo Djukanovic di aver
accordato dei permessi ai criminali italiani per il transito delle
sigarette, depositate al porto di Bari, ricavando una percentuale
sull'affare. Si dice anche che Milo Djukanovic è sospettato dal
procuratore di Bari, Giuseppe Selzi, di avere dei legami con la mafia e
di essere implicato nel contrabbando di sigarette e nel riciclaggio di
denaro sporco.

Un tribunale di prima istanza e la Corte d'Appello italiana avevano in
precedenza concluso che Milo Djukanovic non poteva essere perseguito
dalla giustizia, poiché godeva dell'immunità. Il processo per traffico
di sigarette, senza la presenza di Milo Djukanovic, si è comunque
aperto lo scorso ottobre, e la prossima udienza è fissata per la fine
del mese di gennaio. Prima dell'inizio del processo, i mandati di
cattura spiccati contro Jeknic, Barovic et Branko Vujosevic, menzionati
nell'atto d'accusa e considerati i subordinati di Milo Djukanovic, sono
stati annullati.

La decisione della Corte di Cassazione ha radicalmente cambiato la
posizione del Primo Ministro Djukanovic. Il suo avvocato Nikola
Martinovic non è sorpreso dalla sentenza della Corte, perché essa ha
osservato strettamente il diritto internazionale. «Nel diritto
internazionale, il Montenegro non è un soggetto sovrano, perché ha
trasferito la sua sovranità al livello della Unione delle due
Repubbliche, per cui la decisione della Corte di Cassazione non
rappresenta altro che la conferma di una situazione reale», è il suo
commento.

Egli spiega che gli inquirenti italiani possono ora presentare
richiesta presso un tribunale italiano, da qui all'estate prossima, per
intentare un procedimento giudiziario contro il Primo Ministro
montenegrino. «Se ciò dovesse avvenire, Milo Djukanovic dovrebbe
ricevere una convocazione per un'udienza, oppure il tribunale italiano
potrebbe fare richiesta che sia condotto un interrogatorio davanti a un
tribunale locale. In caso di non cooperazione, il tribunale italiano
può emettere un mandato di cattura - che non obbliga il Montenegro,
poiché quest'ultimo non può estradare i suoi propri cittadini davanti a
tribunali stranieri».

Naturalmente, benché irrevocabile, la decisione della Corte di
Cassazione non è una sentenza giudiziaria. Essa dà il via libera agli
organi giudiziari, se essi possiedono delle prove, per aprire la
procedura contro il Primo Ministro. Secondo il dottor Martinovic, non è
un compito facile: «La responsabilità penale di Milo Djukanovic
dev'essere provata dal punto di vista della legge montenegrina, dal
momento che egli non è incolpato per atti commessi sul territorio
italiano. E noi tutti sappiamo che questi affari di sigarette sono
stati condotti dalle istituzioni del regime in conformità con le nostre
leggi».

Ciò nonostante, se il tribunale italiano pensa che ci sia un ben
fondato motivo perché Djukanovic sieda sul banco degli accusati, non
gli restano che due soluzioni, secondo Nikola Martinovic. «Se l'atto
d'accusa viene emesso, Milo Djukanovic diventa l'oggetto del
procedimento e sta a lui scegliere se sarà presente di persona oppure
no. Il procedimento si svolgerà comunque, e la posizione di Djukanovic
verso questo processo dipenderà soprattutto dalle valutazioni dei suoi
avvocati».

Perché il caso rispunta proprio ora?

Il presidente del consiglio del Gruppo per i Cambiamenti, Svetozar
Jovicevic, non può fare a meno di pensare che questo caso venga
imbastito oggi nell'intenzione di ostacolare il percorso del Montenegro
verso l'indipendenza. «Quale che sia il risultato, le notizie
dall'Italia hanno una influenza negativa sulla situazione politica
interna e sugli sviluppi a livello internazionale. Le cose non
sarebbero così incerte se noi stessi avessimo chiuso i nostri vecchi
conti, e se ci fossimo occupati di quelli che hanno abusato del
traffico delle sigarette per arricchirsi dall'oggi all'indomani, e che
ora con questi soldi dettano la situazione economica e politica del
Paese», dice.

Vuksan Simonovic, alta responsabile del Partito Socialista Popolare
(SNP, all'opposizione) ha così commentato la situazione : «Chiunque
abbia a cuore il Montenegro e la sua reputazione non può essere
indifferente davanti a questa decisione. Per questo Djukanovic deve
immediatamente presentare le sue dimissioni e comparire davanti alla
giustizia italiana, se egli è innocente come da anni afferma». Vuksan
Simonovic ha sottolineato che una buona parte delle dichiarazioni e dei
risultati provenienti dai documenti della Procura italiana, la cui
opinione è stata resa nota, concordano con quelli della Commissione
d'inchiesta parlamentare di cui egli era presidente. «Io penso prima di
tutto alla creazione della società MTT che era la coordinatrice
dell'affare delle sigarette e che è stata fondata personalmente da
Djukanovic, cosa che è stata provata dalla Commissione. È evidente che
enormi quantità di sigarette dal Montenegro sono finite in Italia e in
altri Paesi dell'Unione Europea, il che ha causato perdite fiscali nei
loro bilanci, ammontanti a sei miliardi e mezzo di dollari».

Il Primo Ministro Djukanovic ha respinto a più riprese queste accuse
come inesatte e tendenziose, affermando che il commercio delle
sigarette in Montenegro si è svolto conformemente alla legge. Milo
Djukanovic aveva precedentemente dichiarato che egli era pronto a far
fronte alle accuse dell'Italia.

