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Distrutto il socialismo, rimosso Milosevic...

LA SERBIA RITORNA INDIETRO DI DUECENTO ANNI

Serbia going 200 years backwards:

1. Abolito Darwin dai programmi scolastici /
Serbs in Dispute Over Darwin Vs. Divine (AP)

2. Un inno monarchico per la Serbia, un inno nazista per il Montenegro

3. Il clero si genuflette dinanzi a chi ha bombardato ed occupato il
paese, e si nasconde dietro ad un dito - quello della mano di san
Giovanni:

<< The Serbian Orthodox Church for the first time in its
history has presented such a high honor to a military unit... "Now we
have an opportunity to venerate this finger and determine whether it
belongs to the hand of St. John the Baptist preserved in the monastery
of Cetinje, from which two fingers are missing... During this visit we
will have the opportunity to kiss it"... >>

NOTA: i dispacci ANSA sono tratti dal sito http://www.ansa.it/balcani/


=== 1 ===

Come nella peggiore tradizione bigotta e reazionaria statunitense

ABOLITO DARWIN DAI PROGRAMMI SCOLASTICI

http://story.news.yahoo.com/news?tmpl=story&u=/ap/serbia_darwin_out

Serbs in Dispute Over Darwin Vs. Divine

Thu Sep 9,11:13 AM ET
by MISHA SAVIC, Associated Press Writer

BELGRADE, Serbia-Montenegro - Charles Darwin's evolution theory is out
of Serb schools. The Bible is in.


The education minister's decision this week to drop the evolution
theory from elementary school classes in favor of creationism has
triggered outrage among scientists, opposition parties and liberal
groups.

Education Minister Ljiljana Colic told primary school teachers in a
memo earlier this week to ignore an existing chapter in eighth-grade
biology textbooks that says life on Earth evolved through natural
selection.

She said Darwin's theory is "dogmatic," adding that it will remain in
schoolbooks — "but will not be taught" — pending a general revision of
the curriculum expected later this year.

The vast majority of world scientists believe the evolution theory,
which states that all living life forms evolved from earlier, more
primitive life forms, is the basis for teaching biology. Some religious
beliefs do not accept that view, insisting God created humans.

Critics say the decision to drop Darwin's theory from classes reflects
a rise of conservative ideology in the Balkan republic, epitomized by
the conservative government that took power in January. It also
indicates an increase in the influence of the Serbian Orthodox Church
in education and everyday life here.

"This is terrible, I simply cannot believe that this has happened,"
said biology professor Nikola Tucic of the University of Belgrade. "We
are turning into a theocratic state in the 21st century.

"Without Darwin, teaching biology makes no sense," Tucic said, echoing
arguments heard in similar, recurring debates in many countries,
including parts of the United States.

The opposition Civic Alliance and Social Democratic Union has demanded
Colic's resignation, as did nearly 40 nongovernment organizations,
ranging from human rights activists, libertarians and legal experts who
questioned legality of the minister's move.

"Mrs. Colic should keep her obviously personal and religious beliefs to
herself," the statement from the Civic Alliance said.

"That was an appalling decision," said the party's leader, Gaso
Knezevic, who had served as the education minister in the previous,
pro-Western government. "She relies on her incompetence and a
completely church view to proclaim Darwin's theory a dogma."

Alarmed by the outrage, the government held an urgent meeting late
Wednesday and issued a statement seeking to soften Colic's stance.

Until the issue is fully resolved at Serbia's National Council for
Education — a supreme panel deciding on major guidelines for schools —
the "evolution lessons remain in the textbooks and are available to
pupils. Teachers are not forbidden to use it," the statement said.

"This is a scandal," said a joint statement from dozens of human rights
groups including Women in Black, the Humanitarian Law Fund and the
Helsinki Committee.

"Serbia must not become similar to Islamic countries in which religious
leaders have a final say," the groups protested, while noting that such
debates occur regularly in "a number of schools in the United States
that are under the influence of extreme Protestant sects."

Trying to defuse some of the criticism, a dignitary of the influential
Serbian Orthodox Church also warned against purging Darwin from schools.

"Darwin never posed the question if God might have created men and the
world," said Bishop Ignjatije. "Darwin only spoke about ways that
humans and the rest of the nature are connected. The connection must
not be ignored by anybody, not even by us, theologists."

Newspapers have lambasted Colic for her decision, printing photos of
her next to evolving apes.

Primary school teachers also protested, some confused and demanding
clarification what to do, others openly going against the minister.


=== 2 ===

SERBIA: ADOTTATI INNO E SIMBOLI PROVVISORI REPUBBLICA

(ANSA) - BELGRADO, 17 AGO - Il parlamento serbo ha adottato   oggi un
inno, uno stemma e una bandiera della Serbia che   resteranno in vigore
fino alla redazione della nuova   costituzione del paese.        L'inno
e lo stemma sono quelli del regno serbo della fine   dell'800, la
bandiera e' rossa, blu e bianca come quella dell'   unione Serbia e
Montenegro, ma con sfumature diverse.        A favore dei simboli
transitori hanno votato tutti i   partiti tranne quello socialista a
suo tempo fondato da Slobodan   Milosevic, che ha scelto l'astensione. 
       Resta invece in alto mare l'adozione di un inno per   l'unione
Serbia e Montenegro, rimandata al momento al prossimo   settembre.    
Il parlamento comune aveva bocciato la 'chimera' creata dal  
compositore di musica pop Slobodan Markovic, che aveva tentato   di
saldare due brani dei rispettivi inni delle due repubbliche   ex
jugoslave. Alle Olimpiadi di Atene, Serbia e Montenegro si e'  
presentata con il vecchio inno 'Hej Sloveni' (forza slavi) della  
Jugoslavia comunista. (ANSA).         OT      17/08/2004 12:40

---

A parte la disinformazione strategica, l'Ansa, agenzia di stampa, pecca
di IGNORANZA e di ARROGANZA. Hej Sloveni non vuol dire "forza slavi".
'Hej' è voce espressiva che sostiene il vocativo Sloveni, appunto come
l' italiano EHI! Dunque: Inno della Jugoslavia - Ehi slavi!
E non forza slavi come vuole Ansa, l'agenzia ignorante e bugiarda.

Inoltre, e qui entriamo piu specificamente in merito alla
disinformazione strategica,  la Jugoslavia non fu comunista, ma
autogestita. Infatti il motto FABBRICHE AI LAVORATORI fu messo in
pratica dal 1950.
Insomma non era il partito comunista che decideva, ma i lavoratori,
cioè la forza lavoro nel suo insieme o, piu in generale, la società
civile, il popolo, la maggioranza. Di pari, anche la proprietà fu
civile, accanto alla statale e privata.  Anche i passeri lo sanno.
Cosi' fu fino alla Costituzione del 1974 con la quale comincia invece
l'ingovernabilità  come effetto di regionalizzazione eccessiva dove non
si vota per gli interessi di classe nel suo insieme, ma per interessi
imediati e particularismi selvaggi..
Ad ogni modo, la Jugoslavia non fu comunista se non nella misura in cui
alla Lega dei Comunisti Jugoslavi fu possibile esercitare
democraticamente il proprio ruolo d'avangardia.
Quel tanto sofferto strappo con il compagno Stalin l'abbiamo fatto,
oppure no?
La lotta di liberazione popolare antinazista, fu pure una Rivoluzione
proletaria, oppure no?

L'Europa che toglie voce e stati ai popoli ha bisogno di agenzie come
l'ANSA.

