Informazione

(deutsch / italiano)

"NON CI PIEGHEREMO AI DIKTAT TEDESCHI"


Lo dicono i redattori di "Romania Libera", che si rifiutano di
riconoscere il nuovo direttore (tedesco) del giornale, imposto dalla
proprietà (WAZ). Nel frattempo, in un comunicato pubblico la Camera di
Commercio ed Industria della città di Iasi scrive che Bodo Hombach
(padrone della WAZ) "non è una persona onesta"...


Da: news @ german-foreign-policy.com
Data: Sab 6 Nov 2004 00:16:37 Europe/Rome
Oggetto: Newsletter vom 06.11.2004: Deutsche Diktate in Rumänien

Betrogen

ESSEN / BUKAREST (Eigener Bericht) - Die Industrie- und Handelskammer
in Iasi (Rumänien) hat dem amtierenden WAZ-Geschäftsführer Bodo Hombach
mehrere Auszeichnungen entzogen und seine vormalige Ehrenmitgliedschaft
rückgängig gemacht. Hombach sei ,,keine ehrliche Person", heißt es in
der Mitteilung, die von der rumänischen Presse gestern breit zitiert
wurde. Die Auszeichnungen hatte Hombach vor 3 Jahren wegen seiner
Tätigkeit als ,,Sonderkoordinator" der deutschen Regierung beim
,,Stabilitätspakt für Südosteuropa" erhalten. Inzwischen wird der
Sozialdemokrat beschuldigt, die vormalige Regierungstätigkeit in den
privaten Aufkauf ganzer Medienzweige überführt und den WAZ-Konzern zum
Marktmonopolisten in Südosteuropa gemacht zu haben. ,,Wir werden uns
deutschen Diktaten nicht beugen", sagen Redakteure der in
WAZ-Mehrheitsbesitz befindlichen Tageszeitung ,,Romania libera" in
einem Pressegespräch mit dieser Redaktion. Die journalistische Leitung
des Blattes weigert sich, den Anordnungen eines nach Bukarest
entsandten deutschen WAZ-Statthalters zu folgen.

mehr

http://www.german-foreign-policy.com/de/news/article/1099696379.php)



> Da: "Coord. Naz. per la Jugoslavia"
> Data: Gio 4 Nov 2004 17:02:17 Europe/Rome
> Oggetto: [JUGOINFO] Visnjica broj 437 BIS
>
>
> (deutsch / italiano)
>
> DOPO LO STALINISMO FINALMENTE LA LIBERTA' DI STAMPA!
>
>
> Il direttore di "Romania libera", grande quotidiano di Bucarest, e'
> stato licenziato dai padroni occidentali e sostituito con un
> giornalista tedesco.
> Il licenziamento del direttore di "Romania Libera" e' avvenuto in
> seguito al rifiuto, da parte della redazione, di auto-censurare gli
> articoli critici verso il Partito Socialdemocratico della Romania. La
> redazione si rifiuta anche di trasformare il quotidiano, un tempo
> prestigioso, in un tabloid scandalistico usa-e-getta come e' in voga
> nei paesi occidentali.
> La testata e' da qualche anno nelle mani della multinazionale tedesca
> Westdeutsche Allgemeine Zeitung (WAZ), che la possiede (per il 71%)
> insieme a tante altre testate balcaniche, compresa la belgradese
> "Politika". La WAZ e' a sua volta di proprieta' dell'ex inviato
> tedesco per i Balcani Bodo Hombach.
>
> ---
>
> Konflikt zwischen WAZ und rumänischer Zeitung eskaliert.
>
> Der Essener Medienkonzern WAZ hat letzte Woche in Rumänien den
> Redaktionsdirektor der rumänischen Zeitung Romania Libera entlassen,
> um den WAZ-Vertreter Klaus Overbeck einzusetzen. Seitdem ist die
> Redaktion der traditionsreichen Oppositionszeitung im offenen Ausstand
> gegen den Mehrheitseigner WAZ. Bereits seit Wochen beklagt die
> Redaktion Einflussversuche seitens der WAZ: diese wolle die Zeitung zu
> einem Boulevard-Blatt machen und die Kritik an den regierenden
> Postkommunisten mildern, um mehr staatliche Anzeigen zu bekommen. Die
> WAZ-Gruppe bestreitet die Vorwürfe. Sie wolle die Zeitung nur aus
> Wirtschaftlichkeitsgründen konzeptionell weiterentwickeln und habe
> sich nie gegen die Veröffentlichung irgendeines Beitrages gewehrt.
> Nachdem sich der Konflikt zwischendurch zu entspannen schien, ist er
> nun erneut eskaliert. Die Auseinandersetzung ist bezeichnend für die
> Situation der Presse in mehreren osteuropäischen Ländern.
> Westeuropäische Medienkonzerne wie die WAZ-Gruppe, der Axel
> Springer-Konzern oder Ringier aus der Schweiz haben zahlreiche Medien
> übernommen und versuchen, diese nun wirtschaftlicher auszurichten.
> Dabei spielen für die Zeitungen staatliche Werbeaufträge oft eine
> besondere Rolle.
>
> Weitere Informationen:
> http://www.ftd.de/tm/me/1099117005296.html?nv=hpm
> http://www.dw-world.de/dw/article/0,1564,1340478,00.html (zum Beginn
> des Konflikts)
>
> SOURCE: Newsletter Info-GD,
> Der Newsletter zu neoliberaler Einflussnahme, PR und Lobbyismus
> Ausgabe 5 vom 3.11.2004
> http://www.bewegungsakademie.de
> http://listi.jpberlin.de/mailman/listinfo/info-gd
>
> ---
>
> http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3830
>
>> Da: Coord. Naz. per la Jugoslavia
>> Data: Ven 24 Set 2004 19:03:35 Europe/Rome
>> Oggetto: [JUGOINFO] Visnjica broj 437
>>
>>
>> (deutsch / italiano)
>>
>> I PADRONI OCCIDENTALI IMPONGONO LA CENSURA ALLA STAMPA DEI BALCANI
>>
>>
>> I giornalisti di "Romania libera", il grande quotidiano di Bucarest
>> oramai nelle mani della multinazionale tedesca Westdeutsche
>> Allgemeine Zeitung (WAZ) - che lo possiede per il 71% - stanno
>> protestando per la censura che il padrone straniero impone loro. In
>> particolare, la WAZ ha esercitato pressioni affinche' essi non
>> pubblicassero articolo critici nei confronti del Partito
>> Socialdemocratico della Romania.
>>
>> Ricordiamo che la WAZ, di proprieta' dell'ex inviato tedesco per i
>> Balcani Bodo Hombach, in Jugoslavia ha fagocitato persino il
>> principale quotidiano belgradese "Politika".
>>
>>
>> Da: news @ german-foreign-policy.com
>> Data: Gio 23 Set 2004 23:36:26 Europe/Rome
>> Oggetto: Newsletter vom 24.09.2004: Zensurvorwürfe gegen deutschen
>> Medienkonzern
>>
>> Pressefreiheit: 90 Prozent
>>
>> BUKAREST/ESSEN (Eigener Bericht) - Schwere Vorwürfe gegen den
>> deutschen
>> WAZ-Konzern erhebt die Redaktion der rumänischen Tageszeitung
>> ,,Romania
>> libera". In einer redaktionellen Stellungnahme heißt es,
>> Unternehmensvertreter missachteten die journalistische Freiheit der
>> Redaktion und suchten kritische Artikel über die regierende
>> Sozialdemokratische Partei Rumäniens zu verhindern. Der WAZ-Konzern
>> gilt als SPD-nah und hält 71 Prozent der Anteile an ,,Romania libera".
>> Sowohl rumänische als auch internationale Presseorganisationen
>> beobachten den Vorgang ,,mit Besorgnis" und fürchten ,,verheerende
>> Konsequenzen für die Medienvielfalt". Wie der redaktionelle
>> Beauftragte
>> der WAZ für Südosteuropa, Bodo Zapp, dieser Redaktion auf Anfrage
>> mitteilte, seien weitere Zensurvorwürfe gegenüber dem von der WAZ
>> eingesetzten Geschäftsführer inzwischen ,,ausgeräumt". Die
>> Pressemitarbeiter der ,,Romania libera" hatten zuvor erklärt, sie
>> würden von dem deutschen Geschäftsleiter der WAZ bespitzelt.
>>
>> mehr
>>
>> http://www.german-foreign-policy.com/de/news/article/1095976800.php

Due lettere da Zagabria

(di Jasna Tkalec)


Zagabria, 28 ottobre 2004

Mio caro amico, avevo deciso che oggi non avrei toccato il computer, e
non lo tocco, no. Avevo pure deciso di non scrivere, tanto meno a te,
che ti ho scritto pure ieri, ma proprio devo raccontarti la giornata.

Sono le ultime belle giornate d’ottobre, che sta per finire, e verso le
due esco sempre (per andare in banca e comprare qualche cosa - il
mangiare per noi e per i cani - o pagare qualche bolletta) cosi mi
sgranchisco un po’ le gambe e guardo cosa sta capitando in questa
città, che a dire il vero mi sta sullo stomaco, mi è stata sempre sullo
stomaco, anche se saranno quest’inverno cinquant’anni che ci vivo (con
più d’un tentativo, mal riuscito, di scappare). Dunque, ieri ero andata
dopo aver sbrigato le cose in banca in città alta ("gornji grad") come
la chiamano qui, e mi sono messa in un caffè sulla piazza di fronte al
mio liceo (classico), che è una costruzione vecchia, ed è proprio una
vergogna che sia ancora in funzione come scuola, ma è proprio cosi...
Anche mio figlio ci era andato, e gli zagabresi ci mandano ancora i
loro figli: i loro soldi li spendono per altre cose, mica per fare
nuove scuole, qua... E leggevo il giornale e mi bevevo il mio caffè in
santa pace, li nel sole tenero d’autunno, e pensavo a questi
cinquant’anni che me ne sono stata qui in questa città che mi è stata
sempre antipatica, dal primo giorno che sono arrivata...