L'epilogo dell'affare delle sigarette non deciderà solo la sorte di
Djukanovic. Guidato dalle circostanze, Milo Djukanovic si è messo alla
testa degli indipendentisti montenegrini, e il destino di questo
progetto dipende in gran parte dalla sua persona. Ciò riflette tutta la
fragilità del progetto nazionale montenegrino, la cui realizzazione è
rinviata da anni, a causa delle pressioni e dei ricatti esercitati
contro i dirigenti del Montenegro.


=== 3 ===


http://www.tanjug.co.yu/

Tanjug (Serbia and Montenegro) - January 13, 2005

Vujanovic: Army reforms with Pentagon's support

PODGORICA - Montenegrin President Filip Vujanovic
Thursday informed the US Defense Department
delegation, headed by Rear Admiral Donald Loren, about
Podgorica's determination to carry out army reforms as
fast as possible, with the assurances that they will
have the necessary support of Pentagon and State
Department.
Vujanovic also informed the guests about the contents
of the SCG Army reforms, their dynamics and
objectives, underlining Montenegro's orientation to
carry out the reforms with full observance of all
standards set by NATO's Partnership for Peace program,
the Montenegrin President's cabinet said in a
statement.

---

http://www.csees.net/?page=news&news_id=40114&country_id=8

Albanians in Montenegro seek autonomy
January 18, 2005

Text of report by Montenegrin radio on 18 January

[Presenter] Albanians need to safeguard their unique features through a
new mode of territorial organization, i.e. decentralization, and
through setting up an Albanian-language administration, the chairman of
the Democratic Alliance of Albanians, Mehmed Bardhi, has told our
radio. Bardhi further clarified the assessment that Kosovo's
independence would greatly help the Albanians achieve their aspirations
in Montenegro, which had been voiced by Ferhad Dinosha and Bardhi after
talks with Kosovo Prime Minister Ramush Haradinaj.

The ruling coalition does not view the Albanian demands as alarming. It
recalls that Montenegro, as a civic state, grants equal rights to all
citizens regardless of their nationality and religious affiliation.
Adrijana Vukotic reports:

[Reporter] The issue of the status of Albanians in Montenegro is still
topical as they live in territories in which they should be able to
display their unique features through a new form of territorial
organization: through decentralization, setting up an Albanian-language
administration, the right to have a veto in parliament and others, the
chairman of the Democratic Alliance of Albanians in Montenegro, Mehmed
Bardhi, told our radio, adding that the Albanians in Montenegro should
enjoy the status of autonomy.

[Bardhi] After all those years, after a signed agreement, a deal then
signed by the democratic opposition and a section of democratic
authorities, that is a section of the DPS [Democratic Party of
Socialists] in 1997, many things have not been implemented. We were
promised then that the municipality of Malesija would be a fait
accompli, but this is not the case even today. [Paragraph as heard]

If we look at a bill on territorial organization of Montenegro, if this
bill is adopted, then this will continue to be a Tuzi municipality,
that is, as territorial organization. Hence I believe that this should
not be postponed but regulated and we shall make a serious move in this
direction. [Paragraph as heard]

[Reporter] Bardhi explained the statement that Kosovo's independence
would be of great help to Albanians in Montenegro to achieve their
aspirations.

[Bardhi] The Albanians in Montenegro are an inalienable part of the
Albanian nation. We have a lot in common although we live in different
territories and in different social systems.

It is certain that the Albanian problem, a serious problem, should be
resolved in all parts of former Yugoslavia and not partially.

[Reporter] Representatives of the ruling coalition have reacted in the
meantime.

DPS spokesman Predrag Sekulic urged Ferhad Dinosha and Mehmed Bardhi to
explain what type of autonomy they had in mind when they demanded this
status. He also stressed that Montenegro was a civic state granting
equal rights to everyone regardless of their religion and nationality.
Sekulic told Mina [news agency] that Montenegro was the only state in
the region which managed to preserve multiethnic and multinational
harmony despite the wars in its neighbourhood.

The Social Democratic Party [SDP] believes that minority issues in
Montenegro should be resolved in line with European and democratic
standards, SDP official Borislav Banovic said.

Commenting on the statements by representatives of Albanian parties in
Montenegro, Banovic said he expected that these issues would be opened
and resolved within Montenegro in a democratic way and through a
democratic procedure.

Source: BBC Monitoring / Radio Montenegro, Podgorica

---

http://www.makfax.com.mk/news1-a.asp?br=93390

MakFax (Macedonia) - January 19, 2005

Albanians in Montenegro demand autonomy

The leader of Democratic Union of Albanians in
Montenegro (DUA) and Member of SCG Parliament, Mahmut
Bardi, has called for a territorial autonomy for
Albanians in Montenegro.
Belgrade's daily Vecernje Novosti claims that Bardi
has already conveyed the demand to Kosovo's
authorities.
During his visit to Pristina, Bardi urged the Kosovo
Assembly Speaker Nexhat Daci and the Prime Minister
Ramush Haradinaj to provide assistance in terms of
improving the political status of Montenegro's
Albanians.
Bardi underlined that Albanians in Montenegro are
inseparable part of the Albanian nation, therefore,
the so-called Albanian issue can not be solved in pieces.