In difesa della verità storica per la riconquista del diritto alla pace
Olga Daric

--- da Ivan, con subject "O Slavi, siete ancora vivi..." : ---

"Preoccupazioni" per il nuovo inno jugoslavo (pardon,
serbomontenegrino).
2 articoli da "danas" sulle "preoccupazioni" per il nuovo inno che
dovrebbe esser suonato, per le squadre nazionali ai Giochi olimpici di
Atene.
Viene proposto che il vecchio inno "Hej Slaveni" (che ricorda con le
parole anche "maledetto sia il tradittore della propria Patria", venga
cambiato con il vecchio inno monarchico "Boze pravde.." (Dio fai (o
dacci) giustizia) anzi formato da due canti nazionali, "Boze pravde" e
"Oj svjetla majska zoro..." (O, splendida aurora di maggio)
montenegrina. La proposta viene sostenuta, "guarda caso", da tutti i
partiti con il suffisso "democratico", cioè in sostanza la DOS. Ma
sembra anche i radicali, il cui portavoce dice: " se dipenderà da noi,
voteremmo pro".
Il patriarca Pavle, massima autorità della chiesa Serba ortodossa, ha
inviato una lettera di sdegno alle autorità governative, esprime il suo
sdegno, apostrofando "Questo non è un inno ma una chimera"!
"L'inno è il simbolo di quello che un popolo ed uno stato sono e quello
che devono essere. Esso è la testimonianaza e l'espressione essenziale
di un popolo e uno stato, sia per il contenuto che per la melodia...
Quello di cui siamo rimasti più sbalorditi è il fatto che la seconda
parte dell'inno, che veramente non rappresenta una canzone popolare
montenegrina, ma una revisione con parole di una delle persone più
oscure nella storia montenegrina, il nazifascista Sekula Drljevic",
scrive il patriarca Pavle.

"Danas" sreda, 11. avgust 2004.

Zoran Šami, predsednik Skupštine Srbije i Crne Gore, održao
konsultacije sa šefovima poslaničkih grupa

O predlogu himne po hitnom postupku

Beograd - Predsednik parlamenta Srbije i Crne Gore Zoran Šami održao je
juče posle podne višesatni sastanak sa šefovima poslaničkih klubova
povodom današnje sednice na kojoj će se raspravljati o predlogu himne
državne zajednice.

U Informativnoj službi Skupštine SCG istakli su da je reč o redovnom
sastanku na kojem će se Šami s predsednicima poslaničkih klubova
dogovoriti o sutrašnjoj sednici. Prema dosadašnjim najavama obezbeđena
je većina za izglasavanje himne. Patrijarh Pavle juce
je uputio otvoreno pismo čelnicima državne zajednice SCG u kojem
traži da se iz procedure hitno povuče predložena himna koja, prema
njegovoj oceni, "nije himna, nego kentaur kojim neko želi da se naruga
kako Crnoj Gori, tako i Srbiji i dostojanstvu ovog naroda".

Promena simbola nije politička tehnika

(………………..)

U parlamentu je ukupno 91 poslanik iz Srbije i 35 iz Crne Gore a za
usvajanje predloga potrebno je 46 glasova poslanika iz Srbije i 18 iz
Crne Gore.
(….)

PATRIJARH PAVLE: Nije himna, nego kentaur

Beograd - Patrijarh SPC uputio je pismo zvaničnicima od kojih traži
povlačenje predloga nove himne.

Patrijarh Pavle uputio je predstavnicima vlasti državne zajednice
Srbija i Crna Gora otvoreno pismo u kojem traži da se iz procedure
hitno povuče predložena himna Srbije i Crne Gore, koja, prema njegovoj
oceni, "nije himna, nego kentaur kojim neko želi da se naruga kako
Crnoj Gori, tako i Srbiji i dostojanstvu ovog naroda".

- Himna predstavlja simbol onoga što jedan narod i država jesu i što
treba da budu, ona je svedočanstvo i izraz narodnog i državnog bića,
kako po sadržaju, tako i po melodiji... Ono što nas zapanjuje, jeste
činjenica da drugi deo predložene himne ne predstavlja u suštini
narodnu crnogorsku pesmu, već pesmu jedne od najmračnijih ličnosti u
istoriji Crne Gore, fašiste i naciste Sekule Drljevića", navodi se u
pismu.

Patrijarh precizira da je drugačijeg sadržaja narodna pesma Oj,
svijetla majska zoro, a drugačijeg ona koju je Drljević objavio 1937, u
svojoj obradi i iz koje se dva glavna stiha uključuju u državnu himnu.
Nezavisno čak i od samog sadržaja pesme, da li su zaslužile Crna Gora i
Srbija da na početku trećeg milenijuma, uključe u svoju himnu
neonacističke, paganske stihove nesrećnog Sekule Drljevića, navodi se u
pismu poglavara SPC.

---

SERBIA/MONTENEGRO: BOCCIATO NUOVO INNO NAZIONALE 'CHIMERA'

(ANSA) - BELGRADO, 11 AGO - Non piace a livello musicale, non convince
a livello semantico, non mette d'accordo tutti a livello politico: e'
stato momentaneamente bocciato dal Parlamento di Serbia e Montenegro
l'inno nazionale della nuova unione che ha sostituito nel febbraio 2003
la Jugoslavia. Se ne riparlera' a settembre, ma nell'attesa per le
Olimpiadi di Atene sara' il vecchio inno della federazione di Josip
Broz Tito, 'Hej sloveni' (forza slavi), ad accompagnare gli eventuali
successi degli atleti di Belgrado. E i team serbomontenegrini dovranno
probabilmente rassegnarsi alla consueta bordata di fischi che i tifosi
delle repubbliche ex jugoslave riservano a quel pezzo. Il nuovo canto
nazionale era stato arrangiato in tutta fretta da un noto musicista pop
serbo, Slobodan Markovic, che aveva tentato di unire un brano dell'inno
del regno serbo 'Boze Pravde' (Dio dacci giustizia) a uno di 'Maiko
nasa Crna Gora' (madre nostra terra montenegrina) recentemente adottato
da Podgorica. Il risultato, un azzardato equilibrismo fra ritmi e
metriche diverse, ha provocato l'immancabile levata di scudi sia fra i
nostalgici della disciolta Federazione jugoslava (sostenitori di 'Hej
Sloveni') , sia tra i fautori della scissione fra Serbia e Montenegro,
che rifiutano seccamente gli uni di cantare 'Dio salvi il popolo
serbo', gli altri 'Montenegro madre nostra'. Tra i piu' autorevoli
detrattori della 'chimera' di Markovic, c'e' nientemeno che il
patriarca della Chiesa ortodossa serba Pavle: ''Non e' un inno, e' un
centauro - ha commentato l'alto prelato - che mette in ridicolo sia i
serbi che i montenegrini''. Ha poca attrattiva anche per gli atleti
l'idea dell'inno patchwork: ''e' gia' imbarazzante sentire gli
avversari gridare in coro il nome del loro paese, ad esempio 'Italia' o
'Spagna' - dice Zeljko Obradovic, allenatore del team serbomontenegrino
di pallacanestro - mentre noi dovremmo districarci fra uno
scioglilingua come 'Srbia i Crna Gora' (Serbia e Montenegro, ndr) o,
ancor peggio, l'acronimo Scg''. (ANSA). OT
11/08/2004 17:40

COMMENTO: Non sapevo che "Hej Slaveni", l’inno degli Jugoslavi - cioé
Slavi del Sud e non solo loro, ma anche di quelli del Nord, cioé
Polacchi, almeno per la melodia - fosse soltanto "l'inno della
Jugoslavia di Tito" (SIC). (Ivan)

---

"Blic", Belgrado, 12.8.04

http://www.raf.edu.yu/http://www.raf.edu.yu/

Vlade prekrajale himne, ostali nam „Hej Sloveni"

Najavljena himna koju čini kompilacija pesama „Bože pravde“ i „Oj
svijetla majska zoro“ juče nije usvojena. Na otvaranju Olimpijskih
igara u Grčkoj svirana je stara „Hej Sloveni“. Prelomilo je pismo
patrijarha srpskog gospodina Pavla i deo poslanika nije glasao za
predloženi dnevni red po kome himna treba da se usvoji po hitnom
postupku.