Oggi volevo fare il bis. E sono arrivata nella stessa piazza, ma al
caffè non c’era più il sole e ciononostante, in ottobre, hanno pure
aperto gli ombrelloni (!) e - peggio del peggio - hanno messo una ruspa
in mezzo alla piazza, che fa un rumore infernale, sicchè me ne sono
andata via. E sono scesa per la Via dei Tessitori (Tkalca): una delle
strade centrali, un tempo molto vecchia e mal messa, ma dopo lo
"scoppio della democrazia occidentale" (o forse anche qualche anno
prima) si sono messi a lucidarla e rilucidarla, ed hanno aperto mille
caffè e pure le boutiques con scarpe italiane e roba firmata... e
pensare che una volta era una via piena di ratti, bassifondi e puttane,
ma quando ero giovane era già protetta come monumento storico, anche se
era tutta puzzolente, vecchia diroccata, e cadeva a pezzi. Adesso non
più oscure botteghe ma negozi scintillanti e, come ho detto, mille e un
caffè; e quest'anno l'hanno pure lastricata nuova di zecca.
In tutta Zagabria c'è una spece di «new deal»: quei figli di prete (e
di puttana) venuti al potere hanno trovato il modo di far lavorare i
pezzenti che li hanno votati di nuovo, e fanno venire in città la gente
dei paesi e la fanno lavorare nell'edilizia: lastricano le strade e
cambiano i tubi - d'altronde però le abitazioni per loro "non valgono
un tubo" e cadono a pezzi: un giorno in una strada centrale ho visto
cadere proprio un balcone, pensa!

Dunque, mi sono comprata un libro della Mazzacurati, quell'autrice che
ha vinto il premio Strega nel 2002 con «Non ti muovere» (adesso mi pare
che abbiano pure fatto un film da questo libro con lo stesso titolo), e
mi sono messa a leggerlo. È un libro su di un barbone e si chiama
Zorro, e siccome è sulla vita di un barbone proprio divertente non è...
Io però stavo bene perchè ero sola e sedevo al sole come una lucertola.
Mi godevo l'ultimo sole d'ottobre e il libro ed ecco che ti vengono due
operai di quelli che hanno appena finito di lastricare la strada, con i
pantaloni sporchi di calcinacci e l'orecchino e i tatuaggi, tutto come
si deve, anche la testa rapata a zero. E, appena seduti, uno dei due si
è messo a gridare con tutta la sua forza: "Io voterò per il più grande
ustascia che si presenta, si voterò ustascia!" (La Croazia infatti va
verso le elezioni per la presidenza della Repubblica). E l'altro dái ad
approvare, ma cosi forte che pareva una provocazione... ma purtroppo
non lo era, era sul serio. L'altro si mette a dire : "Che sia ustascia
pure, basta che ci dia i soldi, basta che metta in giro i soldi...
Perchè andare avanti così non si può! Hai visto te, i prezzi sono da
Comunità Europea e le paghe sono quelle dei Balcani..." Allora l'altro
si è messo a dire: come mai ai croati non va mai bene nessuno e sempre
vogliono cambiare, e non riescono a tenersi per un pò nemmeno un
presidente. E l'altro gli risponde che sì, si erano tenuti Tudjman per
dieci anni... Ma poi, ragionando: "Sai, io sono stato nell'HDZ (di
Tudjman) sin dal primo giorno, dal 1991" (sono rimasta sorpresa perche
non gli davo neanche trent'anni) "ma non è servito a nulla – sono stato
licenziato lo stesso e guarda come viviamo adesso". E di nuovo hanno
concluso che bisogna votare ustascia, sì proprio ustascia, per i soldi
che magari verranno.

A quel punto si sono messi a parlare di un caso di cronaca nera: stanno
facendo il processo ad uno che ha ammazzato un prete, ma quel prete
pare abbia prima tentato di stuprarlo, e poi lo hanno accusato pure del
tentato stupro di una ragazza... Ma sono cose che conosco appena, il
mio compagno me le spiega, lui che legge i giornali croati, io non li
leggo mai. E allora si sono messi a dire che: uno cosi bisogna
ammazzarlo, di sicuro. Uno diceva: "Sai cosa gli farei io... Uno così
dopo pregherebbe che lo tengano in galera. Lí almeno rimarrebbe vivo,
mentre io gli farei..." - e giù a bestemmiare e a dire come lo
avrebbero ammazzato o fatto fuori o che ne so io. Si vede proprio che
bruciavano dalla rabbia di far fuori qualcheduno.
Ed io ho pensato: ma guarda un pò che lumpenproletariat schifoso che è
venuto su in questo paese in pochi anni, una cosa disgustosa! Gente
così in Italia va alle partite di calcio ed urla, eppure anche lí ogni
tanto capita che muore o fanno fuori qualcheduno.

Intanto non potevo più leggere la Mazzacurati per via di quel baccano,
e perchè in quel piccolo caffè (questi erano seduti alla mia sinistra)
al tavolino di destra si erano seduti due istriani: si capiva della
pronuncia e dalla sintassi delle frasi, che era tutta italiana. Ho
capito che erano di Motovun (che è un posto nel cuore dell'Istria) e
che fanno i contrabbandieri, anzi i contraffattori di roba firmata
italiana. La donna, anziana quasi quanto me, credo sia stata una
sartina o giù da li; l'uomo, molto più giovane, pareva il capo di
questo traffico: perchè per tutto il tempo ragionavano se occorresse
finire le borse o se fosse lei che avrebbe dovuto finire il lavoro di
taglio, eppoi anche della lavatrice, che bisognava mettere a posto (chi
lo sa, magari comprano roba usata in Italia e poi la lavano e la
vendono ai negozi che tengono il griffato)... e lui tutto il tempo
diceva che domani sarebbe partito per Bologna, e che qui si butta
troppa roba da mangiare, che sua figlia ne compra troppa per tenerla in
quel bugigattolo di cinquanta metri quadri dove stanno ad abitare con
tutta la roba, e che lui si sarebbe messo a controllare quanta roba da
mangiare comprano, perchè è troppa e va a male ed era anche troppa
l'ultima volta che era andato a Bologna - chi lo sa, gente così magari
si compra la benzina in Italia e mette anche quella nelle taniche e se
la porta dietro, anche se è pericoloso, pensavo...

E naturalmente nel frattempo delle mie letture non ne è stato più
nulla, perchè la Mazzacurati scriverà pure bene, ma di un mondo che
(pur nello stile moderno) dovrebbe assomigliare ormai a quello di
Hijeronimus Bosch o magari a quello di Gorkij di "Infanzia" o "Le mie
Università" o "Klim Samgin". Ma erano pure, questi di Gorkij, dei
bellissimi libri, che hanno descritto in modo irripetibile una Russia
unica ed irripetibile, una Russia che non ci sarà mai più: quella dei
«narodnovoljci», i populisti, e quella di artisti, sognatori ed
eretici, ed anche la Russia dei miseri e dei derelitti che pure c'è
anche oggi. Ma ho pensato: io, gli ultimi momenti di sole, gli ultimi
momenti del giorno e anche della mia vita non li devo passare a
guardare i quadri di Bosch o a sentire brutti discorsi o discorsi da
stupidi o da contrabbandieri. E me ne sono andata via. Ed è pure vero
quello che mi aveva detto mio figlio la mattina: ma chi se ne frega
della campagna sulle foibe, cara mamma: qui (in Italia) la gente deve
penare per sopravvivere, deve pensare a come arrivare alla fine della
giornata o alla fine del mese, e non è delle foibe che si preoccupa...


Zagabria, 31 ottobre 2004

Solo ora mi sono ricordata l’esatta parola italiana per l’immagine del
mondo che oggi si vuole inculcare nella testa della gente, soprattutto
dei giovani: pasticcio. È un pasticcio totale, dove tutto è raccontato
e capito all’inverso di come è.
Leggo i documenti della Conferenza dei partiti comunisti ad Atene
(settembre 2004) e la solidarietà espressa con i paesi dove i comunisti
sono perseguitati ed incarcerati. Ma mi sai dire in Europa qual è il
paese dove i comunisti non sono, se non proprio incarcerati e
perseguitati con la polizia, apertamente, quantomeno controllati dai
servizi segreti, discriminati politicamente, socialmente, dal punto di
vista del lavoro, della carriera professionale e del posto nella
società!? Si cerca in tutti i modi di rendere opaca la loro attività,
di presentarli come “ultimi pazzi”, come gente fuori di testa,
dinosauri sopravvissuti alla grande alluvione, che vengono a riproporre
idee obsolete, liberticide e, in definitiva, criminali nonchè
violente...
Per rendere plausibile tutto questo, bisogna naturalmente creare la
mentalità e far vedere che i comunisti provengono da una situazione di
scelleratezza collettiva, da inganni epocali, da lotte tanto crudeli
quanto inutili e nocive: lotte condotte da gente senza scrupoli, che si
serviva di ignoranti e di illusi o persone a corto di comprendonio, per
perseverare nei suoi intenti criminali, che turbano e turbavano
l’ordine prestabilito.
Non importa minimamente se quell'ordine fu scombussolato
dall’aggressione nazi-fascista e se fu proprio il nazifascismo ad
usurpare ogni possibilità di ordinaria tranquillità non soltanto
dell’Europa, ma del mondo intero. Dunque, per riuscire in questa
operazione globale di distorsione della verità, messa in campo già da
anni ma che si intensifica col tempo e con le nuove esigenze politiche,
era ed è necessario tuttora mostrare l’antifascismo e la Resistenza
come cose sbagliate, inutili ed eccessive, come uno spargimento di
sangue superfluo e crudele! Via Rasella? Superflua! L'eccidio delle
Fosse Ardeatine? Colpa di quegli sconsiderati che buttarono la bomba...
La Resistenza superflua, la lotta partigiana, in qualunque posto, idem.
In definitiva hanno esagerato, tanto che hanno fatto dire persino ad
Andreotti, rivolto ad uno di estrema destra, penso fosse Gasparri: "Ma
se non ci fossimo stati noi, non ci staresti nemmeno tu in quel posto
in cui stai ora!"