=== 4 ===


MONTENEGRO:POLEMICHE PER SENTENZA CASSAZIONE ITALIA SU PREMI

(ANSA) - BELGRADO, 6 GEN - Rilancia lo scontro interno fra governo e
opposizione in Montenegro la sentenza con cui la Corte di Cassazione
italiana ha negato l'immunita' diplomatica per il primo ministro Milo
Djukanovic, indagato dalle procure di Napoli e di Bari per un presunto
coinvolgimento nel traffico di sigarette fra le due sponde
dell'Adriatico. Al centro delle polemiche e' soprattutto il dispositivo
della sentenza, che nega alla piccola repubblica balcanica lo status di
Paese sovrano e indipendente e quindi di possibile ''soggetto autonomo
di diritto internazionale''. All'epoca dei fatti contestati a
Djukanovic - fino a un anno fa presidente del Montenegro e ora capo del
governo - Podgorica era parte della vecchia Federazione jugoslava.
Peraltro anche adesso e' l'unione Serbia e Montenegro, per quanto
blanda, a godere delle prerogative di soggetto internazionalmente
riconosciuto. Per il filogovernativo Miodrag Vukovic, esponente di
punta del Partito socialdemocratico (Dps) di Djukanovic, la decisione
della corte italiana ''e' bizzarra e politicamente influenzata''.
Vukovic, come il suo mentore acceso sostenitore della secessione da
Belgrado, ha detto in una intervista al quotidiano Vecernje Novosti che
la sentenza ''e' parte delle macchinazioni per evitare che il
Montenegro possa divenire indipendente'': una ipotesi non gradita alle
cancellerie europee che vedono con sospetto ulteriori frammentazioni
dei Balcani e non vogliono creare un precedente rischioso nell'ottica
della ben piu' difficile questione kosovara. Vukovic ha affermato che
''presto in Montenegro si terra' un referendum sulla secessione. C'e'
chi lo teme, e le pressioni stanno aumentando sia dall'interno che
dall'esterno''. Di parere totalmente diverso e' il presidente del
Partito popolare (Ns, all'opposizione) Dragan Soc, secondo il quale
''la decisione della corte italiana e' ineccepibile: il Montenegro non
ha lo status di Paese indipendente e sovrano e il suo premier non puo'
godere di immunita' diplomatica''. Soc ha sottolineato che ''neanche il
governatore della California Arnold Schwarzenegger o il presidente di
un land tedesco hanno diritto all'immunita' in sede internazionale. La
sentenza dimostra che l'Italia e' davvero uno stato di diritto''. Il
nome di Djukanovic e' da tempo entrato nelle inchieste delle procure di
Napoli e Bari in merito al contrabbando di sigarette nel mare
Adriatico. Il premier ha sempre smentito categoricamente di avere avuto
a che fare con quelle attivita', che stando a suoi oppositori sarebbero
invece servite nei tardi anni '90 a finanziare la lotta dei democratici
montenegrini contro il regime jugoslavo di Slobodan Milosevic. (ANSA).
OT
06/01/2005 19:02

CONTRABBANDO: DJUKANOVIC; CASSAZIONE, CAPACE DI CRIMINI

(ANSA) - ROMA, 7 GEN - Per la Corte di Cassazione, la posizione
istituzionale dell' attuale premier del Montenegro, Milo Djukanovic,
come rileva ''esattamente'' nel suo ricorso la Procura presso il
Tribunale di Napoli, e' ''idonea ad attualizzare il 'periculum
libertatis' in considerazione della indiscutibile capacita' di
interferire ed ingerirsi in future condotte delittuose''. Non deve
quindi ritenersi valido il principio - sostenuto dal Tribunale del
Riesame di Napoli - secondo il quale, soprattutto per il fatto che
Djukanovic rivesta la carica di premier del Montenegro, cio' debba far
venir meno la sussistenza delle esigenze cautelari. Lo scrive la
Suprema Corte nella sentenza con la quale, nei giorni scorsi,
accogliendo il ricorso della Procura partenopea, ha stabilito che al
Montenegro non spetta la qualifica di Stato sovrano e di soggetto
autonomo ed indipendente e che, quindi, il capo del governo
montenegrino non gode dell' immunita' dalla giurisdizione penale
riservata ai capi di Stato e di governo e ai ministri degli esteri
degli Stati sovrani e soggetti di diritto internazionale. Il
riferimento della Cassazione e' alle esigenze cautelari sulla cui
sussistenza il Riesame ha dubitato ''soprattutto - ricostruisce la
Suprema Corte - in considerazione della posizione istituzionale dell'
indagato''', accusato di associazione per delinquere finalizzata all'
importazione e al traffico di sigarette di contrabbando e di concorso
in piu' episodi di contrabbando di sigarette. Per questi reati la
Procura di Napoli aveva chiesto al gip l' arresto del premier
montenegrino ma il giudice, il 16 aprile scorso, respinse la richiesta
asserendo che l' indagato gode dell' immunita' diplomatica. Contro il
provvedimento del gip la Procura presento' ricorso al Tribunale del
Riesame che confermo' l' ordinanza di rigetto. Da qui l' appello della
pubblica accusa in Cassazione, che ha invece dato ragione alla Procura
e ha annullato con rinvio l' ordinanza del Riesame. Della questione si
dovra' ora occupare una diversa sezione dello stesso Tribunale
partenopeo. Sulla questione delle esigenze cautelari la Cassazione
ritiene ''manifestamente illogica'' la motivazione sostenuta dai
giudici del Riesame e annota che ''il Tribunale del Riesame ha omesso
di spiegare perche', mentre sono stati ritenuti socialmente pericolosi
altri coindagati per gli stessi reati che agivano in nome e per conto
del Djukanovic (quali la Jeknic, il Barovic, il Vujosevic), non
dovrebbe invece essere considerato tale l' odierno indagato, che in
astratto sembrerebbe anzi maggiormente capace degli altri di
strumentalizzare i propri poteri''. ''Quanto poi - continua la sentenza
- alla opinabilita' della antigiuridicita' della condotta (elusiva,
ndr), quale fattore ipoteticamente escludente la pericolosita', si
tratta di un argomento del tutto inconferente ed illogico, perche'
semmai e' proprio la eventuale minor coscienza della reprensibilita'
della condotta ad incrementare il bisogno cautelare, essendo difficile
predicare la sussistenza di un diverso freno inibitore''. Da qui un
ulteriore rilievo in base al quale e' stata annullata con rinvio la
decisione del Riesame di Napoli: ''La motivazione - scrive la
Cassazione - e' altresi' mancante perche' il Tribunale del Riesame ha
omesso di prendere in considerazione due aspetti rilevanti evidenziati
dal pm procedente. In primo luogo, la continuativa attivita' criminale
svolta dall' indagato, attraverso i suoi uomini, nel garantire
stabilmente basi logistiche ai correi, nel selezionare i
contrabbandieri in funzione della professionalita' del delitto e
favorirli mediante la creazione di monopoli illegali, nonche' il
carattere transnazionale della organizzazione criminale e l' attitudine
dei singoli gangli alla sopravvivenza anche a dispetto delle
occasionali evenienze riguardanti i singoli aderenti''. ''In secondo
luogo - conclude -, il pericolo di inquinamento probatorio, risultante
dalla vicenda relativa alla preparazione del cosiddetto documento
postumo e dalla spregiudicatezza ed insidiosita' dimostrata (dall'
indagato, ndr) per ottenere (tramite la Jeknic) informazioni
utilizzabili al fine di garantirsi l' impunita'''. (ANSA). BU
07/01/2005 13:36