Od ponuđene verzije himne nije se odustalo, već je odluka odložena za
septembar. Tako Skupština Srbije i Crne Gore nije juče čak ni
raspravljala o novoj himni SCG. Za takav dnevni red su glasala 54
poslanika iz Srbije, 11 je bilo protiv, a šest uzdržano. Iz Crne Gore
za je glasalo dvanaestoro poslanika, četvoro je bilo protiv, a devetoro
uzdržano. Posle rašomonijade oko nove himne, krčag je zapravo polomila
Socijalistička narodna partija. Do promene u njihovoj odluci došlo je
posle pisma patrijarha srpskog gospodina Pavla, što je i javno priznao
šef poslaničke grupe SNP Zoran Žižić. - Bili smo za to da se himna nađe
u proceduri. Ali zbog zamolnice patrijarha i imajući u vidu njegov
značaj i moralnu težinu, odlučili smo da ne glasamo za dnevni red.
Mislimo da je bolje da se himna izglasa u redovnoj proceduri zajedno sa
zastavom i grbom - istakao je Žižić, ali nije želeo da precizira da li
je SNP samo protiv dnevnog reda ili i same predložene kompilacije
pesama. Himna SCG ostaje dosadašnja himna SFRJ i SRJ „Hej Sloveni"..

---

L'UNICO INNO JUGOSLAVO CHE RICONOSCIAMO:

http://www.olympic.it/anthems/yug.mid


=== 3 ===

Il clero ortodosso conferisce onoreficenze ai para' della Folgore, che
hanno bombardato ed occupato il paese, e si nasconde dietro ad un dito
- quello della mano di san Giovanni (SIC)

> Order of St. Sava Awarded to Italian Troops
>
> On July 29, 2004 His Eminence Metropolitan Amfilohije of Montenegro
> and the Littoral awarded the Order of St. Sava of the Second Degree to
> the Italian Folgore Parachute Brigade at a ceremony in Livorno. The
> brigade was recognized by the Holy Assembly of Bishops of the Serbian
> Orthodox Church for its extraordinary contribution to the protection
> of our holy shrines in Kosovo and Metohija.
>
> In addition to Metropolitan Amfilohije the delegation of the Serbian
> Orthodox Church included Bishop Teodosije of Lipljan, Hieromonk Jovan
> (Culibrk), and Fr. Ksenofont of Visoki Decani Monastery.
>
> ''With the blessing of His Holiness Serbian Patriarch Pavle the
> delegation presented the decoration to the brigade for its dedicated
> concern for our holy shrines, especially in March of this year when
> the Pec Patriarchate and Visoki Decani Monastery were endangered.
> Today at a grand ceremony on the occasion of the change of command of
> the brigade, namely, the arrival of general Konstantin to replace
> general Bertolini, who is assuming a new position, it was our pleasure
> to present the Folgore Parachute Brigade with the Order of St. Sava of
> the Second Degree in the presence of the Italian defense minister,
> senior officers, representatives of civil society and the Roman
> Catholic Church," said Metropolitan Amfilohije for Radio Svetigora.
> Upon presenting the decoration on behalf of the Serbian Orthodox
> Church,
> Metropolitan Amfilohije addressed the audience with a few words about
> St. Sava, emphasizing what the Order represents and explaining why the
> Serbian Orthodox Church for the first time in its history has
> presented such a high honor to a military unit. After the ceremony a
> reception was held at the brigade's headquarters.
>
> As part of its visit to Italy our church delegation will also visit
> Siena, where it will pay its respects to the finger of St. John the
> Baptist, a relic that has been guarded in this city since the 15th
> century. "Until the arrival of the Turks on the Balkan peninsula the
> finger was guarded in the palace of the Nemanjic dynasty. Through the
> mediation of a Nemanjic princess and a Byzantine bishop, Despot Thomas
> the Paleologist, it was turned over to Pope Sextus V, who in honor of
> the gift built a great cathedral in Sienna.
> As far as we know the relic bears the inscription "Have mercy, o Lord,
> on Sava the archbishop", which suggests that the finger was most
> likely brought by St. Sava from Jerusalem to the palace of the
> Nemanjic dynasty, whom it protected until the arrival of the Turks.
> Now we have an opportunity to venerate this finger and determine
> whether it belongs to the hand of St. John the Baptist preserved in
> the monastery of Cetinje, from which two fingers are missing. One of
> the fingers, as far as we know, is in a museum in Constantinople or
> possibly on Mt. Athos, and it appears that the second is the one
> protected in Sienna. The relic is publicly displayed only once a year
> on St. John's Day but during this visit we will have the opportunity
> to kiss it," said Metropolitan Amfilohije.
>
> http://www.spc.org.yu/Vesti-2004/07/30-7-04-e.html#tro

(gia' diffuso su Jugoinfo:)

BALCANI: DA ORTODOSSI SERBI ONORIFICENZA A BRIGATA FOLGORE (ANSA) -
ROMA, 26 LUG - Giovedi' prossimo, alla presenza del generale Gaetano
Romeo, comandante del 1/o Comando delle Forze di Difesa, Sua Eccellenza
Amphilhius, metropolita di Montenegro (Massima Autorita' religiosa
serba), concedera' la decorazione 'San Sava di II Grado' alla Brigata
paracadutisti Folgore. E' la prima volta che l'onorificenza viene
conferita ad unita' di eserciti stranieri. L'onorificenza, tra le piu'
importanti per i Cristiano-Ortodossi, sara' conferita in virtu' di una
deliberazione di tutto il Sacro Sinodo dei Vescovi della Chiesa
Ortodossa Serba, riunitosi per l'occasione nello scorso mese di maggio.
Nella motivazione si legge che, sin dagli anni Novanta, durante il
sanguinoso conflitto che ha sconvolto i Balcani, gli uomini della
brigata Folgore hanno mostrato una particolare capacita' di
comprensione per gli aspetti religiosi dell'intera regione, ponendo
particolare attenzione alla tutela e salvaguardia dei monasteri e delle
chiese ortodosse. In particolare, in occasione dei recenti scontri che
nel mese di marzo hanno nuovamente insanguinato il Kosovo, l'intervento
dei militari si e' rivelato determinante per la cessazione delle
ostilita' e devastazioni ed il ripristino della legalita'. La cerimonia
di consegna si inserisce in un'altra, altrettanto importante per i
Paracadutisti: il cambio del Comandante. Proprio il 29, infatti, il
generale Marco Bertolini lascera' il comando dell' unita' al generale
Pietro Costantino. (ANSA). NE
26/07/2004 18:32

Kosovo-Metohija (en francais)

1. Paris - Fête de l'Huma - Samedi 11 (19 h) & dimanche 12 (14 h)

2. Le Kosovo, un otage de plus dans la guerre du pétrole


=== 1 ===

Paris - Fête de l'Huma
Samedi 11 (19 h) & dimanche 12 (14 h)

Débat : l'enseignement du Che toujours actuel :

Yougoslavie, Irak, Cuba :
cibles d'une même guerre globale ?