Quando i vincitori sono diventati sconfitti, le parti non sono
diventate soltanto interscambiabili, ma sono state proprio scambiate! I
liberatori sono diventati dominatori, poi usurpatori, assassini
macchiatisi di delitti orripilanti... Vale per i titini a Trieste come
per l'occupazione sovietica dei paesi baltici - e si dimentica che la
minoranza russa in quei paesi, maltrattata del resto, non è il prodotto
soltanto degli ultimi cinquant’anni, poichè questi paesi facevano parte
anche dell’impero zarista, il che non vuol dire che la cosa fosse
giusta, ma era un fatto -, vale per la Resistenza in Italia, in
Francia, in Grecia soprattutto... Allo stesso tempo, tutte le carognate
fatte dai fascisti e dagli imperialisti in tutte le parti del mondo -
in Algeria dai Francesi o in Indocina, le nefandezze che hanno subito
vari popoli africani ed asiatici da parte dell’imperialismo inglese
ecc. ecc. - risultano nulla in confronto alle "cose selvagge" che
avrebbero commesso i locali detentori del potere, dopo che questi paesi
ebbero cacciato via i loro "cari" colonizzatori, "che li istruivano, li
avviavano verso il progresso" e "li difendevano" sia da loro stessi
(visto che tutti siamo immaturi e ignoranti) sia dai comunisti e dalla
loro influenza nefasta! Questa è la nuova visione del mondo che si
insegna (purtroppo globalmente) alle giovani generazioni, ma anche agli
adulti opportunisti.

Guardando la TV, non soltanto italiana e non soltanto Vespa, mi rendo
conto della forza dell’attacco e della quasi totale impossibilità di
venire a capo di una tale inondazione di bugie e diffamazioni. Però,
nel loro entusiasmo illimitato per le nuove tecniche che trasformano la
gente in zombi senza cervello, qualche volta questi non si accorgono
nemmeno che stanno svelando le tattiche preziose ai loro scopi. Oggi,
ad esempio il famoso Canal5 francese - non uno dei peggiori -, parlando
delle elezioni in Ucraina, dove si aspettano i risultati del
ballottaggio, ha parlato di “rivoluzione e rivolta pacifica” messa in
campo sia a Belgrado, nell'autunno del 2000, sia in Georgia contro
Shevarnadze, con l'aiuto dell’Unione Europea e dei suoi emissari...
Hanno fatto vedere come i membri dall’associazione belgradese OTPOR
siano stati in contatto con organizzazioni dello stesso tipo in Georgia
(KMARA), e come adesso già stiano prendendo contatti analoghi in
Ucraina (PORA), per entrare in gioco nel caso fosse necessario – se per
caso il "popolo sconsiderato" e "poco avvezzo alla democrazia"
scegliesse un tipo simile a Lukasenko, cioè se si ripetesse un'altra
Bielorussia... A parte la situazione bielorussa, che personalmente non
trovo splendida, come si può dichiarare in nome della democrazia,
apertamente e senza vergogna, che l’Europa ha i mezzi per reagire in
maniera efficace e "nonviolenta" (con ribellioni orchestrate contro i
risultati delle elezioni) contro i "dittatori non graditi"? E tutto
questo in nome della democrazia, dei diritti dell’uomo e del cittadino,
promulgati dalla Rivoluzione francese, che, in una tale
interpretazione, diventano proprio quello che disse Robespierre poche
ore prima della sua caduta: mostri sanguinari! Perchè queste rivolte
orchestrate, anche se non finiscono nel sangue immediatamente,
finiscono con il causare la disperazione della stragrande maggioranza
dei cittadini di quei paesi, cittadini che comunque non avevano scelto
a maggioranza quello che l’Europa - o più esattamente: i servizi
segreti occidentali - hanno pagato ed organizzato per loro. Per
l'organizzazione di una cosa simile - l'hanno detto loro stessi - a
Belgrado ci è voluto un anno intero; in Georgia, dove era stata
applicata la tattica già sperimentata a Belgrado, le cose sono filate
più liscie; e si spera (nel caso si dovesse applicare la stessa tattica
anche li) che lo stesso succederà in Ucraina: gli specialisti
belgradesi (Otpor) hanno già i contatti giusti...

E fin qui sarebbe tutta normale amministrazione, se a questa offensiva
dell’imperialismo nelle teste della gente, in primo luogo o almeno
simultaneamente alle invasioni dei paesi, non dessero man forte anche
le organizzazioni, gli intellettuali e i personaggi di spicco della
sinistra o di una certa sinistra o di quel che resta della sinistra che
ha accesso ai media.
È una cosa triste ed indegna che un Sergio Romano e persino uno come
Bettizza su certi argomenti dicano cose più esatte e meno distorte dei
politici di sinistra! E non è senza significato nemmeno il fatto che
nella libreria (una importante, diciamo così) dove io compro e ordino i
libri italiani c’è uno scaffale intero di libri di Bettizza...

Per quanto riguarda il litigio fra Fini ed il presidente del governo
croato a proposito della Dalmazia: la Croazia non merita di essere
difesa, tanto meno il suo presidente. Nessuno le cambierà i confini, ma
essa è e rimarrà un paese sotto la dominazione del capitale straniero,
delle banche straniere, delle politiche straniere, americane ed
europee, messe in atto nei Balcani, dove essa ormai non conta più di un
territorio di transito, di compravendita e di scarico di rifiuti.
L’altra sponda dell’Adriatico era già stata storicamente territorio di
scontro e di competizione degli imperialismi germanici e d'oltremare.
Purtroppo, sempre hanno vinto gli interessi del contendente più forte -
nel caso attuale: della Germania. Comunque, dall’altra parte del mare
non si ha più da difendere nulla e nessuno: quelli che stanno al potere
e coloro che li hanno votati hanno esattamente quello che hanno voluto.
Qui, i governi di destra sono stati votati non so quante volte, in ogni
caso moltissime, e non sono soltanto prodotto di una congiura vaticana
o della Cia... Sono proprio il riflesso dello “statu mentis” di questa
gente. Quanto agli ex capi comunisti, cioè del partito al potere, se
erano e se sono colpevoli di questo fatto - che qui non ci sia più
nulla e nessuno a cui affidarsi - lo dimostrerà la storia. Io sono
convinta che siano colpevoli, e molto, ma adesso un discorso del genere
è acqua passata...

Comunque, la situazione in Croazia è stata sempre una situazione molto
difficile e complicata, per via di moltissimi fattori, dalla
composizione bi- e pluri-etnica (bi- e pluri-religiosa) della
popolazione (composizione di cui non è rimasta più traccia), alla
influenza della chiesa o delle chiese su strati vasti di popolazione
rurale e non solo rurale, passando per l'arretratezza delle sue genti,
che è endemica e costituzionale, e per la labilità politica, sociale e
psicologica della sua impropriamente chiamata “intellighenzia”. Tracce
indelebili le hanno poi lasciate anche gli eccidi verificatisi durante
la Guerra di Liberazione: l'esistenza degli orrendi campi di
concentramento tenuti dalle milizie di partito (ustascia), i delitti
perpetrati nello scontro più recente, nonchè la posizione della chiesa
locale, molto specifica e assai diversa da quella ufficiale, che
differisce cioè anche da quella del Vaticano. È tutto uno strato di
gentucola, piccola borghesia bottegaia, con mentalità arretrata,
provinciale e super-reazionaria, che ha sempre visto l’esempio più alto
nella piccola borghesia tedesca - quella che ha partorito il mostro del
nazismo, e in cuor suo non si è mai pentita. Così non si sono mai
pentiti nemmeno i croati, e non si sono abbastanza vergognati nemmeno
degli ustascia e dei loro delitti. Per questo tutto si è potuto
ripetere.

Questa situazione difficile, a dire il vero, è perdurata nella Croazia
dal 1945. Le vipere erano ancora sotto le pietre e i sassi, soltanto
che i dirigenti comunisti della Croazia, molto ubbidienti e molto
fedeli, si sono seduti su quelle pietre - pietre tombali della
Rivoluzione in fasce - con i loro culi di piombo da burocrati del
partito, e queste vipere per un po' non sono potute uscire... Ma con il
terremoto del "crollo del muro" le pietre si sono mosse, le vipere e le
serpi sono uscite fuori, ed hanno strangolato tutto quello che c’era di
bello e di progressista in quest’area. Del resto, tutti quelli che
hanno potuto sono fuggiti, ed il paese ha subito il suo destino.
Per il momento è un caso senza speranza. L’unica magra consolazione
potrebbe essere rappresentata dal fatto che i nostri non sono i soli a
vivere in questa condizione. ll mondo d’oggi è pieno di paesi disperati
come questo: se son gobbo non son solo, vado in piazza e mi consolo –
si diceva una volta.
Ecco, caro amico, questo per chiarirti un po’ di più la situazione qui,
che si riflette e si era sempre riflettuta sulla situazione jugoslava e
regionale.

Inizio del messaggio inoltrato:

> Da: Davide Ascoli
> Data: Mer 3 Nov 2004 19:52:43 Europe/Rome
> Oggetto: Torino, sabato 6, No alla Costituzione Europea
>
> Sabato 6-11-2004 a Torino, via Assietta 13/A, ore 15 (vicino a Porta
> Nuova)
>
> CONFERENZA PER IL NO ALLA COSTITUZIONE EUROPEA
>
> un'occasione di approfondimento e discussione organizzata dal comitato
> nazionale "No Costituzione UE / No Devolution".
>
> Cari amici e colleghi,
> siamo tutti preoccupati della riforma Moratti dell'Università. Ma essa
> non è che l'ultimo passo di un percorso che va verso la
> privatizzazione, liberalizzazione e apertura al mercato globale
> dell'istituzione universitaria come di tutti gli altri servizi
> pubblici.
>   La Costituzione Europea, al di là di generiche dichiarazioni di
> principio, sostituendo la nozione di servizio pubblico con quella di
> servizio di interesse economico generale, e facendo della concorrenza
> un principio assoluto, fornisce il quadro ideologico ed ulteriori
> strumenti per l'attuazione di queste politiche.
>   Vi mando allegati il volantino dell'incontro di sabato, l'ultima
> versione del nostro appello, e un mio breve scritto intitolato
> "Costituzione o polpettone?".
>   Vi invito a comunicarmi la vostra eventuale adesione al nostro
> appello contro Costituzione UE e devolution.
>   Cordiali saluti
>
>    Davide Ascoli

--------------


Comitato Nazionale per il NO alla Costituzione Europea, per il ritiro
della riforma della
Costituzione Italiana, contro il regionalismo, per la difesa dell’unità
della nazione

Che cosa contiene realmente la Costituzione europea che viene
presentata in questi giorni?