MONTENEGRO: VICEMINISTRO FINANZE, ECONOMIA DIVERSA DA SERBIA

(ANSAMED) - BRUXELLES, 19 GEN - Il 'Wall Street Journal' (Wsj), nella
sua edizione europea, ha ospitato oggi un commento del viceministro
delle Finanze montenegrino, Vladimir Kavaric, in cui si sottolinea la
differenza delle realtà economiche della Serbia e del Montenegro. Le
due entità governative costituiscono un'Unione nata nel febbraio nel
2003 con una Costituzione e un Presidente in comune (Svetozvar
Marovic), ma con tutta una serie di politiche gestite autonomamente. A
detta di Kavaric, l'economia montenegrina è orientata da una logica di
privatizzazioni e di apertura ai capitali stranieri che differisce
dalle pratiche più protezionistiche adottate dalla Serbia. Il vice
ministro ha inoltre sottolineato l'importanza della recente apertura
mostrata dall'Unione europea sul tema della diversità tra le due entità
dell'Unione che si è concretizzata con l'avvio di un approccio 'a due
binari' nel processo di avvicinamento di Serbia e Montenegro all'Ue.
"Accettare e riconoscere le realtà economiche di Serbia e Montenegro
consentirebbe una nuova era nelle relazioni interstatali nei Balcani",
ha concluso Kavaric.(ANSAMED).
19/01/2005 17:08

MAFIA: DDA BARI INDAGA SU AVVOCATO SVIZZERO PER RICICLAGGIO

(ANSA) - BARI, 25 GEN - Indagini su un avvocato svizzero - del quale
non si e' appreso il nome - che gestirebbe notevoli capitali mafiosi
sono in corso da parte della Direzione distrettuale antimafia (Dda) di
Bari che indaga sul riciclaggio di danaro da parte di organizzazioni
delinquenziali che operano in diversi settori economici. Tra i settori
monitorati dai magistrati baresi vi e' il contrabbando internazionale
di sigarette che tra il 1996 e il 2000 e' stato particolarmente attivo
tra il Montenegro e la Puglia e che avrebbe permesso ai suoi
organizzatori di riciclare danaro in banche e agenzie di cambio
svizzere. L' indagine e' affidata ai sostituti procuratori Giuseppe
Scelsi e Eugenia Pontassuglia, titolari di una piu' ampia indagine sul
riciclaggio di danaro proveniente dal traffico internazionale di
sigarette di contrabbando. A quanto si e' potuto sapere da fonti
inquirenti, al momento a carico del legale non sono stati raccolti
elementi probatori sufficienti per sostenere l' accusa a dibattimento
ma ulteriori accertamenti sono in corso da parte della Direzione
investigativa antimafia (Dia) di Bari. I magistrati inquirenti - a
quanto si e' saputo - hanno in corso esami della documentazione giunta
dalla Confederazione elvetica dopo una rogatoria internazionale
integrata dai riscontri delle intercettazioni compiute su utenze
internazionali. Inoltre - sempre sul fronte dell' attivita' di
riciclaggio di proventi del contrabbando - sono in corso indagini
bancarie nei confronti di cinque societa' del Liechtenstein. Dell'
attivita' di riciclaggio del danaro e delle indagini in corso da parte
della Dda aveva gia' parlato il pg di Bari, Riccardo Dibitonto, nel
corso dell' inaugurazione dell' anno giudiziario. Il magistrato aveva
riferito, proprio parlando del riciclaggio, che le indagini in corso
hanno accertato che la ''stragrande maggioranza del denaro non viene
reinvestito in Italia ma viene trasferito all' estero con ogni mezzo,
spesso affidato a corrieri improvvisati, magari incontrati casualmente
in un posto di frontiera. Il denaro viene poi utilizzato per ogni
necessita' ed impegnato prevalentemente nel campo edilizio e
turistico''. (ANSA). BU
25/01/2005 16:37

(srpskohrvatski / english / italiano)


Chiamatelo "Mo"


Mohamed ("Mo") Sacirbey (Sacirbegovic) e' stato Ministro degli Esteri
di Izetbegovic e soprattutto Ambasciatore all'ONU nel periodo cruciale
della secessione, quando fu tra l'altro protagonista della campagna di
disinformazione strategica sugli "stupri etnici" e sui "campi di
sterminio serbi". E' un personaggio ingombrante, non solamente per gli
episodi di corruzione dei quali e' accusato, ma proprio per la sua
ambigua posizione tra New York e Sarajevo e per il fortissimo legame
con l'establishment USA...