Projection du film Les Damnés du Kosovo
Débat avec Michel Collon, écrivain et co-auteur du film

Où ? Stand Espace Che Guevara (B 7 - avenue de la générosité)

Les auteurs du film Les Damnés du Kosovo apportent des révélations
incroyables sur la réelle situation au Kosovo, sur l'installation d'une
super - base militaire US exactement sur le tracé de leur projet de
pipe-line (tiens, tiens !), sur les ravages du FMI aujourd'hui en
Serbie, sur les conséquences pour les travailleurs français et
européens...
Yougoslavie, Irak, Cuba (et les autres) : cibles d'une même guerre
globale ? Certes, à chaque agression, les prétextes varient : 'armes de
destruction massive de Saddam', 'génocide au Kosovo' (et à présent au
Darfour), 'Castro dictateur'... Mais ensuite, on dévoile les
médiamensonges et les prétextes s'effondrent. Pour autant, la gauche,
dominée par la position ambiguë du 'Ni, ni', a-t-elle été à la hauteur
dans sa solidarité ou bien est-elle tombée dans les pièges de la
désinformation et du néocolonialisme ?
Les guerres servent-elles aux multinationales pour dominer la planète,
détruire les protections étatiques et sociales, exploiter des main
d'oeuvre fragilisés afin de délocaliser et d'exercer partout un
chantage sur les conditions de travail ? Pourquoi on ne nous
informe-t-on pas sur la catastrophe sociale, démocratique, humanitaire
qui frappe à présent la Yougoslavie et sur les délocalisations que cela
va permettre ? Quelles leçons en tirer pour l'avenir ?
De quoi débattre, donc, samedi 11 et dimanche 12, à la Fête de l'Huma,
Espace Che Guevara, 19h.


=== 2 ===

Le Kosovo, un otage de plus dans la guerre du pétrole

Liste de diffusion : Damnés du Kosovo
http://www.gael.ch/collectif/damnes/inscriptions.html

« La Force de Paix au Kosovo,
placée sous le commandement de l'OTAN
ainsi que la police internationale de l'ONU
ont lamentablement failli à leur mission
de protection des minorités
lors des émeutes généralisées
qui ont éclaté en mars dernier au Kosovo. »
Human Right Watch :
"Failure to Protect : Anti-Minority Violence in Kosovo,
March 2004"

Kosovo : un voyage pour rompre 5 ans de silence
http://www.csotan.org


Le 13 août 2004, douze personnes, originaires de Belgique, France,
Suisse, États-Unis, repartis dans 4 véhicules quittent Belgrade. Ce
groupe d’observateurs s’était fixé comme objectif de constater sur
place, pendant une dizaine de jours, la réalité de l’épuration ethnique
au Kosovo et les conditions de survie des populations minoritaires. (1)

Première constatation : un nettoyage ethnique brutal a accompagné
l’entrée des forces de l’OTAN au Kosovo, c’est incontestable

La visite de la mahala rom de Mitrovica, l’une des premières du groupe,
en dit long sur la violence du nettoyage ethnique qui a suivi l’entrée
des forces internationales au Kosovo. Plus de 7000 Roms habitaient ce
quartier situé sur la rive sud de la ville, à proximité du fameux pont
sur l’Ibar. C’était le plus grand quartier rom du Kosovo, il a été vidé
de ses habitants, puis rasé par les extrémistes de l’UCK le 17 juin
1999, sous les yeux des soldats français. (2)

Parmi les nombreux témoignages d’une grande intensité humaine, qui se
sont enchaînés tout au long du voyage, l’entretien accordé par Marek A.
Nowicki fût l’un des plus précieux pour la clarification des éléments
d’analyse sur les plans politique, juridique et social. Depuis son
entrée en fonction en tant qu’Ombudsman, désigné conjointement par le
représentant spécial du secrétaire général de l’ONU et par l’OSCE, les
services de l’Ombudsperson interviennent en tant qu’institution
consultative lors de conflits avec l’administration onusienne et
locale. Une place de choix pour prendre la mesure de la situation de
blocage qui caractérise le Kosovo : absence de droit, absence de
sécurité pour les minorités, absence de travail, absence de
souveraineté, absence de perspective en dehors de la réalité d’une
occupation militaire et policière sans fin. La démonstration détaillée
des mécanismes de blocage, générés par l’administration onusienne
elle-même, apparaît clairement dans les rapports annuels publiés par
l’Ombudsman et consultables sur Internet, mais dont personne ne parle,
bien sûr ! (3)

Deuxième constatation : nous sommes concernés qu’on le veuille ou non

Une constante dans les déclarations entendues pendant ce voyage, de la
part des interlocuteurs locaux : la solution n’est plus entre les mains
des populations concernées. C’est la « communauté internationale » qui
a les cartes en main, nous sommes donc collectivement concernés, qu’on
le veuille ou non. L’une des exigence de la « communauté
internationale » vis-à-vis de l’administration provisoire du Kosovo, à
dominante albanaise, est de faire appliquer la Loi. Mais dans les
faits, cette exigence n’a pas de sens, d’abord parce que la Loi change
en permanence, « transition » post-socialiste vers l’économie de marché
oblige, ensuite parce que les instances de recours passent forcément
par la structure onusienne de tutelle, la MINUK, dont les fondements ne
respectent même pas un principe essentiel qui caractérise la
démocratie : la séparation des pouvoirs !

Pour participer au déblocage de la situation au Kosovo, en agissant sur
ce qui nous concerne, ici et maintenant, il serait d’abord nécessaire,
de faire reconnaître l’erreur de ceux qui avaient soutenu, parfois en
toute bonne foi, l’intervention de l’OTAN en 1999. Certains ont déjà
reconnu cette erreur (4), mais beaucoup d’autres, surfant sur le
raz-de-marée médiatique à coloration « humanitaire » initié par les
superpuissances, ont été propulsés vers des carrières qui leur
permettent maintenant d’ignorer dédaigneusement le sort des populations
qu’ils prétendaient défendre. Comment faire pour permettre aux
populations concernées de récupérer leur souveraineté démocratique,
comment faire pour que les médiateurs, devenus objectivement acteurs,
se retirent, en faisant si possible moins de dégâts qu’ils en ont fait
en arrivant ?

Ce débat devrait aussi avoir lieu ici, dans nos pays où nous devrions
nous interroger sur l’action politique des dirigeants qui nous
représentent. Nous avons aussi le devoir de nous interroger sur la
nature des interventions d’apparence humaniste, qui s’apparentent trop
souvent, dans les faits, à celle du pompier incendiaire. Ce débat est
malheureusement déjà occulté par le dossier des opérations de renvoi de
requérants d’asile déboutés. Les « bonnes âmes » s’émeuvent en
découvrant soudainement devant leur porte, la pointe de l’iceberg
politique qui caractérise nos « démocraties occidentales exemplaires »,
alors qu’on fait silence, depuis 5 ans, sur le sort dramatique des 300
000 déplacés du Kosovo dont nous sommes pourtant collectivement
responsables depuis juin 1999 !

Une situation bloquée qui ne déplait pas à tout le monde

Seule certitude pour l’avenir : la base militaire US de Camp Bondsteel
est solidement implantée au cœur des Balkans, près de Gnjilane, à
proximité de la frontière avec la Macédoine. À quelques kilomètres du
fameux corridor 8, destiné à accueillir le pipeline de la compagnie
américaine AMBO (Albania, Macedonia, Bulgaria Oil Company). Le corridor
8 est intégré au gigantesque projet stratégique de ligne de
communication trans-balkanique destiné à assurer la liaison entre
Burgas en Bulgarie et le port Adriatique de Vlore en Albanie, projet
dont l’étude de rentabilité fut effectuée par la compagnie d’ingénierie
Brown & Root, filiale britannique de la compagnie Halliburton dont Dick
Cheney fût PDG avant de devenir vice-président de Etats-Unis…(5)

Ainsi, le destin terrible et sans issue des « damnés du Kosovo »
profitera au moins aux multinationales américaines qui pourront amasser
des profits substantiels par l’acheminement sécurisé des hydrocarbures
en provenance du Caucase. Elles peuvent compter sur le précieux
concours de la Trade and Development Agency (TDA), qui se charge déjà
d’expliquer aux pays concernés la nécessité « d’utiliser les synergies
régionales afin d’attirer les nouveaux capitaux ».