Perché in Europa ad ogni costo?

Quali conseguenze per scuola, sanità, pensioni, posti di lavoro?

Quale collegamento con la devolution e
la divisione del Paese proposta dal governo?



Il 29 ottobre è stato presentato ufficialmente in Italia il progetto di
Costituzione europea.
Da questo momento inizia il processo di ratifica in ogni paese ed anche
l’Italia dovrà esprimersi.
In alcuni paesi ci sarà il referendum. Può sembrare un tema lontano
dalla quotidianità, ma cercando di andare oltre la diffusa propaganda
pro-europeista, diventa facile notare che finora l’appartenenza a
questa istituzione ha significato un progressivo smantellamento dei
servizi pubblici, la messa in discussione delle garanzie, l’attacco ad
ogni diritto sociale.
Sempre più cittadini si mobilitano con grandi manifestazioni, in ogni
paese.
I governi europei sono contestati in tutti i Paesi e sempre più spesso
sconfitti nelle diverse elezioni.

Sabato 6 novembre 2004

Conferenza per il No alla Costituzione Europea

Torino, v. Assietta 13/A, ore 15.


Il comitato nazionale “No Costituzione UE/NO Devolution” ha aperto nei
mesi scorsi la discussione su questi problemi. Il dibattito è iniziato
tra i firmatari dell’Appello, lavoratori di diversi settori e
provenienza, di diverse città e province. Venite tutti alla conferenza!

• per approfondire e allargare questa discussione nel modo più aperto
possibile
• per capire in che modo le “riforme” a cui stiamo assistendo sono
legate alle disposizioni della Commissione europea
• per capire in che modo tutto ciò non va nell’interesse dei lavoratori

Per cercare strade comuni ed azioni concrete per difendere i servizi
pubblici,
la scuola, la sanità, i posti di lavoro, l’unità della nazione italiana.

In occasione dell’incontro verrà presentato un numero speciale di
Tribuna Libera (mensile a sostegno dell’Intesa Internazionale dei
lavoratori e dei popoli) dedicato interamente alla Costituzione europea
con analisi del testo, delle direttive UE e confronto con la
Costituzione Italiana.

Da dove arriva il Comitato Nazionale “NO Costituzione UE/NO
Devolution”. Nel settembre scorso un gruppo di lavoratori, delegati
sindacali, intellettuali di diversi settori hanno sostenuto l’“Incontro
Europeo per la pace, la democrazia e la difesa delle conquiste”
svoltosi a Parigi il 20 e 21 settembre. L’Incontro ha riunito militanti
e responsabili politici e sindacali di diverse tendenze e tradizioni da
tutti i Paesi d’Europa. L’iniziativa era partita da un appello lanciato
a Ginevra, nel giugno scorso, al termine della Conferenza
Internazionale per la difesa delle convenzioni dell’OIT, convocata su
iniziativa dell’“Intesa internazionale dei lavoratori e dei popoli”..
Al ritorno da Parigi, i sostenitori dell’Incontro Europeo hanno deciso
di lanciare un ”Appello per il ritiro della riforma della Costituzione
Italiana, contro il regionalismo, per il No alla Costituzione
Europea”.. Sulla base delle prime adesioni raccolte nelle province di
Milano, Torino, Varese, Parma, Arezzo, i promotori hanno costituito un
Comitato Nazionale che ha realizzato a Torino, il 13 dicembre 2003 un
primo Incontro Nazionale. Contatti: Ugo Croce, 340/2400505; Segreteria
organizzativa presso “Tribuna Libera”, via Assietta 13/a, Torino.
E.mail: NOcostituzioneUE@...


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“Comitato Nazionale NO-CostituzioneUE / No-Devolution”


Appello
per il NO alla Costituzione Europea,
per il ritiro della “riforma” della Costituzione Italiana,
contro la regionalizzazione, per il ritiro di tutte le “riforme”,
per la difesa dell’unità della nazione italiana,
quadro storico delle conquiste dei lavoratori




Lavoratori, militanti, delegati sindacali di diversa provenienza
abbiamo lanciato insieme, nell’ottobre 2003, un primo “Appello per il
NO alla Costituzione Europea, per il ritiro della “riforma” della
Costituzione italiana, contro la regionalizzazione e per la difesa
dell’unità della nazione”.
A partire da questo primo appello e dalla sottoscrizione di decine di
lavoratori, il nostro Comitato ha raggiunto un primo obiettivo: aprire
la discussione nel Paese. Abbiamo realizzato incontri in diverse città
e due incontri nazionali (13 dicembre e 24 aprile, vigilia del 59°
anniversario della Festa della Liberazione) e abbiamo avviato la
discussione con numerosi lavoratori, delegati, responsabili sindacali e
politici.
Di fronte all’approvazione della Costituzione Europea da parte del
Summit UE del giugno scorso; di fronte al fatto che ora inizia il
processo di ratificazione in ogni Paese; di fronte alla volontà
dichiarata dal governo Berlusconi di proseguire sulla strada del
federalismo-devolution e dell’applicazione di tutte le sue “riforme”
(pensioni, tasse, scuola, contratti….), noi rilanciamo il nostro
Appello e l’attività del Comitato Nazionale per informare largamente su
quello che si prepara e si nasconde dietro questi provvedimenti, per
allargare ulteriormente la discussione e prendere iniziative concrete.







Da dove arriva il Comitato Nazionale “NO Costituzione UE/NO
Devolution”. Nel settembre scorso un gruppo di lavoratori, delegati
sindacali, intellettuali di diversi settori hanno sostenuto il primo
’“Incontro Europeo per la pace, la democrazia e la difesa delle
conquiste” svoltosi a Parigi il 20 e 21 settembre. L’Incontro ha
riunito militanti e responsabili politici e sindacali di diverse
tendenze e tradizioni da tutti i Paesi d’Europa. L’iniziativa era
partita da un appello lanciato a Ginevra, nel giugno scorso, al termine
della Conferenza Internazionale per la difesa delle convenzioni
dell’OIT, convocata su iniziativa dell’“Intesa internazionale dei
lavoratori e dei popoli”. Al ritorno da Parigi, i sostenitori
dell’Incontro Europeo hanno deciso di lanciare un primo appello. Sulla
base delle prime adesioni raccolte nelle province di Milano, Torino,
Varese, Parma, Arezzo, i promotori hanno costituito un Comitato
Nazionale che ha realizzato a Torino, il 13 dicembre 2003 un primo
Incontro Nazionale. Il 24 aprile, vigilia della Festa della
Liberazione, si è tenuta su iniziativa del Comitato una Conferenza
Nazionale. Contatti: Ugo Croce, 340/2400505; Segreteria organizzativa
presso “Tribuna Libera”, via Assietta 13/a, Torino. E.mail:
NOcostituzioneUE@...

A cosa abbiamo assistito dal lancio del nostro primo appello ad oggi?
Per tutto l’anno i lavoratori italiani non hanno smesso di mobilitarsi
contro tutte le “riforme” e i provvedimenti varati dal governo
Berlusconi. Ciò che nessuno dice, e che noi abbiamo accertato, è che
tutti questi provvedimenti vengono adottati in applicazione del
Trattato di Maastricht e delle direttive della Commissione Europea
guidata da Prodi.
Una caratteristica ha contraddistinto ancora una volta questa
mobilitazione. Che si sia trattato delle pensioni (due scioperi
generali), della scuola (ben 5 manifestazioni nazionali contro la
“riforma” Moratti con ogni volta più di 100.000 insegnanti e genitori
uniti), della sanità (due scioperi generali con adesioni di quasi il
100% dei medici), della difesa del posto di lavoro e dei contratti
(scioperi trasporti, Melfi-Fiat, Alitalia…), tutte le “riforme” hanno
incontrato lo stesso ostacolo: l’unità dei lavoratori italiani dal Nord
al Sud del Paese in difesa delle loro conquiste.
E il 13 giugno, in occasione del voto europeo e di quello
amministrativo, la popolazione italiana ha espresso chiaramente il
rigetto di questa politica dettata da Bruxelles infliggendo una
durissima sconfitta a Berlusconi. Non di meno, questo rigetto si è
espresso in tutti gli altri Paesi europei.
Tutti lo possono constatare: attraverso la mobilitazione unita dal Nord
al Sud i lavoratori italiani hanno espresso la loro volontà di
difendere e riconquistare i loro diritti ottenuti nel quadro della
nazione italiana.
Il caso della lotta dei lavoratori di Melfi è emblematico: proprio
rivendicando lo stesso contratto nazionale e le stesse condizioni di
lavoro e appoggiandosi sulla lotta unita sono riusciti a ottenere un
riavvicinamento alle condizioni degli altri lavoratori, nel quadro
appunto di un unico contratto nazionale.
Peraltro, in un’intervista ad un sindacalista degli alimentaristi sulla
questione Parmalat si dice: “Il contratto nazionale impedisce la
competizione al ribasso, altrimenti di fronte a crisi come questa
saremmo subito trascinati in una corsa distruttiva delle condizioni di
lavoro e salario”.
E’ di fronte a questa resistenza unita dei lavoratori, che come abbiamo
visto si esprime in tutti i Paesi nel quadro delle nazioni, che il
Consiglio UE ha approvato in gran fretta la Costituzione Europea. Ed è
nella stessa direzione che Berlusconi ha subito annunciato di voler
procedere con il federalismo-devolution e con tutte le “riforme”.
Quale filo lega questi provvedimenti? Che cosa si nasconde dietro la
Costituzione UE? Perché, e come, la devolution e la regionalizzazione
si legano con la politica di Maastricht e della “riforme”?

Portiamo a conoscenza di tutti quello che nessuno dice: la Costituzione
Europea mette in gioco la democrazia, le conquiste, l’unità del nostro
Paese.