1. Zovite me Mo / Chiamatemi Mo (Danas 30/7/2004)

2. "Relazioni pericolose": l'attuale consorte del principe d'Olanda e'
stata l'amante del nazionalista-secessionista e ladro Sacirbey
oltreche' di un noto trafficante di droga... Ma ai giornali interessa
solo capovolgere la frittata ed ulteriormente criminalizzare
"Milosevic" (ANSA 29/1/2005)

3. U.S. JUDGE ALLOWS BAIL FOR JAILED BOSNIAN EX-DIPLOMAT (RFE 7/7/2005)
Sul rilascio del ladro Sacirbey dietro cauzione

4. FLASHBACK: [JUGOINFO] Visnjica broj 153
RITRATTO DEL SIGNOR SACIRBEGOVIC, PATRIOTA BOSGNACCO / BOSNIA: MANDATO
ARRESTO INTERNAZIONALE PER EX AMBASCIATORE (ANSA)


Su questo personaggio vedi anche:

Data: Mar 15 Apr 2003 00:10:18 Europe/Rome
Oggetto: [JUGOINFO] Bosnia-Erzegovina: arresti eccellenti / Important
Arrests in Bosnia
BOSNIA: USA; ARRESTATO EX MINISTRO ESTERI A NEW YORK (ANSA) /
Ex-Bosnian Envoy Arrested on Charge of Embezzlement (NYT)

http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2448

EX-BOSNIAN ENVOY AWAITS EXTRADITION RULING Muhamed Sacirbey denies
misuse of funds while he was Bosnia's former envoy in New York. By
Aldin Arnautovic in Sarajevo. IWPR'S BALKAN CRISIS REPORT, No. 431, May
20, 2003

http://www.iwpr.net/index.pl?archive/bcr3/bcr3_200305_431_4_eng.txt

Bivsi izaslanik Bosne ocekuje odluku o izrucenju
Muhamed Sacirbej porice da je zloupotrebljavao fondove dok je bio
izaslanik Bosne u Njujorku.
Pise: Aldin Arnautovic iz Sarajeva (BCR Br 431, 20-maj-03)

http://www.iwpr.net/index.pl?archive/bcr3/bcr3_200305_431_4_ser.txt


=== 1 ===

Da "Danas", 30.7.04, un interessante articolo intitolato "Chiamatemi
Mo", su Muhamed Sacirbegovic, alias Mohamed Sacirbey, ambasciatore di
Izetbegovic negli USA. Accusato dalla Federazione croato-musulmana di
Bosnia per essersi appropriato di un sacco di soldi. Rilasciato dalla
prigione negli USA sotto cauzione di 6 milioni di dollari,
assicuratigli dai suoi amici. Questo musulmano bosniaco (bosgnacco?), 
nato a Sarajevo nel 1956, all'eta' di 7 anni era in Turchia, poi nel
Nord Africa, e ad 11 anni negli USA, dove ha studiato all'Università
insieme al famigerato Holbrooke, con il quale pare sia attualmente
imparentato avendone sposato la sorella.     
(a cura di Ivan Istrijan)

petak, 30. jul 2004.
Ličnost dana

Zovite me Mo

MOHAMED ŠAĆIRBEJ

Rođen 1956. u Sarajevu i zaveden u knjige kao Muhamed Šaćirbegović,
osoba koja je "ličnost danas" veći deo života provela je pod imenom
Mohamed Šaćirbej, i pod njim postala poznata i ovde i u svetu. Pod tim
je imenom od 1992. služila kao prvi bosanski, odnosno Izetbegovićev,
kapućehaja u Ujedinjenim nacijama, potom i kao šef diplomatije ratne
Bosne, da bi, napokon, pod istim tim drugim imenom i prezimenom u martu
prošle godine ta osoba bila uhapšena u svom njujorškom apartmanu,
optužena za proneveru novca iz bosanske misije kojom je deceniju ranije
upravljao. Za našu titulu "ličnosti dana" preporučilo ga je
prekjučerašnje puštanje iz toga pritvora i fantastična kaucija od šest
miliona dolara koju su za njega, izgleda, obezbedili tzv. Moovi
prijatelji.

"Zovite me Mo", znao je da kaže prilikom upoznavanja, i to sa retkim,
reklo bi se urođenim šarmom, s kojim nije elegantno i lako osvajao samo
uvek vrlo zgodne žene, nego je očaravao i američke novinare tokom rata,
kojima je majstorski prodavao svoju verziju pravde i istine. Njegova
priča, od koje se Srbima dizala kosa na glavi i prevrtalo u stomaku,
bila je maherska, prianjala je medijima, sasvim očigledno i tadašnjim
američkim politikama. Ostao je upamćen kao elokventan, drzak,
samouveren i prodoran diplomata.

Krenuo je rano u emigraciju. Sa sedam godina sa roditeljima je u
Turskoj, potom u Severnoj Africi, da bi, najzad, u jedanaestoj dospeo u
Sjedinjene Države. Tamo je završio škole, uključiv ekonomiju i
bankarstvo, na kraju. Ta ga je struka, valjda, kandidovala da posle
2000. godine kao eksdiplomata jedno kraće vreme radi u ICN Milana
Panića.