Des profits à l’abri de tout soupçon

Aucun risque pour les auteurs de ces projets de se voir soupçonné un
jour ou l’autre d’agissements criminels dans cette affaire, puisqu’un
Tribunal sur mesure, le TPIY, a été mis en place et financé notamment
par capitaux privés ( !) pour condamner le coupable officiel de cette
épouvantable tragédie. La mission de ce Tribunal mis en place par le
Conseil de sécurité de l’ONU, est précise : il faut donner le poids
d’un jugement à la thèse du tyran Milosevic, instigateur et maître
d’œuvre d’un « projet génocidaire de Grande Serbie ethniquement pure ».
Accusation largement relayée par nos médias est pourtant totalement
dénuée de sens, dès lors que la Serbie elle-même n’a jamais été un Etat
ethniquement pur et qu’elle reste, de fait, le dernier espace
multiethnique de toute l’Ex-yougoslavie !

Mais des faits nouveaux sont là : la réalité quotidienne du Kosovo est
à tel point catastrophique, que toute personne sensée doit admettre
qu’elle s’est dramatiquement dégradée suite à l’intervention de l’OTAN,
dans l’immédiat, sur le plan des droits de l’Homme et de la sécurité et
par la suite sur le plan économique et social. Dès lors, la course
contre la montre est engagée car la question du statut final doit
revenir sur le tapis dans le courant de l’année 2005, il sera alors
très difficile de cacher la situation qui prévaut au Kosovo. Pour les
procureurs du TPIY, il s’agit donc, coûte que coûte, de faire adopter
au plus vite par le jury le chef d’inculpation de génocide pour
justifier a posteriori l’intervention militaire illégale de l’OTAN en
1999, au besoin, en faisant taire l’accusé. C’est précisément ce qu’ils
tentent d’obtenir en imposant des avocats à la défense.

Philippe Scheller
Participant au voyage au Kosovo
Membre du Comité pour la paix en Yougoslavie
Genève, le 5 septembre 2004


(1) Journal du voyage consultable sur le site du Comité de surveillance
OTAN www.csotan.org Un rapport de synthèse est actuellement en
préparation ainsi que le montage d’un sujet vidéo.
(2) Interview avec un responsable du camp de Leposavic (Nord Kosovo)
sur www.csotan.org
(3) Ombudsperson Institution in Kosovo www.ombudspersonkosovo.org
(4) Déclaration du major-général MacKenzie" Nous avons bombardé le
mauvais côté" "The National Post - 6 avril 2004
www.gael.ch/collectif/damnes/20040501.html
(5) Michel Collon, « Monopoly - L'OTAN à la conquête du monde », éd.
EPO - 2000, p. 98-99 et Michel Chossudovsky « Les États-Unis sont en
guerre en Macédoine » - juillet 2001.


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Comité pour la paix en Yougoslavie
http://www.gael.ch/collectif/
CP 915 - 1264 St-Cergue
------------------------------------------------------------------------
--------
Inscription - désinscription et historique des messages envoyés à la
liste de diffusion Damnés du Kosovo
http://www.gael.ch/collectif/damnes/inscriptions.html

Dalla redazione de "La Nuova Alabarda" (Trieste) riceviamo e giriamo:

IN MERITO AL FILM “IL CUORE NEL POZZO”
PRODOTTO DA ANGELO RIZZOLI PER RAI FICTION

 
I polemici sostengono che la televisione è l’arma finale del dottor
Goebbels. Noi non ci sentiamo di essere così perentori, però è un dato
di fatto che dire “l’hanno detto in tivù” dà una patente di veridicità
alle fesserie più enormi. Ed è pure un dato di fatto che, quando si
vuole influenzare in un determinato modo la coscienza collettiva
argomenti specifici, il modo migliore per ottenere il risultato voluto
è quello di far passare in televisione ciò che si vuole far entrare
nella testa della gente. Ed a questo scopo, un “buon” sceneggiato
(adesso lo chiamano “fiction”, che fa più “americano”) è il sistema
perfetto per plagiare la testa della gente.

Così, quando in questi giorni leggiamo di quello che si sta preparando
come sceneggiato sulle “foibe”, e come esso viene presentato, ci
vengono i brividi per quanto danno provocherà questa operazione
mediatica.

Dunque Rai Fiction ha commissionato al produttore Angelo Rizzoli (ve lo
ricordate? Era stato travolto dallo scandalo della P2, tempo fa. E chi
ancora aveva la tessera della P2, così, a primo colpo di memoria?
Berlusconi, l’avvocato Augusto Sinagra...) uno sceneggiato sulle
“foibe”. Regista Alberto Negrin; uno dei protagonisti è tale Leo
Gullotta che ci dicono sia simpatizzante di Rifondazione Comunista...
sarà vero?

Sul sito “Panorama.it” troviamo un articolo firmato da Laura Delli
Colli che dice “Foibe. Un film per capire”. Cosa capiranno dunque i
volonterosi spettatori di questo sceneggiato che andrà in onda a
febbraio prossimo venturo?

“Il massacro di migliaia di civili inermi. La tragedia della pulizia
etnica nelle terre slavizzate a forza. Gli spietati partigiani di Tito
in azione...”, scrive la giornalista. Ed ancora: “una tragedia rimossa
costata non meno di 20-30 mila vittime, uccise dalla feroce repressione
del regime di Tito. Un massacro e una persecuzione di massa con un solo
obiettivo, ancora attuale: la pulizia etnica (...) Mentre l’Italia
viveva la fine della guerra, i partigiani iugoslavi con la stella rossa
di Tito eliminarono con ferocia intere famiglie, uomini e donne e
spesso con loro i bambini, solo perché oppositori, dichiarati o anche
solo potenziali, della slavizzazione dei territori. Almeno diecimila i
desaparecidos di un massacro...”.

Complimenti alla giornalista, che è riuscita in così poche righe ad
accumulare una tale quantità di boiate storiografiche (oltre che
falsità belle e buone) finalizzate alla diffusione di idee razziste da
meritarsi il premio Minculpop alla memoria dei solerti redattori de “La
difesa della razza”. Ma per capire se questo è il “messaggio” di verità
storica che il regista Negrin intende diffondere alle masse
teledipendenti italiane, leggiamo la trama del film.

“La storia è quella di don Bruno, in fuga nelle campagne istriane per
mettere in salvo, tra i bambini, Carlo e Francesco. Carlo è figlio di
un’italiana, violentata dal capo partigiano Novak. E Novak va a caccia
di quel bambino per eliminarlo. Il prete lo difenderà fino al
sacrificio (...) sotto la tonaca di un mite sacerdote di frontiera, ha
il cuore di un leone mentre salva i bambini in fuga dalle fiamme che i
titini hanno appiccato all’orfanotrofio”.

L’attore Dragan Bjelogrlic, che impersona il “crudele Novak”, afferma:
“La crudeltà efferata del mio personaggio? Potrei dire che forse per un
serbo che ha sofferto le guerre recenti non è poi tanto difficile
immedesimarsi in uno sloveno così negativo... In questi luoghi nessuno
è sopravvissuto indenne alla sofferenza delle violenze etniche”.

Quanto al “rifondarolo” Gullotta, ecco come risponde alla domanda della
giornalista su cosa gli dica “la sua coscienza civile sulle foibe”.

“Ho cercato di capire, di saperne di più (...) dar voce a una tragedia
dimenticata è la prima ragione che mi ha convinto ad accettare. Questo
non è un film schierato, ma un atto di doverosa civiltà”.

Ha cercato di capire, Gullotta? Di saperne di più? In effetti, con
questo film si arriva a sapere tanto di più rispetto a quello che è
successo in realtà: perché, da quanto scritto in questo articolo,
appare una sceneggiatura che si basa su presupposti storici falsi per
raccontare una vicenda degna della fantasia di una Liala sadomaso, e
che arriva a delle conclusioni che sembrano fatte apposta per
rinfocolare quegli odi etnici che al nostro confine orientale non si
sono mai sopiti.