1) Tutti gli attacchi di questi anni, le privatizzazioni, le “riforme”,
i licenziamenti, sono stati attuati in applicazione delle direttive
dell’UE e del Trattato di Maastricht. Fino ad oggi, tuttavia, queste
direttive hanno dovuto essere approvate dai Parlamenti nazionali per
diventare esecutive e la stessa UE si lamenta dei ritardi e della
resistenza che si sviluppa in ogni paese. Che cosa si prepara ora con
la Costituzione Europea? La Costituzione Europea prevede la fine della
sovranità e dell’indipendenza delle nazioni e di tutti i diritti e le
conquiste strappati nel loro quadro. Nel testo in discussione si legge:
“La Costituzione e il diritto adottato dalle istituzioni dell’UE
nell’esercizio delle competenze loro attribuite hanno il primato sul
diritto degli Stati membri (art. 10). “La legge europea è obbligatoria
in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in tutti gli Stati
membri (art. 32). Queste frasi hanno una conseguenza diretta: gli Stati
e i parlamenti nazionali non avrebbero altro compito che applicare
direttamente le direttive dell’UE e del Trattato di Maastricht. Tutte
le “riforme” (pensioni, scuola, flessibilità, privatizzazioni)
verrebbero direttamente imposte e nessuno potrebbe opporsi.
2) Con la Costituzione Europea le Regioni vengono messe in relazione
diretta con Bruxelles per applicare i piani di distruzione, la
privatizzazione dei servizi, la flessibilità…. E’ la fine di ogni
sovranità delle nazioni e la frantumazione del Paese che potrebbero
aprire la strada ad un vera balcanizzazione. L’art. 18, la distruzione
dei programmi nazionali e dei diplomi della scuola, per esempio,
potrebbe essere rimessi in causa direttamente Regione per Regione,
creando la concorrenza al ribasso tra le diverse zone.
3) La Costituzione Europea comprende una “Carta dei diritti
fondamentali”, che in realtà distrugge tutti i diritti e le conquiste
nazionali per sostituirli con generici principi e “servizi minimi”. Con
essa si tenta di integrare i sindacati alla messa in opera dei piani di
Bruxelles. Uno dei fatti più gravi di questa Costituzione e della
Carta dei principi fondamentali è la cancellazione dei servizi
pubblici. Ecco come si esprime Jean-Maurice Dehousse, deputato europeo
del Partito Socialista belga che ha votato contro la Costituzione UE:
“Il progetto di testo costituzionale cancella letteralmente la nozione
di servizio pubblico dal diritto europeo. Si rimpiazza questa nozione
che ci è cara con la nuova espressione di “servizio di interesse
generale” (…) Il progetto porta un attacco non solo all’appellativo
“servizio pubblico” ma alla sua stessa struttura. Questo attacco è di
duplice portata: 1) Il trattato fa della concorrenza un principio
assoluto. Ciò esclude naturalmente tutti i monopoli, e il funzionamento
dei servizi pubblici risiede proprio sul monopolio. 2) Il trattato
vieta tutti gli aiuti degli Stati che sono contro la concorrenza.
Questo duplice attacco strangola letteralmente i servizi pubblici”
4) La Costituzione Europea cancella le basi della democrazia: il potere
esecutivo e quello legislativo verrebbero fusi nella Commissione
Europea, unica istituzione che avrebbe la facoltà di proporre leggi e
di farle adottare. Il presunto “Parlamento Europeo” sarebbe un organo
senza potere, incaricato di ratificare gli atti della Commissione.
Inoltre la Costituzione UE si oppone alla rimessa in causa dei trattati
antisociali come Maastricht, Amsterdam…..

La Costituzione Europea non è dunque direttamente legata alla “riforma”
della Costituzione italiana, alla regionalizzazione e a tutte le
“riforme”?

La “riforma” della Costituzione Italiana (devolution) prevede che
sanità, scuola, forze dell’ordine, sistema fiscale, passino
completamente alle Regioni, fino ad arrivare ai contratti regionali.
Inoltre, la “riforma” della Costituzione prevede il rafforzamento del
potere del capo del governo, la soppressione di una Camera e la
riduzione del numero dei deputati. Poiché i provvedimenti non dovranno
più passare da due Camere, questa modifica mira a rendere più forti i
governi per accelerare il varo delle “riforme” di Bruxelles.
L’obiettivo di questa “riforma” è chiaro: dividere il Paese in “venti
piccole Italie” per frantumare la resistenza per superare l’ostacolo
principale: l’unità dei lavoratori con le loro organizzazioni dal Nord
al Sud del Paese.
In questi anni abbiamo già assistito, purtroppo, ai primi passi in
questa direzione. Oggi la situazione si annuncia ancora più grave: con
la nuova “riforma” della Costituzione Italiana non ci troveremmo di
fronte alla realizzazione di quelle “venti piccole Italie” già
annunciate già qualche anno fa? In effetti, se questa “riforma” dovesse
essere approvata, non ci sarebbero più diritti comuni riconosciuti su
tutto il territorio nazionale. Quello che è in gioco è dunque la
distruzione del diritto all’istruzione, alla sanità, ai contratti
collettivi. Per arrivare a ciò si metterebbero le Regioni una contro
l’altra, in concorrenza nell’applicare i piani dettati dall’UE.
Il momento a cui siamo confrontati è quindi grave: l’interesse dei
lavoratori e la difesa della democrazia esigono che, nel rispetto delle
opinioni politiche e delle tradizioni di ognuno, ci si organizzi per
dire “no” alla Costituzione Europea, “no” al progetto di “riforma”
istituzionale.
I diritti, le garanzie, lo stato sociale si sono storicamente
costituiti e codificati in norme precise a livello nazionale, e in ogni
nazione in modo diverso. Non possiamo accettare che tutto questo venga
sostituito da generiche dichiarazioni di principio per poi essere
attaccato Regione per Regione in base a qualche direttiva Europea e al
principio di sussidiarietà. Quello che noi difendiamo con le nazioni è
il quadro nel quale i lavoratori hanno conquistato e difeso le loro
conquiste. Noi siamo per l’unione libera dei popoli e delle nazioni
sovrane d’Europa: tutto ciò non ha nulla a che vedere con questa
prospettiva.
L’uguaglianza dei diritti e dei contratti, delle istituzioni, delle
garanzie sono il prodotto dell’unità del Paese e delle conquiste uscite
dalla Resistenza e dalla Costituzione repubblicana.
Perché ciò che era necessario per il progresso sociale, per il
benessere della popolazione nel 1946-48 non sarebbe più necessario
oggi? Perché il movimento dei lavoratori dovrebbe sottomettersi ai
diktat del Fondo Monetario Internazionale (FMI), dell’UE, della Banca
Mondiale e accettare oggi ciò che venne rifiutato nel dopoguerra?
D’altra parte portiamo a conoscenza di tutti che anche negli altri
Paesi si sta organizzando la resistenza. Una delegazione italiana del
nostro Comitato ha partecipato il 12 giugno scorso, a Ginevra alla “II
Conferenza Europea per la pace, la democrazia, i diritti operai, per
l’unione libera e democratica delle nazioni libere d’Europa”, alla
quale erano presenti 80 delegati, dirigenti sindacali e politici,
militanti venuti da Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna,
Portogallo, ex-Jugoslavia, Ucraina, Turchia, Svizzera, Belgio, Romania,
Russia, Al termine di questa Conferenza è stato lanciato l’“Appello
per l’azione unita contro la Costituzione Europea”.
I prossimi mesi saranno decisivi su più fronti: 1) la ratificazione
della Costituzione UE (ogni Stato sceglierà quale procedura adottare
per ratificarla); 2) l’approvazione della devolution-federalismo; 3)
l’approvazione e il varo di tutta una serie di “riforme” rifiutate
dalla popolazione (pensioni, scuola, sanità….)
Nei giorni scorsi si è cominciato a parlare di un altro governo, di
elezioni anticipate. Noi poniamo un problema: la volontà della
popolazione si è espressa nel rifiuto di tutte le “riforme” varate in
applicazione delle direttive di Maastricht. Quale altro governo potrà
rispondere alle legittime aspirazioni della maggioranza se non si porrà
sulla strada della rottura con Bruxelles? Si può aprire una prospettiva
ai lavoratori e alla popolazione intera senza prendere posizione per il
NO alla Costituzione UE, per il ritiro della devolution e di tutte le
“riforme”?
Noi ci indirizziamo a tutte e a tutti, qualunque siano le opinioni
politiche e le appartenenze sindacali. Noi ci indirizziamo a tutti
quelli che sono attaccati alla difesa della democrazia, dei diritti,
della sovranità della nazione italiana: riuniamoci, facciamo conoscere
i documenti, discutiamo insieme iniziative concrete.
Unità dei lavoratori e della popolazione dal Nord al Sud del Paese 
Per la difesa e la riconquista delle pensioni, ritiro della
“ riforma ”, abrogazione della Legge Dini
Per la difesa e la riconquista dei contratti nazionali, per il ritiro
della Legge Biagi e del pacchetto Treu.
Per la difesa della scuola pubblica, per l’abrogazione della
“riforma” Moratti 