Vešt u komunikaciji, Bosanac s bosanskim pasošem koji dobro govori
srpski (bošnjački), i Amerikanac sa pasošem adoptirane zemlje koji
glatko govori američki akcenat, on je ostavljao utisak nekoga kod koga
nije lako povući i inače tešku granicu između opsenara i varalice.
Upućeniji, naime, svedoče da nikad nisu mogli biti načisto sa tim šta
je on u stvari. U sličnim su dilemama verovatno bili i predmeti
njegovih bonvivanskih tehnika i zahvata, među kojima je pre izvesnog
vremena bila i jedna ledi (istinita priča, nije legenda) koja je
izazvala buru na holandskom dvoru budući pretendentkinja na ložnicu u
jednome tamošnjem kraljevskom dvorcu.

Sada na uslovnoj slobodi, mora da nosi elektronsku rukavicu, i da sedi
faktički u kućnom pritvoru dok sud ne odluči da li će mu i gde biti
suđeno, odnosno da li će biti isporučen Sarajevu koje ga traži.
Nekadašnji ratni miljenik ovoga grada mogao bi biti izručen - eto male
ironije života - na osnovu klauzule koju su 1902. potpisale Sjedinjene
Države i Kraljevina Srbija. R. Cv.


=== 2 ===

OLANDA: MILOSEVIC ORDINO' RAPIMENTO MOGLIE PRINCIPE FRISO

(ANSA) - BRUXELLES, 29 GEN - Il piano, voluto dall'ex presidente
jugoslavo Slobodan Milosevic, rientro' solo all'ultimo momento per
ragioni di opportunita', ma la sua esecuzione era gia' in uno stadio
avanzatissimo e prevedeva il rapimento a Bruxelles di Mabel Wisse Smit,
attuale consorte del principe olandese Johan Friso, secondogenito della
regina Beatrice d'Olanda. Il mandante, stando alle rivelazioni
pubblicate oggi sul quotidiano olandese 'De Telegraaf, era appunto
Milosevic, ora sotto processo davanti al Tribunale internazione penale
dell'Aja per crimini di guerra. Lo scopo del rapimento, secondo quanto
riferisce il giornale citando fonti giudiziarie serbe, era quello di
ottenere informazioni su Mohammed Sacirbey, con il quale la donna aveva
avuto una relazione e che all'epoca delle guerre nei Balcani era uno
dei portavoce e raccoglieva fondi per i musulmani di Bosnia. Sacirbey
e' stato, durante gli anni '90, ministro degli Esteri ed ambasciatore
bosniaco presso le Nazioni Unite ed e' ora accusato dal governo di
Sarajevo di avere stornato fondi pubblici durante la sua permanenza al
Palazzo di vetro di New York Fra fine 1993 e inizio 1994 sarebbero
giunti a Bruxelles, dove l'attuale principessa lavorava, il capo delle
forze paramilitari serbe Arkan, morto nel 2000, e due agenti dei
servizi segreti di Belgrado, ma poco dopo il loro arrivo venne l'alt
perche' il piano era considerato ''troppo dannoso per la causa serba''.
Mabel Wisse Smit si e' sposata con il principe Johan Friso nell'aprile
dello scorso anno e il suo matrimonio e' stato preceduto da una serie
di polemiche riguardanti i suoi trascorsi sentimentali con un noto
trafficante di droga olandese, Klaas Bruinsma. Per quel motivo il
principe dovette alle fine rinunciare ai diritti alla corona. (ANSA).
CLG
29/01/2005 16:45


=== 3 ===

(Sul rilascio del ladro Sacirbey dietro cauzione)

http://www.rferl.org/newsline/4-see.asp

Radio Free Europe/Radio Liberty
July 7, 2004

U.S. JUDGE ALLOWS BAIL FOR JAILED BOSNIAN EX-DIPLOMAT

New York Magistrate Judge Frank Maas ruled on 2 July
that former Bosnian Foreign Minister and Ambassador to
the UN Mohamed Sacirbey, who is awaiting extradition
to Bosnia for allegedly embezzling more than $600,000
from its UN mission, might be freed on bail of $5
million in cash and $1 million in real estate, "The
New York Times" reported the next day. The judge
previously denied bail to Sacirbey, who is known in
Bosnia as Sacirbegovic. Bosnian Prime Minister Adnan
Terzic recently wrote the court a letter sympathetic
to Sacirbey. Many remember him for his articulate
defense of Bosnia's cause before the UN and in the
media during the 1992-95 conflict. Revelations of his
alleged corruption came as a shock to many in Bosnia
and abroad. New York police arrested him in March 2003
pending the arrival of a formal extradition request
from Sarajevo. Sacirbey has always denied the charges,
arguing that he used the money only on official
business during chaotic times. PM


=== 4 ===

Da: jugocoord
Data: Sab 19 Gen 2002 17:24:52 Europe/Rome
Oggetto: [JUGOINFO] Visnjica broj 153

RITRATTO DEL SIGNOR SACIRBEGOVIC, PATRIOTA BOSGNACCO

Mister Sacirbegovic, per dimostrare il suo zelo patriottico
musulmano-bosniaco (quindi "bosnjak", bosgnacco), attorno al 1990
cambiava il suo nome ed il suo cognome: diventava Maometto per fede e
Bey per ideologia panislamica ed antislava. Per premio gli veniva dato
l'incarico di Ambasciatore presso l'ONU, come rappresentante dello
statarello dei tre gigli nuovo di zecca. All'epoca (1992-1993) era in
prima fila - a braccetto con la Ruder&Finn Public Global Relations e
con il Partito Radicale italiano - nella campagna disinformativa sugli
"stupri etnici" e sui "lager cetnici", con la quale spopolava a destra
e a sinistra. Dopo avere allegramente realizzato il sogno sanguinoso
dello smembramento del suo paese, Mister Sacirbegovic poteva
ulteriormente consolidare le sue entrature nell'establishment USA
sposando una parente di Mister Hoolbroke. Poi decise di voler fare la
bella vita, e si rovino'. (I. Slavo)