Quali sono le falsità? La pulizia etnica, mai esistita da parte dei
“partigiani di Tito” (ma è tanto difficile accettare il dato di fatto
storico che si era trattato di un esercito, sia pure popolare,
riconosciuto come cobelligerante dagli Alleati?); la “slavizzazione
forzata”, dove nei territori di cui si parla (l’interno dell’Istria)
gli italiani non sono mai stati la maggioranza; la quantità dei morti,
che non sono stati né “venti-trentamila”, né migliaia, ma poche
centinaia nell’autunno del ’43 e nessuno (sì, avete letto bene:
nessuno) dopo la primavera del ’45, in Istria, perché mentre nella
prima ventata di potere popolare, dopo l’8 settembre, una sorta di
jacquerie comportò esecuzioni più o meno sommarie nei confronti di
esponenti del regime fascista, alla fine del conflitto, quando le
autorità statali jugoslave presero il controllo del territorio, non ci
furono esecuzioni sommarie: e se qualcuno fu processato e condannato a
morte da tribunali regolarmente insediatisi, questo è un fatto che non
avvenne solo in Jugoslavia, ma in tutta Europa, Italia compresa.

Ma la falsità più grossa, e quella che fa particolarmente schifo, è
l’uso strumentale che viene fatto dei bambini in questa operazione di
bassa macelleria cinematografica. È del regista Negrin (che ci dicono
sia ebreo) l’idea (che non appare neppure nei peggiori libelli prodotti
dalla propaganda nazifascista dell’epoca) che i “partigiani di Tito” si
dedicavano alla deportazione ed al massacro dei bambini, bruciando
orfanotrofi ed “infoibandone” gli ospiti? Forse il regista è stato
influenzato da tutte quelle sceneggiature uscite negli ultimi anni
sulla Shoah, dove si vedevano i nazisti andare a caccia di bambini
ebrei che poi venivano fortunosamente salvati, e dato che, essendo in
epoca di par condicio, e banalizzazione storica allo scopo di
dimostrare che nazisti e comunisti erano cattivi ugualmente, il
soggetto che va bene per una fiction sui cattivi nazisti va bene anche
per una sui cattivi comunisti?

La “consulenza storica”, leggiamo sempre nell’articolo, sarebbe di un
certo Giuseppe Sabbatucci, ma in Internet non abbiamo trovato nessuno
storico con questo nome: l’unico storico Sabbatucci fa di nome
Giovanni, che, da quanto siamo riusciti a capire, dovrebbe essere un
autore di testi scolastici. Ma se scrive i libri con la stessa serietà
e veridicità storica con cui ha dato la propria consulenza per uno
sceneggiato come questo, pensiamo che dovrebbe essergli impedito di
proseguire con questo mestiere.

Ci chiediamo se sia possibile riuscire a fermare la messa in onda di
questo film, che può produrre solo altre tensioni ed altri odi, e non
farà sicuramente “luce” su alcunché.


Eppure non avrebbe dovuto essere tanto difficile riuscire a “saperne di
più”, come dice Gullotta, senza incappare in certe falsità come quelle
che abbiamo letto sopra. Basta cercare alcune pubblicazioni (neanche
tutte di fonte “slavocomunisti”, come vedremo nelle note) e si riesce a
saperne di più inquadrando correttamente il problema dell’Istria e
delle foibe istriane.

Il primo periodo che va preso in considerazione è quello immediatamente
successivo all’8 settembre 1943, quando le truppe partigiane
dell’Esercito di Liberazione Jugoslavo presero possesso di una parte
del territorio istriano. Il potere popolare durò una ventina di giorni
in alcune zone, un mese in altre: poi i nazifascisti ripresero il
controllo su tutta l’Istria. Dai giornali dell’epoca [1] leggiamo che
l’“ordine” riconquistato costò la vita di 13.000 istriani, nonché la
distruzione di interi villaggi. Nel contempo i servizi segreti nazisti,
in collaborazione con quelli della RSI, iniziarono a creare la
mistificazione delle “foibe”: ossia i presunti massacri che sarebbero
stati perpetrati dai partigiani.

In realtà dalle “foibe” istriane furono riesumati, stando al cosiddetto
“rapporto” del maresciallo Harzarich, che guidò le esumazioni dalle
foibe su incarico dei nazifascisti nell’inverno 1943/44 [2], poco più
di 200 corpi di persone la cui morte potrebbe essere attribuita a
giustizia sommaria fatta dai partigiani nei confronti di esponenti del
regime fascista (ma per alcune cavità si sospetta che vi siano stati
gettati dentro i corpi dei morti a causa dei bombardamenti nazisti).
Però basta dare un’occhiata ai giornali dell’epoca ed agli opuscoli
propagandisti nazifascisti per rendersi conto di come l’entità delle
uccisioni sia stata artatamente esagerata per suscitare orrore e
terrore nella popolazione in modo da renderla ostile al movimento
partigiano. Esempio di questa manovra è la pubblicazione di un libello
dal titolo “Ecco il conto!”, pubblicato sia in lingua italiana che in
lingua croata, contenente alcune foto di esumazioni di salme e basato
fondamentalmente su slogan anticomunisti.

I contenuti ed i toni di tale mistificazione sono gli stessi che per
sessant’anni abbiamo visto propagandare dalla destra nazionalista:
“migliaia di infoibati solo perché italiani, vecchi, donne e bambini e
persino sacerdoti”; “infoibati ancora vivi” e “dopo atroci torture”
(non di rado s’è poi visto che le sedicenti “vittime scampate alle
sevizie titine” erano in realtà criminali di guerra che descrivevano le
cose che essi stessi avevano fatto ad altri) e così via. Del resto dal
racconto di Harzarich risulta chiaramente che i corpi, riesumati più di
un mese dopo la morte furono trovati in stato di avanzata
decomposizione, ed era quindi praticamente impossibile riscontrare su
essi se le vittime fossero state soggette a torture o stupri mentre
erano ancora in vita; così come certi particolari raccapriccianti che
vengono riportati dalla “letteratura” delle foibe (ad esempio il
sacerdote con il capo cinto da una corona di spine ed i genitali
tagliati ed infilati in bocca) non hanno alcun riscontro nella
relazione di Harzarich.

Tornando al numero degli “infoibati” in Istria nel ‘43, vediamo che da
stessa fonte fascista (il federale dell’Istria Luigi Bilucaglia)
risulta che nell’aprile del 1945 erano circa 500 i familiari di persone
uccise dai partigiani in Istria tra l’8/9/43 e l’aprile 1945. Infatti
Bilucaglia inviò a persona di propria fiducia, il capitano Ercole
Miani, dirigente del CLN di Trieste < alcuni documenti che
costituiscono una pagina di sanguinosa storia italiana in questa
Provincia (...) trattasi di circa 500 pratiche per l’ottenimento della
pensione alle famiglie dei Caduti delle foibe (...) corredate di tutti
i documenti e contengono gli atti notori che illustrano lo svolgimento
dei fatti > [3].

Anche un articolo del 1949 dà più o meno queste cifre:

< Se consideriamo che l’Istria era abitata da circa 500.000 persone,
delle quali oltre la metà di lingua italiana, i circa 500 uccisi ed
infoibati non possono costituire un atto antitaliano ma un atto
prettamente antifascista. Se i partigiani rimasti padroni della
situazione per oltre un mese avessero voluto uccidere chi era
semplicemente “italiano”, in quel mese avrebbero potuto massacrare
decine di migliaia di persone > [4].

Giacomo Scotti, nel suo studio “Foibe e fobie”, cita una <
dichiarazione rilasciata alla fine di gennaio 1944 dal segretario del
Partito fascista repubblicano e pubblicata dalla stampa della RSI
dell’epoca >, senza però dare ulteriori indicazioni, nella quale <
l’alto gerarca >, di cui non fa il nome, avrebbe affermato che < in
Istria finirono infoibate dagli insorti 349 persone, in gran parte
fascisti >.