NO alla “riforma” della Costituzione Italiana. NO alla Costituzione
Europea. SI a diritti uguali per tutti su tutto il territorio
nazionale. SI alla riconquista dell’unità della nazione italiana. Sì
all’unione libera e democratica dei popoli e delle nazioni d’Europa.
Tra i primi 100 firmatari: Nicola Adduci (insegnante, Torino) – Davide
Ascoli (ricercatore Università di Torino) –- Bruno Baro (Tassista
Torino) - Giusy Baule (impiegata, Torino) – Monica Bertasi (ins.
Caronno-Varese); Laura Broglia (ins, delegata RSU-CISL Magenta-Milano)
– Paolo Caleo (architetto, Torino) - Rosanna Cappello (ins,
Vigone-Torino) - Lorenza Carrettoni (ins, delegata RSU-CISL,
Magenta-Milano) – Vittorio Ciocca (consigliere comunale PRC,
Gaggiano-Milano); Mirella Corsero (ins, Vigone, To) - Ugo Croce
(artigiano, redazione mensile “Tribuna Libera”) – Antonella Chieffa
(ins, delegata RSU CISL Magenta-Milano) – Elena Colombini (ins,
delegata RSU CISL Magenta-Milano) - Gabriella Daniele (impiegata,
Torino) – Rita Defeudis (sindacalista CISL-.Scuola, Magenta-Milano) -
Renata Emanuel (ins, Torino) – Doriano Felletti (ins, Torino) – Angela
Fenocchio (ins, Torino - Daniele Grego (ins, Torino) - Enrica Guerra
(ins, Torino) - Gianni Guglieri (operaio, delegato RSU UIL-Chimici,
Torino,) – Franca Luise (ins, Torino) - Silvia Maurino (infermiera
professionale, Torino) - Giuliana Meina ( ins Torino) – Paolo Messina
(operaio chimico, Torino) - Guido Montanari (docente Politecnico di
Torino) – Angelo Pampuri (impiegato, Boffalora-Milano) - Maria Virginia
Petitti (ins Boffalora-Milano) - Alberto Pian (ins, Torino) – Francesca
Portinari (ins Torino) - Costanzo Preve (scrittore, saggista, Torino)
–Laura Quaranta (ins, Vigone, To) – Stefano Remelli (CESEDI, Torino) –
Roberta Roberti (insegnante, Parma); Maria Grazia Rosa (ins..
Saronno-Varese); Marcella Roseo (ins, Torino) - Caterina Sabatella
(infermiera professionale, Torino) – Maria Grazia Sala (ins., Milano) -
Albino Schiavo (informatico, Torino) - Maria Claudia Solari
(miniaturista, Arezzo)- Lorenzo Varaldo (ins Torino, Coordinatore in
Italia dell’”Intesa Internazionale dei lavoratori e dei popoli”) –
Vanna Ventre (ins, Torino) – Carola Viotto (ins, Vigone, Torino) - M.
Grazia Viotto (ins, Vigone-To) – Maresa Vottero (ins, Torino)


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L'Intesa internazionale dei lavoratori e dei popoli viene costituita
nel gennaio 1991 a Barcellona, al termine di una prima “Conferenza
mondiale aperta” che aveva riunito delegati da ogni continente.
L’Intesa nasce dalla confluenza di gruppi, partiti, organizzazioni e
militanti di diversa provenienza all’interno del movimento dei
lavoratori. Essa si batte per l’indipendenza politica del movimento
operaio e contro la sua integrazione allo Stato e alle imprese. Lotta
per la difesa delle leggi sul lavoro e dei contratti collettivi
nazionali, opponendosi alle politiche di deregolamentazione e di
flessibilità, attualmente intraprese in nome della mondializzazione e
dell’economia globale. L’Intesa non intende sostituirsi alle
organizzazioni internazionali dei lavoratori, né entrare in concorrenza
con esse; essa si pone, semplicemente, come il punto di incontro di
tutti i militanti che si battono, nel mondo intero, per la difesa degli
interessi specifici dei lavoratori, per la difesa delle libertà
democratiche, con l’obiettivo di confrontare il proprio punto di vista
sui numerosi problemi ai quali la classe operaia è confrontata. Nel
quadro delle iniziative, si è tenuta nel febbraio 2000 a San Francisco
una Conferenza mondiale aperta, in collaborazione con il sindacato
AFL-CIO della California, per la difesa dell’indipendenza delle
organizzazioni sindacali e delle libertà democratiche, alla quale hanno
partecipato 560 militanti di 56 paesi. Il comitato permanente della
Conferenza mondiale aperta, insieme a militanti e sindacalisti di
diversa provenienza all'interno del movimento operaio, ha promosso una
Conferenza internazionale contro la deregolamentazione e per i diritti
del lavoro per tutti, che si è svolta dal 22 al 24 febbraio 2002 a
Berlino e alla quale hanno partecipato tre delegati italiani. Da 13
anni, l’Intesa organizza a Ginevra, in occasione dell’assemblea annuale
dell’OIT, una conferenza internazionale per la difesa delle norme di
protezione del lavoro varate da questo organismo.



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Costituzione o polpettone? La non-costituzione europea. di Davide Ascoli

La Costituzione della Repubblica italiana fu scritta da un'assemblea
costituente eletta a suffragio universale; è un documento conciso, che,
dopo l'affermazione dei principi ispiratori, procede enunciando i
principi regolatori delle relazioni civili, sociali e politiche fra i
cittadini, stabilendo poi i meccanismi di funzionamento delle
istituzioni.

La proposta Costituzione europea presenta invece caratteristiche che
rispetto a quel modello appaiono del tutto inappropriate. Essa piove
dall'alto di una Convenzione poco rappresentativa; è un volume prolisso
e ridondante di oltre 300 pagine che nessuno va a leggere. I principi
ispiratori , anzicché essere per quanto possibile neutri, come ci si
aspetterebbe da una costituzione aperta ad una pluralità di
interpretazioni politiche e programmatiche, sono marcatamente
ideologici in senso neoliberista , come l'art. I.3 che fissa gli
obiettivi di un mercato in cui la concorrenza è libera e non distorta
e di un'economia sociale di mercato fortemente competitiva ; così, i
servizi pubblici diventano (III.6) servizi di interesse economico
generale .

I principi della Carta dei diritti appaiono più vaghi rispetto a quelli
della costituzione italiana; inoltre il preambolo di questa seconda
parte della Costituzione europea rimanda per l'interpretazione a
fantomatiche spiegazioni elaborate sotto l'autorità del Presidium della
Convenzione che ha redatto la Carta .

I meccanismi di funzionamento delle istituzioni sono poi estremamente
complicati e poco trasparenti e democratici (si pensi ad esempio al
ruolo subalterno attribuito al Parlamento). E' poi nota la vicenda dei
mercanteggiamenti in extrermis sul peso dei diversi Stati nel
Parlamento europeo, nel Consiglio europeo e nel Consiglio dei Ministri.
Questi rivelano in maniera più evidente un difetto di fondo di tutta la
Costituzione : essa non si fonda su di uno spirito di solidarietà e
coesione di livello europeo pronto a promuovere un interesse generale
che non discrimini nessuno, ma bensì sulla mediazione tra interessi
economici nazionali contrapposti in un clima di diffidenza, con
clausole complicate a tutela dei rispettivi interessi.

Un'altra caratteristica di questa Costituzione è che, volendo
semplificare e fondere il contenuto di diversi trattati, in essa
vengono cristallizzate materie che sarebbero più opportunamente
regolate da leggi e da scelte politiche e programmatiche : si
stabilisce che (I.40) gli Stati membri si impegnano a migliorare
progressivamente le loro capacità militari ponendo così le basi per una
corsa agli armamenti ;si trattano argomenti particolari come i
trasporti (III.133-145) e la lotta contro la frode (III.321). Ampio
spazio è dedicato a lle regole del mercato, della concorrenza,
dell'intervento statale (III.14-58) ead una Banca Centrale (III.77-96)
la cui politica viene ingessata da obiettivi fissati, come per la
politica economica (III.69-76) , una volta per tutte ; tra l'altro, la
Costituzione , una volta approvata, sarà difficile da modificare. Si
fanno entrare nella Costituzione altri trattati, come l'Alleanza
atlantica che viene indicata come sbocco dell'integrazione delle
politiche di difesa. Staremo a vedere se gli USA ricambieranno la
cortesia inserendola anche nella loro Costituzione.

[ Iraq? Abu Graib? Sono almeno 50 anni che la CIA insegna e pratica la
tortura! Lo spiega in grande dettaglio uno studio apparso sulla rivista
cattolica National Catholic Reporter... ]


http://www.counterpunch.org/hodge11032004.html

http://www.uruknet.info/?s1=1&p=6812&s2=05

The CIA and Abu Ghraib
50 Years of Teaching and Training Torturers

JAMES HODGE and LINDA COOPER, CounterPunch


November 3, 2004 - Last April when Americans found themselves looking
at photographs of U.S. soldiers abusing naked and hooded Iraqis at Abu
Ghraib prison, it's a safe bet that most didn't realize they were
looking at torture techniques refined by the Central Intelligence
Agency over the last half century.

The Bush administration worked overtime to convince Americans that what
they were seeing was the work of a "few bad apples," whom the president
said exhibited "disgraceful conduct" that "dishonored our country and
disregarded our values."

Even as late as July, the Army's inspector general, Paul Mikolashek,
claimed that "these abuses should be viewed as what they are:
unauthorized actions taken by a few individuals."

A month later, after human rights groups pointed to evidence of much
wider culpability, two government reports -- one released by an Army
panel chaired by Major Gen. George Fay, the other by a commission
headed by former Defense Secretary James Schlesinger -- confirmed what
many already sensed: that the abuse went far beyond the seven arrested
MPs.

The 171-page Fay report cites more than two-dozen military intelligence
officers, along with several military contractors. It details some 44
incidents, including the stripping, hooding and sodomizing of
detainees; subjecting them to temperature extremes; leading them around
naked on leashes; and attaching electrical wires to their genitals. In
one case, two naked youths were terrorized by snarling, unmuzzled
military dogs held by military personnel who competed to try to make
the teenagers defecate.

The two reports have been presented as sweeping indictments of U.S.
military leadership, but Human Rights Watch, the largest U.S. human
rights group, said the reports utterly fail to assess the obvious: the
role that official government policies played in bringing about the
horrendous abuse.

While the Schlesinger report notes administration policies -- such as
the Aug. 1, 2002, Justice Department opinion that redefined torture as
pain "equivalent in intensity to the pain accompanying serious physical
injury, such as organ failure, impairment of bodily function, or even
death" -- it fails to evaluate whether the policies played a role in
contributing to the abuses.

The Schlesinger panel, whose members were handpicked by Defense
Secretary Donald Rumsfeld, "seems to go out of its way not to find any
relationship between Rumsfeld's approval of interrogation techniques
designed to inflict pain and humiliation and the widespread
mistreatment and torture of detainees in Iraq, Afghanistan and
Guantánamo," said Reed Brody, special counsel with Human Rights Watch.

Not only do they leave the dots unconnected, but they fail to make
critical links to the past, said Alfred McCoy, professor of history at
the University of Wisconsin-Madison and author of "Closer Than
Brothers," a study of the impact of the CIA's torture methods on the
Philippine military.

In an interview with NCR and in his own writings, McCoy described the
photos at Abu Ghraib as snapshots of "CIA torture techniques that have
metastasized over the last 50 years like an undetected cancer inside
the U.S. intelligence community."