> http://www.ansa.it/balcani/bosnia/20020107200232096757.html

BOSNIA: MANDATO ARRESTO INTERNAZIONALE PER EX AMBASCIATORE
(ANSA) - SARAJEVO, 07 GEN - Le autorita' bosniache hanno emesso tramite
l'Interpol un mandato d'arresto internazionale contro l'ex
ambasciatore all'Onu ed ex ministro degli esteri Muhamed Sacirbey,
accusato di appropriazione indebita di 2,8 milioni di euro. Lo ha reso
noto la radio di Sarajevo. Sacirbey, che ha la doppia cittadinanza
bosniaca e americana, vive negli Stati Uniti. Le accuse contro
Sacirbey sono relative alle spese e ai fondi pubblici gestiti dalla
missione bosniaca a New York di cui Sacirbey e' stato il capo dal 1992
al 1996 e dal 1998 al 2000 e per cui non ha mai presentato riscontri.
Il ministero degli esteri ha percio' citato Sacirbey per
appropriazione indebita di 2,5 milioni di dollari (2,8 milioni di euro)
di fondi pubblici, ma i mandati di comparizione emessi dalla
magistratura bosniaca non gli sono
stati mai notificati. Sacirbey, vicino all'ex presidente Alija
Izetbegovic ha vissuto in Bosnia solo dal 1998 al 2000, quando e' stato
ministro degli esteri. Dopo la vittoria alle elezioni dell'Alleanza per
il cambiamento e la sconfitta dell'Ada, il partito di Izetbegovic, il
nuovo governo ha avviato delle ispezioni che hanno evidenziato
l'ammanco. (ANSA). COR*VD 07/01/2002 20:02

[ Un recente inserto del quotidiano berlinese junge Welt è tutto
dedicato alle munizioni all'uranio... ]

http://www.jungewelt.de/beilage/beilage/51

29.12.2004

uranmunition

Urangeschosse
http://www.jungewelt.de/beilage/art/690

Zum Anliegen der von der Deutschen Friedensgesellschaft - Vereinigte
KriegsdienstgegnerInnen herausgegebenen Beilage

Naturwissenschaftliche Grundlagen
http://www.jungewelt.de/beilage/art/691

Zum Verständnis der »nachhaltigen Kriegsführung«

Urangeschosse - eine neue Massenvernichtungstechnologie
http://www.jungewelt.de/beilage/art/692

Ein Vortrag von Prof. Dr. Dr. med. habil Siegwart Horst Günther aus dem
Jahr 2000

Der Einsatz der Uranmunition geht weiter
http://www.jungewelt.de/beilage/art/693

Von Jugoslawien über Afghanistan bis zum dritten Golfkrieg - und wie
die Gefahren weggelogen werden

[ Jürgen Elsässer analizza gli interessi in gioco dietro al progetto di
secessione del Kosovo, con particolare riferimento ai "corridoi" del
petrolio e delle droghe... ]

Jürgen Elsässer : Zu den wirtschaftlichen Interessen bei einer
Abspaltung des Kosovo

1. Konkurrenz der Pipelines
2. Drogenachse Kabul–Pristina


1) http://www.jungewelt.de/2005/01-27/005.php

27.01.2005

Ausland
Jürgen Elsässer, Belgrad

Konkurrenz der Pipelines

Zu den wirtschaftlichen Interessen bei einer Abspaltung des Kosovo (I):
USA wollen eine Öltrasse vom Schwarzen Meer durch die Albanergebiete
bauen

 
Warum machen die USA Druck für eine Abspaltung des Kosovo von
Serbien-Montenegro? Ein Grund könnten Ölinteressen sein. Schon seit
1994 plant das US-dominierte AMBO-Konsortium eine große Pipeline, die
vom bulgarischen Schwarzmeerhafen Burgas quer durch die albanischen
Gebiete Mazedoniens und das Kosovo zum albanischen Mittelmeerhafen
Vlora führen wird. Ein entsprechender Vertrag zwischen AMBO und den
beteiligten Staaten wurde Ende Dezember 2004 in Sofia unterzeichnet,
Baubeginn soll in fünf Monaten sein.

Dem Londoner Guardian konnte man entnehmen: »Für den Westen wäre das
wahrscheinlich die wichtigste Route zu dem Öl und Gas, das jetzt in
Mittelasien gefördert wird. 750 000 Barrel pro Tag. Ein notwendiges
Projekt, so die US-Agentur für Handel und Entwicklung, weil es ...
US-Unternehmen in eine Schlüsselrolle bei der Entwicklung dieses
lebenswichtigen Ost-West-Korridors bringen wird.« Der Brite Michael
Jackson, der erste Kommandeur der NATO-geführten Kosovotruppe KFOR,
stellte einen direkten Zusammenhang zur Besetzung des Balkans durch die
NATO her: »Sicherlich werden wir lange hier bleiben, um die Sicherheit
der Energiekorridore zu gewährleisten, die durch Mazedonien führen.«

Rußland lenkte ein

Die AMBO-Pipeline wäre also das Gegenstück zur UNOCAL-Pipeline quer
durch Afghanistan – durch die eine soll das kaspische Öl nach Westen,
durch die andere nach Osten geleitet werden. Wegen der ersten wurde der
Krieg gegen Jugoslawien, wegen letzterer der gegen Afghanistan geführt.