Scotti cita poi una relazione del pubblicista croato professor Nikola
Zic, datata 28/11/44 e redatta per conto dei < servizi d’informazione
del Ministero degli Esteri dello stato croato > (cioè il governo
fantoccio dell’ustascia Ante Pavelic, quindi sicuramente una fonte che
non doveva avere simpatie nei confronti del movimento partigiano), resa
nota dallo storico fiumano Antun Giron nel 1995. Vale la pena di
riportarne alcuni passi.

< All’inizio a nessun Italiano è stato fatto nulla di male. I
partigiani avevano diramato l’ordine che non doveva essere fatto del
male a nessuno. Ma qualche giorno dopo la scoppio della rivolta
popolare [5] alcuni corrieri a bordo di motociclette sidecar hanno
portato la notizia che i fascisti di Albona avevano chiamato e fatto
venire da Pola i tedeschi in loro aiuto e questi avevano aperto il
fuoco contro i partigiani. Poco dopo si è saputo che i tedeschi erano
stati chiamati in aiuto anche dai fascisti di Canfanaro, Sanvincenti e
Parenzo, fornendogli informazioni sui partigiani. Rispondendo alla
chiamata è subito arrivata a Sanvincenti una colonna tedesca (...)
Pertanto partigiani e contadini hanno cominciato ad arrestare ed
imprigionare i fascisti, ma senza alcuna intenzione di ucciderli. I
partigiani decisero di fucilarne soltanto alcuni, i peggiori, ma anche
molti fra questi sono stati salvati grazie all’intervento dei contadini
croati e ancora più dei sacerdoti. (...) Purtroppo quando, alcuni
giorni più tardi, cominciarono ad avanzare i reparti germanici, i
partigiani vennero a trovarsi nell’impaccio, non sapendo dove
trasferire i prigionieri fascisti per non farli cadere nelle mani dei
tedeschi. In questo imbarazzo hanno deciso di ammazzarli. Ne hanno
uccisi circa 200 gettandone i corpi nelle foibe> [6].

Va da sé poi che quando la propaganda di destra cita gli “orrori delle
foibe”, si “dimentica” regolarmente di citare la quantità di morti che
costò la “pacificazione” operata dai nazifascisti nei territori da loro
“liberati” dai partigiani. Scrive ad esempio Galliano Fogar [7]:

< Il 7 ottobre (1943, n.d.a.) Berlino annuncia la conclusione dei
rastrellamenti “nella regione di Trieste da parte delle truppe tedesche
e di reparti fascisti: sono stati contati i corpi di 3.700 banditi
uccisi. Altri 4.900 sono stati catturati fra cui gruppi di ufficiali e
soldati badogliani”. Un comunicato del 13 afferma che la “pace” è stata
raggiunta grazie a più di 13mila banditi uccisi o fatti prigionieri...
A parte la gonfiatura propagandistica delle cifre, il numero delle
vittime è stato altissimo e fra esse buona parte è di inermi civili
(...) “L’impeto dei tedeschi è meraviglioso” commenta il quotidiano
triestino “Il Piccolo”. Raccontando l’odissea di un gruppo di
prigionieri liberati dall’intervento germanico, il cronista rileva che
gli scampati, mentre si dirigono verso Trieste, possono constatare che
“ogni casa ha uno straccetto bianco di resa e tutti i rimasti salutano
romanamente chiedendo pietà” (questo si riferisce alla zona di
Pinguente, in Istria, n.d.a.). Dopo il passaggio delle truppe tedesche,
il giornale riferisce che è tornata la tranquillità e giustifica lo
strazio della cittadina di Pisino, osservando che “dure misure sono
state provocate” dalla resistenza dei partigiani. Infatti è stato
ucciso anche il Podestà italiano e di sentimenti fascisti >.

Fogar fa anche riferimento ad una “relazione inedita” del dottor
Cordovado, intitolata “La dura sorte di Pisino” [8], e scrive < Pisino,
la capitale provvisoria del movimento insurrezionale croato, benché
abitata da italiani, è bombardata senza pietà da “Stukas” e cannoni.
Molti cittadini sono mitragliati dai rastrellatori, irritati per un
debole tentativo di resistenza dei partigiani. Vi si insedia
temporaneamente il capo della Polizia ed SS Globocnik che decide sulla
vita dei prigionieri, quando ne venivano fatti, ordinando brutali
esecuzioni >. Inoltre, prosegue Fogar, < Canfanaro è in parte
incendiata ed il parroco è impiccato. A Gimino i tedeschi penetrano in
molte case uccidendo vecchi, donne e bambini, incendiando fienili e
cantine dove numerosi abitanti hanno cercato scampo e lanciano granate
nei cespugli, nei fossi, nei campi, ovunque scorgano dei superstiti >.

Una conferma di questo ci viene ancora una volta da Giacomo Scotti,
che, citando nuovamente la relazione del professor Zic, afferma che
nelle < voragini, vecchie cave ed altre fosse comuni accomunate col
nome di foibe (...) furono gettati anche cadaveri di soldati tedeschi
rimasti uccisi negli sconti del 13 settembre e, alcune settimane dopo,
numerosi cadaveri di partigiani e civili uccisi dai tedeschi e da essi
abbandonati per le campagne >. Scrive Zic:

< Nell’intero comune di Gimino che contava 4.580 anime, hanno ucciso 15
bambini al di sotto dei sette anni, 197 adulti e 29 sono morti sotto i
bombardamenti, in totale 241 persone. (...) Alcuni uomini al di sopra
dei 50 anni, che sono stati costretti a trasportare le munizioni dei
tedeschi, hanno raccontato che nell’Istria settentrionale i soldati
hanno violentato ragazze e donne. A Pisino (...) hanno ucciso anche
alcuni italiani, fra questi il podestà e il direttore del Convitto del
Ginnasio locale [9] >. Scotti prosegue citando una serie di massacri
operati dai nazisti e riferiti da Zic ed elenca alcuni nomi < indicati
nella relazione Zic nella grafia croata (...) quasi tutti questi nomi,
nella loro variante italianizzata, li ritroviamo in vari elenchi di
persone che sarebbero state massacrate e infoibate dai partigiani >. Ed
ancora: < Il fatto che i tedeschi procedettero a fucilazioni di
“ribelli” nelle cave di bauxite, come fecero nei medesimi giorni i
partigiani per eliminare i loro prigionieri, è stato “provvidenziale”
per la storiografia fascista. Successivamente (...) furono attribuite
ai partigiani pure una parte delle vittime della repressione tedesca >
[10]. Scotti prosegue citando vari episodi specifici di feroci
rappresaglie nazifasciste, descritti nella relazione Zic, e conclude:

< All’epoca alcuni degli “studiosi” fascisti che oggi blaterano di
“italiani trucidati dagli slavi”, collaboravano con i tedeschi nel
massacro di loro conterranei, italiani e slavi >.

 
NOTE

[1] “Il Piccolo” di Trieste ed “Il Corriere Istriano”, numeri da
ottobre a dicembre 1943.

[2] Dati della “Relazione tratta dall’interrogatorio di un
sottufficiale dei VV.FF. del 41° Corpo di stanza a Pola”, (Archivio
IRSMLT n. 346). Questo testo, che viene comunemente definito“rapporto
Harzarich”non è stato redatto all’epoca delle riesumazioni ma due anni
dopo in base a quanto detto dallo stesso Harzarich agli Alleati.

[3] Documento datato 24/4/45 pubblicato nel testo di Luigi Papo,
“L’Istria e le sue foibe”, ed. Italo Svevo 1998.

[4] “Trieste Sera”, 8/1/49.

[5] Il 13 settembre 1943.

[6] G. Scotti,“Foibe e fobie”,supplemento al numero 2/1997 del mensile
“Il ponte della Lombardia”.Queste risultanze storiche sono state
esposte dallo studioso anche nel corso del convegno sul tema “La guerra
è orrore. Le foibe tra fascismo, guerra e Resistenza” organizzato da
Rifondazione Comunista a Venezia (13/12/03).