Throughout the 1950s and early '60s, the CIA -- the lead agency doing
interrogations at Abu Ghraib -- financed and conducted secret research
on coercion and human consciousness, McCoy said. "The scale of that
research should not be minimized. By the late '50s, it reached a
billion dollars a year. The agency was providing the majority of the
funding for a half-dozen leading psychology departments."

The research ranged from using electric shock, to giving LSD to
unsuspecting subjects, to employing sensory deprivation. It was the
latter experiments that bore fruit, he said, producing a revolutionary
new psychological torture paradigm that was superior to various
physical methods that had been used for 2,000 years, from ancient
Rome's hot irons to the medieval rack and wheel.

"People will say anything to stop pain," McCoy said. "The information
extracted is inherently unreliable. And that's the problem the CIA
solved with these psychological methods."

The basic techniques -- the use of stress positions, sensory
deprivation and sexual humiliation -- are aimed at making victims feel
responsible for their own pain and suffering. But McCoy added that
while it appears less abusive than physical torture, the psychological
torture paradigm causes deep psychological damage to both victims and
their interrogators, who can become capable of unspeakable physical
cruelties.

The results of the CIA torture experiments were codified in 1963 in a
secret manual known as "KUBARK Counterintelligence Interrogation." Four
years later, the CIA was operating some 40 interrogation centers in
Vietnam as part of its Phoenix Program, McCoy said. Eventually the
CIA's psychological methods were spread worldwide through the U.S.
Agency for International Development's Public Safety program and U.S.
Army Mobile Training Teams.

In 1983, the KUBARK manual provided the model for the CIA's "Human
Resource Exploitation Training Manual," whose methods were used by the
brutal, U.S.-trained Honduran Battalion 3-16 during the tenure of
then-U.S. ambassador to Honduras John Negroponte, now ambassador to
Iraq.

About the same time, the CIA compiled the "Psychological Operations in
Guerrilla Warfare" manual for the Nicaraguan contra commandos, then
seeking to overthrow the Sandinista government with the aid of the
Reagan administration.

That's not all. Six manuals, also linked to a CIA program, were used at
the U.S. Army's School of the Americas and distributed across Latin
America by Army Mobile Training Teams in the 1980s. They advocated
everything from executions of guerrillas to extortion, coercion and
false imprisonment.

A 1992 Pentagon investigation, whose findings were kept a secret of
state under then-Secretary of Defense Dick Cheney, said the six manuals
"evolved from lesson plans used in an intelligence course at [the
School of the Americas]. They were based, in part, on old material
dating back to the 1960s from the Army's Foreign Intelligence
Assistance program, titled 'Project X.' This material had been retained
in the files of the Army intelligence school at Fort Huachuca, Ariz."

Project X documents, which have been linked to the CIA's Phoenix
Program, were destroyed in 1992 by the Defense Department, but a
telling reference to Fort Huachuca is buried in the Fay report on Abu
Ghraib. A five-member U.S. Army Mobile Training Team from Fort Huachuca
was sent to the Iraq prison, the report says, "to conduct an overall
assessment of interrogation operations, present training and provide
advice and assistance."

One of the mobile team members, identified as SFC Walters, told the Fay
panel that he "may have contributed to the abuse at Abu Ghraib." When
questioned by a military contract employee for ideas on how to get the
prisoners to talk, the report says, "Walters related several stories
about the use of dogs as an inducement."

Walters also gave advice about how detainees are most susceptible
during the first few hours after capture: "The prisoners are captured
by soldiers, taken from their familiar surroundings, blindfolded and
put into a truck and brought to this place (Abu Ghraib); and then they
are pushed down a hall with guards barking orders and thrown into a
cell, naked; and that not knowing what was going to happen or what the
guards might do caused them extreme fear."

But the report concludes that it "is unclear and likely impossible to
definitively determine" the extent to which "word of mouth" techniques
were passed to the interrogators in Abu Ghraib by the Mobile Training
Team from Fort Huachuca.

It also proved impossible for the Fay and Schlesinger panels to
determine the extent of the CIA's role because neither had sufficient
access to the agency. Both, however, pointed fingers in its direction.

The Fay report notes that the CIA's detention and interrogation
practices "led to a loss of accountability, abuse, reduced interagency
cooperation, and an unhealthy mystique that further poisoned the
atmosphere at Abu Ghraib." It also states that CIA officers held "Ghost
Detainees" -- including an Iraqi citizen later found dead in a shower,
handcuffed with a sandbag over his head, and "three Saudi national
medical personnel working for the coalition in Iraq" who were held
under false names. The Army allowed the CIA to imprison unidentified
and unaccounted-for detainees, thereby circumventing the "reporting
requirements under the Geneva Conventions."

Likewise, the Schlesinger panel found that the "CIA's detention and
interrogation practices contributed to a loss of accountability at Abu
Ghraib," but it claims it did not have a mandate or "sufficient access
to CIA information" to pursue the matter.

Fay concludes that techniques such as "removing clothing, isolating
people for long periods of time, using stress positions, exploiting
fear of dogs and implementing sleep and light deprivation" were "new
ideas" that some U.S. interrogators at Abu Ghraib learned while working
in Afghanistan and the U.S. Navy base in Guantánamo Bay, Cuba.

The methods, however, are anything but "new." An examination of CIA
interrogation manuals shows that they date back before the Vietnam War,
supporting charges by human rights advocates that Abu Ghraib is no
aberration. What is new is that photographic evidence became public.

Interrogation manual

The authors of the CIA's 1963 KUBARK interrogation manual -- a guide on
the art of using fear, threats and pain to cause debility or
psychological regression -- were fully aware of the illegality of their
methods: "KUBARK's lack of executive authority abroad and its
operational need for facelessness make it particularly vulnerable to
attack in the courts or the press."

The Fay report noted that the death of the Iraqi found in the shower
remained unsolved due partly to the fact that "CIA officers operating
at Abu Ghraib used alias' [sic] and never revealed their true names."

The KUBARK manual notes that prior approval "must be obtained for the
interrogation of any source against his will and under any of the
following circumstances: If bodily harm is to be inflicted" or "if
medical, chemical or electrical methods or materials are to be used."

Before using an interrogation site, "it should be studied carefully.
... The electric current should be known in advance, so that
transformers and other modifying devices will be on hand if needed."

It notes that psychological rather than physical debility will break a
suspect sooner: "The threat of coercion usually weakens or destroys
resistance more effectively than coercion itself. The threat to inflict
pain can trigger fears more damaging than the immediate sensation of
pain." Elsewhere, it notes, "Intense pain is quite likely to produce
false confessions, concocted as a means of escaping from distress."

The manual, which cites numerous psychological studies and says all
detainees should be given a psychological assessment, contains
descriptions of different personality types and which techniques to use
to interrogate them.

"If a coercive technique is to be used, or if two or more are to be
employed jointly, they should be ... carefully selected to match his
personality."

"Persons with intense guilt feelings," it advises, "may cease
resistance and cooperate if punished in some way because of the
gratification induced by punishment."

All of the basic techniques used in Iraq are found in the manual's
pages: sexual humiliation, the use of stress positions and sensory
deprivation.

The manual first advises that a suspect's clothes should be taken. It
later notes, "In the simple torture situation the contest is one
between the individual and his tormenter. When the individual is told
to stand at attention for long periods, an intervening factor is
introduced. The immediate source of pain is not the interrogator but
the victim himself."

The manual lists the principal coercive techniques of interrogation as
"deprivation of sensory stimuli through solitary confinement or similar
methods, threats and fear, debility, pain, heightened suggestibility
and hypnosis, narcosis [use of drugs] and induced regression."

The response to coercion, it says, typically contains "at least three
important elements: debility, dependency and dread."

"Disrupting normal time patterns like sleep and food" can cause
disorientation, fear, helplessness and regression. "Deprivation of
stimuli induces regression by depriving the subject's mind of contact
with an outer world," noting that inducing regression will dissolve
resistance and create dependence.

"Results produced only after weeks or months of imprisonment in an
ordinary cell can be duplicated in hours or days in a cell which has no
light ... which is soundproofed, in which odors are eliminated, etc. An
environment still more subject to control, such as water tank or iron
lung, is even more effective."

The manual also suggests threatening a detainee suspected of feigning
mental illness by telling him that he might need "a series of electric
shock treatments or a frontal lobotomy."

The 1963 KUBARK manual -- and its descendant, the "Human Resource
Exploitation Training Manual 1983" -- were both released in the 1990s
with numerous deletions after The Baltimore Sun threatened the CIA with
a lawsuit. The newspaper sought the manuals in connection with its 1995
series about the CIA-trained Honduran Battalion 3-16, a secret army
unit whose torture methods mirrored those in the manuals.

Honduras, which shares borders with Nicaragua and El Salvador, was used
by the Reagan-Bush administration in the 1980s as a base to fight
Salvadoran rebels and to topple the Nicaraguan Sandinista government
with the CIA-trained contra rebels.

Washington's key man in Honduras was Gen. Gustavo Alvárez, a graduate
of the U.S. Army's School of the Americas, who created 3-16 with the
CIA's help and who worked closely with U.S. Ambassador John Negroponte,
whose reports gave the impression that the Honduran military respected
human rights.

However, Battalion 3-16 atrocities were detailed in a 1988 New York
Times story, headlined "Testifying to Torture." Florencio Caballero, a
3-16 interrogator who later fled to Canada, told the Times that the CIA
trained him and two dozen others in psychological methods. They were
taught "to study the fears and weaknesses of a prisoner. Make him stand
up, don't let him sleep, keep him naked and in isolation, put rats and
cockroaches in his cell, give him bad food, serve him dead animals,
throw cold water on him, change the temperature."

Caballero said the CIA taught that psychological coercion was more
effective than physical torture, but that interrogations often
degenerated into physical torture. He told of a 24-year-old woman named
Ines Murillo who was stripped, starved, deprived of sleep, beaten,
burned, electrically shocked and sexually molested.

Fay's Abu Ghraib report makes the same point about dehumanizing
interrogations degenerating: "What started as nakedness and
humiliation, stress and physical training, carried over into sexual and
physical assaults."