Ursprünglich unterstützte Rußland eine Konkurrenzleitung, die das Öl
von Burgas nicht durch albanisches, sondern durch griechisches Gebiet
pumpen sollte. Ab Alexandroupolis wäre es dann mit Tankern
weitertransportiert worden. Doch überraschend gaben Präsident Wladimir
Putin und Wagit Alekperow, Chef des russischen Pipeline-Konzerns
Lukoil, zum Jahresende 2004 ihren Widerstand gegen das AMBO-Projekt
auf. Über die Gründe kann man nur spekulieren. Möglicherweise erreichte
der Kreml als Gegenleistung für sein Zurückstecken eine andere
Streckenführung bei der transalbanischen Trasse – nach den neuesten
Planungen soll sie nicht mehr durchs Kosovo laufen und wäre damit für
die Separatisten ohne Nutzen. Wie endgültig diese Planung ist, bleibt
allerdings abzuwarten.

Jugoslawisches Trio

Die dritte balkanische Pipeline wird von der Europäischen Union sowie
dem italienischen Energiegiganten ENI und dem österreichischen
Tankstellenmonopolisten OMV unterstützt. Die Röhre soll jährlich 60
Millionen Tonnen Öl vom rumänischen Schwarzmeerhafen Constanta quer
durch Serbien, Kroatien und Slowenien leiten und in das transalpine
Netz einspeisen, das Österreich und Deutschland versorgt. Auch diese
Planung gibt es schon länger. Pikanterweise haben US-amerikanische
Bomber im Krieg gegen Jugoslawien massiv jene Gebiete in Nordserbien
angegriffen, durch die diese Pipeline laufen sollte. Erst im letzten
November konnte deswegen ein konkreter Planungsvertrag unterzeichnet
werden, Baubeginn soll Ende 2005 sein. Wichtiger als der ökonomische
ist der politische Effekt des Projektes: Es bringt drei Staaten des
ehemaligen Jugoslawien zusammen, die durch die Kriege der 90er Jahre
getrennt worden sind.


2) http://www.jungewelt.de/2005/01-28/007.php

28.01.2005
Ausland

Jürgen Elsässer, Belgrad

Drogenachse Kabul–Pristina

Zu den wirtschaftlichen Interessen bei einer Abspaltung des Kosovo (II)

 
Wird das Kosovo ein eigener Staat, obwohl die UN-Resolution 1244 die
Zugehörigkeit zu Serbien-Montenegro festgelegt hat? Albanische
Politiker wie der derzeitige Kosovo-Premier Ramush Haradinaj oder der
Oppositionsführer Hashim Thaci favorisieren diese Lösung, weil sie dann
noch ungestörter ihre Drogengeschäfte betreiben können. Wie Afghanistan
das Hauptanbaugebiet, so ist das Kosovo der wichtigste Umschlagplatz
für Heroin. Das Fachblatt Executive Intelligence Review spricht von
einer »Achse Kabul–Pristina«, über die die Finanzierung der albanischen
Untergrundbewegung UCK läuft. 40 Prozent des Heroins für Europa
vertreiben die UCK-Mafiosi, vermuten deutsche UNMIK-Polizisten.

Dies deckt sich mit dem neuen Drogenbericht von Europol. Die
Frankfurter Allgemeine Zeitung faßte Mitte Januar den noch nicht
veröffentlichten Report zusammen. Dort hieß es unter anderem:
»Kontrolliert wird der europäische Heroinmarkt von international
organisierten Gruppen, unter denen türkische und kurdische
Organisationen nach wie vor das Sagen haben. Allerdings haben
albanische Gruppen ihren Anteil am Rauschgiftmarkt im allgemeinen und
am Heroinmarkt im speziellen kontinuierlich vergrößert. Drei Faktoren
haben zu dieser Entwicklung maßgeblich beigetragen: die Anwesenheit von
Albanern aus Albanien, aus dem Kosovo und aus Mazedonien in nahezu
allen westeuropäischen Ländern, die Existenz vieler Erscheinungsformen
organisierter Kriminalität unter Albanern und das Bestreben einiger
Gruppen, aus Albanien, dem Kosovo und Teilen Mazedoniens ein
selbständiges Groß-Albanien zu schaffen. Nach aller Erfahrung dient
Rauschgifthandel auch im Fall Albanien dazu, Geld für den politischen
wie den bewaffneten Kampf zu beschaffen.«

Vor diesem Hintergrund ist es kaum zu glauben, daß sich der
SPD-Vorsitzende Franz Müntefering Ende August 2004 ausdrücklich dafür
ausgesprochen hat, »daß das Kosovo in der Lage ist, ein eigener
souveräner Staat zu sein«. Wollen die deutschen Sozialdemokraten der
Heroingefahr für Europa Herr werden, indem sie den Heroinhändlern einen
eigenen Staat schenken? Noch seltsamer ist allerdings, daß die FAZ mit
Berichten über die Drogenhochburg Kosovo die proalbanische
Balkanpolitik Deutschlands blamiert, die sie ansonsten seit Jahren
unterstützt und vorantreibt. Aber vielleicht wird am Ende dieser
Widerspruch auf ganz überraschende Weise gelöst werden: Indem man die
Tatsache, daß die albanische Mafia zur Gefahr für Westeuropa geworden
ist, aus einem Contra- in ein Pro-Argument für die Selbständigkeit des
Kosovo verwandelt. Nur in diesem Fall nämlich, wird es dann heißen,
könnte man alle hierzulande straffällig gewordenen Skipetaren auf den
Balkan abschieben – in ihre eigene Republik.

Vielleicht kann man sogar die Mafiosi für diese Rochade gewinnen –
wenn man ihnen den Verzicht auf den Drogenhandel und die Rückführung in
ihre Heimat durch die Ermöglichung eines Großalbanien schmackhaft
macht. Aber vermutlich werden sie beides wollen.