[7] G. Fogar, “Sotto l’occupazione nazista nelle province orientali”,
Del Bianco 1968, che fa riferimento ad articoli del “Piccolo del 4, 6 e
8/10/43.

[8] In Archivio IRSMLT VIII/366.

[9] Il podestà e preside era il dottor Vitale Berardinelli. Troviamo
qui la conferma di quanto riportato precedentemente da Fogar nella
citazione della “relazione Cordovado”.

[10] G. Scotti, “Foibe e fobie”, cit..

(srpskohrvatski / italiano)

Ottavo giorno di sciopero della fame per gli scioperanti di
"Jugoremedija" - Zrenjanin [Vojvodina, Serbia]

da Indymedia Belgrado [estratto]        
http://belgrade.indymedia.org/

Zrenjanin, 1 settembre                  Jugoremedija - Update

Appello: gli scioperanti di "Jugoremedija" [industria farmaceutica]
sono già all'ottavo giorno di sciopero della fame nella sede dei
sindacati autonomi di Zrenjanin [Vojvodina, Serbia]. A questo gesto
estremo sono stati costretti dopo aver esaurito tutte le richieste
(ignorate) alla dirigenza della ditta.
Oggi che è il primo giorno della scuola, le madri che scioperano non
possono preparare e i loro figli e portarli a scuola...
Preghiamo tutte le persone benevole, i media e i loro redattori, i
lavoratori dell'Istruzione, le organizzazioni umanitarie, i politici,
di rispondere all'invito degli scioperanti e che vengano a vedere di
persona la loro difficile condizione.

I fatti/la cronologia

I piccoli azionisti detengono 58% delle azioni di "Jugoremedija",
mentre la ditta di Jovica Stefanovic Nini di Nis, "Jaka 80", 42%: lo
stato ha venduto tutte le proprie azioni a lui nel momento in cui il
suo nome risultava tra i ricercati dell'Interpol! Appena è riuscito ad
accappararsi questa parte minore delle azioni, Nini ha incominciato una
campagna mediatica presentandosi come "il padrone" della ditta, mentre
ai rappresentanti dei piccoli azionisti ha attribuito l'appellativo
"gli autogestiti che non rispettano la proprietà privata" [richiamando
il sistema di autogestione della ex repubblica socialista]. La maggior
parte dei media ha creduto nella sua versione della storia, e lo stesso
lo stato. Il problema è stato passato al ministro Lalovic che sta
cercando di realizzare un "dialogo sociale" e di spiegare agli
scioperanti che "il padrone è il padrone"! Signor ministro, gli
scioperanti sono gli azionisti maggioritari, e quello che chiedono allo
stato è soltanto di proteggere la loro proprietà e di rispettare le
leggi esistenti, e non chiedono "aiuti sociali" o elemosina.
Lo stato ha rotto il contratto della vendita del 42% delle proprie
azioni alla ditta di Nini (perché lui non ha rispettato le clausole).
La sua ditta fa la causa allo stato e vorrebbe cambiare la parte del
contratto che lo costringe all'ulteriore capitalizzazione, ammettendo
di non riuscire ad avere i 2/3 dei voti favorevoli. Il documento
depositato alla Corte è un falso, questo è risaputo da tutti e
confermato, ma nessuno fa niente per annullarlo!
Il capo della polizia di Zrenjanin ha vietato agli scioperanti di
riunirsi, il che è contro la legge e viola i diritti umani.
Gli scioperati sono stati licenziati durante lo sciopero, e anche
questo è contro la legge.
Il presidente del sindacato e il presidente dell'associazione dei
piccoli azionisti (che rappresenta 3800 persone) vengono arrestati.
La polizia ha già citato in giudizio il direttore di Nini, ma non lo
arresta.
La fabbrica è stata presa con la forza dagli uomini di Nini, protetti
dalla polizia fatta arrivare da Belgrado...

Indirizzo mail: akcionari@ yahoo. com
tradotto da ivana k.

---

Apel za pomo : Štrajka i »Jugoremedije« koji su ve osmi dan u
prostorijama Ve a Saveza samostalnih sindikata opštine Zrenjanin
štrajkuju gla u. Na ovaj strašni in štrajka i su bili prinu eni posle
svih iscrpljenih zahteva upu enih poslovodstvu »Jugoremedije«. NASTAVAK

APEL ENA, MAJKI KOJE SE NALAZE U ŠTRAJKU

Danas na dan 01.09.2004. godine kada daci polaze u Školu i koje njihovi
roditelji ispracaju u dacke klupe, svoju decu ne mogu da spreme i
isprate u Školske klupe Štrajkaci »Jugoremedije« (majke) jer su
sprecene od strane poslovodstva »Jugoremedije« i nea urnosti dr avnih
organa da svoj psao dovedu do kraja.
Molimo sve dobronamerne ljude, medije i njihove urednike, prosvetne
radnike, humanitarne organizacije, politicare i ljude dobre volje da se
odazovu na poziv Štrajkaca i dodu na lice mesta i sami se uvere teškom
stanju ljudi.

Cinjenice u vezi sa Jugoremedijom:
Hronologoja Zbivanja 5
- Mali akcionari su vlasnici 58% akcija «Jugoremedije», a Ninijeva
firma «Jaka 80» samo 42%.
- Dr ava je ceo svoj (manjinski) udeo od 42% prodala Ninijevoj firmi
«Jaka 80». (U tom trenutku Nini je lice s poternice Interpola!) Cim se
docepao manjinskog paketa Nini krece u kampanju po medijima
predstavljajuci se kao vlasnik, a predstavnike malih akcionara
proglašava za samoupravljace koji ne poštuju privatno vlasništvo.
Mediji uglavnom poveruju u tu pricu... Dr ava takode, pa ceo problem
prepusti ministru Lalovicu koji se uporno trudi da ostvari «socijalni
dijalog» i «objasni štrajkacima da je vlasnik vlasnik»!? Gospodine
ministre, štrajkaci su ti koji su vecinski vlasnik, a od dr ave tra e
samo zaštitu svoje imovine i primenu postojecih zakona, a ne «socijalnu
pomoc» i milostinju!
- Dr ava je raskinula ugovor o prodaji 42% akcija Ninijevoj firmi (jer
nije ispunio ugovorne uslove). Ninijeva firma tu i dr avu za poništaj
dela ugovora koji ih obavezuje na dokapitalizaciju, jer, kako sami u
toj tu bi priznaju, nemoguce je da ispune uslov da dvotrecinska vecina
akcionara izglasa takvu odluku. Pri tom, u sudu i dalje stoji
falsifikatima sprovedena uknji ba te nemoguce dokapitalizacije Ninijeve
firme!!! Mada je falsifikat i ocigledan, i dokazan, i priznat sudu od
strane pocinioca, niko ga ne poništava!!!
- Šef zrenjaninske policije zabranio je štrajkacima javno okupljanje,
što je protiv zakona i kršenje osnovnih ljudskih prava.
- Štrajkaci dobijaju otkaze za vreme štrajka što je protivno zakonu.
- Predsednik sindikata i predsednik udru enja malih akcionara koji
zastupa 3,800 ljudi bivaju uhapšeni bez pravnog osnova.
- Mada je policija podnela krivicne prijave protiv Ninijevog direktora,
njega još uvek niko ne hapsi.
- Posed nad fabrikom preotet je radnicima i vecinskim akcionarima
silom, od strane Ninijevih placenika, koje je štitila i policija koja
je samo zbog toga poslata iz Beograda. NASTAVAK NA
http://belgrade.indymedia.org/news/2004/09/1656.php

KONTROVERZNI NIŠLIJA JOVICA STEFANOVI NINI je biznismen s (ukinute)
poternice: NASTAVAK NA
http://belgrade.indymedia.org/news/2004/09/1657.php