Human Rights Watch makes a similar point, saying that U.S. forces
operating in Iraq, Guantánamo and Afghanistan have "used interrogation
techniques including hooding, stripping detainees naked, subjecting
them to extremes of heat, cold, noise and light, and depriving them of
sleep -- in violation of the Geneva Conventions and the Convention
against Torture and Other Cruel, Inhuman or Degrading Treatment or
Punishment. This apparently routine infliction of pain, discomfort and
humiliation has expanded in all too many cases into vicious beatings,
sexual degradation, sodomy, near drowning and near asphyxiation.
Detainees have died under questionable circumstances while
incarcerated."

The 1983 CIA Human Resource Exploitation Training Manual states, "While
we do not stress the use of coercive techniques, we do want to make you
aware of them and the proper way to use them." It states that if they
are to be used, they always require "prior HQS approval."

The Schlesinger report says U.S. interrogators at Guantánamo were
required to get approval from Rumsfeld or the U.S. Southern Command
before using certain methods such as hooding, stripping, 30-day
isolations, stress positions and playing on a detainee's phobias.

The 1983 manual advises that a subject should be arrested in the early
morning when the subject "least expects it" and when it would cause
"intense feelings of shock, insecurity and psychological stress." He
should be "rudely awakened and immediately blindfolded and handcuffed"
and transported "by circuitous route." Excessive force should not be
used because "if they break the subject's jaw, he will not be able to
answer questions."

Similarly, the Fay report on Abu Ghraib notes, "It became a common
practice for maneuver elements to round up large quantities of Iraqi
personnel in the general vicinity of a specified target as a cordon and
capture technique. Some operations were conducted at night, resulting
in some detainees being delivered to collection points only wearing
night clothes or under clothes."

The 1983 manual advises that the subject should be "completely stripped
and told to take a shower. Blindfold remains in place while showering
and guard watches throughout. Subject is given a thorough medical
examination, including all body cavities."

The Fay report noted that nudity likely "contributed to an escalating
'de-humanization' of the detainees and set the stage for additional and
more severe abuses to occur." Meanwhile, Dr. Robert Jay Lifton, writing
in the July issue of the New England Journal of Medicine, said that
evidence is mounting "that U.S. doctors, nurses and medics have been
complicit in torture and other illegal procedures in Iraq, Afghanistan
and Guantánamo Bay." Doctors, he said, have "turned over prisoners'
medical records to interrogators who could use them to exploit the
prisoners' weaknesses or vulnerabilities."

The "exploitation" manual goes on to say the interrogation room is the
"battleground" where the interrogator "has total control over the
subject" and can manipulate the environment "to create unpleasant or
intolerable situations to disrupt patterns of time, space and sensory
perception."

The Fay report blames many of the abuses at Abu Ghraib on
misinterpretations of a paragraph in an "outdated" 1987 Army field
manual, which reads in part: "The interrogator should appear to be the
one who controls all aspects of the interrogation to include the
lighting, heating and configuration of the interrogation room, as well
as the food, shelter and clothing given to the source."

The 1983 interrogation manual states the subject should be placed in a
soundproof cell and not allowed to relax. Furthermore, "there should be
no built-in toilet facilities," and the subject should "either be given
a bucket or escorted by a guard to the latrine. The guard stays at his
side the entire time."

Cells should have windows that can be "covered to disrupt the sense of
night and day."

"Heat, air and light should be externally controlled." Interrogators
should disrupt the subject's patterns of eating and sleeping. "Meals
and sleep should be granted irregularly" to disorient the subject and
destroy his capacity to resist. "If successful," a handwritten note
adds, "it causes serious psychological damage and therefore is a form
of torture."

The handwritten note was added in the mid-1980s after another CIA
manual was made public and caused a public fury. Other revisions have
also been written in, but the original text is still easily readable.

The manual also states, "Many psychologists consider the threat of
inducing debility to be more effective than debility itself."

Like KUBARK, the 1983 exploitation manual lists various personality
types and how to deal with them during questioning. It advises making a
psychological assessment to determine which personality category the
subject fits in, noting "any psychological abnormalities ... what his
potential vulnerabilities are. How he views his potential for surviving
his situation."

The subject must be convinced that the interrogator "controls his
ultimate destiny." The number of variations in techniques, the manual
says, "is limited only by the experience and imagination" of the
interrogator.

"The torture situation is an external conflict, a contest between the
subject and his tormentor. The pain which is being inflicted upon him
from outside himself may actually intensify his will to resist. On the
other hand, pain which he feels he is inflicting upon himself is more
likely to sap his resistance." One example given was requiring the
subject "to maintain rigid positions, such as standing at attention or
sitting on a stool for long periods of time."

In a section named "Coercive Techniques," interrogators are advised not
to make empty threats. "If a subject refuses to comply once a threat
has been made, it must be carried out. If it is not carried out, then
subsequent threats will also prove ineffective."

"The purpose of all coercive techniques is to induce psychological
regression in the subject." However, if "the debility-dependency-dread
state is unduly prolonged, the subject may sink into a defensive apathy
from which it is hard to arouse him." The symptoms most commonly
associated with solitary confinement and sensory deprivation are
"hallucinations and delusions."

In an ambiguous note, interrogators are advised to ask themselves a
cautionary question: If the subject is released, "will he be able to
cause embarrassment by going to the newspapers or courts?"

The CIA developed the "Psychological Operations in Guerrilla Warfare"
manual to help train Nicaraguan contras, whom the Reagan administration
armed and financed in an effort to overthrow the Sandinista government
in the 1980s.

Unlike the 1963 KUBARK and 1983 interrogation manuals, the CIA contra
guide deals not with counterinsurgency measures, but with creating an
insurgent force. Nevertheless, it is noteworthy in that it sheds light
on the Reagan administration's use of an abusive proxy army, its
snubbing of international law, and again on John Negroponte, who was
the ambassador to Honduras when the contras used Honduras as a staging
ground to attack Nicaragua.

The manual, which The Associated Press exposed in a 1984 story,
advocates that contras assassinate Nicaraguan officials, seize power
through acts of torture and terrorism, and create "martyrs" by placing
their supporters in "confrontation with the authorities, in order to
bring about uprisings or shootings, which will cause the death of one
or more persons, who would become the martyrs."

The training manual, along with the CIA's mining of Nicaraguan harbors,
played a part in a ruling by the International Court of Justice that
the United States had broken international law, should pay reparations
and stop its war against Nicaragua. But the Reagan administration
refused to recognize the court's jurisdiction.

The current Bush administration has adopted the same stance toward the
International Criminal Court, refusing to join the world's first
permanent war crimes tribunal, partly out of fear that the court could
prosecute U.S. military personnel and their superiors. In addition, the
Bush administration has withheld military aid and training to nations
that refuse to sign "Article 98 waivers," agreements stating that they
will not extradite U.S. citizens accused of war crimes to the Hague for
prosecution by the court.

SOA manuals

The six manuals used at the U.S. Army School of the Americas and
distributed across Latin America by Mobile Training Teams were used
from 1982 to 1991, throughout most of the Reagan and Bush
administrations.

They carried the titles "Handling of Sources," "Revolutionary War and
Communist Ideology," "Terrorism and the Urban Guerrilla,"
"Interrogation," "Combat Intelligence," and "Counterintelligence."

A 1992 Pentagon investigation of the manuals found that they advocated
executions of guerrillas, extortion, physical abuse and coercion. The
findings were kept secret until September 1996 when the Pentagon
disclosed them, fearing that Congressman Joseph Kennedy had obtained a
copy of the manuals.

Kennedy, who conducted a five-year campaign to close the school, told
the media later that "according to the Pentagon's own excerpts, School
of the Americas students were advised to imprison those from whom they
were seeking information; to 'involuntarily' obtain information from
those sources -- in other words, torture them; to arrest their parents;
to use 'motivation by fear'; pay bounties for enemy dead; execute
opponents; subvert the press; and use torture, blackmail and even
injections of truth serum to obtain information."

The "Revolutionary War" manual offers perhaps the most timely tie-in:
maintaining that an insurgent "does not have a legal status as a
prisoner of war under the Geneva Convention." The current Bush
administration has tried to reclassify POWs held at Guantánamo as
"unlawful combatants" to strip them of protections under the Geneva
Conventions.

Another manual advised counter-intelligence agents to use fear and
false imprisonment. Up to 90 percent of the detainees at Abu Ghraib
were falsely detained and had no connection whatever with terrorism,
according to the International Committee of the Red Cross.

The School of the Americas, renamed in 2000 the Western Hemisphere
Institute for Security Cooperation, has produced hundreds of human
rights abusers, which the Pentagon has repeatedly called "a few bad
apples." Its 1992 Pentagon investigation also claimed that the manuals
had been compiled from outdated instructional material, an argument
also made by the Fay panel in its Abu Ghraib report.

The 1992 Pentagon report on the School of the Americas called it
"incredible" that the use of the manuals "evaded the established system
of doctrinal controls." Nevertheless, the investigators "could find no
evidence that this was a deliberate and orchestrated attempt to violate
Department of Defense or Army policies."

Kennedy, who did his own investigation, said the manuals were assembled
at Fort Huachuca under the supervision of Maj. Richard L. Montgomery,
who had worked in the CIA's Phoenix program in Vietnam.

Despite the Pentagon's insistence that the material was not properly
reviewed, Kennedy said, the training material was sent to the Pentagon
for review, and it was returned to the School of the Americas approved
and unchanged.

A similar defense has been mounted for the other interrogation manuals.
The Reagan administration, for example, claimed that the CIA's contra
manual had not been officially approved and was the work of an
"overzealous freelancer" under contract with the CIA.

It's the photographic evidence that separates the current scandal from
those in the past.

"We were caught red-handed," said Peter Kornbluh, a senior analyst for
the National Security Archive. "I think the types of abuses and human
rights atrocities committed by our allies like Augusto Pinochet had a
degree of separation for the American public. But this scandal
eliminates that distance. The abuse was not only committed directly by
the U.S. military but it was captured on digital camera."


James Hodge and Linda Cooper are the authors of Disturbing the Peace:
The Story of Father Roy Bourgeois and the Movement to Close the School
of the Americas, published this fall by Orbis Books.

This article originally appeared in the National Catholic Reporter.